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MAURIZIO CASTELLI

VENUS ERYCINA E VENUS HORTORUM SALLUSTIANORUM

Di recente Margherita Guarducci si è occupata sulle contraddice, sostenendo che nell'anno 551 di Roma (203 pagine del Bollettino d'Arte del Trono e dell' Aerolito a.C.) ..... ita abundavit Tiber, ut Ludi Apollinares, circo Ludovisi, preziose opere del tardo-arcaismo megalogreco inundato, extra Portam Collinam ad aedem Erycinae conservate nel Museo Nazionale Romano. I) Se delle due parati sunt". Dunque il tempio sarebbe esistito già 19 sculture, e in particolare della prima, si è discusso molto anni prima di essere dedicato; quel che si deduce con fin dai tempi di C.L. Visconti, 2) del tempio romano di certezza dai due passi è che esso si trovava presso la Venere Erycina, dove assai probabilmente esse furono Porta Collina, in zona extrapomeriale. collocate, si sa ben poco. Se ne ignorano la pianta e l'ubi­ Dobbiamo scendere all'82 a.C. per trovare l'aedes cazione precisa, si è incerti addirittura sul suo vero nome: Erycinae ancora collegata a un fatto storico: Appiano alcuni infatti lo identificano con quello della Venus Hor­ riferisce 8) che a poca distanza da essa, presso la Porta torum Sallustianorum, nome che la Venus Erycina avrebbe Collina, Silla liquidò brutalmente le ultime resistenze de­ assunto in età imperiale ; 3) altri ritengono si tratti di due gli Italici, sterminando 40.000 Sanniti. edifici distinti, se pur contigui. Da Ovidio 9) ricaviamo il dies natalis del tempio: 23 Il tempio si trovava negli Orti Sallustiani, o nelle im­ aprile, festa dei Vinalia. Il giorno è indicato come festus mediate vicinanze di essi; destino vuole che i principali meretricum nel CfL IO) e la pianta di Roma di Leonardo monumenti di questi giardini, tanto famosi nell' antichità Bufalini del 155 I segna curiosamente con la didascalia per il loro splendore, vadano incontro ad un indifferente Ludi Florales meretricum nudarum un tratto degli Orti oblio ai giorni nostri. E se questa disattenzione può spie­ Sallustiani. Le meretrici citate nel CfL sono le prostitute garsi per edifici come l'Erycinion, dei quali nulla più sacre che vivevano nel tempio di Venere, secondo un resta salvo il ricordo delle fonti, essa è meno compren­ costume di lontana ascendenza semita in vigore a Erice, sibile per complessi quali il ninfeo , unico sede originale del culto della dea. Altri aspetti non romani esempio perfettamente conservato di urbanistica degli del culto che si praticava ad Erice sono il volo delle horti suburbani in Roma. 4) L'opera, di età adrianea, ci colombe dal tempio alla costa libica, il simbolo della illumina su quello che poteva essere l'aspetto degli Orti svastica e l'altare a cielo aperto: essi rimandano a una nel II secolo d.C.: un ninfeo sobrio e funzionale, con religiosità ancora più antica della semita (e in particola­ grande sala centrale coperta da una potente volta a spic­ re di quella fenicia), ed affondano le proprie origini nei chi, dominava il punto più alto della valle sallustiana, là culti delle genti neolitiche mediterranee. Il) dove le acque dell' amnis Petronia sgorgavano dalle pendici È da supporre che l'uso della prostituzione sacra sia del Quirinale per incanalarsi, più in basso, verso la Palus stato accolto con qualche resistenza a Roma, specie se si Caprae, in quel tratto del Campo Marzio dove secondo tiene conto che il tempio fu votato nell'anno in cui eser­ la leggenda sparì Romolo dinanzi al popolo romano ra­ citava la censura Catone, strenuo difensore dell'ortodossia dunato in armi. Dalle ampie finestre del ninfeo e dall'an­ in tutti i campi, primo ~ra tutti que~lo religi.oso. C.erto la nesso edificio a tre piani si godeva la vista della valle collocazione extrapomertale consentiva pratiche di culto attraversata dal torrente, e si ammirava il verde dei due impensabili entro le mura urbane: esse provocavano lo colli circostanti, Pincio e Quirinale; fra cespugli, grotte scandalo dei ceti dirigenti, ma riscuotevano largo favore e fo ntane erano disseminate statue decorative, talora negli strati popolari, che trovavano nei riti mistici e par­ riunite in complessi gruppi scultorei. Una di esse, portata tecipativi dell'Oriente una gratificazione impossibile per alla luce dagli scavi di fine Ottocento, è ancora in situ il formalismo religioso romano. in precarie condizioni di conservazione, e attende di essere Che il culto extraurbano dell'Erycina rivestisse precise trasferita nel Museo Nazionale Romano nell'ambito dei connotazioni sociali appare con chiarezza se lo si con­ lavori di restauro che la Soprintendenza Archeologica di fronta con quello, assai diverso, tributato alla stessa dea Roma ha di recente avviato nel ninfeo. Essa va identificata nel tempio a lei dedicato entro le mura urbane, addirittura col .. re barbaro genuflesso" che il Lanciani vide emer­ sul Campidoglio. L'iniziativa della dedica, che risale al gere proprio nei pressi del ninfeo nel 1887.5) 215 a. C., fu del nobile Quinto Fabio Massimo, il primo Per conoscere meglio il tempio di Venere Erycina sarà ad aver accolto nel cuore della città un culto straniero: d~.mq u e bene raccogliere le testimonianze antiche che lo ma a condizione di romanizzarlo profondamente, espun­ citano, quindi vagliare quanto emerse dagli scavi cinque­ gendone tutti i tratti esotici e rivestendolo di connota!i centeschi, per concludere con le ipotesi avanzate al riguardo tipicamente romani, tanto che la dea venerata sul Campi­ dal Settecento ai giorni nostri. doglio somigliava più a una patriottica e vittoriosa guer­ riera celeste che alla dolce madre di Eros. E fu questa Le fo nti antiche e il tempio di Venere Erycina la sola dea che i ceti dirigenti onorarono, riservando il tempio extraurbano al tributo degli umili. È Livio a citare per primo l'Erycinion, 6) scrivendo che Ovidio, che vive in un'età ancora segnata dalla recente esso fu votato dal console Lucio Porcio Licinio in occa­ crisi dei valori romani, descrive con accenti di simpatia sione della guerra contro i Liguri, nell'anno 574 di Roma il concorso popolare alle festività della dea, ed esorta l~ (184 a. C.), e da lui stesso dedicato quando era duumviro volgares puellae a invocarla, perchè ..... templa frequentart nel 182 a.C., presso la Porta Collina. Altrove 7) Livio si Collinae proxima portae I ntl11C decet ... " . 12) Egli ci offre 53 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

anche preZIOse indicazioni sul simulacro della dea: è Gli scavi cinquecenteschi e il tempio di Venere Sallustiana infatti verosimile che i versi 873-876 del quarto libro dei Fasti alludano al trasferimento della statua di culto Dopo la caduta dell'impero romano, il silenzio sui due dal monte Erice a Roma in occasione della fondazione del templi dura fino al XVI secolo, quando lo spazio incolto tempio fuori Porta Collina; i caratteri megalogreci del­ che circondava l'abitato durante il Medioevo viene recu­ l' ~crolito Ludovisi confermano che potesse essere pro­ perato alla città: in esso sorgono splendide ville per l'alto pno questa l'immagine di Venere importata dalla Sicilia clero romano, ravvivando così la tradizione degli antichi a Roma nel 181 a.C. orti suburbani. 2 2) Premesse al riuso dell'area dei giardini Il rapporto tra il tempio romano e quello eri cino di di Sallustio in funzione residenziale furono la normaliz­ Venere è sottolineato da Strabone in un passo di incerta zazione del tratto finale dell'antica via Alta Semita presso interpretazione: 13) per alcuni infatti lo storico asserirebbe la , voluta da Pio IV Medici (1559- che l'Erycinion romano derivò la propria forma architet­ 1565) (in suo onore sia la strada che la porta assunsero tonica da quello siciliano, 14) per altri il rapporto di di­ il nome di .. Pia "), e la riattivazione dell'antica Aqua pendenza riguarderebbe le forme del culto e non quelle Alexandriana ad opera di Sisto V nel 1587. In quell'anno architettoniche. 15) Di certo, comunque, Strabone colloca l'acqua sgorgava per la prima volta dalla mostra del­ il tempio davanti alla Porta Collina, descrivendolo cir­ l'Acqua Felice in piazza di San Bernardo, realizzata da condato da un portico. Domenico Fontana, che inaugurava così la serie delle Esiste una sola fonte non letteraria di età repubblicana, mostre architettoniche di fontane in Roma. L'irrigazione un denario di Considio Noniano databile dal 63 al 57 consentì l'impianto nella zona di orti, vigne e giardini. a.C. (fig. I), 16) che può recare qualche contributo al pro­ Il settore sud-occidentale, compreso tra la "via di Porta blema sollevato dal testo di Strabone, anche se in misura Salara" a nord (corrispondente alle attuali vie Boncom­ minore rispetto a quanto si è voluto credere. Il denario pagni e Calabria) e la " via Barberina " a sud (entrambe reca sul dritto l'effigie di Venere, ornata di gioielli e dia­ nascevano dall'attuale piazza Barberini), fu occupato dalla dema: alcuni vi hanno scorto una somiglianza con l'Aero­ vigna del cardinale Caetani di Sermoneta, divisa nel 1590 lito Ludovisi, che come è noto era in origine impreziosito fra tre eredi e ceduta allora in buona parte alla confra­ da orecchini, collana e una sorta di diadema o corona. 17) ternita di San Bernardo, con sede nella chiesa omonima Sul rovescio del denario compare un tempio tetrastilo, ricavata da ambienti delle Terme di Diocleziano. Dai prostilo o anfiprostilo, troneggiante su un monte cinto rimanenti lotti della villa nacquero le proprietà Muti e di mura nelle quali si apre una porta che reca la leg­ Cesio Altri istituti religiosi presenti nella zona erano: genda ERUe. Per alcuni 18) la moneta mostrerebbe il l~ chiesa dei frati di Santa Maria della Vittoria, prospi­ tempio romano della dea, a pianta circolare, posto sulla ciente largo Santa Susanna, e il convento dei Cappuccini, sommi~à della valle che costituiva l'asse dei giardini di che occupava un'area compresa tra piazza Barberini e il SallustlO. Le mura sarebbero quelle del circo di Sallustio. tratto iniziale dell'odierna via Veneto. In realtà, come è stato osservato, 19) la forma del tempio Fra questi possedimenti religiosi erano sparse numerose non è chiaramente deducibile dalla moneta; quanto alla vigne e ville private: le proprietà Mandosi e Jacobacci a sua collocazione, è assai più agevole scorgerlo sulla cima sud della" via di Porta Salara"; le vigne Vittori, Vacca, del monte Erice, con la cerchia delle mura urbane che Borrioni, Panti de' Bufalis (poi ceduta ai Maffei-Caval­ racchiudevano Se gesta, anziché nei giardini di Sallustio. canti) e Orsini nel tratto a nord della stessa via, insieme La moneta dunque si limita a mostrarci sommariamente alle terre dei Del Monte e dei Cardelli. il t~mpi~ siciliano di Venere, del quale costituisce la sola . Le ~rona~he del tempo riferiscono con frequenza di testlmomanza superstite, e nulla ci dice su quello romano. nnvemmentl archeologici collegati ai lavori di costruzione Qu~ste dunque le fonti di età repubblicana, quasi delle ville suburbane. Nella zona degli Orti Sallustiani per esclUSivamente letterarie. In età imperiale il tempio di primo Flaminio Vacca, cronista di fatti d'arte e scultore Venere Erycina è citato una sola volta, su un'epigrafe; 20) egli stesso, riferisce della scoperta di un edificio nella alquanto più frequenti risultano le citazioni del tempio vigna del padre Gabriele: .. Nella vigna di Gabriele di Venere Sallustiana, pure solo su epigrafi. 21) Nessuna Vacca mio padre accanto Porta Salaria dentro le mura, fonte letteraria rammenta l'uno o l'altro tempio durante vi è un fondo dove si dice gli Orti Sallustiani. Cavandovi, l'impero. trovò una fabrica di forma ovata, con portico attorno ornato di colonne gialle, lunghe palmi diciotto, scan­ nellate, con capitelli, e basi corintie. Detto aveva quattro entrate con scale, che scendevano in esso al pavimento f~tto di mischi con belli scompartimenti, ed a ciascuna di dette entrate vi erano due colonne di alabastro orien­ tale sì trasparente, che il sole vi passava senza impedi­ mento. Vi trovammo ancora certi condotti sotto a detto ovato, grandi che vi camminava un uomo in piedi, tutti foderati di lastre di marmi greci; come anche due con­ dPorta Pia, non mi ricordo in qual vigna... l'em.o DENARIO REPUBBLICANO DI CONSIDIO NONIANO Massimi vidde cavare le vestigi e di un bellissimo tempio, DALLA COLLEZIONE GNECCHI la metà del quale era sopra terra, e nel suo tempo fu di­ (foto Museo) sfatto, ove furono trovate colonne e marmi nobilissi-

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mi ... " . 24) La data di questo ricordo trova un terminus ante quem nel 162 0 , anno di ultimazione della chiesa di Santa Maria della Vittoria, posta nell'attuale piazza San • • Bernardo. In nessuna delle due testimonianze, come si può notare, è citato esplicitamente il tempio di Venere, Erycina o Sallustiana che fosse: tale indeterminatezza ha dato adito, • • nel tempo, a congetture assai diverse, come vedremo più oltre. La sola citazione esplicita del tempio si trova nel cinquecentesco codice Vaticano Latino 3439, che raccoglie • • alcuni disegni di Pirro Ligorio, al foglio 28 (fig. 3) : in HG 6 t 2 t esso si scorge la pianta circolare di un piccolo edificio periptero, corredata di postille. Una di esse riporta il testo • • di un'epigrafe, 25) presumibilmente trovata durante lo scavo dell' edificio : VENERI • • HORTORVM SALLVSTlANORVM C. SALLVSTIVS DRVDVS , I AEDITVVS D .D. r I • I • r Le altre postille riferivano con una certa precisione le I I misure del tempio: "Columnae marmore caristio hialo • I •

venate ... p. 18 minus 4to pedis ... " ; l'intercolumnio misu­ U IO 30 40 50 rava otto palmi e mezzo, la circonferenza della cella 52 [20 palmi, il suo diametro 20. Queste misure, insieme a quelle fornite dal Vacca, confermano che si trattava di un edificio di piccole dimensioni, con diametro di poco superiore ai 2 - GRAFICO CON LA RICOSTRUZIONE IPOTETICA sette metri. DEL TEMPIO DI VENERE SALLUSTIANA È merito del Lanciani aver rintracciato questo mano­ o SUPPOSTO "PADIGLIONE " SECONDO LO HULSEN scritto nel codice vaticano; 26) egli attribuì il disegno a (da K . GALlNSKY, Aeneas, Sicily and , in PrincetonMAA, 40, Pirro Ligorio e le postille a Onofrio Panvinio. Più tardi 1969, p . 183) però Hiilsen 27) precisò che note e disegno erano opera del solo Panvinio, il quale avrebbe copiato la pianta del tempio di Venere Sallustiana da un foglio conservato nel c.d. Codex Parisinus (già fonds St. Germaine 86, corri­ severiana, parimenti l11terpretato dal grande studioso te­ spondente oggi al Cod. !tal. II29) presso la Bibliothèque desco come un la vachrum, cioè un piccolo edificio termale Nationale di Parigi, questo sì originale di Ligorio. Lan­ privato. Ma Nash 38) ha mostrato che tale frammento ciani confrontò le misure fornite da Panvinio con quelle costituiva in realtà parte della pianta circolare di un menzionate dal Vacca, constatando che erano sovrapponi­ tempio, quello di Minerva Chalcidica in Campo Marzio, bili fi n nei dettagli: dunque la "fabrica ovata" scavata e le lettere "vACH" che vi si leggevano andavano inte­ nella vigna Vacca" presso Porta Salaria" sarebbe la stes­ grate non in "[LA]VACH[RUM] ", come pensava HUlsen, sa disegnata dal Ligorio. Lanciani nutriva qualche dubbio ma in "[MINER]VA CH[ALCIDICA]". Ciò ha avvalorato l'ipo­ sull'autenticità dell'epigrafe trascritta da Panvinio, consi­ tesi cinquecentesca del Ligorio, ripresa da Lanciani, che derata senz'altro un falso ligoriano dagli estensori del CIL; l'edificio a pianta circolare scavato negli Orti Sallustiani pur tuttavia si convinse che il Vacca scavò effettivamente fosse un tempio e non un ninfeo. nella sua vigna il tempio di Venere Sallustiana. 28) Questo Quanto alla vaga testimonianza del Bartoli sopra ripor­ non sarebbe altro, per Lanciani, che il nome assunto in tata, essa è stata intesa in vario modo: Lanciani pensò età imperiale dal tempio di Venere Erycina: infatti intorno che si riferisse allo stesso scavo descritto dal Vacca, 39) al 20 d.C. i giardini di Sallustio, passati nel demanio im­ H iilsen ritenne ciò im possibile per le forti discrepanze di 0 1 periale, sarebbero stati ampliati fino a raggiungere il lato tempo e luogo tra le due notizie; 4 ) Bunsen 4 ) credette di ovest della via Salaria Nova (attuale via Piave), inglobando riconoscervi la descrizione di uno dei templi delle Tres ~osì la zona dove era il tempio di Venere Erycina, da allora Fortunae, che Vitruvio 42) colloca presso la Porta Collina. 111.corporata nei giardini imperiali e indicata come Sallu­ È da preferire senz'altro l'ipotesi di Hiilsen, aggiun­ 29 stlana. ) Da questa ipotesi discendeva che il tempio gendo una considerazione che può avvalorarla: il tempio doveva essere ubicato con una certa precisione all'angolo citato dal Bartoli era per metà "sopra terra", dunque ~ r~ le attuali vie Sicilia e Lucania, presso la Porta Salaria : parzialmente visibile anche prima dello scavo ; quello lVI era infatti per Lanciani la vigna Vacca, dalla quale descritto dal Vacca fu "trovato ", come scrive l'autore, emersero le vestigia del tempio nel Cinquecento. Dello e non poteva perciò essere visibile. Si tratterà dunque di stesso avviso sono stati dopo di lui, e fino ai nostri giorni, due scavi diversi, e dovremo considerare solo la testimo- 0 1 Lugli, 3 ) Coarelli, 3 ) Cipriani 32) e Nash. 33) Proprio Nash 11lanza del Vacca utile ai fini della nostra ricerca. ha il merito di aver corretto un errore inizialmente com­ messo da HUlsen, che ha poi influenzato Lehmann­ Hartleben e Lindros nel loro studio sul ninfeo sallu­ Il tempio di Vene re nelle piante di Roma dal Cinquecento stiano,34) Platner 35) e più di recente Castagnoli. 36) Hiil­ al Settecento sen 37) infatti identificò l'edificio a pianta circolare dise­ gnato dal Ligorio nel codice Vaticano Latino 3439 con un Altre indicazioni sul tempio di Venere, data bili con padiglione di lusso, una sorta di piccolo ninfeo (fig. 2) , preCISione, si ricavano d a ll~ piante di Roma an.tic.a rea - e lo accostò al frammento 59 della Forma Vrbis Romae 1izzate dai topografi del Cl11quecento, che costituiscono 55 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

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3 - ROMA, BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA, CODICE VATICANO LATINO 3439, F. 28r PIRRO LIGORIO (?) : PIANTA DEL TEMPIO DI VENERE SALLUSTIANA, DISEGNO (foto Biblioteca Vaticana) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte un genere artistico assai diffuso, a testimonianza del rinato il Circo Apollinare negl'Orti di Sallustio vicino all'antica interesse per il mondo classico. L'invenzione quattro­ Porta Salaria " . centesca della prospettiva consentiva una descrizione fedele Lanciani pensava 46) che la vigna Vacca fosse poi stata della realtà, superando le inattendibili e sommarie vedute ceduta ai Verospi (la loro villa, formatasi nel Seicento, medievali, fondate su uno spazio non reale ma ideologico, compare presso Porta Salaria nelle piante di Roma del­ nel quale le proporzioni degli oggetti scaturivano dal loro l'epoca). Poichè egli non porta prove a sostegno di questa valore gerarchico ed etico. asserzione, è da pensare che l'abbia ricavata non da fonti Dapprima appare il solo tempio di Venere Erycina d'archivio, ma dal solo esame delle piante di Roma : nella pianta di Roma di Leonardo Bufalini edita nel partendo dal presupposto non dimostrato che la vigna 155 1: 43) ciò sembra mostrare che lo scavo del tempio Vacca fosse presso Porta Salaria, e scorgendo ivi sulle di Venere Sallustiana nella vigna Vacca sia avvenuto carte di età posteriore le terre dei Verospi, Lanciani avrà qualche tempo dopo il 1551, poichè in quell'anno il Bufa­ creduto che le seconde derivassero dalla prima. Una lini non fa ancora alcun cenno ad esso. Il topografo com­ verifica da me condotta presso l'Archivio di Stato di mette un errore giustificabile con la fragilità delle meto­ Roma non ha portato elementi a conferma di questa tesi. dologie di approccio all' antico allora in uso: confonde cioè D'altronde Lanciani aveva formulato una speranza rimasta le porte della cinta serviana con quelle delle mura aure­ disattesa, 47) che cioè l'edificazione delle terre dei Verospi liane, e colloca così la Porta Collina, scomparsa ab antiquo, durante la realizzazione del quartiere sallustiano potesse dove in realtà si trovava la più tarda Porta Salaria, ben portare alla luce i resti del tempio di Venere i ciò non è visibile nel Cinquecento. Conseguentemente il tempio di accaduto, e nessuna delle rovine emerse dagli scavi può Venere Erycina, che le fonti antiche ponevano extra por­ ritenersi pertinente al tempio. tam Collina m, viene a cadere oltre le mura aureliane, sul Nonostante la fama di abile falsario, Ligorio si è mo­ versante occidentale della via Salaria. Bufalini lo disegna strato spesso attento e scrupoloso osservatore dei ruderi a pianta rettangolare, la più ovvia e prevedibile. che disegnava. Per restare nella zona degli Orti Sallustiani, Dieci anni più tardi, nel 1561, appare per la prima volta egli è il solo ad aver fedelmente riprodotto le rovine del il templum Veneris Hortorunz Sallustianorum nella pianta piano superiore del ninfeo, permettendone poi una rico­ di Roma di Pirro Ligorio. Si tratta di un edificio a pianta struzione attendibile a chi se ne è occupato in tempi circolare posto al centro di una vasta area porticata, allora recenti. 48) Pertanto la sua pianta del 1561 è l'indizio più coincidente con la valle naturale scavata dall' amnis Pe­ sicuro a nostra disposizione per ubicare il tempio di tronia (fig. 4) (oggi scomparsa, perchè colmata, durante Venere Sallustiana. i lavori edilizi di fine Ottocento per la costruzione del Successivamente il tempio compare, con la stessa collo­ quartiere sallustiano, 44) con la terra del vicino agger cazione, nelle piante di Pallvinio (del 1565), del du Pérac serviano: essa ricalcava il percorso dell'attuale via Sal­ (la "piccola Il del 1 573, la "grande Il del 1574 e quella lustiana). edita dal Lafrèry nel 1577) e del Cartaro (del 1576). La pianta prova, a mio avviso, che Ligorio visionò Tutti costoro disegnarono anche il tempio dell'Erycina, a l'edificio scavato nella vigna Vacca qualche tempo prima pianta rettangolare e fuori Porta Salaria, come per primo del 1561. Pur considerando falsa l'iscrizione da lui ripor­ aveva fatto il Bufalini. Ma è evidente che mentre la col­ tata che citava una Venus Sallustiana, occorre considerare locazione dell' Erycinion è suggerita loro solo dalle fonti che esisteva una seconda epigrafe, scavata nel 1527 e letterarie, quella del tempio di Venere Sallustiana, in trascritta da Andrea Fulvio,45) che citava lo stesso tem­ ass~nza di fonti, scaturisce dall'osservazione diretta delle pio: essa era certo nota a Ligorio, che sarà stato così rovme. informato dell'esistenza di un tempio di Venere negli Probabilmente il tempio disegnato da Ligorio fu di­ Orti Sallustiani in antico. Quanto al tempio di Venere strutto poco dopo lo scavo: certo non sopravvisse oltre Erycina, era sì noto da fonti letterarie, ma nessuna ne la metà del Seicento, quando si ultimarono grandi lavori descriveva la forma. Per tutti i topografi del Cinquecento, di sbancamento e livella mento nelle ville allora costitui­ da Ligorio a Panvinio a Cartaro, i due tempii costituirono tesi sul suolo dei giardini di Sallustio. Si tratta del secondo sempre due realtà distinte: l'idea che potesse trattarsi periodo di trasformazione edilizia dopo il proliferare delle dello stesso edificio di culto nasce per la prima volta con vigne cinquecentesche: ora le proprietà si concentrano Lanciani. nelle mani di un esiguo numero di possessori, che realiz­ Perchè dunque Ligorio scelse la pianta circolare per zano vasti giardini all' italiana ricchi di risorse idrauliche descrivere il tempio di Vene re Sallustiana, della quale e di espedienti spettacolari capaci di appagare il gusto conosceva dalle fonti solo il nome? Certo perchè visionò barocco dell' epoca: labirinti di siepi, la ghetti, grotte, l'edifi cio circolare scavato dal Vacca, e lo identificò col ruscelli, scenografie di lunghi viali alberati e di gruppi tempio di Venere Sallustiana in base all'ubicazione e al­ scultorei ambientati in sfondi naturali. A ridosso delle l'epigrafe del Fulvio. La sua pianta di Roma ci mostra mura aureliane si affiancano le proprietà Vittori, Altieri dunque l'esatta collocazione dello scavo del Vacca nella e Verospi; questi ultimi acquistarono gran parte della valle sallustiana, in un luogo diverso da quello prospettato vigna Muti, a sud della via di Porta Salaria. La potente dal Lanciani. Gli è che Lanciani preferì dar credito solo famiglia Barberini si era assicurata il possesso di una al Vacca e ignorò la pianta di Ligorio, forse spaventato vasta striscia di terra a cavallo delle mura serviane, lungo dalla fama di falsario dell'umanista napoletano. Ma poi il limite meridionale degli Orti Sallustiani. Nel corso del intese in modo errato le parole del cronista, pensando che secolo i Ludovisi concentrano la maggiore estensione di la vigna fosse "accanto Porta Salaria ", mentre risulta terreni nella zona: nel 1622 acquistano la vigna Del evidente che con quella espressione il Vacca voleva indi­ Monte, poi la Maffei-Cavalcanti e la Orsini, per un'esten­ care non solo la vigna del padre, ma tutta la zona degli sione di 19 ettari nel settore nord-occidentale degli Orti Orti Sallustiani. A conferma di ciò sta la didascalia che Sallustiani; ad est, in posizione isolata, essi possedevano compare sotto un disegno del ninfeo sallustiano nelle la vigna Capponi presso Porta Salaria. Lo spazio inter­ Varie vedute di Roma antica e moderna del Piranesi, sul p'0sto fra i due nuclei iniziali sarà colmato tra il 1825 e quale torneremo in seguito: " Tempio di Vene re appresso ti 1851, con l'acquisto delle ville che vi si interponevano:

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4 - ROMA, GABINETTO NAZIONALE DELLE STAMPE PIRRO LIGORIO : LA ZONA DEGLI HORTI SALLUSTIANI NELLA PIANTA DI ROMA ANTICA, INCISIONE (foto Gabinetto Nazionale delle Stampe) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

Altieri, Verospi e Borrioni, fino a raggiungere 30 ettari Sallustio abbia acquistato i suoi horti dall' eredità del di estensione totale. dittatore, cui era legato da stretti vincoli personali e Ben presto del tempio disegnato da Ligorio si perse politici. 59) Al contrario, Platner 60) ritiene che gli "horti la memoria, tanto che gli antiquari del Sei-Settecento lo Caesaris ad Portam Collina m " citati da Giulio Obsc­ confusero con la sola imponente rovina a pianta circolare quente relativamente all'anno 17 a.C. non coincidessero ancora visibile: il ninfeo sallustiano. Così, nel 1748, le con gli Orti di Sallustio. Grimal, 61) da parte sua, pensa Varie lJedute di Roma antica e moderna del Piranesi già che "la stessa estensione dei giardini di Sallustio pre­ ricordate 49) identificano il ninfeo col tempio di Venere suppone una serie di successivi ampliamenti, incompati­ (fig. 5)' Ma ne Il Campo Marz io dell'antica Roma del bili con la coesistenza di due proprietà notevoli in questa 1762 50) Piranesi, forse a seguito di uno studio più accurato regione " . Dei due autori, dunque, il primo si limita ad dei topografi cinquecenteschi, corregge il proprio errore, escludere che i giardini di Cesare fossero gli stessi poi ed è il solo a indicare correttamente il ninfeo come balnea detti di Sallustio (il che non è incompatibile con la pre­ Sallusliana (fig. 6). A riprova della sua mutata opinione senza delle due proprietà nella stessa zona); il secondo sta la pianta del Campo Marzio che apre la raccolta di si spinge oltre, affermando che gli horti di Cesare non vedute: vi appare una aedes Veneris a pianta circolare, là erano presso la Porta Collina ma altrove, comunque di­ dove l'aveva posta il Ligorio, in asse con la valle sallu­ stanti da quelli di Sallustio. Questa posizione contrasta stiana. Il tempio di Venere Erycina, a pianta quadrata, con quanto riferito dalle fonti antiche; si può invece con­ è posto invece fuori Porta Collina, in ossequio all'indi­ cordare col Platner nel considerare distinte le due proprietà, ca:done delle fonti letterarie antiche. anche se occorrerà corroborare l'ipotesi con prove (o Il Venuti 51) è fermo al primitivo errore di Piranesi, quanto meno con indizi) che Platner non fornisce. scambiando il ninfeo per il tempio di Venere Sallustiana, Gli horti di Cesare passarono certo nel demanio impe­ e altrettanto fa il Nibby. 52) Altre ipotesi formulate nel­ riale già con Augusto, erede di gran parte della fortuna l'Ottocento sono puramente fantastiche: così il Canina 53) del dittatore; quelli di Sallustio rimasero invece più a pone il tempio di Venere Sallustiana, a pianta rettangolare, lungo tra le proprietà della famiglia dello storico, proba­ sul Pincio a nord del c.d. circo sallustiano. Ivi erano i bilmente fino all'età di Nerone, quando confluirono an­ resti, ancora chiaramente visibili in una pianta di anonimo ch' essi nel demanio imperiale e si saldarono con le terre del XVI secolo, 54) di una costruzione di età adrianea, di Cesare. 62) Fra coloro che pensano a un passaggio di­ probabilmente un padiglione in stile egittizzante. È da retto degli lumi da Cesare a Sallustio è Coarelli,63) che notare che dagli scavi negli Orti Sallustiani sono emerse citando Pughèse Carratelli fa risalire a Cesare la costru­ a più riprese sculture egittizzanti,55) nonchè l'obelisco zione nei propri giardini di un tempietto a tholos, perfetta oggi posto a coronamento di Trinità de' Monti; queste replica della aedes cnidia di Venere, la divinità protettrice opere gettano una luce sull' aspetto dei giardini durante della gens Iulia. Tale tempio sarebbe per Coarelli quello l'impero di Adri::mo, che più degli altri imperatori si scavato dal Vacca e ubicato da Lanciani tra le vie Sicilia dedicò a restaurarli e abbellirli, ricorrendo all'uso di e Lucania. La sua pianta, quale appare nel disegno di architetture esotiche, allora in gran voga. Canina pose Ligorio del codice Vaticano Latino 3439, ha quattro in­ del tutto arbitrariamente il tempio di Venere Sallustiana gressi assiali e un anello di gradini digradanti verso il sull'asse centrale del complesso egizio, forse colpito dal­ centro come in una cavea teatrale. Ciò suggerisce a Coa­ l'imponenza delle sue rovine. relli confronti con coevi monumenti tardo-repubblicani " analoghi per forma e per il clima dal quale scaturiscono, in particolare con l'alJiarium della villa di Varrone a Ubicazione dell' Erycinion Cassino. Il momento politico in cui tali tipologie si affer­ mano è segnato dal prevalere di forti personalità nel vuoto Una volta individuata con qualche certezza la sede del di potere venutosi a determinare nel l secolo; in questa tempio di Venere Sallustiana, occorre rispondere alla situazione di disorientamento si verifica l'appropriazione domanda che ci ponevamo all'inizio: se esso sia da iden­ da parte di privati di moduli architettonici fino allora tificare col tempio dell'Erycina o - nell'ipotesi che si tipici della sfera pubblica religiosa: nella domus del con­ tratti di due templi diversi - se si debba cercare una sede dottiero vittorioso o del politico in vista, il settore aperto appropriata anche per quest'ultimo. al pubblico acquista i caratteri di area sacra, destinata alla In effetti le ridotte dimensioni del tempio di Venere venerazione del suo nume tutelare. Le strutture del tempio Sallustiana, se ben si confanno a un edificio di culto pri­ e del recinto sacro sono così incorporate, in scala ridotta, vato, mal si conciliano invece con un tempio pubblico nella casa privata; il tempio a tholos, per i suoi caratteri come quello dell'Erycina, al quale affluivano grandi folle di grazia e leggerezza, si presta meglio di quello a pianta di fe deli. Inoltre ad alcuni è sembrata giustamente opina­ rettangolare per impieghi in piccole dimensioni. La villa bile l'ipotesi avanzata dal Lanciani di un telJlpio pubblico, pinciana di Lucullo, non distante dai nostri Orti Sallu­ celebre in età repubblicana, che con l'im'p'èro -viene inglo­ stiani, inaugura questa tendenza, prendendo a modello bato in giardini privati e in conseguenza di ciò cambia ad­ fin nei dettagli il santuario prenestino della Fortuna dirittura nome. Dopo le premesse del Becker nell'Otto­ Primigenia. c ~nto , 56) è stato Grimal a sostenere con maggiore convin­ L'alJiarium di Varrone presenta quattro ingressi assiali ZIOne questa critica. 57) Per lui il tempio di Venere Erycina e un circolo di gradini concentrici a mo' di cavea, come precederebbe nel tempo quello di Venere Sallustiana; que­ il tempietto sallustiano: insieme al tempio, è privatizzata sto risalirebbe ad Augusto, che l'avrebbe edificato a or­ un'altra forma architettonica fino ad allora legata a pub­ namento dei giardini ricevuti in eredità da Sallustio. Se bliche rappresentazioni con forti valenze religiose, quella d~nq ue l'Erycinion fu per tutta la sua esistenza un luogo del teatro. di. culto pubblico, esso restò sempre fuori dai confini de­ Si può accogliere in parte l'ipotesi del CoareIli, che ci gh Orti Sallustiani. aiuta a comprendere l'origine del tempio di Vene re Sal­ Alcune fonti antiche ci informano che Cesare posse­ lustiana, pur dissentendo dall'ubicazione proposta, che è dette terre presso Porta Collina, 58) e molti ritengono che la stessa del Lanciani. Se veramente la tholos scavata nel 59 - ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte Cinquecento nella valle dell' amnis Petronia appartenne a Se l'ubicazione degli horti Caesaris fu veramente quella Cesare, è appunto lì che dovremo localizzare i suoi qui proposta, cioè la valle dell'amnis Petronia, i giardini giardini. repubblicani di Sallustio saranno stati, per esclusione, I limiti degli Orti Sallustiani in età imperiale, quando nel restante settore, sul Pincio, compresi all' incirca tra in essi erano confluiti i possedimenti sia di Cesare che di le mura aureliane e le attuali vie Boncompagni e Piave. Sallustio, erano i seguenti: a nord le mura aureliane da Certo essi, in quanto privati al pari dei giardini di Cesare, a Porta Salaria; a sud il ciglio del Quiri­ non includevano il tempio pubblico dell'Erycina. Resta naie, parallelo all' Alta Semita (oggi via XX Settembre) cosÌ un piccolo spazio dove collocarlo, tenendo conto e la via Barberini; a ovest - con qualche incertezza - dell' unico dato topografico fornito dalle fonti, cioè la il tracciato dell' attuale via Veneto; infine a est la via sua prossimità alla Porta Collina: il triangolo tra corso Salaria Nova nel suo tratto iniziale tra le Porte Collina I talia e le vie Piave e XX Settembre, spazio rimasto sempre e Salaria (oggi via Piave). In essi si potevano distinguere esterno agli Orti Sallustiani, come ha mostrato convin­ due settori, morfologicamente diversi : centemente Lanciani. 64) Prima Platner e Ashby, 65) poi - la valle dell' amnis Petronia a sud, a formare una pro­ la Santangelo 66) hanno proposto un' ubicazione prossima fonda e suggestiva depressione tra i colli Quirinale e a quella qui considerata, la via Belisario: ma essa è inac­ Pincio. Al suo imbocco, verso ovest, essa si apriva in ariosa cettabile in quanto, al pari del luogo indicato da Lanciani, pendenza verso il Campo Marzio, con un percorso equi­ cade entro il perimetro degli antichi Orti. valente all'attuale via del Tritone; all'estremo opposto, La sede qui suggerita può dar conto di alcuni fatti verso est, terminava a fondo cieco, e sopra di essa Pincio riportati dalle fonti; due episodi cruenti avvennero nei e Quirinale si saldavano in pianura; pressi dell' Erycinion, lungo il percorso della via Salaria - a nord della valle si stendeva la piana del Pincio. tra le Porte Salaria e Collina: lo scontro tra i sostenitori

5 - G.B. PIRANESI: TEMPIO DI VENE RE NEGLI HORTI SALLUSTIANI, INCISIONE (da R. VENUTI, Descrizione topografica delle antichità di Roma , Roma 1763, tomo I, p. 87) 60 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

di Vespasiano e i Vitelliani nel 69 d.C. 67) e la penetra­ I) M. GUARDUCCI, Il "Trono Ludovisi" e l' "Aerolito Ludovisi": due pezzi insigni del Museo Nazionale Romano, in Bollettino d'Arte, zione in Roma dei Vandali di Alarico del 410.68) 1985, 33-34, pp. 1-20. Il primo recò gravissimi danni al tempio, ma fu forse 2) C.L. VISCONTI, Un singolare monumento di scultura ultima­ il sacco detla città a provocarne il totale e definitivo col­ mente scoperto negli Orti Sallustiani, in BC, 17, 1887, pp. 267-274. lasso. Nei pressi del tempio fu scoperto, a fine Ottocento, 3) È la tesi espressa anche nell'articolo della Guarducci, sopra il Trono Ludovisi: se esso è realmente pertinente all'aedes citato. Erycinae, si può pensare che sia stato smembrato e disperso 4) Il solo studio sistematico del monumento è a tutt'oggi quello all' intorno dalle orde del condottiero visigoto. Dopo il di K . LEHMANN-HARTLEBEN e J. LINDROS, Il palazzo degli Orti Sallustiani, in ActalnstRomSueciae, I, 1935, pp. 196-227. 4 10 non vi furono più né tempo né volontà per ricostruire 5) R. LANCIANI, Il gruppo dei Niobidi nei giardini di Sallustio, quanto era stato distrutto, e le rovine degli Orti Sallu­ in BC, 34, 1906, pp. 157-185. stiani, divenute periferiche rispetto al nucleo abitato 6) LIVIUS, XL, 34. - sempre più contratto dal V al X secolo - furono av­ 7) LIVIUS, XXX, 38. volte dalla vegetazione e sepolte dalle alluvioni. Il pelle­ 8) ApPIANUS, Bell. Civ., I, 93, 428. grino medievale, che le costeggiava mentre si dirigeva verso il centro della città percorrendo l'Alta Semita, stentava 9) OVIDlUS, Fasti, IV, 871 e 872. sempre più a comprenderne il senso e il passato splendore. IO) ClL, 12, p. 316. Fu solo il recupero della zona all'abitato in età rinasci­ II) R. SCHILLlNG, La religion romaine de Venus, in BEFAR, mentale a rendere possibile l'incontto fra quelle rovine 178, 1954, 8, pp. 233-266. e la curiosità " laica" degli umanisti, che ne riscoprirono 12) OVIDIUS, op. cit., 871-876. lo spessore culturale e umano. 13) STRABO, VI, 2, 6.

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6 - ROMA, CALCOGRAFIA NAZIONALE G.B. PIRANESI: INTERNO DEL NINFEO SALLUSTIANO, INCISIONE (da G, B, PIRANESI, Il Campo Marzio dell'antica Roma, Roma 1762, tav, XLIII)

6r ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte 14) Si confronti la discussione sull'argomento in K . GALlNSKY, antichi giardini di Sallustio, compreso tra le vie Boncompagni e Aeneas, Sicily and Rome, in PrincetonMAA, 40, 1969, pp. 16g-190. Calabria a nord, Piave 'a est, XX Settembre a sud, Bissolall, Friuli e Lucullo a ovest. Si tratta della zona degli antichi giardini coinci­ 15) Vedi GALlNSKY, art. cit., passim. dente con la profonda valle dell' amnis Petronia, incassata tra le pendici 16) E. BABELON, Description des monnaieS de la R épublique romaine, del Quirinale e del Pincio; le sorgenti del ruscello erano in corri­ Paris-Londre 1885, p. 376; inoltre M. CRAWFORD, Roman Republican spondenza dell'attuale Palazzo di Sallustio, donde le acque scorre­ Coinage, Cambridge 1974, p. 448i M .J. PR1CE, B. TRELL, Coins and vano scavando un letto di fondovalle oggi fedelmente doppiato, a Their Cities, London 1977, p. 56. una quota superiore, dal tracciato della via Sallustiana. Palazzo di 17) E. PAR1BEN1, Museo Nazionale Romano - Sculture greche del Sallustio e via Sallustiana costituiscono l'asse del moderno quartiere, che ha per stemma lo specchio di Venere Erycina. Assai più estesa Roma 1953, p. II, n. I. V secolo, era la Villa Ludovisi, che abbracciava anche il tratto compreso tra 18) Per esempio: M. SANTANGELO, Il Quirinale nell'antichità via Boncompagni e le mura aureliane, e l'area a ovest di via Veneto classica, in MemPontAcc, V, 1941, p. 138, nota 98. gravitante intorno a via Ludovisi (oggi quartiere Ludovisi). 19) S. MIRONE, Il tempio di Afrodite Erycina sul .denaro di L. 45) Antiquitates Urbis per Andream Fulvium antiquarium nuperrime Considio Noniano, in RINum, 1918, pp. 189-198i SI veda anche aeditae, Roma 1527, II, p. 14. SCHILLlNG, art. cit., p. 235, nota 4. 46) LANCIANI, La .. Venus ... " , cit., p. 7. 20) CIL, VI, 2274, conservata nei giardini di Palazzo Barberini. 47) LANCIANI, La .. Venus ... ", cit. , p. 8. 21) CIL, VI, 2, 122 (scoperta nel 1527 e trascritta da Fulvio) i CIL, VI, 32451 (scavata in piazza di Pietra nel 1880, ,in suole:> .di 48) In particolare i già citati Lehmann-HartIeben e Lindros. scarico) i CIL, VI, 32468 (stele scoperta nel 1885 nella Villa Patnz1) i 49) G.B. PIRANESI, Varie vedute di Roma antica e moderna, Roma CIL, VI, 5, 667 (ricavata dal foglio n. 28 del codice Vaticano Lati­ 1748, 1& edizione. Dopo una seconda edizione nel 1752, le tavole no 3439 e classificata tra i falsi ligoriani). compaiono circa un decennio più tardi a illustrare l'opera di R. 22) Uno studio preciso su frequenti acquisti e cessioni di terreni VENUTI, infra, nota 51. verificatisi nella zona degli antichi Orti Sallustiani nel corso del secolo 50) G.B. PIRANESI, Il Campo Marzio dell'antica Roma, Roma 1762, XVI è in: CHR. HtiLSEN, Ròmischen Antikengiirten des XVI Jahrhun­ tavv. XLI e XLIII. derts, in AbhHeidelberg, IV, 1917, pp. 85-89. 51) R. VENUTI, Descrizione topografica delle antichità di Roma, 23) Memorie scritte da Flaminio Vacca nel 1594, in C. FEA, Mi- Roma 1763, tomo I, p. 87. scellanea filologica critica e antiquaria, Roma 1790, pp. 78 e 79· 52) A. NIBBY, Roma nell'anno MDCCCXXXVIII, Roma 1838- 24) FEA, op. cit., Memoria n. 33· 1841, I, p. 647. 25) CIL, VI, 5, 667, già citato a nota 21. 53) L. CANINA, Esposizione topografica di Roma antica, Roma 26) R. LANCIANI, La .. Venus Hortorum Sal/ustianorum ", in BC, 1855· 16, 1888, pp. 3-II. 54) Disegno rintracciato dal Lanciani e da lui pubblicato in 27) C. HtiLSEN, Der Aufsatz Lanciani's .. La Venus Hortorum .. Quatre déssins inédits de la Collection Destailleur ", in MEFR, allustianorum ", in RM, 4, 1889, pp. 270-274· 3, 1891, pp. 167-170, tav. II. 28) LANCIANI, La .. Venus ... " , cit., p. 6. 55) HELBIG, I, p. 382 n. 482: K. PARLASCA. Si tratta di tre statue di regnanti tolemaici (Tolomeo II, Arsinoe II e una principessa) 29) LANCIANI, La .. Venus ... ", cit. , p. 7· in granito rosso, venute alla luce tra il 1714 e il 1720 nei giardini 30) G. LUGLI, I. GISMONDI, Forma Urbis Romae Imperatorum di Sallustio, e oggi conservate nel Museo Egizio in Vaticano. In­ Aetate, Novara 1940, p. 194. sieme ad esse fu rinvenuto il busto di un faraone in basalto grigio (LANCIANI, op. cito in nota 5, pp. 166 e 167), già nella collezione 31) F. COARELLI, Architettura sacra e architettura privata nel/a Ludovisi e oggi al Museo Nazionale Romano. Più recentemente, tarda repubblica, in CollEcFrRome, 1983, pp. 191-217. durante gli scavi di fine Ottocento, fu trovato un .. montone in 32) G. CIPRIANI, Horti Sallustiani, Roma 1982, pp. 41-47, 55 e 56. rosso antico" (LANCIANI, ibidem, p. 175), poi confluito nelle colle­ zioni della Ny Carlsberg Glyptothek di Copenhagen (F. POULSEN, 33) E. NASH, Uber die Auffindung und den Erwerb des .. Boston Catalogue oj Ancient Sculpture in the Carlsberg Glyptothek, Copen­ Thrones ", in RM, 66, 1959, p. 133. hagen 1951, p. 137, n. 187). 34) LEHMANN-HARTLEBEN, LINDROS, art. cit., p. 255. 56) W. BECKER, Handbuch der Romischen Altertumer, Leipzig 35) S.B. PLATNER, Topography oj Ancient Rome, Boston 1904, 1844, pp. 582-584. pp. 480-482. 57) P. GRIMAL, Les jardins romains à la fin de la République et aux 36) C. Sal/ustio Crispo. Opere, a cura di S. MARIOTTI, Roma deux premiers siècles de l'Empire, Paris 1943, pp. 135-138. 1972. In appendice: .. Villa di Sal/ustio" di F. CASTAGNOLl, pp. 58) OBSEQUENS, 71 i CASSIUS DIO, Hist. Rom., XLII, 26, 3. 8 3 3-396. 59) PSEUDO-CICERO, In C. Sal/ustium Crispum controversia, VII, 19. 37) HtiLSEN, Der Aufsatz.. , cit., p. 273· 60) PLATNER, op. cit., p. 482. 38) NASH, op. cit., pp. 134-137. 61) GRIMAL, op. cit., pp. 135-138. 39) LANCIANI, La .. Venus ... ", cit., p. 3· 62) R. PALMER, Severan Ruler-Cult and the Moon in the City of 40) HtiLSEN, Der Aujsatz... , cit., p. 270. Rome, in ANRW, II. 16.2, Berlin-New York 1978, pp. I085-II20. 41) C. BUNSEN, Beschreibung der Stadt Roms, Stuttgart 1829- 63) COARELLI, art. cit., p. 215. 1842, pp. 2 e 378. 42) VITRUVIUS, De Arch., III, 2, 2. 64) LANCIANI, La .. Venus ... ", cit., p. 7. 43) Per le piante di Roma citate nel testo si fa riferimento a P.A. 65) S.B. PLATNER, T. ASHBY, A Topographical Dictionary of FRUTAZ, Piante di Roma, Roma 1962, II, tavv. 191, 192 e 196 (Bufa­ Ancient Rome, London 1929, p. 271. lini); 27 (Ligorio) i 35 (Panvinio) i 36, 39 e 254 (du Pérac) i 240 66) SANTANGELO, art. cit., p. 138. (Cartaro)i 94 (Canina). 67) TACITUS, III, 82. 44) Il quartiere sallustiano, creato nel 1921 per frazionamento Hist., del vecchio rione II - Trevi, corrisponde al settore meridionale degli 68) PROCOPIUS, Beli. Vand., I, 2, 23-24.