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COMUNE DI PIANO DI GOVERNO DEL RAPPORTO AMBIENTALE – parte seconda Maggio (BS) TERRITORIO QUADRO CONOSCITIVO 2008

Comune di COCCAGLIO (BS)

Piano di Governo del Territorio

V A L U T A Z I O N E A M B I E N T A L E S T R A T E G I C A del DOCUMENTO DI PIANO a r t . 4 L . R . 1 2 / 2 0 0 5

“Indirizzi generali per la valutazione “Determinazione della procedura per la ambientale di piani e programmi” Valutazione Ambientale Strategica di (comma 1, articolo 4 della legge Piani e Programmi – VAS (art. 4 L.R. regionale 11 marzo 2005, n. 12) 12/2005; d.c.r. n. 351/2007)” D. G. Territorio e Urbanistica - U. O. D. G. R. VIII/6420 27 dicembre 2007 Pianificazione territoriale e urbana

dicembre 2005 e marzo 2007

Parte II QUADRO CONOSCITIVO

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PARTE II – QUADRO CONOSCITIVO

cap. 1 - L’ARIA

LE EMISSIONI IN ATMOSFERA COCCAGLIO E IL P.R.Q.A. DELLA REGIONE LOMBARDIA LA CAMPAGNA DI RILEVAMENTI SVOLTA NEL CORSO DEL 2003

cap. 2 - L’ACQUA LE ACQUE SOTTERRANEE Il Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque della Regione Lombardia La falda nel territorio di Coccaglio LE ACQUE SUPERFICIALI La qualità delle acque superficiali L’ACQUA PER USO UMANO Le analisi di potabilità dell’acqua per uso umano Il servizio di depurazione

cap. 3 - IL SUOLO I PEDOPAESAGGI GEOMORFOLOGIA La litologia PEDOLOGIA DEI SUOLI A COCCAGLIO Capacità d’uso dei suoli Capacità protettiva nei confronti delle acque profonde Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami L’USO DEL SUOLO L’AGRICOLTURA

cap. 4 – LA NATURA, IL PAESAGGIO E I BENI STORICI Decreto ministeriale 20 Novembre 1963 IL TERRITORIO COMUNALE E IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE COCCAGLIO E IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PARTE I - COMPONENTI DEL PAESAGGIO FISICO E NATURALE I beni storici di Coccaglio secondo il P.T.C.P. LA RETE ECOLOGICA

cap. 5 - L’AMBIENTE URBANO EVOLUZIONE STORICA E SITUAZIONE ATTUALE DELL’URBANIZZATO ELETTROSMOG L’AMBIENTE URBANO E IL RUMORE LE INFRASTRUTTURE VIARIE E LE RELATIVE CLASSI DI APPARTENENZA

Tavole 2.1 – sistema idrografico 3.1 – la morfologia 3.2 – sottoambiti morfologici 3.3 – il paesaggio: i sottosistemi 3.4 – La capacità d’uso dei suoli 3.5 – Protezione delle acque sotterranee 3.6 – L’uso del suolo 3.7 – zona a vincolo idrogeologico 3.8 – l’agricoltura e gli allevamenti 4.1 – il paesaggio 4.2 – la rete ecologica provinciale 5.1 – Evoluzione storica dell’urbanizzato 5.2 – il PRG vigente 5.3 – Aree a verde e parcheggi 5.4 – rumore ed elettrosmog 5.6 - le sensibilità ambientali

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CAP. 1 – L’ARIA

Come definito all'art.2 del DPR 203/88, per inquinamento atmosferico si intende ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati. E’ importante distinguere le emissioni dalle concentrazioni di sostanze inquinanti.

 emissione: quantità di sostanza inquinante introdotta in atmosfera in un determinato arco di tempo;

 concentrazione: quantità di sostanza inquinante presente in atmosfera per unità di volume (utilizzata per esprimere valori di qualità dell'aria). Con il D.lgs. 4 agosto 1999, n.351 è stata recepita nella normativa nazionale la direttiva 96/62/CE sulla qualità dell'aria, che definisce il quadro complessivo sull'inquinamento atmosferico e sulla valutazione e gestione della qualità dell'aria. Questo decreto prevede che le Regioni compiano regolarmente una valutazione della qualità dell'aria ambiente su tutto il territorio regionale, classificandolo in:  zone non inquinate, dove non si rilevano superamenti dei valori limite per nessun inquinante;  zone inquinate, dove si verifica, per almeno un inquinante, il superamento di un valore limite entro un margine di tolleranza fissato;  zone particolarmente inquinate, dove si supera anche il margine di tolleranza. Per le zone inquinate, le regioni devono predisporre, tenendo conto dell'inventario delle emissioni presenti sul territorio, un piano di azione e programmi di miglioramento della qualità dell'aria. Per le aree "pulite", affinché restino tali anche in futuro, le regioni devono predisporre, sempre facendo riferimento all'inventario emissioni, un piano per il mantenimento della qualità dell'aria ai livelli ottimali.

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LE EMISSIONI IN ATMOSFERA In attuazione del D.lgs. 4 agosto 1999, n.351 è stato emanato il DM 1 ottobre 2002, n.261, che definisce le modalità di valutazione preliminare della qualità dell'aria ed i criteri per la stesura dei programmi di miglioramento e di mantenimento della stessa. In particolare, all'art.4 vengono individuati, quale principale strumento conoscitivo per la redazione dei programmi di miglioramento, gli inventari delle sorgenti di emissione. La Regione Lombardia ha provveduto, fin dal 1997, a redigere un proprio inventario (INEMAR) delle emissioni in atmosfera, che – insieme ai dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio – è stato tra le fonti che hanno portato alla redazione del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria.

È evidente l’impossibilità di una quantificazione, tramite misurazioni dirette, di tutte le emissioni delle diverse tipologie di sorgenti presenti sull’intero territorio regionale. L’approccio "analitico" è, dunque, possibile solo per alcune particolari tipologie di sorgenti (grandi impianti come centrali termoelettriche, inceneritori, cementifici), le cui emissioni sono generalmente molto rilevanti e per questo controllate tramite sistemi di monitoraggio in continuo.

L’utilizzo dei dati rilevati in impianti industriali di minori dimensioni è invece più problematico, in quanto i dati derivano da misure periodiche, spesso condotti con altre finalità, quali la verifica dei limiti alle emissioni imposti dalle normative. E’ quindi necessario ricorrere alla stima, sulla base di un indicatore che caratterizza l’attività della sorgente e di un fattore di emissione, specifico del tipo di sorgente, di processo industriale e della tecnologia di depurazione adottata. Per i processi di combustione viene generalmente scelto come indicatore il consumo di combustibile, mentre per i processi industriali gli indicatori privilegiati sono la quantità di prodotto processata nell’unità di tempo o il numero di addetti nel settore di cui si vuole stimare l’emissione. Oltre che per gli impianti produttivi di minori dimensioni, l’inventario ricorre alle stime anche per le altre fonti di emissioni, utilizzando una metodologia condivisa a livello europeo. Oltre a questo, infine, va ricordato che, all'interno di un inventario, le emissioni possono essere distinte nelle seguenti tipologie:

1. diffuse: distribuite sul territorio, stimate attraverso l'uso di opportuni indicatori e fattori di emissione;

2. puntuali: fonti di inquinamento localizzabili geograficamente, stimate dai dati misurati raccolti tramite un apposito censimento;

3. lineari: ad esempio le strade, stimate attraverso l'uso di opportuni indicatori e fattori di emissione.

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L’inventario delle emissioni, in conformità con quanto previsto dal progetto europeo

CORINAIR, contempla 9 inquinanti (CH4, CO, CO2, NH3, NMCOV, N2O, NOx, SO2) e accorpa le emissioni atmosferiche per i seguenti 11 macrosettori:

1. Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione e teleriscaldamento 2. Impianti di combustione non-industriale 3. Combustione nell’industria 4. Processi produttivi 5. Estrazione e distribuzione di combustibili fossili 6. Uso di solventi 7. Trasporto su strada 8. Altre sorgenti mobili e macchinari 9. Trattamento e smaltimento rifiuti 10. Agricoltura 11. Natura

La prima redazione dell’Inventario delle emissioni in Lombardia è riferita ai dati dell’anno 1997, alla quale è seguita la seconda redazione, relativa alle stime per l’anno 2001 e le successive revisioni, mediante le quali si è provveduto ad affinare le stime di emissione. Prima di analizzare i dati riguardanti il Comune di Coccaglio, è opportuno osservare che le stime sono effettuate su base territoriale comunale: pertanto, soprattutto nel caso di sorgenti puntiformi di rilevante entità (centrali termoelettriche, impianti industriali…), l’apporto emissivo è assegnato al Comune dove l’impianto è localizzato e da questo dato non risulta appropriato desumere automaticamente un corrispondente livello di inquinamento. Resta indubbia l’utilità degli inventari delle emissioni per una prima analisi delle fonti emissive e un primo orientamento per eventuali interventi volti al miglioramento della qualità dell’aria. Nelle pagine che seguono vengono riportate le stime INEMAR riguardanti le emissioni in atmosfera a Boccaglio relative agli anni 1997, 2001 e 2005 (ultima revisione ufficiale INEMAR). I dati emissivi dei diversi inquinanti sono ripartiti per macrosettore di origine. Questi sono alcuni degli elementi interpretativi che si possono immediatamente ricavare dai dati ufficiali dell’inventario regionale:

. anche a Coccaglio trova conferma l’elevata incidenza del traffico, in termini percentuali e per i valori assoluti;

. l’apporto di CO da traffico segna una significativa riduzione, in termini percentuali e in termini assoluti, anche a seguito del rinnovo del parco veicoli circolanti e l’entrata in funzione di motori meno impattanti;

. alla diminuzione di CO per i miglioramenti delle performance emissive dei motori si accompagna l’aumento degli NOx, derivanti dall’incremento del traffico (aumento del numero dei mezzi circolanti e aumento del chilometraggio percorso);

. in forte diminuzione risultano le emissioni di SO2, a seguito della eliminazione dello zolfo quale additivo utilizzato nei combustibili, soprattutto per quelli da autotrazione;

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. quale elemento tipico del contesto comunale abbiamo la forte incidenza delle attività agricole per quanto riguarda alcuni inquinanti, come il metano (CH4) e l’ammoniaca (NH3);

. pur a fronte di alcuni miglioramenti, si segnala l’incremento significativo delle stime relative alle emissioni di CO2 (inquinante non significativo per la salute, ma decisivo per quanto riguarda gli effetti climalteranti), che passano da 24 a 31 Ktonn/anno;

. anche le stime emissive riguardanti le polveri sottili subiscono un significativo incremento nel periodo 1997 - -2005, nel quale si registra un raddoppio delle emissioni assegnate in ambito comunale (da 8 a 16 tonn/anno), la cui causa deve essere ricercata soprattutto – oltre che in più raffinati criteri di calcolo – nell’incremento del traffico automobilistico.

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INEMAR Regione Lombardia - Comune di COCCAGLIO (BS) STIMA DELLE EMISSIONI - anno 1997 - (Tonn/anno - eccetto CO2, in Ktonn/anno) SO2 Nox COV CH4 CO CO2 N20 NH3 PM10 2 Combustione non industriale 3.92817 9.0394 6.1863 3.77265 58.84303 10.52155 0.94131 0 1.75429 3 Combustione nell'industria 4.73878 7.69104 0.36141 0.16727 2.11483 3.33364 0.31537 0 0.19836 4 Processi produttivi 0 0 13.93811 0 0 0 0 0 0 5 Estraz. e distribuz. combustibili 0 0 4.63359 20.08737 0 0 0 0 0 6 Uso di solventi 0 0 224.08742 0 0 0 0 0 0 7 Trasporto su strada 1.78642 63.12475 88.39281 3.0812 342.86528 8.99308 0.92126 1.37399 3.28467 8 Altre sorgenti mobili e macchinari 3.19171 26.50705 3.80289 0.08828 8.47048 1.65969 0.68361 0.00453 3.07 10 Agricoltura 0 0.0021 0.29463 355.34496 0 0 5.16227 155.06077 0 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0.05568 0.24474 1.79809 0 7.03669 0 0.00777 0.05568 0 TOTALE 13.70076 106.60908 343.49525 382.54173 419.33031 24.50796 8.03159 156.49497 8.30732

Coccaglio - Stima delle emissioni in atmosfera: % per macrosettore (1997 - fonte INEMAR)

PM10 Combustione non industriale NH3 Combustione nell'industria N20 Processi produttivi CO2 Estraz. e distribuz. combustibili CO Uso di solventi CH4 Trasporto su strada COV Altre sorgenti mobili e macchinari Nox Agricoltura SO2 Altre sorgenti e assorbimenti 0% 20% 40% 60% 80% 100%

INEMAR Regione Lombardia - Comune di COCCAGLIO (BS) STIMA DELLE EMISSIONI - anno 2001 - (Tonn/anno - eccetto CO2, in Ktonn/anno) SO2 Nox COV CH4 CO CO2 N20 NH3 PM10 2 Combustione non industriale 3.09351 14.18833 7.57737 4.19866 84.95385 14.55794 1.19224 0.10501 2.42741 3 Combustione nell'industria 0.34073 21.62789 1.00454 0.69971 9.07829 10.9044 0.61601 0.00615 0.16523 4 Processi produttivi 0 0 13.97251 0 0 0.24193 0 0 0 5 Estraz. e distribuz. combustibili 0 0 5.57157 95.23575 0 0 0 0 0 6 Uso di solventi 0 0 131.10715 0 0 0 0 0 0 7 Trasporto su strada 1.14591 45.60063 36.84556 1.08551 154.41352 7.22787 0.6009 0.80843 3.6004 8 Altre sorgenti mobili e macchinari 1.62201 13.47072 1.93261 0.04486 4.30465 0.84344 0.34741 0.0023 2.04764 10 Agricoltura 0 0.98562 0.31503 328.04758 0 0 18.51541 194.04376 0 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0 0 1.1558 0 0 0 0 0 0 6.20216 95.87319 199.48214 429.31207 252.75031 33.77558 21.27197 194.96565 8.24068

Coccaglio - Stima delle emissioni in atmosfera: % per macrosettore (2001 - INEMAR)

PM10 Combustione non industriale NH3 Combustione nell'industria N20 Processi produttivi CO2 Estraz. e distribuz. combustibili CO Uso di solventi CH4 Trasporto su strada COV Altre sorgenti mobili e macchinari Nox Agricoltura SO2 Altre sorgenti e assorbimenti 0% 20% 40% 60% 80% 100%

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INEMAR Regione Lombardia - Comune di COCCAGLIO (BS) STIMA DELLE EMISSIONI - anno 2005 - (Tonn/anno - eccetto CO2, in Ktonn/anno) SO2 Nox COV CH4 CO CO2 N20 NH3 PM10 2 Combustione non industriale 1.0985 12.66356 26.69883 7.48695 109.74932 12.37428 1.04316 0.21234 4.98201 3 Combustione nell'industria 1.97951 7.72196 1.06119 0.2052 11.69284 3.47415 0.23666 0.01348 0.38707 4 Processi produttivi 0 0 15.85369 0 0 0.32707 0 0 0 5 Estraz. e distribuz. combustibili 0 0 5.78508 65.21026 0 0 0 0 0 6 Uso di solventi 0 0 151.98214 0 0 0 0 0 0 7 Trasporto su strada 0.4237 65.72428 44.86029 2.19681 147.55765 13.69175 0.55238 2.09065 5.27797 8 Altre sorgenti mobili e macchinari 0.30627 21.43256 3.87503 0.0981 11.04475 1.67483 0.6848 0.00326 3.06946 10 Agricoltura 0 0.95531 0.32018 300.76822 0 0 17.93681 177.41682 2.22131 11 Altre sorgenti e assorbimenti 0 0 1.1558 0 0.63327 0 0 0 0.40039 3.80798 108.49767 251.59223 375.96554 280.67783 31.54208 20.45381 179.73655 16.33821

Coccaglio - Stima delle emissioni in atmosfera: % per macrosettore (2005 - INEMAR)

PM10 Combustione non industriale NH3 Combustione nell'industria N20 Processi produttivi CO2 Estraz. e distribuz. combustibili CO Uso di solventi CH4 Trasporto su strada COV Altre sorgenti mobili e macchinari Nox Agricoltura SO2 Altre sorgenti e assorbimenti 0% 20% 40% 60% 80% 100%

PROVINCIA DI - Stima delle emissioni in atmosfera per macrosettore (2005 - INEMAR)

Produzione energia e trasform. combustibili PM10 Combustione non industriale NH3 Combustione nell'industria N2O Processi produttivi CO2 Estrazione e distribuzione CO combustibili Uso di solventi CH4

COV Trasporto su strada NOx Altre sorgenti mobili e macchinari

SO2 Trattamento e smaltimento rifiuti

0% 20% 40% 60% 80% 100% Agricoltura

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INEMAR Regione Lombardia emissioni stimate di PM10 Cov(eTronn/kmq) 0 - 0.01 0.1 - 0.9 0.9 - 1.5 1.5 - 2.4 2.4 - 4.1 4.1 - 8.4 8.4 - 38.1

COCCAGLIO

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COCCAGLIO E IL P.R.Q.A. DELLA REGIONE LOMBARDIA Dalla combinazione dei dati (misurati e stimati), dell’inventario delle emissioni in atmosfera e dai dati rilevati dalle centraline di monitoraggio fino al 1997, unitamente ad altri parametri e valutazioni, si è giunti al Piano Regionale per la Qualità dell’Aria della Regione Lombardia. Il PRQA (Deliberazione n. 46847 del dicembre 1999 - Giunta della Regione Lombardia), individua le aree critiche della regione, attraverso una classificazione dei comuni secondo un “livello di criticità”, definito in base a una valutazione complessiva degli elementi che caratterizzano l’aria ambiente.

In base ai dati disponibili per l’anno 1997, sono stati individuati i seguenti parametri:

1. numero d’abitanti a livello comunale, derivati dal censimento della popolazione ISTAT 1991;

2. dati di qualità dell’aria relativi alla rete di monitoraggio della Regione Lombardia per l’anno 1997;

3. distribuzione territoriale delle emissioni diffuse, secondo la classificazione CORINAIR, relativa al censimento del 1997, predisposto dal PRQA della Regione Lombardia.

4. emissioni puntuali degli impianti industriali relative al censimento 1997, predisposto dal PRQA della Regione Lombardia.

5. classificazione del territorio, a livello comunale, sulla base dell’incidenza quantitativa di beni culturali come predisposto dal PRQA della Regione Lombardia;

6. classificazione del territorio, a livello comunale, sulla base dell’incidenza quantitativa e della sensibilità delle aree protette presenti nel territorio lombardo;

7. classificazione del territorio, a livello comunale, rispetto ai carichi critici d’acidità totale. Per definire la criticità a livello di territorio comunale, è stato adottato il seguente schema:  Calcolo del contributo emissivo totale (per CO, NOx, SO2 e NMCOV) per i singoli comuni  Individuazione per ogni comune del peso percentuale delle sorgenti di tipo “industriale”, “urbano-abitativo” e “traffico”  Classificazione degli indici di qualità dell’aria in base alla provincia di appartenenza del singolo comune e alla tipologia di stazione di rilevamento Attraverso l’elaborazione e l’incrocio di questi parametri, sono stati attribuiti dei punteggi per il livello di criticità, che varia dal minimo di 11 a un massimo di 62 punti (Comune di Milano), con un valore medio regionale di 21 e la suddivisione dei Comuni in quattro classi di criticità:

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classe intervalli stato ambientale 1 <20 BUONO STATO AMBIENTALE 2 20-30 PRESERVAZIONE DELLO STATO AMBIENTALE 3 30-35 RISANAMENTO AMBIENTALE 4 35-60

A livello provinciale, dal PRQA risulta la classificazione dei Comuni, in base all’indice di criticità, evidenziata nella tabella a lato, mentre – per quanto riguarda la provincia di Brescia, i Comuni con un indice di criticità più elevati sono risultati i seguenti:

livello di criticità ambientale, complessivo e per inquinante

totale NO2 CO POLVERI SO2 NMCOV O3 25 14 17 34 12 14 23 25 17 22 35 18 23 29 28 20 25 36 21 24 38 30 27 33 25 29 33 28 Desenzano 32 38 34 40 32 39 37 32 33 29 39 29 36 36 Brescia 57 69 75 59 62 71 51 Al Comune di Coccaglio il PRQA assegna un indice complessivo di criticità pari 20, che ritroviamo anche nei Comuni limitrofi, a eccezione di , cui viene assegnata una criticità inferiore: a conferma che a incidere fortemente sulla qualità dell’aria è, in larga misura, il traffico automobilistico e i Comuni meno interessati da forte viabilità di attraversamento denotano una criticità inferiore. Un indice di criticità complessiva, in ogni caso, si pone – nell’ambito del PRQA regionale – quale valore di soglia, che segna il passaggio dalla categoria di “Buono stato ambientale” a quella di “Preservazione dello stato ambientale”, in ogni caso lontano dai valori che comportano politiche di risanamento ambientale (con livelli di criticità superiori a 30).

PRQA - LIVELLO DI CRITICITA' COMPLESSIVA comune indice COCCAGLIO 20 CASTREZZATO 16 CHIARI 20 20 20 21

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P.R.Q.A. Regione Lombardia INDICE DI CRITICITA' - su base comunale - Cover 0 1 - 14 15 - 19 20 - 24 25 - 29 30 - 57

COCCAGLIO

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LA CAMPAGNA DI RILEVAMENTI SVOLTA NEL CORSO DEL 2003 Nel corso dell’estate 2003 – periodo 6 giugno/30 agosto – ARPA Brescia ha provveduto a compiere un monitoraggio del Particolato Totale Sospeso (PTS), presente nell’aria a Coccaglio. Si tratta di misure riguardanti la polverosità grossolana e totale e non le sole polveri sottili, come ormai risulta prassi considerare – anche in base alle attuali normative – quando si analizza la qualità dell’aria: resta indubbio il fatto che, dalla misurazione delle PTS è possibile talvolta ricavare indicazioni interessanti, anche in considerazione del fatto che le polveri sottili in ambiente urbano tendono a collocarsi su percentuali standard rispetto alle quantità di PTS complessive. I giorni di misura validi, nel periodo della campagna di rilevamento, sono stati 65, nei quali si sono registrati valori variabili tra 50 e 144 µgr/mc. Al fine di consentire un’analisi comparata ei valori registratia Coccaglio, la stessa ARPA ha proposto il raffronto con i valori di PTS che si sono registrati, nello stesso periodo, presso un’analoga stazione di rilevamento posta in via Volturno, a Brescia. Dai dati di raffronto – che è possibile effettuare per 45 giorni – si può notare che i valori registrati a Coccaglio sono risultati essere superiori a quelli registrati in città per ben 40 volte; per due giorni si sono avuti valori medi uguali; per soli tre giorni i valori di Brescia sono risultati superiori a quelli di Coccaglio. Potrebbe essere facile e immediata la conclusione secondo cui la presenza di PTS a Boccaglio risulta superiore a quella che si registra nella città capoluogo. A rendere assolutamente non condivisibile questa ipotesi è la stesa relazione ARPA, che evidenzia come la stazione di rilevamento mobile a Boccaglio sia stata posizionata – su precisa richiesta dell’Amministrazione Comunale – sul marciapiede in via Garibaldi, “nelle immediate vicinanze della carreggiata e poco distante da un impianto semaforico e conseguentemente ha monitorato la vicina fermata degli automezzi”. Di contro, la stazione di via Volturno, a Brescia, “dista alcune decine di metri dalla carreggiata” e, pertanto, conclude la relazione di ARPA, “il sito di misura non può essere considerato rappresentativo della qualità dell’aria nel Comune di Coccaglio, ma più realisticamente, della sola area limitrofa al punto di monitoraggio”. In considerazione del posizionamento poco conforme alle normali prassi riguardanti le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria, si ritiene assolutamente pertinente la conclusione di ARPA e non si ritiene possibile alcun utilizzo dei dati registrati nell’estate 2003 per trarre conclusioni relative al Comune oggetto della presente analisi.

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PTS - valori medi giornalieri stazione di Brescia (via Volturno) e rilevamenti a Coccaglio

120

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60

40

20

0 COCCAGLIO BRESCIA via Garibaldi via Volturno

ARPA Brescia - campagna di misura del particolato totale sospeso (PTS) a Coccaglio periodo: 06/06/2003 - 30/08/2003

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d d o o I I l l A n A n L L a a I I r r b b u u G G C C i i t t l l

giorno r giorno r A S A S o o a a E E C C V V G G

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a a i i a a B B O O i i v v v v C C 06/06/03 105 16/07/03 90 92 07/06/03 92 17/07/03 92 66 55 08/06/03 75 18/07/03 73 23 09/06/03 72 19/07/03 69 31 10/06/03 90 20/07/03 57 34 11/06/03 113 21/07/03 78 51 13/06/03 144 22/07/03 80 39 14/06/03 106 23/07/03 87 35 15/06/03 86 29/07/03 55

16/06/03 96 30/07/03 37

17/06/03 98 31/07/03 61 70 18/06/03 100 01/08/03 50 77 19/06/03 91 02/08/03 47 77 21/06/03 84 03/08/03 51 92 22/06/03 85 04/08/03 56 75 44 23/06/03 114 05/08/03 69 47 46 24/06/03 94 07/08/03 83 46 26/06/03 111 08/08/03 73 61 45 27/06/03 66 09/08/03 84 76 48 28/06/03 64 10/08/03 88 31 33 29/06/03 58 11/08/03 87 69 51 30/06/03 86 12/08/03 79 80 01/07/03 69 13/08/03 96 69 02/07/03 61 14/08/03 78 61 03/07/03 69 23/08/03 78 32 41 05/07/03 57 24/08/03 93 34 44 06/07/03 60 25/08/03 103 63 49 07/07/03 86 26/08/03 113 94 46 08/07/03 89 27/08/03 104 78 50 09/07/03 87 28/08/03 83 73 10/07/03 95 29/08/03 112 74 11/07/03 101 30/08/03 86 82 12/07/03 85 73

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CAP. 2 – L’ACQUA

LE ACQUE SOTTERRANEE La provincia di Brescia è ricchissima di acque sotterranee, presenti in tutta la pianura e nelle aree carsiche. L’alimentazione delle falde avviene sia dai fiumi, sia dai sistemi carsici presenti in tutta la fascia di passaggio dalla pianura alla collina. Nell’intera pianura lombarda, le acque sotterranee si presentano in tre acquiferi distinti tra di loro in base alla profondità e separati da lenti di materiali impermeabili più o meno profonde: in linea generale, è possibile affermare che il primo e il secondo acquifero sono intercomunicanti tra di loro in corrispondenza di settori in cui viene meno la continuità dello strato argilloso che li separa e solo nella parte inferiore della pianura i due livelli sono ben distinti tra loro, con falde in pressione e difficoltà di comunicazione con la falda più superficiale. L’attingimento di acqua sotterranea, per i molteplici usi cui quest’ultima è destinata (irriguo, industriale, potabile) interessa soltanto il primo e il secondo acquifero e a questi, pertanto, si riferiscono le considerazioni che seguono. Il primo acquifero ospita la falda freatica a pelo libero e presenta uno spessore variabile tra 20.0 m e 30.0 m. E’ delimitato da uno strato di depositi più fini (sabbie fini limose, argille e limi), di spessore variabile (in genere superiore ai 15 metri, anche se, in corrispondenza di alcuni pozzi lo spessore è di soli 3 metri). La natura ghiaioso-sabbiosa dell’acquifero freatico, da un lato garantisce un’ottima disponibilità idrica (per questo motivo, ampiamente sfruttata dalle captazioni irrigue), dall’altro evidenzia un’elevata sensibilità ad eventuali contaminanti che possono infiltrarsi direttamente o essere veicolati dalle acque di percolazione, anche in considerazione del fatto che la ricarica è in gran parte dovuta all'infiltrazione diretta delle acque meteoriche, alla dispersione dei corsi d'acqua e alle irrigazioni stagionali. Considerata la buona permeabilità dei terreni, il possibile percolamento degli inquinanti costituisce la problematica più evidente. Il secondo acquifero si rinviene a partire da circa 50 metri dal piano campagna e si estende, seppure con geometrie variabili, sino a profondità di circa 100-120 metri. Anche questo livello acquifero presenta, nell’intera pianura lombarda, buone disponibilità idriche: la buona protezione dal possibile percolamento degli inquinanti, assicurata dalla profondità e dalla successione degli strati alluvionali più profondi, lo rende estremamente interessante ai fini idropotabili, come testimonia la generalità degli impianti di captazione che alimentano gli acquedotti pubblici della pianura.

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Il Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque della Regione Lombardia Nell’ambito del “Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque” (PTUA) della Regione Lombardia, vengono individuate le zone in cui, pur in presenza di una buona dotazione complessiva della risorsa, la disponibilità di acqua di falda (in termini quantitativi e qualitativi), risulta tale da poter fungere anche da riserva idrica, nel caso in cui si verificassero difficoltà generalizzate nell’approvvigionamento. A questo fine, l’intera zona di pianura è stata esaminata in relazione al rapporto tra prelievi e ricarica areale (l’acqua che viene prelevata da un determinato territorio e l’acqua che, nel medesimo territorio, ritorna verso la falda tramite la pratica dell’irrigazione agricola e la percolazione dal letto dei corsi d’acqua, ad esclusione dell’apporto da monte dell’acqua di falda). I bacini idrici della pianura lombarda, quindi, sono stati suddivisi in settori e ciascun settore è stato classificato secondo 5 classi, in relazione al rapporto tra prelievi e ricarica:

CLASSE PRELIEVI/RICARICA INDICAZIONI PER LA GESTIONE Situazione attuale di compatibilità fra disponibilità e uso della risorsa: <0,8 uso sostenibile delle acque sotterranee senza prevedibili sostanziali A conseguenze negative nel breve- medio periodo. Equilibrio attuale fra disponibilità e consumi, con evoluzione da B 0,8 – 1,2 controllare mediante monitoraggio piezometrico; non sono prevedibili conseguenze negative nel breve periodo. Ridotto squilibrio attuale fra disponibilità e consumi, da verificare C 1,2 – 1,6 nella sua evoluzione con monitoraggio piezometrico; uso sostenibile con azioni di riequilibrio progressive nel medio periodo. Consistente squilibrio attuale fra disponibilità e consumi, da D 1,6 - 3 controllare con monitoraggio; uso sostenibile previo riequilibrio da sviluppare in modo prioritario. Elevato squilibrio fra disponibilità e consumi, da monitorare nel E > 3 tempo; uso sostenibile previo riequilibrio.

La porzione di pianura lombarda posta a valle della linea delle risorgive e delimitata dal corso dell’Oglio e del Chiese, dove si riscontrano falde dotate di ampie portate, che circolano in terreni di buona permeabilità, proprio in virtù della disponibilità della risorsa idrica, viene indicata dal PTUA come zona di riserva e, pertanto, zona in cui l’utilizzo della risorsa stessa deve avvenire garantendo questa funzione. La parte nord della pianura fra Oglio e Chiese, che comprende il Comune di Brescia e l’ampia zona urbanizzata pedemontana che si spinge fino alle colline moreniche del lago di Garda, è soggetta, proprio per l’elevato indice di urbanizzazione, a cospicui prelievi. Più a valle, troviamo una più estesa e continua zona di equilibrio, che occupa quasi per intero la pianura fino al Po. Il problema più evidente per questa zona è costituito dal diffuso inquinamento da nitrati derivanti dalla pratica agricola, a fronte del potenziale inquinamento da solventi clorurati, che interessa soprattutto Brescia e la fascia pedemontana fortemente industrializzata e urbanizzata. Per quanto riguarda la pianura bresciana, il PTUA individua 6 distinti settori, caratterizzati dalle classi di giudizio riportate in tabella:

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SETTORE CLASSE Settore 1 ROVATO A Settore 2 C Settore 3 BRESCIA D Settore 4 B Settore 5 D Settore 6 A

Il territorio comunale di Coccaglio rientra nel settore 1, posto nell’alta pianura bresciana (in una fascia altimetrica compresa tra 170 m s.l.m. a Nord e 84 m s.l.m. a Sud), il cui limite occidentale è definito dal fiume Oglio e quello orientale dal fiume Mella. I prelievi idrici per unità di superficie indotti dalle attività antropiche si colloca su valori mediamente elevati (7 l/s per Km2): la buona consistenza delle risorse idriche degli acquiferi, derivante dalla elevata trasmissività e dalla rialimentazione proveniente dalla conca del lago d’Iseo, consente il mantenimento di una situazione complessiva di equilibrio, anche nella parte occidentale, dove si concentrano i prelievi di maggiore entità. Il settore di Rovato, pertanto, con un rapporto prelievi/ricarica di 0,38, si colloca nella classe quantitativa A, per la quale non si prevedono “sostanziali conseguenze negative nel breve- medio periodo”. A parziale attenuazione di un quadro sicuramente positivo dal punto di vista quantitativo, è opportuno ricordare che anche la porzione occidentale del Comune capoluogo rientra nel settore di Rovato. Nell’ambito cittadino, i rilevanti fabbisogni idrici per uso industriale hanno comportato, fra il 1980 e il 1992, la formazione di depressioni piezometriche accentuate: una situazione di criticità che potrebbe tornare a manifestrasi a seguito della non remota possibilità che l’incremento demografico e il ritorno a un più intenso utilizzo delle acque sotterranee riproduca le condizioni degli anni 80. Relativamente agli aspetti qualitativi, il PTUA evidenzia uno stato di degrado della risorsa idrica di media entità, con una frequenza di pozzi inquinati tra 20% e 50%, comprendendo in questi anche i pozzi che attingono al primo acquifero. Le cause di contaminazione sono da imputare principalmente alle pratiche agricole (presenza di nitrati e antiparassitari).

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La falda nel territorio di Coccaglio Dalle informazioni contenute nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia, la zona sud-est del territorio comunale appartiene ad un’area ad alta vulnerabilità della falda acquifera. E’ opportuno, a questo proposito, tener conto anche della cartografia derivata che è stata curata dall’ERSAF per tutto il territorio della pianura della Regione Lombardia. Nelle basi informative dell’ERSAF (dove la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione, è stata definita in base alle proprietà pedologiche e al comportamento idrologico - permeabilità, profondità della falda, granulometria del suolo), la maggior parte del territorio comunale di Coccaglio viene classificata con una capacità di protezione delle acque sotterranee di grado medio, ad eccezione di due porzioni delle pendici del Monte Orfano, che si estendono con andamento nord-est, che si caratterizzano per un grado elevato di protezione. I pozzi ad uso idropotabile pescano all’altezza del secondo acquifero che, pur in presenza di setti separatori, risulta collegato a quello più superficiale (la cosiddetta falda freatica), che è anche quello maggiormente a rischio di eventuali contaminazioni derivanti dall’azione umana. Tra gli elementi che concorrono a definire la protezione da possibili contaminazioni, oltre alla concentrazione degli eventuali agenti inquinanti, abbiamo la velocità e il tempo con cui si ha il trasferimento dalla superficie topografica a quella della falda, che aumentano all’aumentare della profondità della falda stessa. A garanzia della preservazione qualitativa dell’acqua di falda, inoltre, vi è la rete di monitoraggio che ARPA dedica alle acque profonde, i cui dati si affiancano (o, per meglio dire, anticipano) le analisi chimiche che la stessa ARPA conduce sull’acqua distribuita dagli acquedotti pubblici. I punti di controllo di ARPA per la qualità dell’acqua di falda prossimi al territorio di Coccaglio sono quelli presenti a e Rovato.

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LE ACQUE SUPERFICIALI L'elemento che maggiormente caratterizza e distingue la Lombardia dalle altre regioni è la ricchezza di acque. L’elemento più interessante ed anche più presente per la costruzione del territorio e del paesaggio è senz'altro rappresentato dalla fittissima rete di canali che percorrono tutta la pianura. I canali disegnano il paesaggio sotto varie forme e differenti nomi (rogge, navigli, seriole, fossi e dugali) a seconda dell'uso e delle zone. La funzione di gran lunga prevalente è quella di irrigazione dei campi e di regimentazione delle acque, che consente l'attuazione di un efficace attività di protezione del territorio. Dal punto di vista idrografico, anche il territorio di Coccaglio è inserito in un contesto caratterizzato dalla presenza di una rete di canali che costituiscono il Reticolo Idrico Minore. Questi caratterizzano generalmente, quelle aree di pianura, come quella del Comune oggetto di studio, a forte caratterizzazione agricola. Coccaglio, presenta un territorio incluso nelle pertinenze irrigue sia dei Consorzi della Seriola Fusia e della che nel Consorzio irriguo n. 9 Sinistra dell’Oglio; è attraversato in senso longitudinale da tre canali irrigui principali in cui l’alveo risulta di proprietà dei Consorzi (Seriole), aventi deflusso orientato da Ovest a Est. Dal punto di vista idrografico quindi, il territorio è inserito in un contesto caratterizzato dalla presenza di 3 Seriole principali. Si dipartono poi tutta una serie di canali “maestri” che distribuiscono l’acqua alla rete dei canali poderali (fossi, dugali, vasi) o direttamente ai poderi agricoli. Tra questi, i principali sono la Seriola Nuova,la Seriola Castrina e la Seriosa Fusia con portate idriche consistenti per tutto l’arco dell’anno.

La Seriola Fusia,uno fra i principali canali irrigui del bresciano, direttamente derivata dal Lago d’Iseo (presso ), interessa la porzione settentrionale del territorio comunale, lambisce con il proprio corso la fascia pedemontana del Monte Orfano. Scorre per l’intero percorso corrispondente a Km 22 circa. Essa, presenta i seguenti caratteri idraulici:

 Lunghezza del percorso compreso tra le linee di confine dei territori comunali di Cologne e di Rovato: m 2.500;

 Dislivello di quota approssimato tra il confine Ovest ( m 175 s.l.m.) e il confine posto a Est ( m 172 s.l.m.) l’estremità Est: m 3,00 circa;

 Gradiente idraulico medio del canale nel tratto considerato: 0,12%;  Larghezza della sezione: m 4,00 circa;  Altezza della condotta cementata (alla spalla) : m 1,40 – m 1,50;  Portata idrica media estiva: mc/sec 4,00 – mc/sec 3,00;  Portata idrica media invernale: mc/sec 1,00. I canali irrigatori principali che da essa derivano sono:

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I Dugali Mattina e Ingussano che si dipartono dalla condotta della Fusia 3° Ramo di Chiari proveniente dal percorso principale presso il crocevia di Cologne; detti canali che in generale presentano la direzione della corrente di flusso da Ovest ad Est mantengono l’irrigazione di gran parte delle aree agricole situate nel settore nord-occidentale comprese tra la linea ferroviaria Brescia- e il tracciato della Seriola Nuova. Si osserva che i canali irrigatori ora indicati risultano di pertinenza amministrativa del “Consorzio di Bonifica della Destra dell’Oglio – Distretto della Fraciacorta” con sede in Via Castello a Rovato. Il Vaso Sera, proveniente da Rovato, viene a distribuire l’acqua nei terreni compresi nella fascia estesa a Est del territorio comunale, compresa in gran parte tra la linea di confine con il territorio di Rovato e la Strada comunale per Castrezzato. Attraversando nei primi tratti l’abitato, detto irrigatore scorre in condotte sotterranee. Questo canale è di competenza amministrativa del “Consorzio Irriguo della Seriola Fusia 3° Ramo” che ha sede in Corso Silvio Bonomelli a Rovato.

La Seriola Nuova proviene dal partitore della Seriola Vecchia, posto in località Bosco Levato a e termina nel territorio di , sviluppando un percorso di circa 28 chilometri che si snoda a valle della Fusia. Si osserva che il percorso della Seriola Nuova che attraversa il settore centrale del territorio comunale descrive un’ansa con la convessità rivolta a Nord, determinata certamente dal debole avvallamento topografico, caratteristico della zona mediana dell’area comunale. La condotta della Seriola Nuova è caratterizzata dai seguenti caratteri idraulici:

 Lunghezza approssimata del percorso compreso tra le linee di confine dei territori comunali di Chiari e di Rovato: m 3.400;

 Dislivello di quota approssimato tra il confine Ovest ( m 156 s.l.m.) e il confine Est ( m 153 s.l.m.): m 3,00 circa;

 Gradiente idraulico medio del canale nel tratto considerato:0,08% –0,09%;  Larghezza sul fondo dell’ invaso in terra: m 6,00;  Larghezza misurata dalle spalle del canale in terra : m 8,00;  Larghezza del tratto cementato: m 5,50;  Altezza minima utile della condotta in terra: m 1,60;  Altezza utile della condotta cementata: m 1,60;  Portata idrica media estiva: mc/sec 4,00;  Portata idrica media invernale: mc/sec 1,00 – mc/sec 1,50. Dal corso della Seriola Nuova si dipartono in territorio di Coccaglio i tre canali irrigatori principali di seguito descritti.

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Il vaso “Gardesa” si diparte nel tratto orientale della condotta in prossimità della Cascina omonima e assicura l’irrigazione di un’area agricola di limitata estensione in gran parte di pertinenza dell’azienda agricola Gardesa; Il fosso “Gerone” è alimentato dalla presa situata a m 700 circa ad Est della bocca del vaso “Gardesa” sopra segnalato e, dividendosi in tre rami, mantiene l’irrigazione di una area agricola piuttosto estesa, corrispondente a parte del settore Nord-Ovest del territorio comunale. Il vaso “Santella” si diparte poco a valle della C.na omonima e dividendosi poco a Sud in più tronconi distribuisce l’acqua nei poderi posti nel settore centrale e meridionale del territorio; in particolare si osserva che l’area di irrigazione del vaso Santella si estende anche a Sud del tracciato del percorso della Seriola Castrina. Le tre bocche di derivazione sopra indicate sono di pertinenza amministrativa del “Consorzio Irriguo della Seriola Nuova” con sede in Via G. Rizzi a .

La Seriola Castrina ha la presa a circa m 300 a valle del ponte vecchio di Palazzolo e con un percorso di Km 35 raggiunge il territorio di . Dal tratto del canale che attraversa il territorio comunale e che scorre in alveo in terra non si dipartono vasi irrigui consorziali. Vengono di seguito riportati i caratteri idraulici della tratta considerata:

 Lunghezza approssimata del percorso compreso tra le linee di confine dei territori comunali di Chiari e di Rovato: m 2.000;

 Dislivello di quota approssimato tra il confine Ovest ( m 144,00 s.l.m.) e il confine posto a Est ( m 143,20 s.l.m.): m 0,80 circa;

 Gradiente idraulico medio del canale nel tratto considerato: 0,04%;  Larghezza del letto del canale in terra : m 6,00;  Altezza della condotta: circa m 2,00  Portata idrica di esercizio: mc/sec 4,00; Il Vaso irrigatore “Lisonzo” (fossi maestri) che assicura l’irrigazione dell’area agricola posta al margine sud-occidentale del territorio, proviene dalla Seriola Vecchia di Chiari ed è quindi amministrato dal Consorzio irriguo della Seriola Vecchia di Chiari. Dalle bocche di derivazione delle Seriole vengono in generale derivati volumi idrici di portata a pieno carico dell’ordine di 500 lt/sec; le portate distribuite agli irrigatori nel corso della stagione estiva sono tuttavia regolamentate dal personale dei Consorzi irrigui che dispongono le sezioni di apertura delle paratie in base ai volumi idrici disponibili nel periodo. Dalla relazione e dalla cartografia che compongono la Relazione Tecnica sul Reticolo Idrografico Minore del Comune di Coccaglio, risultano, inoltre, individuate anche specifiche fasce di rispetto stabilite sulla base del grado di tutela che si intende attribuire ad ogni corso d’acqua; in particolare tutte e tre le Seriole di Coccaglio sono state assoggettate ad un “alto grado di tutela” (fascia di rispetto di 10 m).

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E’ stata invece assegnata una fascia di tutela di 1 m ai tratti di canale intubato o coperto appartenenti alle tre Seriole, intorno ai quali sono già state realizzate tutte le opere di urbanizzazione e di edificazione. La situazione idraulica (e, quindi, relativa alle sole condizioni di deflusso delle acque e non a considerazioni di ordine qualitativo) nel territorio comunale di Coccaglio può essere considerata di buona qualità, con un buon deflusso idrico ed esente da esondazioni; nella stessa Relazione Tecnica si trovano, infine le indicazioni operative necessarie per mantenere tale condizione.

(note tratte da: Relazione Tecnica per la determinazione del reticolo Idrico Minore del Comune di Coccaglio)

Il Consorzio di Bonifica Sinistra Oglio Si tratta di un Ente costituito dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e divenuto operativo dal 1992 relativamente ad un comprensorio di 52.300 ettari, suddiviso in 41 ambiti territoriali comunali della Provincia di Brescia, tra i quali il Comune di Coccaglio.

Nel comprensorio consortile sono operativi cinque distretti:  Seriola Nuova di Chiari  Franciacorta  Travagliato  Trenzana e Baioncello  Castrina

Il Consorzio gestisce direttamente le reti irrigue e di bonifica dei distretti operativi, con uno sviluppo di 97.933 m di canali primari e 448.727 m di canali secondari per la parte irrigata a scorrimento e 36.711 m di condotte primarie e 17.014 m di condotte secondarie per la parte irrigata a pioggia. Il sistema di irrigazione utilizzato dal comprensorio consortile utilizza acque derivate dal fiume Oglio per la parte a nord e con acqua di risorgiva e di pozzo per quella a sud. Lo scolo idraulico avviene completamente per gravità ed è così indirizzato:  zona montana a nord: attraverso torrenti naturali, parte verso il lago d’Iseo e parte verso il fiume Mella (fuori dal comprensorio);  zona centrale: attraverso i canali artificiali consortili che assolvono la funzione di trasporto delle acque verso la zona dei fontanili del comprensorio n. 10 - Mella e Fontanili;  zona sud: attraverso la rete di canali artificiali con funzione promiscua idraulico – irrigua, consortili e dei fontanili, parte direttamente verso il fiume Oglio e parte verso il comprensorio n. 10, nella zona del torrente Strone.

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La qualità delle acque superficiali In base a quanto stabilito dal D.Lgs 152/99, per la determinazione della qualità delle acque superficiali esistono diversi indici:

. LIM - Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori - ovvero lo studio e l’analisi di 7 parametri ritenuti fondamentali per la qualità delle acque;

. IBE - Indice Biotico Esteso - che si basa sulla determinazione dei macroinvertebrati presenti nel corso d’acqua.

I parametri presi in considerazione per determinare il LIM sono i seguenti:  Quantità di ossigeno disciolto in acqua, fondamentale per la fauna ittica  Presenza di nitrati all’interno del corso d’acqua  Presenza di nitriti  Concentrazione di fosforo  Concentrazione di COD e BOD, ovvero la quantità di sostanza organica ed inorganica presente in seguito ai processi di depurazione delle acque  Presenza di Escherichia Coli Da questi indici, è possibile ricavare lo Stato Ecologico (SECA), il quale si occupa degli ecosistemi acquatici presenti, e lo Stato Ambientale (SACA) che prende in considerazione lo stato di qualità chimica delle acque. L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente svolge analisi periodiche su tutta la rete idrografica regionale, con l’obiettivo di controllare e monitorare la qualità delle acque superficiali. Al fine di consentire un’adeguata valutazione dell’evoluzione temporale del livello qualitativo e giungere alla definizione degli indici di qualità sopra richiamati, tali analisi vengono effettuate su punti prestabiliti di torrenti, fiumi e canali artificiali. La rete di ARPA sottopone a monitoraggio, così come fatto dalla Provincia di Brescia fino al 1999, le acque della Seriola Castrina e della Seriola Nuova (monitorate a monte del territorio di Coccaglio, rispettivamente nei Comuni di Cazzago SM e di Rovato). Tra i corsi d’acqua, in base alle risultanze delle analisi condotte fino al 2003, risulta maggiormente compromessa la seriola Nuova, le cui acque riportano, a Rovato, un giudizio complessivo di “pessimo”, il più basso tra i gradi di qualità delle acque che, nella nostra Provincia, trova riscontro, giusto per avere un termine di raffronto, nella qualità del Mella a sud di e all’altezza della città capoluogo.

Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque (P.T.U.A.) della Regione Lombardia corso d'acqua punto di monitoraggio INDICE LIM SECA SACA Seriola CASTRINA Cazzago S.M. 3 3 Seriola NUOVA Rovato 5 5 pessimo Seriosa FUSIA Rovato 4 4 scadente

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L’ACQUA PER USO UMANO L’acqua per uso umano viene captata, a Coccaglio, come in tutta la Pianura Padana, tramite pozzi che attingono alla ricca falda del sottosuolo. Ad assicurare l’alimentazione dell’acquedotto comunale sono stati, per alcuni anni, quattro pozzi: di questi, al momento, risultano attivi i soli pozzi Ingussano e Buscarino, che da soli provvedono ad alimentare l’intero fabbisogno di acqua potabile del Comune. Nella tabella seguente vengono riportati alcuni parametri riguardanti i due pozzi, mentre successivamente sono indicati i diversi apporti quantitativi che ciascuno dei pozzi assicura al fabbisogno idropotabile.

INGUSSANO BUSCARINO POZZO

Quota [m s.l.m.] 163 175 Profondità dal piano campagna 67/130 45/135 Portata massima [l/sec] 60 54

COCCAGLIO: acquedotto comunale attingimenti ai pozzi comunali - anni 2004-2005-2006

800'000

600'000

400'000

200'000

0 Volume derivato [mc/anno] Volume derivato [mc/anno] Volume derivato [mc/anno] anno 2004 anno 2005 anno 2006

INGUSSANO BUSCARINO Acquedotto comunale-apporto % del totale per punto di captazione

55%

45%

INGUSSANO BUSCARINO

POZZO INGUSSANO BUSCARINO

Volume derivato [mc/anno] anno 774.591 567.188 2004 Volume derivato [mc/anno] anno 736.777 2005 589.908 Volume derivato [mc/anno] anno 609.726 2006 747.824

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La rete dell’acquedotto,risulta articolata nel seguente modo e presenta le seguenti caratteristiche impiantistiche:

Comune di Coccaglio - rete di distribuzione dell’acqua per uso umano Tipologia rete maglia Lunghezza totale km 70 Pressione minima atm 3,0 Pressione massima atm 5,0

Per quanto riguarda i dati di consumo, si riportano nella tabella seguente i dati di esercizio del triennio 2004/2006:

2004 % 2005 % 2006 % Volume totale addotto [mc/anno] 1'341'788 1'326'685 1'357'550 Volume totale contabilizzato [mc/anno] 813'898 61 819'433 62 868'345 64 Perdite [mc/anno] 474'218 35 479'080 36 460'487 34

acquedotto comunale - quantità contabilizzata e perdite

1'400'000

1'200'000

1'000'000

800'000

600'000

400'000

200'000

0 2004 2005 2006

Volume totale contabilizzato [mc/anno] Perdite [mc/anno]

La quantità annua di acqua immessa in rete risulta attestarsi sui medesimi valori per gli ultimi tre esercizi. Anche le quantità di acqua non contabilizzata si attesta su valori sostanzialmente stabili. Il dato sicuramente significativo, dunque, è quello della percentuale di acqua che viene immessa in rete ma non risulta contabilizzata: a parte le quantità necessarie al funzionamento degli impianti, la maggior parte di queste quantità sono da ascrivere alle perdite di rete che, a Coccaglio come nel resto dei Comuni italiani, risultano attestarsi su valori sicuramente elevati.

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Le analisi di potabilità dell’acqua per uso umano Periodicamente, ASL e ARPA, al fine di garantire la potabilità dell’acqua distribuita dall’acquedotto comunale, effettuano una serie di analisi volte a verificare, rispettivamente, il rispetto dei parametri biologici e chimici stabiliti dalla normativa (DLgs 31/2001). I campioni d’acqua da esaminare vengono prelevati direttamente dalla rete distributiva, solitamente presso fontanelle poste in aree pubbliche, che per Coccaglio sono quelle ubicate in via S. Pietro, presso il percorso vita, e presso il Campo sportivo. Per quanto riguarda i controlli microbiologici, l’ASL ha effettuato nel corso del 2006, una serie di 16 controlli (otto per ciascun punto), che sono sempre risultati conformi. Sempre per quanto riguarda la qualità microbiologica, nel corso del 2007 si sono registrate alcune non conformità nei prelievi presso la fontanella di via S. Pietro e, più precisamente, in occasione dei controlli effettuati nel periodo estivo :

25 giugno superamento dei valori di parametro 2 luglio superamento dei valori di parametro 5 luglio conforme 9 luglio superamento dei valori di parametro

Sicuramente insolita la presenza di contaminazione microbiologica nel caso di acqua proveniente da pozzi che attingono alla falda (dove si possono, di contro, avere situazioni più diffuse di contaminazioni di natura chimica): a spiegare che le NON CONFORMITA’ registrate siano da ascrivere a fattori contingenti, legati alla rete e al punto di prelievo, inoltre, è il fatto che il campionamento del 5 luglio ha dato risultati conformi. A confermare questa interpretazione, infine, il fatto che le non conformità non si sono più registrate nei controlli successivi, avvenuti dopo le necessarie ispezioni e manutenzioni riguardanti il punto di prelievo e la parte di rete prossima a questo.

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Il servizio di depurazione L’attività di depurazione del sistema fognario del comune di Coccaglio viene effettuata tramite un depuratore comunale che conferisce le acque nella seriola Nuova. Di seguito vengono riportati alcuni dati gestionali e tecnici del depuratore, così come indicato dalla base informativa dell’ATO della Provincia di Brescia.

DEPURATORE DI COCCAGLIO Anno di entrata in esercizio dell’impianto 1985 Gestore COGEME spa Data inizio attività di gestione 01/01/2001 Abitanti equivalenti da progetto 5000 Abitanti equivalenti attuali 7500 Abitanti residenti al 2007 7990 Portata media annua da progetto mc/anno 383.250.0 Portata media annua attuale mc/anno 803.000.0 Tipo di smaltimento acque In corso d'acqua Seriola Nuova Campanella Volume smaltito mc/anno 803.000.0 Fonte: ATO Provincia di Brescia - Anno di riferimento 2003

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CAP. 3 – IL SUOLO

La pianura Bresciana,può essere suddivisa in tre grandi zone: ALTA PIANURA: tra i rilievi prealpini e la zona dei fontanili troviamo un'area di pianura ghiaiosa,debolmente ondulata. I suoli presenti sono profondi, ricchi di materiali grossolani e talvolta di carbonato di calcio. L'abbondanza di sabbie e ghiaie rende questi suoli vulnerabili all'inquinamento.

MEDIA PIANURA: tra i rilievi prealpini e la zona dei fontanili troviamo un'area di pianura ghiaiosa, debolmente ondulata. I suoli presenti sono profondi, ricchi di materiali grossolani e talvolta di carbonato di calcio. L'abbondanza di sabbie e ghiaie rende questi suoli vulnerabili all'inquinamento.

BASSA PIANURA: nel bresciano questi suoli sono presenti a nord del fiume Oglio. Sono superfici piane stabili formate da materiali sabbiosi e limosi, privi di pietrosità in superficie e di ghiaie nel suolo. I suoli presenti sono profondi e con una buona capacità di protezione della falda idrica da possibili inquinanti dove non è presente una falda idrica superficiale. Vengono considerati dei terreni ad alta potenzialità produttiva agricola.

Materiali più grossolani (sabbie e ghiaie) nella parte più a monte, che viene classificata come alta pianura, e depositi a granulometria minore o finissima nella parte meridionale, o bassa pianura, a causa della diversa energia delle acque: da qui, quindi, le diverse caratteristiche dei suoli, più permeabili a nord, con conseguenti diversità di comportamento nei confronti delle acque, tanto che proprio la zona di transizione tra alta e media pianura si caratterizza per la fascia dei fontanili, dove l’emergere dell’acqua di falda verso la superficie è causata dal diverso grado di permeabilità del sottosuolo.

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2 Il territorio del Comune di Coccaglio, con una superficie di 12 km , si trova nel settore dell’alta pianura bresciana, ad eccezione delle propaggini del Monte Orfano, che vengono classificate tra gli “anfiteatri morenici recenti”.

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I PEDOPAESAGGI Ulteriori informazioni relative al suolo si possono dedurre dalla Carta dei Pedopaesaggi redatta dall’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste). L’unità di pedopaesaggio rappresenta uno dei blocchi fondamentali della strutturazione del pedopaesaggio regionale, risulta dalla lettura dei diversi elementi fisici che compongono l’ecosistema e riassume sinteticamente l’azione dei fattori e dei processi che hanno controllato la storia delle singole porzioni dell’ecosistema. La strutturazione del rilevamento pedologico di semidettaglio della Lombardia risulta suddivisa in 4 livelli progressivamente più specifici:

. sistema . sottosistema . unità . sottounità di paesaggio.

I sistemi ed i sottosistemi vengono intesi come contenitori funzionali di specifici raggruppamenti di unità di pedopaesaggio e individuano ambiti specifici del territorio lombardo con profonde differenze di formazione. I suoli collocati nei singoli sistemi e sottosistemi denotano una matrice comune che li differenzia in modo significativo dagli altri; ciò non esclude che tali suoli si possano differenziare anche fortemente, proprio perché ricadono in diverse unità e sottounità di pedopaesaggio.

La classificazione del pedopaesaggio regionale è gerarchica e piramidale: la pianura padana viene descritta partendo da 5 sistemi, passando a 15 sottosistemi, per arrivare infine a 62 unità di pedopaesaggio.

La maggior parte del territorio del Comune di Coccaglio viene classificata nel Sistema L del Paesaggio Lombardo, ossia la Piana fluvioglaciale e fluviale formatasi durante l’ultima glaciazione e costituente il livello fondamentale della pianura; fa eccezione una lingua di terreno in corrispondenza del Monte Orfano – nella zona nord est del Comune – che nella classificazione redatta dall’ERSAF rientra nel Sistema P, ossia rilievi montuosi delle Alpi e Prealpi lombarde, caratterizzati da substrato roccioso e da affioramenti litoidi. Procedendo nella classificazione curata dall’ERSAF, si riscontra che comunque la maggior porzione del territorio comunale rientra nel Sottosistema LG1, sigla con cui viene indicata l’alta pianura ghiaiosa. La tabella riporta le descrizioni dei Sistemi in base ai quali viene classificato il Paesaggio Lombardo e dei Sottosistemi presenti sul territorio del Comune di Coccaglio, così come indicate nel Catalogo dei Pedopaesaggi ERSAL.

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ERSAF – I SISTEMI CHE COMPONGONO IL PAESAGGIO LOMBARDO

Rilievi montuosi delle Alpi e Prealpi lombarde, caratterizzati da substrato SISTEMA - P roccioso e da affioramenti litoidi

SISTEMA - M Anfiteatri morenici dell’alta pianura

Terrazzi subpianeggianti, rilevati rispetto al livello fondamentale della pianura, SISTEMA - R costituenti antiche superfici risparmiate dall’erosione e comprendenti la maggior parte dei rilievi isolati della pianura Piana fluvioglaciale e fluviale costituente il livello fondamentale della pianura SISTEMA - L (L.F.d.P.), formatasi per colmamento alluvionale durante l'ultima glaciazione ("würmiana") Valli alluvionali corrispondenti ai piani di divagazione dei corsi d’acqua attivi o SISTEMA - V fossili, rappresentanti il reticolato idrografico olocenico

Per quanto riguarda i sottosistemi presenti a Coccaglio, si riportano le note caratterizzanti rinvenibili nella classificazione ERSAL:

ERSAF – I SOTTOSISTEMI PRESENTI A COCCAGLIO

LG 1 - Superficie rappresentativa - modale - SOTTOSISTEMA – LG dell'"alta pianura ghiaiosa", a morfologia Ampie conoidi ghiaiose a morfologia subpianeggiante e con evidenti tracce di subpianeggiante o leggermente paleoidrografia. In prossimità dei principali convessa, costituite da materiali solchi vallivi la morfologia è caratterizzata da fluvioglaciali grossolani non alterati, ampie ondulazioni. comprese fra le superfici rilevate (rilievi LG2 – “Superfici antiche, prive di dislivelli montuosi, apparati morenici e terrazzi morfologici significativi, in continuità con antichi) ed il limite superiore della fascia delle quelle modali e caratterizzate da materiali risorgive ("alta pianura ghiaiosa"). tendenzialmente fini, frutto di una spinta alterazione in posto dei materiali d’origine.”

PB1 - “Versanti con pendenze da elevate a SOTTOSISTEMA – PB estremamente elevate, con soprassuolo a Piano basale, coincidente con la fascia bosco di latifoglie termofile (occasionalmente fitoclimatica del "Castanetum" ubicato a mesofile) per la prevalente esposizione a quote inferiori ai 700 m (± 300m). meridione, da cui dipende il frequente utilizzo Comprende l'orizzonte submediterraneo con a pascolo, vigneto e frutteto, sulle superfici sclerofille (Quercus ilex, Olea europea) e meno acclivi o artificialmente terrazzate.” l'orizzonte submontano con boschi di PB3 - “Crinali arrotondati, superfici latifoglie eliofile (Quercus cacuminali blandamente convesse e versanti robur peduncolata, Q. petraea, Castanea con pendenze da moderate a moderatamente sativa). elevate, utilizzati prevalentemente a pascolo, prato e seminativo.”

SOTTOSISTEMA – PV PV3 - “Superfici pedemontane di raccordo Fondivalle montani di origine alluvionale, con l’alta pianura, corrispondenti alle comprendenti le superfici di raccordo (di principali fasce colluviali di piede versante. origine colluviale) con i versanti limitrofi, in Hanno pendenze basse o moderate e sono cui trovano ampia diffusione le colture soggette a modellamento antropico.” agrarie.”

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GEOMORFOLOGIA La geomorfologia del paesaggio, cosi come anche il P.T.C.P. evidenzia, è la risultante dell’interazione di molteplici fattori: il clima, le caratteristiche litologiche e strutturali dei suoli, i processi geomorfologici, la vegetazione, la fauna, la configurazione degli insediamenti e delle reti infrastrutturali. In particolare la provincia di Brescia , come accade per tutte le zone alpine e prealpine, è stata strutturata nel suo attuale assetto, da due grandi eventi: l’orogenesi (detta anche alpino-himalaiana o alpidica alpina) e le glaciazioni. Per orogenesi si intende un complesso di deformazioni e di accavallamenti degli strati rocciosi, che è iniziato nel Cretaceo (circa 100 milioni di anni fa) e si è concluso praticamente nel Miocene (circa 15 milioni di anni fa) anche se alcuni contraccolpi, di non secondaria importanza, sono tuttora in atto. Le glaciazioni a loro volta, con i loro 5 cicli di espansione e ritiro delle coltri, hanno determinato il modellamento delle valli, la formazione di colline e contribuito in modo determinante all’interrimento dell’ambiente marino e palustre della pianura padana. Il P.T.C.P riferendosi al Monte Orfano lo definisce nel seguente modo: “rilievo isolato della pianura”…”Il Monte Orfano, così come la collinetta di Sale di e il colle della Badia di Brescia, è di età precedente il Pleistocene ed è costituito da conglomerato che, modellato da agenti geomorfici, ha prodotto versanti piuttosto acclivi.” Gli studi geologici,infatti, portano a stabilire l’origine e la formazione dei territori posti ai margini del Monte Orfano in tempi compresi tra la seconda metà dell’Era Cenozoica e gran parte dell’Era Quaternaria. Questo intervallo di tempo, che risalirebbe intorno a 14-15 milioni di anni per concludersi nell’età postglaciale, fu caratterizzato, come gran parte dei periodi del Cenozoico e del Quaternario, da grandi sconvolgimenti che, in fasi e vicende diverse, mutarono continuamente la morfologia della crosta terrestre. La geomorfologia del territorio comunale è, quindi, il risultato dell’azione glaciale e fluvioglaciale avvenuta nel periodo Quaternario, che ha determinato la sovrapposizione di depositi morenici e fluvioglaciali al substrato roccioso. Le ricerche stratigrafiche e paleontologiche hanno confermato che il Monte Orfano, che delimita a sud-ovest la Franciacorta con uno sviluppo in lunghezza di 5,0 chilometri circa, è l’area più antica dei territori di Rovato, Coccaglio, Cologne e di Erbusco. La collina, che dalla quota di circa m. 190 s.l.m. presso la chiesa di S. Stefano di Rovato si eleva alla quota prossima a m. 450 della sommità posta in corrispondenza dell’abitato di Cologne, è costituita da un’unica formazione rocciosa denominata «Conglomerato del Monte Orfano», che mostra spessori dell’ordine di 300 metri verso l’estremità orientale, dove il rilievo raggiunge la maggiore altezza, si osservano spessori anche superiori agli 850 metri (Vecchia, 1954).

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Questo conglomerato si presenta in strati e banchi anche massicci e corrisponde ad una puddinga, essendo formato da ghiaia e ciottoli anche grossolani arrotondati, cementati da sabbie calcaree e silicee che conferiscono alla roccia un notevole grado di compattezza di conglomerato, sono stati rinvenuti numerosi fossili di molluschi di cui sono ancora conservati alcuni esemplari non determinati. E' noto che fin dal Miocene inferiore la linea di costa che delimitava a Nord il bacino padano correva lungo i margini dei rilievi prealpini in continua emersione e tuttora esistenti, dove spesso trovavano lo sbocco torrenti piuttosto impetuosi per la ripidità degli alvei e per le buone portate idriche, che determinarono una intensa azione di erosione e di trasporto di ingenti masse di alluvioni verso il mare. Le osservazioni paleogeocrafiche portano così a ritenere che in prossimità dei margini dei rilievi prealpinii di età mesozoica, situati in corrispondenza della Franciacorta, si aprivano in quell’epoca due ampie insenature ad estuario dove più torrenti di buona portata idrica raggiungevano il mare. Nell’insenatura di maggiori dimensioni, posta in corrispondenza del bacino del Sebino, lo sbocco dei torrenti nel mare padano si attestava un po' più a monte dell’area attualmente occupata dal M.te Orfano; analogamente nell’estuario situato al margine orientale della Franciacorta, corsi d’acqua di minor portata sfociavano nel tratto dell’antica costa compresa tra i rilievi di Sale a Gussago e di S. Anna presso Brescia. Pertanto sul litorale abbastanza profondo, posto in prossimità dello sbocco dei torrenti, in un ciclo della durata di forse due milioni di anni, si andarono accumulando grandi quantità di alluvioni in prevalenza grossolane, costituite da ghiaie, ciottoli e sabbia che diedero origine, a seguito dei processi di diagenesi, alla formazione dei conglomerati. Lo spessore di questa successione stratigrafica che in territorio di Cologne raggiunse la considerevole misura di circa 1.000 metri presuppone il manifestarsi dei fenomeni di subsidenza, tali da determinare l’abbassamento del fondale marino per il progressivo accumulo di grandi masse di sedimenti in tempi relativamente brevi. Nello stesso tempo i materiali sabbiosi e argillosi, per le piccole dimensioni dei granuli, si depositavano a maggior distanza dalla foce e sui fondali più profondi, costituendo formazioni di arenaria, argilla e marna. I processi sedimentari dei materiali alluvionali si interruppero abbastanza bruscamente verso la fine del Miocene medio con la ripresa alquanto intensa dell’orogenesi alpina che determinò in tutta l’area del Mediterraneo una regressione marina di imponenti proporzioni a causa anche dello sbarramento dello stretto di Gibilterra. Così nella zona, corrispondente all’alta e media pianura padana, situata ai margini dei rilievi prealpiní e non più occupata dal mare, iniziò un lungo periodo dominato dai fenomeni di erosione; le formazioni arenacee e in argilla che si erano depositate, come sopra accennato, nel Miocene inferiore-medio, per la loro scarsa resistenza agli agenti erosivi, scomparvero quasi completamente, mentre i sedimenti conglomeratici

ISO ambiente srl via Mazzini, 59 - Mazzano – BS Tel. 030.2120255 - [email protected] – www.isoambiente.i t pag. 33 di 80 COMUNE DI PIANO DI GOVERNO DEL RAPPORTO AMBIENTALE – parte seconda Maggio COCCAGLIO (BS) TERRITORIO QUADRO CONOSCITIVO 2008 accumulatisi, sia ai margini del bacino del Sebino che tra Gussago e il Colle di S. Anna, per il loro consistente spessore e per la maggior compattezza mantennero buona parte della mole primitiva. Da quanto descritto si può, con sufficiente approssimazione, ritenere che alla fine del Miocene l’area occupata dalla formazione dei conglomerati risultasse più estesa di quella su cui attualmente insiste il Monte Orfano, che a Nord rimaneva in parte ancora collegato con i versanti dei Monte Alto e degli altri rilievi di età cretacica e giurassica della Franciacorta. La zona corrispondente alla pianura doveva poi delinearsi come una grande distesa regolarmente inclinata a Sud ma con una morfologia molto accidentata, prodotta in gran parte dalla presenza di torrenti vorticosi provenienti da Nord, che determinarono sul suolo marnoso-arenaceo poco coesivo dell’Oligocene e del Miocene una intensa azione di erosione e di trasporto Durante la successiva fase orogenetica che, tra la fine del Miocene e l’inizio del Pliocene, portò l’intera catena alpino-himalayana alle quote molto prossime alle attuali, anche le aree occupate dalle formazioni conglomeratiche della Franciacorta, come molte altre zone poste ai margini dei rilievi prealpini, si sollevarono rispetto alla pianura, dando luogo all’assetto strutturale del Monte Orfano, che si è mantenuto molto simile all’attuale.

La litologia Per litologia si intende l’insieme dei caratteri chimici e fisici che definiscono una roccia nei suoi vari aspetti: composizione chimica e mineralogica, struttura e tessitura. Le informazioni inerenti la composizione litologica del terreno del Comune di Coccaglio, sono reperibili dall’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (E.R.S.A.F.) della Regione Lombardia, che propone una base dati dettagliata per quanto riguarda le caratteristiche litologie dei suoli, realizzata attraverso ricognizioni e campionamenti in sito, confermati da analisi di laboratorio. Il territorio comunale è costituito – per buona parte del territorio - da ghiaie poco gradate, mentre per quanto riguarda la parte nord-est si alternano due fasce di rocce sedimentarie carbonatiche con una di ghiaie limose.

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L’era quaternaria – Le glaciazioni Agli inizi dell’Era Quaternaria, che viene fatta risalire a 1,8 milioni di anni circa, la morfologia del territorio si discosta ancora in alcuni suoi aspetti ambientali da quella odierna; saranno poi le modificazioni del suolo che vennero a prodursi nei periodi glaciali e interglaciali a dare al territorio la configurazione più vicina a quella attuale. In particolare in tutto il Pleistocene, contemporaneamente alla lenta regressione marina riprese l’imponente alluvionamento ad opera dei fiumi e dei ghiacciai che trasferirono nell’alta pianura posta tra l’Oglio e il Mella una massa di materiali alluvionali che raggiunsero in media uno spessore prossimo a ben 300 metri. Tuttavia l’evento naturale che maggiormente caratterizzò a partire dagli ultimi 700.000 anni circa l’intera Europa fu il generale raffreddamento del clima che portò alle grandi espansioni cicliche dei ghiacciai. Delle 4 glaciazioni che interessarono la regione alpina a partire da un’età prossima a 600.000 anni, la prima denominata del Günz della durata ragguardevole di 50.000 anni circa, allo stato delle attuali conoscenze, sembra abbia raggiunto solo in parte alcune valli delle Prealpi rneridionali. Le imponenti glaciazioni del Mindel e del Riss, che risalgono rispettivamente a 480.000 e 240.000 anni dall’età attuale e che accumularono nella media e alta Valle Camonica delle masse glaciali dello spessore valutato intorno a 2.000 metri, raggiunsero certamente la Franciacorta e nei periodi di massima espansione valicarono il Monte Orfano, occupando una imprecisata zona della pianura; testimoniano certamente l’azione di trasporto dei ghiacciai i numerosi massi erratici rinvenuti in più punti nella fascia pedemontana, estesa tra Coccaglio e Cologne, di cui uno di dimensioni metriche, rinvenuto a poca profondità nelle alluvioni ghiaioso-ciottolose, si può osservare nel Parco Comunale. Anche la maggior ripidità del versante settentrionale del Monte Orfano rispetto a quello meridionale, che mostra ampie incisioni vallive, presuppone una forte erosione glaciale, che ha certamente ridotto la primitiva struttura del rilievo. La glaciazione del Würm, la più lunga poiché compresa nella scala dei tempi tra 120.000 e 20.000 anni circa ma di ridotte proporzioni rispetto alle precedenti, si manifestò in tre stadi di espansione e di ritiro del fronte glaciale e sembra non abbia raggiunto il nostro territorio con grandi masse glaciali: infatti nell’anfiteatro morenico del Sebino il limite della maggior espansione del fronte glaciale würmiano coincide con la cerchia più interna e meno elevata che delimita l’area delle torbiere di Provaglio d’Iseo. Nei lunghi periodi interglaciali per lo scioglimento delle ingenti masse nevose si produssero intensi cicli di trasporto e di sedimentazione delle grandi quantità dei materiali detritici che hanno dato origine ai terrazzi morfologici della pianura, di cui il più elevato corrisponde al Piano Fondamentale che comprende gran parte del nostro territorio. Pertanto agli uomini della preistoria il nostro territorio, sia in pianura che nelle località situate in prossimità del Monte Orfano, si presentava parte ricoperto da folta vegetazione e parte occupato da acquitrini. In particolare l’aspetto morfologico a conca e la natura argillosa del suolo della località alquanto ampia denominata “Le vigne” confermano la presenza in età postglaciale di uno specchio d’acqua di buone dimensioni, esteso dal margine collinare alla soglia di terreno un pò più elevato che lo delimitava a Sud, dove attualmente corre la strada comunale per Cologne e dove in seguito è sorta una parte dell’antico insediamento del paese. Anche i terreni argillosi che si incontrano nei primi metri del sottosuolo nelle località Acquetta e Fornaci, poste lungo la strada statale per Rovato, non lasciano dubbi circa la presenza di invasi d’acqua, alimentati in gran parte dal Torrente Carera, proveniente dal territorio di Rovato. E ancora nel settore mediano della pianura del territorio, che appare leggermente più depresso rispetto alle aree circostanti, si estendevano acquitrini, collegati per lo più con gli scaricatori del Monte Orfano e che sono stati del tutto bonificati in età storica. Le denominazioni tuttora in uso in diversi poderi, quali Fiumicello, Breda, Valenca, Gardesa, Fossato ecc., si possono ricollegare certamente alle caratteristiche idrografiche superficiali di quelle aree. L’esame infine dei pollini rinvenuti nei paleosuoli di età würmiana e nei livelli di stazioni preistoriche della Lombardia, permette di ritenere che nell’area dell’alta pianura e quindi anche nel nostro territorio, si sia sviluppata, fin dall’inizio dei periodo postglaciale, una associazione vegetale comprendente le essenze arboree caratteristiche dei climi temperati, quali la quercia e il leccio, la betulla, il pioppo, il platano, il frassino, il salice, l’acero e l’alloro; con minor frequenza vengono segnalate le conifere che si erano invece maggiormente diffuse nei periodi più freddi anche in pianura. tratto da “Coccaglio alla ricerca delle origini” – Natale Partegiani – Alberto Speciale – Comune di Coccaglio – anno 1999

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PEDOLOGIA DEI SUOLI A COCCAGLIO Il termine Pedologia fa riferimento allo studio dei potenziali utilizzi e le eventuali limitazioni derivanti dalle diverse caratteristiche geologiche e geotecniche. Per la pianura lombarda, l’ERSAF ha prodotto una serie di carte tematiche ottenute dall'interpretazione della Carta Pedologica e finalizzate ad una gestione mirata dei suoli ed alla loro conservazione. La carta dei suoli e la cartografia da essa derivata forniscono informazioni per valutare l’idoneità di un territorio alle diverse attività umane e, per tale motivo, si presta ad essere strumento fondamentale di riferimento per la gestione e la pianificazione del territorio stesso.

 capacità d’uso dei suoli Questa classificazione ha lo scopo di valutare il valore produttivo dei suoli ai fini agro- silvo-pastorali I suoli vengono classificati essenzialmente allo scopo di mettere in evidenza i rischi di degradazione derivanti da usi inappropriati e la relativa cartografia è strumento utile alla pianificazione, in quanto consente di operare le scelte più conformi alle caratteristiche dei suoli e dell'ambiente in cui sono inseriti. Tale interpretazione viene effettuata tenendo conto delle caratteristiche intrinseche del suolo (profondità, pietrosità, fertilità) e della sua morfologia (pendenza, rischio di erosione, inondabilità, limitazioni climatiche). La capacità d'uso dei suoli ha come obiettivo l'individuazione dei suoli agronomicamente più pregiati, e quindi più adatti all'attività agricola, consentendo, in sede di pianificazione territoriale, di preservarli da altri usi. Ciascuna delle tre macrocategorie (suoli adatti all’agricoltura; suoli adatti al pascolo e alla forestazione; suoli inadatti ad utilizzazioni agro-silvo-pastorali), viene a sua volta suddivisa in classi:

 Suoli adatti all’agricoltura: Classe I: Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture. Classe II: Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative. Classe III: Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative. Classe IV: Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione.  Suoli adatti al pascolo e alla forestazione: Classe V: Suoli che pur non mostrando fenomeni di erosione, presentano tuttavia altre limitazioni difficilmente eliminabili tali da restringere l'uso al pascolo o alla forestazione o come habitat naturale. Classe VI: Suoli che presentano limitazioni severe, tali da renderle inadatte alla coltivazione e da restringere l'uso, seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat naturale. Classe VII: Suoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare difficoltà anche per l'uso silvo pastorale.  Suoli inadatti ad utilizzazioni agro-silvo-pastorali: Classe VIII: Suoli che presentano limitazioni tali da precludere qualsiasi uso agro-silvo-pastorale e che, pertanto, possono venire adibiti a fini creativi, estetici, naturalistici, o come zona di raccolta delle acque. In questa classe rientrano anche zone calanchive e gli affioramenti di roccia.

Il territorio del Comune di Coccaglio è costituito da suoli classificati come adatti all’agricoltura, pur con alcune differenziazioni e alcune indicazioni che dovrebbero

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 Capacità protettiva nei confronti delle acque profonde Questo parametro esprime la capacità del suolo di limitare il trasporto – attraverso la percolazione delle acque meteoriche e di irrigazione - degli inquinanti in profondità, in direzione dell’acqua di falda. Le precipitazioni e l’acqua di irrigazione sono, infatti, i principali veicoli di trasporto dei prodotti fitosanitari (o di altri potenziali inquinanti), attraverso il suolo: la valutazione della capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee assume, pertanto, una rilevanza particolare nelle aree ove vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua. Per valutare la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione, sono prese in considerazione le proprietà pedologiche e il comportamento idrologico del suolo (permeabilità, profondità della falda, granulometria e proprietà chimiche). Il modello di valutazione prevede, in sintonia anche con criteri interpretativi analoghi utilizzati in Europa e negli Stati Uniti, la ripartizione dei suoli in tre classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde:  elevata  moderata  bassa. I suoli del comune di Coccaglio presentano per la maggior parte una moderata capacità protettiva nei confronti delle acque profonde, come illustrato nel capitolo dedicato alle acque sotterranee.

 Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami I liquami prodotti in zootecnia vengono di norma sparsi sui terreni aziendali: una pratica antica, che – oltre a risolvere il problema dello smaltimento, garantisce un elevato apporto di sostanze nutritive al terreno e consente di ridurre l’uso di concimi chimici da somministrare alle colture. Questa pratica, quando non sia condotta con i dovuti

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 Classe S1 - suoli adatti, senza limitazioni: la gestione dei liquami zootecnici può generalmente avvenire, secondo le norme dell’ordinaria buona pratica agricola, senza particolari ostacoli.

 Classe S2 - suoli adatti, con lievi limitazioni: richiedono attenzioni specifiche e possono presentare alcuni ostacoli nella gestione dei liquami zootecnici.

 Classe S3 - suoli adatti, con moderate limitazioni: richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei liquami zootecnici.

 Classe N - suoli non adatti: presentano caratteristiche e qualità tali da sconsigliare l’uso di reflui non strutturati e tali, comunque, da rendere di norma delicate le pratiche di fertilizzazione in genere. I suoli agricoli del Comune di Coccaglio presentano alcune limitazioni (classi S2, S3 E N) richiedono, con intensità crescente, dalla classe S2 alla classe N,tuttavia attenzioni specifiche che devono essere valutate, anche a seguito di approfondimenti effettuati a livello aziendale, in dipendenza delle caratteristiche e delle qualità dei suoli e dei reflui utilizzati, al fine di evitare la lisciviazione dei nitrati verso le falde sotterranee e/o il ruscellamento verso la rete idrica superficiale, al fine di garantire condizioni ottimali alle colture e assicurare un’alta efficienza nell’asportazione dell’azoto apportato dai liquami. Esse possono comprendere, a seconda dei casi, attenzioni ai volumi distribuiti, ai tempi di distribuzione (frazionamento), alla tempestività e alle modalità di interramento e lavorazione dei terreni liquamati, alla definizione di più efficaci piani colturali, alla attenta gestione della fertilizzazione minerale complementare e dell’irrigazione.

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L’USO DEL SUOLO Il progetto DUSAF (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali) - frutto di una collaborazione dell’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) con la Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia – fornisce i dati sull’utilizzo dei suoli dei Comuni della Regione Lombardia. Si tratta, in considerazione della scala cartografica utilizzata (1:10.000), di uno strumento di analisi di area vasta e di primo orientamento, che fornisce, nello stesso tempo, la stessa scala di analisi per l’intera Regione, con le conseguenti possibilità di raffronto coerente tra i diversi contesti territoriali. Le tipologie di uso del suolo e le superfici che il progetto DUSAF riscontra a Coccaglio sono quelle riportate in tabella:

Comune di COCCAGLIO - USO DEL SUOLO (FONTE: progetto DUSAF)

AREA(MQ.) % 474.698 3.96 boschi 418.613 3.49 legnose agrarie 90.710 0.76 vegetazione naturale 16.789 0.14 prati 8.304.920 69.21 seminativi 2.684.709 22.37 aree urbanizzate

COCCAGLIO - USO del SUOLO

boschi legnose agrarie vegetazione naturale prati seminativi aree urbanizzate

Un territorio, guardando alle quantità in gioco, caratterizzato da sicura monotonia, se si considera che le due sole classi del seminativo e dell’urbanizzato superano insieme il 90% della superficie comunale. Ma non è questa una peculiarità di un singolo Comune, quanto, piuttosto, la situazione mediamente riscontrabile nei Comuni pianeggianti posti vicini alla città capoluogo. Parte del territorio è dominata dalla collina: il rilievo isolato del Montorfano, la cui superficie, pari a 0,94 Km2, è occupata per circa 0,54 Km2 da boschi spontanei oppure

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LA SIEPE E IL FILARE NEL PAESAGGIO AGRARIO PADANO: ORIGINI E FUNZIONI Con l’arrivo prima degli etruschi, poi degli antichi romani, la Pianura Padana iniziò a “rimodellarsi”. La ricerca di buon legname da costruzione, di nuovi suoli su cui coltivare cereali e l’esigenza di bonificare ampie zone ricche d’acqua, spesso paludose,(fascia dei fontanili) fecero si che i boschi di carpini (Carpinus betulus L.) e querce (Quercus robur L., Quercus petraia Mattuschka Liebl), presumibilmente diffusi nella parte settentrionale della pianura e quelli dominati da olmi (Ulmus minor Miller),frassini (Fraxinus excelsior L.), ontani (Alnus glutinosa L. Gaertner), salici (Salix alba L., Salix cinerea L., Salix caprea L., Salix fragilis L.) e pioppi (Populus nigra L.,Populus alba L.), diffusi nella parte meridionale caratterizzata da abbondanza di acque, andassero progressivamente riducendo le loro dimensioni. Questa continua erosione degli spazi boscati portò al risultato per il quale le zone di confine tra una proprietà e l’altra rimasero l’unica area dove il bosco potè sopravvivere in quanto non utilizzabile sotto l’aspetto agronomico. Ebbe così origine la “siepe primigenia”. Col passar del tempo la sua struttura, probabilmente dominata da specie erbacee, arbustive ed arboree tipiche dei boschi originali si modificò attraverso la sostituzione delle prime essenze con altre specie (soprattutto arboree ed arbustive) più utili alle esigenze dell’uomo. A tale proposito è chiara la dinamica del sistema siepe/filare nella prima fase che pur destinato a segnare i limiti di superfici, a recingere o difendere i luoghi, spesso un campo coltivato, svolgeva anche una chiarissima funzione produttiva: il sistema etrusco di allevamento della vite, infatti, prevedeva piante alte, maritate a pioppo, aceri(Acer campestre L.), olmo associati alla coltura di cereali (Sereni, 1961). La cosiddetta “siepe-vitata”, sviluppata preferibilmente lungo l’asse di proiezione Est-Ovest, ove presente, conferiva al paesaggio un piacevole assetto a “mosaico” e assommava così altre funzioni, da quella simbolico religiosa a quella produttiva. Si introdussero progressivamente specie utili alla sopravvivenza della popolazione contadina;vennero realizzate siepi molto simili fra loro nell’alta e nella bassa pianura (omologazione dei modelli) nelle quali dominavano specie arboree caratterizzate da ottimi legni da costruzione(querce, frassini, aceri, platani ed ontani) e specie arboree ed arbustive in grado di produrre frutti commestibili. Seguendo dinamiche diverse, il sistema siepe iniziò anche a differenziarsi in base alle possibili funzioni ed esigenze. Vennero lasciate, ad esempio, le siepi fitte e strutturate, formate, cioè, da strati arborei ed arbustivi, in prossimità di canali e fontanili per limitare e impedire, con il forte ombreggiamento prodotto dalle chiome della vegetazione, l’intensa crescita delle specie idrofile o acquatiche responsabili di intasamenti e rallentamenti del flusso idrico. Vennero realizzate siepi di confine monospecifiche con biancospini o rose che fungevano da vere e proprie barriere al passaggio degli estranei, altre con salici da vimine utilizzati nella realizzazione di moltissimi strumenti. Le opere di bonifica e sistemazione irrigua, iniziate nel XIII secolo e riprese nei periodi successivi, prevedevano sistematicamente la presenza di piantate da far correre lungo le vie d’acqua (De Crescenzi, 1561) o ai margini dei campi al fine non solo di delimitare i confini, ma per rafforzare le ripe dei canali e dei colatori, soggetti all’erosione provocata dal flusso idrico. Si diffuse la piantata, fattore essenziale della organizzazione del paesaggio (Sereni, 1961), con una progressiva riduzione della presenza della vite ed una diffusione, in talune aree, di piante arboree infruttifere. A fianco di tali presenze, funzionali e controllate dall’uomo, se ne aggiunsero altre non altrettanto favorevoli e volute. Comparvero specie alloctone come la robinia, introdotta in Francia verso la metà del ‘700, o come l’ailanto ed il prugnolo tardivo giunte nel corso del ventesimo secolo. Queste specie, rivelatesi ben prestoestremamente competitive, si diffusero naturalmente in buona parte del territorio e cambiarono la fisionomia del sistema siepe-filare lombardo. La scomparsa della vegetazione originale, nel caso di ailanto e prugnolo attribuibile anche a fenomeni allelopatici, ha creato situazioni di biodiversità estremamente bassi. Queste dinamiche vegetazionali, che determinano di fatto una drastica riduzione della biodiversità, rendono più complessa e articolata la riflessione sulla siepe. Se la sua presenza, esaminata a scala territoriale, la porta ad essere considerata sempre elemento di maggiore struttura e diversità, a scala di maggior dettaglio non sempre rappresenta efficacemente un serbatoio di diversità ambientale. Per studi sviluppati a questa scala sarebbe opportuno affiancare al dato relativo alla presenza/assenza della siepe, anche quello relativo alla qualità vegetazionale intrinseca.L’insieme di queste evoluzioni, nel tempo e nello spazio, ha portato attualmente a distinguere, nella definizione, la siepe dal filare o a fissarne alcune tipologie. Il termine siepe indica generalmente una stretta fascia vegetata formata da una componente legnosa, prevalentemente arbustiva, sottoposta a gestione e da una sottostante fascia erbacea. Con filare si intende, invece, una successione lineare, anche multipla, di specie arboree gestite e diversamente governate. Il sistema siepe/filare assume molteplici effetti positivi e numerose interazioni con l’ambiente circostante. Esso svolge funzioni maggiormente importanti laddove sono carenti le formazioni boschive e quindi quando nel nuovo abitat possono sopravvivere specie ruderali e popolazioni di animali di varia dimensione e tipologia(aumento di biodiversità). La siepe si comporta come barriera fisica in grado di intercettare e filtrare ciò che si muove in atmosfera, sopra e sotto la superficie del suolo. Intercettare, per l’economia generale del sistema, significa inglobare più energia e materia e quindi aumentare la capacità di autorganizzazione e automantenimento. Importanti sono le funzioni di frangivento e di fascia tampone(filtro biologico): con la prima si riducono significativamente i valori di evapotraspirazione della coltura, con vantaggi produttivi, si modificano i processi di maturazione e di perdita di acqua, si riducono i fenomeni di rottura di rami e di allettamento, i processi di diffusione di semi di infestanti o di parassiti, fenomeni di trasporto di inquinanti, di sostanze tossiche, di rumori.Con la seconda, la siepe interagisce nella regolazione del ciclo dell’acqua e, formando in alcuni casi delle vere e proprie reti, si comporta come volano ambientale bilanciandi fattori fisici in entrata(precipitazioni) e in uscita (deflussi). Tratto dagli atti del Convegno Internazionale:Il sistema rurale Una sfida per la progettazione tra salvaguardia, sostenibilità e governo delle trasformazioni. Milano il 13 e 14 ottobre 2004

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L’AGRICOLTURA

Nel territorio del comune di Coccaglio sono state rilevate le seguenti forme d’uso del suolo agrario:

sup N° utilizzo S.A.U. % imprese (mq.) MAIS DA GRANELLA 4.945.178 56.0 91 SILOMAIS E MAIS CEROSO 1.204.031 13.6 14 ERBAIO DI GRAMINACEE 1.135.221 12.9 15 VITE PER UVA DA VINO IN ZONA DOC E/O 434.218 4.9 26 DOCG GRANO (FRUMENTO) TENERO 373.158 4.2 16 RIPOSO - PRATICHE AGRONOMICHE 217.000 2.5 10 ERBAIO DI GRAMINACEE 116.900 1.3 4 ERBA MEDICA 107.410 1.2 8 PRATO POLIFITA DA VICENDA 105.409 1.2 9 ORZO 74.660 5 PRATO POLIFITA NON AVVICENDATO 56.030 8 PIANTE ORTICOLE A PIENO CAMPO 21.200 3 ALTRI SEMINATIVI 15.710 4 ERBAIO MISTO 10.469 2 RIPOSO NO FOOD - SPELTA, FRUMENTO 7.400 1 TENERO ALTRE PIANTE ARBOREE DA FRUTTO 5.600 2 VIVAIO FLORICOLI E PIANTE ORNAMENTALI 4.200 1 TOTALE SUPERFICIE COLTIVATA (S.A.U.) 8.833.794

Fra le colture si evidenzia una presenza significativa dei vigneti in Franciacorta e una diffusa coltivazione di seminativi nella parte pianeggiante.

La pianura bresciana è stata coltivata dal Neolitico e disboscata sino dalle epoche più remote; la trasformazione del territorio diviene sistematica in epoca romana. La regressione altomedievale è recuperata dopo il Mille, con drenaggio delle aree paludose e irrigazione della pianura arida; i fabbricati si moltiplicano sul territorio. Nel ’500 e ’600 si diffondono prima il riso e il gelso, poi, dopo la scoperta dell’America, il mais, la patata. Con l’800 e soprattutto nella prima metà del ’900 sono introdotte nuove tecnologie e la produzione aumenta, ma le trasformazioni sono ancora graduali, i materiali utilizzati tradizionali. Dopo il 1950 le modifiche sono veloci e si diffondono su tutto il territorio. Le abitazioni vengono riattate, il bestiame allevato in capannoni per suini, avicoli, in nuove stalle da latte, che vengono così a caratterizzare in modo nuovo la pianura. Nei campi vengono abbattuti i filari di alberi e le ceppaie: le macchine, sempre più grandi, e che hanno sostituito i buoi, i cavalli, devono muoversi in spazi ampi. Tra le colture diminuiscono i prati e diviene predominante il mais, tutto destinato all’alimentazione animale.

«L’ordine dei campi, la loro geometrizzazione, rappresenta dunque lo “stile”della zona pianeggiante (anche posta nell’ovest della Provincia) tipico del paesaggio. agrario lombardo: uno stile che dà il senso della produttività agricola, e che rappresenta in certo modo il segreto meccanismo di un sistema produttivo efficiente Il sistema dei campi ordinato e il sistema degli insediamenti sono inscindibilmente legati. …». tratto da “Gli iconemi: storia e memoria del paesaggio” Testi di Eugenio Turri – Barbara Capozzi – Walter Guadagnini – Giorgio G. Negri – Emilio Tadini

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Nei campi rimangono pochi filari di alberi. Dall’alto gli appezzamenti mostrano nelle varie stagioni i diversi colori del territorio coltivato: la terra appena arata, il verde tenero del frumento che spunta, l’oro del grano maturo, il verde intenso del mais d’estate.

Per quanto riguarda, infine, gli allevamenti, i dati più aggiornati, ricavati dallo Studio Agronomico commissionato dal Comune nel 2005, vedono le seguenti presenze:

BOVINI SUINI

ARCHETTI MARIA INES 76 CARUNA SALVATORE 6004 I capannoni per gli allevamenti sono BARISELLI GIUSEPPE 76 FRANCESCHETTI VIRGILIO 98 vere e proprie fabbriche di carne. I ARRIGHETTI GIOVANNI maiali, ad esempio, separati in BERTASSI & ZANI S.S. 98 4026 BATTISTA settori distinti per peso, rimangono all’aperto o entrano al chiuso BOSETTI ATTILIO E ANDREA S.S. 180 S.S.B. S.S. 9225 seguendo ritmi costanti. MAZZOTTI GIUSEPPE E ALIOSCIA 81 AVICOLI VITALI FRANCESCO E MOLETTA GIUSEPPE & MAURO 120 41180 ANNAMARIA SEROTTI GIOVANNI, ANDREA E 127 ZANI LORIS 17500 ANGELO VITALI EUGENIO E ALESSANDRO 91 RAFFAELLO

VITALI GIUSEPPE 46

ZANOTTI DI ZANOTTI LUCA E 512 tipo n. tot. capi CLAUDIO S.S. ZOTTI GIANPIETRO C.NA VALENCA 760 BOVINI 3.445 BASSA DELAIDINI GIANBATTISTA 176 SUINI 19.353 EREDI RIGHETTI PAOLO DI 100 AVICOLI 58.68 RIGHETTI MAURO E C SAS FACCHETTI RENATO, MARIO ED 227 ERMANNO S.S. GOZZINI S.S. 149

LA GARDESA DI VEZZOLI S.S. 260

MARTINELLI ANGELO E CARLO 126 VALTULINI ANGELO E SERAFINO 240

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CAP. 4 – IL PAESAGGIO E I BENI STORICI

La necessità di preservare, insieme alle memorie e alle testimonianze del passato, anche le più importanti componenti a valenza ambientale e paesistica, è fatto consolidato nella normativa nazionale. A testimonianza della consolidata importanza attribuita al paesaggio dall’intera Comunità Europea, il 19 Luglio 2000 il Comitato dei Ministri della Cultura e dell'Ambiente ha adottato la “Convenzione Europea del Paesaggio”, che si applica all'intero territorio degli Stati firmatari ed ha l'obiettivo di promuovere l'adozione di politiche di salvaguardia, di gestione e di pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea nelle politiche di settore. La prima importante manifestazione legislativa nel nostro Paese, in tema di tutale dei beni paesistici, è rappresentata dalla Legge 29 giugno 1939 n. 1497, "Protezione delle bellezze naturali", e la Legge 8 agosto 1985 n. 431 (Legge Galasso), "Conversione in Legge con modificazioni del Decreto Legge 27 giugno 1985, n. 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale", sono state compendiate al Titolo II del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della Legge 8 ottobre, n. 352". Il testo unico D.Lgs 490/1999 ingloba interamente la Legge 1497/1939 all’articolo 139, “Beni soggetti a tutela”: 1. Sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo in ragione del loro notevole interesse pubblico: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarita' geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati a norma delle disposizioni del Titolo 1, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Il D.Lgs 490/1999 riprende inoltre la Legge Galasso all’articolo 146, “Beni tutelati per legge”: 1. Sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo in ragione del loro interesse paesaggistico: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; h) le aree assegnate alle universita' agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico. Il percorso legislativo si conclude con l’approvazione del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137". Con questa legge le Regioni approvano i Piani Paesaggistici (P.T.P.R.) ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale. La legge individua i beni paesaggistici ed in particolare negli articoli 136 (“Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”) e 142 (“Aree tutelate per legge”) fa fedele riferimento rispettivamente alle “Bellezze individue” e ai “Beni tutelati per legge” individuati dal precedente D.Lgs 490/1999. Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) contribuisce alla programmazione regionale, in quanto costituisce il quadro di orientamento, sotto il profilo paesistico, delle politiche che hanno rilevanza territoriale. Esso tratta i temi relativi alla specificità paesistiche del territorio lombardo, alle sue articolazioni interne e definisce le strategie utili a conseguire gli obiettivi di tutela. Il Piano definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio.

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Attraverso la disciplina paesistica, il P.T.P.R., nel rispetto del principio di sussidiarietà e delle competenze spettanti agli altri soggetti istituzionali: a) indirizza le trasformazioni territoriali nei diversi ambiti regionali per la tutela dei caratteri connotativi delle diverse Unità tipologiche del paesaggio e delle strutture insediative presenti; b) indirizza e fornisce criteri e linee guida per la pianificazione e la progettazione delle infrastrutture tecnologiche a rete e della viabilità; c) fornisce disposizioni immediatamente efficaci su ambiti territoriali regionali, precisamente individuati, nella tavola D e negli abachi, considerati di particolare rilevanza paesistica e ambientale; d) individua i criteri e gli indirizzi per la pianificazione successiva spettante agli Enti locali e individua in tal senso anche ambiti unitari di particolare attenzione da sottoporre a studi più approfonditi; e) definisce una procedura sperimentale di controllo paesistico degli interventi sul territorio soggetti a concessione edilizia; f) individua le azioni di programmazione e le politiche regionali da promuovere al fine della migliore tutela del paesaggio e della diffusione di una maggiore consapevolezza rispetto alle problematiche connesse alla tutela stessa. A scala provinciale invece sono i Piani Territoriali di Coordinamento (P.T.C.P.), a dare indicazioni in tema di paesaggio e natura, in stretto raccordo con gli strumenti regionali. E’ possibile, pertanto, concludere osservando che gli strumenti finalizzati alla tutela paesistica sono riconducibili a tre distinti livelli: 1. normativa nazionale, per le tipologie di beni considerati oggetto di tutela paesistica a partire dalle Leggi 1497/39 e 431/85, fino al recente D. Lgs 42/2004; 2. strumenti e normativa regionale (P.T.P.R.); 3. strumenti provinciali (P.T.C.P.). Per quanto riguarda la localizzazione cartografica dei beni tutelati a livello nazionale e regionale, si farà ricorso al “Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.), della Regione Lombardia, che individua i vincoli di tutela paesaggistico-ambientale conosciuti come "Vincoli L. 1497/39 e L. 431/85", oggi normati dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, (ad eccezione della cartografia riguardante boschi e foreste, usi civici e aree di interesse archeologico, rispettivamente ai punti g), h), m) dell’art. 1.a del D. Lgs. 431/85), e gli ambiti assoggettati alla tutela prevista dagli artt. 17 e 18 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.). E’ opportuno, infine, osservare che il P.T.P.R. e il P.T.C.P. si caratterizzano per una descrizione e un’analisi dei diversi ambiti paesistici presenti, rispettivamente, a livello regionale e provinciale e forniscono una serie di indicazioni, linee di indirizzo e prescrizioni di cui devono tener conto gli strumenti di pianificazione degli enti territoriali sott’ordinati.

Vincoli di tutela paesistica di livello nazionale Sul territorio del Comune di Coccaglio, per quanto riguarda i beni paesistici tutelati dalla normativa nazionale, non sono presenti – fino al 1973 - altri elementi se non la porzione, che ricade in ambito comunale, del Monte Orfano, che risulta tutelato quale “Bellezza d’Insieme” a seguito del Decreto Ministeriale del 20 novembre 1963. Al 1973 risale la dichiarazione di vincolo per la Villa “Acquetta”, già di proprietà della famiglia Tonelli, edificata sul monte Orfano nel XIX sec. e sottoposta a tutela ai sensi della L.1089/1939, quale “notevole esempio di residenza signorile, costituita da villa di carattere neoclassico, con pregevoli camini, stucchi e affreschi nell’interno e di un magnifico parco cintato da una imponente muraglia di epoca anteriore, con elementi in pietra e ricco di pregevoli essenze centenarie”. Da ultimo, con Decreto emanato il 29 luglio 2002, la Sovrintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali, per conto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali sottopone a vincolo (ai sensi del DLgs 490/99) la “Casa Andrea Tonelli con annessi e area di pertinenza”, così come proposto dalla competente Soprintendenza.

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A motivare il provvedimento di tutela, come si legge nella relazione annessa, le valenze storiche delle vicende che hanno visto operare “il patriota Andrea Tonelli, associato alla Carboneria” e la valenza architettonica del complesso costituito “da una azienda agricola e da una dimora padronale”. Il complesso sorge sul Monte Orfano, non lontano dal Monastero, nel cuore dell’area ambientalmente e paesisticamente più pregevole di Boccaglio, già oggetto di tutela per questi ultimi aspetti.

cascina TONELLI

Monastero

Vincoli di tutela paesistica di livello regionale Anche il PTPR si occupa di questa particolare emergenza che si staglia solitaria nella Pianura Padana: al di sopra dei 200 m di altitudine, infatti, le NTA dello strumento regionale prevedono che si applichino le disposizioni dell’art.17, relative alla “Tutela paesistica degli ambiti di elevata naturalità”. Tale disposizione riguarda, oltre a Coccaglio, anche la porzione del Monte Orfano che ricade nel territorio comunale di Cologne.

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Decreto ministeriale 20 Novembre 1963

Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona del Monte Orfano nei comuni di Cologne, Rovato, Coccaglio ed Erbusco.

Il Ministro per la Pubblica Istruzione visto l'art. 1, n. 4, della Legge 29 giugno 1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali;

visto il regolamento approvato con Regio Decreto 3 giugno 1940, n. 1357, per l'applicazione della Legge predetta; considerato che la commissione provinciale di Brescia per la protezione delle bellezze naturali, nell'adunanza del 12 giugno 1961, ha incluso nell'elenco delle cose da sottoporre alla tutela paesistica compilato ai sensi dell'art. 2 della Legge sopracitata, la zona del Monte Orfano nei comuni di Erbusco, Rovato, Cologne e Coccaglio (Brescia); considerato che il verbale della suddetta commissione e' stato pubblicato nei modi prescritti dall'art. 2 della precitata Legge, all'albo dei comuni di Erbusco, Rovato, Cologne e Coccaglio; viste le opposizioni presentate, a' termini di legge, avverso la predetta proposta di vincolo dalle seguenti persone: sindaco di Erbusco, sindaco di Rovato, sindaco di Cologne, sindaco di Coccaglio, Agostino Lagorio, Anna Maria Bonelli e Mary Lagorio, Geremia e Giuseppe Armanelli, Giuseppe Armanelli, Francesco Astori, Pietro Battagliola e Natalina Guerini, Daniele Boglioni, Giovanni Bonardi, Rosina Bonardi per Gemma e Anna Maria Mazzotti, Rosi Bonassi, Don Giuseppe Borra, Bernardo Corioni, Elisabetta Cavalleri, Giuseppe Corioni e Teotiste Rubagotti, Onofrio Corioni e Teresa Marzoli, Gaetano Cavalleri, Luigi Cavalleri, Vittorio e Enrico Cavalleri, Alda Giulia Cominotti, Francesco del Barba, Giovanni Frassine, Giuseppe Lamberti, Vittorio Lamberti, Marco Lanfranchi, Paolo Lecco, Pietro Machina, Maggi di Gradella Conte Joska e Maggi Joska e Martinoni Paola, Carlo Marchetti, Giovanni e Lucia Marchetti, contessa Paola Martinoni, Davide, Maria, Agnese, Carlo, Vittorio, Savino, Luciano, Giuseppe e Felice Mazzotti, Battista Mazzotti, Don Francesco Metelli in proprio e quale parroco della Chiesa di S. Lorenzo, Giuseppe Metelli, Mario Metelli, Giovanni Moretti, Pietro Moretti, Clelia Moretti, Mario Moretti, Marco Moretti, Virgilio Moretti, Luigi Orsatti, Giacomo Paderno e Angela Moretti, Isacco, Caterina e Angelina Pezzola, Agnese Poma, Caterina Provaglio, Luigi Provaglio, Luigi Quarantini, Ricovero Cantu' in persona del presidente Giuseppe Curti, Aldo Rubagotti, Giuseppe e Mario Rubagotti, Giovanni e Margherita Tonelli, fratelli Aurelio, Giuseppe e Paolo Uberti, Aurelio Uberti, Clementina Uberti e Teresa, Luigi, Antonio Cominardi, Gaspare Uberti, Luigi Valtellini, Battista Vezzoli, Carlo Vezzoli, Francesco Vezzoli, Mario Vezzoli, Riccardo Vezzoli;vista l'opportunita' di ridurre il vincolo proposto, escludendo dal medesimo le localita' che nella planimetria allegata al verbale risultano denominate _Zocco e cascina Vezzoli_, portandone quindi il limite sulla pedemontana sotto il Monte Orfano; considerato che il vincolo non significa divieto assoluto di costruibilita' o, comunque, di modifiche allo stato del luogo protetto dalla legge, ma impone soltanto l'obbligo di presentare alla competente soprintendenza, per la preventiva approvazione, qualsiasi progetto di lavori che si intendano effettuare nella zona; riconosciuto che la zona predetta ha notevole interesse pubblico perche', situata fra l'autostrada Milano-Brescia e la statale, si erge isolata in una zona pianeggiante visibile per chi transita da tutte le strade circostanti con un caratteristico andamento a sella e ricco di boschi e di gruppi di tipiche costruzioni costituite da ville signorili con ampi parchi,chiese e antichi conventi;considerato inoltre che dalle pendici del monte si gode la visione di gran parte della caratteristica pianura padana, delle prealpi bresciane e delle colline della Franciacorta, nota regione ricca di ville patrizie con gran parchi un tempo residenza estiva delle piu' antiche famiglie bresciane e visto che l'altura in questione viene quindi a costituire per le caratteristiche sopra descritte un quadro panoramico nonche' un punto di belvedere accessibile al pubblico;decreta:

La zona del Monte Orfano sita nel territorio del comune di Erbusco: per tutta la parte del colle in elevazione dal crinale sino alla base segnata dai seguenti confini: dal confine del comune di Cologne nei pressi della frazione Spina fino a raggiungere il fosso Carera seguendo la strada di campagna fra le quote 192 e 207, indi il fosso Carera fino alla linea di confine col comune di Rovato; Rovato: per tutta la parte del colle in elevazione dal crinale sino alla base segnata dai seguenti confini: dal confine del comune di Rovato con quello di Erbusco, indi il fosso Carera, il corso della roggia Fusia sino al confine col comune di Coccaglio; Coccaglio: per tutta la parte del colle in elevazione dal crinale sino alla base segnata dai seguenti confini: confine col comune di Rovato, il corso della Seriola Fusia sino al confine col comune di Cologne prima di cascina Maggi; Cologne: per tutta la parte del colle in elevazione dal crinale sino alla base segnata dai seguenti confini: dal confine del comune di Coccaglio, il tratto della Seriola Fusia sino all'incontro con la strada comunale Coccaglio-Cologne, indi detta strada sino alla piazza della chiesa parrocchiale e da questa piazza la strada comunale che porta alla frazione spina sino all'incontro con confine del comune di Erbusco; ha notevole interesse pubblico ai sensi della lLegge 29 giugno 1939, n. 1497, ed e' quindi sottoposta a tutte le disposizioni contenute nella legge stessa.

Il presente decreto sara' pubblicato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 12 del Regolamento 3 giugno 1940, n. 1357, nella gazzetta ufficiale insieme con il verbale della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali di Brescia. La soprintendenza ai monumenti di Milano curera' che i comuni di Erbusco, Rovato, Cologne e Coccaglio provvedano all'affissione della gazzetta ufficiale contenente il presente decreto agli albi comunali entro un mese dalla data della sua pubblicazione, e che i comuni stessi tengano a disposizione degli interessati, altra copia della gazzetta ufficiale, con la planimetria della zona vincolata, giusta l'art. 4 della Legge sopracitata.

La Soprintendenza comunichera' al Ministero la data della effettiva affissione della gazzetta ufficiale stessa.

Roma, addi' 20 Novembre 1963.

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N.T.A. del P.T.P.R. della Regione Lombardia TITOLO III - DISPOSIZIONI DEL P.T.P.R. IMMEDIATAMENTE OPERATIVE Art. 17 (Tutela paesistica degli ambiti di elevata naturalità) 1. Ai fini della tutela paesistica si definiscono di elevata naturalità quei vasti ambiti nei quali la pressione antropica, intesa come insediamento stabile, prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è storicamente limitata.

2. In tali ambiti la disciplina paesistica persegue i seguenti obiettivi generali: a) recuperare e preservare l’alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi; b) recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall’uomo; c) favorire e comunque non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla manutenzione del territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali; d) promuovere forme di turismo sostenibile attraverso la fruizione rispettosa dell’ambiente; e) recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che in seguito a trasformazioni provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono.

3. Gli ambiti di elevata naturalità di cui al comma 1, individuati nel presente Piano nella tavola D e nel repertorio a questo allegato, coincidono con quelli già perimetrati dalla d.g.r. 3859/1985, ad esclusione degli ambiti disciplinati dall’articolo 18.

4. In applicazione del criterio di maggiore definizione, di cui all’articolo 6, gli atti a valenza paesistica di maggior dettaglio ed in particolare i P.R.G., a fronte degli studi paesistici compiuti, verificano e meglio specificano la delimitazione degli ambiti di elevata naturalità e ne articolano il regime normativo, tenendo conto delle disposizioni del presente articolo e degli obiettivi di tutela indicati al comma 2.

5. Sono escluse dalle disposizioni del presente articolo le aree ricomprese in parchi regionali dotati di P.T.C. definitivamente approvati, o nelle riserve naturali regionali dotate di piano di gestione. Nelle aree ricomprese in riserve naturali e parchi regionali istituiti ma non dotati di strumenti di pianificazione definitivamente approvati, valgono le disposizioni del presente articolo limitatamente agli aspetti non specificamente disciplinati dalle norme di salvaguardia contenute nei relativi atti istitutivi o piani adottati.

6. Negli ambiti di cui al presente articolo gli interventi sottoelencati sono soggetti alla seguente disciplina, fatti comunque salvi gli indirizzi e le determinazioni contenuti nel Piano del Paesaggio Lombardo nonchè le procedure di V.I.A., qualora previste dalla vigente legislazione: a) la realizzazione di nuove attrezzature relative allo sviluppo ricettivo, sportivo e turistico, è possibile solo se prevista nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; nelle more dell’entrata in vigore del P.T.C.P. sono ammessi esclusivamente i predetti interventi che siano ricompresi in strumenti di programmazione regionale e in piani urbanistici attuativi, in tali casi il piano attuativo è definito di interesse sovracomunale, ai sensi dell’articolo 9, comma 1, lettera a) della l.r. 23/1997; b) la realizzazione di opere relative alle attività estrattive di cava e l’apertura di nuove discariche, è possibile solo se prevista in atti di programmazione o pianificazione territoriale di livello regionale o provinciale; c) la realizzazione di nuove strade di comunicazione e di nuove linee per il trasporto di energia e fluidi, che non siano meri allacciamenti di strutture esistenti, è consentita individuando le opportune forme di mitigazione, previa verifica dell’impraticabilità di soluzioni alternative a minore impatto da argomentare con apposita relazione in sede progettuale; d) gli interventi edilizi sulle aree individuate a seguito dell’adeguamento degli strumenti urbanistici generali alla nuova normativa urbanistica regionale o a varianti comunque definite sono soggetti a piani attuativi di interesse sovracomunale ai sensi dell’articolo 9, comma 1, lett. a), della l.r. 23/1997.

7. Negli ambiti di cui al presente articolo, non è consentita la circolazione fuori strada, a scopo diportistico, di mezzi motorizzati; le autorità competenti possono limitare a specifiche categorie di utenti l’accesso alla viabilità locale anche attraverso la realizzazione di specifiche barriere. 8. Non subiscono alcuna specifica limitazione per effetto del presente articolo, le seguenti attività: a) manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia ed eventuale ampliamento dei manufatti esistenti, nonché gli interventi ammessi nelle situazioni indicate al comma 12, purchè gli interventi siano rispettosi dell’identità e della peculiarità del costruito preesistente; b) opere di adeguamento funzionale e tecnologico di impianti e infrastrutture esistenti; c) utilizzazione agro-silvo-pastorale del suolo, ivi compresa la realizzazione di strutture aziendali connesse all’attività agricola anche relative alle esigenze abitative dell’imprenditore agricolo; d) opere relative alla bonifica montana, alla difesa idraulica, nonché tutti gli interventi di difesa della pubblica incolumità e conseguenti a calamità naturali; e) piccole derivazioni d’acqua, ove risulti comunque garantito il minimo deflusso vitale dei corpi idrici; f) opere di difesa dall’inquinamento idrico, del suolo, atmosferico ed acustico, previo studio di corretto inserimento paesistico delle stesse; g) eventuali nuove strade, necessarie per consentire l’accesso ad attività già insediate, realizzate nel rispetto della conformazione naturale dei luoghi e della vegetazione, con larghezza massima della carreggiata di m. 3,50 e piazzole di scambio.

9. I committenti ed i progettisti degli interventi ammessi e degli strumenti pianificatori sono tenuti al rispetto del contesto paesistico ed ambientale, nonché a garantire la coerenza delle opere e delle previsioni dei piani con

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10. Entro due anni dall’entrata in vigore del presente piano, i comuni il cui territorio ricada interamente o parzialmente all’interno degli ambiti di elevata naturalità, rivedono i propri strumenti urbanistici in conformità alla disciplina del presente piano e alle disposizioni del presente articolo, verificando in tal senso e nel loro complesso le previsioni urbanistiche vigenti in detti ambiti, al fine di perseguire gli obiettivi generali di tutela di cui al comma 2; scaduti i due anni, per i comuni che non hanno provveduto ad approvare i propri strumenti urbanistici, la Regione entro 60 giorni nomina un Commissario ad acta che nei successivi 120 giorni provvede all’adeguamento degli stessi strumenti urbanistici.

11. In fase di revisione dei propri strumenti urbanistici i comuni, qualora ravvisino la presenza negli ambiti di elevata naturalità di campeggi o di altre attività o attrezzature, non compatibili con gli obiettivi di tutela degli ambiti stessi, individuano aree idonee al loro trasferimento.

12. Sino a quando i comuni non avranno provveduto all’adeguamento dei propri strumenti urbanistici, di cui al comma 10, si applicano le norme dei piani urbanistici vigenti, assumendo quali indirizzi progettuali quelli contenuti nei Criteri per l’esercizio della subdelega delle funzioni amministrative in materia di tutela dei beni ambientali, previsti dall’articolo 3 della l.r. 18/1997, assunti con d.g.r. n. 30194/1997, esclusivamente nelle seguenti situazioni: a) ambiti che alla data di entrata in vigore del presente piano risultino edificati con continuità, compresi i lotti interclusi e le aree comprese nei P.P.A. vigenti alla stessa data ed escluse le aree libere di frangia, a tal fine perimetrate dai comuni; b) aree oggetto di specifico provvedimento assunto in base alle deliberazioni di Giunta regionale 23 settembre 1986, n. 12576, 26 aprile 1988, n. 31898 e 27 maggio 1992, n. 2297; c) previsioni contenute in piani urbanistici attuativi già convenzionati o in programmi di intervento già beneficiari di finanziamenti pubblici e situazioni di diritti acquisiti alla data di entrata in vigore del presente piano; d) nuovi ambiti determinati per effetto delle varianti di cui al comma 6, lettera d). Al di fuori delle situazioni di cui alle lettere a), b), c) e d) del presente comma, non possono essere realizzati interventi urbanistici ed edilizi, fatto salvo quanto disposto al comma 8.

13. Le disposizioni del presente articolo si applicano all’intero territorio compreso negli ambiti di cui al comma 1, anche al di fuori delle aree vincolate in base alle leggi 1497/1939 e 431/1985 successivamente ricomprese nel Titolo II del D. Lgs. 490/1999; per le aree paesaggisticamente vincolate, resta ferma la procedura autorizzativa ai sensi della medesima legge 1497/1939 successivamente ricompresa nel Titolo II del D. Lgs. 490/1999.

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IL TERRITORIO COMUNALE E IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE Coccaglio appartiene all’ambito che il P.T.P.R. individua come l’ambito del Bresciano, intentendo con questo l’intera “parte pianeggiante della provincia di Brescia”, nella quale “canali, rogge, seriole, navigli derivati dall’Oglio, dal Mella e dal Chiese hanno valorizzato la vocazione agricola, la cui attività è organizzata da secoli attorno a complessi aziendali ‘a corte chiusa’ di grande rilievo paesaggistico e, spesso, monumentale”. Se questi sono i caratteri di fondo, lo stesso P.T.P.R. riconosce le forti differenziazioni che esistono all’interno del “Bresciano”, dove la bassa pianura mantiene “una forte conservazione dell’ambiente agricolo, seppur innestato nelle moderne tecniche di coltivazione meccanizzate”, mentre l’alta pianura è interessata da intense “tentazioni metropolitane”. Nella parte alta dell’ambito “Bresciano”, come nella restante fascia dell’alta pianura lombarda, quindi è possibile distinguere, sempre secondo il P.T.P.R., diverse tipologie dell’urbanizzato:  poli urbani ad alta densità,  aree urbane delle frange periferiche,  urbanizzazione diffusa a bassa densità. e lo strumento regionale, per quanto riguarda il paesaggio urbano nel suo insieme, si propone di fornire “alcuni essenziali indirizzi di tutela” che vengono così riassunti:  tutela delle aree paesaggisticamente rilevanti;  conformità della produzione edilizia alla tradizione locale e all’evoluzione qualitativa della progettualità;  difesa della percezione dei luoghi e delle visuali d’interesse paesistico.

Gli indirizzi di tutela dello strumento regionale, in un contesto caratterizzato da “continui e profondi processi di trasformazione che tendono a colmare o restringere sempre più gli spazi rurali con edificazioni residenziali, industriali e di servizi” si concentrano su pochi ed essenziali elementi, che sono “la difesa degli spazi verdi e del paesaggio agrario”, a cui si aggiunge la necessità di una “ricucitura delle discontinuità o rotture delle trame territoriali indotte dalle più recenti iniezioni urbane”. Ecco allora la necessità di tutelare, per quanto ancora possibile, le “strutturazioni territoriali storiche”, a cominciare dai nuclei originari dei centri minori, di cui vanno difesi e salvaguardati:  i contenuti architettonici e le strutture di base;  la percepibilità delle loro emergenze. mediante azioni di vincolo e di tutela riguardanti “Tutti gli elementi che formano lo spessore storico”:santuari, chiese, ville signorili, case rurali caratteristiche, testimonianze dell’archeologia industriale, quartieri e case che segnano la storia dell’industrializzazione.

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E questo senza dimenticare “il rispetto per la fruizione panoramica delle vicine Prealpi e dei paesaggi impostati su conoidi che digradano verso la bassa pianura”, che è possibile ottenere attraverso “verifiche di compatibilità nei confronti dei coni visuali impostati sulle direttrici stradali e ferroviarie”. All’interno di questa area di periferia metropolitana, “dove si confrontano elementi e valori, fisici e culturali, di proporzioni diverse” che danno luogo a un “panorama caotico e ambiguo”, inoltre, è necessario ritrovare elementi ordinatori anche del nuovo paesaggio costruito, “pena la totale indifferenza percettiva e l’appiattimento dei valori estetici”. Se “i ‘frammenti’ rimarranno come riferimento culturale” e “le strade, i corsi d’acqua naturali e artificiali, le aree naturali e agricole sono altri elementi significativi con i quali confrontarsi”, osserva il P.T.P.R. che “l’intervento urbanistico ed edilizio dovrà promuovere la qualificazione e la riqualificazione paesistico ambientale, con particolare attenzione alla definizione dei ‘margini’, alla ricomposizione delle frange urbanizzate e alla ricucitura dei tessuti disgregati, riscoprendo e reinserendo quei caratteri qualitativi oggi mancanti” Sicuramente auspicabile, infine, una doverosa attenzione per “un sistema verde metropolitano” che:  riorganizzi e valorizzi le aree naturali e agricole rimaste;  promuova la rinaturalizzazione/riforestazione di nuovi territori. In attesa di strumenti di pianificazione di livello intermedio, che possano dar luogo a un sistema del verde ampio respiro, è quanto mai opportuno che “gli strumenti urbanistici comunali tengano presente questa necessità”:  conservando gli elementi di naturalità;  prefigurando il recupero delle zone boschive degradate;,  ricostituendo e consolidando la vegetazione riparia stradale e poderale. in una prospettiva non solo paesaggistica ma anche di valenza ecologica.

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COCCAGLIO E IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Il P.T.C.P. con la tavola paesistica individua nel territorio della zona in cui è posto Coccaglio le seguenti componenti paesistiche:

PARTE I - COMPONENTI DEL PAESAGGIO FISICO E NATURALE 1 Aree idriche, ghiacciai, nevai, laghetti alpini e versanti rocciosi 2 Pascoli, prati permanenti e non 3 Vegetazione naturale erbacea e cespuglietti dei versanti 4 Vegetazione palustre e delle torbiere 5 Accumuli detritici e affioramenti litoidi 6 Boschi di latifoglie, macchie e frange boscose, filari alberati X 7 Boschi di conifere 8 Terrazzi naturali 9 Cordoni morenici, morfologie glaciali, morfologie lacustri 10 Sistemi sommitali dei cordoni morenici del Sebino e del Garda 11 Rilievi isolati della pianura X 12 Crinali e loro ambiti di tutela 13 Fascia dei fontanili e delle ex-lame 14 Corpi idrici principali 15 Ambiti di particolare rilevanza naturalistica e geomorfologica PARTE II - COMPONENTI DEL PAESAGGIO AGRARIO E DELL’ANTROPIZZAZIONE COLTURALE 1 Colture specializzate: vigneti X 2 Colture specializzate: castagneti da frutto 3 Colture specializzate: frutteti 4 Colture specializzate: oliveti 5 Altre colture specializzate 6 Seminativi e prati in rotazione X 7 Seminativi arborati 8 Pioppeti 9 Terrazzamenti con muri a secco e gradonature 10 Aree agricole di valenza paesistica X 11 Aree a forte concentrazione di preesistenze agricole 12 Navigli, canali irrigui, cavi, rogge, bacini artificiali X 13 Fasce di contesto alla rete idrica artificiale 14 Fontanili attivi 15 Cascina X 16 Nuclei rurali permanenti 17 Malghe, baite, rustici PARTE III - COMPONENTI DEL PAESAGGIO STORICO CULTURALE 1 Rete stradale storica principale X 2 Rete stradale storica secondaria X 3 Rete ferroviaria storica X 4 Testimonianze estensive dell’antica centuriazione 5 Chiesa, parrocchia, pieve, santuario X 6 Monastero, convento, eremo, abbazia, seminario 7 Santella, edicola sacra, cappella 8 Castello fortezza, torre, edificio fortificato i X 9 Palazzo, parchi e giardini storici, viali alberati X 10 Ospedale, complesso ospedaliero, casa di cura 11 Villa, casa X 12 Altro (monumenti civile, fontana) 13 Alberghi storici, luoghi di ristoro, di sosta 14 Rifugi 15 Edifici produttivi, industria 16 Case e villaggi operai 17 Centrale idroelettrica 18 Stazione ferroviaria X 19 Ponte PARTE IV - COMPONENTI DEL PAESAGGIO URBANO 1 Centri e nuclei storici X

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2 Aree edificate (destin. non produttive) X 3 Aree edificate (destin. produttive) X 4 Aree impegnate dai PRG vigenti (destin. non produttive) X 5 Aree impegnate dai PRG vigenti (destin. produttive) X 6 Ambiti delle trasformazioni condizionate X 7 Viabilità non storica esistente X 8 Viabilità in costruzione e/o di progetto X PARTE V - COMPONENTI DI CRITICITÁ E DEGRADO DEL PAESAGGIO 1 Aree estrattive e discariche 2 Ambiti degradati e soggetti ad usi diversi PARTE VI - RILEVANZA PAESISTICA COMPONENTI IDENTIFICATIVE, 1PE ARmCEbTitTi IdVi Ee lEe vVaAtoL OvRaIloZrZeA pTeIVrcEe tDtiEvLo ,P cAoEnSnAoGtaGtIi Od alla presenza di fattori fisico X 2am Cboinetnetsatlii dei/ ori lsetvoarniczoa csutlotruircaol-i ctehset inméo dneiatleer m(dineallan or ilcao nqousacliitbàil intàe ldl’iin lsuioegmhei storici) 3 Luoghi di rilevanza paesistica e percettiva caratterizzati da beni storici 4pu Pnutnutail ip (alnanorda maicrik s) 5 Visuali panoramiche 6 Sentieri di valenza paesistica (in coerenza con il piano sentieristico provinciale X 7e cItoine lrea rei adlii zfrzuaizziioonnie e p/oa epsriosgtiecatt i di piste ciclo-pedonali in corso) X

L’analisi e le indicazioni contenute per i diversi ambiti del territorio provinciale contenuti nel P.T.C.P. evidenziano alcuni aspetti che risultano pertinenti all’ambito territoriale del Comune di Coccaglio. Di seguito vengono riportati alcuni elementi trattati dal P.T.C.P. che risultano riferibili a Coccaglio, evidenziandone le attinenze rispetto all’ambito comunale e riportandone la descrizione e gli elementi di criticità evidenziati nel Piano provinciale

PARTE I - COMPONENTI DEL PAESAGGIO FISICO E NATURALE Gran parte delle componenti del paesaggio fisico e naturale sono costituite dai boschi di latifoglie posti sul Monte Orfano e su alcune alture del territorio di Erbusco e dalla vegetazione naturale di alcune parti collinari. Emergono fra le componenti naturali le colline moreniche della Franciacorta ed il Monte Orfano, con i suoi crinali e i suoi ambiti di tutela, isolato nella pianura occidentale della Provincia.

Boschi di latifoglie, macchie, frange boscose e filari alberati L’insieme di questi elementi costituisce un elemento chiave che caratterizza il paesaggio agrario lombardo. Sono costituite dai boschi di latifoglie posti sul Monte Orfano e dalla vegetazione naturale di alcune parti collinari. La salvaguardia di tali elementi diviene oggi fondamentale al fine di conservare quell’ identità delineatasi e consolidatasi attraverso secoli di interazioni tra l’uomo ed il suo ambiente. ELEMENTI DI CRITICITÀ (BOSCHI DI LATIFOGLIE): - Diminuzione della funzione di protezione idrologica del territorio nel caso di bosco degradato e di forti tagli. Aumento della velocità di scorrimento delle acque superficiali nelle zone disboscate, con conseguente aumento del rischio idraulico. - Abbandono del bosco, con conseguente degrado e propensione al dissesto. Abbandono della manutenzione e dell'attività di raccolta di prodotti del sottobosco, dovuta all'abbandono delle attività agro-pastorali. - Progressiva colonizzazione spontanea del bosco, che si abbassa di quota, con possibilità

ISO ambiente srl via Mazzini, 59 - Mazzano – BS Tel. 030.2120255 - [email protected] – www.isoambiente.i t pag. 59 di 80 COMUNE DI PIANO DI GOVERNO DEL RAPPORTO AMBIENTALE – parte seconda Maggio COCCAGLIO (BS) TERRITORIO QUADRO CONOSCITIVO 2008 di aggressione anche di nuclei di antica formazione (abbandonati) o di spazi prativi o terrazzati. - Impoverimento della varietà di specie arboree presenti e prevalenza delle specie dominanti. - Progressiva inaccessibilità e scomparsa dei sentieri e delle mulattiere. - Sfaldamento dei terrazzamenti in assenza di manutenzione e in conseguenza del processo di colonizzazione spontanea del bosco. - Uso saltuario e improprio dei percorsi di montagna (motorizzazione). - Presenza di intrusioni tecnologiche, quali ad esempio gli elettrodotti, che tagliano secondo tracciati rettilinei larghe fasce boscate. - Rischio di incendio.

ELEMENTI DI CRITICITÀ (MACCHIE E FRANGE BOSCATE): - Trasformazione delle pratiche colturali tradizionali,di tipo estensivo, in quelle di tipo “intensivo” contemporanee, con conseguente abbandono o distruzione della vegetazione naturale o seminaturale del paesaggio agrario.

Rilievi isolati della pianura Dal PTCP si evincono i seguenti caratteri identificativi: “Rilievi isolati, sopraelevati rispetto alla pianura, con dislivello variabile da pochi metri ad alcune decine di metri. Sono caratterizzati dalla presenza di lembi LOESS e di paleosuoli testimoni di periodi climatici diversi dall'attuale e, in parte, dalla presenza di reperti di grande valore scientifico e archeologico. Si considera rilievo isolato, nel sistema fisico ambientale della provincia, anche il monte Orfano pur nella diversità della sua composizione geologica e per l’origine tettonica, rispetto a quelli sopra elencati”. ELEMENTI DI CRITICITÀ: Perdita del ruolo di “emergenza” di ogni singolo rilievo nel suo insieme morfologico, dato il forte valore morfo – paesistico, geopedologico e archeologico. Presenza di ambiti, contigui e non, interessati da attività di degrado paesistico quali cave o di edificati che da visuali pubbliche si trovano in una condizione di conflittualità di scala percettiva e/o di ostacolo alla completa lettura dell’emergenza.

PARTE II - COMPONENTI DEL PAESAGGIO AGRARIO E DELL’ANTROPIZZAZIONE COLTURALE Fra gli elementi caratterizzanti questa zona di pianura il P.T.C.P. indica i vigneti, i seminativi, i prati in rotazione, le aree agricole di valenza paesistica, i canali irrigui e le rogge provenienti dal fiume Oglio oltre alle numerose cascine che costituiscono da secoli il tessuto abitativo ed il presidio di questa parte di pianura padana.

Colture specializzate-Vigneti Queste abbinate alle strutture del terrazzamento, costituiscono uno degli elementi connotativi del paesaggio collinare e pedecollinare. In particolare in Franciacorta e sul Monte Orfano, la presenza diffusa di tale coltura, in particolare rispetto alle modalità di modellamento ed utilizzo del suolo, costituisce fattore di importante caratterizzazione paesistica del luogo.

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ELEMENTI DI CRITICITÀ Gli elementi di criticità sono dati dalla dismissione delle colture o modifica delle modalità di tenuta con effetti negativi sulle giaciture e sulle morfologie di versante collinare. Altro elemento di criticità è dato dall’abbandono della manutenzione dei terrazzamenti e dei manufatti storici di sostegno oltre che dall’apertura di nuove strade che non rispettano il disegno del paesaggio agrario tradizionale.

Seminativi e prati in rotazione La destinazione a seminativo (in assenza di superfici a prato) che costituisce il carattere storico identificativo della pianura padana, che oggi va tutelato e valorizzato, interessa una buona parte del territorio del Comune di Coccaglio. ELEMENTI DI CRITICITÀ Questi particolari elementi del paesaggio agrario possono in futuro anche andare in crisi. Infatti vi è il rischio di perdita della preminente e caratterizzante attività produttiva agricola oppure di una eccessiva concentrazione di allevamenti che possono produrre fenomeni di inquinamento ambientale anche in presenza delle reti irrigue oltre che alterare lo storico rapporto fra manufatti e campagna.

Aree agricole di valenza paesistica Nel territorio pianeggiante di Coccaglio le fasce di area agricola di valenza paesistica previste dal P.T.C.P. sono così individuate:

- una prima fascia si sviluppa lungo una strada campestre panoramica che da ovest ad est attraversa il territorio nord di Chiari, poi quello di Cologne e quindi quello di Coccaglio giungendo al Cimitero di Coccaglio (è una fascia che in gran parte protegge la via S. Pietro),

- una seconda fascia si sviluppa sempre da ovest ad est, ma a sud del territorio di Coccaglio e di Rovato, sempre a nord di Chiari, lungo il corso della Seriola Nuova,

- altre due fasce seguono da ovest ad est il territorio della pianura lungo il corso della Castrina e della Trenzana,

- da nord a sud si segnala la fascia di valenza paesistica lungo la provinciale S.P. 62 e S.P. 16. La prima porta da Rovato a Castrezzato, mentre la seconda conduce da Rovato a . ELEMENTI DI CRITICITÀ È a rischio la funzione agricola e l’interruzione della continuità degli elementi di fascia “lineare” delle reti viarie ed irrigue rurali; l’edificazione rischia di limitare la possibilità di percezione del contesto.

Canali irrigui e Rogge Fra gli elementi caratterizzanti questa zona di pianura il P.T.C.P. indica i canali irrigui, le rogge provenienti dal fiume Oglio oltre alle numerose cascine che costituiscono da secoli il tessuto abitativo ed il presidio di questa parte di pianura padana. Questi elementi prodotti dall’uomo nei secoli passati per rendere fertili le campagne rappresentano nella zona ovest della Provincia una importante testimonianza storica dei processi insediativi e dell’antropizzazione. Nel territorio considerato il P.T.C.P. evidenzia:

ISO ambiente srl via Mazzini, 59 - Mazzano – BS Tel. 030.2120255 - [email protected] – www.isoambiente.i t pag. 61 di 80 COMUNE DI PIANO DI GOVERNO DEL RAPPORTO AMBIENTALE – parte seconda Maggio COCCAGLIO (BS) TERRITORIO QUADRO CONOSCITIVO 2008 a) la Seriola Fusia che scorre ai piedi del Monte Orfano, b) la Seriola Nuova proveniente da Pontoglio, passa a nord del territorio di Chiari ed a sud del territorio di Coccaglio e Rovato, c) la Castrina che entra nel centro di Chiari, passa a sud del territorio di Coccaglio e attraversa le frazioni di S. Anna e del Duomo nel territorio di Rovato. ELEMENTI DI CRITICITÀ Elementi di criticità sono dovuti alla perdita o riduzione della vegetazione ripariale, modificazione delle sponde e nuova edificazione nell’immediato contesto o fenomeni di inquinamento da reflui agricoli, civili o industriali.

Cascina La tavola del PTCP segnala alcuni immobili che costituiscono l’architettura storica presente nel territorio in modo diffuso che si distingue nella zona per la tipologia a corte e per le caratteristiche costruttive ed i materiali utilizzati. ELEMENTI DI CRITICITÀ Per quanto attiene alle cascine di pianura il fenomeno di maggior criticità, è dato dall’intrusione di elementi tipologici e costruttivi di estranei al contesto, determinati dalle necessità logistiche contingenti del settore agricolo produttivo. L’abbandono ed un riuso non sempre attento alle caratteristiche tipologiche e di rapporto con il contesto determinano un ulteriore fattore di pericolosa perdita dell’identità della componente paesistica ed in generale di riconoscibilità dei paesaggi di contesto della pianura e della collina.

PARTE III - COMPONENTI DEL PAESAGGIO STORICO CULTURALE Rivestono carattere identificativo fondamentale non solo gli edifici o i manufatti in se, ma anche il rapporto che storicamente si è determinato con il territorio di contesto, con le infrastrutture ed in genere con le altre componenti paesistiche. L’individuazione delle componenti del paesaggio storico culturale, nonché l’eventuale conseguente attribuzione di rilevanza paesistica per una tutela estesa al contesto, secondo le indicazioni del P.T.C.P. da integrarsi con i piani paesistici comunali, costituiscono momento di rafforzamento delle differenti identità di ciascuna comunità locale.

Architetture e manufatti storici puntuali.

Gli immobili architettonicamente e storicamente significativi vengono elencati in un apposito allegato n. 2 del P.T.C.P. in quanto per caratteristiche tipologiche, architettoniche, costruttive e collocazione storica contribuiscono in modo determinante alla definizione del paesaggio. Nella zona ovest della Provincia e nella Franciacorta si distinguono: architetture religiose (Chiese), architetture fortificate (Castelli), architetture particolari (torri campanarie), architetture residenziali (palazzi, ville, case padronali), architetture pubbliche e monumenti civili.

ELEMENTI DI CRITICITÀ

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- l’eccessiva conurbazione e la saldatura lungo la rete dei nuclei originari con la conseguente perdita del rapporto anche percettivo con la campagna; - la cancellazione dei caratteri originari dei centri storici a causa di interventi urbanistico- edilizi distruttivi, di sostituzione acritica o di trasformazioni del tessuto edilizio storico e dei suoi caratteri morfologici ed architettonici peculiari; - l’inserimento di edifici non coerenti con il sistema insediativo; - gli ampliamenti per addizione dei nuclei storici, in particolare modo quelli che ancora conservano un rapporto diretto con il paesaggio agrario, strutture che introducono elementi di forte conflitto dimensionale e di proporzione con la percezione dell’esistente; - la perdita di leggibilità per occultamento, interferenza percettiva, accostamento e sovrapposizione di elementi impropri per tipologia, caratteristiche architettoniche e materiche.

PARTE IV - COMPONENTI DEL PAESAGGIO URBANO Le componenti del paesaggio urbano sono date dalle aree edificate con destinazione residenziale, produttiva o per servizi e le aree impegnate per diverse destinazioni dai P.R.G. vigenti.

Centri e nuclei storici

Il P.T.C.P. individua cartograficamente i nuclei storici sulla base della perimetrazione della loro consistenza all’epoca della prima levata della carta I.G.M.; questi contribuiscono in modo determinante alla definizione dei paesaggi provinciali in quanto luoghi del consolidamento della forma urbana e quindi dei processi culturali e storici ad essa sottesi. A tale categoria appartengono tutti gli insediamenti di agglomerati urbani d’origine storica, che per caratteri tipologici (impianto, morfologia, assetto planovolumetrico), componenti architettoniche e funzionali, stato di conservazione (inteso come integrità degli assetti originari), rappresentano il massimo grado di accumulazione di valori culturali e percettivi per l'immediato contesto o per ambiti territoriali più ampi. A differenza degli insediamenti isolati, queste forme di aggregazione sono contraddistinte dalla continuità e dalla compattezza dell'immagine architettonica, pur nella varietà delle singole tipologie edilizie. Rivestono carattere identificativo fondamentale non solo gli edifici o i manufatti del centro storico in se, ma la struttura morfologico-insediativa ed il rapporto che storicamente si è determinato con il territorio di contesto, con le infrastrutture ed in genere con le altre componenti paesistiche. Nella percezione da lontano prevalgono le emergenze monumentali e l’omogeneità del costruito pur nella varieta delle diverse componenti. La zona è ricca di centri storici di valore quali Coccaglio con la zona del Castello, Rovato, Chiari, realizzato a raggi concentrici, Cologne e i vecchi nuclei della Franciacorta ricchi di architetture di primaria importanza, quali Erbusco, Cazzago, Calino e Bornato. ELEMENTI DI CRITICITÀ

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- Cancellazione dei caratteri originari dei centri storici a causa di interventi urbanistico- edilizi distruttivi, di sostituzione acritica, o di trasformazioni del tessuto edilizio storico e dei suoi caratteri morfologici ed architettonici peculiari. - Inserimento di edifici non coerenti con il sistema insediativo. - Ampliamento per addizione dei nuclei storici,in particolar modo quelli che ancora conservano un rapporto diretto con il paesaggio agrario, che introduce elementi di forte conflitto dimensionale e di proporzione con la percezione dell’esistente. - Perdita di leggibilità per occultamento, interferenza percettiva, accostamento e sovrapposizione di elementi impropri per tipologia, caratteristiche architettoniche e materiche. - Modificazione delle coperture dei nuclei rurali, che costituiscono il carattere prevalente della loro immagine consolidata ormai consolidata. - Degrado complessivo del paesaggio dei centri di montagna e delle strutture edilizie in particolare, dovuto all'abbandono. - Recinzione e frazionamento fisico dello spazio comune delle case a corte.

Ambiti delle trasformazioni condizionate Sono gli ambiti, prevalentemente inedificati, contigui o non agli abitati. Tali ambiti sono suscettibili ad una trasformazione urbanistica, compatibile paesisticamente con le componenti di contesto. Sono aree caratterizzate da fattori di naturalità residuale, ambiti agricoli in via di dismissione o con caratteri di marginalità produttiva e da presenza di frange urbane, anche nella forma conurbativa. Trattasi per lo piu’ di aree liminari rispetto ai sistemi insediativi prevalenti, sovente caratterizzate da aspetti di compromissione urbanistica, dispersione di frange urbane, infrastrutturazione etc. L’individuazione delle direzioni dello sviluppo urbano, da verificarsi e dettagliarsi in sede di piano paesistico comunale, è da ricercarsi coerentemente agli indirizzi di tutela delle componenti areali, lineari o puntuali interessate. La cartografia del P.T.C.P. indica invece le direzioni sconsigliate finalizzate ad evitare fenomeni di conurbazione o di eccessiva perdita di rilevanza delle componenti paesistiche interessate. ELEMENTI DI CRITICITÀ - Introduzione di elementi urbanizzativi ed edilizi che generano contrasto nei rapporti con la morfologia urbana consolidata. - Sviluppo dimensionale sproporzionato rispetto ad una necessaria gerarchia con le preesistenze storiche e conseguente spostamento baricentrico dell’abitato. - Perdita di una leggibile linea di demarcazione tra gli spazi prevalentemente urbani e l'ambito agricolo esterno.

PARTE VI. RILEVANZA PAESISTICA COMPONENTI IDENTIFICATIVE, PERCETTIVE E VALORIZZATIVE DEL PAESAGGIO

Il P.T.C.P. individua negli elementi di rilevanza paesistica, le componenti identificative, percettive e valorizzative del paesaggio.

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Ed in particolare individua nella zona a nord e a sud del Monte Orfano ambiti di elevato valore percettivo, connotati dalla presenza di fattori fisico-ambientali e/o storico-culturali che ne determinano le qualità d’insieme. Tali ambiti svolgono un ruolo essenziale per la riconoscibilità del sistema dei beni storico-culturali e delle permanenze insediative, nonché per la salvaguardia di quadri paesistici di elevata significatività.

Sentieri di valenza paesistica - piste ciclopedonali e itinerari di fruizione paesistica

Questi tracciati costituiscono la trama relazionale minore, ma paesaggisticamente significativa del territorio comunale. Le rete dei percorsi è costituita da tracciati di piste ciclabili esistenti e di strade di campagna anche non asfaltate che, dalle varie località di Coccaglio, percorrono il territorio senza soluzione di continuità raggiungendo anche comuni confinanti. Nel Comune oggetto di studio si individuano: - i sentieri panoramici posti sul Monte Orfano, - la pista ciclabile che sotto monte va da Coccaglio a Cologne, - le strade storiche primarie e secondarie, - una serie di itinerari di fruizione paesistica costituiti da strade asfaltate e no che percorrono tutto il territorio agricolo di Coccaglio collegando le cascine al centro ed ai Comuni confinanti. Una maglia che per gran parte ricalca la centuriazione romana che da Coccaglio si sviluppava verso Cremona. ELEMENTI DI CRITICITÀ La mancata manutenzione e abbandono di molti percorsi storici, con conseguente decadimento fisico e materico.; la presenza di cartellonistica pubblicitaria visivamente intrusiva; la tendenza alla conurbazione lungo il nastro stradale, con conseguente occlusione delle visuali panoramiche; la tendenza alla sostituzione degli antichi materiali di pavimentazione stradale (sterrati, selciati, acciottolati, ecc.) con asfalto e/o calcestruzzo; la tendenza all'abbandono o all'alterazione dei manufatti di complemento della viabilità.

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I beni storici di Coccaglio secondo il P.T.C.P. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è corredato da un Repertorio dei Beni Storico Artistico Culturali della Provincia di Brescia – Allegato 2 al PTCP – un vero e proprio elenco dei beni storici presenti sul territorio di ogni singolo comune della Provincia. Nella tabella sono riportati quelli repertoriati sul territorio di Coccaglio.

Architetture e manufatti storici puntuali nel comune di Coccaglio P.T.C.P. della Provincia di Brecia – allegato 2 Segnalati Vincolo Nome Proprietà nel PTCP decretato Castello e zona di rispetto

Edificio via castello,5 D.M.24/06/1924 comunale

Edificio via castello,50/52

Chiesa S. Giovanni B. al Castello D.M.09/03/1912 Villa Acquetta con parco, via Vittorio D.M.07/04/1973 privata Emanuele,37 Villa Porro (Cascina Lunetti),via Lunetti,9 D.M.16/10/1986

Ex cinema teatro comunale

Torre medioevale comunale

Chiesa S. M. Nascente e torre

Chiesa S. Pietro comunale

Edificio(“Bar Trattoria”), viale Matteotti

Edificio,via Montorfano,4 * ente

Cascina San Fiorano *

Cascina Santella *

Chiesa della B. V. Immacolata * privata

Chiesa San Girolamo *

Incoronata Sul Monte *

Schiaffinati già Chizzola *

Villa Lechi già Maffei Valenca * Villa già Duranti *

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LA RETE ECOLOGICA

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia individua, tra le altre cose, anche gli elementi costitutivi di una rete ecologica di valenza provinciale. Per rete ecologica s’intende l’insieme delle unita’ ecosistemiche naturali o para- naturali (corsi d’acqua, zone umide e laghetti, boschi e macchie, siepi e filari) presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo funzionale. Gli ambiti funzionali necessari alla attuazione della rete ecologica provinciale sono cosi espressi: BS1 - Core areas BS2 - Aree principali di appoggio in ambito montano BS3 - Ambiti di specificità biogeografica BS4 - Principali ecosistemi lacustri BS5 - Matrici naturali interconnesse alpine BS6 - Area speciale di presidio dell’ecosistema montano della BS7 - Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito collinare montano BS8 - Principali linee di connettività ecologica in ambito collinare montano BS9 - Fascia di consolidamento ecologico delle colline moreniche del Garda BS10 - Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito planiziale e collinare BS11 - Fasce di permeabilità nelle aree problematiche del lago di Garda BS12 - Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa BS13 - Aree della ricostruzione polivalente dell’agroecosistema BS14 - Ambiti della ricostruzione del sistema dei fontanili BS15 - Gangli principali in ambito planiziale BS16 - Gangli secondari in ambito planiziale BS17 - Corridoi fluviali principali BS18 - Corridoi fluviali secondari BS19 - Corridoi terrestri principali BS20 – Corridoi terrestri secondari BS21 - Greenways principali BS22 - Principali barriere infrastrutturali ed insediative BS23 - Fasce di inserimento delle principali barriere infrastrutturali BS24 - Principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali BS25 - Varchi insediativi a rischio BS26 - Direttrici di collegamento esterno

Come indicato nella cartografia di seguito, il comune di Coccaglio è caratterizzato dalla presenza di n. 4 ambiti che contribuiscono a costituire la rete ecologica provinciale: Sul territorio di Coccaglio, il sistema della Rete Ecologica Provinciale individua:  Gli ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa: sono ambiti caratterizzati dalla presenza di zone periurbane che possono presentare caratteri di degrado e frammentazione e di aree extraurbane, prevalentemente aree agricole esterne agli ambiti urbani con consistenti elementi vegetazionali. Infatti tale ambito investe la parte del territorio comunale in cui sono dislocate gran parte delle zone abitate.  una decina “Principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali” .  un “Varco tra l’edificato” ritenuto a rischio di occlusione proprio al confine con il comune di Rovato.  Greenways principali

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CAP. 5 – L’AMBIENTE URBANO

UNA PREMESSA “SOVRACOMUNALE” Il PTCP ha proposto una organizzazione policentrica della provincia di Brescia , in cui il territorio viene “articolato” in sistemi urbani sovracomunali (vere e proprie città sovracomunali), comprendenti uno o più centri ordinatori, che già esercitano un ruolo di “servizio” nei confronti dei comuni circostanti. L’individuazione dei comuni in grado di svolgere il ruolo di centro ordinatore dei 9 sistemi urbani sovrecomunali è stata effettuata con riferimento alla dimensione demografica, alla accessibilità, alla attuale dotazione di servizi. Coccaglio appartiene al S.U.S. n° 7 “Pianura Occidentale” , con 16 Comuni (, , Castrezzato, Chiari, Coccaglio, Comezzano-Cizzago, , , Ospitaletto, Pontoglio, , , Torbole Casaglia, Travagliato, Trenzano, Urago d'Oglio) Centri Ordinatori: Chiari, Palazzolo sull’Oglio, Rovato. Questo Sistema Urbano ha una estensione di 29.060 ettari ed una popolazione di 138.023 abitanti, con una densità di 475 abitanti per kmq., la più alta, dopo quella del sistema di Brescia, contro una media provinciale di 232 abitanti/kmq. L’incremento di popolazione negli ultimi trent’ anni è stato nettamente inferiore alla media provinciale e comunque si differenzia da comune a comune. I centri ordinatori hanno registrato valori più modesti, contenuti tra il 3% e l’8%. Incrementi significativi hanno registrato sia i comuni attraversati dalla Strada Statale n. 11 lungo l’asse Brescia- Rovato-Chiari, come (+57.02%), Coccaglio (+55.27%) e Ospitaletto (+47,49%), sia il comune di Torbole Canaglia che collocato lungo la strada per Orzinuovi e nelle vicinanze della città, si attesta al +81.62%. Nel dopoguerra la superficie di suolo urbanizzato era pari a 9.178.460 e nell’arco di trent’anni ha raggiunto i 49.385.361 metri quadrati. La massima espansione si è verificata dal dopoguerra alla metà degli anni ’70; il Comune di Castelcovati, ad esempio,ha registrato in questo periodo un incremento della superficie urbanizzata pari al 219.67%. Nel successivo periodo (dal 1975 agli inizi degli anni ’80) il processo è proseguito: così, ad esempio, il suolo urbanizzato del Comune di Maclodio è passato da mq. 32.607 a 416.743. Il suolo urbanizzato destinato alle attività produttive è pari al 23,10% del totale, con valori più elevati nei comuni di Castegnato (41.72%); Maclodio (41.28%), Torbole Casaglia (36.65%), Trenzano (10%), Castrezzato (9.55). Il suolo urbanizzato destinato alle attività produttive è stato mediamente pari a 402 mq/addetto negli anni ’80. Nel corso dell’ultimo decennio gli addetti sono diminuiti, ma ciononostante il consumo di suolo è aumentato, nella misura di 427 metri quadrati. Il suolo urbanizzato destinato alla residenza (76.90% del totale) corrisponde a 141 mq/stanza fino al 1975 (contro una media provinciale di 126 mq/stanza; a 220 mq/stanza fra il 1975 ed il 1990 (contro una media provinciale di 135 mq/stanza).

EVOLUZIONE STORICA E SITUAZIONE ATTUALE DELL’URBANIZZATO Il comune di Coccaglio, alle porte della Franciacorta, dista circa 30 km da Brescia. Numerose e importanti le infrastrutture stradali e ferroviarie che lo attraversano: la zona è interessata a nord dall’autostrada Milano-Venezia che transita nel territorio di Rovato ed Erbusco con un casello a Rovato; a sud dalla futura? autostrada Bre-Be-Mi; sempre a sud transita la deviante nuova all’ex statale n. 11, mentre a nord si ritrova l’ex statale 573 e nel territorio le varie provinciali che collegano da nord a sud tutti i Comuni. La rete ferroviaria storica è rappresentata dalla ferrovia a doppio binario Brescia-Milano, dalla ferrovia Brescia-Bergamo che ad un binario si stacca a Rovato e attraversa Coccaglio e Cologne e dal collegamento ad un binario che da Rovato va a Cazzago S.

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Martino per collegarsi con la ferrovia Brescia-Iseo. Tali ferrovie costituiscono una importante testimonianza della dotazione storica infrastrutturale connessa al processo di industrializzazione del territorio provinciale avvenuto fra la fine ‘800 ed i primi decenni del ‘900. L’ intricato sistema viabilistico, delimita e, in certo qual modo, ha contribuito a disegnare l’espansione urbana di Coccaglio. Dalla ricostruzione dell’espansione urbana per soglie storiche, a cura della Provincia di Brescia, è possibile ricavare – pur con tutte le approssimazioni del caso – alcuni elementi di infomazione sull’evoluzione storica del contesto urbano di Coccaglio:

. i nuclei storici censiti alla soglia post-unitaria del 1885 hanno un’estensione di 244695 mq, pari a circa il 10% dell’attuale superficie urbanizzata; nei primi 50 anni del 1900 (alla soglia 1955) sono stati urbanizzati ulteriori 81427 mq di superficie, corrispondenti al 2% circa dell’urbanizzato complessivo attuale;

. al 1971 si registra una seconda fase di espansione del costruito, pari a 294720 mq; . il decennio 1971-1981 segna, a Coccaglio come in gran parte dei Comuni vicini al capoluogo, un significativo tasso di espansione.

. nel decennio successivo la parte urbanizzata aumenta di ulteriori 324709 mq, pari al 14% circa del’urbanizzato totale.

SUPERFICIE % SOGLIA (MQ) URBANIZZATO 1 Soglia 1885 244695 10% 2 soglia 1913 20600 1% 3 soglia 1931 7148 0% 4 soglia 1955 53679 2% 5 soglia 1971 294720 12% 6 soglia 1981 740785 31% 7 soglia 1991 324709 14% 8 soglia 1994* 708442 30% totale 2394778 100%

Un possibile, ulteriore elemento di valutazione dell’espansione storica dell’urbanizzato a Coccaglio può derivare dal raffronto con i Comuni limitrofi. Il decennio 1971-1981 vede un’elevata espansione dell’urbanizzato anche negli altri Comuni.

*Per la soglia 1991-1994, la base dati provinciale registra un incremento di 708442 mq: si ritiene che tale dato, tuttavia, vada interpretato con alcune cautele, visto che in questa soglia sono censite le cascine sparse della pianura che, se si sono forse ampliate per dar spazio alle nuove attrezzature agricole, erano tuttavia presenti anche antecedentemente alla soglia in esame.

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evoluzione dell'urbanizzato

1 Soglia 1885 2 soglia 1913 3 soglia 1931 4 soglia 1955 5 soglia 1971 6 soglia 1981 7 soglia 1991 8 soglia 1994*

Quando si parla di aree urbanizzate, è abbastanza invalsa la tendenza a considerare la loro quantità quasi esclusivamente come un dato negativo. Sicuramente sono queste le aree che più sono lontane dalla originaria condizione di naturalità, ma sono anche le aree in cui si esplica la vita quotidiana dei cittadini singolarmente presi e di una comunità locale nel suo insieme. Per una compiuta valutazione qualitativa, oltre che quantitativa, del significato che le aree urbanizzate assumono in un contesto locale, è allora opportuno valutare la diversa destinazione d’uso, così come essa viene prevista dagli strumenti urbanistici comunali.

Azzonamento PRG vigente mq % zone A 212'500 9% zone B 526226 22% zone C 185903 8% zone D 810236 32% zone SP 360000 15% strade 330'000 14% TOTALE AREE URBANE 2'424'865 altre zone urbanizzate 260.000

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Comune di COCCAGLIO - destinazioni funzionali del PRG vigente

zone A zone B zone C zone D zone SP strade

Nel caso di Coccaglio, quindi, è possibile notare come le aree destinate alla residenza occupino una superficie di 924.629 mq, mentre le aree destinate alle attività produttive assommano a 810.236 mq complessivi. Se consideriamo che nelle zone del centro storico – fatta salva la presenza delle tradizionali attività commerciali di vicinato poste al piano terra – prevale la funzione residenziale, si nota che questa funzione in fondo non è la sola ad occupare la grande maggioranza delle aree urbanizzate. Una percentuale infatti quasi equivalente a quella urbana è destinata ad aree produttive. Da ultimo, non va trascurato il fatto che una percentuale significativa delle aree urbanizzate è destinata a funzioni collettive: sono queste le aree occupate da strade e parcheggi e le aree destinate ai servizi pubblici in generale: in totale, nel caso di

Coccaglio, si tratta di oltre 690.000 mq sui circa 2.424.8654 di mq di superficie urbanizzata. Una superficie evidentemente destinata alla fruizione di tutti i cittadini e al cui interno rientrano anche le aree a verde e quelle destinate al gioco e allo sport. Il territorio che si può definire urbanizzato – ossia occupato da edifici residenziali e produttivi, servizi pubblici e strade – corrisponde al 20.2% della superficie totale del Comune di Coccaglio, pari a 2.424.865 mq su di un totale di 12 milioni di metri quadrati.

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ELETTROSMOG Quando si parla di inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog, ci si riferisce esclusivamente alla presenza di radiazioni nell’ambiente in cui vive l’uomo. All’elettromagnetismo naturale (derivante dal sole e da alcuni fenomeni naturali come i fulmini o alla stessa massa della terra), si è venuta aggiungendo – nel corso del tempo – la presenza di campi elettromagnetici derivanti da sorgenti artificiali. Qualsiasi conduttore percorso da corrente elettrica, infatti, genera un campo elettromagnetico e funzionano mediante onde elettromagnetiche le comunicazioni radiotelevisive. In quest’ultimo settore, negli ultimissimi anni, si sono aggiunte le onde elettromagnetiche dovute alla telefonia mobile.

Le sorgenti di campi elettromagnetici (CEM), possono essere, a loro volta, suddivise in due categorie:  sorgenti di campi a frequenza estremamente bassa da 0 a 300 Hz (sorgenti ELF: Extremely Low Frequency),  sorgenti di campi ad alta frequenza, che comprendono le radiofrequenze, da 300 Hz a 300 MHz (sorgenti RF) e le microonde, da 300 MHz a 300 GHz (sorgenti MW: MicroWaves). Ai due gruppi di frequenze sono associati diversi meccanismi di interazione con la materia vivente e, conseguentemente, diversi rischi potenziali per la salute umana. I campi ad alta frequenza (RF), infatti, cedono energia ai tessuti sotto forma di riscaldamento, mentre i campi a bassa frequenza (ELF) inducono delle correnti nel corpo umano.

Elettrodotti e campi elettromagnetici ELF Il territorio di Coccaglio è interessato dall’attraversamento di diversi elettrodotti diretti da e per la locale centrale di trasformazione. Guardando il tragitto delle linee, è possibile osservare che le stesse non interessano aree particolarmente sensibili, quali quelle destinate ai servizi pubblici e non transitano al di sopra di aree residenziali. Le zone urbanizzate interessate dai tracciati delle linee AT sono destinate alle attività produttive e, pertanto, denotano un minor grado di sensibilità.

Ripetitori telefonici Al fine di contenere/prevenire eventuali fenomeni di inquinamento elettromagnetico, il Comune di Boccaglio si è dotato di un proprio “Regolamento Comunale per la localizzazione delle aree idonee ad accogliere gli impianti di Radiotelevisione e Telecomunicazione”, oggetto di ultima e definitiva approvazione nel settembre 2005. Con questo strumento “ai fini della corretta pianificazione in merito all’ubicazione degli impianti, ai sensi dell’art.4, comma 1, L.R. 11 del 11.05.2001 e della D.G.R. n.7/7351 allegato A, il territorio comunale di Coccaglio (BS) viene suddiviso nelle seguenti aree territoriali omogenee:

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Aree di particolare tutela: si definiscono “aree di particolare tutela” le aree comprese entro un limite di 100 m. dal perimetro di proprietà delle aree sensibili quali di asili, scuole, oratori, parchi gioco, carceri, ospedali, case di cura e residenze per anziani, strutture di accoglienza socio-assistenziali e similari, e relative pertinenze, individuate una per ciascuno dei suddetti recettori. Area 1: si definisce “area 1”, l’ insieme delle parti di territorio comunale costituite da uno o più centri o nuclei abitati, delimitati anche singolarmente da perimetro continuo che comprende tutte le aree ivi edificate con continuità ed i lotti interclusi; non possono essere compresi nel perimetro gli insediamenti sparsi e le aree esterne anche se interessate dal processo di urbanizzazione. Area 2: si definisce “area 2” l’insieme delle parti di territorio comunale non rientrante in area 1 e nelle aree di particolare tutela. Aree protette da vincolo ex T.U. 490/99: è l’area di tutela ambientale corrispondente al Monte Orfano Aree destinate all’installazione degli impianti: sono le aree individuate dall’Amministrazione Comunale per l’installazione degli impianti”. Per quanto riguarda queste ultime, i siti idonei sono quattro, dislocati fuori dal centro abitato e lonatani da possibili elementi sensibili.

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L’AMBIENTE URBANO E IL RUMORE La Legge quadro 447/95, affronta per la prima volta i Italia, in modo sistematico – dopo una prima fase avviata con il DPCM 1.3.1991 - il tema dell’inquinamento acustico, a lungo sottovalutato, forse anche a causa della natura dei suoi effetti, meno evidenti e non permanenti rispetto a quelli provocati da altre forme di inquinamento ambientale, ma che pure colpiscono gran parte della popolazione residente in ambito urbano. La stessa Legge Quadro 447/95 ha esplicitamente incluso tra le competenze assegnate alle Regioni quella di stabilire i criteri in base ai quali i Comuni effettuano la classificazione acustica del territorio e tale compito è stato assolto dalla Regione Lombardia con la Legge Regionale 13/2001 “Norme in materia di inquinamento acustico”, con la quale sono stati approvati anche i “Criteri tecnici di dettaglio per la classificazione acustica del territorio comunale”.

La normativa regionale La normativa regionale di riferimento in tema di inquinamento acustico è la Legge Regionale 13/2001, nella quale vengono:  definiti i criteri per la classificazione acustica comunale  stabilite procedure per la classificazione acustica del territorio  delineati i rapporti tra la classificazione acustica e la pianificazione urbanistica  definiti i requisiti acustici degli edifici e delle sorgenti sonore interne La Delibera di Giunta Regionale del 12 Luglio 2002, infine, definisce i criteri in base ai quali si deve procedere per giungere alla zonizzazione acustica comunale. Le linee guida della Regione Lombardia costituiscono un riferimento anche per l’attribuzione di una classe acustica alle infrastrutture stradali, in base alla categoria di appartenenza (secondo il Codice della Strada), che vanno, tuttavia, adeguate al successivo DPR 30 marzo 2004 n.142.

La normativa riguardante le infrastrutture di trasporto D.P.R. 18.11.98 n. 459 - stabilisce le norme per la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento da rumore avente origine dall’esercizio delle ferrovie e delle linee metropolitane di superficie, con esclusione delle tramvie e delle funicolari. Il decreto esclude anzitutto tali infrastrutture dall’applicazione delle disposizioni del D.P.C.M. 14.11.97 riguardanti i valori limite di emissione, i valori di attenzione e i valori di qualità. Per tutte le infrastrutture ferroviarie viene definita una fascia di pertinenza di 250 metri per ciascun lato; per le infrastrutture con velocità di progetto inferiore a 200 Km/h tale fascia è ulteriormente suddivisa in due parti denominate fascia A (i primi 100 metri) e B (dai 100 ai 250 metri). All’interno delle fasce di pertinenza vengono fissati dei valori limite di immissione del rumore prodotto dall’infrastruttura che sostituiscono quelli derivanti dalla classificazione acustica del territorio (stabiliti dal D.P.C.M. 14.11.97), che mantengono invece la loro validità all’esterno delle fasce.

D.P.R. 30 marzo 2004 n. 142 - stabilisce le disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare delle infrastrutture stradali, in attuazione di quanto previsto dall’art.11 della L.447/95. Il criterio generale adottato è del tutto analogo a quanto fatto per le infrastrutture ferroviarie. Anche per le strade non si applicano i valori limite di emissione, i valori di attenzione e i valori di qualità fissati dal D.P.C.M. 14.11.97, mentre all’interno delle fasce di pertinenza vengono stabiliti dei valori limite di immissione (per il solo rumore prodotto dall’infrastruttura) che sostituiscono quelli derivanti dalla classificazione acustica del territorio (sempre stabiliti dal D.P.C.M. 14.11.97), che mantengono invece la loro validità all’esterno delle fasce. L’ampiezza delle fasce di pertinenza ed i valori limite sono variabili in funzione del tipo di strada, nonché distinti tra infrastrutture esistenti e di nuova realizzazione.

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Classi della zonizzazione acustica e relativi valori limite

DESCRIZIONE CLASSE VLAI VLE VQ VLD d n d n d n d n Aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree CLASSE I 50 40 45 35 47 37 5 3 ospedaliere, aree scolastiche, aree Aree particolarmente protette residenziali rurali e di particolare interesse urbanistico, ecc. Aree urbane interessate prevalentemente da traffico CLASSE II veicolare locale, con bassa densità Aree prevalentemente 55 45 50 40 52 42 5 3 di popolazione e limitata presenza residenziali di attività commerciali e assenza di attività artigianali e industriali Aree urbane interessate da traffico locale o di attraversamento con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali CLASSE III 60 50 55 45 57 47 5 3 ed uffici, con limitata presenza di Aree di tipo misto attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali con impiego di macchine operatrici Aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, elevata presenza di attività commerciali CLASSE IV ed uffici, presenza di attività Aree ad intensa attività 65 55 60 50 62 52 5 3 artigianali, aree in prossimità di umana strade di grande comunicazione, di linee ferroviarie, di aeroporti e porti, aree con limitata presenza di piccole industrie Aree interessate da insediamenti CLASSE V industriali e con scarsità di Aree prevalentemente 70 60 65 55 67 57 5 3 abitazioni industriali Aree interessate esclusivamente CLASSE VI da insediamenti industriali, prive Aree esclusivamente 70 70 65 65 70 70 NO NO di insediamenti abitativi industriali

VLAI - Valore Limite Assoluto di Immissione: valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori. VLE – Valore Limite di Emissione: è il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa ovvero misurato in corrispondenza degli spazi utilizzati da persone e comunità. VQ – Valore di Qualità: è il livello di rumore da conseguire nel breve, nel medio, nel lungo periodo, con le tecnologie e le metodologie di risanamento disponibili per realizzare gli obiettivi di tutela. VLD - Valore Limite Differenziale: differenza tra il livello sonoro equivalente di rumore ambientale e rumore residuo. Le misure devono essere fatte all’interno degli ambienti abitativi.

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Dalla letteratura in materia e dal complesso delle norme attualmente vigenti, viene confermato che le principali sorgenti dell’inquinamento acustico in ambito urbano vanno ricondotte a:  Traffico stradale: rappresenta la forma di disturbo che interessa il più elevato numero di cittadini, ed è generato, principalmente, dal rotolamento dei pneumatici sulla superficie stradale (le altre sorgenti – quali il motore o l’attrito con l’aria – risultano meno importanti specialmente nelle condizioni di traffico extraurbano e soprattutto quando la velocità supera i 50 km/h).  Traffico ferroviario e aereo: interessano un più limitato numero di persone esposte, rispetto al traffico stradale, anche se – negli ultimi anni – è considerevolmente aumentato il volume di traffico aereo, che determina però un grado elevato di disturbo solo in prossimità degli aeroporti e dei “corridoi di sorvolo”. Nel caso del traffico ferroviario, una certa assuefazione è favorita da una traccia acustica stabile e dalla debole impulsività di tale rumore. Per quanto riguarda le attività industriali e artigianali, si osserva che l’inquinamento acustico da queste indotto non ha subito significativi incrementi negli ultimi anni, anche per i miglioramenti dettati dalla legislazione in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro e tutela dei lavoratori: questo non toglie che le zone prevalentemente o esclusivamente produttive debbano essere classificate con i limiti più elevati tra quelli consentiti dalla normativa.

La zonizzazione acustica di Coccaglio La forte presenza di infrastrutture di trasporto (in particolare, le ex ss 11,che dividono in tre parti il territorio, e le due linee ferroviarie) condiziona, è ovvio, anche il clima acustico del territorio comunale di Coccaglio.

% superficie superficie classe (mq) comunale classe 1 982.349 8% classe 2 1.150.410 10% classe 3 8.217.130 68% classe 4 1.671.596 14%

Tutto questo è ben evidente nella cartografia della zonizzazione acustica comunale attualmente vigente e considerando la superficie interessata dalle diverse classi, si può osservare che gran parte del territorio comunale rientra in classe III . La Classe I interessa le seguenti aree: La scuola elementare “Don Remo Tonoli” in via Buscarono-vista la vicinanza con il polo sportivo resta inteso che per le scuole elementari” Don Remo Tonoli” il rispetto dei limiti della Classe I si deve intendere nell’orario scolastico;

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L’intera area di pertinenza della scuola materna e l’area collinare a monte della roggia Fusia. Viene inserito nella Classe II tutto il centro residenziale del paese ad eccezione delle aree particolarmente protette sopra descritte, alcune aree residenziali limitrofe alle zone industriali, le aree residenziali lungo la strada statale attraversante il centro abitato comunale; alcune aree residenziali adiacenti il centro polivalente di via Paolo VI. La scuola media “Marenzio”, con tutto il parco pubblico limitrofo. Il centro diurno e la casa albergo per anziani. La scuola materna “Urbani e Nespoli” di via Benefattori. Per la zona di via San Pietro, che conduce a Cologne, non è stata prevista una zona filare con classe maggiore alla II in quanto strada a traffico ridotto. In Classe III è stata inserita la fascia adiacente al percorso in ambito urbano della SS 573 da Cologne che attraversa il centro abitato (tratto via Palazzolo, via Grandi, via Marconi, P.zza L. Marenzio, P.zza Garibaldi e via V. Emanuele). La fascia adiacente alla SS n.11 che attraversa il centro abitato(tratto Via per Chiari, Via Marconi);le residenze comprese tra la via don primo Mazzolari e la via A. Gramsci e quelle del Broletto. Inoltre il polo sportivo di via Paolo VI e le residenze limitrofe, il campo sportivo ed il polo sportivo compreso tra la via delle Calcine e via Mattei e l’Albergo Touring. Infine le aree agricole così come previsto anche dalle linee guida regionali. Da queste, come già detto, sono state escluse le zone agricole collinari coltivate a vigneto o boschive. Sono state inoltre escluse le aree interessate dalla fascia di rispetto della linea ferroviaria Milano – Venezia classificate in classe superiore. Nella Classe IV sono stati inseriti i tre poli industriali di via Lavoro e Industria, via Mattei e la nuova area produttiva Sud, posta a lato della ferrovia (Milano Venezia);l’area industriale posta a lato della via per Chiari e l’area industriale posta a lato della via Ingessano. Inoltre sempre nella IV inserita una fascia parallela alla strada di futura realizzazione per una profondità di 50 metri su entrambi i lati. Ed infine una fascia parallela alla strada di attraversamento dell’area industriale (variante SS 11) per una profondità di 50 metri su entrambi i lati. Nessuna area del territorio comunale è stata presa in considerazione per le classi V e VI

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LE INFRASTRUTTURE VIARIE E LE RELATIVE CLASSI DI APPARTENENZA Valutando il territorio comunale si può notare come questo sia interessato sia da strade di grande comunicazione che da diverse linee ferroviarie che si distinguono per il volume di traffico. Il comune è infatti interessato dall’attraversamento delle strade statali n. 11, proveniente da Chiari, e n. 573 proveniente da Cologne. Le due strade convergono in un’unica direttrice ad est del centro abitato per andare in direzione di Rovato e Brescia. Entrambe le strade statali presentano un elevato regime di traffico, soprattutto di tipo pesante. Tale situazione giustifica anche la successiva classificazione acustica in quanto per le aree poste in vicinanza delle strade di grande comunicazione è preferibile individuare almeno la classe IV. Il flusso di traffico sulla SS 11, viene attualmente incanalato in una circonvallazione esterna che bypassa a sud il centro abitato. Non altrettanto vale per la strada statale proveniente da Cologne per la quale non è ancora stata realizzata la variante esterna al centro abitato che pertanto risente particolarmente delle emissioni dovute ai veicoli di passaggio. Per quanto riguarda le restanti strade del territorio comunale queste sono state classificate di tipo E e di tipo F. E’ da ricordare che , ai sensi della DGR VII/9776, tra le tipologie di strade presenti a Coccaglio, unicamente la strada di tipo D ha l’effetto di influire sulla classificazione acustica mentre le altre tipologie presenti “subiscono” la classificazione dell’area entro cui scorrono. Il territorio comunale inoltre, come già evidenziato in altre occasioni, è interessato dall’attraversamento di due linee ferroviarie , rispettivamente la linea Lecco –Bergamo- Brescia e la linea Milano –Venezia. La ferrovia Lecco- Bergamo – Brescia interessa direttamente il centro residenziale, con relativa stazione di fermata, mentre la ferrovia Milano- Venezia passa più a valle e non interferisce con zone residenziali se non per alcune cascine. Le due ferrovie si distinguono soprattutto per l’intensità del traffico che vi insiste. La linea Lecco-Brescia, ad unico binario, oltre a presentare passaggi di convogli molto limitati durante il periodo notturno, si caratterizza per un traffico di treni merci molto scarso. Sulla base delle carte elaborate dalla RFI, è possibile evidenziare come, durante il periodo notturno, non sia superato all’interno della Fascia A il limite dei 60 dBA. In tale tratto di linea la velocità dei convoglio è ridotta soprattutto in considerazione della stazione di fermata. Per quanto riguarda la linea Milano – Venezia, a doppio binario, i passaggi di convogli sia in periodo diurno che in periodo notturno sono notevolmente più consistenti. La velocità in tale tratta non subisce alcuna limitazione con notevoli riflessi sul livello di rumore rilevabile.

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Sulla base delle carte elaborate dalla RFI, è possibile evidenziare come, durante il periodo notturno, all’interno della Fascia B (larghezza di 250 mt dal sedime ferroviario) il LEq misurato sia costantemente tra i 55 ed i 60 dBA. Ciò è legato all’assenza di schermi alla propagazione del rumore in quanto il percorso della tratta interessa porzioni di territorio di aperta campagna (pertanto privi di potenziali recettori).

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LE FONTI UTILIZZATE NELLA REDAZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO LA QUALITA’ DELL’ARIA à dell'Aria (P.R.Q.A.) Regione Lombardia Piano Regionale per la Qualit Regione Lombardia Inventario Emissioni ARia (INEMAR) ARPA Brescia Dati rete provinciale di rilevamento ARPA Brescia Dati della campagna di monitoraggio giugno/luglio 2003 a Coccaglio à R.I.A. Provincia di Brescia Autorizzazioni attivit LE ACQUE

Regione Lombardia Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque (P.T.U.A.) Provincia di Brescia Dati monitoraggio acque superficiali 1988 - 1999 - ARPA Brescia Dati monitoraggio acque superficiali 2001 - 2003 Provincia di Brescia Catasto utenze idriche Provincia di Brescia Autorizzazioni attingimenti e derivazioni acque A.T.O. Brescia Localizzazione e caratteristiche punti di captazione/prelievo acque per uso umano à microbiologica acque per uso umano (anni 2004 A.S.L. Brescia Controlli qualit -2005) à chimica acque per uso umano (anni 2004 ARPA Brescia Controlli qualit -2005) IL SUOLO

Regione Lombardia Piano Territoriale Paesistico Regionale Provincia di Brescia Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (P.T.C.P.) à di Bacino del Fiume Po Autorit Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I. ) C.N.R. - G.N.D.C.I. Progetto Aree Vulnerate Italiane (A.V.I.) Regione Lombardia Archivio frane e dissesti A.P.A.T. Progetto Corin Land Cover (C.L.C.) Regione Lombardia - ERSAF Destinazioni d'uso dei suoli agricoli e forsetali (D.U.S.A.F.) Regione Lombardia Basi ambientali della Pianura IL PAESAGGIO

Regione Lombardia Piano Territoriale Paesistico Regionale Provincia di Brescia Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (P.T.C.P.) Regione Lombardia Sistema Informativo dei Beni Ambientali (S.I.B.A.) LA NATURA (e l'AGRICOLTURA)

Provincia di Brescia Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (P.T.C.P.) Regione Lombardia Sistema Rurale - banche dati territoriali Regione Lombardia Piano Faunistico Venatorio Regionale (P.F.V.R.) Provincia di Brescia Piano Faunistico e Venatorio ISTAT V censimento generale dell'agricoltura 2000 Regione Lombardia Piano di Sviluppo Rurale 2001-2006 Regione Lombardia Atlante dei caratteri del territorio rurale lombardo Comune di Coccaglio Piano Agronomico Provincia di Brescia Piano Agricolo Provinciale L’URBANIZZATO

Provincia di Brescia Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (P.T.C.P.) RIFIUTI/RUMORE/ELETTROSMOG

Provincia di Brescia Osservatorio Rifiuti (dati 1995 - 2004) Comune di Coccaglio Piano di Zonizzazione Acustica - Relazione illustrativa Comune di Coccaglio Piano per la localizzazione impianti RTV

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