Volume pubblicatoconilcontributodellaRegione autonomadellaSardegna, Assessorato dellaProgrammazione, Bilancio, FESR 2007–2013, ASSE II:Inclusione,servizi sociali,istruzioneelegalità.Obiettivooperativo2.1.1–Lineadiattività A. Credito e Assetto delterritorio,CentroRegionale diProgrammazione,nell’ambitodelprogettofinanziatodalPOR

Le terre civiche: opportunità di crescita e di sviluppo per l’Ogliastra SECONDA FASE e nellagestionedegliinterventi nella programmazione Applicazione dipercorsicondivisi SECONDA e disviluppoperl’Ogliastra opportunità dicrescita Le terreciviche:

FASE Volume pubblicato con il contributo della Regione autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilan- cio, Credito e Assetto del territorio, Centro Regionale di Programmazione, nell’ambito del progetto finanziato dal POR FESR 2007 – 2013, ASSE II: Inclusione, servizi sociali, istruzione e legalità. Obiettivo operativo 2.1.1 – Linea di attività A.

1 2 Le terre civiche: opportunità di crescita e di sviluppo per l’Ogliastra Seconda fase Applicazione di percorsi condivisi nella programmazione e nella gestione degli interventi

A cura del Servizio Programmazione della Provincia dell’Ogliastra

3 Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra

Seconda fase Applicazione di percorsi condivisi nella programmazione e nella gestione degli interventi

A cura del Servizio Programmazione della Provincia dell’Ogliastra

4 Si ringraziano le Amministrazioni comunali della Provincia dell’Ogliastra, l’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Riforma Agropastorale, l’Agenzia Argea e tutti i cittadini e gli operatori economici e sociali che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione del Progetto. Si ringraziano in particolare il Direttore del Centro Regionale di Programmazione Gianluca Cadeddu, Francesco Ventroni, Responsabile di Linea 2.1.1.A e Rina Atzori per la disponibilità in tutte le fasi di attuazione del Progetto. Si ringraziano inoltre l’Università degli Studi di , in particolare Prof. Carlo Pilia e Prof.ssa Michelina Masia; per l’Università degli Studi di Firenze Prof. Giorgio Pizziolo e per il Centro Studi e Documentazione sui Demani Civici e le proprietà collettive di Trento Prof. Pietro Nervi. Si ringrazia il coordinatore del gruppo di lavoro Piero Rubiu e tutti i collaboratori. Il Servizio Programmazione è un servizio composto da Alessio Seoni, Lorenza Comida e Maruska Carrus.

POR FESR 2007-2013, Assessorato della Programmazione, Asse II - Linea A Bilancio, Credito e Assetto del Territorio – Centro Regionale di Programmazione

5 6 Sommario

10 I) STATO DEI LAVORI PROGETTO PILOTA - FASE I Piero Rubiu

11 II) DESCRIZIONE DEL PROGETTO PILOTA - FASE II Giorgio Pizziolo

11 II.I - Analisi delle criticità, obiettivi

12 II.II - Programma di lavoro

13 III) LA MAPPATURA DELLE TERRE CIVICHE, LA CONSISTENZA E IMPORTANZA DELLE TERRE CIVICHE NELL’AMBITO DEL TERRITORIO OGLIASTRINO Enzo Ibba

25 IV) LE ENFITEUSI NELLE TERRE CIVICHE Andrea Serreli, Donatello Sioni, Francesco Dessi, Giuseppe Manunza, Luciano Murgia, Marcella Sodde

43 V) REALIZZAZIONE DI UN CATASTO SENTIERI PROVINCIALE Luciano Murgia

45 VI) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA. VALUTAZIONE DELLA POSSIBILITÀ DI IMPIEGO IN CAMPO ENERGETICO Francesco Muceli - Piero Rubiu Sintesi della pubblicazione curata da Sardegna Ricerche con la Provincia dell’Ogliastra

45 VI.I - Aspetti generali

46 VI.II - Attività svolte

47 VI.III - Risultati

48 VII) L’ASSOCIAZIONISMO COME STRUMENTO PER LA VALORIZZAZIONE E GESTIONE DELLE TERRE CIVICHE Francesco Muceli - Piero Rubiu

48 VII.I - La gestione del patrimonio forestale

49 VII.II - I Consorzi forestali

50 VII.III - La normativa di riferimento

7 51 VII.IV - Conclusioni

52 VIII) PERCORSI PER LA COSTRUZIONE DI UN PIANO INTERCOMUNALE DI VALORIZZAZIONE E DI COORDINAMENTO DELLE TERRE CIVICHE DELL’OGLIASTRA Giorgio Pizziolo

53 VIII) I.I. Quadro conoscitivo degli usi civici in Ogliastra, proposte per un dibattito Michelina Masia

59 VIII) I.II. La consistenza e l’importanza delle terre civiche nell’ambito del territorio ogliastrino: mappatura e definizione (sintesi cap 3) Enzo Ibba

62 VIII) I.III. Inquadramento socio economico Carla Mereu

67 VIII) I.IV. Quadro conoscitivo orientato Sara Mucelli

67 VIII.I.IV.I - Breve quadro della pianificazione

70 VIII.I.IV.II - La conoscenza di sfondo: il territorio

73 VIII.I.IV.III - Sistema ambientale

82 VIII.I.IV.IV - I beni archeologici e culturali

85 VIII.I.IV.V - I beni culturali

87 VIII.I.IV.VI - Caratteri insediativi del territorio dell’Ogliastra

89 VIII.I.IV.VII - Quadro valutativo sintetico

89 VIII.I.IV.VIII - Possibili canali per la valorizzazione intercomunale delle terre ad uso collettivo

90 VIII.I.IV.IX - Verso un piano di valorizzazione delle terre civiche, alcune riflessioni

92 VIII) II. Percorsi per la costruzione di un Piano intercomunale di valorizzazione e di coordinamento delle terre civiche dell’Ogliastra Giorgio Pizziolo

92 VIII.II.I - Natura, caratteri e consistenza dei beni civici dell’Ogliastra valutati nel loro quadro di insieme: metodologie ed indirizzi

8 103 IX) REGOLAMENTO COMUNALE DEGLI USI CIVICI: ANALISI CRITICA DEI REGOLAMENTI VIGENTI Maria Vittoria Porcu − Enzo Ibba

111 X) TERRE CIVICHE E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA REGIONALE: RISORSE FINANZIARIE PER LA GESTIONE TECNICO-AMMINISTRATIVA Piero Rubiu, Enzo Ibba, Carlo Pilia

114 XI) DALL’ESPERIENZA OGLIASTRINA ALL’OSSERVATORIO REGIONALE SULLE TERRE CIVICHE Carlo Pilia

114 XI.I - I progetti sugli usi civici in Ogliastra

116 XI.II - La costituzione di un centro specializzato sulle terre civiche

117 XI.III - La strutturazione stabile su scala regionale dell’Osservatorio

118 XI.IV - L’elaborazione delle politiche condivise per le terre collettive

9 I) STATO DEI LAVORI PROGETTO PILOTA FASE I

Piero Rubiu

La prima fase del progetto ha avuto il merito di far emergere per la prima volta il “fenomeno” delle terre civiche in Ogliastra, portandola a un livello di attenzione di carattere collettivo, ovvero coinvolgendo i Comuni gestori, la popolazione, vari Enti a diversi livelli, provinciale e regionale, studiosi, tecnici comunali e tecnici esperti. Per la prima volta è stata affrontata una lettura delle terre civiche in modo collegiale e ragionato, al fine di analizzare, comprendere e proporre percorsi condivisi con l’obiettivo di pervenire a soluzioni concrete in grado di affievolire i conflitti e il malessere sociale che spesso ruota intorno alla loro gestione. Il lavoro svolto nella prima fase può essere ricondotto all’acquisizione della conoscenza e condivisione delle scelte operate, condizione imprescindibile per la prosecuzione del progetto. Il quadro emerso nella prima fase del progetto ci ha posto fondamentalmente diversi quesiti di tipo politico- amministrativo, socio-culturale e finanziario. Sotto l’aspetto politico-amministrativo è stata evidenziata chiaramente la necessità da parte delle Ammini- strazioni comunali di un quadro normativo e procedure amministrative applicabili in modo corretto per evitare di ingenerare ulteriori incertezze nella gestione di questi beni. Si richiede al decisore politico in fase di pro- grammazione economica, misure che possano affievolire e ridurre i conflitti dei portatori di interesse, anche attraverso la pianificazione delle terre civiche a partire dalla programmazione della Comunità europea. Una maggiore conoscenza del fenomeno delle terre civiche, una maggiore comunicazione e condivisione delle scelte politiche tra gli attori interessati è condizione essenziale, la precondizione per connettere positiva- mente il tessuto sociale con la parte politica, che avrebbe l’effetto di una maggiore consapevolezza collettiva e darebbe più forza e validità a questo antico istituto. Secondo quanto sopra esposto, si capisce che l’aspetto delle risorse finanziarie disponibili, viene in secondo piano, ovvero si rende necessario e diventa strumento indispensabile solo se vi è una volontà concreta nell’at- tuazione dei propositi esposti. In sintesi, è nata dai territori e dal forum delle terre civiche l’esigenza di uno strumento di collegamento, in grado di dare continuità ai propositi e alle scelte operate, attraverso l’istituzione di un osservatorio delle terre civiche, come filo conduttore tra i territori e i decisori amministrativi e politici ai vari livelli.

10 II) DESCRIZIONE DEL PROGETTO PILOTA FASE II

Giorgio Pizziolo

II. I - Analisi delle criticità, obiettivi Dalla lettura del processo amministrativo risulta evidente quanto sia stata travagliata l’attività di ricerca di questa esperienza, con la rimodulazione delle attività, mentre le condizioni esterne alla ricerca stessa ma ad essa collegate, in particolare le vicende nazionali e regionali delle Province, ed in ultimo le stesse trasforma- zioni dell’apparato legislativo in materia di usi civici, mettevano pesantemente in discussione le progressive acquisizioni della ricerca stessa. Ma questa difficile situazione ha stimolato ulteriormente la ricerca, che si è sensibilmente affinata, e che è divenuta una proposta di tipo metodologico e programmatico assolutamente innovativa, sia dal punto di vista scientifico sia dal punto di vista operativo che delle politiche, tanto quelle delle Comunità locali che quelle nei confronti delle politiche comunitarie europee. Certo, questo continuo riassetto del lavoro e degli obiettivi ha sacrificato la parte di sperimentazione sul cam- po, che però ora risulta assai più inquadrata in molteplici possibilità di sviluppo e di preziosa sperimentazione, in attuazione dei programmi proposti. Ma qual è dunque l’innovazione, la dimensione d’indirizzo e la natura di “Pilota” del progetto pilota stesso emersi dalla esperienza della seconda fase? L’assunto principale ruota su due acquisizioni generali tra loro collegate e interattive: - Il Piano di Valorizzazione delle Terre Civiche diviene lo strumento principale delle politiche programmatiche e territoriali delle terre di uso civico e dei loro beni, e a tale Piano si devono adeguare tutte le scelte di ge- stione e di attività sui territori stessi. Si avrà così un Piano di Governance Civica redatto nell’interesse della comunità e dei suo utenti. - Il Piano di cui sopra è il solo in grado di affrontare la questione fondamentale della definizione delle moda- lità per un Uso Civico Contemporaneo delle terre civiche stesse. Il che significa che i territori e i beni civici vanno rivisitati e riconosciuti nelle loro qualità e potenzialità strutturali e che vanno individuate le program- mazioni e le azioni di fruizione dei beni in chiave appunto civica e cioè rinnovabile, ecologica, solidale, so- cialmente ed economicamente utile alle comunità insediate. Questa impostazione teorica e programmatica deve necessariamente essere condivisa con le comunità interessate. - È evidente che le due acquisizioni vanno condotte in stretta connessione, fino ad arrivare a Programmi di Governance Civica Comunitaria prodotta autonomamente dalle Amministrazioni e dalle comunità inte- ressate. I Piani di governance si svilupperanno sull’idea di valorizzazione intesa non come accrescimento mercantile ma come insieme di valori legati all’utenza civica. - nel caso particolare dell’Ogliastra vi è un ulteriore fondamentale sviluppo: considerata la vastità e lo stra- ordinario valore delle terre civiche è possibile immaginare un piano intercomunale e di coordinamento con funzione di quadro di riferimento per i Piani di valorizzazione dei singoli Comuni, con la funzione di orga- nizzare tutte le relazioni, le reti e i collegamenti che i diversi beni delle singole comunità possono stabilire, moltiplicando i valori aggiunti di una impostazione territorialmente organica. Questa impostazione consente inoltre di affrontare alcuni temi problematici o strategici della comunità oglia- strina, da troppo tempo irrisolti, quali: • La soluzione degli annosi problemi dell’enfiteusi condotta all’interno del Piano programmatico attraverso la ridistribuzione delle funzioni. • La promozione di soluzioni di programmazione agricola organiche, tali da poter essere inserite nei progetti delle nuove PAC 2014-2020. Infatti soltanto i programmi intercomunali e integrati hanno la possibilità di essere accolti alla scala europea. • La possibilità di costruire pacchetti di proposte integrate per la gestione autonoma delle attività ricettive e di fruizione turistica dei beni civici, apprezzandone le qualità senza alterarli. Si ritiene che un’articolazione così complessa e innovativa di una pianificazione concordata debba trovare un momento civico di organizzazione quale può essere un Protocollo Programmatico per un Piano Intercomu- nale di Coordinamento per la Valorizzazione delle Terre Civiche.

11 II.II - Programma di Lavoro Su questa base si è lavorato ad un programma di grande impegno, quello della predisposizione dei lineamenti e dei percorsi per un Piano di valorizzazione intercomunale, per le terre civiche dell’Ogliastra. Tale Piano, previsto dalla Legge Regionale, ma finora mai applicato in quanto Piano intercomunale, potrà accogliere e sviluppare tutte le tematiche finora emerse nelle attività dell’Osservatorio, e potrebbe inoltre dare un’attuazione “attiva” al Piano Paesistico Regionale, e portare di conseguenza ad un modello di uso civico contemporaneo, sia ecologico, che partecipato, capace di costruire un’economia comunitaria per le popola- zioni delle terre civiche. Queste considerazioni evidenziano la possibilità di definire la natura e la consistenza di un possibile progetto pilota, innovativo e al tempo stesso realizzabile, al quale abbiamo dato il nome di “Percorsi per la costruzione di un Piano Intercomunale di Coordinamento per la valorizzazione delle Terre Civiche” Infatti la complessità dell’argomento e le vicende della Provincia hanno portato alla necessità di approfondire una serie di aspetti per cui il progetto pilota è arrivato a indicare le modalità con le quali poter pervenire a un Piano/Programma di valorizzazione di tipo civico e condiviso. In tal senso tutte le problematiche e le ipotesi di soluzione e gestione riferibili all’uso corrente delle terre civiche da parte dei Comuni, possono contribuire alla costruzione di questo Piano di Valorizzazione Intercomunale. Ma allo stesso tempo lo studio di queste problematiche, che tanto giustamente preoccupano le Amministrazio- ni comunali, possono trovare un loro specifico indirizzo di soluzione proprio dalle ricerche effettuate. Quindi, da una parte gli studi effettuati hanno una loro autonomia ma dall’altra, ciascuno per la propria parte, contribu- iscono ad arricchire i percorsi della costruzione del Piano di valorizzazione Nasce così la possibilità di disporre di un effettivo Progetto Pilota volto alla concreta costruzione del Piano intercomunale di valorizzazione costruito non in termini esterni ed imposti alle comunità locali, ma frutto di pro- cessi di apprendimento e di proposta il più possibile condotti all’interno delle Amministrazioni stesse, insieme con le loro comunità, per definire programmi di sviluppo e di promozione economica – territoriale, nella logica e nelle regole dell’uso civico, per una fruizione contemporanea dei beni civici stessi, dando così luogo ad un Piano e ad un Progetto “autoprodotti nel loro processo formativo”. Dunque un progetto “pilota”, sia nei contenuti sia nelle procedure, ma più che altro nelle “modalità di guida e di pilotaggio” dei processi di costruzione del progetto stesso.

12 III) LA MAPPATURA DELLE TERRE CIVICHE, LA CONSISTENZA E IMPORTANZA DELLE TERRE CIVICHE NELL’AMBITO DEL TERRITORIO OGLIASTRINO

Enzo Ibba

L’elevata incidenza delle terre ad uso civico in Ogliastra rispetto all’intera superficie territoriale, ha fatto si che questo tema fosse costantemente presente nell’azione politica dell’Amministrazione provinciale sin dalla sua costituzione come Ente Locale. Le problematiche di questo ingente patrimonio collettivo sono state affrontate in diversi progetti speciali fina- lizzati all’individuazione di modelli gestionali per la valorizzazione di queste terre. La determinazione della consistenza e l’esatta individuazione territoriale delle terre ad uso civico costituisce la base di partenza sia per le attività di studio ed analisi del fenomeno, sia per la formulazione di ogni proposta di valorizzazione e gestione delle stesse. Il comma 1 dell’articolo 8 della LR 12/94 stabilisce infatti che: «Sulla base dell’inventario generale dei terreni soggetti ad uso civico i Comuni singoli o consorziati, avvalendosi eventualmente della collaborazione tecnico - finanziaria delle Amministrazioni provinciali o regionali, predispongono i piani di valorizzazione e di recupero delle terre ad uso civico ricadenti nelle rispettive circoscrizioni, finalizzati allo sviluppo sociale ed economico delle comunità interessate». Nel corso della prima fase del progetto pilota “Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Oglia- stra” sono state gettate le basi per la creazione di una banca dati informatizzata in cui rendere accessibili in maniera ordinata e geograficamente referenziate tutte le informazioni disponibili sulle terre collettive ogliastri- ne. Solo per quattro Comuni (, , , ) però è stato creato un prototipo di geo-database, in cui sono state archiviate e messe in relazione tra loro le informazioni di natura documentale/ amministrativa con basi cartografiche catastali elaborate in ambiente GIS. All’avvio della seconda fase del progetto pilota “Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Oglia- stra”, è tornata alla ribalta l’esigenza di conoscere sia l’esatta consistenza delle terre ad uso civico dei Comuni ogliastrini, sia la loro individuazione territoriale mediante idonea rappresentazione cartografica. La necessità di dare una risposta a tale esigenza è divenuta impellente quando è stato affrontato l’argomento del Piano di valorizzazione intercomunale delle terre civiche ogliastrine, tema che sarà approfondito in altri capitoli di questa stessa pubblicazione. Infatti, ogni strumento di pianificazione e gestione che incida sull’uso di beni territoriali, affinché abbia valenza giuridica deve basarsi sulla possibilità di individuare in maniera inequivocabile i beni interessati e, quindi, sulla possibilità di rappresentarli con precisione nella cartografia ufficiale. Esaminando diverse ipotesi di lavoro, ci si è però resi conto che una mappatura certificata delle terre civiche ogliastrine avrebbe richiesto tempi, mezzi, risorse umane e finanziarie che andavano ben oltre quelle a dispo- sizione; ciononostante il gruppo di lavoro ha ritenuto indispensabile almeno avviare una mappatura ricognitiva per avere un’indicazione preliminare, ma attendibile sulla distribuzione geografica delle terre civiche nell’intero territorio ogliastrino. Fatte le opportune valutazioni sul materiale informativo disponibile, si è convenuto che la base cartografica di riferimento per l’individuazione delle terre soggette a uso civico non poteva che essere quella del catasto terreni. Infatti, sia i decreti di accertamento dei commissari per gli usi civici (risalenti per lo più al periodo 1941-1945) sia le determinazioni del competente servizio dell’Assessorato all’Agricoltura (2005), individuano i terreni sog- getti ad uso civico sulla base dei dati catastali: Comune, Foglio, Mappale (anche se si riportano informazioni aggiuntive come località, superficie, qualità di coltura). Individuare i beni soggetti ad uso civico nella cartografia catastale ufficiale è però un’operazione tutt’altro che semplice, e rimane sempre il problema dell’esatta sovrapponibilità con gli altri strumenti cartografici di base utilizzati istituzionalmente per la pianificazione del territorio regionale (Carta Tecnica Regionale, Tavolette dell’IGM, Ortofoto / Foto Aeree). Per fortuna recentemente la Regione Sardegna ha avviato un processo di informatizzazione dei dati catastali di base, mappe comprese, che ha permesso di attenuare notevolmente i problemi di sovrapposizione, anche se rimangono da risolvere le incoerenze di natura geometrica che si verificano nel passaggio dal sistema di proiezione Cassini-Soldner, proprio del catasto italiano, ai sistemi di proiezione delle altre basi cartografiche ufficiali (Gauss-Boaga, UTM, ecc.).

13 Dato che i terreni soggetti ad uso civico sono individuati nei documenti ufficiali sulla base degli elementi ca- tastali (Comune, Foglio, Mappale), è stato deciso di utilizzare come base cartografica di riferimento la mappa catastale in formato vettoriale, georeferenziata secondo il sistema di coordinate di riferimento Gauss – Boaga – Roma 40 fuso Ovest, realizzata dalla Regione Autonoma della Sardegna - Servizio sistema informativo territoriale regionale, a seguito di un protocollo d’intesa con l’Agenzia del Territorio. Tale base cartografica era già stata utilizzata per l’elaborazione delle informazioni acquisite nella precedente fase di progetto, poi raccolte e strutturate in un archivio imperniato su un GeoDatabase, cioè una banca dati geografica costituita, per ciascun comune, da una feature class a geometria poligonale, georeferenziata nel sistema Gauss-Boaga, chiamata “Terre Civiche”. Le informazioni contenute nel suddetto database, costituiscono il punto di partenza per questa seconda fase di progetto, ed in particolare per la mappatura delle terre civiche in oggetto. Va evidenziato che mentre la mappa catastale di base utilizzata in questa attività di mappatura è aggiornata al dicembre 2012, l’aggiornamento della suddetta banca dati provinciale è antecedente al 2009, quindi non riporta le variazioni intervenute successivamente a tale data. Fatte queste considerazioni, veniamo a descrivere in dettaglio le varie fasi seguite per la mappatura delle terre civiche ogliastrine.

Il lavoro di aggiornamento della consistenza delle terre civiche della Provincia Ogliastra è iniziato con il re- perimento degli elenchi dei beni soggetti ad uso civico, derivanti appunto o dai Decreti del Commissario o dalle Determinazioni conseguenti alle operazioni di accertamento e di formazione dell’Inventario attuate dalla Regione. All’inizio del 2013 l’Assessorato all’Agricoltura ha pubblicato sul sito della Regione l’inventario generale delle terre civiche dei Comuni della Sardegna, che costituisce, ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 12/1994, il documento ufficiale per la programmazione degli interventi di utilizzazione, recupero e valorizzazione dei beni ad uso collettivo. Gli elenchi sono costituiti da tabelle in formato PDF, aggiornati al mese di aprile 2012, quando è stato fatto il collaudo dell’ultimo degli appalti banditi dall’Assessorato all’Agricoltura per il completamento dell’inventario generale delle terre civiche su tutto il territorio regionale.

Fig. 1 - screen shot pagina Assessorato Agricoltura http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?s=215979&v=2&c=1306&t=1

Va però precisato che i decreti di accertamento prodotti dalla Regione Sardegna riguardanti i Comuni oglia- strini risalgono tutti al 2005, per cui l’aggiornamento dell’informazione è sicuramente anteriore a tale data. Per questo motivo è stato deciso di utilizzare come dato di partenza le informazioni presenti nella banca dati della Provincia, in quanto aggiornate al 2009; inoltre per numerosi Comuni si disponeva anche delle relative basi cartografiche (i 4 Comuni pilota, Arzana, Baunei, Talana, Villagrande).

14 * * * COMUNE DECRETO DECRETO N° DATA BURAS Regionale Commissariale

1 ARZANA X 252 24/02/2005 2 BARISARDO X 251 24/02/2005 n° 21 del 23/06/2007 3 BAUNEI X 294 30/12/1943 4 GAIRO X 166 16/02/2005 n° 38 - S.S. N°2 del 19/12/2005 5 X 230 23/02/2005 n° 38 - S.S. N°2 del 19/12/2005 6 X 234 24/02/2005 n° 17 del 25/05/2007 7 X 211 23/02/2005 n° 38 - S.S. N°2 del 19/12/2005 8 X 278 30/12/1941 9 TALANA X 179 11/04/1941 10 X 306 25/02/2005 n° 50 - S.S. N° 39 del 22/11/12 11 TORTOLI X 288 24/02/2005 n° 02 - S.S. N° 1 del 17/01/2006 12 X 286 24/02/2005 13 X 275 09/12/1941 14 X 259 24/02/2005 15 VILLAGRANDE STRISAILI X 306 16/12/1945

* DECRETO Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro-pastorale - Servizio Affari Legali, controllo Enti ed usi civici ** DECRETO del Commissario Regionale per gli usi civici

Tab. 1 - Decreti accertamento usi civici aggiornati al 05/03/2013

Gli elenchi pubblicati dalla Regione sono stati utilizzati come documenti di controllo e verifica, previa loro conversione in formato .xls. Si è proceduto quindi all’analisi del materiale a disposizione nella banca dati della Provincia, sottoponendolo preliminarmente ad un processo di omogeneizzazione, in quanto archiviato in formati diversi: shapefile, dbf, geodatabase, fogli elettronici, file PDF (per i documenti riproducenti i decreti del commissario per gli usi civici e le determinazioni di accertamento dell’Assessorato all’Agricoltura). Per alcuni Comuni non si disponeva di alcuna informazione di base ed è stato necessario ricercare i documenti ufficiali di riferimento (Ulassai), mentre per altri erano disponibili anche i rispettivi piani di valorizzazione approvati (Villagrande, Urzulei, Talana) o in corso di redazione/approvazione (Baunei, Arzana, Gairo, Girasole, Triei). Le informazioni provenienti dalla banca dati della Provincia (seppur nei vari formati) sono state inizialmente implementate in dei fogli elettronici (.xls) distinti per ciascun Comune, per poi poterli confrontare in ambiente GIS, mediante delle join tabellari, eseguite con lo shapefile del catasto aggiornato al 2012. Per formare le join è stato creato preliminarmente un campo chiave (univoco) tra le tabelle da incrociare, rap- presentato da una “codifica” costituita dal concatenamento di tre dati (campi) diversi: codice Istat del Comune catastale, numero del foglio e del mappale catastale. La figura seguente riassume la procedura utilizzata per confrontare i dati provenienti dalle due banche dati: la parte evidenziata è costituita dalla tabella degli elenchi disponibili per ciascun Comune. Quella non eviden- ziata è relativa allo shapefile catastale.

15

Fig. 2 - screen shot Join tabellare in ambiente GIS

Grazie alla join è stato possibile contrassegnare i record con uguale codifica, cioè quei record per i quali c’era corrispondenza nei riferimenti catastali (Comune-Foglio-Mappale). Tale corrispondenza è stata evidenziata sia in un campo aggiuntivo (Uso_Civico = SI) della tabella degli attributi dello shape catastale sia in un campo della tabella dei decreti di accertamento (Riscontro = SiRisc). In questo modo lavorando direttamente sulla tabella dei decreti di accertamento (con excel) è stato possibile contrassegnare le particelle che non avevano avuto riscontro nella mappa catastale aggiornata. Dopo aver replicato queste elaborazioni mediante join tabellare per ogni singolo Comune, è stato possibile compilare un quadro riassuntivo iniziale sulla consistenza delle terre ad uso civico esistenti nella Provincia Ogliastra, dal quale desumerne lo stato di aggiornamento dei loro riferimenti catastali, e quindi della possibilità di individuarli nella cartografia catastale ufficiale. La seguente tabella riporta per ciascun Comune interessato dagli usi civici, la percentuale di riscontro rispetto al totale comunale della superficie ad uso civico.

16 Superficie USI CIVICI ACCERTATI territoriale Comune titolare Sup. % su Tot. Sup. Sup. Ha Totale U.C. Note comunale con riscontro % senza riscontro % (Ha) 1 Arzana 16 249 12 969,85 80% 11 921,53 92% 1 048,32 8% 2 Barisardo 3 743 247,22 7% 191,85 78% 55,37 22% 3 Baunei 21 190 18 599,81 88% 17 806,28 96% 793,53 4% 4 3 339 5 1 065 6 Gairo 7 749 5 926,27 76% 5 219,08 88% 707,19 12% 7 Girasole 1 316 100,73 8% 100,73 100% 0% 8 3 113 9 10 241 10 5 317 11 1 937 12 Lotzorai 1 687 566,42 34% 566,01 100% 0,41 0% 13 3 981 14 Perdasdefogu 7 775 3 542,36 46% 2 763,08 78% 779,28 22% 15 Seui 14 821 11 142,81 75% 9 168,84 82% 1 973,96 18% 16 Talana 11 868 8 597,84 72% 5 192,11 60% 3 405,73 40% 17 Tertenia 11 765 3 687,77 31% 3 250,79 88% 436,98 12% 18 Tortoli 4 029 65,28 2% 63,61 97% 1,67 3% 19 Triei 3 298 989,00 30% 989,00 100% 0% 20 Ulassai 12 241 10 660,30 87% 4 488,22 42% 6 172,08 58% 21 Urzulei 12 964 8 562,06 66% 7 337,19 86% 1 224,87 14% 22 4 732 23 Villagrande Strisaili (*) 21 035 21 659,18 103% 19 563,78 90% 2 095,39 10%

Totale Provincia OG 185 455 107 316,89 59% 88 622,11 83% 18 694,78 17% (*) L’estensione delle terre civiche del Comune di Villagrande comprende anche quelle possedute nel Salto di Quirra in giurisdizione di altri 7 Comuni (Arzana,Jerzu,Lanusei,Loceri,Osini,Tertenia, e in prov. di Cagliari). Non sono stati considerati neanche i circa 3621 Ha di terreni In giurisdizione di Villagrande, ma concessi in enfiteusi perpetua ed in uso civico al Comune di .

Jerzu, Lanusei, Loceri, Osini non hanno usi civici propri ma ospitano quelli del Comune di Villagrande.

Lotzorai possiede anche circa 345 Ha ad uso civico in territorio di Villaputzu - CA (Salto di Alussera).

Fra le terre civiche di Arzana, Tertenia, Ulassai non sono compresi gli usi civici di Villagrande nell’isola amministrativa di Quirra.

Tabella 2 - Quadro riassuntivo iniziale della consistenza degli usi civici in Ogliastra

17 Nella seguente figura sono evidenziate le superfici “riscontrate”.

Figura 3

Dal dato complessivo emerge che la superficie dei mappali gravati da uso civico assenti nella banca dati cata- stale aggiornata è abbastanza consistente; per l’intera Provincia il dato medio è pari al 17%, poco meno di 19 mila ettari. Nella lettura del dato bisogna però tener conto del fatto che per alcuni Comuni quali Baunei, Triei, Girasole, Lotzorai il mancato riscontro è inferiore al 5%, in quanto per questi Comuni erano disponibili i documenti dei Piani di valorizzazione delle terre civiche, con dati molto più aggiornati. Di conseguenza per alcuni Comuni le superfici ad uso civico senza riscontro nella mappa catastale aggiornata è assai significativa (Ulassai, Talana, Perdasdefogu, Barisardo, Seui). È stato quindi deciso di procedere all’aggiornamento dei dati catastali proprio partendo da questi Comuni.

18 Aggiornamento della consistenza delle terre civiche La causa più probabile del mancato allineamento fra elenchi inventariali e mappa catastale aggiornata era senz’altro da ricercare nel fatto che le particelle senza riscontro erano state soppresse a seguito di frazionamento. Pertanto per ricostruire l’evoluzione storica delle particelle soppresse era necessario con- sultare la banca dati del catasto; e ciò è stato possibile grazie all’esistenza di una convenzione tra Provincia ed Agenzia del Territorio per l’accesso telematico alla banca dati catastale. La ricostruzione storica della vita della particella tramite visura catastale consentiva però di risalire alle variazioni/ frazionamenti registrati dopo l’impianto meccanografico (1984) del catasto.D i conseguenza non è stato possibile indagare le variazioni, e sono numerose, intervenute nel periodo precedente, tra l’entrata in conservazione del catasto (1931-1937) e il 1984, perché questi dati sono accessibili solamente consultando i supporti cartacei (ca- napine catastali originarie e/o i registri delle partite) disponibili presso le sedi provinciali dell’Agenzia del Territorio. Nei casi in cui nella banca dati della Provincia erano disponibili dei supporti cartografici con la delimitazione delle aree ad uso civico, si è potuto aggirare l’ostacolo ricorrendo ad azioni elementari di overlay mapping, che hanno consentito di “marcare” nella mappa catastale aggiornata le particelle potenzialmente ad uso civico, per poi cercare di risalire tramite visura storica al collegamento con qualcuno dei mappali senza riscontro. Considerate le limitate risorse a disposizione, queste operazioni di ricerca delle origini hanno dovuto sottostare anche alle leggi economiche costi/benefici legati al rapporto tempo/superficie individuabile: quando per una sin- gola particella, soprattutto se di piccole dimensioni, l’indagine diveniva troppo dispendiosa essa veniva interrotta.

Superficie Usi Civici accertati territoriale Comune titolare Sup. % su Tot. Sup. Sup. Ha Totale U.C. comunale con riscontro % senza riscontro % (Ha) 1 Arzana 16 249 12 994,72 80% 12 994,72 100% 0,00% 2 Barisardo 3 743 246,97 7% 246,78 100% 0,19 0,08% 3 Baunei 21 190 18 606,60 88% 18 094,72 97% 511,89 2,75% 4 Cardedu 3 339 0% 5 Elini 1 065 6 Gairo 7 749 5 950,83 77% 5 930,40 100% 20,43 0,34% 7 Girasole 1 316 100,73 8% 100,73 100% 0,00% 8 Ilbono 3 113 0% 9 Jerzu 10 241 0% 10 Lanusei 5 317 11 Loceri 1 937 0% 12 Lotzorai 1 687 566,42 34% 566,01 100% 0,41 0,07% 13 Osini 3 981 0% 14 Perdasdefogu 7 775 3 536,15 45% 3 510,43 99% 25,72 0,73% 15 Seui 14 821 11 128,77 75% 10 788,60 97% 340,1706 3,06% 16 Talana 11 868 9 495,82 80% 8 913,35 94% 582,48 6,13% 17 Tertenia 11 765 3 697,53 31% 3 646,53 99% 51,00 1,38% 18 Tortoli 4 029 70,54 2% 70,53 100% 0,02 0,02% 19 Triei 3 298 989,00 30% 989,00 100% 0,00% 20 Ulassai 12 241 9 552,72 78% 8 619,14 90% 933,58 9,77% 21 Urzulei 12 964 10 306,25 79% 10 262,32 100% 43,9304 0,43% 22 Ussassai 4 732 0% 23 Villagrande Strisaili 21 035 21 721,49 103% 21 559,17 99% 162,32 0,75% Totale Provincia OG 185 455 108 964,55 59% 106 292,42 98% 2 672,12 2,45% Tabella 3 - Quadro riassuntivo finale della consistenza degli usi civici in Ogliastra

19 La seguente mappa esemplifica la tabella precedente.

Figura 4

20 Figura 5

21 Criticità e casi particolari Durante l’aggiornamento al catasto attuale le difficoltà principali sono state quelle di ricostruire l’evoluzione storica dei mappali che hanno subito delle variazioni nel tempo e reperire i dati identificativi di tutti i mappali coinvolti nel frazionamento. Spesso ci si è trovati di fronte al frazionamento di mappali molto estesi, da cui si sono generati numerosi immobili, per i quali sono emerse difficoltà oggettive per ricostruirne l’esatta consistenza. Un esempio in questo senso si ha per il Comune di Urzulei (ma è frequente anche in tanti comuni ogliastrini): il mappale 1 del Fg 33 all’impianto mecca- nografico presentava una superficie di 233,86,80 Ha; nel corso degli anni detto mappale ha subito numerosi frazio- namenti originando ben 61 mappali molti dei quali risultano ancora oggi indicati in mappa con numeri letterari (ben 50). Nel caso specifico inoltre il mappale 1 compare nella banca dati catastale con la stessa superficie dell’impianto meccanografico anche se, in seguito alle variazioni subite,l’area grafica dell’attuale mappale 1 è di appena 545 mq. Al di fuori di questi casi particolari le criticità sono legate a difetti della stessa mappa catastale di base, soprattutto alle asincronie che si verificano nei processi di aggiornamento dei documenti di conser- vazione del catasto. Accade così che il risultato dei frazionamenti è riportato nelle visure catastali ma non in mappa, dove rimane la particella originaria con l’attributo “soppresso”; in altri casi succede il contrario con l’esito del frazionamento riversato in mappa, dove ritroviamo i numeri derivati, ma non registrato in banca dati. Frequente è anche il caso di mappali contraddistinti da numeri e subalterni letterali (anche con doppia lettera), esito di un frazionamento non registrato in banca dati (Urzulei, Tertenia). Numerosi sono i mappali contrassegnati con un numero preceduto da una X, indicazione del mancato rico- noscimento del segno grafico indicante il numero della particella da parte del sistema ottico utilizzato per l’acquisizione e vettorizzazione della canapina originale.

Figura 6

Son stati riscontrati anche problemi dovuti alla costruzione della mappa, a causa della presenza di allegati (sviluppi) ai fogli catastali, che conduceva a delle sovrapposizioni tra poligoni, di non facile gestione. Ci sono state anche alle “false positività” di riscontro in quei mappali che, pur avendo subito delle variazioni catastali, hanno mantenuto lo stesso numero di mappale originario; ciò ha reso necessario anche un controllo incrociato per verificare la corrispondenza delle superfici.

Figura 7

22 D’altra parte numerose sono anche le incongruenze riscontrate negli elenchi inventariali e nello stesso data- base provinciale. Per esempio nel caso di Villagrande Strisaili, l’elenco estratto dal geodatabase terre civiche della Provincia presentava numerose anomalie che rendeva improduttiva la join tabellare con lo shape della mappa catastale. • Presenza di numerosi record (83) in cui viene attribuita una codifica senza però avere a disposizione il dato di partenza del foglio e mappale che individua il bene (evidenziati in giallo nel file excel: Uc_Villag_frazLu- glio13) • Presenza di numerosi record (167) in cui non viene indicata alcuna superficie del mappale individuato (evi- denziati in arancio nel file excel: Uc_Villag_frazLuglio13) • Presenza di numerosi record (108) duplicati (stesso foglio e stesso mappale), in genere differenti solamente per la destinazione d’uso futura (evidenziati in blu nel file excel: Uc_Villag_frazLuglio13). Per procedere è stato necessario ripulire l’elenco di partenza da tutti quei record che risultavano duplicati e poi successivamente indagare sui mappali per i quali non era stato trovato un riscontro con lo shape catastale. Tutto il lavoro è stato svolto in modo da garantire la tracciabilità della procedura: per questo motivo è stato creato un archivio dove, per ogni Comune sono presenti due cartelle, ognuna con i file dello shape catastale di base ed un file di excel; una cartella riporta i file con la verifica iniziale, nell’altra quelli con la situazione finale, dopo gli aggiornamenti.

Figura 8

Conclusioni Mancando all’appello più di 2600 ettari, il lavoro non si può certo definire concluso. Nonostante tutte le diffi- coltà si ritiene comunque di aver raggiunto un buon risultato, e di essere riusciti a dare una valida indicazione della distribuzione geografica delle terre civiche in Ogliastra. C’è ancora molto da fare ma riteniamo di aver dato un buon contributo o, almeno di aver tracciato una strada ed offerto spunti di riflessione a tutti coloro che dovranno cimentarsi nella mappatura delle terre civiche. Gli elenchi inventariali delle terre civiche non devono essere concepiti in maniera statica in quanto i beni inven- tariati sono soggetti a variazioni a seguito degli atti di disposizione posti in essere dai Comuni ed autorizzati

23 dall’Amministrazione regionale e, comunque, a seguito di qualsiasi altro provvedimento di modificazione dei dati catastali identificativi dei terreni. La mappatura e il connesso procedimento di aggiornamento dei dati al catasto attuale sono indispensabili per: - verificare se la consistenza, in termini di superficie gravata da usi civici, si mantiene più o meno costante nel corso degli anni; - consentire di individuare i beni ad uso civico nella cartografia ufficiale; - raccordare i Piani di valorizzazione delle terre civiche con gli altri strumenti di pianificazione quali P.U.C. e P.P.R.; - agevolare la gestione amministrativa dei beni ad uso civico. Per un corretto aggiornamento dei dati inventariali è necessaria una maggiore sinergia tra soggetti coinvol- ti: Regione, Assessorato Agricoltura, ARGEA, Comuni. A mio avviso è necessario il coinvolgimento anche dell’Agenzia del Territorio sia per agevolare le indagini inventariali, sia per facilitare le operazioni di aggiorna- mento e correzione dei dati nella banca dati catastale. Non v’è dubbio quindi che con la pubblicazione degli elenchi dei beni ad uso civico la regione abbia fatto un grande passo in avanti in termini di trasparenza e informazione, ma ciò non basta, occorre anche una mag- giore efficacia nell’azione amministrativa. In questo senso sarebbe opportuno che gli elenchi dei decreti di accertamento vengano pubblicati sotto forma di shapefile opportunamente georeferenziati, in modo da essere immediatamente sovrapponibili con la car- tografia ufficiale. Si tratta semplicemente di allinearsi a quanto già avviene sul geoportale della regione, dove è possibile sia consultare la cartografia ufficiale della Regione Sardegna, sia scaricare liberamente numerosi dati territoriali regionali utilizzabili in tutte le attività che si sviluppano a supporto delle politiche di governo del territorio. Ma tutto questo richiede disponibilità di adeguate risorse finanziarie; invece i Comuni sinora hanno dovuto far fronte ai numerosi adempimenti per la pianificazione e gestione delle terre ad uso civico, richiesti sia dalla LR 12 del 1994, sia dalla recente LR 19 del 2 agosto 2013, attingendo alle sempre più esauste casse comunali. L’auspicio è che tutto il “Progetto Terre Civiche” avviato dalla Provincia Ogliastra abbia ora un seguito e contribuisca ad un cambiamento di rotta della politica regionale, con lo stanziamento di risorse economiche adeguate alle esigenze provenienti dalle terre civiche e dalle popolazioni su di esse insediate.

24 IV) LE ENFITEUSI NELLE TERRE CIVICHE

Andrea Serreli, Donatello Sioni, Francesco Dessi, Giuseppe Manunza, Luciano Murgia, Marcella Sodde

Introduzione La ricostruzione dei dati sulle enfiteusi è stata eseguita per i seguenti Comuni: Arzana, Gairo, Talana, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le procedure attivate sono state differenti per ogni Comune, sia in ragione della diso- mogeneità dei dati di origine, sia in ragione della diversa qualità fisica, tematica e geografica delle informazioni reperite legata alle tempistiche e alle modalità di acquisizione dei dati, al loro trattamento ed archiviazione e ai supporti cartografici utilizzati, differenti per ciascuno degli uffici comunali competenti. Nello specifico, per i Comuni di Arzana, Gairo e Villagrande Strisaili si è potuto disporre di informazioni prove- nienti da precedenti attività di indagine e mappatura, seppur non omogeneamente strutturate e organizzate; mentre per i Comuni di Urzulei e Talana è stato necessario procedere con attività di recupero dei dati e di elaborazione delle informazioni acquisite presso gli uffici comunali competenti, ma anche con attività di rico- gnizione e recupero dei dati sul territorio, mediante l’attivazione di uno sportello informativo finalizzato alla corretta individuazione e perimetrazione delle aree in enfiteusi, nonché alla verifica dello stato concessorio attuale (stato, assegnatario, tipo di uso, ecc.). Le attività di studio e di analisi dei dati reperiti hanno portato alla definizione di una strategia di trattamento, elaborazione e archiviazione delle informazioni, finalizzata alla realizzazione di una base di dati coerenti, dal punto di vista logico e topologico, e correttamente georeferenziati. Questa condizione si è, di fatto, dimostrata imprescindibile per la corretta implementazione di un nuovo ge- odatabase, costituito da dati geografici georeferenziati secondo il sistema di riferimento in coordinate Gauss – Boaga – Roma 40 fuso Ovest, coerentemente con il geodatabase esistente, realizzato in una precedente fase di progetto. Le svariate forme e strutture dei dati di input hanno infatti determinato una differenziazione delle modalità di acquisizione, dei processi e delle elaborazioni geografiche finalizzate all’ottenimento di una struttura dati omogenea e generalmente valida per i diversi Comuni, orientata, oltre che all’archiviazione dei dati, anche all’analisi integrata ed alla creazione di dati di sintesi significativi dal punto di vista della distribuzione delle aree in enfiteusi e dell’uso del suolo in queste aree. Al fine di individuare una base cartografica comune, certificata e conservativa delle condizioni reali di proprie- tà, su cui precisare le superfici in enfiteusi, si è scelto di utilizzare la cartografia catastale (2012), in formato vettoriale, georeferenziata secondo il sistema di coordinate di riferimento Gauss – Boaga – Roma 40 fuso Ovest, realizzata dalla Regione Autonoma della Sardegna - Servizio sistema informativo territoriale regionale, a seguito di un protocollo d’intesa con l’Agenzia del Territorio. Tale base cartografica era già stata utilizzata nella precedente fase di progetto per la mappatura delle terre civiche. Le informazioni acquisite ed elaborate nella precedente fase di progetto, che costituiscono la base di partenza per questa seconda fase di progetto, erano state raccolte e strutturate, come già accennato, in un GeoDa- tabase. Il GeoDatabase è una banca dati geografica costituita, per ciascun Comune, da una feature class a geometria poligonale, georeferenziata nel sistema Gauss-Boaga, chiamata “Terre Civiche”, che rappresenta la perimetrazione di tutte le terre collettive con la rispettiva tabella degli attributi, e da una o più feature class, sempre a geometria poligonale, che rappresenta la perimetrazione delle lottizzazioni concesse in enfiteusi. Nel database è inoltre presente una tabella di dati non spaziali contenenti informazioni riguardanti le autoriz- zazioni al pascolo. All’interno del GeoDatabase si trovano due cartelle principali: la prima denominata “Catasto”, la seconda denominata “Usi_Civici”. All’interno della cartella “Catasto” si trova la cartografia catastale relativa al territorio di ciascun Comune, sia nel sistema di riferimento originario Cassini Soldner, sia nel sistema di riferimento Gauss-Boaga. Nella stessa cartella si trovano le mappe catastali, aggiornate a febbraio 2009 e scaricate dal portale dei Comuni dell’Agenzia del Territorio, a cui si è avuto accesso attraverso gli uffici tecnici di ciascun Comune. Il contenuto della cartella “Catasto” ha costituito la base cartografica per la realizzazione del geodatabase. La cartella “Usi_Civici” costituisce invece il risultato del lavoro di raccolta e riordino della conoscenza sulle

25 terre civiche, sia sotto l’aspetto cartografico sia sotto quello amministrativo. I dati raccolti si sono mostrati comunque eterogenei e in parte lacunosi, tanto da richiedere una ulteriore verifica ed integrazione. Nei paragrafi successivi si fornisce una dettagliata descrizione dei criteri e delle strategie adottate per l’omo- geneizzazione delle informazioni all’interno del geodatabase, i contenuti dello stesso, le procedure seguite per l’adattamento dei dati relativi ad ogni singolo Comune. Poiché le attività di analisi spaziale e correzione topo- logica dei dati sono state ripetute per i diversi Comuni, una loro descrizione puntuale sarà fornita unicamente nella trattazione del lavoro svolto per Villagrande Strisaili. Altre attività, di georeferenziazione e correzione dei dati mediante procedure di “spatial adjustment”, sono state invece operate unicamente per il Comune di Arzana a quindi descritte nel dettaglio nella trattazione relativa alle aree in enfiteusi di tale Comune. Si fornisce inoltre, al termine del capitolo, una rappresentazione, per ogni singolo Comune, dei dati di sintesi concernenti la distribuzione statistica delle superfici concesse in enfiteusi e la distribuzione dell’uso del suolo nelle stesse superfici. Poiché il lavoro di overlay mapping effettuato per elaborare tali informazioni si è ripetuto in maniera analoga per i diversi Comuni, se ne fornisce una descrizione dettagliata nel solo paragrafo concernente la trattazione del lavoro svolto per Villagrande Strisaili.

Distribuzione generale delle superfici in enfiteusi A seguito delle varie e differenti attività di correzione e adattamento topologico dei dati, precedentemente illustrate così come condotte per ogni singolo Comune, è stato possibile ricostruire i perimetri delle aree su cui insistono le concessioni in enfiteusi. Un dato significativo, a tale riguardo, si riferisce alla consistenza territoriale delle suddette superfici nei territori comunali indagati, sintetizzato nella tabella seguente:

Comune Superficie comunale (ha) Superficie enfiteusi Superficie enfiteusi (fonte: Regione Autonoma di riferimento della Sardegna) (ha) (%) Arzana 16.239 circa 1.382 circa 8,5% Gairo 7.882 circa 1.247 circa 15,8% circa Talana 11.797 circa 526 circa 4,5% Urzulei 13.154 circa 695 circa 5,3% circa Villagrande Strisaili 21.092 circa 1.868 (866+1002) circa 8,9% circa

Totali 70.164 circa 5.723 circa 8,2%

Tabella 1 - Superfici in enfiteusi dei 5 Comuni ogliastrini indagati

Enfiteusi nel Comune di Villagrande Strisaili Negli anni Cinquanta, il Comune di Villagrande portò a termine due Piani di Riparto con i quali assegnò dei terreni gravati da uso civico. Con il Piano di Riparto noto come Lottizzazione de “Su Settili” dal nome dell’omo- nima area a Nord Ovest dell’abitato di Villanova Strisaili, le aree sono state cedute in enfiteusi ai capi famiglia per l’uso pascolo. Questa lottizzazione, in catasto è inserita sia in mappa sia nel registro delle partite, con gli estremi delle volture catastali. Con la lottizzazione di “Predas Latinas” le aree sono state cedute in enfiteusi ai capi famiglia per l’impianto di colture arboree. Essa occupa un’area posta nell’estremo lembo Nord Est del territorio comunale, tra il rio Sa Teula ed il confine con i Comuni di Talana, Lotzorai e Girasole.D i essa però non è stata rinvenuta alcuna trac- cia in catasto, e nella planimetria allegata al piano di riparto presente in Comune sono stati indicati solamente i numeri dei lotti ma non i loro riferimenti catastali.

26 Figura 1- Inquadramento delle terre civiche concesse in enfiteusi in località “Perdas Latinas” e “Su Settili” in Comune di Villagrande Strisaili.

A differenza degli altri cinque Comuni “pilota”, oggetto di attività in questa seconda fase del Progetto, Vil- lagrande Strisaili possedeva già una banca dati relativamente aggiornata, su cui erano state implementate diverse informazioni e relazioni circa i lotti concessi in enfiteusi, i loro intestatari, i relativi atti di riferimento, gli estremi catastali attuali e storici, le superfici e le diverse altre codifiche utili. Le lottizzazioni, tuttavia, essendo state tracciate nella maggior parte dei casi senza riferirsi alla base del Nuo- vo Catasto Terreni, ma seguendo presumibilmente la base cartografica disponibile al tempo, non risultavano coerenti rispetto alla cartografia catastale (certificata), realizzata dalla Regione Autonoma della Sardegna - Servizio sistema informativo territoriale regionale, d’intesa con l’Agenzia del Territorio, risultando di fatto im- possibile relazionare il dato geografico in maniera precisa con l’archivio catastale. Tale problematica risultava più evidente nella lottizzazione di “Perdas Latinas”, in quanto meno recente rispetto a quella di “Su Settili”. La prima attività concordata con la Provincia dell’Ogliastra e con gli altri organi di riferimento è stata quindi improntata sull’allineamento ed aggiornamento del dato geometrico e geografico rispetto alla base catastale, a cui è seguita la verifica e correzione topologica dei singoli lotti e la riorganizzazione dei dati tabellari, attività che ha portato all’ottenimento di una base dati georeferenziata e facilmente riferibile al dato catastale, con la conseguente possibilità di un costante “overlay mapping” con qualsiasi dato cartografico georiferito nell’ottica dell’agevole verifica ed aggiornamento del geodatabase.

27 Figura 2 - Esemplificazione delle operazioni di correzione ed allineamento del dato svolte per la lottizzazione di Perdas Latinas in Comune di Villagrande Strisaili.

Risulta osservabile in figura come le lottizzazioni delle enfiteusi, seppur in linea di massima riconducibili alla particella di riferimento, non risultassero mai perfettamente coincidenti rispetto al riferimento catastale in formato vettoriale (finestra a dx) del NCT e di conseguenza rispetto alla geometria più aggiornata dell’uso civico (finestra a sx). Tale discordanza, se non perfezionata, avrebbe determinato una continua propagazione del grado di imprecisione associato all’elaborazione dei dati e reso vano qualsiasi ragionamento fondato sulla esatta sovrapposizione e relazione tra dati, di qualsiasi natura essi fossero. Raggiunto, quindi, il primo fondamentale obiettivo della correzione geometrica e geografica del dato di par- tenza, si è proceduto verso la verifica topologica, al fine di indagare l’eventuale presenza di sovrapposizioni o buchi tra poligoni, di cui si riporta una sintesi esplicativa nell’immagine a seguire.

Figura 3 - Spot in ambiente GIS delle risultanze prodotte dal software a seguito della verifica topologica dei due shapefiles relativi alle enfiteusi di “Perdas Latinas” e “Su Settili”.

28 Superata la fase di georeferenziazione, allineamento e correzione dei dati in possesso, si sono indagate le potenzialità che l’overlay mapping dei diversi strati informativi potesse fornire nell’ambito dell’attuazione del progetto, dapprima confrontando la rispondenza delle perimetrazioni dei lotti con l’ortofotocarta (volo 2006), per poi allargare l’analisi verso gli altri elementi tematici consultabili forniti dai diversi Enti, Regione Autonoma della Sardegna in primo luogo. Qualora il confronto evidenziasse una parziale o evidente incoerenza rispetto allo stato dei luoghi, si inseriva un’ulteriore specifica circa l’eventuale necessità o meno di riverificare la peri- metrazione del lotto tracciata in fase di verifica ed accertamento. Queste situazioni potranno essere chiarite in sede di sportello con il Comune e gli intestatari dei lotti in una successiva fase di avanzamento. Approfittando, quindi, della parallela attività svolta da parte delle altre figure professionali coinvolte nel pro- getto, impegnate nell’aggiornamento ad una scala adeguata dell’uso del suolo e della vegetazione disponibili, si è pensato di relazionare le informazioni scaturenti dal loro operato con i lotti in enfiteusi ed i corrispondenti catastali, al fine di definire in maniera sufficientemente attendibile gli usi peculiari attuali associabili sia all’in- tera particella catastale che al singolo appezzamento concesso in enfiteusi. In questo senso è stato quindi possibile calcolare la percentuale di ricadenza di ogni classe di uso del suolo rispetto all’intera lottizzazione, al singolo lotto intestato ed alle particelle catastali in cui gli stessi ricadevano. Per una lettura più comoda e comprensibile si è introdotto un campo aggiuntivo in tabella circa lo stato di coltivazione (“coltivato” o “non coltivato”).

Figura 4 - Identificazione dei lotti in enfiteusi (poligoni rossi) rispetto alle campiture (gialle) delle classi di co- pertura del suolo.

Ulteriori considerazioni, che potranno essere facilmente implementate qualora si avessero a disposizione ulteriori dati, sono quelle relative alle condizioni delle singole proprietà: viabilità presente, elettrificazione, irrigazione (rete irrigua consortile, pozzi), o qualsiasi altro parametro che possa essere significativo inserire anche per la previsione delle linee d’intervento.

29 Figura 5 - “Perdas Latinas” e “Su Settili”: Inquadramento di un lotto “tipo” e delle percentuali di ricadenza delle classi di copertura del suolo, in evidenza nella tabella degli attributi associata allo shapefile.

30 Enfiteusi nel Comune di Arzana Nella metà del secolo scorso l’Amministrazione comunale ha concesso alla popolazione una parte dei terreni in enfiteusi. Le concessioni, avvenute alla fine degli anni ‘50 del secolo passato, non sono mai state formaliz- zate con atto pubblico e non è stata rinvenuta alcuna traccia in catasto. Gli unici documenti reperiti presso la sede comunale, attualmente poco attendibili, sono delle carte topografiche ed alcuni elenchi con indicazione del nome della località, del numero del lotto dato in enfiteusi, del nome del concessionario, della superficie concessa e delle destinazioni d’uso. Le zone interessate dalla lottizzazione e successiva concessione a titolo enfiteusi risultano situati in località Su Pradu (concessi come lotti irrigui e seminativi) e in località Orgiola Onniga – Orzilili (concessi come lotti seminativi). I terreni in questione hanno subito, negli ultimi decenni e in alcune zone, un forte e progressivo abbandono da parte dei possessori. I motivi sono da ricercare soprattutto nel fatto che gli stessi non hanno il titolo di proprietà del bene e non ne possono disporre appieno. Per la attuale fase di progetto si è potuto quindi disporre, per il Comune di Arzana, di dati esistenti riguardanti la distribuzione delle aree in enfiteusi ed in particolare di una cartografia digitale in formato vettoriale .dwg, della corrispondente trasposizione in formato di dato geografico vettoriale .shp e di tabelle in formato .xls e .dbf relative agli intestatari delle concessioni. Nella fattispecie i dati acquisiti fanno riferimento a cinque distinte lottizzazioni che insistono sui Fogli catastali 32, 33, 34, 35, 43, 44, 45, 52; tra questi i Fogli 35, 43, 44 sono interamente interessati da concessioni in enfi- teusi, mentre gli altri Fogli sono solo parzialmente interessati da altre due lottizzazioni, una sovrapposta tra i Fogli 32, 33 e 34 e una sovrapposta tra i Fogli 45 e 52. In particolare, in base a quanto potuto stabilire dall’analisi dei dati, la lottizzazione insistente sui fogli 32, 33 e 34 prende il nome “ORGIOLA ONNIGA”, mentre la lottizzazione insistente sui fogli 45 e 52 prende il nome “PRATO ORTI”. Di queste due lottizzazioni si è potuto disporre dei dati relativi ai concessionari archiviati su supporto digitale in tabelle con formato .dbf e .xls.

Figura 7 - Inquadramento delle terre civiche concesse in enfiteusi in Comune di Arzana.

31 Nonostante i dati geografici ed alfanumerici sulle lottizzazioni fossero stati implementati nel geodatabase realizzato nelle precedenti fasi di progetto, le criticità tecniche riscontrate a riguardo di tali dati sono ricon- ducibili sia alla non corretta georeferenziazione e sia alla incompletezza dei dati attributo relativi ai lotti e ai concessionari. Nello specifico risulta che i dati di mappa derivano dalle semplici trasposizioni in formato .shp degli originali dati realizzati su mappa digitale vettoriale in formato .dwg e si portano dietro tutti gli errori spaziali e geografici originari; mentre i dati archiviati nelle tabelle non sono completamente compilati e tantomeno strutturati in modo relazionale. In sostanza è emerso che questi dati non hanno corrispondenza geografica con le mappe catastali di base e non sono logicamente strutturati per poter essere relazionati tra di essi. In quest’ottica, la prima soluzione è stata quella dell’allineamento tra i confini delle lottizzazioni e i perime- tri dei Fogli catastali, sono state adottate procedure di “spatial adjustment”, ovvero operando per mezzo di adattamenti spaziali degli oggetti delle lottizzazioni sugli oggetti della mappa catastale. Questa procedura ha permesso di rendere i dati compatibili, geometricamente e geograficamente, con la base catastale, seppure portandosi appresso alcune imprecisioni nella suddivisione dei lotti. Quest’ultimo problema è stato parzialmente affrontato a seguito di una correzione topologica delle lottizzazio- ni e alcuni aggiustamenti operati attraverso aerofotointerpretazione, ma si ritiene che debba essere prevista una più specifica indagine finalizzata ad una corretta individuazione e delimitazione dei singoli lotti. Come accennato in precedenza, per le lottizzazioni insistenti sui fogli 32, 33 e 34 (“ORGIOLA ONNIGA”) e sui fogli 45 e 52 (“PRATO ORTI”) si dispone dei dati relativi ai concessionari, archiviati su supporto digitale in tabelle con formato .dbf e .xls. L’implementazione di queste informazioni all’interno del geodatabase, se- condo una struttura relazionale che consente di collegare i lotti in enfiteusi con i concessionari, ha richiesto procedure ed elaborazione dei dati finalizzate alla corretta e logica compilazione della tabella degli attributi delle lottizzazioni per la creazione di un campo chiave necessario a consentire la relazionabilità tra il dato geografico e quello alfanumerico riguardante i concessionari delle enfiteusi. Le tabelle .dbf realizzate nelle precedenti fasi di progetto e presenti nel database non presentavano queste caratteristiche e si limitavano ad essere un elenco dei lotti, non completo delle informazioni sui concessionari e assolutamente non strutturate per le relazioni con il dato geografico delle lottizzazioni. Di contro le tabelle .xls, seppur riportando dati più completi, non sono adatte per un immediato utilizzo rela- zionale. In questo frangente la soluzione è stata quella di utilizzare i supporti originali .xls e procedere necessaria- mente un adattamento strutturale e logico finalizzato alla stabilizzazione di una regola di relazione con i dati vettoriali che definiscono le lottizzazioni; conseguentemente anche questi sono stati strutturati in modo da poter supportare la relazione univoca tra lotti e concessionari. Questa duplice e parallela attività ha consentito, in prima analisi di predisporre una tabella .xls in cui sono registrate tutte le voci relative ai concessionari e in cui vengono messe in evidenza tutte le incongruenze e le carenze di informazioni rilevate, si tratta, in sostanza, di una sorta di lista di controllo su cui predisporre le veri- fiche e da cui derivare la tabella .dbf da relazionare ai dati geografici, secondo il modello che è stato proposto.

Enfiteusi nel Comune di Gairo Le zone interessate dalla lottizzazione e successiva concessione a titolo enfiteusi risultano situate in località Parendaddei, Sa Pruna, Su Pirastarbu, Nurtieri, Orsocco. Le concessioni sono avvenute in due riprese a favore di due cooperative differenti intorno agli anni 40-50. Di queste concessioni è stato rinvenuto il contratto stipulato in data 7 Giugno del 1950 tra il Comune e la seconda cooperativa, in cui risultano specificati con elenco catastale però solo i terreni dati in enfiteusi. Inoltre è stato rinvenuto un elenco dei soci (non ufficiale) riguardante la prima cooperativa (Libero accordo) che è stato compilato a partire dal 1945 con indicazione del nome del socio, delle quote sottoscritte e della professione svolta, questo registro potrebbe essere interessan- te, in quanto gli stessi soci dovrebbero aver ricevuto i terreni in enfiteusi nella zona di Parendaddei. È di fondamentale importanza, per capire il livello di accuratezza del dato, specificare come il Comune di Gairo ha svolto una ricognizione dei terreni assegnati in enfiteusi. Questo è stato fatto aprendo uno sportello a favore di tutti i cittadini possessori di un lotto dato in enfiteusi, che hanno potuto così individuare meglio la posizione

32 del proprio lotto su mappe con base catastale e chiarire lo stato di coltivazione dello stesso. I dati relativi al comune di Gairo reperiti e resi a diposizione per questa fase del progetto sono costituiti da una cartografia digitale in formato vettoriale .dwg delle aree comunali in enfiteusi e dalla perimetrazione, in formato di dato geografico vettoriale .shp, di alcuni dei singoli lotti in enfiteusi, con riferimento all’assegnatario e alla loro destinazione. In particolare, il dato relativo alla perimetrazione dei singoli lotti, è un dato che è stato prodotto nella precedente fase di progetto attraverso lo svolgimento dell’attività di sportello. I dati acquisiti fanno riferimento a due distinte lottizzazioni, la prima che insiste sui Fogli catastali 7, 12 e 15, in parte concessa all’Ente Foreste, e la seconda che insiste sui Fogli 24, 26 e 28. Nessuno di questi fogli è inte- ramente interessato da concessioni in enfiteusi. Esistono inoltre alcuni casi in cui anche le singole particelle catastali sono solo parzialmente interessate da enfiteusi. In particolare: Foglio 7N umero 12, Foglio 12 Numeri 10 e 17, Foglio 15 Numeri 9 e 26, Foglio 24 Numero 103.

Figura 8 - Inquadramento delle aree concesse in enfiteusi nel Comune di Gairo.

I dati geografici e alfanumerici forniti sulle aree in enfiteusi presentavano delle criticità tecniche riconducibili alla non corretta georeferenziazione alla incompletezza del dato sullo stato attuale delle concessioni e sulla perimetrazione dei singoli lotti. Nello specifico il file originario delle aree in enfiteusi è stato fornito in formato vettoriale .dwg gereferenziato in coordinate Cassini-Soldner. È stato pertanto necessario convertirlo in coordinate Gauss-Boaga e, attraverso una sovrapposizione con la base catastale regionale, operare un’analisi spaziale e fotointerpretativa finalizzata a trovare una corrispondenza geografica tra i due oggetti. In tal modo è stato prodotto un file in formato vettoriale .shp di inquadramento delle aree in enfiteusi, distinguendo l’area in concessione all’Ente Foreste. Un’ulteriore cor- rezione topologica ha permesso di allineare i confini delle aree in enfiteusi con i perimetri delle particelle catastali, in modo da rendere i dati perfettamente compatibili, geometricamente e geograficamente, con la base catastale. Alcuni errori topologici sono stati riscontrati anche sul dato relativo alla perimetrazione dei singoli lotti in enfi-

33 teusi che risulta, fra l’altro, un dato parziale in quanto, nella fase precedente del progetto, non è stato possibile reperire le informazioni per l’intera estensione delle aree in enfiteusi. Tale dato è stato quindi trattato operando delle correzioni topologiche e alcuni ulteriori aggiustamenti attraver- so aerofotointerpretazione. Si ritiene comunque necessario effettuare ulteriori indagini, ad esempio attraverso la riattivazione dello sportello, per pervenire ad una corretta individuazione e delimitazione dei singoli lotti ed al completamento del dato per l’intera estensione delle aree in enfiteusi.

Enfiteusi nel Comune di Urzulei Per il Comune di Urzulei si disponeva unicamente di una mappa delle lottizzazioni del 1954 in formato cartaceo, che è stata acquisita con fotocamera, e successivamente georeferenziata in coordinate Gauss-Boaga facendo rife- rimento alla base catastale regionale. Dalla analisi spaziale effettuata mediante sovrapposizione del dato originale con il dato catastale, è stato possibile riscontrare una corrispondenza tra le geometrie e gli oggetti della mappa originale e quelli della base catastale vettoriale. Ciò ha consentito di predisporre un file in formato vettoriale shp di inquadramento delle particelle interessate dalla prima area in enfiteusi (Lottizzazione Fogli 25, 33, 35, 38 e 39). Il perimetro di altre due aree concesse in enfiteusi, risalenti al 1929, è stato invece individuato direttamente dall’Amministrazione comunale e fornito in formato vettoriale .shp. I dati acquisiti fanno quindi riferimento a tre distinte lottizzazioni, la prima che insiste sul Foglio catastale 7; la seconda che insiste sui Fogli 25, 33, 35, 38 e 39; la terza che insiste sul Foglio 30. Nessuno di questi fogli è interamente interessato da concessioni in enfiteusi. Esistono inoltre alcuni casi in cui anche le singole parti- celle catastali sono solo parzialmente interessate da enfiteusi. In particolare: Foglio 17 Numero 4, Foglio 25 Numeri 2A e 8A, Foglio 30 Numeri 12, 44 e 161, Foglio 33 Numero X9, Foglio 35 Numeri 1 e 1M, Foglio 38 Numero 11A, Foglio 39 Numeri 5A e 5E.

Figura 9 - Inquadramento delle aree concesse in enfiteusi nel Comune di Urzulei.

34 Al fine di rendere i dati delle aree concesse in enfiteusi perfettamente compatibili, geometricamente e geo- graficamente, con la base catastale regionale, è stato necessario effettuare un’ulteriore analisi spaziale e cor- rezione topologica che ha permesso di allineare i confini delle aree in enfiteusi con i perimetri delle particelle catastali. Ulteriori approfondimenti sono rimandati alla eventuale fase di attivazione di uno sportello informativo per la raccolta delle informazioni sullo stato attuale delle concessioni, con particolare riferimento alla individuazione e delimitazione dei singoli lotti concessi in enfiteusi, e alla indicazione dell’assegnatario e del tipo di uso.

Enfiteusi nel Comune di Talana Per il Comune di Talana, a differenza degli altri Comuni, è risultato difficoltoso l’ottenimento dei dati relativi alle terre civiche concesse concessi in enfiteusi. A seguito delle attività di consultazione e collaborazione con l’Amministrazione comunale e di raccolta e ana- lisi delle conoscenze acquisite dai diversi professionisti consultati in sede di svolgimento del progetto, sono state individuate, in maniera più i meno certa, le aree che verosimilmente risultano concesse in enfiteusi. Si è portati a ritenere che le superfici interessate da enfiteusi siano più consistenti, tuttavia si è deciso di escludere quelle su cui permane un certo grado di incertezza, rimandando la loro individuazione ad ulteriori integrazioni nelle future fasi del progetto. Il territorio comunale conta una superficie di circa 11.797 Ha e l’inserimento dei lotti riportati nella figura a seguire determina una percentuale concessa in enfiteusi del 4,5% rispetto al totale. Tale dato è sicuramente destinato a crescere con le future verifiche.

Figura 10 - Inquadramento delle aree concesse in enfiteusi nel Comune di Talana.

35 In linea con le attività già svolte per gli altri Comuni interessati dal progetto, si sono svolte le verifiche carto- grafiche e catastali delle aree individuate ed una correzione topologica del dato in input che, se da un punto di vista geometrico risulta ormai coerente rispetto alle basi in possesso, evidenzia invece delle carenze in termini di informazioni associabili ai diversi lotti, per i motivi già chiariti. È stato comunque elaborato un output di sintesi delle classi di copertura del suolo insistenti sui terreni in enfiteusi, fornendo utili spunti per una parziale disamina delle superfici e percentuali di ricadenza per ogni singolo lotto o particella catastale, consultabili in forma tabellare e relazionabili facilmente con le geometrie ed i dati spaziali georiferiti di uso più attuale attra- verso la consultazione del geodatabase associato.

Distribuzione generale dell’uso del suolo nelle superfici in enfiteusi L’analisi della distribuzione delle classi di uso del suolo è stata realizzata con procedure di geoprocessing ed analisi spaziale condotta tra i perimetri generici delle aree in enfiteusi e l’uso del suolo elaborato in una linea del presente progetto. L’obiettivo è quello di predisporre una mappatura dell’uso del suolo nelle aree in enfiteusi e fornire dati di sintesi, generali e specifici per ogni singolo Comune. Le singole classi di uso del suolo, a seguito di un’analisi ragionata, sono state accorpate, individuando classi di uso del suolo più generiche, per indicare, anche in maniera schematica, le superfici dell’enfiteusi che sono attualmente ed effettivamente destinate ad uso specifico agricolo o agropastorale. L’accorpamento delle classi di uso del suolo è avvenuta in modi e tempi differenti. Inizialmente si è provve- duto ad accorpare le classi colturali le cui differenze risultavano sottili o addirittura in alcuni casi assenti. Tali differenze, dovute esclusivamente alle diverse interpretazioni delle stesse classi colturali date dai differenti cartografi nel corso del tempo e per i diversi Comuni, sono state quindi corrette in modo da ottenere una omogeneizzazione delle classi colturali di ogni Comune. Questo ha permesso di avere dei dati, per i diversi Comuni pilota, che fossero confrontabili e quindi sommabili, in modo da avere un dato complessivo, finale, più attinente alla realtà. Nei grafici seguenti sono illustrate le modalità con le quali è stata svolta l’omogeneizzazione delle classi col- turali ed i risultati ottenuti. Il grafico seguente mostra le 21 classi di uso del suolo presenti, nella lottizzazione di “Perdas Latinas” in Co- mune di Villagrande, e la loro percentuale di superficie occupata rispetto alla superficie totale:

Il grafico seguente mostra gli stessi dati per la lottizzazione di “Su Settili”, sempre in Comune di Villagrande:

36 %

I dati delle due lottizzazioni sono stati quindi sommati per avere così un dato complessivo dell’uso del suolo attuale nei terreni del Comune di Villagrande dati in enfiteusi:

37 SUPERFICIE COMPLESSIVA ENFITEUSI VILLAGRANDE % mq ha 1121 - Tessuto residenziale rado e nucleiforme 0,06 10986,3 1,10 1122 - Fabbricati rurali 0,39 69789,3 6,98 1211 - Insediamenti industriali/artig. e comm. e spazi annessi 0,01 201668,3 20,17 1221 - Reti stradali e spazi accessori 1,09 73,7 0,01 1224 - Impianti a servizio delle reti di distribuzione 0,15 27524,6 2,75 1421 - Aree ricreative e sportive 0,05 8864,2 0,89 2111 - Seminativi in aree non irrigue 14,32 2655742,0 265,57 2121 - Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo 1,23 243324,7 24,33 2124 - Colture in serra 0,56 99087,9 9,91 222 - Frutteti e frutti minori 0,73 141972,5 14,20 244 - Aree agroforestali 18,59 3344216,0 334,42 3111 - Boschi di latifoglie 5,99 1127097,1 112,71 321 - Aree a pascolo naturale 3,33 595099,2 59,51 3231 - Macchia mediterranea 11,89 2297250,2 229,73 3232 - Gariga 0,22 39969,0 4,00 333 - Aree con vegetazione rada >5% e < 40% 9,49 1723911,4 172,39 5111 - Fiumi, torrenti e fossi 1,17 311753,6 31,18 5122 - Bacini artificiali 1,26 122395,8 12,24 1212 - Insediamenti di grandi impianti di servizi 0,05 8957,2 0,90 131 - Aree estrattive 0,08 14735,2 1,47 221 - Vigneti 2,14 401947,7 40,19 223 - Oliveti 9,41 1875002,2 187,50 231 - Prati stabili 0,25 56931,2 5,69 2411 - Colture temporanee associate all’olivo 0,42 75352,0 7,54 31121 - Pioppeti, saliceti, eucalitteti ecc., anche in formazioni miste 0,13 23105,5 2,31 3221 - Cespuglieti e arbusteti 12,38 2323262,8 232,33 3241 - Aree a ricolonizzazione naturale 0,86 154205,6 15,42 3242 - Aree a ricolonizzazione artificiale 3,36 663005,1 66,30 332 - Pareti rocciose e falesie 0,39 69900,2 6,99

TOTALI 100 18687130,2 1868,71

38 Dal grafico che riporta il dato complessivo sulla distribuzione dell’uso del suolo nei terrenti in enfiteusi del Comune di Villagrande è facile notare come le classi di uso del suolo sono aumentate rispetto ai dati parziali di ogni zona, questo perché alcuni usi del suolo sono presenti in un’area piuttosto che nell’altra e viceversa. Questo lavoro è stato eseguito anche per gli altri Comuni pilota di Arzana, Gairo, Talana e Urzulei. Nel caso dei Comuni di Arzana ed Urzulei è stato possibile svolgere lo stesso lavoro analizzando però sin- golarmente ogni foglio catastale concesso in enfiteusi, anziché l’intera zona, come nel caso di Villagrande, Gairo e Talana. A partire dai dati complessivi, così ottenuti per tutti i Comuni, è stato possibile passare ad una seconda fase di analisi che ha previsto l’accorpamento e la omogeneizzazione delle classi di uso del suolo dei diversi Comuni. Questo ha permesso di giungere ad un risultato snello e molto utile per le Amministrazioni che, leggendolo attentamente i dati prodotti, possono verificare l’effettivo utilizzo delle terre concesse in enfiteusi e program- mare il loro eventuale futuro utilizzo. Le sei classi più significative emerse dallo studio sono state: 1. Pascoli, che comprendono: macchia mediterranea, praterie naturali, cespuglietti ed arbusteti, aree con vegetazione rada, pascoli naturali, gariga, aree a ricolonizzazione naturale; 2. Boschi, che comprendono i boschi sia artificiali sia naturali; 3. Aree destinate a colture temporanee che comprendono: orti famigliari, seminativi, serre ortofrutticole; 4. Aree destinate a colture permanenti, che comprendono: olivo, vite, frutteti e frutti minori; 5. Aree edificate, che comprendono: fabbricati di ogni genere sia agricoli che industriali o civili, strade, ferro- vie, ecc.; 6. Aree occupate da acque, che comprendono: fiumi, torrenti bacini artificiali e bacini naturali. Il risultato di questo accorpamento è riportato nelle tabelle e nei grafici seguenti:

39 GAIRO % ettari mq Pascoli 47,77 595,8 5957810,61 Colture permanenti 6,76 84,3 843239,14 Colture temporanee 4,48 55,9 559115,26 Boschi 40,99 511,2 5112159,17 Totali 100,00 1247,2 12472324,8 URZULEI % ettari mq Aree edificate 1,66 11,52844172 115284,4172 Pascoli 50,61 351,6498573 3516498,573 Colture permanenti 1,64 11,42673728 114267,3728 Colture temporanee 13,42 93,26400811 932640,0811 Boschi 32,66 226,9338216 2269338,216 Totali 100,00 694,802866 6948028,66 VILLAGRANDE % ettari mq Aree edificate 2,28 41,2 412498,9 Pascoli 52,74 984,6 9846371,4 Colture permanenti 31,28 583,8 5838490,4 Colture temporanee 1,78 34,2 342412,6 Boschi 9,48 181,3 1813207,6 Acque 2,42 43,4 434149,4 Totali 100,00 1868,71 18687130,23 ARZANA % ettari mq Aree edificate 3,86 53,26 532635,2342 Pascoli 47,14 651,24 6512353,258 Colture permanenti 11,83 163,44 1634392,069 Colture temporanee 13,79 190,54 1905384,8 Boschi 21,81 301,30 3013004,51 Acque 1,58 21,84 218447,7306 Totali 100,00 1381,62 13816217,60 TALANA % ettari mq Aree edificate 0,0003 0,002 16,33 Pascoli 60,69 319,41 3194075,50 Colture permanenti 4,76 25,07 250724,48 Colture temporanee 15,81 83,20 831967,61 Boschi 18,69 98,37 983704,75 Acque 0,04 0,21 2098,39 Totali 100,00 526,26 5262587,05

TOTALE GENERALE % ettari mq Aree edificate 1,85 106,04 1060434,86 Pascoli 50,76 2902,71 29027109,29 Colture permanenti 15,18 868,11 8681113,41 Colture temporanee 7,99 457,15 4571520,37 Boschi 23,07 1319,14 13191414,28 Acque 1,14 65,47 654695,51 Totali 100,00 5718,63 57186287,72

40

Dai grafici precedenti risulta evidente che la gran parte dei terreni concessi in enfiteusi sono occupati da pa- scoli (51%). Gran parte di queste aree, ed in particolare i cespuglieti e gli arbusteti, le aree a ricolonizzazione naturale, le aree con vegetazione rada, potrebbero essere la risultante di terreni che, in passato, venivano lavorati in maniera semi-intensiva (orti famigliari, seminativi) e che, attualmente, risultano invece utilizzati per il pascolo brado degli animali. Un altro dato molto importante da evidenziare è rappresentato dall’alta percentuale di boschi presenti in que- ste aree. Ciò si deve in parte anche al fatto che, in alcuni Comuni, parte delle aree precedentemente concesse in enfiteusi a privati cittadini, sono state successivamente concesse all’Ente Foreste che ha provveduto alla realizzazione di boschi artificiali. Infine si evidenzia come, attualmente, le aree destinate alle colture permanenti (oliveti, vigneti e frutteti), su- perano di gran lunga quelle destinate alle colture temporanee (orti famigliari), specificando però che negli orti famigliari sono generalmente presenti, anche se in maniera quasi trascurabile, piante da frutto, quali agrumi, pesche, pere, susini. L’ultima fase di analisi ha riguardato il raggruppamento di tutte le aree lavorate dall’uomo, e quindi utilizzate per colture temporanee o colture permanenti, e il loro confronto con le aree che, invece, risultano “naturali”, ovvero dove la mano dell’uomo non ha apportato particolari cambiamenti:

41 USO DEL SUOLO COMPLESSIVO TERRENI IN ENFITEUSI COMUNI PILOTA (MACROUSI)

2% 106 ha 1% 65 ha

8% 457 ha

23% 1319 ha 15% 868 ha

51% 2902 ha

Dal grafico precedente è possibile vedere che le aree classificate come naturali occupano i ¾ dell’intera superficie concessa in enfiteusi; ciò evidenzia come oggi l’agricoltura occupi ancora una superficie di terreni marginale rispetto a quella occupata dalla pastorizia che, anche per via della tradizione e dei maggiori incentivi che la Comunità europea eroga a suo favore, risulta l’attività ancora oggi prevalente.

Il geodatabase delle Terre Civiche Tutti i dati elaborati per i Comuni “pilota” sono confluiti in un geodatabase strutturato in modo tale da riordinare le informazioni raccolte e verificarne ulteriormente l’integrità. Il GeoDB quindi è costituito da diversi feature dataset, ognuno relativo ad ogni singolo Comune, contenente le feature class che rappresentano gli strati informativi di tipo poligonale riferiti alle aree in esame. I dati presenti sono quindi organizzati in funzione delle lottizzazioni, riportandone il numero e/o la denominazione, oltre al nome del Comune. Le informazioni raccolte possono essere schematicamente illustrate dal seguente elenco: - perimetrazione della lottizzazione; - estrapolazione dell’area ricadente in enfiteusi; - cartografia di uso del suolo per l’area di enfiteusi; - cartografia di uso del suolo frazionata secondo la cartografia catastale per l’area di enfiteusi.

Da questi dati è possibile estrarre informazioni di tipo quantitativo relative alle terre civiche cartografate. La strutturazione di un geodatabase con feature dataset consente inoltre per ciascun Comune di creare dei controlli topologici sui dati al fine di verificare la presenza di cosiddette aree doppie spesso derivanti dai dati cad originari, e poter così correggere le imprecisioni. Il controllo topologico è stato effettuato sui dati di ciascun Comune, ottenendo un livello di precisione e di affidabilità ancora più elevato.

42 V) REALIZZAZIONE DI UN CATASTO SENTIERI PROVINCIALE

Luciano Murgia

Premessa Il territorio dell’Ogliastra è segnato da una rete infinita di sentieri e da mulattiere che attraversano le montagne fino a raggiungere il mare. Realizzati per scopi diversi venivano utilizzati per collegare porzioni di territorio, consentire il trasporto dei prodotti, spostare le greggi nei pascoli e per attraversare i valichi di collegamento tra diversi paesi e territori. Ciascun tracciato presenta caratteristiche diverse, in base all’utilizzo e al territorio che percorrono. Quelli utilizzati per lo spostamento delle persone e degli animali hanno una larghezza ridotta e venivano realizzati, quando possibile, su versanti soleggiati, quelli per il trasporto del legname sono più larghi e seguono spesso la morfologia del terreno. Alle quote più elevate la rete dei sentieri si moltiplica e il suo utilizzo è diversificato (passaggio degli animali e attività umane). I sentieri rappresentano anche una testimonianza dei forti rapporti tra diversi paesi che hanno consentito l’intensificarsi di scambi commerciali e culturali. Quest’opera dell’uomo, nata come strumento di lavoro, è oggi un’occasione per conoscere la natura, per spostarsi in un ambiente ricco di attrattive, ambientali, storiche e culturali. Dal Gennargentu al Supramonte, dai Tacchi al Supramonte marino, l’Ogliastra offre numerosissime possibilità di escursioni. Si spazia dalle camminate più impegnative per gli appassionati e gli specialisti, alle semplici passeggiate dove natura, storia, tradizione e attività sportiva all’aria aperta accompagnano il visitatore. L’incontrollato flusso turistico escursionistico e non, ha fatto registrare negli ultimi anni un continuo aumento determinando l’esigenza, da parte di alcuni Comuni dell’Ogliastra e in particolare Baunei, di dotarsi di uno strumento di gestione che consenta di regolamentare il flusso e la fruizione, attraverso la realizzazione di un catasto dei sentieri. In particolare nell’area montano-costiera del territorio di Baunei si riscontrano numeri di visitatori sempre cre- scenti, con conseguenti criticità legate alla sicurezza, all’inquinamento e al “disturbo” di numerose emergenze naturalistiche.

Il regolamento “tipo” di esecuzione e gestione del catasto sentieri Il regolamento disciplina la tipologia degli interventi consentiti e il comportamento degli escursionisti per la fru- izione della rete dei sentieri del Comune. Tale regolamento si ispira al principio della pianificazione e gestione unitaria dei sentieri, nell’ottica di promuoverne e migliorarne la fruizione in condizioni di sicurezza e nel rispetto della natura da parte dei fruitori.

Documentazione tecnica del catasto sentieri Il documento di indirizzo tecnico ha come oggetto le specifiche sulla modalità di rilievo, elaborazione e conse- gna dei dati di cartografia numerica richiesti per l’accatastamento del sentiero. Il soggetto che intende accatastare un nuovo sentiero è tenuto infatti a rilevare e cartografare i tracciati relativi ai percorsi interessati dal progetto ed i punti notevoli presenti lungo i percorsi stessi. A partire dagli elementi rilevati verranno definiti e consegnati anche i tracciati degli itinerari suddivisi per tappe, nonché gli interventi puntuali e lineari previsti dal progetto. Il livello di informazione richiesto per il rilievo media tra le esigenze di raccogliere informazioni utili alla definizione operativa del progetto e quelle di fornire il maggior numero di dati funzionali alla valorizzazione del sentiero dal punto di vista turistico ed escursionistico. Si sottolinea che i dati risultanti dal rilievo devono essere integrati nel database dei percorsi escursionistici, il quale è basato su due elementi geometrici (linee e punti) ed una serie di informazioni sulle caratteristiche fisiche, ambientali, natura- listiche e infrastrutturali del percorso e del territorio attraversato. Viene rilasciato anche un foglio di calcolo in formato .xls per il calcolo tempi di marcia.

43 La scheda sentiero Questa scheda deve essere compilata sia in formato digitale sia in formato cartaceo, in modo da riportare tutti i dati utili all’identificazione univoca del percorso e delle sue caratteristiche.

La segnaletica da utilizzare Per una fruizione turistica ed escursionistica delle aree montane, collinari e costiere dell’Ogliastra, in costante incremento e sviluppo, appare evidente l’imprescindibilità di una segnaletica uniforme e funzionale che riesca a dare, in maniera sistematica, le informazioni utili e necessarie all’escursionista, in grado di garantire la frui- zione degli itinerari in condizioni di sicurezza e che tenga conto inoltre degli aspetti ambientali e culturali che caratterizzano il territorio. Con la creazione del Catasto sentieri viene sancita l’unificazione della segnaletica per tutti i percorsi ricadenti nelle terre civiche della provincia dell’Ogliastra. Pertanto tutti gli Enti e le Associazioni che assumono la ge- stione dei percorsi, sono tenuti ad adottare la simbologia unificata.

44 VI) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA. VALUTAZIONE DELLA POSSIBILITÀ DI IMPIEGO IN CAMPO ENERGETICO

Francesco Muceli, Piero Rubiu Sintesi della pubblicazione curata da Sardegna Ricerche con la Provincia dell’Ogliastra

VI. I - Aspetti generali Le biomasse sono una fonte rinnovabile di materie prime per la produzione di energia ed altri prodotti indu- striali. Esse includono ogni materiale biodegradabile di origine vegetale o animale proveniente dall’ambiente naturale o prodotto dalle attività antropiche. Le biomasse vegetali sono costituite da materiali di recupero (residui della manutenzione dei boschi, colturali, delle trasformazioni agroindustriali, delle industrie del legno) o prodotte direttamente mediante colture dedicate. Le biomasse sono, dunque, risorse naturali che possono essere prelevate ed impiegate secondo diverse modalità, una delle quali è la conversione in energia. Nell’ambito del progetto “Le Terre Civiche” è stato preso in esame l’impiego di biomasse vegetali e, in partico- lare, agroforestali per la produzione di energia nel territorio dell’Ogliastra. L’uso delle biomasse presenta importanti benefici ambientali, in quanto la CO2 emessa durante i processi di conversione energetica non conduce, in condizioni razionali di impiego, ad un incremento dell’anidride carbo- nica presente nell’ambiente, ma chiude un ciclo virtuoso. Tuttavia, se si considera la “produzione primaria netta” dell’ecosistema forestale (che include non solo la specie vegetale di interesse, ma anche la lettiera e il suolo) e l’emissione di CO2 nelle fasi di raccolta, tra- sformazione e trasporto della biomassa, il bilancio neutro è conseguibile solamente se si fa ricorso alla filiera corta e alle produzioni locali. In generale, in un’ottica di gestione equilibrata del territorio, si possono identificare fondamentalmente due sorgenti di biomasse vegetali: i sistemi forestali ed i bacini dedicati alle coltivazioni agricole. A valle della produzione primaria, inoltre, si collocano le industrie agroindustriali e di lavorazione del legno che producono ingenti quantità di residui vegetali. Nel presente lavoro sono state analizzate le biomasse derivanti dai sistemi forestali, mentre per le biomasse derivanti da colture agricole e da colture dedicate sono state eseguite solo delle analisi di base che rappre- sentano uno studio preliminare per arrivare a determinare il potenziale energetico esistente nel territorio della Provincia Ogliastra. Le politiche comunitarie e nazionali per la riduzione delle emissioni inquinanti e per lo sviluppo sostenibile, considerano l’impiego ai fini energetici delle biomasse come un intervento fondamentale, mediante il quale soddisfare esigenze di tipo ambientale, sociale ed economico. In particolare, il ricorso alle biomasse derivanti dalla selvicoltura offre notevoli vantaggi sia sotto l’aspetto economico che ambientale. Per l’Italia, l’impiego delle biomasse quale fonte energetica rinnovabile e programmabile consente, inoltre, di onorare gli impegni presi nell’ambito del protocollo di Kyoto. Tuttavia, uno dei maggiori problemi connessi all’impiego delle biomasse per la produzione di energia, ma anche per altri scopi, è rappresentato dalla loro distribuzione, sovente disomogenea, sul territorio. Per sfruttare efficientemente le biomasse da un punto di vista energetico è, infatti, indispensabile considerare attentamente la collocazione geografica di ogni segmento della filiera e la scelta della tipologia di biomasse da impiegare, in funzione delle caratteristiche territoriali ed ambientali dell’area in esame. Risulta, a tal fine, necessaria una corretta pianificazione territoriale della filiera biomasse-energia in tutte le sue fasi, ovvero: la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e la tecnologia di conversione. Tutte queste fasi devono essere razionalizzate ed ottimizzate, in modo da consentire un uso sostenibile della risorsa naturale. Un altro aspetto molto importante nella costruzione di una filiera energetica a livello locale è rappresentato dalla caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse, senza la quale è impossibile procedere alla scelta della tecnologia di conversione energetica più appropriata ed in particolare alle valutazioni di fattibilità tecnico- economica. Attualmente lo sviluppo delle aree rurali è improntato su modelli sostenibili e ciò consente anche alle terre di

45 godimento comune di essere gestite dalla collettività, in modo tale che tutti i benefici siano diretti al territorio. Questo processo complesso determina forti interazioni tra diversi aspetti, dalle caratteristiche fisiche e clima- tiche all’assetto socio-economico del territorio.

VI.II - Attività svolte Nell’ambito di tale programma è stata prevista la realizzazione di un modello gestionale sperimentale a livello intercomunale per la valorizzazione delle terre civiche mediante l’impiego delle biomasse nella produzione di energia. Per l’attuazione del progetto la Provincia Ogliastra, unitamente al Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Energie Rinnovabili di Sardegna Ricerche e con la collaborazione di due dottorandi del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali ha sviluppato uno specifico piano di attività, i cui risultati sono illustrati dettagliatamente nella presente pubblicazione. L’obiettivo generale del lavoro è stato quello di stimare la disponibilità attuale e potenziale di biomasse e la loro distribuzione nell’Ogliastra, in modo da permettere una accurata localizzazione delle risorse e l’identificazione di possibili bacini di raccolta e sfruttamento. Il punto di partenza del lavoro in esame è stato quello di individuare le classi di Uso del Suolo rappresentative dei potenziali bacini di produzione di biomasse forestali. Tale lavoro è stato eseguito anche grazie all’implementazione della Carta dell’Uso del Suolo esistente median- te l’utilizzo della cartografia più dettagliata di alcuni Comuni. Successivamente tramite l’analisi in ambiente GIS degli strati informativi di base, l’Uso del Suolo e la Carta delle Pendenze, è stata ottenuta una carta rappresentativa degli ambiti forestali che possono essere destinati alla produzione di fitomassa per l’utilizzo energetico. Attraverso ulteriori elaborazioni, sono state predisposte le classi di vocazionalità, che hanno consentito di individuare i diversi gradi attitudinali delle formazioni forestali relativamente ad un loro potenziale utilizzo a fini energetici. I diversi gradi di vocazione sono stati distinti nel modo seguente:

Vocazione massima: pendenza 0%–20% Vocazione media: pendenza 20%–40% Vocazione minima: pendenza 40%–60% Vocazione nulla: pendenza superiore al 60%.

Il risultato è rappresentato da una carta delle aree vocate per l’utilizzo di biomasse di origine forestale. Partendo dalle aree a “vocazione massima”, caratterizzate da condizioni stazionali favorevoli per lo sviluppo della vegetazione e per l’esecuzione degli interventi di utilizzazione, si passa alle aree a vocazione minima contrassegnate da suoli superficiali, con rocciosità diffusa e costi di asportazione della fitomassa elevati. I dati ricavati dalla carta delle aree vocate per la produzione di biomassa di origine forestale sono stati ulte- riormente elaborati mediante l’applicazione di un modello matematico, appositamente realizzato, al fine di ottenere la stima della massa legnosa ricavabile dal territorio della Provincia Ogliastra. I dati così ottenuti sono stati separati in base alla gestione e in base al tipo di massa legnosa che si intende ricavare, quindi è stata individuata la massa legnosa ricavabile dalle aree gestite dai Comuni e dai privati e la massa legnosa ricavabile dalle aree gestite dall’Ente Foreste; inoltre per ciascuna di esse è stata stimata la fitomassa da destinare a legna da ardere e la fitomassa da trasformare per la produzione di cippato. Per valutare il potenziale energetico delle biomasse vegetali maggiormente diffuse nel territorio della Provin- cia Ogliastra, è stato necessario mettere in relazione la quantità di biomassa forestale ritraibile stimata con le caratteristiche chimiche e fisiche delle principali essenze. Mediante l’impiego di un disegno campionario riconosciuto, sono state prelevate le specie normalmente impie- gate nella produzione di biomassa forestale. Il lavoro così eseguito ha permesso di sviluppare l’attività specifica condotta dal Laboratorio Biocombustibili e Biomasse di Sardegna Ricerche al fine di ottenere il potenziale energetico teorico dell’intero territorio provin- ciale e inoltre di indicare le tecnologie di conversione energetica più appropriate per il territorio.

46 VI.III - Risultati Lo studio eseguito ha permesso di trarre tutta una serie di interessanti e importanti risultati sia per la valo- rizzazione del patrimonio agroforestale dell’Ogliastra in termini energetici che per una più razionale gestione dell’intero territorio. Dal lavoro eseguito emerge che la massa legnosa potenzialmente utilizzabile per fini energetici è pari a circa 47.260 tonnellate annue. In particolare è stata stimata una disponibilità potenziale di legna da ardere di circa 14.730 tonnellate (boschi di latifoglie) e una disponibilità potenziale di massa legnosa da trasformare in cippato e/o pellet (boschi di conifere e latifoglie) di circa 32.530 tonnellate. Il potenziale energetico complessivo calcolato è di 125,1 GWh anno-1 (utilizzo di conifere non scortecciate) e di 124,6 GWh anno-1 (utilizzo di conifere scortecciate) da cui si può ipotizzare una potenza installabile effettiva globale di circa 1,5 MW elettrici. Tale valore si può ricondurre all’installazione di circa 10 impianti da 150 kW elettrici. Prendendo in esame un assetto cogenerativo, si può considerare anche l’ottenimento di 7 MW termici. Con queste premesse, idee progettuali che contemplino l’installazione di impianti centralizzati di media taglia (1 MW di potenza) con impiego di biomasse di produzione locale possono risultare di difficile realizzazione. Sulla base della stima della biomassa potenzialmente ritraibile, della sua distribuzione eterogenea sul territorio e del suo potenziale energetico è possibile e auspicabile, solamente l’installazione di impianti di piccola taglia, distribuiti nelle zone più vocate della provincia. La realizzazione di impianti di piccola taglia consente di ipotizzare usi civici dell’energia elettrica e termica ge- nerate, identificando come utenti finali le pertinenze pubbliche, quali uffici, scuole ed altre strutture comunali. Impianti della taglia indicata in precedenza risultano particolarmente sostenibili sia dal punto di vista econo- mico che ambientale. Infatti, essi possono essere alimentati con biomasse provenienti interamente da filiere locali e contribuire ad una migliore gestione del territorio e ad un utilizzo razionale delle risorse forestali. Tuttavia, per lo sfruttamento ragionato delle biomasse forestali a fini energetici continuo nel tempo, è neces- sario che la Provincia Ogliastra si doti di strumenti di pianificazione forestale che consentano una programma- zione a lungo termine dell’intera filiera. La pianificazione forestale territoriale e di dettaglio è condizione essenziale affinché le Amministrazioni, i proprietari e i gestori di aree forestali possano programmare in modo sostenibile l’utilizzo delle superfici fore- stali, al fine di perpetuare nel tempo la risorsa boschiva locale, a beneficio della produzione di biomasse per l’autoconsumo. Considerato il fatto che una parte rilevante del patrimonio forestale vocato alla produzione di biomasse ricade all’interno delle terre civiche, la destinazione delle biomasse forestali dell’Ogliastra dovrebbe essere destinata al soddisfacimento del mercato locale. Il lavoro congiunto svolto dalla Provincia dell’Ogliastra e da Sardegna Ricerche ha prodotto risultati apprezza- bili dal punto di vista pratico. Esso opportunamente integrato con altri significativi elementi può rappresentare un valido modello operativo non solo per la Provincia dell’Ogliastra, ma anche per altre aree della Sardegna. È auspicabile che uno strumento di questo genere trovi un’estensione della sua applicazione in tutto il territorio regionale, anche per altre tipologie di biomasse, per valutare l’opportunità di impiego di queste materie prime rinnovabili da un punto di vista economico e ambientale.

47 VII) L’ASSOCIAZIONISMO COME STRUMENTO PER LA VALORIZZAZIONE E GESTIONE DELLE TERRE CIVICHE

Francesco Muceli, Piero Rubiu

Si è tenuto in data 29 luglio 2013 il seminario “I consorzi forestali. Ipotesi di gestione per le terre collettive in Ogliastra” al quale hanno partecipato in qualità di relatori la Dott.ssa forestale Marina Paolucci – Responsabile tecnico Consorzi Forestali e Gasper Rino Talucci – Vice-presidente ForestAbruzzo. Il programma dei lavori ha affrontato in modo sistematico i punti caratterizzanti la costituzione di un consorzio e nel caso specifico, di un consorzio forestale Parlare di consorzi forestali in Ogliastra non è evidentemente un caso. In Ogliastra le aree classificate “Terri- tori boscati e ambienti seminaturali” sono 151.626,3 Ha, pari all’81,7% della superficie provinciale. Le superfici forestali caratterizzate dalla presenza di popolamenti arborei maturi e utilizzabili dal punto di vista produttivo sono 43.399 Ha, pari al 23,4% dell’intera Provincia.

VII.I - La gestione del patrimonio forestale In Italia, in seguito alla diffusione delle attività industriali, si è manifestato in maniera graduale e sempre più marcato il problema della gestione del patrimonio forestale. In particolare, allo stato attuale, in Italia il 50% delle foreste risultano non gestite. L’assenza di gestione del patrimonio forestale determina il degrado del territorio, andando a determinare fenomeni di: - dissesto idrogeologico; - incendi; - patologie varie; - perdita di maestranze qualificate per la gestione. La mancanza di gestione delle foreste, in Italia, è dovuta a diversi fattori riconducibili principalmente ai se- guenti motivi: - Scarsa remunerazione delle attività forestali. Il valore del prodotto legnoso non è cresciuto proporzional- mente ai costi. - Perdita di una cultura di gestione. I proprietari, sia essi privati che pubblici, hanno perso il senso del valore del bosco, che non è visto più come fonte di reddito; in particolare nella popolazione urbana si è radicata una visione statica degli ecosistemi forestali, con conseguente difficoltà a comprendere l’importanza e la necessità, dell’intervento dell’uomo, per conservare o ripristinare l’efficienza funzionale delle foreste. - difficoltà a reperire imprese in grado di realizzare gli interventi in modo efficace ed efficiente, oppure, nel caso di Enti pubblici, la dotazione di risorse umane non adeguate. Al fine di superare tali problemi è prima di tutto necessario rimuovere gli ostacoli da parte di quanti conce- piscono la tutela del bosco come blocco di ogni attività forestale. In base a quando detto è fondamentale arrivare ad una gestione attiva, con fini molteplici, delle risorse forestali, dove le risorse produttive siano esercitate in un quadro di salvaguardia dell’ambiente. In sintesi gli strumenti per rivitalizzare la gestione delle foreste sono i seguenti: · Concessioni temporanee · Contratti di Gestione · Consorzi Forestali. Con le Concessioni Temporanee il proprietario affida a un soggetto gestore una parte o tutto il proprio patri- monio per la realizzazione di un particolare progetto, in genere legato a un finanziamento pubblico. In genere i contratti hanno una durata di 5 – 10 anni. Mediante i Contratti di Gestione il proprietario affida al gestore la totale realizzazione del proprio Piano di Ge- stione o di Taglio. La superficie affidata è quindi in genere tutta la proprietà boschiva. La durata del contratto è in genere legata alla validità del Piano e quindi di 10 – 15 anni. I Contratti di Gestione presentano dei punti di forza riconducibili alla snellezza, in quanto tutto è affidato al gestore che ha piena libertà di manovra all’interno del Piano di Gestione. Invece il punto di debolezza è la

48 quasi totale deresponsabilizzazione del proprietario. I Consorzi Forestali rappresentano uno strumento antico e, allo stesso tempo, straordinariamente moderno. In Italia il primo esempio di consorzio forestale è rappresentato dalla “Condotta forestale Marsicana” del 1922, istituito in base al Regio Decreto-legge 1723/1921, poi modificato in base al RegioD ecreto-legge 30 dicembre 1923, n. 3267. Si tratta di società di gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale in cui proprietari pubblici e privati di aree agro-silvo-pastorali affidano ad un organismo di gestione (normalmente da loro partecipato) le superfici fore- stali affinché la gestione sia più efficiente.

VII.II - I Consorzi Forestali In base a quanto esposto in precedenza emerge che la cooperazione forestale riveste un ruolo importante nella gestione del territorio sia direttamente attraverso la realizzazione degli interventi, sia mediante la gestio- ne del patrimonio forestale. Una forma di cooperazione è rappresentata dai Consorzi Forestali tradizionali ma soprattutto dai Consorzi Forestali così come vengono concepiti attualmente in alcune Regioni d’Italia, come per esempio in Abruzzo. I Consorzi forestali attuali non solo aggregano, come nella funzione tradizionale, i proprietari pubblici e privati, ma associano anche gli operatori del bosco, meglio ancora se per operatori si intendono sia i tecnici forestali che le strutture che realizzano gli interventi; inoltre realizzano la convergenza fra tutti gli attori delle attività forestali, aggregando, ad esempio, in molti casi anche altri Enti interessati. Il risultato di questa nuova forma di associazionismo può essere riassunta nel modo seguente: - i soggetti del consorzio agiscono come partner e non come concorrenti; - i soggetti del consorzio possono realizzare un programma comune che assicura, ai proprietari, il miglior risultato economico possibile e agli operatori di uscire dalla precarietà per poter finalmente realizzare pro- grammi ed investimenti a lunga scadenza. In questo modo si intende promuovere un nuovo modello di Consorzio, in cui il movimento cooperativo sia leader delle aggregazioni, nel totale rispetto della proprietà, ma nella consapevolezza che solo la diretta responsabilizzazione degli operatori garantisce una gestione efficiente, anche in termini di capacità e volontà di investimento. Il nuovo modello di Consorzio si basa su un tipo di gestione privata infatti è costituito da soggetti a maggio- ranza privata, al fine di evitare i costi aggiuntivi e le lungaggini burocratiche tipiche della gestione pubblica. Quindi con i nuovi Consorzi Forestali si attivano consorzi di tipo volontario di diritto privato a maggioranza di quote private (Art. 2602 e seg. del Codice Civile), che come tali sono soggetti alla normativa privata. In particolare si tratta di strutture in cui più imprenditori istituiscono una organizzazione comune per la disci- plina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese. In tale ottica anche il proprietario pubblico in realtà, in quanto proprietario, è imprenditore e come tale parte- cipa al consorzio. Al Consorzio aderiscono: - i proprietari dei terreni (Comuni o altri Enti e i privati); - il socio privato (normalmente in forma di consorzio cooperativo); - enti non direttamente proprietari dei terreni, ma interessati al settore, quali ad esempio le Comunità Montane. I proprietari dei terreni aderendo al consorzio gli conferiscono mandato per: · Attuazione dei Piani di Gestione e assestamento in tutte le sue parti; · Revisione dei Piani di gestione e assestamento; · Accesso a finanziamenti pubblici; · Certificazione della Gestione Forestale Sostenibile (F.S.C.). Tale delega deriva da uno strumento di pianificazione approvato dal proprietario del terreno. Dal Piano di Gestione derivano tutte le attività consortili tradizionali, quali: · tagli di utilizzazione; · tagli colturali; · uso civico di legnatico; · progetti per la viabilità forestale;

49 · revisione di gestione ed assestamento. I consorzi forestali oltre a puntare sulle attività classiche, al fine di rendere più dinamico e competitivo il settore forestale, prendono in considerazione anche le attività complementari o innovative del bosco, mediante la valorizzazione multifunzionale dei seguenti settori: - energie rinnovabili; - crediti di carbonio; - attività turistico ricreative, sportive e culturali (educazione ambientale, “adventure park” concerti in foresta, musei in foresta e attività sportive strutturate). Le attività non previste dal piano di gestione sono autorizzate dal proprietario del terreno. Per tutte le attività il Consorzio segue, attraverso i propri soci, tutti gli aspetti tecnici, amministrativi e operativi. All’interno dei Consorzi Forestali la Società gestisce quindi sia la Direzione Tecnica che le attività operative. Il Consorzio concerta con i proprietari le linee generali della gestione sia nella fase iniziale sia successivamen- te a scadenza periodica almeno annuale. La Direzione Tecnica è di norma assunta da strutture cooperative socie nella persona di un tecnico forestale abilitato alla professione. Lo stesso è affiancato di volta in volta, da altro personale specializzato nei diversi settori specifici di intervento (pianificazione forestale, direzione lavori, …). Ciò limita al massimo gli oneri fissi del Consorzio, che di fatto non ha necessità di personale, sedi ed altre spese fisse proprie. Si realizzano in tal modo importanti economie di scala.

VII.III - La normativa di riferimento La normativa Europea e Nazionale fornisce un quadro certo di legittimità e di sostegno ai Consorzi Forestali, siano essi costituiti nelle forme tradizionali che nel modello innovativo proposto dai consorzi presenti in alcune Regioni d’Italia (es. Abruzzo). In particolare la normativa Europea, con il “Piano di azione U.E. per le foreste”, all’Azione chiave 5, sollecita a promuovere la cooperazione fra proprietari di boschi e a potenziare l’istruzione e la formazione in campo forestale. Nel quadro nazionale l’Art. 5 del Decreto Legislativo n. 227 dell’8 maggio 2001 in materia di orientamento e modernizzazione del settore forestale prevede che le Regioni, gli Enti Locali e le associazioni agrarie promuo- vono la costituzione o la partecipazione ai Consorzi Forestali o altre forme associative. Ai predetti organismi possono partecipare, anche ai fini di un miglior coordinamento della gestione, soggetti privati o le imprese di cui all’Art. 7 comma I (imprese iscritte all’Albo regionale delle imprese agricolo-forestali). Il “programma quadro per il settore forestale” approvato dalla Conferenza Stato - Regioni nella seduta del 18 dicembre 2008, con l’Obiettivo A (sviluppare un’economia forestale efficiente e innovativa) all’Azione 6, mira a promuovere forme di gestione innovative nella cooperazione tra proprietari dei boschi e operatori del settore. Allo stato attuale il quadro normativo nazionale presenta alcuni problemi; infatti l’Art. 9 Comma 6 del D.L. 95/2012 (Spending review) sembrerebbe stabilire un divieto assoluto per gli Enti Locali di costituire nuovi Enti o organismi. La norma però è inserita in una normativa generale tendente alla riduzione della spesa pubblica, in base alla quale, secondo la nota ANCI del 18 marzo 2013, sarebbe vietata la costituzione di organismi che comportino oneri finanziari continuativi o periodici. Nel caso specifico, però, i Consorzi trovano fondamento giuridico in una normativa speciale (Art. 5 delD ecreto Legislativo n. 227 del 18 maggio 2001) e inoltre permane la legittimità dello strumento purché la costituzione dei Consorzi non comporti oneri finanziari di gestione per l’Ente. La bozza di Regolamento per lo Sviluppo Rurale (2014-2020) attualmente in discussione prevede all’Art. 28 la “Costituzione di Associazioni di produttori” al fine di favorire la formazione di associazioni di produttori nei settori agricolo e forestale. Il sostegno sarà finalizzato ai seguenti settori: - Adeguamento della produzione e dei prodotti; - Commercializzazione comune; - norme comuni in materia di informazione; - Sviluppo di competenze e processi.

50 Il contributo sarà erogato in rate annuali per i primi cinque anni sulla base di un piano aziendale e calcolato in base alla produzione annua commercializzata; per il primo anno, per le associazioni forestali, è calcolato sulla media degli ultimi 5 anni dei soci, escludendo il valore più basso e quello più alto. L’accordo del 26 giugno 2013 fra Commissione, Parlamento e Consiglio ha stabilito che almeno il 30% delle risorse dello sviluppo rurale devono essere destinate a finalità ambientali, fra cui forestazione e servizi silvo- ambientali.

VII.IV - Conclusioni Riteniamo che lo strumento consortile come descritto rappresenti una grande opportunità per lo sviluppo del settore, una opportunità che vale la pena di cogliere in un territorio come quello ogliastrino ma non solo, dotato di superfici forestali interessanti da gestire.

51 VIII) PERCORSI PER LA COSTRUZIONE DI UN PIANO INTERCOMUNALE DI VALORIZZAZIONE E DI COORDINAMENTO DELLE TERRE CIVICHE DELL’OGLIASTRA

Giorgio Pizziolo

Premessa Le attività svolte nel corso della ricerca si sono sviluppate in diverse fasi, delle quali la prima si è conclusa nel settembre 2012, con la ratifica del documento Programma“ di Gestione contemporanea e di Governo parteci- pato delle Terre Civiche dell’Ogliastra”, presentato nel mese di giugno dello stesso anno. Tale documento ha contribuito all’apprezzamento del Progetto terre civiche nella sua nuova modalità di ricerca e alla conseguente concessione della proroga del Progetto stesso. Nella seconda parte della ricerca (settembre/ottobre 2012 - marzo 2013) veniva evidenziata, in funzione dello sviluppo territoriale delle tematiche di Progetto, la necessità di prendere in considerazione non solo i territori civici dei singoli Comuni ma anche quelli relativi ad un’Area Vasta Intercomunale, sulla quale i Programmi di Gestione delle terre civiche in termini contemporanei potessero divenire più efficienti e più organici, con riferi- mento in particolare al turismo ecologico, alla sentieristica in rete, all’agricoltura di qualità, e simili. Si è allora manifestata la necessità di potere disporre di una cartografia generale che fosse in grado di ricom- porre tutte le terre civiche dell’Ogliastra in una visione di insieme, assolutamente necessaria ed indispensabile anche per tutte le altre ricerche, e di potere disporre anche di ulteriore cartografia tematica (uso del suolo, aree naturalistiche, mappa del patrimonio storico archeologico, idrografia…) ed in particolare di quella dei Piani, sia urbanistici che di settore, vigenti o anche di studio, nonché delle previsioni dei Piani di valorizzazione comunali e del Piano Paesaggistico Regionale, sia per le parti vigenti che per gli studi di carattere generale, ancora in corso. Queste ricerche si sono combinate con quelle relative alla tematica dell’enfiteusi, e tutte insieme hanno deter- minato la costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare presso l’Osservatorio provinciale. In particolare le ricerche catastali e cartografiche sviluppate, sono state elaborate e raccolte in questa pub- blicazione nel capitolo: La consistenza e l’importanza delle Terre Civiche nell’ambito del territorio ogliastrino: mappatura e definizione. Mentre le ricerche di carattere territoriale ed urbanistico sono state raccolte nel capitolo: Quadro conoscitivo orientato.

52 VIII) I.I - Quadro conoscitivo degli usi civici in ogliastra,proposte per un dibattito

Michelina Masia

La presenza delle terre collettive, diffuse in molte aree del mondo, riveste in Sardegna ed in special modo in Ogliastra caratteristiche molto particolari1, che derivano non solo dalle vicende storiche e giuridiche, ma anche economiche e sociali relative all’uso della terra. Tenterò sinteticamente di esporre le principali problematiche. L’uso della terra è sempre stato al centro delle regole che le collettività si sono date per garantirsi la soprav- vivenza. Di conseguenza i modelli di utilizzo nel tempo varati risentono fortemente delle scelte delle organiz- zazioni sociali, delle ideologie a cui si sono ispirate e, potremmo dire, che l’idea sulle modalità del godimento della terra risenta dei diversi modelli che consentono di sfruttare al meglio tale risorsa anche in considerazione della sua trasmissione alle generazioni future. Non stupisce, quindi, che la normativa in materia di terre civiche sia pressoché sterminata2 anche per via dei continui tentativi di migliorare in termini economici e fiscali il loro reddito. La pratica comunitaria prevalente nelle terre civiche è documentata nelle attività agricole contemplate anche nella “Carta de logu”: pensiamo alle vidazzoni, territori destinati alla semina esercitata con ciclo rotatorio che, al termine dell’anno agrario diventano paberili, ovvero zone aperte al pascolo, per poi essere successiva- mente utilizzati come seminativi. Le origini di tale pratica, per alcuni germanica, risiedono in quei “saperi” che ogni territorio sviluppa per soddisfare gli interessi primari della collettività. Nelle società tradizionali, insomma, essa si coniuga con necessità di tipo economico e di sviluppo. Non è o non sembra – dunque – un fenomeno spontaneo, discendente da un presunto e lontano comunismo agrario primitivo. Tale pratica presenta indubbi vantaggi. Innanzitutto riveste una forma di controllo sociale e di difesa. La rota- zione delle colture e degli usi permette poi il rinnovamento del suolo, porta a stabilire la redazione di un calen- dario agrario e rende necessaria, utile e vantaggiosa la concentrazione della popolazione in villaggi compatti, a differenza di ciò che avviene nei paesi caratterizzati dall’individualismo agrario dove l’insediamento della popolazione appare sparso in poderi o casolari isolati. Fattori demografici, geologici, emergenze sanitarie come pestilenze e carestie, condizionano pesantemente l’uso della terra. Ne deriva una lettura antieconomica che si traduce, a partire proprio dalla “Carta de logu”, in un accanimento legislativo che arriva in diverse forme sino ai nostri giorni. Si pensi, per esempio, alla politica di trasformazione fondiaria che attraverserà tutto l’Ot-

1 Ritengo di estrema attualità alcune pagine scritte nel secolo scorso dall’economista G. Todde, che pone in evidenza i traffici relativi alle compravendite di immunità, esenzioni, privi- legi o diritti concessi, in epoca feudale alle comunità dell’Ogliastra. Per esempio i terreni vastissimi di Alussera e Quirra concessi da Don Giacomo Carroz nel 1463, in corrispettivo di lire 3000, affrancandoli da ogni pagamento. “Ma un successore, Don Luigi Carroz Centelles, nel 1579 esigeva 1555 ducati per riconoscere i diritti già stati in precedenza concessi; e nel 1580 ne chiedeva ed otteneva altri 2000, con promessa di essere i vassalli esenti da ogni ulteriore pagamento” e prosegue “Questi terreni concessi a vassalli di comunità diverse, diventarono il pomo della discordia fra gli abitanti delle medesime. Liti enormi sollevaronsi a brevi intervalli, durate fino ai nostri tempi col supremo feudatario, successore ai feudi sardi, il Regio Demanio; liti che in spese d’atti, tasse, bollo, onorari, hanno fatto ricomprare a quei poveri comuni quei diritti di uso, per tante volte quante i fedifraghi signori hanno trasgredito alle fatte convenzioni. Però con questi patti e contratti, intervenuti fra feudatari e Comunità, quegli usi, i quali erano riconosciuti soltanto per disposizione del diritto pubblico interno che reggeva l’Isola, diventavano altresì diritti ed obblighi contrattuali, e furono non poche volte così valutati e discussi per il vincolo giuridico dipendente fra i contraenti”. in G. Todde, voce Ademprivio, in Enciclopedia giuridica Italiana, vol.I parte II sez.I,Vallardi 1892, pp. 73–162 ora in ( a cura di) P. Maurandi, G. Todde, Scritti economici sulla Sardegna, CUEC, Cagliari 2003. La voce, pur contenendo numerose imprecisioni, offre un quadro articolato delle vicende ancora sussistenti in Ogliastra.

2 I tentativi di far decollare il modello proprietario partono, secondo me, dalla” Carta de Logu”. Più decisamente il processo di diffusione della proprietà risale al Regio Editto sopra le chiudende del 6 ottobre del 1820 (ma pubblicato nell’aprile del 1823); alla Carta Reale del 21 maggio 1836 abolitiva delle giurisdizioni feudali; all’editto del 12 maggio 1838 con il quale lo Stato acquistava le terre infeudate, con le Istruzioni del 28 aprile del 1840, con cui le terre della Corona passarono ai Comuni e furono divise fra i capi famiglia; alla Carta Reale del 26 febbraio 1839, n.21 con cui fu approvato il Regolamento per la divisione dei terreni nel Regno di Sardegna. Al Regolamento del 1839, con brevetto 28 aprile 1840, con cui venne istituito il catasto parcellare e alle Patenti dell’11 ottobre 1841 con cui si approvò il Regolamento per l’amministrazione dei beni demaniali. Con la Legge 15 aprile 1851, n.1192 con cui si stabilì che i terreni aperti situati nella cerchia delle vidazzoni e dei paberili, sarebbero stati, a partire dal 1 gennaio 1853, esonerati da tali servitù. Alla Legge 27 novembre 1852 con cui si autorizzava il Demanio a vendere questi beni, sebbene ciò fu impossibile a causa della permanenza degli ademprivi. Al R.D. 10 aprile 1854, n. 1693 istitutivo di speciali Commissioni nelle città di Cagliari, Sassari e incaricate di proporre la concessione di appezzamenti, boschi e selve demaniali a favore dei Comuni aventi su di essi diritti di ademprivio. Alla Legge 4 gennaio 1863 che approva la convenzione tra il governo e la compagnia inglese che si era offerta di costruire la rete di strade ferrate in Sardegna, si presenta la possibilità di risolvere in maniera indiretta la questione ademprivile. Con Legge 23 aprile 1865, n. 2252 e relativo Regolamento 26 luglio 1865 vengono aboliti tutti gli usi conosciuti sotto il nome di ademprivi, nonchè i diritti di cussorgia. Ogni atto di ulteriore esercizio di questi usi e diritti veniva configurato come una violazione del diritto di proprietà, da trattarsi secondo il codice penale comune (art.1) e viene stabilito che nel termine di tre anni venissero soddisfatte le ragioni degli aventi diritto di ademprivio e di cussorgia e di dividere la propria quota a titolo oneroso. Tale termine viene prorogato con Legge 1870 n. 5839 fino al 31 dicembre 1872, stabilendo che terreni rimasti invenduti dovessero essere alienati e divisi dalla deputazione provinciale. Con la Legge 2 agosto 1897, n. 382 si stabilì che i terreni rimasti invenduti fossero messi a disposizione della Cassa Ademprivile e nomina in ciascun capoluogo di provincia una Giunta d’Arbitri a cui viene affidato il compito di decidere inappellabilmente delle controversie relative ai terreni ex ademprivili. A tale legge furono apportate modifiche con le Leggi del 28 luglio 1902,n.342 e del 14 luglio 1907, n. 562 riunite poi in testo unico con R.D. 10 novembre 1907, n.884. La Legge 8 ottobre 1920, n.1749 permise alla Cassa Ademprivile di vendere i terreni ademprivili, previa autorizzazione del Ministero dell’Agricoltura. Con D.L. 22 maggio 1924, n. 751, convertito nella legge 16 giugno 1927, n. 1766 le attribuzioni già conferite alla Giunta d’Arbitri passano al Commissario Regionale per gli Usi civici. il D.P.R. 15 gennaio 1972 e successivamene con D.P.R. n.616 del 24 luglio 1977 le competenze amministrative in materia di usi civici vengono trasferte alle Regioni.

53 tocento e arriverà sino agli anni Cinquanta con la costituzione dell’ETFAS, nato per superare le consuetudini agrarie che portavano l’agricoltore e la sua famiglia a risiedere nei villaggi lontani e favorirne la stanzialità. Il regime comunitario, «l’ultimo ancoraggio dei poveri», come venne definito, fu combattutto dai governi, sulla spinta di riformatori e agronomi 3, dapprima in Inghilterra nel XVII secolo, poi in Francia, Germania, Scandina- via e nell’Italia meridionale nella seconda metà del XVIII secolo. Infine in Castiglia e in Sardegna nella prima metà del XIX secolo, mentre nella Russia zarista sopravvisse alla vigilia della prima guerra mondiale4. Gli ademprivi sardi noti fra le collettività come “cumunale” sono stati oggetto di un accanimento normativo ancora in atto che si giustifica solo in parte con il tentativo di migliorarne il reddito economico. Con l’intento della trasformazione agraria si tendeva a modificare anche gli assetti di potere, sia introducendo strutture amministrative già sperimentate in Piemonte, sia riformando le strutture sociali attraverso il ridimen- sionamento dei poteri vantati dai ceti più forti come i feudatari e gli ecclesiastici. Entrambi traevano profitto dal- la pastorizia brada, mediante la concessione di terreni. Non a caso molti studiosi sottolineano la forte conno- tazione anti pastorale della normativa emanata per far decollare un modello di sviluppo legato all’agricoltura. Potremmo definire i diversi modelli normativi utilizzati per gestire le terre collettive come: - tentativi di tipo autoritario; - tentativi di tipo premiale; - tentativi di tipo negoziale. C’è da considerare che se nelle diverse epoche storiche i primi due modelli sono ricorrenti, in particolare il secondo è intervenuto in soccorso del primo per attenuarne i fallimenti, o per attutirne gli effetti. Ciò spiega la forte contrapposizione tra modelli proposti in maniera autoritativa, quale quello proprietario e la creazione di servizi come quelli del credito, dei trasporti e dell’accertamento catastale che, mentre si proponevano di abolirne l’uso hanno innescato processi, più o meno evidenti di modernizzazione5. Il tentativo di tipo negoziale è il più recente. Nasce nell’intento di superare l’ipernormativismo prodotto dai primi due e di conciliare interessi sempre più diversificati attraverso percorsi di contrattazione. In questo modo, protocolli di intesa, progettazioni integrate, accordi di programma hanno scalvacato i modelli normativi con l’in- tento di aggirare l’ostacolo rappresentato dalle norme vigenti, che hanno contribuito, o per la mancata o per la cattiva applicazione, a complicare non poco la gestione amministrativa dell’uso stesso. Si tratta evidentemen- te di uno strumento utile ad aggiornare e piegare alle esigenze del presente lo sfruttamento di questa risorsa. Ciclicamente tale dibattito è destinato a riaprirsi con toni sempre vivaci nonostante non si tratti più strettamen- te del problema della sopravvivenza delle collettività residenti, bensì delle possibilità di sviluppo del territorio o più semplicemente di cogliere strumentalmente le opportunità previste. La nuova governance pare improntata ad un’amministrazione attenta al contenimento della conflittualità sociale e al contenzioso giuridico, incenti- vando il rispetto delle regole. Evidentemente giocano un ruolo importante la maggiore consapevolezza degli amministratori comunali, la pressione esercitata dai privati nel territorio, il ruolo della Regione che decentra gli uffici deputati al disbrigo delle pratiche e la presenza di incentivi comunitari. Sono variabili differenti che si combinano in molti modi offrendo nuove prospettive di sviluppo per il territorio mettendo in relazione esigenze diverse tra loro a volte conflittuali. Malesseri certamente presenti nel territorio quali microcriminalità, attentati agli amministratori e conflitti circa l’uso della terra, disoccupazione, mancato decollo o chiusura di importanti iniziative economiche vengono raggruppati sotto l’onnicomprensivo concetto di “mancanza di regole”6. Niente di nuovo. Anche nel passato, strumenti legislativi sempre diversi e maggiormente raffinati avevano

3 Si veda a tal proposito F. Gemelli, Rifiorimento di Sardegna proposto nel miglioramento di sua agricoltura, Briolo, Torino 1771 ora in L. Bulferetti (a cura di) Fossataro, Cagliari 1967. 4 J. Day, La vidazzone nei secoli XIV-XVIII: norme giuridiche e pratiche agrarie, in I. Birocchi e A. Mattone (a cura di), La Carta de logu d’Arborea nella storia del diritto medievale e moderno, Laterza, Roma-Bari 2004, pp. 347-352; sull’argomento si vedano i testi di P. Grossi, Un altro modo di possedere, Giuffrè, Milano 1977;I. Birocchi, Per la storia della proprietà perfetta in Sardegna. Provvedimenti normativi, orientamenti di governo e ruolo delle forze sociali dal 1839 al 1851, Giuffrè, Milano 1982; C. Sole, La Sardegna di Carlo Felice e il pro- blema della terra, Fossataro, Cagliari 1967; A. Accardo, Eutanasia di un Regno. Fine delle istituzioni nel Regnum Sardiniae e nuovi rapporti tra Sardegna e Piemonte, Aisara, Cagliari 2007; E. Cortese, Appunti di storia giuridica sarda, Giuffrè, Milano 1964, p. 25. 5 Per una ricostruzione sintetica della vicenda mi permetto di rinviare al mio libro Il controllo sull’uso della terra. Analisi socio-giuridica sugli usi civici in Sardegna, Cuec, Cagliari 1992 6 La correlazione uso civico – legalità non è nuova. Rinvio all’analisi contenuta nel mio “Usi civici e conflitto perpetuo: Ricerca pilota in un comune - simbolo della Sardegna” in Sociologia del diritto, 3, 1997.

54 l’unico scopo di ridimensionare o di abolire usi ritenuti obsoleti e non in grado di offrire il benessere economico garantito dal modello proposto dal legislatore di turno. A tali tentativi furono peraltro legati, è utile ribadirlo, im- portanti innovazioni quali il credito e i trasporti. Paradossalmente, ciò che veniva ritenuto un vincolo si è rivela- to spesse volte una risorsa visti i risultati ottenuti con gli sforzi compiuti per la sua abolizione. Peraltro anche il tentativo negoziale rischia di riproporre una mistica dello sviluppo non ancorata alle realtà del territorio. Nuovi business costituiti dallo sfruttamento della risorsa ambientale che, grazie “all’arretratezza” si è mantenuta “un bene suscettibile di diverso e migliore sfruttamento”, per parafrasare il legislatore dell’Ottocento, dovrebbero rendere più cauti coloro che propongono modelli unidirezionali e monotematici di sviluppo. Peraltro, l’opzione attualmente più accreditata che propone lo sfruttamento turistico di questa risorsa, non sembra essere la pa- nacea idonea a risolvere le questioni della disoccupazione, della microcriminalità o genericamente i fenomeni di illegalità presenti nel territorio e anzi rischia di fomentare conflitti peggiori di quelli che si intendono risolvere. La mancata, cattiva o difforme applicazione della normativa ha fatto emergere numerose anomalie se non addirittura abusi che hanno portato ad una situazione estremamente complessa ancora da quantificare o, per utilizzare una terminologia tecnica già in uso nella legislazione del ’27, da “accertare”. Nonostante i tentativi di accertamento compiuti ai sensi della Legge nazionale del ’27 e, previsti dalla Legge regionale del ’94, non offrano ancora dati “certi” sull’effettivo ammontare delle risorse disponibili al godimento collettivo. Ciò nono- stante siano stati impegnati cospicui capitoli di spesa, gli accertamenti non sono a tutt’oggi conclusi e di fatto l’indisponibilità dei dati raccolti genera rilevanti conseguenze di carattere non solo amministrativo. La parzialità delle ricognizioni finisce per erodere l’unità del patrimonio e favorisce il decollo di iniziative che pregiudicano in maniera irreversibile il godimento collettivo del bene. La presenza di incentivi, comunitari e regionali, se da una parte contribuiscono ad arginare lo spopolamento dall’altro mettono in luce la conflittualità evidente tra differenti normative che riguardano il territorio. Se da una parte emerge l’esigenza della tutela degli habitat e della biodiversità, dall’altro si assiste al loro degrado grazie anche a forme di incentivi che favoriscono un carico di bestiame superiore a quello che il pascolo può soddi- sfare. L’abbandono della transumanza in favore della stanzializzazione e l’introduzione del bestiame bovino, a scapito degli ovini e dei caprini, hanno favorito il depauperamento dei territori. Queste politiche hanno infine contribuito a far perdere il senso dell’appartenenza delle terre alla collettività. In alcuni casi ha ingenerato una vera e propria corsa all’accaparramento: la richiesta strumentale di concessioni al solo scopo di beneficiare dell’incentivo, con la realizzazione di interventi che finiscono per depredare il bene e non consentono di con- servarlo come risorsa per la collettività. In tal modo si ingenerano meccanismi perversi, poiché il reddito fini- sce per essere rappresentato dall’incentivo e non dall’impresa economica, il che comporta inoltre la creazione di imprese destinate a fallire al termine dell’erogazione dell’incentivo con notevoli ripercussioni sul territorio. Oltretutto si soddisfano le esigenze di pochi. Si tratta di aspetti che possono essere piegati all’illegalità spe- cialmente se le debolezze delle Amministrazioni vacillano davanti alle pressioni dei più astuti e dei più forti. Ad essere scavalcato molto più facilmente è l’interesse collettivo, specialmente ove si possa fare leva sulla mancata consapevolezza dell’appartenenza delle risorse comuni per far passare l’idea secondo cui si tratti di un vincolo che frena lo sviluppo, e impedisce il decollo di intraprese economiche. Tali valutazioni non sempre sono obiettive e disinteressate. Il rispetto delle regole per accedere all’uso del bene, il rispetto dei limiti che l’uso di un bene collettivo impone al singolo sono mal tollerati se procedure e burocrazia finiscono per esclude- re da incentivi, apparentemente a portata di mano, chi pensa di poter disporre di questo patrimonio in maniera esclusiva. In effetti, la mancanza di controlli, ma anche di piani di programmazione, hanno disseminato nel territorio non poche “chiudende abusive”. L’atteggiamento delle amministrazioni pubbliche non differisce molto da quella dei privati: l’educazione all’illegalità proviene, in molti casi, dalle stesse amministrazioni. Non è raro leggere nelle cronache giornalistiche dichiarazioni di sindaci e amministratori che tuonano contro quegli impe- dimenti, responsabili di bloccare iniziative che a loro inappellabile giudizio garantirebbero lo sviluppo. Quanto essi abbiano contribuito, non vigilando sulle numerose violazioni, a pregiudicare parti importanti del territorio, non vietando di utilizzi sconsiderati, viene taciuto colpevolmente da molti. L’apparente unitarietà terminologica, introdotta nel ’27 attraverso la creazione di una finzione giuridica quale quella di “uso civico”, cela evidentemente realtà profondamente diverse tra loro, difficili da governare per chi non consideri di volta in volta le specificità, che sono sociali, territoriali ed economiche nel contempo. Le vicende storiche hanno delineato in Sardegna la persistenza di un uso che in alcune regioni geografiche,

55 come l’Ogliastra, copre il 60% del patrimonio terriero disponibile. Il legislatore e l’amministratore devono tener conto della realtà che se ancora presente risponde probabilmente alle esigenze del territorio. Uno dei fattori di persistenza di questo uso è legato alle caratteristiche geografiche, alle vicende storiche ed economiche che hanno privilegiato un utilizzo delle terre legato alla pastorizia7, che in alcuni centri è ancor oggi l’attività prevalente. Di ciò manca spesso la contezza anche da parte del legislatore moderno attento a salvaguardare le forti valenze naturalistiche del territorio. L’idea forte è quella di coniugare l’uso delle risorse non in senso “museale”, bensì in maniera adeguata alla produttività. Parlare di vincolo è pericoloso. Significa perpetuare la svendita di un patrimonio a tutto vantaggio degli interes- si dei singoli, compromettendo quelli della collettività, dimenticando quelli delle generazioni future. Si impone quindi, anche dal punto di vista pratico la necessità di compiere scelte coerenti alle finalità che si vogliono raggiungere. Naturalmente è difficile programmare se non si conosce la consistenza del patrimonio. Ancor più difficile è porre in essere operazioni di valorizzazione, come prescrive la legge del ’94, se non si ha piena con- sapevolezza di come questi beni rappresentino un volano per lo sviluppo, spesso promesso ma mai realizzato. Oggi sarebbe possibile, come diceva Cattaneo, “trasformare un carico esplosivo di problemi ereditati dal regime feudale in un mezzo straordinario per avviare lo sviluppo economico e la redenzione civile dell’Isola”, a condizione che pianificazione e programmazione partano da scelte condivise da Amministrazioni comunali e collettività degli utenti. La conoscenza e la consapevolezza possono evitare idee di sviluppo eterodirette e suggerire metodi più consoni per un utilizzo più conveniente. In questo la normativa regionale emanata a partire dal ’94, ha sostanzialmente fallito nell’intento trasfor- mativo in senso moderno di questi beni, per il fatto di aver assunto un carattere eminentemente di tipo emergenziale e sanatorio. La sua caratteristica principale è stata quella di tentare di risolvere casi concreti, perdendo così di vista il dato “generale” a vantaggio del “particolare”, spesso riproponendo soluzioni previste da interventi normativi varati in altre Regioni italiane che mal si attagliano alla realtà dell’isola. La normativa regionale si è mostrata ondivaga, senza neppure tentare di far decollare un modello o indicare le linee di sviluppo, distinguendosi così dalla normativa precedente: si pensi al modello proprietario e ai diversi tentativi passati anche attraverso la liquidazione dell’uso a cui tendeva la stessa legge del ’27. Sostanzialmente la Legge regionale ha tentato, volta per volta, di dettare norme per risolvere i casi concreti che dal ‘94 ad oggi, hanno avuto caratteri di “priorità e urgenza”, e a questo non è sfuggito neanche l’ultimo tentativo bocciato dal governo8. Si tratta, quindi, di una normativa particolare che rifugge dalla generalità e dalla astrattezza, capisaldi della normativa ottocentesca, non fa decollare nessun modello ma oscilla costantemente tra ritenere questo uso ora vincolo ora risorsa an- che se, contradditoriamente, sottolinea, come contenuto nel preambolo della Legge del ‘94 di volerlo tutelare, smentendosi subito dopo, perché già nel ’96 una nuova Legge con un unico articolo, con l’intento non celato di sanare una estesa porzione di territorio agricolo edificata lungo la costa orientale, detta le regole sulla “sclassificazione” e, via di questo passo, in tutte le finanziarie viene inserita una norma che, anno dopo anno, contribuisce a rendere sempre più confuso il dettato normativo. Date queste premesse, obiettivo di questa seconda fase del progetto è stato quello di dare un significato preciso al titolo “Opportunità di crescita e di sviluppo per l’Ogliastra” che si è concretizzato nel tentativo di individuare nel corpo delle norme esistenti le possibilità di pianificare e programmare uno sviluppo reale e non fittizio. Le analisi finora effettuate dimostrano come in realtà manchi una “filosofia dell’uso civico”: sul come utilizzarlo convenientemente, sul come aggiornarlo alle esigenze del presente, sul come tutelarlo e salvaguar- darlo per garantirne in termini economici, sociali e culturali un uso adeguato. Appare anche chiaro che l’utilizzo indiscriminato alla normativizzazione, utilizzato strumentalmente per risolvere casi concreti, ha perso di vista quello che dovrebbe essere il compito principale delle norme ossia, orientare il comportamento dei cittadini. Si è ritenuto importante analizzare, nello specifico, se norme di indirizzo fossero contenute nelle norme già

7 Come riporta G.G. Ortu, anche pensatori illuminati ritenevano che in Sardegna occorresse «radicare la civiltà nei monti», sottolineando la «pervasività economica e civile della pastorizia, anche qui in perfetta sintonia con quelle élites agrarie e cittadine che lungo tutto l’Ottocento guardano offensivamente al pastore, quale ostacolo maggiore all’affermarsi nell’isola, della certezza della proprietà, della sicurezza delle campagne, di un’agricoltura più produttiva e civile, e cioè capitalistica»; si veda G. G. Ortu, La Sardegna di Carlo Cat- taneo, p. X, in C. Cattaneo, Di varie opere della Sardegna, Il Politecnico, IV, 1841 (pp. 219-73), ora in Geografia e storia della Sardegna (a cura di C. Carlino), Introduzione di G. G. Ortu, Donzelli, Roma 1996. 8 Mi riferisco alla L.R. 30 luglio 2013, n.542 approvata con procedura d’urgenza come previsto dall’art.120 del Regolamento consiliare, applicabile nel caso in cui si raggiunga una larga maggioranza.

56 esistenti 9. La Legge Regionale n. 12 del 94 all’art. 8 stabilisce che i piani di valorizzazione e recupero delle terre civiche costituiscano lo strumento “finalizzato allo sviluppo sociale ed economico delle comunità interessate”. Essi devono rispondere ai fini di pubblico interesse, non devono compromettere l’esistenza degli usi civici e non devono pregiudicare i diritti delle collettività degli utenti”: Prescrive inoltre che “i Comuni singoli o consorziati” possano predi- sporre tali piani “avvalendosi eventualmente delle collaborazioni tecnico-finanziarie delle Amministrazioni provinciali o regionali” e queste operazioni siano fatte “sulla base dell’inventario generale dei terreni soggetti ad uso civico”. La portata della norma è importantissima, sulla carta si crea un’inversione di tendenza con il passato, tentando di far decollare un modello non eteroimposto, ma, individuando le collettività come protagoniste del proprio svilup- po, chiamandole responsabilmente a cogliere nuove opportunità. In realtà il dettato normativo è rimasto lettera morta. I piani di valorizzazione sono spesso strumenti che permettono le concessioni, i mutamenti di destinazione, le riserve d’esercizio, ma sono ben lungi dall’essere strumenti di pianificazione veri e propri e, tanto meno di valoriz- zazione e recupero. Sono spesso dei “piani-fotocopia”, fatti in economia, utilizzati strumentalmente per adempiere al dettato normativo. Varati all’indomani di accertamenti, che spesso hanno visto assenti le stesse comunità. Il piano di valorizzazione intercomunale, nasce quindi con la partecipazione delle collettività che assumono l’im- ponente patrimonio come un’occasione da cogliere per scommettere su uno sviluppo possibile, essendo matura- te nel territorio le competenze e le conoscenze relative alla valenza culturale economica e sociale dello stesso. È necessario pertanto che questi piani siano finanziati a differenza di quanto è avvenuto fino ad oggi. È op- portuno infine che vengano assunti a tutti gli effetti come atti di programmazione e pianificazione, che una volta approvati dalla Regione vengono gestiti dai Comuni. Obiettivo di questa misura è la semplificazione del procedimento e l’annullamento dei tempi biblici ora necessari per l’espletamento delle pratiche. Si tratta anche di promuovere un’interlocuzione stabile tra Comuni e Regione, a cui va demandato il compito di coordinamento e orientamento. Si tratta di affrontare uno dei nodi critici che hanno caratterizzato il rappor- to, mai affrontato dalla legislazione regionale ed a cui si è tentato di dare una risposta con la dislocazione territoriale degli uffici attualmente preposti alla gestione dei procedimenti amministrativi in materia di usi civici. La semplice dislocazione ha introdotto buone pratiche, una migliore comunicazione con i Comuni, ma non sufficienti a risolvere annose problematiche. Si continuano a lamentare incomprensioni, tempi ed esiti incerti sugli iter procedurali e sul disbrigo delle pratiche. L’approvazione da parte dell’Argea non trova sempre acco- glimento nel riesame effettuato dagli uffici regionali. Non meno importante risulta essere la promozione di un’interlocuzione stabile anche tra gli uffici regionali. Le terre su cui insistono gli usi civici non hanno una vocazione esclusivamente agricola, usi definiti non tradi- zionali, che possono riguardare la gestione di strutture ricettive o agrituristiche, l’edilizia sia per insediamenti popolari o industriali, l’installazione di strutture per l’energie alternative, rappresentano modalità diverse che non possono essere trattate in ugual modo. Una visione esclusivamente “agricola” appare attualmente estre- mamente riduttiva. Altre competenze dovrebbero, infatti, supportare le scelte che attengono ad una program- mazione sempre più strutturata. La recente esperienza legislativa evidenzia una frattura notevole tra apparato politico e amministrativo. Laddove l’applicazione delle norme esistenti non consentono la realizzazione di ciò che si è programmato si interviene con l’emanazione di altre norme. Sarebbe sufficiente il ricorso all’inter- pretazione, viste le numerose finestre temporali aperte con le diverse leggi finanziarie, per sanare abusi nel frattempo realizzati. Per rendere possibile ciò che burocraticamente risulta impossibile, la politica arrogante impone le sue scelte, azzerando se necessario i tempi per l’esame dei provvedimenti nelle commissioni, con accordi trasversali. In questa situazione l’Amministrazione regionale sembra arrocarsi a difesa di prassi consolidate, la dislocazione nel territorio di alcuni uffici deputati alla disamina delle pratiche appesantisce l’iter burocratico se il successivo riesame effettuato a livello regionale disattende le aspettative. Paradossalmente altra misura da adottare consiste nel riconoscere come valore indentitario, patrimoniale e strategico irrinunciabile l’esistenza delle terre civiche. Si tratterebbe di promuovere un’inversione di tendenza concettuale per favorire atti programmatori e formule

9 Durante il corso dei lavori di questo processo che ha visto coinvolti anche molti funzionari dell’Argea, sono state emanate delle direttive operative per l’azione amministrativa e la gestione dei procedimenti in materia di usi civici a corredo della Legge Regionale n.12/1994 con Deliberazione della Giunta Regionale n.21/6 del 5/6/2013 allegato al Decreto n. 953 del 31/7/2013

57 di sostegno economico aperti alla partecipazione, rispettosi dell’identità sostanziale dei luoghi e delle comuni- tà che tengano conto della particolare natura giuridica di tali beni. Inoltre appare non secondaria la rinegozia- zione dei diversi accordi che insistono sulle terre civiche. Nel corso del tempo molta parte del territorio è stata concessa ad Enti regionali, ma con regole dello sfruttamento imposte dai concessionari e non dai concedenti. Appare opportuno, pertanto, favorire la ricontrattazione al fine di ridefinire le linee di sviluppo e raccordare tutte le iniziative che riguardano il territorio. In tale contesto gli accordi di programma sarebbero utili strumenti di concertazione integrata, per sottolineare il ruolo che le comunità devono svolgere per esser protagoniste del proprio sviluppo.

58 VIII) I.II. La consistenza e l’importanza delle terre civiche nell’ambito del territorio ogliastrino: mappatura e definizione (sintesi cap 3)

Enzo Ibba

La determinazione della consistenza e l’esatta individuazione territoriale delle terre ad uso civico costituisce la base di partenza sia per le attività di studio ed analisi del fenomeno, sia per la formulazione di ogni proposta di valorizzazione e gestione delle stesse. Il comma 1 dell’articolo 8 della LR 12/94 stabilisce infatti che: sulla base dell’inventario generale dei terreni soggetti ad uso civico i Comuni singoli o consorziati, avvalendosi eventualmente della collaborazione tecnico - finanziaria delle Amministrazioni provinciali o regionali, predispongono i piani di valorizzazione e di recupero delle terre ad uso civico ricadenti nelle rispettive circoscrizioni, finalizzati allo sviluppo sociale ed economico delle comunità interessate. Nel corso della prima fase del progetto pilota “Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Oglia- stra” sono state gettate le basi per la creazione di una banca dati informatica in cui rendere accessibili in ma- niera ordinata e geograficamente referenziate tutte le informazioni disponibili sulle terre collettive ogliastrine. All’avvio della seconda fase del progetto pilota “Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Oglia- stra”, è tornata alla ribalta l’esigenza di conoscere sia l’esatta consistenza delle terre ad uso civico dei Comuni ogliastrini, sia la loro individuazione territoriale mediante idonea rappresentazione cartografica. La necessità di dare una risposta a tale esigenza è divenuta impellente quando è stato affrontato l’argomento del Piano di valorizzazione intercomunale delle terre civiche ogliastrine. Infatti, ogni strumento di pianificazione e gestione che incida sull’uso di beni territoriali, affinché abbia valenza giuridica deve basarsi sulla possibilità di individuare in maniera inequivocabile i beni interessati e, quindi, sulla possibilità di rappresentarli precisamente nella cartografia ufficiale. Considerate le limitate risorse disponibili è stato possibile avviare solamente una mappatura ricognitiva per avere un’indicazione preliminare attendibile sulla distribuzione geografica delle terre civiche nell’intero terri- torio ogliastrino. Dopo aver valutato attentamente il materiale informativo disponibile, si è convenuto che la base cartografica di riferimento per l’individuazione delle terre soggette a uso civico non poteva che essere quella del catasto terreni, dato che questi terreni sono individuati nei documenti ufficiali sulla base degli elementi catastali (Co- mune, Foglio, Mappale). Il lavoro di aggiornamento della consistenza delle terre civiche della Provincia Ogliastra è iniziato con il reperi- mento degli elenchi dei beni soggetti ad uso civico, derivanti appunto o dai Decreti del Commissario o dall’Inven- tario Regionale delle terre civiche pubblicato all’inizio del 2013 sul sito della Regione. Poiché i decreti di accertamento prodotti dalla regione per i Comuni ogliastrini risalgono tutti al 2005, è stato deciso di utilizzare come dato di partenza le informazioni presenti nella banca dati della Provincia, aggiornate invece al 2009. Gli elenchi pubblicati dalla Regione, costituiti da tabelle in formato PDF, sono stati utilizzati come termini di con- trollo e verifica, previa loro conversione in formato xls. Il materiale a disposizione nella banca dati della Provincia è stato quindi sottoposto preliminarmente a un pro- cesso di omogeneizzazione, per implementare le informazioni necessarie in dei fogli elettronici (.xls) distinti per ciascun Comune, per poi poterli confrontare in ambiente GIS, mediante delle join tabellari, eseguite con lo shapefile del catasto aggiornato al 2012. Per il dettaglio sulle procedure seguite si rimanda all’apposito capitolo sulla mappatura delle terre civiche, in questa stessa pubblicazione. In questa sede ci si limita a evidenziare che tramite le operazioni di join è stato possibile contrassegnare sia le particelle della mappa catastale per le quali veniva individuata una esatta corrispondenza negli elenchi delle terre civiche (= riferimento catastale: Comune-Foglio-Mappale) sia, soprattutto, le particelle che invece non avevano avuto riscontro nella mappa catastale aggiornata. Dopo aver replicato queste elaborazioni mediante join tabellare per ogni singolo Comune, è stato possibile com- pilare un quadro riassuntivo iniziale sulla consistenza delle terre ad uso civico esistenti nella Provincia Ogliastra,

59 dal quale desumerne lo stato di aggiornamento dei loro riferimenti catastali, e quindi della possibilità di individuarli nella cartografia catastale ufficiale. Il risultato è stato che circa il 17% della superficie provinciale a uso civico, cioè poco meno di 19 mila ettari, non aveva riscontro nella mappa catastale ufficiale. Per avere una mappatura attendibile delle terre civiche è stato necessario procedere all’aggiornamento dei dati catastali, partendo proprio dai comuni per i quali le superfici ad uso civico senza riscontro nella mappa catastale aggiornata era risultata più significativa (Ulassai, Talana, Perdasdefogu, Barisardo, Seui).

Aggiornamento della consistenza delle terre civiche La causa principale del mancato allineamento fra elenchi inventariali e mappa catastale aggiornata risale al fra- zionamento subito da alcune particelle, con l’inserimento di una nuova numerazione nella mappa catastale senza però aggiornarne gli elenchi inventariali. Per ricostruire l’evoluzione storica delle particelle soppresse è stata consultata la banca dati del catasto, grazie all’esistenza di una convenzione tra Provincia ed Agenzia del Territorio per l’accesso telematico alla banca dati catastale. La ricostruzione storica della vita della particella tramite visura catastale consentiva, però, di risalire alle variazio- ni/frazionamenti registrati dopo l’impianto meccanografico (1984) del catasto. Di conseguenza non è stato pos- sibile indagare le variazioni, e sono numerose, intervenute nel periodo precedente, tra l’entrata in conservazione del catasto (1931-1937) e il 1984, perché questi dati sono accessibili solamente consultando i supporti cartacei disponibili presso le sedi provinciali dell’Agenzia del Territorio. Nei casi in cui nella banca dati della Provincia erano disponibili dei supporti cartografici con la delimitazione delle aree a uso civico, si è potuto aggirare l’ostacolo ricorrendo ad azioni elementari di overlay mapping, che hanno consentito di “marcare” nella mappa catastale aggiornata le particelle potenzialmente ad uso civico. Considerate le limitate risorse a disposizione, quando per una singola particella, soprattutto se di piccole dimen- sioni, l’indagine diveniva troppo dispendiosa questa era interrotta. Alla fine del processo di sommario aggiornamento dei dati catastali l’entità delle superfici provinciali a uso civico senza riscontro nella mappa catastale aggiornata è scesa al 2,45% pari a circa 2670 ettari. Risultato tutto sommato soddisfacente che consentiva di individuare l’estensione delle terre a uso civico presenti nella Provincia con approssimazione più che sufficiente per poter avviare un processo di pianificazione territo- riale di area vasta. Allo stesso tempo era però evidente che per ottenere risultati soddisfacenti anche a livello di pianificazione a scala più grande, come quella dell’ambito comunale, ma soprattutto per una garantire una corretta attività ammi- nistrativa e gestionale, l’aggiornamento catastale degli elenchi inventariali dei beni ad uso civico doveva essere necessariamente completato per tutte le particelle. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario superare numerose criticità, spesso dovute a difetti della stessa mappa catastale di base, soprattutto per l’asincronia che avviene nei processi di aggiornamento dei do- cumenti di conservazione del catasto. D’altra parte numerose sono anche le incongruenze riscontrate negli elenchi inventariali e nello stesso database provinciale.

Conclusioni Gli inventari delle terre civiche non devono essere concepiti in maniera statica poiché i beni inventariati sono sog- getti a variazioni a seguito degli atti di disposizione posti in essere dai Comuni ed autorizzati dall’Amministrazione regionale e, comunque, a seguito di qualsiasi altro provvedimento di modificazione dei dati catastali identificativi dei terreni. La mappatura e il connesso procedimento di aggiornamento dei dati al catasto attuale sono indispensabili per: - verificare se la consistenza, in termini di superficie gravata da usi civici, si mantiene più o meno costante nel corso degli anni; - consentire di individuare i beni ad uso civico nella cartografia ufficiale; - raccordare i piani di valorizzazione delle terre civiche con gli altri strumenti di pianificazione quali P.U.C. e P.P.R.; - agevolare la gestione amministrativa dei beni ad uso civico.

60 Per un corretto aggiornamento dei dati inventariali è necessaria una maggiore sinergia tra soggetti coinvolti: Re- gione, Assessorato Agricoltura, ARGEA, Comuni. A mio avviso è necessario il coinvolgimento anche dell’Agen- zia del Territorio, sia per agevolare le indagini inventariali, sia per facilitare le operazioni di aggiornamento e correzione dei dati nella banca dati catastale. Non v’è dubbio quindi che con la pubblicazione degli elenchi dei beni ad uso civico la Regione abbia fatto un grande passo in avanti in termini di trasparenza e informazione, ma si è visto che ciò non basta, occorre anche una maggiore efficacia nell’azione amministrativa. In questo senso sarebbe opportuno che gli elenchi dei decreti di accertamento vengano pubblicati sotto forma di shapefile opportunamente georeferenziati, in modo da essere immediatamente sovrapponibili con la cartografia ufficiale. Si tratta semplicemente di allinearsi a quanto già avviene sul geoportale della regione, dove è possibile sia consultare la cartografia ufficiale della Regione Sardegna, sia scaricare liberamente numerosi dati territoriali regionali utilizzabili in tutte le attività che si sviluppano a supporto delle politiche di governo del territorio.

61 VIII) I.III. Inquadramento socio economico

Carla Mereu

L’esistenza di una Provincia con dimensioni fisiche e socioeconomiche così ridotte deriva dalla soppressio- ne, nel 2005, della XI Comunità Montana “Ogliastra” che, fino ad allora, operava nel territorio provinciale e comprendeva 23 Comuni. L’Ogliastra, mantiene forti elementi caratteristici anche nella struttura economica e sociale che si differenzia, per alcuni aspetti, da ciò che accade nel contesto regionale. Per molti altri aspetti, l’Ogliastra subisce l’influenza dei fenomeni economici e sociali riscontrati in ambito regionale, nazionale e internazionale. Già dai primi anni 2000, l’economia mondiale è stata colpita da una riduzione del ritmo di crescita e da una decelerazione della spesa per gli investimenti. Le cause di tali eventi sono da ricercare nell’inasprimento delle condizioni monetarie, nel rialzo del prezzo del petrolio, nell’apprezzamento del dollaro rispetto alla moneta europea e nel ridimensionamento dei corsi azionari e dei profitti delle imprese non finanziarie. Tale crisi ha avuto riflessi anche nell’economia ogliastrina, seppure l’Ogliastra rappresenta un sistema economico molto piccolo, che difficilmente può essere confrontato al livello internazionale. L’Ogliastra si estende su una superficie di 1.854 Kmq, corrispondente ad appena il 7,7% della superficie totale della Sardegna. Con tale dato si conferma la più piccola delle Province della Sardegna. Dai dati disponibili del penultimo censimento effettuato, nell’ottobre 2001, emerge che la popolazione residente è di 58.389 abi- tanti, con una densità provinciale di 31,48 abitanti per kmq, al di sotto della media regionale pari a 67,7 unità per kmq. Nell’anno 2006 emerge che i saldi, migratorio e naturale, risultano negativi e, tra il 2001 ed il 2006, l’Ogliastra assiste ad una riduzione della popolazione residente. Ogliastra 2001 2011 Popolazione 58.389 57.329 Saldo naturale -1.060 Saldo percentuale -1,8%

Tra il 2001 ed il 2006, il tasso di attività, dato dal rapporto tra le forze lavoro e la popolazione con più di 14 anni, si è ridotto, analogamente al tasso di disoccupazione, mentre il tasso di occupazione ha subito, in media, un incremento di circa il 40%. Nel 2006, l’Ogliastra vanta quasi 5.000 imprese attive, cresciute tra il 2001 ed il 2006, ad un tasso medio annuo del 2,35%. Il tasso netto d’entrata, dato dal rapporto tra le imprese iscritte, al netto delle cessate e le imprese attive, è uguale a 2,6% (media 2000-2006).

62 DATI SINTETICI PROVINCIA OGLIASTRA Territorio (kmq) 1.854 Valore aggiunto a prezzi costanti (milioni di euro) 2006 23,61 Valore aggiunto per occupati interni a prezzi costanti (2006) 16.870 Variazione media annua valore aggiunto (2001-2006) 4,43% Variazione media annua valore aggiunto per occupati interni (2001-2006) 2,44% Occupati residenti (2005) 19.986 Disoccupati residenti (2005) 2.410 Variazione media annua occupati residenti (2001-2005) 0,72% Variazione media annua disoccupati residenti (2001-2005) -11,38% Occupati interni agricoltura (2006) 1.400 Occupati interni industria (2006) 3.800 Occupati interni servizi (2006) 13.100 Occupati interni totale (2006) 18.300 Variazione media annua occupati interni agricoltura (2001-2006) -3,53% Variazione media annua occupati interni industria (2001-2006) 3,03% Variazione media annua occupati interni servizi (2001-2006) 2,20% Variazione media annua occupati interni totale (2001-2006) 1,79% Tasso di attività (2005) 44,37% Variazione media annua tasso di attività (2001-2005) -3% Tasso di occupazione (2005) 39,59% Variazione media annua tasso di occupazione (2001-2005) 6,27% Tasso di disoccupazione (2005) 10,76% Variazione media annua tasso di disoccupazione (2001-2005) -42% Imprese attive (2006) 4.965 Tasso di crescita medio annuo imprese attive (2000-2006) 2,35% Tasso netto d’entrata imprese valore medio (2000-2006) 0,026 Residenti (2006) 58.380 Densità (2006) 31,48 Tasso di variazione % della popolazione (2001-2006) -0,73% Indice di dipendenza (2006) 48,07% Indice di vecchiaia (2006) 139,58% Saldo naturale (2006) -31 Saldo migratorio (2006) -57

63 In termini numerici, il settore produttivo prevalente è l’agricoltura, seguono il commercio, turismo, industria delle costruzioni e manifatturiera. Nel settore dell’agricoltura, l’Ogliastra registra un tasso di crescita medio annuo del 2,41%, valore leggermente inferiore al dato rilevato per la Sardegna (2,83%), a differenza del settore industriale che presenta un tasso di crescita degli addetti negativo (-1,61%), inferiore al dato regionale (-0,76%). Nel settore dei servizi, l’Ogliastra riporta un tasso di crescita degli addetti (0,32%) inferiore al dato rilevato per la Sardegna (0,97%), tra i più bassi rispetto alle altre Provincie. Mettendo a confronto i dati registrati negli ultimi censimenti è possibile rilevare la variazione demografica per ciascun paese:

Censimento Comune Var % 2001* 2011* Girasole 946 1.191 +25,9% Cardedu 1.465 1.809 +23,5% Tortolì 9.973 10.743 +7,7% Tertenia 3.726 3.815 +2,4% Lotzorai 2.114 2.151 +1,8% 3.871 3.938 +1,7% Triei 1.115 1.126 +1,0% Elini 553 550 -0,5% Jerzu 3.352 3.228 -3,7% Ilbono 2.293 2.207 -3,8% Loceri 1.336 1.278 -4,3% Baunei 3.886 3.716 -4,4% Talana 1.129 1.069 -5,3% Ulassai 1.613 1.517 -6,0% Lanusei 5.841 5.492 -6,0% Arzana 2.730 2.501 -8,4% Villagrande Strisaili 3.697 3.376 -8,7% Gairo 1.678 1.514 -9,8% Urzulei 1.443 1.295 -10,3% Perdasdefogu 2.331 2.042 -12,4% Seui 1.587 1.361 -14,2% Osini 947 811 -14,4% Ussassai 763 599 -21,5% Saldo totale Ogliastra 58.389 57.329 -1,80% * fonte ISTAT censimento demografico 2001-2011

Affiancando ai dati demografici quelli relativi alle superfici con usi civici, è interessante notare come gli usi civici siano presenti principalmente nei Comuni a bassa densità di popolazione, mentre i Comuni più popolosi sono assoggettati in misura molto bassa.

64 Superficie Superficie Superficie % usi civici su % abitanti Comune Residenti* totale totale comunale sup. tot. su tot. abitanti comunale (km²) comunale (Ha) usi civici (Ha) comunale Provincia 1 Arzana 2.501 162,49 16.249 12.969,85 80% 4% 2 Barisardo 3.938 37,43 3.743 246,86 7% 7% 3 Baunei 3.716 211,9 21.190 18.599,81 88% 6% 4 Cardedu 1.809 33,39 3.339 0% 3% 5 Elini 550 10,65 1.065 0% 1% 6 Gairo 1.514 77,49 7.749 5.926,27 76% 3% 7 Girasole 1.191 13,16 1.316 100,73 8% 2% 8 Ilbono 2.207 31,13 3.113 0% 4% 9 Jerzu 3.228 102,41 10.241 0% 6% 10 Lanusei 5.492 53,17 5.317 0% 10% 11 Loceri 1.278 19,37 1.937 0% 2% 12 Lotzorai 2.151 16,87 1.687 566,42 34% 4% 13 Osini 811 39,81 3.981 0% 1% 14 Perdasdefogu 2.042 77,75 7.775 3.542,36 46% 4% 15 Seui 1.361 148,21 14.821 11.143,14 75% 2% 16 Talana 1.069 118,68 11.868 8.597,84 72% 2% 17 Tertenia 3.815 117,65 11.765 4.131,23 35% 7% 18 Tortoli 10.743 40,29 4.029 70,54 2% 19% 19 Triei 1.126 32,98 3.298 1.067,57 32% 2% 20 Ulassai 1.517 122,41 12.241 10.660,30 87% 3% 21 Urzulei 1.295 129,64 12.964 9.571,04 74% 2% 22 Ussassai 599 47,32 4.732 0% 1% 23 Villagrande Strisaili 3.376 210,35 21.035 21.659,18 103% 6% Totale Provincia 57.329 185.455 108.853,13 59% 100% * fonte ISTAT censimento demografico 2011 L’estensione delle terre civiche del Comune di Villagrande Strisaili comprende anche quelle possedute nel Salto di Quirra in giurisdizione di altri 7 Comuni, tra cui Villaputzu in Provincia di Cagliari. Il Comune di Lotzorai possedeva anche 300 Ha ad uso civico in territorio di Villaputzu (CA) (Salto di Alussera). Jerzu, Lanusei, Lo- ceri, ed Osini non hanno usi civici propri, ma ospitano quelli del Comune di Villagrande Strisaili.

65 Comuni dell’Ogliastra con presenza di usi civici Superficie Superficie Usi civici % usi civici su % abitanti Comune Residenti* totale totale superficie sup. tot. su tot. abitanti comunale (km²) comunale (Ha) comunale (Ha) provinciale Provincia 1 Arzana 2.501 162,49 16.249 12.969,85 7% 4% 2 Barisardo 3.938 37,43 3.743 246,86 0% 7% 3 Baunei 3.716 211,9 21.190 18.599,81 10% 6% 4 Gairo 1.514 77,49 7.749 5.926,27 3% 3% 5 Girasole 1.191 13,16 1.316 100,73 0% 2% 6 Lotzorai 2.151 16,87 1.687 566,42 0% 4% 7 Perdasdefogu 2.042 77,75 7.775 3.542,36 2% 4% 8 Seui 1.361 148,21 14.821 11.143,14 6% 2% 9 Talana 1.069 118,68 11.868 8.597,84 5% 2% 10 Tertenia 3.815 117,65 11.765 4.131,23 2% 7% 11 Tortoli 10.743 40,29 4.029 70,54 0% 19% 12 Triei 1.126 32,98 3.298 1.067,57 1% 2% 13 Ulassai 1.517 122,41 12.241 10.660,30 6% 3% 14 Urzulei 1.295 129,64 12.964 9.571,04 5% 2% 15 Villagrande Strisaili 3.376 210,35 21.035 21.659,18 12% 6% Totale comuni con usi civici Prov. OG 41.355 151.730 108.853,13 59% 72% * fonte ISTAT censimento demografico 2011

Il 59% della superficie provinciale, ossia 108.853,13 Ha su 185.455 Ha, è soggetta a uso civico, mentre l’inci- denza della popolazione residente nei Comuni con presenza di terre civiche è il 72% della popolazione totale ogliastrina, ovvero 41.355 abitanti su un totale di 57.329.

66 VIII) I.IV. Quadro conoscitivo orientato

Sara Mucelli

VIII.I.IV.I - Breve quadro della pianificazione

Governo del territorio e usi civici10 Agli usi civici, nel corso del tempo, sono stati attribuiti, dalle norme e dai piani, sempre più caratteri di natura ambientale e paesaggistica. In particolare, è con la Legge 8 agosto 1985, n. 432, (Legge Galasso), che viene riconosciuto il carattere ambientale e paesaggistico delle terre ad uso civico. L’articolo 1 della summenzionata Legge proponeva un vasto elenco di beni sottoposti a vincolo paesistico; in tale elenco erano inserite anche le aree assegnate alle Università agrarie e le zone gravate da usi civici11. Tale indirizzo ha trovato conferma nel Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio, che considera le zone gravate da usi civici come “aree tutelate per legge”. Con l’inserimento degli usi civici all’interno dei beni ambientali è stata loro riconosciuta una forma di tutela di natura costituziona- le. Il Decreto n. 80/1998, sancisce che “la materia urbanistica concerne tutti gli aspetti del territorio”. Si faceva riferimento all’art. 117 della Costituzione, nella precedente dicitura, che allora riportava il termine “urbanistica”. Con la riforma del Titolo V della Costituzione, il termine urbanistica è stato in sostanza inglobato nel termine governo del territorio, dal respiro più ampio, che norma e gestisce tutti gli aspetti attinenti all’uso del territorio, nelle sue diverse forme. L’attuale articolo 117 della Costituzione, inoltre, attribuisce allo Stato competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”, mentre definisce materia concorrente la “valorizzazione dei beni culturali e ambientali”. L’articolo 3 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio, al comma 1, asserisce che la tutela “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione” e che la valorizzazione “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, anche da parte delle persone diversamente abili, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. In riferimento al paesaggio, la valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati”. Il nuovo riparto di competenze fra Stato e Regioni, in materia di beni culturali e ambientali, incide profonda- mente anche nella disciplina degli usi civici. Da ciò deriva che lo stato mantiene ampi margini di competenza nella materia degli usi civici, e che alle Regioni rimane una competenza concorrente, sulla base dei principi definiti dalle leggi statali.

Inquadramento degli “usi civici” all’interno del Codice Dei Beni Culturali e del Paesaggio e del Piano Paesaggistico Regionale Il Codice Urbani, nel recepire gli indirizzi della Legge Galasso, inserisce all’interno dei beni paesaggistici12, anche i beni vincolati per legge (art. 14213 ); all’interno delle aree vincolate per legge sono ricomprese anche “le zone gravate da usi civici”.

10 Diritto e Diritti dal 1996, Francesco Brugaletta, cfr. http://www.diritto.it/docs/24552-usi-civici-e-governo-del-territorio A.Benedetti, M.L.Messeri, Guida agli usi civici, 1991 Lorizio M. A., Marchetti R., Masi A., Minniti G., Palermo G. E Petronio U., Usi civici, Ieri e oggi. Convegno Ariccia, Cedam, Padova, 2007; D.Lgs. n. 42 del 2004 e ss.mm.ii recante il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”; Piano Paesaggistico della Sardegna, 2006 e ss.mm.ii; 11 Art. 1, lettera h dell’elenco, Legge 8 agosto 1985, n. 432. 12Capo II Dlgs. N. 42/2004. 13Aree vincolate per Legge (art. 142): a) i territori costieri compresi in una fascia di 300m dalla linea di battigia; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia di 300m dalla linea di battigia; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua ex R.D. 1775/1933, e le sponde per una fascia di 150 m.; d) le montagne per la parte sup. a 1,6 Km per la catena alpina e 1,2 Km per la catena appenninica; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterni dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell’elenco previsto dal D.P.R. 448/1976; j) i vulcani; k) le zone di interesse archeologico.

67 Il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) è entrato in vigore con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna n° 30, dell’8 settembre 2006. Le previsioni del P.P.R. sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei Comuni e delle Province e sono immedia- tamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici. Il P.P.R. riguarda l’intero territorio regionale, con prevalentemente contenuto descrittivo, prescrittivo e propo- sitivo e persegue le seguenti finalità: - preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo; - proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità; - assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità. Il P.P.R. assicura la tutela e valorizzazione del paesaggio del territorio regionale e si pone come quadro di ri- ferimento e di coordinamento degli atti di programmazione e pianificazione regionale, provinciale e locale, per lo sviluppo sostenibile, fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente e perseguibile mediante l’applicazione dei principi della sostenibilità, tra cui quello che favorisce politiche settoriali nel rispetto della conservazione della diversità biologica. Il Piano Paesaggistico Regionale è fondato su due principali dispositivi, l’Assetto territoriale, contenuto nella Parte II delle norme del piano, articolato in: - Assetto ambientale - Assetto insediativo - Assetto storico-culturale e gli Ambiti di Paesaggio, in cui convergono fattori strutturali naturali e antropici, contenuti nella Parte I, Titolo secondo, relativo alla disciplina generale del P.P.R.. Il Piano Paesaggistico Regionale recepisce gli indirizzi del Codice Urbani relativamente agli usi civici, e all’ar- ticolo 17 delle NTA del P.P.R., al comma 4: incardina le terre civiche all’interno dei beni paesaggistici 14. Nel successivo articolo 18 il P.P.R. illustra quali misure di tutela e valorizzazione debbano essere attuate nei confronti dei beni paesaggistici con valenza ambientale. Il P.P.R. emana, all’articolo 18, i seguenti indirizzi per i suindicati beni paesaggistici: 1. “I beni paesaggistici di cui all’articolo precedente sono oggetto di conservazione e tutela finalizzati al man- tenimento delle caratteristiche degli elementi costitutivi e delle relative morfologie in modo da preservarne l’integrità ovvero lo stato di equilibrio ottimale tra habitat naturale e attività antropiche. 2. Qualunque trasformazione, fatto salvo l’art. 149 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e smi, è soggetta ad autorizzazione paesaggistica. 3. Qualora non sia già contenuto nelle cartografie del P.P.R., i Comuni, in fase di adeguamento degli strumenti urbanistici, individuano cartograficamente i beni paesaggistici di cui all’articolo precedente presenti nel proprio territorio, anche in base a quanto già disciplinato da specifiche norme di settore vigenti, definendo la loro appartenenza ai sensi degli articoli precedenti e in base ai criteri di catalogazione del Sistema Infor- mativo Territoriale. 4. I beni paesaggistici sono soggetti alle prescrizioni e agli indirizzi delle componenti Paesaggistico − ambien- tali in quanto ad essi applicabili. 5. La Regione, in coerenza con le disposizioni del P.P.R., determina le azioni strategiche necessarie per la promozione, valorizzazione e qualificazione dei beni paesaggistici. 6. I programmi regionali, al fine di definire azioni di valorizzazione e dettare tempi e costi di realizzazione degli interventi, possono coinvolgere soggetti pubblici e privati, in modo da integrare gli elementi paesaggistici di pregio di carattere ambientale con quelli aventi rilevanza storico culturale.

14 “4. Rientrano nell’assetto territoriale ambientale regionale le seguenti categorie di beni paesaggistici, ai sensi dell’art. 142 del Decreto Legislativo 22 2004, n. 42 e succ.mod.: a) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco e quelli sottoposti a vincolo di rimboschi- mento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227; b) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; c) le aree gravate da usi civici; d) i vulcani.”

68 7. I programmi di tutela e valorizzazione dei beni paesaggistici sono redatti al fine di: - prevenire eventuali situazioni di rischio; - costituire un duraturo equilibrio tra l’attività antropica e il sistema ambientale; - migliorare la funzionalità ecosistemica; - attivare opportuni sistemi di monitoraggio volti a verificare il mantenimento e miglioramento della biodiversità, evidenziando eventuali situazioni di criticità”. Il P.P.R., all’art. 4615, disciplina anche la fase transitoria, di adeguamento degli strumenti urbanistici al di- spositivo paesaggistico regionale, permettendo, fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, l’esercizio degli usi non compatibili con gli indirizzi del Piano Paesaggistico, purché non in contrasto con il PAI. Il secondo dispositivo del Piano Paesaggistico Regionale è costituito dagli ambiti di paesaggio, che sono delle porzioni omogenee di territorio, all’interno delle quali sono previsti indirizzi, strategie, azioni specifici per ogni ambito Il territorio dell’Ogliastra ricade all’interno dei seguenti ambiti di Paesaggio: - Ambito 22: Supramonte di Baunei e - Ambito 23: Ogliastra - Ambito 24: Salto di Quirra In particolare, all’interno dell’ambito 22, vengono date indicazioni in relazione agli usi civici, quali forme tradizionali della gestione delle risorse ambientali: “Qualificare e sostenere le forme di gestione delle risorse ambientali legate agli usi tradizionali del territorio delle popolazioni locali, quali la pastorizia e gli usi civici, che hanno seguito un processo evolutivo storicamente conformato all’ambiente del Supramonte, integrando con esse le attività di fruizione ricreativa del paesaggio”. Sono presenti all’interno degli indirizzi d’ambito del P.P.R. una serie di azioni sostenibili che possono essere correlate agi usi civici, correlate agli usi sostenibili del territorio, alla creazione di reti sentieristiche, alla tutela e valorizzazione degli habitat, etc. (sono riportati nella nota 6). Quindi è percepibile, da quanto enunciato in precedenza, che siamo di fronte ad una dicotomia che vede da una parte inquadrare le terre civiche all’interno dei beni da tutelare e preservare, dall’altra sono considerate “terre da valorizzare”. È importante, da parte degli strumenti urbanistici e normativi attuali, riuscire a dare risposte concrete alla possi- bilità di sviluppo delle terre civiche, quali ad esempio, la regolamentazione della mutazione di destinazione d’uso. La Legge 1766 del 1927 individuava, agli articoli 11, 12 e 13, due categorie che distinguono le terre ad uso collettivo: - Terre a pascolo o bosco; - Terre destinabili all’agricoltura. Il Regio Decreto n. 332 del 26 febbraio 1928, prevedeva, all’art.41, la possibilità, da parte di Comuni e Univer- sità agrarie di richiedere il mutamento di destinazione d’uso qualora essa rappresentasse “un reale beneficio per la generalità degli abitanti” per la istituzione di campi sperimentali, vivai, etc.. La possibilità di mutare la destinazione d’uso, nel corso degli anni è diventata sempre più importante, viste le evoluzioni e lo sviluppo notevoli e incessanti, pertanto risulta importante rinnovare le forme d’utilizzo, sempre nell’ottica dell’uso sostenibile e compatibile delle terre, ma capace di considerare la necessità di nuove forme di valorizzazione territoriale, agricola ma non solo, legata alla più vasta accezione di governo del territorio. Sono nodi importanti, all’interno delle Leggi regionali, quelli che correlano la pianificazione urbanistica al mu- tamento di destinazione d’uso; ai sensi dell’articolo 145 del Codice Urbani, inoltre, i Piani Urbanistici Comunali devono conformarsi al Piano Paesaggistico Regionale se contiene disposizioni che interessino gli usi civici.

15 “1. I diritti d’uso dei terreni gravati da usi civici, costituiti sia in forma tradizionale che ai sensi degli artt. 16 e 17 della L.R. 14 marzo 1994, n° 12, qualora incompatibili con le disposizioni del P.P.R. possono essere esercitati fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, purché non in contrasto con il PAI.”

69 È evidente che, se da un lato la normativa individua come elemento di salvaguardia territoriale le terre civiche, e quindi, identificandole ne da anche rilevanza e importanza, considerandole uno strumento di tutela ambien- tale, dall’altra il pericolo è che si cristallizzino nel significato di tutela senza porsi al passo con le trasformazioni socio − economiche e lo sviluppo delle popolazioni. È importante quindi, che gli strumenti regionali e locali, seppur nella coerenza con i principi di salvaguardia e di tutela paesaggistica, promuovano indirizzi, strategie e azioni, realmente attuabili, volti anche alla valorizzazio- ne e allo sviluppo sostenibile del territorio, così come è importante che i piani comunali inquadrino le aree ad uso civico all’interno di zone urbanistiche compatibili con la loro vocazione, in modo che sia possibile tutelare queste terre, ma anche potenziare gli strumenti di valorizzazione.

VIII.I.IV.II - La conoscenza di sfondo: il territorio La Convenzione Europea del paesaggio ha profondamente mutato il concetto di paesaggio tradizionale, che prima era associato al concetto di bellezza; costituivano paesaggio quelle porzioni di territorio che potevano essere percepite come “quadri naturali” o “bellezze naturali”. Con la Convenzione Europea del paesaggio si ridefinisce e modifica il vecchio concetto e adesso il “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Il D.Lgs. n. 42/2004 recepisce in toto la definizione di paesaggio così come enunciata all’interno della Con- venzione Europea, aggiungendo l’espressione “territorio espressivo di identità”; quindi il paesaggio oltre ad essere il risultato dell’azione umana, ossia ciò che l’uomo e la natura hanno costruito nel corso dei secoli in una costante reciprocità e interazione, è anche ciò in cui le popolazioni stesse si identificano. Per questo motivo il paesaggio va scoperto e studiato in maniera stratigrafica analizzandone i contenuti e i differenti strati che lo costituiscono, strati che, nel corso del tempo lo hanno reso così come appare agli occhi delle popolazioni che lo abitano. Ciò che è giunto ai nostri giorni è la sovrapposizione di tutte le stratificazioni che nel corso del tempo si sono sovrapposte: molti strati sono stati persi o sono giunti fino a noi in maniera frammentaria, a causa di trasfor- mazioni proprie e/o improprie, oppure del disuso, della dismissione … Il paesaggio parla, comunica, tutto vi è scritto: vi è scritta la nostra storia, vi soggiorna la memoria collettiva. Per queste ragioni è compito dell’uomo andare a ricucire queste tracce, tessere filo per filo le trame del pae- saggio che lo rappresentano. Quindi riveste una enorme importanza la conoscenza, la ricerca delle ossature e delle invarianti territoriali che possano divenire la matrice su cui connettere le azioni strategiche per le nuove forme di sviluppo territoriale, sostenibile e rispettoso del paesaggio. È importante trovare l’ossatura del territorio, le matrici, le attualità, avere obiettivi di qualità paesaggistica, poter attestare i progetti su una salda ossatura, che permetta di mantenere la memoria ma al tempo stesso sia capace di attualizzare usi tradizionali, trovare nuove forme di fruizione, nuove potenzialità. Per poter attuare questi propositi è necessario analizzare il territorio in maniera stratigrafica, censire le risorse naturali, ambientali, storico-culturali, archeologiche e insediative e analizzarle individuando le loro specificità, peculiarità e interrelazioni. È un analisi spaziale ma anche temporale, che parte dal passato, passa per il presente e guarda al futuro, senza mai dimenticare chi siamo. Secondo questa logica le terre ad uso collettivo costituiscono un’importante ossatura territoriale, proprio per la loro stessa definizione, in quanto nella collettività dell’uso, a maggior ragione possono essere definite “ter- ritorio espressivo di identità” come asserisce il Codice Urbani descrivendo il paesaggio. Nelle terre civiche venivano espletati gli usi tradizionali e permessi, le principali destinazioni d’uso erano di tipo boschivo, pascolivo, agricolo. In Ogliastra, caso unico in Sardegna, le terre civiche rappresentano una porzione di territorio molto importante per estensione e non solo, e non è possibile né corretto trascurarle, ma è necessario studiarle assieme al contesto in cui sono localizzate.

70 Le terre civiche nel contesto territoriale dell’Ogliastra

71 Carta delle Le terre civiche e dell’Uso del Suolo 16

72 VIII.I.IV.III - Sistema ambientale17 L’Ogliastra presenta caratteri morfologici unitari e autonomi rispetto alle regioni limitrofe in quanto il territorio è conformato a “cavea”, attorno alla piana costiera, è chiuso dai rilievi montani del massiccio del Gennargentu. Il rapporto fra il sistema montuoso e il sistema costiero è particolarmente significativo e immediato. La particolare morfologia e le peculiari caratteristiche geoambientali del territorio hanno fatto sì che si svilup- passe prevalentemente una attività agricola di tipo agro-pastorale. Il paesaggio agrario è costituito da una grande parcellizzazione dei lotti, che si infittisce man mano che ci si avvi- cina ai centri urbani 18. Le terre civiche dell’Ogliastra si sviluppano seguendo la dorsale montuosa, a corona, nel territorio ogliastrino, affacciandosi verso il mare e andando a lambire la costa con diverse propaggini, sembrano quasi delimitare il territorio dell’Ogliastra aprendosi a ventaglio verso il mare e sviluppandosi lungo le creste montuose. È necessario conoscere il territorio nel quale sono localizzate le terre ad uso collettivo, identificare e analizzare le risorse territoriali che sono ricomprese e ricomprendono le terre e quali eventuali interazioni e interconnessioni le legano. La costa ogliastrina è caratterizzata da una grande varietà di paesaggi, dalle spiagge estese, alle cale, alle rocce, alle pareti a picco sul mare, che si collegano immediatamente ai monti, localizzati a qualche chilometro verso l’interno. Il territorio nel quale ricadono le terre civiche è costituito per la maggior parte di aree con superficie boschiva e pascoliva nella porzione di territorio montano, mentre nelle parti pianeggianti sono presenti anche diverse aree agricole. In particolare, a nord è di rilevante importanza il complesso calcareo-dolomitico del Supramonte di Baunei, Urzulei e Dorgali dove “il paesaggio è caratterizzato dalle tipiche morfologie dei complessi calcareo-dolomitici, interessati da importanti e diffuse morfologie carsiche, sia ipogee sia di superficie. L’arco costiero dell’Ambito comprende, principalmente, l’intero Golfo di , confinante a nord con la piccola insenatura di Cala di Cartoe e la costa rocciosa di Monte Moru, mentre la propaggine rocciosa di Capo di Monte Santu rappresenta l’estremità verso sud del golfo. Il confine meridionale dell’Ambito è definito dal promontorio di Perda Longa”19. Il paesaggio dell’area più centrale dell’Ogliastra “è definito dalla corona insediativa che connette i centri di La- nusei, Ilbono, Elini, Arzana, Villagrande Strisaili, Talana, Urzulei, Triei e Baunei, localizzata a mezza costa sui versanti orientali del massiccio del Gennargentu a traguardare dai bordi della piana dell’Ogliastra la centralità ambientale, insediativa e produttiva del Capo Bellavista e delle zone umide degli stagni di Tortolì, luogo della storica Sulci Tirrenica. Attorno alle zone umide e ai litorali sabbiosi di Tortolì e Lotzorai, si localizzano gli insediamenti produttivi e il porto di Arbatax, principale scalo marittimo dell’Ogliastra, e i nuclei costieri di Santa Maria Navarrese. Sul Capo Bellavista è localizzato l’insediamento turistico di Porto Frailis. Le dinamiche di evoluzione geomorfologica dei versanti del Rio Pardu, con i fenomeni franosi e gli eventi alluvio- nali dei fondovalle, hanno condizionato l’attuale organizzazione spaziale dell’insediamento con la rilocalizzazione dei nuclei residenziali rispetto a quelli storici di Gairo e Osini, che si ergono prospicienti la vallata come borghi abbandonati a testimonianza di un processo evolutivo ancora in atto. I limiti meridionali dell’Ambito di paesaggio sono definiti dalla struttura ambientale e insediativa del sistema idro- grafico del Rio Pardu e dei suoi affluenti, che connette i centri montani di Gairo, Osini, Ulassai, Jerzu con la bassa valle del Rio, dove si localizzano i centri di Cardedu e i nuclei turistici costieri della Marina di Gairo20. “La valle del Rio Quirra costituisce l’elemento unificante dell’imponente struttura ambientale” di quest’area me- ridionale dell’Ogliastra e delle aree limitrofe.” Il corso d’acqua segna il limite da nord a sud del vasto sistema orografico degli altipiani del Salto di Quirra separandoli dai rilievi costieri orientali dell’isola. Gli affluenti della destra idrografica del Rio Quirra incidono profondamente gli altipiani, aprendo impervi corridoi d’accesso verso l’entroterra. La strada Orientale Sarda percorre longitudinalmente l’intera valle, dalla chiesa di San Nicola, sotto la rocca del Castello di Quirra, alla cantoniera del valico di Genna ‘e Cresia, che segna lo spartiacque con il sistema

16Rielaborazione dei dati della Regione Autonoma della Sardegna, sezione Sardegna Territorio, Sardegna Geoportale, Catalogo Dati on line. 17Cfr., Regione Sardegna, rapporto d’area della progettazione integrata, 2005; 18Da “Scheda d’ Ambito n. 23, Ogliastra”, Piano Paesaggistico Regionale della Sardegna, approvato nel 2006. 19Da “Scheda d’ambito n.22, Supramonte di Baunei e Dorgali”, Piano Paesaggistico Regionale, 2006. 20Da Scheda d’ambito 23, Ogliastra, Piano Paesaggistico Regionale, 2006 e ss.mm.ii.

73 idrografico del Rio Pardu a nord. Gli usi agricoli, prevalentemente viticoli, organizzano lo spazio lungo la valle, interessata da un sistema insedia- tivo rurale diffuso, che trova nel centro di Tertenia l’unico riferimento urbano in un vasto territorio in cui predomi- nano caratteri di elevata naturalità. La fascia costiera è definita da versanti acclivi nel tratto tra Capo Sferracavallo e Torre di Murtas, da qui le foci del Rio Quirra danno origine ad un vasto sistema umido litoraneo e alle spiagge di Murtas, chiuse a sud dal promontorio di Capo San Lorenzo. La piana alluvionale costiera di Quirra, ove si localizza un piccolo nucleo rurale, è caratterizzata in prevalenza da agrumeti e colture irrigue. Estese porzioni di territorio costiero e montano sono interessate da servitù militari in corrispondenza delle installazioni di Capo San Lorenzo”21.

I Siti di Interesse Comunitario22 I Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) sono quelle superfici dotate di un rilevante interesse ambientale; sono definite dalla Direttiva “Habitat” n° 92/43. L’Italia ha recepito la Direttiva comunitaria attraverso il progetto Bioitaly, diretto alla realizzazione di una rete europea d’aree protette chiamata “Natura 2000”. I Siti d’Importanza Comunitaria che interessano (alcuni solo in parte) l’area dell’Ogliastra sono i seguenti: 1. Sic ITB020014, Comuni di Baunei, Urzulei, denominato Golfo di Orosei; 2. Sic ITB020015 Comuni di Gairo, Osini, Tertenia, Cardedu, denominato Area del Monte Ferru di Tertenia; 3. Sic ITB021103 Comuni di Arzana, Gairo, Seui, , Ussassai, Villagrande Strisaili, denominato Monti del Gennargentu; 4. Sic ITB022212 Comuni di Urzulei, Talana, denominato Supramonte di , e Urzulei − Su Sercone; 5. Sic ITB022214 Comune di Tortolì, denominato Lido di Orrì; 6. Sic ITB022215 Comune di Arzana, denominato Riu Sicaderba.

21Scheda d’ambito n. 24, Salto di Quirra, Piano Paesaggistico Regionale, 2006 e ss.mm.ii. 22Elaborazioni con dati del Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2011-2015 dell’Ogliastra e del rapporto d’Area della Regione Sardegna, 2005.

74 Siti di Interesse Comunitario

75 Le Zone di Protezione speciale Tali aree sono state individuate dalla Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) e in Ogliastra sono presenti le seguenti: 1. ZPS ITB020014, Comuni di Baunei, Urzulei, denominazione “Golfo di Orosei”; 2. ZPS ITB021103 Comuni di Arzana, Gairo, Seui,Seulo, Ussassai,Villagrande Strisaili, denominazione “Mon- ti del Gennargentu”; 3. ZPS ITB022212, Comuni di Urzulei, Talana denominazione “Supramonte di Oliena”. Entrambe le Direttive hanno come obiettivo principale quello di creare una rete, a livello europeo, di aree na- turali protette, denominata “Rete Natura 2000” formata da aree speciali con caratteristiche peculiari e adatte alla conservazione di habitat o specie. Le misure che gli Stati membri devono adottare per raggiungere gli obiettivi di conservazione previsti sono: a) istituzione di zone di protezione, le ZPS (Zone di Protezione Speciale); b) mantenimento e sistemazione conforme alle esigenze ecologiche degli habitat situati all’interno e all’esterno delle zone di protezione; c) ripristino dei biotopi distrutti; d) creazione di nuovi biotopi. La conservazione degli habitat ricompresi nella Rete Natura 2000 deve essere assicurata tramite i Piani di Gestione dei diversi SIC, che prevedono, oltre a quelli prioritari, anche una serie di progetti di gestione e di fruibilità dei siti secondo la logica della sostenibilità (percorsi, progetti, etc.). Circa un terzo delle terre civiche è interessata dalla presenza di Siti di Interesse Comunitario, in particolar modo i SIC identificati come ITB020015, ITB022212, ITB022215. I Comuni maggiormente interessati dalla presenza di SIC sono Gairo, Osini, Tertenia, Arzana, Baunei, Urzulei, che sono per la maggior parte Comuni il cui territorio ricomprende una grande quantità di terre civiche che si sovrappongono con i suddetti Siti di Interesse Comunitario.

Protezione delle bellezze naturali − Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 Tra i primi provvedimenti adottati a livello nazionale in materia di Protezione delle bellezze naturali vi è la Legge n. 1497 del 29 giugno 1939. La tabella seguente riassume, le superfici sottoposte a tutela in conformità con la suindicata normativa.

Località Superficie (ha) Barisardo 3.756,218 Baunei e Triei 21.215,009 Comune di Gairo e Cardedu 917,055 Comune di Gairo e Cardedu 1.035,738 Girasole 1.316,420 Baunei e Triei 1.967,182 Lotzorai 1.694,481 Comune di Tortolì 3.488,146 Triei 1.337,867 Totale della superficie provinciale tutelata 36.728,116

Protezione delle bellezze naturali − Legge n. 1497 del 29 giugno 1939

76 Legge Regionale 31/89 La normativa regionale che principalmente si occupa della tutela ambientale dei territori di particolare interes- se è la Legge Regionale 31/89 che distingue le diverse aree in differenti tipologie: • Parchi Naturali. La legge individuava lo stesso areale del Gennargentu, con delimitazioni diverse, ora Parco Nazionale (sospeso), come Parco Naturale Regionale. • Aree di rilevante interesse naturalistico. Si individua la Foresta di Ispuligi de Nie, in Comune di Baunei, per la particolare configurazione ecosistemica. Esteso su oltre 140 ha, l’areale costituisce un ottavo di tutte le aree individuate nella Provincia di Nuoro. • Riserve Naturali. Nel territorio ogliastrino sono state individuate quattro aree di pregevole interesse natu- ralistico che interessano i Comuni di Tertenia, Cardedu e Arzana. • Monumenti Naturali. Un primo risultato positivo fra gli interventi di tipo puntuale riguarda l’istituzione for- male di alcuni Monumenti Naturali, grazie a successivi decreti dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente.

Le tavole qui di seguito evidenziano il dettaglio per le singole tipologie elencate. Monumenti Naturali 1. Baunei, Su Sterru, istituito con Decr. Ass. Dif. Amb. 02.12.93, Decreto annullato dalla Sent. 1239/2001, ma inserito nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette, provvedimento 24.07.2003 GU n. 144, 2 ha. 2. Baunei, Perdalonga di Baunei, istituito Decr. Ass. Dif. Amb. 02.12.93 3113, Decreto annullato da sentenza n.1240/2001, ma inserito nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette, provvedimento 24.07.2003 GU n.144 0, 10,00 ha. 3. Baunei, Olivastri di Santa Maria Navarrese, istituito con Decr. Ass. Dif. Amb. 02.12.93, Decreto annullato da sentenza n.1238/2001, 0,00 ha. 4. Gairo, Perda ‘e Liana, Decr. As. Dif. Amb. 02.12.93 3110, inserito nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette, provvedimento 24.07.2003 GU n.144 04.09.2003, 22,30 ha. 5. Osini, Scala di San Giorgio, Decr. Ass. Dif. Amb. 02.12.93 3110, inserito nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette, provvedimento 24.07.2003 GU n.144 04.09.2003, 22,30 ha. 6. Baunei, Punta Goloritzè, Decr. Ass. Dif. Amb. 02.12.93 3112, Decreto annullato da sentenza n.1244/2001, ma inserito nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette, provvedimento 24.07.2003 GU n.144, 13,24 ha. 7. Baunei, Grotte litoranee Su Gannu. 8. Baunei, Grotte litoranee (Grotta dei colombi). 9. Baunei, Grotte litoranee. 10. Gairo, Jerzu, Osini, Ulassai Valle scistosa del Rio Pardu.

Aree Rilevante Interesse – naturalistico: Comune descrizione Superficie (ha) - Baunei, Foresta di Ispuligi de Nie, 140,00 ha

Riserve Naturali 1. Cardedu, Monte Ferru di Tertenia, 187,61 ha. 2. Fraz. Gairo, Monte Ferru di Tertenia, 408,45 ha. 3. Tertenia, Monte Ferru di Tertenia, 318,47 ha. 4. Fraz. Arzana, Pauli Majori, 567,67 ha. 5. Tortolì, Stagno di Orrì, 18,74 ha. Totale superficie interessata: 1500,94 ha.

Oasi Permanenti di Protezione Faunistica 1. Ussassai, Seui, Montarbu A.F.D.R.S

77 Carta dei caratteri naturalistici e ambientali

78 Aree di gestione dell’Ente Foreste: sono aree inerenti complessi forestali gestite dall’Ente Foreste. 23 Le aree di gestione dell’Ente Foreste sono dei complessi forestali assunti in concessione dalla Regione, dai Comuni o da altri Enti Locali per i quali l’Ente Foreste ha il compito di curarne la sorveglianza, la razionale manutenzione, il miglioramento e la valorizzazione, e operando, di norma, sulla base di piani di assestamento forestali. Alcuni fra gli altri compiti dell’Ente Foreste sono: • concorrere, alle campagne antincendio, secondo il Piano Regionale Antincendio, anche al di fuori dei terri- tori amministrati; • provvedere all’esecuzione di opere di silvicoltura e arboricoltura da legno, anche a scopo dimostrativo; • promuovere, anche attraverso soggetti estranei all’Ente, attività di allevamento e diffusione faunistica, di turismo, di turismo rurale e ricreative, nonché tutte le attività collaterali utili per il miglior utilizzo economico di beni, opere e risorse dell’Ente; • svolgere attività di sperimentazione e ricerca applicata in tutti i settori della silvicoltura, collaborare a ricer- che e studi mirati allo sviluppo di attività produttive e ricreative ecocompatibili, complementari e connesse alla gestione forestale; • promuovere e divulgare i valori naturalistici, storici e culturali del patrimonio forestale regionale, nonché le proprie attività istituzionali; • rendere fruibili dalle popolazioni le aree demaniali regionali che ricadono nelle competenze dell’Ente, anche con la realizzazione di aree attrezzate e parchi.

I sentieri ricadenti all’interno delle aree dell’Ente Foreste nel territorio dell’Ogliastra 24

Supramonte Ogliastrino Urzulei Fennau − Sentiero San Giorgio B-501 Sa Portiscra − Cala Luna B-181 Sedda ar Baccas − Gorroppu B-502

Gennargentu Ogliastrino Sentiero Sorberine B-531 Sentiero dei Carbonai: Coa’e Serra − Thiu Predu Orrubiu B-532 Sentiero dei Carbonai: Paule Munduge B-532A

Tacchi d’Ogliastra Sentiero dei Nuraghi C-521 Sentiero Sa Tappara C-503 Genna Filixi - Anello Perda Liana T-101 Gairo Taquisara - Is Tostoinus - Perdu Isu T-102 Sentiero delle aquile - Nuraghe Serbissi C-521A Donna Pruna - Su Tuvu Nieddu T-114A Montarbu - Anello di Perda Liana T-113 Montarbu - Niala (Donna Pruna) T-114 Sentiero Su Marmuri C-505 Sentiero Maria Lai C-504 Sentiero Tisiddu C-502 Collegamento T-112 - T-113 T-112A Sa Brecca, raccordo dei sentieri (C-505 - C-521) C-505A Variante del sentiero T-101 - Genna Filigi - Anello Perda Liana T-101A Raccordo dei sentieri (T-114 - T-102) T-102A

23Da Sardegna Foreste, Foreste e Parchi della Sardegna. 24http://www.sardegnaambiente.it/foreste/foreste_parchi/sentieri.html

79 Area di Gestione dell’Ente Foreste

80 Aree percorse da incendi Sono state analizzate le aree percorse da incendi fra il 2006 e il 2012, che vengono riportate nell’immagine. Le terre civiche non sono interessate particolarmente, in questi anni, dal fenomeno degli incendi.

Aree percorse da incendi dal 2006 al 2012

81 VIII.I.IV.IV - I beni archeologici e culturali Come le risorse naturali, anche il patrimonio culturale dell’Ogliastra rappresenta un valido mezzo per lo svi- luppo sostenibile del territorio. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di numerosi beni culturali che necessitano di essere recuperati e valorizzati. Si propone una breve illustrazione del patrimonio archeologico-storico culturale dell’Ogliastra, lontano dall’es- sere esaustivo, ma con lo scopo di richiamare l’importanza della valorizzazione dello stesso. L’Ogliastra è una terra ricca di beni archeologici di grande valore, come testimoniano i primi insediamenti in questo territorio, che risalgono per lo più al III millennio a.C. e sono localizzati, per lo più in prossimità delle sorgenti e dei corsi d’acqua 25. Sono presenti nel territorio numerose “Domus de Janas”; sono particolarmente note quelle di seguito riportate: - Monte Arista (Cardedu), - Genna Tramonti, - Tracucu (Lotzorai), - Perda Carcina (Ilbono), - Ibba Manna, Pirarba e Funtana Su Retore (Barisardo), - Is Arceddas (Loceri). Sono presenti anche di numerosi ‘Menhir’, come quelli localizzati nei territori di Tortolì, Lotzorai e Barisardo; questo fatto documenta la continuità nell’uso del territorio nel periodo fra il Neolitico e l’età dei metalli. I numerosi resti di corredi funerari e di altri manufatti, rinvenuti nelle numerose grotte disseminate nel territorio, risalgono invece fino all’età nuragica. Un censimento fatto nel territorio ogliastrino ha documentato ben oltre duecento monumenti risalenti all’età nuragica, fra i più importanti ricordiamo quelli di: Orgoduri (Baunei), Arzudeni (Lotzorai), Ruinas e Unturgiadore (Arzana), Coa ‘e Serra (Baunei), Bau ‘e Tanca (Talana), Ardasai e Anulù (Seui), Sanu (Osini), Geperarci (Barisardo), Ponte (Lanusei), Perd’e Balla (Urzulei), Monte Terli (Tortolì), S’Arcu ‘e Is Forros e Sa Carcaredda (Villagrande Strisaili). Dalle carte è possibile evidenziare la distribuzione spaziale dei siti archeologici referenziati. I nuraghi sono presenti in numerosi Comuni e in gran numero. Per lo più sono localizzati nelle parti costiere, ma ce ne sono di numerosi anche nell’entroterra, e diversi di questi sono localizzati all’interno delle terre civiche o in prossimità di queste.

25Da Regione Sardegna, rapporto d’area della progettazione integrata, 2005

82 Distribuzione dei beni archeologici nel territorio ogliastrino

83 Per l’età punica e la successiva romana, il territorio presenta una documentazione frammentaria che risulta essere insufficiente per comporre un quadro organico sulla durata degli insediamenti e sulla qualità della vita. Le ipotesi sull’esistenza di abitati e/o necropoli puniche e successivamente romane si basano soprattutto su alcuni ritrovamenti occasionali. È complicato costruire un quadro organico dei presidi difensivi dell’Ogliastra; fra il tardo antico e basso Me- dioevo, si segnalano Il Castello dell’Ogliastra, presso Lotzorai (intorno al 710), il castello de La Rosa e, forse, anche quello di Ulassai, i complessi fortificati di difesa di Osini e Serbissi che in realtà è un nuraghe riutilizzato in epoche successive. Le torri costiere, costruite nel periodo fra la prima metà del 1500 e il 1800, col compito di difesa dalle incursioni da parte degli arabi, sono presenti in minor numero rispetto alle altre aree dell’isola, grazie alla morfologia del territorio che permetteva di far fronte agli eventuali invasori. Sono, presenti le Torri di: Arbatax, Santa Maria Navarrese (Baunei), Barisardo e San Giovanni di Sarrala (Tertenia). La distribuzione territoriale dei monumenti notificati per rilevante interesse archeologico è così ripartita: nel territorio di 15 dei 23 Comuni della Provincia è presente questa categoria di monumenti, con una maggiore concentrazione nei Comuni di Ilbono, Tertenia, Tortolì e Urzulei. Si citano alcuni complessi nuragici che ricadono, o sono molto prossimi, alle terre civiche: Villaggio nuragico di Or Murales Ente titolare: Comune di Urzulei Il sito denominato “Or Murales” si trova in prossimità della punta Or Mufrones (802 mt), all’interno della porzio- ne di territorio nella quale ricadono le terre civiche del Comune di Urzulei. La vegetazione che caratterizza il sito è costituita principalmente da lecci e ginepri. Il Villaggio è costituito da un centinaio di capanne, costruite con blocchi di calcare su pendii e su piani terraz- zati. Le strutture sono prevalentemente di forma circolare e allo stato attuale sono ricoperte da vegetazione. Complesso nuragico S’Arcu ‘es Forrus Ente titolare: Comune di Villagrande Strisaili Il complesso nuragico S’Arcu ‘es Forrus, è localizzato nel territorio di Villagrande, nella parte montuosa del Gennargentu, nelle terre ad uso collettivo. Il complesso nuragico è costituito da un vasto villaggio e tre templi a megaron dedicati al culto delle acque. Il Complesso nuragico di Sa Carcaredda Ente Titolare: Comune di Villagrande Strisaili Il complesso nuragico di Sa Carcaredda è localizzato nel territorio del Comune di Villagrande, nelle terre civiche del Comune, si presenta come un ampio villaggio con quattro tombe dei giganti. I reperti rinvenuti all’interno del tempietto circolare del villaggio testimoniano l’importanza culturale e le attività legate al commercio che i luoghi montani avevano nell’età del Bronzo in Sardegna. Il Villaggio è localizzato all’interno di un bosco di lecci. Nuraghe Serbissi Ente titolare: Comune di Osini Il complesso archeologico è costituito da un nuraghe a planimetria trilobata, formato da quattro torri inglobate in un bastione, ed un villaggio di otto capanne. La torre più antica, dalla tholos ancora integra, realizzata in posizione centrale e preminente, risulta avere un’altezza massima residua di 6,30 metri. Nell’area sottostante è inoltre presente una grotta naturale, forse utilizzata dall’uomo per conservare gli ali- menti. Nelle vicinanze dell’area sono inoltre presenti i nuraghi monotorre Sanu e Orruttu e il nuraghe Urceni, che sono stati scavati successivamente.

84 VIII.I.IV.V - I Beni Culturali È di fondamentale importanza analizzare nel dettaglio i numerosi beni culturali presenti nella Provincia. All’interno delle banche dati e degli shape del sistema informativo territoriale della Regione Autonoma della Sardegna sono stati individuati numerosi beni architettonici e culturali, che hanno caratterizzato fortemente il territorio ogliastrino, fra questi si richiamano gli edifici religiosi, le torri, i musei e gli edifici civili, i beni storico artistici oggetto di tutela della Legge Nazionale n°1089 del 1° Giugno 1939. Fra i beni monumentali e culturali vanno inclusi anche i centri storici che, con la loro caratteristiche strutture architettoniche, rappresentano il collegamento fra passato e presente delle realtà locali, e sono stati indivi- duati nel Piano Paesaggistico Regionale che ha effettuato una perimetrazione dei centri matrice che è stata completata dai Comuni. Già attraverso la Legge Regionale n° 29 del 1998, è stato istituito un Repertorio Regionale dei centri storici della Sardegna attraverso il quale si è giunti ad individuare i centri che presentano un tessuto urbano consoli- dato, e un patrimonio edilizio formato da precise tipologie dell’insediamento storico per le proprie caratteristi- che architettoniche, costruttive, etc.. Sono inseriti all’interno del Repertorio Regionale dei centri storici, ai sensi della suindicata Legge, i centri storici di: Arzana, Barisardo, Baunei, Elini,Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Perdasdefogu, Seui, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Ussassai, Villagrande Strisaili. È da inserire all’interno dei beni storico culturali anche la vecchia ferrovia storica, che collega Arbatax a Man- das, per poi proseguire fino a Cagliari. La linea Mandas – Arbatax è stata fondata dalla Società Italiana per le strade Ferrate secondarie della Sardegna nel XIX secolo; fu realizzata a binario unico, a scartamento ridotto (950 mm). I Lavori iniziarono intorno al 1890. La Ferrovia divenne percorribile nel 1894, permettendo di raggiungere Cagliari, passando per Mandas. Nel 1921 la linea passò alle Ferrovie Complementari della Sardegna. Nel 1956 fu chiusa la linea Gairo – Jerzu, e con l’avvento della motorizzazione si preferirono i mezzi di trasporto gommati. Più volte fu proposta la chiusu- ra della ferrovia, anche se nel corso del tempo si svilupparono nuove forme di fruizione turistica sostenibile, pertanto si arrivò, negli anni ’80, alla nascita del progetto “trenino verde”. Il 16 giugno 1997 la Mandas-Arbatax venne chiusa al traffico ordinario e divenne una linea esclusivamente turistica. La linea, attualmente è attiva nel periodo estivo principalmente su richiesta di comitive di turisti26.

26Alessandro Boccone, Il Trenino Verde della Sardegna: da Mandas ad Arbatax, Edisar Editori. Alessandro Boccone, Il Trenino Verde della Sardegna: linea Arbatax-Mandas-, Zonza Editori. Fernando Pilia, Il Trenino Verde della Sardegna - Un secolo di storia tra pionieri, banditi, letterati e turisti, Silvana Editoriale, 1994. ISBN 88-366-0474-9 Paolo Solinas, La Sardegna con il Trenino Verde: Le ferrovie complementari, Maggioli Editore. ISBN 88- 387-9774-9. Il Trenino Verde della Sardegna - Catalogo dei viaggi, edizione 2008, Ferrovie della Sardegna. Francesco Cannas, La Mandas-Arbatax in «Ilmondodeitreni.it». URL consultato il 31-08-2009. Railtour Italia: rotabili Ferrovie della Sardegna in «RailtourItalia.com». URL consultato il 31-08-2009.

85 Distribuzione dei beni culturali nel territorio ogliastrino

86 VIII.I.IV.VI - Caratteri insediativi del Territorio dell’Ogliastra 27 Caratteri insediativi Si riportano i caratteri insediativi del Piano Paesaggistico Regionale così come descritti all’interno degli ambiti di paesaggio nei quali ricade il territorio dell’Ogliastra

Ambito 22 “L’insediamento dell’Ambito si organizza ai margini della dominante paesaggistica del Supramonte e si articola nei seguenti caratteri: - il centro portuale e turistico residenziale di Cala Gonone, unico elemento insediativo costiero, posto sulla fascia detritica pedemontana a ridosso delle falesie del Monte Bardia; - i centri urbani di Dorgali a nord, dal quale si innestano le relazioni con i territori interni del Nuorese, e di Urzulei a sud ovest, di introduzione al sistema paesaggistico del Supramonte interno; - il centro abitato di Baunei, singolarità insediativa storica con sviluppo urbano organizzato in riferimento al percorso dell’Orientale Sarda a ridosso dei margini sud-occidentali del Planu Supramonte, e configurante l’elemento di connessione con l’Ambito contiguo dell’Ogliastra; - il nucleo insediativo storico di San Pietro al Golgo, intorno al quale si localizzano alcuni nuclei di servizi per l’accoglienza e la fruizione turistica delle risorse ambientali del Supramonte; - il sistema insediativo disperso sul Supramonte, legato al mondo storico pastorale dei cuiles; - la fitta rete dei sentieri sui calcari del Supramonte, realizzati dagli abitanti del luogo per gli usi pastorali, riqualificati e infittiti dalle aziende che nell’Ottocento e fino alla prima metà del Novecento sottoponevano a taglio le foreste primarie di leccio per la produzione di carbone da legna; tali sentieri, dotati di segnaletica di orientamento, sono utilizzati per le attività escursionistiche e riconosciuti all’interno di circuiti nazionali (come il “Selvaggio Blu”, che percorre le falesie e i canyon del golfo di Orosei da Perda Longa a Cala Luna).”

Ambito 23 “Costituiscono elementi rilevanti dell’assetto insediativo dell’Ambito i seguenti sistemi: - la corona insediativa che connette i centri di Lanusei, Ilbono, Elini, Arzana, Villagrande Strisaili, Talana, Urzulei, Triei e Baunei, localizzata a mezza costa sui versanti orientali del massiccio del Gennargentu; - gli insediamenti produttivi e il porto di Arbatax, i nuclei costieri di Santa Maria Navarrese, sul Capo Bellavi- sta, e l’insediamento turistico di Porto Frailis, si localizzano attorno alle zone umide e ai I litorali sabbiosi di Tortolì e Lotzorai; - in diretto rapporto con i corridoi vallivi del sistema idrografico del Rio Pardu e dei suoi affluenti, si localizzano i centri montani di Gairo, Osini, Ulassai, Jerzu, attorno al quale si incardinano i vigneti terrazzati ed una trama agricola storica costituita da un mosaico agrario di grande significato paesaggistico; - nella bassa valle del Rio Pardu, si localizzano i centri di Cardedu e i nuclei turistici costieri della Marina di Gairo; - la direttrice infrastrutturale della strada Orientale Sarda, sulla quale da Sud a Nord si attestano i centri urbani di: Cardedu, Barisardo, Tortolì, Lotzorai e Baunei; - il sistema dei servizi della portualità turistica e commerciale degli scali di Arbatax e Santa Maria Navarrese.”

Ambito 24 “L’area si caratterizza per la presenza di un unico presidio urbano: costituito dal territorio di Tertenia nella media valle del Rio Quirra; la modalità insediativa che connota l’ambito è la diffusione agricola residenziale della valle che si struttura in relazione agli usi del suolo agricolo. L’insediamento costiero è limitato a pochi nuclei sparsi sulla costa di Tertenia. Si segnalano gli usi militari che interessano vaste porzioni del territorio a capo San Lorenzo, e sull’altopiano di Monte Cardiga. Nella bassa valle del Rio si localizza il nucleo di Quirra, presidio insediativo agricolo sulla piana costiera. In sintesi il sistema insediativo si articola nei seguenti elementi principali: - insediamento rurale diffuso della valle del Rio Quirra; - il centro urbano di Tertenia nella valle del Rio Quirra, unico presidio urbano dell’Ambito; - i nuclei sparsi dell’insediamento costiero di Tertenia;

27 Dal Piano paesaggistico Regionale Sardegna, schede d’ambito 22 “Supramonte di Baunei e Dorgali”, 23 “Ogliastra” e 24 “Salto di Quirra”.

87 - il nucleo insediativo rurale nella piana alluvionale costiera del Rio Quirra, localizzato in relazione alla pre- senza di colture irrigue e agrumeti; - le installazionI e gli insediamenti militari a Capo San Lorenzo; - la vecchia strada Orientale sarda, direttrice principale nord-sud che struttura l’insediamento dell’area, e il nuovo tracciato veloce.”

Caratteri insediativi del territorio dell’Ogliastra

88 VIII.I.IV.VII - Quadro valutativo sintetico Dall’analisi territoriale sono emerse alcune valutazioni che sono state di seguito riportate Punti di Forza • Presenza delle aree gestione speciale Ente Foreste; costituiscono una superficie abbastanza elevata nel territorio ogliastrino, e sono soggette a diverse attività di conservazione e censimento del patrimonio am- bientale e storico culturale presente all’interno delle medesime aree, sono inoltre oggetto di pianificazione e programmazione da parte dell’Ente, nonché di lavori di forestazione e di identificazione dei valori ambientali ivi presenti. All’interno di queste aree speciali di gestione sono presenti diversi sentieri tracciati e segnati; • risorse naturali, ambientali e storico-culturali di notevole varietà e rilevanza; • risorse ambientali: presenza di mare e montagna in brevi distanze, e di grande pregio entrambi; • presenza di numerosi siti di interesse naturalististico di vario genere; • presenza di numerosi cantieri forestali e di aree di gestione dell’Ente Foreste; • presenza di aree attrezzate per la sentieristica (all’interno delle aree dell’Ente Foreste); • presenza della Ferrovia Storica e delle sue opere d’arte; • presenza dell’insediamento sparso della tradizione pastorale con i relativi percorsi. Punti di Debolezza • assenza di una pianificazione di rete che possa costituire un sistema strategico per il territorio; • assenza di continuità nella rete senteristica fuori dalle aree speciali dell’Ente Foreste, che le rende spesso inutili o poco frequentate o comunque limitati gli accessi ai sentieri, non permettendo la creazione di circu- iti, reti e sistemi che permettano di fruire in maniera completa e sostenibile del territorio; (lo stesso tipo di discorso vale per le aree forestate e per gli altri beni di interesse ambientale, storico e culturale); • carenza di creazione di reti all’interno della Pubblica Amministrazione; • mancanza di una gestione unitaria e/o coordinata dei beni culturali e ambientali; • insufficienza del sistema marketing territoriale e di educazione alla sostenibilità; • sistema ricettivo non sempre adeguato e sufficientemente variegato; • assenza di un progetto della sentieristica che interessi l’intero territorio dell’Ogliastra e non solamente le aree ricomprese all’interno dell’Ente Foreste; • mancanza di visione di rete nella gestione delle terre civiche e mancanza di una gestione integrata delle risorse del territorio; • assenza di una programmazione razionale, sostenibile degli interventi, nel breve e nel lungo periodo.

VIII.I.IV.VIII - Possibili canali per la valorizzazione intercomunale delle terre ad uso collettivo Le terre ad uso collettivo si inseriscono e fanno parte dei sistemi territoriali sopra analizzati e di un sistema economico locale, che come tale va valorizzato attraverso azioni e politiche finalizzate, sui seguenti livelli per il perseguimento dei seguenti obiettivi generali: 1. Pianificazione del territorio, progettazione territoriale - Creazione di sistemi di risorse territoriali e messa in rete degli stessi utilizzando come matrice integrata il sistema delle terre civiche. - Creazione di circuiti di sentieri con gestione coordinata sovra comunale, in modo da sistemizzare la fruizio- ne del territorio e rendere accessibili i beni ambientali-storico-culturali. - Valorizzazione delle invarianti territoriali. - Valorizzazione delle risorse agroalimentari e promozione delle filiere. 2. Lo studio economico e le modalità per reperire risorse finanziare per attivare azioni e strategie che permettano di ottenere gli obiettivi - Prevedere azioni congiunte per accedere alle risorse finanziarie. - Prevedere uno studio economico capace di canalizzare e quantificare gli interventi necessari. 3. Le procedure amministrative - Prevedere procedimenti per la messa in rete degli Enti territoriali. - Attuare una semplificazione dei processi. - Ipotizzare la creazione di un Ente di gestione unica e delle terre civiche.

89 VIII.I.IV.IX - Verso un piano di valorizzazione delle terre civiche, alcune riflessioni Le terre ad uso collettivo costituiscono un’ossatura molto importante, innanzitutto perché, in Ogliastra, sono una grandissima quantità rispetto al resto della Sardegna, rappresentano la collettività, e quindi di conseguen- za le popolazioni che si identificano in esse, con gli usi tradizionali, con tutto quello che nelle terre civiche ve- niva portato avanti. Le terre civiche sono appunto la rappresentazione della collettività nella misura in cui sono terre ad uso collettivo. È importante non perdere l’identità di queste terre, per questo è necessario conoscerle, conservarle, ma allo stesso tempo valorizzarle, attualizzandone poi gli usi. Il recupero delle terre civiche deve necessariamente avvenire in modo integrato col territorio, le terre possono divenire uno strumento e una matrice sulla quale attestare piani, programmi di riqualificazione, progetti e azio- ni. Nell’ottica di un quadro di valorizzazione intercomunale delle terre civiche è quindi necessario interagire in grande misura con le risorse ambientali, storico culturali e insediative del territorio dell’Ogliastra, sia perché molte delle azioni strategiche sono già inserite in altri piani e programmi di recupero, valorizzazione e gestione di tali risorse, sia perché lo sviluppo sostenibile passa attraverso al creazione di reti. Le terre civiche, anche per la loro origine, hanno lo scopo di tutelare e valorizzare le risorse territoriali, in particolare quelle ambientali; è necessario che un piano di valorizzazione delle terre civiche sia capace di trovare la giusta mediazione fra crescita, valorizzazione e tutela, tra sviluppo e conservazione. Per creare connessioni, hanno un ruolo di fondamentale importanza i sentieri, i percorsi, gli itinerari, che rap- presentano quegli elementi lineari di connessione di spazi, di elementi piani e spaziali, di sistemi territoriali. È necessario il recupero dei vecchi percorsi storici esistenti, oltre a quelli presenti all’interno delle aree di gestio- ne dell’Ente Foreste, (come quelli dei carbonai, dei pastori, etc.) e la creazione di nuovi percorsi, per ottenere un sistema di collegamenti senza punti di discontinuità che possano permettere una fruizione del territorio sostenibile e accessibile a un gran numero di utenti. I sentieri possono assumere valori tematici differenti a seconda del sistema ambientale cui afferiscono, o essere multi tematici. Per questa ragione è necessario pre- vedere e valorizzare una rete sentieristica che interessi il territorio dell’Ogliastra, nella sua totalità, attraverso la creazione di reti e di circuiti fruibili da un’ampia fascia di utenza. Un’ossatura trasversale robusta è data dalla ferrovia storica, che percorre trasversalmente tutti i sistemi terri- toriali, partendo dal mare verso la montagna, insinuandosi fra campi coltivati, spezzandone la trama, passan- do per boschi e aree rocciose, diventando, grazie al movimento, una connessione essa stessa fra le differenti risorse del territorio, un collegamento tra il sistema costiero e il sistema dell’entroterra. Le opere d’arte del percorso ferroviario generano una scansione a tappe del territorio, ritmica e significativa. Le stesse opere d’arte potrebbero essere riqualificate come punti di sosta sul modello esteso dell’albergo diffuso e sul modello di rifugi e bivacchi, come punti di ristoro, di informazione o come piccoli preziosi musei del viaggio, o una piacevole alternanza fra tutte le possibili destinazioni d’uso suindicate. Un piano di valorizzazione delle terre civiche non dovrebbe prescindere da una rete sentieristica come stru- mento di fruizione sostenibile del paesaggio e del territorio, strumento di connessione e di valorizzazione dei sistemi territoriali e delle valenze ambientali fra cui risulta importante evidenziare: - i centri montani di Gairo, di Osini, Ulassai e Jerzu, e l’interconnessione fra il sistema dei tacchi e dei centri storici di questi paesi e del sistema storico-culturale e archeologico; - la corona del versante di Lanusei, Ilbono, Elini, Arzana, Villagrande, Talana, Urzulei, Triei, Baunei, che si apre ad anfiteatro sulla costa, creando un affascinante semicerchio collegato dal sistema delle foreste; - la vecchia Orientale sarda che, da vecchia infrastruttura principale di collegamento potrebbe divenire un elemento della percorrenza “lenta”, di collegamento intercomunale fra i centri costieri, che sono localizzati a breve distanza gli uni dagli altri, (Cardedu, Barì Sardo, Tortolì, Lotzorai, e Baunei, con la frazione di Santa Maria Navarrese), di fruizione litoranea, multifunzionale e di possibile relazione con il sistema archeologico − culturale della piana, con le zone umide, con i porti turistici, oltre che con i sistemi di spiaggia e di fruizione della costa; - i nuclei turistici e le infrastrutture portuali di Santa Maria Navarrese e Arbatax, importante sistema di tra- sporto di passeggeri e merci, nonché rilevante baluardo turistico; - l’insediamento sparso dei cuiles di Baunei, Urzulei, Dorgali; - l’Area di particolare pregio ambientale il sistema idrologico e ecologico delle zone umide di Tortolì, con il Riu Girasole e il Rio Pramaera, con il sistemi di spiagge e i sistemi costieri, ad andare a creare dei sistemi integrati complessi.

90 Si potrebbe creare anche attraverso le terre civiche, una rete del paesaggio, dove si devono trovare i punti ne- vralgici e nodali del territorio, dove le terre possono essere una matrice per interconnettere tutti questi sistemi, da un parte la corona montuosa dall’altra la costa del mare, dove si attestano anche la ferrovia storica e i vari sistemi ambientali e storico culturali. È importante andare oltre i singolarismi dei progetti puntiformi e creare sistemi integrati. Un piccolo, grande esempio di eccellenza per il territorio è la Stazione dell’arte di Maria Lai; è un progetto interconnesso col territorio dell’Ogliastra ma anche capace di interconnettersi con altre regioni d’Italia e con importanti poli culturali nazionali. È una stazione dove si svolgono molti momenti artistici e dove è possibile vedere, in forma itinerante, metafo- rica del viaggio, le opere dell’artista di Ulassai a rotazione. La stazione dell’arte è stata concepita attraverso il recupero di una vecchia stazione e oggi, oltre ad essere un museo è anche un laboratorio. La stessa Maria intraprese attraverso le sue opere un viaggio nella conoscenza del territorio, non fermandosi, ma guardando un po’ oltre il visibile.

“Eccomi infine all’ultimo mio naufragio in Sardegna. Che non è un “ritorno a casa”. Il viaggio è la casa. Non solo la mia casa, ma quella di tutti noi. Siamo sulla terra, che gira a circa trenta chilometri al secondo, in un viaggio che è pur sempre un viaggio speciale, dove non si distingue la partenza dal ritorno. La vera nostalgia non è quella per un’isola. È l’ansia di infinito”. Maria Lai

91 VIII) II. Percorsi per la costruzione di un Piano intercomunale di valorizzazione e di coordinamento delle terre civiche dell’Ogliastra

Giorgio Pizziolo

VIII.II.I - Natura, caratteri e consistenza dei beni civici dell’Ogliastra, valutati nel loro quadro di insie- me: metodologie e indirizzi La straordinaria configurazione e consistenza delle terre civiche dell’Ogliastra è divenuta l’immagine delle straordi- narie potenzialità di questo territorio e della consapevolezza della sua necessità di programmazione in chiave civica contemporanea, verso la concreta costruzione dello strumento innovativo “Piano di valorizzazione intercomunale” come frutto di processi di apprendimento e di proposta condotti all’interno delle Amministrazioni insieme con le comunità per definire programmi e di promozione economica − territoriale, nella logica e nelle regole dell’uso civico, per una fruizione contemporanea dei beni civici stessi, tramite progetti autoprodotti nei loro processi formativi.

Come sviluppare le sinergie offerte da una visione di Area Vasta e/o di Rete La ricognizione effettuata dall’Osservatorio sull’estensione territoriale delle Terre Civiche e sulla loro natura, ricomposte in un unico quadro d’insieme, ha confermato sia la dimensione quantitativa, veramente notevole, delle Terre stesse, ma più che altro il loro straordinario valore qualitativo, poiché esse comprendono tutto l’arco delle montagne e delle colline che circondano il Golfo dell’Ogliastra, giungendo in qualche zona fino al mare. Ne risulta così un poderoso sistema territoriale, molto variato ma anche molto organico allo stesso tempo, strutturato per sottosistemi e per ambiti paesistici ben articolati, al cui interno sono compresi, in quanto limitro- fi, i centri abitati, le aree agricole e le numerose aree di pregio, sia naturalistico, sia storico, che archeologico ed antropico. Questo straordinario patrimonio delle comunità dell’Ogliastra è stato gestito e governato finora prevalente- mente secondo gli usi della tradizione ed in qualche caso si è posto il problema di adeguarsi alle esigenze della contemporaneità, specie in termini di residenza, di lavoro ed anche di attività economiche moderne. Ma spesso le logiche della modernità contrastano con le logiche dell’uso civico, e queste terre sono rimaste come “sospese” nella loro particolare condizione giuridica, amministrativa e materiale. Riteniamo viceversa che se si sviluppasse un pensiero sull’uso contemporaneo dei beni civici, proprio in quanto beni di fruizione comunitaria, durevole, di qualità, si potrebbe pervenire a modelli di fruizione del terri- torio basati su “economie di uso”, con possibilità di attività economiche e di lavoro diverse ed in parte inedite, volte alla cura del territorio, all’ospitalità, alla ricerca scientifica profonda, all’alimentazione indipendente e di qualità, alla prevenzione e alle pratiche della salute. Chiaramente queste attività e queste maniere di pensare e programmare hanno come contesto di pertinenza quello dei sistemi ambientali e quindi quello di Area vasta di tipo intercomunale. Si tratta di beni e di prodotti assai richiesti, particolarmente utili in tempi di crisi, proprio per la loro vicinanza ai beni comuni essenziali, e per la possibilità di stabilire con essi modalità di scambio e di relazione, anche innovativi inseriti in circuiti informatici interattivi. Ma per potere intraprendere la strada della costruzione di questi nuovi modelli di uso contemporaneo delle terre civiche, occorre predisporre due attività: - la prima è quella della rilettura del patrimonio civico e delle qualità e potenzialità dell’intero sistema ter- ritoriale, colto in tutta la sua complessità ed articolazione, nei suoi valori antichi profondi, e nelle logiche interpretative ed ecologiche della natura e del pensiero contemporanei; - la seconda è quella della costruzione di un sistema di relazioni tra tutte le valenze e le specificità dei terri- tori, fino ad evidenziare le potenzialità del sistema per cominciare ad immaginare, e anche a sperimentare, modalità di uso appropriate ed economicamente soddisfacenti per le comunità coinvolte. È evidente che entrambe le attività devono essere condotte il più possibile in maniera condivisa dalle comunità stesse, poiché notoriamente il cuore dell’uso civico è la relazione comunità/luogo, una relazione reciproca e scambievole: non può esistere comunità senza luogo, come non possono esistere luoghi civici senza una comunità di riferimento. Questa condizione, se è alla base degli usi civici fino dall’antichità, diviene tanto più strategica e fondamentale nel mondo contemporaneo.

92 Dunque è necessario immaginare alcuni processi formativi dei Programmi per un uso contemporaneo delle Terre Civiche che possono svilupparsi solo avendo una visione unitaria del grande complesso territoriale civico, e al tempo stesso una visione organica delle diverse fruizioni possibili del grande patrimonio civico secondo strategie comunitarie concordate, che oggi sono praticabili solo tramite un Piano intercomunale. Un’attività così complessa non si può pensare che sia pronta in un unico atto, anche perché spesso le comu- nità non sono ancora preparate per questo tipo di attività. Si dovranno allora costruire prima di tutto le condizioni perché si attivi un processo di governo partecipativo dei beni civici, capace di procedere per fasi e per dinamiche sperimentali ed evolutive. È comunque indispensabile predisporre un primo livello di proposta da cui partire, in quanto l’innesco del processo è forse il suo momento più delicato, insieme con la predisposizione delle dinamiche e delle “regole” del processo stesso, almeno nelle sue prime fasi. Allora il Piano di valorizzazione, che non può essere che Intercomunale, assume per questa fase il carattere di un preliminare di Piano. Esso potrà assumere così la forma di un Piano strutturato come un quadro di riferimento territoriale per un Programma di valorizzazione civica dell’Ogliastra. Esso sarà costruito con le segnalazioni ed i suggerimenti della popolazione e, proprio per la sua forma di quadro di riferimento, consentirà alle singole Amministrazioni di rapportarsi positivamente ad esso, ognuna con i suoi specifici atti, in maniera “aperta” e stimolante, divenendo tanto più integrato quanto più sarà stato condiviso nella fase di formazione.

Le radici storiche delle Comunità e degli usi civici in Ogliastra Per rapportarsi agli usi civici dell’Ogliastra e ai comportamenti degli abitanti e delle sue comunità, occorre approfondire le specifiche modalità “civiche” che si sono sviluppate su questo territorio e che sono diverse sia da quelle delle Alpi italiane che da quelle appenniniche o costiere della Penisola, e in qualche modo anche da altre zone della Sardegna stessa. In Ogliastra, proprio la vastità dell’uso civico si traduce nella differenza strutturale, rispetto alle modalità di governo di altri usi civici, di non avere amministrazioni separate(ASUC o ASBUC) e si traduce in un rapporto che potremmo chiamare di “affidamento reciproco” tra comunità e suoi rappresentanti istituzionali. Questo particolare modello di gestione, radicato da secoli è particolarmente importante da affrontare, sia in sé, come fenomeno profondo di questo contesto, sia perché è la chiave per comprendere la relazione tra queste comunità e questo territorio. Per noi poi, ovviamente, è fondamentale, se si intende sviluppare modalità partecipative nei processi di Piano. Si potrebbero in merito alla condizione descritta avanzare alcune ipotesi specifiche: In particolare potrebbe essere interessante ipotizzare un rapporto comunità/luoghi che passa attraverso il tipo di l’insediamento, il paese, e forma una relazione complessa: “individuo/comunità/paese/territorio circostante (Foresta, Pascolo, Acque, Supramonte, Tacchi), ovvero: Il Paese/Comunità/Territorio, un modello “oglia- strino” di uso civico. Per approfondire questa fondamentale questione sono necessarie ulteriori studi, verifiche e ricerche, anche condotte direttamente sul campo. Intanto, in prima approssimazione, come semplice avvicinamento alla problematica, per comprendere un tale modello potremmo fare riferimento ad una ricostruzione letteraria e ad una interpretazione di S.Atzeni 28, “[…] la terra coltivabile, i pascoli e le pecore appartenevano al villaggio. Ciascuno li sentiva come cosa propria e non era infastidito dal sapere che erano anche degli altri. Il villaggio pensava come una buona famiglia, divi- deva il lavoro ed i frutti a seconda dell’impegno, della forza e del bisogno di ognuno”. Al di là di questa, pur efficace, suggestione letteraria, affrontare il tema della riscoperta del senso profondo dell’uso civico dell’Ogliastra è un’indagine fondamentale, che può fornire elementi decisivi per una program- mazione partecipata quale è quella necessaria per affrontare la questione di un uso contemporaneo del patrimonio civico e delle sue terre, come è nostra intenzione praticare. Per affrontare questa problematica, forse potremmo cominciare dalla relazione paese/suo territorio/comunità consapevole (che va interpretato nel suo insieme come un caso particolare di “Ambiente di Vita”) e da queste acquisizioni potremmo sviluppare a tutti i livelli (culturale, economico, affettivo, e tanto altro ancora) tutte le

28S.Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, Mondadori, Milano 1996; Il Maestrale, Nuoro 1997.

93 potenzialità e le speranze civiche, incorporate e ora latenti. Questa ricerca potrebbe, trovare posto anche all’interno del Piano di valorizzazione promuovendo ricerche/ azioni sia di antropologia contemporanea che di economie civiche, in particolare lavorando insieme con le giovani generazioni, che potrebbero divenire i nuovi soggetti “privati/comunitari” con funzione di “tutori/fruitori dell’interesse civico”. Con ciò sarebbe possibile creare anche nuove attività e nuove modalità di lavoro, tenendo così presente an- che il pensiero contemporaneo sia sulla risposta alla crisi e su una possibile uscita inedita dalla crisi stessa, magari anche in riferimento ai beni comuni. Questa riflessione sui paesi/comunità, territorio e tutta questa ricerca non è affatto astratta, come potrebbe sembrare, in quanto − per esempio − potrebbe contribuire a risolvere anche le problematiche relative ai finan- ziamenti europei (PAC), nazionali e regionali. Ciò diventerebbe fattibile in quanto i paesi/comunità (o comunità/paese) diverrebbero, sotto la guida dei Sindaci e del Consiglio comunale, i soggetti tutori attivi, curatori del bene, gestori di un altro modo di possedere, secondo un modello di fattorie comunitarie (centrate sui paesi), che così potrebbero curare anche gli aspetti ambientali quindi anche quelli di carattere pubblico e comunitario. Il tutto potrebbe essere sviluppato non in astratto ma sulla base di un apposito “Programma di valorizzazione agricolo alimentare per un’agricoltura multifunzionale e di un suo quadro di riferimento territoriale”. (v. anche il terzo scenario descritto successivamente).

Obiettivi generali del Piano di Valorizzazione: Metodologie Finalità Nei paragrafi introduttivi precedenti è stato fornito il quadro programmatico, giuridico ed economico-ambien- tale che ci ha portato a formulare l’ipotesi della necessità di predisporre un Piano di valorizzazione interco- munale per i Comuni dell’Ogliastra, come uscita strategica dalla situazione di stallo che questo territorio sta attraversando, in particolare nei confronti della contemporaneità. Riteniamo che ormai sia chiaro di come la dimensione intercomunale sia quella che garantisce sia le pos- sibilità di coordinamento (tematico, amministrativo, programmatico), sia il fatto che solo questa dimensione consente di cogliere i fenomeni e le potenzialità del territorio ad una scala funzionale allo sviluppo ottimale delle tematiche civiche (agricoltura, cultura, archeologia, accoglienza, etc.). Ma, come abbiamo visto, il punto fondamentale della scelta intercomunale è quello della ricerca e della programmazione dell’uso civico con- temporaneo. Tale uso civico contemporaneo potrà essere sviluppato, in termini di “contemporaneità”, sia evidenziando i valori che oggi possono assumere quei beni e sia, al tempo stesso, individuando le modalità “civiche” di oggi, per una loro fruizione e gestione attuale, a cominciare proprio dal governo civico delle risorse del territorio comunitario. Questi obbiettivi si possono ottenere mettendo a punto un “uso” contemporaneo che oggi, in termini attuali, potremmo dire che debba essere: - ecologico, - durevole, - trasparente, - comunitario, - solidale, - aperto alle nuove generazioni, e dunque “civico”, così come lo era sempre stato, entro le sue specifiche modalità, l’uso civico tradizionale. Queste condizioni sono ad un tempo gli orientamenti per la programmazione e la progettazione degli interventi ma sono anche i parametri rispetto ai quali valutare tutte le attività e le proposte. In particolare un obbiettivo del Piano di valorizzazione intercomunale attuale dovrà essere quello di intervenire sulla condizione giovanile, oggi particolarmente difficile in questa situazione di crisi. Ma come pervenire ad un tale Piano, di tipo intercomunale? Procedure fondamentali Riteniamo che occorra chiarirci sulla natura, sulle finalità, e sulle procedure per elaborare questo nuovo stru- mento che avrà comunque un carattere inedito rispetto alla pianificazione tradizionale, poiché, come abbiamo

94 visto, il suo scopo è assai diverso dagli altri piani, anche se, per alcuni aspetti la sua elaborazione può fare riferimento alla pianificazione corrente. Precisiamo prima di tutto che esso non sarà un “maxi/Piano di valorizzazione” sovraordinato ai singoli Piani di valorizzazione comunali, che invece rimangono - per ogni singolo Comune - lo strumento fondamentale per questo tipo di pianificazione. Esso peraltro dovrà tenere conto degli indirizzi generali e delle opzioni del Piano intercomunale, anche per non vanificare le strategie economiche e ambientali di interesse della comunità ogliastrina nella sua totalità. Ogni Comune peraltro con il Piano di Valorizzazione Intercomunale, potrà usufruire di un ulteriore strumenta- zione di programmazione, che si esprimerà nei termini di uno strumento organico e di interesse integrato per tutti i Comuni partecipanti e che funzionerà sia come orientamento che come verifica. Le funzioni del Piano Il Piano intercomunale avrà funzioni sia di Indirizzo, che di coordinamento, che di finanziamento, che di speri- mentazione e di sviluppo di buone pratiche. Allo scopo tale Piano assumerà le seguenti funzioni e configurazioni: I – Il Piano come strumento di indirizzo – Il Piano assume la funzione di Programma /Quadro di promozione dei valori civici contemporanei da esprimere nei Piani di valorizzazione comunali ed anche in quelli generali, riferiti e prodotti dal Territorio intercomunale nel suo complesso; dunque un “Piano cornice” dei Piani comunali, in particolare un Piano di tipo strategico e di Area vasta. II − Il Piano come strumento di coordinamento – Si tratta di assumere la funzione di Piano di coordinamen- to delle politiche territoriali civiche dei Comuni, e quindi della messa in evidenza di progetti intercomunali, e di quelli di rete, da sviluppare sui territori intercomunali interessati, inserendo i progetti locali in disegni territoriali più vasti e più efficienti. III − Il Piano come strumento di finanziamento – È sempre più evidente che i finanziamenti, in particolare quelli europei, passano per progetti integrati come quelli che un piano intercomunale può decisamente favorire e giustificare anche a scala europea. IV − Il Piano come strumento di sperimentazione e di sviluppo di buone pratiche – Soltanto una conti- nua attività di progetti pilota e di ricerca/azione può fare crescere nella popolazione e nelle Amministrazioni una consapevolezza ed un sapere attivi, sui possibili usi corretti delle diverse risorse, senza alterarle e ga- rantendone la rinnovabilità: il Piano di valorizzazione intercomunale è il luogo sia per la preparazione, che per lo sviluppo di tali pratiche, ed anche per un confronto e per una valutazione ed un bilancio degli esiti delle diverse azioni e progetti, verso un accrescimento delle comunità, e delle loro economie, di tipo condiviso e comunitario. V − Così il Piano diviene anche garante dell’uso civico e della sua corretta attuazione, sia in fase proget- tuale, sia in fase applicativa e sperimentale sia in fase di bilancio ecologico/economico delle azioni intraprese. La forma che proponiamo di dare a questo tipo di “Piano” di valorizzazione degli usi civici contemporanei, (a partire dalle caratterizzazioni sopra esposte) deve essere sempre concordata all’interno del processo della sua formazione poiché non esiste una definizione “a priori”, e possiamo quindi scegliere la formula più funzio- nale a seconda delle specifiche situazioni del territorio e della comunità. Questo principio si applicherà anche alla nostra stessa proposta divenendo, quello della “forma” da dare al Piano stesso, uno degli argomenti da concordare comunitariamente.

Altre procedure significative e rilevanti Ma tutto questo ancora non basta per promuovere quel tipo di Piano di valorizzazione intercomunale che vorremmo proporre. Occorre definire altre due questioni procedurali rilevanti: b) Come pervenire alle valorizzazioni, e di conseguenza come organizzarne gli usi. c) Come organizzare le prime fasi di un processo progressivo di formazione e di attuazione delle procedure del Piano. Si tratta di due questioni procedurali della massima importanza, per il Piano di valorizzazione, che sono col- legate tra loro ma che hanno anche con una loro specifica autonomia. Le trattiamo pertanto ciascuna da sé, ma anche in sequenza. - Il termine “valorizzazione” deve essere spiegato perché spesso nel linguaggio corrente fa riferimento ad

95 operazioni di aumento del valore mercantile di un bene o di un’operazione finanziaria. Niente di più lontano da quello che si intende valorizzazione nell’ambito degli usi civici, dove valorizzazione significa individuazio- ne del valore identitario, strutturale dei beni civici per un uso della comunità dei cittadini di quella proprietà collettiva. Abbiamo visto che tale riscoperta del valore dei beni di quel territorio può divenire di grande interesse in un fase, come quella presente, di riferimento alla contemporaneità e alle esigenze economiche, ambientali e culturali che i beni civici possono acquistare in questa fase di grandi cambiamenti (anche dei modi di pensare) e che diviene allora un passaggio di grande rilevanza, prima di tutto strategica, quello della individuazione di valori comunitari condivisi, e quindi quello di un corretto modo di fruirne. La questione allora diviene: quali le procedure per pervenire a valori comunitariamente condivisi? Proponiamo di individuare i valori contemporanei delle terre civiche in termini condivisi tramite un processo di Piano che richiede un doppio tipo di apporto: a) quello dell’informazione tecnico- scientifica, che a sua volta va dalla fase conoscitiva, a quella delle sintesi di sistema; b) quella di lettura tematica e interpretativa; c) quello di tipo esperienziale che è costruito sulle pratiche già in corso da parte delle Amministrazioni, dei gruppi di cittadini, associazioni e strutture locali nei confronti del loro territorio, ma soprattutto da attività affettive partecipate di riscoperta dei luoghi, e da rilevazioni amichevoli del proprio ambiente di vita. Sulla base di queste procedure sarà allora possibile intrecciare progressivamente tutti questi apporti e perve- nire ad una valutazione consapevole dei valori riconosciuti per quel territorio. Quanto agli usi, potremo selezionare quelli locali e quelli di interazione con altre valutazioni provenienti da altri territori limitrofi, talvolta anche oltre quelli intercomunali, sempre comunque sulla base di alcune strategie generali, che saranno state individuate nel frattempo con tutte le Amministrazioni a scala intercomunale. Ciò significa agire sempre in termini di relazione, sia tra comunità locali e territorio, sia in termini di creazione di economie solidali intrecciate, sia in termini di strategie territoriali di più ampio respiro. In ogni caso si tratta sempre di agire, a grande come a piccola scala. In termini di apertura di relazioni, tra persone e cose, tra azioni e riflessioni, tra economie e conservazione dei territori e quindi verso un’evoluzione complessiva dei contesti umani e ambientali (vedi anche più avanti). Da quanto detto finora è chiaro che il Piano di valorizzazione intercomunale va impostato in termini di un “Piano in progress”, che stabilisca peraltro con certezza un quadro di riferimento, programmatico e gestionale, territoriale, che, sulla base delle conoscenze scientifiche e di quelle esperienziali, nonché delle acquisizioni condivise sui valori riconosciuti, definisca le seguenti regole procedurali: • Una lettura per Ambiti territoriali intercomunali, valutati in sintonia con quelli del P.P.R., di inquadramento generale anche in funzione degli usi civici e definiti nella loro valenza civico-paesistica. All’interno di tali ambiti civico-paesistici saranno poi individuati alcuni sistemi integrati ambientali, antropici, valoriali di valen- za intercomunale entro i quali potranno essere ulteriormente evidenziati aree, poli, connessioni, invarianti di interesse civico, nonché eventuali aree critiche o a rischio. All’interno di tali sistemi saranno specificati anche i ruoli degli insediamenti esistenti. • La definizione delle strategie per una gestione civica dei territori, e le politiche per realizzarle. • Saranno messi a punto programmi di promozione per i settori ritenuti strategici, ma più che altro sarà curata la loro interazione, fino alla creazione di luoghi come baricentri di “civicità”. Da qui potranno scaturire le ricadute territoriali di questi programmi primari, e potranno essere messe in evidenza le attività ad esse conseguenti opportunamente localizzate. • La scelta di un progetto di attivazione, per innescare questo complessa operazione, che ovviamente non può essere attivata tutta insieme e contemporaneamente, ma che deve però, allo stesso tempo, trovare il modo di dare inizio ad azioni concrete e ad un processo progressivo di sperimentazione e di controllo civico basato su scelte, piani, attività e strutture, fondate su un quadro di riferimento territoriale complessivo delle terre civiche. Quello che abbiamo descritto è un programma operativo che richiede del tempo, certamente assai più di quel- lo a nostra disposizione e necessita di più forze e competenze di quelle oggi disponibili. Ma come si è detto si tratta di un progetto in divenire. Possiamo allora stabilire un livello minimo di attivazione del processo, riempiendo di primi contenuti possibili i tre pun-

96 ti di cui sopra sulla base delle informazioni che abbiamo già elaborato e di quelle che potremmo ancora elaborare, per pervenire così ad una prima bozza di larghissima massima di un quadro di riferimento territoriale per l’Ogliastra, da sviluppare con il contributo attivo delle Amministrazioni che si renderanno disponibili e lo riterranno interessante, convincente, ma più che altro utile per una continuazione futura dell’intero processo di pianificazione civica.

Il Paesaggio dell’Ogliastra, dalla Convenzione Europea al Piano Paesistico Regionale È interessante notare che le procedure indicate sopra sono del tutto analoghe a quelle che spesso vengono usate per le letture e le attività sul paesaggio. Questo è preso in considerazione secondo la C.E.P. (Conven- zione Europea del Paesaggio) in quanto fenomeno sociale, e ambiente di vita. Tali riferimenti alla Convenzione si ritrovano anche nel Piano Paesistico Regionale, specialmente nella sua parte propositiva. Potremmo così stabilire un’utile corrispondenza, non tanto vincolistica quanto invece promozionale tra usi civici contempora- nei e Piano Paesistico Regionale, con ricadute amministrative, di pianificazione, ed anche economiche, assai interessanti. Per rendere sempre più chiari questi passaggi strategici richiamiamo brevemente l’impostazione dell’idea di Paesaggio assunta dalla C.E.P. secondo la quale per paesaggio si intende “una parte di territorio, così come è percepita dagli abitanti, i cui caratteri derivano da fattori naturali e umani e della loro interrelazioni” (Art.1). Dunque si tratta di un fenomeno complesso, in divenire, basato sulle relazioni uomo/natura/società. In tal senso la sua dimensione sociale è data anche in quanto la percezione delle popolazioni è un fenomeno che si costruisce nel tempo, dalla memoria all’apprendimento sperimentale, e che è praticato nella sua dimensione sociale. Dunque il paesaggio è un fenomeno materiale, territoriale, storico ed ambientale, fortemente contem- poraneo, e al tempo stesso è anche la percezione sociale di questo fenomeno, che diviene così anche un fenomeno della mente, dei sensi e dello spirito e quindi è un fenomeno di ecologia in tutte le sue dimensioni. Così il paesaggio è storia e natura, lavoro e cultura, interpretazione scientifica e poetica. Quindi strutturalmen- te e operativamente è comunque un fenomeno di promozione, di evoluzione, di sperimentazione. Per potere assolvere a tutte queste dimensioni il paesaggio fa riferimento ad un’idea di fondo: il concetto di relazione, che come abbiamo visto permea ogni suo aspetto, che è sempre quantomeno biunivoco, fino alla sua dimensione di interrelazione generalizzata, come dice anche la Convenzione. Ma ancora un altro concetto contenuto dalla convenzione è strategicamente fondamentale, quello di ambiente di vita, con il paesaggio che è la sua espressione fondamentale. Questa idea dell’ambiente di vita, oltre che scientificamente ed ecologica- mente di grande interesse (ambiente come contenitore, come grembo di ogni dimensione della vita, compresa quella emotiva umana e quella quotidiana) è l’idea che da una parte lega tutto e che dall’altro esalta le specifi- che località e contesti delle comunità e anche di ogni persona, con il singolare effetto che mentre il paesaggio spesso a molte persone risulta un concetto astratto ed un po’ snob, che non li riguarda, l’idea di ambiente di vita è un’idea a cui tengono molto e che in genere non son disposti a delegare a nessuno. Preso atto di queste caratterizzazioni del paesaggio possiamo dire che la dimensione civica di una piani- ficazione volta all’uso civico contemporaneo, la concezione di paesaggio secondo la C.E.P. e i fondamenti concettuali del Piano Paesistico Regionale hanno una matrice di pensiero comune che può facilitare la loro comunicazione e l’assunzione di scelte reciprocamente coerenti. Queste considerazioni ci consentono allora un’importante estensione della nostra riflessione, quella di af- frontare il nodo dei rapporti con il Piano paesistico, spesso vissuto in termini di solo vincolo. Questa nostra dimensione propositiva ci consente di considerare il Piano paesistico nel suo aspetto promozionale, che così diviene un riferimento prezioso per la nostra ricerca di un’economia ambientale, rinnovabile, civica.

Verso un piano di “Governance Civica” tra i Comuni dell’Ogliastra Ripartiamo dalle considerazioni più volte richiamate sulla disponibilità di una mappa, elaborata dall’Osservato- rio delle terre civiche dell’Ogliastra, la Mappa delle Terre Civiche dell’intero territorio intercomunale che mostra già di per sé la straordinaria condizione ed il grande potenziale delle terre civiche ogliastrine. Tale territorio si presenta con alcuni caratteri comuni a tutte le terre come per esempio l’estensione del bosco, il rapporto insediamenti compatti/territorio, la gestione civica delle terre stesse, ma anche con alcune carat- terizzazioni geografiche specifiche dei diversi luoghi assai significative e caratterizzanti (Supramonte, Tacchi, Gennargentu, ne sono i principali contesti specifici, ma ve ne sono tanti altri ancora).

97 Questi luoghi così estesi e omogenei sono da sempre una delle roccaforti dello spirito della Sardegna e delle sue popolazioni, e la stessa permanenza dell’uso civico ne è una diretta testimonianza che si presenta come una maniera di gestire questa condizione plurisecolare. I rapporti tra abitanti e territorio che si manifestano appunto attraverso questo uso civico ne fa un caso speci- fico anche in confronto con altri usi civici italiani, come per esempio quelli degli Appennini e quelli delle Alpi. D’altra parte – come già evidenziato nella Premessa, una delle direzioni di studio e di proposta avanzate fin dall’inizio dall’Osservatorio è stata quella di porsi il problema se fosse possibile ipotizzare un uso civico con- temporaneo di questo territorio, per affrontare l’idea di un modello di governo del territorio civico utile ad uno sviluppo socioeconomico delle popolazioni ogliastrine, in particolare in questo periodo di crisi economica e del lavoro per le nuove generazioni. Questo è un passaggio, che potrebbe risultare epocale ma che richiede proprio per questo, molta attenzione ed una chiara impostazione anche di metodo.

Il processo evolutivo La prima notazione è che deve trattarsi di un processo evolutivo, e questo aspetto era evidente già all’inizio dell’attività dell’Osservatorio ed era già stato confrontato con alcuni Sindaci ogliastrini. In quella occasione si era pervenuti all’idea che tale processo evolutivo dovesse avere caratteri “tradizionali/innovativi” al tempo stesso, tali cioè da interpretare e fare evolvere in tal senso l’uso civico in termini contemporanei.

Le regole civiche Generalmente questo significa dedurre dalle “regole” dell’uso civico tradizionale alcuni elementi strutturali fondanti quali: - la natura comunitaria e collettiva del territorio; - una gestione di fruizione del bene che non provoca la sua alterazione; - la trasmissione del bene alle generazioni successive; - una gestione comunitaria delle modalità d’uso del bene stesso. L’applicazione in chiave contemporanea di queste “regole” può significare: • mantenere il territorio collettivo unitario ed organico; • una ricerca di usi e di funzioni contemporanee tali che tutte risultino compatibili con il bene stesso e con la sua continuazione; • e quindi tali da essere trasmissibili alle generazioni future; • in particolare mettendo a punto modalità di governo del bene che siano comunitarie, democratiche, e quindi sempre più partecipate; • che potremmo appunto chiamare “governance civica”. Si tratta di un’ attività e di un modello di uso completamente innovativo e in tal senso tutto da sperimentare, passando dalle impostazioni teoriche alle specifiche situazioni dell’Ogliastra, ma anche elaborando un mo- dello che è perciò ricco di nuove e stimolanti occasioni di lavoro e di attività innovative e incoraggianti (v. esempi successivi). Può sembrare un’attività sproporzionata alle possibilità delle quali disponiamo, ma possiamo essere sostenuti da due considerazioni. - La prima è che il modello che emerge dalle regole dell’uso civico è un modello assai vicino a quelli di tipo ecologico, e delle economie ecologico/economiche. Del resto è ormai evidente come questo sia oggi uno dei pochi modelli che possano garantire un futuro non precario, tanto che crediamo che questa consapevo- lezza sia ormai di molte persone, specialmente dei giovani. - La seconda considerazione è che questa procedura è molto vicina ad alcune impostazioni europee, sia sul piano dei programmi finanziari (v. Politiche Agricole Comunitarie 2014/2020) sia nei confronti delle politiche sul territorio e sul paesaggio promosse dalla C.E.P..

Le scelte programmatiche del Piano Queste considerazioni ci consentono di immaginare un Piano per la “governance civica” dell’Ogliastra impo- stato sulla base di alcune scelte:

98 - Aprire nuove relazioni tra il territorio ogliastrino e le comunità ogliastrine, che potranno determinarsi sulla base di un riconoscimento dei nuovi valori che si possono ritrovare nel territorio quali paesaggio, agricoltura, arche- ologia, tradizioni, ma anche nuove produttività agricole, ricerca di base e applicata, esperienze di vita, luoghi per una salute non urbana e tanti altri indirizzi ancora, nati anche dall’esperienza delle popolazioni locali. - Aprire processi esperienziali di condivisione e di approfondimento su quegli stessi valori in modo tale che la partecipazione divenga una fase attiva di promozione di iniziative, fra tutta la popolazione ed in particolare tra i giovani, verso modalità e contenuti di lavoro e di produzione innovativi. - Tutto ciò porta progressivamente a sviluppare modelli di una economia solidale, anziché della consueta economia mercantile, che male si concilia con i presupposti dell’uso civico, sia tradizionale, che contempo- raneo. Questo modello di economia solidale contemporanea potrebbe lanciare l’Ogliastra come un labora- torio tra i più avanzati d’Europa per uscire dall’attuale crisi economico finanziaria, per andare oltre questa crisi della dipendenza produttiva e sociale. Queste nuove impostazioni non possono essere condotte in astratto, ideologicamente, ma devono essere praticate progressivamente, attivando processi partecipativi e sperimentali, con ipotesi, prove e verifiche, con un atteggiamento critico e creativo al tempo stesso, pro- gressivamente sempre più evoluto e affinato. Se questa impostazione fosse condivisa e trovasse l’interesse e la disponibilità dei Sindaci e quindi delle co- munità a questa uscita dalla crisi e al rilancio dell’uso civico contemporaneo, si potrebbe predisporre da parte dell’Osservatorio, insieme con i Sindaci e le comunità, un programma per questo processo di riconoscimento dei beni civici per gli usi contemporanei e per l’attivazione e l’innesco delle prime attività civiche sperimentali, attraverso un confronto tecnico, scientifico e comunitario esperienziale, che, a partire dalle elaborazioni già avviate in sede di Osservatorio, potrebbe prefigurare un primo avvio operativo. Una esemplificazione in questo senso viene presentata al paragrafo seguente.

Forme d’uso non tradizionali, ovvero usi civici contemporanei Il presente Progetto pilota è stato basato sull’ipotesi di riuscire a organizzare in termini intercomunali una reinterpretazione dei beni civici e dei loro usi attualmente separati in un programma organico di promozione ecologica ed economica appropriata a favore delle comunità insediate. Per mettere in atto tale programma si ritiene opportuno indicare gli elementi sui quali esso può svilupparsi coerentemente con il contesto ogliastrino, come di seguito sintetizzati.

Una lettura per ambiti intercomunali civico/paesistici di riferimento Come abbiamo segnalato più volte il territorio intercomunale civico può essere articolato per ambiti civico- paesistici, a significare la coincidenza tra contesti territoriali storico-ecologici e ambiti civici delle comunità corrispondenti. Dall’esame dei dati raccolti, da una ricognizione territoriale, e da un confronto con il P.P.R., possiamo riconoscere per l’Ogliastra e per le sue terre civiche quattro ambiti territoriali principali: • Il Supramonte, la montagna e il mare di Baunei, fino ad Urzulei, comprendente anche i territori di Girasole, Triei, Lotzorai • La Cavea (o Conchiglia, o Corona, come le definisce il P.P.R.) delle alte colline e delle montagne, da Talana a Gairo, convergenti sul Golfo di Ogliastra. • Il Gennargentu e l’alto Flumendosa. • La regione dei Tacchi. • La regione di Perdasdefogu e Tertenia. Questi cinque ambiti sono attraversati ed uniti dal bosco, la vasta foresta che caratterizza e esalta le terre civiche dell’Ogliastra e che in particolare è segnata da due luoghi sacri (il Bosco del Carmine e il Bosco di Santa Barbara) che costituiscono la cerniera tra ambiti diversi e che a tutt’oggi sono luoghi di convergenza delle popolazioni di un vasto contesto abitato. I cinque ambiti sono diversamente abitati in rapporto alla loro natura storico-geografica ma generalmente le popolazioni sono collocate in insediamenti compatti che storicamente e attualmente caratterizzano i rapporti tra centri abitati e ambienti boschivi, ancora assai intensi. Ogni insediamento in realtà controlla e vive un contesto territoriale ben individuato, come caposaldo di un ben caratterizzato territorio civico. Questo modello assume poi una particolare connotazione nei rapporti tra centri abitati e i Tacchi dove spesso ad ogni tacco

99 corrisponde un abitato, mentre tra i Tacchi e gli insediamenti sussiste un rapporto biunivoco, assegnando all’insediamento un ruolo di “capoluogo” ambientale ed economico di quella specifica configurazione mon- tuosa. Queste modalità insediative trovano un riferimento nella loro precedente articolazione in epoca storica e preistorica, sempre segnata da un’appartenenza geografico-ambientale a luoghi significativi diversi dagli at- tuali perché riferiti a geografie, economie e culture differenti ma sempre ispirati a un’idea di stretta relazione comunità/ambiente. Come ben documenta la pubblicazione “Siti Archeologici d’Ogliastra”29. La diffusione degli insediamenti sul territorio è estremamente vasta e articolata ma sempre appropriata e tale che potrebbe essere suggerito un approfondimento di ricerca e di consapevolezza sull’evoluzione dei modelli insediativi in Ogliastra. Da questa modalità di radicamento sul territorio discenda una forte caratterizzazione delle tradizioni e dei cibi in particolare, fenomeni che testimoniano e materializzano la relazione comunità/luoghi. Inoltre è da notare che le pur difficili connessioni tra i diversi ambiti in termini contemporanei sono invece garantibili e sviluppabili attraverso la molteplicità dei mezzi di trasporto per una mobilità leggera, dal treno turistico, alle navigazioni lacustri e marine, alla rete dei sentieri (con diverso livello di difficoltà). Tutto questo può rappresentare un primo insieme di beni ai quali riferirsi per individuare i possibili valori, dell’uso civico contemporaneo.

Le strategie per una gestione civica dei territori Sulla base sistemi e sottosistemi individuati negli ambiti e più in generale nelle relazioni comunità/territorio si possono segnalare le numerose attività da intraprendere: cibo e agricoltura di qualità, turismo ospitale, luoghi e attività di prevenzione e salute, educazione e ricerca scientifica per gli usi durevoli delle risorse e per la conoscenza profonda del territorio, archeologia come matrice dei luoghi. Queste attività possono essere svi- luppate con una strategia di programmazione che parta da una consultazione diffusa all’interno delle comunità stesse per coinvolgerle nella elaborazione del programma generale. In questo ambito saranno da verificare anche tutte le iniziative di uso non tradizionali come lo sfruttamento delle biomasse o la produzione di energia da fonti rinnovabili che dovranno comunque rapportarsi alle logiche economico-ecologiche dell’uso civico, dando la preferenza alle ricadute locali di tali attività. Tutte queste ini- ziative dovranno comunque confluire in programmi integrati di turismo consapevole e in attività civiche, sociali e comunitarie, con particolare attenzione a sanità, istruzione prevenzione e attività di promozione giovanile. Anche questa definizione delle attività e il loro stesso svolgimento dovranno essere elaborati in accordo con le comunità secondo ipotesi e proposte da verificare in progress e che possono anche avere carattere spe- rimentale.

Alcuni primi Scenari Per illustrare cosa potrebbe significare un progetto integrato, utile per innescare il programma di cui sopra, proponiamo a titolo puramente orientativo allo scopo di iniziare un dibattito costruttivo, una serie di scenari territoriali programmatici. Primo scenario: “Passare leggeri attraverso l’Ogliastra” - Riconnettere tutte le mobilità leggere, dal treno alle navigazioni alle reti di sentieri. Si formerebbe così un anello da Arbatax fino ai Tacchi e poi sul Lago Flumendosa, e quindi al Gennargentu, e poi ai sentieri del Supramonte, e quindi agli itinerari di mare da Cala Luna fino ad Arbatax. - Organizzare intorno a questo itinerario una fascia di ricettività leggera e di attività creative (a cominciare dal Museo di Maria Lai). Il ripristino del treno turistico che potrebbe anche fare riferimento ad altri esempi di Regioni Autonome (treno Val Venosta) consente di sviluppare su un vasto territorio attività insediative ed agricole diffuse di grande valore - Organizzare anelli, circuiti collaterali, ramificazioni, con attività multifunzionali, agricole e produttive. - Individuare entro questo itinerario alcune tappe prioritarie. Esse potrebbero contenere un museo diffuso.

29 C.Nieddu, editor, Siti Archeologici d’Ogliastra, Provincia di Ogliastra, 2006.

100 - Organizzare un “Museo del Territorio Civico: Abitare l’Ogliastra” con le articolazioni di un abitare in antico (archeologia), e quindi abitare gli usi civici (silvo/pastorali), e, ancora più importante, sperimentare il futuro secondo modelli ecologico-innovativi, organizzando una sorta di laboratorio. Un modello di questo tipo propone una modalità di fruizione dell’intera Ogliastra leggera ma intensa, partico- larmente rivolto ai giovani che possono impegnarsi in esso a diversi livelli. Secondo scenario: il ventaglio dai monti al mare Un secondo scenario possibile, appena formulato e ancora tutto da verificare, che però è importante suggeri- re, prevede di recuperare le antiche relazioni unitarie dai monti al mare, nelle loro diverse strutture territoriali, che invece sono state separate nel corso della definizione storica dei Comuni. Del resto l’andamento delle terre civiche lo testimonia chiaramente. Riorganizzare a livello di Piano delle valorizzazioni intercomunali questa antica condizione può consentire di sviluppare inedite relazioni e usi plurimi di territori oggi monofunzionali. Questa operazione è semplice per i Comuni estremi del ventaglio, da Baunei a Tertenia, i quali dovrebbero catalizzare alcuni usi civici ed ambiti naturalistici limitrofi. Il ventaglio diviene affascinante dal Gennargentu al mare (Talana, Villagrande, Arzana e Urzulei, con Girasole) mentre per altre aste del ventaglio occorre ricorrere al treno storico che lega il porto alla media collina, fino al parco dei Tacchi, e forse si può andare a trovare altre connessioni attraverso le vie della transumanza. L’offerta complessiva del ventaglio può essere di straordinario interesse e profondità. Terzo scenario: per un’agricoltura civica programmata delle terre civiche dell’Ogliastra Proposta per un programma intercomunale di uso dei fondi europei (PAC) nelle terre civiche. L’idea di riferimento è naturalmente quella di organizzare un’agricoltura multifunzionale, che però trova una particolare declinazione e attuazione nel senso di riferirsi a terre civiche, di proprietà collettiva. Il prof. Grossi in proposito parla di “un diverso modo di possedere”, al quale potremmo associare l’idea di un diverso modo di “fruire, e di governare il territorio”, con particolare riferimento alle diverse funzioni legate all’agricoltura. L’idea allora sarà quella di pensare ad un “affidamento” delle terre civiche da parte della comunità, ai diversi soggetti che possono renderlo utile per sé e per tutti seguendo i noti principi di sostenibilità, rinnovabilità, ciclicità, equità, qualità ecologica e sociale, che caratterizzano l’uso civico da sempre e che deve essere caratterizzato da una specifica attenzione nell’attualità. Ma questa condizione, oltre ad essere un principio ispiratore di carattere generale, per essere operativo anche in funzione dei programmi europei delle Politiche Agricole Comunitarie, ha bisogno di un programma di riferimento integrato che sia di carattere Intercomunale, tanto per potere disporre di una dimensione vasta delle attività da sviluppare, quanto per fare una richiesta di finanziamento comunitaria, organica e strutturata su scala intercomunale che qui proponiamo nelle sue linee direttive. Gli usi potranno essere organizzati per categorie di multifunzionalità agricola e civica quali le seguenti: 1. funzionalità alimentare, da sviluppare in relazione al consumo interno, al consumo di qualità, all’artigianato alimentare. Tale funzionalità potrà essere efficace solo alla scala di una produzione - trasformazione inte- grata delle specialità di nicchia, da riconoscere, promuovere e commercializzare in stretto riferimento con le altre programmazioni da sviluppare nel contesto specifico locale di cui alla voci successive. Questa mo- dalità configura la possibilità di validare alcune attività già sporadicamente in corso ma non riconosciute nei termini di produzione, confezionamento e distribuzione di prodotti domestici, di nicchia e a chilometro zero in una nuova figura, quella dell’artigiano alimentare, tutta la ricchezza della tradizione e dell’innovazione a servizio di tutte le altre multifunzionalità. L’inserimento nel programma civico della attività artigianali compor- ta la garanzia igienico sanitaria e commerciale di tali attività e il monitoraggio costante del ciclo alimentare locale. L’insieme delle attività alimentari e in particolare dell’artigianato dovrà garantire al tempo stesso la qualità degli assetti agricolo-paesistici, in particolare nelle aree limitrofe ai centri abitati (orti, frutteti e piccoli allevamenti) e per le terre attualmente concesse in enfiteusi; 2. funzionalità sociale (alimentare e non). La funzionalità sociale degli usi agricoli riguarda in primo luogo il consumo interno dei prodotti a livello di strutture sociali in essere (scuole, ospedali, residenze protette, etc.) che utilizzano i prodotti in tutte le stagioni; in secondo luogo riguarda modalità di occupazione da pro- muovere e qualificare nell’ambito di vere e proprie innovazioni gestionali integrate (alimentazione – mense

101 – educazione animazione – formazione di nuove professionalità). Il rapporto con le scuole prevederà inoltre una specifica attività di didattica alimentare e di educazione al territorio e all’uso civico; 3. Funzioni di ospitalità, con artigianato alimentare di uso diretto. La trasformazione dei prodotti non è se- parabile dall’agricoltura di cui fa parte a tutti gli effetti, in quanto effettiva componente della sua completa funzionalità. In tal senso la trasformazione dei prodotti e la creazione di specifiche modalità di trasforma- zione a livello locale deve essere riconosciuta e promossa ad un livello più alto di quello già esistente, che è possibile solo alla condizione di predisporre effettivi programmi di produzione, bilanci programmabili tra produzione, trasformazione e consumo, a cui conseguono effettive attività promozionali più ampie legate al turismo e alle diverse forme di ‘accoglienza’; 4. Funzioni di conoscenza e consapevolezza dei luoghi e delle strutture del territorio, e loro cura e conser- vazione. Le attività agricole coordinate comportano un adeguata conoscenza integrata, necessaria per attivare la promozione complessiva del territorio (agricolo, forestale e montano). Questa funzionalità diviene uno specifico programma di acquisizione esperienziale, rivolto agli abitanti utenti civici e agli ospiti a cui si rivolgono i programmi di accoglienza. Tali funzioni divengono essenziali per sviluppare le interconnessioni tra soggetti e luoghi in una visione organica di promozione territoriale complessiva; 5. Funzioni di conoscenza diretta dei caratteri dei territori, dei paesaggi e dei percorsi di visita. Dall’archeologia alle biodiversità, e tanto altro ancora. Nello stesso modo si intende proporre l’attività di conoscenza integra- ta da rivolgere alla società locale e ai possibili ospiti, diversamente motivati a vivere l’esperienza paesistica ad ogni livello, che è comunque strettamente connessa e concepita come componente della funzionalità ge- stionale integrata. Le conoscenze e le informazioni scientifiche, archeologiche e naturali sono strettamente interconnesse con le attività agricole e con i loro paesaggi; 6. Funzioni di promozione e svolgimento di specifiche attività culturali, creative, di comunicazione sperimenta- le che investono il paesaggio a tutto campo e in tutto l’arco dell’anno. La stagionalità agricola è ritmata da eventi e manifestazioni sia tradizionali che di nuova istituzione, che vanno peraltro organizzati in calendari strutturati anche culturalmente sui territori. Ciò può essere attuato tramite specifici programmi che investono a tutto campo musica, teatro, eventi itineranti complementari alle attività sociali locali ed esterne - scuola come territorio/ territorio come scuola ospitale, etc.; 7. Programma di intreccio di tutte le funzioni sopradette e altre ancora che emergeranno dalla progettazione condivisa che si deve sviluppare in proposito. Un tale programma nasce dalla maturazione e dalla consa- pevolezza raggiunte nella dimensione intercomunale sia nella ricognizione che nella nuova proposta, che nella riorganizzazione a livello più alto delle iniziative esistenti e potenziali, da incoraggiare e riconoscere in quanto valori complessi manifestati da ogni realtà civica locale. In tal senso l’intreccio e la nuova dimen- sione territoriale delle funzioni divengono il tema e l’oggetto al tempo stesso di specifiche progettazioni da sviluppare in concomitanza con il Piano di valorizzazione intercomunale.

Conclusioni L’Ogliastra a un bivio A conclusione della ricerca del Progetto pilota “Le Terre Civiche” e tenendo conto delle recenti novità legislati- ve sugli usi civici ci sembra che l’Ogliastra e i suoi abitanti si trovino ad un bivio molto netto in quanto: - Se si seguono le leggi recenti e alcune spinte di “ammodernamento produttivistico” si profila la progres- siva erosione del patrimonio civico fino al suo svuotamento totale, intaccando un valore irripetibile, e la conseguente banalizzazione del territorio dell’Ogliastra verso modelli standardizzati che in tutta Italia e nel Mediterraneo mostrano ormai la loro saturazione e inefficienza economica in una condizione di arretratezza culturale ed economica che rinnega l’equità sociale dell’uso civico. - Se invece si concorda con la proposta del Piano intercomunale di valorizzazione delle terre civiche, che prevede l’esaltazione delle risorse civiche del territorio e delle attività dei suoi abitanti in chiave contempo- ranea, si può mettere a punto un processo di evoluzione del territorio ogliastrino verso modelli avanzati (a livello europeo e oltre) tali comunque da poter intercettare i fondi comunitari e da garantire una promozione civile, culturale ed economica delle comunità insediate, specialmente dei giovani. I due modelli non sono conciliabili e si escludono radicalmente a vicenda.

102 IX) REGOLAMENTO COMUNALE DEGLI USI CIVICI: ANALISI CRITICA DEI REGOLAMENTI VIGENTI

Maria Vittoria Porcu, Enzo Ibba

L’art. 12 della LR 12/1994 prescrive che i Comuni nella cui circoscrizione esistono terreni ad uso civico, devono dotarsi di un Regolamento per la gestione di detti terreni, sul quale deve preventivamente essere acquisito il parere dell’Assessore regionale dell’Agricoltura e Riforma Agro - pastorale. Secondo il successivo articolo 13 della Legge, il Regolamento per l’uso dei terreni gravati da uso civico deve disciplinare: a) l’esercizio delle forme tradizionali di uso civico relativamente al suo contenuto, ai suoi limiti soggettivi, og- gettivi e temporali, alle modalità di concessione, alle eventuali condizioni ed ai modi di individuazione e di pagamento dell’eventuale corrispettivo; b) le forme di utilizzazione non tradizionale relativamente ai contenuti, ai limiti, alle garanzie, alle forme di concessione, alle modalità di individuazione e di pagamento dei corrispettivi, alle modalità di una eventuale partecipazione del Comune alle iniziative; c) gli impegni di spesa connessi alla gestione dei terreni, con l’indicazione delle fonti di entrata e la previsione delle misure previste dall’articolo 46 del Regio Decreto 26 febbraio 1928, n. 332, e di altre norme analoghe; d) le modalità di contestazione delle infrazioni e di irregolarità delle sanzioni di cui all’articolo 14, i modi di risarcimento dei danni e le relative garanzie. Nel Regolamento possono altresì essere disciplinate le modalità di raccolta consuetudinaria di erbe, di animali e di frutti spontanei, qualora il Comune ne ravvisi l’opportunità e non siano già disciplinate da altre leggi. I Comuni avrebbero dovuto emanare il Regolamento (o adeguarlo nei Comuni che ne erano già provvisti) entro un anno dall’entrata in vigore della LR 12/94, che è stata promulgata il 14/03/1994. Qualche anno dopo l’entrata in vigore della Legge 12/94 circolava uno schema di Regolamento predisposto informalmente dagli uffici dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, competenti in materia di usi civici, a se- guito delle pressanti richieste da parte delle Amministrazioni comunali, che non avevano alcuna idea su come strutturare questo documento. È però accaduto che la maggior parte delle Amministrazioni comunali abbia adottato acriticamente lo schema generale fuoriuscito dall’Assessorato, invece di elaborarlo per adeguarlo e renderlo più attinente alla specifica situazione locale. È, quindi, comprensibile che nel corso dei numerosi incontri/ workshop promossi dall’Osservatorio terre ci- viche della Provincia d’Ogliastra, molti amministratori abbiano evidenziato proprio una certa inadeguatezza dei Regolamenti dei propri Comuni, che così com’erano strutturati finivano spesso per ostacolare un’efficace gestione delle terre civiche. L’Osservatorio ha quindi ritenuto opportuno dedicare una particolare attenzione al tema del Regolamento comunale degli usi civici nell’ambito del progetto “Le terre civiche opportunità di crescita e di sviluppo per l’Ogliastra – II fase”. Sulla scorta dell’esperienza acquisita si è ritenuto però di non proporre più uno schema di Regolamento ge- nerale-generico, ma di proporre invece una sorta di indice di Regolamento fondato su basi giuridiche coerenti con il dettato normativo vigente, e sul quale ogni Amministrazione avrebbe poi inserito le norme regolamentari e procedimentali più idonee a coniugare la tutela del diritto di uso civico con le aspettative di sviluppo econo- mico e sociale che la comunità titolare del diritto si attende anche dai piani di valorizzazione delle terre civiche. Sulla scorta delle diverse posizioni emerse nel corso dei vari incontri promossi dall’Osservatorio sul tema degli usi civici, si è ritenuto che il processo di costruzione di un indice di Regolamento doveva partire dall’analisi cri- tica dei regolamenti vigenti per poi tenere conto sia dell’esperienza maturata nel corso dell’istruttoria dei diver- si procedimenti amministrativi afferenti alle terre civiche, ed in particolare delle posizioni assunte da Argea e dall’Assessorato all’Agricoltura, sia delle norme regolamentari nel frattempo emanate dall’esecutivo regionale. Nel seguente paragrafo si riassume la situazione dei Regolamenti e dei Piani di valorizzazione nei diversi Co- muni ogliastrini dove l’esistenza di terre ad uso civico è stata accertata con provvedimento del Commissario per gli usi civici (prima della LR 12/94) o della Regione sarda (dopo la LR 12/94).

103 Comune di Arzana Il Regolamento comunale per la gestione delle terre civiche (composto da 41 art.) è stato approvato con Delibera Consiglio Comunale n. 20 del 26 giugno 2006 e successivamente adeguato con Delibera Consiglio Comunale n. 6 del 16 aprile 2007, ed ancora modificato conD elibera Consiglio Comunale n. 3 del 17/02/2012 Il Piano di valorizzazione è stato trasmesso ad ARGEA con nota n.4701 del 01.10.2008; il Comune con Deli- bera C.C. n. 01 del 07.01.2013 ha dato incarico al professionista di provvedere a fornire le integrazioni al Piano di valorizzazione in risposta alla richiesta in tal senso pervenuta dalla Direzione regionale di ARGEA (nota n.17042 del 30.08.2012).

Comune di Barisardo Questo Comune non possiede né Regolamento né Piano di Valorizzazione per le terre civiche.

Comune di Baunei Il Regolamento Comunale per l’esercizio degli usi civici (composto da 78 artt.), approvato con Delibera C.C. n.38 del 16.07.1998 e modificato con Delibera C.C. del 07.05.1999, è stato sostituito dal nuovo Regolamento approvato con Delibera C.C. n.30 del 05.11.2012 sul quale il Servizio Territoriale dell’Ogliastra di Argea ha espresso parere favorevole con Determinazione del 13.03.2013. Il Piano di valorizzazione e recupero delle terre civiche è stato approvato con Delibera del C. C. n. 31 del 05.11. 2012 ed approvato del Servizio Territoriale dell’Ogliastra di ARGEA con Determinazione n. 1361 del 09.04.2013 e definitivamente ratificato con Delibera della Giunta Regionale n. 28/43 del 17.07.2013.

Comune di Gairo Il Regolamento d’uso dei beni patrimoniali ad uso civico (composto da 53 art.) è stato approvato con Delibera del C.C. n. 26 del 29.03.2013. Il Piano di valorizzazione è stato approvato con Del. C.C. n. 26 del 29-03-2010, ed è tuttora in attesa di appro- vazione da parte della Regione.

Comune di Girasole Il Piano di valorizzazione approntato dall’Ufficio Tecnico comunale è stato approvato con Deliberazione C.C. n. 7 del 02/04/2012; a seguito delle numerose osservazioni rilevate dal Servizio Territoriale dell’Ogliastra, nel gennaio 2013 è stato affidato l’incarico ad un tecnico esterno per la redazione del Piano di valorizzazione e del Regolamento Comunale delle terre civiche.

Comune di Lotzorai Nell’aprile 2013 è stato affidato l’incarico ad un tecnico esterno per la redazione del Piano di valorizzazione e del Regolamento Comunale delle terre civiche.

Comune di Perdasdefogu Nel 2011 è stato affidato l’incarico ad un tecnico esterno per la redazione del Piano di valorizzazione e del Regolamento Comunale delle terre civiche.

Comune di Seui Il Regolamento per le terre civiche è stato approvato con Delibera del C.C. n. 97 del 22.12.98, ed approvato dall’Assessore all’Agricoltura e Riforma Agropastorale con provvedimento n. 4620 del 04.03.1999; successi- vamente è stato modificato con Deliberazione C.C. n. 38 del 30.09.2003 ed inviato in Assessorato per parere ex L.R. 12/94. Nel 2012 è stato affidato l’incarico ad una società di ingegneria per la redazione del Piano di valorizzazione e del Regolamento Comunale delle terre civiche.

Comune di Talana Il “Regolamento Comunale per la disciplina e la gestione dei Terreni gravati da usi civici” (52 artt.) è stato

104 approvato con Deliberazione del C.C. n. 27 del 27.04.1999; riapprovato per dare dei chiarimenti con Del. del C.C. n. 37 del 30.07.1999, ulteriormente rettificato con Del. del C.C. n. 31 del 07.08.2000. In precedenza era stato ottenuto il parere favorevole dell’Assessorato all’Agricoltura e Riforma Agropastorale - Ufficio Regionale per gli Usi Civici − con nota n. 11365 del 01.06.1999. Attualmente dopo le più recenti modifiche il Regolamento dovrebbe essere stato approvato anche da ARGEA. Il Piano di valorizzazione e recupero delle Terre Civiche è stato adottato da Comune con Deliberazione del C.C. n. 37 del 24.09.2003 e approvato dalla regione con Decreto del Presidente della Giunta n. 65 del 17.05.2004.

Comune di Tertenia Questo Comune non possiede né Regolamento né Piano di valorizzazione per le terre civiche.

Comune di Tortolì Questo Comune non possiede né Regolamento né Piano di valorizzazione per le terre civiche.

Comune di Triei Con Determina n. 248 del 28.12.2007 è stato affidato l’incarico ad un tecnico esterno per la redazione del Pia- no di valorizzazione e del Regolamento Comunale delle terre civiche. Il professionista ha prodotto il progetto preliminare ed una bozza di quello definitivo, sul quale è tuttora in corso il dibattito politico in seno all’ammini- strazione comunale.

Comune di Ulassai Il Regolamento Comunale per la gestione delle terre civiche (53 artt.) è stato approvato con Del. del C.C. n. 22 del 04.08.2008 anche se successivamente ha subito leggere modifiche ed integrazioni. Il Piano di valorizza- zione e recupero delle terre civiche è stato adottato con Del. del C.C. n. 12 del 29.04.2002 ed approvato dalla Regione con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 108 del 29.07.2002.

Comune di Urzulei Il Regolamento d’uso dei beni patrimoniali gravati da uso civico (53 artt.) è stato approvato con Delibera del C.C. n. 22 del 04.08.2008, poi modificato con Delibera del C.C. n. 25 del 01.09.2008. Sullo stesso è stato ottenuto il parere positivo dall’Argea. Il Piano di valorizzazione e recupero delle terre civiche è stato adottato con Deliberazione del C.C. n. 48 del 29.12.2000 ed approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 29 del 03/04/2001.

Comune di Villagrande Strisaili Il Regolamento d’uso dei beni patrimoniali collettivi (usi civici) composto da 49 artt. è stato approvato con Delibera del C.C. n. 23 del 24.03.1999, anche se successivamente ha subito modificazioni ed integrazioni. Un nuovo Regolamento d’uso dei beni patrimoniali collettivi (usi civici) composto da 49 artt. è stato approvato con Delibera del C.C. n. 68 del 09.12.2011. Il Servizio Territoriale dell’Ogliastra di ARGEA, al quale il nuovo regolamento era stato trasmesso per il parere di competenza, ne sospende l’esecutività obiettando che alcuni passaggi non siano conformi alle vigenti disposizioni di legge. Il Piano di recupero e valorizzazione delle terre civiche è stato approvato con Deliberazione del C.C. n. 34 del 20.10. 2003 ed approvato dalla regione con Decreto del Presidente della Giunta n. 131 del 22.06.2004.

Osservazioni sulla struttura e sui contenuti dei Regolamenti vigenti La maggior parte dei Regolamenti comunali possiede struttura e contenuti che non si discostano molto dallo schema standard, proposto o fuoriuscito ufficiosamente dagli uffici regionali, il quale era originariamente co- stituto da circa 32 articoli, non intestati, ripartiti in cinque sezioni non numerate (Norme generali, Concessioni per seminerio e miglioria, Concessioni di pascoli, Sanzioni, Norme finali). Ad esso si uniformano sostanzialmente i Regolamenti di Arzana, Gairo, Ulassai, Seui, nei quali però compare anche la disciplina di altri usi (legnatico, ghiandatico, pietratico, terratico) e vi si accenna anche al godimento

105 delle acque, pubbliche o meno. La classificazione dei terreni ai fini del calcolo del canone di utilizzo rimane sostanzialmente immutata, né viene innovata la procedura per la sua determinazione, che rimane affidata alla Giunta Comunale, che dovrà genericamente basarsi sulla capacità produttiva dei terreni. Nel Regolamento di SEUI compare un’elencazione, seppure poco organica, degli interventi ammissibili sulle terre civiche (art.4), che vengono distinti in: Attività Agro-silvo-pastorali (Semina; Aratura; Arboricoltura; Siste- mazione idraulica; Decespugliamento e spietramento; Miglioramento organico) ed Opere Agro-silvo-pastorali (Ricerca idrica, Realizzazione di fontanili e abbeveratoi, Terrazzamento, Opere complementari finalizzate direttamente all’esercizio dell’attività produttiva). In questo Comune vengono specificati (art. 5) anche i requisiti soggettivi che devono essere posseduti dagli allevatori che intendano fare istanza per eseguire interventi di miglioramento pascolo. Nel Regolamento di URZULEI si stabilisce subito che (art. 1) “le terre civiche possono essere assegnate ad altre destinazioni, ivi compresa la DESTINAZIONE TURISTICO SPORTIVA” e si fa riferimento alle previsioni del Piano di valorizzazione e recupero delle terre civiche. La novità più importante è costituita dal fatto che oltre alle concessioni per orti familiari vengono disciplinate anche quelle per: Attività agricole e connesse ivi comprese quelle agrituristiche, Attività zootecniche e attività di trasformazione connesse, Attività turistiche. Si introduce anche una disciplina di caccia e pesca esercitate sulle terre civiche nonché delle cave. È anche previsto che in alcuni casi la durata della concessione possa essere elevata a 15 anni. Nel Regolamento di VILLAGRANDE STRISAILI un’importante novità è costituita dalla necessità di integrare le previsioni del Piano di valorizzazione e recupero delle terre civiche con quelle del Piano Urbanistico Co- munale. S’introduce la possibilità di ricorrere alla fotointerpretazione per stabilire la categoria d’uso del terreno nel caso fosse necessaria una puntuale classificazione dello stesso e vengono anche indicati dei parametri da utiliz- zare per il calcolo del corrispettivo della concessione; gli importi unitari dovranno essere stabiliti con apposito atto della Giunta Comunale ed aggiornati almeno ogni tre anni. La durata massima della concessione è portata a 30 anni; vengono fissate procedure e tempi per ottenere la concessione e si da un’indicazione esaustiva di tutta la documentazione da produrre a corredo dell’istanza. Sono previste anche concessioni per attività finalizzate all’autoconsumo: orti familiari, orti urbani per attività agricole “socialmente utili”. Sono previste e disciplinate in dettaglio anche le concessioni per specifiche attività di impresa. Nel Regolamento per la gestione delle terre civiche del Comune di BAUNEI si propone innanzitutto una distin- zione fra “Forme Tradizionali” e “Forme Non Tradizionali” dell’esercizio dell’uso civico, proponendo un’ampia esemplificazione di entrambe le categorie.

Forme Tradizionali: a) Pascolo b) Ghiandatico c) Legnatico d) Esercizio di coltivazioni agricole e) Attività complementari degli usi precedenti purché riconducibili alla figura dell’imprenditore agricolo ex art. 2135 c.c. (a titolo esemplificativo: coltivazione dei terreni; allevamento degli animali compresa l’apicoltura; itticoltura; selvicoltura; coltivazione e raccolta delle erbe aromatiche e/o officinali; funghicoltura; tartuficol- tura; le attività di trasformazione dei relativi prodotti; le attività connesse con l’esercizio dell’agriturismo; le aziende agrifaunistiche-venatorie, compreso l’allevamento e l’addestramento dei cani; le fattorie didattiche; la multifunzionalità delle aziende agricole e forestali).

Forme NON Tradizionali a) Attività e servizi svolti da imprese del settore turistico-ricreativo con particolare riguardo a: il turismo rura- le; l’escursionismo in senso lato (tra cui quello naturalistico, ambientale, scientifico-culturale, etnografico, archeologico, speleologico, ecc..); le attività sportive all’aria aperta (equitazione, free-climbing, trekking, nordic walking, cicloturismo, fuoristrada, ecc.)

106 b) Attività di supporto e servizio alle attività turistico-ricreative c) Gestione di aree attrezzate per la sosta degli escursionisti e dei relativi mezzi di locomozione; scuderie; bivacchi, ecc.; centri di educazione ambientale e per attività didattiche, compresi eventuali locali ad uso foresteria; parchi avventura d) Prelievo di ghiaia e pietre naturali, purché non configurabile come specifica attività di cava e) Sfruttamento di fonti di energia rinnovabile ed ecocompatibili.

L’esercizio delle “Forme Non Tradizionali” di uso civico è ritenuto ammissibile con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo integrato del territorio, qualora si dimostri che sia conforme agli interessi generali della comunità baunese e avvenga nel rispetto dei principi dell’uso sostenibile del territorio. Nel rispetto di tale finalità può rientrare tra le “Forme Non Tradizionali” di uso civico ogni altro uso legato alle effettive necessità della collet- tività titolare-utente non classificabile fra quelli che precedono. Anche per le “Forme Non Tradizionali” di uso civico è ammessa la realizzazione delle INFRASTRUTTURE e delle STRUTTURE necessarie per un corretto esercizio delle stesse. Degna di rilievo è la nota con la quale si precisa che l’elencazione degli usi civici riportata nel Regolamento ha semplice natura dimostrativa e non tassativa. Pertanto, la definizione di tali usi potrà essere adeguata in funzione delle mutate esigenze di vita legate alle diverse e nuove condizioni socio-economiche e ambientali, antropologiche e culturali, scientifiche e tecnologiche, che caratterizzano l’evoluzione della comunità titolare del diritto di uso civico. La durata della concessione può arrivare sino a 15 anni; si distinguono le concessioni riservate a coloro che svolgono attività in modo imprenditoriale/professionale da quelle praticate nel tempo libero, come hobby, o per semplice autoconsumo. Si disciplina anche l’uso della viabilità agro-silvopastorale ed all’uso della rete dei sentieri.

Proposta di schema/indice Regolamento Sulla base delle indagini svolte i Regolamenti più completi sono quelli di Baunei e Villagrande, ciò nonostante anche in essi si notano ripetizioni e carenza di organicità, dal punto di vista dei contenuti amministrativi e giuridici. Volendo proporre un indice di Regolamento fondato su basi giuridiche coerenti con il dettato normativo vi- gente, si potrebbe prendere spunto dai Regolamenti citati dei quali si riporta il raffronto sulla base degli indici.

107 INDICE REGOLAMENTO VILLAGRANDE INDICE REGOLAMENTO BAUNEI

TITOLO I − DISPOSIZIONI GENERALI TITOLO I − DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1 − Beni patrimoniali collettivi (usi civici) Art. 1 − Premessa Art. 2 − Requisiti generali per la concessione Art. 2 − Finalità Art. 3 − Soggetti e criteri per il rilascio delle concessioni Art. 3 − Individuazione degli usi civici Art. 4 − Corrispettivo per la concessione Art. 4 − Titolarità degli usi civici Art. 5 − Durata e rinnovo della concessione Art. 5 − Requisiti per la concessione Art. 6 − Risoluzione anticipata della concessione Art. 6 − Soggetti e criteri per la concessione Art. 7 − Competenze del concessionario Art. 7 − Classi di godimento Art. 8 − Segnalazioni a carico del concessionario Art. 8 − Corrispettivo per la concessione Art. 9 − Classificazione terreni Art. 9 − Gestione delle risorse ed impegni di spesa Art. 10 − Destinazione dei beni patrimoniali collettivi Art. 10 − Durata e rinnovo concessione TITOLO II − CONCESSIONE DEI TERRENI Art. 11 − Risoluzione anticipata della concessione COLLETTIVI A PASCOLO Art. 12 − Competenze del concessionario Art. 11 − Disciplina del pascolo Art. 13 − Trattamento alberi d’alto fusto Art. 12 − Restrizioni al pascolo Art. 14 − Segnalazioni a carico del concessionario Art. 13 − Durata del pascolo Art. 15 − Competenze degli organi Art. 14 − Corrispettivo annuo Art. 16 − Controlli amministrativi e giurisdizionali Art. 15 − Introduzione bestiame forestiero − sanzioni TITOLO II − USO CIVICO TRADIZIONALE Art. 16 − Controlli Art. 17 − Le forme tradizionali di uso civico TITOLO III − CONCESSIONI PER L’AUTOCONSUMO Art. 18 − Canone annuo per la concessione terreni ad uso Art. 17 − Beneficiari tradizionale Art. 18 − Presentazione delle istanze e super-fici concedibili Art. 19 − Classificazione dei terreni per la determinazione Art. 19 − Diritto e revoca di coltura del canone annuo di concessione Art. 20 − Esecuzione delle richieste TITOLO III − AUTORIZZAZIONE DI TERRENI A Art. 21 − Corrispettivi PASCOLO ERBATICO Art. 22 − Rispetto dei vincoli Art. 20 − Utilizzo dei pascoli comunali Art. 23 − Orti urbani Art. 21 − Anno pascolativo Art. 24 − Enfiteusi Art. 22 − Disciplina del pascolo e sanzioni TITOLO V − CONCESSIONI PER ATTIVITÀ D’IMPRESA Art. 23 − Pascolo di bestiame non identificato Art. 25 − Tipologia e beneficiari Art. 24 − Malattie od epidemie Art. 26 − Autorizzazioni e concessioni Art. 27 − Realizzazione opere Art 25 − Mancato pagamento del canone annuo Art. 28 − Adempimenti e durata Art 26 − Modalità di esazione del corrispettivo Art. 29 − Scadenza e cessione dell’attività TITOLO IV − GHIANDATICO E PASCOLO BRADO DEI SUINI Art. 30 − Corrispettivo annuo e modalità di riscossione Art 27 − Raccolta e pascolo delle ghiande TITOLO VI − GODIMENTO DELLE ACQUE PUBBLICHE Art 28 − Pascolo brado suini Art. 31 − Disciplina Art 29 − Richiesta autorizzazione al pascolo brado suini Art. 32 − Controversie Art 30 − Individuazione delle aree da destinare annualmente Art. 33 − Corrispettivo al pascolo brado Art 31 − Trasferimento dei suini TITOLO VII − PATRIMONIO BOSCHIVO Art 32 − Intese tra comuni limitrofi per evitare contatti Art. 34 − Diritto di legnatico e contagi tra suini infetti Art. 35 − Autorizzazioni Art. 36 − Individuazione fabbisogno TITOLO V − ASSEGNAMENTO DI TERRENI PER Art. 37 − Corrispettivo legnatico COLTURA AGRARIA Art 33 − Individuazione dei terreni agrari TITOLO IX − ALTRI USI Art 34 − Concessione aree agricole Art. 38 − Fruizione dei Parchi Naturali Art 35 − Obblighi e divieti nelle aree concesse per scopi Art. 39 − Ghiandatico agricoli Art. 40 − Caccia e pesca Art 36 − Mantenimento anagrafica concessionari Art. 41 − Cave e utilizzazione terreni concessi Art. 42 − Diritto di pietratico e terratico Art 37 − Revoca concessione Art 38 − Dimensione della superficie territoriale concedibile per la coltura agraria

108 TITOLO X − DISPOSIZIONI FINALI Art 39 − Canone concessorio per la coltura agraria Art. 43 − Organi di controllo e rimedi contro gli abusi Art 40 − Rispetto di altri vincoli Art. 44 − Adempimenti dei funzionari TITOLO VI − LEGNATICO Art. 45 − Risoluzione controversie Art 41 − Soggetti aventi diritto all’uso di legnatico Art. 46 − Sanzioni Art 42 − Concessione legnatico Art. 47 − Dotazione finanziaria e fonti di finanziamento Art 43 − Riserva di legnatico per esercenti esercizi commerciali Art. 48 − Norma finale Art 44 − Modalità di assegnazione delle concessioni Art. 49 − Entrata in vigore Art 45 − Modalità di taglio e allestimento del materiale legnoso Art 46 − Epoca, orario e modalità di accesso all’area legnatico Art 47 − Contributo alla sistemazione delle piste di esbosco Art 48 − Concessione di legna secca o di piante abbattute Art 49 − Vigilanza e rapporti sull’andamento dei lavori Art 50 − Individuazione zona di taglio Art 51 − Costo del buono-legna TITOLO VII − AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ AUSILIARIE E COMPLEMENTARI DELLE FORME TRADIZIONALI DI USO CIVICO Art 52 − Attività ausiliarie e complementari Art 53 − Distinzione fra Attività svolte per fini professionali ed Attività svolte per fini non professionali Art 54 − Attività ausiliarie e complementari svolte per fini Non Professionali Art 55 − Attività ausiliarie e complementari svolte per fini professionali Art 56 − Allevamento semibrado e familiare del suino Art 57 − Modalità di richiesta concessione per Attività ausiliarie e complementari TITOLO VIII − USO CIVICO NON TRADIZIONALE Art 58 − Disciplina delle utilizzazioni non tradizionali Art 59 − Modalità delle Concessioni non tradizionali Art 60 − Concessione dell’area Art 61 − CONCESSIONE DI FABBRICATI RURALI ED ALTRE STRUTTURE DEMANIALI Art 62 − Risoluzione anticipata del contratto. Art 63 − Divieto di subconcessione. Art 64 − Recinzione dell’area concessa Art 65 − Revoca della concessione TITOLO IX − USO DELLA VIABILITÀ AGRO-SILVOPASTORALE E DELLA SENTIERISTICA Art 66 − Uso della viabilità agro-silvopastorale Art 67 − Uso della rete di sentieri TITOLO X − PRELIEVO DI GHIAIA E PIETRE NATURALI Art 68 − Prelievo di ghiaia e pietr e naturali Art 69 − Aventi diritto al prelievo di ghiaia e pietre naturali Art 70 − Modalità di prelievo Art 71 − Modalità di richiesta TITOLO XI − ORGANO CONSULTIVO Art 72 − Commissione usi civici Art 73 − Sanzioni TITOLO XII − NORME FINALI Art 74 − Norme finali Art 75 − Ordinanze del sindaco Art 76 − Osservanza Art 77 − Sospensione del godimento d’uso civico Art 78 − Entrata in vigore

109 Sulla base del raffronto, si ritiene che la struttura del Regolamento dovrebbe essere sempre articolata in sezioni, titoli e capitoli specifici distinti in funzione degli argomenti trattati. Altro aspetto importante da rimarcare è il fatto che il Regolamento dovrebbe discendere sempre dal Piano di valorizzazione delle terre civiche ed essere perfettamente raccordato con le sue previsioni.

110 X) TERRE CIVICHE E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA REGIONALE: RISORSE FINANZIARIE PER LA GESTIONE TECNICO-AMMINISTRATIVA

Piero Rubiu, Enzo Ibba, Carlo Pilia

La programmazione economica regionale sulle terre civiche incontra notevoli difficoltà di elaborazione e appli- cazione che spesso scaturiscono da un’inesatta percezione del regime giuridico degli usi civici e, comunque, dall’incapacità di applicare ad essi gli strumenti di finanziamento generali previsti per i terreni pubblici e per quelli privati e, altresì, dall’incapacità di elaborare misure specifiche dedicate alle terre collettive. Le incontrate difficoltà, se non addirittura la riscontrata impossibilità, di individuare strumenti di finanziamento appropriati per le terre collettive, infatti, costituisce una delle ragioni della crescente disaffezione che le Amministrazioni comunali e le popolazioni interessate manifestano nei confronti degli usi civici. La mancanza o l’insufficienza di finanziamenti, in effetti, finisce non solo per emarginare le terre civiche dagli interventi di miglioramento e perciò dai processi di sviluppo economico e sociale, ma altresì per pregiudicare la corretta gestione delle stesse terre da parte delle Amministrazioni regionali e comunali. Estensioni rilevan- tissime di superficie ogliastrina e del territorio regionale, invero, rimangono escluse dai finanziamenti e, quindi, avulse dai processi di pianificazione e attuazione delle attività legate agli usi civici, con conseguente grave pregiudizio per le attività che potrebbero svolgere i soggetti pubblici e quelli privati coinvolti. La penuria di risorse finanziarie concorre ad accentuare i fenomeni negativi di abbandono e, per certi versi, di prevaricazione e di abuso che si riscontrano nelle terre collettive. I Comuni, infatti, non dispongono delle risorse economiche occorrenti per fare fronte ai costi legati alle attività amministrative di programmazione e di corretta gestione delle terre collettive, senza neppure poter richiedere ai privati concessionari delle stesse un canone o comunque un contributo significativo per l’utilizzazione. I privati che godono delle terre collettive, invero, si trovano nell’impossibilità di ritrarre un’adeguata utilità, in quanto sono loro preclusi gli interventi di miglioramento e di riqualificazione dei fondi idonei ad aumentarne la capacità reddituale. Gli stessi conces- sionari, pertanto, sono costretti a estendere le superfici occupate e, comunque, ad accentuare il prelievo di risorse naturali e il carico animale sui terreni utilizzati. La situazione è tanto più grave e paradossale se si considera che, da un lato, sono proprio le terre civiche, con gli indicatori di qualità ambientale e di criticità economica e sociale che esse esprimono, a giustificare l’eroga- zione di rilevanti finanziamenti agricoli europei e nazionali riconosciuti alla Sardegna e, dall’altro lato, che le stesse terre civiche vengono marginalizzate dai programmi di finanziamento agricoli erogati dalla Sardegna. Il paradosso si accentua allorquando si valuti che proprio per la carenza di adeguati finanziamenti dedicati alle terre civiche queste non possono essere proficuamente destinate alla principale finalità di realizzazione dell’utilità collettiva per le popolazioni che vivono nei Comuni interessati, così da ingenerare l’attivazione nelle Amministrazioni preposte di atteggiamenti riduzionistici degli usi civici proprio per superare la preclusione nell’accesso ai finanziamenti. Una politica corretta e partecipata degli usi civici, da elaborare anche in relazione alla programmazione di finanziamenti mirati alla realizzazione degli interventi più importanti, con l’assistenza di un centro specializzato (Osservatorio sugli usi civici), dovrebbe coinvolgere le Amministrazioni locali, le Associazioni di categoria e le popolazioni interessati, al fine di realizzare il miglioramento della condizione dei suoli, lo sviluppo economico e il benessere sociale. Le irragionevoli restrizioni economiche registrate nel campo degli usi civici, pertanto, dovrebbero superarsi, o quantomeno attenuarsi, per effetto di una duplice azione di revisione normativa ed amministrativa. In primo luogo, è da eliminare la preclusione o forte restrizione che soffrono le terre civiche quanto all’accesso alle linee di finanziamento generali, specie quelle di maggiore importanza per la qualità ambientale. In secondo luogo, sono da elaborare specifiche misure di finanziamento dedicate alle terre civiche, alla luce delle peculiari esigenze che in esse si manifestano. Per esse, in particolare, occorre che gli strumenti di programmazione (Piano di sviluppo) e gli atti regolamentali (Regolamento) siano collegati agli strumenti di finanziamento delle attività e delle iniziative di miglioramento che si vogliono sviluppare. La combinazione degli interventi pubblici e di quelli provati dovrebbero, su piani complementari, favorire il miglioramento qualitativo dei suoli, con lo sviluppo economico delle attività e, quindi, contribuire al benessere sociale delle comunità.

111 Una particolare considerazione, soprattutto in questa fase di ripresa della programmazione dello sviluppo delle terre civiche, si dovrebbe rivolgere ai Comuni, Amministrazioni alle quali per legge spetta la gestione di quelle terre, in quanto Ente esponenziale degli interessi di quella collettività. In questa prospettiva, si segnala- no una serie di linee di intervento da sviluppare e finanziare. Dal punto di vista economico finanziario i Comuni per amministrare correttamente i suddetti beni dovrebbero prevedere nella struttura del proprio bilancio una sezione dedicata esclusivamente alla contabilità dei beni ad uso civico. Le uscite rappresentate dalle spese occorrenti per la gestione delle terre civiche dovrebbero essere controbilanciate non solo dalle entrate costituite dai canoni che i cittadini corrispondono al Comune per lo sfruttamento del bene collettivo, ma anche da appositi finanziamenti dedicati all’attuazione delle inizia- tive di miglioramento della qualità e della redditività dei suoli. L’importo dei canoni, infatti, dovrebbe essere contenuto nei limiti di compatibilità economica e sociale e, comunque, variare in ragione dell’utilità ritraibile dai concessionari. Nella maggior parte dei casi, peraltro, i Comuni non hanno i bilanci strutturati per consentire una gestione separata ed efficiente dei beni soggetti ad uso civico, ma spesso non riscuotono alcun canone da parte degli utilizzatori delle terre civiche, cosicché la gestione delle terre civiche risulta essenzialmente deficitaria. Più alla radice, sovente manca la stessa mappatura dell’estensione delle terre collettive, la stima dei valori economici disponibili, la verifica delle attività svolte e il censimento degli effettivi utilizzatori. In tali condizioni i Comuni non sono in grado di programmare/pianificare la gestione ordinaria delle terre civi- che, né di predisporre/realizzare adeguati interventi per la loro valorizzazione. Ne consegue che gli interventi sulle terre pubbliche si realizzano solamente quando in maniera occasionale i Comuni riescono ad accedere a qualche finanziamento regionale. Tale circostanza si verifica sempre più sporadicamente, per le difficoltà che i Comuni con terre civiche incontrano nell’accedere a bandi studiati per selezionare istanze provenienti da territori con caratteristiche e problematiche del tutto differenti da quelle degli Enti che operano sulle terre pub- bliche. È opportuno sottolineare come questa difficoltà di accesso ai finanziamenti riguardi anche i soggetti privati che operano sulle terre soggette ad uso civico, penalizzati dal particolare regime giuridico che regola il titolo di disponibilità della base fondiaria aziendale da parte dei soggetti che operano sulle terre pubbliche. Le difficoltà economiche sono accentuate dal momento che nel frattempo gli impegni che sono richiesti ai Comuni nella gestione delle terre civiche sono sempre più cogenti dal punto di vista giuridico-amministrativo e politico-sociale, perciò aventi un peso economicamente sempre più oneroso. La legislazione, per un verso, riconosce alle Amministrazioni comunali le competenze amministrative di pianificazione e gestione sulle terre civiche senza però dotarle delle risorse economiche occorrenti. La politica degli usi civici, pertanto, seppur deliberata dai Comuni e approvata dagli organi regionali non riesce ad essere attuata per carenza di finanzia- menti dedicati agli interventi programmati. Così, la L.R. 12/94 pone a carico dei Comuni tutti gli adempimenti per la pianificazione e la gestione delle terre civiche. In via esemplificativa, si pensi al carico amministrativo che i Comuni devono sostenere per redigere il Piano di valorizzazione, per dotarsi di Regolamento di utilizzo, per approntare il Piano straordinario ex L.R. 19/2013; per intrattenere i rapporti con i cittadini e per individuare e sostenere le azioni di recupero dei beni illegittimamente occupati. Ancora, la mancanza di apposite risorse non determina solo l’impossibilità di realizzare gli interventi program- mati di valorizzazione dei beni, ma prima ancora quelli indispensabili di prevenzione dei rischi e di manteni- mento delle condizioni di efficienza e di sicurezza del patrimonio. Si assiste al depauperamento del patrimonio civico, di vastissima estensione, senza che si possano avere per tempo e con regolarità le risorse occorrenti. Le opere di manutenzione e conservazione dei beni soggetti a usi civici, inoltre, non determinano delle utilità economiche immediatamente percepibili dalle comunità e ritraibili dagli utilizzatori. Anche per questa ragione, le stesse opere non sono eseguibili dai privati. Probabilmente uno dei maggiori limiti alla diffusione dei Piani di valorizzazione è stato proprio il fatto che la col- laborazione tecnico/finanziaria con le Amministrazioni provinciali e regionali sia rimasta pura eventualità, per cui l’onere per il finanziamento dei Piani è rimasto a totale carico dei bilanci comunali. Tale situazione risulta tanto più grave in un periodo in cui le condizioni della finanza locale sono sempre più disastrate. La valorizzazione delle terre pubbliche comunali passa necessariamente attraverso la realizzazione di inter- venti di carattere infrastrutturale, produttivo e ambientale, tendenti a promuovere la crescita sostenibile delle

112 attività esistenti o di nuovo insediamento, la salvaguardia e l’utilizzazione economica delle risorse ambientali e, in definitiva, un miglioramento dell’ambiente rurale e delle condizioni socio-economiche degli operatori, in particolare di quelli che operano nel settore agro-silvo-pastorale. Le scelte programmatiche devono necessariamente essere compatibili con la Politica Agricola Comunitaria, oltre che con gli indirizzi nazionali e regionali, giacché gli interventi richiedono impegnative risorse finanziarie, per l’approvvigionamento delle quali è necessario rivolgersi almeno parzialmente ad altre fonti pubbliche che non siano le casse comunali. Quindi, tutti gli interventi infrastrutturali, produttivi e ambientali sulle terre gravate da usi civici dovranno essere compatibili con le misure contemplate nel PSR e nei futuri strumenti di programmazione regionale. A tal fine, sarebbe opportuno che nel nuovo PSR e nelle altre linee di finanziamento regionale siano previste delle Misu- re specifiche per la valorizzazione delle terre civiche. Tra le iniziative da finanziare, in termini generali ed esemplificativi, si prospettano quelle rivolte ai seguenti interventi: • finanziamenti diretti alla redazione dei Piani di valorizzazione e recupero, come è stato fatto per i Piani di gestione delle aree SIC (d’altronde le terre civiche sono anch’esse dichiarate beni paesaggistici da salva- guardare); • finanziamenti ai Comuni per la gestione delle terre civiche allorquando si debbano sostenere maggiori oneri dovuti a vincoli ambientali; • misure specifiche per i Comuni titolari di terre civiche, finalizzate alla infrastrutturazione, alla tutela del suolo e della biodiversità, alla valorizzazione boschiva, ecc.; • misure di riordino fondiario anche per favorire il recupero dei terreni concessi in enfiteusi; • la previsione nei bandi del PSR dell’assegnazione di un punteggio specifico per gli imprenditori che operano sulle terre civiche, purché in presenza e in conformità di un Piano di valorizzazione approvato; • sostegni alla competitività delle imprese agricole; • sostegni all’attività agricola nelle zone con vincoli naturali, offrendo una compensazione aggiuntiva; • remunerazioni per la produzione di beni pubblici ambientali non pagati dal mercato e per il mantenimento di pratiche agricole sostenibili; • incentivazione dei processi di qualificazione ambientale delle aziende e delle attività produttive insistenti nelle terre civiche; • elaborazione di un marchio di qualità per le terre civiche.

Tuttavia, al di là dei singoli interventi, si ritiene che la programmazione economica regionale si debba com- binare con la pianificazione delle terre civiche, con un metodo partecipato con le Amministrazioni locali e il necessario supporto scientifico e di approfondimento di un centro specialistico, l’Osservatorio sugli usi civici. Una siffatta dialettica istituzionale, invero, mira alla elaborazione e applicazione di percorsi condivisi nella programmazione e nella gestione degli interventi, in grado di dare incisività alle politiche delle terre civiche, nell’ambito delle politiche regionali, nazionali ed europee di carattere generale.

113 XI) DALL’ESPERIENZA OGLIASTRINA ALL’OSSERVATORIO REGIONALE SULLE TERRE CIVICHE

Carlo Pilia

XI.I - I progetti sugli usi civici in Ogliastra Le tematiche legate agli usi civici, durante l’ultimo decennio in Ogliastra, sono state oggetto di due significativi progetti di studio e di approfondimento finanziati dalla Regione Autonoma della Sardegna che hanno coinvolto la maggior parte dei Comuni, delle amministrazioni e delle categorie professionali del territorio, oltre che alcu- ne importanti istituzioni regionali e nazionali aventi competenze ed esperienza nel settore. Il primo progetto si è incentrato sulla legalità nelle terre civiche e, quindi, era diretto all’individuazione degli strumenti per prevenire e risolvere le situazioni non infrequenti di abuso e prevaricazione che da tempo hanno esasperato la gestione del patrimonio collettivo. Invero, una siffatta situazione è spesso favorita dalla degene- razione di alcuni fattori strutturali, tra i quali se ne segnalano almeno due principali. Per un verso, si riscontra il crescente spopolamento e il progressivo abbandono delle terre gravate da usi civici che di fatto sono gestite da pochi nuclei familiari che le utilizzano con atteggiamenti dominicali. Per altro verso, si accentua l’incertezza normativa e amministrativa nella quale si ritrovano ad agire nell’insieme tanto le Amministrazioni, quanto i cittadini con le forze economiche e sociali che operano nel territorio. La grave situazione di abbandono e di illegalità ampiamente denunciata, in primo luogo, costituisce una fonte di pericolo per l’ordine pubblico, oltre che un impedimento per la fruizione collettiva del patrimonio immobiliare. Con l’elaborazione e il conseguente avvio di un’attività di progettazione ogliastrina sugli usi civici si è inaugurata una nuova strategia politica di analisi partecipata. La stessa costituisce una fase preliminare e necessaria di presa di coscienza istituzionale e di approfondimento condiviso dei profili gestionali più delicati e conflittuali quali emergono dall’analisi del contesto economico e sociale. Siffatti profili, spesso aventi rilevanza anche penale, debbono essere valutati attentamente prima di impostare qualsiasi azione o piano di intervento sulle terre collettive. Il secondo progetto dal titolo “Le terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra - Seconda fase” si incentra sugli strumenti tecnici, amministrativi, economici e giuridici necessari affinché si riescano a supera- re le diffuse situazioni di illegalità e di abbandono in cui versa l’enorme patrimonio collettivo, da intendere non più come un coacervo di vincoli e di impedimenti legati al sorpassato sistema economico dei secoli scorsi, ma come un’importante risorsa primaria ancora utile da valorizzare e utilizzare, specie in questa rinnovata fase di crisi che si abbatte con maggiore virulenza sulle aree più povere e marginali. In questo modo, la strategia politica delle terre collettive prende corpo e si sviluppa nei contenuti operativi. In primo luogo, si vuole far pren- dere la consapevolezza collettiva dello straordinario valore che un siffatto patrimonio riveste per le popolazioni che vivono nei territori con gli usi civici e per le Amministrazioni comunali tenute a gestirli in maniera corretta. Fondamentali per l’effettuazione delle scelte migliori e l’adozione delle conseguenti decisioni programmatiche e gestionali sono le riflessioni condivise sugli utilizzi tradizionali e nuovi del territorio corrispondenti all’ampia nozione degli usi civici, che devono essere costantemente adeguati ai nuovi scenari nei quali si collocano. A tal fine, i Comuni devono essere adeguatamente assistiti nella predisposizione dei Regolamenti e dei Piani di sviluppo, oltre che nell’applicazione delle concrete formule gestionali che, nel rispetto delle normative vigenti, siano le più efficienti e rispondenti al maggiore benessere della popolazione ogliastrina. Le difficoltà gestionali, per tanti versi, spingono le Amministrazioni che non riescono a governare i complessi meccanismi degli usi civici a tentare di superare le resistenze mediante una richiesta politica di tipo riduzioni- sta, se non abrogazionista della disciplina vincolistica in vigore. Un siffatto atteggiamento, che si manifesta in varie proposte di deregulation legislativa e amministrativa della materia, alcune volte mascherate dietro l’inco- lore esigenza di semplificazione, si presenta sempre più pressante a livello locale e regionale. La critica rivolta da più parti verso questa linea di politica del diritto, per non essere inconcludente e così finire per confortare la denunciata situazione di esasperante paralisi, si deve liberare dalle formule preconcette e astratte legate all’intrinseca bontà del regime delle terre collettive. Occorre piuttosto sforzarsi di analizzare e comprendere le effettive ragioni che sottostanno al diffuso sentimento di reazione verso gli usi civici. Esso rappresenta l’approdo inevitabile al quale sono costretti i Sindaci e le Amministrazioni comunali che quotidianamente si affannano tra gli insostenibili conflitti e le profonde lacerazioni derivanti dall’impossibilità di gestire gli usi civici,

114 senza riuscire a dare risposte certe e positive alle aspirazioni di miglioramento delle condizioni dei cittadini. Per poter compiere una differente scelta politica in difesa degli usi civici, con la garanzia di fruizione collettiva e la prospettiva di benessere sociale che la permanenza degli stessi usi civici vorrebbe realizzare, infatti, le Amministrazioni comunali, nella gran parte dei casi piccoli o piccolissimi municipi, hanno necessità di un ade- guato supporto e della qualificata assistenza di altri Enti e centri che permettano di trovare soluzioni immediate e di dare efficienza alla gestione. La complessa normativa si confonde in una inestricabile groviglio di prassi amministrative che sovente vedono i Comuni scontrasi con gli organi regionali aventi competenza in materia. La dialettica tra Amministrazioni locali e regionali coinvolte, lungi dal realizzare una proficua collaborazione finalizzata alla ricerca della migliore cura dei valori tutelati, spesso degrada in una paralizzante contrapposi- zione che inasprisce senza risolvere i problemi. Tanto si è registrato per l’approvazione dei Regolamenti, dei Piani di valorizzazione e di qualsiasi altra procedura amministrativa che veda il coinvolgimento del Comune e degli uffici regionali, spesso portatori di visioni e soluzioni differenti, se non contrastanti. Le difficoltà amministrative e gestionali, infine, si combinano con una criticità politica ben più profonda e insidiosa, di natura culturale, economica e sociale, costituita dalla progressiva perdita di coscienza del valore fondante e degli importanti significati sottesi al regime degli usi civici che, per secoli, ne hanno giustificato l’affermazione e il mantenimento, nonostante il trascorrere incessante dei contesti e delle forme organizzative dei governi e dell’utilizzo dei suoli. La prospettiva liquidatoria degli usi civici, pertanto, diviene inevitabile in questa fase di grave crisi economica, se gli stessi usi civici non sono immediatamente ripensati in una visione di rinnovata utilità e, per tanti versi, di autentica necessità per fare fronte alle sopraggiunte esigenze. L’urgenza di fare fronte alle drammatiche esigenze economiche di ampie fasce sociali, infatti, impone di rendere comun- que fruibile per la collettività il vasto patrimonio pubblico e privato gravato da usi civici. La eliminazione o la riduzione degli stessi, se non adeguatamente gestiti, finisce per rendersi una scelta costretta, alla quale le Amministrazioni non riescono a sottrarsi. Si avverte pertanto la mancanza di una riflessione condivisa e matura sulle migliori politiche da condurre sulle terre civiche, che procuri le risorse occorrenti e le destini verso le iniziative che, senza disperdere o ledere il patrimonio immobiliare gravato da usi civici, creino occasioni di sviluppo finalizzate al raggiungimento del mag- giore benessere collettivo. Drammatico in questa situazione, inoltre, diviene l’abbinamento dell’immobilismo che avvince le terre collettive con l’esclusione o quantomeno la marginalizzazione delle attività sulle stesse insistenti da qualsiasi linea di finanziamento o misura incentivante gli interventi di miglioramento. Le crescenti difficoltà economiche che incontra la popolazione, inoltre, finiscono per spingere fasce sempre più ampie di cittadini a chiedere di tornare a utilizzare le terre collettive per svolgervi attività sia agropastorali e sia turistico-ricreative che permettano di conseguire un reddito minimo in alternativa alla chiusura delle altre attività commerciali e del terziario. Il ritorno agli usi civici, quindi, diventa un processo necessario di ridistri- buzione della ricchezza collettiva che le Amministrazioni devono governare con scelte politiche e gestionali appropriate. Un rinnovato interesse verso le terre collettive, forse suscitato anche dall’azione divulgativa compiuta dal grup- po di lavoro ogliastrino con le Amministrazioni e gli uffici regionali coinvolti nella gestione degli usi civici, si è certamente riscontrato negli ultimi tempi. Importanti iniziative amministrative e legislative sono intervenute in rapida sequenza in questa materia nel tentativo di chiarire e migliorare, innovando su più punti la disciplina ap- plicabile. In tal modo, è stata riportata all’attenzione politica generale della Regione Autonoma della Sardegna la necessità della definizione di una moderna e condivisa politica economica e sociale delle terre collettive. In questo senso, un importante contributo di riflessione proviene e, in prospettiva, potrà arrivare dall’elabo- razione progettuale che si è sviluppata in Ogliastra, proprio attraverso le sinergie istituzionali ivi raccolte che intendono elaborare idee progettuali di una rinnovata politica delle terre collettive da mettere a disposizione di tutti quanti vogliano cimentarsi nella soluzione dei problemi con approccio costruttivo e propositivo. Con il recentissimo convegno lanuseino del 25 ottobre 2013, infatti, l’Ente provinciale ha portato a conclusione la seconda fase progettuale che è stata condotta insieme ai principali Comuni aventi le più vaste estensioni di usi civici, a Sardegna Ricerche, alle Università di Cagliari, Firenze e Trento, con le quali è stata avviata l’istituzione dell’Osservatorio permanente delle terre collettive. In occasione del convegno si sono presentate al pubblico le importanti attività svolte dall’Osservatorio, ma lo stesso si è anche proposto nel territorio oglia- strino come centro specializzato di approfondimento delle tematiche inerenti agli usi civici, di elaborazione di

115 soluzioni efficienti e soprattutto di diffusione della cultura del rispetto, della tutela, della corretta gestione e dello sviluppo delle terre collettive. I risultati raggiunti negli anni sono stati puntualmente illustrati nelle relazioni degli esperti e dei professionisti chiamati a confrontarsi con i rappresentanti delle istituzioni coinvolte e con le tantissime persone, a vario titolo, interessate alle problematiche ingenerate dall’applicazione della disciplina degli usi civici. Tra il folto pubblico che ha seguito attentamente i lavori, si segnalano i qualificati rappresentanti della Regione Autonoma della Sardegna, di Argea, degli Ordini e Collegi professionali, delle Amministrazioni comunali, delle Associazioni di categoria del settore agricolo e delle scuole. Costoro principalmente hanno contribuito insieme ai relatori ad alimentare un vivace, a tratti animato, confronto sulle delicate questioni trat- tate, che coinvolgono le popolazioni ogliastrine. Pur da prospettive differenti, tutti hanno concordato sulla necessità di dare continuità ai progetti e alle iniziative in materia di usi civici, affinché le terre civiche costituiscano finalmente un’effettiva opportunità di crescita e di sviluppo per l’Ogliastra e, più in generale, per l’intera Sardegna. Gli usi civici, infatti, si estendono per oltre il 60% del territorio ogliastrino e per il 15% di quello complessivo regionale. La Sardegna nel suo insieme invero è interessata dagli usi civici, in quanto gli stessi si sviluppano in pressoché tutte le principali aree geografiche, non solo quelle dell’interno tuttora legate all’attività agro-silvo-pastorale, ma anche ampie zone interessate dallo sviluppo residenziale e produttivo dei centri abitati e, per tanti versi, pure le fasce costiere oggetto di importanti interventi turistico-ricettivi. Direttamente o indirettamente, quindi, la tutela e lo sviluppo delle terre collettive influisce sul complessivo sistema economico e ambientale regionale. Una conferma, come già ri- levato, è costituita dal forte interesse dimostrato dagli organi della Regione Autonoma della Sardegna per le terre gravate da usi civici, con l’adozione di provvedimenti amministrativi e legislativi collegati alle conclamate difficoltà giuridiche. Dietro la semplificazione amministrativa, in realtà, si vuole favorire il superamento degli ostacoli allo sviluppo economico e sociale, utilizzando proprio le risorse economiche del patrimonio collettivo. Qualsiasi intervento normativo, tuttavia, si scontra con la complessità della disciplina in vigore, nella quale si intersecano fonti normative di livello differente, europeo, nazionale e regionale. Il quadro normativo, inoltre, è complicato dall’intersecarsi e sovrapporsi delle molteplici prescrizioni introdotte dai differenti strumenti pia- nificatori, generali e speciali, regionali e comunali, che insistono sulle terre gravate da usi civici limitandone variamente l’utilizzazione. Le stesse competenze amministrative appaiono sovrapposte, a tratti confuse e si prestano a non poche incertezze. Per fare chiarezza e gestire una rinnovata politica delle terre collettive, pertanto, si dimostra essenziale l’anali- si approfondita e organica del fenomeno degli usi civici, che combini l’esperienza concreta con la conoscenza dei più ampi processi evolutivi che interessano i regimi dei suoli e le forme collettive di tutela e godimento dei beni. Si dovrebbero combinare gli approcci pratico-applicativi, coerenti con l’azione amministrativa, con quelli teorico-elaborativi dello studio e della ricerca di soluzioni innovative, maggiormente congeniali alle università e ai centri specializzati che si incaricano dell’approfondimento. I diversi approcci sono complementari e fun- zionali. Con moto circolare, gli stessi approcci dovrebbero alimentare una riflessione più ampia che coinvolga le dimensioni locali e regionali con quelle nazionali e internazionali, riferite ad analoghe esperienze anche straniere di gestione collettiva delle terre. L’istituzione e il radicamento dell’Osservatorio sugli usi civici risponde proprio a tale finalità, volendo dare qualità e continuità all’elaborazione e all’applicazione condivisa delle relative politiche.

XI.II - La costituzione di un centro specializzato sulle terre civiche Nell’attuazione del secondo progetto, con riferimento alle attività di cui al punto A.1 (Strutturazione operativa dell’Osservatorio delle terre civiche), la Provincia dell’Ogliastra ha dato avvio, con il supporto dei principali Dipartimenti e Centri Universitari competenti in materia, alla costituzione dell’ “Osservatorio Permanente sulle terre Civiche” con funzioni di monitoraggio degli usi, di proposta per un utilizzo più efficace ed efficiente del patrimonio, di animazione territoriale per la diffusione della conoscenza e delle opportunità del patrimonio delle terre civiche. L’operatività e il rafforzamento della struttura dell’Osservatorio, creato con deliberazione della Giunta Provin- ciale n. 65 del 25.03.2010, rappresenta il naturale proseguimento dell’attività di supporto alle Amministrazioni locali e agli attori del territorio. Come rilevato, spesso le Amministrazioni si trovano a dover operare scelte programmatorie e pianificatorie in assenza di dati certi o di supporti scientifici e competenze tecniche adegua-

116 te. Tali supporti, indispensabili se si vuole pianificare lo sviluppo sostenibile del territorio, sono non solo molto costosi ma anche indisponibili per le Amministrazioni: i tecnici e gli operatori “quotati sul mercato” risultano in molti casi lontano dalla portata delle piccole Amministrazioni che si vedono costrette a “subire” la pianifica- zione dall’alto senza disporre di adeguati mezzi di partecipazione alla stessa. In tale ottica, la prosecuzione operativa dell’Osservatorio delle terre civiche risponde ad una duplice esigenza: offrire risposte concrete alle problematiche pianificatorie e normative per le Amministrazioni del territorio e offrire una visione d’insieme della programmazione del territorio stesso capace di confrontarsi con la programmazione/pianificazione re- gionale in maniera costruttiva e propositiva. Per la realizzazione di questa attività la Provincia si è avvalsa del Centro Studi e Documentazione sui Demani Civici e le Proprietà Collettive dell’Università di Trento, dell’Università degli Studi di Firenze − Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio e dell’Università degli Studi di Cagliari – Dipartimento di Diritto Pubblico e Studi Sociali. Il Centro Studi e Documentazione sui Demani Civici e le Proprietà Collettive dell’Università di Trento si è affer- mato quale punto di riferimento nazionale per lo studio sui demani civici e le proprietà collettive e le iniziative da esso svolte in materia di terre collettive risultano di particolare interesse per il proseguimento delle attività previste nell’ambito del Progetto Pilota “Le Terre Civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra”. Gli atenei convenzionati con la Provincia Ogliastra hanno collaborato con l’Osservatorio e potranno collaborare con la Provincia dell’Ogliastra nell’ambito delle attività di supporto in ambito economico, tecnico e giuridico meglio descritte nel progetto, che si sono susseguite in due fasi condotte prevalentemente in Ogliastra. La collaborazione tra istituzioni, Enti territoriali e Centri di Ricerca, dalla quale ha preso avvio e sulla quale si incentra l’Osservatorio sugli usi civici, esprime proprio la sinergia di competenze ed esperienze occorrenti per sviluppare le più appropriate politiche. Fondamentale è l’interdisciplinarietà dei saperi, di carattere tecnico in ambito paesaggistico, urbanistico, ambientale, che si combinano con quelli in ambito giuridico-amministrativo ed economico-finanziario. L’elaborazione scientifica, peraltro, si deve sempre raccordare all’esperienza regi- strata sul campo, alla luce dell’azione amministrativa quotidiana condotta dagli Enti impegnati nella concreta e diretta gestione delle terre collettive in sinergia con i professionisti tecnici e giuristi che fungono da indispensa- bile tramite con le forze economiche e sociali delle comunità territoriali nelle quali si trovano le terre collettive. Tutti questi soggetti, per riuscire ad operare efficacemente, hanno bisogno del confronto costante e del sup- porto qualificato di un centro specializzato in materia di usi civici. Questo si alimenta e funziona proprio nel rapporto di servizio che lo lega alle Amministrazioni e agli operatori pratici, che delle sue prestazioni ed attività si avvalgono. La collaborazione si deve sviluppare in maniera continuativa e reciproca, con scambi di apporti, conoscenze ed esperienze, come l’Osservatorio ogliastrino ha iniziato a realizzare, contribuendo alla rifles- sione collettiva e partecipata tra gli amministratori e le popolazioni interessate.

XI.III - La strutturazione stabile su scala regionale dell’Osservatorio L’ideazione e il funzionamento dell’Osservatorio sugli usi civici si collega strettamente alla realtà economica e sociale del territorio ogliastrino, nel quale si sono avviati e sviluppati i progetti di studio e di approfondimento delle principali problematiche, con un metodo collegiale e partecipato. Lo stretto legame dell’Osservatorio con l’Ogliastra, in primo luogo, si riconduce all’Ente Provincia presso il quale si sono incardinati i progetti svolti e che ha coordinato le iniziative con i vari protagonisti coinvolti. La revisione del sistema delle autonomie locali, per effetto degli esiti referendari della consultazione popolare sarda che ha provocato la soppressione delle Province regionali, compresa quella ogliastrina, pone un delicato problema istituzionale, di coordinamento e di rappresentatività dei soggetti interessati e di tutela dei valori legati alle terre assoggettate a uso civico. La soppressione dell’Ente Provincia, infatti, non deve precludere il coordinamento tra Enti comunali, come degli altri protagonisti della realtà economico, sociale e professionale dei territori sui quali insistono gli usi civici. Neppure è ipotizzabile una disarticolazione del consolidato rapporto di stretta collaborazione con i principali Centri di Ricerca regionali e nazionali che operano in materia. L’Osservatorio delle terre civiche, nella sua vocazione ad essere permanente, infatti, vuole dare continuità alla sua azione, per contribuire alle iniziative di sviluppo delle strategie migliorative della qualità dell’ambiente, dello sviluppo economico e del benessere sociale. L’Osservatorio, in una logica di servizio per gli utenti, si rivolge anzitutto alle Amministrazioni e ai soggetti del territorio ogliastrino, nel quale si rinviene circa un terzo

117 dell’intera superficie regionale interessata dagli usi civici. Per questa ragione, l’Osservatorio ha proposto la formalizzazione di una collaborazione istituzionale con tutti i Comuni ogliastrini in materia di usi civici, al fine di dare continuità all’attività, con lo sviluppo di altre iniziative, con avvio di nuove collaborazioni e ricerca di nuovi finanziamenti. Il sistema ogliastrino degli usi civici, che abbraccia una vasta aerea che dalle pendici del Gennargentu si spinge sino alle coste tirreniche, costituisce la sede elettiva dell’Osservatorio, in diretto contatto con la realtà economica e sociale sulla quale deve operare. Non ci si vuole però chiudere alla dimensione locale, ma all’op- posto si vuole creare un centro che svolga la sua azione di coordinamento e di rappresentanza in maniera permanente per tutte le terre collettive della Sardegna, le cui esigenze e problematiche si vogliono approfon- dire proprio muovendo dall’esperienza ogliastrina. Mancava in Sardegna un tale Osservatorio e inoltre quello costituito ambisce ad assolvere suoi compiti sull’in- tero scacchiere isolano, affinché le terre collettive e gli usi civici abbiano finalmente un proprio centro di studio, approfondimento e sviluppo teorico e pratico. Analoghe esperienza, del resto, sono presenti in altre aree ge- ografiche italiane, è il caso del conosciutissimo centro di Trento, con il quale il nostro Osservatorio collabora. In una prospettiva di rafforzamento dell’Osservatorio, quindi, si è proceduto a presentare una bozza di pro- tocollo di intesa per ciascun Comune ogliastrino, che in una auspicabile proiezione regionale sarà esteso a tutti i Comuni dell’isola che abbiano territori con usi civici e vogliano collaborare e beneficiare dei servizi dell’Osservatorio. Sul piano professionale, ancora, la collaborazione sarà chiesta agli Ordini e Collegi profes- sionali, cominciando da quello degli Avvocati del Tribunale di Lanusei, per proseguire con tutti quelli dell’area giuridica, economica e tecnica della Sardegna,con un diretto coinvolgimento dei vertici nazionali. Sul piano della ricerca, inoltre, ai centri universitari già convenzionali se ne aggiungeranno di altro, sia italiani e sia stra- nieri, specie in ambito mediterraneo. In questa direzione già sono avviati contatti con le università spagnole, quelle di Aragona (Zaragoza) in primo luogo, con il collega prof. Jose’ Luis Arguto, in collegamento con i centri universitari di Navarra e Andalusia (Siviglia, con il collega prof. Guillermo Cerdeira Bravo de Mansilla). Con tali centri, infatti, sono stati avviati progetti di ricerca comuni sulle migliori esperienze che nella gestione delle terre collettive si sono registrate in ambito mediterraneo. La collaborazione, infine, sarà aperta alle forze economiche (Associazioni di categoria) e sociali, oltre che agli Enti interessati a sviluppare le politiche di tutela e sviluppo sulle terre gravate da usi civici. L’organizzazione permanente dovrebbe contribuire al superamento del pregiudizio che grava sugli usi civici, intesi con un vin- colo o problema, anziché una risorsa e un’opportunità economica, sociale e politica.

XI.IV - L’elaborazione delle politiche condivise per le terre collettive La rappresentatività politica delle terre ad uso collettivo, infatti, diventa momento centrale di sviluppo, sia per la interazione con i soggetti locali, regionali, nazionali ed europei nell’ambito delle scelte di politica generale, sia per la formulazione di specifiche politiche da proporre e fare finanziare. In questo senso, segnaliamo sia la partecipazione dell’Osservatorio alle consultazioni del tavolo verde della PAC con l’Assessore regionale all’Agricoltura Oscar Cerchi, e sia l’attivazione imminente di iniziative di finanziamento rivolte alle istituzioni regionali per la prosecuzione dei progetti, con una terza fase di radicamento e sviluppo. L’Università di Cagliari, alla quale mi onoro di appartenere, presenterà dei progetti di ricerca di base proprio sugli usi civici da studiare in Ogliastra, con un diretto contatto dei giovani ricercatori e professionisti con la popolazione, le Amministrazioni e il territorio che meglio ha conservato la cultura degli usi civici e la intende rilanciare insieme a noi. Un’idea, un progetto, un percorso da sviluppare insieme, prendendo le mosse dalla tradizione per concorrere alla funzione sociale che le nostre istituzioni devono assicurare, specie in questi tempi di grave crisi e di cre- scenti difficoltà che attribuiscono un rinnovato ruolo agli usi civici.

CONCLUSIONI Nel completare la seconda fase progettuale sugli usi civici, dall’Ogliastra arriva forte la richiesta di applicazio- ne di percorsi condivisi nella programmazione e nella gestione degli interventi in materia di terre civiche (verso una terza fase progettuale). Le collaborazioni istituzionali realizzate in Ogliastra nell’ultimo decennio di studio e di approfondimento delle

118 principali questioni urbanistiche, giuridiche ed economiche collegate agli usi civici hanno reso tutti edotti della necessità di non disperdere il patrimonio di conoscenze, esperienze e professionalità formate. La costituzione dell’Osservatorio ogliastrino sulle terre civiche, quale centro specializzato nella materia, soddisfa un’esigenza diffusa di ricercare con metodo scientifico i percorsi pianificatori e gestori migliori da portare al tavolo di con- fronto con le popolazioni interessate e le Amministrazioni aventi competenza in materia. Ancora, il raccordo stabile dei Comuni aventi superficie territoriale con usi civici rappresenta la presa di coscienza della necessità di un approccio organico, intercomunale su base almeno provinciale. In questa prospettiva, nella cornice ter- ritoriale ogliastrina gli usi civici rappresentano un sistema economico e sociale suscettibile di plurime azioni di pianificazioni tematiche, legate non solo alle forme di utilizzazione diffuse e tradizionali, legate alla dimensione agropastorale, ma anche a quelle nuove e settoriali riferite alle attività turistiche e recettive, combinate con le attività produttive o con la fruizione delle diverse aree di interesse paesaggistico, storico, archeologico. Le difficoltà che ciascuna Amministrazione comunale incontra nell’affrontare le terre collettive costringono a ricercare soluzioni condivise con le altre Amministrazioni, costituendo forme di collaborazione stabile nella pianificazione e gestione, sulla scorta delle stesse indicazioni emergenti dal dettato normativo (L.R. 12/1994). In questo senso, la stipulazione di protocolli di collaborazione tra Amministrazioni, che si avvalgono dell’as- sistenza dell’Osservatorio sugli usi civici ad esse raccordato, intende formalizzare un approccio condiviso e partecipato diretto a elaborare una specifica politica delle terre civiche da portare all’attenzione delle istituzioni regionali, nazionali ed europee chiamate a prendere le decisioni di politica più generale. Il Piano intercomunale di sviluppo economico, la richiesta di linee di finanziamento dedicate agli usi civici, la elaborazione di meccanismi bonari di risoluzione dei conflitti insieme alla strutturazione su scala regionale dell’Osservatorio costituito in Ogliastra, costituiscono i passaggi di snodo di una terza fase progettuale di carattere operativo che si intende sviluppare nei prossimi anni. Con la terza fase, invero, si vuole strutturare in maniera stabile una politica delle terre civiche che sia condivisa con le popolazioni interessate e si combini con le politiche più generali che si portano all’approvazione dell’assemblea regionale degli organismi parla- mentari nazionali ed europei. Il confronto dei modelli di pianificazione e gestione degli usi civici elaborati in altre regioni italiane ed europee, specie dell’area del Mediterraneo, offrono utili contributi per riempire di contenuti gli strumenti giuridici ed eco- nomici da utilizzare. Il sistema degli usi civici, infatti, deve essere adeguatamente studiato e divulgato non solo in ambito locale dove lo stesso è vigente, ma anche nelle più alte sedi istituzionali dove lo stesso deve essere compreso e considerato nell’adottare le strategie di programmazione e di finanziamento. In questo senso, la politica delle terre civiche si realizza in primo luogo mediante la partecipazione ai confronti istituzionali, tra l’altro, per la pianificazione delle politiche agricole comunitarie, così come per la revisione del P.P.R., ovvero della realizzazione degli interventi urgenti conseguenti al disastro calamitoso verificatosi in Sardegna. In queste sedi, infatti, si decidono le misure di finanziamento degli interventi e le regole di utilizzo dei suoli che sono determinanti per la corretta gestione degli usi civici. L’Osservatorio sugli usi civici, quale struttura di raccordo degli enti operanti in questa materia, potrebbe avere il ruolo di interlocutore qualificato che anche in Sardegna porta all’attenzione generale la definizione della politica delle terre civiche.

119 120