Sommario 1INTRODUZIONE p. 4 2 RIFERIMENTI NORMATIVI p. 6 3 FONTI BIBLIOGRAFICHE DEI DATI p. 10 4 FASE 1 - VERIFICA DELLA NECESSITÀ DI SOTTOPORRE IL PIANO ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE p. 13 5 FASE 2 – DESCRIZIONE DEL PIANO 5.1 Inquadramento generale p. 16 5.1.1 Localizzazione p. 16 5.1.2 Subsidenza p. 17 5.1.3 Clima p. 18 5.1.4 Geologia p. 22 5.1.5 Sistema Idrogeologico p. 25 5.1.6 Uso del Suolo p. 27 5.2 Cartografia di Piano p. 29 5.3 Aree interessate e caratteristiche dimensionali p. 33 5.4.1 A.T.O. 1 – Ambiti del sistema residenziale p. 37 ATO 1.1 – ARIANO CAPOLUOGO ATO 1.2 – SANTA MARIA IN PUNTA ATO 1.3 – CROCIARA – CROCIARONE ATO 1.4 – GRILLARA ATO 1.5 – PIANO – MONTI – RIVÀ 5.4.2 A.T.O. 2 – Ambiti del sistema produttivo p. 43 5.4.3 A.T.O. 3 – Ambiti del territorio aperto p. 46 5.4.4 A.T.O. 4 – Ambiti del sistema archeologico p. 48 5.4.5 A.T.O. 5 – Ambiti di carattere naturalistico fluviale p. 49 5.5 Durata dell’attuazione del Piano di Assetto del Territorio p. 51 5.6 Illustrazione delle NTA che possono generare incidenze p. 52 5.7 Indicazioni da strumenti di pianificazione superiore p. 69 5.7.1 Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento p. 72

5.7.2 Il Piano di Tutela delle Acque p. 72

5.7.3 Il Piano regionale delle attività di cava (P.R.A.C.) p. 74 5.7.4 Il Piano d’Area del Delta del Po p. 75 5.7.5 Il Piano Ambientale del Parco del Delta del Po p. 77

1 5.7.6 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale p. 81 5.7.7 Il Piano faunistico venatorio della Provincia di p. 84 5.8. UTILIZZO DELLE RISORSE p. 85 5.8.1 Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali p. 85 5.8.2 Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso p. 86 5.8.3 Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali p. 90 5.8.4 Identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente p. 94 6 FASE 3 - VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITA’ DELLE INCIDENZE p. 103 6.1 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi p. 104 6.2 Identificazione dei Siti Natura 2000 interessati e descrizione p. 110 6.3 Distanze da altri siti Rete Natura 2000 e influenze su di essi p. 119 6.4 Specie floristiche significative e Habitat di riferimento p. 120 6.5 Specie faunistiche significative p. 124 6.6 Identificazione degli aspetti vulnerabili del sito considerato p. 136 6.7 Identificazione degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e specie (analisi dei fattori perturbativi) p. 141 6.8 Valutazione degli effetti in relazione alle aree di previsione p. 143 6.9 Identificazione degli effetti sinergici cumulativi p. 154 6.10 Identificazione dei percorsi attraverso i quali si producono p. 158 6.11 Valutazione della significatività degli effetti per quanto riguarda la perdita di habitat, frammentazione, perturbazione e formulazione di prescrizioni operative e di metodo p. 159

7.0 FASE 4 – VALUTAZIONE CONCLUSIVA p. 162 7.1 Esito finale della procedura di screening e dichiarazione di competenza dei professionisti p. 177

Allegati

TAVOLA FUORI TESTO: “AZIONI ED INTERVENTI DI PIANO IN RELAZIONE ALLE CARTOGRAFIE DEGLI HABITAT E HABITAT DI SPECIE DELLA REGIONE ”. COPIA RICHIESTA DI PARERE AVANZATA ALL'ENTE GESTORE DELL'AREA PROTETTA "PARCO REGIONALE DELTA DEL PO", COSI' COME PERVENUTA ALL'ENTE.

2 GRUPPO DI LAVORO

Progettista PAT

DOTT. ARCH. MARIETTO LAURENTI via Roma, n°47/B1 - 45014 (RO) tel./fax 0426 1902459 Email: [email protected]

Valutazione Incidenza Ambientale

DR. ANDREA GASTALDO Via Granze, n°460 – 35040 S. Margherita d’Adige (PD) tel. 349-3437337 – [email protected]

DR. URB. MATTIA TOFFANIN Via Decima, n° 11 - 45020 (RO) Tel. 347 – 9814537 – [email protected]

Valutazione Ambientale Strategica

DOTT. ARCH. ENRICO MARIA CREPALDI Via G. Mazzini, n°8 - Rovigo tel.0425-21423 ÷ fax 0425-21424 - [email protected]

DOTT. GEOL. ALBERTO DACOME STUDIO ADGEO via Molette n°32 - 35040 Ponso (PD) tel. 0429-659293 - [email protected]

3 1. INTRODUZIONE

La Legge Regionale 11/2004 “Norme per il governo del territorio”, del 23 aprile 2004, stabilisce criteri, indirizzi, metodi e contenuti degli strumenti di pianificazione, e rinnova completamente il quadro di riferimento urbanistico introducendo un duplice livello di programmazione per i comuni, in ottemperanza al concetto di sussidiarietà. Il nuovo Piano Regolatore Comunale (P.R.G.) viene quindi sostituito dal Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) ed il successivo Piano degli Interventi (P.I.). Il P.A.T. è lo strumento urbanistico che individua e programma le linee strategiche di gestione del territorio comunale, in coerenza con gli indirizzi e le scelte sovra comunali (P.T.R.C. - P.T.C.P. - P.A. del Parco regionale Veneto del Delta del Po) e per questo viene concertato e approvato dalla Regione. Il P.I. entra operativamente nel dettaglio delle scelte urbanistiche con riguardo alla puntuale progettazione di dettaglio e viene approvato dal Comune in completa autonomia e responsabilità. Pertanto il P.A.T. è un Piano Strategico in cui vengono delineate le macro-scelte attraverso le quali viene definito l'impianto generale delle azioni di organizzazione e trasformazione del territorio comunale a livello di inquadramento spaziale e temporale, e rappresenta l'espressione e la sintesi delle necessità e delle priorità espresse dalla comunità locale, in sintonia sia con gli indirizzi programmatici previsti dagli enti sovra comunali, sia in rapporto con le esigenze di compatibilità e tutela delle risorse paesaggistiche ed ambientali. Il Comune di (RO) ha dato avvio al procedimento di formazione del Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.), in conformità a quanto previsto dalla Legge Regionale n°11/2004. Obiettivo precipuo del P.A.T. è “delineare le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio comunale, individuando le specifiche vocazioni e le invarianti di natura geologica, geomorfologica, idrogeologica, ambientale, paesaggistica, storico-monumentale e architettonica, in conformità agli obiettivi ed indirizzi espressi nella pianificazione territoriale di livello superiore ed alle esigenze dalla comunità locale”. Su incarico del Comune di Ariano nel Polesine (RO) viene redatta la presente Selezione Preliminare (Screening), relativa alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (Vin.C.A.) del Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) sui siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) potenzialmente coinvolti dagli effetti delle azioni di trasformabilità del Piano.

4 Scopo del presente Screening è di individuare e quantificare i possibili od eventuali danni o alterazioni che le azioni relative alle previsioni urbanistiche del P.A.T., ed eventuali effetti sinergici e cumulativi, possono determinare sullo stato di conservazione delle funzioni ecosistemiche dei Siti della rete Natura 2000, in termini di Habitat, habitat di specie e Specie. Pertanto l'obiettivo è quello di fornire un quadro esauriente delle caratteristiche ambientali dell'area interessata, nonché una descrizione adeguata delle opere in progetto, e di verificare la coerenza di queste in relazione agli obiettivi di conservazione per i quali sono stati istituiti dalla Comunità Europea i siti SIC e ZPS. Tutti i siti della rete Natura 2000 hanno l'obiettivo di garantire la conservazione degli Habitat d'importanza comunitaria , elencati nell'Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, nonché le specie di flora e fauna d'importanza comunitaria, riportate nell'Allegato II della stessa norma e nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, presenti nei siti stessi.

Dopo aver attraversato quasi tutta la Pianura Padana, il Po in prossimità della foce si suddivide in diversi rami di cui il principale è il Po di Venezia che nella parte conclusiva del suo tragitto assume il nome di Po di Pila, il quale a sua volta sfocia in mare suddividendosi in altri tre rami (da Nord a Sud): Busa di Tramontana, Busa Dritta e Busa di Scirocco. Le altre diramazioni che costituiscono il Delta sono il Po di Goro, il Po della Donzella, il Po delle Tolle e il Po di Maistra.

Il territorio comunale di Ariano nel Polesine occupa la porzione di isola più meridionale del sistema deltizio, delimitato a sud dalla diramazione del Po di Goro .

5 2. RIFERIMENTI NORMATIVI Il Consiglio delle Comunità Europee ha approvato il 2 aprile 1979 la Direttiva 79/409/CEE, meglio nota col nome di Direttiva "Uccelli", concernente la conservazione dell'avifauna selvatica, recepita nella legislazione italiana con la legge 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio". La Direttiva prevede, tra l'altro che gli Stati membri, al fine di garantire la sopravvivenza e la riproduzione della propria area di distribuzione delle specie di uccelli segnalate negli appositi negli elenchi allegati o, comunque, delle specie migratrici regolarmente presenti, classifichino come Zone di Protezione Speciale (ZPS) i territori più idonei per la conservazione di tali specie, adottando idonee misure di salvaguardia (Art. 4, c.1,2, e 4). Il 30 novembre 2009, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato la nuova versione di questa Direttiva sulla conservazione degli uccelli selvatici: la Direttiva 2009/147/CE, che viene pubblicata sulla G.U. Della Comunità Europea il 26.01.2010. Nell'Allegato VII è fornita una Tabella di Concordanza che elenca i cambiamenti rispetto alla precedente Direttiva del 1979, annunciata nell'art. 18.

Successivamente, con la Direttiva 92/43/CEE, nota come Direttiva "Habitat", relativa alla conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, il Consiglio delle Comunità Europee, al fine di contribuire a salvaguardare la biodiversità, ha promosso la costituzione di una Rete Ecologica Europea denominata "Natura 2000", costituita da "Zone Speciali di Conservazione" (ZSC) designate dagli Stati membri in conformità alle disposizioni della Direttiva stessa e delle ZPS istituite dalla Direttiva 79/409/CEE, con l'obiettivo di garantire il mantenimento, o all'occorrenza il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di Habitat naturali e degli Habitat delle specie, elencati negli Allegati alla Direttiva, nella loro area di ripartizione naturale.

Con DPR 357/1997, l'Italia ha recepito la Direttiva 92/43/CEE regolamentandone l'attuazione da parte dello Stato, delle Regioni e Province Autonome. Gli Allegati "A" e "B" del DPR 357/97 contengono gli Elenchi di cui agli Allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE. Pertanto il DPR 8 settembre 1997, n. 357, rappresenta il provvedimento legislativo statale di riferimento per l'applicazione delle disposizioni normative sulla tutela delle aree di interesse comunitario. A tutti gli effetti questo atto normativo è il primo regolamento di tutela della biodiversità, di sensibilità europea, teso a disciplinare le procedure per l'adozione delle misure previste dalla Direttiva 92/43/CEE.

6 Il Decreto, oggetto di contenzioso (Causa C-143/02 Commissione delle Comunità Europee contro la Repubblica Italiana, pervenuta a sentenza in data 20.03.2003), è stato modificato e integrato (art. 5), a conclusione di un complesso lavoro che ha coinvolto Ministero e Regioni, con l'emanazione del DPR 120/2003 (G.U. n. 124 del 30.05.2003).

La Giunta Regionale del Veneto, con Delibera n. 1662, del 22 giugno 2001 – Allegato A - ha formulato atti di indirizzo per l'applicazione della normativa comunitaria e statale in ordine ai Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e alle Zone di Protezione Speciale (ZPS), cui tutte le amministrazioni competenti per territorio, dovranno uniformarsi, nella redazione di piani e progetti che interessino le ZPS ed i SIC. Piani e Progetti dovranno essere perciò corredati da una Relazione di Valutazione di Incidenza, su Habitat e specie di importanza comunitaria, secondo quanto disposto dall'art. 5 e dall'Allegato G del DPR 357/1997, mediante la quale sia possibile valutare la congruità degli stessi con le esigenze di conservazione dei caratteri naturalistici e ambientali della zona.

Tali indicazioni sono state quindi sviluppate e precisate metodologicamente con la D.G.R. n. 2803 del 4 ottobre 2002, dove il percorso di Valutazione ricalca le linee guida già elaborate dall'Unione Europea e dalle precedenti delibere, introducendo la necessità di anteporre alla Valutazione di incidenza una procedura di Screening volta a verificare la presenza e la probabilità del manifestarsi di possibili incidenze nonché la significatività delle stesse. Tale metodo prevede quindi 4 fasi per definire l'opportunità o meno di operare una Valutazione completa dell'incidenza.

Il 23 aprile 2004, la Regione Veneto emana una nuova Legge Urbanistica, la n. 11/2004 “Norme per il governo del territorio”. Le principali norme ambientali che ne regolano l’applicazione nei riguardi del sistema ambientale sono: - D. Lgs 3 aprile 2006 n° 152 “Norme in materia ambientale” - Norme Integrative del D. Lgs 3 aprile 2006 n° 152, recante norme in materia ambientale" ( correttivo 4/2008 ).

La DGR n. 2673, del 6 Agosto 2004, integra e modifica le precedenti DGR, provvedendo alla revisione dei SIC e delle ZPS relativi alla Regione Biogeografica Continentale.

7 La DGR n. 3173, del 10 ottobre 2006, “Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative“; revoca la precedente DGR 2803/2002, e propone una nuova formulazione, sulla base del contributo di osservazioni ed indicazioni formulate dalle strutture regionali preposte, della “Guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della Direttiva 92/43/CEE”. Il percorso di valutazione ricalca le linee guida già elaborate dall'Unione Europea e dalle precedenti delibere, introducendo la necessità di anteporre alla Valutazione di incidenza una procedura di Screening volta a verificare la presenza e la probabilità del manifestarsi di possibili incidenze nonché la significatività delle stesse. Viene sottolineato che in tutti i casi è necessario operare un'esaustiva e mirata descrizione del Piano o Progetto e che nel caso di interventi ricadenti completamente o in parte in un Sito Natura 2000 è indispensabile la caratterizzazione degli Habitat, degli Habitat di specie e delle specie di cui alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, direttamente interessati. Il metodo di Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.) prevede anche in questo caso 4 fasi di studio per definire l'opportunità o meno di operare una valutazione completa dell'incidenza:  Fase 1 - Verifica Selezione Preliminare (Screening) – processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un Piano o di un Progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti. Nel caso in cui si possa affermare con ragionevole certezza scientifica che il Piano o Progetto non avrà incidenza significativa sul sito Natura 2000 (cioè sulla probabilità che il piano o progetto ha di produrre effetti negativi sull'integrità del sito), non è necessario passare alla fase successiva della valutazione “appropriata”.  Fase 2 - Valutazione “appropriata” - analisi dell'incidenza del Piano o del Progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie.  Fase 3 - Analisi di soluzioni alternative – individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità del sito.  Fase 4 - Definizione di misure di mitigazione o compensazione – individuazioni di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza

8 negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o piano venga comunque realizzato.

La Giunta Regionale del Veneto, con Delibera n. 4059, del 11 dicembre 2007, ha istituito nuove Zone di Protezione Speciale, individuato nuovi Siti di Importanza Comunitaria e modificato siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall’applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.

Inoltre nel caso specifico del Delta del Po, in cui ricade Ariano nel Polesine: Legge Regionale n. 36 del 08 Settembre 1997, “Norme per l'istituzione del Parco regionale del Delta del Po”, e Piano Ambientale del Parco, adottato con Delibera del Consiglio Regionale del Veneto n. 18 del 17 Dicembre 2012.

Per quanto riguarda gli ambiti naturalistici:

 ZPS "Delta del Po", Codice; IT3270023;  SIC “Delta del Po: tratto terminale e delta veneto”, codice IT3270017;  SIC “Rotta di S. Martino”, codice IT3270006;  SIC “Dune Fossili di Ariano Polesine”, codice IT3270005

in base alla D.G.R. n. 1180, del 18.04.2006, il territorio comunale di Ariano nel Polesine, vi rientra con il tratto di alveo del Po di Venezia, il Po di Goro e con la parte di territorio planiziale in prossimità di San Basilio occupato dalle dune fossili.

9 3. FONTI BIBLIOGRAFICHE DEI DATI Per la preparazione e la redazione del presente Screening di Valutazione d'Incidenza ambientale, si sono consultate le seguenti fonti bibliografiche, che fanno riferimento alla vasta letteratura riguardante il territorio del Delta del Po veneto:

AA.VV., Atlante dei mammiferi del Veneto, Lavori Soc. Sc. Nat., Suppl. Vol 21, Venezia, 1996. AA.VV., Calendario riproduttivo dell’avifauna nella Regione Veneto, Associazione Faunisti Veneti, Venezia, 2011. AA.VV., Manuale italiano di interpretazione degli habitat (Direttiva 92/43/CEE). Contributo tematico alla strategia nazionale per la diversità, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Direzione per la Protezione della Natura – Progetto Artiser, Roma, 2010. AA.VV., Piano di gestione ZPS IT3270023 Delta del Po, Aggiornamento luglio 2010. AA.VV., Piano Ambientale del Parco regionale del delta del Po, Ente Parco del delta Po, Ariano nel Polesine, 2012. AA.VV., I - Strumenti e indicatori per la salvaguardia della biodiversità, Regione Veneto, Segreteria Regionale all'Ambiente e Territorio, Servizio Rete Natura 2000, Venezia, 2005. Bon M., Boschetti E., Verza E., Gli uccelli acquatici svernanti in provincia di Rovigo, Associazione Faunisti Veneti, Provincia di Rovigo, Proto Viro, 2005. Bon M. & Paolucci P., Check-list e lista rossa dei mammiferi del Veneto. Atti del IV Convegno dei Faunisti Veneti, novembre 2003 Boscain L., Guidolin L., Verza E., Piovan S.E., Po river Delta Warblers. I silvidi del Delta del Po, Elaborato di Laurea, Università degli Studi di Padova, 2012. Boschetti E., Donà N., Richard J. (a cura di), Monitoraggio e studio degli anfibi del Parco Regionale del Delta del Po con particolare riferimento al Pelobates Fuscus insubricus, Parco Regionale del Delta del Po, 2010. Buffa G., Lasen C., Atlante dei siti Natura 2000 del Veneto. Regione del Veneto – Direzione Pianificazione Territoriale e Parchi. Venezia, 2010. Commissione Europea, Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 – Guida metodologica alle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat” 92/43/CEE, Ufficio per le pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo, 2002. Conti F., Manzi A., Pedrotti F., Libro rosso delle piante d'Italia, WWF Italia, Roma, 1992. Del Favero R., Lasen C., La vegetazione forestale del Veneto, 2/a Ed. Libreria Progetto Edit., Padova, 1993.

10 Dinetti M., Infrastrutture ecologiche, Ed. Il Verde, Milano, 2000. Farina A., Ecotoni, Patterns e processi ai margini, Ed. Cleup, Padova, 1995. Farina A., L'Ecologia dei sistemi ambientali, Ed. Cleup, Padova, 1993. Farina A., Elementi di ecologia del paesaggio, Utet, Torino, 2001. Farina A., Verso una scienza del paesaggio, Perdisa, Bologna, 2004. Ferrari V., Ghezzi D., Le siepi in campagna, Ed. Edagricole, Bologna, 1999. Fracasso G., Mezzavilla F., Scarton F., Check list degli Uccelli del Veneto, Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Venezia, suppl. al volume 61: 103 - 117, maggio 2010 Fracasso G., Verza E., Boschetti E. (a cura di) Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Rovigo, Provincia di Rovigo, 2003 Franco D., Le fasce tampone boscate per il controllo dell'inquinamento diffuso, ARS, n. 57, Sett/Ott. 1997. Ingegnolo V., Fondamenti di ecologia del paesaggio, Ed. Città Studi, Milano, 1997. Malcevschi S., Bisogni L., Gariboldi A., Reti ecologiche ed interventi di miglioramento ambientale, Il verde editoriale, 1996 - Ministero dell'Ambiente - Servizio Conservazione Natura, Natura 2000 in Italia, Dicembre 1999. Parco Regionale del Delta del Po Veneto, Atlante del territorio costiero, lagunare e vallivo del Delta del Po, Ariano nel Polesine, 2005. Pignatti S., Introduzione allo studio fitosociologico della Pianura veneta orientale, con particolare riguardo alla vegetazione litoranea, in Arch. Bot. e Biogegr. Ital., n. 28 (4), Forlì, 1952-53. Pignatti S., La vegetazione alofila della Laguna di Venezia, in Mem. Ist. Ven. Sc. Lett. ed Arti, n. 33 (1), Venezia, 1966. Pignatti S., Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982. Pignatti S., Ecologia del paesaggio, Torino, 1994. Piva E., Scortegagna S., I boschi del delta del Po: guida alle vegetazioni legnose del Parco, Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po, Ariano nel Polesine, 2005. Poldini L., Sburlino G., Nomenclatura fitosociologica essenziale, Fitosociologia, 42 (1), Rallo G.P., Pandolfi V., Le zone umide del Veneto, Giunta Regionale del Veneto, F. Muzzio, Padova, 1988. Sereni E., Storia del paesaggio agrario italiano, Ed. Laterza, Bari 1991. Trombin D., Cadore A., Fioravanti F. (a cura di), Censimento degli uccelli acquatici svernanti in provincia di Rovigo – anno 2009. Associazione Culturale Sagittaria. Turin P., Salviati S. et al., Carta ittica della Provincia di Rovigo. Acque dolci interne, Provincia di Rovigo, Assessorato alla Pesca, 2010.

11 Verza E. (a cura di), Quaderno faunistico della provincia di Rovigo, Provincia di Rovigo, Assessorato alle Risorse Faunistiche e Assessorato al Turismo, 2008. Verza E., Trombin D., Cadore A., Consistenza e trend, nell’area del Delta del Po (provincia di Rovigo), di alcune specie di uccelli comprese nelle direttive europee e con popolazioni d’importanza nazionale ed internazionale. Atti V Convegno dei Faunisti Veneti, Legnaro (PD), 12- 13 maggio 2007. Verza E., Trombin D. (a cura di), Gli Aironi del Delta del Po. Monitoraggio degli Ardeidi del Delta del Po e della provincia di Rovigo. Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Ass. Cult. Nat. Sagittaria, 2008. Verza E., Bottazzo M., Le anatre selvatiche del Delta. Monitoraggi e ricerche sugli anatidi nel Delta del Po (Veneto), Veneto Agricoltura, 2011. Verza E., Trombin D., Bedin L., Aggiornamento sullo status e sulla distribuzione dei Rettili e degli Anfibi nel Delta del Po (Rovigo) - Atti del VI convegno Associazione Faunisti Veneti, Treviso, 2011. Zanetti M., Atlante della flora notevole della Pianura veneta orientale, Ediciclo, Portogruaro, 1997.

12 4. FASE 1 - VERIFICA DELLA NECESSITÀ DI SOTTOPORRE IL PIANO ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE

La procedura di Screening di Valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A) è un procedimento di carattere preventivo, procedimento al quale è necessario sottoporre qualsiasi Piano o Progetto che possa avere incidenze significative su un sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, in modo da tener conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. La valutazione di incidenza costituisce pertanto lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra conservazione soddisfacente degli Habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio. Per la stesura della presente Relazione, che riguarda il P.A.T. del Comune di Ariano nel Polesine, si è costituito un gruppo di lavoro composto da esperti del settore e si è provveduto all’analisi della principale Normativa vigente, a livello Comunitario, Nazionale e Regionale; sono stati inoltre raccolti tutti i dati necessari per la valutazione, oltre ad aver effettuato alcuni sopralluoghi e approfondite ricognizioni.

Poiché il Piano oggetto di Valutazione non rientra nelle fattispecie di esclusione elencate al paragrafo 3 dell’Allegato A DGRV n. 3173/2006 “Criteri e indirizzi per l’individuazione dei piani, progetti e interventi per i quali non è necessaria la procedura di valutazione di incidenza”, risulta necessario sottoporre il Progetto (P.A.T.) alla suddetta procedura.

Il metodo di applicazione della procedura di Screening prevede quattro fasi per definire l'opportunità o meno di operare una Valutazione completa o meno dell'Incidenza:

Fase 1: Definisce se la Valutazione di Incidenza sia o meno necessaria, se il Piano presenti caratteristiche contenute al paragrafo 3 dell'Allegato A della DGRV 3173/2006. Fase 2: Descrizione sintetica del Piano e degli elementi dello stesso che possono produrre incidenze:  Aree interessate e caratteristiche dimensionali;  Durata dell'attuazione e cronoprogramma (adozione, approvazione, costruzione, funzionamento, dismissione, recupero);  Distanza dai siti della Rete Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi;  Indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione;

13  Utilizzo delle risorse;  Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali;  Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso;  alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali: aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi...);  Identificazione di tutti i Piani, Progetti e Interventi che possono interagire congiuntamente; Fase 3: Valutazione della significatività delle incidenze. Si mettono in relazione le caratteristiche del Piano con le caratteristiche delle aree o dei siti nel loro insieme in cui è possibile si verifichino effetti significativi, prendendo in considerazione anche eventuali effetti cumulativi. La Valutazione di tali incidenze prevede: 1. Definizione dei limiti spaziali e temporali dell'analisi; 2. Identificazione dei Siti della Rete Natura 2000 interessati e descrizione (caratteri fisici, Habitat e specie di interesse comunitario, obiettivi di conservazione, relazioni strutturali e funzionali per il mantenimento dell'integrità); 3. Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati; 4. Identificazione degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e specie nei confronti dei quali si producono; 5. Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi; 6. Identificazione dei percorsi e dei vettori attraverso i quali si producono; 7. Previsione e Valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e specie. La Fase 3 definisce le fonti consultate al fine di identificare le incidenze del Piano ed alcuni indicatori per l'individuazione delle possibili incidenze significative.

Fase 4: Dichiarazione sulla necessità o meno di operare ulteriori indagini mirate ad accertare l'incidenza del Piano, ovvero di procedere con l’elaborazione di una valutazione appropriata. Nel caso non si ravvisi tale necessità si prevede una “Scheda riassuntiva” (Allegato A delle determinazioni assunte durante la fase di Screening). Qualora la selezione preliminare (Screening) verifichi la necessità di proseguire le analisi dei possibili effetti dovrà essere redatta “Valutazione appropriata” con opportuni approfondimenti, l’individuazione di ipotesi alternative, eventuali misure di mitigazione o compensazione.

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Schema riassuntivo della procedura della valutazione di incidenza Tratto da: “La gestione dei siti Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’art. 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE”

15 5. FASE 2 - DESCRIZIONE DEL PIANO 5.1 Inquadramento generale 5.1.1 Localizzazione Ariano nel Polesine è situato nell’area orientale della provincia di Rovigo, denominata “Basso Polesine”, compresa nell’Isola fluviale di Ariano delimitata dal fiume Po. La posizione del Comune risulta strategica sia per la posizione a confine col territorio della Provincia di Ferrara, all’interno del Delta del Po, sia per essere posta lungo la direttrice Nord-Sud della S.S. 309 “Romea” che collega Venezia con Ravenna.

L’estensione del comune di Ariano nel Polesine è pari a 80,92 kmq, interamente pianeggianti, ad eccezione del cordone delle dune fossili e per il sistema delle arginature fluviali. Ariano nel Polesine confina a nord con il Comune di , a nord-est con il Comune di , a ovest con il Comune di (FE) e il Comune di , a sud e ovest con il Comune di Mesola e Goro (FE) e a sud-est con il Comune di . Al 31 dicembre 2011 nel Comune risiedevano 4.603 abitanti distribuiti tra il Capoluogo e le frazioni di Crociara, Gorino Veneto, Grillara, Monti, Piano, Rivà, San Basilio, Santa Maria in Punta. L’area è caratterizzata dal delta del fiume Po, in particolare dai rami denominati Po di Venezia, Po di Gnocca e Po di Goro e da una fitta rete di canali di bonifica. Peculiare è la presenza delle dune fossili, testimonianza dell’antica linea di costa.

16 5.1.2 Subsidenza In coerenza con la relazione di compatibilità geologica, si afferma che la maggior parte del territorio litoraneo che si estende a sud dell'Adige presenta attualmente quote al di sotto del livello marino. Tale situazione é da attribuire, oltre alla pratica di impedire le rotte fluviali, al prosciugamento di vaste paludi il cui fondo era già situato al di sotto del livello del mare, all'innalzamento eustatico del livello marino e soprattutto alla subsidenza, che ha subito notevolissima accelerazione per cause antropiche intorno alla metà del XX secolo. Si può considerare che la subsidenza naturale agisca nel territorio in esame con velocità abbassamento medie dell'ordine di 2÷3 mm/anno (Figura). Durante il secolo scorso, tuttavia, sono stati registrati abbassamenti del suolo di entità assai maggiore, ascrivibili a varie cause collegate con attività antropiche.

Abbassamentidelsuolo(inmetri)registratineldeltapadanotrail1951eil1970 [Fonte:ConsorziodiBonificaDeltaPoAdige] Si é trattato, infatti:

Ȉ di costipamenti localizzati, per sovraccarico; Ȉ di abbassamenti del livello della falda freatica connessi con operazioni di bonifica o con impermeabilizzazioni di vaste aree; Ȉ di alterazioni del chimismo delle acque sotterranee; Ȉ di estrazioni di acqua e di gas metano da falde di scarsa profondità comprese in sedimenti quaternari non consolidati.

Sono ancora presenti fenomeni di abbassamento localizzati sui rami deltizi del Po. Ad oggi sembra improbabile che la situazione si sia completamente normalizzata e che le velocità di caduta siano ritornate entro il campo dei valori attribuiti alla sola subsidenza naturale. In particolare, si può ritenere che siano in notevole miglioramento le condizioni di subsidenza del litorale, ma che permanga una certa situazione negativa per le zone di foce dei rami di Tolle, Gnocca e Goro.

17 5.1.3 Clima Malgrado appartenga all’area mediterranea, il clima della provincia di Rovigo presenta alcune caratteristiche tipiche del clima continentale quali inverni rigidi ed estati calde e umide. Le tavole seguenti sono tratte dal Rapporto della risorsa idrica in Veneto al 30 settembre 2013 (ARPAV) e dimostrano che la piovosità che interessa il comune di Ariano Polesine è scarsa e si distingue per i livelli minimi rispetto all’intera Regione.

Circa la differenza rispetto alla media delle precipitazioni del periodo 1994-2012 il Comune di Ariano Polesine si caratterizza per isoiete comprese tra i 100 e i 200 mm annui. Nell’intero anno idrologico (cioè da ottobre 2012 a settembre 2013) sono caduti in Veneto in media 1.441 mm, la media del periodo 1994 – 2012 è di 1.082 mm. Gli apporti del periodo risultano superiori alla media del + 33 % e risultano essere i maggiori dal 1993/1994. Le quantità massime sono state registrate sulle Prealpi vicentine occidentali, le quantità minori alla stazione di Pradon di Porto Tolle con 774 mm. Nella parte veneta del bacino idrografico ARPAV ha registrato ovunque situazioni di netto surplus pluviometrico rispetto alla media del 1994 – 2012. In particolare nei bacini che interessano Ariano Polesine gli aumenti sono i seguenti: + 46% sul Fissero – Tartaro – Canalbianco, + 41% sull’Adige, + 26% sul Po.

ARPAV prosegue il suo monitoraggio anche tramite l’indice standardizzato di precipitazione (Standardized Precipitation Index, Mc Kee et al. 1993) che permette di definire il deficit o il surplus pluviometrico a diverse scale temporali e territoriali. L’umidità del suolo e l’andamento della 18 stagione agraria rispondono alle anomalie di precipitazione su periodi brevi (1 – 3 – 6 mesi), mentre la disponibilità di acqua nel sottosuolo, nei fiumi e nei bacini corrisponde a periodi più lunghi (6 – 12 mesi). Come dimostra la seguente carta nell’anno ottobre 2012 – settembre 2013 l’indice SPI esprime la prevalenza sul territorio regionale di umidità da moderata ad estrema, mentre limitate aree di normalità sono presenti sul bellunese orientale e sul Polesine sud orientale.

Nel corso del 2012 un’equipe tecnica di ARPAV ha pubblicato uno studio sugli eventi meteorologici estremi nel Veneto nel periodo 1956 – 2009 (Regione Veneto, Eventi meteorologici estremi. Dati e valutazioni sulla radicalizzazione del clima in Veneto, Venezia, settembre 2012). I tecnici ARPAV hanno considerato i fenomeni meteorologici estremi: precipitazioni intense, grandine, forti raffiche di vento, trombe d’aria. L’analisi è stata compiuta su un set di dati relativo agli ultimi decenni, più consistente dagli anni Novanta del secolo scorso corrispondente al potenziamento della rete di misurazione ARPAV. La parte consistente dello studio è dedicata alle precipitazioni intense. Nello studio di un indice di concentrazione (CI index) delle precipitazioni giornaliere in Veneto nel periodo 1956 – 2009 ARPAV ha considerato un campione di stazioni suddivise tra quelle appartenenti alla rete dell’Ex ufficio Idrografico di Venezia per il periodo 1956 – 2004 e alla rete ARPAV per il periodo 1993 – 2009.

19 Carta del Veneto con posizione delle stazioni pluviometriche considerate nello studio idrologico. I simboli indicano: • stazioni con dati 1956 – 2004; + stazioni con dati 2005 – 2009.

1956 - 1969 1970 - 1989

Le carte a fianco raffigurano la distribuzione spaziale dell’indice di concentrazione (CI) registrato nei vari periodi considerati. In alcuni casi la tendenza nel numero di eventi intensi appare in crescita nel corso del periodo 1993 – 2009, in altri casi la tendenza assume un andamento quasi stazionario. In particolare la crescita è più marcata per gli eventi intensi di breve durata (3, 6, 12 ore) rispetto agli eventi di brevissima durata analizzati (10, 30, 60 minuti) e tale risultato appare più chiaro se si analizza il periodo attraverso finestre mobili di 5 anni.

1990 – 2009

20 ARPAV ha notato che le aree costiere si caratterizzano per le più alte percentuali dei massimi di precipitazione rispetto al totale e per la maggiore irregolarità nella distribuzione intrannuale delle precipitazioni. Gli eventi estremi giornalieri sono dovuti alla vicinanza al mare che, in particolare in autunno, favorisce lo sviluppo e la persistenza di sistemi convettivi capaci di scaricare grandi quantità di piogge in breve tempo e in aree ristrette. I principali risultati dello studio climatologico sopra menzionato possono essere così riassunti:  diminuzione delle precipitazioni annue dovuto per la maggior parte alla diminuzione durante la stagione invernale nel periodo 1956 – 2004;  maggior contributo dei giorni più piovosi sul totale delle precipitazioni, in particolare nella pianura;  diminuzione nell’ultimo ventennio dei tempi di ritorno delle precipitazioni massime annuali soprattutto per le stazioni di pianura, mentre in alcune zone montane l’andamento è più irregolare o stazionario con alcuni casi che dimostrano anche tendenze opposte, soprattutto per le precipitazioni di maggiore durata;  ripetizione con frequenza annuale di precipitazioni estreme sull’area costiera negli ultimi cinque anni considerati (2004 – 2009). Dunque nel futuro anche il Comune di Ariano Polesine rischia di attraversare periodi aridi ai quali succedono le intense piogge autunnali come accaduto negli ultimi anni (per esempio ad ottobre e a novembre 2010) che hanno causato allagamenti, straripamenti e consistenti danni a fabbricati e infrastrutture. Per questo aspetto si rinvia alla sintesi dello studio dell’IPCC – UNEP - WMO (2007) menzionato nella Relazione ARPAV sopra richiamata (2012). Sulle osservazioni degli eventi meteorologici del Novecento e dello scorso decennio di questo secolo gli scienziati e i tecnici prevedono per i prossimi decenni un’alternanza di eventi meteorologici estremi – piogge intense e alluvioni alternati a fasi prolungate di siccità – anche in stagioni come la primavera e l’autunno per le quali era normale in passato una abbondanza delle precipitazioni che permetteva una ricarica naturale dei bacini idrografici e idrogeologici.

21 5.1.4 Geologia L'attuale assetto geologico del territorio polesano è sostanzialmente determinato dagli eventi alluvionali e deposizionali del fiume Adige e del fiume Po.

Schematridimensionaledellaformazionediunapianura

Lo schema propone una visione didattica a partire dal bacino idrografico generale con la piana alluvionale per finire poi sino alla formazione di un delta fluviale ed arrivando al mare. La zona interessata dal Piano di Assetto del Territorio è certamente riconducibile a quella parte dello schema che è posta al margine destro della foto illustrativa. Fa riferimento specifico alla zona deltizia ove i sedimenti portati dal sistema fluviale Adige-Po lentamente si sono elevati dal mare Adriatico, poco profondo, per dare origine a nuove terre. Nel corso di alcuni millenni l’idrografia generale e i tracciati dei fiumi, certi o ipotizzati, sono mutati diverse volte e nel contempo la linea di costa è andata sempre più spostandosi verso est, dando origine alla tipica formazione a delta.

22 In particolare, il territorio oggetto di studio assume l’assetto attuale dopo il Taglio di Porto Viro, completato nel 1604 dai Veneziani, fondamentale opera idraulica che ha permesso la nascita del Delta del Po così come lo si conosce oggi. Negli ultimi secoli infatti, la dinamica fluviale è stata sempre più governata dall’intervento antropico; sebbene la dinamica sedimentaria sia stata prevalentemente controllata dall'eustatismo e da fluttuazioni climatiche, un ruolo significativo è stato giocato dalla subsidenza, legata sia a cause tettoniche profonde, sia alla compattazione differenziale dei sedimenti plio-quaternari. Le unità litologiche, così come descritte nella relazione di compatibilità geologica del P.A.T., comprendono:  la piana deltizia, con materiali alluvionali a tessitura prevalentemente limo-argillosa;

 il fronte tra la piana deltizia e quella di sabbia, con materiali litorali, cordoni o dune eoliche composti da sabbie medie e fini ricche di bioclasti; detto fronte comprende altresì i depositi di palude salmastra, caratterizzati da materiali di deposito a tessitura fine talvolta ricchi di sostanza organica;  depositi continentali privi di formale connotazione stratigrafica, ovvero sabbie e limi sabbiosi recenti e attuali depositati sulle barre mediane e laterali del F.Po di Goro, esondabili in occasione di piena ordinaria e in continua evoluzione deposizionale.

Per quanto riguarda la geomorfologia, nell’area comunale affiorano alcuni cordoni litorali: si tratta di un insieme di dossi allungati relativamente continui, distribuiti con andamento regolare e disposizione rettilinea o leggermente arcuata, che documentano la posizione della linea di riva tra l’età del Bronzo e la prima metà del XIX secolo. I più antichi, di età Pre-etrusca, sono riconoscibili nell’allineamento Le Tombe-Le Tombine. Nell’ambito del lobo deltizio del Po di Goro-Po di Gnocca affiorano i cordoni più recenti, attribuiti alla prima metà del XVIII secolo e alla prima metà del XIX (Bondesan, 1990). Tipicamente associate ai cordoni litorali relitti sono le forme di origine eolica (dune) che, laddove preservate dagli interventi antropici, conferiscono risalto morfologico ai cordoni stessi. Il sistema dunare è localmente caratterizzato dalla presenza di «depressioni da sfondamento di dune» di forma da subcircolare ad allungata, erosa nelle dune eoliche ad opera di acque di rotta fluviale ad elevata turbolenza. Nel territorio comunale sono rappresentate dai gorghi denominati (Bondesan, 1995): «Rotta di Martino»: gorgo localizzato sul cordone di Cantarana, a una distanza di circa 2Km dal Po di Goro, ha una profondità di circa 3m.

23 «Gorgo di Cà Florìda»: inciso sul cordone di Rivà, circa 2Km a est della Rotta di Martino, a ridosso del rilevato della vecchia Via Romea. Utilizzato in passato come discarica abusiva, è stato restaurato dall’attuale proprietario. «Rotta Grande»: del complesso laghetto localizzato sullo stesso cordone (presente sulle carte del 1800 e della prima metà del 1900) rimane uno stretto bacino in località Palazzo Nichetti, circa 200m a sud dello Scolo Veneto. In corrispondenza dei gorghi e in alcuni altri contesti, i cordoni dunari sono caratterizzati da strutture di rotta, derivate dallo sfondamento dei cordoni stessi ad opera di acque incanalate e marcate da linee sinuose di scorrimento delle acque. Per quanto concerne, infine, l’importanza e l’attività dei rami deltizi del Po e la loro progressiva evoluzione, esse sono testimoniate dalle tracce di alvei fluviali attualmente estinti. In particolare, i percorsi abbandonati individuabili a NW di Ariano sono rappresentati da canali originati da una rotta del Po di Goro. Nella gran parte dei casi sono privi del tipico risalto morfologico; in genere, infatti, non presentano quote più elevate rispetto alle piane circostanti. Altri percorsi fluviali, a livello del piano campagna o leggermente incassati, orientati circa N-S e caratterizzati da tracce sinuose più o meno larghe, sono confinati a ovest della duna fossile di S.Basilio. Le tracce dei paleoalvei sono per lo più depresse in corrispondenza del sistema dunare, dove mostrano andamento più irregolare a causa della difficoltà di deflusso determinata dall’ostacolo opposto dai cordoni stessi.

stralciodellatavolageomorfologicaB.2.2.

24 5.1.5 Sistema Idrogeologico Il territorio comunale di Ariano, come peraltro l’intera area deltizia, è caratterizzato da una idrografia superficiale comprendente i rami deltizi padani e un fitto reticolo di canali e scoli artificiali; il territorio comunale ricade nell'unità idrografica «Isola di Ariano» delimitata dalle arginature del Po di Venezia, del Po di Goro e del Po di Gnocca. Tra gli elementi principali della rete di bonifica in ambito comunale, il più importante è lo Scolo Veneto che, con direzione da NW-SE, ne rappresenta l’intero confine orientale e nordorientale; a valle dell’idrovora Goro, assume la denominazione di Scolo Veneto Inferiore. Sullo Scolo Veneto si innestano numerosi canali minori; in particolare si riscontrano, di una certa importanza, lo Scolo Gozzi che ha origine tra Garzara e Crociarone e attraversa in senso approssimativamente meridiano l’intero territorio comunale, e lo Scolo Brenta che, dall’abitato di Ariano, è fiancheggiato dalla S.P. 44 sino alla Romea e quindi dalla S.P. 63 sino alla confluenza nello Scolo Veneto.

Ilsistemaidrogeologiconell’elaboratoIIadelPTCPdiRovigo. In merito alle acque sotterranee, la maggior parte dell'area considerata, ad eccezione dei cordoni di dune, è posta al di sotto del livello del mare e corrisponde a un territorio di bonifica essenzialmente

25 soggetto a scolo meccanico. In tali condizioni, gli argini dei fiumi costituiscono linee di spartiacque e delimitano aree di tipo endoreico. Di fatto, ciascun bacino di bonifica, attraverso il drenaggio operato dalla sua rete di scolo, crea una propria falda, anche se interconnessa a quelle dei bacini contermini, dotata di direzioni di flusso, gradienti e regime propri e condizionati, appunto, dall'attività dell'idrovora cui fa capo la rete scolante. L’assetto idrogeologico dell’area è fortemente condizionato dalla presenza al confine sud del Po di Goro che costituisce il confine meridionale del territorio comunale. Dall’analisi della cartografia elaborata dal P.A.T. risulta che nella maggior parte dell’area comunale la superficie freatica si colloca a debole profondità dal piano di campagna, con valori di soggiacenza per lo più compresi tra 0 e 2 m. La situazione idrogeologica è, infatti, caratterizzata dalla presenza di un acquifero di tipo freatico, la cui superficie, regolata dalle idrovore, è posta appena al di sotto del piano campagna. L'acquifero, che ha sede nei depositi sabbiosi e sabbioso-limosi delle dune fossili e dei cordoni litorali, presenta tuttavia una geometria particolarmente complessa relazionata alla presenza di significative eterogeneità litologiche. Nella carta è possibile osservare come quasi tutte le linee isofreatiche siano poste (ovviamente) al di sotto del livello medio mare. La falda freatica si rileva tra 1-2 metri dal locale piano campagna ma è possibile incontrarla anche più vicina; specialmente nelle zone topograficamente più depresse. Si muove con direzione prevalente verso EST e con gradiente minimale (1/1.000). La regimentazione idraulica dei luoghi derivante dal sistema artificiale di bonifica fa si che in generale la falda freatica sia mantenuta pero’ a livelli costanti rispetto al piano campagna agricolo locale. Normalmente varia nel periodo estivo (però in funzione della specifica situazione metereologica) quando i canali di bonifica vengono fatti “lavorare“ come canali di “soccorso idraulico“ mediante il volontario innalzamento artificiale del livello delle acque che in essi si muovono.

26 5.1.6 Uso del Suolo La maggior parte del territorio di Ariano Polesine è caratterizzato da un uso agricolo del suolo. Le abitazioni e le strutture produttive/commerciali sono concentrate lungo le principali strade (S.R. 495 e S.S. 309 “Romea”) che attraversano il comune. Da un’analisi tematica emerge come l’agricoltura comunale sia caratterizzata dalla presenza di aziende agricole di medie dimensioni, rispetto ai dati provinciali, e con tipologie produttive vocate ad indirizzi cerealicolo-industriale. Risulta evidente la presenza del mais come coltura principale, che viene coltivata in queste zone in alternanza ad altri cereali o, con turni più allargati, a colture di tipo industriale quale barbabietola ed oleaginose. Le produzioni specializzate in questo territorio risultano scarse e presenti in modo puntiforme in poche realtà, esse riguardano in genere il settore frutticolo. Il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di terreni di buona qualità, generalmente di medio impasto con venature tendenti al sabbioso e tendenzialmente all’argilloso. Lo svolgimento delle pratiche agricole su tali territori permette ottime rese produttive. Tuttavia l’uso agricolo intensivo dei terreni agricoli ha fortemente ristretto gli aspetti di tipo paesaggistico, determinando la povertà di elementi (come alberi, siepi o manufatti) che potrebbero diversificare e qualificare il territorio. Da un’osservazione più approfondita è possibile notare che la vegetazione di interesse agrario- paesaggistico è scarsa e limitata al fianco di strade secondarie o padronali, oppure maschera alcune corti o centri aziendali; la necessità di un’agricoltura coerente con le esigenze della globalizzazione, intensiva e sempre più meccanizzata ha introdotto monocolture e ha ridotto al minimo eventuali piante, che oggi vengono identificate come “elementi qualificanti del territorio” ma che in realtà risultano essere solo residui di un paesaggio rurale più rispettoso ed integrato con il territorio stesso appartenente ormai al passato.

27 Uso del suolo nell’area deltizia. Fonti: Regione Veneto, Urban Atlas 2007 (2008), Regione Veneto, Parco regionale del delta del Po, Istituto Delta Ecologia applicata, Università Iuav, Piano di gestione ZPS IT3270023 Delta del Po Quadro A: la carta proviene dalla tematizzazione delle features secondo gli attributi contenuti nel campo “Legend”. I temi per la rappresentazione dei confini comunali e l’ambito relativo alla ZPS IT3270023 provengono dal SIT della Regione Veneto. Quadro B: carta dell’uso del suolo ottenuta per aggregazione delle features in base al

codice di primo livello delle sottocategorie d’uso del progetto “Urban Atlas 2008”. La mappa evidenzia le quattro principali categorie di uso del suolo: superfici artificiali, aree agricole, acque, aree naturali.

Tavola riassuntiva dello studio “Uso del suolo”, da Relazione Agronomica PAT

28 5.2 Cartografia di Piano Tale fase prevede la descrizione sintetica del Piano, evidenziando le previsioni di Piano in esso contenute e l’identificazione delle possibilità di sviluppo e trasformazione territoriale. La Legge Urbanistica 11/04 stabilisce che, come sintesi dell’intera proposta di P.A.T. siano prodotte quattro tavole di sintesi del progetto, tali da descrivere il territorio negli aspetti vincolistici, morfologici e strutturali, per giungere alla definizione delle linee di sviluppo che saranno attuate dai successivi Piani degli interventi. Vengono di seguito brevemente presentate le quattro cartografie, con particolare attenzione ai vincoli e alle invarianti presenti sul territorio, che in modo diverso incidono sulla disponibilità dello stesso e pongono condizioni e limiti alle previsioni del piano. Nella TAV. 1 - “Carta dei Vincoli”, sono riportati principalmente il vincolo sismico, derivante dalla nuova classificazione sismica, e quello delle aree a rischio idrogeologico, riferite al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dalla competente Autorità di Bacino.

Estratto dalla Tavola 1 “Carta dei Vincoli”, che evidenzia il vincolo paesaggistico e le fasce di rispetto del Po di Goro, il vincolo paesaggistico relativo alla rete Natura 2000 (ZPS IT3270023 Delta del Po), il Centro Storico di Ariano Polesine, il vincolo idrogeologico-forestale, il vincolo cimiteriale, il vincolo monumentale, le fasce di rispetto della viabilità, la fascia di rispetto del depuratore, l'ambito naturalistico ed il perimetro del Parco regionale del Delta del Po.

La TAV. 2 - “Carta delle Invarianti” individua i luoghi e gli ambiti di natura geologica, geomorfologica, idrogeologica, paesaggistica, ambientale, storico-monumentale e architettonica - in conformità agli obiettivi ed indirizzi espressi nella pianificazione territoriale di livello superiore -

29 intesi quali elementi, valenze, emergenze che costituiscono il patrimonio irrinunciabile del territorio, fondamentali per la conservazione e la riproducibilità della condizione ecologica e storico culturale specifica e quindi meritevoli di tutela, valorizzazione e di recupero. Le invarianti assumono inoltre un preciso ruolo progettuale per la messa a sistema dei valori associati attraverso la proposizione delle “reti ecologiche” e le connessioni ambientali.

Estratto da Tavola 2 “Carta delle Invarianti”, che evidenzia le Invarianti di natura architettonica (ambiti di valore storico testimoniale, edifici e complessi di valore storico, elementi puntuali ed emergenze architettoniche del P.A. del Parco Regionale del Delta del Po) e le Invarianti di natura paesaggistica (rete Natura 2000, ZPS IT3270023 Delta del Po).

La Tav. 3 “Carta delle Fragilità” suddivide il territorio Comunale secondo la “Compatibilità geologica ai fini urbanistici” in “aree idonee”, “aree idonee a condizione”, “aree non idonee”, contraddistinte da differenti caratteristiche per suolo e sottosuolo, riesaminando gli elementi strutturali descritti nelle due tavole precedenti, individuando le condizioni di fragilità del territorio, le soglie di disponibilità, il rischio per gli insediamenti e per l’ambiente e le condizioni di criticità già comprese nelle “Tavole delle penalità ai fini edificatori” realizzate ai sensi della LR 61/85. Le “condizioni” sono esplicitate da un articolo delle NTA, e si riferiscono a tutte quelle cause, naturali od antropiche, che introducono un elemento di pericolosità nei confronti della trasformazione, aree di frana, attive, quiescenti, con possibilità di colate detritiche; zone a rischio di allagamento o ristagno idrico per insufficienza della rete di drenaggio, per depressione morfologica o per bassa permeabilità del terreno; zone soggette ad erosione o caduta massi, aree dov’è possibile 30 riscontrare materiali inquinati o potenziali discariche abusive nel substrato, oppure che presentano proprietà geotecniche scadenti del substrato, dovute per esempio a torbe o cavità sotterranee

Estratto della Tavola 3 – Fragilità, che nel centro principale di Ariano Polesine evidenzia le specifiche aree idonee alla trasformazione (verde), idonee a condizione (gialle) e non idonee (rosa), nella parte rimanente del Comune individua le aree esondabili o a rischio ristagno idrico, i corsi d'acqua, le zone di rispetto ai sensi dell’art. 41 L.R. 11/04. Sono inoltre indicate le Penalità geologiche e idrogeologiche prevalenti: depressione geomorfologica, aree con proprietà geotecniche scadenti, aree a dissesto idraulico, aree a rischio idraulico, rispetto idrico, Aree a pericolo geologico o zone con frane quiescenti, terreni prevalentemente impermeabili.

La Tav. 4 - “Carta delle Trasformabilità” è l'elaborato di maggior significato progettuale perché individua le linee preferenziali dello sviluppo sostenibile. La “Carta della Trasformabilità”, ottenuta dal processo di sintesi delle indicazioni espresse dalle tre tavole precedenti, mostra gli Ambiti Territoriali Omogenei ai fini della pianificazione (A.T.O.), e le scelte di pianificazione, tracciate come linee di espansione prevista (frecce). Il P.A.T., con la Tav. 4 - “Trasformabilità”, definisce quindi la propria strategia per “sottrazione”, in coerenza con le precedenti tre tavole di analisi e rilevamento delle peculiari caratteristiche e valenze del territorio. La stessa definizione dell’elaborato più progettuale quale “Tavola della Trasformabilità” esprime chiaramente questo indirizzo e sottolinea come il tema della sostenibilità rappresenti il primo e fondamentale criterio del nuovo approccio alla pianificazione territoriale.

31

Estratto della Tavola 4 – Trasformabilità che individua le Azioni Strategiche del P.A.T, all'interno degli A.T.O. previsti: Aree a urbanizzazione consolidata; Edificazione diffusa; Aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale; Aree a urbanizzazione programmata; Limiti fisici della nuova edificazione; Linee preferenziali di sviluppo insediativo (frecce blu); Servizi di interesse comune di maggior rilevanza. Inoltre i “Valori e tutele”: Centro storico; Ville censite dall'IRVV; Edifici e complessi di valore storico testimoniale; Emergenze Architettoniche; Pertinenze scoperte da tutelare; Contesti figurativi di complessi monumentali; Zone di ammortizzazione o transizione; Corridoi ecologici principali e secondari; Vincolo monumentale; Core Area; Gangli principali; Blueway.

Il progetto di P.A.T. per Ariano Polesine prevede cinque A.T.O. (Ambiti Territoriali Omogenei), ciascuno caratterizzato da connotazioni specifiche e con differenti gradi di previsione di sviluppo insediativo. In sintesi il PAT definisce l’assetto del territorio confermando le previsioni dimensionali del PRG vigente a cui aggiunge una modesta superficie territoriale con lo scopo di garantire un’opportunità aggiuntiva di localizzazione da utilizzare nei successivi Piani degli Interventi che saranno redatti sulla base dell’effettivo andamento della congiuntura demografica e socio-economica. Per quanto riguarda il fabbisogno insediativo, il P.A.T. non fornisce alcuna indicazione di localizzazione planimetrica, neanche con le linee preferenziali di sviluppo. Il P.A.T. mette a disposizione 60.000 mc complessivi, ripartendoli in cinque A.T.O. e demanda la loro individuazione planimetrica e la quantificazione della superficie al Piano degli Interventi.

32 Circa le aree a destinazione produttiva il P.A.T. verifica la consistente disponibilità di tali aree e attività compatibili previste dal P.R.G. vigente non ancora utilizzate, conferma tutte le previsioni del P.R.G. e ne esclude di nuove.

5.3 Aree interessate caratteristiche dimensionali Il percorso metodologico per l’individuazione delle scelte strategiche e delle conseguenti azioni del PAT deriva direttamente da tutti gli aspetti individuati nei punti seguenti:  il quadro dei riferimenti delle pianificazione sovra ordinata  l’analisi delle matrici del quadro conoscitivo e la lettura delle criticità ambientali  la lettura e analisi dei vincoli, invarianti ambientali, paesaggistiche e storico culturali, delle fragilità che caratterizzano il territorio  il contributo della “Concertazione”  la definizione dei “temi “ del PAT e degli obiettivi di sostenibilità  la definizione degli scenari di assetto anche in relazione alla dimensione quantitativa dei “bisogni” progettuali e strategici. Il Piano quindi si articola in obiettivi relazionati al “Principio di sostenibilità ambientale” ricercando la soglia e il limite di equilibrio del consumo di suolo generato dalle trasformazioni urbanistiche del territorio. Il Piano dà priorità alla riqualificazione e al riordino degli insediamenti urbani ed al recupero e riuso degli edifici in zona agricola. L’individuazione degli ambiti di espansione è scaturita da un processo iterativo di verifica delle localizzazioni, improntato a criteri di sostenibilità:  indirizzare lo sviluppo insediativo prioritariamente al completamento dei vuoti urbani derivanti da percorsi pregressi, ed interessare ambiti agricoli frazionati e marginali;  condurre le possibili addizioni urbane a definizione e completamento del disegno urbano più recente, connettendole alla creazione di sistemi verdi lineari od estesi, al miglioramento della continuità dei percorsi ciclo-pedonali e la mitigazione dell’impatto verso gli ambiti esterni;  favorire il riordino delle aree agricole subordinandolo alla tutela dei varchi esistenti e alla espansione degli spazi aperti fruibili  prevedere nei contesti territoriali dove minori sono le valenze ambientali e paesaggistiche e negli ambiti di insediamento consolidato di “presidio” dell’ambiente non urbano, il completamento di aree già insediate, mediante percorsi di integrazione dimensionati sulla

33 soglia del fabbisogno diretto delle popolazione insediata, con le opportune mitigazioni ed integrazione delle reti di relazione fra le parti del territorio  valorizzare le dotazioni ambientali diffuse e/o particolari mediante specifiche indicazioni di tutela, restauro e riproduzione;  favorire il recupero e riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, e con ciò la riqualificazione edilizia ed ambientale, il riordino e il contrasto ai fenomeni di degrado o abbandono.  Il processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che ha accompagnato il percorso di redazione del Piano di Assetto del Territorio (PAT) ha considerato alternative di sviluppo del territorio differenti e già oggetto di analisi nelle fasi precedenti.  Il confronto tra la fase progettuale e quella valutativa permette di evidenziare le criticità ambientali, di ipotizzare tra le alternative di piano possibili, quella più sostenibile, individuando dove necessario le opportune misure di mitigazione.  Il Piano di Assetto del Territorio, sulla base delle precisazioni di art. 13, comma 2, L.R. 11/2004, ossia su valutazioni di carattere geografico, storico, paesaggistico ed insediativo, ha individuato i seguenti A.T.O.:

Verifica del dimensionamento

PRG PAT (mc) TOTALE ATO vigente Aree di Consolidato Totale (mc) (mc) espansione 1.1 74.800 15.000 5.000 20.000 94.800 1.2 7.500 - - 7.500 1.3 19.520 7.500 2.000 9.500 29.020 1.4 13.300 7.500 2.000 9.500 22.800 1.5 76.500 15.000 5.000 20.000 96.500 5.1 7.850 - 1.000 1.000 8.850 Totale(mc) 199.470 45.000 15.000 60.000 259.470

34

Il PAT ha individuato per il territorio comunale 13 Ambiti Territoriali Omogenei, organizzati in cinque tipologie e così denominati:

TIPOLOGIA 1 AMBITI DEL SISTEMA RESIDENZIALE

1 ATO 1.1 Ariano capoluogo 2 ATO 1.2 Santa Maria in Punta 3 ATO 1.3 Crociara – Crociarone 4 ATO 1.4 Grillara 5 ATO 1.5 Piano – Monti - Rivà

TIPOLOGIA 2 AMBITI DEL SISTEMA PRODUTTIVO

6 ATO 2.1 Ramello – Botteghino 7 ATO 2.2 SS Romea - Piano 8 ATO 2.3 SS Romea - Rivà

TIPOLOGIA 3 AMBITI DEL TERRITORIO APERTO

9 ATO 3.1 Territorio agricolo ovest 10 ATO 3.2 Territorio agricolo est 1 11 ATO 3.3 Territorio agricolo est 2

TIPOLOGIA4 AMBITI DEL SISTEMA ARCHEOLOGICO

12 ATO 4.1 Grillara – San Basilio

TIPOLOGIA 5 AMBITI DI CARATTERE NATURALISTICO - FLUVIALE

13 ATO 5.1 Il Po di Goro e aree contigue

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ArticolazionedelterritoriodiArianonelPolesineinAmbitiTerritorialiOmogenei elaloroorganizzazioneintipologie.

36 5.4.1 ATO 1 – Ambiti del sistema residenziale ATO 1.1 – ARIANO CAPOLUOGO Superficie territoriale: Ha 177,49 Descrizione Questa porzione di territorio è caratterizzata dal capoluogo di Ariano nel Polesine, formato dal centro storico attestato a ridosso dell’argine del Po di Goro, con la presenza dei più importanti edifici e funzioni pubbliche quali il Municipio, i principali uffici pubblici, le scuole elementari e medie, le strade centrali (Via san Francesco, Via Matteotti, Corso del Popolo, Via Marconi, Via Colombo) con le attività commerciali. Le espansioni insediative, avvenute nella seconda metà del secolo scorso, si sono attestate in direzione est e nord, hanno un buon impianto urbanistico ed una discreta dotazione di standard e spazi verdi e di parcheggio. Al 31.12.2011 conta 2.417 abitanti e, pur essendo prevalentemente a destinazione residenziale, immediatamente ai bordi dell’abitato, sono presenti alcune attività produttive importanti. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 1.1 viene formulatala seguente ipotesi:  74.800 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”;  20.000 mc messi a disposizione del P.A.T., dei quali 5.000 mc da utilizzare all’interno del tessuto consolidato e 15.000 mc per “Nuove aree di trasformazione”. All’interno di questo A.T.O. sono presenti alcune attività produttive insediate in zona propria ed alcune aree produttive non ancora utilizzate, previste dal P.R.G. previgente, che il P.A.T. conferma e che sono:  una Z.T.O. “D2 – Produttiva di progetto” di mq 26.898  una Z.T.O. “D6 – Commerciale di servizio” di mq 44.635 Lea tabelle che seguono riassumono i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard. RESIDENZA

Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

10 20 Residenziale1 74.800 mc 3.740 mq 7.480 mq PRG Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 374 ab Totale aree per servizi 11.220 mq

PAT Residenziale2 PAT 20.000 10 20

1 Comprende il 20% di funzioni compatibili. 2 Comprende il 20% di funzioni compatibili. 37 mc 1.000 2.000 Abitante teorico 200 mc/ab Totale aree per servizi 3.000 Abitanti teorici aggiunti 100 mq ab

Totale volume residenziale 94.800 mc Totale aree per servizi 14.220 Totale abitanti teorici aggiunti 474 mq ab

Verifica complessiva Standard urbanistici

Aree per servizi complessivi necessari (30 mq/ab x 2.891 ab) Abitanti residenti al 31.12.2011 2.417 ab 86.730 mq Abitanti teorici aggiunti 474 ab Totale abitanti teorici 2.891 ab Aree per servizi da PRG (esistenti + progetto) 104.039,47 mq

ATTIVITÀ PRODUTTIVE E COMMERCIALI

Carico insediativo aggiuntivo Dotazione aree per servizi Attività produttive

10 mq ogni 100 mq di superficie ZTO D2 mq 26.897,85 delle singole zone PRG 100 mq ogni 100 mq di superficie ZTO D6 mq 44.634,68 lorda di pavimento

PAT Produttivo ------

ATO 1.2 – SANTA MARIA IN PUNTA Superficie territoriale: Ha 10,46 Descrizione È una delle frazioni storiche di Ariano nel Polesine, situata nella parte ovest del territorio, in un’area compresa tra il ramo principale del fiume Po e l’incile del Po di Goro che, proprio in questa zona si stacca dal grande fiume per iniziare la sua corsa fino al mare. Questo antico borgo, che compare come centro storico nell’Atlante Regionale dei Centri Storici ai sensi della L.R. 80/80, conta 163 abitantialla data del 31.12.2011 ed è dotato di viabilità e servizi adeguati. Presenta interessanti elementi di carattere naturalistico e paesaggistico quali una grande golena ricca di vegetazione tipica degli ambienti fluviali ed una strada panoramica situata sulla sommità degli argini che delimitano il Po di Venezia ed il Po di Goro.

38 La frazione di S. Maria in Punta, un tempo centro importante per le attività di navigazione fluviale, di macinazione di cereali e di produzione di laterizi, mantiene ottime potenzialità turistiche. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 1.2 viene formulatala la seguente ipotesi:  7.500 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”. La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

10 20 Residenziale3 7.500 mc 380 mq 760 mq PRG Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 38 ab Totale aree per servizi 1.140 mq

10 20

PAT Totale aree per servizi 1.140 mq

Totale volume residenziale 7.500 mc Totale aree per servizi 1.140 Totale abitanti teorici aggiunti 38 ab mq

Verifica complessiva Standard urbanistici

Aree per servizi complessivi Abitanti residenti al 31.12.2011 163 necessari (30 mq/ab x 201 ab) ab 6.030 mq Abitanti teorici aggiunti 38 ab Totale abitanti teorici 201 ab Aree per servizi da PRG (esistenti + progetto) 15.485,12 mq

ATO 1.3 – CROCIARA – CROCIARONE Superficie territoriale: Ha 41,44 Descrizione Crociara e Crociarone sono aggregazioni edilizie in contesto rurale che si sono attestate lungo la strada che porta a S. Maria in Punta in modo lineare o a grappoli e sono caratterizzate dalla presenza di edifici prevalentemente residenziali non necessariamente funzionali all’attività agricola.

3 Comprende il 20% di funzioni compatibili 39 Crociara, da località è stata elevata al grado di frazione nel 1991. È ubicata a poco più di un chilometro (all’interno verso il Po di Goro) dalla ex strada statale Ariano- e dalla Romea commerciale. È pure vicinissima alla zona artigianale Ramello-Botteghino e alla frazione di Santa Maria in Punta. Insieme alla località Crociarone conta, alla data del 31.12.2011,302 abitanti, dispone di alcune modeste attività artigianali ed il nucleo abitato è completamente immerso nel paesaggio agrario. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 1.3 viene formulatala seguente ipotesi:  19.520 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”;  9.500 mc messi a disposizione del P.A.T., dei quali 2.000 mc da utilizzare all’interno del tessuto consolidato e 7.500 mc per “Nuove aree di trasformazione”. La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

Residenziale4 19.520 10 20 mc 980 mq 1.960 mq PRG Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 98 Totale aree per servizi 2.940 ab mq

Residenziale5 PAT 9.500 10 20 mc 480 960 PAT Abitante teorico 200 mc/ab Totale aree per servizi 1.440 Abitanti teorici aggiunti 48 ab mq

Totale volume residenziale 29.020 mc Totale aree per servizi 4.380 Totale abitanti teorici aggiunti 146 mq ab

Verifica complessiva Standard urbanistici

Abitanti residenti al 31.12.2011 302 Aree per servizi complessivi ab necessari (30 mq/ab x 448 ab) Abitanti teorici aggiunti 146 ab 13.440 mq

4 Comprende il 20% di funzioni compatibili 5 Comprende il 20% di funzioni compatibili 40 Totale 448 ab Aree per servizi da PRG (esistenti + progetto) 26.946,99 mq

ATO 1.4 – GRILLARA Superficie territoriale: Ha 34,48 Descrizione È una piccola frazione posta ai confini con il Comune di Taglio di Po, lungo la direttrice San Basilio –Taglio di Po. Accostato allo Scolo Veneto a nord, l’agglomerato insediativo si sviluppa verso sud lungo la Via San Basilio con qualche diramazione a est e a ovest posizionando strade e insediamenti sui residui di vecchie dune. Il piccolo agglomerato di Grillara si trova quindi insediato sull’antico tracciato dunoso che un tempo delimitava la linea di costa, è completamente circondato, tranne che a nord, da territorio agricolo ben coltivato, interrotto da una maglia stradale di tipo poderale con la presenza di numerose case sparse. Lungo la direttrice che porta a San Basilio sono rinvenibili, a volte anche con presenze interessanti, i residui dell’antico cordone dunoso. La frazione conta, alla data del 31.12.2011,282 abitanti, la sua composizione edilizia è prevalente destinazione residenziale con la presenza di modeste attività artigianali e commerciali. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 1.4 viene formulatala seguente ipotesi:  13.300 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”;  9.500 mc messi a disposizione del P.A.T., dei quali 2.000 mc da utilizzare all’interno del tessuto consolidato e 7.500 mc per “Nuove aree di trasformazione”. La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

Residenziale6 13.300 mc 10 20 Abitante teorico 200 mc/ab 660 mq 1.320 mq PRG Abitanti teorici aggiunti 66 Totale aree per servizi 1.980 ab mq

Residenziale7 PAT 9.500 10 20 mc PAT 470 940 Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 47 ab Totale aree per servizi 1.410

6 Comprende il 20% di funzioni compatibili 7 Comprende il 20% di funzioni compatibili 41 mq

Totale volume residenziale 94.800 mc Totale aree per servizi 3.390 Totale abitanti teorici aggiunti 474 mq ab

Verifica complessiva Standard urbanistici

Aree per servizi complessivi necessari (30 mq/ab x 395 ab) Abitanti residenti al 31.12.2011 282 11.850 mq ab Abitanti teorici aggiunti 113 ab Aree per servizi da PRG (esistenti + Totale abitanti teorici 395 ab progetto) 35.158,10 mq

ATO 1.5 – PIANO – MONTI – RIVÀ Superficie territoriale: Ha 326,33 Descrizione Si tratta di un insediamento di tipo lineare, attestatosi nel tempo lungo la Via Romea vecchia ed è formato dalle frazioni di Piano, Monti e Rivà. Piano a nord e Rivà a sud costituiscono le due testate del sistema insediativo che si sono consolidate anche per la presenza della vicinissima S.S. n. 309 “Romea” che ha favorito anche la crescita di numerose e discretamente importanti attività commerciali. Tra le due testate che si presentano con un sistema insediativo abbastanza compatto, si trova la frazione di Monti, meno sviluppata e meno popolata delle altre due. L’impianto edilizio ed urbanistico si presenta con una struttura discontinua lungo la strada principaleche lascia ampi corridoi che si aprono verso il territorio aperto lungo le direttrici est e ovest. Con i circa 501 abitanti di Piano, i 90 abitanti di Monti e gli 808 di Rivà (complessivi 1.399 abitanti), registrati alla data del 31.12.2011, questo ambito è il secondo dopo il Capoluogo in termini di abitanti, ma è sicuramente il primo in termini di vitalità economica anche in prospettiva. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 1.5 viene formulatala seguente ipotesi: 76.500 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”; 20.000 mc messi a disposizione del P.A.T., dei quali 5.000 mc da utilizzare all’interno del tessuto consolidato e 15.000 mc per “Nuove aree di trasformazione”. La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

42 Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

Residenziale8 76.500 10 20 mc 3.820 mq 7.640 mq PRG Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 382 Totale aree per servizi 11.460 ab mq

Residenziale9 PAT 20.000 10 20 mc 1.000 2.000 PAT Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 100 Totale aree per servizi 3.000 ab mq

Totale volume residenziale 96.500 mc Totale aree per servizi 14.460 Totale abitanti teorici aggiunti 482 mq ab

Verifica complessiva Standard urbanistici

Aree per servizi complessivi Abitanti residenti al 31.12.2011 1.399 necessari (30 mq/ab x 1.881 ab) ab 56.430 mq Abitanti teorici aggiunti 482 ab Totale abitanti teorici 1.881 Aree per servizi da PRG (esistenti + ab progetto) 101.625,16 mq

5.4.2 ATO 2 – Ambiti del sistema produttivo ATO 2.1 – RAMELLO – BOTTEGHINO Superficie territoriale: Ha 30,13 Descrizione La presente area produttiva è situata in località Ramello-Botteghino, dalla quale prende il nome, lungo la S.R. 495, detta anche Romea commerciale, che collega Ariano ad Adria. È un’area produttiva attrezzata, nata qualche anno fa con l’ambizione di potersi ampliare, vista la sua posizione in prossimità di un’importante arteria stradale. Allo stato attuale sembra avere esaurito la

8 Comprende il 20% di funzioni compatibili 9 Comprende il 20% di funzioni compatibili 43 capacità di attrazione, a meno che si presentino nuove opportunità rappresentate dalla nuova autostrada il cui tracciato passa proprio a ridosso dell’area. Obiettivi specifici Quest’area offre ancora disponibilità di lotti edificabili per cui, in fase di completamento, occorre favorire interventi volti all’integrazione delle opere di urbanizzazione eventualmente carenti e alla riqualificazione complessiva con particolare riguardo alla viabilità e alle aree di sosta. Particolare cura dovrà essere posta all’aspetto complessivo delle recinzioni, alla piantumazione di essenze arboree autoctone sia come arricchimento estetico della zona sia come interventi di mitigazione nei confronti di edifici e/o strutture di notevole impatto visivo. Il P.A.T. considera quest’area di “urbanizzazione consolidata” in quanto contesto territoriale di completamento dotato delle principali opere di urbanizzazione. Sono disponibili tuttavia ulteriori lotti da edificare per cui, il P.A.T. non prevede alcuna espansione.

ATO 2.2 – S.S.“Romea”– Piano Superficie territoriale: Ha 99,74 Descrizione Questo A.T.O. comprende al suo interno alcune previsioni di aree produttive indicate dal P.R.G. previgente e sono posizionate immediatamente a sud del confine con il Comune di Taglio di Po e sui lati est e ovest della S.S. n. 309 “Romea”. Lungo il lato ovest della strada “Romea” sono previste un’area di tipo “D2 – Produttiva di progetto” ed un’area “E5 – Agroindustriale” che il P.A.T. conferma. Lungo il lato est della strada “Romea” il P.R.G. previgente individua un’area produttiva, recepita anche dal P.T.C.P., definita come “Area di sviluppo monofunzione”, nella quale potranno trovare collocazione le attività per la produzione della carta e quelle ad essa connesse, ovvero attività specializzate costituenti una singola funzione produttiva idonea a qualificare in modo unitario l’area. Risulta inoltre una previsione urbanistica, introdotta in sede di adeguamento del P.R.G. al Piano di Area del Delta del Po, e tuttora vigente, denominata “Connettivo Lineare Territoriale” che consiste nell’individuazione di un tracciato ciclopedonale posizionato a ridosso dell’intero tratto della S.S. n. 309 “Romea” che ricade sul territorio comunale. La stessa previsione compare anche nei Comuni a nord di Ariano fino all’Adige, i cui territori sono attraversati dalla Statale Romea dando così continuità a questa importante previsione. Infatti il Connettivo Lineare Territoriale assume anche un significato urbanistico in quanto, oltre alla funzione di servizio alla mobilità lenta, si pone come obiettivo la riqualificazione delle aree coinvolte nel suo ambito progettuale e la rivitalizzazione del tessuto circostante. Dimensionamento Per questo A.T.O. il P.A.T. conferma le previsioni del P.R.G. previgente che consistono in:  un’area classificata come “D2 – Produttiva di progetto” della superficie di mq 104.507  un’area classificata come “E5 – Agroindustriale” della superficie di mq 38.000  un’area classificata come “Area a sviluppo mono funzione di mq 600.000 La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

44 Carico insediativo aggiuntivo Dotazione aree per servizi Attività produttive

10 mq ogni 100 mq di superficie ZTO D2 mq 104.507 delle singole zone

10 mq ogni 100 mq di superficie PRG ZTO E5 mq 38.000 delle singole zone

ZTO “Area a sviluppo mono funzione” mq 10 mq ogni 100 mq di superficie 600.000 delle singole zone

PAT Produttivo ------

ATO 2.3 – S.S.“Romea”– Rivà Superficie territoriale: Ha 96,64 Descrizione Si tratta di una zona mista produttiva e commerciale sorta, per esigenze di visibilità, a ridosso del lato ovest della S.S. n. 309 “Romea” e che si appoggia con il proprio lato ovest a ridosso del tessuto residenziale di vecchia formazione della Frazione di Rivà. Il P.A.T. conferma le indicazioni del P.R.G. previgente confermando un’area classificata come “D2 – Produttiva di progetto” di mq 62.671 e un’area classificata “Area attrezzata per il turismo ed il tempo libero”, di mq 98.000 e posta a ridosso del lato est della S.S. n. 309 “Romea” con la previsione che possa diventare la “Porta d’ingresso sud” al territorio del Parco del Delta del Po. Detta area può essere dotata di spazi di sosta, punti di ristoro e pernottamento, centro informazioni e attrezzata come punto di partenza, con i vari mezzi della mobilità, verso il territorio aperto ed il mare. Risulta inoltre una previsione urbanistica, introdotta in sede di adeguamento del P.R.G. al Piano di Area del Delta del Po, e tuttora vigente, denominata “Connettivo Lineare Territoriale” che consiste nell’individuazione di un tracciato ciclopedonale posizionato a ridosso dell’intero tratto della S.S. n. 309 “Romea” che ricade sul territorio comunale. La stessa previsione compare anche nei Comuni a nord di Ariano fino all’Adige, i cui territori sono attraversati dalla Statale Romea dando così continuità a questa importante previsione. Infatti il Connettivo Lineare Territoriale assume anche un significato urbanistico in quanto, oltre alla funzione di servizio alla mobilità lenta, si pone come obiettivo la riqualificazione delle aree coinvolte nel suo ambito progettuale e la rivitalizzazione del tessuto circostante. Dimensionamento Per questo A.T.O. il P.A.T. conferma le previsioni del P.R.G. previgente che consistono in:  un’area classificata come “D2 – Produttiva di progetto” della superficie di mq 62671  un’area classificata come “Area attrezzata per il turismo e il tempo libero di mq 98.000 La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

Carico insediativo aggiuntivo Dotazione aree per servizi Attività produttive

PRG ZTO D2 mq 10 mq ogni 100 mq di superficie

45 62.671 delle singole zone

Area attrezzata per il turismo e il tempo libero In base alle funzioni insediate Mq 98.000 (vedi art. 19 N.T.)

PAT Produttivo ------

5.4.3 ATO 3 – Ambiti del territorio aperto ATO 3.1 – Territorio agricolo ovest Superficie territoriale: Ha 2.386,95 Descrizione L’A.T.O. n. 3.1 ricade nella parte ovest del territorio comunale, è fortemente caratterizzato dalla funzione agricola con la presenza di case sparse e nuclei aziendali agricoli dislocati lungo le principali vie di comunicazione. Le colture dominanti sono grano, mais, barbabietola, erba medica, soia. Sul fronte ambientale e paesaggistico quest’area è caratterizzata da una fitta rete idrografica di scolo e di irrigazione, all’interno della quale spiccano i canali Gozzi e Brenta, corridoi ecologici di notevole valore ambientale. Obiettivi Il P.A.T. persegue la promozione e la tutela del territorio agricolo e delle sue valenze ambientali e paesaggistiche. In particolare, le azioni che il P.A.T. indica per questo A.T.O. sono:  promuovere politiche di riqualificazione ambientale in grado di accedere a nuovi sostegni in materia di coltivazioni ecocompatibili e di favorire buone pratiche colturali;  salvaguardare le attività agricole ambientalmente sostenibili e gli aspetti storico-culturali del territorio aperto con particolare riguardo alla sistemazione agraria storica (baulature, siepi, scoline, filari alberati, piantate), al sistema della rete idrografica per l’irrigazione e lo scolo delle acque sia per la funzione agricola sia per la valenza paesaggistica;  favorire, anche con incentivi, il recupero dell’architettura rurale e di bonifica, garantendo il mantenimento degli aspetti compositivi e l’utilizzo di materiali e colori in armonia con i luoghi, assicurando tutte le destinazioni compatibili con la zona agricola mediante interventi di adeguamento strutturale, funzionale e distributivo interno. In previsione dell’attraversamento di questo A.T.O. da parte dell’autostrada “Venezia – Orte”, detta anche “Romea commerciale”, che interesserà ampi tratti continui di paesaggio agrario, occorre pianificare idonee azioni da attuare al fine di preservare le caratteristiche proprie di queste aree, come ad esempio:  assumere garanzie affinché il progetto dell’infrastruttura stradale segua i principi della progettazione ambientalmente orientata, ossia volta ad una maggiore integrazione tra l’infrastruttura ed il territorio interessato;  ottenere interventi di mitigazione e di compensazione per consentire, non solo di minimizzare gli impatti della nuova opera, ma perché possano diventare occasione per una più articolata riqualificazione ambientale;  conservare e tutelare gli spazi aperti che fiancheggiano la strada nei confronti della possibile diffusione del sistema insediativo, mantenendo la continuità dei “canali” verdi ed agricoli. Ciò può essere attuato operando su più fronti, ossia:

46 o determinando un’ampia fascia di inedificabilità attorno all’asse stradale; o favorendo ed incentivando il “riequipaggiamento” della campagna, tramite la formazione di siepi e filari ed interventi di forestazione; o coinvolgendo gli operatori agricoli nell’esercizio delle funzioni di tutela degli spazi agricoli aperti e di conservazione/trasmissione delle tradizioni e della cultura storica dei luoghi, anche attraverso la creazione di centri di divulgazione e di scambio delle conoscenze sui temi legati alle produzioni agrarie ed alimentari. ATO 3.2 – Territorio agricolo est 1 Superficie territoriale: Ha 861,99 Descrizione Questo A.T.O. risulta compreso tra il sistema delle dune fossili e delle aree archeologiche di San Basilio ed il sistema edificato dell’asse Piano-Monti-Rivà e la S.S. n. 309 “Romea”. Come l’A.T.O. 3.1, anche questo ambito è fortemente caratterizzato dalla funzione agricola dove prevalentemente vengono coltivati grano, mais, barbabietola, erba medica, soia e in alcune zone dove i terreni sono più sabbiosi si praticano anche colture orticole. Sul fronte ambientale e paesaggistico quest’area è caratterizzata da una fitta rete idrografica di scolo e di irrigazione, all’interno della quale spiccano i canali Gozzi e Brenta, corridoi ecologici di notevole valore ambientale. Obiettivi Il P.A.T. persegue la promozione e la tutela del territorio agricolo e delle sue valenze ambientali e paesaggistiche. In particolare, le azioni che il P.A.T. indica per questo A.T.O. sono: - promuovere politiche di riqualificazione ambientale in grado di accedere a nuovi sostegni in materia di coltivazioni ecocompatibili e di favorire buone pratiche colturali; - salvaguardare le attività agricole ambientalmente sostenibili e gli aspetti storico-culturali del territorio aperto con particolare riguardo alla sistemazione agraria storica (baulature, siepi, scoline, filari alberati, piantate), al sistema della rete idrografica per l’irrigazione e lo scolo delle acque sia per la funzione agricola sia per la valenza paesaggistica; - favorire, anche con incentivi, il recupero dell’architettura rurale e di bonifica, garantendo il mantenimento degli aspetti compositivi e l’utilizzo di materiali e colori in armonia con i luoghi, assicurando tutte le destinazioni compatibili con la zona agricola mediante interventi di adeguamento strutturale, funzionale e distributivo interno. ATO 3.3 – Territorio agricolo est 2 Superficie territoriale: Ha 748,53 Descrizione Questo A.T.O. è posizionato nella parte nord-est del territorio comunale lungo il confine con il Comune di Taglio di Po, ed è attraversato in parte dalla S.S. n. 309 “Romea”. Il suo territorio è interessato completamente dall’attività agricola dove vengono coltivate le colture estensive tipiche di queste zone, cereali ed erba medica. Le aree che ricadono a ridosso della S.S. n. 309 “Romea” sono state classificate dal Piano di Area del Delta del Po come “Zone agricole di tutela” ed il P.R.G. le ha recepite come tali e regolamentate per cui, tutti gli interventi consentiti devono essere finalizzati alla riqualificazione del paesaggio agrario e degli elementi permanenti che lo caratterizzano, quali il patrimonio arboreo ed arbustivo e 47 gli edifici e le strutture tipiche del luogo. Qualora consentiti dalla normativa vigente, le nuove opere e manufatti di interesse pubblico e i loro ampliamenti, devono essere realizzati nel rispetto delle componenti ecologico-ambientali del sito. Obiettivi - promuovere la salvaguardia e la tutela attiva delle componenti ambientali, paesaggistiche, storiche, culturali, ecc., attraverso progetti e politiche di sviluppo locali e territoriali condivise; - valorizzare e tutelare il territorio attraverso la promozione della multifunzione in agricoltura, mediante lo studio e la previsione di modelli di sviluppo per aree specifiche; - favorire, anche con incentivi, il recupero dell’architettura rurale e di bonifica, garantendo il mantenimento degli aspetti compositivi e l’utilizzo di materiali e colori in armonia con i luoghi, assicurando tutte le destinazioni compatibili con la zona agricola mediante interventi di adeguamento strutturale, funzionale e distributivo interno.

5.4.4 ATO 4 – Ambiti del sistema archeologico ATO 4.1 – Grillara – San Basilio Superficie territoriale: Ha 766,03 Descrizione Questo A.T.O . che a nord lambisce la Frazione di Grillara e a sud comprende la Frazione di San Basilio, è fortemente caratterizzato dal sistema delle dune fossili che lo attraversa in direzione nord-sud e dall’importante sito archeologico di San Basilio. La dune fossili, presenti ancora con tratti consistenti, rappresentano la testimonianza dei confini tra la terra e il mare prima che il Po, con il trasporto dei detriti verso la foce, costituisse le attuali terre deltizie spostando in questo modo molto più avanti la linea di costa. Questo sistema, che si può definire delle “Dune fossili” in quanto imputabile a fenomeni completamente conclusi nel tempo, è rappresentato da tratti discontinui più o meno conservati. La mancanza di continuità di questi cordoni di sabbia, e quindi la loro non visibilità, è dovuto principalmente alla degradazione (fenomeni alluvionali o subsidenza) o a causa di fenomeni antropici (utilizzo agricolo o estrazione di sabbia). Rappresentano un insostituibile ed irriproducibile patrimonio di interesse paesaggistico e naturalistico. Si sottolinea inoltre che il territorio di Ariano nel Polesine è stato oggetto di frequentazione ed insediamento umano almeno dal VI secolo a.C. e, senza soluzione di continuità, fino all’epoca tardoantica, trovandosi ad essere un importante punto di snodo economico-commerciale tra Adria e l’Adriatico, oltre che in direzione nord-sud tra l’ambito lagunare ed il ravennate. Nei pressi di San Basilio, in epoca romana, era localizzato un nucleo abitato importantissimo proprio lungo la Via Popillia, che era una delle strade principali dell’Impero romano. Recentissime scoperte archeologiche avvalorano l’importanza di quest’area di cui una parte risulta delimitata ed inclusa nel volume “Le zone archeologichedel Veneto” (1987), il cui elenco dei beni e delle zone di interesse archeologico è attualmente da integrare come segue: - dichiarazione di interesse culturale ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs 42/2004 per l’immobile denominato “antica chiesa e campanile di San Basilio” (decreto del Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto del 18 maggio 2011); - avvio del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante ai sensi degli artt. 12 e 13 del D.Lgs. 42/2004 per l’area archeologica in Tenuta 48 Forzello in cui si conservano evidenze monumentali di epoca romana imperiale e tardoantica. Obiettivi Per quanto riguarda il sistema delle dune fossili, va garantita la tutela e la valorizzazione per le specificità ambientali e testimoniali in esse presenti. Attraverso specifici piani, in accordo con le competenti autorità, possono essere definiti diversi gradi di utilizzazione e fruizione, individuando le aree idonee ad ospitare attività di carattere turistico, le aree da destinare alla sola visitazione guidata fino alle zone di tutela integrale. Vanno favoriti gli interventi di miglioramento del patrimonio naturalistico, anche con rinfoltimento della vegetazione arborea ed arbustiva autoctona. Sono assolutamente da impedire l’asporto di materiali, l’alterazione dei profili delle dune e la nuova edificazione, fatta salva la realizzazione di eventuali strutture per favorire una fruizione compatibile dei luoghi, individuate da apposito piano di settore. Nell’ambito di interesse archeologico vanno ricercate e promosse iniziative, di concerto con la competente Soprintendenza Archeologica, volte alla valorizzazione del patrimonio archeologico di San Basilio formato dalla zona degli scavi, dalla chiesa romanica e relative pertinenze e dal Museo quale contenitore specializzato dei reperti rinvenuti.

5.4.5 ATO 5 – Ambiti di carattere naturalistico fluviale ATO 5.1 – Il Po di Goro e aree contigue Superficie territoriale: Ha 2525,95 Descrizione Il Po di Goro costituisce la prima e più estesa diramazione del fiume Po che, insieme alle altre, forma il suo delta attuale. Esso si diparte dalla sponda destra del corso principale in corrispondenza dell’abitato di Santa Maria in Punta e sfocia nel mare Adriatico dopo un percorso di circa 45 Km. Questo Ambito Territoriale Omogeneo comprende l’alveo del fiume Po di Goro, le sue incantevoli golene, il sistema arginale della sponda sinistra e le aree adiacenti costituite per gran parte da territorio agricolo coltivato e, verso mare, dalla vasta zona umida, denominata “Bacucco”. Lo scenario di questo ambito si presenta ricco di risorse naturali, paesaggistiche, culturali, storiche ed archeologiche, che testimoniano lo storico rapporto tra la popolazione insediata ed il fiume. Le poderose arginature, vere e proprie architetture di terra, che sovrastano le rive e le campagne, dirigono e governano il naturale andamento del corso d’acqua e nei tratti in cui scorre più tranquillo e nelle sue anse è possibile osservare una vegetazione particolarmente interessante. Degli antichi boschi golenali non è rimasto quasi nulla, ad eccezione dei pioppi e dei salici bianchi presenti negli isolotti del fiume. Ricade all’interno di questo A.T.O. il piccolo centro abitato di Gorino Veneto, che al 31.12.2011 conta 40 abitanti, formato da un gruppo di case e di strutture aziendali agricole posizionate lungo la Via Po Gorino e a ridosso dell’argine sinistro del fiume. Dimensionamento Con riferimento al dimensionamento complessivo definito per l’intero territorio comunale, per l’A.T.O. n. 5.1 viene formulatala seguente ipotesi: 7.850 mc derivanti dalla riconferma delle indicazioni del P.R.G. previgente non ancora utilizzate, che il P.A.T. definisce “Aree di trasformazione programmata”; 1.000 mc messi a disposizione dal P.A.T. da utilizzare all’interno del tessuto consolidato;

49 Parametri e modalità operative per gli interventi di valorizzazione e fruizione turistica in zona “Bacucco” sono demandati al P.I.. La tabella seguente riassume i parametri dimensionali compresa la relativa dotazione di aree a standard.

Standard urbanistici Carico insediativo aggiuntivo [mq/abitante]

Primari Secondari

Residenziale10 7.850 mc 10 20 PRG Abitante teorico 200 mc/ab 390 mq 780 mq Abitanti teorici aggiunti 39 ab Totale aree per servizi 1.170 mq

Residenziale11 PAT 1.000 10 20 mc PAT 50 mq 100 mq Abitante teorico 200 mc/ab Abitanti teorici aggiunti 5 ab Totale aree per servizi 150 mq

Totale volume residenziale 8.850 mc Totale aree per servizi 1.320 Totale abitanti teorici aggiunti 44 mq ab

Verifica complessiva Standard urbanistici

Aree per servizi complessivi Abitanti residenti al 31.12.2011 40 necessari (30 mq/ab x 84 ab) ab 2.520 mq Abitanti teorici aggiunti 44 ab Aree per servizi da PRG (esistenti + Totale abitanti teorici 84 ab progetto) 55.414,54 mq

10 Comprende il 20% di funzioni compatibili. 11 Comprende il 20% di funzioni compatibili. 50 5.5 Durata dell’attuazione del Piano di assetto del Territorio (P.A.T.)

Le previsioni di attuazione di Piano sono generalmente decennali. In termini temporali il Piano è dimensionato in maniera che qualsiasi intervento sia compatibile con il carico aggiuntivo. La realizzazione degli interventi di Piano è prevista per comparti che potranno anche non essere attuati contemporaneamente, o mai attuati. In particolare, in base all’Art. 30 delle NTA:

In osservanza a quanto disposto dalla L.R. 11/2004, il Piano di Assetto del Territorio del Comune di Ariano nel Polesine sarà specificato dal Piano degli Interventi (P.I.). Esso potrà recepire le prescrizioni del Piano di Assetto del Territorio in un’unica soluzione oppure con gradualità secondo le seguenti modalità alternative: a) approfondire uno o più A.T.O. che costituiscano un ambito funzionale per tutte le tematiche di Piano; b) affrontando una tematica specifica per tutti gli ambiti del territorio comunale. In ogni caso il primo P.I. dovrà considerare tutti gli aspetti pianificatori di raccordo con il P.R.G. previgente utili alla continuità della gestione del territorio. Come previsto dalla normativa vigente, il P.I. dovrà assegnare ad ogni area la capacità edificatoria e le modalità di attuazione nel rispetto del dimensionamento complessivo del Piano. La previsioni di nuove aree trasformabili introdotte dal P.I. o frutto di accordi Pubblico/Privato di cui all’art. 6 della L.R. 11/2004, hanno durata quinquennale scaduta la quale decadono e l’area interessata ritorna alla previgente destinazione urbanistica, fatto salvo l’avvio dei lavori eventualmente già avvenuto e la conclusione degli stessi entro i termini di legge o convenzionali.

Trattandosi di uno strumento urbanistico, in sede di P.I. potranno essere introdotte ulteriori verifiche sulla base di indicazioni più precise e puntuali. Oltre alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, i tempi di attuazione sono legati alla costruzione degli edifici che avverrà per lotti a seconda del rapporto domanda – offerta. Questo comporterà il fatto che i disagi e gli effetti dovuti alla cantieristica faranno riferimento a tempi piuttosto lunghi, e non saranno concentrati in un particolare periodo. Dopo l’adozione del P.A.T. si applicano le misure di salvaguardia previste dall’art. 29 della L.R. 11/2004. Inoltre, le previsioni introdotte nel P.A.T. a seguito del recepimento delle previsioni degli strumenti di livello superiore adottati, sono da ritenersi efficaci se confermate in sede di approvazione definitiva degli stessi.

51 5.6 Illustrazione delle NTA che possono generare Incidenze Il presente paragrafo riporta la tabella che espone il confronto tra l’elenco completo delle Norme Tecniche Attuative allegate al Piano e quelle Norme oggetto della presente Valutazione, ovvero le Norme che, in caso di attuazione, possono determinare una qualsivoglia Incidenza sugli Habitat od Habitat di specie o Specie presenti all’interno dei limiti spaziali dell’analisi che verranno individuati nella fase III .

NormeTecnicheche IndiceNormeTecniche,elencocompleto possonogenerare incidenza TITOLOPRIMO DISPOSIZIONIGENERALI Articolo1–IlPianoRegolatoreComunale–richiamoallalegislazionevigente nonstrettamenteattinente Articolo2–Valoriecontenutistrategicidell’assettodelterritorioedelP.A.T. nonstrettamenteattinente 2.1IvaloridelP.A.T. nonstrettamenteattinente 2.2Isistemiterritoriali nonstrettamenteattinente Articolo3–NaturaedefficaciadelleprevisionidelP.A.T. nonstrettamenteattinente Articolo4–VariantieaggiornamentodelP.A.T. nonstrettamenteattinente Articolo5–ElaboratidelP.A.T. nonstrettamenteattinente 5.1ContrastotraelaboratieNormedelP.A.T. nonstrettamenteattinente TITOLOSECONDO STRUMENTIDIATTUAZIONEDELP.A.T. Articolo6–Perequazioneurbanistica 6.1Definizione nonstrettamenteattinente 6.2Finidellaperequazione nonstrettamenteattinente 6.3Criteriemodalitàdiapplicazione nonstrettamenteattinente 6.4L’ambitodiapplicazione nonstrettamenteattinente 6.5Ilpercorsoperl’elaborazionedellaperequazionetraP.A.T.eP.I. nonstrettamenteattinente Articolo7–Creditoedilizio 7.1Definizione normaoggettodivalutazione 7.2Criteriemodalitàdiapplicazione normaoggettodivalutazione 7.3Attuazione normaoggettodivalutazione Articolo8–Compensazioneurbanistica 8.1Definizione nonstrettamenteattinente 8.2Criteriemodalitàdiapplicazione nonstrettamenteattinente Articolo9–Accorditrasoggettipubblicieprivati 9.1Definizione nonstrettamenteattinente 9.2Criterieprocedurediapplicazione nonstrettamenteattinente Articolo10–Accordidiprogramma 10.1Definizione nonstrettamenteattinente 10.2Procedure nonstrettamenteattinente Articolo11–Intese 11.1Finalità nonstrettamenteattinente 11.2Procedure nonstrettamenteattinente TITOLOTERZO CAPOI VINCOLI,PIANIFICAZIONETERRITORIALEEFASCEDIRISPETTO Articolo12–Vincoliculturali,paesaggistici,ambientaliegeologici nonstrettamenteattinente

52 12.1Vincolisuibeniculturali(D.Lgs.42/2004–artt.10e12) nonstrettamenteattinente 12.2Vincolipaesaggistici(D.Lgs.42/2004,artt.136e142) nonstrettamenteattinente 12.3Vincoliderivantidapianificazionedilivellosuperiore nonstrettamenteattinente 12.4Elementigeneratoridivincolo,fascedirispettoezoneditutela nonstrettamenteattinente CAPOII INVARIANTI Articolo13–Invarianti 13.1Invariantidinaturageologica nonstrettamenteattinente 13.2Invariantidinaturapaesaggistica nonstrettamenteattinente 13.3Invariantidinaturastoricomonumentale nonstrettamenteattinente CAPOIII FRAGILITÁ Articolo14–Compatibilitàgeologicaepenalitàaifiniedificatori 14.1Areaidonea nonstrettamenteattinente 14.2Areaidoneaacondizione nonstrettamenteattinente 14.3Areenonidonee nonstrettamenteattinente 14.4Prescrizionigenerali nonstrettamenteattinente 14.5Indirizzipergarantirelapermeabilitàdeisuoli nonstrettamenteattinente Articolo15–Areesoggetteadissestoidrogeologico 15.1Areeesondabilioaristagnoidrico nonstrettamenteattinente Articolo16–Zoneditutela(L.R.11/2004art.41) 16.1Golene nonstrettamenteattinente 16.2Corsid’acquaespecchilacuali nonstrettamenteattinente 16.3Areeumide nonstrettamenteattinente 16.4Areecompresefragliarginimaestrieilcorsod’acquadeifiumienelleisolefluviali nonstrettamenteattinente 16.5Fascedituteladeifiumi(L.R.11/2004art.41,comma1,letterag),punto3) nonstrettamenteattinente 16.6Areearischioarcheologico nonstrettamenteattinente CAPOIV TRASFORMABILITÁ Articolo17–AmbitiTerritorialiOmogenei(A.T.O.) nonstrettamenteattinente Articolo18–S.A.U.trasformabile nonstrettamenteattinente Articolo19–Dimensionamentoinsediativoedeiservizi normaoggettodivalutazione Articolo19–Azionistrategiche 19.1Disposizionigenerali normaoggettodivalutazione 19.2Ambitidiurbanizzazioneconsolidata normaoggettodivalutazione 19.3Ambitidiedificazionediffusa normaoggettodivalutazione 19.4Areeditrasformazioneprogrammata normaoggettodivalutazione 19.5QuadrodiRipristinoAmbientale nonstrettamenteattinente 19.6SchedeurbanisticheeProgettonorma normaoggettodivalutazione 19.7ConnettivoLineareTerritoriale normaoggettodivalutazione 19.8Sussidioperativi nonstrettamenteattinente 19.9Nuoveareeditrasformazione normaoggettodivalutazione 19.10Areeidoneeperinterventidirettialmiglioramentodellaqualitàurbanaeterritoriale normaoggettodivalutazione 19.11SportellounicoperleattivitàeconomicheinvariantealP.A.T. normaoggettodivalutazione Articolo20–Serviziedattrezzaturediinteressecomunedimaggiorerilevanza normaoggettodivalutazione Articolo21–Infrastrutturedelsistemadellaviabilità normaoggettodivalutazione Articolo22–Valorietuteleculturali 22.1Immobilidivaloremonumentale,testimoniale,VilleVeneteerelativeareedipertinenza nonstrettamenteattinente 22.2Disciplinadellecategoriedivalore nonstrettamenteattinente

53 22.3Pertinenzescopertedatutelare nonstrettamenteattinente 22.4Contestifigurativideicomplessimonumentali nonstrettamenteattinente 22.5Interventisuimmobilidivaloremonumentale,testimonialeesulleVilleVenete normaoggettodivalutazione 22.6Conivisuali nonstrettamenteattinente Articolo23–Valorietutelenaturali 23.1Reteecologicacomunale normaoggettodivalutazione Articolo24–Tutelaededificabilitàdelterritorioagricolo 24.1Edificabilitàemodalitàdiintervento normaoggettodivalutazione 24.2Ediliziaesistente nonstrettamenteattinente 24.3Direttiveperlatrasformazioneeilrecuperodeimanufattinonpiùfunzionaliallaconduzione delfondo nonstrettamenteattinente 24.4Tipologieecaratteristichecostruttiveperlenuoveedificazioni nonstrettamenteattinente Articolo25–Sostenibilità 25.1Sostenibilitàambientale normaoggettodivalutazione 25.2Sostenibilitàambientalenelsettoreedilizio nonstrettamenteattinente Articolo26–Contenimentodell’inquinamentoluminosoedincrementodelrisparmioenergetico nonstrettamenteattinente Articolo27–Sistemadellemitigazioniedellecompensazioni normaoggettodivalutazione TITOLOQUARTO DISPOSIZIONITRANSITORIEEFINALI Articolo28–Normetransitorie nonstrettamenteattinente Articolo29–Normedisalvaguardia nonstrettamenteattinente Articolo30–AttuazionedelPiano nonstrettamenteattinente Articolo31–Modificheconseguentiavariantilegislative nonstrettamenteattinente ABACOPRINCIPALISIGLE nonstrettamenteattinente

Delle Norme Tecniche di Attuazione oggetto di valutazione ai fini dell’Incidenza ambientale, si riporta per comodità il testo integrale: Articolo7–Creditoedilizio 7.1 Definizione Percreditoediliziosiintendeunaquantitàvolumetricaodisuperficieedificabilericonosciutaaseguitodella demolizione di opere incongrue, l’eliminazione di elementi di degrado, la realizzazione di interventi di miglioramento della qualità urbana, paesaggistica, architettonica e ambientale, anche all’interno degli ambitidiriqualificazioneericonversioneurbanisticaeambientale,ovveroaseguitodellecompensazionidi cuiall’art.37dellaL.R.11/2004,definitaall’art.8dellepresentinorme. 7.2 Criteriemodalitàdiapplicazione IlPianodegliInterventi(P.I.)disciplinagliinterventiditrasformazionechedeterminanouncreditoedilizio. Salviicasiincuisiaintervenutalasanatoriaediliziasecondolanormativavigente,leopere,realizzatein violazionedellenormedileggeodiprevisionidistrumentidipianificazioneterritorialeourbanistica,ovvero realizzateinassenzaedifformitàdaititoliabilitativi,nonpossonodareluogoalriconoscimentodicredito edilizio. Ilcreditoediliziosiconcretizzamediantelaconversionedelvaloreeconomicodell’immobileesistenteda trasformareindirittiedificatoridautilizzareinaltrasedeappropriatarimessaallesceltedelP.I.,adopera delmedesimosoggettoproprietariodelbenetrasformandooanchediterzicessionari. Lamisuradeicreditiediliziinm3oinm2,corrispondealvaloredimercatodell’immobiledatrasformaree cederealComune,maggioratodell’onereperilripristinoambientale,eilvaloreunitariodelcreditoedilizio stesso. Detta misura potrà essere incrementata di una percentuale non superiore al 20%, da definire nell’ambito dell’accordo di cui al comma successivo secondo criteri rapportati all’interesse pubblico. La stimadelvaloreunitariodelcreditoediliziodovràtenerecontodeicaratteriposizionaliedelvaloreunitario di mercato (€/m3€/m2 edificabile) dell’ambito territoriale individuato per la utilizzazione dei diritti 54 edificatoriespressidalcreditoedilizio,edovràconsiderareinoltrelapresumibileordinariaripartizionedel valoretratitolaredelcreditoeproprietariodelsuolodaedificare,qualoraiduesoggettinoncoincidano.In assenzadipiùpreciseinformazioni,sipotràpresumerecheilvaloredell’areaedificabilesaràripartitoin egualmisuratraproprietariodelcreditoeproprietariodelsuolo. Lanuovecostruzioniderivantidacreditiedilizipotrannoesserelocalizzateinzonaagricolasolonelrispetto dicriteriprevistialTitoloVdellaL.R.11/2004.Incasocontrario,lenuovecostruzioniderivantidacredito ediliziodovrannoessererealizzateinareatrasformabilenonagricolaequindiancheneinucleiresidenziali inambitoagricolo,individuatidalP.I.. Nonpossonoessereindividuaticreditiedilizisemplicementeafrontediunacapacitàedificatoriainespressa acausadellapresenzadivincoli,tuteleomodifichedidestinazioneurbanistica.Icreditiedilizipotranno esserericonosciutiafrontediunaeffettivatrasformazioneurbanistica/ediliziadellasituazioneesistenteoa frontedellacessionedell’areaoggettodivincolo,tutela,trasformazione. 7.3 Attuazione IlP.A.T.individuagliambitiegliimmobiliinrelazioneaiqualièconsentitol’utilizzodelcreditoedilizioin relazionealleseguentifattispecieefinalità: a) eliminareelementicontrastanticonivincolielatuteladefinitidalP.A.T.; b) demolire immobili e relative superfetazioni e pertinenze, che producono alterazioni negative del contestoincuisiinseriscono; c) migliorare la qualità urbana (arredo urbano, piste ciclabili, reti ecologiche, adeguamenti stradali e relativiincroci); d) riordinarelazonaagricolamediantelademolizionedistruttureagricoloproduttivenonpiùfunzionali alleesigenzedell’aziendaagricolaeinsediamentiproduttiviubicatiinzonaimpropriadatrasferire,ecc.; e) ripristinare e riqualificare il territorio dal punto di vista urbanistico, paesaggistico, architettonico e ambientale, mediante l’eliminazione di elementi di contrasto con i vincoli, valori e tutele, fragilità e invarianti; f) realizzare invasi a cielo aperto per lo smaltimento delle acque piovane e superfici boscate per la realizzazionedellareteecologica; g) acquisirealdemaniopubblicoleareedi“forestazione”relativeal“riequilibrioecologico”derivantedalla perequazioneambientale; h) risarcireilvincolodiutilizzoa“forestazione”. Il Piano degli Interventi (P.I.) disciplina gli interventi di trasformazione da realizzare per conseguire gli obiettivisopracitati.EventualiulteriorielementiincongruiindividuatidalP.I.,rispettoaquellidirilevanza strategica individuati dal P.A.T., a cui applicare l’istituto del credito edilizio, potranno rientrare in detta fattispeciesecoerenticonlesceltestrategichedelP.A.T.efattisalvicomunqueildimensionamentodel P.A.T.edicriteridisostenibilitàevidenziatidallaV.A.S.. Pe ogni ambito soggetto alla disciplina del credito edilizio il P.I. prevede una scheda urbanistica che definisca: a) lalocalizzazionedell’interventooggettodelcredito; b) laquantificazionedelcreditoedilizio,dadeterminarsiaisensidell’art.7dellepresentinorme; c) ladeterminazionedelleareedestinatearicevereicreditiedilizipertrasformarliineffettivaedificazione secondoleseguentifattispecie: - individuazioneunivocadell’ambitoincuiilcreditoediliziopuòessereimpiegato; - iscrizionedelcreditoedilizioedelrelativovaloreeconomico,nell’appositoregistrodicuiall’art.17, comma5,letterae)dellaL.R.11/2004,dautilizzarenell’ambitodelleareedaindividuarealloscopo nelP.I.(ambitidiurbanizzazioneconsolidata,nuoveareeditrasformazione),neilimitideiparametri edificatoridadefinirsidallostessoP.I.edinrapportoalvaloreeconomicodelleareediatterraggio, sullascortadellaclassificazionedicuialprecedenteart.6.5. Èinognicasoesclusol’atterraggiodeicreditinellezoneagricole. Icreditiedilizi,liberamentecommerciabili,sonoannotatiinunappositoregistroriportante: - idatianagraficideltitolaredelcreditoedieventualiterzicessionari; - laquantificazionedelcreditoinrelazioneallasedediutilizzo; - iterminitemporalidiutilizzo.

55 L’attuazionedegliinterventicuièconnessoilriconoscimentodiuncreditoedilizioavvienenelleformeenei modiprevistidall’art.11dellaLegge241/1990. Articolo19–Dimensionamentoinsediativoedeiservizi Ilcalcolodecennale20112021delfabbisognoinsediativoresidenziale,relativoallaresidenza,alsettoreproduttivoe relativistandardurbanistici,èanaliticamenteriportatonellaRelazionediProgettodelP.A.T.. TalefabbisognovienesoddisfattonelrispettodellaSuperficieAgricolaUtilizzata(S.A.U.)trasformabiledicuialpunto successivo. Ilfabbisognoresidenziale,pariam393.283,vieneinteramentesoddisfattomediantelaconfermadelleprevisionidel P.R.G.previgentenonattuate,fermarestandolafacoltà,insededivariantealprimoP.I.,aisensidell’art.17dellaL.R. 11/2004, di modificare gli attuali indiciedilizi, destinazioni d’uso e unità minima di intervento, nell’ambito della complessiva potenzialità, con l’obiettivo di favorire interventi di riqualificazione sostenibile del tessuto urbano esistente. Oltre alla conferma delle previsioni dimensionali del P.R.G. previgente non attuate, viene aggiunta una modesta superficieterritorialecomenuovatrasformazioneresidenzialeconloscopodigarantireun’opportunitàaggiuntivadi localizzazionedautilizzareneisuccessiviPianidegliInterventichesarannoredattisullabasedell’effettivoandamento dellacongiunturademograficaesocioeconomica. LesuddetteprevisionivengonosuddiviseperA.T.O.nelseguentemodo: a)Residenziale La riconferma delle previsioni del P.R.G. previgente non ancora attuate, indicate nella Tav. 4 “Carta della Trasformabilità”come“Areeditrasformazioneprogrammata”,comportaladisponibilitàdimc199.470,cosìdistribuiti neivariA.T.O.: A.T.O.1.1 mc74.800 A.T.O.1.2 mc7.500 A.T.O.1.3 mc19.520 A.T.O.1.4 mc13.300 A.T.O.1.5 mc76.500 A.T.O.5.1 mc7.850 Per le nuove aree di trasformazione, il P.A.T. prevede di mettere a disposizione 60.000 mc dei quali 15.000 mc è previstochevenganoutilizzatiall’internodeltessutoconsolidatoemc45.000dainsediareinarealidiespansioneda individuarenegliambititerritorialidelCapoluogo,diCrociaraeCrociarone,diGrillara,diRivà,MontiePiano,dove maggiore è la presenza di servizi pubblici, affidando al P.I., attraverso degli accordi di pianificazione soggetti a perequazione,laquantificazioneelalocalizzazionedellavolumetriadarealizzare. DaquestadistribuzionerestaesclusalaFrazionediS.MariainPuntainquantoilsuocentroabitatoèinseritoinun contestostoricodiparticolareinteresseambientaleepaesaggistico. Idatisoprarichiamativengonorappresentatidallaseguentetabella:

PRG PAT(mc) TOTALE ATO previgente Arealidi Consolidato Totale (mc) (mc) espansione 1.1 ArianoCapoluogo 74.800 15.000 5.000 20.000 94.800 1.2 S.MariainPunta 7.500 7.500 Crociara 1.3 19.520 7.500 2.000 9.500 29.020 Crociarone 1.4 Grillara 13.300 7.500 2.000 9.500 22.800 1.5 Piano–MontiRivà 76.500 15.000 5.000 20.000 96.500 PodiGoroearee 5.1 contigue(Gorino 7.850 1.000 1.000 8.850 Veneto) Totale(mc) 199.470 45.000 15.000 60.000 259.470

56 b)Produttivo(artigianale,commerciale,direzionale) Per quanto riguarda le attività produttive, si ritiene che il fabbisogno complessivo sia soddisfatto confermando le superficidestinateadattivitàproduttivedelP.R.Gprevigenteenonancorautilizzateecosìsuddivise: A.T.O.1.1Capoluogomq26.898(Z.T.O.D2)emq44.635(Z.T.O.D6) A.T.O.2.2S.S.“Romea”–Pianomq104.507(Z.T.O.D2)emq38.000(Z.T.O.E5) A.T.O.2.3S.S.“Romea”–Rivàmq62.671(Z.T.O.D2)emq98.000(Areaattrezzataperilturismoeiltempolibero) c)Turistico–ricettivo All’interno dell’A.T.O. 5.1 e precisamente in località Bacucco, coerentemente con gli strumenti di pianificazione sovraordinati(PianodiAreaePianoAmbientaledelParco),ilP.A.T.prevedelapossibilitàdiinsediarealcuneattivitàdi carattere turistico ricettivo, costituite da una spiaggia slow, un porticciolo ed una struttura ricettiva all’aperto da realizzareconsiderandolapossibilitàdell’accordopubblicoprivatodicuiall’art.6dellaL.R.11/2004. L’ubicazione precisa, le dimensioni e le caratteristiche che dovranno essere compatibili con il contesto, saranno stabilitedalP.I. IlP.A.T.,pergarantireadeguatilivellidiqualitàdellavitaedegliinsediamenti,prevedeun’idoneadotazionediaree per servizi pubblici o di uso pubblico in ragione del dimensionamento teorico effettuato sulla base delle diverse destinazionid’uso,nelrispettodeiseguentirapporti: Residenza Aciascunabitanteinsediato(residenteanagrafico)odainsediare(equivalentea200mc)deveesseregarantitauna dotazionediareeperservizinoninferiorea30mq.IlP.I.precisal’articolazioneditaledotazionerispettoa: - areeedattrezzatureperl’istruzione; - areeperattrezzaturediinteressecomune; - areeperverde,gioco,sport,compresiiparchirurali; - areeperparcheggi. Attivitàproduttive Relativamente all’industria e all’artigianato, una dotazione di servizi (parcheggio almeno fino al 50% e verde) non inferiore al 10% della superficie territoriale, eventualmente incrementata di una superficie da destinarsi a verde o attrezzatureaserviziodelleattivitàproduttivequantificatadalP.I.inrelazioneaglispecificiobiettividiqualitàindicati dalP.A.T.perciascunA.T.O.. Attivitàcommerciali,direzionali Fattesalvespecifichedisposizionidilegge,ladotazionediareeperservizi(parcheggioalmenofinoal50%everde) nonsaràinferioreal100%dellas.l.p.. Attivitàricettiveturistiche Fattesalvespecifichedisposizionidilegge,ladotazionediareeperservizinonsaràinferiorea15mqogni100mco, nelcasodiinsediamentiall’aperto,a10mqogni100mq.. IlP.Ipotràprevederel’integrazionedellesuperficidadestinareaspazipubbliciolaloromonetizzazione,acondizione chesiacomunquegarantitounadeguatolivelloprestazionaleenelrispettodeicriterididimensionamentodicuiagli articoli31e32dellaL.R.11/2004. Il P.I. provvederà alla suddivisione del territorio comunale in zone territoriali omogenee privilegiando l’analisi dei tessutiurbaniinfunzionedellalorocomplessitàedarticolazione: a) processodiformazionestorica; b) morfologiainsediativa(densitàedilizia,altezza,tipologia,schemaorganizzativo); c) funzionale(destinazioned’usoprevalente). PoichéladotazioneesistentedisuperficieaservizipubbliciodiusopubblicoprevistadalP.R.G.previgenteèadeguata alconseguimentodegliobiettividelP.A.T.,ognivariazionedeveesserecompensatapreferibilmentenell’ambitodel medesimoA.T.O.. Perquantoconcernelaclassificazionedellezonedestinateadospitareiservizi,ilP.I.adotteràilcriteriogenerale,da coordinareconl’attodiindirizzorelativoaldimensionamentodeipianiedeglistandarddiareeperservizidicuiall’art. 46, punto 1, lettera b) della L.R. 11/2004, di identificare tali zone quando ne sia prevista l’attuazione diretta o di

57 stabilirne la quantità e le caratteristiche (criteri organizzativi, localizzazione, tipologia, ecc.) demandandone la concretalocalizzazioneinsededistrumentourbanisticoattuativo. Ilfabbisognodiareeperservizipotràesseresoddisfatto: a) conacquisizionediareediproprietàpubblica; b) conareeche,ancorchédiproprietàprivata,sianoasserviteadusopubblico; c) conareediinteressegenerale,diproprietàe/oingestioneaentipubblici,e/odidirittopubblico,gestoridiservizi pubblici; d) con altre aree che, pur conservando un regime privato dei suoli, rivestono comunque uno specifico interesse pubblico per le loro caratteristiche intrinseche (parcheggi, attrezzature religiose, parchi rurali, ecc.), anche per effettodiconvenzioniconilComune. IlP.I.,pergarantireunadeguatolivelloprestazionaledeiservizi,oltrealdimensionamentoquantitativodeglistessi, provvederàancheadefinireunagrigliadivalutazionedeglistandardqualitativideglistessi,alfinedipoterattribuire allediversezoneatessutoinsediativoomogeneo,unindicediqualitàchetengacontosiadelparametroquantitativo chequalitativo.Glistandardqualitativideiserviziel’indicediqualitàdovrannoesseredeterminatiinfunzionedelle reali, concrete e documentate esigenze della collettività, sulla base del grado di soddisfazione dei criteri di accessibilità,semplicitàedeconomicitàdigestioneedaccessibilitàtariffaria. Il P.I. deve in ogni caso subordinare gli interventi di sviluppo e/o trasformazione nelle singole zone a tessuto insediativoomogeneo,allarealizzazionee/oadeguamentodeiserviziglistandarddiqualitàcheprecedono,ancheai finidell’applicazionedell’istitutodellaperequazioneurbanistica. Fino all’approvazione del P.I. adeguato alle direttive che precedono, gli interventi di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica, come definiti dall’art. 3 del D.P.R. 380/2001, sono subordinati all’accertamento dell’adeguatezza delle reti tecnologiche esistenti e dei collegamenti viari adeguati al carico urbanistico indotto dall’intervento o alla previsione da parte del Comune dell’attuazione delle stesse nel successivo triennio, ovvero all’impegno degli interessati di procedere all’attuazione delle medesime contemporaneamente alla realizzazione dell’interventomedianteconvenzionee/oattounilateraled’obbligoredattoaisensidell’art.11dellaL.241/1990. Inassenzadeipresuppostidicuialcommaprecedente,gliinterventisonosubordinatiall’approvazionediunP.U.A. salvol’adeguamentoadeventualidiverseprescrizioniintrodottedalgestoredellarete. Articolo19–Azionistrategiche 19.1 Disposizionigenerali NellaqualificazionedelsistemainsediativoilP.A.T.persegueiseguentiobiettivispecificidaattuarsiinsede diP.I.ediP.U.A.:  contenimentodell’impattourbanosull’ambienteelosfruttamentodellerisorsenaturali;  previsionidiundisegnourbanocompleto,privilegiandolariorganizzazionefisicaefunzionaleall’interno dell’urbanizzazioneconsolidata,attraversolarigenerazionedelleperiferieedelleareedismesse;  riduzione dell’impatto ambientale degli insediamenti e del loro consumo di risorse non rinnovabili e degliimpattistrutturaliedinfrastrutturaliconnessi;  non indicazione di nuove linee preferenziali di sviluppo sia per le potenzialità inespresse del vigente P.R.G.chevengonoriconfermatesiaperlenuoveprevisioniintrodottedalP.A.T.comealternativadi localizzazione; per entrambe le potenzialità messe a disposizione sarà il P.I. a determinarne la localizzazione;  offertadiservizidiqualitàadabitantieimprese; 19.2 Ambitidiurbanizzazioneconsolidata GliambitidiurbanizzazioneconsolidataindividuatinellaTav.4“CartadellaTrasformabilità”rappresentano icontestiterritorialidi“completamento”dotatidelleprincipalioperediurbanizzazioneall’internodeiquali sono sempre possibili interventi di nuova costruzione e di ampliamento di edifici esistenti, nonché interventidiriqualificazioneericonversione,lacuipuntualedefinizione,modalitàdiintervento,destinazioni d’usoeindiciedilizi,vengonodefinitidalP.I.;rappresentanoinoltretutteleareediespansioneprevistedal P.R.G.,giàconvenzionatealmomentodell’adozionedelP.A.T.. IlP.I.,relativamenteagliambitidiurbanizzazioneconsolidata,incoerenzaedinattuazionedelP.A.T.,sulla basedelquadroconoscitivoaggiornato,provvedea:

58 a) individuareleunitàminimediintervento,ledestinazionid’usoegliindiciedilizi; b) individuare le aree in cui gli interventi sono subordinati alla predisposizione di P.U.A. o di comparti urbanistici; c) definirelemodalitàdiinterventosulpatrimonioediliziodasalvaguardare; d) definirelemodalitàperl’attuazionedegliinterventidiriqualificazioneericonversioneanchemediante ladeterminazionedicreditiedilizi; e) individuare le eventuali trasformazioni da assoggettare ad interventi di valorizzazione e sostenibilità ambientale; f) prevederel’integrazionedelleoperediurbanizzazioneeventualmentecarenti; Aseguitodell’approvazionedelprimoP.A.T.,ilP.R.G.perleparticompatibiliconilP.A.T.,diventailPiano degliInterventi. Alfinedidefinireinmanierapiùlineareimarginideltessutourbanizzatoemettereapuntointerventidi miglioramentoeriqualificazioneurbanistica,ilP.I.potràeventualmenteprevederescostamentidimodesta entitàedicaratterenonstrategicodailimitiindividuatidalP.A.T.perleareediurbanizzazioneconsolidata. Leridefinizioniditalilimitidovrannoesserefunzionalialriconoscimentodifabbricatiresidenzialiesistenti, conrelativeareedipertinenza,postiincontiguitàconiltessutoconsolidatoesistenteedalmiglioramentoe riqualificazione dei margini urbani, nel rispetto del dimensionamento e del limite quantitativo di S.A.U. trasformabiledeterminatidalP.A.T.. LesuddettevariazionidovrannoavvenireincoerenzaconlesceltestrategichedelP.A.T.enelrispettodegli obiettivi generali di limitazione del consumo di suolo e avuto cura di verificare che non siano alterati l’equilibrioambientaleelecondizionidisostenibilitàevidenziatenellaValutazioneAmbientaleStrategicae disicurezzaidraulicanellaValutazionediCompatibilitàIdraulica. Laridefinizionedeimarginideltessutourbanizzato,eventualmentefinalizzataall’ampliamentodiimmobili esistenti o a nuova edificazione, potrà avvenire soltanto attraverso una revisione della zonizzazione di “completamento”, utilizzando i servizi di rete e le opere di urbanizzazione primaria esistenti e senza comportarelanecessitàdellapredisposizionediP.U.A.. 19.3 Ambitidiedificazionediffusa Gli ambiti di edificazione diffusa comprendono aggregazioni edilizie in contesto periurbano o rurale caratterizzateda: - riconoscibilitàdeilimitifisicidell’aggregatorispettoalterritorioagricoloproduttivocircostante; - adeguataviabilitàgiàdotatadelleprincipalioperediurbanizzazione; - frammentazionefondiariaconpresenzadiedificiprevalentementeresidenzialinonfunzionaliall’attività agricoladiimprenditoriatitoloprincipale. L’individuazione degli ambiti di edificazione diffusa all’interno del P.A.T. ha esclusivamente valore ricognitivostrategico dello stato dei luoghi, non conformativo delle destinazioni urbanistiche dei suoli, funzionequestademandata,aisensidell’art.17dellaL.R.11/2004,alP.I..IntaliambitiilP.A.T.definiscei seguentiobiettivi,daperseguireattraversoilP.I.,alfinedimigliorarelaqualitàdellastrutturainsediativa,il rapporto degli insediamenti con l’ambiente rurale e frenare la tendenza alla dispersione edilizia indifferenziata: - l’integrazionedelleoperediurbanizzazioneeventualmentecarenti; - l’integrazionedegliinsediamenticonareeperparcheggipubblicie/oprivatiadusopubblico; - l’individuazione di soluzioni per migliorare le condizioni di sicurezza della viabilità, con particolare riferimentoagliaccessicarraiconsboccodirettosullastrada,favorendolecondizioniperlarealizzazione dipercorsiciclopedonali; - ilriordinomorfologicoepercettivodell’edificatoedelleareescoperteanchemediantelaformazionedi apparativegetaliqualifilarialberati,siepiemacchiearbustiveearboree; - l’integrazione e la riorganizzazione dell’edificazione diffusa esistente e prossima ad “ambiti di urbanizzazioneconsolidata”tramitelacorrelazionedegliambitiel’integrazionedelleurbanizzazionie delleinfrastrutture; - gli eventuali interventi di nuova edificazione, ristrutturazione, ricostruzione e ampliamento devono perseguireilmiglioramentodelcontestodell’insediamentomedianteilrecupero,riuso,ristrutturazione ediliziaedurbanistica,conparticolareriguardoalleareegiàinteressatedaattivitàdismesseedevono essere indirizzati prevalentemente alle esigenze abitative di ordine famigliare con la previsione di 59 delimitatiepuntualiinterventidinuovaedificazioneadusoresidenzialenelrispettodeiparametridi dimensionamentodeisingoliA.T.O.. IlP.I.,incoerenzeeinattuazionedelP.A.T.,sullabasediunaapprofonditaanalisidellaeffettivaconsistenza edestinazioned’usodegliedificipresentineivariambitidiedificazionediffusa,documentatainapposita scheda, individuerà, all’interno di questi, eventuali “nuclei residenziali in ambito agricolo” che potranno ricomprendereancheareeededificiesistenticontiguiagliambitidiedificazionediffusa. Vanno in ogni caso esclusi dai “nuclei residenziali in ambito agricolo”, anche se localizzati dal P.A.T. all’internodegliambitidiedificazionediffusa: - gli eventuali edifici e aree che risultino ancora in rapporto funzionale con lo svolgimento dell’attività agricola, sulla base della effettiva consistenza delle aziende agricole, della localizzazione dei centri aziendali, delle abitazioni degli imprenditori agricoli e delle strutture agricoloproduttive esistenti e utilizzate; - gliedificiedareeinteressatidavincolomonumentaleaisensidelD.Lgs.42/2004eschedatidalP.R.G.ai sensidell’art.10dellaL.R.24/1985ochepossanorientraretraquelliindividuatiaisensidell’art.40della L.R.11/2004,inquantogiàsottopostiaspecificadisciplinaditutelaevalorizzazione; - le attività produttive in zona impropria. Le stesse potranno essere confermate solo se considerate compatibiliconlaresidenza,prevedendonellaschedarelativaall’ambito,senecessario,leopportune operedimiglioramentoqualioperedimitigazione,potenziamentodegliaccessistradali,parcheggi,ecc.; - leattivitàproduttiveinzonaimpropria,salvonelcasoincuilestessesianodaconsiderarenelP.I.da dismettere/trasferire; - gliimmobilidivaloremonumentale,testimoniale,VilleVeneteerelativeareedipertinenzadicuiall’art. 22.1dellepresentinorme,inquantogiàsottopostiaspecificadisciplinaevalorizzazione. Il P.I. potràquindi individuare tali nuclei residenziali in ambito agricolo, quali zone territoriali omogenee diverse dalla zona propriamente agricola. Tale riclassificazione comporta anche un consumo della S.A.U. disponibile,perinuovilotticonsideratinelP.A.T.comeS.A.U.. PertalizoneilP.I.definiràquindi: - ledestinazionid’usoammesse; - imodidiinterventorelativiall’ediliziaesistenteeallanuovaedificazione; - i parametri edificatori (volumetria massima edificabile, distanze, altezze, superficie coperta, permeabilitàfondiaria,ecc.); - leazioninecessarieperconseguiregliobiettividefinitidalP.A.T.. L’individuazione in sede di P.I. dei nuclei residenziali in ambito agricolo all’interno degli ambiti di edificazionediffusaprevistidalP.A.T.dovràavvenirenelrispettodeiseguenticriteri: - presenzadelleprincipalioperediurbanizzazione; - superficiefondiarianoninferiorea10.000m2; - indicediedificabilitàfondiaria,riferitoallostatodifatto,noninferiorea0,5m3/m2(rif.Exart.24L.R. 61/1985). Ladisciplinadeinucleiresidenzialiinambitoagricolodovràprevedere: - limitazionedelladilatazionedegliinsediamentiesistenticonsentendo,esclusivamenteperunasolavolta ealloscopodirispondereaproblemiabitatividicaratterefamigliare,l’individuazionedilottiliberidi testache,alladatadiadozionedellaprimavariantealP.I.,risultinodiproprietàdipersoneresidentio proprietariediunasuperficiediterrenotaledaconsentireunlottoedificatorioall’internodelrelativo nucleoresidenziale; - all’internodeisingolinucleiresidenzialiinambitoagricolo,potràessereprevistal’individuazionedilotti con capacità edificatoria unitaria non superiore a m3 500, per una variazione della volumetria residenziale complessiva, esistente alla data di adozione del P.A.T., non superiore al 25%; sono consentiticomunqueinterventisugliedificiesistentidicuialleletterea),b),c),d)dell’art.3delD.P.R. 380/01e,inognicaso,sempregliampliamentifinoam3800.Ilconseguenteaumentodivolumetria residenzialeriferitoallenuoveedificazioni,andràquindiprevistosullabasedellavolumetriaresidenziale contemplatadalP.A.T.neldimensionamentoresidenzialedell’A.T.O.corrispondente; - intalinucleiresidenzialinonèammessocreareunasecondafiladilotti;nelcasoessasiagiàesistente,le nuove edificazioni potranno avvenire solo al fine di saturare l’edificazione attraverso la previsione di nuovilottiinadiacenzaalottiinsecondafilagiàedificati; 60 - chedebbaessereinoltreevitatalaformazionedi“corridoiurbanizzati”suentrambiilatidellestrade, mantenendoladiscontinuitàdell’edificatoel’intercomunicazionevisivaconilpaesaggioagrario.Atal fineeperfavorireunaeffettivasaturazionedeinucleiascapitodiunadilatazionelineare,nonpotranno essere ricomprese all’interno dei nuclei residenziali in ambito agricolo, la fasce di terreno agricolo di ampiezzasuperiorea100movenonsianopresentiabitazioni; - chelavolumetriarelativaalleeventualiattivitàinzonaimpropriarilevateall’internodell’ambito,non possaconcorrerealladeterminazionedegliindiciprecedentementecitatinecessariperladefinizionedei “nucleiresidenzialiinambitoagricolo”; - chenellaschedarelativaalsingoloambitodiedificazionediffusadebbanoessereindicatigliedificiche risultinononpiùfunzionaliallaconduzionedelfondo.Lasuperficiecopertaedilvolumedegliedificinon piùfunzionaliallaconduzionedelfondo,comerilevatialladatadiadozionedellaprimavariantealP.I. ed eventualmente integrati in sede di osservazioni al P.I., potranno essere conteggiati al fine del conseguimentodeiparametrinecessariperl’individuazionedei“nucleiresidenzialiinambitoagricolo”. Nonpotràinveceessereconsideratoilvolumedegliedificinonpiùfunzionaliallaconduzionedelfondo, alfinedelcalcolodell’eventuale25%delvolumeesistente,destinatoallenuoveedificazioni.IlVolume degli edifici non più funzionali alla conduzione del fondo, deve infatti essere calcolato all’interno del volumeconcessoinampliamentoalfabbricatoesistente; - che nella scheda relativa al singolo “nucleo residenziale in ambito agricolo”, il P.I. possa individuare nuoveattivitàdiservizioe/ocompatibiliconlaresidenza,chesianocompatibiliconilcontestoruralee residenziale di riferimento. Le N.T.O. del P.I. dovranno elencare le attività ritenute compatibili per l’insediamento all’interno dei “nuclei residenziali in ambito agricolo”, la cui volumetria dovrà essere ricompresaall’internodellimitedel25%dellavolumetriaresidenzialeesistentealladatadiadozionedel P.A.T.,giàcitatiinprecedenza; Nelcasoincui,all’internodegliambitidiedificazionediffusa,nonvenganoindividuateareecherispondano ai criteri sopra evidenziali, gli aggregati edilizi di modesta entità ricompresi in tali ambiti non potranno essereassimilatiazonediversedaquellaagricola;pertaliareeilP.I.potràdefinireunaspecificadisciplina taledaprevedereesclusivamenteinterventisull’edificazioneesistenteefinalizzatiaconseguiregliobiettivi delP.A.T.dicuialpresentearticolo,nelrispettodelledisposizioninormativedicuiagliartt.44e45della L.R.11/2004. 19.4 Areeditrasformazioneprogrammata Le aree di trasformazione programmata si configurano come ambiti ove sono confermate le previsioni edificatorie del P.R.G. previgente, approvato con D.G.R.V. n. 5237 del 10.09.1992 e successive varianti approvateevigentialladatadiadozionedelpresentePiano,ovenonespressamenteincontrastoconle previsionidelP.A.T.. Tali ambiti sono assimilati a tutti gli effetti alle linee preferenziali di sviluppo insediativo e, conseguentemente, hanno valore strategico non conformativo della proprietà e pertanto non vogliono presupporrenéprefigurare,insedediP.A.T.,l’attribuzionedidirittiedificatoridialcuntipo. Per le aree di trasformazione programmata restano valide le caratteristiche, i parametri edificatori e le modalitàdiattuazionestabilitedalP.R.G.previgentesinoall’adozionedellaprimavariantealPianodegli Interventi. PrimadelP.I.,nelleareeditrasformazioneprogrammatasonosemprepossibiligliinterventiconsentitidal P.R.G.previgentequaloracompatibiliconilP.A.T.. Le aree oggetto del presente articolo sono esclusivamente quelle la cui attuazione è prevista dal P.R.G. previgentemediantePianoUrbanisticoAttuativo.Taliareenonsonosoggetteallaperequazioneurbanistica dicuiall’art.6dellepresentinormeseconvenzionateconilComunediArianonelPolesineentrocinque anniapartiredall’approvazionedelprimoP.I.. LeareeditrasformazioneprogrammatanonconsumanoS.A.U.. IlparzialeutilizzodellacapacitàedificatoriaacquisitadalP.R.G.previgente,dovutoariconosciutimotividi equilibriodelledensitàediliziadellazonaepreventivamenteconcordatoconl’AmministrazioneComunale, consenteditrasformarelavolumetrianonutilizzataincreditoediliziodicuiall’art.7dellepresentinormein quantodaconsiderare come intervento dimiglioramento della qualitàurbana. Il credito così ottenuto è utilizzabile in altre aree edificabili della stessa categoria, anche ricadenti in altri A.T.O., in aggiunta alla

61 capacitàedificatoriadelleareestesse.Ilcreditoediliziopuòesserecommercializzatoetrasmessoadaltri operatori. 19.6 SchedeurbanisticheeProgettonorma TraleprevisionidelP.R.G.previgente,nellafasediadeguamentoalPianodiArea,sonoindividuatediverse Schede urbanistiche ed un Progetto norma che vanno a regolamentare in maniera dettagliata situazioni puntuali che riguardano edifici e/o strutture economiche od aree, come il Progetto norma, di carattere turistico. IlP.A.T.confermaleindicazionirelativealleSchedeurbanisticheealProgettonorma.IlP.I.potràprecisarne ilperimetroedicontenutirelativiagliinterventiprevisti. 19.7 ConnettivoLineareTerritoriale SitrattadiunaprevisioneurbanisticadelP.R.G.previgentecheconsistenell’individuazionediuntracciato ciclopedonale posizionato a ridosso del lato ovest della S.S. n. 309 “Romea”. Si pone come obiettivo la riqualificazionedelleareecoinvoltenelsuoambitoprogettualeelarivitalizzazionedeltessutocircostante. Il P.A.T. conferma le indicazioni relative al Connettivo Lineare Territoriale ed il P.I. potrà precisarne il perimetroedicontenutirelativiagliinterventiprevisti. 19.9 Nuoveareeditrasformazione Il dimensionamento del P.A.T. ha previsto la possibilità di individuare nuove aree di trasformazione residenzialeperunacapacitàedificatoriacomplessivadi60.000mcdadistribuireall’internodeivariA.T.O.. Questa potenzialità edificatoria viene messa a disposizione dei vari centri abitati presenti sul territorio comunaleconilprecisoscopodigarantirelapossibilitàdilocalizzazionealternativaalleareeprevistedal P.R.G.previgenteeconfermate,nelcasoincuiqualcunadiquestenonpotesseeutilizzataperqualsiasi motivo. Come per le “Aree di trasformazione programmata”, anche per le “Nuove aree di trasformazione residenziale” il P.A.T. conferma la scelta di non indicarle attraverso le “Linee preferenziali di sviluppo insediativo”demandandolalorolocalizzazioneaifuturiPianidegliInterventi. L’individuazionedelperimetrodellenuoveareeditrasformazioneedirelativiparametriedificatoriverranno precisatiinsedediP.I.,nelrispettodeldimensionamentodegliA.T.O.edellaS.A.U.trasformabileedovrà seguireiseguenticriteri:  l’organizzazioneurbanistica,infrastrutturaleedarchitettonicadeinuoviinsediamentideveinterfacciarsi, relazionarsiedintegrarsiorganicamentecongliinsediamentiesistentiperquantoriguardalefunzioni,la scenaurbanaelerelazioniviarieeciclopedonali;  lanuovaespansioneediliziadeveessereprevistasullascortadei“Criteriemodalitàdiapplicazionedella perequazioneurbanistica”dicuiall’art.6dellepresentinorme;  tuttelenuoveareediespansionedovrannoesseresoggetteaP.U.A.,fattisalviicasidimensionalmente modestiedicuiambitisianosufficientementedotatidelleprincipalioperediurbanizzazione;  nell’eventuale attuazione di espansioni contigue ad edifici tutelati del centro abitato, devono essere previsti opportuni elementi di mitigazione e tipologia e metodi costruttivi in sintonia con l’edificato esistente. 19.10 Areeidoneeperinterventidirettialmiglioramentodellaqualitàurbanae territoriale IlP.A.T.individuaqualiareeidoneeperinterventidirettialmiglioramentodellaqualitàurbanaeterritoriale gliambiti,interessatidavarieattività,anchedismesseodadismettereoppureimpropriamentetrasformate neltempoechepossonointeressaretuttelezoneurbanistiche,comprendereareeinsediativeoagricole, zoneomogeneeediverseovarieattività. IlP.I.definiràperleareeidoneeperinterventidirettialmiglioramentodellaqualitàurbanaeterritoriale unaschedaunitariadiintervento,attuabilepreviapredisposizionediunoStrumentoUrbanisticoAttuativo che garantisca il trasferimento in zona idonea dei volumi incompatibili eventualmente presenti, compensando equamente le operazioni di riqualificazione e disciplinando i criteri perequativi dell’intervento.Ilriusodeivolumiesistentielaprevisionedilimitatenuovevolumetriedovrannoessere 62 ammessi solo se strettamente finalizzatati alla concreta attuabilità dell’operazione di riqualificazione complessiva. Pergliinterventiprevistinell’ambitodicuialpresentearticolo,ilP.I.potràprevedereanchelarealizzazione perstralci,purchélacompletarealizzazionedeiprogettisiaassicuratadaadeguategaranziefinanziarie. Il P.I. potrà motivatamente individuare ulteriori aree per interventi diretti al miglioramento della qualità urbanaeterritoriale,dicaratteristicheanalogheaquelleindividuatedalP.A.T.aisensidelpresentearticolo, finalizzateall’attuazionedegliobiettiviprevistidalPiano. 19.11 SportellounicoperleattivitàeconomicheinvariantealP.A.T. Gliinterventiammessiinzonaimpropriaconleproceduredellosportellounicodevonoesserecontenutein una percentuale non superiore all’80% della superficie coperta esistente con il limite di m2 1.500, escludendodinormaefattisalvicasiparticolaridiampliamentiche: a) comportino la demolizione e ricostruzione anche parziale degli edifici produttivi esistenti, con un investimentoaziendaletaledafarpropenderealtrasferimentodell’attivitàinzonapropria; b) comportinoaumentodelnumerodelleunitàimmobiliariel’inserimentodiulterioriediverseattività, rispettoaquelleregolarmenteinsediatealladatadiadozionedelP.A.T.; c) comportinol’ampliamentodistruttureprecarie; d) comportinoiltrasferimentodiattivitàesistentiinaltrisitidiversidazoneproprie; e) comportinonuovecostruzionidiedificiisolatirispettoalfabbricatoproduttivoesistente; f) comportinoampliamentiincompatibiliconlevalenzearchitettonichediedificidiparticolarepregio; g) comportinoampliamentilesividelleintegritàambientaliepaesaggistichediarredipregio,parchi,ville venete,visualipanoramiche,ecc.. Si richiamano i contenuti dell’Allegato A alla DGRV n. 832 del 15 marzo 2010 (atto di indirizzo ai sensi dell’art.46,comma2,letterac),dellaL.R.11/2004“CriteriperlaproceduradelloSportelloUnicodicui all’art.13,comma1,letteran)dellaL.R.11/2004”. Insededi“sportellounico”vaquantificatala“capacitàdicaricoambientale”,ossiaillivellosogliadiattività antropicheoltreilqualesiverificaildegradodellerisorsenaturaliequindidegliecosistemipresentinel territorio. In funzione del carico ambientale, associabile ad una determinata scelta progettuale, e del conseguente impattosull’ambiente,devonoessereapprontatiinterventicompensativi/mitigativimaggioriominori(es. contenimento consumo energetico) a tutela dell’ecosistema di cui fanno parte le aree interessate dalle nuoveantropizzazioni. Alfinediridurrel’impattodinuoviinterventiantropicisuecosistemiepaesaggio,deveessereprivilegiato l’utilizzodel“verdecomestrumentodirecuperodell’ambiente”,comediseguitosintetizzato:  controllodell’inquinamentodiffuso: - inquinamentoatmosferico(particolatosolido,inquinantigassosi,ciclobiochimicodelcarbonio); - inquinamentoacustico(riduzionedell’inquinamentoacusticostradale); - inquinamentoidrico(iprocessididepurazione,zoneumideartificiali,relazionipiantaterreno);  regolazioneidrotermicadell’ambienteesalvaguardiadelsuolo: - (regimazioneacquemeteoricheeconservazionedelsuolo);  funzionediequilibriotralespecie;  riduzionedell’impattoambientale;  miglioramentodelpaesaggio. L’area di pertinenza dell’attività produttiva dovrà comunque essere oggetto di adeguata riqualificazione ambientale ed ecologica attraverso interventi di mitigazione che ne riducano gli impatti, in relazione al contestoterritorialecircostante. Articolo20–Serviziedattrezzaturediinteressecomunedimaggiorerilevanza LaTav.4“CartadellaTrasformabilità”individuaiservizieleattrezzaturediinteressecomunedimaggiorerilevanzada confermare,dapotenziareedinuovaformazione. Sonoattrezzatureeservizidestinatiafunzionidiversequaliareeperl’istruzione,perattrezzaturediinteressecomune, impiantiepolisportivi,parchiurbani,parcheggi,servizisocioassistenziali. 63 IlP.I.,incoerenzaedinattuazionedelP.A.T.,provvedea:  definireelocalizzareleopereeiservizipubblici;  disciplinaregliinterventiammissibili,lemodalitàditrasformazioneurbanistica,ledestinazionid’usoeiparametri edificatori, anche utilizzando gli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio, della compensazione,degliaccordipubblicoprivatiediprogramma,definendogliambiti,alloscopodigenerarealloro internoilplusvalorenecessario,intuttooinparte,allarealizzazionee/opotenziamentodeiserviziedattrezzature pubblichepreviste,nelrispettocomunquedeldimensionamentostrategicodelP.A.T.. Per le attrezzature esistenti il P.I. potrà prevedere interventi di miglioramento qualitativo delle strutture, con possibilitàdipotenziamentodellestesse. Articolo21–Infrastrutturedelsistemadellaviabilità LaTav.4“CartadellaTrasformabilitàindividualeinfrastrutturedellaviabilitàesistenteeprogrammata. IlP.A.T.hacomeprioritàilmiglioramentoelarazionalizzazionedellareteesistentelocale,inparticolareperadeguarla aottimalilivellidiefficienzaesicurezza,erecepisceodefiniscelaclassificazionefunzionaledellaviabilitàelerelative fascedirispetto. Conseguentementealladefinizionedeltrattostradalediprogetto,attraversol’approvazionedelprogettodefinitivo dell’opera,essoverràriportatonellaTav.1delP.A.T.congiuntamenteallarelativafasciadirispettosenzacomportare variantealPiano. IngeneralelanuovaviabilitàdovràrispettarequantoprevistodalCodicedellaStradaerelativoRegolamento,dalDM 05/11/2001 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”; per le nuove intersezioni quanto previstodalDM19/04/2006“Normefunzionaliegeometricheperlacostruzionedelleintersezionistradali”. LarappresentazionecartograficadeitracciatiriportatinellaTav.4“CartadellaTrasformabilità”,costituisceindicazione sommaria rispetto alla ubicazione degli effettivi tracciati che andranno definiti in sede di specifica progettazione preliminareedefinitiva. IP.I.completanoladefinizionedelsistemadelleinfrastruttureedellefascedirispettodell’interaviabilitàcomunale. NoncostituisconovariantealP.A.T.lemodifichedirilevanzanonstrategicaalleprevisioniviariediinteressecomunale purchénoninterferiscanoconlaviabilitàdilivellosovracomunale,nelrispettodelleinvariantidinaturageologica, paesaggisticoambientale,storicomonumentaleearchitettonica,nonchédellecondizionidisostenibilitàindicatenella V.A.S.edisicurezzaidraulicadicuiallaV.C.I.. Articolo23–Valorietutelenaturali 23.1 Reteecologicacomunale Vieneindividuatoperilterritoriocomunale,recependoledirettiveprogrammatichedelP.T.C.P.,ilquadrodi connessioniecosistemichetaledacostituirelareteecologicalocale. Losviluppodellareteecologicavaincentivatoconprogettimistipubblicoprivato,attraversoilProgramma diSviluppoRurale,attraversosinergietraComune,AmministrazioneProvinciale,entiterritoriali(Consorzio diBonifica,Associazioniagricole,ecc.). Il Comune, in sede di P.I., prevede forme di agevolazioni per quei soggetti che realizzano interventi di mantenimentoe/ocreazionedisiepi,fascetampone,boschetti,ecc.. Ogni intervento all’interno degli ambiti individuati dalla rete ecologica, oltre ad osservare l’eventuale normativa cogente, dovrà inoltre garantire il mantenimento delle condizioni di naturalità e connettività esistenti o prevedere adeguate misure di compensazione/mitigazione, applicando, nei casi previsti dalla legge,leopportuneecodificatemetodologiedivalutazione. Leazionidaperseguire,nelrispettodiquantoprevistoall’art.15.1dellepresentinorme,sonoleseguenti:  prevedere l’inserimento di diverse tipologie di siepi campestri e di impianti arborei nelle zone di maggiorefragilitàambientale,lungoicorsid’acquaminori,nellezonelimitrofeaiparchi,ecc.;  tutelareleareelimitrofeelefascedirispettodeicorsid’acquadirilevanzapaesaggisticaattraversola creazionedizonefiltro(bufferzone)perevidenziareevalorizzarelaleggibilitàelapresenzadigolene, fontanazziequalsiasisegnonelterritoriolegatoall’elementofiumeeallasuastoria,compatibilmente conl’attivitàeconomicaagricola;  organizzareaccessiepercorsiricreativiedidattici;

64  valorizzare l’attività agrituristica attraversola creazione di itinerari e laconversionedegli annessi per scopiricettivi. Sidefinisconodiseguitolenormerelativeaitematismispecifici,cosìcomeindividuatidallaL.R.11/2004e successiviattidiindirizzo. a)Areanucleo(corearea) IlP.I.dovràvietarequalsiasiinterventochepossafavorirelaframmentazionedell’areacore,siainterminidi introduzione di elementi di antropizzazione, sia in termini di interventi di sostituzione delle strutture vegetazionaliconsolidateconcoltiviabassanaturalitàedaltoapportodifitofarmacienutrienti.IP.I.dovrà prevedere che tutti gli interventi volti a consolidare le presenze antropiche o diretti al miglioramento fondiario debbano essere accompagnati da misure compensative che dimostrino la conservazione del bilancioambientaleinterminidisuperficiedell’areacoreediqualitàeconnettivitàdellastessa. b)Ambitidiconnessionenaturalistica(bufferzone) Gli ambiti di connessione naturalistica indicati nella Tav. 4 “Carta della Trasformabilità vengono esattamentedefinitielocalizzatiinsedediP.I.,incoerenzaeattuazionedelP.A.T.edelP.T.C.P.. Il P.I. dovrà disciplinare gli interventi in tali ambiti incentivando l’aumento della naturalità degli stessi mediantel’incrementodisiepiedalberature,ancheincontestourbanooperiurbano,edilcontenimento delle pratiche colturali maggiormente impattanti. Tali aree dovranno essere destinate dal P.I. al potenziamentodeicaratteriseminaturalidell’ecotessutoetalfineilP.I.disporràchequalsiasiintervento voltoalmiglioramentofondiariooallesistemazioniagrariesiaattuatoassicurandolaformazionedisiepi, macchieboscate,filarialberati. IlComune,anchediconcertoconlaProvincia,insedediP.I.,dovràpromuovereinterventidirinnovamento, incremento o creazione ex novo del patrimonio arboreo e arbustivo, di controllo qualità delle acque, di promozionediusiedattivitàditiporicreativo,turistico,didatticoeculturale. c)Isoleadelevatanaturalità(steppingstone) Sidefiniscetalel’ambitoingradodicostituireunnodolocale,perlacuidimensionenonpuòassumereil ruolo di un’area nucleo, ma che riveste ugualmente una funzione ecosistemica, come appoggio per trasferimentifaunistici,soprattuttoseinprossimitàdialtrinodiodialtrielementidellarete. NelP.A.T.siindividuanoquestecaratteristicheneisitidenominati“RottadiMartino”einduezoneumide “gorghi”,chesitrovanoneipressidellafrazionediRivà,comeevidenziatonellaTav.4. Ogni intervento in queste aree dovrà garantire il mantenimento dellecondizioni di naturalità esistenti o prevedereadeguatemisuredicompensazione/mitigazione. IlComune,insedediP.I.,dovrà:  organizzare accessi e percorsi ricreativi e didattici, promuovendo attività e attrezzature per il tempo libero,ovecompatibili;  promuoverel’introduzionedicoltureabassoimpatto;  valorizzare l’attività agrituristica attraverso la creazione di itinerari e attraverso la conversione degli annessi per scopi ricettivi; inoltre dovrà essere favorita, a seguito di specifici studi, l’introduzione di coltureetecnicheconridottocaricoinquinantesugliacquiferi. Insededidelimitazionedidettagliodegliambiti,ilP.I.potràprevederel’eventualepossibilitàemodalitàdi cessionediboschiemacchieboscatediinteressepubblicoafrontediuncreditoediliziocompensativoda collocareall’internodegliA.T.O.delsistemaresidenzialeedelsistemaproduttivo.

Articolo24–Tutelaededificabilitàdelterritorioagricolo 24.1 Edificabilitàemodalitàdiintervento Aisensidell’art.43dellaL.R.11/2004ilP.A.T.,alloscopodifavorireladifesadelpaesaggioagrarioela tuteladelterritorioaperto,individua: a) gliedificiconvalorestoricoambientaleeledestinazionid’usocompatibili; b) letipologieelecaratteristichecostruttiveperlenuoveedificazioni; c) lemodalitàdiinterventoperilrecuperodegliedificiesistenticonparticolareattenzioneaquellidicui allaletteraa); 65 d) ilimitifisiciall’espansione; e) ambitidibuonaintegritàpaesaggisticoambientaleagronomico:gliambitidibuonaintegritàindividuati nellaTav.4“CartadellaTrasformabilità”sonoareediparticolarepregioecaratterizzazionedalpuntodi vistanaturalistico,ambientale,paesaggisticoedagronomico.IlP.I.promuoveleattivitàfinalizzate,oltre alla funzione produttiva, anche alla fruizione ricreativa, didattica e culturale coerentemente con gli obiettividitutelaindicatidalP.A.T.congliaspettiquidiseguitoesemplificati:  promuovere lo sviluppo, l’integrità e possibilmente l’aggregazione delle aziende agricole e dell’attivitàagricolae,inparticolare,letecnichedisostenibilitàambientale;  favorire l’interconnessione fra gli ambiti agricoli, mantenendo dei varchi urbani nel sistema insediativo;  favorire la fruizione turistica del territorio agricolo attraverso l’organizzazione di percorsi ciclopedonali connessi con gli insediamenti e la promozione di attività agrituristiche, di attività ricettiveaconduzionefamigliare(bad&breakfast),diunitàabitativeammobiliateadusoturistico, nonché di attività ricettive in residenze rurali, di cui rispettivamente alle lettere c), d), f) del 1° comma dell’art. 25 della L.R. 33/02, alle quali, in deroga ai commi 2 e 3 dell’art. 44 della L.R. 11/2004, al fine di garantire completezza all’offerta turistica nel territorio agricolo è sempre consentitalacostruzionedipiscine;  valorizzareglielementicherivestonoparticolarevalenzadalpuntodivistanaturalisticoambientale e quelli caratterizzanti la struttura agricola tradizionale del territorio (reticolo dei corsi d’acqua, manufatti,viabilitàvicinale,sistemazioniagricoletradizionali,ecc.);  prevedere la collocazione preferenziale degli interventi edilizi funzionali all’attività agricola in vicinanzaaifabbricatiesistenti. Ai sensi dell’art. 44 della L.R. 11/2004, oltre agli interventi di cui all’art. 24.2 delle presenti norme per l’ediliziaesistente,sonoconsentitiinterventiediliziinfunzionedell’attivitàagricola,sianoessidestinatialla residenzacheastruttureagricoloproduttive. Gli interventi di cui al 1° comma dell’art. 44 della L.R. 11/2004 sono consentiti, sulla base di un piano aziendale, esclusivamente all’imprenditore agricolo titolare di un’azienda agricola con i requisiti minimi richiesti dal 2° comma dell’art. 44 della L.R. 11/2004 nonché, in deroga al suddetto secondo comma, qualora si rendano necessari per l’adeguamento ad obblighi derivanti da normative regionali, statali o comunitarieriguardantilatuteladell’ambiente,ilrispettodeirequisitiigienicosanitariel’assicurazionedel benesseredeglianimali. Gliinterventidicuial1°commadell’art.44dellaL.R.11/2004sonoconsentiti: a) perl’ampliamentodicasediabitazioneesistenti,fattosalvoquantoprevistoalsuccessivoart.24.2delle presentinorme,finoa200m3perognifamiliaree/oaddettoregolarmenteoccupatocomeunitàlavoro, documentabileconl’iscrizioneaglispecificiruoliprevidenzialipressol’INPSecomunquenonoltre1.200 m3; b) perusiagrituristici,airichiedentiaventititoloaisensidellanormativavigente,l’ampliamentodellecase diabitazionefinoa1.200m3,complessividell’esistente,ancheinaderenzaallaparterusticaesistente; c) pernuovecasediabitazione,qualoranonesistentinell’aziendaagricola,finoadunlimitedi600m3per ogniaziendaagricola,ampliabilidi100m3perognifamiliaree/oaddettoregolarmenteoccupatocome unitàlavoro,documentabileconl’iscrizioneaglispecificiruoliprevidenzialipressol’INPS,ecomunque nonoltre1.200m3; d) perlestruttureagricoloproduttiveconillimitedellalorofunzionalitàecongruitàrispettoalleattività aziendali,fatte Lenuovecostruzionidevonoessererealizzatesalveeventualisceltepiùrestrittivedelpianodiassettodel territorioall’internodell’aggregatoabitativodell’aziendaagricola,intendendocometaleilcomplessodegli edificiaserviziodelfondo,dotatidiunicoaccessoecostituitidaabitazionieannessirusticiinreciproca relazionefunzionaleeiscrivibiliinuncerchiodiraggiomassimodim100.Nell’ipotesidifondiprividiedifici, lanuovacostruzionesaràconsentitaentroambitichegarantiscanolamassimatuteladelterritorioagricolo, inzonapiùprossimaadedificie/oaggregatiurbani. IlP.I.,inderogaaquantostabilitodaicommi2e3dell’art.44dellaL.R.11/2004,disciplinalarealizzazione dimodestimanufattirealizzatiinlegnoprividiqualsiasifondazionestabileepertantodipaleserimovibilità, necessari per il ricovero di piccoli animali, degli animali da bassa corte, da affezione o di utilizzo esclusivamentefamiliare,nonchéperilricoverodiattrezzaturenecessarieallaconduzionedelfondo.

66 Articolo25–Sostenibilità 25.1 Sostenibilitàambientale Lasostenibilitàambientaledegliinterventidicuialpresentearticoloèintegrativadiquantogiàprevisto dallepresentiN.T.: a) corridoiecologici:ilP.I.regolamentalevied’accessoalleareeprotetteelapredisposizionedi“corridoi ecologici”dicollegamentotralestrutturenaturalidelleareeprotetteeleareeesterne; b) impatto delle infrastrutture: il P.I. regolamenta le modalità di realizzazione delle diverse tipologie di infrastruttureviarieedinparticolaredettaspecifichecondizioniper: - individuare i punti in cui, in fase progettuale, sarebbe opportuno inserire degli attraversamenti sottopassantialfinedilimitarel’isolamentodellafaunalocale; - prevederel’inserimentodisiepiefilarialatodelleinfrastrutture,alfinediabbattereparzialmentei rumoriel’inquinamentodapolverisottili,gasdiscarico,ecc.; c) allevamenti: il P.I. individua gli allevamenti eventualmente soggetti a trasferimento per il raggiungimento degli obiettivi di tutela e valorizzazione ambientale e disciplina il procedimento e le modalitàdiattribuzioneegestionedelcreditoedilizio,inconformitàaquantoprevistodall’art.7della presentinorme;ilP.I.inoltreindividualeazionidimitigazioneambientalepergliallevamentiesistenti, riguardanti,atitoloesemplificativo: - lagestionedeirefluiaisensidellanuovanormativanitratialivellonazionaleD.Lgs.152/1999ela normativaregionale; - laproduzionediliquamiedelcolaticciodiconcimaia; - lastabulazioneall’apertodeglianimali; - gliodori; - iltrattamentodelleacquereflue. d) Inquinamentoluminoso:(L.R.17del07.08.2009).Larealizzazionediimpiantidiilluminazioneesterna, pubblici e privati, dovrà essere improntata al contenimento dell’inquinamento luminoso nella misura massimaottenibileconl’utilizzodelletecnologiedisponibilialfineditutelareemigliorarel’ambientee difavorireilrisparmioenergetico. Nellaprogettazione,realizzazioneegestionediimpiantidiilluminazioneesterna,dovrannoadottarsile seguentiprecauzioni:  impiegarepreferibilmentesorgentiluminoseavaporidisodioadaltapressione;  selezionare, ove possibile, per le strade a traffico motorizzato, i livelli minimi di luminanza e illuminamentoammessidallenormevigenti;  evitareperinuoviimpiantil’adozionedisistemidiilluminazioneediffusioneliberaodiffondentio che,comunque,emettanounflussoluminosonell’emisferosuperioreeccedenteiltrepercentodel flussototaleemessodallasorgente;  limitarel’usodiproiettoriaicasidirealenecessitàmantenendo,ovepossibile,l’orientamentodel fascioversoilbasso,nonoltreisessantagradidallaverticale;  adottaresistemiautomaticidicontrolloeriduzionedelflussoluminoso,finoalcinquantapercento deltotale,dopoleoreventidue;  perl’illuminazionediimpiantisportiviegrandiareediognitipodevonoessereimpiegaticriterie mezziperevitarefenomenididispersionediluceversol’altoealdifuorideisuddettiimpianti;  fari, torri faro e riflettori illuminanti parcheggi, piazzali, cantieri, svincoli, complessi industriali, impianti sportivi e aree di ogni tipo devono avere, rispetto al terreno, un’inclinazione tale, in relazioneallecaratteristichedell’impianto,danoninviareoltre0cdper1000lumena90°edoltre;  èfattodivietodiutilizzareperfinipubblicitarifascidiluceroteantiofissidiqualsiasitipo,anchein manieraprovvisoria;  perl’illuminazionediedificiemonumenti,gliapparecchidiilluminazionedevonoesserespentientro leoreventiquattro;  l’illuminazionediinsegnenondotatediilluminazionepropriadeveessererealizzatadall’altoversoil basso. Per le insegne dotate di illuminazione propria, il flusso totale emesso non deve superare i 4500lumen.Inognicaso,pertutteleinsegnenonpreposteallasicurezza,aservizidipubblicautilità edall’individuazionediimpiantididistribuzioneselfservice,èprescrittolospegnimentoentroleore ventiquattroo,alpiùtardi,entrol’orariodichiusuradell’esercizio;  è vietato installare all’aperto apparecchi illuminanti che disperdono la luce al di fuori degli spazi funzionalmentededicatieinparticolare,versolavoltaceleste;

67  tuttigliimpiantidiilluminazionepubblicadevonoutilizzarelampadearistrettospettrodiemissione; allostatoattualedellatecnologiarispettanoquestirequisitilelampadealsodioadaltapressione,da preferire lungo le strade urbane ed extraurbane, nelle zone industriali, nei centri storici e per l’illuminazione dei giardini pubblici e dei passaggi pedonali. Nei luoghi in cui non è essenziale un’accuratapercezionedeicolori,possonoessereutilizzate,inalternativa,lampadealsodioabassa pressione(ademissionepressochémonocromatica);  èvietatal’installazioneall’apertodiapparecchiilluminantichedisperdonolaloroluceversol’alto. Le disposizioni di cui al punto precedente non si applicano alle installazioni, impianti e strutture pubbliche la cui progettazione, realizzazione e gestione sia già regolata da specifiche norme statali, nonché agli impianti di illuminazione esterna, costituiti da non più di dieci sorgenti luminose, con un flussoluminosoperciascunasorgentenonsuperiorea1500lumen. L’installazionediimpiantidiilluminazioneesternaprivaticollocatiinfregioallestradeèsubordinataal preventivopareredell’Amministrazionecomunalequaloravenganosuperateletresorgentiluminose. Articolo27–Sistemadellemitigazioniedellecompensazioni Un aspetto chiave delle mitigazioni riguarda la serie degli indirizzi per le successivefasi di programmazione (Piano degliInterventiePianiUrbanisticiAttuativi),conparticolareriguardoalleareeproduttive. Misurediprecauzione/mitigazionedaadottareincasodiinterventiinteressantileareeagricoleelefasceriparialidei corsid’acquaalfinediridurregliimpattisullespecienidificantiesullespeciecheusanol’areaascopotrofico:  mantenimentodeicanaliprincipalidelleareeagricoleallostatoattualeconvegetazioneriparialeedelofiticaecon unafasciadirispettoadeguata(noninferioreai5m);  messaadimoradisiepipolispecificheemultistrutturaliefasceboscateall’internodell’ambitodiinterventoenelle areeperimetrali;  mantenimentodisuperficiasfalcioall’internodell’ambitodiinterventoodellesingoleareenelcasodiinterventi parziali. In queste aree vengono computate anche le superfici a standard destinate a verde e le aree scoperte all’internodeilottisemantenuteasfalcio;  mantenimento dei coefficienti udometrici corrispondenti alla destinazione agricola dei terreni oggetto di intervento;  adozionediopportunivolumid’invasocheconsentanoilmantenimentodelleportatescaricateaivaloriattuali,da concordareconglienticompetenti;  garantireunasuperficiepermeabilenoninferioreal30%dellasuperficiedellottodiintervento,fattisalviicasidi attivitàparticolaridainsediareperiqualilapercentualepuòessereinferiore;  prevedereunaccuratosistemadiraccoltadegliapportimeteoricicontrattamentodelleacquediprimapioggia provenientidastradeepiazzali;  divietodisversamentodelleacquedicantiereneicorpiidriciprimadellalorodepurazione. Misurediprecauzioneambientaleediqualitàdegliinsediamentipermigliorarelasostenibilitàambientaledell’areaed ilsuoinserimentopaesaggistico:  stabilireadeguateconnessioniincasodipresenzadiretiecologiche;  prevedereparcheggiattrezzaticonpiantumazionedispeciearboreeamedio/altofusto;  prediligerelarealizzazionedicoperturevegetate(tettiverdi);  neimarciapiedieneiparcheggipubblicirealizzarepavimentazioniinmaterialefiltranteeassorbente.All’interno delle aree private, realizzare pavimentazioni filtranti unicamente nei parcheggi per mezzi leggeri, garantendo invece una superficie impermeabile ai parcheggi per mezzi pesanti e ai piazzali dove si svolgono le attività lavorativeeleoperazionidicaricoescarico;  sostenereilriciclodelleacqueneiprocessiindustriali;  prevedere,perquantopossibile,ilmascheramentodelleareedistoccaggiotramitel’impiantodisiepiarboreo arbustive di piante autoctone, oppure tramite la creazione di schermi verdi realizzati con piante rampicanti o modellazionidelterreno;  evitare negli strumenti di pianificazione, nelle loro varianti e nei meccanismi previsti dai loro regolamenti di attuazione, la previsione di ulteriori espansioni con funzione residenziale in fregio agli insediamenti produttivi, salvolefunzioniricettiveedicustodia;

68 5.7. Indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione superiore

Di seguito vengono descritte le strategie e le possibilità di sviluppo prefigurate dai piani e dai programmi territoriali e settoriali sul Comune di Ariano Polesine. L’obiettivo dell’indagine è l’individuazione delle tutele e degli interventi previsti anche da altri piani significativi per la presente valutazione.

5.7.1 Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) La Regione Veneto si è dotata di un primo PTRC approvato il 28 maggio 1992 e redatto ai sensi di L.R. 61/1985. Tale Piano ha individuato, catalogato e normato una serie di beni di interesse ambientale e paesaggistico, tramite il ricorso ai Piani di Area. La Regione del Veneto ha avviato il processo di aggiornamento del vigente Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) con deliberazione n. 815 del 30 marzo 2001. Il nuovo PTRC, ai sensi art. 24 L.R. 11/2004, in coerenza con il programma del P.R.S., indica “gli obiettivi e le linee principali di organizzazione e di assetto del territorio regionale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione”. Il nuovo P.T.R.C. è stato adottato con Deliberazione della Giunta n. 372 del 17 febbraio 2009. Gli obiettivi strategici del PTRC divisi per temi principali sono i seguenti: PTRC(datavola:quadrosinotticodelsistemadegliobiettivi) L f Proteggere e disciplinare il territorio per migliorare la qualità della vita in un’ottica di i i sviluppo sostenibile e in coerenza con i processi di integrazione e sviluppo dello spazio europeo v n attuando la convenzione europea del paesaggio, contrastando i cambiamenti climatici e i accrescendo la competitività. l t Uso del Biodiversità Energia, risorse e Mobilità Sviluppo Crescita sociale l e suolo ambiente economico e culturale o m i s ob Tutelare e Tutelare e Ridurre le pressioni Garantire la Delineare modelli Sostenere la coesione t iet valorizzare la accrescere la antropiche e accrescere mobilità di sviluppo sociale e le identità r tiv risorsa suolo biodiversità la qualità dell’ambiente. preservando le economico culturali. risorse ambientali. sostenibile. a i t o  Razionalizz  Assicurare un  Promuovere  Stabilire  Migliorare la  Promuovere e b are l’utilizzo della equilibrio tra l’efficienza sistemi coerenti tra competitività l’inclusività sociale g i risorsa suolo ecosistemi nell’approvvigionamento e distribuzione delle produttiva favorendo valorizzando le identità i  Adattare ambientali ed negli usi finali dell’energia funzioni e la diffusione di luoghi venete e attività antropiche e incrementare la organizzazione della del sapere della c l’uso del suolo in  Favorire azioni di t funzione dei  Salvaguardare produzione di energia da mobilità ricerca e supporto alle politiche o t cambiamenti la continuità fonti rinnovabili  Razionalizzar dell'innovazione sociali   i climatici in corso ecosistemica Migliorare le e e potenziare la rete Promuovere  Promuovere v  Gestire il  Favorire la prestazioni energetiche delle infrastrutture e l’offerta integrata di l’applicazione della degli edifici migliorare la funzioni turistico- i rapporto multifunzionalità convenzione europea urbano/rurale dell’agricoltura  Preservare la qualità mobilità delle ricreative mettendo a del paesaggio diverse tipologie di sistema le risorse valorizzando l’uso  Perseguire e la quantità della risorsa  Rendere trasporto ambientali,culturali, dello spazio rurale una maggior idrica efficiente lo sviluppo  paesaggistiche, in un’ottica di sostenibilità degli  Prevenire e ridurre i Valorizzare la policentrico agroalimentari multifunzionalità insediamenti livelli di inquinamento di mobilità slow preservando l’identità

aria, acqua, suolo e la  Migliorare territoriale regionale produzione di rifiuti l’accessibilità alle  Migliorare città ed al territorio l’abitare delle città  Sviluppare il sistema logistico regionale

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Come stabilito dalle leggi regionali 11/2004, 18/2006 e 10/2011 la Regione Veneto ha attribuito al nuovo PTRC la valenza di piano urbanistico territoriale con particolare attenzione ai valori paesaggistici. Per l'attribuzione della valenza paesaggistica i tecnici hanno considerato l'Intesa Stato - Regione, sottoscritta il 15 luglio 2009 (prevista dal D.lgs. 42/2004 “Codice dei beni culturali” e s.m.i.), che ha autorizzato la rielaborazione degli "Ambiti di paesaggio" individuati nell'Atlante allegato al PTRC 2009. Per tali ambiti saranno elaborati nei prossimi anni i Piani Paesaggistici Regionali d’Ambito. Per l’attuazione dell’Intesa la Regione ha istituito un Comitato tecnico per il Paesaggio (CTP) a composizione ministeriale e regionale incaricato della definizione dei contenuti del Piano e del coordinamento delle azioni necessarie alla sua redazione. La variante intende integrare quanto espresso dal PTRC adottato nel 2009 con le attività e le indicazioni emerse nell’ambito dei lavori del CTP. Con D.G.R. n. 427 del 10/04/2013 la Giunta Regionale del Veneto ha adottato la variante parziale del PTRC con l'attribuzione della valenza paesaggistica ai sensi degli articoli 4 e 25 della L.R. 11/2004. Sono validi gli elaborati del PTRC adottato con DGR n. 372 del 17/02/2009 non interessati dalla variante. Gli approfondimenti riguardano i seguenti aspetti:  la città, con riguardo al sistema metropolitano delle reti urbane e all’aggiornamento delle piattaforme metropolitane differenziate per rango e per ambito territoriale;  il sistema relazionale, in particolare la mobilità e la logistica, in relazione alle dinamiche generate dai corridoi europei che attraversano il territorio regionale;  la difesa del suolo, con riferimento al rischio idraulico e al rischio sismico, per meglio intervenire in aree colpite da gravi danni negli ultimi anni. Di seguito un estratto della Tavola n. 09 del PTRC “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”, relativa al Comune di Ariano Polesine.

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Il PTRC comprende un Atlante ricognitivo degli ambiti di paesaggio ciascuno contenente obiettivi di qualità paesaggistica. Il PTRC adottato articola il territorio regionale in ambiti di paesaggio, ai quali sono associate schede con una sintetica descrizione del paesaggio e obiettivi per la sua conservazione e il suo miglioramento. Il Comune di Ariano Polesine è compreso in tre ambiti: “Bonifiche del Polesine orientale”, “Corridoio dunale sulla Romea”, “Delta e lagune del Po”. Dato che la maggior parte del Comune di Ariano Polesine è soggetto all’agricoltura si riporta di seguito una parte dell’Art. 10 delle NTA del PTRC adottato: Articolo 10 - Aree ad elevata utilizzazione agricola 1. Nell’ambito delle aree ad elevata utilizzazione agricola la pianificazione territoriale ed urbanistica viene svolta perseguendo le seguenti finalità: (…) c) la conservazione e il miglioramento della biodiversità anche attraverso la diversificazione degli ordinamenti produttivi e la realizzazione e il mantenimento di siepi e formazioni arboree, lineari o boscate, salvaguardando anche la continuità ecosistemica; (…)

L’articolo menzionato è significativo sia per Ariano Polesine sia per l’intera area deltizia perché costituisce una strategia per il settore primario in sintonia con le misure agroambientali stabilite durante l’evoluzione della Politica Agricola Comunitaria 2014 - 2020.

71 Tale strategia è ribadita di recente nel PAT in particolare per gli ATO 3 “Ambiti del territorio aperto”. Si riporta di seguito un estratto degli obiettivi previsti nell’elaborato PAT di Ariano Polesine, allegato A, Ambiti Territoriali Omogenei.

Definizione degli Ambiti Territoriali Omogenei: obiettivi e politiche generali Il PAT ha individuato per il territorio comunale 13 Ambiti Territoriali Omogenei, organizzati in cinque tipologie e così denominati (…)

TIPOLOGIA 3 AMBITI DEL TERRITORIO APERTO

9 ATO 3.1 Territorio agricolo ovest 10 ATO 3.2 Territorio agricolo est 1 11 ATO 3.3 Territorio agricolo est 2

ATO DEL TERRITORIO APERTO Si perseguono obiettivi di tutela e salvaguardia del territorio aperto per l’importanza agricola primaria e degli elementi di pregio ambientale e paesaggistico (reticolo idrografico, filari alberati, organizzazione agraria, ecc.), con particolare attenzione alla valenza, anche ecologica, del Canale Brenta, del Canale Gozzi e del Canale Veneto Superiore e Inferiore. Sul tema del sistema insediativo sparso si persegue l’obiettivo di promuovere il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente garantendo la flessibilità negli interventi a garanzia del mantenimento della testimonianza storica, la valorizzazione e tutela degli elementi storici minori eventualmente esistenti quali capitelli, forni, fontane, sentieri incentivando la fruizione, anche di tipo turistico-ricreativa, collegata alle peculiarità ambientali e ai prodotti gastronomici.

Si ricorda che la qualificazione del paesaggio agrario è previsto dal recente D.M. 27417 del 22 dicembre 2011 (G.U. 3030 del 30.12.2011) che stabilisce l’obbligo di introduzione di fasce tampone larghe 5 metri per limitare il flusso superficiale e ipogeo di inquinanti verso i corpi idrici. Naturalmente il miglioramento delle aree agricole è collegato alla valorizzazione dei beni archeologici, della Rete Natura 2000 e alla previsione di sostenibilità ambientale dei futuri progetti edilizi.

5.7.2 Il Piano di Tutela delle Acque Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) costituisce uno specifico piano di settore, ai sensi dell’art. 121 del D.Lgs 152/2006. Il PTA contiene gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli artt. 76 e 77 del D.Lgs 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. La Regione Veneto ha approvato il PTA con deliberazione del Consiglio regionale n. 107 del 5 novembre 2009.

72 Tramite il PTA la Regione Veneto definisce lo stato attuale delle acque alla condizione biologica e qualità (dei corsi d’acqua e degli invasi), entrando anche nella valutazione degli usi potabili e non potabili, degli usi agricoli ecc... delle acque, per indicare una loro corretta “gestione”. Il PTA comprende i seguenti tre documenti: 1) Sintesi degli aspetti conoscitivi: riassume la base conoscitiva e i suoi successivi aggiornamentiecomprendel’analisidellecriticitàperleacquesuperficialiesotterranee, perbacinoidrograficoeidrogeologico. 2) IndirizzidiPiano:contienel’individuazionedegliobiettividiqualitàeleazioniprevisteper raggiungerli: la designazione delle aree sensibili, delle zone vulnerabili da nitrati e da prodottifitosanitari,dellezonesoggetteadegradodelsuoloedesertificazione;lemisure relativeagliscarichi;lemisureinmateriadiriqualificazionefluviale. 3) Norme Tecniche di Attuazione: contengono misure di base per il conseguimento degli obiettividiqualitàdistinguibilinelleseguentimacroazioni: a. Misureditutelaqualitativa:disciplinadegliscarichi. b. Misureperleareeaspecificatutela:zonevulnerabilidanitratiefitosanitari,aree sensibili, aree di salvaguardia acque destinate al consumo umano, aree di pertinenzadeicorpiidrici. c. Misureditutelaquantitativaedirisparmioidrico. d. Misureperlagestionedelleacquedipioggiaedidilavamento. Nel comune di Ariano Polesine il grado di vulnerabilità della falda freatica è di tipo “medio e alto” sull’area delle dune fossili mentre è basso nell’area interna compresa tra i dossi fluviali che limitano l’isola di Ariano e le dune fossili stesse. Di seguito un estratto della carta della vulnerabilità elaborata mediante il metodo parametrico SINTACS.

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5.7.3 Il Piano regionale delle attività di cava (P.R.A.C.) Con D.G.R. n.3121 del 23.10.2003 la Giunta Regionale ha adottato il Piano Regionale Attività di Cava (P.R.A.C.), ai sensi dell'art.7 della Legge regionale 07.09.1982 n.44. In seguito la Giunta Regionale con D.G.R. n. 135/CR del 21.10.2008 ha preso atto del P.R.A.C., così come modificato a seguito delle controdeduzioni alle osservazioni e ai quesiti pervenuti. Il PRAC è stato di nuovo adottato con DGRV n. 2015 del 04.11.2013. Il PRAC comprende una programmazione estesa a 20 anni (2 cicli decennali), con pianificazione attuativa nei primi 10 anni e con adeguamenti e/o revisioni con scadenza almeno quinquennale. Il Piano definisce e contiene: a) leareefavorevolmenteindiziatedallapresenzadigiacimentisuscettibilidicoltivazioneper le sabbie e ghiaie, individuati sulla base di ricerche geologiche, pedologiche e idrogeologiche; b) leprevisioni,articolatealivelloregionaleeprovinciale,deifabbisognidellesabbieeghiaie, formulate in relazione agli elementi statistici e ai programmi regionali di sviluppo dei settoriinteressati; c) la ripartizione delle quantità di sabbie e ghiaie da estrarre nelle varie province, onde assicurareilsoddisfacimentodeifabbisognicomplessividicuisopra;

74 d) lenormegeneraliperlacoltivazionedellecaveatteagarantire,nelterritoriointeressato. lasalvaguardiadeivaloriambientaliinsiemeaquellodegliinteressieconomicieproduttivi, assicurandocomunquelaricomposizioneambientalefinale. Nel comune di Ariano nel Polesine esistono due cave di ghiaia e sabbia attive: 1) Marchiona3°lottodisuperficieparia18,71ha; 2) BoariaNuovadicirca44haemezzo. Il PRAC non individua per i prossimi anni alcuna estrazione di materiali lapidei nella provincia di Rovigo ed esclude il Comune di Ariano Polesine dai fabbisogni estrattivi previsti per il prossimo futuro.

5.7.4 Il Piano d’Area del Delta del Po Come previsto dalla legislazione statale (DM 1.08.1985 e L. 431/1985) la Regione Veneto, ha riconosciuto, prima con il PTRC vigente (1992) e oggi con il PTRC adottato (2009), il Delta del Po come un sito di peculiare bellezza paesaggistica. Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) vigente, risponde all’obbligo emerso con la Legge 8 agosto 1985, n. 431, individuando il Delta del Po, insieme alla Laguna di Venezia e al Massiccio del Grappa, tra le aree che presentano un rilevante interesse nazionale e regionale e concedendo priorità assoluta nel processo di pianificazione regionale. La Giunta Regionale del Veneto ha adottato il 23 dicembre 1986, in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge n. 431/1985, sia il PTRC sia il Piano di Area, sottoponendo il territorio del Delta del Po a specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale e facendo decadere “l’inedificabilità” imposta dal decreto ministeriale. Nei primi anni Novanta del secolo scorso la Regione ha elaborato un Piano d’Area che comprende direttive, prescrizioni e vincoli per la sua conservazione e valorizzazione indirizzati ai soggetti pubblici e privati. Il Piano di Area del Delta del Po è stato approvato con PCR n. 1000 del 5 ottobre 1994.

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Estratto dalla tavola Sistemi e ambiti di progetto “2.15 – Grillara” del Piano d’area del delta del Po. La cartografia evidenzia le dune fossili con i relativi ambiti di restauro ambientale (art. 20 delle N.T.A. del Piano d’Area) e il Corridoio afferente la S.S. 309 Romea (art. 37) adiacente alle aree agricole di tutela (art. 40). Questo progetto costituisce un primo input per la qualificazione di tutto il paesaggio agrario di Ariano Polesine come previsto negli ATO del PAT, in particolare ATO 3.2 “Ambiti del territorio aperto - territorio agricolo est 1” e ATO 4.1 “Ambiti del sistema archeologico Grillara – San Basilio”.

Negli anni seguenti il Piano di Area è stato oggetto di due varianti parziali e puntuali, approvate rispettivamente con DCR n. 15 del 16.04.2003 e con DGR n. 2354 del 8.08.2008. Il Piano di Area comprende oggi i territori comunali di: Adria, , Porto Viro, Taglio di Po, Porto Tolle, Corbola, Ariano nel Polesine e parte dei territori comunali di Loreo e Papozze. Il Piano, pur prevalentemente indirizzato a finalità di tutela, comprende norme e direttive specificatamente volte all’utilizzo “economico” delle potenzialità esistenti, siano esse naturalistiche, ambientali o umane. In relazione a nuove esigenze emerse dai Comuni interessati e ai contenuti del Piano Ambientale del Parco in fase di ultimazione e di prossima adozione, si è reso necessario un aggiornamento del Piano d’Area. La perimetrazione del nuovo Piano di Area viene ampliata includendo completamente i territori dei Comuni di Adria, Loreo e Papozze.

76 Il nuovo Piano di Area comprende quindi l’intero territorio dei Comuni di Adria, Ariano nel Polesine, Corbola, Loreo, Papozze, Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina e Taglio di Po. La superficie interessata è di 822,8 Kmq, la popolazione 72.986 abitanti (dicembre 2010).

Per quanto riguarda i contenuti del piano, la nuova base di partenza corrisponde alla sommatoria delle previsioni dei PRG vigenti in quanto tutti i Comuni hanno adeguato la propria strumentazione urbanistica al Piano di Area.

Per il territorio dei nuovi Comuni entranti sono confermate le previsioni dei PRG vigenti e vengono introdotti alcuni tematismi del Piano di Area in continuità con il resto del territorio, oltre alla individuazione di specifiche situazioni meritevoli di tutela eventualmen Il nuovo Piano di Area ha considerato e sostenuto le opportunità di intervento e di sviluppo, promosse dall’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po e manifestate attraverso il Piano Ambientale del Parco.

Il Piano ambientale del Parco del delta del Po ha recepito le previsioni del Piano d’Area in particolare ha previsto iniziative e programmi di intervento finalizzati alla crescita culturale, sociale ed economica dell’intera area del Delta ma che non possono collocarsi all’interno della perimetrazione dell’area protetta.

5.7.5 Il Piano Ambientale del Parco regionale del Delta del Po Dopo la bonifica idraulica giunta a termine negli anni Sessanta del secolo scorso diverse furono le indicazioni sia a livello scientifico sia a livello politico per l’istituzione di un Parco nell’area deltizia.

La legge 431/1985 (“legge Galasso”) e il D.M. 01 agosto 1985 che dichiaravano una vasta area del Delta del Po di notevole interesse pubblico ai sensi della L. 1497/1939 e la assoggettavano di fatto

77 all’inedificabilità, in attesa della redazione di un Piano Paesaggistico, diedero l’impulso a studi e progetti indirizzati alla tutela, alla valorizzazione e ad uno sviluppo compatibile confluiti nel Piano d’Area approvato dalla Regione Veneto con P.C.R. 1000/1994.

L’istituzione del Parco regionale del delta del Po è avvenuta con L.R. 8 settembre 1997 n. 36. Dopo una prima versione del Piano ambientale sospesa per alcuni anni l’Ente Parco ha riavviato la redazione del Piano ambientale, e dei paralleli procedimenti della VAS e della VIncA, adottati con Deliberazione del Consiglio dell’Ente Parco n. 18 del 17 dicembre 2012.

L’ambito definito dal perimetro del Parco Regionale del delta del Po ha una superficie di circa 130 kmq che interessa in diversa misura il territorio dei nove comuni. Esso comprende il tratto terminale dell’Adige (da porto Fossone alla foce), il Po e suoi rami principali, scanni, bonelli, parti di valli, di lagune e di costa, le dune sabbiose estese tra i Comuni di Porto Viro, Taglio di Po e Ariano Polesine e parte del bosco litoraneo di Rosolina Mare.

Aspetto innovativo e determinante nel procedimento di pianificazione è stata la serie di incontri tra una delegazione dell’Ente Parco e tutti i Comuni deltizi guidati alla formulazione di ipotesi di sviluppo e di iniziative possibili dettate dalle singole specificità territoriali e dal loro ruolo nel Parco.

Secondo tale impostazione il vincolo alla trasformazione e all’uso del territorio diviene stimolo e opportunità di crescita per le comunità locali.

Sono esposte di seguito gli estratti di alcune cartografie di analisi del Piano del Parco circa la distribuzione delle aree di nidificazione dell’avifauna individiate ai sensi della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE.

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Estratto dalla Tavola 9 Aves – A del Piano del Parco regionale del delta del Po. Le aree di possibile nidificazione sia dell’Airone Rosso (Ardea Purpurea) sia del Falco di palude (Circus aeruginosus) si trovano sull’isola del Bacucco nel Comune di Porto Tolle vicina all’appendice sud orientale del Comune di Ariano Polesine.

Estratto dalla Tavola 11 Aves – C del Piano del Parco regionale del delta del Po. Esiste anche un’area di possibile nidificazione dell’Albanella minore (Circus pygargus) sulle dune fossili. Importante anche la presenza di un’area di nidificazione del Fraticello (Sterna albifrons) nell’area di Ca’ Latis Comune di Porto Tolle vicina all’ATO 5.1 del Comune di Ariano Polesine.

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Estratto dalla Tavola 13 Aves – C del Piano del Parco regionale del delta del Po nel quale è possibile notare la presenza di una garzaia nell’area “Bacucco” cioè un sito di nidificazione degli Aironi con abitudini coloniali.

80 5.7.6 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) e i suoi obiettivi

Dopo l’emanazione della vigente legge regionale sul governo del territorio (L.R. 11/2004) l’Amministrazione Provinciale di Rovigo ha elaborato il suo Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (P.T.C.P.). Il Piano è stato adottato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 18 del 18 aprile 2009 ed è stato approvato con DGRV n. 683 del 17 aprile 2012. Il Piano fissa come principio guida la vivibilità del Polesine, risultato della convergenza delle peculiarità naturalistiche e paesaggistiche, dei caratteri di integrità del territorio e di agevole riconoscimento degli aspetti identitari, dei ritmi di vita non frenetici, della netta distinzione tra città e campagna, della facilità di relazioni e di integrazione sociale, della facile accessibilità ai centri di interesse e integrazione nelle reti delle infrastrutture, della logistica, dell’ambiente, del turismo, del sapere, della cultura e dello sport. Una nuova sensibilità che intende la “tutela” non come l’immobilità e l’isolamento, ma come uno sviluppo sostenibile e fondato su una visione di sistema, ove il collegamento con le realtà esterne e l’integrazione negli scenari nazionali ed europei diventa imprescindibile corollario. La visione di ampio respiro dello sviluppo e il superamento dei localismi non comportano, tuttavia, perdita d’identità: il P.T.C.P. vuole diventare anche strumento di valorizzazione tutela della storia e della cultura locale, di uso parsimonioso, efficiente e sicuro del territorio, di consapevole riscoperta dell’ambiente e del paesaggio tipici del Polesine. Il Piano pone l’attenzione sulla tutela e sulla valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, i quali sono fattori imprescindibili di qualità della vita e di vivibilità del Polesine, sia in termini strettamente psicofisici per l’individuo, sia sotto il profilo culturale; per tale ragione gli interventi e le attività sul territorio non possono prescindere dalle criticità che lo stesso presenti e da un complessivo rispetto degli elementi naturali che possano essere coinvolti. Da questo punto di vista la protezione dell’ambiente impone, come obiettivi connessi, la difesa del suolo e la tutela dal rischio idrogeologico, a garanzia, prima ancora che del terreno e delle attività agricole, degli insediamenti residenziali e produttivi. L’obiettivo di salvaguardia del territorio si estrinseca anche nella percezione del paesaggio come bene da cogliere nel suo insieme, da apprezzare “vivendolo” ed esaltandone le condizioni di pregio, nonché da salvaguardare in quanto ambiente in cui la persona è immersa quotidianamente. La tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio non possono essere disgiunti dall’intento di conseguire un significativo risparmio di territorio, inteso anche come recupero e riconversione degli spazi, come riorganizzazione funzionale ed efficiente delle aree e dei servizi, superando

81 cieche impostazioni campanilistiche a favore di una visione lungimirante e di vasto respiro delle attività e delle destinazioni d’uso delle aree. Ambiente e paesaggio costituiscono, infine, elementi identitari la cui conoscenza è un presupposto per un solido processo di integrazione culturale e di reale crescita sociale. Il P.T.C.P. considera obiettivi strategici la tutela e la valorizzazione della storia e della cultura locale, da intendersi appunto non solo come patrimonio del passato di cui essere consapevoli, ma anche come fattore economico e opportunità di sviluppo, di inserimento dei futuri cittadini e dei sistemi produttivi. L’elaborato 5.1 del P.T.C.P. (Sistema del paesaggio) richiama gli ambiti di paesaggio già individuati dal P.T.R.C. Veneto e le peculiarità locali. Nell’estratto riportato di seguito è possibile notare che le dune fossili sono comprese come “ambiti di interesse paesaggistico da tutelare e valorizzare”. Significativa è la scelta della locuzione “Bellezze d’insieme” che rafforza la necessità di una tutela sia delle dune fossili sia del contesto circostante cioè una estesa area agricola che può essere articolata e diversificata con le apposite misure agro ambientali previste nelle recenti riforme della P.A.C.

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La possibilità di sviluppo agrituristico e di visitazione delle peculiarità ambientali deltizie sono visibili nella carta 4.3 del P.T.C.P. relativa alla mobilità lenta, agli itinerari ciclabili e alle vie navigabili. Dall’estratto della carta sotto riportata è possibile notare che il Comune di Ariano Polesine può considerare tra le sue possibilità di sviluppo futuro un turismo rurale che si articoli anche negli itinerari ciclabili lungo i rami deltizi e il tratto Volto di Rosolina – Rivà di Ariano nel Polesine.

83 5.7.7 Il Piano faunistico venatorio della Provincia di Rovigo 2013 – 2018 Il Piano faunistico venatorio della Provincia di Rovigo riguarda tutte le forme e le attività di caccia esercitata nella provincia di Rovigo. L’area interessata riguarda la TASP netta cioè la porzione di territorio effettivamente cacciabile ottenuta sottraendo alla superficie totale della Provincia (182.407,4 ha) le superfici urbanizzate, gli istituti di protezione, gli istituti privatistici, i fondi chiusi, le zone di addestramento di cani di tipo A. La TASP netta risultante è di 111.237,39 ha.

Estratto della carta degli ambiti di caccia da appostamento a titolo collettivo individuati nell’isola di Ariano. Fonte: Provincia di Rovigo, Piano faunistico venatorio della Provincia di Rovigo 2013 – 2018

Questo tipo di esercizio venatorio caratterizza il delta del Po e comprende 317 appostamenti fissi autorizzati, e gestiti dall’ATC. I tipi di appostamento sono due, ovvero la “botte” e le varie forme di “palchetto” e “coeggia” ciascuno con una superficie di circa 10 mq. Questo tipo di caccia è la seconda per numero di praticanti ed è rivolta principalmente agli Anatidi, in particolare germano reale, fischione e alzavola.

84 5.8. UTILIZZO DELLE RISORSE Come già evidenziato nei parametri precedenti il territorio comunale di Ariano Polesine comprende alcuni siti della Rete Natura 2000. Dalla sovrapposizione tra la cartografia che evidenzia le Proiezioni del P.A.T. e la Cartografia degli Habitat prodotta dalla Regione Veneto e dal Parco Regionale del Delta del Po è possibile notare che gli interventi previsti dal PAT sono del tutto esterni agli Habitat di interesse comunitario. Pertanto non è prevedibile, a questo livello di pianificazione, alcuna perdita o frammentazione degli Habitat di interesse comunitario cartografati. Per quanto riguarda il consumo di suolo in area agricola, dove sono comunque ammessi limitati interventi edificatori, secondo quanto previsto dall’articolo 24 delle N.T.A. del PAT (applicazione dell’art. 44 della L.R. 11/2004), spetterà al Piano degli Interventi (P.I.) definire gli ambiti in cui non è consentita la nuova edificazione con riferimento ai limiti fisici alla nuova edificazione, alle caratteristiche paesaggistico-ambientali, tecnico-agronomiche e di integrità fondiaria del territorio e gli ambiti in cui eventualmente localizzare gli interventi edilizi. Il Piano proposto prevede la possibilità di saturare le volumetrie disponibili, presentando alcune evidenti esternalità in relazione ai temi della limitazione del consumo di territorio. È quindi condivisibile il tentativo di densificazione e concentrazione del residenziale e produttivo, anche riguardo al rapporto e la gestione dei servizi urbani. Viceversa, la diffusione e polverizzazione degli insediamenti appare improponibile proprio in relazione alle positività rilevate per il modello di massima concentrazione.

5.8.1 Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali A questo livello di pianificazione non é previsto dal P.A.T. un ulteriore fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali di livello comunale. Dal dimensionamento di Piano si può ragionevolmente ipotizzare che le quantità delle nuove aree da sottoporre ad edificazione e le destinazioni d’uso previste, prevalentemente residenziali, siano tali da ritenere che il fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali sia minimo: ovvero il Piano non prevede la realizzazione di nuove strade urbane. Dalla tavola 4 emerge il recepimento della previsione di realizzazione della strada Romea commerciale (Autostrada Venezia-Orte), che deve essere presa in considerazione ai fini degli effetti sinergici con le azioni di trasformabilità del Piano di Assetto del Territorio. A tal proposito l’art. 21 delle N.T.A. afferma che: “La rappresentazione cartografica dei tracciati riportati nella Tav. 4 “Carta della Trasformabilità”, costituisce indicazione sommaria rispetto alla ubicazione degli effettivi tracciati che andranno definiti in sede di specifica

85 progettazione preliminare e definitiva. I P.I. completano la definizione del sistema delle infrastrutture e delle fasce di rispetto dell’intera viabilità comunale.” Si sottolinea come le indicazioni ancora generiche relative a tale progetto costituiscono un elemento di criticità, del quale si prende atto nella definizione dei limiti spaziali e temporali delle analisi; si ritiene altresì che necessiti di un controllo dedicato all’interno del monitoraggio del presente Screening e dei successivi documenti di Valutazione (quali ad esempio lo screening V.Inc.a di progetto o gli eventuali screening V.Inc.a dei P.I. e fasi successive). Il P.A.T. non prevede, oltre a quello già citato, ulteriori fabbisogni nel campo delle reti infrastrutturali.

5.8.2 Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso

Al fine di eseguire una stima corretta dei potenziali carichi inquinanti, risulta opportuno distinguere: 1. Fase di cantiere, ovvero di realizzazione delle opere previste, edifici, impianti, sottoservizi, infrastrutture con preparazione del terreno, movimentazione inerti e aggregati, costruzioni, ecc.; 2. Fase di esercizio, che riguarda il normale funzionamento e l’impiego quotidiano delle opere o infrastrutture realizzate;

Emissioni atmosferiche: Produzione e diffusione di polveri e inquinanti atmosferici: Le polveri sono il risultato della suddivisione meccanica dei materiali solidi naturali o artificiali sottoposti a sollecitazioni di qualsiasi origine. I singoli elementi hanno dimensioni superiori a 0,5 μm e possono raggiungere 100 μm e oltre, anche se le particelle con dimensione superiore a qualche decina di μm restano sospese nell’aria molto brevemente. L’effetto più rilevante dal punto di vista ambientale è dovuto alle polveri più fini ed altresì inalabili (con dimensioni comprese fra 0,5 e 5 μm). Nei materiali inerti il principale elemento nocivo aerodisperdibile è la silice libera (SiO2), contenuta in percentuale del 40 – 60% sul volume di riferimento. La silice libera è quella parte del biossido di silicio presente nelle rocce e nelle terre non combinata a formare silicati e rinvenibile sotto forma cristallina o amorfa. La produzione di polveri e composti volatili nella fase di cantiere, ove può essere maggiormente concentrata, ma il cui effetto è più breve nel tempo, è associata alle N.T.A. 7, 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), 20, 21 e 24.1 e risulta connessa principalmente alla movimentazione di inerti e aggregati e alla realizzazione di opere edilizie e infrastrutturali.

86 Le medesime N.T.A possono risultare fonti di emissioni anche nella fase di esercizio: una nuova area residenziale produce un incremento delle emissioni atmosferiche dovute al riscaldamento degli edifici (caldaie e impianti di condizionamento) e all’aumento del traffico veicolare privato. Per quanto riguarda le N.T.A 7, 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), 20 e 24.1 la produzione di polveri e inquinanti atmosferici nella fase di esercizio è trascurabile, considerando la normale resilienza dell’aria, la tipologia diffusa di emissioni a ridotta concentrazione, la necessaria certificazione energetica degli edifici ed il miglioramento dell’efficienza dei motori degli autoveicoli. Viceversa, ai fini di effetti sinergici, le azioni di piani sovraordinati che prevedono una nuova viabilità di ordine interregionale (N.T.A. 21) necessitano una maggiore attenzione ai fini della produzione di inquinanti atmosferici anche in fase di utilizzo, in particolare per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx) associati al transito di veicoli commerciali e privati.

Inoltre, dal Rapporto Ambientale V.A.S. emerge che, nonostante la situazione dell’aria nel Comune di Ariano Polesine sia meno problematica rispetto alle città del Veneto grazie alla ruralità e alla ventilazione prevalente, le principali criticità riguardano:

 Le emissioni di composti inquinanti dagli autoveicoli (in particolare lungo la S.R. 495 e la S.S. 309) e dalle caldaie per il riscaldamento

 Il ristagno delle sostanze inquinanti nei periodi di alta pressione atmosferica. In particolare superamento dei limiti del particolato (PM10) e dell’Ozono (O3).

Queste considerazioni risultano importanti per valutare eventuali effetti cumulativi relativi alle emissioni atmosferiche.

Scarichi: Considerando la fase di cantiere, tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati e devono essere rispettati i valori limite di emissione. Per garantire una buona gestione dei cantieri temporanei o mobili è necessario ottemperare in modo esaustivo anche agli adempimenti richiesti dal Testo Unico Ambientale vigente (d.lgs. 152/2006 & s.m.i). La progettazione di un cantiere deve infatti necessariamente occuparsi anche della gestione e allontanamento degli scarichi, in funzione della dimensione e della durata dei lavori. Nel corso delle attività edili si possono originare acque reflue civili (prodotte dai servizi predisposti per gli operai), così come scarichi di carattere industriale o acque meteoriche contaminate. Il cantiere è infatti un luogo produttivo a forte variabilità e richiede un preciso sistema di gestione degli impatti negativi sull’ambiente che devono essere controllati e opportunamente trattati secondo le disposizioni del T.U. Ambientale e s.m.i.

87 Se si esamina la fase di esercizio possiamo affermare che, in linea generale, il potenziale insediamento di abitanti teorici determina un incremento delle emissioni liquide che sono opportunamente gestite; è previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente, che peraltro è già presente in prossimità delle aree previste di espansione residenziale. Qualora non fosse possibile l’allacciamento alla rete fognaria esistente, sono previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non alterare la qualità generale dell’ecosistema idrico e idrogeologico. La rete di raccolta è di tipo misto con un significativo numero di popolazione non allacciata. La copertura del servizio fognario e di depurazione è pari al 53,59%. La rete fognaria è servita dall’impianto di depurazione comunale del capoluogo, con potenzialità di 3.500 A.E. e recapito finale nello Scolo Brenta, e dall’impianto di Rivà, con potenzialità di 1.000 A.E. e recapito finale nello stesso Scolo Brenta. A proposito, l’Art. 15.1 delle NTA alla voce direttive prevede che, ai sensi dell’artico 133 del R.D. 368/1904, sono lavori, atti o fatti vietati in modo assoluto rispetto ai corsi d’acqua, strade, argini ed altre opere di bonificazione: a. qualunque ingombro totale o parziale dei canali di bonifica col getto o caduta di materie terrose, pietre, erbe, acque o materie luride, venefiche o putrescibili, che possano comunque dar luogo ad infezione di aria o a qualsiasi inquinamento dell’acqua. Nell’Art. 14.4 “Prescrizioni generali” è prevista particolare attenzione: a. al completamento/estensione della rete fognaria con particolare riguardo alla realizzazione di condotte separate acque bianche/nere; b. alla salvaguardia dei corsi d’acqua; mentre l’Art. 27 “Sistema delle mitigazioni, introduce Misure di precauzione/mitigazione da adottare in caso di interventi interessanti le aree agricole e le fasce ripariali dei corsi d’acqua al fine di ridurre gli impatti sulle specie nidificanti e sulle specie che usano l’area a scopo trofico, quali: a. prevedere un accurato sistema di raccolta degli apporti meteorici con trattamento delle acque di prima pioggia provenienti da strade e piazzali; b. divieto di sversamento delle acque di cantiere nei corpi idrici prima della loro depurazione. Con l'attuazione delle sopracitate norme si escludono pertanto sversamenti non controllati nei recettori superficiali. Infatti, nell’attuazione degli Artt. oggetto di Valutazione, non sono previsti scarichi a cielo aperto nei corsi d’acqua, ma allacciamento alle linee delle acque nere esistenti o a vasche Imhoff. Il P.I. resta comunque subordinato al Piano (di Tutela) delle Acque, la cui entrata in vigore sarà successiva all’approvazione del P.A.T. Si segnala che a questo livello di pianificazione non sono disponibili informazioni esaurienti sugli scarichi inerenti l’attuazione dell’Art. 21, il cui progetto necessita di Valutazione di Incidenza dedicata, in particolare sulla possibile contaminazione delle acque di prima pioggia con idrocarburi e residui inorganici del manto stradale.

88 Rifiuti: in relazione alla natura degli interventi di Piano, nella fase di esercizio i rifiuti prodotti [Artt. 19 (punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), 20, 21 e 24.1] sono di tipo urbano (RSU) o assimilabili, principalmente a causa dell’assenza di previsioni di espansioni aggiuntive nel produttivo. Il comune ha raggiunto una percentuale di raccolta differenziata che si attesta tra il 66 e il 67%, superiore all’obiettivo del 60% prefissato per il 31 dicembre 2011 dalla Legge 27 dicembre 2006, n. 296 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)". Se si sommano gli incrementi teorici del PAT stimati per i vari A.T.O. si ottiene un numero massimo di 300 abitanti teorici insediabili. Il R.A. (VAS) indica una produzione giornaliera di rifiuti pro capite di circa 1,23 kg/die, che consente di stimare un aumento di (300*1,23 kg/die =) 0,369 ton di R.S.U, gestiti dal servizio di raccolta svolto da Ecogest s.r.l., con elevata efficienza del processo di raccolta differenziata. Nella fase di cantiere, ovvero durante la realizzazione degli interventi edilizi e delle opere infrastrutturali, gli scarti di lavorazione sono gestiti secondo gli adempimenti della normativa vigente in materia (d.lgs. 152/2006 & s.m.i.).

Rumore: Gli interventi di Piano, in particolare le azioni che implicano cantierizzazione individuate dagli Artt. 7.3, 19, 19.2, 19.3, 19.7, 19.9, 19.10, 20, 21 e 24.1, risultano soggetti al rispetto dei limiti indicati nel Piano di Classificazione Acustica, di cui il comune si è dotato con D.C.C. n. 11 del 28/01/2006, che sancisce la divisione del territorio comunale in zone omogenee di emissione, aventi valori limite diversi e variabili dai 50 Leq In dB(A) delle aree prevalentemente residenziali (classe II), ai 65 delle aree prevalentemente industriali (classe V). Durante la realizzazione degli interventi si potranno avere emissioni di rumore in seguito all’utilizzo di macchinari e come conseguenza del traffico legato al trasporto dei materiali. Si tratta di un disturbo “temporaneo”, in genere puntiforme, legato alla durata della fase del cantiere e al rispetto dei limiti espressi dall’attuazione delle Legge Quadro n. 447 del 29/10/1995:

Valori limite di emissione (dB) Uso del territorio Diurno Notturno I Aree protette 50 40 II Aree prevalentemente residenziali 55 45 III Aree di tipo misto 60 50 IV Aree di intensa attività umana 65 55 V Aree prevalentemente industriali 70 60 VI Aree esclusivamente industriali 70 70

In merito alla successiva fase di esercizio, le emissioni acustiche sono quelle legate alle normali attività di lavoro o alla mobilità: a tal proposito si segnala la necessità di approfondire i possibili valori di inquinamento acustico, nel monitoraggio previsto dal presente Screening e con la V.Inc.a del progetto, determinati dall’attuazione della norma 21 (“Infrastrutture di maggior rilevanza”, 89 ovvero la nuova Romea commerciale, peraltro già prevista dagli strumenti di ordine superiore PTCP e Piano Ambientale del Delta del Po), in merito al possibile transito di veicoli commerciali. Inquinamento luminoso: conseguentemente all’attuazione degli Artt. 7, 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), 20, 21 e 24.1 si prevede un incremento delle emissioni luminose circoscritto all’interno dell’ambito di trasformazione, limitatamente alla necessaria dotazione dei centri abitati o delle zone a servizi. La posa in opera di pali e/o torri-faro per l’illuminazione notturna degli ambiti di intervento per motivi di sicurezza può comportare l’insorgenza di fenomeni di inquinamento luminoso. Da un punto di vista generale l’inquinamento luminoso può essere definito come un’alterazione della quantità naturale di luce presente nell'ambiente notturno dovuto ad immissione di luce artificiale prodotta da attività umane. A tale proposito occorre sottolineare che il contributo più rilevante all’inquinamento luminoso non è quello diretto verso la verticale, ma quello diretto a bassi angoli sopra la linea dell’orizzonte. La tipologia di interventi del P.A.T. è tale da non comportare l’impiego di cantieri durante le ore notturne. L’inquinamento luminoso viene pesantemente ridimensionato grazie agli accorgimenti prescritti all’interno degli Artt. 25.1 “Sostenibilità ambientale” e 26 “Contenimento dell’inquinamento luminoso ed incremento del risparmio energetico”.

indicazionitecnichecontenutenelProtocollovolontariod’intesaperla riduzionedell’inquinamentoluminoso,[http://www.disano.it]

5.8.3 Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo derivanti dal Piano Il presente paragrafo individua le alterazioni connesse alle ‘Norme di Trasformazione’, ovvero le possibili contaminazioni prodotte dall’attuazione degli Artt. 7, 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), 20, 21, 23.1, 24.1 e 27, che vengono distinte ed elencate in funzione della matrice ambientale coinvolta:  Suolo: le alterazioni di tipo diretto, ovvero il consumo di suolo e quindi la perdita di superficie che non sia già utilizzata, riguardano solo l’ambito di attuazione della previsione

90 urbanistica del P.A.T., che non prevede l’occupazione o il coinvolgimento di porzione di suolo ricadente negli ambiti cartografati degli Habitat della Rete Natura 2000. Ulteriori possibili modificazioni di tipo indiretto sono connesse alla sottrazione di elementi che possono avere una certa valenza ecologica, ovvero che possono risultare utili alla formazione di habitat di specie non tutelati, come quelli sin antropici: eco mosaici agricoli; siepi, orli e margini che distinguono (separano ma collegano allo stesso tempo) i coltivi dalle formazioni più naturali; pozze, abbeveratoi, cisterne, canalette; edifici tradizionali, in pietra, o comunque con particolari architettonici idonei a favorire la nidificazione, di diverse specie di uccelli quali alcuni rapaci notturni. Può trattarsi di abitazioni, stalle, torri, molini o altri tipi di manufatti. Le espansioni urbanistiche, così come la realizzazione di nuova viabilità di servizio, possono infatti determinare sottrazione di suolo agricolo, tombinamento di fossati, taglio di siepi campestri.

 Acqua: l’attuazione delle ‘Norme Tecniche di Trasformazione’, coerentemente a quanto descritto nel precedente paragrafo, non induce alcuna alterazione significativa sulla matrice acqua: non è previsto un ingente fabbisogno della risorsa, né ad uso agricolo, né ad uso civile o produttivo, tale da determinare una modificazione dei livelli di quota idrometrica delle acque superficiali ovvero di quelle sotterranee di falda; non risulta possibile effettuare scarichi diretti di sostanze contaminanti sulla rete idrica superficiale o in falda, nè nella fase di cantiere, né in quella successiva di attuazione. Si segnala la necessità di rimandare al progetto esecutivo connesso alle infrastrutture di maggiore rilevanza, che il P.A.T. si limita a recepire dagli strumenti di ordine superiore, e già valutati ai fini di Incidenza Ambientale, per verificare i dispositivi di depurazione delle acque di prima pioggia previsti. Le alterazioni indirette della componente acqua risultano attenuate in modo consistente se si fa riferimento all’Art. 27 “Sistema delle mitigazioni e delle compensazioni”, che elenca le misure di precauzione/mitigazione da adottare in caso di interventi interessanti le aree agricole e le fasce ripariali dei corsi d’acqua al fine di ridurre gli impatti sulle specie nidificanti e sulle specie che usano l’area a scopo trofico.

91  Aria: pur considerando alcune oggettive difficoltà di valutazione in questa fase di previsione urbanistica, si può affermare che le alterazioni dirette sono quelle conseguenti all’emissione di inquinanti in atmosfera, principalmente polveri fini (P.M.10), ossidi di Azoto (NOx), I.P.A., Benzene, Ozono, ossidi di Zolfo (SOx), ossido di Carbonio, e anidride carbonica. Le emissioni riguarderanno sia la fase di cantiere, temporanea, che quella di esercizio, con il possibile insediamento di n. 300 abitanti aggiuntivi (si riporta per completezza la tabella con i calcoli del progettista in merito agli abitanti teorici aggiuntivi, il riferimento è sempre la colonna relativa al PAT).

Abitanti Abitanti Aree a standard pubblici residenti Abitanti teorici aggiuntivi teorici 31.12.11 totali ATO Progetto PAT Mq/ab aree Mq/ab aree a Mq/ab Mq/ab aree a PRG a verde standard totale aree PAT Totale parcheggio vigente primario secondario a standard 1.1 5,00 5,00 20,00 30,00 2.417 374 100 474 2.891 1.2 - - - - 163 38 - 38 201 1.3 5,00 5,00 20,00 30,00 302 98 48 146 448 1.4 5,00 5,00 20,00 30,00 282 66 47 113 395 1.5 5,00 5,00 20,00 30,00 1.399 382 100 482 1.881 2.1 ------2.2 ------2.3 ------3.1 ------3.2 ------3.3 ------4.1 ------5.1 5,00 5,00 20,00 30,00 40 39 5 44 84 Totale 46,35 6,49 57,24 110,07 4.603 997 300 1.297 5.900

Si riscontrerà, infatti, un maggior numero di veicoli circolanti lungo le principali vie di comunicazione esistenti (SR 409 – di Codigoro e la SS 309 - Romea) e di progetto, quelle previste e valutate nella Pianificazione di Ordine Superiore (P.T.R.C, P.T.C.P, Piano Ambientale del Delta del Po).

92

Inoltre, le alterazioni di tipo diretto possono comprendere il rumore (inquinamento acustico), veicolato dal vettore aria, e altresì l’inquinamento luminoso conseguente all’applicazione delle norme di trasformazione. Per entrambe si richiamano gli Artt. 25.1, 26 e 27, inerenti la sostenibilità ambientale, il contenimento dell’inquinamento luminoso ed il sistema di mitigazioni atto a migliorare la qualità ambientale delle trasformazioni previste. La terza fase del presente Screening andrà ad individuare i limiti spaziali e temporali che definiscono le alterazioni descritte, sulla base di modelli fisici di dispersione degli inquinanti che stabiliranno una fascia (buffer) ove si potranno determinare effetti su Habitat, Specie ed Habitat di specie di SIC e ZPS.

93 5.8.4 Identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente

Il PAT rappresenta lo strumento di pianificazione strategica di ordine comunale: in base alla vigente normativa urbanistica L.R. 11/2004 e s.m.i. deve essere coerente con gli obiettivi e le previsioni degli strumenti urbanistici di Ordine Superiore: il Piano Ambientale del Delta del Po, il PTCP di Rovigo ed il PTRC. Si illustrano brevemente le azioni che possono dare luogo ad interazioni congiunte con il P.A.T: 1) Il Piano Ambientale del Delta del Po: scheda 4: Ariano porta Sud b l'area di sviluppo denominata “Ariano Porta Sud” è volta alla realizzazione di un punto di informazione e promozione del territorio e delle attività del Parco, localizzato lungo il corridoio della Romea a Rivà di Ariano nel Polesine. n.t. 1 a) realizzazione, nell’osservanza dei limiti massimi dimensionali e degli indici stereometrici fissati dallo strumento urbanistico del Comune di Ariano nel Polesine, di uno o più fabbricati destinati a costituire un punto informativo sulle attività del Parco, per la vendita e la promozione dei beni e dei servizi prodotti nello stesso, contenente spazi espositivo-museali, nonché destinati ad uso ricettivo a servizio e per la fruizione del Parco stesso; b) valorizzazione delle funzioni di interscambio dell’area anche con la riorganizzazione delle diverse mobilità di tipologia e scala. n.t. 4 Fino all'approvazione del progetto di valorizzazione, sono consentiti soltanto l'esercizio delle attività agricole in atto, gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dell'esistente, nonché le eventuali opere pubbliche connesse all' infrastruttura viaria della Romea

94 scheda 14: borgo en plen air di S. Maria in Punta b n.t. 1: Nelle zone soggette alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti si applicano le disposizioni degli stessi, con possibilità di prevedere per gli edifici un uso turistico – ricettivo a servizio della visitazione del Parco. Tali disposizioni sono recepite nel progetto di valorizzazione. n.t 6: Fino all'approvazione del progetto di valorizzazione, sono consentiti soltanto gli interventi di recupero dei fabbricati esistenti, da destinare anche ad uso ricettivo al servizio della visitazione del Parco, e l’esercizio delle attività agricole tuttora in atto, nonché quanto previsto agli articoli 5, 7 e 8 delle norme tecniche, dettate per le rispettive aree, qualora conformi a quanto previsto dalla scheda di dettaglio.

scheda 15: quadrante di Ca’ Vendramin b l'ambito di sviluppo denominato “Quadrante di Ca’ Vendramin” è volto alla creazione di un polo attrattore per la conoscenza del territorio e di un centro di documentazione del Delta del Po. n.t. 7 fino all'approvazione del progetto di valorizzazione sono consentiti soltanto gli interventi di recupero dei fabbricati esistenti, da destinare anche ad uso ricettivo al servizio dell’attività museale e del turismo di visitazione, e l’esercizio delle attività agricole tuttora in atto […], qualora conformi a quanto previsto dalla scheda di dettaglio.

95

Nel considerare il Piano Ambientale del Delta del Po si precisa che gli estensori dello studio di Valutazione di Incidenza Ambientale, alla pag. 112, escludono il verificarsi di effetti significativi sui siti della Rete Natura 2000; si assume la validità della dichiarazione.

Stralciodellatavola4delPianoAmbientale–SvilupposostenibileperilParcodelDeltadelPo.

96 2) Il PTCP di Rovigo: dal punto di vista della pianificazione, la principale possibilità di effetti congiunti è determinata dal sistema “rete infrastrutture e mobilità”, che coinvolge parte del territorio di Ariano nel Polesine: a tal fine si richiama il documento di Screening di Incidenza Ambientale, che riporta le seguenti azioni di interesse comunale:

latabellasegueallepaginasuccessivab

97

Dall’analisi delle azioni si prende atto e si condivide l’assunzione che l’autostrada di progetto Mestre-Orte-Civitavecchia ed il tracciato ferroviario Adria-Codigoro non siano di competenza del PTCP, né pertanto del P:A.T. : inoltre, nella tav. 4 del P.A.T. si fa riferimento all’infrastruttura autostradale ma non a quella ferroviaria, che non è prevista. Si ritiene di segnalare la necessità in futuro di integrare le Valutazioni del presente Screening con quelle dell’eventuale e possibile progetto definitivo della tratta Mestre-Orte, soprattutto ai fini di possibili effetti sinergici- cumulativi; a questo livello di pianificazione strategica comunale non è presente alcuna indicazione planivolumetrica e/o esecutiva. Si condivide il rinvio alla procedura di Vinca per eventuali ulteriori piani o interventi di realizzazione di “mobilità lenta” non previsti dal P.A.T. Si riprende la dichiarazione dei valutatori del PTCP di assenza di effetti significativi sui siti Natura 2000 derivanti dall’attuazione del PTCP (pag. 135 dello Studio di Incidenza Ambientale). Segue il confronto tra le indicazioni cartografiche dei due Piani:

98

La trasformabilità del P.A.T. non recepisce la tratta ferroviaria (rappresentata dal tratteggio nero)

3) Il PTRC Veneto: le linee pianificatorie Regionali che possono agire congiuntamente sono essenzialmente quelle descritte nelle tavole di analisi 04 – mobilità e, in misura minore 05b – sviluppo economico (ricettivo turistico).

99 Anche in questo caso, la previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di Specie e Specie è stata giudicata tale da non comportare incidenze significative, utilizzando, per ogni norma del Piano, la seguente valutazione:

Si riporta la descrizione e la conseguente valutazione dei sistemi del PTRC che riguardano, dal punto di vista ambientale, anche il territorio di Ariano Polesine:

100

Al fine di descrivere le azioni in modo esaustivo si riportano gli stralci di dettaglio delle cartografie PTRC che riguardano il territorio di Ariano nel Polesine:

Tavola09/sistemadelterritorioruraleedellareteecologica.

101

Tavola04/mobilitàetavola05b/sviluppoeconomico(turistico).

Si segnala il mancato recepimento da parte delle previsioni di PAT dell’infrastruttura ferroviaria. Lo Screening di Incidenza Ambientale del PTRC esclude effetti significativi derivanti dalle azioni di Piano sui Siti della Rete Natura 2000 (dichiarazione del tecnico redattore a pag. 182).

102 6.0. FASE 3 - VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE INCIDENZE

In questa fase dello Screening si mettono in relazione le caratteristiche del Piano con le caratteristiche delle aree o dei siti in cui è possibile si verifichino effetti sulle componenti della rete Natura 2000, prendendo in considerazione anche eventuali effetti cumulativi e valutandone la eventuale significatività.

La determinazione di potenziali incidenze prevede: - Definizione dei limiti spaziali e temporali dell'analisi; - Identificazione dei Sito della Rete Natura 2000 interessato e descrizione (caratteri fisici, Habitat e specie di interesse comunitario, obiettivi di conservazione, relazioni strutturali e funzionali per il mantenimento dell'integrità) - Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati; - Identificazione degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e specie nei confronti dei quali si producono; - Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi ; - Identificazione dei percorsi e dei vettori attraverso i quali si producono; - Previsione e Valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e Specie floristiche e faunistiche.

103 6.1 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi

La definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi prevede l’individuazione dell’area oggetto di Valutazione, ovvero dell’inviluppo massimo entro cui si propagano le possibili alterazioni. La determinazione delle alterazioni dipende sostanzialmente dalle considerazioni espresse nel paragrafo 5.8.3, che definisce le alterazioni sulle componenti ambientali determinate dal fabbisogno nel campo dei trasporti, del consumo di suolo, della viabilità e delle reti infrastrutturali e i conseguenti effetti in termini di emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso. Premesso che:  Risulta esclusa ogni tipologia di alterazione diretta, poiché non viene generata all’interno degli habitat della Rete Natura 2000, a seguito dell’attuazione delle NTA Artt. 19 (punti da 1 a 4, 6-7, 9 e 11), 20 e 24.1;  L’art 19.10 “Aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale” recepisce quanto già previsto dal Piano d’Area (tavole 2.15 – Grillara e 2.21 – Mesola), già approvato;  L’art. 21 è coerente con quanto indicato negli strumenti di ordine superiore di ordine superiore (PTCP e PTRC); Per l’attuazione di tale articolo, così come per il 19.10 viene prescritto uno Screening dedicato obbligatorio;  Le zone individuate per l’espansione residenziale (Artt. 19.2, 19.3, 19.4 e 24.1) sono vallive a morfologia piana, composte da terreni alluvionali con discrete caratteristiche geotecniche, tali da escludere la necessità di interventi complessi (scavi, demolizioni, pali battuti) per la realizzazione dei piani di imposta degli edifici. Si specifica che l’area di propagazione viene individuata sulla base degli interventi consentiti dal P.A.T. e sulle esternalità possibili in termini di: emissioni in atmosfera ed inquinamento acustico. a) emissioni in atmosfera: I parametri assunti per quantificare la produzione di polveri sono costituiti da PTS (polveri totali sospese) e PM10 (frazione leggera delle polveri, di granulometria inferiore a 10 m). Le attività di movimentazione inerti svolte all’interno del cantiere danno luogo ad un emissione che può essere stimata dal punto di vista quantitativo con opportuni fattori di emissione, assunti dal “Compilation of air pollutant emission factors” EPA, AP 42, Volume I Stationary Point and Area Sources. La relazione = x ( ove indica le emissioni, è una grandezza caratteristica della sorgente, ossia dell’attività correlata, e il fattore di emissione, la massa di inquinante per una quantità unitaria dell’indicatore) consente di calcolare le concentrazioni di emissione alla fonte. 104

Il fattore di emissione utilizzato per la stima della polverosità generata dal riporto e dalla movimentazione dei materiali inerti viene individuato con la seguente equazione:

dove: E è il fattore di emissione “”, con unità di misura Kg/tonn U rappresenta la velocità media del vento (m/s), citatando il quadro del Rapporto Ambientale vas, la stazione di Pradon (Porto Tolle) è posizionata nella parte sud del Delta del Po, caratterizzata da venti anche sostenuti provenienti da E ed N-E (piu frequenti in inverno e in marzo); tuttavia la direzione prevalente risulta da O, specie durante la stagione invernale: la media pesata risulta 1,95 m/s, che si può approssimare a 2 m/s

M indica la % di umidità del materiale trasportato, stimata pari al 2,5% per materiali che hanno subito una leggera annaffiatura, consuetudine di cantiere. k è una costante moltiplicativa adimensionale, si assume pari a 0,74 per le PTS, 0,35 per le

polveri fini PM10. ne risulta = 1,184E-3 * [(0,9091)^1,3 / (1,25)^1,4] = 7,7E-4 per le PTS

oppure = 5,6E-4 * [(0,9091)^1,3 / (1,25)^1,4] = 3,6E-4 per le PM10. applicando il principio di precauzione possiamo moltiplicare per un ordine di grandezza (10) i risultati ottenuti, arrivando a due fattori di emissione pari a 7,6E-3 e 3,6E-3 Kg/tonn. Se si considera, all’interno di un cantiere, uno standard di riferimento per un’abitazione pari a un massimo di 750 mc, l’ipotesi di realizzazione di 8 abitazioni in un’area di espansione residenziale, e una densità media di materiale movimentato pari a 1,5 t/mc, l’indicatore di attività risulta pari a 750 * 8 * 1,5 = 9000 tonnellate. Nelle condizioni ipotizzate il valore delle emissioni alla sorgente è pari a 68 kg complessivi di polveri sospese e 32,4 kg per la frazione fine. Tali quantità vengono emesse in un tempo pari ai giorni di lavoro impiegati per la realizzazione delle strutture: se il lotto residenziale venisse completato in 60 giorni avremo circa 1,13 kg di PTS, e 0,54 kg di PM10 emessi in un giorno di cantiere.

105 Al fine di individuare un buffer di riferimento per le emissioni in atmosfera possiamo riferirci al modello di diffusione delle polveri, in genere quello gaussiano, che varia principalmente in funzione delle condizioni di stabilità dell’atmosfera e di condizioni più complesse.

Riduzionepercentualedellequantitàdipolveriimmessenell’atmosferaall’aumentaredelladistanzadallasorgente[ambiters.r.l.©]

In conclusione, in condizioni di moderata stabilità atmosferica, e velocità media del vento pari a 3,6 m/s (1km/h), già a 10 metri di distanza avremo un effetto di dispersione pari a più del 50% della concentrazione iniziale, mentre a 40 metri la dispersione è superiore al 90%. Ai fini della valutazione di incidenza si applica un buffer pari a 45 metri lineari dalle azioni di trasformabilità previste dal P.A.T. e indicate nella tavola 4.

Si stabilisce che un ulteriore fenomeno di alterazione attraverso il quale è stato determinato l’inviluppo massimo all’interno del quale può propagarsi (area oggetto di valutazione) è l’inquinamento acustico prodotto in fase di cantiere. Essendo il cantiere una sorgente puntiforme e temporanea, il livello di intensità sonora alla distanza r dalla sorgente sarà in Decibel [dB]:

Ovvero in campo libero:

106 Si assume, per la tipologia di interventi di cui agli artt. 7.2, 19, 20 e parimenti per le altre NTA oggetto di valutazione, la produzione di un inquinamento acustico alla fonte di 85 dB. Si ammette lo sforamento del limite imposto dal Piano di zonizzazione acustica, pari a 65 dB massimi nelle aree prevalentemente industriali (classe V). Quindi, se consideriamo una distanza per l’abbattimento pari a 60 m avremo: L = 85 – 11 – 20* log(60) = 85 – 11 – 20*1,77815 = 38.44 [dB]

Considerando che 40 dB è il rumore prodotto dall’impianto di aria condizionata di un ufficio, si può affermare che 38,44 dB siano una soglia di tutela sufficiente per non arrecare disturbo alla fauna e che 70 metri sia l’inviluppo massimo di propagazione. Alle aree già programmate (P.R.G., Artt. 19.10 e 21) e non attuate viene applicato un buffer pari a 25 metri, come possibile contributo sinergico e cumulativo. Tale inviluppo viene illustrato nella Tav. 5 come buffer applicato ai limiti massimi della nuova edificazione, ovvero allo scenario peggiore di saturazione delle superfici disponibili.

Ove possibile, richiamando il principio di precauzione, i singoli buffer applicati a ciascun intervento, sono stati ‘uniti’, generandone uno solo più esteso. N.B. b alle aree già previste dal vigente P.R.G. e confermate dal Piano Ambientale del Delta del Po (in particolare la norma tecnica n. 19.10), già assoggettate a V.Inc.A., viene applicato un buffer indicativo pari a 25 metri. Il presente Screening le considera solo ai fini di possibili effetti sinergici cumulativi. L’anello di propagazione per l’inquinamento acustico pari a 60 metri risulta cautelativo in particolare per tutte quelle azioni che vengono svolte a ridosso del sistema arginale del Po.

107 Attribuendo infatti un’altezza media di circa 8 metri superiore al piano campagna locale (-0,5), si richiama il principio di assorbimento e di attenuazione dovuto al suolo inerbito e all’eventuale presenza di vegetazione. Quando un'onda sonora incontra un ostacolo, parte di essa viene assorbita, parte riflessa, e parte si propaga oltre il bordo che delimita l'ostacolo per effetto della diffrazione, cosicché il suono raggiunge anche la zona d'ombra: Se la barriera è solida, senza vie di fuga per il suono, fori o discontinuità, e di massa sufficientemente elevata, il rumore trasmesso attraverso di essa è di solito trascurabile rispetto a quello diffratto.

In ragione di ciò, è possibile stimare un effetto complessivo di assorbimento pari a qualche dB (4- 6): per un suolo erboso con cespugli, l’assorbimento è funzione della frequenza del suono e della distanza tra la sorgente ed il punto di ricezione [A (0,18 log f - 0,31)r]. In conclusione, i limiti spaziali dell’analisi sono individuati nella Tav. 5 allegata, di cui si riporta l’immagine:

108

109 6.2. Identificazione dei siti della rete Natura 2000 interessati e descrizione

Il Formulario Standard Natura 2000 per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), per le Zone proponibili per un'identificazione come Siti d'Importanza Comunitaria (SIC) e per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), così sintetizza le caratteristiche naturalistiche dei Siti Natura 2000:

Identificazione del Sito Natura 2000 Delta del Po - Codice: IT3270023 Tipo: J (ZPS designata) - Superficie: 25.013 ha

Delta del Po: tratto terminale e delta veneto - Codice: IT3270017 Tipo: K (SIC) - Superficie: 25.372 ha

I tipi di Habitat presenti sono i medesimi, la ZPS ed il SIC identificati risultano in parziale sovrapposizione, come si deduce dalla cartografia che segue:

Localizzazione Regione Veneto NUTS: IT32 Provincia Rovigo NUTS: ITD37 Parco Naturale Regionale del Delta del Po: CodNat2000: IT04 Comune di Ariano nel Polesine (RO): Codice ISTAT 029002

110 Date e Designazioni del Sito Data Classificazione Sito come ZPS: Febbraio 2005 Data di Compilazione ZPS: Febbraio 2005 Data di Aggiornamento ZPS: Febbraio 2005 Data di Proposta sito come SIC: Settembre 1995 Data di Compilazione SIC: Giugno 1996 Data di Aggiornamento SIC: Luglio 2004

Regione Bio-Geografica Continentale

Tipi di Habitat presenti nel Sito e relativa Valutazione del Sito Habitat inseriti nell'Allegato A3 alla Direttiva 92/43/CEE % Copertura Superficie Grado di Valutazione Codice Rappresentatività ZPS SIC relativa Conservazione globale 1150 29 45 C A C B 1510 7 10 B B B B 92A0 7 10 A C B B 91E0 5 8 B C B B 1140 5 8 B C B B 1130 1 1 B C B B 1210 1 1 B C B B 1310 1 1 B C B B 1320 1 1 A B B B 1410 1 1 B C B B 1110 1 1 B C B B 2110 1 1 B C C C 9340 1 1 B C B B 2120 1 1 B C C C 2130 1 1 B C B B 2160 1 1 B A B B 2190 1 2 B C B B 2250 1 1 A C B B 2270 1 1 C C C C

111 6420 1 1 B C C C 7210 1 1 B C B B 1420 1 2 A C B B

Descrizione Habitat

1150 * Lagune costiere

1510 * Steppe salate mediterranee (Limonietalia)

92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

91E0 Foreste alluvionali di Alnos glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Podion, Alnion

incanae, Salicion albae)

1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea

1130 Estuari

1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine

1310 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

FiorituradiSalicornia adottobre

(ParcoRegionaleVenetoDeltaPo)

1320 Prati di Spartina (Spartinion maritimae)

1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina

2110 Dune mobili embrionali

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (“dune bianche”)

2130 * Dune costiere fisse a vegetazione erbacea ("dune grigie")

2160 Dune con presenza di Hippophaë rhamnoides

2190 Depressioni umide interdunari

112 2250 * Dune costiere con Juniperus spp.

2270 * Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster

6420 Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion

7210 * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae

1420 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

La Percentuale di Copertura dell'Habitat, si riferisce alla superficie totale nel singolo Sito. La Rappresentatività è il grado di rappresentatività del tipo di Habitat naturale sul Sito, seguendo il seguente sistema di classificazione: A: Rappresentatività eccellente B: Buona conservazione C: Rappresentatività significativa D: Presenza non significativa Nei casi in cui la rappresentatività sia significativa (A, B, C) sono disponibili informazioni relative ai seguenti altri campi: Superficie relativa: superficie del sito coperta dal tipo di Habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di Habitat naturale sul territorio nazionale, secondo la seguente codifica. A: percentuale compresa tra il 15,1% ed il 100% della popolazione nazionale B: percentuale compresa tra il 2,1% ed il 15% della popolazione nazionale C: percentuale compresa tra lo 0% ed il 2% della popolazione nazionale. Stato di Conservazione: Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di Habitat naturale in questione e possibilità di ripristino, secondo la seguente codifica. A: conservazione eccellente B: buona conservazione C: conservazione media o ridotta Valutazione globale: Valutazione globale del Valore del Sito per la conservazione del tipo di Habitat naturale, secondo la seguente codifica: A: valore eccellente B: valore buono C: valore significativo.

113 Descrizione del Sito

Tipi di Habitat % copertura

ZPS - SIC

Fiumi ed estuari soggetti a maree, Melme e banchi di sabbia, Lagune (incluse saline) 65 60 Stagni salmastri, Prati salini, Steppe saline 1 3 Dune litoranee, Spiagge sabbiose, Machair 2 3 Spiagge ghiaiose, Scogliere marine, Isolotti 3 4 Corpi d'acqua interni (acque stagnanti e correnti) 18 30 Torbiere, Stagni, Paludi, Vegetazione di cinta 1 / Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garighe, Friganee 1 / Praterie umide, Praterie di mesofite 1 / Altri terreni agricoli 5 / Foreste di caducifoglie 1 / Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti e specie esotiche) 1 / Altri (inclusi abitati, strade discariche, miniere e aree industriali) 1 / Copertura totale Habitat 100 %

Altre caratteristiche del Sito Insieme fluviale caratterizzato da un tratto di fiume di rilevanti dimensioni e portata, con sistema deltizio, sistemi dunali costieri, zone umide vallive, formazioni sabbiose (scanni) e isole fluviali con golene e lanche, con associazioni tipicamente appartenenti alla serie psammofila e, limitatamente ad alcune aree, lembi relitti di foreste. L'ambito costituito dai rami fluviali del Po ospitana boschi igrofili di Salix sp.pl. e Populus alba. Nelle golene sono presenti praterie galleggianti di Trapa natans. Le singolari formazioni sabbiose alle foci, sui margini delle lagune, sono colonizzate da vegetazione psammofila e alofila. La parte valliva è caratterizzata dalla presenza di un complesso sistema di canneti, barene, canali e paludi con ampie porzioni utilizzate prevalentemente per l'allevamento del pesce. Il paesaggio naturale è caratterizzato da spazi d'acqua libera con vegetazione macrofitica sommersa e da ampi isolotti piatti che ospitano tipi e sintipi alofili. Trapanatans–illustrazione.

114 Qualità e importanza Importante sito per la nidificazione, la migrazione e lo svernamento di uccelli acquatici. L'area degli scanni rappresenta un importante sito per la nidificazione di alcune specie di Caradriformi. Alcune aree golenali con vasto canneto e copertura arborea consentono la nidificazione di Ardeidi, Rallidi e Passeriformi. Presenza di complesse associazioni vegetazionali, con estesi canneti e serie psammofile e alofile. Lembi forestali termofile e igrofili relitti. Presenza di specie vegetali rare o fitogeograficamente interessanti, molte di esse segnalate nel "Libro rosso delle Piante d'Italia".

Vulnerabilità Eccessiva fruizione turistico-ricreativa; lottizzazione. Pesca, acquacoltura. Bonifiche ad uso agricolo e inquinamento delle acque. Elevata pressione antropica (sfruttamento agricolo, subsidenza, erosione). Interramenti e interventi di itticoltura intensiva.

Identificazione del Sito Natura 2000 A)Dune fossili di Ariano Polesine - Codice: IT3270005 Tipo: B (SIC) - Superficie: 101 ha N.B. SIC interamente incluso nella ZPS IT3270023

B)Rotta di San Martino – Codice: IT3270006 Tipo: B (SIC) - Superficie: 32 ha

N.B. Le seguenti informazioni si intendono valide per entrambi i SIC, si specificano i casi di non congruenza.

Localizzazione Regione Veneto NUTS: IT32 Provincia Rovigo NUTS: ITD37 Parco Naturale Regionale del Delta del Po: CodNat2000: IT04 Comune di Ariano nel Polesine (RO): Codice ISTAT 029002

Date e Designazioni del Sito Data di Proposta sito come SIC: Settembre 1995 Data di Compilazione SIC: Giugno 1996 Data di Aggiornamento SIC: Luglio 2003 115 Regione Bio-Geografica Continentale

Tipi di Habitat presenti nel Sito e relativa Valutazione del Sito Habitat inseriti nell'Allegato A3 alla Direttiva 92/43/CEE % Copertura Superficie Grado di Valutazione Codice Rappresentatività SIC A SIC B relativa Conservazione globale 2130 83 / B C C C 2270 15 / D / / / 2230 2 / B C C C 3150 / 100 B C C B

Descrizione Habitat

2130 * Dune costiere fisse a vegetazione erbacea ("dune grigie")

2270 * Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster

2230 Dune con prati dei Malcolmietalia

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

T i p i d i H a b i t a t % copertura

SIC A - SIC B

Altri (inclusi abitati, strade discariche, miniere e aree industriali) 5 / Dune litoranee, Spiagge sabbiose, Machair 30 / Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garighe, Friganee 30 / Altre terreni agricoli 25 10 Foreste di caducifoglie 10 / Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) / 70 Torbiere, Stagni, Paludi, Vegetazione di cinta / 20 Copertura totale Habitat 100 %

Altre caratteristiche del Sito SIC A: Relitti boscati di Pinus pinea e Pinus pinaster; dune fisse a vegetazione erbacea dei Festuco-Brometea.

116 SIC B: Stagno naturale probabile residuo di paleoalveo adiacente alle dune fossili di Ariano Polesine.

Qualità e importanza SIC A: Paleo dune relitte; vegetazione xerofila litoranea, ricca in entità rare. SIC B: Zona umida relitta di interesse geomorfologico e naturalistico.

Vulnerabilità SIC A: Coltivazione, spianamento, cave. SIC B: Inquinamento dovuto alle coltivazioni circostanti, eutrofizzazione, interramento.

ArianonelPolesine,localitàSanBasilio,fotoFilippoGhelli©.

117

EstrattodaCartografiadegliHabitat,realizzataadhocperilpresenteScreening:glistralciriguardanole localitàdiSantaMariainpuntaeBacucco,gliestremiovestedestdelterritoriocomunale.

I SIC e le ZPS interessati sono stati descritti nella loro totalità, si ricorda che l’area oggetto di valutazione comprende solo parte degli Habitat, Habitat di Specie e Specie riportati nel presente paragrafo, come indicato nella fase conclusiva (fase IV) alla voce tabellare ‘presenza nell’area oggetto di valutazione’.

118 6.3. Distanza da altri Siti della Rete Natura 2000 e influenza su di essi

In base alla D.G.R. n. 1180 del 18.04.2006, una parte del territorio comunale di Ariano nel Polesine, che corrisponde alle aree fluviali e golenali (Po di Goro e Po di Venezia) e all’area di costa, ricade all'interno dei siti della rete Natura 2000 SIC “Delta del Po: tratto terminale e delta veneto” e ZPS "Delta del Po". Pertanto anche i confinanti comuni: Papozze, Corbola, Taglio di Po, Porto Tolle, rientrano con la porzione fluviale e deltizia nell'ambito naturalistico considerato. Viceversa, i SIC “Dune fossili di Ariano” e “Rotta di San Martino” sono interamente contenuti nel comune di Ariano Polesine. Visto il carattere interregionale dell’area deltizia, il SIC e la ZPS relativi al Delta del Po sono contermini a quelli extraregionali emiliano-romagnoli. Altre zone SIC o ZPS più prossime all'ambito fluviale di Colli Euganei sono rappresentate da:

CODICE DENOMINAZIONE TIPO DISTANZA IT4060016 Fiume Po da Stellata a Mesola e Cavo SIC & contermine Napoleonico. ZPS

IT4060005 Sacca di Goro, Po di Goro, Valle SIC & contermine Dindona, Foce del Po di Volano ZPS

IT3270003 Dune di Donada e Contarina SIC 4,8 Km

Poiché i limiti spaziali dell’analisi non si estendono oltre i confini del territorio comunale, e tenuto conto della tipologia e intensità delle azioni previste dal P.A.T, si può ragionevolmente escludere il verificarsi di effetti significativi sugli Habitat di interesse comunitario che conservano i siti più vicini.

Tavola illustrativa dei Siti Natura 2000 conterminiaiconfinicomunali(inrossogli extraregionali), in blu il SIC più vicino all’internodelterritorioprovinciale.

119 6.4. Specie floristiche e Habitat di riferimento

91E0* : Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Si tratta del paesaggio vegetale più conosciuto lungo il corso del Po, è il bosco ripariale costituito in genere da salice bianco (Salix alba), salice da ceste (S. triandra), e pioppo bianco (Populus alba). Il piano di gestione della ZPS Delta del Po afferma che, per uniformità di interpretazione con le Regioni limitrofe (Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) e per quanto riportato nel manuale europeo di interpretazione degli habitat, le formazioni ripariali a dominanza di Salix alba delle aste fluviali prossime alla costa del Mediterraneo vanno riferite alla categoria 92A0 e non alla 91E0* che pure (tra i sottotipi) prevede formazioni fisionomicamente affini. Di conseguenza le uniche formazioni forestali attribuibili a tale tipologia risultano essere due lembi di ontaneta ad Alnus glutinosa presso il settore terminale dell’Adige. Si sviluppano in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta della corrente ma sempre con falda freatica affiorante e con suoli idromorfi che spesso contengono un’alta percentuale di sostanza organica non decomposta (torba). Lo stato di conservazione è stato giudicato buono con una apprezzabile articolazione floristica coerente con questo tipo di comunità. Ad esempio, la vegetazione di golena presenta vegetazioni tipicamente acquatiche di zone depresse, ma escluse dall'alveo fluviale, in cui l'acqua non è soggetta alle correnti che caratterizzano il corso del fiume; esse sono rappresentate da due tipologie: la prima tipologia è costituita da specie idrofite natanti e precisamente Salvinia natans; nella seconda si ritrova anche Trapa natans, idrofita radicante, associata a Myriophyllum. Si ritrovano spesso anche vegetazioni tipicamente ripariali, stratificate e sovrapposte da individui a portamento arboreo. La più diffusa è certamente rappresentata dal Fragmiteto caratterizzato da Phragmites australis associata a Urtica dioica, Typhoides arundinacea e Glyceria maxima.

modellodellasezionetrasversaledellagolena[Atlantedelterritoriocostiero,lagunareevallivodelDeltadelPo]

Associate ai salici, sono frequenti specie compagne quali Apios americana, Convolvolus arvensis e Solanum nigrum come specie rampicanti, e Verbena officinalis. Più radi e discontinui, con tendenza a scomparire nei periodi di maggiore aridità, popolamenti di Cyperus fuscus, associato a Cyperus glomeratus (probabilmente una specie coltivata e poi inselvatichita).

1130: Estuari Habitat per sua natura estremamente variabile, soggetto a modificazioni dovute ad interventi antropici volti ad abbassare il livello di rischio idraulico a monte. Sensibile l’influenza del cuneo salino che si ripercuote sugli habitat ad esso contigui, principalmente ai saliceti (92A0).

120 In realtà va detto che nessun corso d’acqua presenta condizioni di deflusso costanti. Oltre alla piovosità, allo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai, i fattori che più influenzano tale parametro sono la permeabilità del suolo, la densità del mantello vegetale circostante, l’intensità dell’evaporazione dell’acqua, ecc. Le variazioni di portata del Po sono inoltre accentuate dai notevoli prelievi d’acqua effettuati per fini irrigui durante la stagione estiva. Molteplici fattori influenzano le composizioni delle biocenosi nell’ambiente lotico. In primo luogo la velocità della corrente, poiché influenza in maniera diretta la quantità ed il tipo di sedimento che si ritrova poi in una determinata località. Le cenosi vegetali sono state studiate da importanti associazioni naturalistiche, e diverse considerazioni sugli Habitat di specie sono reperibili nell’Atlante del territorio costiero, lagunare e vallivo del Delta del Po, a cura del Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Per quanto riguarda le specie, lungo le sponde sono localizzabili il falso indaco Amorpha fruticosa il piacevole giaggiolo d’acqua Iris pseudacorus, , e la già descritta cannuccia di palude Phragmites australis, mentre nei canali interni, dove l’acqua è più calma, oltre alle specie di sponda sopracitate, è frequente ritrovare popolamenti quasi puri, alcuni presenti anche nell’area golenale, a Castagna d’acqua Trapa natans, Erba pesce Salvinia natans o a Pavarina Lemna minor.

1210: Vegetazione annua delle linee di deposito marine Per il comune di Ariano nel Polesine l’Habitat è confinato alla stretta fascia a ridosso del litorale sabbioso compreso tra le foci dei Po di Goro e di Gnocca. Tale Habitat, in base alle informazioni riscontrate nel Piano di gestione della ZPS, corrisponde alla vegetazione pioniera terofitica psammofila che segue la zona afitoica in corrispondenza della battigia, identificabile dalla presenza di Cakile maritima.

Cakile maritima, nota anche come ravastrello di mare o ruchetta di mare, appartieneallafamigliadelleBrassicaceae, ha foglie che possono essere divise in due oppure non divise, i fiori si sviluppano in coroncine di colore rosa che producono un bacellolungounpaiodicm. Risultararoosservareestensioniimportanti dicakileto.

Caratterizzato da una marcata variabilità nel tempo e nello spazio, la sua espressione è condizionata dal tipo di gestione cui è soggetto l’arenile e dall’incidenza delle mareggiate invernali. Raramente sono osservabili estensioni importanti di cakileto, più frequentemente presente in condizioni frammentarie, spesso in complessi mosaici con le comunità ad Agropyron junceum. Nel Delta è rinvenibile anche in corrispondenza degli scanni sottoposti ad erosione. Talvolta comunità discontinue a dominanza di Cakile maritima si sviluppano in posizioni più arretrate favorite dall’accumulo di sostanza organica. Lo stato di conservazione è complessivamente buono. Questo come gli altri habitat tipicamente psammofili (2110 e 2120), per svilupparsi in maniera ottimale necessita innanzitutto di litorali sabbiosi. Trova invece difficoltà ad esprimersi al meglio su quei settori costieri ricostituiti con materiali misti dragati dai canali di navigazione e dalle lagune in genere.

121 A ridosso della linea di costa, in corrispondenza dei depositi sabbiosi, si estende l’Habitat:

1110: Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina Talvolta occupati da comunità a zostera nana Nanozostera noltii ovvero, in condizioni di minore salinità, da ruppieti a ruppia spiralata Ruppia cirrosa.

Habitat 1210

Habitat 1110

A completamento del quadro floristico si possono descrivere le cenosi presenti nelle dune fossili di Ariano, presenti in località S. Basilio e Grillara, e nel relitto di paleoalveo che corrisponde alla rotta di San Martino:

2230: Dune con prati dei Malcolmietalia L’Habitat, presente nell’area e indicato in cartografia, comprende i pratelli terofitici riconducibili all’associazione Sileno coloratae-Vulpietum membranaceae, di cui si riporta l’immagine allo stato pioniero:

In questo contesto non risulta in situazione di contatto o mosaico con gli ammofileti (habitat 2120) o con i tortulo scabioseti (habitat 2130*). È Presente nella zona retrodunale. Lo stato di conservazione è buono, anche se solo una piccola percentuale dell’area è ricoperta da comunità naturali, che risentono del contesto di degrado legato all’attività agricola.

2270*: Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster Habitat prioritario ampiamente rappresentato in Italia e quasi sempre di origine artificiale, legato a rimboschimenti eseguiti in epoche storiche diverse.

122 Le pinete presenti sulle dune fossili non mostrano segni di eccellenza e sembrano meno mature rispetto a quelle litoranee, dove si notano marcati segni di senescenza, con esemplari arborei schiantati o comunque al termine del loro ciclo vitale. Non risulta in fase di affermazione la lecceta, che dal punto di vista ecologico è più adatta al contesto ambientale. Più che lo sviluppo della citata Quercus ilex, si segnala qualche popolamento di farnia (Quercus robur), anche se interessato dalla presenza della minacciosa robinia (Robinia pseudacacia).

2130*: Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie) È costituito dagli elementi tipici dei suoli sabbiosi, con lembi di pineta e di Tortulo-Scabiosetum che, nonostante gli sbancamenti di sabbia avvenuti sino a tempi recenti, conservano elementi floristici interessanti come il fiordaliso di Tommasini Centaurea tommasinii, endemismo delle dune marittime, e il fiordaliso ispido Centaurea aspera (da “Atlante dei siti Natura 2000 del Veneto”).

6210*: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee) Habitat scarsamente rappresentato nell'area dunale, è presente un “francobollo” di circa 1400mq tra via Piemonte e via S. Basilio, in prossimità del confine con Taglio di Po. L’Habitat è formato da prati aridi incolti su substrato calcareo. Risulta tuttavia soggetto a pressioni, in alcuni casi anche molto forti e reiterate, per attività agricole e turismo, oltre che sottoposto a processi naturali di ricostituzione del bosco. Risulta, da bibliografia e all’interno del formulario standard, la presenza, per questo tipo di formazioni, di alcune pregevoli specie di orchidee quali Orchis simia, Orchis morio e Ophrys sphecodes.

Inevidenzaillabellodellespeciediorchideecitateperl’Habitat6210*

Lo stesso formulario non riconosce la presenza di questo Habitat all’interno del sito Dune fossili di Ariano, probabilmente per la limitata estensione dello stesso, che risulta invece nella Cartografia degli Habitat della Regione del Veneto.

123 6.5. Specie faunistiche significative (presenti nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, o nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE ora Direttiva 2009/147/CE)

6.5.1 Avifauna Il presente paragrafo fa riferimento alle specie di Uccelli elencate nei formulari standard dei siti Natura 2000 in esame: si riporta la descrizione generale delle Specie, il loro stato e l’ andamento della popolazione. Il trend delle specie in Regione Veneto e nel delta veneto è principalmente desunto dalla consultazione del “Quadro conoscitivo e analisi delle potenzialità faunistiche regionali” approvato in DGRV n. 1728/2012. Altre informazioni sono riferite al Piano di gestione della ZPS IT3270023, all’Atlante dei nidificanti in provincia di Rovigo (2003) e a successivi avvistamenti. Lanius collurio - Codice sp. A338 - Averla piccola Migratrice sub-sahariana, occupa aree aperte o semi-aperte, come zone ad agricoltura estensiva, pascoli, praterie arbustate e ampie radure, generalmente soleggiate, calde, prevalentemente asciutte o anche semi-aride. Favorisce aree pianeggianti o in leggera pendenza, evitando generalmente versanti precipiti. Richiede la presenza simultanea di aree a vegetazione erbacea, preferibilmente bassa e/o rada, di cespugli o piccoli alberi utilizzati come posatoi per la caccia (per questo scopo sono spesso utilizzati anche fili, recinzioni, pali) e di macchie di cespugli, siepi o piccoli boschetti utilizzati per la nidificazione.

È diffuso nel delta veneto, ma in modo molto frammentato, concentrandosi nelle vicinanze dei corsi d'acqua. Appare tuttavia già in sensibile diminuzione nell'atlante dei nidificanti del 2003 in provincia di Rovigo. Può risultare vulnerabile in relazione alle attività consentite in ambito agricolo che possono modificare elementi utili per la riproduzione e sostentamento della specie.

Lanius minor – Codice sp. A339 – Averla cenerina: Specie migratrice a lungo raggio, vede l'intera popolazione riproduttiva svernare in Africa meridionale, è tipicamente di ambiente steppico a clima continentale caratterizzato da estati calde e scarse precipitazioni; frequenta quindi praterie, pascoli aridi, nonché coltivi di vario genere purché siano presenti alberi sufficientemente sviluppati ove costruire il nido.

Nidificazione scarsa e localizzata: tenuta Pia Zucca, località Pascolon su pioppeti e coltivi. È stata privata della Farnia monumentale lungo l’argine del Po di Goro presso S.Basilio, schiantata di recente. Il trend veneto non è documentato ma è presumibile essere in lieve diminuzione, è sensibile a inquinamento da rumore e disturbi sonori puntuali o irregolari.

Botaurus stellaris – Codice sp. A021 – Tarabuso Specie migratrice, in periodo riproduttivo predilige aree con forte presenza di vegetazione emergente e soprattutto di canneti di Phragmites, in grado di fornire densa copertura vegetale in continuità con acque aperte quali chiari, canali, stagni, sia naturali che di origine antropica. Evita i tratti di canneto più vecchi ed asciutti; alberi ed arbusti sono poco tollerati se non sparsi. Evita le acque acide (pH < 4.5), mentre può tollerare le acque salmastre. Tende a nidificare in densi canneti, utilizzando soprattutto le porzioni giovani (piante spuntate l’anno precedente). La riproduzione avviene tra marzo e giugno. La dieta comprende anfibi, pesci, invertebrati acquatici.

124 Nidificazione possibile per poche coppie nell'area del delta veneto (Po di Maistra, Valle Spolverina, Volta Grimana). le vulnerabilità della specie alle modifiche ambientali (inquinamento, deterioramento o distruzione dei canneti, disturbo antropico presso i siti di nidificazione), rendono la situazione del Tarabuso precaria.

Ixobrychus minutus – Codice sp. A022 – Tarabusino Il Tarabusino frequenta zone umide di acqua dolce, ferma o a lento scorrimento, con presenza di canneti o altra vegetazione acquatica emergente (boscaglie igrofile di salici Salix ssp., ontani Alnus spp.), in aree di pianura o comunque a quote medio-basse, solo eccezionalmente sopra i 500 m. Si adatta anche a zone umide di modesta estensione o di origine artificiale, purché abbiano sufficientemente presenza di vegetazione acquatica, incluse le risaie. Gli ambienti preferiti sono comunque rappresentati da canneti allagati in riva a stagni, con presenza di macchie di vegetazione igrofila arbustiva o arborea (come cespugli di salici, giovani ontani) ed estensioni di acqua aperta, anche di modesta ampiezza, con profondità medio-bassa. Si rinviene prevalentemente presso laghi e stagni eutrofici, con abbondante vegetazione acquatica ed in particolare canneti a Phragmites. Sembra apprezzare la presenza di lamineti (Nymphaea alba, Nuphar luteum) ed altra vegetazione galleggiante (es. Trapa natans), che utilizza spesso per la caccia o come ‘rifugio’ per i giovani una volta abbandonato il nido. Può occupare anche aree relativamente ridotte (es. canneti residui o vegetazione igrofila lungo canali) ed utilizzare altri ambienti umidi a scopo trofico. La dieta comprende invertebrati acquatici, anfibi, piccoli pesci.

Specie distribuita in gran parte del territorio ma in modo frammentario, con nidificazione accertata in 13 quadranti, nell'atlante dei nidificanti di Rovigo. Una stima molto prudenziale effettuata nel 2005 ha permesso di dedurre la presenza di circa 330- 640 coppie nidificanti. Di queste, il maggior numero risulta concentrato nelle province di Venezia e Rovigo dove sono presenti le maggiori estensioni di zone umide (Mezzavilla e Scarton, 2005). Vulnerabile a causa delle modificazioni ambientali in corso, lo status risulta sfavorevole.

Nycticorax nycticorax – Codice sp. A023 – Nitticora In Italia la Nitticora è specie migratrice, nidificante estiva e svernante localizzata. Subito dopo la nidificazione le colonie vengono abbandonate e dopo temporanei movimenti di dispersione a breve raggio, entro settembre la quasi totalità degli individui migra verso Sud. L’arrivo primaverile nelle colonie italiane inizia alla metà di marzo. La deposizione delle uova inizia ai primi d’aprile ed ha un picco a maggio, con involi tra giugno e luglio. Predilige zone paludose e rive di fiumi con vegetazione fitta.

Nel Delta del Po la specie è migratrice e nidificante regolare, ed è presente uno dei pochi nuclei svernanti in Italia, la Nitticora dopo il significativo incremento registrato nella prima metà degli anni 1980 (picco di circa 500 coppie nidificanti nel 1985) ha poi subito un calo importante dei contingenti riproduttivi che ha portato sino ai minimi attuali. È presente come nidificante in diverse garzaie del delta con 90-96 coppie (anno 2010): Bacucco, Busa Bastimento, Ca’ Mello, Giarette, Po di Maistra, Valle Morosina, Cà Zen. Lo svernamento è in incremento. Risulta minacciata da modificazioni ambientali naturali o antropiche (inquinamento) dei siti di nidificazione e del loro intorno (habitat di foraggiamento), riduzione disponibilità trofica per modificazione o riduzione delle aree per il foraggiamento d’acqua dolce (la Nitticora non si alimenta in acque salmastre) o modifiche delle pratiche di coltivazione del riso.

Ardeola ralloides – Codice sp. A024 – Sgarza ciuffetto In Italia la Sgarza ciuffetto è migratrice regolare e svernante occasionale. I movimenti migratori si svolgono tra metà agosto e inizio ottobre (massimi tra fine agosto e settembre) e tra fine marzo e giugno (massimi tra aprile e maggio). La dispersione giovanile si osserva in luglio-agosto. La dieta è composta da Invertebrati acquatici e piccoli pesci.

125 Frequenta torbiere, stagni, canali, risaie e acque stagnanti purché circondate da una fitta vegetazione acquatica.

Presenza nel delta veneto come nidificante con n. 23-27 coppie nel 2010, distribuite in 5 garzaie. È vulnerabile a causa della riduzione degli habitat di foraggiamento (zone umide d’acqua dolce, risaie) e dei siti adatti alla nidificazione (boschetti igrofili ripari), disturbo antropico nei pressi dei siti riproduttivi (navigazione, pesca sportiva, turismo); riduzione disponibilità alimentare per salinizzazione delle acque fluviali.

Egretta garzetta – Codice sp. A026 – Garzetta: In Italia la Garzetta è specie nidificante, migratrice e svernante regolare; subito dopo la nidificazione le colonie vengono abbandonate e, dopo movimenti dispersivi a breve distanza, la maggioranza degli individui entro settembre migra verso sud. Il ritorno primaverile avviene a cominciare dalla fine di marzo. La deposizione delle uova inizia ad aprile, con picco in maggio e involi che si protraggono per tutto giugno ed in minor misura in luglio. Frequenta prevalentemente lagune, stagni, zone palustri e corpi idrici.

Specie presente con numerose coppie nidificanti. Il trend di nidificazione è in decremento complessivo; negli anni 2009-2010 si è passati da 10 a 8 garzaie, e da 251-263 coppie a 205-235. Svernamento in diminuzione (il censimento 2010 conteggiava 1.500 individui nel delta veneto). Come gli altri ardeidi è sensibile alla riduzione degli habitat di foraggiamento nei pressi delle colonie (zone umide d’acqua dolce, risaie) e dei siti adatti alla nidificazione (boschetti igrofili ripari), al disturbo antropico nei pressi dei siti riproduttivi (navigazione, pesca sportiva, turismo), alla riduzione disponibilità alimentare per salinizzazione delle acque fluviali. Può impattare con reti elettriche e cavi sospesi.

Egretta alba – Codice sp. A027 - Airone bianco: Predilige rive dei fiumi, pozze, depressioni, acquitrini e coltivi irrigui. I dati raccolti confermano la preferenza dell’Airone bianco maggiore per i grandi complessi di zone umide costiere con acque salmastre, ma evidenziano anche la progressiva colonizzazione di bacini e corsi d’acqua interni e la frequentazione, soprattutto nei periodi più freddi, di ambienti asciutti (incolti, coltivi, pascoli) o moderatamente umidi (risaie).

Parallelamente all’aumento dei contingenti invernali, dai primi anni 1990, si sono verificati casi di nidificazione nel Delta del Po meridionale e nella Laguna veneta. Presente con una sola coppie nidificante in garzaia nel 2009. Contingenti svernanti numerosi, circa 1.400 ind. con trend stabile. Può soffrire la ridotta disponibilità di prede ed habitat di foraggiamento nei pressi delle colonie (zone umide d’acqua dolce, risaie) e di siti adatti alla nidificazione (boschetti igrofili ripari, canneti), disturbo antropico nei pressi dei siti riproduttivi (navigazione, pesca sportiva, turismo), bracconaggio e mortalità per intrappolamento nelle reti da pesca e a protezione delle aree di acquacoltura sensibili alla predazione da parte degli uccelli ittiofagi; Le sue dimensioni lo rendono suscettibile all’impatto con cavi sospesi o linee ad alta tensione.

Ardea purpurea – Codice sp. A028 - Airone rosso La sua dieta comprende invertebrati acquatici e terrestri (es. Grillotalpa), pesci, anfibi, rettili (es. natrici, ramarri). Lo si trova all’interno di paludi, cave abbandonate o densi canneti. In Italia è specie migratrice, nidificante e svernante occasionale. Il flusso migratorio ha luogo da metà marzo a maggio e da agosto a ottobre con picchi in aprile e settembre. I siti riproduttivi sono occupati a partire dall’ultima decade di marzo con deposizioni concentrate tra il 20 aprile ed il 10 maggio ed involi che si completano entro la fine di luglio e la metà di agosto.

126 Presente in provincia di Rovigo solo come nidificate. Negli anni 2008-2010 le garzaie calano da 6 a 5, le coppie stimate da 35-43 a 31-34. È minacciato dalla riduzione e degrado degli habitat riproduttivi (canneti) e di alimentazione (zone umide d’acqua dolce poco profonde, rete idrografica minore), dal disturbo antropico presso i siti riproduttivi (garzaie) e dall’ andamento climatico sfavorevole nelle zone di svernamento africane legate all’andamento delle precipitazioni ed ai cambiamenti climatici.

Circus aeruginosus – Codice sp. A081 - Falco di palude Frequenta gli ambienti umidi, gli argini ricchi di canneti. Le zone di caccia sono spesso localizzate nelle fasce ecotonali (fase erbose retro dunali fino agli ambienti agrari circostanti). Per la nidificazione necessita di habitat dominati da canneti estesi e alternati a specchi d’acqua. La migrazione di ritorno inizia in Africa a febbraio/ marzo, mentre l’attraversamento del Mediterraneo ha luogo da marzo a fine maggio. Solitamente associato ad aree con vegetazione acquatica di almeno un centinaio di ettari e ricche di prede. Al di fuori della stagione riproduttiva sorvola anche aree agricole e praterie.

Durante i censimenti dei nidificanti nel Delta del Po veneto del 2004 le coppie sono risultate in numero pari a 16-27. È sensibile al disturbo antropico nei siti riproduttivi, alla bonifica e alle modifiche ambientali delle zone umide e canneti, inquinamento da pesticidi in agricoltura; uso bocconi avvelenati, contaminazione ambientale e della rete trofica da pesticidi usati in agricoltura; bracconaggio ovvero urto con reti elettriche.

Circus cyaneus – Codice sp. A082 - Albanella reale La migrazione di ritorno inizia a fine febbraio e le aree riproduttive dell’Europa occidentale e centrale sono rioccupate alla fine di marzo, mentre quelle orientali verso la metà di aprile. In Italia è regolarmente presente in migrazione e nel corso dell’inverno; l’Albanella reale frequenta un’ampia varietà di ambienti aperti, sia umidi che di steppa e brughiera (praterie, coltivi erbacei, pascoli, zone umide, margini e rive dei corsi d’acqua).

Nidificante piuttosto raro, si stimano 10-17 coppie nel Delta del Po. Risulta vulnerabile in relazione soprattutto agli interventi e attività nelle valli da pesca e lungo i litorali in prossimità di ambienti dunali, che possono causare disturbo alla specie in fase riproduttiva. Può essere soggetto a persecuzione diretta e bracconaggio, avvelenamento da pesticidi o esche per il controllo (illegale) dei predatori, è sensibile a modifiche delle pratiche agricole e all’urbanizzazione.

Circus pygargus – Codice sp. A084 – Albanella minore Frequenta aree coltivate, zone collinari o calanchive, golene fluviali. In Veneto è presente nei periodi delle migrazioni e nella fase riproduttiva. L’areale riproduttivo oggi appare in lenta regressione. Negli ultimi anni risulta scomparsa dai siti di nidificazione posti nell’entroterra nella provincia di Verona, Padova e Treviso, mentre un discreto numero di coppie si riproduce ancora lungo l’area costiera prossima alla laguna di Venezia meridionale.

Nel complesso si stima che in Veneto si riproducano ancora 30 – 40 coppie, di cui circa 10-17 nel Delta del Po. La nidificazione interessa soprattutto le fasce retrodunali e di retro scanno con vegetazione erbacea medio alta e secondariamente le barene (anche artificiali) situate entro il comprensorio lagunare e delle valli da pesca. È sensibile al disturbo antropico nei siti riproduttivi dovuti a turismo balneare e lavori di sistemazione degli scanni, intensificazione e meccanizzazione delle pratiche agricole, abbandono o conversione prati da sfalcio e pascoli; distruzione covate durante mietitura e sfalcio, inquinamento da pesticidi.

127 Himantopus himantopus – Codice sp. A131 – Cavaliere d’Italia Specie presente nelle aree temperate, mediterranee, steppiche e desertiche. Gli habitat di nidificazione comprendono paludi saline o salmastre, laghi poco profondi, zone inondate, risaie, saline, bacini di fitodepurazione e vasche di decantazione di zuccherifici. In Italia è migratore regolare, nidificante e svernante parziale. Risulta presente nelle principali zone umide costiere e interne, nel Veneto la popolazione nidificante è concentrata nelle province di Venezia e di Rovigo, con minori presenze in quella di Verona. In alcuni siti di nidificazione la specie ha evidenziato un incremento negli ultimi anni.

Nel Delta veneto è svernante occasionale, migratore e nidificante regolare, distribuito nelle zone umide con acque basse, dolci o salmastre e ampie superfici a limo o sabbia. La popolazione nidificante, pur con oscillazioni annuali, risulta stabile e comprende circa 200 coppie distribuite in tutte le valli da pesca e nelle aree lagunari salmastre con barene e dossi (anche artificiali), ma anche in ambienti con acque dolci poco profonde come risaie, bacini artificiali (ex zuccherificio di Contarina), rive di fossi e canali del reticolo idrografico minore e della rete scolante le aree di bonifica. Soffre eventuali gestioni dei livelli idrici, la bonifica zone umide e il disturbo antropico nei siti di nidificazione.

Recurvirostra avosetta – Codice sp. A132 – Avocetta Il principale habitat riproduttivo è costituito da coste sabbiose o fangose con acqua salata o salmastra in lagune costiere, saline e laghi interni fino ad altitudini anche superiori ai 3.000 m. In Italia è migratore regolare, nidificante e svernante parziale. L’areale di nidificazione è notevolmente ristretto e dove esistono siti disponibili, l’Avocetta si insedia favorevolmente sull’intera penisola e nelle isole maggiori. La popolazione nazionale è distribuita soprattutto in aree costiere dell’Alto Adriatico, della Puglia e della Sardegna.

Nel delta del Po è rintracciabile nelle lagune e nelle valli, in particolare nella porzione centro settentrionale dove è maggiore la disponibilità di siti adatti alla nidificazione. Significative le presenze in inverno e durante il periodo migratorio, con massimi di oltre 2.000 individui. Risente della contaminazione dell’acque e della rete trofica (PCB, insetticidi, metalli pesanti), della gestione meccanica dei livelli idrici con la bonifica zone umide, del disturbo antropico nei siti di nidificazione. È colpita da influenza aviaria, botulismo, saturnismo per ingestione pallini piombo da caccia, collisione con linee elettriche e cavi sospesi, perdita covate per predazione.

Pluvialis apricaria – Codice sp. A140 – Piviere dorato Tende ad evitare le brughiere con vegetazione troppo alta e troppo fitta e predilige spazi aperti in pendenza, coperti da vegetazione bassa. In occasione di inverni miti la maggior parte dei pivieri dorati rimane in Europa, soprattutto nelle regioni centrali. In Italia è migratore regolare e svernante con una popolazione stimata di 3.000 – 7.000 individui. Il Piviere dorato è solo marginalmente legato alle zone umide durante lo svernamento perché gli habitat principali sono ambienti steppici, prati e pascoli pianeggianti, anche a una certa distanza da zone umide importanti.

Nel Delta del Po frequenta ambienti aperti di vario tipo, prediligendo ambienti prativi come prati falciati o pascoli, stoppie, campi mietuti e altri ambienti coltivati, praterie allagate. Evita le zone soggette a marea con sabbia e fango preferendo terreni aperti più distanti dalla battigia. La specie è stata osservata in Veneto durante lo svernamento e le migrazioni, che hanno luogo soprattutto tra febbraio e marzo (migrazione pre–riproduttiva) e metà settembre–fine novembre (post–riproduttiva). Gli uccelli risultano in prevalenza distribuiti nella Laguna di Venezia, in misura molto minore nel Delta del Po. Risulta minacciato da cambiamenti di uso del suolo; riduzione di superficie delle aree naturali e seminaturali incolte con formazioni erbacee o di pascolo.

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Philomachus pugnax – Codice sp. A151 – Combattente Frequenta gli ambienti umidi (stagni, paludi, litorali ed estuari, bordi fangosi di fiumi e laghi) ma anche zone aperte con erba bassa e nei campi coltivati. È una specie migratrice a lungo raggio, con areale di svernamento che si estende dalle coste atlantiche dell’Europa. In Italia il Combattente è presente soprattutto durante le migrazioni, in misura molto minore in estate e durante lo svernamento.

Nel Veneto la migrazione pre–riproduttiva si osserva tra febbraio e maggio, ed è maggiore tra marzo e aprile; quella post riproduttiva soprattutto tra agosto e settembre. Presente nel Delta nel periodo migratorio, generalmente in gruppi che arrivano a 20 – 30 individui ma sono note aggregazioni molto più consistenti fino a circa 3.000 individui (As.Fa.Ve., 2003). Nei quartieri riproduttivi è stato allontanato dalla distruzione e rarefazione delle zone umide in aree di pianura, che ha comportato un drastico costante declino degli ambienti idonei alla specie. In tutti i periodi dell’anno è minacciato dall’inquinamento chimico (anche in conseguenza di sversamenti di idrocarburi) e dalla bonifica di zone umide e pianure alluvionali.

Sterna sandvicensis – Codice sp. A191 – Beccapesci In Italia il Beccapesci è specie nidificante, migratrice e svernante. Comune tra agosto e settembre, con massimi in settembre–ottobre, e tra fine febbraio e fine maggio, con massimi tra metà marzo e aprile. L’andamento altalenante del contingente nidificante nelle zone umide ferraresi e la successiva colonizzazione della laguna di Venezia dimostrano che un’unica meta popolazione usa in modo integrato tali zone umide e la sua distribuzione annuale appare influenzata da fattori locali tra i quali la disponibilità di siti adatti alla nidificazione, assenza di disturbo antropico. Predilige ambienti sabbiosi della costa e secondariamente barene artificiali di lagune e valli da pesca

In Veneto è regolarmente presente durante le migrazioni lungo l’arco costiero: laguna di Venezia e di Caorle, litorali, Delta del Po. La nidificazione è stata accertata nel Veneto dal 1995, quando circa 200 coppie si insediarono in una barena della laguna meridionale di Venezia (Scarton e Valle, 2005). In seguito la specie è diminuita, negli ultimi anni la popolazione media nidificante comprende circa 600 coppie. Nella provincia di Rovigo la nidificazione, solo ritenuta possibile o probabile è stata verificata per la prima volta nel 2004 (Verza, a cura di 2004). È soggetta a mortalità per intrappolamento nelle reti da pesca e a protezione delle aree di acquacoltura sensibili alla predazione da parte degli uccelli ittiofagi, impatto con reti elettriche e cavi sospesi.

Sterna hirundo – Codice sp. A193 – Sterna comune Frequenta prevalentemente aree costiere mentre è meno comune lungo i fiumi della Pianura. Per la nidificazione necessita di isolotti, fangosi o sabbiosi all’interno di valli da pesca; più raramente può nidificare nei tratti terminali dei fiumi. Costruisce il nido sul terreno, in una depressione con poco materiale. La sterna comune è molto adattabile e nidifica in ambienti diversi. Si nutre di gamberetti e piccoli pesci in mare lungo la costa, lungo i fiumi e in diversi tipi di zone umide di acqua dolce e salmastra.

Nel Delta veneto la sterna è diffusa soprattutto all’interno delle valli da pesca, dove alcune coppie nidificano ai bordi degli appostamenti da caccia e piccoli contingenti si insediano su dossi e barene di recente realizzazione. Nel periodo 2007-2010 sono state osservate circa 900-1000 coppie concentrate nelle valli da pesca. È minacciata da mortalità per intrappolamento nelle reti da pesca e a protezione delle aree di acquacoltura sensibili alla predazione da parte degli uccelli ittiofagi, impatto con reti elettriche e cavi sospesi, inquinamento e contaminazione della rete trofica.

129 Sternula albifrons – Codice sp. A195 – Fraticello In Italia il Fraticello è specie migratrice regolare e nidificante, presente occasionalmente in inverno con singoli individui. Fino ai primi anni Novanta la popolazione italiana rappresentava circa il 13% di quella paleartica occidentale mentre oggi è inferiore al 9% a causa della sensibile riduzione delle colonie localizzate sulle spiagge del Delta del Po e nel comprensorio delle Valli di Comacchio. Preferisce spiagge con substrato di conchiglie o sabbia, spesso prossime ad acque dolci o salate ricche di pesci di piccole dimensioni.

Il delta veneto ha costituito sino agli anni Ottanta il sito di maggiore importanza per la nidificazione della specie. In seguito agli anni Novanta è stata registrata una forte contrazione del numero di coppie situate sugli scanni esterni ed ad un parallelo aumento su siti posti all’interno delle valli da pesca. I fattori negativi sono l’incremento del turismo balneare (estensione alla primavera della stagione turistica), l’erosione costiera, la scomparsa di substrati nudi sabbiosi e limo-sabbiosi preferiti per la collocazione dei nidi, l’incremento e l’espansione ubiquitaria del Gabbiano reale, predatore in tutte le fasi riproduttive. La popolazione nidificante comprende tra le 800 e le 900 coppie all’anno. Nel complesso delle valli da pesca venete la presenza delle specie è ormai costante, sebbene l’importanza dei singoli siti possa variare di anno in anno. Gli scanni deltizi sono un tradizionale sito di nidificazione ma ormai il disturbo antropico è generalmente eccessivo ovunque.

Chlidonias niger – Codice sp. A197 – Mignattino comune In Italia il Mignattino comune è specie nidificante, migratrice e svernante occasionale. La popolazione nidificante, tradizionalmente legata agli ambienti di risaia, ha subito nel corso degli ultimi decenni sensibili contrazioni dell’areale, dopo la perdita di habitat riproduttivo dovuto all’introduzione di nuove tecniche di coltivazione del riso nelle zone occidentali della Pianura Padana. In Italia è inserita nella Lista Rossa Nazionale come specie in pericolo critico. Nel Delta del Po la specie è presente durante i periodi di migrazione.

In assenza di un monitoraggio esteso a coprire tutto il territorio durante il periodo di migrazione, non sono disponibili dati sufficienti a definire quantitativamente le presenze o status di conservazione. tuttavia dati raccolti in modo occasionale, es. 600 individui rilevati il 27/07/2008 in Sacca degli Scardovari (L. Boscain, N. Cendron e P. Vacilotto, inedito), permettono di evidenziare l’importanza del sito per il transito e la sosta di questa sterna. È allontanato da: riduzione e degrado zone umide d’acqua dolce, disturbo antropico siti riproduttivi, variazioni livelli idrici in periodo di nidificazione, contaminazione chimica della rete trofica.

Caprimulgus europaeus – Codice sp. A224 – Succiacapre Specie ampiamente distribuita nelle regioni mediterranee, il Succiacapre è presente in Europa con due sottospecie. Nidifica soprattutto sui versanti collinari soleggiati e asciutti tra i 200 e i 1.000 m s.l.m., frequenta gli ambienti boschivi (sia di latifoglie che di conifere) aperti, luminosi, ricchi di sottobosco e tendenzialmente cespugliosi, intervallati da radure e confinanti con coltivi, prati, incolti e strade rurali non asfaltate. La presenza di alberi isolati di media altezza, utilizzati per il riposo diurno e per i voli di caccia e corteggiamento, sembra favorirne l’insediamento. In Italia è specie migratrice regolare (aprile–maggio e agosto–settembre) e nidificante estiva.

Nel delta del Po la distribuzione è concentrata nella zona di Porto Fossone, vicino alla foce dell’Adige, e a Porto Caleri, dove la specie è probabilmente nidificante, con individui osservati in canto anche in luglio. È sensibile a: inquinamento e contaminazione della rete trofica (pesticidi usati in agricoltura), perdita o diminuzione degli habitat riproduttivi idonei (es. ambienti semi aperti soggetti a rimboschimento a densità eccessive nelle pinete costiere con chiusura spazia a radura),disturbo antropico nei potenziali siti di nidificazione 130

Alcedo atthis – Codice sp. A229 – Martin Pescatore Per la nidificazione il Martin pescatore necessita di pareti o scarpate verticali lungo i corpi idrici dove scava il nido. In Europa, dove manca solo dall’Islanda e da alcune isole mediterranee quali, ad esempio, Malta e le Baleari, vivono due sottospecie: atthis e ispida. I giovani lasciano il territorio parentale già pochi giorni dopo aver raggiunto l’indipendenza, mentre l’apice della dispersione si ha alla fine dell’estate quando intensi movimenti interessano le zone umide interne e costiere. La migrazione primaverile comincia già da febbraio e prosegue sino a marzo quando vengono progressivamente rioccupati i territori di nidificazione. Nella seconda metà del Novecento la specie è diminuita a causa dell’inquinamento e della canalizzazione dei corsi d’acqua. La popolazione italiana è stimata in 5.000–15.000 esemplari con trend stabile negli ultimi 15-20 anni.

A livello locale risulta diffuso nell’intera rete idrografica, anche minore, e nei bacini di acqua dolce (anche artificiali come cave e bacini degli zuccherifici) e salmastra (valli da pesca), e ai margini degli specchi d’acqua lagunari. Mancano stime quantitative della popolazione e non risulta possibile definire in modo oggettivo status di conservazione e trend della popolazione locale. Le principali minacce sono la riduzione dei siti idonei alla nidificazione, l’ impatto con fili e cavi sospesi, il disturbo antropico dovuto ad attività ricreative.

Phalacrocorax pygmeus – Codice sp. A393 – Marangone minore E’ il più è piccolo, raro e meno studiato delle tre specie di cormorani europei. Oggi la popolazione italiana è stimata in 800-900 coppie nidificanti in cinque–sette colonie localizzate nel ravennate (dove è presente il nucleo più consistente) e nel veneziano, nel delta veneto e in una singola zona umida del foggiano. Il contingente di individui svernanti è aumentato, passato dalle 5-40 unità degli anni 1990 (Borgo et al. 2003) agli oltre 2.500-3.000 censiti negli inverni successivi al 2005 nelle zone umide costiere del Delta del Po e della Laguna veneta. L’habitat riproduttivo è costituito da boschetti e arbusteti igrofili in aree allagate e ripariali. La riproduzione avviene tra marzo e luglio. La dieta comprende: pesci ed invertebrati acquatici.

Il Delta veneto, dove la specie è residente e migratrice, ospita alcune piccole colonie riproduttive di recente insediamento e, in inverno, il più importante contingente svernante in Italia. La distruzione e il degrado delle zone umide utilizzate per la nidificazione e lo svernamento costituiscono un fattore estremamente critico per la specie. Le modificazioni apportate al regime idrogeologico, il disturbo nei siti riproduttivi, il bracconaggio e l’abbattimento nelle valli da pesca sono altri fattori locali negativi per la specie.

Phoenicopterus ruber (P. roseus) – Codice sp. A035 – Fenicottero Frequenta vaste estensioni di acque salmastre sia costiere che interne. Talvolta sosta nelle acque dolci purché poco profonde e ricche di nutrimento. L’insieme degli spostamenti compiuti dai fenicotteri interessa tutto il bacino del Mediterraneo e risulta complesso per la contemporanea presenza di strategie diverse che comprendono nomadismo, movimenti dispersivi e migrazione dei riproduttori. In Italia la specie è presente come migratrice e svernante, parzialmente sedentaria e, dal 1993, anche come nidificante. La presenza del Fenicottero è cresciuta nella seconda metà degli anni Settanta per effetto del sensibile incremento numerico della colonia nidificante in Camargue. In Italia la specie si caratterizza per un trend positivo sia come nidificante sia come svernante.

131 Nel Delta veneto la specie è comparsa di recente con presenze in costante incremento sebbene localizzate in poche valli da pesca. Negli inverni 2007 e 2008 è stata registrata una diffusa mortalità dovuta a saturnismo per ingestione di pallini di piombo utilizzati per le cartucce da caccia. La popolazione è fluttuante ma complessivamente in crescita di svernamento: nel 2010 sono stati registrati più di 1500 individui. La riproduzione richiede condizioni ottimali dei livelli idrici ed elevata produttività biologica (plancton e piccoli invertebrati acquatici) senza i quali la colonia non si insedia; la predazione operata da predatori terrestri (ratti, volpi, cani randagi) e non (soprattutto gabbiano reale) sono causa di perdita di uova e giovani. Eventi meteorici estremi (vento forte, piogge violente e grandinate) possono distruggere i nidi e/o le covate.

Pluvialis squatarola – Codice sp. A141 – Pivieressa La Pivieressa è una specie a distribuzione costiera, presente in Italia come migratore regolare e svernante. Le aree principali di censimento sono le lagune alto adriatiche e le saline di sufficiente ampiezza. Nella provincia di Rovigo la Pivieressa è presente nelle lagune costiere soggette a marea e nelle aziende vallive faunistico – venatorie adiacenti alla costa, occasionalmente presso i litorali. Durante i censimenti la specie ha dimostrato una presenza altalenante dovuta probabilmente alla dispersione durante la bassa marea e alla difficoltà di censire i siti dove la specie si raggruppa durante l’alta marea.

Nel delta del Po le aree di maggiore concentrazione sono le lagune di Caleri (Rosolina) e le Bocche del Po della Pila (Porto Tolle). Risente delle modifiche di uso del suolo e del disturbo antropico (anche venatorio).

Charadrius alexandrinus – Codice sp. A138 – Fratino La distribuzione nazionale è in prevalenza costiera con la prevalenza sul Veneto, sull’Emilia- Romagna e sulle isole maggiori. Preferisce superfici di sabbia, argilla o fango secco, spiagge mentre evita aree rocciose o troppo esposte ai venti. Frequenta anche saline e spiagge coperte da conchiglie. Negli ultimi anni sono diminuiti gli habitat riproduttivi a causa di bonifiche e turismo balneare, per allagamenti, prelievo intenso della fauna bentonica, per crescita eccessiva della vegetazione.

La specie è in forte decremento come nidificante. La specie oggi nidifica nel Veneto su scanni litoranei, un tempo habitat elettivo e ora invece utilizzato da una frazione piccola della popolazione, su barene e spiagge artificiali, dove sono ormai presenti nuclei di 50 – 80 coppie, all’interno delle valli da pesca. Nel delta del Po veneto è presente in inverno con piccoli contingenti apparentemente in crescita negli ultimi anni, mentre la popolazione nidificante oscilla di anno in anno nell’ordine delle 15 – 50 coppie. Il degrado e la perdita delle zone umide (specialmente costiere), causato da inquinamento, bonifica, ridotto apporto idrico, prelievo eccessivo della fauna bentonica, urbanizzazione, costituisce un’ulteriore minaccia, così come la riduzione della quantità di sedimenti trasportati al mare dai fiumi; è sensibile al botulismo e potrebbe pertanto essere a rischio dagli episodi più gravi.

132 6.5.2 Erpetofauna Pelobates fuscus insubricus - Codice. sp. 1199 – Pelobate fosco: È stato osservato in ambienti naturali e seminaturali caratterizzati da buona copertura arborea, substrato sabbioso e abbondante lettiera organica. Nei siti noti la specie si riproduce all’interno di depressioni umide infradunali (nella stazione di Porto Caleri), sia ombreggiati che più aperti, tanto con acque perenni quanto soggetti a prosciugamento nel corso dell’estate. Specie con distribuzione limitata al Nord Italia, raggiunge una dimensioni variabile tra i 6,5 cm (i maschi) fino agli 8 cm (femmine). Le larve (girini) che possono raggiungere la lunghezza totale di 18 cm.

Fino al 2007 segnalato in un’unica stazione Veneta localizzata a Porto Caleri. Segnalato su un sistema di cordoni dunali sublitorali in un’area coperta da una pineta relativamente povera di raccolte d’acqua dolce non permanenti adatte alla riproduzione. Da monitoraggi svolti dall’Ente Parco Delta del Po la specie dal 2009 è segnalata anche in località Porto Fossone sempre a Rosolina mare (Boschetti E., et al. 2010). La principale minaccia riguarda la scarsa presenza di pozze con acqua dolce idonee alla riproduzione.

Emys orbicularis – Codice sp. 1220 – Testuggine d’acqua La testuggine palustre è una specie ad ampia distribuzione, raggiunge una dimensione di circa 20 cm ed è presente sia nella fascia planiziale sia aree collinari. Frequenta ambienti lentici d’acqua dolce o debolmente salmastra, di una certa estensione e profondità. Sembra preferire bacini con cintura vegetale e sponde parzialmente scoperte.

Per quanto attiene la parte veneta del Delta la specie mostra una distribuzione legata soprattutto all’area del Po di Venezia e di Maistra e al complesso vallivo, non discostandosi da quanto già noto (Bonato et al., 2007); è possibile che nuclei isolati siano ancora presenti sia presso la valli di Rosolina e l’Adige, sia nei rami meridionali del Po, dove la specie era frequente almeno sino agli anni ’80 del Novecento (Po di Gnocca) (Verza, ined.). La principale vulnerabilità riguarda la scarsa presenza di habitat ad acqua dolce oppure la modifica del funzionamento idrografico superficiale in generale.

133 6.5.3 Ittiofauna

Petromyzon marinus – Codice sp. 1095 – Lampreda di mare La lampreda di mare è una specie ad ampia distribuzione, di fatto tutto il Mediterraneo, ha una taglia massima di 90 cm. Risale i fiumi per la riproduzione, gli adulti sono parassiti di altri pesci.

La specie è considerata ormai estinta nella Provincia di Rovigo. Nel Veneto le ultime due catture sono riferite all Provincia di Venezia (AA.VV. Carta ittica acque dolci interne Rovigo, 2010). È minacciata dall’interruzione della continuità fluviale a causa degli sbarramenti realizzati lungo i corsi d’acqua.

Lethenteron zanandreai – Codice sp. 1097 – Lampreda padana Caratteristiche: La lampreda padana è una specie endemica con areale di distribuzione limitata al bacino del Po, al Veneto, al Friuli Venezia-Giulia e al fiume Potenza nelle Marche. Presenta un ciclo vitale particolare, con una fase larvale che dura fino a 5 anni ed una adulta, in cui gli adulti non si nutrono e muoiono qualche settimana dopo la riproduzione. Le uova sono deposte su da fondali ghiaiosi e sabbiosi in una piccola buca sul fondo.  E’ considerata ormai estinta nella Provincia di Rovigo (AA.VV. Carta ittica acque dolci interne Rovigo, 2010). È anch’essa sensibile all'interruzione della continuità fluviale a causa degli sbarramenti realizzati lungo i corsi d’acqua, in quanto l’habitat di riproduzione è il tratto medio alto dei fiumi.

Acipenser naccarii – Codice sp. 1100 – Storione cobice Lo storione cobice è una specie endemica dell’Adriatico. Lo storione cobice ha un corpo affusolato ed muso è conico e relativamente corto. Raggiunge fino ai 2 m di lunghezza. Nelle acque interne nazionali la sua presenza è esclusiva dei fiumi del versante Adriatico dell’Italia Settentrionale.

La specie non è stata rilevata nelle acque interne o in quelle le aree vallive. E’ stata oggetto di semine nelle acque dolci e interventi di conservazione nell’ambito del progetto LIFE Cobice. Risulta minacciato dall’interruzione della continuità fluviale a causa degli sbarramenti realizzati lungo i corsi d’acqua, interventi sugli alvei dei fiumi (rettificazioni, escavazioni, eliminazione delle isole fluviali, eliminazione dei meandri, ecc.) con la semplificazione estrema degli ambienti fluviali e distruzione di habitat potenzialmente utili alla riproduzione, introduzione di specie alloctone molto competitive (siluro d’Europa, lucioperca, barbo d’oltralpe); soffre altresì la pesca illegale, la riduzione della diversità genetica e la scadente qualità chimico-fisica ma soprattutto microbiologica delle acque.

Acipenser sturio - Codice sp. 1101 – Storione Di dimensioni maggiori rispetto al cobice, la distribuzione originale è europea e mediorientale Lo Storione comune presenta un corpo slanciato, bocca relativamente piccola, barbigli inseriti più vicino alla bocca che all'apice del muso. Il capo è allungato in un rostro triangolare con l’apice del muso spesso lievemente incurvato verso l’alto.

La popolazione naturale non è più presente nel bacino del Mediterraneo, le minacce sono le medesime del cobice.

Alosa fallax – Codice sp. 1103 – Cheppia La Cheppia o Alosa è una specie autoctona dal corpo lateralmente compresso caratterizzato dalla presenza di piccoli scudi ossei ventrali provvisti di un piccolo dentello sporgente; migra nelle acque dolci per la riproduzione, raggiunge una taglia di 60 cm di lunghezza.

In provincia di Rovigo è presente nel Delta del Po e risale le aste principali dello stesso Po.

134 Segnalata anche nelle acque lagunari-vallive come presente nelle lagune di Caleri, Marinetta- Vallona, Basson, Canarin e Scardovari (Mistri, 2010). È sensibile all’interruzione della continuità fluviale a causa degli sbarramenti realizzati lungo i corsi d’acqua.

Pomatoschistus canestrinii – Codice sp. 1154 Ghiozzetto cenerino: Specie di piccole dimensione, (massimo 6,5 cm), endemico dell’Alto Adriatico. Possiede ampia tollerabilità alle variazioni di salinità tanto da vivere sia in mare sia nelle acque dolci, ma tipico di ambienti salmastri come le lagune.

Specie assente nelle acque dolci interne. Non rilevata nelle acque lagunari-vallive (Mistri, 2010) ma data come probabilmente presente dalla bozza del Piano di Gestione della ZPS IT3270023. La specie depone le uova sui fondali lagunari e le accudisce, pertanto per la conservazione è importante la disponibilità di aree con fondale non disturbato durante il periodo riproduttivo, da fine marzo a giugno-luglio.

Knipowitschia panizzae – Codice sp. 1155 Ghiozzetto di laguna È una specie di piccole dimensioni (massimo 4 cm). Possiede ampia tollerabilità alle variazioni di salinità tanto da vivere sia in mare sia nelle acque dolci, ma tipico di ambienti salmastri come le lagune. Il colore di fondo è grigiastro con fine punteggiatura bruno-nerastra ed una serie di macchie scure longitudinali sui fianchi.

Si conferma la presenza del ghiozzetto di laguna nella zona del Delta del Po, ovvero tutta la fascia di territorio provinciale che risente della penetrazione del cuneo salino. La specie è stata inoltre censita in alcuni corsi d’acqua più interni. La specie depone le uova sui fondali lagunari e le accudisce, pertanto per la conservazione è importante la disponibilità di aree con fondale non disturbato durante il periodo riproduttivo, da fine marzo a giugno-luglio. Le pratiche di acquacoltura e molluschi coltura possono privarla del necesario nutrimento.

135 6.6. Identificazione degli aspetti vulnerabili del sito considerato

La vulnerabilità di un determinato Habitat può essere definita come l'attitudine della risorsa naturale a subire negativamente gli effetti di un disturbo, la cui pericolosità è legata alla frequenza degli effetti del disturbo o alla probabilità che essi si verifichino. I due fattori sono naturalmente correlati, in quanto il manifestarsi di un disturbo rende progressivamente sempre più vulnerabile una risorsa naturale. Il presente paragrafo richiama gli Habitat delle Schede Formulario Standard presenti nell’area oggetto di valutazione e considera appunto come vulnerabili quelli interessati dal buffer di riferimento relativo all’inquinamento acustico e alle emissioni di polveri e inquinanti in atmosfera.

Codice Descrizione Presenza entro il Vulnerabilità buffer di riferimento

91E0 Sì Sì Foreste alluvionali di Alnos glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Podion, Alnion incanae, Salicion albae)

2130* Sì Sì Dune costiere fisse a vegetazione erbacea ( "dune grigie" )

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) Sì Sì (* stupenda fioritura di orchidee)

1130 Estuari Sì Sì

Sintesi dei fattori di pressione e minaccia che possono interessare gli Habitat identificati come ‘Vulnerabili’ in quanto interessati dal buffer istituito in ragione del rumore e delle emissioni atmosferiche:

91E0 – Premesso che le formazioni ripariali a dominanza di Salix alba delle aste fluviali prossime alla costa del Mediterraneo vanno riferite alla categoria 92A0 e non alla 91E0* che pure (tra i sottotipi) prevede formazioni fisionomicamente affini, ne consegue che le uniche formazioni forestali attribuibili a tale tipologia risulterebbero essere due lembi di ontaneta ad

136 Alnus glutinosa presso il settore terminale dell’Adige. Si sviluppano in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta della corrente ma sempre con falda freatica affiorante e con suoli idromorfi che spesso contengono un’alta percentuale di sostanza organica non decomposta (torba). Il presente Screening intende comunque occuparsi delle succitate formazioni ripariali a Salix alba, anche se considerate impropriamente come Habitat 91E0. Da quanto desunto dal Piano di Gestione della ZPS lo stato di conservazione è buono, con una apprezzabile articolazione floristica coerente con questo tipo di comunità. minacce: La minaccia maggiore è la scarsa estensione delle fitocenosi in oggetto che limita enormemente la sua capacità di resilienza. Le modifiche del funzionamento idrografico generale, inclusa la risalita del cuneo, salino rappresentano una minaccia concreta. Meno evidente risulta essere la minaccia evoluzione dello stadio vegetativo. Poiché il presente Piano non prevede un’intensificazione delle pratiche agricole, anche l’effetto di inquinamento del suolo da fitofarmaci, e l’eccesso di nutrienti (legati alle pratiche agricole), non risulta come conseguenza dell’attuazione delle N.T. oggetto di valutazione.

2130* - Habitat prioritario, il cui stato di conservazione può considerarsi complessivamente buono. Segnalato nella Cartografia degli Habitat nel SIC “Dune fossili di Ariano Polesine”, non è riportato nel relativo Formulario Standard. E' infatti di ridotte dimensioni, a causa della millenaria espansione dei coltivi e degli insediamenti. Risulta ben più rappresentato nel SIC “Rotta di S. Martino”, area non oggetto di possibili effetti di incidenza ambientale. minacce: È seriamente indebolito dall’invasione di specie alloctone invasive. Nello stadio di vegetazione secondaria, associato a ginepreto, subisce la diffusione di quest’altro habitat. Può essere ridotto da pulizia del sottobosco, erosione e calpestio eccessivo.

6210 – Habitat presente nella ZPS unicamente con un piccolo lembo (meno di 1500 m2) sulle Dune fossili di Ariano. Prateria con presenza di Chrysopogon gryllus, specie steppica

137 che conferisce ulteriore qualità alla fitocenosi. È formato da prati aridi incolti su substrato calcareo. Lo stato di conservazione risulta buono. minacce: Incespugliamento naturale e invasione di neofite alloctone. Soggetto a pressioni, in alcuni casi anche molto forti e reiterate, per attività agricole, turismo e divertimento, oltre che sottoposto a processi naturali di ricostituzione del bosco. Soffre infatti il calpestio eccessivo e l’abbandono di sistemi pastorali.

1130 – Habitat per sua natura estremamente variabile, soggetto a modificazioni dovute ad interventi antropici volti ad abbassare il livello di rischio idraulico a monte. minacce Sensibile l’influenza del cuneo salino che si ripercuote sugli habitat ad esso contigui, principalmente ai saliceti (92A0). La realizzazione dei progetti di invaso del Po nei tratti a monte potrebbe determinare un aggravamento sensibile della minaccia di risalita delle acque marine; il concomitante minore apporto di sedimenti, determinerebbe anche conseguenze in alveo ma soprattutto sulle coste. Ad esso viene altresì associata la vulnerabilità relativa all’ittiofauna e all’erpetofauna.

Per quanto concerne le specie (con riferimento all'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, o all'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE ora Direttiva 2009/147/CE), dato che il territorio presenta caratteri di omogeneità, all’interno dei buffer sono presenti, e risultano pertanto ‘Vulnerabili’:

Uccelli 2. Emys orbicularis # 1. Lanius collurio Pesci 2. Lanius minor # 1 Alosa fallax 3. Ixobrychus minutus 2 Knipowitschia panizzae # 4. Egretta garzetta # Invertebrati 5. Egretta alba 1. 6. Ardea purpurea # Piante 7. Circus aeruginosus 1. 8. Circus pygargus # 9. Himantopus himantopus 10. Sterna hirundo 11. Sterna albifrons 12. Alcedo atthis .

Mammiferi 1. Anfibi e Rettili 138

# Le Specie contrassegnate da “cancelletto”, pur non essendo presenti nell’inviluppo massimo delle alterazioni, vengono considerate in quanto potrebbero transitare nella zona oggetto di valutazione.

Segnalazioni di alcune Specie dell’avifauna svernanti nel Delta (provincia di Rovigo / Ass. Fa. Ve.)

Egretta garzetta Circus pygargus Charadrius alexandrinus

Mappatura del Pelobate fosco nel Parco del Delta. La Specie non è presente nei limiti spaziali di analisi.

139

Estrattoda “Cartadi Sintesidelle azioni e degli interventi di Piano in relazione alla cartografiadegliHabitat” del presenteScreeningdiIncidenzaambientale.

140

6.7. Identificazione degli effetti con riferimento agli Habitat, Habitat di specie e Specie

Il Piano di Assetto del Territorio di Ariano nel Polesine prevede sei aree di sviluppo insediativo preferenziali, tutte di carattere residenziale. Di queste, quattro sono localizzate in zona di pianura degli abitati di Ariano, Crociara- Crociarone, Grillara e Piano-Monti Rivà (ATO 1), ed una in frazione di Gorino Veneto presso le aree contigua al Po di Goro (ATO 5.1).

PRG PAT (mc) TOTALE ATO previgente Areali di Consolidato Totale (mc) (mc) espansione 1.1 Ariano Capoluogo 74.800 15.000 5.000 20.000 94.800 1.2 S. Maria in Punta 7.500 - - 7.500 Crociara 1.3 19.520 7.500 2.000 9.500 29.020 Crociarone 1.4 Grillara 13.300 7.500 2.000 9.500 22.800 1.5 Piano – Monti Rivà 76.500 15.000 5.000 20.000 96.500 Po di Goro e aree 5.1 contigue (Gorino 7.850 - 1.000 1.000 8.850 Veneto) Totale (mc) 199.470 45.000 15.000 60.000 259.470

Per il restante territorio, in attesa della redazione degli specifici P.I. (Piani degli Interventi) previsti dalla LR 11/04 in attuazione del PAT, è previsto un periodo transitorio nel quale rimane vigente il PRG per gli aspetti non in contrasto con la struttura di PAT. Il Piano determina per ogni A.T.O. la capacità insediativa e dei servizi (Art. 19), la superficie agricola trasformabile (Art. 18) e la dotazione di standard. Va ricordato che tali ambiti di urbanizzazione consolidata si intendono solo potenzialmente trasformabili. L'estensione delle aree interessate dallo sviluppo insediativo e i parametri per l'edificazione verranno stabiliti dal P.I., nel rispetto del dimensionamento di ogni singolo A.T.O., degli obiettivi generali di contenimento del consumo di suolo e di risorse, dei vincoli e tutele del P.A.T., e avendo cura di verificare preventivamente che non vengano alterati l'equilibrio ambientale e le condizioni di sostenibilità evidenziate dalla V.A.S. L’identificazione degli effetti procede con la determinazione riassuntiva dei soli Habitat e specie ‘Vulnerabili’ presenti all’interno dell’area oggetto di valutazione; in questa sede si considerano tutti gli Habitat, Habitat di Specie e Specie riportati sui Formulari Standard: Habitat

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Specie Presenzanell'areaoggetto ANNEX_II TAX_CODE SPECNUM SPECNAME divalutazioneoprobabile transito Y A 1220 Emysorbicularis sì Y B A022 Ixobrychusminutus sì Y B A026 Egrettagarzetta sì Y B A027 Egrettaalba sì Y B A029 Ardeapurpurea sì Y B A081 Circusaeruginosus sì Y B A084 Circuspygargus sì Himantopus Y B A131 sì himantopus Y B A193 Sternahirundo sì Y B A195 Sternaalbifrons sì Y B A229 Alcedoatthis sì Y B A338 Laniuscollurio sì Y B A339 Laniusminor sì B A004 Tachybaptusruficollis sì B A059 Aythyaferina sì B A028 Ardeacinerea sì B A048 Tadornatadorna sì B A053 Anasplatyrhynchos sì B A125 Fulicaatra sì B A162 Tringatotanus sì B A289 Cisticolajuncidis sì B A288 Cettiacetti sì Acrocephalus B A297 sì scirpaceus

B A296 Acrocephaluspalustris sì

Acrocephalus B A298 sì arundinaceus B A381 Emberizaschoeniclus sì B A305 Sylviamelanocephalasì Y F 1103 Alosafallax sì

Y F 1155 Knipowitschiapanizzae sì

Per quanto riguarda gli effetti indotti dall’applicazione delle norme di trasformazione (Artt. 7.3, 19.2, 19.3, 19.7, 19.9, 19.10, 20, 21 e 24.1) si possono individuare:  il consumo di suolo, ovvero la perdita di superficie in precedenza ad uso agricolo.  ulteriori due effetti identificati dal presente Screening (par. 5.8.3 e 6.1) sono determinati dall’inquinamento acustico e dalle emissioni in atmosfera, che possono potenzialmente interessare, in termini di inviluppo massimo di propagazione, un buffer che si estende dalle azioni di trasformazione che prevedono cantierizzazione. Nel dettaglio, l’inquinamento acustico, così come le emissioni, possono determinare un disturbo alle specie, la cui significatività è determinata al par. 6.11 ed indurle ad un allontanamento.

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6.8. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI RISPETTO ALLE AREE DI TRASFORMAZIONE

Le schede seguenti comprendono un confronto tra le trasformazioni previste nel PAT, articolate per ogni partizione dell’ATO, e le previsioni individuate nei Piani di tutela del Delta del Po cioè il Piano d’Area della Regione Veneto e il Piano del Parco Regionale del Delta del Po. Nell’ambito della trasformabilità, secondo le recenti disposizioni della Regione Veneto, il PAT non contiene “linee preferenziali di sviluppo insediativo” ma aree di trasformazione (aree produttive e residenziali) che confermano le aree di espansione già previste nel PRG vigente ed inserite negli elaborati del PAT. Inoltre è necessario ricordare che il PRG previgente (approvato con DGRV 5237 del 10/09/1992) ha recepito le prescrizioni del Piano d’area del delta del Po tramite una variante approvata con DGRV n. 1059 del 06/05/2008. In generale è possibile notare che le trasformazioni previste nel PAT sono contigue ai centri abitati esistenti, contenute entro limiti stabiliti nel passato (PRG vigente) e a distanze di rispetto dagli habitat inseriti nella Rete Natura 2000. L’obiettivo delle seguenti giustapposizioni cartografiche e normative è la verifica nel dettaglio della coerenza tra le previsioni del PAT e la necessità di tutela delle aree protette e quindi un controllo della sostenibilità del Piano strutturale urbanistico. In generale il PAT prevede limitate trasformazioni future che saranno soggette a criteri di sostenibilità ambientale (articolo 25 delle NTA del PAT), al contenimento dell’inquinamento luminoso (art. 26) ed incremento del risparmio energetico (art. 27). Data la consistenza del nucleo insediativo principale di Ariano si riportano anche gli estratti delle cartografie a conferma della coerenza delle previsioni tra Piani. Si evidenzia che i limiti delle “Aree con previsione degli strumenti urbanistici vigenti confermate” (Art. 51 del Piano d’Area) sono recepiti dal PAT.

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Estratto dal PRG vigente Estratto dal Piano d’Area del Delta Po tavola 13.3.01 “Zonizzazione aree significative – Ariano” Tavole 2.13 “Crocerone” e 2.20 “Ariano nel Polesine”

Nell’ATO 1.1 “Ambiti del sistema residenziale” il PAT individua il Centro Storico dal PRG vigente. Sono definite le caratteristiche tipologiche e le categorie di intervento che nel futuro PI devono essere verificate per ciascun fabbricato, complesso o ambito. Il limite delle trasformazioni previste segue i limiti individuati a suo tempo dal Piano d’Area del Delta Po. Le direttrici di espansione sono adiacenti al centro abitato esistente, ad integrazione e a completamento degli ambiti già programmati dal PRG vigente. La perequazione urbanistica, il credito edilizio e gli altri tipi di accordo tra Comune e soggetti privati, previsti dalla LR 11/2004 e richiamati nelle NTA del PAT, incentivano il recupero urbano nelle aree dismesse, il miglioramento delle caratteristiche edilizie, il risparmio energetico, il contenimento del consumo di suolo agricolo.

Estratto da Tav. 4 “Trasformabilità” del PAT

I temi sopra accennati sono richiamati nei seguenti Articoli delle Norme Tecniche del PAT: Titolo II - Articoli da 6 a 11; Articoli 12.1, 13.3, 17, 19 (in particolare gli articoli 19.1, 19.2, 19.4, 19.9), 22, 23, 25, 27.

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Il capoluogo di Ariano nel Polesine è interessato da una rete della mobilità lenta a servizio del turismo enogastronomico e naturalistico. Gli itinerari di visitazione del delta Veneto (mobilità slow e mobilità acquea) sono complementari ai luoghi di visitazione del Parco regionale del delta del Po dell’Emilia-Romagna. Le trasformazioni indicate nella tavola 4 del PAT rispettano gli ambiti di intervento previsti dall’Ente Parco del delta del Po veneto. Riferimenti: - Piano del Parco, Norme tecniche di attuazione, Titolo V, articoli 26-30.

Piano del Parco Regionale del delta del Po Estratto dalla tavola n. 4 “Sviluppo sostenibile per il Parco del Delta del Po”

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ATO 1.2 “S. Maria in Punta” ATO 1.3 “Crociara - Crociarone” PAT di Ariano nel Polesine, Estratto dalla tavola 4 “Trasformabilità”

La necessità della creazione e della conservazione di una rete ecologica locale giunge al culmine in alcune aree di pregio come il “borgo en plein air” di S. Maria in Punta. Riferimenti: Piano del Parco, Norme tecniche, art. 27 lettera c). Il PAT individua un’area di connessione naturalistica (buffer zone) entro una fascia ai piedi dell’argine del Po di Goro per realizzare, tra i vari obiettivi di tutela ecologico–naturalistica, anche il seguente: (…) “tutelare le aree limitrofe e le fasce di rispetto dei corsi d’acqua di rilevanza paesaggistica attraverso la creazione di zone filtro (buffer zone) per evidenziare e valorizzare la leggibilità e la presenza di golene, fontanazzi e qualsiasi segno nel Piano del Parco Regionale del delta del Po territorio legato all’elemento fiume e alla sua Tavola 4 “Sviluppo sostenibile per il Parco del Delta del Po” storia, compatibilmente con l’attività economica agricola” (…)

(NTA, art. 23.1 Rete ecologica comunale)

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Il Piano d’Area del delta del Po prevede la tutela per le dune fossili e prescrive il rispetto dei caratteri del luogo nei progetti edilizi. NTA del Piano: - Art. 19 Dune fossili e relitti boscati - Art. 20 Ambiti di restauro ambientale

Piano d’Area Delta del Po Sistemi e ambiti di progetto, tavola 2.15 “Grillara” Nell’ATO 1.4 “Grillara” e nelle sue adiacenze il PAT considera le dune fossili come area nucleo (core area) cioè la struttura principale di una rete ecologica a mantenimento della biodiversità locale. L’art. 23.1 delle NTA del PAT stabilisce la massima tutela possibile per l’antica linea di costa: (…) a) Area nucleo (core area) Il P.I. dovrà vietare qualsiasi intervento che possa favorire la frammentazione dell’area core, sia in termini di introduzione di elementi di antropizzazione, sia in termini di interventi di sostituzione delle strutture vegetazionali consolidate con coltivi a bassa naturalità ed alto apporto di fitofarmaci e nutrienti. (…) PAT di Ariano nel Polesine, tavola 4 “Trasformabilità” Il PAT prevede una limitata area di espansione residenziale accanto al centro abitato consolidato (articoli 19.2 e 19.4 delle NTA)

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Il Piano d’Area del delta del Po prevede il corridoio afferente la S.S. Romea a tutela del paesaggio agrario. Riferimenti: Norme tecniche del Piano - Articolo 20, 37, 41

Piano d’Area Delta del Po Sistemi e ambiti di progetto, tavola 2.15 “Grillara” L’estratto delle previsioni del Piano del Parco del delta del Po dimostra che il Comune di Ariano nel Polesine è inserito in un percorso ciclabile che collega i vari siti di notevole valore culturale ecologico e scientifico.

Piano del Parco Regionale del delta del Po Tavola 4 “Sviluppo sostenibile per il Parco del Delta del Po” Per la frazione di Piano il PAT ha individuato due ATO: - ATO 1.5 (residenziale) “Piano – Monti – Rivà” - ATO 2.2 (produttiva) “S.S. Romea – Piano”. Per ambedue sono confermate le espansioni residenziali e produttive già previste dal PRG vigente. L’ATO 2.2 è all’interno dell’area idonea agli interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale (Art. 19.10 delle NTA del PAT).

PAT di Ariano nel Polesine, tavola 4 “Trasformabilità”

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Il Piano d’Area del delta del Po prevede il corridoio afferente la S.S. Romea e la tutela del paesaggio agrario. NTA del Piano: - Titolo VI “Corridoio afferente la S.S. 309 Romea” - Art. 40 “Aree agricole di tutela” (zone E6 secondo la classificazione del PRG vigente).

Piano d’Area Delta del Po Sistemi e ambiti di progetto, tavola 2.21 “Mesola” Nell’estratto a fianco è possibile notare che il Piano del Parco del Delta del Po considera Rivà di Ariano nel Polesine come la “Porta sud” della rete dell’ospitalità e prevede un nuovo ponte ciclopedonale a servizio del percorso sulla terraferma.

Si noti che nell’estratto la parte orientale dello scolo Brenta viene indicato come Strada dei Ponti di barche (NTA del Piano del Parco, art. 27 - lettera a) diretta verso il quadrante di Ca’ Vendramin (art. 27 - lettera b).

Piano del Parco Regionale del delta del Po Tavola 4 “Sviluppo sostenibile per il Parco del Delta del Po”

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La tutela del paesaggio agrario viene consolidata tramite: - la perimetrazione delle “Aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale” attorno alla S.S. 309 “Romea” che riprendono la tutela già prevista dal titolo VI delle NTA del Piano d’Area del Delta del Po;

- l’individuazione di aree di connessione naturalistica (buffer zone) ai piedi degli argini del fiume Po.

PAT di Ariano nel Polesine, tavola 4 “Trasformabilità”

Nell’estratto riportato a fianco è evidente la tutela paesaggistica prescritta per le dune fossili, per lo scolo Brenta e per il Po di Goro.

Riferimenti: - NTA, articoli 20 e 23

Piano d’Area Delta del Po Sistemi e ambiti di progetto, tavola 2.21 “Mesola”

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Nell’ATO 4.1 “Grillara-S.Basilio” il PAT individua le fragilità e le pone quali condizioni imprescindibili per qualsiasi trasformazione. Si veda a tal proposito l’art. 16.6 delle NTA del PAT.

PAT di Ariano nel Polesine, tavola 3 “Fragilità” Per l’ATO 4.1 “Grillara-S.Basilio”, adiacente alle ATO 3.1, 3.2 e 5.1, il PAT individua un’area di massima tutela nelle dune fossili, nel centro museale di S. Basilio e nell’area a possibile interesse archeologico. È importante notare che il PAT individua nelle aree della Rete Natura 2000 i centri principali di una rete ecologica e culturale storica e ne persegue la continuità per favorire la permeabilità della matrice ambientale. La coincidenza tra l’area di possibile interesse archeologico e l’area nucleo rafforza la tutela e la conservazione dell’area e soddisfa le finalità del Parco del delta del Po.

PAT di Ariano nel Polesine, tavola 4 “Trasformabilità”

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Il Piano d’Area prescrive uno sviluppo turistico incentrato su forme compatibili con la tutela dell’ambiente coerente con la prevista (a quel tempo) istituzione del Parco del Delta del Po (avvenuta tramite L.R. 36/1997). Il Piano favorisce forme di turismo fondate sulla risistemazione degli ambienti deltizi secondo criteri didattico–scientifici, puntando sul recupero e sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico.

Riferimenti Norme Tecniche di Attuazione: - Titolo II – Il sistema ambientale litoraneo (articoli 6, 7, 8, 13) - Titolo V – Sistema della valorizzazione turistica

Piano d’Area Delta del Po Sistemi e ambiti di progetto, tavola 2.21 “Mesola” Le previsioni del Piano d’Area sono recepite dal Piano del Parco del delta del Po che prescrive forme di visitazione ecocompatibile.

Riferimenti: NTA del Piano in particolare: - articoli 10, 11, 12, 13, 15, 22, 23; - Titolo V Sviluppo sostenibile del Parco del delta del Po.

Piano del Parco Regionale del delta del Po Tavola 4 “Sviluppo sostenibile per il Parco del Delta del Po”

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Nell’ATO 5.1 il PAT prescrive la conservazione delle peculiarità fluviali e individua nell’area del Bacucco aree core e buffer zones della rete ecologica locale. Sono ammesse le trasformazioni alle seguenti condizioni: “All’interno dell’A.T.O. 5.1 e precisamente in località Bacucco, (…), il P.A.T. recepisce dal Piano d’Area la possibilità di insediare alcune attività di carattere turistico ricettivo, costituite da una spiaggia slow, un porticciolo ed una struttura ricettiva all’aperto da realizzare considerando la possibilità dell’accordo pubblico-privato di cui all’art. 6 della L.R. 11/2004. L’ubicazione precisa, le dimensioni e le caratteristiche che dovranno essere compatibili con il contesto, saranno stabilite dal P.I.” (art. 19, lettera c) (dimensionamento) turistico – ricettivo delle NTA del PAT). Considerata la totale assenza di indicazioni PAT di Ariano nel Polesine, tavola 4 “Trasformabilità” progettuali, il presente Screening valuta, al par. 6.11, la necessità di sottoporre a V.Inc.A dedicata l’attuazione di tale indicazione di trasformabilità (Art. 19 punto c).

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6.9. Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi A questo livello di pianificazione si possono ipotizzare due tipologie di effetti sinergici e cumulativi: la prima tipologia deriva da strumenti di ordine superiore, che vengono recepiti senza modifiche nel Piano di Assetto del Territorio, la seconda dall’attuazione e ipotetica saturazione delle disponibilità edificatorie concesse dal Piano Regolatore Generale, e normate dall’Art. 19.4, che individua le aree di trasformazione programmata, per le quali restano valide le caratteristiche, i parametri edificatori e le modalità di attuazione stabiliti dal P.R.G. previgente sino all’adozione della prima variante al Piano degli Interventi. Risulta di più difficile considerazione la prima tipologia di effetti: si ritiene, come valutatori, di ribadire l’attenzione rivolta alle azioni di trasformazione delle Norme 19.10 e 21: si rimanda altresì alla necessaria integrazione delle V.Inc.A riferite alle succitate norme con i contenuti e le prescrizione previste dal presente Screening. Da ricerche mirata, la realizzazione dell’Autostrada Mestre-Civitavecchia: . È prevista dal Piano Ambientale del Parco Delta del Po, recentemente rivisitato,ma non esiste una Norma Attuativa specifica e dedicata. Viene citato come effetto perturbativo dalla Valutazione di Incidenza del Piano.

. È inserita nelle tavole descrittive del sistema delle infrastrutture del PTCP, che recita all’Art. 38 : “Il P.T.C.P. individua negli elaborati cartografici la rete delle infrastrutture, evidenziandone l’articolazione e distinguendo le infrastrutture esistenti e quelle di progetto” e precisa all’Art. 41: “Gli Enti interessati alla realizzazione di infrastrutture viarie di qualsiasi livello pongono particolare attenzione alla loro progettazione al fine di evitare danneggiamenti alla rete ecologica, insostenibili incrementi della frammentazione agraria nonché ulteriori punti di discontinuità alle reti della mobilità lenta”.

. Non è definita da alcun progetto definitivo, come indicato dall’Art. 21 del P.A.T: “La rappresentazione cartografica dei tracciati riportati nella Tav. 4 “Carta della Trasformabilità”, costituisce indicazione sommaria rispetto alla ubicazione degli effettivi tracciati che andranno definiti in sede di specifica progettazione preliminare e definitiva.

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. È stata rappresentata come possibile alterazione attraverso una fascia (buffer) di 70 metri. Nessun Habitat ricade all’interno di tale area di influenza. Si rimanda ad un monitoraggio successivo all’approvazione del Piano, e con riferimento ad un progetto, sia esso preliminare o definitivo, per verificare ulteriori eventuali interferenze, ad oggi non prevedibili, con la rete ecologica locale, come ad esempio il disturbo o la frammentazione di alcuni corridoi di transito delle popolazioni di fauna, comprese quelle non incluse nei Formulari Standard.

Stralciodellatav.AdelPianoAmbientaledelParcoDeltadelPo

La presente relazione richiama altresì la norma 19.10, che recepisce:  l’Art. 37 del Titolo VI del Piano d’Area del Delta del Po (corridoio afferente la s.s. 309 “Romea”), di cui si riporta il testo integrale:

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 la zonizzazione indicata nella tavola 7.4 del Piano Ambientale del Delta Po veneto, ove l’intero corridoio viene rappresentato come “zona agricola di tutela”.

In conclusione si richiama il principio di precauzione affinché l’attuazione di tale norma, che nel P.A.T. viene identificata come “area idonea per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale”, sia preceduta da apposito Screening di Valutazione di Incidenza, in particolare per la zona a ridosso del tratto arginale del fiume Po. In concomitanza, si richiede un monitoraggio relativo alla situazione della comunità faunistica attuale e prevedibile, nel momento in cui si procedesse con l’individuazione (nel P.I) di un’eventuale area destinata a tali definiti interventi.

Segue il confronto delle previsioni pianificatorie nei documenti citati e già in vigore:

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Pianod’Area(asinistra)ePRGinvigore(nelriquadroinferioreadestra).

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tavola7.4:ipotesidizonizzazionedelParco (daPianoAmbientale).

Pertanto, per l’attuazione dell’Art. 19.10, così come per la disponibilità edificatoria residua del Piano Regolatore, ai fini dell’individuazione di effetti sinergici è stata applicata una ulteriore fascia di estensione delle alterazioni pari a 25 metri.

6.10. Identificazione dei percorsi attraverso i quali si producono I percorsi attraverso i quali si possono produrre eventuali effetti cumulativi sono descritti nel paragrafo 5.8.2 e 5.8.3 del presente Screening, ai quali si fa rimando. In estrema sintesi si richiamano in particolar modo l’incremento del traffico veicolare (emissioni di NOx e PM10) ed il rumore per quanto concerne il vettore aria, il ruscellamento (run-off) di acqua di prima pioggia contaminata da idrocarburi o altri inquinanti presenti sul manto stradale in riferimento al vettore acqua.

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6.11 Valutazione della significatività degli effetti per quanto riguarda la perdita di habitat, frammentazione, perturbazione e formulazione di prescrizioni operative e di metodo

Perdita di superficie di Habitat In riferimento alle previsioni di nuove direttrici di espansione, previste solo negli ATO 1.1, 1.3, 1.4, 1.5 e 5.1, si evidenzia che in questi ATO gli interventi sono esterni agli Habitat cartografati della Rete Natura 2000. Per quanto riguarda gli ambiti di edificazione diffusa (Art. 19.3) individuati all'interno degli ATO del sistema residenziale (1): 1.2 “S. Maria in Punta”, 1.3 “Crociara – Crociarone” e 1.5 “Piano – Monti – Rivà”, si collocano all’esterno di Habitat di interesse comunitario. Pertanto si evidenzia che la significatività degli effetti è nulla, in quanto il consumo di suolo si riferisce esclusivamente al sedime proprio della previsione di trasformazione. Considerata la tipologia di rifiuti e l’elevata efficienza del processo di raccolta differenziata (il comune di Ariano nel Polesine ha raggiunto una percentuale di raccolta differenziata superiore all’obiettivo del 60% prefissato per il 31 dicembre 2011 dalla Legge 27 dicembre 2006, n. 296), si ritiene che l’incremento teorico massimo di circa 300 abitanti nel decennio non possa incidere in maniera significativa sul sito della Rete Natura 2000. In attuazione degli Artt. 7, 20, 21 e 24.1, ed in particolare dell’art. 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11), non sono previsti scarichi a cielo aperto nei corsi d’acqua, ma allacciamento alle linee delle acque nere esistenti o a vasche Imhoff, ovvero depurazione dei reflui di cantiere, pertanto si escludono sversamenti non controllati nei recettori superficiali. Sulla base dei dati del dimensionamento di Piano ed in attuazione degli Artt. 7, 19, 20 e 24.1 delle NTA, si può ragionevolmente ipotizzare che le quantità delle nuove aree da sottoporre ad edificazione, prevalentemente residenziali, siano tali da ritenere che il fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali di servizio sia minimo: viceversa il Piano, a questo livello di pianificazione, recepisce la possibile realizzazione della infrastruttura stradale Mestre-Orte, indicata nelle cartografia dei Piani di categoria superiore, già in vigore e già valutati, di competenza esterna al Comune di Ariano nel Polesine (Art. 21). Questa, secondo quanto indicato in tav. 4, non insiste su Habitat della rete Natura 2000. In relazione alla possibilità di interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale, secondo la l:R: 11/2004, non essendo possibile individuare a questo livello di pianificazione gli ambiti che saranno oggetto di intervento, non è possibile stabilire se vi sia o meno perdita di superficie di habitat di interesse comunitario.

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Frammentazione Sulla scorta delle analisi e osservazione sovra riportate e con il supporto della cartografia esposta e dei sopralluoghi effettuati sui siti specifici di previsione si può evidenziare che le azioni di nuova trasformabilità di competenza esclusiva del P.A.T., in applicazione degli Artt. 7, 19, 20 e 24.1, non potranno interrompere la continuità ecologica delle aree di interesse comunitario: non si rileva perciò alcun tipo di frammentazione di Habitat o Habitat di Specie. Risulta opportuno portare all’attenzione degli istruttori, il recepimento della viabilità prevista dal PTCP (Art. 21), del corridoio afferente la S.S. Romea del Piano d’Area del Delta del Po (Art. 19.10) e la “possibilità di insediare alcune attività di carattere turistico ricettivo considerando la possibilità dell’accordo pubblico-privato di cui all’art. 6 della L.R. 11/2004” all’interno dell’A.T.O 5.1, prevista dal Piano Ambientale del Parco del Delta del Po e non ubicata in tavola 4. In mancanza di indicazioni progettuali è indispensabile rimandare ad una V.Inc.A dedicata per la futura attuazione di tali norme, per identificare eventuali effetti di frammentazione.

Perturbazione Considerato che nessuna azione di esclusiva competenza del Piano coinvolge direttamente Habitat di interesse comunitario, perché non presenti nei siti di previsione, gli interventi programmati non potranno comportare perturbazioni durature significative, sia dirette che indirette, sugli equilibri ecologici degli Habitat appartenenti alla Rete Natura 2000. Infine, si ribadisce che l’inquinamento acustico e le emissioni in atmosfera, che interessano gli Habitat presenti all’interno dei limiti spaziali identificati dai relativi buffer, danno luogo ad un’incidenza non significativa. Per le Specie vulnerabili presenti all’interno dell’area di buffer istituita in base alla propagazione del rumore e delle emissioni in atmosfera si può identificare un’incidenza indiretta, la cui significatività è definita nella fase IV.

Prescrizioni Nell'attuazione di qualsiasi norma del P.A.T. dovrà essere posta particolare attenzione al rispetto di quanto previsto dal DM 184/2007. In attuazione degli Artt. 7, 20, 24.1, ed in particolare dell’Art. 19 (e punti da 1 a 4, 6-7 e da 9 a 11):

 Al fine di tutelare gli habitat di interesse comunitario ed eventuali specie faunistiche e floristiche di pregio, in sede di progettazione edilizia dovrà essere effettuata una ricognizione dell'area d'intervento, provvedendo a redigere uno Screening d'incidenza ambientale, ovvero, in alternativa, una dichiarazione di non necessità.

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 Sulla scorta della ricognizione e dell'eventuale screening d’incidenza ambientale, il cantiere dovrà essere organizzato in modo tale da non interferire con le specie floristiche e faunistiche di pregio eventualmente individuate.  In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore, polveri e di sversamenti di sostanze tossiche. Particolare attenzione dovrà essere posta nella movimentazione di materiali in prossimità dei corsi d'acqua, al fine di escludere qualsiasi intorpidimento delle acque e lo svernamento di materiali che interferiscano con il normale flusso della corrente.  I tempi di esecuzione dei lavori dovranno essere il più possibile brevi e programmati in periodi idonei dell'anno, al fine di limitare il disturbo è necessario utilizzare dispositivi antirumore e lubrificanti ecologici.  Nel caso di nuove edificazioni in prossimità (entro 500 m) di habitat di interesse comunitario dovrà essere progettata, in fase preliminare ed esecuitiva, l’ inserimento di opportune fasce vegetazionali di mitigazione acustica e paesaggistica. Dette fasce saranno formate da specie arbustive ed arboree autoctone, di pregio ambientale ed ornamentale, conformi alle indicazioni del Piano Ambientale del Parco del Delta del Po.  Gli eventuali impianti di illuminazione dovranno essere progettati in maniera tale da non arrecare disturbo alle specie faunistiche e garantire un corretto inserimento nel contesto naturalistico-ambientale, e di limitare al massimo l’inquinamento luminoso, come previsto dall’Art. 26.

In attuazione degli Artt. 19 (relativamente all’A.T.O 5.1), 19.10 e 21, poiché recepiti da Piani di ordine superiore e non di diretta competenza del comune di Ariano nel Polesine, viene prescritta la redazione di uno Screening di Incidenza Ambientale dedicato.

Il mancato rispetto delle prescrizioni definite nel presente paragrafo 6.11 può inficiare le valutazioni e l’esito della procedura di Screening. Gli autori e il gruppo di lavoro declinano la responsabilità derivante dalla mancata esecuzione delle prescrizioni stesse e di eventuali conseguenze non previste.

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7.0. FASE 4 – VALUTAZIONE CONCLUSIVA

ALLEGATO "A" - DGRV n. 3173 del 10.10.2006

Dati identificativi del piano

Descrizione del Piano di Assetto del Comune di Ariano nel Polesine (P.A.T.), redatto ai sensi dell’art. 12 della LR 11/2004. piano Il Piano delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo dell’intero territorio comunale, con i contenuti di cui all’art. 13 della LR 11/2004.

Denominazione: ZPS IT3270023 “Delta del Po” Localizzazione: Longitudine E 12° 21’ 53’’ Latitudine N 44° 58’ 50’’ Codice e denominazione dei Denominazione: SIC IT3270017 “Delta del Po: tratto terminale e delta siti Natura 2000 veneto” Localizzazione: Longitudine E 12° 16’ 8’’ Latitudine N 44° 58’ 45’’ interessati Qualità e importanza [ZPS IT3270023]: Importante sito per la nidificazione, la migrazione e lo svernamento di uccelli acquatici. L'area degli scanni rappresenta un importante sito per la nidificazione di alcune specie di Caradriformi. Alcune aree golenali con vasto canneto e copertura arborea consentono la nidificazione di Ardeidi, Rallidi e Passeriformi. Presenza di complesse associazioni vegetazionali, con estesi canneti e serie psammofile e alofile. Lembi forestali termofile e igrofili relitti. Presenza di specie vegetali rare o fitogeograficamente interessanti, molte di esse segnalate nel "Libro rosso delle Piante d'Italia".

Qualità e importanza [SIC IT3270017]: Presenza di complesse associazioni vegetazionali, con estesi canneti e serie psammofile e alofile. Lembi forestali termofili e igrofili relitti.

Denominazione: SIC IT3270005 “Dune Fossili di Ariano Polesine” Localizzazione: Longitudine E 12° 11’ 7’’ Latitudine N 44° 58’ 3’’ Qualità e importanza: Paleo dune relitte; vegetazione xerofila litoranea, ricca in entità rare.

Denominazione: SIC IT3270006 “Rotta di San Martino” Localizzazione: Longitudine E 12° 11’ 43’’ Latitudine N 44° 57’ 26’’ Qualità e importanza: zona umida relitta di interesse geomorfologico e naturalistico.

Il P.A.T. del Comune di Ariano nel Polesine è direttamente connesso a, e deve Indicazione di altri recepire, i documenti di pianificazione di livello superiore: piani, progetti o P.T.R.C e P.T.C.P. b possibili effetti combinati: 1. Realizzazione dell’infrastruttura viaria Mestre-Orte-Civitavecchia. interventi che Piano d’Area del Delta del Po e Piano Ambientale del Parco del Delta possano dare del Po. b possibili effetti combinati: 1. Realizzazione di interventi effetti combinati diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale nel corridoio afferente la S.S. Romea. 2. Possibilità di insediare alcune attività di carattere turistico ricettivo all’interno dell’A.T.O. 5.1. Si considera altresì il Piano di gestione del Sito Natura 2000 Delta del Po, che non può dare luogo ad effetti combinati.

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Valutazione della significatività degli effetti

In base ai sopralluoghi e alle osservazioni svolte, l'analisi delle specie presenti Descrizione di come nel Sito e degli Habitat frequentati dalle specie ha messo in evidenza che il territorio comunale di Ariano nel Polesine costituisce un ambito potenzialmente il Piano (da solo o idoneo ad ospitare numerose specie di animali d'interesse naturalistico nelle loro per azione diverse fasi di vita, in particolare dell’avifauna. combinata) incida o Sulla scorta delle analisi effettuate per la redazione della presente relazione, in riferimento alla tipologia degli interventi previsti dal PAT, e sulla base non incida dell'attuale livello di pianificazione, alla luce del Principio di precauzione, in negativamente sul fase di progettazione preliminare o definitiva degli interventi dovrà essere valutata la necessità di redigere o meno una relazione di Valutazione di Sito Natura 2000 incidenza Ambientale (Screening). Detto Screening di Incidenza è prescritto obbligatoriamente per l’attuazione degli Artt. 19, 19.10 e 21. Per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro e risanamento e di ristrutturazione edilizia che non comportino aumento della volumetria e/o superficie e che non comportino modifiche della destinazione d'uso diversa da quella residenziale, e per gli interventi che comportino esclusivamente l'ampliamento degli edifici esistenti e che non prevedano modifiche della destinazione d'uso diversa da quella residenziale che sono ubicati in aree esterne agli Habitat di interesse comunitario e a una distanza superiore ai 50 m dagli Habitat di interesse comunitario (praticamente tutte le zone in cui il PAT prevede nuove direttrici strategiche di espansione), si ritiene che la tipologia degli interventi sia tale da poter ritenere che non vi siano incidenze negative connesse con la natura delle opere e con le specie animali sensibili.

Per tali interventi si conclude che, in ottemperanza delle prescrizioni e indicazioni di cui al par. 6.11, con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui Siti Natura 2000: 1. ZPS IT3270023 “Delta del Po”. 2. SIC IT3270017 “Delta del Po: tratto terminale e delta veneto” 3. SIC IT3270005 “Dune Fossili di Ariano Polesine” 4. SIC IT3270006 “Rotta di San Martino”

Gli effetti sulle specie e sugli Habitat di interesse comunitario non si possono, ragionevolmente, considerare significativi, data la modestia degli interventi Spiegazione del proposti e la loro tipologia, esclusivamente residenziale o commerciale di perché gli effetti servizio alla residenza. non si debbano I sopralluoghi effettuati hanno confermato che i siti nei quali il PAT prevede delle direttrici di espansione, oltre ad essere coerenti con le previsioni del Piano considerare d’Area e del Piano Ambientale del Parco Delta del Po, non ospitano specie significativi animali o vegetali di interesse naturalistico e comunitario e sono tutti esterni e posti ad adeguata distanza dagli Habitat di intereresse comunitario. Inoltre tali siti d'intervento sono stati proposti secondo il principio regolatore della saturazione e ricomposizione degli spazi urbani consolidati e pertanto sono tra essi interclusi o posti ai loro margini, quindi in ambiti di forte impatto antropico consolidato. Infine la realizzazione delle opere edilizie previste in questi ambiti dal PAT, non richiederà particolari movimenti di terra, in quanto posti tutti in aree di pianura o di fondo valle; non saranno tagliati alberi o filari o macchie boscate o siepi campestri, perché non presenti nelle aree specifiche; eventuali possibilità di interruzione dei corridoi di connessione ecologica riguardano progetti non ancora definiti di Piani di Ordine Superiore (infrastruttura Mestre- Orte); non saranno direttamente interessai sorgenti, pozzi, bacini o corsi d'acqua; la viabilità aggiuntiva prevista esclusivamente dal P.A.T. è quella strettamente necessaria alle nuove residenze all'interno delle zone residenziali esistenti. Infine i lavori previsti dal PAT non comporteranno variazioni

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significative sulla percezione dell'assetto paesaggistico dei siti interessati.

Pertanto, richiamate anche le analisi presentate nei precedenti capitoli, e con il conforto delle immagine e della cartografia più sopra esposta e commentata, si conclude che, con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui Siti Natura 2000 interessati, in ottemperanza della prescritta V.Inc.A dedicata in merito alla futura attuazione delle N.T.A. 19, 19.10 e 21.

Consultazione con Regione Veneto - Lo Screening è stato elaborato sulla base delle indicazioni fornite dall’Unità di Progetto Coordinamento Commissioni (VAS - VINCA - gli Organi e Enti NUVV) della Regione Veneto e in conformità alla DGR 3173 del 10.10. 2006. competenti e Provincia di Rovigo risultati della Ente Parco Regionale del Delta del Po veneto consultazione Comune di Ariano nel Polesine (RO) Risultati della Soddisfacenti consultazione

Dati raccolti per l’elaborazione dello Screening

Livello di Luogo dove possono essere Responsabile completezza Fonte dei dati reperiti e visionati i dati della Verifica delle utilizzati informazioni

Elaborati del P.T.R.C.; Elaborati del Piano Sito ufficiale della Regione Veneto: Dott. Urb. d’Area del Delta del Po; Adeguato Sezione Ambiente e Territorio – Mattia Formulari Standard dei Adeguato Territorio - Reti Ecologiche e Toffanin siti della Rete Natura Biodiversità 2000; Adeguato www.regione.veneto.it D.G.R.V. n. 3173 del Dr. In Scienze e 10.10.2006. Tecnologie per Provincia di Rovigo – Settore Urbanistica e Pianificazione l’Ambiente Elaborati del P.T.C.P. Adeguato Andrea Territoriale / Tel. 0425 386874 Gastaldo www.pianificazione.provincia.rovigo.it/ Piano Ambientale Ente Ente Parco Regionale Veneto del Delta Parco Regionale Veneto Adeguato del Po - Via Marconi, 6 45012 Ariano del Delta del Po. nel Polesine (RO) - Tel. 0426 372202 Dott. Arch. www.parcodeltapo.org Enrico Maria Piano Regolatore Crepaldi Ufficio Tecnico del Comune di Generale del Comune di Adeguato Ariano nel Polesine / Tel. 042671170 Ariano nel Polesine. Adeguato www.comune.arianonelpolesine.ro.it (RO) Elaborati P.A.T. Dott. Geol. Studio ADgeo, Andrea Gastaldo Alberto Sopralluoghi ed analisi Via Molette, 32 / [email protected] Dacome ambientali dirette Adeguato 35040 Ponso (PD) Tel. 0429 656293 Dati Bibliografici Studio Ambiterr, Mattia Toffanin disponibili Via G. Mazzini, 8, 35100 / Rovigo (Vedi Bibliografia) [email protected]

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1. SIC IT 3270005 Dune fossili di Ariano nel Polesine

Sintesi degli habitat

Significatività Significatività Presenza nelle Presenza di negativa delle negativa delle Denominazione Habitat aree oggetto effetti sinergici incidenze incidenze di valutazione cumulativi dirette indirette Codice Habitat Prioritario

Dune costiere fisse a Non 2130 * vegetazione erbacea ("dune Sì Nulla No Significativa grigie")

Dune con prati dei 2230 No Nulla Nulla No Malcolmietalia

Dune con foreste di Pinus 2270 * No Nulla Nulla No pinea e/o Pinus pinaster

Habitat non riportati nel formulario standard Rete Natura 2000 ma inseriti nella legenda della Carta degli Habitat

Significatività Significatività Presenza nelle Presenza di negativa delle negativa delle Denominazione Habitat aree oggetto effetti sinergici incidenze incidenze di valutazione cumulativi dirette indirette Codice Habitat Prioritario

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato Non 6210 Sì Nulla No calcareo (Festuco- Significativa Brometea) (*stupenda fioritura di orchidee)

2. SIC IT 3270006 Rotta di S. Martino

Sintesi degli habitat

Significatività Significatività Presenza nelle Presenza di negativa delle negativa delle Denominazione Habitat aree oggetto effetti sinergici incidenze incidenze di valutazione cumulativi dirette indirette Codice Habitat Prioritario Laghi eutrofici naturali con vegetazione del 3150 * No Nulla Nulla No Magnopotamion o Hydrocharition

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Uccelli inseriti nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area Codice Specie negativa delle negativa delle effetti sinergici oggetto di incidenze dirette incidenze indirette e cumulativi valutazione A022 Ixobrychus minutus No Nulla Nulla No A084 Circus pygargus No Nulla Nulla No

A082 Circus cyaneus No Nulla Nulla No A026 Egretta garzetta No Nulla Nulla No

A229 Alcedo Atthis No Nulla Nulla No

A338 Lanius collurio No Nulla Nulla No

3. SIC IT 3270017 Delta del Po: tratto terminale e delta veneto

Sintesi degli habitat

Significatività Significatività Presenza nelle Presenza di negativa delle negativa delle Denominazione Habitat aree oggetto effetti sinergici incidenze incidenze di valutazione cumulativi dirette indirette Codice Habitat Prioritario

1150 * Lagune costiere No Nulla Nulla No

Steppe salate mediterranee 1510 No Nulla Nulla No (Limonietalia)

Foreste a galleria di Salix alba 92A0 No Nulla Nulla No e Populus alba

Distese fangose o sabbiose 1140 emergenti durante la bassa No Nulla Nulla No marea

Perdita di Habitat Foreste alluvionali di Alnus presente all’ interno del glutinosa e Fraxinus excelsior Non 91E0 * Sì Nulla corridoio Significativa (Alno-Padion, Alnion incanae, afferente alla s.s. Salicion albae) Romea c/o Rivà (Art. 19.10).

Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo- 1420 No Nulla Nulla No atlantici (Sarcocornetea fruticosi)

2190 Depressioni umide interdunari No Nulla Nulla No

Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie 1310 No Nulla Nulla No annuali delle zone fangose e sabbiose

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Dune con foreste di Pinus 2270 * No Nulla Nulla No pinea e/o Pinus pinaster Dune costiere fisse a 2130 * vegetazione erbacea No Nulla Nulla No ("dune grigie") Dune costiere 2250 * No Nulla Nulla No con Juniperus spp.

Dune mobili del cordone litorale con presenza di 2120 No Nulla Nulla No Ammophila arenaria ("dune bianche")

Dune con presenza di 2160 No Nulla Nulla No Hippophaë rhamnoides

2110 Dune mobili embrionali No Nulla Nulla No

Pascoli inondati mediterranei 1410 No Nulla Nulla No (Juncetalia maritimi)

Prati di Spartina (Spatinion 1320 No Nulla Nulla No maritimae)

Praterie umide mediterranee 6420 con piante erbacee alte del No Nulla Nulla No Molinio-Holoschoenion

Perdita di Habitat per attività di Non carattere turistico 1130 Estuari Sì Nulla Significativa ricettivo entro l’A.T.O. 5.1. (Art. 19).

Paludi calcaree con Cladium 7210 * mariscus e specie del Caricion No Nulla Nulla No davallianae

Vegetazione annua delle 1210 No Nulla Nulla No linee di deposito marine

Banchi di sabbia a debole 1110 copertura permanente di No Nulla Nulla No acqua marina

Foreste di Quercus ilex e 9340 No Nulla Nulla No Quercus rotundifolia

Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette A082 Circus cyaneus No Nulla Nulla No

A195 Sterna albifrons Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie

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A029 Ardea purpurea Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A023 Nycticorax nycticorax No Nulla Nulla No

A024 Ardeola ralloides No Nulla Nulla No

Disturbo alla A022 Ixobrychus minutus Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A081 Circus aeruginosus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A021 Botaurus stellaris No Nulla Nulla No

A084 Circus pygargus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie Disturbo alla A026 Egretta garzetta Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A229 Alcedo atthis Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A193 Sterna hirundo Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A191 Sterna sandvicensis No Nulla Nulla No

A132 Recurvirostra avosetta No Nulla Nulla No

A197 Chlidonias niger No Nulla Nulla No

A151 Philomacus pugnax No Nulla Nulla No

Disturbo alla A131 Himantopus himantopus Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A224 Caprimulgus europaeus No Nulla Nulla No

A027 Egretta alba Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A393 Phalacrocorax pygmeus No Nulla Nulla No

A140 Pluvialis apricaria No Nulla Nulla No

A035 Phenicopterus ruber No Nulla Nulla No

A141 Pluvialis squatarola No Nulla Nulla No

168

Uccelli non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette A391 Phalacrocorax carbo sinensis No Nulla Nulla No Disturbo alla A004 Tachybaptus ruficollis Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A005 Podiceps cristatus No Nulla Nulla No

A055 Anas querquedula No Nulla Nulla No

A059 Aythya ferina Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A298 Acrocephalus arundinaceus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A296 Acrocephalus palustris Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A297 Acrocephalus scirpaceus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A054 Anas acuta No Nulla Nulla No

A056 Anas clypeata No Nulla Nulla No

A052 Anas crecca No Nulla Nulla No

A050 Anas penelope No Nulla Nulla No

A051 Anas strepera No Nulla Nulla No

A028 Ardea cinerea Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A061 Aythya fuligula No Nulla Nulla No

A149 Calidris alpina No Nulla Nulla No

A288 Cettia cetti Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A289 Cisticola juncidis Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A381 Emberiza schoeniclus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A125 Fulica atra Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A153 Gallinago gallinago No Nulla Nulla No

A459 Larus cachinnans No Nulla Nulla No

A179 Larus ridibundus No Nulla Nulla No

169

A069 Mergus serrator No Nulla Nulla No

A160 Numenius arquata No Nulla Nulla No

A008 Podiceps nigricollis No Nulla Nulla No

A305 Sylvia melanocephala Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A048 Tadorna tadorna Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A161 Tringa erythropus No Nulla Nulla No

A162 Tringa totanus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie

Anfibi e rettili elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle Codice Specie negativa delle effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze dirette cumulativi valutazione indirette 1220 Emys orbicularis Sì Nulla Non Significativa No 1199 Pelobates fuscus insubricus No Nulla Nulla No

Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette 1155 Padogobius panizzae No Nulla Nulla No

1154 Pomatoschistus canestrinii No Nulla Nulla No

1100 Acipenser naccarii No Nulla Nulla No

1101 Acipenser sturio No Nulla Nulla No

1095 Petromyzon marinus No Nulla Nulla No

1103 Alosa fallax Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie 1097 Lethenteron zanandreai No Nulla Nulla No

170

Piante elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette 1443 Salicornia veneta No Nulla Nulla No

1581 Kosteletzkya pentacarpos No Nulla Nulla No

ZPS IT 3270023 Delta del Po

Sintesi degli habitat

Significatività Significatività Presenza nelle Presenza di negativa delle negativa delle Denominazione Habitat aree oggetto effetti sinergici incidenze incidenze di valutazione cumulativi dirette indirette Codice Habitat Prioritario

1150 * Lagune costiere No Nulla Nulla No

Steppe salate mediterranee 1510 No Nulla Nulla No (Limonietalia)

Foreste a galleria di Salix alba 92A0 No Nulla Nulla No e Populus alba

Perdita di Habitat Foreste alluvionali di Alnus presente all’ interno del glutinosa e Fraxinus excelsior Non 91E0 * Sì Nulla corridoio Significativa (Alno-Padion, Alnion incanae, afferente alla s.s. Salicion albae) Romea c/o Rivà (Art. 19.10).

Distese fangose o sabbiose 1140 emergenti durante la bassa No Nulla Nulla No marea

Perdita di Habitat per attività di Non carattere turistico 1130 Estuari Sì Nulla Significativa ricettivo entro l’A.T.O. 5.1. (Art. 19).

Vegetazione annua delle 1210 No Nulla Nulla No linee di deposito marine

Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie 1310 No Nulla Nulla No annuali delle zone fangose e sabbiose

171

Prati di Spartina (Spatinion 1320 No Nulla Nulla No maritimae)

Pascoli inondati mediterranei 1410 No Nulla Nulla No (Juncetalia maritimi)

Banchi di sabbia a debole 1110 copertura permanente di No Nulla Nulla No acqua marina

2110 Dune mobili embrionali No Nulla Nulla No

Foreste di Quercus ilex e 9340 No Nulla Nulla No Quercus rotundifolia

Dune mobili del cordone litorale con presenza di 2120 No Nulla Nulla No Ammophila arenaria ("dune bianche")

Dune costiere fisse a 2130 * vegetazione erbacea No Nulla Nulla No ("dune grigie") Dune con presenza di 2160 No Nulla Nulla No Hippophaë rhamnoides

2190 Depressioni umide interdunari No Nulla Nulla No

Dune costiere 2250 * No Nulla Nulla No con Juniperus spp. Dune con foreste di Pinus 2270 * No Nulla Nulla No pinea e/o Pinus pinaster Praterie umide mediterranee 6420 con piante erbacee alte del No Nulla Nulla No Molinio-Holoschoenion Paludi calcaree con Cladium 7210 * mariscus e specie del Caricion No Nulla Nulla No davallianae

Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo- 1420 No Nulla Nulla No atlantici (Sarcocornetea fruticosi)

Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette A338 Lanius collurio Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A339 Lanius minor Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A021 Botaurus stellaris No Nulla Nulla No

Disturbo alla

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A022 Ixobrychus minutus Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A023 Nycticorax nycticorax No Nulla Nulla No

A024 Ardeola ralloides No Nulla Nulla No

Disturbo alla A026 Egretta garzetta Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A027 Egretta alba Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A029 Ardea purpurea Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A081 Circus aeruginosus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A082 Circus cyanaeus No Nulla Nulla No

A084 Circus pygargus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A131 Himantopus himantopus Disturbo alla Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A132 Recurvirostra avosetta No Nulla Nulla No

A140 Pluvialis apricaria No Nulla Nulla No

A151 Philomacus pugnax No Nulla Nulla No

A191 Sterna sandvicensis No Nulla Nulla No

A193 Sterna hirundo Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A195 Sterna albifrons Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A197 Chlidonias niger No Nulla Nulla No

A224 Caprimulgus europaeus No Nulla Nulla No

A229 Alcedo atthis Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A393 Phalacrocorax pygmeus No Nulla Nulla No

A035 Phenicopterus ruber No Nulla Nulla No

A141 Pluvialis squatarola No Nulla Nulla No

A138 Charadrius alexandrinus No Nulla Nulla No

173

Uccelli non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette Disturbo alla A004 Tachybaptus ruficollis Sì Nulla Non Significativa Specie in relazione ai corridoi ecologici (Art. 21) A005 Podiceps cristatus No Nulla Nulla No

A055 Anas querquedula No Nulla Nulla No

A059 Aythya ferina Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A391 Phalacrocorax carbo sinensis No Nulla Nulla No A008 Podiceps nigricollis No Nulla Nulla No

A028 Ardea cinerea Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A048 Tadorna tadorna Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A050 Anas penelope No Nulla Nulla No

A051 Anas strepera No Nulla Nulla No

A052 Anas crecca No Nulla Nulla No

A053 Anas platyrhynchos Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A054 Anas acuta No Nulla Nulla No

A056 Anas clypeata No Nulla Nulla No

A061 Aythya fuligula No Nulla Nulla No

A069 Mergus serrator No Nulla Nulla No

A125 Fulica atra Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A142 Vanellus vanellus No Nulla Nulla No

A160 Numenius arquata No Nulla Nulla No

A161 Tringa erythropus No Nulla Nulla No

A162 Tringa totanus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A153 Gallinago gallinago No Nulla Nulla No

A179 Larus ridibundus No Nulla Nulla No

174

A459 Larus cachinnans No Nulla Nulla No

A289 Cisticola juncidis Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A288 Cettia cetti Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A297 Acrocephalus scirpaceus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A296 Acrocephalus palustris Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A298 Acrocephalus arundinaceus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A305 Sylvia melanocephala Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A381 Emberiza schoeniclus Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie A130 Haematopus ostralegus No Nulla Nulla No

Anfibi e rettili elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle Codice Specie negativa delle effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze dirette cumulativi valutazione indirette 1199 Pelobates fuscus insubricus No Nulla Nulla No

1220 Emys orbicularis Sì Nulla Non Significativa No

Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette 1095 Petromyzon marinus No Nulla Nulla No

1097 Lethenteron zanandreai No Nulla Nulla No

1100 Acipenser naccarii No Nulla Nulla No

1101 Acipenser sturio No Nulla Nulla No

1103 Alosa fallax Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie 1154 Pomatoschistus canestrinii No Nulla Nulla No

1155 Knipowitschia panizzae Sì Nulla Non Significativa Disturbo alla Specie

175

Piante elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Presenza Significatività Significatività Presenza di nell’area negativa delle negativa delle Codice Specie effetti sinergici e oggetto di incidenze incidenze cumulativi valutazione dirette indirette 1443 Salicornia veneta No Nulla Nulla No

1581 Kosteletzkya pentacarpos No Nulla Nulla No

Esito della procedura di Screening

La Valutazione d'incidenza si conclude attestando che con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi sui siti della Rete Natura 2000 a seguito dell'attuazione delle previsioni urbanistiche strategiche proposte dal "Piano di Assetto Territoriale" (PAT) del Comune di Ariano nel Polesine, in ottemperanza delle prescrizioni di cui al paragrafo 6.11 del presente Screening, e previa Valutazione di Incidenza relativa all’attuazione degli Art. 19, 19.10 e 21 delle N.T.A.

E’ stata altresì verificata la conformità e la congruità delle NTA del Piano con il Decreto Ministeriale 184/2007, in quanto vengono rispettate le indicazioni, le direttive e i divieti previsti dal suddetto D.M., con particolare riferimento all’Art. 5 “Criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione per tutte le ZPS”.

Si dà infine menzione che, trattandosi di sito ricadente in area protetta come definita dalla L. 06/12/1994 n° 394, è stato formalmente interpellato l'Ente gestore dell'area stessa, il quale non ha ritenuto nei termini normativi di esprimersi al riguardo (vedi allegati seguenti).

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Dichiarazione di competenza dei professionisti

Secondo quanto disposto dalla D.G.R.V. 10 Ottobre 2006, n. 3173, ai sensi e per gli effetti del D.P.R. n. 445/2000, il sottoscritto Mattia Toffanin, iscritto all’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Rovigo n° 466 e il Sottoscritto Andrea Gastaldo, dottore in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente, incaricati per la redazione della Relazione di Incidenza Ambientale, nei termini di quanto previsto dalla Direttiva 92/43/CEE e finalizzata alla significatività degli impatti legati all'attuazione delle azioni e previsioni espresse dal Piano di Assetto del Territorio del Comune di Ariano nel Polesine (RO),

dichiarano che i professionisti costituenti il gruppo di valutazione, sono in possesso dell'esperienza specifica e delle competenze in campo biologico, naturalistico ed ambientale necessarie per la corretta ed esaustiva redazione di Valutazione di Incidenza, in relazione al Piano trattato. Pertanto si sottoscrive che, con ragionevole certezza, si può escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui Siti di Importanza Comunitaria, appartenenti alla rete Natura 2000: 1. ZPS IT3270023 “Delta del Po”. 2. SIC IT3270017 “Delta del Po: tratto terminale e delta veneto” 3. SIC IT3270005 “Dune Fossili di Ariano Polesine” 4. SIC IT3270006 “Rotta di San Martino”

Rovigo, marzo 2014 (Per il gruppo di Valutazione) Dott. Urb. Mattia TOFFANIN

Dott. Scienze e Tecnologie per l’Ambiente Andrea GASTALDO

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