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Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati Tiratura 03/2016: 245.377 30-MAG-2016 Diffusione 03/2016: 170.497 da pag. 30 Lettori Ed. III 2015: 1.294.000 foglio 1 Quotidiano - Ed. nazionale Dir. Resp.: Maurizio Molinari www.datastampa.it Giovedì 24 AGORÀ spettacoli 2 Giugno 2016 Musica. Le sinfonie di Beethoven secondo Daniele Gatti PIERACHILLE DOLFINI nato loro “artistic advisor”. Un viaggio, quel- to la storia della musica. Passando dall’E- co “da camera”, accorciando le distanze tra Finita a Brescia lo nell’universo sinfonico del compositore roica, dalla Quinta e dal contrasto tra natu- musicisti e pubblico. Tanto che l’Inno alla la tournée a tappa finale è quella più impegna- tedesco, iniziato a gennaio 2015 e conclu- ra e cultura della Pastorale, Gatti sul finale gioia del celeberrimo finale della Nona non della Mahler tiva. Come un tappone con i passi do- sosi in questi giorni a Torino, Ferrara, Ber- tira la volata di un progetto che ha mostra- arriva da “sopra il cielo stellato” ma ribolle chamber orchestra lomitici al Giro d’Italia. Perché sul gamo e Brescia, queste ultime due nell’am- to la modernità di Beethoven: il percorso dalla terra, è impastato di vita e colorato di Lleggìo ci sono, una dietro l’altra, l’Ot- bito del Festival pianistico internazionale. sinfonico del musicista tedesco è restituito quella speranza che vorrebbe «tutti gli uo- diretta tava e la Nona sinfonia. Come dire, Pordoi Un viaggio partito dalla Prima che nella let- nella sua capacità di parlare al nostro esse- mini fratelli». Come auspica l’inno di Schil- dal maestro e Sella in due ore. Ma Daniele Gatti taglia tura del direttore d’orchestra milanese, pur re uomini di oggi. Immediato e diretto. Do- ler intonato dal coro Orfeó Català e da quel- vittorioso il traguardo dell’integrale delle mostrando senza troppi compiacimenti il ve l’analisi di una partitura c’è ma non si av- lo da camera del Palau de la musica catala- milanese Sinfonie di Ludwig van Beethoven. E ha u- debito nei confronti di Mozart e Haydn, sot- verte nel fluire del suono sempre pieno e na insieme alle voci di Christiane Oelze, Ch- na squadra di lusso, i musicisti della Mah- tolineava le inquietudini e i colpi di genio bello della Mahler. Gatti affronta anche le rista Mayer, Torsten Kerl e Steven Humes. Il direttore Daniele Gatti ler chamber orchestra che l’hanno nomi- delle pagine successive che hanno cambia- sinfonie più monumentali con un organi- © RIPRODUZIONE RISERVATA LUCA PELLEGRINI evi, ragazza bella e sensibile, si sente responsabile di una morte. Deepak, che pur coi morti ha a che fare ogni giorno, viene lace- rato dalla scomparsa di Shaalu, studentessa di cui si era inna- morato. In mezzo scorre un fiu- me,D il Gange, e l’India è la gran scena ove que- sti dolori e amori scorrono con lentezza. Sono GHAYWAN personaggi che si trovano, come dice il titolo, Tra la terra e il cielo, nell’opera prima con la quale il regista indiano Neeraj Ghaywan ha vin- to lo scorso anno a Cannes il “Prix de l’avenir” della sezione “Un certain regard” e il premio della critica Fipresci. Un film ora arrivato nel- Passaggio in India le sale italiane. «Lavoravo in una società – rac- conta il cineasta di Mumbai –, mi occupavo di economia, ma ero in crisi, avevo abbandona- to tutto perché mi piaceva il cinema, da sei me- si i miei genitori non mi rivolgevano più la pa- rola. Un amico mi aveva parlato dei ghat a Va- ranasi, le gradinate di pietra che conducono agli argini del Gange dove si incontrano i fedeli che si immergono nelle acque del fiume sacro e pregano e dove tradizionalmente vengono accese le pire per le cremazioni. Mi aveva spiegato che chi si occupa di INNAMORATI cremare i corpi è privo di ogni emo- A sinistra, i personaggi zione e gestisce il di Deepak e Devi, lavoro secondo protagonisti del film codici antichissi- indiano vincitore mi. Sono rimasto l’anno scorso a Cannes affascinato dal suo del “Prix de l’avenir” racconto. Ho co- minciato così a Neeraj Ghaywan immaginare la storia di Deepak, che appartiene alla casta degli intoccabili, i da- lit, perché soltanto loro possono fare questo lavoro, considerato un atto impuro. L’idea era quella di seguire lo sviluppo anche emoziona- le di una persona che è a contatto con la mor- te ogni giorno». Come si è preparato al film? «Ho studiato due anni quell’ambiente, mi so- no trasferito a Varanasi per par- lare con le persone che lavora- no giorno e notte sui ghat, per bita. Volevo tornare all’umanità dell’India e può essere un problema, perché la nostra è u- di fare di tale perdita un modo per crescere, osservarli, capire il senso del lo- Cinema alle sue contraddizioni e raccontarle dal pun- na società protezionistica e protettiva». per diventare più saggi. È quello che succede ro lavoro. A dire il vero, nem- to di vista dei giovani». Ma lei nel suo film dimostra anche un profon- a Deepak che accetta la morte improvvisa di meno gli indiani sanno molto Nelle sale il film “Tra la terra I quali si trovano come accerchiati, però, dal- do amore per l’India... Shaalu e a Devi che capisce il punto di vista del degli addetti alle cremazioni. la forza delle tradizioni. «Sì, ma non voglio nemmeno passare per un padre. Tutti e due aspirano a raggiungere un Per questo dovevamo essere e il cielo”, del regista indiano «Siamo una grande democrazia ma fronteg- nazionalista. Voglio solo riconoscere che ci so- luogo. Per me il film è un racconto di forma- molto precisi. Ho cominciato a Protagonisti, due giovani giamo ogni giorno la tradizione legata alla no- no cose giuste e cose sbagliate. Non giudico e zione, in cui il dolore può essere positivo e non scrivere la sceneggiatura, met- stra cultura. Varanasi ne è lo specchio, il sim- non commento. C’è modernità e chiusura, gli portare alla disperazione». tendo insieme i volti e le storie che si incontrano sulle rive bolo. Il film rappresenta questa realtà: c’è gen- anziani non amano che le tradizioni siano mes- Nella scena finale, assai evocativa, i due ra- che avevo visto e ascoltato». del fiume sacro, il Gange te anziana ma anche giovani che affrontano se in discussione. Nel film c’è un poliziotto cor- gazzi che poco prima si erano incontrati nel È stato difficile girare le scene questo stato di cose. Il nostro è un mondo sog- rotto che ricatta il padre di Devi, il quiale si tro- pianto, salgono su una piccola barca, al tra- delle cremazioni? getto al cambiamento. I ragazzi vogliono e- va nel mezzo di questi due mondi, perché è monto. «All’inizio avevamo deciso di manciparsi da queste imposizioni, si sentono anche colto e progressista. Ma entrambi sono «Due persone come loro, colpite così dura- girare sui veri ghat ma poi abbiamo pensato «È conosciuta come la città dei morti, il luo- prigionieri. Non a caso, ciascuno dei protago- in una situazione di degrado: l’uno vuole evi- mente, cercano di liberarsi dal peso del dolo- che non sarebbe stato rispettoso per le per- go più sacro dell’India, dove la gente si pre- nisti del film desidera fuggire, magari solo dal- tare lo scandalo e uscire dall’umiliazione in cui re. Hanno capito che quanto è successo loro in sone che nel lutto piangono i loro morti. para a morire perché per la religione induista la sua condizione. Poi c’è il problema delle ca- lo ha portato il comportamento della figlia, e passato se ne sta andando e che sono final- Così abbiamo trovato un ghat abbandona- solo così puoi accedere alla salvezza. Eppure ste, che nel nostro Paese è ancora grandissimo. per questo accetta di corrompere, l’altro sfrut- mente liberi di poter affrontare il futuro, qual- to e lì abbiamo allestito il set per girare le la gente che ci lavora è talmente piena di vi- Nessuno lo vuole affrontare perché è troppo ta questa debolezza. Sono tutti e due moral- siasi esso sia. La barca naviga verso uno dei scene più intense». ta! Parlano di tutto: di sport, cibo, politica, cul- complesso. Nel film il problema non è centra- mente riprovevoli. Come regista ho cercato di luoghi più sacri per la religione indù, il San- Mark Twain disse della città sacra di Vara- tura, divertimento. Ho percepito un enorme le, ma c’è. Deepak è un dalit, ambizioso, vuo- mantenere una bussola morale». gam, ossia la confluenza di tre fiumi, Gange, Ya- nasi: “È più antica della storia, più antica contrasto. Ma Varanasi fino ad oggi era stata le affrancarsi da questo giogo, essere se stesso, Ha affermato che il tema della morte aleggia muna e il mitico Saraswati: per loro è una me- della tradizione, persino più antica della leg- rappresentata al cinema come un luogo eso- innamorarsi della ragazza che gli piace. È un su tutti i suoi personaggi. Perché? ta anche metaforica, dove potrebbe avvenire genda e ha l’aria di essere più antica di tut- tico o ancor peggio turistico, mentre io vole- bravo studente, cerca un lavoro. Devi invece è «Nel film c’è il tema della perdita, ma anche la la rigenerazione. Rasserenati, stanno pacifica- te e tre messe insieme”. Che cosa rappre- vo descriverla così come è. Comunque il mio tranquilla, vuole solo conoscere se stessa e a- necessità di affrontarlo in modo catartico. Non mente andando incontro alla speranza». senta per lei Varanasi? film non è sulla città ma sulla gente che vi a- mare il suo ragazzo.