COMUNE DI URAS (PROV. ) Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile 2 - RELAZ. RISCHIO IDRAULICO-IDROGEOLOGICO

OTTOBRE 2017

Geologo Incaricato

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Responsabile Area Tecn. e Manutentiva Il Sindaco

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Il Delegato di Protezione Civile La Polizia Municipale

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1 – PREMESSA ...... 3 2 – STRUTTURE REGIONALI ISTITUZIONALMENTE COMPETENTI MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE ...... 6 2.1 – La Direzione generale della Protezione civile ...... 6 2.2 – Il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale ...... 6 2.3 – L’Ente Foreste della Sardegna ...... 7 2.4 – L’ARPAS ...... 7 2.5 – ADIS ...... 8 2.6 – ENAS...... 8 2.7 – ASSESSORATO DEI LAVORI PUBBLICI - SERVIZI DEL GENIO CIVILE ...... 9 3 – COMPONENTI DEL SISTEMA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE CON COMPITI DI COORDINAMENTO STRUTTURE ...... 10 4 – CENTRO FUNZIONALE DECENTRATO ...... 11 5 – DESCRIZIONE DELLE CRITICITA’ IDRAULICO-IDROGEOLOGICHE E DEI RELATIVI SCENARI DI RISCHIO ...... 12 5.1 – BACINO IDROGRAFICO DI APPARTENENZA ...... 12 5.2 – CICLONE CLEOPATRA – 18 NOVEMBRE 2013 ...... 18 5.3 – CONTESTO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO TERRITORIO COMUNALE DI URAS ...... 48 5.4 – SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO ...... 57 6 – PREMESSA ...... 62 6.1 – Procedure di attivazione e di pronto intervento ...... 62 6.2 – Centro Operativo Comunale – C.O.C...... 63 6.3 – Funzionalità del Sistema di allertamento locale ...... 64 6.4 – Sistema di allertamento per il rischio idraulico e idrogeologico ...... 64 6.5 – Sistema di allertamento per il rischio idraulico e idrogeologico ...... 65 6.6 – Stazioni Forestali ...... 66 7 – LIVELLI DI ALLERTA ...... 67 7.1 – Attività di Previsione ...... 72 7.2 – Strutture di Protezione Civile Presenti sul Territorio...... 73 7.2.1 – Centro Coordinamento soccorsi ...... 73 7.2.2 – Centro Operativo Misto ...... 75 7.2.3 – Schema delle principali funzioni dei soggetti regionali di protezione civile ...... 76 7.3 – Strutture di Protezione Civile Presenti sul Territorio...... 78 7.4 – Architettura del sistema di allertamento regionale ...... 79 7.5 – Attivazione del Presidio Territoriale Idraulico ed Idrogeologico ...... 80

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7.6 – Sistemi di Allarme per la Popolazione ...... 81 7.7 – Modalità di evacuazione assistita ...... 81 7.8 – Modalità di assistenza alla popolazione ...... 82 7.9 – Evacuazione con mezzi personali ...... 82 7.9.1 – Evacuazione con mezzi della Protezione Civile ...... 83 7.9.2 – Evacuazione di persone anziane o in difficoltà ...... 83 7.10 – Salvaguardia delle Strutture ed Infrastrutture a Rischio ...... 83 8 – LIVELLI DI ALLERTA ...... 85 8.1 – Modelli di intervento ...... 85 8.2 – Eventi idrogeologici e/o idraulici ...... 86 9 – LE FASI OPERATIVE...... 87 9.1 – Livelli di allerta e Fasi Operative ...... 89 9.2 – Attivazione delle Fasi Operative ...... 90

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico 1 – PREMESSA La seguente Relazione sul Rischio idraulico e idrogeologico è stata redatta sulle linee guida del MANUALE OPERATIVO DELLE ALLERTE AI FINI DI PROTEZIONE CIVILE “Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico” (Approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre 2014). Questo contiene le procedure di allertamento del sistema di allertamento regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico e costituisce un protocollo operativo sintetico volto ad integrare, in un quadro complessivo ed omogeneo, gli interventi dei diversi enti ed organismi a vario titolo coinvolti nelle specifiche attività di Protezione Civile. Il Manuale Operativo rispetta le competenze di legge dei diversi attori del sistema regionale della Protezione Civile, ne considera l’identità ed il mandato amministrativo ma, quale strumento dinamico di omogeneizzazione degli apporti operativi, presuppone e al contempo promuove il continuo e proficuo dialogo interistituzionale finalizzato ad individuare, programmare e attuare gli interventi più utili per la previsione e prevenzione dei rischi idrogeologici ed idraulici, per il soccorso e il superamento dell'emergenza. Il Manuale Operativo acquisisce, altresì, il senso finalistico della ponderosa mole di normative e indirizzi operativi che nel tempo si sono stratificati nella materia della prevenzione e mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, e che vedono nella pianificazione comunale e provinciale il perno di ogni auspicata azione di gestione del rischio. Nel Piano comunale si compone la relazione biunivoca tra evoluzione del territorio e dei suoi insediamenti e le azioni atte a fronteggiare le diverse aggressioni derivanti da calamità naturali o connesse all’attività dell'uomo. La necessità che il livello locale operi ad un costante aggiornamento della pianificazione, trova ulteriore forza precettiva nella Circolare del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile DPC/RIA/69899 del 12.10.2012 laddove si evidenzia l’esigenza che gli Enti territoriali redigano i rispettivi piani di emergenza “non solo sulla scorta di una solida base conoscitiva (...) ma anche facendo riferimento alla loro conoscenza diretta del territorio, inteso nel suo rapido e talora imprevedibile evolversi a seguito di trasformazioni naturali ed antropiche”. Il Manuale Operativo tiene, inoltre, in considerazione quanto previsto dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile relativamente ad una attenta individuazione dei “Presidi territoriali”, la cui funzione si rivela importante soprattutto nei bacini idrografici di ridotte dimensioni (come quelli regionali), nei quali precipitazioni intense anche di breve durata possono dar luogo a fenomeni estremamente dannosi per l’integrità della vita, degli aggregati residenziali o di quelli produttivi. Tuttavia è doveroso evidenziare che la

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico funzione del “Presidio territoriale”, svolta attraverso il monitoraggio osservativo in tempo reale, supporta il processo decisionale verso azioni che possono contribuire a limitare i danni di un evento calamitoso. Il Manuale Operativo si inserisce nel contesto del sistema di allertamento nazionale e regionale, definito nell'attuale assetto con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 e successive modifiche e integrazioni. É utile ricordare che lo scopo dell'allertamento idrogeologico ed idraulico è quello di avvisare in anticipo gli Enti e le strutture operative che compongono il sistema della protezione civile regionale, e che l'allertamento consiste in un sistema di procedure, metodi e responsabilità definite e condivise, nonché in un linguaggio standardizzato e codificato, finalizzato all'attivazione delle misure di prevenzione e di gestione dell'emergenza in capo ai diversi soggetti. Nondimeno, è necessario avere la consapevolezza che, nonostante la sempre migliore affidabilità degli strumenti previsionali, lo sviluppo delle applicazioni informatiche e la notevole conoscenza disponibile sullo stato del territorio, rimane fondamentale l'attività di sorveglianza. Questa si esplica, oltre che attraverso una fase di monitoraggio strumentale, sopratutto mediante un'attività di tipo non strumentale, ovvero di carattere osservativo in tempo reale (presidio territoriale) che comunque, come si evidenzia, in relazione all’esponenziale crescita del numero e della frequenza di nubifragi e alluvioni lampo (Flash Flood), che si sono verificate non solo nella Regione Sardegna negli ultimi 15 anni, non può comunque impedire il verificarsi di danni conseguenti all’evento calamitoso. Altrettanto pare utile richiamare quanto espressamente riportato nel preambolo della Direttiva 2007/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, che testualmente reca “(1) Le alluvioni possono provocare vittime, l’evacuazione di persone e danni all’ambiente, compromettere gravemente lo sviluppo economico e mettere in pericolo le attività economiche della Comunità” e poi “(2) Le alluvioni sono fenomeni impossibili da prevenire. Tuttavia alcune attività umane (…) e i cambiamenti climatici contribuiscono ad aumentarne la gravità e ad aggravarne gli impatti negativi. “Risulta, pertanto, doverosa per gli interpreti della pianificazione emergenziale la considerazione precauzionale di quote di “non conoscenza” dovute ad uno scarto negativo tra modellistica-previsionale, precursori meteo-pluviometrici, e conseguenti effetti, che potrebbero manifestarsi in modo diverso da quello atteso. Infine, si richiama il principio di sussidiarietà di cui è permeato l'intero sistema della protezione civile e, in particolare, si richiama quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 che rappresenta il punto di riferimento del modello di gestione delle emergenze. In ordinario, tutte le strutture operative concorrono alle attività di monitoraggio, previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio e agli interventi operativi, ciascuna con le sue specifiche competenze tecniche, i suoi mezzi e le sue professionalità, così come i servizi tecnici nazionali e i gruppi nazionali di ricerca scientifica che partecipano soprattutto in materia di previsione e prevenzione.

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In situazione di emergenza, in caso di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, su richiesta di uno o più Comuni il cui territorio sia interessato dall’evento, la Regione deve assicurare la disponibilità dei mezzi e delle strutture operative regionali e la collaborazione del volontariato e degli enti locali viciniori, assumendo il coordinamento dell’attività di soccorso. In tale ottica, ogni struttura operativa dovrà assicurare un corretto e costante flusso di informazioni sia a livello nazionale che a livello territoriale, con il supporto degli Enti locali e delle sale operative provinciali e regionale. Tutte le strutture sono chiamate a dare tempestivamente informazioni dettagliate sulle conseguenze dell’evento per una prima stima dei danni, sulle risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti e attivabili sul territorio e sull’eventuale necessità di supporto. Presso il Dipartimento della protezione civile è attivo un centro di coordinamento denominato SISTEMA che ha il compito di monitorare e sorvegliare il territorio nazionale al fine di individuare le situazioni emergenziali previste ed in atto a seguire l’evoluzione, nonché di allertare ed attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile di seguito elencate: • Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, componente fondamentale del Servizio Nazionale della Protezione Civile (art. 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225); • Forze Armate (attraverso il Comando operativo di vertice interforze); • Polizia di Stato; • Arma dei Carabinieri; • Guardia di Finanza; • Corpo Forestale dello Stato; • Capitanerie di Porto; • Guardia Costiera; • Croce Rossa Italiana.

All'interno del sistema di protezione civile la Regione riveste un ruolo di programmazione, indirizzo e controllo attraverso il coordinamento delle componenti del sistema regionale.

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2 – STRUTTURE REGIONALI ISTITUZIONALMENTE COMPETENTI MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE

2.1 – La Direzione generale della Protezione civile La Direzione Generale della Protezione Civile è stata istituita con la LR 3/2009 (art. 11, comma 6) presso la Presidenza della Regione. La Direzione esercita le funzioni conferite alle Regioni dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, articolo 108, comma 1, lettera a), punti 1, 2, 3, 4, 6 e 7 e quelle di cui alla LR 9/2006 – art. 69 e coordina le attività di protezione civile delle strutture della Regione, delle province, dei comuni e delle organizzazioni di volontariato. In particolare, la Direzione svolge le funzioni di programmazione, coordinamento e attuazione degli interventi urgenti, di rilevanza regionale, in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi calamitosi che, per natura ed estensione, richiedano l'intervento di una pluralità di enti o amministrazioni competenti in via ordinaria. Il Presidente svolge le proprie funzioni anche mediante delega all'Assessore della difesa dell'ambiente. Coordina, inoltre, le attività di protezione civile delle strutture della Regione, delle Province, dei Comuni e delle Organizzazioni di volontariato. Presso la Direzione operano il CFD (Centro Funzionale Decentrato) e la SORI (Sala Operativa Regionale Integrata). L'organigramma e le funzioni presidiate sono riportati sul sito istituzionale: http://www.sardegnaambiente.it/protezionecivile/

2.2 – Il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna è un Corpo tecnico con funzioni di polizia deputato alla salvaguardia dell'ambiente naturale, come dispone la Legge regionale del 5 novembre del 1985 n. 26. Il Corpo esercita funzioni operative e di coordinamento in materia di prevenzione e lotta agli incendi nei boschi e nelle campagne e concorre alle attività di protezione civile. La struttura è diffusa su tutto il territorio regionale, comprende circa 1400 unità fra personale del Corpo forestale e del ruolo unico regionale e opera attraverso una direzione generale, 3 servizi centrali, 7 servizi territoriali, 82 stazioni forestali, 10 basi navali, 11 basi elicotteristiche stagionali antincendi. Come parte concorrente alla struttura della Protezione civile regionale, il Corpo svolge il compito di presidio territoriale regionale e supporta le attività in emergenza in caso di eventi calamitosi. Partecipa alle attività addestrative promosse dal sistema di protezione civile regionale e nazionale, negli scenari terrestri e marini.

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Quando richiesto, concorre alla ricerca di persone disperse in ambiente montano, rurale e marino. Nell'ambito delle proprie competenze, svolge servizi di ordine e sicurezza pubblica. L'organigramma e le funzioni sono riportati sul sito istituzionale: http://www.sardegnaambiente.it/corpoforestale/

2.3 – L’Ente Foreste della Sardegna I compiti istituzionali dell'Ente sono definiti nella Legge Regionale del 9 giugno 1999, n. 24, che istituisce l'Ente Foreste della Sardegna e provvede alla soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione Sarda, dettando nel contempo le norme sulla programmazione degli interventi di forestazione. L’EFS partecipa, oltre che alle campagne Antincendio, anche a numerosissimi interventi di Protezione Civile con proprio personale e mezzi preparati e predisposti per garantire efficacia e tempestività nei casi di emergenza sul territorio: alluvioni, siccità, dissesto del suolo, nevicate che compromettano la viabilità stradale, gestione logistica dei grandi eventi. L’apporto di questa struttura alle attività di Protezione Civile è pertanto rilevante, per esperienza e conoscenza del territorio, numerosità e dislocazione tali da costituire una maglia di presidi operativi vicini alle aree a più elevato indice di rischio. L'organigramma dell’Ente Foreste, le funzioni presidiate e le attività svolte sono ben riportati sul sito istituzionale e nelle varie sezioni tematiche, all’indirizzo: http://www.sardegnaambiente.it/foreste/index.html

2.4 – L’ARPAS L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna, ARPAS, istituita con la Legge regionale n. 6 del 2006, fa parte della rete delle Agenzie ambientali costituita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e svolge compiti di vigilanza e controllo ambientale a livello regionale attraverso le attività di monitoraggio delle matrici ambientali e fornisce supporto tecnico scientifico agli organi istituzionali di livello regionale, provinciale e comunale. L’ARPAS è Centro di Competenza ai sensi della L.R. 3/2008 e Settore Meteo del CFD in base alla DGR n. 34/12 del 2/9/2014, che approva il documento di sintesi nel quale sono riportate le linee fondamentali su cui si basa il progetto del Centro Funzionale Decentrato della Regione Sardegna, successivamente modificato sulla base delle prescrizioni di cui alla nota prot. RIA/0049524 del 30.09.2014 del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile (DNPC). Assicura il corretto funzionamento delle reti fiduciarie secondo gli standard dettati dal DNPC, del radar meteorologico, della stazione satellitare Meteosat MSG e della catena di modellistica meteorologica. Emette Bollettini Meteorologici e Climatologici nonché gli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche (Avviso Meteo), mantenendo un presidio quotidiano continuativo, in collegamento con il Settore Idro del CFD, e garantisce un servizio permanente e adeguato.

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L'organigramma e le funzioni presidiate sono riportati sul sito istituzionale: http://www.sardegnaambiente.it/arpas/

2.5 – ADIS L’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna, ADIS, è stata istituita con legge regionale n. 19 del 2006, art. 12. Ha la funzione di segreteria tecnico-operativa, di struttura di supporto logistico-funzionale dell’Autorità di bacino e di struttura tecnica per l’applicazione delle norme previste dalla direttiva comunitaria n. 2000/60/CE. L’Agenzia si occupa di studi, indagini e monitoraggio in materia di idrologia dei regimi fluviali; idrogeologia; matrici ambientali dei bacini idrografici; qualità dei corpi idrici; equilibrio del bilancio idrico; economia del ciclo idrico; valore economico degli usi dell'acqua; caratteristiche e prestazioni dei servizi idrici; servizio idrico integrato; predisposizione del Piano di gestione del distretto idrografico ai sensi della direttiva 2000/60 e dei Piani Stralcio di Settore; gestione dei Piani Stralcio di Settore (rilascio autorizzazioni, pareri, consultazione pubblica, ecc.); elaborazione, analisi dei dati di monitoraggio del territorio per i settori di competenza; predisposizione di atti di indirizzo che fissano criteri ed obiettivi guida indicati dall'Autorità ad altri Enti che operano sul territorio nelle materie di competenza; predisposizione degli atti amministrativi da sottoporre all'approvazione del Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino nelle materie di competenza. L'organigramma e le funzioni presidiate sono riportati sul sito istituzionale: http://www.regione.sardegna.it/autoritadibacino/

2.6 – ENAS L’Ente acque della Sardegna è l’Ente pubblico non economico strumentale della Regione che gestisce il sistema idrico multisettoriale dell’isola. E’ stato istituito con la Legge regionale n. 19 del 2006 che ha trasformato l’Ente Autonomo del Flumendosa (istituito con Regio Decreto Legislativo n. 498 del 17 maggio 1946) integrandolo e potenziandolo con importanti opere idrauliche e con il contributo di esperienza e capacità del personale proveniente dal soppresso ESAF (Ente Sardo Acquedotti e Fognature) e dai Consorzi di Bonifica. L'organigramma e le funzioni presidiate sono riportati sul sito istituzionale: http://www.enas.sardegna.it

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2.7 – ASSESSORATO DEI LAVORI PUBBLICI - SERVIZI DEL GENIO CIVILE I Servizi del Genio Civile sono strutture territoriali incardinate nella Direzione Generale dell’Assessorato del Lavori Pubblici. Essi svolgono le funzioni nei territori di competenza di , Nuoro, Oristano, Sassari ed Olbia-Tempio, in cui si occupano delle attività di autorizzazione e di controllo in materia di opere idrauliche e del servizio di piena ed intervento idraulico, regolati, rispettivamente dal Regio decreto 25 luglio 1904, n. 523 e dal Regio decreto 9 dicembre 1937, n. 2669. Tali attività possono essere svolte anche in convenzione con i Consorzi di Bonifica sulla base degli accordi di programma stipulati ai sensi della L.R. n. 6/2008. Per le attività di competenza dei Servizi del Genio Civile, previste nel seguente Manuale Operativo, il CFVA e l’EFS garantiscono la disponibilità di autoveicoli al fine di supportare le suddette attività, sulla base di specifici accordi di collaborazione. L'organigramma e le funzioni presidiate sono riportati sul sito istituzionale: http://www.regione.sardegna.it/

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3 – COMPONENTI DEL SISTEMA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE CON COMPITI DI COORDINAMENTO STRUTTURE In conformità alle vigenti disposizioni legislative sono componenti del sistema regionale di Protezione Civile con compiti e funzioni di coordinamento: • le Prefetture • la Regione • le Province • i Comuni In caso di situazioni di particolare rilevanza, il Direttore Generale della Protezione Civile propone all'Assessore della Difesa dell'Ambiente l'attivazione del Comitato Operativo Regionale di cui all'art. 8 della LR 3/89, quale organo di consultazione per il coordinamento strategico degli interventi. Il Comitato Operativo Regionale è presieduto dall'Assessore della Difesa dell'Ambiente ed è composto dai direttori generali della Protezione Civile, del CFVA e dell'Ente Foreste della Sardegna e dai rappresentanti di tutti gli enti ed organizzazioni impegnate nelle attività di soccorso. Di norma il Comitato si riunisce presso la sala SORI, su convocazione dell'Assessore della Difesa dell'Ambiente. In conformità alle vigenti disposizioni legislative il Sindaco è l’Autorità locale di protezione civile.

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4 – CENTRO FUNZIONALE DECENTRATO I Centri Funzionali Decentrati (CFD) garantiscono lo svolgimento delle funzioni relative alla fase di previsione ed alla fase di monitoraggio e sorveglianza secondo quanto previsto dalla Dir.P.C.M. del 27/2/2004, nell'ambito della Rete Nazionale dei Centri Funzionali. Nella Regione Sardegna, lo schema organizzativo del Centro Funzionale Decentrato è stato delineato nell’allegato alla DGR n. 44/24 del 7/11/2014, che definisce anche le modalità di interazione tra il CFD, il Dipartimento Specialistico Meteoclimatico (DMC) dell’ARPAS quale Centro di Competenza, l'ADIS e l'ENAS. Pertanto, le funzioni delle fasi di previsione e di monitoraggio e sorveglianza (compresa quella di nowcasting), come previsto dal MANUALE OPERATIVO DELLE ALLERTE AI FINI DI PROTEZIONE CIVILE “Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico” (Approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre 2014), sono da intendersi strutturate e articolate come delineato e previsto nel progetto esecutivo del CFD. Il CFD è allocato presso la Direzione generale della Protezione civile e si occupa, in fase previsionale, della diramazione e pubblicazione sul sito internet istituzionale dei seguenti prodotti: • Bollettino di Vigilanza Meteorologica Regionale (Bollettino di Vigilanza), contenente una sintesi delle previsioni regionali a scala sinottica; • Avviso di Avverse Condizioni Meteorologiche (Avviso Meteo) emesso prima di possibili fenomeni meteorologici di particolare rilevanza (vento forte, neve a bassa quota, temporali di forte intensità, piogge diffuse e persistenti, mareggiate ecc.). • Avviso di Criticità Idrogeologica e Idraulica (Avviso di Criticità), emesso a seguito di un Avviso Meteo e prima del possibile manifestarsi di criticità ed articolato secondo i livelli di cui al precedente articolo. Tutti gli Avvisi (Avviso Meteo e Avviso di Criticità) sono pubblicati nella sezione “Allerte di protezione civile” del sito istituzionale della Regione Sardegna. Nel caso in cui l'Avviso meteo non comporta l'emissione di un Avviso di criticità (poiché relativo a vento forte, neve a bassa quota, mareggiate ecc.), il CFD invia un sms ed una mail contenente l'Avviso a tutti i soggetti di cui al presente Manuale Operativo. Gli Avvisi di criticità possono essere eventualmente aggiornati dal CFD a seguito dell’emissione di nuovo Avviso Meteo da parte del DMC - Settore meteo del CFD, anche sulla base delle attività di presidio territoriale regionale. I relativi aggiornamenti sono pubblicati e comunicati agli Enti di competenza con le stesse modalità utilizzate in fase previsionale.

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5 – DESCRIZIONE DELLE CRITICITA’ IDRAULICO-IDROGEOLOGICHE E DEI RELATIVI SCENARI DI RISCHIO

5.1 – BACINO IDROGRAFICO DI APPARTENENZA Il Comune di Uras ricade nel Sub-Bacino del PAI n. 2 Bacino del Tirso, come meglio evidenziato nella figura sotto riportata relativa alle delimitazioni dei Sub-Bacini regionali sardi.

Il sub bacino del Tirso si estende per 5327 Km2 pari al 22% del territorio regionale; sono presenti tredici opere di regolazione in esercizio e numerose derivazioni. La rete idrografica è costituita dai seguenti corsi d'acqua: • Fiume Tirso, che rappresenta, insieme al Flumendosa, la maggiore risorsa idrica superficiale della regione. • Rio Mannu di Benetutti, affluente in sinistra dell'alto Tirso. • Rio Liscoi-Badu Ozzastru, affluente in sponda sinistra, parallelo al precedente.

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• Rio Murtazzolu, affluente in sponda destra poco a monte del Lago Omodeo. • Fiume Taloro, tributario più importante del Tirso in sponda sinistra. Confluisce direttamente nel lago Omodeo ed è interessato da importanti opere di invaso ad uso plurimo. • Rio Govossai, affluente del Taloro. • Rio Siddo, tributario della sponda destra del lago Omodeo. • Rio Araxixi, denominato anche Rio Flumineddu di Allai e Rio Massari, costituisce il secondo importante affluente del Tirso, in sponda sinistra, a valle del Lago Omodeo e in corrispondenza del nuovo lago della diga Cantoniera. • Rio Imbessu, affluente in sponda sinistra dell'Araxixi. • Rio Mannu di , affluente in sponda sinistra del basso Tirso, poco a monte di Oristano. • Rio Mannu di S.V. , che riceve il Mannu di Tramatza e il Rio di Cispiri per alimentare lo stagno di Cabras, insieme al Rio Iscas e a piccoli rii minori. • Rio Salighes, Rio di S. Caterina, Rio Pischinappi; costituiscono una serie di corsi d'acqua costieri dell'estremo nord del bacino. • Rio di S. Giusta, al di sotto del tratto terminale del Tirso, alimenta l'omonimo stagno. • Rio , che si sviluppa principalmente nella parte settentrionale del Campidano, e sfocia nella laguna costiera di Marceddì, diventandone il principale tributario di acqua dolce. È regolato da un invaso per la laminazione delle piene in località S. Vittoria per evitare esondazione anche al Comune di Uras. • Rio Sassu, compreso fra il rio Mogoro, il Mannu di Simaxis e il basso Tirso, è collegato alla rete di bonifica di - ed alimenta lo stagno di interesse naturalistico di S'Ena Arrubia. • Flumini Mannu di Pabillonis, che riceve i due principali tributari costituiti dal Flumini Bellu e il Flumini Malu; l'insieme drena i deflussi dell'Arburese-Guspinese e della piana di Sardara e S.Gavino e alimenta la laguna di Marceddì. • Rio Sitzerri, già affluente montano in sponda sinistra del Mannu di Pabillonis, separato artificialmente nella parte terminale; insieme a quest'ultimo sfocia nella laguna di Marceddì.

Il territorio Comunale appare fortemente subordinato alla presenza del Rio Mogoro.

Il Rio Mogoro, il cui bacino idrografico (398 km2) si spinge all'interno del massiccio vulcanico del Monte Arci, trae origine dalla confluenza del Rio Flumineddu e del Rio Mannu. A partire da questo punto il Rio Mogoro si dirige verso la Piana del Campidano, secondo la direzione SE-NW, per poi essere incanalato in prossimità dell'abitato di Uras e fatto defluire nello Stagno di Marceddì (venne deviato a valle della linea ferroviaria, in località Isca de Uras, per essere immesso nel Flumini Mannu e fatto sfociare in mare attraverso gli stagni di San Giovanni e Marceddì. Precedentemente agli interventi di bonifica e di regimazione idraulica sfociava, invece, più a Nord.

Numerosi altri corsi d'acqua minori nascono dalle pendici occidentali del Monte Arci; questi in origine alimentavano lo Stagno di Sassu, mentre in seguito agli interventi di bonifica vengono captati dal Canale delle Acque Alte (Strippoli, 2011).

I torrenti provenienti dalle falde del Monte Arci furono allacciati in un canale delle Acque Alte all'orlo del Monte Arci tra le quote di 50 e 60 metri sul livello del mare; questo canale fu diviso in due parti,

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico una con pendenza verso Nord che sboccava nello Stagno di , l'altra verso Sud, dove confluiva il Rio Mogoro, il quale fu deviato a mare attraverso un diversivo della lunghezza di 15 km e larghezza sul fondo di 20 m, fino allo Stagno di San Giovanni nei pressi di Santa Maria di Neapolis. Inoltre per la regimazione del Rio Mogoro fu costruito un serbatoio moderatore che poteva contenere fino a 12 milioni di metri cubi d'acqua e capace di farne defluire a valle fino a 720 al secondo, mediante una diga con un punto di altezza massima di 30 m circa; il Rio Mogoro, rallentato grazie alla diga, si allacciava ora con il canale delle Acque Alte (Provincia di Oristano, 2013).

LAVORI DI SISTEMAZIONE DEL RIO MOGRO (ARCHIVIO FOTOGRAFICO DI VILLA DOLCETTA – SOCIETÀ BONIFICHE SARDE)

La falda freatica è alimentata principalmente dalle precipitazioni efficaci, dalle acque di irrigazione e dalle acque di drenaggio di fiumi e torrenti, con l’eccezione del rio Mogoro, il cui alveo è stato cementato.

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5.2 – CICLONE CLEOPATRA – 18 NOVEMBRE 2013 A seguito degli eventi alluvionali eccezionali verificatisi il 18 novembre 2013, in occasione del Ciclone “Cleopatra” e che hanno interessato tutto il territorio regionale, all’interno del territorio comunale di Mogoro si sono verificati dei fenomeni di allagamento e esondazione in ampie aree non perimetrate precedentemente dal PAI e in alcuni casi prive anche di un reticolo idrografico vero e proprio.

Queste aree sono state individuate planimetricamente dai tecnici comunali e trasmesse alla Regione Sardegna che con Deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 del 31.01.2014 avente per oggetto Definizione delle misure di salvaguardia nelle aree alluvionate del territorio regionale colpite dall’evento calamitoso “Cleopatra” del novembre 2013, le ha recepite integralmente. Come indicato al punto 1) della medesima delibera a queste aree, quale misura cautelare, sono state applicate le stesse misure di salvaguardia delle “aree di pericolosità idraulica molto elevata”, coerentemente con quanto disposto dagli artt. 4, 8 (commi 8, 9, 10 e 11), 23, 24 e in particolare l’articolo 27 delle N.A. del PAI.

Le aree così vincolate sono riportate nell’Allegato A della Delibera e comprendono un ampio settore di aree inondate durante il ciclone Cleopatra.

Inoltre L’Autorità di Bacino Regionale – Comitato Istituzionale – con deliberazione n. 3 del 31-03- 2015 ha approvato, aggiornando l’allegato A della propria deliberazione n. 5 del 18.12.2015, e a completa sostituzione della Carta, “URAS rev 1” presente nell’Allegato B della medesima Deliberazione n. 5, la carta “URAS rev. 2” riportante la perimetrazione delle aree allagate a seguito dell’evento calamitoso “Cleopatra”, con le integrazioni presentate dal Comune di Uras con nota prot. n. 862 del 13.02.2015 e contestualmente applicare nelle predette aree allagate, quale misura cautelare, le misure di salvaguardia di cui agli artt. 4, 8 (commi 8, 9, 10 e 11), 23, 24 e in particolare l’articolo 27 delle N.A. del PAI.

Di seguito si allegano: - Autorità di Bacino Regionale – Comitato Istituzionale – con Deliberazione n. 1 del 31-01-2015; - Autorità di Bacino Regionale – Comitato Istituzionale – con Deliberazione n. 3 del 31-03-2015; - Allegato “URAS rev. 2” alla delibera del Comitato Istituzionale della Autorità di Bacino n. 2 del 29 luglio 2014. - Schede di rilevamento degli effetti dell’evento sul territorio ai fini della valutazione del Rischio Residuo – Commissario Delegato Ex art. 1 OCDPC n. 122 del 20 novembre 2013.

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FOTO 1 – VIA ELEONORA INCROCIO VIA EMILIO LUSSO – A VALLE

FOTO 2 - VIA ELEONORA INCROCIO VIA EMILIO LUSSO – A MONTE

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FOTO 3 – RIO TAMIS – FINE CANALIZZAZIONE

FOTO 4 – RIO TAMIS – ABITAZIONE FLORIS

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FOTO 5 – RIO TAMIS - LOTTIZZAZIONE

FOTO 6 – RIO TAMIS - SOTTOPASSO

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FOTO 7 – RIO CRACCHERAS – ATTRAVERSAMENTO PEDEMONTANA

FOTO 8 – RIO CRACCHERAS – ATTRAVERSAMENTO SS 131

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FOTO 9 – RIO CRACCHERAS – CONFLUENZA CANALE MONTE DI URAS

FOTO 10 – RIO CRACCHERAS – MONTE VIA ELEONORA

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FOTO 11 - RIO CRACCHERAS – VALLE VIA ELEONORA

FOTO 12 – VICO IGLESIAS

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FOTO 13 – CONFLUENZA CRACCHERAS

FOTO 14 – CANALE ACQUE ALTE

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FOTO 15 – RIO TAMIS – A MONTE DELLA SS 131

FOTO 16 – PONTE FERROVIA SU RIO MOGORO – LOCALITÀ SU PONTE

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FOTO 17 – RIO TAMIS – SS 442 KM 45,00

FOTO 18 – RIO TAMIS – AZIENDA IL LOCALITÀ TANCA TAMIS

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FOTO 19 – RIO CRACCHERAS – LOCALITÀ NURAGHE ARBU

FOTO 20 – RIO CRACCHERAS – LOCALITÀ MURITTU

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FOTO 21 – RIO CRACCHERAS – CAVA PERLITE-POLVERIERA

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico 5.3 – CONTESTO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO TERRITORIO COMUNALE DI URAS La descrizione dello scenario di Rischio meteorologico-idraulico-idrogeologico del Comune di URAS (come per gran parte della Regione Sardegna) è subordinata alla data 18 novembre 2013, quando nella mattinata, la furia del Ciclone Cleopatra mise in ginocchio la Sardegna provocando 19 morti.

Il ciclone determinò ingenti piogge sulla Sardegna, precipitazioni pari a circa 440 mm d'acqua nella mattina del 18 novembre 2013, che causarono lo straripamento di vari canali e fiumi e provocando la morte di 19 persone, la distruzione di campi e la dispersione di una persona. Le aree più colpite furono la Gallura, il Nuorese, l'Oristanese e il Medio Campidano.

Dai precedenti elaborati P.U.C. (2003) e Piano di Protezione Civile (2010) del Comune di URAS vengono elencate (anche in cartografia) una serie di criticità. Queste sono di seguito riportate, poiché ancora esistenti. Dal Piano di Protezione Civile del Comune di URAS (2010): “Situazioni di instabilità sono localizzate nel settore del Monte Arci con presenza di destabilizzazione degli equilibri esistenti lungo i versanti, possibile rimobilitazione dei depositi di versante, soprattutto in condizioni di pendenza elevata e scarsa copertura vegetale, erosione per dilavamento diffuso e per ruscellamento concentrato sui versanti dell'Arci, dove la copertura vegetale si presenta intensamente degradata, e nelle superfici delle conoidi della fascia pedemontana. Altre criticità sono i crolli per distacco dai costoni rocciosi nel settore adiacente la cava di perlite, non più attiva, ed esondazione nel fondovalle del Rio Craccheras e Rio Tamis. Si precisa quindi che la possibilità di frane, crolli ed erosioni riguardano aree non urbanizzate e pertanto non oggetto del Piano Comunale di protezione civile. Per un maggior riscontro delle sopra citate informazioni si è fatto riferimento anche al PAI Regione Sardegna “Interventi sulla rete idrografica e sui versanti L. 18 maggio 1989 n. 183, art. 17, comma 6 ter, e L. 267 1998” - Relazione generale, tavole ed allegati – Revisione luglio 2004 – aggiornamento 11.03.2005. Con riferimento allo strumento di cui sopra, si precisa che il Comune di Uras non è stato interessato dalle successive varianti del PAI. Dai documenti esaminati il territorio di Uras presenta alcune problematiche di ordine geologico- tecnico, geomorfologico ed idrogeologico, legate in generale alla frequentazione ed alla gestione del territorio da parte dell’uomo. Infatti la componente meteo non è il solo elemento che spiega le criticità che si possono manifestare. In effetti è vero che il regime delle precipitazioni negli ultimi anni ha subito dei mutamenti con piogge sempre più brevi e intense e che quindi la pericolosità è vistosamente aumentata, ma è altrettanto vero che è cresciuta la vulnerabilità e di conseguenza il rischio a causa sia dell’elevata antropizzazione del territorio che delle modalità con cui questa è avvenuta.

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In generale i corsi d'acqua principali sono per lo più interessati da opere di ritenuta e da interventi di regimazione idraulica, costituiti da rettifiche d'alveo ed arginature; tuttavia in alcuni casi, la scarsa manutenzione fluviale, con conseguente crescita della vegetazione in alveo, ha reso più vulnerabili i tratti arginati dando luogo sovente all'esondazione delle onde di piena. Il più delle volte, i problemi derivano anche dagli affluenti, ove la manutenzione è ancor più insufficiente. Nel caso di Uras, ad esempio, significativo è la scarsa pulizia del Canale, nei pressi del depuratore, con presenza di grandi ammassi di detriti, terra, ecc., che ha portato all’esondazione del canale stesso proprio in un punto di passaggio e più precisamente su un ponte di collegamento. Il problema della pericolosità idraulica si manifesta principalmente nel reticolo minore, in particolare, le criticità derivano dall'intersezione con la rete viaria e con l'edificato e dalla mancanza di manutenzione fluviale. Complessivamente, pertanto, se si sommano le cause legate alla viabilità, all’urbanizzazione e alla scarsa manutenzione si può ben affermare che le cause di pericolosità idraulica sono indotte essenzialmente da fattori legati ad un non attento uso del territorio. Per quanto riguarda quindi l’area comunale antropizzata, dalla relazione geologica del PUC e dal suddetto PAI, si evince che nel centro abitato sono da segnalare solo problemi di portanza oltre alla falda a poca distanza dal piano di campagna tale quindi da interferire con scavi e scantinati che con un minimo di accorgimenti il problema si risolve. L’abitato di Uras è attraversato da alcuni torrenti che provengono dalla zona del Monte Arci come, in particolare, il Rio Craccheras e il Rio Tamis. Il primo attraversa la zona nord del paese, all’altezza della chiesa di San Salvatore, mentre il secondo interessa la parte sud e viene tombato per un certo tratto. Ambedue confluiscono nel Canale delle Acque Alte e quindi nel Rio Mogoro. Si tratta di torrenti quasi sempre in secca, ma che in occasione di prolungate e intense precipitazioni possono creare, specie il primo, qualche problema di allagamenti che comunque non risultano importanti e l’acqua si riversa soprattutto nelle campagne limitrofe. Attualmente gli alvei, nel tratto che interessa il paese, sono sistemati artificialmente per cui non dovrebbero sussistere problemi così come anche segnalato dal Comune stesso nel corso del sopralluogo effettuato. Si segnala, come già sopra citato, attorno alla zona del depuratore, esondazione limitata dovuta soprattutto per l’incuria dell’uomo che non tiene puliti gli alvei e quindi permettendo un agevole scorrimento dell’acqua. Anche in questo caso non ci sono criticità importanti ma solo disagi per la circolazione. Infatti il deflusso del Canale e quindi nel Rio Mogoro potrebbe rappresentare un ostacolo per il regolare smaltimento delle acque e questo, aggiunto al fatto che l’alveo è meno pronunciato e/o invaso da

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico detriti e vegetazione, nonché privo di adeguata arginatura, può provocare allagamenti, come in effetti è avvenuto nelle ultime stagioni invernali. Un punto critico evidenziato è il Ponte su Rio Mogoro lungo la S.P. 47 direzione San Nicolò d’Arcidano. Un altro punto è il Ponte sulla linea ferroviaria Uras/Mogoro, sul Canale delle Acque Alte ed un ultimo il Ponte su Via E. D’Arborea, angolo Via Sassari e Via Cagliari, sul Rio Craccheras. Tali punti critici non sono comunque pericolosi per le vite umane ma creano solo disagi alla circolazione. Un’altra area da segnalare, anche se non particolarmente critica, è la zona individuata, sul PUC, a interventi produttivi (PIP) e cioè tra la SS 131 e la Statale per Ales. L’area nel complesso è stabile ma il Rio Tamis in occasione di forti e prolungate precipitazioni può avere portate consistenti il cui smaltimento è stato comunque previsto nel dimensionamento idraulico del corrispondente attraversamento realizzato nella nuova S.S.131. Sarebbe opportuno prevedere ulteriori opere protettive (arginature) ai fini dell’utilizzazione in sicurezza delle aree e annullare la criticità di eventuali ondate di piena, con opere di protezione. Anche la zona D “Area Artigianale e Commerciale”, presso la SS 131, in prossimità dello svincolo di Terralba, delimitato dal Canale del Rio Perdosu , dovrebbe essere oggetto di protezione per evitare ondate di piena. La depressione valliva è quindi soggetta ad esondazioni naturali anche annue. Occorre pertanto evitare ogni residenzialità all’interno dalle fasce di esondabilità. Si riporta di seguito la base dati e la metodologia utilizzata per la caratterizzazione dello specifico rischio idraulico che ha così permesso la definizione del Piano per la gestione dell’emergenza che a fronte di una lettura rapida dell’evento ha permesso di mettere a punto una risposta ottimale e altrettanto rapida del sistema con la definizione di specifiche procedure.”

Tali criticità evinte già nel 2010 appaiono, dopo l’avvenuto Ciclone Cleopatra nel novembre del 2013, maggiormente esasperate. Di fatto la cartografia precedente, relativa a: - 3.4.A. – Carta degli elementi a Rischio; - 3.4.B. – Carta aree inondabili - Pericolosità; - 3.4.C. – Carta delle aree a rischio piena; - 3.4.D. – Carta di emergenza idrogeologica e idraulica. viene, nel presente aggiornamento del Piano di Protezione Civile del Comune di URAS, di fatto, revisionata in base alle risultanze verificatesi dopo il passaggio del ciclone Cleopatra nel giorno 18 novembre 2013. È stata realizzata, inoltre, la cartografia relativa alle aree inondate dal Ciclone Cleopatra (estrapolata dai dati del PGRA - Piano di gestione rischio alluvione Sardegna). La cartografia tematica è stata sviluppata sia in cartaceo che in formato ShapeFile. La stessa verrà inserita all’interno del portale ZeroGis della Regione Sardegna, come previsto dal disciplinare d’incarico. Di seguito viene riportato lo stralcio della cartografia PGRA – Piano di Gestione Rischio Alluvioni – relativo al Rischio, Pericolosità e Danno alluvioni, per il Comune di URAS.

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5.4 – SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO Nel sistema di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico, i livelli di criticità, moderata ed elevata, corrispondono a definiti scenari che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteoidrologici attesi, nonché degli scenari di rischio anche sulla base della possibilità di superamento di soglie pluvio-idrometriche complesse. Tali previsioni vengono effettuate per ambiti territoriali, ovvero zone di allerta, significativamente omogenee circa l’atteso manifestarsi della tipologia e severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti. In questo piano si prevede che vi sia comunque un supporto locale al monitoraggio nelle sezioni critiche individuate nello studio idraulico ed in cartografia. La Regione Sardegna, con il Manuale di Protezione Civile ha recepito la Direttiva del 2004, ed ha individuato sette zone di allerta corrispondenti a quelle individuate dal progetto nazionale dei Centri Funzionali e ricomprese nei sub bacini idrografici in cui è stata suddivisa l’isola ai sensi della L. 183/1989. In tale studio, la Regione Sardegna è stata suddivisa in 7 zone di allerta significativamente omogenee, per tipologia e severità degli eventi attesi, meteorologici e idrologici intensi, e dei relativi effetti al suolo. Fino a nuova definizione, le zone di allerta sono di seguito elencate: 1. Iglesiente (Sard-A) 2. Campidano (Sard-B) 3. Bacini Montevecchio – Pischilappiu (Sard-C) 4. Bacini Flumendosa – Flumineddu (Sard-D) 5. Bacino del Tirso (Sard-E) 6. Gallura (Sard-F) 7. Logudoro (Sard-G)

Alla definizione delle zone di allerta sta facendo seguito, in Sardegna, l’attivazione del Centro Funzionale Decentrato previsto dalla Direttiva del 2004 per esprimere valutazioni sulla situazione meteo a livello locale. Dal 1° ottobre 2014 il CFD è stato attivato in via sperimentale e attualmente opera regolarmente in autonomia sulla base delle procedure approvate con la deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre 2014.

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QUADRO D’UNIONE

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico 6 – PREMESSA Il Piano di protezione civile per Rischio Idraulico ed idrogeologico è stato redatto sulla base delle informazioni disponibili aggiornate al mese di marzo 2016. Le Funzioni di supporto si identificano essenzialmente in azioni e responsabili che hanno il compito di affiancare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell’assunzione di iniziative a carattere operativo per settori funzionali specifici.

Le funzioni di supporto comunali individuate per il Comune di URAS sono: Funzione 1 – Tecnica e di Pianificazione Referente: Responsabile Settore Tecnico Funzione 2 – Sanità, assistenza sociale e veterinaria Referente: Resp. Settore Socio-culturale Funzione 3 - Volontariato Referente: Istruttore tecnico comunale Funzione 4 - Materiali e mezzi Referente: Responsabile Settore Tecnico Funzione 5 - Servizi essenziali e attività scolastica - Telecomunicazioni Referente: Resp. Settore Socio-culturale Funzione 6 - Censimento danni a persone e cose Referente: Resp. Settore Amministrativo Funzione 7 - Strutture operative locali, viabilità Referente: Comandante Polizia Municipale Funzione 8 - Assistenza alla popolazione Referente: Resp. Settore Socio-culturale Funzione 9 – Mass media ed informazione Referente: Resp. Settore Amministrativo

6.1 – Procedure di attivazione e di pronto intervento Le segnalazioni per emergenze in atto devono giungere al Sindaco (qualora non sia già stato allertato dalla SORI), valutata la gravità della situazione e la natura dell’emergenza, allerterà il Responsabile del settore tecnico ed il Comandante della Polizia Locale. Il Sindaco deciderà se disporre l’immediata attivazione della sala operativa e del C.O.C. con i relativi Responsabili delle funzioni di supporto eventualmente interessate all’evento e l’allarme per la popolazione.

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Qualora il Sindaco o un suo Delegato ritenga che l’evento stia assumendo caratteristiche emergenziali, segnala immediatamente al Prefetto e alla Direzione Regionale di Protezione Civile l’insorgere di situazioni di pericolo che comportino o possano comportare danni a persone e/o cose; Il Responsabile del Settore Tecnico, una volta verificata la gravità dell’emergenza in atto, provvederà ad informare il personale comunale che si ritiene necessario richiamare in servizio. La cessazione dello stato di allerta è disposta dal Sindaco, sentito il responsabile dell’Ufficio Comunale di Protezione Civile. I recapiti privati di tutto il personale comunale previsto saranno contenuti in apposito plico sigillato in duplice copia (da utilizzarsi esclusivamente per i fini di Protezione Civile) di cui uno a disposizione del Sindaco e uno a disposizione del Dirigente Ufficio Tecnico. In conformità a quanto delineato nel suddetto modello e nel regolamento di Protezione Civile allegato al presente Piano, il Sindaco, quale autorità di protezione civile a livello comunale, avvalendosi del C.O.C., fissa le linee operative ed individua nelle funzioni di supporto lo strumento per il coordinamento degli interventi. Il Sindaco o il suo delegato, come Autorità comunale di protezione civile, al verificarsi dell’emergenza, nell’ambito del territorio comunale, attiva il C.O.C. per coordinare e pianificare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione utilizzando al meglio le organizzazioni di volontariato e le strutture sia pubbliche che private presenti sul territorio comunale.

6.2 – Centro Operativo Comunale – C.O.C. La strategia operativa da adottare è funzione degli scenari di rischio considerati e dell‘evoluzione in tempo reale dell‘evento. Gli obiettivi previsti nel piano sono stati definiti sulla base del contesto territoriale e secondo le specifiche esigenze che possono scaturire nell‘ambito delle emergenze locali. A seguito dell’allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o il suo delegato attiva il presidio operativo, convocando la funzione tecnica di valutazione e pianificazione, per garantire un rapporto costante con la Regione e la Prefettura, un adeguato raccordo con la Polizia Municipale e le altre strutture deputate al controllo e all‘intervento sul territorio, anche attraverso la “Associazione Volontari Protezione Civile Monte Arci Uras”. Si ribadisce che nel caso in cui le figure designate nel C.O.C. siano sostituite o vengano rimosse (es. amministratori comunali), il piano dovrà essere modificato ed ogni variazione dovrà essere comunicata alle autorità competenti, in caso contrario, l’aggiornamento del piano dovrà avere cadenza almeno annuale.

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Centro Operativo Comunale (C.O.C.) Coordinamento interventi di emergenza che richiedano anche il concorso di enti e aziende esterne all’amministrazione comunale. FUNZIONE È organizzato in funzioni di supporto, oltre che con la presenza di rappresentanti delle istituzioni funzionali; Sindaco attraverso la convocazione delle diverse funzioni di supporto individuate; avviene gradualmente nelle diverse fasi del modello di intervento e ATTIVAZIONE può avvenire anche solo per alcune funzioni di supporto, in base a caratteristiche e tipologia dell’evento. Operativo in h 24

UBICAZIONE SEDE PALAZZO COMUNALE

COORDINATORE Sindaco: Dott.ssa Dore Anna Maria

6.3 – Funzionalità del Sistema di allertamento locale Il funzionamento del sistema di allertamento locale e la predisposizione di un sistema di allarme efficace è di competenza del sindaco. Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale all’associazione “Associazione Volontari Protezione Civile Monte Arci Uras”.

6.4 – Sistema di allertamento per il rischio idraulico e idrogeologico Nel sistema di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico, i livelli di criticità, moderata ed elevata, corrispondono a definiti scenari che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteoidrologici attesi, nonché degli scenari di rischio anche sulla base della possibilità di superamento di soglie pluvio-idrometriche complesse. Tali previsioni vengono effettuate per ambiti territoriali, ovvero zone di allerta, significativamente omogenee circa l’atteso manifestarsi della tipologia e severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti. In questo piano si prevede che vi sia comunque un supporto locale al monitoraggio nelle sezioni critiche individuate nello studio idraulico ed in cartografia. Il bollettino di allerta deve essere consultato quotidianamente dal Sindaco o da chi ne fa le veci nel sito di Sardegna Protezione Civile, accessibile dall’home page della Regione Sardegna seguendo il percorso: sardegnaprotezionecivile> allerte e avvisi> allerte di protezione civile> avvisi di allerta per il rischio idrogeologico, al link: www.sardegnaambiente.it/protezionecivile

In ogni caso gli avvisi di criticità Moderata ed Elevata vengono ancora trasmessi per sms ed e-mail.

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Componenti del sistema regionale di Protezione Civile con compiti di coordinamento: In conformità alle vigenti disposizioni legislative sono componenti del sistema regionale di Protezione Civile con compiti e funzioni di coordinamento: - le Prefetture; - la Regione; - le Province; - i Comuni.

6.5 – Sistema di allertamento per il rischio idraulico e idrogeologico In conformità alle vigenti disposizioni legislative, statali e regionali, sono strutture operative di Protezione Civile: STATALI - il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; - le Forze armate; - le Forze di Polizia; - la Croce Rossa; - le Strutture SSN (118) REGIONALI - il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale; - l’Ente Foreste della Sardegna; - la Direzione Regionale di Protezione Civile. PROVINCIALI - i Servizi tecnici; - il Servizio viabilità.

COMUNALI - i Vigili Urbani; - le Compagnie Barracellari;

Sono altresì strutture operative di Protezione Civile: - le Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile.

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6.6 – Stazioni Forestali Le Stazioni Forestali garantiranno, in continuità con le attività svolte fino ad oggi in conformità alle disposizioni del Manuale Operativo delle allerte, “compiti di controllo, monitoraggio e presidio del territorio al fine di prevenire e governare situazioni di criticità in atto o previste”. A tal fine le Stazioni provvederanno a effettuare “monitoraggi osservativi in tempo reale nonché ad attivare le iniziative di propria competenza per il contrasto della pericolosità e degli effetti conseguenti al manifestarsi di eventi di piena che potrebbero dare origine ad episodi alluvionali”. Le stazioni forestali, una volta ricevuto l’avviso di allerta per rischio idrogeologico - criticità moderata (codice 1), attiveranno i punti di presidio idraulico e idrogeologico definiti all’interno del presente piano. Le attività da porre in essere sono le seguenti: - Avvio delle attività di osservazione sulla base dei punti critici stabiliti; - Prima valutazione della quantità delle precipitazioni; - Osservazione e controllo dei livelli dei corsi d’acqua; - Valutazione dell’evoluzione della situazione controllando la variazione del livello nel tempo; - Mantenimento del presidio nelle sole aree ritenute potenzialmente critiche per quell’evento; - Monitoraggio degli altri punti critici presidiati dalle Organizzazioni di volontariato mediante contatti telefonici e/o via radio.

Nel caso venga riscontrata una situazione di particolare gravità, il responsabile dell’unità di presidio dovrà contattare prioritariamente il Sindaco, la Sala Operativa dell’Ispettorato di Oristano che a sua volta curerà le comunicazioni con la Sala Operativa Provinciale e con tutti i soggetti a livello regionale.

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7 – LIVELLI DI ALLERTA Definito lo scenario di riferimento, per quanto riguarda l‘individuazione delle soglie corrispondenti ai livelli di criticità, il Comune potrà fare riferimento a quelle della zona di allerta nella quale il Comune è compreso e, ove siano disponibili sistemi di monitoraggio locali, i Centri Funzionali decentrati, ove attivi, potranno individuare soglie di dettaglio, stabilite sulla base di studi a piccola scala o di eventi pregressi (superamento delle soglie pluviometriche da parte delle piogge osservate; livelli idrometrici riferiti ad aste graduate lungo il corso d‘acqua). Altrimenti tali informazioni saranno rese disponibili dal Centro Funzionale Centrale con il concorso della Regione attraverso il Responsabile del Centro Funzionale decentrato. Il modello di intervento in caso di alluvioni prevede tre diverse fasi di allerta che vengono attivate in riferimento alle soglie di criticità. In relazione agli eventi di natura idraulica e/o idrogeologica, la scala delle criticità si articola su 4 livelli che definiscono, in relazione ad ogni tipologia di rischio, uno scenario di evento che si può verificare in un ambito territoriale, secondo la proposta di direttiva di allertamento citata in premessa e quanto pubblicato dal Dipartimento della Protezione Civile. I livelli di criticità ed i relativi scenari sono associati ad eventi la cui intensità ed estensione sono comunemente caratterizzati da diversi tempi di ritorno, così come dettagliati nella figura sottostante. Il tempo di ritorno è solo un indicatore di larga massima della probabilità che l’evento possa verificarsi e ciò ancor più alla luce delle variazioni delle grandezze climatiche registrate negli ultimi anni. Per il rischio idrogeologico e idraulico sono definiti i seguenti livelli di criticità “Assente o poco probabile”, “Ordinaria”, “Moderata” ed “Elevata”:

LIVELLI DI CRITICITÀ

È’ bene notare come gli eventi assunti a riferimento per gli scenari di pericolosità e quindi di rischio, di cui alla perimetrazione delle aree ed alla programmazione degli interventi di mitigazione dei Piani stralcio di bacino per l'Assetto Idrogeologico ex legge n. 267/98, siano riferiti a tempi di ritorno ben superiori e generalmente pari a 50, 100, 200 e 500 anni.

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La strategia operativa del piano di emergenza, dunque, si articolerà nelle seguenti fasi:

A) CRITICITÀ ASSENTE O POCO PROBABILE - Codice colore “VERDE”

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B) CRITICITÀ ORDINARIA - Codice Colore “GIALLO”

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C) CRITICITÀ MODERATA - Codice Colore “ARANCIONE”

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D) CRITICITÀ ELEVATA - Codice Colore “ROSSO”

Legenda SCENARIO IDROGEOLOGICO: Fenomeni quali frane, ruscellamenti in area urbana e alluvioni che interessano i corsi d’acqua del reticolo minore ed effetti dovuti a fenomeni temporaleschi. SCENARIO IDRAULICO: Alluvioni che interessano i corsi d’acqua del reticolo maggiore. L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”.

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7.1 – Attività di Previsione Il Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, nelle giornate di codice arancione e rosso e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali. Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali Decentrati delle Regioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative. Secondo quanto previsto da Manuale operativo delle allerte ai fini di protezione civile approvato con DGR n° 53/25 del 29.12.2014, il Centro Funzionale Decentrato (CFD) settore meteo e settore idro opera in modalità H24 in vigenza di criticità moderata (allerta arancione) e/o elevata (allerta rosso) per rischio idrogeologico e/o idraulico. Relativamente alla fase di Monitoraggio e nelle more della definizione delle soglie pluviometriche e idrometriche delle stazioni della rete fiduciaria di Protezione Civile, il CFD - Settore Idro, all’attivazione dell’H24, ha osservato, fino ad ora, le disposizioni operative provvisorie emanate con Ordine di Servizio del Direttore Generale della Protezione Civile Prot. n. 8935/2 del 31.12.2014. Quindi sono attivate, per tutta la vigenza dell’operatività in regime H24 le seguenti attività: 1. monitoraggio e sorveglianza in continuo relativa ai dati meteo idrologici, attraverso la composizione e rappresentazione degli stessi; 2. valutazione meteorologica attraverso gli strumenti disponibili; 3. verifica del livello di criticità in essere e previsto, attraverso il confronto delle misure rilevate con le soglie adottate anche mediante le informazioni provenienti dal presidio idrogeologico e idraulico

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regionale, nonché attraverso l’attività di raccordo con il Sistema Regionale della Protezione Civile (SORI);

Risultato delle attività di cui sopra è il bollettino di Monitoraggio (BM) che dovrà essere pubblicato sul portale istituzionale della Protezione Civile regionale e sulla piattaforma Zerogis.

A conclusione di ogni evento significativo, e comunque in tutti i casi di allerta arancione e/o rossa, il CFD settore idro, redige, ordinariamente entro 30 giorni, un report di sintesi e lo trasmette al Direttore generale della Protezione Civile. Il report contiene anche la parte di analisi meteorologica che sarà predisposta dal CFD settore meteo.

Nella Regione Sardegna sulla base del Manuale di Protezione Civile vengono individuate come autorità di protezione civile: - L’ Assessorato regionale della Difesa dell’ Ambiente; - Le Province; - i Comuni; - gli Uffici Territoriali Governativi (UTG) per gli aspetti di coordinamento dei soggetti istituzionali dello Stato. Inoltre vengono definiti i presidi territoriali come “le strutture operanti nel territorio della Regione che, in relazione al livello di criticità prevista o in atto, provvedono a porre in essere le azioni atte a fronteggiare la situazione di rischio negli ambiti territoriali di loro competenza.

7.2 – Strutture di Protezione Civile Presenti sul Territorio L’articolo 6 della Legge n. 225/1992 indica le componenti del Sistema nazionale della Protezione Civile. Il Decreto Ministeriale del 28 maggio 2003 stabilisce, inoltre, che la Protezione Civile è uno dei Servizi indispensabili dei Comuni, delle Province e delle Comunità Montane. Il modello organizzativo per la gestione delle emergenze è stato chiarito dalla Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008. Tale Direttiva spiega in modo adeguato le funzioni e le responsabilità di ogni soggetto all’interno della gestione dell’emergenza.

7.2.1 – Centro Coordinamento soccorsi È il centro di comando provinciale (che può riunirsi in sede permanente, giornalmente oppure in adunanza limitata), per la gestione dell’emergenza. La Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 spiega quale siano le funzioni e le responsabilità all’interno della struttura.

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A livello provinciale, secondo il modello adottato da ciascuna Regione, si attiva il Centro di Coordinamento del Soccorsi di seguito chiamato semplicemente C.C.S. nel quale sono rappresentati, oltre alla Regione, alla Prefettura, gli enti, le amministrazioni e le strutture operative funzionali alla gestione dell’emergenza con il compito di: valutare le esigenze sul territorio, impiegare in maniera razionale le risorse già disponibili, definire la tipologia e l’entità delle risorse regionali e nazionali necessarie per integrare quelle disponibili a livello provinciale, individuando laddove non previsto dalla pianificazione di emergenza, i siti destinati ad aree di ammassamento soccorsi. Per quanto riguarda l’Autorità designata alla gestione del C.C.S., la Direttiva spiega tali competenze. Qualora il modello adottato dalla Regione non indichi chiaramente a quale Autorità è attribuita la funzione di responsabilità del C.C.S. e non fossero vigenti in tal senso opportuni protocolli d’intesa tra Prefettura ed altri enti di Protezione Civile, tale funzione si intende assegnata al Prefetto della Provincia in qualità di rappresentante dello Stato sul territorio, in ragione del dovere di assicurare la salvaguardia della vita e dei beni delle persone. In ogni caso, fermo restando quanto previsto dal modello organizzativo regionale, le principali funzioni operative risultano così attribuite: Il Prefetto è responsabile dell’attivazione e dell’impiego delle risorse statali presenti sul territorio provinciale, dell’ordine e della sicurezza pubblica ed emette ordinanze esercitando, qualora necessario, la funzione di sussidiarietà nei confronti dei Sindaci. La Regione Sardegna non ha a tutt’oggi normato creando un proprio modello regionale e pertanto, spetta al Prefetto il coordinamento a livello provinciale. Il Sindaco è il responsabile del proprio territorio e dell’attivazione del Centro Operativo Comunale, che deve operare per primo e che deve coordinarsi con gli altri enti e strutture dislocate sul territorio. Il passo precedente all’attivazione del C.C.S. è la costituzione dei Centri Operativi Locali composti dal Funzionario della P.S. o dal Comandante della Compagnia dei Carabinieri che sono l’avamposto diretto del C.C.S. nella zona interessata. In base all’evoluzione della situazione il Prefetto dispone l’attivazione del C.C.S.. avvisando contestualmente il Centro di Coordinamento SISTEMA del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, il Comitato Operativo della protezione Civile e la Regione Autonoma della Sardegna. Attualmente la sede del C.C.S. è ubicata presso la sede della Prefettura di Oristano sita in Via Beatrice D'Arborea, 4, 09170 Oristano. I singoli componenti possono essere rappresentati dai loro delegati. Tutti i componenti, comunque, sono muniti di poteri decisionali. Il C.C.S. provvede a disporre e coordinare, oltre alle operazioni di salvataggio e soccorso, tutti gli interventi richiesti dalla concreta situazione e, in particolare, le seguenti attività, in stretto collegamento con i Centri di Coordinamento Locale: – Controllo della viabilità ed eventuale interdizione degli accessi all’area interessata;

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– Presidio dei punti sensibili per la tutela dell’ordine pubblico e dell’incolumità delle persone e per la tutela dei beni in funzione di antisciacallaggio; – Interventi connessi all’eventuale interruzione dell’erogazione dei servizi essenziali (energia elettrica, acqua, telefonia, strade, ponti, ferrovie); – Assistenza e, se necessario, evacuazione della popolazione interessata, anche indirettamente, dall’evento; – Rapporto con i Sindaci dei Comuni interessati e con il C.O.C., eventualmente costituito; – Coordinamento della propria azione con quella della sala Operativa Regionale per l’attivazione delle risorse regionali disponibili; – Coordinamento con il Centro di Coordinamento SISTEMA per l’attivazione delle risorse nazionali eventualmente necessarie ad integrazione di quelle locali.

Il C.C.S. della Prefettura di Oristano è articolato secondo 9 funzioni di supporto che si occupano di tutte le funzioni necessarie, dal censimento danni alla diffusione a mezzo stampa.

7.2.2 – Centro Operativo Misto È un centro di coordinamento decentrato attivato dal Prefetto qualora valuti che l’evento sia di gravità tale, per estensione del territorio colpito e per l’entità dei danni arrecati, da richiedere un’articolata attività di coordinamento degli interventi a livello comunale. Esso opera come proiezione del C.C.S. a livello locale ed è organizzato secondo le modalità delle funzioni di supporto. Tali funzioni da attivare nel C.O.M. sono speculari rispetto a quelle individuate per il C.C.S..

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico 7.2.3 – Schema delle principali funzioni dei soggetti regionali di protezione civile

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7.3 – Strutture di Protezione Civile Presenti sul Territorio A ciascuno dei suddetti livelli di criticità devono corrispondere codici di allerta e azioni da attivare progressivamente. Lo stato di allerta (nel seguito “allerta “) è adottato dal Direttore della Direzione Regionale Protezione Civile, o da suo sostituto, a seguito del ricevimento dell’avviso di criticità corrispondente da parte del Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. L’allerta riporta per intero l’avviso di criticità. Gli eventuali aggiornamenti dell’avviso che intervengono nel periodo di validità dell’allerta non danno luogo all’ adozione di una nuova allerta salvo che non ricorrano i presupposti per una modifica del corrispondente livello. L’avviso di criticità è pubblicato al seguente indirizzo web, sul sito della Direzione Generale di Protezione Civile Regionale che il Sindaco o suo delegato è tenuto a consultare quotidianamente: http://www.sardegnaambiente.it/servizi/allertediprotezionecivile/ L’ avviso e il corrispondente codice sono trasmessi tramite sms, e-mail ai numeri degli enti riportati all’allegato 6b della D.G.R. n. 26/12 dell’11/05/2016. I responsabili dei presidi territoriali confermeranno con lo stesso mezzo l’avvenuta ricezione dell’ avviso. Dal 01/12/2016, in caso di evento significativo viene emanato il bollettino di monitoraggio. Il Bollettino di monitoraggio, ai sensi della D.G.R. n. 59/22 del 03/11/2016 è pubblicato a cura del CFD settore idro sul portale istituzionale della protezione civile regionale e sulla piattaforma Zerogis. La cadenza di pubblicazione sarà normalmente ogni tre ore in vigenza di criticità moderata – allerta arancione e in vigenza di criticità elevata – allerta rossa. Bollettini straordinari possono essere emessi a cadenza inferiore su proposta del Settore meteo e/o del Settore idro. In caso di impossibilità a pubblicare su entrambe le piattaforme il CFD settore idro darà immediata comunicazione al CFD settore meteo, alla SORI, al Centro Funzionale Centrale (CFC) e alle Prefetture. Il CFD settore idro invierà, se possibile, un messaggio sms ai sindaci dei comuni interessati e, se possibile, invierà il bollettino via mail/telefax alla SORI e ai destinatari interessati dall’avviso di criticità. Le segnalazioni da parte di istituzioni, relative a rischi connessi a calamità naturali, potranno essere comunicate al numero telefonico 0707788001 (SORI). Per le segnalazioni dei cittadini, relative a rischi connessi a calamità naturali, è invece operativo il numero verde 1515 del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.

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7.4 – Architettura del sistema di allertamento regionale Presidio territoriale regionale: è finalizzato al monitoraggio e al presidio di punti prestabiliti individuati dal CFD, a completamento della rete strumentale idro-pluviometrica di misura. Le attività dei soggetti coinvolti sono regolamentate da opportuni e specifici protocolli di collaborazione con il CFD che stabiliscono le modalità di svolgimento del monitoraggio osservativo, quelle di comunicazione dei risultati al CFD, nonché le frequenze di osservazione per ciascun livello di allerta. I medesimi protocolli possono prevedere la possibilità, da parte del CFD, di modificare la frequenza di osservazione dei punti stabiliti, compatibilmente con la disponibilità operativa dei soggetti coinvolti. Il presidio territoriale regionale è svolto dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, dall'Ente Foreste della Sardegna, dai Servizi del genio civile (limitatamente ai tratti fluviali di competenza) e dall'ENAS (limitatamente alle sole aree di pertinenza degli sbarramenti e delle relative opere accessorie e complementari). Al presidio territoriale regionale possono concorrere anche le Organizzazioni di Volontariato e, previa apposita convenzione, anche gli Ordini professionali.

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7.5 – Attivazione del Presidio Territoriale Idraulico ed Idrogeologico Il Piano di emergenza prevede un adeguato sistema di vigilanza sul territorio per garantire le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte a rischio, soprattutto molto elevato. L‘attivazione del presidio territoriale spetta al Sindaco che, attraverso il responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione, ne indirizza la dislocazione e l‘azione, provvedendo ad intensificarne l‘attività in caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati. Il presidio territoriale non potrà essere attivato per le attività di sopralluogo e valutazione, finché non venga costituita un’organizzazione di volontariato comunale in quanto nel territorio non vi sono al momento risorse umane sufficienti ad operare in questo senso.

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Nel caso il Comune dopo avere consultato gli altri enti e le forze dell’ordine disponibili nel territorio e siglato convenzioni ad hoc, potrà organizzare squadre miste, composte da personale dei propri uffici e delle diverse strutture operative presenti sul territorio (Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, e Volontariato) che provvederanno al controllo dei punti critici, delle aree soggette a rischio preventivamente individuate, dell‘agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza.

7.6 – Sistemi di Allarme per la Popolazione L’attivazione dell’allarme - e del cessato allarme - verso la popolazione in caso di pericolo e dell’avvio della procedura di evacuazione, attraverso l’ordine del Sindaco, è segnalato tramite sistemi di diffusione sonora montati sul campanile della chiesa S.M. Maddalena e gli altoparlanti montati sulle autovetture della polizia municipale e per via telefonica o multimediale.

7.7 – Modalità di evacuazione assistita Premesso che l’evacuazione della popolazione è l’ultima delle azioni che in genere deve essere intrapresa, quando proprio non se ne può fare a meno, nel seguito si specifica quali azioni intraprendere nel malaugurato caso in cui questa ipotesi dovesse presentarsi. Nel caso di allerta gli operatori socio assistenziali, e le squadre all’uopo organizzate si recheranno direttamente ai domicili delle persone con ridotte capacità motorie, predisponendo i soggetti per un rapido trasporto in una zona sicura. Trattandosi di persone non del tutto autosufficienti l’evacuazione dovrà essere assistita per tutta la durata del tragitto che porta nella zona di prima accoglienza. Durante queste operazioni sarà necessario l’intervento di personale specializzato. Una particolare procedura sarà seguita per gli ospiti delle case di riposo e i disabili, per i quali si provvederà ad un passaggio a tappeto davanti alle strutture di persona e con avvisi acustici. Le persone saranno riunite a piccoli gruppetti ed aiutate a raggiungere la zona di accoglienza con i pulmini per disabili in dotazione alle strutture stesse. Una preparazione particolare (esercitazioni ad hoc) dovrà essere impartita agli operatori socio sanitari che operano all’interno di queste strutture, sia pubbliche che private. Nel caso che in questi centri siano presenti persone con disabilità particolari ma non motorie (es. cieche o sorde) ogni struttura sanitaria o casa di riposo dovrà adottare procedure particolari per allertarli nell’emergenza. Si stabilirà di concerto con le Aziende sanitarie o con i referenti delle strutture un punto di ritrovo nelle immediate vicinanze della struttura nella quale queste persone dovranno attendere l’arrivo del pulmino per il trasporto nelle aree di primo soccorso oppure effettuare esercitazioni ripetute per mettere a punto un

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico sistema per far evacuare queste persone in sicurezza in modo da consentire il trasporto degli allettati in una fase diversa (non è stato possibile contattare i referenti).

7.8 – Modalità di assistenza alla popolazione Il delegato del Sindaco disporrà l’attuazione di interventi di supporto logistico (allontanamento curiosi, evacuazione frequentatori e residenti) e di assistenza sanitaria e alla persona. Inoltre i componenti dei servizi sociali del Comune (assistenti sociali, psicologi, volontari) saranno impiegati per dare supporto anche psicologico alle persone colpite e per la cura dei bambini i cui genitori fossero impossibilitati o dispersi. NB: l’intervento su persone infortunate deve avvenire soltanto da parte di personale formato al primo soccorso; la movimentazione di infortunati deve avvenire solo su espressa indicazione del personale del servizio medico 118.

7.9 – Evacuazione con mezzi personali In caso di evacuazione del centro abitato, l'uso dei mezzi di trasporto personali può creare non pochi problemi alla buona riuscita dell'operazione stessa se questa non viene organizzata nei minimi particolari e se gli abitanti non conoscono quali sono le vie di fuga consentite. In caso di imminente straripamento del fiume, le autorità sono in grado di avviare la procedura di evacuazione con alcune ore di anticipo sulla base dei dati di previsione raccolti dalla centrale operativa. Chi è in grado di raggiungere i centri di raccolta e/o parenti in luoghi sicuri dovrà avere le informazioni sotto riportate. 1. Conoscere quali sono le strade individuate come vie di fuga. Nel nostro caso le vie di esodo sono rappresentate nella cartografia allegata. 2. Conoscere il percorso da seguire per poter lasciare nel più breve tempo possibile l'abitato. 3. Evitare di parcheggiare i mezzi sulla strada. Nel caso fosse necessario il parcheggio lungo la strada, questo dovrà essere effettuato seguendo le indicazioni di senso unico indicato dai cartelli stradali affissi dalle squadre di protezione civile. 4. E' opportuno non contare su soccorsi esterni di parenti con mezzi di trasporto perché, in genere, questi non vengono autorizzati ad accedere al centro abitato. In questo caso è bene utilizzare i mezzi di protezione civile a disposizione.

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7.9.1 – Evacuazione con mezzi della Protezione Civile Chiunque, non provvisto di mezzi propri, potrà essere evacuato con i mezzi della protezione civile che fossero disponibili al momento o con i mezzi messi a disposizione dal Comune. L' evacuazione verrà effettuata con i mezzi della protezione civile, se presenti. Come predisposto, le persone verranno trasportate presso i centri di raccolta individuati, e da qui smistate nei centri di accoglienza o presso parenti o conoscenti. Meglio sarebbe se le persone da accogliere sapessero in anticipo il luogo di accoglienza al quale sono state destinate. Questo ridurrebbe l’intasamento nel centro di smistamento.

7.9.2 – Evacuazione di persone anziane o in difficoltà L'elenco di queste persone, compilato in base alle informazioni fornite dai medici di base, ai dati disponibili presso l'ufficio assistenza del comune, alle indicazioni raccolte con il questionario e i volontari, verrà messo a disposizione dei mezzi della protezione civile (Comunale o esterna). Le persone da evacuare verranno avvertite preventivamente dal personale di protezione civile e verrà chiesto ad un parente di accompagnarle e di assisterle durante tutta la durata dell’evacuazione. Il nome del parente dovrà essere indicato preventivamente sull’elenco. Le persone anziane o in difficoltà dovranno essere suddivise in gruppi per aree omogenee (due o tre vie adiacenti) in modo tale che i minibus o le automobili della protezione civile le possano prelevare seguendo la traccia degli indirizzi riportata su un unico documento di accompagnamento. La raccolta di tali persone dovrà essere coadiuvata da un volontario della Protezione Civile Comunale. Al termine della raccolta delle persone riportate nell’elenco, il volontario verrà riportato nella zona di triage presso la sala operativa e si metterà a disposizione per il giro di raccolta successivo. Le persone verranno trasferite nei centri di accoglienza presso gli "ambienti protetti" reperiti preventivamente dal Prefetto, dal 118 o offerti direttamente dai comuni che ne hanno la disponibilità. I comportamenti di auto protezione da adottare verranno esposti in un’assemblea generale che verrà convocata dal Sindaco successivamente all’adozione in Consiglio Comunale del piano di protezione civile.

7.10 – Salvaguardia delle Strutture ed Infrastrutture a Rischio L‘individuazione dell’esposizione al rischio delle strutture ed infrastrutture consente di definire le azioni prioritarie da attuarsi, in via generica, nelle fasi operative previste nel modello d‘intervento incentrato sulla salvaguardia della popolazione. Obiettivo prioritario di tali azioni consiste nel ridurre le

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Aggiornamento Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile – Anno 2017 Cap. 2 - Relazione sull’emergenza Rischio idraulico e idrogeologico conseguenze, sanitarie e socio economiche sulla popolazione, dovute a crolli, esplosioni ed altri effetti calamitosi. Le azioni di protezione civile coordinate dal Comune sono a supporto dei Vigili del Fuoco e delle altre strutture operative competenti per specifiche attività al fine di: - rafforzare il presidio del territorio in prossimità degli elementi a rischio; - tenere costantemente aggiornata la struttura comunale di coordinamento sul possibile coinvolgimento dell‘elemento a rischio; - mantenere il contatto con le strutture operative; - valutare il passaggio a fasi successive sino alle procedure di evacuazione (fase di preallarme).

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8 – LIVELLI DI ALLERTA Il modello di intervento definisce le fasi nelle quali si articola l’intervento di protezione civile, caratterizzate da un livello di allertamento crescente nei confronti dell’evento che sta evolvendo. In particolare esso: - definisce i soggetti istituzionali e le strutture operative coinvolte che vanno attivate in caso di un evento, stabilendone responsabilità, relazioni e compiti; - stabilisce le modalità e le procedure di intervento. Il modello di intervento va modulato sulle caratteristiche del singolo evento, nonché sulle condizioni ambientali al contorno e, in quanto tale, deve essere specifico per ciascuna tipologia di rischio. Il presente Piano contempla pertanto un modello di intervento dedicato per ciascuna tipologia di rischio. Gli enti cooperano tra loro secondo un principio di sussidiarietà verticale che prevede che le responsabilità pubbliche siano attribuite all’ente più vicino ai cittadini (Sindaco) e che gli enti sovraordinati intervengano solo quando il comune non sia in grado con le risorse a disposizione di fronteggiare l’emergenza.

8.1 – Modelli di intervento Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell‘emergenza a livello comunale. Nel modello vengono riportate le procedure suddivise in diverse fasi operative per l‘attuazione più o meno progressiva delle attività previste nel Piano, in base alle caratteristiche ed all‘evoluzione dell‘evento, in modo da consentire l'utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di protezione civile presenti sul territorio. Il presente modello di intervento è stato redatto in base alle attuali modalità di allertamento, in attesa della completa attuazione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.04, con l’attivazione formale del Centro Funzionale regionale. La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 recante “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile” all’articolo 2 recita: “Le Regioni, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, suddividono e/o aggregano i bacini idrografici di propria competenza, o parti di essi, in ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti”.

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La Regione Sardegna, con il Manuale di Protezione Civile ha recepito la Direttiva del 2004, ed ha individuato sette zone di allerta corrispondenti a quelle individuate dal progetto nazionale dei Centri Funzionali e ricomprese nei sub bacini idrografici in cui è stata suddivisa l’isola ai sensi della L. 183/1989. Alla definizione delle zone di allerta sta facendo seguito, in Sardegna, l’attivazione del Centro Funzionale Decentrato previsto dalla Direttiva del 2004 per esprimere valutazioni sulla situazione meteo a livello locale. Dal 1° ottobre 2014 il CFD è stato attivato in via sperimentale e attualmente opera regolarmente in autonomia sulla base delle procedure approvate con la deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre 2014.

8.2 – Eventi idrogeologici e/o idraulici Al ricevimento da parte della Prefettura dell‘avviso meteorologico per fenomeni rilevanti o del bollettino di criticità moderata dal Centro funzionale centrale o regionale, o in base alle valutazione dei dati provenienti dal proprio sistema di monitoraggio locale, il Sindaco attiva il proprio presidio operativo, dandone comunicazione alla Prefettura o UTG ed alla Regione, avviando i contatti con le strutture eventualmente operative presenti sul territorio (CC, GdF, CFVA, PS, Polizia locale). Nella successiva fase di attenzione il Sindaco, dopo attivato il Centro Operativo Comunale, dispone l‘invio di squadre miste del presidio territoriale (tecnici comunali, agenti di pm e volontari qualora presenti), al fine di avere informazioni sull‘evolversi del fenomeno. Sulla scorta delle informazioni ricevute dal territorio il Sindaco provvede, nella fase di allarme, a predisporre le necessarie risorse per le eventuali attività di evacuazione ed assistenza alla popolazione, garantendo adeguato supporto da parte della struttura comunale alle attività di soccorso.

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9 – LE FASI OPERATIVE La risposta del sistema di protezione civile comunale è articolata in tre fasi operative non necessariamente successive (fasi di – attenzione – preallarme – allarme/emergenza) corrispondenti al raggiungimento di tre livelli di allerta come riportato nella tabella che segue.

FASE GIALLA il Sindaco alla ricezione dell’avviso di criticità ordinaria attiva il presidio territoriale per il monitoraggio e nel caso ci siano eventi in atto che necessitano di un intervento combinato o in caso di peggioramento delle condizioni meteo e di passaggio alla fase di allarme successiva, avvia le comunicazioni con le strutture operative locali presenti sul territorio, la Prefettura - UTG, la Regione, la Direzione Regionale e la stazione del CFVA;

FASE ARANCIONE La fase viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di allerta determinato: - dal ricevimento dell’Avviso di criticità moderata emesso dal Centro Funzionale regionale o dalla Regione d‘intesa con il Dipartimento della Protezione Civile; - al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti, o all‘aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali.

FASE ROSSA La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di allerta determinato: - dal ricevimento dell‘Avviso di criticità elevata emesso dal Centro Funzionale decentrato regionale o dalla Regione d‘intesa con il Dipartimento della Protezione Civile; - dal verificarsi di un evento con criticità moderata;

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- al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti, o all‘aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali. FASE IN EVENTO IN ATTO La fase successiva di allarme/emergenza viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di allerta determinato: - dal verificarsi di un evento con criticità elevata; - al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti, o all‘aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali. Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni del Centro Funzionale Regionale o Centrale trasmessi dalla Prefettura - UTG, e/o dalla valutazione del presidio territoriale. Nel caso in cui un fenomeno non previsto connesso anche ad un‘altra tipologia di rischio si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l‘esecuzione della procedura di soccorso ed evacuazione (cfr. fase ROSSA). Il passaggio da una fase operativa alla successiva ed il relativo rientro devono essere aderenti alle decisioni dell’Autorità competente, secondo quanto riportato nel manuale operativo. Tali decisioni sono conseguenti ad una valutazione dell’evoluzione locale della situazione. A livello locale in considerazione di eventuali criticità temporanee (es. presenza di cantieri o di opere di difesa parzialmente danneggiate, ecc), l’attivazione dei livelli di allerta e delle conseguenti fasi operative da parte dell’autorità comunale di protezione civile, può anche non essere preceduta dalla pubblicazione di un Avviso di criticità, se il Sindaco lo ritiene opportuno. In tal caso egli deve considerare i valori soglia indicati nella parte descrittiva delle criticità o di eventuali precursori per l’attivazione del corrispondente livello di allerta.

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9.1 – Livelli di allerta e Fasi Operative La risposta a situazioni di emergenza è organizzata nelle quattro fasi operative già enunciate e schematizzate nella Tabella seguente:

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Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni del Centro Funzionale Regionale o Centrale ricevute. Nel caso in cui il fenomeno non previsto si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l’esecuzione della procedura di soccorso ed evacuazione.

9.2 – Attivazione delle Fasi Operative La ricezione dei bollettini è garantita dal Sindaco del Comune di URAS, che provvederà a comunicarli e smistarli agli opportuni organi comunali per la determinazione delle rispettive azioni. I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.

CRITICITA’ ASSENTE O POCO PROBABILE Il Sindaco - Accerta la concreta disponibilità di personale per eventuali servizi di monitoraggio osservativo da attivare in caso di necessità, in funzione della specificità del territorio e dell’evento atteso. - Il Sindaco segnala prontamente alla SORI e alla Prefettura eventuali criticità locali rilevate.

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ALLERTA GIALLA – CRITICITA’ ORDINARIA FASE DI ATTENZIONE Il Sindaco o il suo delegato - Accerta la concreta disponibilità di personale per eventuali servizi di monitoraggio osservativo da attivare in caso di necessità, in funzione della specificità del territorio e dell’evento atteso, secondo quanto previsto nel Piano comunale di protezione civile. - Segnala prontamente alla SORI, alla Prefettura e all’ispettorato CFVA competente, eventuali criticità rilevate nell'ambito dell'attività di presidio territoriale idrogeologico e idraulico locale. - Verifica la funzionalità e l'efficienza dei sistemi di telecomunicazione sia con le altre componenti del sistema della Protezione Civile sia interni al Comune. - Garantisce il flusso di informazioni e i contatti con la SORI, la Prefettura, i Comuni limitrofi e le strutture operative locali di Protezione Civile: strutture operative comunali e stazione dei Carabinieri.

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ALLERTA ARANCIONE – CRITICITA’ MODERATA FASE DI PREALLARME

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ALLERTA ROSSA – CRITICITA’ ELEVATA FASE DI ALLARME/EMERGENZA

Attivazione effettuata dal SINDACO

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FASE DI EVENTO IN ATTO

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URAS, 10/10/2017

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