I NUCLEI SEPOLCRALI TARDOANTICHI produttivi e abitativi. Le indagini archeologiche hanno evi- E ALTOMEDIEVALI DI CASALECCHIO DI denziato la progressiva usura e il sommario restauro delle (BO): OSSERVAZIONI PRELIMINARI vecchie strade glareate centuriali; la mancata manutenzio- ne di queste importanti infrastrutture condurrà al progressi- di vo interramento della rete scolante e alla conseguente tra- sformazione dei piani rotabili in piste sterrate. CINZIA CAVALLARI In questo periodo un antico torrente, efficacemente controllato mediante bonifiche e arginature in epoca etru- sca e romana, riprende la propria attività, rinalveandosi INTRODUZIONE nel letto originario, attestato dalle fasi preromane: le ac- que colmano i fossi laterali del cardo, erodendo e deva- Il territorio dell’attuale di Casalecchio di Reno stando l’incrocio con il decumanus e occupano l’antico si colloca a circa 4 km a O/SO di , ai piedi della corso, che presumibilmente incideva ancora il terreno con fascia pedecollinare, esattamente allo sbocco in pianura della un tracciato in pendenza. Soltanto più a valle, in corri- valle del fiume Reno e, conseguentemente, all’incrocio di spondenza dell’area della villa urbano-rustica, i ruderi importanti direttrici di traffico in uso fin dall’antichità (Fig. dell’edificio sbarrano il flusso del torrente, costringendo- 1). lo a deviare verso Nord (ORTALLI 1995, pp. 586-588). Que- Fin dall’Ottocento questo comprensorio è stato oggetto sto periodo, inquadrabile entro il V-VI secolo, è caratte- di ritrovamenti archeologici di notevole importanza, attri- rizzato da una sensibile rarefazione dei rinvenimenti; le buibili all’età etrusca e celtica (GOZZADINI 1879); tra il 1961 uniche tracce antropiche sono state individuate proprio in e il 1970, inoltre, nell’area convergente verso l’attuale ci- corrispondenza dell’area della villa, una struttura forse mitero furono effettuate regolari campagne di scavo da par- ormai fatiscente ma evidentemente utilizzabile in qualche te dell’École Française de Rome; le indagini consentirono modo da una piccola comunità. A questa fase d’occupa- di recuperare importanti testimonianze abitative e funera- zione sono attribuibili una sommaria arginatura di terra e rie di epoca etrusca (PAYRAULT 1972; PEYRE 1967; detriti lungo il torrente e un gruppo di sepolture deposte PEYRE 1970; PEYRE 1972; TOVOLI 1972), alle quali seguiro- nelle immediate adiacenze dell’edificio. no nuove scoperte nei decenni successivi (VON ELES 1987; Tuttavia per l’alto Medioevo si registra un generalizza- KRUTA POPPI 1987). to spopolamento dell’area e un profondo degrado ambien- A partire dal 1989 l’ampio progetto di urbanizzazione tale; soltanto a partire dal XIV secolo gli scavi archeologici dell’attuale quartiere “Meridiana” (Zona “A”, Fig. 2) ha con- hanno evidenziato a una decisa riappropriazione del terri- sentito alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emi- torio, garantita da efficaci interventi infrastrutturali e di rias- lia Romagna di programmare un articolato intervento di tu- setto agrario. tela preventiva; la complessa operazione è stata realizzata nel corso di 12 campagne di scavo (1989-2001), condotte LE AREE FUNERARIE (I SEC. A.C.-FINE V D.C.) con metodo stratigrafico (ORTALLI 1997) su di una superfi- cie quasi completamente inedificata di oltre 60 ettari (Fig. Allo stato attuale degli studi la fonte primaria per la 2). ricostruzione dell’insediamento di Casalecchio di Reno in Le indagini hanno consentito di delineare un quadro epoca romana e tardoromana sono le necropoli. Oltre a un esaustivo sull’evoluzione insediativa, economica e ambien- modesto nucleo di cinque sepolture di età sillana (ORTALLI tale della zona, lungo un arco cronologico di circa 10.000 2001, p. 216), le aree funerarie si sono sviluppate in età anni, dal Mesolitico all’età moderna. imperiale lungo il lato meridionale di uno degli assi viari Questo territorio, che ha restituito tracce di frequenta- principali, il decumanus. zione e di stanziamento durante la Preistoria (CAVALLARI, PANCALDI, RAGGI 2000; MENGOLI 2002; STEFFÉ 1984), appa- re caratterizzato da una capillare occupazione in età etru- sca, celtica e romana; in epoca romana una grande villa ur- LE NECROPOLI “A”, “B” E IL NUCLEO SEPOLCRALE bano-rustica si pone al centro di un’area produttiva e com- “C” (I-V SECOLO) merciale estesa su una superficie di oltre 10.000 m2 favorita dalla posizione di naturale confluente economico. L’edifi- Le necropoli A e B, scavate tra il 1989 e il 1991 (MEN- cio non è stato scavato ma i suoi limiti sono stati intercettati GOLI, PANCALDI, RAGGI 1991-92) costituiscono due nuclei attraverso una serie di sondaggi, che hanno consentito di distinti (Figg. 2-3, A e B), sviluppatisi lungo un decumano riconoscerne alcuni corpi di fabbrica con distinte destina- glareato; le sepolture (238 tombe), a inumazione (76%) e a zioni d’uso; nel corso delle numerose campagne di scavo cremazione, sono databili tra il I e il V sec. d.C. Gran parte effettuate nell’area, inoltre, è stato possibile individuare una degli scheletri sono stati oggetto di analisi morfometriche fitta rete infrastrutturale impostata sull’asse della centuria- (BELCASTRO, GIUSBERTI 1997) e i resti di uno di essi è espo- zione, contraddistinta da regolari assi viari e da un’efficace sto dal 2000 nell’aula didattica del Museo di Antropologia regimazione idrica (ORTALLI 1995, pp. 81-82). dell’Università degli Studi di Bologna (tomba 130, necro- Ai lati del decumano meridionale, tra il I e il V sec. d.C. poli “B”). sono attestate due aree funerarie distinte, che hanno restitu- Tra il 1997 e il 1998 è stato indagato un ampio settore ito quasi trecento tombe (Figg. 2-3, A-B-C). ubicato a Ovest della linea ferroviaria Bologna-Vignola, Il controllo del territorio mostra evidenti segnali di cri- caratterizzato da resti insediativi di epoca romana; l’ipotesi si a partire dal III sec. d.C.; in questa fase alcuni ambienti della presenza di un’area funeraria, indiziata dalla scoperta abitativi della villa in cui erano inizialmente (I a.C.-I d.C.) di tre tombe (tombe 1-3), è stata successivamente confer- ben distinti i settori residenziale (pars urbana) e quello de- mata in occasione della campagna di scavo effettuata nel stinato alle attività produttive e all’immagazzinamento del- 2000-2001 sul lato opposto della linea ferroviaria (tombe le derrate alimentari (pars rustica), vengono occupati da 5-57, a cui mancano i nn. 4 e 15, non attribuiti). Nel com- impianti artigianali. La nuova destinazione d’uso sembra plesso è stata investigata estensivamente una necropoli com- indicare una sorta di declassamento della villa (non più re- posta da 55 sepolture, concentrate a Est della ferrovia, che sidenza dei proprietari del fundus), utilizzata ormai con fun- costituiscono un gruppo omogeneo (Figg. 2-3, C) che va a zione di puro sfruttamento economico. A partire da questo integrare i dati emersi nella necropoli B; è altamente proba- periodo si assiste a un degrado delle infrastrutture (strade e bile che un numero imprecisabile di tombe sia stato distrut- canalizzazioni) e al conseguente abbandono degli impianti to in passato in occasione dei lavori per la realizzazione del

720 tracciato ferroviario, che ha danneggiato alcune sepolture, Il sepolcreto è costituito da 25 fosse terragne in cui come le tombe 40, 50 (non ricostruibili). Le sepolture, in- sono state rinvenute inumazioni (integre, parzialmente tercettate a quote variabili, con una profondità massima di integre e talvolta con evidenti segni di mutilazioni) e resti un metro dal p. d.c., risultavano in molti casi alterate dalle scheletrici, pertinenti in origine a sepolture danneggiate arature; nella quasi totalità dei casi si trattava di inumazio- da interventi successivi (solitamente imputabili a ulteriori ni, a eccezione di tre incinerazioni databili tra il I sec. a.C. deposizioni); le tombe sono ubicate in un’area di 30 metri e il I d.C. × 5, ai margini di un paleoalveo presumibilmente coevo. Le sepolture sono prevalentemente attribuibili tra il I e La numerazione delle tombe (2-18, 23-24, 27, 29-33) ri- il III sec. d.C. e presentano una tipologia costruttiva piutto- sulta apparentemente lacunosa poiché il sepolcreto si tro- sto varia: fossa terragna (tombe 9, 23, 34, 36, 40, 42-44, vava in parziale sovrapposizione rispetto a una necropoli 51), fossa con fondo di giacitura in laterizi [tombe 5-6, 12, etrusca di fase Certosa (ORTALLI 1997, p. 580), scavata con- 46-47 (26: 2 sesquipedali a formare le testate e frammenti temporaneamente. Le sepolture sono disposte in maniera laterizi anche lungo i margini della fossa)], fossa rivestita disordinata e presentano alternativamente spazi vuoti e da pezzame laterizio e da assi di legno [di cui si conservava zone densamente occupate, tra le quali si distinguono due la traccia carboniosa, (tomba 13)], fossa con traccia di co- nuclei di inumazioni sovrapposte. In queste fosse comuni pertura lignea (tomba 27), fossa rettangolare con copertura le deposizioni si tagliavano tra loro, provocando evidenti in laterizi [(tombe 20-21, 24-25, 29, 31, 41, 49, 52, 54, 57 amputazioni nei resti scheletrici, le cui articolazioni risul- (tomba 56: i due embrici recuperati erano presumibilmente tavano in connessione anatomica, a indicare deposizioni poggianti su di una copertura in materiale deperibile indi- piuttosto ravvicinate nel tempo. La totale assenza di ele- ziata da quattro buche disposte agli angoli della fossa, in- menti di corredo rende piuttosto problematica la datazio- terpretabili come alloggiamento di pali di sostegno)], fossa ne del sepolcreto, che per motivi stratigrafici viene attri- coperta da frammenti laterizi, pertinenti alla copertura, crol- buito al VI secolo. lata (tombe 14, 18-19, 33, 55 (copertura costituita da un Nel complesso appaiono riconoscibili due raggruppa- coppo nella tomba 45)], cappuccina (tombe 17, 22, 32, 35, menti principali: a Sud la tomba 5, infantile, taglia due se- 39) cappuccina con fondo di giacitura in laterizi (tomba 30) polture preesistenti, la 11 e la 6, quest’ultima danneggiata e sepolture infantili entro anfora (tombe 10-11, 37-38, 48, anche dalla tomba 8, il cui inumato è stato deposto prono e 53). In un caso è stata evidenziata una tomba bisoma, con la con le gambe spostate in maniera innaturale a sinistra, forse seconda deposizione caratterizzata da un cuscino funebre per non alterare ulteriormente la tomba 6, intercettata invo- in laterizio. lontariamente. La tomba 10, infantile, risulta deposta sugli Le inumazioni attribuibili alla fase più tarda del sepol- arti inferiori della 12, i cui resti scheletrici sono stati rinve- creto sono ascrivibili a infanti (tombe in anfora n. 10-11, nuti non in connessione, con il cranio staccato e rideposto 37-38); la tomba 16, a causa di disturbi recenti, è difficil- presso il femore destro e alcuni resti ossei in dispersione o mente ricostruibile, se non nella tipologia, (fossa terragna), ricollocati entro la tomba 11, anch’essa posteriore. le tombe 1 e 3 sono in cassa laterizia, la 2 e la 22 sono alla Un altro nucleo è riconoscibile a Nord: alcuni resti sche- cappuccina. letrici della tomba 29, sconvolta, sono stati ricollocati nella Nella tomba 2 sono stati rinvenuti alcuni elementi di tomba 30, a sua volta disturbata da deposizioni successive, corredo: vaghi di collana in osso e pasta vitrea, un anellino la 24 e la 27, che insieme alla 23 sembrano pertinenti a una in bronzo e una catenina in ferro. fossa comune (Fig. 4). Lo scheletro della tomba 23 è depo- L’unico elemento di corredo della tomba 22 è costituito sto sul fianco sinistro, con il capo orientato ONO; il braccio da una coppia di orecchini in bronzo con terminazione a sinistro è disteso lungo il corpo, quello destro piegato sul poliedro (fine V secolo): i gioielli, inanellati tra loro, sono bacino. La gamba sinistra è flessa, mentre la destra è stata stati rinvenuti presso il capo della defunta. asportata presumibilmente durante la deposizione della tom- Il sepolcreto presenta tre allineamenti principali orien- ba 27. Nella tomba 24 lo scheletro appare rannicchiato, con tati NO/SE (capo orientato prevalentemente a NO) con il capo (orientato E/O) reclinato sullo sterno e le braccia un’alternanza di spazi vuoti e una modesta concentrazione unite all’altezza del costato, come se i polsi fossero legati. di un gruppo di tombe a Est e a Ovest degli allineamenti Gli arti inferiori, piegati sul fianco destro, erano anch’essi principali; alla scelta dell’area funeraria non sembra estra- uniti fino ai piedi. Lo scheletro della tomba 27, deposto sul nea la presenza di strutture murarie di edifici presumibil- fianco sinistro (capo orientato E/O) sfrutta lo spazio resi- mente defunzionalizzati già nel III secolo. In particolare le duo tra le tombe 23 e 24; nel riempimento della fossa sono tombe 32, 35, 39, 55 e 56 (fine III secolo), 16 e 38 (IV-V stati individuati numerosi frammenti ossei non pertinenti, secolo) si impostano sui resti di una fondazione in ciottoli riconducibili a sepolture intercettate in fase di deposizione. che sembra costituire l’asse di sviluppo di questo nucleo Oltre a questi raggruppamenti sono state scavate alcu- sepolcrale. A Ovest della linea ferroviaria la tomba 2 risulta ne sepolture isolate (PANCALDI 2002, pp. 29-30), tra cui si ricavata nelle fondazioni di un edificio ormai destrutturato, segnala la tomba 2, in cui lo scheletro, deposto in posizione ubicato in un’area in cui ampi tratti di murature risultano fetale sul fianco sinistro, presentava il capo rivolto a Nord, danneggiati (IV secolo) dal passaggio di un corso d’acqua, in direzione della sepoltura di un cane, secondo un rituale privo della manutenzione ordinaria garantita durante la piena noto in varie epoche e attestato presso differenti etnie (DE età imperiale. GROSSI MAZZORIN 2001; ORTALLI 2001, p. 239; PATITUCCI UGGERI 1989, pp. 284-285, n. 34, 36). Altre peculiarità sono rappresentate dalla tomba 18 (scheletro rinvenuto in posi- IL NUCLEO SEPOLCRALE “D” (VI SECOLO) zione prona, con il capo staccato e rigirato verso l’alto), e Un altro dato interessante è fornito da una ventina di dalla tomba 3, in cui il cranio e i piedi sono stati amputati e tombe (Figg. 2-3, nucleo sepolcrale D), totalmente prive di ricollocati all’interno della fossa. Le tombe 9 e 14, infantili corredo, che per motivi stratigrafici vengono datate alla metà e le tombe 16 e 32, appartenenti a individui adulti, si pre- del VI d.C.: si tratta di scheletri in giacitura scomposta, che sentano in pessimo stato di conservazione; gli scheletri del- presentano evidenti tracce di mutilazioni. le tombe 7, 13, 15, 31 e 33 sono disposti supini, con tracce L’area funeraria è ubicata nelle immediate adiacenze di alterazioni imputabili a deposizioni posteriori. Il cranio della villa romana, in un momento in cui la struttura è or- dell’inumato della tomba 4, deposto supino, presenta una mai fatiscente ma i cui ruderi riescono a opporre uno sbar- ferita cicatrizzata all’altezza del parietale sinistro. ramento, concorrendo a deviare il corso del torrente che in Tipologicamente si tratta di sepolture in semplici fosse questo periodo riprende l’attività e si rinalvea nell’antico terragne, con l’eccezione di tre casi (tomba 24: due tegole tracciato protostorico. piane ad alette come copertura, tomba 5: fondo di giacitura

721 dinamiche di deposizione di questo sepolcreto, appare dif- ficile interpretare correttamente le mutilazioni riscontrate in questi scheletri: oltre all’evidenza di fosse comuni e di frequenti rideposizioni in aree circoscritte, da un lato sono stati ipotizzati episodi traumatici (ORTALLI 1997, p. 588), verificatisi in occasione di eventi bellici e da un altro non sono state escluse ritualità funerarie post mortem, come le pratiche volte a esorcizzare il vampirismo (PANCALDI 2002, pp. 28-30). Del resto la guerra greco-gotica (535-553 d.C.) ebbe conseguenze drammatiche nel territorio emiliano-ro- magnolo, in cui, a causa della carestia, sono attestati casi di particolare ferocia, di abbandono di cadaveri rimasti privi di sepoltura, e addirittura, nelle campagne presso Rimini, di episodi di cannibalismo provocati dalla prolungata care- stia (Proc., Bellum Gothicum, II, 20). Relativamente a even- tuali ritualità volte a esorcizzare il vampirismo non sono state trovate tracce evidenti in questo sepolcreto di pietre sui piedi o sul petto dei defunti (MARUŠIC 1966, p. 288 ss.); tuttavia si segnalano la tomba 18 per la presenza di ciottoli affiancati alla fossa, la tomba 24, in cui è ipotizzabile che il cadavere fosse stato legato ai polsi e ai piedi, oltre che do- tato di copertura (PANCALDI 2002, pp. 15-16, 28-30) e alcu- ni scheletri che presentano amputazioni devastanti.

TOMBE ISOLATE (FIGG. 2-3, E-F) ATTRIBUIBILI ALLA TARDA ANTICHITÀ

Un’altra area funeraria è indiziata dalla scoperta effet- tuata nell’Ottocento, in un fondo della marchesa Talon de- Fig. 1 Carta del territorio bolognese: i ritrovamenti di epoca ro- nominato Calzavecchio (Fig. 2, E) di due sepolture (BRIZIO mana e le principali aree di scavo archeologico su edifici rustici 1888); si tratta di una tomba (m 2,70 × 0,80 × 0,82 di altez- (da ORTALLI 1994, p. 171, fig. 143). 1: , cave za) in cassa laterizia con copertura piana in lastre di pietra Nord; 2: Calderara di Reno, loc. San Girolamo; 3: Calderara di Reno, fraz. S. Vitale; 4: Bentivoglio, scolo Calcarata; 5: Casalec- (4 elementi di grandi dimensioni, di cui tre in marmo di chio di Reno, Zona “A” (Quartiere Meridiana); 6: Casteldebole, Verona e una in travertino) con tracce di decorazione archi- cava Drava; 7: Casteldebole, cava SIM Nord; 8: Villanova di Ca- tettonica: BRIZIO 1888, p. 721), contenente i resti di uno stenaso; 9: ; 10: Altedo di ; 11: scheletro maschile, adulto (m 1,80), con capo rivolto a Ovest. Beverara La seconda tomba, lunga m 1,40 era realizzata con un fon- do di giacitura in laterizi e copertura in tegole disposte a doppio spiovente (5); all’interno erano assenti i resti dello scheletro e, come nella precedente, non fu individuato al- cun corredo. Dalle dimensioni si evince che si trattava di una sepoltura infantile, di epoca imprecisabile; l’altra tom- ba, invece, in virtù del riutilizzo di elementi architettonici in marmo di Verona e in travertino, pertinenti molto proba- bilmente in origine a monumenti di epoca romana, potreb- be essere datata alla tarda antichità (IV-V sec. d.C.). Le due sepolture non sono necessariamente coeve, perché le ne- cropoli romane di Casalecchio hanno evidenziato una pro- lungata continuità d’uso dal I al V sec. d.C. Durante lo sca- vo della prima tomba fu individuata una struttura in ciottoli difficilmente interpretabile a causa della ristrettezza del sag- gio, che sembrava delimitare l’area con una sorta di recin- zione; a circa 150 metri di distanza dal ritrovamento, in di- rezione della collina, il Brizio ricorda inoltre la scoperta di un deposito di anfore, recuperate e conservate nella villa Talon (BRIZIO 1888, p. 722). A questa segnalazione va aggiunta la scoperta, nel 1981 (Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Posizione B/2, Casalecchio di Reno; Fig. 2 Carta del territorio di Casalecchio di Reno (BO): eviden- ORTALLI 1997, p. 605, n. 37) di una tomba in fossa terragna ziato entro il cerchio l’attuale quartiere Meridiana (Zona “A”). Le lettere alfabetiche A-B-C-D-E-F indicano i diversi nuclei sepol- ubicata a 115 metri a SE del cavalcavia dell’autostrada (Figg. crali romani e tardoromani: “A”, “B” (campagna di scavo 1989- 2-3, F); la tomba (a m 0.98 dal p. d.c., appartenente a un 91); “C”: 1997-98, 2001; “D”: campagna di scavo 1993-94 pres- adolescente con il capo rivolto a NO), non ha restituito og- so la villa romana); “E”: segnalazione del Brizio di due tombe, getti di corredo ed è stata attribuita a un’età compresa tra la probabilmente tardoromane, nel fondo della marchesa Talon, in tarda antichità e l’alto Medioevo. località Calzavecchio; “F” tomba isolata tardoromana

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE costituito da tegola piana) e della tomba 18, sul cui lato orientale sono stati individuati alcuni ciottoli allineati. L’elevato numero di complessi funerari individuati a In mancanza dei risultati degli studi antropologici, an- Casalecchio di Reno in epoca romana consente di formula- cora in corso, e di fondamentale importanza per chiarire le re alcune ipotesi preliminari circa le dinamiche dello svi-

722 Fig. 4 Casalecchio di Reno (BO), quartiere Meridiana: tre inumati Fig. 3 Casalecchio di Reno (BO), quartiere Meridiana: i nuclei (tombe 23-24, 27) del sepolcreto altomedievale ubicato presso i sepolcrali romani e tardoromani “A”, “B”, “C”, “D” ( presso la ruderi della villa romana (riproduzione da diapositiva a colori inv. villa romana, evidenziata a tratteggio) ed “F” n. 75048 di proprietà della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna:) luppo delle aree funerarie in questo territorio; se da un lato il nucleo sepolcrale “A”, attestato a Nord del decumano la romana; il fenomeno sembra piuttosto inquadrabile in una (Figg. 2-3, A) sembra costituire la necropoli prediale della pratica diffusa nel suburbio bolognese (Casteldebole, Cave villa urbano-rustica ubicata più a valle, da un altro, le cen- Sim: ORTALLI 1994 p. 194; Calderara di Reno, loc. San tinaia di tombe rinvenute a circa 150 metri di distanza (ne- Vitalino: CURINA 2000, pp. 146-148), in Romagna [(Castel- cropoli “B”-“C”, Figg. 2-3, B-C) sembrano attribuibili a un laccio di Massa Forese (RA): MONTEVECCHI 2000, pp. 82- insediamento, presumibilmente un vicus, indiziato da di- 85; Pieve Sistina (FC): MONTEVECCHI 2000, pp. 90-93; Ri- versi rinvenimenti, segnalati nel passato e che sembrano mini, loc. cava Sarzana, cava Icar: MAIOLI 1984, pp. 475- particolarmente frequenti in località Calzavecchio, nell’im- 477; MAIOLI 1992, pp. 230-236; Russi (RA)], e in altre lo- mediato retroterra collinare dei ritrovamenti funerari (OR- calità della Penisola (VOLPE 1987, p. 92), dove si registrano TALLI 1997, p. 602). Questo agglomerato dovette registrare numerosi casi di nuclei funerari collegati a strutture abitati- una continuità insediativa almeno fino alla fine del V seco- ve, sia pure ormai fatiscenti, a testimonianza dell’attenuar- lo, a giudicare dall’attestazione di sepolture databili a que- si del potere di aggregazione delle aree funerarie tradizio- sto periodo nei due nuclei sepolcrali B e C (Figg. 2-3). nalmente in uso e della creazione di piccoli nuclei distinti Diverso appare il caso del sepolcreto “D” ubicato presso di breve durata nel tempo. i ruderi della villa romana (Figg. 2-3, D, Fig. 4), ormai de- Escludendo il caso del nucleo sepolcrale di Casalec- gradata ma con tracce di occupazione fino al VI secolo, pe- chio di Reno databile al VI secolo (Figg. 2-3, D), e caratte- riodo al quale sono stati attribuiti resti di apprestamenti agri- rizzato da peculiarità pressoché esclusive, è ipotizzabile che coli e di arginature, inquadrabili nell’ambito della perduran- i resti di ville ormai destrutturate potessero trasformarsi in te vitalità della rete viaria transappenninica del Reno: infatti, aree funerarie con una valenza simbolica analoga a quella numerosi impianti produttivi collegati a ville rustiche ubica- di altri ruderi, che vengono sacralizzati mediante l’evolu- te a Nord di Casalecchio sono ancora attivi in epoca tardoro- zione in edifici di culto. Il fenomeno appare particolarmen- mana. Nella villa di età imperiale di Calderara di Reno (Cave te evidente per le rovine di strutture murarie negli insedia- Nord, Fig. 1, n. 1) (ORTALLI 1994, pp. 175-189; ORTALLI 2000, menti rurali (FUMAGALLI 1988, pp. 9-15) e per la rivitalizza- pp. 32-38) sono state individuate le tracce di una trasforma- zione dei monumenti antichi e delle cinte urbiche, la cui zione progressiva degli ambienti del complesso edilizio, da difesa viene affidata simbolicamente e talvolta concretamen- residenziali a produttivi, evoluzione che condurrà tra il V e il te ai santi, attraverso la creazione di oratori e di cappelle VI secolo a un’esclusiva destinazione d’uso di tipo artigia- nelle immediate adiacenze delle fortificazioni, centri di ir- nale, riconoscibile in un’officina fusoria di fabbri e vetrai. radiazione di nuove aree funerarie (ORSELLI 1989, pp. 803- A Casteldebole (Cava Sim Nord) (Fig. 1, n. 7) l’im- 811; WATAGHIN CANTINO, LAMBERT 1998, p. 94 ss.). pianto della villa romana attesta una continuità insediativa fino al VI secolo e sembra qualificarsi come uno di quei centri amministrativi della nuova proprietà fondiaria che APPENDICE ridisegnano la fisionomia del territorio (GELICHI 1991 p. 16; ORTALLI 1994 p. 194); nelle ultime fasi di vita, anteriori al L’edizione scientifica delle necropoli romane e tardoromane momento del definitivo abbandono, la superficie frequen- di Casalecchio di Reno è in corso di studio a cura di un gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Jacopo Ortalli, direttore scientifico tata per le residue attività produttive e gli spazi abitativi dello scavo; gli scavi, diretti dal 1989 al 2001 dal Prof. Jacopo subiscono una forte contrazione. Presso i resti della villa, Ortalli, sono stati condotti dalle Società Archeologiche Lares e ormai destrutturata, è stato scoperto un nucleo sepolcrale di Tecne, responsabili delle relazioni di scavo e della documenta- etnia gota (GELICHI 1991 p. 16; ORTALLI 1994 p. 194; OR- zione fotografica utilizzate in questa sede. Ringrazio il Soprin- TALLI 1998, p. 302). tendente, Dr Luigi Malnati, per avermi consentito di anticipare Relativamente a Casalecchio di Reno, in attesa degli alcuni dati in corso di elaborazione. Un contributo di fondamentale importanza verrà fornito dal- studi antropologici, particolarmente significativi in consi- le analisi antropologiche in corso di studio a cura della Prof.ssa derazione del campione disponibile, mancano dati probanti Maria Giovanna Belcastro (Dipartimento di Antropologia dell’Uni- per riconoscere nel sepolcreto di VI secolo la testimonian- versità degli Studi di Bologna), alla quale va il mio sincero rin- za di una comunità alloctona sepolta presso i resti della vil- graziamento per il lavoro svolto finora.

723 BIBLIOGRAFIA ORSELLI A.M. 1989, Santi e città. Santi e demoni urbani tra tardo- antico e alto medioevo, in XXXVI Settimana di Studio del BELCASTRO M.G., GIUSBERTI G. 1997, La necropoli romano-impe- Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (7-13 aprile 1988), riale di Casalecchio di Reno (Bologna, II-IV sec. d.C.): ana- Spoleto, II, pp. 783-830. lisi morfometrica sincronica e diacronica, «Rivista di Antro- ORTALLI J. 1994, L’insediamento rurale in Emilia centrale, in pologia», 75, 1997, pp. 129-144. GELICHI S., GIORDANI N. (a cura di), Il tesoro nel pozzo. Pozzi BRIZIO E. 1888, Scoperta di due sepolcri antichi presso l’abitato, deposito e tesaurizzazioni nell’antica Emilia, Modena, pp. «Notizie degli scavi di antichità», 1888, pp. 721-722. 169-214. CAVALLARI C., PANCALDI P., RAGGI N. 2000-2001, Un itinerario ORTALLI J. 1995, Bonifiche e regolamentazioni idriche nella pia- culturale. Archeologia a Casalecchio di Reno: prima parte, nura emiliana tra l’età del ferro e la tarda antichità, in Inter- «al sâs», 2/2000, pp. 77-83; parte seconda, «al sâs», 3/2001, venti di bonifica agraria nell’Italia romana, Atlante temati- pp. 78-83. co di topografia antica, 4, pp. 58-86. RTALLI CURINA R. 2000, S. Vitalino, in ORTALLI J., POLI P., TROCCHI, T. (a O J. 1997, Archeologia topografica: la ricostruzione del- cura di), Antiche genti della pianura tra Reno e Lavino: ricer- l’ambiente e dell’insediamento antico nell’esperienza di Ca- che archeologiche a Calderara di Reno, Firenze, pp. 144-148. salecchio di Reno, in XLIII Corso di Cultura sull’Arte Ra- vennate e Bizantina (Ravenna, 22-26 marzo 1997), Ravenna DE GROSSI MAZZORIN J. 2001, L’uso dei cani nei riti funerari, in 1997, pp. 565-606. Culto dei morti e costumi funerari romani, Roma, Italia set- tentrionale e province nordoccidentali dalla tarda repubbli- ORTALLI J. 1998, Riti usi e corredi funerari nelle sepolture romane ca all’età imperiale, Internationales Kolloquium (Rom 1-3 della prima età imperiale in Emilia Romagna (valle del Po), in April 1998), Wiesbaden, pp. 77-82. P. F ASOLD, TH. FISCHER, H. VON HESBERG, M. WITTEYER (a cura di), Bestattungsitte un kulturelle identität, (Xanten 1995), VON ELES, P. 1987, Tombe villanoviane a Pontecchio, località Xantener Berichte, 7, Xanten 1998, pp. 49-86. San Biagio, in BERMOND MONTANARI G. (a cura di), La for- mazione della città in Emilia Romagna. Prime esperienze ORTALLI J. 2000, Le aree funerarie: topografia e monumenti delle urbane attraverso le nuove scoperte archeologiche, (Cata- necropoli, in M. MARINI CALVANI, (a cura di), Aemilia. La cul- logo della mostra, 26 settembre 1987-24 gennaio 1988), tura romana in Emilia Romagna dal III secolo a.C. all’età Bologna, pp. 102-112. costantiniana, Catalogo della Mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale, 18 marzo-16 luglio 2000), Venezia 2000, p. 214. FUMAGALLI 1988, La pietra viva. Città e natura nel Medioevo, Bologna. ORTALLI J. 2001, Il culto funerario della Cispadana romana. Rappre- sentazione e interiorità, in Culto dei morti, cit., pp. 215-242. GELICHI S. 1991, Archeologia e insediamento rurale in Emilia Ro- PANCALDI 2002, Revenants e paura dei morti. Considerazioni sul- magna nel Medioevo: lineamenti per una ricerca, in ID. (a cura di), Archeologia e insediamento rurale in Emilia Romagna nel le ritualità funerarie in alcuni complessi sepolcrali tra l’età Medioevo, Contributi per una ricerca, Bologna, pp. 9-22. del ferro e l’età romana, in CORTI C., NERI D., P. PANCALDI, Pagani e Cristiani, Forme ed attestazioni di religiosità del GOZZADINI G. 1879, Di un antico sepolcro a Ceretolo nel Bolo- mondo antico in Emilia, Bologna 2002, pp. 13-50. gnese, «Atti. Dep. Emilia», n.s., IV, pp. 83-109. PATITUCCI UGGERI S. 1989, Il delta padano nell’età dei Goti, in KRUTA POPPI L. 1987, La tomba orientalizzante della stele di Ca- XXXVI Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina salecchio di Reno, in BERMOND MONTANARI G. (a cura di), La (Ravenna, 14-22 aprile 1989), Ravenna, pp. 269-322. formazione della città in Emilia Romagna, cit., pp. 97-102. PAYRAULT H. 1972, L’habitat archäique de Casalecchio di Reno MAIOLI 1984, Per la conoscenza del periodo dal tardoantico al- près de Bologne: structure planimétrique et technique de l’alto medioevo in Romagna. Nuovi dati di scavo, in construction, «Mélanges de l’École Française de Rome», 84, DELBIANCO P. (a cura di), Culture figurative e materiali tra 1, pp. 145-153. Emilia e Marche. Studi in memoria di Mario Zuffa, Rimini, II, pp. 469-492. PEYRE C. 1967, Casalecchio di Reno, «Mélanges de l’École Française de Rome», 79, 1, pp. 400-402. MAIOLI 1992, Le necropoli ed i complessi funerari, Rimini tardo- PEYRE C. 1970, L’Habitat etrusque de Casalecchio di Reno, in romana e bizantina: i materiali, in TURCHINI A. (a cura di), Rimini medievale. Contributi per la storia della città, Rimi- Studi sulla città antica (Atti del Convegno sulla città etrusca ni, pp. 206-236, pp. 237-304. e italica preromana), Bologna, pp. 253-261. PEYRE C. 1972, Habitat et nécropole proto-felsiniens à Casalec- MARUŠIC 1966, Tri ranosrednjovjekovna calaza u Istri, «Jadranskj zbornik», pp. 288-302. chio di Reno (Bologne), in P.M. DUVAL, V. KRUTA (a cura di), L’habitat et la nécropole à l’Age du Fer en Europe occiden- MENGOLI D. 2002 Casalecchio di Reno (BO), Zona A, [Ritrova- tale et centrale, (Atti del Convegno, Paris), pp. 3-12. menti mesolitici], «Archeologia dell’Emilia Romagna», III, (1999), p. 284. STEFFÉ G. 1984, Rinvenimenti dell’eneolitico e del bronzo antico a Casalecchio di Reno (BO), «Preistoria Alpina», 20, pp. 147- MENGOLI D., PANCALDI P., RAGGI N. 1991-92, Casalecchio di Reno 154. (BO), Zona “A”. Scavo di necropoli romana, «Notiziario della Soprintendenza, Studi e Documenti di Archeologia», VII, TOVOLI S. 1972, Il confluente di Casalecchio. Profilo demografi- 1991-92, pp. 159-160. co di un settore del “comprensorio” bolognese in età prero- mana, «Studi Etruschi», XL, pp. 341-356. MONTEVECCHI G. 2000, Continuità abitativa negli insediamenti rustici ed urbano-rustici delle Ville Unite fra epoca romana VOLPE G. 1987, Scavi nella villa romana di Agnuli a Mattinata. e periodo altomedievale, in MONTEVECCHI G., NOVARA P. (a WATAGHIN CANTINO G., LAMBERT C. 1998, Sepolture e città. L’Ita- cura di), In Agro decimano. Per un catalogo del patrimonio lia settentrionale tra IV e VIII secolo, in BROGIOLO, G.P., storico archeologico del territorio a Sud di Ravenna, Raven- WATAGHIN CANTINO G. (a cura di), Sepolture tra IV e VIII se- na, pp. 69-95. colo, Mantova, pp. 89-114.

724