REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA Assessorato dell'industria Servizio delle Attività Estrattive

PROGETTO DEFINITIVO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA "MOLINO FALZU" COMUNE DI ARDARA (SS)

VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA

SCALA DATA IL TECNICO

IL RICHIEDENTE PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

INDICE 1. UBICAZIONE DEL PROGETTO 5 1.1. Inquadramento geografico 5 1.2. Inquadramento amministrativo 8 1.3. Inquadramento cartografico 9 1.4. Ubicazione del progetto all’interno dell’area mineraria 12 1.5. Descrizione del sito di interesse 12 1.6 Infrastrutture 13 1.7 Paesaggio 13 1.8 Inquadramento geologico 14 1.8.1. Geologia e stratigrafia dell'area mineraria 19 1.9 Inquadramento geomorfologico 22 1.9.1 Geomorfologia dell'area mineraria 22 1.10 Inquadramento climatico 26 1.11 Qualità dell’aria 26 1.12 Uso del suolo nell’area di Molino Falzu 30 1.13 Inquadramento idrografico e idrogeologico 30 1.13.1 Idrografia 30 1.13.1.1 Idrografia dell’area mineraria 30 1.13.2 Idrogeologia 32 1.13.2.1 Idrogeologia dell’area mineraria 33 1.14 Stato di salute delle acque 35 1.15 Descrizione dell’Ambiente Naturale 35 1.16 Patrimonio storico e culturale 35 1.16.1. Il comune di Ardara 36 1.16.2 Assetto urbanistico ‐ insediativo del comune di Ardara 38 1.16.3 Tessuto sociale ed economico 38 1.17 Descrizione del progetto in relazione agli stati di attuazione degli strumenti pianificatori di settore e territoriali 51 1.17.1 Inquadramento nel piano paesistico regionale (P.P.R.) 52 1.17.2. Interazioni con il piano tutela delle acque (P.T.A.) 53 1.17.3. Interazioni con il piano d’assetto idrogeologico (P.A.I.) 54 1.17.4. Interazioni con il piano urbanistico provinciale (P.U.P.) 54

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1.17.5. Interazioni con il piano urbanistico comunale (P.U.C.) 55 1.17.6. Descrizione dei rapporti di coerenza del progetto rispetto agli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori 55 1.17.7 Inquadramento del progetto rispetto agli strumenti di tutela paesistica. 55 1.17.8. Considerazioni finali 60 1.17.9 Norme tecniche che regolano la realizzazione del progetto 60 1.17.9.1 La normativa nazionale sull'attività di coltivazione di cave e miniere 60 1.17.9.2. La normativa regionale sull'attività di coltivazione di cave e miniere 61 1.17.9.3 Le normative sui rifiuti 61 1.17.9.4 Le normative sull’inquinamento acustico 62 1.17.9.5. Le normative sulla tutela delle acque e dei suoli 62 1.17.9.6. Le normative sulla tutela dell’aria 63 1.17.9.7 Le normative sulla tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro 63 1.17.9.8 La normativa antisismica 64

2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO 64 2.1 Motivazione alla base della proposta progettuale 64 2.2 Indicazione dei limiti spaziali e temporali 64 2.3 Caratteristiche fisiche e tecniche del progetto 65 2.3.1 Caratteristiche fisiche dell'impianto 65 2.3.2 Descrizione delle materie prime e dei prodotti 66 2.3.2.1 Descrizione delle materie prime 66 2.3.2.2 Descrizione dei prodotti 66 2.3.3 Descrizione del processo produttivo 66 2.4. Gestione delle acque 68 2.4.1 Gestione delle acque di processo 68 2.4.2 Gestione delle acque meteoriche 69 2.5. Interventi di ripristino ambientale 70 2.6. Organizzazione del lavoro e personale impiegato 70 2.7. Attività necessarie alla realizzazione dell’opera e di esercizio 70 2.8. Analisi economica 71

3. POTENZIALI FONTI DI IMPATTO AMBIENTALE E INTERVENTI DI MITIGAZIONE 72

4. CONDIZIONI DI UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI E DI MATERIE PRIME DIRETTAMENTE E INDIRETTAMENTE UTILIZZATE O

INTERESSATE NELLE DIVERSE FASI DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO E DI ESERCIZIO DELL’OPERA 78

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5. QUANTITÀ E CARATTERISTICHE DEGLI SCARICHI IDRICI, DEI RIFIUTI, DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA, CON RIFERIMENTO

ALLE DIVERSE FASI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO E DI ESERCIZIO DELL’OPERA 78

6. SOVRAPPOSIZIONE DEGLI IMPATTI IMPIANTO‐MINIERA. 79

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INTRODUZIONE L'opera sottoposta a verifica è rappresentata da un impianto di lavaggio e selezione delle sabbie

T.V., da realizzarsi all'interno della concessione mineraria per feldspati e caolino, denominata

"Molino Falzu" in agro del Comune di Ardara (SS) per la quale è già stato presentato il S.I.A.

(Studio di Impatto Ambientale) redatto ai sensi della D.G.R. n. 38/ 32 del 2 agosto 2005 dalla società SVI.MI.SA. S.p.A. (Sestu, Prov. CA). La scelta della realizzazione di un impianto all'interno dell'area mineraria è scaturita dal fatto che allo stato attuale le sabbie T.V. vengono trasportate su autoarticolati all'impianto di (SS), con conseguente aumento dei costi di produzione e del traffico veicolare.

PROPONENTE SVI.MI.SA. S.p.A. La SVI.MI.SA., Sviluppo Industriale Miniere Sarde, nasce nel 1958 con l’intento di industrializzare, nel settore refrattario, importanti concessioni di argilla. Rilevata nel 1961 dalle AFL FALK e assorbita, dopo alcuni, anni dalla SIRMA del Gruppo FIAT, dal 1970, con la crisi del settore siderurgico, ha operato un’importante conversione tecnologica predisponendosi alla produzione di argille e caolino per l’industria ceramica, intuendo per prima la possibilità di valorizzare tali materie prime in virtù delle loro ottime proprietà fisico-chimiche. Successivamente, fa parte del Gruppo Laviosa, società operante nel settore della bentonite, e, nel 1991 è integralmente acquisita dal Gruppo Concorde S.p.A. di Spezzano di Fiorano (MO), ampliando così il proprio raggio d’azione. Attualmente l’azienda opera nel mercato della ceramica ed in particolare nel settore della monocottura, in fase di ridimensionamento, e del grès porcellanato, attualmente preponderante con le attività produttive di seguito riportate. • Miniera di Funtana Piroi, nel territorio comunale di Escalaplano (NU), con produzione di argille marginalmente per la monocottura e per il grès porcellanato e smaltato (60.000 ton/anno). L’attività produttiva consiste nella coltivazione di banchi di argilla sottostanti una copertura calcarea potente 10 metri, con estrazione selettiva, caratterizzazione, miscelazione e frantumazione dei singoli componenti argillosi al fine di ottenere prodotti commerciali sotto forma di un granulato inferiore a 80 mm e con specifiche costanti e certificate ISO 9002. • Miniera di Serra Majore, in agro dei Comuni di Galtellì e Loculi (NU), attualmente in fase autorizzativa e destinata alla produzione di feldspato sodico, previo trattamento del tout-venant con separatore ferromagnetico. • Miniera di Castello di Bonvei, in agro del Comune di Mara (SS), attualmente in stand by, avendo sospeso le precedenti produzioni destinate al grès porcellanato, ai cementifici ed ai colorifici (25.000 ton/anno). • Miniera di Molino Falzu, con produzione nel territorio comunale di Ardara (SS) ed impianto, di recente attivazione, ad Ozieri (SS). La miniera produce sabbie feldspatiche caratterizzate da un elevato contenuto in alcali, complessivamente di poco inferiori all’8 %, un basso tenore in cromofori, di poco inferiori a 0,5 % e un sensibile contenuto in limi bentonitici e

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montmorillonitici. Queste caratteristiche hanno consentito di destinare la produzione a due settori commerciali ben definiti: • le frazioni granulometriche inferiori, sotto i 3 mm, arricchite in finissimi tramite vagliatura e miscelazione di diversi componenti, determinano un prodotto con caratteristiche da impasto per gres porcellanato smaltato, grazie al contenuto elevato in alcali (fondenti), argillosi (bentonite), quarzo e cromofori inferiori a 0,5 %. • Le frazioni granulometriche superiori sono destinate al trattamento presso l’impianto di Ozieri, che tramite lavaggio e classificazione granulometrica per l’eliminazione dei fini a più elevato contenuto in cromofori, fornisce un prodotto ad elevato contenuto in alcali ( ca. 7,5 %) e basso contenuto in ferro ( < 0,25 %). E’ interessante osservare come anche prodotti di risulta del lavaggio e classificazione siano reintrodotti nei prodotti commerciali; infatti le sabbie fini sotto i 500 micron vengono destinate ad una rimiscelazione con le sabbie vagliate in miniera per il prodotto da grès porcellanato smaltato, mentre i limi ottenuti dalla filtropressa sono commercializzati per ottenere miscele di argille con altre componenti argillose caolinitiche meno plastiche ma a minor contenuto in cromofori. Solo un quantitativo marginale viene destinato al ripristino in miniera come sottofondo del terreno vegetale di copertura.

PREFAZIONE La presente Procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale, relativa al "progetto di realizzazione di un impianto di lavaggio e selezione delle sabbie T.V.", è stata redatta ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. e della Delib.G.R. n. 24/23 del 23.4.2008, e pertanto ricadente tra le categorie di opere da sottoporre alla procedura di verifica di assoggettabilità previste al punto 8) lettera s dell'allegato B1 della sopraccitata Deliberazione.

1. UBICAZIONE DEL PROGETTO

1.1. Inquadramento geografico Il sito oggetto d’interesse, il quale ricadrà all'interno della concessione mineraria denominata “Molino Falzu”, è localizzato a circa 500 m a sud dall’abitato di Ardara in località Pianu S. Pietro ad altitudini comprese fra 250 e 341 m s.l.m. L’abitato di Ardara giace alle pendici orientali del Montesanto, nel bacino del Fiume Coghinas, a circa 300 m s.l.m., il territorio comunale si estende per 38,07 kmq ed ospita 821 abitanti, raggruppati in 321 famiglie (fonte: ISTAT, 2006), per una densità di popolazione pari a 21,21 ab/kmq. L’area di studio si trova a circa 24 km da , a 43 km da , a 63 km da ed a 74 km da principali centri dotati di infrastrutture portuali, aeroportuali, ferroviarie e di zone industriali di una certa rilevanza. Dal punto di vista logistico la zona oggetto di interesse è raggiungibile dalla S.S. 131 imboccando ad est il bivio per la S.S. 128 bis all’altezza dell’incrocio per Bonnànaro e proseguendo fino al km 82,8 circa all’altezza del quale si svolta verso nord per imboccare la SP 20 che dopo 9 km conduce all’abitato dopo aver cambiato denominazione in SP 80 all’altezza del bivio per . L’area in oggetto si trova a ridosso della SP 80 ed è accessibile percorrendo una strada carrareccia posta a circa 1,3 km dall’ingresso del paese all’altezza della curva posta a quota 314 m s.l.m. Fig. 1.1/A La zona non è gravata da vincoli protezionistici in base ai dettami della L.R. 31 7 giugno 1989, della D.G.R. 9/17 del 7 marzo 2007, della Direttiva 92/43 (Habitat) e della Direttiva 79/409 (ZPS). A circa 4,5 km ad E si estende la Z.P.S. “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e

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(ITB013048, vedi allegato A1 al DGR 9/17 7 marzo 2007), mentre ad W ad oltre 5 km di distanza in agro di , si ergono due monumenti naturali (L.R. 31/89, D.A.D.A. n. 18 del 18 gennaio 1994) costituiti dai relitti di due crateri vulcanici (“Crateri vulcanici del Meilogu M. Annaru”).

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Fig. 1.1/A: stralcio dello stradario con ubicazione del sito di interesse

IMPIANTO DI LAVAGGIO

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1.2. Inquadramento amministrativo L’area oggetto d’interesse ricade entro i limiti amministrativi del Comune di Ardara, Provincia di Sassari, a cavallo tra l’estremità orientale del Montacuto, il meridione dell’Anglona ed il nord del Meilogu, tanto che in seno alle medesime fonti (Regione Autonoma della Sardegna) trova ubicazione in differenti distretti (ad esempio, secondo il Piano Forestale Regionale fa parte dell’Anglona, mentre secondo la rete Comunas appartiene al Meilogu, ma è inserita nella Comunità Montana del Montacuto). L’ultimo confine, indiscusso, è quello, a NW, con la Romangia. Il territorio comunale confina, a partire da N e procedendo in senso orario, con i Comuni di , Ozieri, Mores, Siligo e .

Ardara

Fig.1.2.A:Ubicazione Comune di Ardara nell'ambito del Montacuto.

Fig.1.2.B: Inquadramento amministrativo.

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1.3. Inquadramento cartografico Il repertorio cartografico inerente il sito comprende: 9 il Foglio 460 Sez. III (Ploaghe) della carta dell’I.G.M. in scala 1:25.000 (Fig. 1.3/A) ; 9 il Foglio 460 n. 140 del CTR numerico della Regione Sardegna in scala 1:10.000 (Fig. 1.3/B) 9 Carta geologica 1:100.000 Foglio 193 “”.

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IMPIANTO DI LAVAGGIO B

A C Limiti di Concessione mineraria Superficie 53 Ha

D E

Fig. 1.3/A: stralcio del Foglio 460 Sez. III (Ploaghe) della carta dell’I.G.M. in scala 1:25.000

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324.83 Codina Preideros e D A306.04 dd B A O 'A e l N s' a BADU 'E CUBAS 318.28 n 307.28 292.61 u de m Sant'Ederu o 255.48 U C R D 255.56 A ARDARA 257.31 S 324.86 iu P 322.52 R 249.14 A 252.77 316.62 243.62 325.37 270.98 328.54 285.80 296.84 a M d a tr I 307.19 S N 283.01 D 293.63 256.60

321.04 A 315.44 271.52 265.10 322.91 248.57 337.16 ' E 261.84 331.91 N 291.35 336.62 Domo 292.92 U 279.06 F I G F A Stra F U N T A N A E N 321.89 Gianfrancesco 324.00 da I T 303.65 325.25 O I 257.10 323.15 Com unal R 285.93 e 262.59 275.22 304.37 276.54 I 296.96 Arda 310.06 ra D 262.32 247.40 B 282.14 260.13 A 305.27

331.25 296.89

2 317.00 5 281.55

Nuraghe Mercuriu 0 305.61

3

0 329.80 250.25 0 264.98 U I R 277.83 262.94 Ca R A e nna 293.16 S d s 336.23 U il Foglio 460 Sez. III (Ploaghe) della carta dell’I.G.M. in scalaD 1:25.000 M 311.31 U 279.18

E M 306.92 Funtana Pedra Lada 297.65 332.36 P

a

r iu 334.22 263.81 S R a 278.94 t d r U Cr a A d 296.57 U 303.59 T A a F I G U C H I A T T 260.07 I 336.62 N P 329.28 Mulinu 'Ezzu A 281.85 261.50 U S 257.57 E 294.11 304.64 T C

Domo Furros 321.36 o 307.16 o D g m 333.29 T i Funtana U l

i Nuraghe u I 314.63

S n

Filigosu N a 342.14

Badde Austinu l U P A e S I 302.84 A N P 268.44 P 0 E 8 A 322.31 ° S I N 328.07 D 285.40 I 346.25 326.54 U 322.67 S P le 270.21 D A ia vinc D Domo I o Pr A 319.21 A 346.40 291.03 313.46 Figu Chia R N D 265.01 346.52 B U A 288.01 U 341.95 A a A 308.80 r d C d 268.51 Ea S r a 274.78 t 262.26 311.27 C r 306.08 S 317.90 351.50 a A E 264.26 346.79 S 321.30 Nuraghe Figu Chia D B R 278.46 261.56 E A A ' 347.22 344.40 286.46 C D 330.05 T M N 325.50 o 328.78 r A 254.95 e T D s 262.73 259.20 E Funtana Pubulos 339.00 E 350.24 354.40 260.30

L 308.10 MONTE MAFFE' A 281.78 u 267.36 343.00 eres I 346.98 ligh 318.90 s'A Fig. 1.3/B: stralcio del Foglio 460 n. 140 del CTR numerico della Regione Sardegna in scala 1:10.000

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 11 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

1.4. Ubicazione del progetto all’interno dell’area mineraria L'impianto verrà realizzato all'interno della concessione mineraria di "Molino Falzu". Il limite di concessione, a sviluppo pentagonale, di area paria a 53 ha, è circoscritto a SE (lati E-D e D-C) da un tratto della Strada Provinciale N° 80 Siligo - Ardara , a NW (lato A-B) dalla valle del “Riu de s’Adde”, a SW (lato A-E) dalla un strada vicinale e ad NE (lato B-C) dall’abitato di Ardara. In cartografia tale limite è contrassegnato da una linea continua di colore rosso che raccorda i seguenti vertici Fig1.4/A: A – sommità del rilievo collinare a S della confluenza del Riu de Cannas con il Riu de s’Adde (quota 293 m s.l.m.); B – intersezione di due strade vicinali a N di Pianu S. Pietro (quota 257 m s.l.m.); C – intersezione di una strada di penetrazione agraria con la Strada Provinciale N° 80 Siligo- Ardara (quota 300 m s.l.m.); D – curva della Strada Provinciale N° 80 Siligo - Ardara (quota 308 m s.l.m.); E – intersezione di una strada vicinale con la Strada Provinciale N° 80 Siligo - Ardara (quota 300 m s.l.m.);

Fig.1.4/A:Limite della concessione mineraria all'interno della quale è ubicato l'impianto.

L'impianto sarà posizionato all'interno della concessione in particolare nella parte Nord rispetto alla strada di accesso all'area di coltivazione.

1.5. Descrizione del sito di interesse L’impianto sarà realizzato all’interno della concessione mineraria ed in particolare nel settore nord del cantiere minerario. Tale area è stata in passato oggetto di coltivazione e successivi interventi di rimodellamento morfologico. L’area si presenta allo stato attuale a quote variabili tra i 308 e 321 m s.l.m. Nelle figure seguenti si riporta lo stato dei luoghi.

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Fig.1.5/A: particolare del tratto a monte dell’area di interesse.

Fig.1.5/B: particolare del tratto a valle dell’area di interesse.

1.6 Infrastrutture La località di “Molino Falzu” giace in posizione ottimale rispetto ai principali snodi infrastrutturali che la pongono in comunicazione con i centri abitati di Sassari, Alghero e Porto Torres ed Olbia tramite le S.S. P.P. 20 ed 80 che confluiscono, nella S.S. 131 tramite la SS. 128 bis, o direttamente lungo la S.S. 597 (Sassari – Olbia), che scorre 3 km a N di Ardara. Non manca un fitto reticolo arterie stradali d’interesse locale (comunali e di penetrazione agraria). Lo scalo ferroviario di Ardara fa parte della tratta Olbia – Sassari ed è ubicato a ridosso della S.S. 597. Il Comune si trova in posizione quasi perfettamente baricentrica rispetto alle strutture aeroportuali del nord Sardegna, Alghero, distante circa 65 km, ed Olbia, a circa 75 km. Il porto industriale più vicino è lo scalo di Porto Torres, a circa 45 km, intorno al quale gravitano le aree industriali di Porto Torres stessa, di Predda Niedda e Truncu Reale (Sassari).

1.7 Paesaggio I lineamenti del paesaggio sono impostati su litologie sedimentarie e vulcaniche legate agli eventi geodinamici che hanno interessato la Sardegna nel Cenozoico. La rete idrografica ha operato una intensa azione erosiva isolando tavolati calcarei e plateaux vulcanici con profonde incisioni vallive

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 13 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) fiancheggiate da scarpate alte un centinaio di metri. La vegetazione boschiva è confinata principalmente lungo le suddette valli incassate come vegetazione residuale ripariale o si estende sui versanti dove costituisce nuclei boscati che interrompono la continuità dei pascoli e dei campi cespugliati. Le aree pianeggianti individuano lo spazio dedicato all’uso agropastorale individuato dall’antico graticcio dei muretti a secco, spazio sovente sottratto alle paludi ed agli acquitrinî il cui ricordo permane nei toponimi caratterizzati dal termine “paule” o “pischina”. Le bonifiche hanno ridisegnato le geometrie naturali del paesaggio idrografico rettificando l’assetto meandriforme di numerosi corsi d’acqua ed hanno innestato una nuova complessa rete di canali artificiali. I mutamenti della rete idrografica si sono ripercossi sul paesaggio vegetale, le specie spontanee palustri e ripariali sono state sostituite con specie d’interesse economico. Il paesaggio antropico è segnato dalla mole delle strutture relitte dei nuraghi affiancate, in tempi più recenti, da costruzioni rurali enucleate, punti di appoggio delle attività agropastorali, alle quali fanno da contrappunto le abitazioni nucleate del paese in via di espansione. Completa il quadro il denso reticolo della rete di comunicazione stradale costituita in gran parte dal fitto intreccio delle vie di penetrazione agraria.

1.8 Inquadramento geologico Il settore su cui insiste l'impianto ricade nella subregione del Logudoro che si estende da Mores, a sud, fino a Ploaghe a nord e ad ovest fino a , nell'area morfologicamente più regolare del settore meridionale della Sardegna nord-occidentale. Questo territorio compreso tra il Sassarese, l'Anglona, il Monteacuto ed il Meilogu è caratterizzato in eguale misura dai numerosi piani inclinati di origine sedimentaria e vulcanica, e dalla depressione a fondo quasi piatto che, considerata nel suo complesso, si estende dal bordo dell'altopiano di Campeda fino agli altopiani di Oschiri, per circa 25 Km, raggiungendo i 15 Km di larghezza. L'andamento delle superfici è in genere suborizzontale con pendenza decrescente da SSW a NNE, dai circa 340 m s.l.m. del bacino di Santa Lucia ai 168 m s.l.m. di Pedras De Fogu nei pressi del Lago del Coghinas. I rilievi vulcanici sono sparsi un po' dovunque, sia nella depressione che sopra gli altopiani calcarei e le mesas elevate dominano praticamente tutto il paesaggio. Le manifestazioni vulcaniche della fine del Terziario hanno edificato, tra la parte alta del Meilogu ed il Logudoro, il Monte Pelao (733 m), la cui bocca di emissione è situata nel Monte Mannu (731 m) e presenta un cratere la cui parte meridionale è stata erosa. Le copiose colate laviche si spinsero fino a Siligo, a nord, per circa 6 chilometri, raggiungendo i 599 metri nel Monte Sant'Antonio. A breve distanza, a NE, si staglia netta sulla piana la mesa più spettacolare e più alta, il Monte Santo (735 m), una piramide tronca costituita da uno strato di basalto di circa una trentina di metri di spessore, poggiato su una potente base di depositi miocenici. Alle eruzioni che diedero luogo al Monte Pelao e al Monte Santo, ne seguirono altre di maggiore intensità, che si estesero su una morfologia più complessa rispetto alle precedenti.

Geologia e stratigrafia del “Logudoro” Nel Logudoro, come nel resto della Sardegna nord-occidentale, affiorano depositi continentali e marini del miocene appartenenti a tre cicli sedimentari, vulcaniti calcalcaline oligo-mioceniche e subalcaline plio-pleistoceniche, localmente ricoperti da depositi continentali olocenici. L'associazione di prodotti vulcanici, da basaltico - andesitici a dacitici, principalmente in colate laviche e cupole di ristagno, e da dacitici a riolitici, essenzialmente in espandimenti ignimbritici, presenta una grande estensione e consistenti spessori che testimoniano, unitamente all'assenza di sedimenti marini fino all’Oligocene superiore - Miocene inferiore, l'energico ringiovanimento del rilievo che ha favorito la deposizione di potenti sequenze clastiche fluvio-lacustri sintettoniche. La

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 14 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) variabilità composizionale e le modalità di emissione hanno portato all’individuazione di due diversi complessi: la “Serie Andesitica”, prevalente nella parte basale delle successioni, caratterizzata generalmente dall’alternanza di prodotti a composizione da basica ad intermedia e la “Serie Ignimbritica”, caratterizzata invece dall’alternanza di prodotti a composizione da intermedia ad acida. Talvolta ai prodotti vulcanici calcalcalini si alternano depositi clastici singenetici di ambiente lacustre, che localmente evolvono ad ambiente marino transizionale e sub-litorale. Queste formazioni post eoceniche, con spessori assai variabili, anche superiori al centinaio di metri, contengono di norma abbondanti resti fossili. Tra questi i più frequenti sono molluschi d’acqua dolce, ostracodi, alghe, abbondanti resti vegetali ed eccezionalmente anfibi e vertebrati, che documentano per il primo ciclo sedimentario miocenico un’età compresa tra l’Oligocene superiore e l’Aquitaniano. Questo potente complesso vulcano - sedimentario è in parte associato a un'importante tettonica trascorrente responsabile delle più evidenti strutture terziarie che caratterizzano tutta la Sardegna centro-settentrionale: faglie trascorrenti sinistre, orientate NE-SW, coniugate con un sistema di faglie destre di minore importanza, orientate E-W, che individuano una direzione di raccorciamento con andamento meridiano testimone della più importante fase compressiva che ha interessato la Sardegna dopo l’orogenesi ercinica. Le prime formazioni marine successive all’Eocene medio sono riferite all’Oligocene sommitale, ma solo l’Aquitaniano marino è diffuso e ben documentato. Il cambiamento del “Clima geodinamico” che ha dato luogo allo sviluppo di una serie di fosse tettoniche si è manifestato in quest'area dal Burdigaliano superiore al Serravalliano con una più ampia trasgressione, a sedimentazione silicoclastica e carbonatica d’ambiente marino, nota in letteratura come “secondo ciclo sedimentario miocenico”. La sequenza inizia con conglomerati continentali, prosegue con depositi silicoclastici e carbonatici

Schema dei rapporti stratigrafici dei cicli sedimentari miocenici nel Logudoro. Da Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia - Vol LX - Funedda et alii, 2000 - prevalentemente d’ambiente marino e poggia, in discordanza angolare, sui termini del ciclo precedente. In particolare, al di sopra delle Marne di Gesturi, rappresentate da una monotona successione (potente diverse centinaia di metri) costituita da un’alternanza di marne arenacee e siltitiche con subordinate intercalazioni di arenarie e calcari (ad es. calcari a Lithothamnium), poggiano le marne argillose che verso l’alto diventano sempre più arenacee fino a diventare arenarie marnose. Il contenuto paleontologico è estremamente ricco e vario ed è composto da abbondanti foraminiferi planctonici e bentonici, da nanoplancton calcareo e da cefalopodi, brachiopodi, bivalvi,

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 15 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) pteropodi, echinidi, ostracodi, ecc. Alla successione del secondo ciclo sedimentario, che termina con facies regressive costituite prevalentemente da sabbie e arenaria serravalliane, si sovrappone quella dovuta alla pulsazione trasgressiva tortoniano-messiniana (3° ciclo sedimentario), caratterizzata da sedimentazione carbonatica di mare basso, controllata dalla tettonica distensiva che nel Miocene superiore ha interessato tutta l’area tirrenica. I rapporti tra i depositi dei tre cicli sedimentari nel Logudoro sono riprodotti nella sezione stratigrafica di seguito riportata. Alla distensione, che continua anche nel Pliocene, si deve la messa in posto dei grandi espandimenti basaltici intraplacca plio-pleistocenici costituiti, nel Logudoro, da prodotti femici, in prevalenza alcalini, che si presentano sotto forma di colate, piccoli scudi e accumuli derivati da un'attività tipo fontana di lava o debolmente esplosiva (coni di scorie). I termini più rappresentati sono alcali e trachibasalti, hawaiti e basaniti. In quest’area si registra l'attività vulcanica più recente compresa tra 0,9-0,14 Ma. Il mare ed i torrenti con la loro attività erosiva e d’accumulo hanno determinato generale ringiovanimento del rilievo che ha portato all'attuale configurazione, già impostata nelle sue grandi linee durante il Pliocene. Nei fondovalle e lungo i corsi d’acqua attuali, i depositi olocenici ricoprono localmente le formazioni ceno-neozoiche. Due Sezioni, localizzate a NW (M.te Cannuia) e a SW (M.te Santo), hanno consentito di risalire, anche se non con ampia precisione a causa della copertura vegetale e dei detriti che ricoprono i versanti esaminati, alle sequenze litologiche affioranti nel settore in esame. ¾ La successione di M.te Cannuia, potente 84,50 m, presenta, dal basso verso l’alto, i termini di seguito riportati. - Calcare di colore giallino, giacitura massiva, fossilifero (bivalvi e noduli algali) contenente ciottoli sub angolari o appiattiti, eterometrici (dimensioni sino a 5,00 mm). Il contatto basale non è visibile. Il passaggio alla litologia sovrastante è graduale. Spessore: 8,00 m. - Calcare arenaceo fine con rari i granuli di dimensioni maggiori ai 2,00 mm, colore giallognolo e assenza di macrofossili. Il passaggio al temine sovrastante è netto e la giacitura è massiva. Spessore: 3,00 m. - Calcare conglomeratico di colore giallo - ocra con ciottoli prevalentemente di quarzo del diametro di un centimetro e frammenti di fossili (bivalvi) non distinguibili. Il grado di cementazione è variabile e la giacitura è massiva. Il passaggio al termine sovrastante è graduale. Spessore: 10,50 m. - Calcare di colore beige con rari ciottoli di 0,50 cm e contenuto fossilifero nullo. Il grado di cementazione è medio, la giacitura è massiva. Il passaggio al termine sovrastante è netto. Spessore: 2,00 m. - Calcare di colore giallo, con rari granuli di sabbia e presenza di alterazioni ferruginose. È presente qualche impronta fossile. Spessore: 1,50 m. - Copertura vegetale. Spessore: 2,00 m. - Calcare arenaceo ricco di noduli algali, di colore bianco, stratificato con spessore dei singoli strati di 8,00 cm. La giacitura degli strati è inclinata e il passaggio al termine superiore è graduale. Spessore: 9,00 m. - Arenaria calcarea grossolana stratificata di colore bianco con spessore dei singoli strati di 6,00 cm e contenuto fossilifero rappresentato da rari noduli algali. La dimensione dei granuli sabbiosi è di 2-3 mm. Spessore: 5,00 m. - Copertura vegetale. Spessore: 4,00 m.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 16 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

- Arenaria a cemento calcareo di colore biancastro, granulometria grossolana, Priva di fossili e/o particolari strutture sedimentarie. Il passaggio alla litologia sovrastante è graduale. Spessore: 5,50 m. - Sabbia debolmente cementata di colore bianco, con ciottoli di diametro compreso tra 0,4 e 0,6 cm. Assente il contenuto fossilifero. Il passaggio al termine sovrastante è netto. Spessore: 3,20 m. - Calcare molto compatto, stratificato (spessore dei singoli strati 10,00 cm), di colore nocciola con rari granuli di quarzo scarsamente arrotondati. Nella parte superiore dello strato calcareo sono presenti piccole cavità riempite da cristalli di calcite. Nullo il contenuto fossilifero. Spessore: 1,20. - Copertura vegetale. Spessore: 6,00 m. - Sabbie microconglomeratiche debolmente cementate, di colore beige, non fossilifere e diametro massimo dei clasti di 0,6 cm. Il passaggio tra questa litologia e la successiva è graduale. Spessore: 3,00 m. - Arenaria grossolana giallognola molto ricca in fossili (echinoidi e bivalvi - cardiidi in particolare). Gli echinidi, presenti alla base, non sono in posizione di vita e le loro dimensioni sono comprese entro un diametro di circa 14,00 cm. Il grado di cementazione delle arenarie aumenta andando verso l'alto dello strato. Il passaggio alla litologia sovrastante è graduale. Spessore: 2,50 m. - Calcare compatto di colore beige con alla base granuli di sabbia che gradualmente diminuiscono sino a scomparire del tutto. Sono presenti delle microcavità colmate da cristalli di calcite. Spessore: 3,20 m.

Ardara

A

Sezione geologica a S di Ardara nel Bacino miocenico del Logudoro. Da Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia - Vol LX - Funedda et alii, 2000 - - Calcare molto compatto di colore bianco-rosato e con cristalli di calcite. Il contenuto fossilifero è dato da Alghe con struttura a festone. II passaggio alla litologia sovrastante ègraduale. Spessore 3,00 m. - Calcare compatto di colore biancastro contenente una percentuale di granuli sabbiosi medio -grossolani e rari fossili rappresentati da strutture algali. Spessore: 2,50 m. - Suolo contenente fossili costituiti da ostree di grandi dimensioni (diametro medio 25 cm) e cardiidi sempre di dimensioni notevoli. Spessore: 0,30 cm. ¾ La successione di M.te Santo potente circa 400,00 m, presenta, dal basso verso l’alto, i termini di seguito riportati. - Sabbie medio-fini di colore rossiccio, sterili. Spessore: 20.00 m. - Copertura vegetale. Spessore: 50,00 m. - Sabbie granitiche a granulometria media. Spessore: 3.00 m. - Copertura vegetale. Spessore: 18.00 m.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 17 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

- Sabbie medio - fini con intercalate lenti di sabbie tufacee biancastre. Spessore: 1.50 m. - Sabbie granitiche costituite da alternanze di strati a granulometria variabile: a – 0,40 m di tufi sabbiosi , grigi; b – 0,40 m di sabbie bianche medio - fini; c – 0,30 m di conglomerato granitico; d – 1,90 m di sabbie bianche a stratificazione incrociata con granulometria medio - fine. Spessore totale: 3.00 m. - Copertura vegetale. Spessore: 35,00 m. - Sabbie granitiche a granulometria media. Spessore: 23,00 m. - Calcarenite marnosa grigiastra, fossilifera (bivalvi: pettinidi; gasteropodi e noduli di alghe calcaree). Spessore: 0,50 m. - Calcare grigio costituito prevalentemente da noduli di alghe calcaree. Spessore: 1,80 m. - Calcare costituito quasi esclusivamente da coralli in posizione di vita. Spessore: 4,00 m. - Calcare compatto, biancastro formato da noduli di alghe calcaree. Spessore: 2,00 m. - Sabbie. Spessore: 45,00 m. - Copertura vegetale. Spessore: 54,00 A m. - Sabbie. Spessore: 3,00 m. Colonna stratigrafica a SW di Ardara. Da Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia - Vol LX - Funedda et alii, 2000 - - Arenaria conglomeratica a cemento calcareo a granulometria grossolana con ciottoli d 0,50 cm di diametro e di forma subangolare, sterile. Spessore: 2,00 m. - Calcare algale grigiastro costituito da noduli di alghe calcaree. Spessore: 1,50 m. - Sabbie a granulometria media. Spessore: 0,60 m. - Arenaria grigia a granulometria media, ben cementata, sterile. Spessore: 1,50 m. - Calcare arenaceo giallognolo, fossilifero (echinidi e bivalvi ) di notevoli dimensioni. Spessore: 2,00 m. - Calcare algale bianco a stratificazione decimetrica, ricco di piccoli noduli algali. Spessore: 11,00 m. - Calcare compatto bianco ricco di noduli algali ed ostree di grandi dimensioni. Spessore: 20,00 m. - Calcare compatto giallognolo con rari noduli algali. Spessore: 5,00 m. - Calcare bianco compatto con noduli algali. Spessore: 65,00 m. - Calcare bianco compatto, fine. Spessore: 10,00 m. - Basalto. Spessore: 15,00 m.

L’evoluzione del territorio del distretto dell’Anglona è legata agli eventi geodinamici che hanno interessato l’intera Sardegna durante il Cenozoico. A partire dall’Oligocene un’intensa attività vulcanica a carattere calcalcalino interessa in modo esteso questa regione in seguito al movimento

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 18 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) di rotazione che porterà la Sardegna dalla costa iberica all’attuale posizione nel Mediterraneo. Durante gli imponenti movimenti isostatici che hanno accompagnato l’apertura del rift regionale nel Miocene, l’Anglona costituiva un bacino di sedimentazione lacustre che solo durante il Serravalliano, in conseguenza di una trasgressione, si sarebbe evoluto in un bacino di deposizione marina. In questo quadro si inserisce il complesso vulcanico effusivo dell’Anglona, costituito prevalentemente da andesiti nel settore occidentale del distretto e da rioliti e riodaciti nella parte orientale. La successione vulcanica si intercala spesso con livelli sedimentari marini datati paleontologicamente, permettendo quindi una più sicura attribuzione stratigrafica. Nella zona di , la successione vulcano-sedimentaria è composta, dal basso verso l’alto da duomi andesitici con flussi lavici subordinati (M. Ozzastru), da alternanze di livelli sedimentari con notevole componente vulcanica (conglomerati, marne e calcari di ambiente continentale, lacustre e marino) e di livelli vulcanici (brecce andesitiche a pillow e ignimbriti) e raramente epiclastici; al di sopra affiorano estesamente flussi lavici andesitici (zona di ), ricoperti da una potente unità ignimbritica molto saldata, che affiora con grande continuità da Castelsardo fino a Perfugas. Nell’area di Perfugas affiora la parte alta della successione vulcanica dell’Anglona: l’anzidetta potente unità ignimbritica molto saldata si intercala con sedimenti fluvio-lacustri e marini, con livelli pomiceo-cineritici e con flussi lavici andesitici. Al di sopra affiora, infine, l’ultimo prodotto vulcanico dell’Anglona, rappresentato da un potente flusso pomiceo-cineritico (ben esposto presso Chiaramonti), ricoperto da sedimenti marini del Burdigaliano superiore. Le formazioni più recenti sono costituite da depositi alluvionali e colluviali.

1.8.1. Geologia e stratigrafia dell'area mineraria Nel settore cartografato sono presenti affioramenti del 2° ciclo sedimentario Cenozoico, del vulcanismo Ceno-Neozoico, entrambi associati alla fase distensiva che ha portato all’apertura del bacino balearico e del Tirreno, e della sedimentazione continentale Neozoica.

CENOZOICO I depositi silicoclastici e carbonatici del 2° ciclo” sedimentario miocenico segnano, a partire dal Burdigaliano superiore, il cambiamento del clima geodinamico che si manifesta con lo sviluppo di una serie di fosse tettoniche, ad andamento sub-meridiano, e la conseguente ingressione del mare. La deposizione di sabbie e arenarie di fase regressiva contrassegna, inoltre, la variazione eustatica serravalliana. Nel bacino miocenico del Logudoro la colonna stratigrafica di M. Santo e la sezione geologica riportate a lato e sotto, essendo localizzate a S dell’area di concessione mineraria, permettono di avere una visione più particolareggiata dell’assetto geologico del settore cartografato. I sedimenti continentali e transizionali alla base della successione trasgressiva del Burdigaliano superiore, che presentano nella Sardegna settentrionale gli spessori maggiori (fino ad un centinaio di metri), sono localizzati all'intersezione tra le fosse burdigaliane (orientate circa NNW-SSE) ed il bacino di trascorrenza del "1° ciclo" (diretto circa NE-SW) tra Ploaghe e Chilivani-Mores. La successione depositatasi in questa fase trasgressivo-regressiva, poggiante con discordanza angolare sui termini del ciclo precedente, come si evince dalla sezione sopra riportata e dalla carta geologica allegata (tav. 5) inizia con conglomerati e sabbie di ambiente continentale e transizionale e prosegue con depositi marini marnoso-arenacei e calcarei. In particolare, gli affioramenti nell’area cartografata, dal più antico al più recente, sono:

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 19 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

¾ Sabbie quarzoso-feldspatiche e conglomerati eterometrici con elementi del basamento paleozoico e di vulcaniti oligo-mioceniche, di ambiente da conoide alluvionale a fluvio - deltizio. “Formazione di Oppia Nuova”. Burdigaliano ?medio - superiore. ¾ Sabbie poco cementate, silicee, con livelli conglomeratici discontinui intercalati a biocalcareniti e calcari fossiliferi litorali. “Calcari di Mores”. Burdigaliano superiore. ¾ Biocalcareniti e calcari fossiliferi litorali. “Calcari di Mores”. Burdigaliano superiore. ¾ Marne e calcareniti alternate a siltiti.”Marne di ”. Langhiano. ¾ Sabbie silicee di colore chiaro poco cementate, di ambiente fluvio - marino con alla base siltiti scure e conglomerati continentali. ? Serravalliano.

CENO-NEOZOICO La tettonica distensiva che ha caratterizzato l'area sarda a partire dal Burdigaliano superiore e controllato la sedimentazione del 2° e 3° ciclo sedimentario (quest’ultimo dovuto alla successiva pulsazione trasgressiva tortoniano - messiniana caratterizzata da sedimentazione carbonatica di mare basso) continua anche nel Plio-Quaternario. A testimoniare questa fase sono principalmente gli espandimenti di basalti intraplacca localizzati, in discordanza, sui depositi sedimentari antecedenti. Si tratta di prodotti costituiti essenzialmente da lave basaltiche sub-alcaline, talvolta associate a differenziati più evoluti, dell’attività vulcanica più recente manifestatasi nel Logudoro - Meilogu, ossia quella compresa tra 0,9-0,14 Ma. I caratteri giaciturali generali riflettono un'attività essenzialmente fissurale, legata a direttrici tettoniche con orientazione submeridiana o anche NE-SW, lungo le quali si allineano colate di modeste dimensioni associate a piccoli coni di scorie. Distribuiti in tutto il settore occidentale e in quello nord-orientale, frammentati dall’erosione lineare, sono cartografati: ¾ Colate e dicchi a composizione basaltica alcalina. Plio-Pleistocene. Questi prodotti vulcanici plio-quaternari sono rappresentati da prodotti femici in prevalenza alcalini. I termini più rappresentati sono alcali e trachibasalti, hawaiti e basaniti.

NEOZOICO Il generale ringiovanimento che ha caratterizzato l’Olocene è comunemente rappresentato da depositi ghiaioso - sabbiosi di fondovalle e delle piane alluvionali, dagli accumuli detritici spigolosi e più o meno grossolani situati al piede dei versanti più acclivi delle pareti subverticali dei “Tacchi” carbonatici mesozoici e delle “Giare” basaltiche plioceniche. In particolare nell’area cartografata si distinguono, nel settore NE: ¾ Depositi clastici olocenici di ambiente fluviale; e, nel settore SW, ¾ Detriti di versante olocenici.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 20 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

324.83 Codina Preideros e D A306.04 dd B A O 'A e N ' l s a BADU 'E CUBAS 318.28 n 307.28 292.61 e u d m Nuraghe Sant'Ederu o 255.48 U C R D 255.56 A ARDARA S 324.86 iu P 322.52 R 249.14 A 252.77LEGENDA 316.62 325.37 243.62 270.98 328.54 285.80 296.84 EOZOICO M da N a tr I 307.19 S N 283.01 D 293.63 Detrito di versante. Olocene 321.04 A 315.44 271.52 265.10 322.91 248.57 337.16 ' E 331.91 N 291.35 Depositi clastici di ambiente fluviale. Olocene 336.62 Domo 292.92 A S 279.06 F I F trada F U N T A N A E N 321.89 Gianfrancesco 324.00 I T 303.65 325.25 O I 323.15 Co muna R 285.93 le NEOZOICO 275.22 304.37 I 276.54 Colate e dicchi a composizione basaltica alcalina. 310.06 296.96 D Pliocene-Pleistocene 247.40 B 282.14 A 305.27

331.25 296.89 CENOZOICO

2

5 281.55 317.00 0

Nuraghe Mercuriu 305.61 SUCCESSIONI M ARINE P OST E RCINICHE

3

0 329.80 250.25 0 264.98 U BiocalcarenitiI e calcari fossiliferi litorali. “Calcari R 277.83 Ca R A di Mores”. Burdigagliano superiore e nn 293.16 S d as 336.23 U D M 311.31 U 279.18

E M 306.92 Funtana Pedra Lada 297.65 332.36 P

a 334.22 263.81 r Sabbie poco cementate, silicee, con livelli iu S R a 278.94 t d r U r C a conglomeratici discontinui intercalati nei

A d T A 296.57 U 303.59 a F I G U C H I A Biocalcareniti e calcari fossiliferi litorali. “Calcari T T I 336.62 di Mores”. Burdigagliano superiore N P 329.28 Mulinu 'Ezzu A 281.85 261.50 U S Sabbie quarzoso-feldspatiche e conglomerati E 294.11 304.64 T C

Domo Furros 321.36 o 307.16 o eterometrici di ambiente da conoide alluvionale a D g m 333.29 T i Funtana U l

i Nuraghe u I 314.63

N S n fluvio-deltizio, con elementi del basamento Filigosu a 342.14

Badde Austinu l U P A e paleozoico e di vulcaniti oligo-mioceniche. I 302.84 N P “Formazione di Oppia Nuova”. Burdigagliano P 0 E 8 A 322.31 ° S I N 328.07 D I Faglie dirette incerte 285.40 326.54 U 322.67 346.25 S P e 270.21 D l A incia D rov A Domo P 319.21 A 346.40 313.46 Figu Chia 291.03 N D 346.52 B U A 288.01 Faglie dirette U 341.95 a A A d C r E d B a 274.78 S a t r 311.27 r 306.08 S 317.90 C 351.50 a A E 346.79 S 321.30 Nuraghe Figu Chia C D B R A Limiti di Concessione Mineraria 278.46 A E ASuperficie 53 Ha ' 347.22 344.40 286.46 C D 330.05 T M N 325.50 o 328.78 r A D e D s T E E 262.73 339.00 E 350.24 354.40

L 308.10 MONTE MAFFE' 267.36 A 343.00 281.78 su ere I 346.98 ligh R 318.90 s'A

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 21 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

1.9 Inquadramento geomorfologico La varietà delle tinte altimetriche della regione (pianure, colline, altopiani, bassa montagna) unita alla diversità litologica ed agli effetti della tettonica (senza tralasciare altri fattori) si riflettono nella molteplicità di forme osservabili nel paesaggio. Le creste rocciose, le dorsali ed i massicci rocciosi, separati da vaste zone di spianamento ed incisioni fluviali, seguono l’andamento delle principali linee tettoniche e sono il risultato dell’azione congiunta dei processi di alterazione chimica e meccanica ad opera degli agenti atmosferici e di dilavamento ad opera delle acque superficiali. Nel paesaggio si coglie l’alternanza di apparati effusivi, dalla forma tronco-conica, di espandimenti lavici tabulari (plateaux) come il M. Sassu, di vaste aree a cuestas o mesas (Tanca Manna di ), modellate nei sedimenti miocenici, separati da numerose valli tortuose e strette con versanti strapiombanti (Badde Traes) sovente interessati da frane di crollo, e vaste conche di erosione pianeggianti. Gli affioramenti vulcanici si spingono fino alla costa dando vita ad un paesaggio con alte falesie e versanti ripidi. Si inserisce in questo contesto il promontorio di Castelsardo cesura tra il litorale di – Platamona e quello di . Elemento caratterizzante di quest’ultimo tratto di costa è la foce del Fiume Coghinas il cui corso si snoda per alcuni chilometri parallelamente al cordone della spiaggia di S. Pietro al Mare. Nel retrospiaggia si estende un vasto campo dunale che costituisce assieme al sistema umido di foce, stagni e paludi retrodunali, un importante ecosistema naturale. Il reticolo idrografico, in linea generale, segue i lineamenti tettonici principali talvolta assecondando le strutture, talora contrastandole nel loro divenire (antecedenza). È questo il caso della piana del Coghinas, separata dal suo bacino interno da un anfiteatro di affioramenti oligomiocenici. Il fiume ha tagliato questa struttura durante il sollevamento generale della zona ed ha impostato il reticolo dei suoi affluenti secondo le direttrici del sistema di fratture dell’area. Proprio in corrispondenza dell’imbocco della stretta valliva sorge la diga di Casteldoria. L’impronta dell’uomo non manca di lasciare il suo segno sul paesaggio tracciando un’inestricabile groviglio di muretti a secco e relative strade e stradelli di penetrazione in valli ed altopiani al fine di delimitare le proprietà private, bonificando vaste aree paludose e rettificando e canalizzando numerosi tratti della rete idrografica.

1.9.1 Geomorfologia dell'area mineraria

Le peculiarità morfologiche che si rinvengono nel raggio di circa 2 km dalla miniera sono attribuibili ai processi erosivi fluviali, all’influsso del vulcanismo, all’assetto litologico - strutturale ed all’azione dell’uomo le cui tracce risalgono sino ai tempi della civiltà nuragica. Morfologie vulcaniche Le colate basaltiche circondano su tre lati l’altopiano di Furros generando il trappo di Pianu ‘e Filighe – Piredu a nord e Pianu de Su Crastu Covaccadu a sud, oltre alle numerose colate, ora in inversione di rilievo, incuneatesi nelle paleovalli. Ad occidente del sito di Molino Falzu, una colata, proveniente da Pianu de Su Crastu Covaccadu, penetrata nella valle di Riu de Cannas – Riu de S’Adde, trovandola già troppo profonda per poter esser oggetto d’inversione del rilievo, ha deviato l’alveo ad oriente alle pendici di Pianu S. Pietro (o Pianu Santu Pedru) causando l’ampliamento asimmetrico della valle verso questa direzione. In conseguenza dello stravolgimento orografico i limiti delle coperture basaltiche oggi segnano il ciglio delle colline che con repentine pareti si raccorda alle sottostanti coltri sedimentarie mioceniche. L’unico centro di emissione compreso nel settore di Molino Falzu è il M. Frusciu che si erge circa 1 km a N di Ardara. La bocca eruttiva, un cono di scorie, si erge sulla piana circostante

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 22 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) per circa 30 m e si spande approssimativamente per 300 m di diametro.

Morfologia della rete idrografica La porzione di reticolo idrografico del settore d’indagine è guidata, come già ribadito, dall’ingressione dei basalti nelle paleovalli i quali hanno forzato i deflussi ad aprirsi la strada verso nuove direttrici di minima resistenza. In questo frangente il riassestamento dell’idrografia è avvenuto con differenti soluzioni. Le acque dei rii Cabu de Abbas e Ruinaghe, arginate dalla colata proveniente dalla valle del Riu de S’Adde, hanno superato l’ostacolo incidendo una profonda gola nei basalti aiutati in questo da copiose portate. Invece, la Valle del Riu de Cannas, non avendo il torrente sufficiente efficacia nell’incidere la “diga” basaltica, è rimasta sospesa rispetto a quella del Riu de s’Adde con la quale si raccorda bruscamente. La medesima situazione si è ripetuta a Badde Pittu con una variante costituita dal fatto che il Riu de s’Adde ha lambito la sinistra orografica della colata allargando la valle e provocando l’arretramento del ciglio di Pranu de Pittu, per poi resecare i basalti all’altezza di Molino Falzu (alias Molinu Ezzu, vedi C.T.R.) e raccordarsi con pendio accentuato al fondovalle. L’opera di arginatura svolta dai flussi lavici ha provocato perdite di carico nelle correnti fluviali consentendo la deposizione di coltri alluvionali a monte e conoidi a valle. Un tipico esempio lo si può osservare in località Coloru dove il conoide è appena intuibile perché coalescente con quello del Riu de s’Adde e, inoltre, reinciso dalle acque. Le morfologie originarie dell’idrografia non si sono conservate dappertutto a causa dell’intensa antropizzazione dell’area alla quale conseguono interventi di bonifica volti a sottrarre terreni alle paludi permanenti e/o stagionali con l’addomesticamento dei deflussi tramite un’articolata rete di canalizzazioni artificiali e/o naturali rettificate. Tuttavia nonostante la sovrapposizione di elementi fuorvianti (arature, coltivazioni ecc.) dalle ortofoto è possibile scorgere tracce di paleoalvei costituite da meandri liberi ed anse abbandonate. Un esempio per tutti è individuabile in località Sette Funtanas lungo il Riu Badde de Ardara.

Morfologia delle valli e dei versanti In questo contesto collinare la morfologia orografica è sostanzialmente tabulare indipendentemente dai litotipi che ricoprono le sommità dei rilievi. Le superfici strutturali dei plateaux che ne derivano determinano repentini raccordi con i versanti vallivi più accentuati nei basalti e meno marcati nei Calcari di Mores. Sussistono, invece, notevoli differenze nel movimento del paesaggio provocato dalle due litologie. Il ciglio degli espandimenti lavici è banale e monotono nel suo svolgersi rettilineo, mentre i calcari vivacizzano il paesaggio con i loro orli frastagliati che celano valli e convalli od isolano porzioni di tavolato (testimoni). Il Pianu S. Pietro (o Pranu Santu Pedru) sul quale si estende l’area richiesta in concessione è una cuesta lievemente inclinata verso est sulla quale poggiala facies biocalcarenitica e calcarea dei Calcari di Mores. La sua superficie, scevra di corsi d’acqua, compie un brusco salto prima di unirsi alla sottostante facies delle sabbie silicee dei Calcari di Mores che addolciscono il versante della valle del Riu de s’Adde conferendogli morfologie più morbide. Lo sviluppo attuale di quest’ultima valle ha preso avvio dall’ingressione basaltica plio – pleistocenica che ne ha invaso il fondo evidentemente già troppo profondamente inciso per dare avvio all’inversione del rilievo sufficiente ad isolare la dorsale lavica come nel caso, per esempio, di quella che separa Badde Sa Idolza (o Idorza) da S’Adde Fenniu (o Fenuju). Il Riu de s’Adde, deviato dal suo letto, ha esplicato la sua forza erosiva lungo il fianco destro della valle plasmandola in forma asimmetrica. L’ampliamento e l’approfondimento della valle per erosione differenziale ha prodotto l’isolamento dell’orlo basaltico ed il suo conseguente arretramento per scalzamento alla

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 23 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) base del versante. I prodotti dello smantellamento coronano la colata per tutta la sua estensione fino alla località di Coloru. Lungo i pendii i processi franosi sono quiescenti, secondo quanto stabilito dal “Progetto IFFI”, mentre sono attivi la pedogenesi ed il ruscellamento diffuso.

Morfologie antropiche I numerosi nuraghi che insistono nella zona circostante Molino Falzu testimoniano la presenza umana sin da tempi remoti in questo lembo di Sardegna. La presenza di acque, boschi e fertili vallate ha favorito l’insediamento di comunità che non hanno mancato di lasciare la loro impronta nel paesaggio. Così, i boschi sono quasi del tutto scomparsi, abbattuti per il legnatico e per far posto a colture e pascoli o ridotti in cenere dagli incendi, le paludi sono state prosciugate, il reticolo idrografico è stato ridisegnato e sono comparsi piccoli specchi d’acqua esigenze agrozootecniche, i campi sono stati delimitati da un esteso reticolo di muretti a secco. Nell’insieme, questi interventi hanno apportato alterazioni del microclima zona ed hanno esposto più ampie superfici all’azione degli agenti esogeni ai quali si contrappone, mitigandone gli effetti, la scarsa acclività dei versanti, tanto che il territorio non è considerato a rischio di desertificazione. Le pratiche agricole si esplicano sia con arature a ritocchino che a giropoggio, le prime, in particolare, sono impiegate nelle aree delle bonifiche ed in quelle che potrebbero dare adito a ristagni al fine di favorire lo scolo delle acque. Gli accorgimenti in uso per la prevenzione di fenomeni erosivi consistono nell’inserimento di capofossi e strisce di vegetazione lungo i margini dei campi. Queste strisce non solo sono benefiche per la flora nativa, ma migliorano il paesaggio di questa località.

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324.83 Codina Preideros e D A306.04 dd B AELEMENTI GEOLOGICO STRUTTURALI O 'A e N ' l s a BADU 'E CUBAS 318.28 n Depositi clastici di ambiente fluviale. Olocene 307.28 292.61 e u d m Nuraghe Sant'Ederu o 255.48 U C Colate e dicchi a composizione basaltica alcalina. R Pliocene-Pleistocene D 255.56 A ARDARA 257.31 u Sabbie silicee di colore chiaro poco o niente cementate, S 324.86 i P 322.52 R 249.14 A di ambiente252.77 fluvio-marino; alla base siltiti scure e c 243.62 316.62 325.37 onglomerati continentali. ? Serravalliano 270.98 328.54 285.80 296.84 Marne e calcareniti alternate a siltiti.”Marne di Borutta”. M da a tr I 307.19 S Langhiano N Biocalcareniti e calcari fossiliferi litorali. “Calcari di Mores”. 283.01 D 293.63 Burdigagliano superiore 256.60 321.04 A 315.44 265.10 271.52FORME STRUTTURALI 322.91 248.57 337.16 ' E Superficie strutturale 261.84 331.91 N 291.35 336.62 Domo 292.92 G U A S 279.06 F I F tra F U N T A N A E N 321.89 Gianfrancesco 324.00 da Direzione di flusso I T 303.65 325.25 257.10 O I Faglie dirette 323.15 Co muna R 285.93 le 262.59 Faglie dirette275.22 incerte 304.37 I 276.54 Arda 310.06 296.96 ra D FORME DI VERSANTE 262.32 247.40 B 282.14 A Orlo di scarpata 260.13 305.27

331.25 296.89

2

5 281.55 Detrito di versante 317.00 0

Nuraghe Mercuriu 305.61

3

0 329.80 250.25 0 U FORME FLUVIALI 264.98 I R 277.83 262.94 Ca R VallecoleA a “V” e nn 293.16 S d as 336.23 U D M 311.31 U 279.18 Vallecole a fondo piatto E M 306.92 Funtana Pedra Lada 297.65 332.36 P a

334.22 263.81 r Ruscellamento iu S R a 278.94 t d r U r C a

A d Orlo di scarpata fluviale 296.57 U 303.59 T A a F I G U C H I A T T 260.07 I 336.62 Creste di degradazione N P 329.28 Mulinu 'Ezzu A 281.85 Sella 261.50 U S 257.57 E 294.11 304.64

T C

Domo Furros o Sorgente 307.16 o 321.36 D g m 333.29 T i Funtana U l i Nuraghe u I 314.63

S n Filigosu N a 342.14 Aree depresse

Badde Austinu l U P A e S I 302.84 FORME ANTROPICHE A N P 268.44 P 0 E 8 Cava A 322.31 ° S I N 328.07 D 285.40 I 326.54 Orlo di scarpata antropica U 322.67 346.25 S P e 270.21 D l A cia vin D I ro Domo P A 319.21 A 346.40 291.03 Area d’interesse archeologico N 313.46 Figu Chia R D 265.01 346.52 B U A 288.01 Lago collinare artificiale U 341.95 A a A d C r d 268.51 Ea S a 274.78 tr 262.26 311.27 C r 306.08 S 317.90 351.50 a Superficie di cava e di miniera A E 264.26 S Nuraghe Figu Chia 346.79 321.30 D B R 278.46 261.56 E Canali artificialiA A ' 347.22 286.46 344.40 M C D 330.05 T N 325.50 o 328.78 r ArginiA 254.95 e T D s 262.73 259.20 E 339.00 E 350.24 354.40 260.30 L MONTE MAFFE' Concessione mineraria 308.10 267.36 A 281.78 su 343.00 ere I 346.98 ligh 318.90 s'A

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 25 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

1.10 Inquadramento climatico In base alla classificazione elaborata da W. Köppen, il clima è di tipo mediterraneo con inverno umido ed estate asciutta e molto calda. Il mese più freddo raggiunge temperature inferiori a 18°C, ma superiori a -3°C; almeno un mese ha una temperatura superiore a 10°C e la stagione estiva è asciutta; il mese più caldo dell’estate ha temperature superiori a 22°C.

1.11 Qualità dell’aria La zona nella quale ricadrà l'impianto all'interno della concessione mineraria è priva di stazioni di monitoraggio per la qualità dell’aria, pertanto, ai fini del presente lavoro verrà fatto riferimento ai valori riportati nella “Valutazione preliminare della qualità dell’aria: zonizzazione preliminare. Relazione” edita dalla Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Difesa dell’Ambiente, Servizio Antinquinamento Atmosferico e Acustico nel 2005 nell’ambito della “Realizzazione dell’inventario regionale delle sorgenti di emissione, del documento sulla valutazione della qualità dell’aria ambiente in Sardegna e individuazione delle possibili misure da attuare per il raggiungimento degli obiettivi di cui al D. Lgs. 351/99”. La qualità dell’aria viene definita confrontando le concentrazioni misurate o stimate di alcuni inquinanti in atmosfera con valori di concentrazioni riferiti ad un particolare intervallo temporale. Dove per inquinante si intende “qualsiasi sostanza immessa direttamente o indirettamente dall’uomo nell’aria ambiente che può avere effetti dannosi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo complesso”. Il DPR 203/88, che detta le norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti definisce inquinamento atmosferico “ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati” (art 2). Il più recente DM 60/02, che recepisce due direttive europee (Dir. 1999/30/CE e Dir. 2000/69/CE) concernenti i valori limite di qualità dell’aria ambiente per specifici inquinanti, quali il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle, il piombo, il benzene ed il monossido di carbonio, definisce, più in generale l’inquinamento come “l’introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze o di calore nell’aria, nell’acqua o nel terreno, che possono nuocere alla salute umana o alla qualità degli ecosistemi acquatici o degli ecosistemi terrestri che dipendono direttamente da ecosistemi acquatici, perturbando, deturpando o deteriorando i valori ricreativi o altri legittimi usi dell’ambiente” (Art.2b). Molte delle sostanze immesse in atmosfera in grandi quantità a seguito delle attività umane possono produrre effetti indesiderati sulla salute umana e sull’ambiente. Il danno che queste sostanze arrecano all’ambiente e all’uomo è legato al livello di concentrazione raggiunto in atmosfera significativamente superiore a quello naturale e al tempo di permanenza in atmosfera. La normativa in materia tratta soprattutto gli inquinanti tradizionali, derivanti da: 8 processi industriali e dalle attività di combustione: Biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO) e polveri totali sospesi (PTS); 8 sostanze che in area urbana sono emesse principalmente dal traffico: benzene, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), polveri fini (PM10); 8 inquinamento fotochimico: ozono (O3): La tabella seguente sintetizza l’origine dei principali inquinanti.

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Composto Fonti CO Inquinante prodotto dai mezzi di trasporto NOx Prodotto alle combustioni ad alta temperatura COVNM Prodotti dagli autoveicoli e in presenza di NO2 e O3 causano smog fotochimico SO2 Prodotta dalla combustione di sostanze contenenti zolfo PST e Polveri prodotte da processi produttivi e dai trasporti, PM10 è la frazione inalabile PM10 del “particolato sospeso totale” (PST), con dimensioni inferiori a 10 micrometri. O3 Prodotto ozonizzatori, da O2 in presenza di NO2 e di radiazione solare Pb Prodotto dagli autoveicoli a benzina

La tabella successiva riassume i limiti di legge, con le relative tolleranze previste per l’anno 2004, utilizzati per il controllo dei dati di qualità dell’aria.

Si riportano di seguito alcuni dati regionali, desunti dal progetto di “piano energetico regionale” predisposto dall’ENEA e dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di . Lo studio riporta i dati riferiti al periodo 1988-1995. Anidride carbonica (CO2). Nel 1995 le emissioni hanno di poco superato i 15 milioni di tonnellate (8,8 ton per abitante, contro la media nazionale di 7,1 ton), pari al 3,5% delle emissioni nazionali provenienti da processi energetici. Negli otto anni considerati è stata, inoltre, registrata una crescita di circa 2,5 milioni di tonnellate, pari al 20%. Per quanto riguarda la composizione percentuale delle emissioni, sono emerse le seguenti differenze rispetto ai valori nazionali: l’energia contribuisce in Sardegna al 50% delle emissioni, contro il 33% delle emissioni nazionali; i trasporti al 20%, contro il 30% ; il civile al 5%, contro il 17%; l’industria al 20% come a livello nazionale; i consumi e perdite al 7% contro lo 0%. Anidride solforosa (SO2). Nel 1995 le emissioni hanno raggiunto poco più di 100.000 t, pari a circa 8% del totale nazionale (la percentuale più alta tra gli inquinanti considerati) e a 60 t per 1000 abitanti, contro una media nazionale di 22 t. Nel periodo considerato è stato registrato un aumento medio annuo dell’1,2%, contro un decremento del 6,6% nella media nazionale. L’aumento più rilevante si è avuto per le emissioni industriali (+25%) mentre sono diminuite negli altri settori, soprattutto nei trasporti e nel civile (-50%). La distribuzione settoriale delle emissioni è ampiamente condizionata dalla presenza

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 27 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) in Sardegna di grandi impianti di produzione industriale e di energia. A quest’ultimo settore è imputabile il 70% delle emissioni, contro il 66% nazionale; all’industria il 24% contro il 20%; ai trasporti il 4% contro il 10%; al civile l’1% contro il 4%; ai consumi e perdite il 5%. Ossidi di azoto (NOx). Le emissioni nel 1995 sono arrivate a circa 70.000 t, pari a poco meno del 4% del totale nazionale, ovvero a 41 t. per 1000 abitanti, contro le 32 t. della media nazionale. Nel periodo considerato è stato registrato, a livello regionale, un aumento delle emissioni (fatta eccezione per il settore energetico) dello 0,6% (soprattutto trasporti), contro un decremento nazionale dello 0,2%. Per quanto riguarda la composizione percentuale, nel 1995 sono state registrate, per settore, le seguenti quantità: trasporti 42%, contro il 67% nazionale; energia 40% contro il 19%; industria 6% contro il 10%; consumi e perdite 6% (prevalentemente agricoltura e pesca). Composti Organici Volatili (COV). Nel 1995 sono state stimate 32.000 t di COV non metanici, pari a circa il 2,5 % del totale nazionale. La media pro-capite è di poco inferiore alle 20 t per 1000 abitanti, contro le 24 t nazionali. Mentre a livello nazionale è stato registrato un aumento del 2,6%, in Sardegna si è verificata una diminuzione media annua di - 0,8%. Nella quasi totalità (94% circa), in perfetta concordanza con il dato nazionale, tali emissioni sono dovute ai trasporti, mentre il rimanente 4% è attribuibile per i ¾ al settore agricolo e per ¼ alla produzione di energia. Del tutto trascurabili i contributi degli altri settori: la somma di quello civile e quello industriale non raggiunge l’1%, anche se risulta in crescita. Bisogna in ogni caso ricordare che nel complesso, questi dati, facendo riferimento alle sole attività di tipo energetico, sono nel caso specifico dei COV molto parziali. Le emissioni di questo inquinante attribuibili in media ai processi non energetici sono in quasi tutte le situazioni pari alla metà. Ossido di Carbonio (CO). Nel 1995 sono state emesse sul territorio regionale poco meno di 180.000 t di CO con un’incidenza sul totale nazionale, analogamente ai COVNM, del 2,5%. La quantità pro-capite, per quanto in netta crescita (+2,5% annuo), è sensibilmente più bassa della media nazionale con circa 107 t. per 1.000 abitanti, contro le 126 t dell’intero Paese (+0,7% annuo). Il settore cui è imputabile il maggiore contributo alle emissioni di CO è, ovviamente, quello dei trasporti pari al 95% (dato analogo al nazionale). La restante parte è imputabile soprattutto al settore agricolo, con il 3% e, per valori non superiori all’1%, al settore civile, alla produzione di energia e al settore industriale; per quest’ultimo si evidenzia la sostanziale differenza con il nazionale, pari al 7%. Particolato (PTS) Il particolato chiude la serie degli inquinanti inclusi nell’inventario realizzato nell’ambito del Piano Energetico della Sardegna. Nel 1992, anno per il quale si dispone dell’ultimo dato nazionale, le emissioni nell’Isola hanno inciso sul totale nazionale per poco più del 2%, la percentuale più bassa tra i sei inquinanti considerati. La quantità emessa per 1.000 abitanti è pari a circa 9,5 t., rispetto alle 13 t della media nazionale. La serie storica regionale registra un calo costante e sostenuto, tanto che il valore del 1995 risulta essere il 60% del valore del 1988, grazie ad una diminuzione media annua di circa il 6%. Il confronto tra la composizione percentuale delle emissioni regionali e nazionali evidenzia contributi settoriali nettamente diversi. L’industria, che contribuisce per il 73% alle emissioni nazionali, a livello regionale pesa per meno del 10%; ai trasporti è imputabile circa un quarto delle emissioni regionali, contro un dato nazionale di poco superiore al 10%. Ancora più marcata la differenza nel settore di produzione di energia alla quale a livello regionale è imputabile il 63% delle emissioni, mentre a livello nazionale non raggiunge il 10%. Il settore civile, che a livello nazionale contribuisce con l’8%, a livello regionale non oltrepassa l’1%, mentre al settore agricolo è imputabile il 5% delle emissioni regionali. Successivamente, nel corso del 2005, il Servizio Antinquinamento Atmosferico e Acustico

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 28 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, nell’ambito della realizzazione dell’inventario regionale delle sorgenti di emissione, ha reso noti i risultati di una campagna di monitoraggio per la valutazione della qualità dell’aria al fine del conseguimento degli obiettivi del D. Lgs. 351/99. La campagna di misura aveva lo scopo di verificare l’inquinamento atmosferico in zone mai investigate in precedenza o di approfondire lo studio di zone già sottoposte a controllo. L’attività di monitoraggio è stata eseguita con differenti metodologie e tecnologie:

8 stazione mobile equipaggiata per l’analisi in continuo dei principali inquinanti atmosferici (SO2, CO, NO-NO2-NOx, O3, BTX, PTS, PM10);

8 campionatori diffusivi (BTX, NO-NO2-NOx, SO, O3, NH3); 8 deposimetri (IPA, metalli pesanti come indicati nell’allegato I del D. Lgs. n. 351/99, Cr, Cr+6, V, Cu, Be, diossine). La campagna di misurazioni è stata condotta con differenti metodologie (stazioni fisse, campionatori passivi, mezzi mobili) nei comuni più rappresentativi dell’intero territorio isolano (ad esempio Alghero, Sassari, Cagliari, Iglesias, Oristano, Elmas etc.), mentre i valori di concentrazione sono stati estrapolati per comuni come Ardara privi di punti di monitoraggio. A questo scopo sono stati utilizzati modelli di dispersione atmosferica o interpolazioni di differente tipologia. A questo punto, seguendo una delle metodologie indicate dal D. Lgs. 351/99, i valori puntuali e quelli derivati sono stati estesi all’intero territorio comunale. Le mappe di criticità per le emissioni diffuse (CO, NMVOC, NOX, Particolato, SO2), relative a ciascun territorio comunale, sono state ottenute a partire dai risultati dell’inventario delle analisi relative all’anno 2001. Il range dei valori di ogni sostanza inquinante è stato suddiviso in classi, pertanto, i dati relativi all’agro di Ardara saranno esposti di seguito secondo quest’ottica. Ossido di Carbonio (CO). Classi (t/anno) Classe 0 - 100 1 100 - 1000 2 > 1000 3 Il territorio di Ardara ricade nella prima classe. NMVOC. Classi (t/anno) Classe 0 - 100 1 100 - 1000 2 > 1000 3 Il comprensorio di Ardara rientra nella prima classe. Ossidi di azoto (NOx). Classi (t/anno) Classe 0 - 100 1 100 - 1000 2 > 1000 3 Anche in questo caso il Comune di Ardara cade nella prima classe. Particolato (PTS) Classi (t/anno) Classe 0 - 100 1 100 - 1000 2 > 1000 3 Le emissioni di particolato pongono Ardara fra i comuni della prima classe. Anidride solforosa (SO2).

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 29 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Classi (t/anno) Classe 0 - 10 1 10 - 100 2 > 100 3

Per quanto riguarda questo tipo di inquinante, la sua diffusione nell’intero ambito comunale pone Ardara ancora una volta in seno alla classe 1. Sulla base di quanto esposto non si ravvisano pericoli per la salute umana e per la vegetazione derivanti dall’esposizione alle sopraelencate sostanze inquinanti.

1.12 Uso del suolo nell’area di Molino Falzu Nel breve raggio di circa 1 km dall’area in esame lo sfruttamento del suolo è realizzato in maniera piuttosto articolata, infatti vi troviamo “insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazî annessi”, “tessuto residenziale rado”, “seminativi in aree non irrigue”, “seminativi semplici e colture orticole a pieno campo”, “aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazî naturali importanti”, “aree agroforestali” ed infine “boschi di latifoglie”.

1.13 Inquadramento idrografico e idrogeologico

1.13.1 Idrografia

La rete idrografica che attraversa la località di Molino Falzu appartiene all’Unità Idrografica Omogenea del Coghinas che consta di 11 corsi d’acqua di II ordine tra i quali ve ne sono alcuni di notevole importanza come il Riu Mannu di Oschiri (57,39 km), il Riu Mannu di (39,85 km) ed il Riu Su Rizzolu (22,86 km). I laghi della U.I.O., tutti artificiali, hanno una notevole importanza per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, in particolare per la sua capacità d’invaso si segnala il lago del Coghinas a Muzzone. Sul corso del Mannu di , nome che prende il Mannu di Oschiri nel suo tratto più a monte, è stato invece realizzato l’invaso del Mannu di Pattada a Monte Lerno, mentre sul Mannu di Mores, nome che prende il Riu Mannu di Oschiri nel suo tratto di monte, è stato realizzato l’invaso del Mannu di Mores a Ponti Valenti.

1.13.1.1 Idrografia dell’area mineraria L’area in esame è a breve distanza (circa 6 km) dallo spartiacque occidentale del Fiume Coghinas segnato dal M. Ruiu (536 m s.l.m.) – M. sa Pescia (500 m s.l.m.). L’orientamento generale del reticolo idrografico è in senso longitudinale dal quadrante occidentale verso il quello orientale sino alla confluenza con il Rio Mannu di Ozieri che scorre approssimativamente in senso meridiano. In questo contesto, i corsi d’acqua drenano le mesas, le cuestas ed i plateaux convogliando le acque verso la piana di Chilivani. Spesso, nel loro procedere verso la comune confluenza del Rio Mannu di Ozieri, le acque si perdono negli ingenti depositi alluvionali come si può osservare per esempio in località Sa Minda ‘e Nantis, Nuraghe Sentedero, Nuraghe Mercurio. Buona parte dello sviluppo idrografico risulta, inoltre, adattato alle esigenze agrozootecniche. Vaste aree paludose sono state prosciugate (es. la Bonifica di Paule) e le acque convogliate, tramite canalizzazioni, verso i principali rii. Gran parte delle aste fluviali si aprono la strada verso valle tra meandri liberi e meandri incastrati, come nel caso del Riu de S’Adde che scorre ai piedi di Molino Falzu, il quale, subito dopo la Bonifica di Paule, si getta nella gola tra Pianu de Pittu e Pianu Selighiu con andamento meandriforme e, subito dopo l’abitato di Ardara, mutato il nome in Riu Badde de Ardara, prosegue o sarebbe meglio dire proseguiva la sua corsa con meandri liberi ancora visibili dalle ortofoto in alcuni punti nonostante le opere di canalizzazione.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 30 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Il reticolo idrografico, tributario del Riu de S’Adde – Riu Badde de Adara - Riu Su Rizzolu, consta, Riu su Rizzolu Portate medie mensili ai bacini di interesse totali 1922 - 1992 (m3/s) Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Media N.Oss. 71 71 71 71 71 71 71 71 71 71 71 71 71 Media 1.48 1.82 1.19 0.77 0.29 0.17 0.21 0.1 0.25 0.53 0.94 1.1 0.73 Dev.St. 1.52.361.620.860.330.210.280.120.260.541.131.590.40 tra i suoi principali affluenti il Riu Runaghe ed il Riu de Capu Abbas. I rilevamenti sulle portate medie mensili del Riu Su Rizzolu nel periodo 1922 – 1992 sono riepilogati nella tabella seguente. I valori riportati indicano che le maggiori portate si verificano nel corso del mese di Febbraio (1,82 m3/s), mentre il minimo si realizza ad Agosto (0,1 m3/s). La media annuale ammonta a 0,73 m3/s.

Il grafico sottostante visualizza l’oscillazione delle portate medie mensili del Riu su Rizzolu. Come si può notare le portate sono modeste e ciò conferma l’origine dell’idronimo rizzolu che significa rigagnolo.

Portate medie mensili del Riu su Rizzolu 2

1,8

1,6

1,4

1,2 /s 3 Media 1 ann ale Portata m 0,8

0,6

0,4

0,2

0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

L’esame delle variazioni delle portate medie annuali, riportate nel grafico sottostante, assume un caratteristico andamento sinusoidale con un divario sempre più ridotto fra gli estremi man mano che si procede verso il 1992 ed un contemporaneo decremento delle portate. Se, infatti, l’acme del 1924 corrisponde alla portata di 1,87 m3/s, quello del 1991 riporta 0,77 m3/s pari ad una variazione del 58,83%. Inoltre, la differenza tra il picco positivo del 1924 e quello negativo del 1926 (0,45 m3/s) evidenzia un calo delle portate pari al 75,94%, mentre la differenza tra il 1991 ed il successivo anno siccitoso, 1992 (0,45 m3/s) ammonta al 41,55%. Lo sviluppo complessivo della curva ricorda quello relativo al moto armonico smorzato.

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Riu su Rizzolu portate medie annuali 2

1,8

1,6

1,4

1,2 Media 71 anni /s 3

1 Portata m 0,8

0,6

0,4

0,2

0 1922 1927 1932 1937 1942 1947 1952 1957 1962 1967 1972 1977 1982 1987 1992 Le scaturigini sono numerose, ma tutte d’irrilevante importanza eccetto la sorgente di Regos ‘e Filigone che ha una portata di 6 l/s.

1.13.2 Idrogeologia Come accennato in precedenza, l’area d’interesse ricade nella porzione occidentale del bacino idrografico del Coghinas, caratterizzata da un reticolo idrografico a bassa densità, con rari corsi d’acqua a regime torrentizio condizionati dalla variabilità litologica che si riflette sulle condizioni di permeabilità a loro volta legate allo sviluppo della fratturazione. L’acquifero sul quale insiste l’area per la quale è richiesta la concessione è quello “Detritico Carbonatico Oligo – Miocenico del Sassarese” del quale si è data descrizione poc’anzi. La scarsa permeabilità, rende i suoli acquitrinosi in inverno ed aridi in estate. La modesta estensione degli impluvi, l'esiguità delle pendenze e dei ruscellamenti superficiali riducono i fenomeni erosivi ad entità trascurabili. La permeabilità prevalente di tipo secondario (fessurazione) e subordinatamente di tipo primario (porosità), è evidenziata dalla presenza di manifestazioni sorgentizie in corrispondenza del contatto tra livelli a diversa permeabilità. All’interno della perimetrazione di concessione, se si esclude l'esiguo strato di suolo, si rinviene una successione di sabbie poco cementate, silicee, con livelli conglomeratici discontinui intercalati nelle biocalcareniti e calcari fossiliferi litorali (Calcari di Mores – Burdigaliano inf.); biocalcareniti e calcari fossiliferi (Calcari di Mores – Burdigaliano sup.); depositi clastici d’ambiente fluviale (Olocene). Il reticolo idrografico superficiale (in cui è compresa la concessione mineraria oggetto dello studio denominata “Molino Falzu”) è influenzato da innumerevoli compluvî, generalmente confluenti al Rio de Canna – Rio de s’Adde e al Rio Badde de Ardara. Le aste dei compluvî privilegiano la direzione W – E e, subordinatamente, S – N con confluenza sequenziale al Rio su Rizzolu e da questo al Riu Mannu di Ozieri. Alcuni corsi d’acqua, privi di idronimo, non hanno sufficiente competenza per aprirsi il percorso sino alla confluenza. È il caso del corso d’acqua che scende ad W di Nuraghe Mercurio o di quello ad W di Nuraghe Santedero (o Sant’Ederu) o, ancora, in località Puttu ‘e Canna ad est diArdara. Le sorgenti sono poco numerose. Esse sono segnalate quasi sempre al contatto tra livelli a diversa permeabilità, hanno portata estremamente modesta, dipendente dal volume delle acque di drenaggio rilasciate dalle sovrastanti formazioni.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 32 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

1.13.2.1 Idrogeologia dell’area mineraria L’unità idrografica principale è rappresentata dal Riu de S’Adde, tributario del Riu Badde de Ardara che con andamento SW – NE scorre poco a N dell’area in oggetto. Il bacino di alimentazione si snoda fra le formazioni calcaree e clastiche mioceniche e comprende apporti idrici derivanti da corsi d’acqua limitrofi a seguito di opere di canalizzazione e bonifica. La falda idrica superficiale intorno al bacino del Rio de S’Adde ipotizzabile sia localizzata mediamente intorno a 7 m di profondità dal piano di campagna in corrispondenza dei depositi alluvionali neozoici e preferenzialmente in corrispondenza degli impluvi. Per quanto concerne i sedimenti miocenici, in funzione dell’alternanza tra litotipi calcarei ed arenaceo – sabbiosi, della differente permeabilità, si determinano potenziali acquiferi profondi a profondità oscillanti fra 13 m e 30 m dal piano di campagna. Le sorgenti nei dintorni della concessione sono numerose, ma le loro portate sono incostanti e per di più modeste. La loro ubicazione ricade in corrispondenza dei contatti fra litologie differenti. Nel caso specifico dell’area per la quale si richiede la concessione non è stata riscontrata la presenza di falda freatica al contatto tra i calcari ed i sedimenti sabbiosi di copertura e non sono state individuate emergenze sorgentizie, altresì è possibile ipotizzare l’esistenza di acquiferi profondi impostati in falde idriche di lenti granulari confinate da letti impermeabili argillosi.

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324.83 Codina Preideros e D A306.04 dd B A O 'A e l N s' a BADU 'E CUBAS 318.28 n 307.28 292.61 u de m Nuraghe Sant'Ederu o 255.48 U C R D 255.56 A ARDARA 257.31 S 324.86 iu P 322.52 R 249.14 A 252.77 316.62 325.37 243.62 285.80 270.98 328.54 M 296.84 a ad tr I 307.19 S N 283.01 D 293.63 POROSITÀ RANGE DI PERMEABILITÀ256.60 (m/s) 321.04 A 315.44 271.52 265.10 Primaria Secondaria 322.91 248.57 337.16 ' granuli (Fratture)* 0 -2 -4 -6 -8 -10 E 10 10 10 261.8410 10 10 331.91 N 291.35 * Raramente Molto Alta Alta Media Bassa Molto Bassa Impermeabile 336.62 Domo 292.92 % G U Unità LITOTIPIS 279.06 supera il 10% F I F A trada F U N T A N A E N 321.89 Gianfrancesco 324.00 I T 303.65 325.25 O I Detrito di versante e 257.10 323.15 20-40Co muna R depositi285.93 clastici di le 262.59 275.22 304.37 I 276.54 Arda 310.06 296.96 ra D Colate e dicchi a 262.32 247.40 B 282.14 composizione Giunti A 260.13 305.27

331.25 296.89 basaltica alcalina.

2

5 281.55 317.00 0

Nuraghe Mercuriu 305.61

3

0 Marne Carsismo 329.80 250.25 0 264.98 U Giunti e arenacee e piani di I R 277.83 262.94 Ca R stratificazioneA e nn siltose, 293.16 S d as 336.23 U D M 311.31 arenarie, U 279.18

E M 306.92 Sabbie silicee di Funtana Pedra Lada 297.65 332.36 P a

334.22 263.81 r iu S R a colore chiaro poco o 278.94 t d r U r C a A niente cementate, d 296.57 U 303.59 Giunti T A a F I G U C H I A T T ?Serravalliano 260.07 I 336.62 N Sabbie poco P 329.28 Mulinu 'Ezzu A cementate, silicee, 281.85 261.50 U S 257.57 E 294.11 304.64 con livelli T C

Domo Furros 321.36 o 307.16 o D T g conglomeratici m 333.29 i Funtana U l

i Nuraghe u I 314.63

S n Filigosu N a 342.14 discontinui

Badde Austinu l U P A e S I 302.84 intercalati nei A N P 268.44 P 0 E 8 B A 322.31 ° Pozzo S I N Limiti di Concessione Mineraria 328.07 D 285.40 I 346.25 326.54 A C Superficie 53 Ha U 322.67 S P e Sorgente con vasca 270.21 D A ial vinc D I o D Domo r P A 319.21 A 346.40 Sorgente 291.03 D N 313.46 Figu Chia R D E 265.01 346.52 B U A 288.01 U 341.95 A A a d C r d 268.51 Ea 274.78 S E a tr 262.26 311.27 C r 306.08 S 317.90 351.50 a A E 264.26 346.79 S 321.30 Nuraghe Figu Chia D B R 278.46 261.56 E A A ' 347.22 344.40 286.46 C D 330.05 T M 325.50 o N 328.78 r A 254.95 e T D s 259.20 E 262.73 339.00 E 350.24 354.40 260.30

L 308.10 MONTE MAFFE' 267.36 A 343.00 281.78 su ere I 346.98 ligh 318.90 s'A

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 34 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

1.14 Stato di salute delle acque Il Riu de S’Adde – Riu Badde de Adara - Riu Su Rizzolu e l’inizio della piana di Chilivani appartengono alle zone potenzialmente vulnerabili da nitrati(si veda la tav. 9 allegata al P.T.A.);la distribuzione di fitofarmaci a livello comunale si aggira tra 0 e 3,0 kg / ha SAU Totale (qualità elevata, come riporta la tav. 10 allegata P.T.A.); la densità del BOD5 di origine zootecnica rapportata alla superficie comunale varia tra 14,14 ÷ 23,40 t / anno / kmq (qualità scadente – cfr. la tav.12a allegata al P.T.A.); la densità del COD di origine zootecnica, rapportato alla superficie comunale, varia tra 25,92 ÷ 42,91 t / anno / kmq (qualità scadente – vedi tav. 12b, allegata P.T.A.); il P di origine zootecnica rapportato alla superficie comunale varia tra 0,36 ÷ 0,63 t / anno / kmq(qualità sufficiente – vedi la tav. 12 c allegata al P.T.A.); l’N di origine zootecnica rapportato alla superficie comunale varia tra 3,28 ÷ 5,5 t / anno / kmq(qualità scadente – vedi tav. 12 d allegata al P.T.A.); il P di origine agricola, rapportato alla SAU, varia tra 16,0000001÷20,0000001 kg / ha / anno (qualità buona – vedi la tav. 12 e allegata al P.T.A.); l’N totale di origine agricola, rapportato alla SAU, varia tra 20,0000001 ÷ 40,0000000 kg / ha / anno (qualità buona – vedi la tav. 12 f allegata al P.T.A.). I carichi potenziali industriali del Comune di Ardara contribuiscono con 60,97 t/anno di BOD5, 149,67 t/anno di COD, 1,20 t/anno di P e 16,28 t/anno di N, la loro origine è ascrivibile principalmente alla trasformazione dei prodotti agroalimentare, alla fabbricazione di elementi da costruzione in metallo ed al commercio.

1.15 Descrizione dell’Ambiente Naturale Nelle colline circostanti le attività umane hanno decretato l’eliminazione del manto boschivo a favore di pascoli e seminati per la fienagione che determinano un nuovo assetto ambientale banale ed ecologicamente semplificato. Non mancano altre colture fra le quali hanno una certa rilevanza le cerealicole affiancate, in modesta misura, da vigneti, frutteti, orti ed oliveti. La vegetazione spontanea è costituita da asfodelo, papaveri, orchidee, dalle associazioni tipiche della macchia mediterranea,della gariga e delle siepi. Lepri, volpi, pernici, poiane e cinghiali trovano il loro habitat nella macchia, l'orchide acquatica e la cicogna nei pascoli umidi; il gheppio, la gallina prataiola e l'occhione nei pascoli aridi.

1.16 Patrimonio storico e culturale L’area vasta in cui si inserisce l’intervento è ubicata nelle immediate vicinanze dell’abitato di Ardara, dal quale dista meno di un chilometro in linea d’aria. Il paesaggio è assai articolato, si va dalle pianure alluvionali che degradano verso est con le loro dolci colline ammantate da colture di vario genere e da pascoli, agli altopiani vulcanici sui quali allignano boschi residuali e macchia mediterranea e nei quali è possibile la sola attività pastorale. La vivacità della natura offre numerose possibilità di effettuare escursioni in ambienti pregevoli per le peculiarità florofaunistiche, archeologiche e geologiche. Una lista succinta dei siti di valenza ambientale non può tralasciare di ricordare la foce del Coghinas e l’annesso sistema dunario con il corredo di vegetazione e fauna che dalle sue rive e dalle sue acque trae sostentamento; la piana di Chilivani – Ozieri, Sito d’Impotranza Comunitaria, meta degli appassionati di birdwaching e rinomato per l’avifauna. In agro di Giave, si ergono due monumenti naturali (L.R. 31/89, D.A.D.A. n. 18 del 18 gennaio 1994) costituiti dai relitti di due crateri vulcanici (“Crateri vulcanici del Meilogu M. Annaru”). L’intero territorio è punteggiato dalle moli di numerosissimi nuraghi accanto ai quali si rinvengono dolmens, menhirs, domus de janas e tombe dei giganti. A tempi più recenti appartengono le vestigia del castello di Castelsardo, di e di Chiaramonti ed il ricordo di numerosi villaggi di cui oggi non rimane che qualche rudere. Sono un esempio l’abitato di Ampurias (o Empurias o Flumen)

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 35 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) capoluogo dell’omonima diocesi, spopolatosi nel 1565; Bàngiu e Cèrico (o Tèrico, entrambi presso ), Montefurcadu (sull’omonima cima), Orria Manna ed Orria Picinna (tra Nulvi e Chiaramonti), Spelonca (presso ), Insari e Battana (tra Laerru e Perfugas), Mortedu (nei dintorni di Castelsardo) e numeri altri.

1.16.1. Il comune di Ardara

Cenni storico-culturali. Il nome Ardara è attestato nel medioevo nella forma Ardar. Il toponimo è probabilmente paleosardo anche se affine al latino arduum (luogo arduo, erto). Era la capitale del Logudoro, residenza ordinaria dei giudici o regoli che vi avevano un castello. Si dice che la fondatrice del castello e della chiesa di S. Maria del Regno sia stata la famosa eroina Giorgia, sorella del giudice Comida, la quale dopo aver combattuto contro il giudice di Gallura, volle dimostrare la sua magnificenza con queste due sontuose costruzioni. Il declino della potenza dei giudici del Logudoro trascinò con sé la capitale e, abolito il Giudicato, la situazione peggiorò rapidamente. Nel centro abitato e nel territorio comunale vi sono segni che indicano la presenza di insediamenti umani dalla preistoria all’epoca romana. Il periodo di maggiore splendore fu quello medioevale. Dal secolo XI e fino al 1272, infatti, Ardara, e la curatorìa omonima, fece parte del Giudicato di Torres di cui fu anche capitale. Nel 1259, con lo smembramento del giudicato, la curatorìa passò ai prima ai Doria e poi sotto il giudicato d’Arborea con il matrimonio tra Eleonora d’Arborea e Brancaleone Doria. Nel 1421 il re d’Aragona Alfonso V il Magnanimo infeudò l’encontrada di Ardara e Meilogu a Bernardo de Centelles. Nel 1479 la curatoria di Oppia (Ardara, Mores, , Totorake e Lachesos) fu acquistata da Giovanni Villamarì. Dal 1614 passò ai Manca che la trasformarono in marchesato di Mores riscattato nel 1838. NOTIZIE STORICHE Nel corso del 1135 si celebrò in Ardara un concilio nazionale presieduto da Uberto, arcivescovo di Pisa, primate di Sardegna e legato della sede apostolica, con l’intervento di arcivescovi, vescovi ed abati dell’Isola per la lite dei chierici di S. Gavino contro l’arcivescovo turritano che aveva ceduto, senza consultarli, le chiese di S. Giorgio Bàrace e di S. Maria de Gennos ai monaci cassinensi. Nel 1205 ci celebrò un altro sinodo nella chiesa di S. Maria. Nel 1335, nella ribellione dei Doria il luogotenente generale tenne sotto assedio Ardara. Scaturì una battaglia nelle vicinanze del paese nel corso della quale i Doria furono sconfitti e gli abitati di Ardara e Cajola capitolarono. Nel 1356 il castello di Ardara fu venduto da Damiano Doria al Giudice di Arborea. La Corona Aragonese ne reclamò il possesso e fu pattuito che restasse in potere dell’arcivescovo di Oristano finché il papa non avesse deciso a chi spettasse di diritto. La questione rimase pendente per lunghissimo tempo. Nell’anno 1478 Artaldo De Alagone e Giovanni De Sena, visconte di Sanluri, attaccarono il castello ed il borgo di Ardara, ma furono respinti e riportarono ingenti perdite, così dovettero ripiegare a Mores dove furono inseguiti e definitivamente sconfitti. I MONUMENTI La peculiarità principale di Ardara è la presenza della bellissima basilica di Nostra Signora del Regno, chiesa di epoca romanica che divenne cappella palatina sotto il Giudicato di Torres. Del castello, dimora dei giudici, rimangono invece pochissimi ruderi nei pressi della chiesa. Santa Maria del Regno fu eretta all'inizio del 1100 in stile romanico-pisano con influssi lombardi. L’altare maggiore, secondo l’iscrizione appostavi, fu consacrato sotto il pontificato di Pasquale II, cioè prima del 1118. In questa chiesa si sposarono Enzo (il figlio naturale di Federico II) e Adelasia, erede dei Giudicati di Torres e Gallura. Costruita interamente in trachite nera, è detta per questo Duomo Nero di Ardara, ed è una delle poche chiese romaniche in Sardegna che è rimasta integra,

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 36 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) senza aver subito rimaneggiamenti posteriori. La facciata è stranamente orientata a sud, molto austera, ed ornata da archetti pensili a tutto sesto, esili lesene, e da una bifora di pregevole fattura; il portale, molto semplice, è sormontato da un architrave monolitico. Gli archetti decorativi della facciata proseguono anche lungo i muri laterali e nell'abside.risalta agli occhi, oltre che per la sua posizione scenografica, anche per il materiale con cui è costruita. Fra le più importanti dell'architettura romanica isolana, colpisce per la grandiosità delle sue forme e per il contrasto, all'interno, del nero basalto con l'oro del polittico cinquecentesco collocato sull'altare. Si tratta di una cappella palatina: costruita vicino al castello di Ardara, questa chiesa rappresentava uno spazio privilegiato dai sovrani del regno di Torres, i quali prestavano giuramento al suo altare, quando venivano insigniti della carica. L'edificio (29 m x 10 m, alto 16 m circa) fu iniziato nell'XI secolo e concluso nel 1107, come risulta dall'epigrafe di consacrazione dell'altare maggiore. L'interno è a tre navate, di cui quelle laterali presentano copertura a crociera, mentre quella centrale, absidata, è coperta a tavolato ligneo. Le navate sono divise da sette colonne per parte, con capitelli ispirati alla moda araba. In origine le pareti erano tutte affrescate, infatti si può ancora vedere qualche traccia al lato della porta principale. Sull'altare maggiore si può ammirare un grande polittico del Cinquecento, recentemente restaurato, che raffigura scene della vita di Gesù, della Madonna e di alcuni Santi. Addossato al fianco nord si erge il campanile a pianta quadrangolare, di cui, in seguito ad un crollo, rimane solo la parte inferiore priva di aperture. Fu eretto dopo che la chiesa fu ultimata. Le decorazioni sono simili a quelle della facciata della chiesa, ma nella parte alta crollata aveva sicuramente finestre circolari e bifore. In seguito sulla sommità venne costruito un campanile a vela. Retablo Maggiore. L'eccezionale complesso pittorico posto nel presbiterio riporta l'anno 1515 nella predella, oltre al chiaro riferimento a Giovanni Muru che eseguì quest'ultima e a Joan Cataholo che commissionò tutta l'opera. Joan Cataholo fu dignitario di rilievo in quanto nel 1489 era canonico della chiesa di S. Pietro di Sorres e nel 1503 arciprete di S. Antioco di Bisarcio. Nel cartiglio della predella si legge:

IOAN(N)ES MURU ME PINSIT e nell'epigrafe:

EN LA(N)I MVXD/(H)OC OPUS FESIT FIERI MOSEN/IOAN CATAHOLO ASIPR(E)STE ET/DONU BAINIU VALEDU ET DON/U VALE(N)TINU DETORI ET MASTRU/ BAINIU MARONIU ET DONU/[PEDRUSU MADIUS] OBRE(RE)S.

Lo Spano suppose Giovanni Muru originario di Ardara e al tempo stesso molto conosciuto poiché non nomina la "patria”, ovvero il luogo ove era nato. Oltre a ciò Giovanni Spano ritenne il predetto Muru "degno di essere ricordato nelle opere dei valenti scrittori... non solo in rapporto all'originalità, ma anche riguardo al disegno colorito". Nel primo registro dell'ancona, da sinistra a destra, compaiono l'Adorazione dei Magi, il simulacro della Madonna col Bambino e la Resurrezione; nel secondo registro, l'Annunciazione, la Dormitio Virginis e la Pentecoste e, al vertice del relablo, la Nascita della Madonna. Nel polvarolo di sinistra, dal basso in alto, si scalano: Davide, Mosè, Daniele, Amos, Gioele, Giovanni Battista e Malachia e nel polvarolo di destra, dal basso in alto, Salomone, Abramo, Zaccaria, Geremia, Isaia, Antonio da Padova e Baruc. Simile disposizione di immagini e di figure del Vecchio e del Nuovo Testamento rispondono ad un'esigenza teologica, come la glorificazione di Santa Maria del Regno di Ardara, titolare della chiesa, oggi parrocchiale e un tempo cappella giudicale. Si coglie infatti l'esaltazione della vita della Madonna dal momento della nascita a quello della morte, integrata nel mistero di Cristo. Si è di fronte ad un'epopea di natura biblica; dall'Antico

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Testamento sono ripresi i patriarchi ed i profeti del popolo di Israele i quali, con le profezie messianiche, preannunciarono la vita di Gesù e della Madre. Nel "retablo" la natura divina di Cristo è sottolineata sia dall'apparire vivo nel sarcofago, sia dalla sua resurrezione. Non viene ripreso, quindi, alcun riferimento doloroso come quello della crocifissione, tanto abituale nei polittici del tempo. Le trentun pitture che compongono il Retablo Maggiore (6x10,50 m) sono separate da fregi lignei dorati, ad intaglio e traforo, realizzati con finezza secondo il decoro del tardo gotico internazionale. Al centro del "Retablo" la statua della Madonna del Regno: un'opera lignea dell'inizio del 500, alta quasi due metri, collocata in una nicchia tempestata di stelle e sormontata da un baldacchino eseguito a traforo ed intaglio, posta al centro di una grande ancona, tipico esempio di arte tardo- gotica di ascendenza franco-spagnola. La Madonna tiene sul braccio sinistro il Bambino Gesù, mentre con la mano destra impugna lo scettro, quale simbolo di comando e di potere. Il simulacro sul capo ha la corona regale sormontata da un'aureola a raggiera. La statua è dorata, avvolta in un flessuoso manto; l'insieme emana un particolare fascino ed esalta la funzione del sacro e la preziosità che si addice a tutto il complesso del retablo. Palazzo giudicale: dell’antico palazzo giudicale restano oggi, di fronte alla chiesa, i suggestivi ruderi in grossi conci di pietrame trachitico. Esso fu distrutto nel 1798 al fine di riutilizzarne il materiale per l’edificazione di nuovi edifici. I ruderi rimasti, descritti dal Casalis nella prima metà dell’800, avevano la forma di un parallelepipedo a base romboidale ed erano costruiti in muratura con cemento di calce e sabbia, rivestite da conci calcarei e vulcanici. La sua altezza ammontava a circa 12 m e si vedeva ancora una porzione del parapetto del ballatoio. Fra le altre vestigia c’era una porta centinata della quale non era possibile distinguerne la misura e la circonferenza nel caos delle rovine.

1.16.2 Assetto urbanistico - insediativo del comune di Ardara La maglia urbana attuale di Ardara, lineare e ordinata, costituita prevalentemente da edifici unifamiliari a uno o due piani con giardino, ha ampliato negli ultimi decenni il tessuto medievale formatosi in età giudicale intorno all’antica residenza dei giudici di Torres ed alla sua bellissima cappella palatina. La parte antica del paese ha vie strette lungo le quali si allineano in prevalenza edifici unifamiliari a due piani accostati a schiera, improntati ad estrema semplicità nella composizione delle facciate e tutti rinnovati da recenti interventi di finitura, che ne hanno alterato l’aspetto originario.

1.16.3 Tessuto sociale ed economico Demografia. La nuova Provincia di Sassari nel suo nuovo assetto include 66 comuni (a fronte dei precedenti 90) ed una popolazione, nel 2006 (fonte: ISTAT), di 332.600 abitanti invece dei 469.870 della precedente configurazione territoriale riferita allo stesso anno (- 137.270 abitanti, -29,21%). L’analisi che segue fa riferimento ai dati dei centri abitati della nuova provincia anche per gli anni antecedenti alla sua istituzione al fine di avere un quadro facilmente comparabile delle dinamiche demografiche. Per quanto concerne la distribuzione della popolazione nel 2006 solamente il Capoluogo di Provincia supera i 100.000 abitanti (127.893), Alghero supera di poco i 40.000, Porto Torres sfiora i 22.000, mentre Sorso ed Ozieri contano, rispettivamente, 14.460 e 11.143 anime. Il 64,89% della popolazione è raccolto in questi centri, mentre la restante parte vive in agglomerati di piccole o piccolissime dimensioni, fra questi in ben 25 Comuni si accentra una popolazione inferiore a 1.000 individui. In questo contesto Ardara si colloca al 71° posto con 821 abitanti in costante decremento dal 2004 al 2006 (-2,31%). Il picco massimo di abitanti, nel periodo 1991 – 2006 lo si registra nel 1997 con

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860 anime. La tabella che segue riassume le variazioni della popolazione per gli anni 1991-2006.

Andamento demografico della popolazione nella nuova Provincia di Sassari (fonte: ISTAT) D% Comune 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 1991-2006 Alghero 39026 39280 39413 39586 39404 39205 39109 39027 38891 38691 38404 38393 39504 39985 40257 40391 3.38 937 931 936 927 929 936 915 881 873 837 817 812 797 772 764 757 -23.78 Ardara 840 839 838 852 847 853 860 858 856 858 847 848 830 831 827 821 -2.31 752 748 727 724 714 709 700 695 698 682 677 676 672 673 652 646 -16.41 2299 2269 2228 2189 2211 2249 2238 2230 2225 2204 2181 2169 2144 2133 2128 2118 -8.55 513 514 502 498 492 496 496 506 503 506 501 500 495 477 474 474 -8.23 1208 1188 1158 1163 1180 1187 1159 1160 1143 1140 1127 1126 1110 1108 1099 1090 -10.83 Bono 4055 4051 4048 4024 3944 3925 3927 3876 3868 3826 3800 3801 3784 3754 3757 3715 -9.15 Bonorva 4616 4539 4505 4429 4369 4349 4309 4280 4199 4157 4106 4094 4044 3984 3954 3925 -17.61 Borutta 380 366 363 354 347 340 339 336 327 322 318 320 315 311 306 310 -22.58 830 826 833 829 850 840 822 809 812 810 804 801 789 787 780 772 -7.51 1372 1360 1331 1304 1304 1283 1283 1252 1240 1230 1206 1200 1176 1168 1158 1136 -20.77 Bulzi 684 679 671 656 655 651 633 639 644 641 634 634 628 617 614 608 -12.50 Burgos 1106 1108 1113 1086 1093 1098 1081 1073 1087 1084 1068 1066 1051 1041 1023 1011 -9.40 619 620 644 636 645 635 627 630 636 614 606 594 600 595 606 609 -1.64 Castelsardo 5235 5327 5358 5360 5340 5359 5374 5371 5356 5408 5410 5405 5512 5546 5570 5630 7.02 555 539 524 529 529 522 523 513 527 531 527 528 508 502 489 481 -15.38 Chiaramonti 2001 1976 1972 1942 1934 1943 1927 1901 1902 1903 1915 1917 1882 1863 1849 1829 -9.40 1301 1294 1317 1299 1324 1308 1307 1306 1286 1276 1281 1280 1306 1304 1305 1314 0.99 1069 1058 1061 1051 1052 1056 1049 1022 1011 995 982 980 965 956 959 945 -13.12 797 798 794 797 790 795 803 793 802 802 807 802 803 804 807 795 -0.25 486 497 503 491 484 481 486 486 481 475 475 472 469 456 454 458 -6.11 Florinas 1634 1629 1609 1581 1570 1574 1574 1583 1594 1589 1574 1569 1582 1568 1555 1541 -6.04 Giave 763 760 768 753 748 738 730 718 709 692 692 690 676 663 655 628 -21.50 1225 1228 1226 1202 1192 1207 1204 1191 1149 1143 1121 1117 1101 1090 1053 1046 -17.11 Ittireddu 639 627 633 603 603 595 602 582 584 585 586 581 579 583 577 582 -9.79 9254 9237 9240 9222 9221 9193 9155 9132 9081 9077 9050 9033 9016 8960 8976 8951 -3.39 Laerru 1120 1106 1111 1110 1120 1102 1093 1078 1045 1032 1029 1026 1017 1000 988 985 -13.71 Mara 925 908 896 891 883 882 876 861 837 824 808 804 782 766 758 735 -25.85 660 669 661 667 653 663 668 660 649 646 630 628 618 606 608 586 -12.63 141 139 142 140 142 140 136 138 136 137 134 134 131 130 124 129 -9.30 Mores 2188 2203 2179 2167 2171 2157 2154 2122 2123 2095 2074 2074 2082 2062 2041 2026 -8.00 Muros 770 777 790 780 781 776 760 759 756 747 754 761 768 765 760 767 -0.39 Nughedu di San Nicolò 1163 1163 1146 1132 1122 1102 1079 1063 1037 1031 1017 1014 1008 992 972 965 -20.52 1720 1702 1716 1712 1699 1682 1649 1635 1607 1599 1573 1569 1553 1528 1533 1514 -13.61 Nulvi 3074 3096 3079 3074 3057 3052 3048 3025 3007 2993 3007 3004 2979 2987 2983 2979 -3.19 Olmedo 2602 2645 2694 2720 2737 2788 2808 2814 2806 2838 2852 2851 2916 2973 3041 3118 16.55 Osilo 3835 3835 3809 3785 3723 3692 3665 3643 3584 3546 3498 3495 3492 3452 3451 3400 -12.79 Ossi 5615 5640 5684 5736 5797 5795 5834 5795 5752 5740 5735 5717 5700 5750 5775 5795 3.11 Ozieri 11834 11774 11769 11700 11622 11593 11572 11511 11478 11390 11334 11324 11305 11298 11257 11143 -6.20 912 902 895 909 899 867 877 869 858 844 836 830 815 799 785 765 -19.22 Pattada 3772 3742 3729 3727 3688 3673 3645 3604 3567 3544 3513 3502 3505 3446 3434 3418 -10.36 Perfugas 2491 2503 2470 2461 2470 2470 2478 2496 2496 2485 2488 2491 2491 2487 2487 2475 -0.65 Ploaghe 4853 4930 4942 4960 4950 4940 4906 4869 4854 4831 4816 4804 4773 4764 4781 4730 -2.60 Porto Torres 21237 21461 21438 21390 21449 21427 21316 21164 21114 21103 21064 21051 21452 21660 21832 21953 3.26 3274 3252 3232 3210 3173 3126 3131 3094 3038 3036 3011 3004 2975 2911 2871 2856 -14.64 737 747 749 759 753 738 732 728 717 708 701 702 712 716 729 736 -0.14 Romana 689 684 659 662 673 665 654 649 643 635 619 624 612 604 608 608 -13.32 1464 1450 1440 1438 1448 1444 1445 1446 1448 1443 1439 1434 1422 1418 1430 1438 -1.81 Sassari 122336 122017 121667 121320 120923 120593 120313 119998 120348 120540 120729 120690 121108 121849 124929 127893 4.35 Sedini 1543 1537 1535 1532 1523 1515 1497 1495 1475 1479 1461 1459 1436 1432 1421 1423 -8.43 294 286 287 286 279 275 262 257 252 228 227 225 225 218 206 195 -50.77 7269 7301 7377 7409 7429 7459 7462 7401 7345 7354 7365 7363 7323 7299 7298 7296 0.37 Siligo 1137 1141 1132 1125 1117 1107 1095 1060 1048 1033 1012 1015 995 986 990 981 -15.90 Sorso 13368 13344 13374 13393 13380 13270 13202 13147 13088 12957 12842 12820 13617 14321 14419 14460 7.55 1116 1108 1132 1171 1172 1122 1123 1114 1130 1125 1127 1121 1135 1152 1194 1211 7.84 535 554 552 563 578 584 583 592 584 588 570 572 578 575 579 576 7.12 3364 3358 3331 3314 3282 3285 3273 3250 3213 3193 3165 3132 3116 3082 3078 3063 -9.83 1489 1530 1587 1584 1621 1683 1757 1796 1819 1836 1875 1878 1926 1965 2017 2080 28.41 Torralba 1123 1118 1102 1100 1085 1099 1087 1075 1057 1043 1022 1018 1017 1017 1016 1011 -11.08 Tula 1708 1694 1673 1675 1661 1677 1698 1679 1665 1683 1665 1667 1665 1671 1664 1670 -2.28 Uri 2952 2986 3027 3039 3062 3059 3051 3053 3029 3033 3050 3049 3044 3030 3040 3045 3.05 3635 3687 3706 3712 3737 3746 3748 3783 3773 3748 3748 3744 3770 3854 3880 3945 7.86 3556 3612 3653 3688 3727 3707 3697 3702 3745 3728 3713 3704 3736 3787 3795 3847 7.56 1785 1778 1790 1791 1793 1799 1772 1728 1717 1713 1719 1713 1710 1689 1679 1680 -6.25 2767 2763 2754 2714 2716 2681 2646 2616 2612 2597 2588 2585 2565 2549 2528 2520 -9.80 TOTALE 329249 329430 329224 328633 327866 326962 326024 324619 323936 323203 322326 322006 324412 326121 329629 332600

La tabella evidenzia un trend demografico positivo per i territorî comunali costieri (Sassari, Alghero, Stintino, Valledoria, Sorso, Castelsardo e Porto Torres) con la sola eccezione di Villanova Monteleone e per quelli a ridosso (Olmedo, Tissi, Usini, Tergu, Ossi, Uri, Codrongianos, Sennori). Nel complesso, la popolazione dei comuni costieri è passata da 208.641 unità del 1991 a 217.905

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 39 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) unità del 2006 (+4,25%), mentre quella dei comuni non costieri ha subito un decremento di 7227 individui nel medesimo periodo passando da 120.608 abitanti a 113.381 (-6,37%). Il comune che ha visto incrementare maggiormente i suoi abitanti è Tissi (+28,41%), seguito da Olmedo, mentre quello che ha subito il calo più drastico è Semestene (-50,77%) preceduto da Mara (-25,85%). In conclusione di questo breve spaccato generale, 233.077 persone (70,07%) risiedono in soli 15 comuni, le rimanenti 99.523 (29,92%) sono distribuite in 51 comuni. Per quanto riguarda Ardara, accentra a sé appena lo 0,17% della popolazione provinciale (821 ab. fonte: ISTAT, 2006).

Andamento demografico del Comune di Ardara (SS) 865

860

855

850

845

840 Popolazione 835

830

825

820

815 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Un elemento qualificante della popolazione è il numero di nuclei familiari per comune, rapportato a mille abitanti. Un numero di famiglie nella media rispetto alla popolazione si riscontra nell'area di Ardara (362‰, fonte: ISTAT, 1997). Un elevato indice sottolinea che poche famiglie costituiscono il grosso della popolazione e quindi è interpretabile come un processo di crisi. L’altra variabile rilevante è il numero medio componenti per famiglia. Stante al 1998 (fonte: ISTAT) una media provinciale di 2,9 componenti per famiglia (al 1991 era di 3,1 membri), ad Ardara si riscontra un valore pari 2,8 (nella media). In questo caso valori bassi individuano un possibile campo di crisi. Sia il numero di nuclei familiari che il numero medio di componenti per famiglia sono sintomatici di un livello critico di fenomeni sottostanti ogni qualvolta sottendono ad una situazione di proporzionale invecchiamento della popolazione e bassa natalità latente (si consideri che la fecondità media è in tendenziale calo). In particolare i due indicatori pongono in rilievo non solo aspetti collegati all’anzianità della popolazione ma possono sottolineare dei comportamenti sociali. Sono un esempio il fenomeno dei “singles”, i fenomeni legati all’innalzamento dell’età di abbandono dei nuclei familiari di origine da parte dei figli per carenza di lavoro, in altri casi lo spostamento della popolazione in età lavorativa verso centri prossimi al posto di lavoro e formazione di nuove famiglie in loco etc. Un breve discorso va fatto per il rapporto di mascolinità: il numero di maschi, rispetto alle femmine, rapportate a cento unità (50 significa eguaglianza di residenti maschi e femmine). Una ipotesi assumibile è che, da un lato, la vita media probabile delle donne sia più elevata rispetto agli uomini (sebbene su 200 nascituri in media i maschi sono da 105 a 115); dall’altro, tradizionalmente le classi maschili abbandonano per lavoro il paese di origine più frequentemente rispetto alle donne. Di conseguenza ci si ritrova con unità territoriali che, ove presentino bassi indici di mascolinità, la popolazione potrebbe essere da un lato più vecchia o evidenziare, dall’altro, sintomi di movimenti

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 40 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) migratori, verso altri comuni, piuttosto elevati. Ardara non mostra predominanza di uno dei due sessi (51% maschi e 49% femmine, fonte: ISTAT 1997). Il tasso di natalità (fonte: ISTAT 1997) si attesta su valori molto alti (15,33‰), nettamente al di sopra di tutti i comuni dell’intera vecchia provincia ove il valore medio si aggira intorno all’8‰. L’aspetto migratorio della popolazione (fonte: ISTAT 1997) vede un elevato tasso di migrazioni nette (4,72‰) con mediamente alta percentuale di cancellazioni ed elevata percentuale di iscrizioni., indice di forte ricambio. L’indice di dipendenza strutturale (ossia il rapporto tra la somma della popolazione di età inferiore a 15 anni più quella di età superiore a 65 anni rispetto alla popolazione attiva) secondo le rilevazioni ISTAT è sceso dal 67,64% del 1971 al 55,08% del 1991. Le proiezioni per l’anno 2011 ritengono probabili indici pari a 46,18%. Comunque, una ripartizione dell’indice per valori compresi tra 40% e 60% indica un’equa distribuzione del carico sociale nel territorio. Risorse produttive La Provincia di Sassari presenta una buona concentrazione di reddito e, più in generale, di risorse finanziarie. Ciò è legato a diversi fattori. Il processo di accumulazione è iniziato in questi luoghi molto tempo fa, alimentato da un’attività produttiva basata prima su una ricca agricoltura e, poi, sulla attività di trasformazione, quella edilizia e di servizio. Tutte le misure di ricchezza pro-capite, tra le quali in primis il reddito disponibile e quello imponibile, sono più elevate rispetto alla media regionale. Sotto questo profilo il dato di stock spicca rispetto a quello di altre province. La dinamica di questi indicatori, per converso, è meno brillante in termini relativi. Inoltre, la crescita del reddito si concentra prevalentemente nelle zone costiere, nei comuni di Sassari e nell’hinterland. Nelle zone interne la dinamica del reddito è invece generalmente bassa. Vi è una scarsa accumulazione di risorse e il reddito si fonda in misura rilevante sulle pensioni. In questo contesto, la principale criticità è rappresentata dal rallentamento del processo di accumulazione, dovuto alla crisi che interessa alcuni importanti segmenti dell’attività produttiva e di servizio. Non meno importante è la sempre maggiore concentrazione delle risorse nella parte costiera e nei principali centri, cioè nelle aree più dinamiche da un punto di vista economico e demografico. In assenza dell’attivazione nelle zone interne di attività integrative rispetto a quella agricola – la cui remunerazione è in calo in molte produzioni e filiere – e della attivazione di nuovi processi di accumulazione di una certa consistenza, le risorse finanziarie di tali zone, basate in misura preponderante sulle pensioni, sono destinate a ridimensionarsi ulteriormente. La Provincia presenta un’agricoltura diffusa, che genera produzioni di qualità, di molteplice natura, in alcuni casi anche in quantità rilevanti. Di particolare rilevanza il patrimonio zootecnico, e soprattutto ovino, bovino ed equino. La particolare peculiarità del territorio consente una larga diffusione del pascolo brado, le cui caratteristiche pabulari incidono in modo sostanziale sulla qualità dei prodotti caseari e delle carni. In questo contesto, elevata è la presenza di aziende biologiche, soprattutto nell’allevamento, in una regione che rappresenta la principale piattaforma biologica del paese. Alla buona qualità delle materie prime agricole si accompagna in taluni comparti l’estrema varietà e ricchezza di produzioni agroalimentari di eccellenza, grazie alla presenza di una qualificata attività di trasformazione e di filiere complete (formaggi ovini e bovini, vino, olio, miele e liquori). In altri comparti si intravedono tentativi di rafforzamento delle filiere, al fine di ottenere produzioni tipiche di eccellenza (pani, dolci, paste tipiche). La filiera casearia ovina sarda esprime la componente più estesa e qualificata proprio all’interno della Provincia di Sassari. Molte filiere si caratterizzano per una forte internazionalizzazione (formaggi, vini, liquori) e per la presenza di operatori leader a livello regionale e, in alcuni casi, nazionale e europeo. Un elemento di forza, che potrebbe favorire la diffusione sul mercato interno delle produzioni provinciali e regionali, dispiegando una azione di sostituzione delle importazioni, è il radicamento di operatori locali della distribuzione organizzata. Insieme al Medio Campidano, la Provincia di Sassari è l’unica in cui si verifica tale circostanza. Per quanto riguarda il turismo, una risorsa di particolare

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 41 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) importanza è la ricettività di qualità, concentrata essenzialmente nelle zone costiere. Alcune mete godono di visibilità internazionale e si caratterizzano per l’offerta di servizi turistici di grande qualità. A livello regionale, il comprensorio di Alghero ha raggiunto i migliori risultati nella direzione della destagionalizzazione, anche a seguito dello sviluppo di relazioni positive con le compagnie aeree low cost. Soprattutto grazie alla maggiore presenza nelle tratte internazionali, il traffico aereo è pressoché triplicato in pochi anni, con numeri importanti anche nella bassa stagione. Un primo elemento di criticità è rappresentato dalla diminuzione della remunerazione di molte attività agricole, conseguente alla diminuzione del prezzo dei loro prodotti. Ciò rischia di diminuire fortemente l’interesse per il proseguimento dell’attività, soprattutto laddove quest’ultimo richiede un passaggio generazionale. In assenza di interventi tesi ad aumentare la remunerazione del prodotto, attraverso una migliore qualificazione e all’introduzione nelle aziende di attività integrative rispetto a quella tipica agricola (es. ricettività e servizi al turista), il rischio è quello di una contrazione anche pesante di tale attività. Una tale eventualità minerebbe anche le fasi successive di trasformazione, che non potrebbero contare su materie prime di qualità locali nella misura in cui ciò avviene oggi. L’industria di trasformazione alimentare, accanto ad altre variabili legate alla filiera interessata e alla dimensione aziendale, presenta alcune criticità condivise. In generale, vi è una scarsa cooperazione tra le aziende nella fase di promozione e commercializzazione. Tale elemento è decisivo nel determinare il mancato accesso al mercato esterno per le imprese di piccola dimensione. Nelle protofiliere della pasta, dei pani, dei dolci, del miele e, in parte, dell’olio, l’attività è svolta da tante piccole aziende, in genere a conduzione familiare, spesso operanti nel sommerso. La parcellizzazione dell’attività produttiva si traduce in una debolezza degli operatori, che hanno difficoltà a raggiungere il mercato esterno e hanno anche un basso potere contrattuale nei confronti dell’acquirente e del sistema finanziario. In questi ambiti sarebbero opportune politiche che favoriscano, con la crescita aziendale, l’emersione di tali attività. Tra le filiere più mature, quella casearia ovicaprina attraversa una fase difficile, che richiede un’azione più decisa sul versante della diversificazione, accompagnata da un’azione promozionale e commerciale più efficace e congiunta. Il limite principale dell’attività turistica è la mancanza di un progetto strategico condiviso. In tale situazione, non vi è – e non vi può essere – una gestione congiunta delle azioni di sviluppo. Il rischio, in questi casi, è il non scegliere e il limitarsi ad essere scelti. Non scegliere, per esempio, il segmento di mercato più interessante nel medio periodo. Essere scelti, per esempio, da segmenti meno interessanti in termini di reddito generato dall’attività. Il posizionamento stabile sui segmenti di mercato di maggior interesse richiede azioni congiunte e sinergiche, politiche integrate per la filiera, che includano scelte coerenti riguardo ai comportamenti da porre in essere per assicurare che il territorio nel suo complesso abbia i requisiti per essere appetibile nei riguardi dei segmenti target. Oggi non vi è nemmeno la valorizzazione di tutte le risorse e i fattori potenzialmente utili a scopo turistico. Inoltre risorse e fattori non sono messi a sistema. Gli operatori si muovono per lo più disgiuntamente. Mancano i circuiti, i pacchetti integrati, le relazioni stabili e codificate tra segmenti complementari della filiera. Le esperienze consortili raramente hanno avuto efficacia dal punto di vista operativo. L’offerta turistica rimane sostanzialmente monoprodotto, rivolta essenzialmente al turismo balneare, con caratteristiche di stagionalità spiccata. Sono stati compiuti diversi interventi volti a recuperare risorse idonee per altri tipi di turismi, alla ricerca, in particolare, di territori incontaminati, di bellezze ambientali ubicate anche dell’interno, di siti archeologici di pregio, di offerte culturali. Poche volte tali interventi sono andati oltre il recupero per conseguire una effettiva valorizzazione delle risorse. Inoltre, la natura e le caratteristiche degli attrattori, fa si che un’offerta per turismi diversi richieda l’integrazione di una molteplicità di risorse in pacchetti di offerta. Economia e occupazione I principali settori rilevanti dell’economia della provincia di Sassari sono costituiti

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 42 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) dall’agroindustria, dal turismo, dal terziario, dall’edilizia e, in misura minore, dall’industria. La gran parte delle attività sono concentrate all’interno del triangolo disegnato dai maggiori centri urbani, Sassari-Alghero-Porto Torres. In quest’area, che comprende anche i paesi viciniori e che presenta, tra l’altro, la maggiore densità abitativa, si individua, in particolare, la presenza di: Ž attività agricole d’eccellenza (vigne, oliveti) ed agroindustriali collegate (cantine vitivinicole, oleifici); Ž aziende zootecniche ovine e piccoli caseifici con produzioni di notevole qualità e rilevanza. In quest’ambito, la presenza di aziende importanti nel Thiesino rappresenta un punto di riferimento per tutto il territorio; Ž consistente numero di imprese turistico-ricettive, soprattutto lungo la costa, e diverse strutture agrituristiche anche nelle zone interne; Ž terziario molto sviluppato, con riferimento soprattutto al commercio; al riguardo pare eccessivo il numero di esercizi commerciali della grande distribuzione; Ž attività industriali del petrolchimico di Porto Torres, la centrale termoelettrica di Fiume Santo, attività significative del settore metalmeccanico e delle manutenzioni, laterizi ecc. Ž servizi della pubblica amministrazione; Ž Università, Istituti e Centri di Ricerca, (CNR, Porto Conte. IZC ecc.); Ž Ospedali e strutture Sanitarie. Con riferimento al settore petrolchimico, concentrato a Porto Torres, si evidenzia il mancato decollo di produzioni a basso impatto ambientale e ad alto valore aggiunto che potrebbero, invece, garantire un importante sviluppo di tale ramo industriale all’interno del sistema economico locale. Si sottolinea quale limite il permanere di produzioni relegate alla chimica limitate alle produzioni di base. Infine, l’elevato costo dell’ energia ostacola lo sviluppo di altre industrie legate alla lavorazione di materie prime locali, come per esempio la bauxite. Il settore del turismo risulta gravemente condizionato dalla assenza di una rete di trasporto efficiente e articolata, in grado di consentire collegamenti rapidi e strategici tra le località turistiche più importanti. In particolare, si rimarca l’inadeguatezza delle direttrici viarie più importanti quali Sassari - Olbia, Sassari - Alghero e Sassari - Cagliari, l’arretratezza dei collegamenti ferroviari, la condizione di degrado del porto di Porto Torres e la mancanza di collegamenti aerei diretti con località importanti. Dal punto di vista degli strumenti programmatici e gestionali si rileva l’assenza di una politica strategica che consenta di costruire, partendo dalle coste, una filiera in grado di coinvolgere l’intero territorio secondo una logica di sviluppo integrato dell’ampio e variegato ventaglio di risorse disponibili, dall’ambiente al paesaggio, dalle produzioni agroalimentari ai beni culturali ed archeologici, per citare solo alcuni esempi. Si auspica l’adozione di una programmazione strategica, che consenta di superare la prassi di improvvisazione e la condizione di frammentazione dell’offerta e preveda la definizione prodotti turistici diversificati, fruibili in diversi periodi dell’anno. In quest’ambito, inoltre, a fronte del peso che potrebbe assumere lo sviluppo della nautica per il territorio, è ancora manifestamene insufficiente l’interesse per i porti turistici e per il settore nautico in generale. Per quanto concerne le infrastrutture, la cattiva gestione della risorsa idrica continua a creare disagi e danni d’immagine durante la stagione turistica, anche se ovviamente i suoi effetti sono maggiormente incidenti con riferimento ad altre attività produttive, soprattutto in agricoltura. L’agricoltura e l’agroindustria sembrano essere decisamente condizionati dalla piccola dimensione della gran parte delle imprese, dai costi di produzione spesso elevati, dalla carenza di materie prime (es. farine per pani e dolci, mandorle, olio ecc.), per le produzioni tipiche e di qualità, che si sono mostrate le uniche in grado di reggere sul mercato. Gli effetti negativi dovuti alla ridotta dimensione delle imprese potrebbero essere superati con l’adozione di pratiche di collaborazione tra gli stessi operatori, ma è proprio il marcato individualismo e la scarsa propensione a cooperare che

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 43 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) indebolisce tutto il comparto e ne smorza la competitività e la crescita. Al riguardo, una certa responsabilità è attribuibile alle amministrazioni che non assicurano un concreto sostegno all’attivazione di pratiche collaborazionistiche tra gli stessi operatori economici. Sui costi di produzione incide in misura rilevante l’assenza di un sistema adeguato di trasporto. La mancanza di collegamenti ferroviari, insieme al noto problema della continuità territoriale per le merci, rappresentano, al riguardo, un nodo fondamentale da sciogliere per abbattere i costi ed incrementare la competitività. Desta una certa preoccupazione la sempre più aspra concorrenza dovuta sia alla globalizzazione dei mercati che all’ inserimento di nuove realtà, come quelle dei nuovi Paesi UE, che si presentano sul mercato con prezzi molto più bassi. Come esempio degli effetti del mutamento del contesto di mercato a livello internazionale è dato dalla crisi che sta interessando il settore del pecorino romano, prodotto “principe” dell’economia della filiera ovicaprina. Inoltre, bisogna sottolineare la scarsa diversificazione dell’offerta e la mancanza di politiche di marketing efficaci, in grado di assicurare un certo sbocco ai prodotti locali, i cui canali distributivi risultano, inoltre, essere fortemente penalizzati dalle pratiche aggressive della grande distribuzione. Infine, esiste un problema di carattere “culturale” che interessa il settore e si ricollega al fatto che le attività agricole siano sempre meno attrattive per i giovani, anche a causa della bassa remunerazione della materia prima (vedi il prezzo del latte) e del lavoro. Si intravede, quindi, il rischio del mancato ricambio generazionale e del conseguente abbandono delle campagne. Per il terziario si evidenzia la carenza di servizi avanzati per le imprese. Relativamente al settore delle costruzioni sorgono conflitti nel rapporto con le leggi urbanistiche, con le questioni di impatto ambientale e con la dotazione infrastrutturale del territorio, soprattutto in riferimento alla viabilità. Emerge il limite dell’esser “tagliati fuori” dalla domotica e dalle produzioni più raffinate oggi richieste dal mercato, che in questo territorio si è invece costretti ad importare. Il fattore ostativo a tale sviluppo è ascrivibile al marcato individualismo ed alla tendenza ad agire in maniera disgiunta, sia da parte delle istituzioni che delle imprese. Con riferimento a criticità più specifiche, che caratterizzano il sistema della provincia di Sassari, vengono evidenziati diversi esempi che spesso interessano anche la più ampia sfera regionale, come: Ž l’inadeguatezza della rete dei trasporti; Ž l’assenza della continuità territoriale per le merci; Ž gli elevati costi dell’energia; Ž lo scarso sviluppo di politiche di filiera e di qualità, in settori di rilievo come il turismo e l’agroalimentare; Ž la scarsa attenzione alla risorsa umana sia in termini di formazione che in termini di qualità, di vivibilità dei luoghi e di qualità della vita; Ž la scarsa tutela dell’ambiente e del paesaggio. In questo quadro, l’economia della Provincia negli ultimi anni ha registrato i seguenti eventi: Ž crisi del sistema industriale; Ž recupero di vitalità e di importanza nel settore dell’artigianato; Ž crescita del settore turistico, seppur con alcune contraddizioni; Ž forte crisi dell’agricoltura; Ž mancato sviluppo di terziario innovativo; Ž alcune interessanti iniziative nei settori innovativi e della comunicazione. I servizi alle imprese sono stati giudicati pressoché inadeguati. In particolare, occorrerebbero servizi in grado di agevolare l’accesso ai finanziamenti ed al credito nonché un maggiore supporto informativo da parte delle pubbliche amministrazioni in merito alle novità normative, alle azioni di tutoraggio e di accompagnamento, il tutto accompagnato da una minore burocratizzazione ed una maggiore celerità nei tempi di concessione di licenze, autorizzazioni etc. Per quanto attiene ai processi legati all’internazionalizzazione delle imprese sono auspicabili politiche di assistenza, sia

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 44 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) sotto forma di agevolazioni finanziarie che di sostegno all’associazionismo. Nel campo dell’innovazione, si richiama la necessità di una maggiore assistenza tecnica e di una migliore informazione; mentre nel campo della formazione, sono necessari piani formativi finalizzati alla creazione di nuove figure manageriali. L’area della formazione professionale è costituita da una pletora di centri di formazione e di corsi del tutto avulsi dalle reali esigenze del mercato del lavoro, segno che la scelta di istituire determinati corsi di formazione non deriva dall’ascolto delle imprese che desiderano sviluppare la propria imprenditorialità. La scarsa cultura d’impresa rende l’integrazione fra i varî campi molto complessa, anche se si riconosce che l’integrazione fra le filiere del turismo, dell’agroalimentare e dell’ambiente rappresenta la principale sfida che bisognerà affrontare nei prossimi anni. Sarebbe auspicabile innescare connessioni di filiera tra Impresa-Università- Biotecnologie e lavorare per la creazione di spin - off di ricercatori universitari. Il capitale sociale risulta adeguato, ma sono inadeguate le possibilità d'impiego. Soprattutto con riferimento ai giovani e alle donne in possesso di un livello formativo medio - alto, si sottolinea l’insufficienza quantitativa di sbocchi occupazionali adeguati alle aspettative e alle qualifiche possedute. Al contrario si lamentata la carenza di figure professionali specializzate, nel settore agricolo e nelle attività che richiamano i mestieri antichi (salumiere, macellaio, calzolaio). Il tasso di disoccupazione nel territorio è intorno al 20% e le fasce più colpite sono i giovani con basso livello di scolarizzazione e le donne in tutte le fasce d’età. Si registra, inoltre, una marcata disoccupazione “intellettuale”, che interessa i laureati, spesso costretti ad emigrare per trovare una valida collocazione dando luogo al cosiddetto fenomeno della “fuga di cervelli”. In alcuni settori, come l’edilizia e il turismo, si assiste invece a un fenomeno connesso alla stagionalità, per cui nei mesi estivi sono spesso questi settori ad offrire molte opportunità di impiego, che vengono poi inevitabilmente a mancare durante i mesi invernali. Il lavoro nero, diffuso soprattutto nell’edilizia, nell’agricoltura, nel commercio e nel turismo, rappresenta una piaga sociale legata alla onerosità del lavoro regolare e al fenomeno delle immigrazioni. È da rimarcare il ruolo poco attivo degli istituti finanziari locali che oltre ad esigere un costo elevato per il denaro, non investono nelle imprese operanti sul territorio. Il risparmio locale si indirizza più verso investimenti di tipo immobiliare che verso l'attività di impresa. I bisogni locali maggiormente insoddisfatti, come sottolineato in precedenza, risultano essere quelli relativi alla semplificazione burocratica (per es. la mancanza di sportelli unici a tutti i livelli) ed all’innovazione del sistema formativo. Le attività che favoriscono uno sviluppo duraturo a partire dalle risorse endogene sono sostanzialmente quelle legate al settore agroalimentare ed al turismo. Un insieme di concause crea ulteriori rischi di delocalizzazione per alcune attività. Quanto accaduto per la chimica potrebbe avvenire, sebbene in misura ridotta, per altre produzioni. Nel contempo la Provincia non riesce ad attrarre investimenti dall’esterno, principalmente a causa dell’alto costo dell’energia e dei trasporti. La competizione esistente a livello globale impone a tutti (imprese, istituzioni politiche, associazioni di categoria) di impegnarsi nella costruzione di relazioni associazionistiche e collaborazionistiche in grado di agevolare e sostenere i produttori nell’affrontare le sfide imposte dai mercati. Negli anni passati si sono avute esperienze fallimentari con i Consorzi, ma attualmente ci sono alcuni esempi positivi nel commercio, con l'Associazionismo di strada (nel Comune di Sassari ci sono già 4 o 5 consorzi di commercianti) e con la Card Premia. In quest’ottica il comparto agroalimentare sta iniziando a muovere timidi passi in questa direzione, in quanto pare essere il settore dove è più sentita la necessità della cooperazione tra produttori per effetto delle dimensioni limitate della gran parte delle aziende che non consentono il raggiungimento di masse critiche di prodotto.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 45 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Le tabelle che seguono, risalenti al 200 4, riportano i dati statistici dei sistemi locali del lavoro (S.L.L.) della Provincia di Sassari.

Imprese attive nel 2004 e dinamica 1991-2004 Imprese Imprese Tasso di crescita Sistema locale del lavoro attive [n.] attive [%] m.a. 1991-2004 Alghero 3.924 13,58 5,05 Benetutti 473 1,64 3,00 Bono 587 2,03 3,22 Bonorva 416 1,44 2,52 Castelsardo 644 2,23 4,60 Ozieri 2.021 6,99 4,12

Imprese attive nella Provincia di Sassari al 2004 (per SLL)

Alghero

Benetutti 61,76

Bono

Bonorva

Castelsardo

Ozieri

Perfugas 2,90 2,73 Pozzomaggiore

Sassari

1,87 13,58 Thiesi 2,84 6,99 1,64 2,23 1,44 2,03 Valledoria

Perfugas 820 2,84 4,19 Pozzomaggiore 540 1,87 3,04 Sassari 17.849 61,76 5,03 Thiesi 837 2,90 3,44 Valledoria 788 2,73 5,15

Provincia di Sassari 28.899 100,00 4,73 Fonte: Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio elaborazione su dati ISTAT 2004

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 46 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Imprese attive nel 2004 per settore di attività Pesca Altre Credito imprese pubbl. es. es. pubbl. Trasporti Estrattiva Estrattiva Alberghi e Energetica Energetica Servizi alle Sistema locale Agricoltura Costruzioni Commercio del lavoro Manifatturiera Alghero 466 82 4 492 1 550 1.166 349 159 49 301 305 Benetutti 179 1 3 66 0 62 95 32 12 1 7 15 Bono 167 0 0 69 1 73 168 54 8 3 16 28 Bonorva 125 0 2 56 0 55 91 39 16 3 11 18 Castelsardo 65 14 1 64 1 120 200 85 21 2 30 41 Ozieri 505 0 4 242 1 348 537 121 69 23 70 101 Perfugas 302 0 2 80 0 101 184 61 18 6 21 45 Pozzomaggiore 150 0 0 70 0 80 129 45 26 1 12 27 Sassari 1.546 73 33 2.112 12 2.614 6.279 1.119 786 312 1.633 1.330 Thiesi 222 0 4 103 3 136 209 40 54 3 27 36 Valledoria 145 1 8 67 0 133 241 76 29 5 29 54

Provincia di Sassari 3.872 171 61 3.421 19 4.272 9.299 2.021 1.198 408 2.157 2.000 Fonte: Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio elaborazione su dati ISTAT 2004

Incidenza percentuale delle imprese attive per settore di attività

S.L.L. es. Pesca Altre imprese Credito] Trasporti Estrattiva Estrattiva Energetica Energetica Servizi alle Agricoltura Agricoltura Costruzioni Commercio Manifatturiera Alberghi e pubbl. Alberghi e pubbl.

[%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] [%] Alghero 11,88 2,09 0,10 12,54 0,03 14,02 29,71 8,89 4,05 1,25 7,67 7,77 Benetutti 37,84 0,21 0,63 13,95 - 13,11 20,08 6,77 2,54 0,21 1,48 3,17 Bono 28,45 - - 11,75 0,17 12,44 28,62 9,20 1,36 0,51 2,73 4,77 Bonorva 30,05 - 0,48 13,46 - 13,22 21,88 9,38 3,85 0,72 2,64 4,33 Castelsardo 10,09 2,17 0,16 9,94 0,16 18,63 31,06 13,20 3,26 0,31 4,66 6,37 Ozieri 24,99 - 0,20 11,97 0,05 17,22 26,57 5,99 3,41 1,14 3,46 5,00 Perfugas 36,83 - 0,24 9,76 - 12,32 22,44 7,44 2,20 0,73 2,56 5,49 Pozzomaggiore 27,78 - - 12,96 - 14,81 23,89 8,33 4,81 0,19 2,22 5,00 Sassari 8,66 0,41 0,18 11,83 0,07 14,65 35,18 6,27 4,40 1,75 9,15 7,45 Thiesi 26,52 - 0,48 12,31 0,36 16,25 24,97 4,78 6,45 0,36 3,23 4,30 Valledoria 18,40 0,13 1,02 8,50 - 16,88 30,58 9,64 3,68 0,63 3,68 6,85

Provincia di Sassari 13,40 0,59 0,21 11,84 0,07 14,78 32,18 6,99 4,15 1,41 7,46 6,92 Fonte: Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio. Elaborazione su dati ISTAT 2004

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 47 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Economia nel Comune di Ardara Il quadro economico delineato dai dati raccolti dalla Camera di Commercio di Sassari negli anni 2003 ÷ 2006 è illustrato sinteticamente dalla tabella di seguito riportata e dal relativo grafico.

Imprese attive nel Comune di Ardara (Fonte: Camera di Commercio di Sassari)

2003 Agricoltura Industrie Costruzioni Commercio Servizi NC Totale 63 56.3% 14 12.5% 10 8.9% 15 13.4% 10 8.9% 0 0.0% 112 100.0% 2004 61 57.5% 12 11.3% 9 8.5% 14 13.2% 10 9.4% 0 0.0% 106 100.0% 2005 61 55.5% 13 11.8% 10 9.1% 15 13.6% 11 10.0% 0 0.0% 110 100.0% 2006 56 53.3% 13 12.4% 10 9.5% 15 14.3% 11 10.5% 0 0.0% 105 100.0%

60%

50%

40%

2003 2004 30% 2005 2006

20%

10%

0% Agricoltura Industrie Costruzioni Commercio Servizi NC

Il fattore trainante dell’economia è costituito dal settore agricolo, in lievissima regressione negli ultimi due anni (-4,2%), seguito dal commercio, in leggera crescita (+1,1%), a cui fanno seguito le industrie (+1,1%), il settore delle costruzioni (+2,0%) ed infine quello dei servizi (+1,6). Le statistiche non contemplano la presenza del comparto estrattivo nel territorio comunale. Per quanto riguarda l’occupazione sono disponibili i dati del Sistema Locale del Lavoro (S.L.L.), riferiti all’anno 2001, in cui non è, purtroppo, possibile discernere i valori per ciascun singolo Comune. Ardara fa parte del S.L.L. di Ozieri che comprende anche i comuni di Ittireddu, Ozieri, Mores, Pattada, Nughedu San Nicolò e Tula. La tabella ed il successivo grafico riepilogano la situazione per ciascun S.L.L. Gran parte della popolazione attiva del S.L.L. di Ozieri (6.941 unità, pari al 6,81% della provincia) è dedita ad attività minori raggruppate sotto la dicitura “Altre” (31.7%) a cui seguono attività canoniche conglobabili nel settore “Agricoltura” (1.145 unità, corrispondenti al 16,5%), “Costruzioni” (980 unità, pari al 14,1%) e “Commercio” (859 addetti, pari al 12,4%). In particolare, il comparto estrattivo dà lavoro a 29 persone che costituiscono lo 0,4% degli occupati del S.L.L.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 48 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

OCCUPATI AL 2001 PER SETTORE DI ATTIVITÀ Altre Pesca Credito imprese pubbl. es. Trasporti Estrattiva Alberghi e Energetica Servizi alle Sistema Locale Agricoltura Costruzioni Commercio Manifatturiera del Lavoro Alghero 861 104 75 1.271 139 1.224 2.245 1.190 583 330 696 5.077 Benetutti 367 1 11 217 9 163 149 53 37 15 41 345 Bono 357 1 7 253 14 213 233 98 70 22 64 797 Bonorva 273 1 5 188 23 184 171 75 44 23 46 438 Castelsardo 86 31 3 164 13 391 309 171 49 22 68 403 Ozieri 1.145 6 29 687 78 980 859 309 277 118 250 2.203 Perfugas 411 3 40 251 28 322 333 205 106 27 77 723 Pozzomaggiore 259 0 6 163 28 216 245 127 96 20 47 559 Sassari 2.848 165 264 8.036 911 6.487 10.705 2.677 3.035 2.588 3.933 23.952 Thiesi 311 2 19 388 31 238 268 79 102 88 62 867 Valledoria 198 5 92 181 32 401 343 141 62 32 77 512

Provincia di Sassari 7.116 319 551 11.799 1.306 10.819 15.860 5.125 4.461 3.285 5.361 35.876 Fonte: Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio. Elaborazione su dati ISTAT 2004

Occupati al 2001 per settore di attività nel S.L.L. di Ozieri

Commercio Alberghi e pubbl. es. 12.38% 4.45% Trasporti 3.99% Credito 1.70% Servizi alle imprese Costruzioni 3.60% 14.12%

Energetica 1.12%

Manifatturiera 9.90%

Estrattiva Altre 0.42% 31.74%

Pesca 0.09% Agricoltura 16.50% Aree industriali Il sito minerario oggetto del presente lavoro si trova in posizione ottimale rispetto alle due aree industriali di Predda Niedda e di Truncu Relale del Comune di Sassari delle quali seguirà una rapida descrizione delle loro caratteristiche e peculiarità principali. Zona industriale di Predda Niedda La Zona Industriale di Sassari denominata “Predda Niedda” rappresentata un’area di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’economia locale. Ormai le dimensioni della zona industriale hanno assunto proporzioni rilevanti, raggiungendo un estensione di 500 ettari di superficie. Valutando la fisionomia economica che ha assunto la zona industriale emerge come essa abbia subìto in questi decenni un mutamento significativo nella tipologia degli insediamenti posti alla base della creazione di tale area, assumendo sempre più i connotati di un’area commerciale più che

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 49 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) industriale. Le cause di tale evoluzione sono da ricondursi anche al declino del settore petrolchimico collegato all’area industriale di Porto Torres, che negli anni settanta ha coinvolto anche il territorio comunale. L’insediamento del polo chimico ha modificato profondamente la composizione economica e sociale del territorio; infatti, nel periodo 1960/’80 il petrolchimico, impiegando la forza lavoro locale, ha negativamente influito sullo sviluppo delle attività produttive tradizionali (comparto agro-alimentari e trasformazione dei prodotti locali). L’analisi della zona industriale “Predda Niedda” mette in evidenza che questa risulta suddivisa in due aree (prima e seconda zona d’intervento) e, complessivamente, consta di 447 lotti che, allo stato attuale, risultano integralmente assegnati ad imprenditori locali e non. Sulla base dei dati forniti dal Consorzio ZIR, aggiornati al 2006 si è proceduto all’aggregazione delle attività produttive insediate nell’area, distinguendole in base all’attività svolta. In particolare, sono state individuate il numero delle imprese e la relativa superficie occupata nei settori dell’agricoltura, del commercio, dell’industria e dei servizi. A seguito del forte sviluppo delle attività commerciali che ha caratterizzato la zona industriale di Sassari negli ultimi tempi, all’interno della categoria “commercio”, le imprese sono state distinte in imprese aventi ad oggetto attività di commercio al dettaglio o all’ingrosso, centri commerciali e mercato ortofrutticolo. I dati ottenuti sono riepilogati nella tabella sottostante.

Destinazione Attività Superficie occupata numero % mq % Agricoltura 1 0,2 2560 0,2 Industria/Artigianato 174 40,3 512.177 37,6 Industria/Agricoltura 1 0,2 188 0,01 Commercio 143 33,2 399.440 29,3 Commercio ingrosso 50 11,6 262.478 19,3 Grande distribuzione commerciale 3 0,7 22.345 1,6 Industria/Commercio 13 3,0 31.783 2,4 Mercato Ortofrutticolo 1 0,2 33.331 2,4 Servizi 42 9,7 86.270 6,3 Commercio/Servizi 3 0,7 8.593 0,6 Direzionale 1 0,2 3.500 0,3 TOTALE 432 100 1.362.665 100 Al fine di consentire una più accurata interpretazione dei risultati ottenuti e delineare il trend evolutivo del tessuto produttivo e imprenditoriale si ritiene opportuno procedere ad un confronto dei dati raccolti con quelli riferiti agli anni 1999 e 2003.

Attività 1999 2003 2006 numero % numero % numero % Industria/Artigianato 184 52,8 214 55,3 174 40,3 Direzionale 8 2,3 8 2,1 1 0,2 Commercio 109 31,3 119 30,7 143 33,2 Commercio ingrosso 11 3,2 11 2,8 50 11,6 Grande distribuzione commerciale 5 1,5 5 1,3 3 0,7 Mercato Ortofrutticolo 5 1,5 5 1,3 1 0,2 Commercio/ Industria/Artigianato 21 6,1 21 6,1 13 3,0 Servizi 42 9,7 Commercio/Servizi 3 0,7 Agricoltura 1 0,2 Industria/Agricoltura 1 0,2 Commercio/Direz. 3 0,9 3 0,8 0 0 Commercio/ Artigianato/Direz. 1 0,3 1 0,3 0 0 TOTALE 347 100 387 100 432 100

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 50 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Nel periodo considerato il numero delle aziende insediate nell’area di “Predda Niedda” è progressivamente aumentato: in particolare, si è registrato un incremento costante delle attività, nel 2003 rispetto al 1999 e nel 2006 rispetto al 2003, pari all’11,5%. Di notevole importanza risultano i dati ottenuti in merito alla distribuzione delle attività all’interno dell’area considerata: in particolare, si evidenzia una contrazione dell’attività industriale/artigianale (determinata per gli anni 1999 e 2003 dalla sommatoria delle imprese) a favore delle attività commerciali. Le imprese industriali rappresentavano il 52,8% delle attività economiche insediate a “Predda Niedda” nel 1999, il 55,3% nel 2003 e solo il 40,3% nel 2006. Le attività commerciali, invece, rappresentavano il 37,5% delle attività totali nel 1999, il 36,1% nel 2003, mentre risultano essere pari al 45,7% nel 2006. All’interno di tale categoria si rileva, inoltre, un significativo incremento delle attività di commercio all’ingrosso che rappresentano, ad oggi, il 11,6% delle attività economiche della zona industriale di Sassari. Un dato significativo riguarda, inoltre, l’insediamento in tale area delle imprese aventi ad oggetto l’erogazione di servizi. In particolare, il dato aggiornato mette in evidenza che queste rappresentano il 9,7% del totale delle attività economiche. L’analisi mette, dunque, in evidenza che la zona industriale di “Predda Niedda”, sebbene sia nata per consentire lo sviluppo delle attività industriali/artigianali della città, ha assunto nel tempo le caratteristica di area a vocazione commerciale e servizi. Inoltre, si rileva che il Consorzio ZIR non riesce a soddisfare le richieste per l’insediamento di nuove unità produttive per due motivazioni fondamentali: l’area risulti satura e le modeste dimensioni non soddisfano le esigenze delle imprese che necessitano di una superficie produttiva maggiore. La carenza di lotti da assegnare alle nuove imprese e le modeste dimensioni indicano la necessità di individuare nuove “zone” di sviluppo dell’economia cittadina. Tali carenze hanno, infatti, generato un fenomeno di migrazione economica, ovvero diverse imprese hanno ricercato una localizzazione differente e al di fuori del perimetro comunale. Alcune aziende, infatti, hanno preferito localizzarsi nella zona industriale di Muros e Cargeghe posizionandosi in un’area industriale che benché non sia dotata di servizi alle imprese è riuscita a ridurre tale gap offrendo lotti con estensioni superiori. A tal riguardo, sembrerebbe che la localizzazione più naturale per lo sviluppo dei nuovi insediamenti industriali sia l’area di Truncu Reale, sebbene sia necessaria la realizzazione dei servizi che consentano di renderla adeguata ad accogliere il posizionamento di insediamenti produttivi. Agglomerato industriale di Truncu Reale (Sassari) L’agglomerato di Sassari “Truncu Reale” fa parte dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Sassari – Porto Torres – Alghero. La superficie dell’agglomerato è di circa 171,4 ettari con un grado di utilizzo del 28%. L’Osservatorio Industriale evidenzia che nel territorio sono presenti attività legate ai seguenti settori: fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali, attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali ed imprenditoriali, fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta, stampa ed editoria. In seguito a verifiche sul campo, ad opera dell’Osservatorio Industriale, è emerso che nell’Area di Truncu Reale, come si evince dalla tabella che segue, sono presenti 3 imprese in esercizio, mentre le altre non hanno ancora iniziato l’attività.

1.17 Descrizione del progetto in relazione agli stati di attuazione degli strumenti pianificatori di settore e territoriali A seguito dell’approvazione della L.R. 25 novembre 2005, n°8 la Nostra Regione ha fornito le “Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale” (P.P.R.). Tale Piano è rivolto a tutti i soggetti che operano nella pianificazione e gestione del territorio sardo, in particolare alla regione, alle province, ai comuni e loro forme associative, agli enti pubblici statali e regionali, comprese le università e i centri di ricerca, e ai privati. Con il P.P.R. la Regione riconosce i caratteri, le tipologie, le forme e gli innumerevoli punti di vista del paesaggio sardo, attraverso le

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 51 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) interazioni della naturalità, della storia e della cultura delle popolazioni locali, li considera fondamentali per lo sviluppo, li tutela e ne promuove la valorizzazione. La Pianificazione è stata riassunta come segue: A livello regionale: - Piani Paesistici Regionali (P.P.R.); - Piano tutela delle acque (P.T.A.); - Piano di assetto idrogeologico (P.A.I.);

A livello provinciale: - Piano urbanistico provinciale (P.U.P.)

A livello comunale: - Piano urbanistico comunale (P.U.C.);

1.17.1 Inquadramento nel piano paesistico regionale (P.P.R.) Secondo le “Norme Tecniche di Attuazione” del P.P.R. sezione I (allegato alla delibera G.R. n. 36/7 del 5.09.2006), titolo I –Assetto ambientale-, Art. 21 comma 1, l’area di Pianu S. Pietro è in gran parte ascrivibile alle “Aree ad utilizzazione agroforestale” nelle quali il successivo comma 3 dice che “possono essere consentiti interventi di trasformazione urbana, giustificati dalle previsioni insediative dello strumento urbanistico comunale vigente, nelle aree di minore pregio, a condizione che non si oppongano specifiche ragioni paesaggistico ambientali che ne impediscano l’attuazione”. L’art. 29 definisce le prescrizioni per tali aree, la pianificazione settoriale e locale deve: a) vietare trasformazioni per destinazioni e utilizzazioni diverse da quelle agricole di cui non sia dimostrata la rilevanza pubblica economica e sociale e l’impossibilità di localizzazione alternativa, o che interessino suoli ad elevata capacità d’uso, o paesaggi agrari di particolare pregio o habitat di interesse naturalistico, fatti salvi gli interventi di trasformazione delle attrezzature, degli impianti e delle infrastrutture destinate alla gestione agro-forestale o necessarie per l’organizzazione complessiva del territorio, con le cautele e le limitazioni conseguenti e fatto salvo quanto previsto per l’edificato in zona agricola di cui agli artt. 79 e successivi; b) promuovere il recupero delle biodiversità delle specie locali di interesse agrario e delle produzioni agricole tradizionali, nonché il mantenimento degli agrosistemi autoctoni e dell’identità scenica delle trame di appoderamento e dei percorsi interpoderali, particolarmente nelle aree perturbane e nei terrazzamenti storici; c) preservare e tutelare gli impianti di colture arboree specializzate.

L’art. 30, comma 1, detta gli indirizzi. Essi devono essere volti a: - migliorare le produzioni e i servizi ambientali dell’attività agricola; - riqualificare i paesaggi agrari; - ridurre le emissioni dannose e la dipendenza energetica; - mitigare o rimuovere i fattori di criticità e di degrado.

Il P.P.R. nella Relazione Generale, alla Sezione II: “Componenti di paesaggio con valenza ambientale”, definisce, per ciascuna delle categorie fisico-ambientali, specifici caratteri di sensibilità ambientale, basati sulla valutazione dei requisiti di qualità ambientale espressi da ciascuna categoria e sulla capacità del sistema di tollerare, senza una potenziale destabilizzazione degli equilibri ambientali portanti, differenti gradi di interferenza sui propri processi ambientali di

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 52 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) funzionamento in relazione ad eventuali interventi ed attività sul territorio. Tali caratteri di sensibilità vengono descritti principalmente sulla base di due possibili modalità di interazione tra attività e luoghi:

1.rapporti di interferenza potenziale che definiscono condizioni strutturali di criticità da un punto di vista della possibilità di compromissione degli equilibri ambientali portanti del sistema. In rapporto alle caratteristiche intrinseche del sistema ambientale e rispetto ai requisiti di qualità della risorsa, si riconoscono condizioni di incompatibilità con interventi ed attività in relazione alle quali si configurano tali potenziali condizioni di interferenza.

2. rapporti di interferenza potenziale che definiscono condizioni specifiche di criticità rispetto alla capacità di incidere negativamente sugli equilibri ambientali portanti del sistema e innescare processi degenerativi dell’assetto morfoevolutivo. In questo caso è riconosciuta la possibilità di compromissione o degrado dei caratteri qualificanti della risorsa ambientale, mentre non si escludono eventuali conseguenze più estese a carico del sistema territoriale nel suo complesso. Queste ultime possono verificarsi in seguito al coinvolgimento, all’interno di un processo degenerativo, di porzioni più vaste e componenti più numerose del sistema. Il riconoscimento delle condizioni di compatibilità ambientale degli interventi ed attività rispetto al quadro di sensibilità individuato, richiede la valutazione specifica e contestuale delle condizioni di incidenza ambientale delle iniziative, sia alla scala locale che a quella del sistema ambientale nel suo complesso.

Sulla base dei rispettivi caratteri di sensibilità e del quadro di criticità evidenziato, le categorie individuate tendono a definire tre classi di orientamento generale per quanto attiene alle opportunità di gestione dei processi territoriali in una prospettiva di sostenibilità ambientale degli interventi: classe A: situazioni in cui i requisiti di qualità ambientale della risorsa richiedono sia garantita la minima interferenza rispetto alle tendenze evolutive caratteristiche della dimensione ambientale e naturale del sistema, ovvero il loro accompagnamento in funzione del ristabilimento degli equilibri ambientali dell’area; classe B: situazioni in cui i requisiti di qualità ambientale della risorsa richiedono una gestione attiva strettamente riferita alle specificità della dimensione ambientale del sistema. Si riconosce in particolare la ricorrenza di condizioni di sensibilità specifica della componente in relazione al funzionamento ambientale del sistema; classe C: situazioni in cui i requisiti di qualità ambientale della risorsa, alla scala delle valutazioni condotte, individuano meno espressamente degli indirizzi generali di gestione rispetto alle opportunità di sviluppo sostenibile del territorio.

1.17.2. Interazioni con il piano tutela delle acque (P.T.A.) Dalla Carta delle Aree sensibili alla desertificazione (scala 1:250.000), risulta che la zona in questione è classificata con la sigla C2 –Critica-, al settimo grado di esposizione su nove. Queste zone sono descritte nella “Relazione generale” del PTA come “aree altamente degradate a causa del cattivo uso del territorio”. È attualmente in fase di assegnazione un appalto per la predisposizione di un sistema informativo geografico, finalizzato al monitoraggio delle aree a rischio di desertificazione della Sardegna, che dovrà mettere in luce le componenti responsabili di

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 53 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) tale rischio e la perimetrazione delle stesse.

1.17.3 Interazioni con il piano d’assetto idrogeologico (P.A.I.) Scopo del P.A.I. è quello individuare le aree a rischio per fenomeni di piena e di frana, secondo quanto previsto dalla Legge 267/98. Il piano inquadra l’area in oggetto nel sub - bacino Coghinas – Mannu - Temo. Ci si esime dal produrre specifici elaborati tecnico-cartografici in quanto la zona non è sottoposta a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. n°3267\23, non è compresa tra le aree a rischio idrogeologico e neanche tra quelle da assoggettare a criteri di salvaguardia secondo le indicazioni e le direttive del P.A.I. La zona non è censita tra quelle a “Rischio idraulico” e a “Rischio di frana”.

1.17.4 Interazioni con il piano urbanistico provinciale (P.U.P.) “I contenuti del Piano Urbanistico Provinciale di Sassari, di seguito denominato PUP, corrispondono alle competenze che, in materia di pianificazione e gestione territoriale e urbanistica, sono state attribuite alla Provincia dalla normativa nazionale (D.Lgs. del 18 agosto 2000, n° 267) e dalla legislazione regionale (L.R. del 22 dicembre 1989, n° 45). In particolare il PUP: a) individua e orienta l’attività di governo del territorio provinciale condotta dalla stessa Provincia e dai singoli Comuni; b) rappresenta un quadro di riferimento e di coerenze per la programmazione, la pianificazione e la progettazione sia regionale che provinciale; c) rappresenta, assieme agli strumenti di programmazione e di pianificazione regionale,il riferimento per la verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali.” In seno al P.U.P., capitolo VII “Ecologie”, il territorio entro il quale ricade l’area in concessione è inquadrato nelle “Aree ad uso agricolo estensivo sui sedimenti del Miocene”.

1 - Comprende un’area caratterizzata da paesaggi a morfologia collinare. La pietrosità superficiale varia da scarsa a moderata la rocciosità affiorante varia da scarsa ad elevata. I rischi di erosione sono da scarsi a molto gravi. La copertura vegetale è costituita dalla macchia e da limitate aree boscate, dal pascolo naturale, e localmente dalle colture arboree.

2 - Le caratteristiche pedologiche determinano che queste superfici siano non adatte ad un uso agricolo intensivo le destinazioni ottimali privilegiano il mantenimento della vegetazione esistente, il pascolo con carichi limitati, e localmente il mantenimento e l’estensione delle colture arboree. Il capitolo VIII, “Campi del progetto ambientale”, Campo delle sabbie silicee, include le aree interessate da attività estrattiva o potenzialmente suscettibili di tale attività a carico degli affioramenti di sabbie silicee. Il P.U.P suggerisce agli enti comunali di “evitare l’apertura di cave in zona di particolare interesse storico-culturale ed ambientale. Più in generale sarà doveroso evitare interferenze con il campo storico, con i beni naturali, con ecosistemi e unità paesaggistiche particolarmente vulnerabili. Dovranno essere altresì analizzate le problematiche di viabilità connesse con il trasporto della materia prima in fase di progettazione. Infatti, il movimento di mezzi pesanti dovrà risultare per quanto possibile indipendente da itinerari che attraversino centri abitati”. Il problema della formazione professionale delle maestranze del settore “sabbie silicee e bentoniti” non presenta, secondo il P.U.P. (Capitolo VI), particolari aspetti poiché “la tipologia di figure professionali che opera in questo settore non necessita di una formazione specifica, si tratta infatti di operatori di cantiere, la cui formazione non si differenzia da quella del settore edile”.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 54 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Le specifiche problematiche del settore estrattivo di cui trattasi “riguardano le interazioni con la circolazione idrica profonda e di superficie (a seconda degli orizzonti stratigrafici sfruttati) e problemi di stabilità dei versanti data la scarsa resistenza al taglio del materiale estratto”. In tema di gestione territoriale il capitolo VII, “Sistemi di gestione del territorio”, fornisce indicazioni relative all’attitudine d’uso ed ai possibili interventi agronomici per ciascuna unità pedologica della Provincia. In particolare, per il territorio di pertinenza della concessione si dice: “Queste superfici a causa della morfologia, della elevata rocciosità e di suoli a minimo spessore, presentano limitazioni da moderate a severe ad una utilizzazione agronomica di tipo intensivo. Possono essere destinate al rimboschimento meccanizzato finalizzato alla produzione di legnami da opera e da cellulosa, alla olivicoltura, (da proteggere dove è ancora presente), al pascolo naturale o migliorato, alle colture cerealicole, foraggiere e ortive. L’irrigazione è possibile in funzione delle disponibilità idriche locali”.

1.17.5 Interazioni con il piano urbanistico comunale (P.U.C.)

Secondo il Piano Urbanistico di Ardara l’area interessata dal progetto ricade in zona E (agricola). Tuttavia si evidenzia che tale area ricade all’interno di una concessione mineraria vigente e quindi assimilabile ad una zona con destinazione urbanistica industriale.

Sulla base di tali considerazioni, e visto che l’impianto in progetto costituirà pertinenza mineraria, non sussistono contrasti tra l’opera e il PUC.

In allegato si riporta il certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal Comune di Ardara.

1.17.6 Descrizione dei rapporti di coerenza del progetto rispetto agli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori Nell’elaborazione del progetto sono state considerate le vigenti normative per la tutela del territorio, strumenti di pianificazione e di programmazione, principalmente rappresentati da: L.R. 25 novembre 2004 n. 8 "Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale", L.R. 45\89 “Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale”;L.R. 7 giugno 1989 n. 31 “Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale”; Siti di Importanza Comunitaria (SIC) proposti ai sensi della Direttiva CEE 92\43 (Habitat) e del D.P.R. n. 357 dell’8 agosto 1997 modificato con D.P.R. n. 120 del 12 marzo 2003; Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137", cosiddetto "Codice Urbani"; zone di rispetto di infrastrutture di cui ai D.M. 140\68, L. 717\65 e D.P.R. 753\80; Zone di Protezione Speciale (ZPS) di cui alla Delibera della Giunta Regionale n. 9/17 del 7 marzo 2007 “Designazione di Zone di Protezione Speciali” ai sensi della Direttiva 79/409 CEE. 1.17.7 Inquadramento del progetto rispetto agli strumenti di tutela paesistica.

1): Aree da destinare a parchi, riserve e monumenti nazionali ai sensi della legge regionale n. 31/89. L'impianto disterà oltre 20 km ad ovest dal limite prossimo del Parco Regionale del Limbara (L.R. 31/1989) pertanto non è ipotizzabile alcun tipo di interazione diretta e/o indiretta. Circa 5 km ad ovest di Pianu S. Pietro, in agro di Giave, si ergono due monumenti naturali (L.R. 31/89, D.A.D.A. n. 18 del 18 gennaio 1994) costituiti dai relitti di due crateri vulcanici (“Crateri

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 55 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS) vulcanici del Meilogu M. Annaru”). La costruzione dell'impianto non altererà la fruibilità del paesaggio da tali monumenti perché celati alla vista dalla conformazione orografica del territorio.

2) Zone di Protezione Speciale (ZPS) direttiva comunitaria 79/409. La Delibera della Giunta Regionale n. 9/17 del 7 marzo 2007 ha istituito 22 nuove ZPS, tra cui la ITB013048 “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri”, accrescendo il loro numero, complessivamente, a 37. Infatti, la Commissione europea, a seguito del parere motivato C(1998)2281 definitivo del 18 agosto 1998 dovuto al persistere dell’inadeguatezza delle ZPS rispetto alla copertura con le I.B.A. (Important Bird Areas) identificate sulla base di studi in proprio possesso, ha trasferito alla Corte di Giustizia europea la procedura d’infrazione, che si è conclusa il 20 marzo 2003 con la prima sentenza di condanna nei confronti della Repubblica italiana nella causa C-378/01, per essere questa venuta meno agli obblighi che le incombono in virtù dell’art. 4 della direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Il processo di designazione delle ZPS è stato affiancato da idonee misure di conservazione da applicare per la gestione che, come noto, deve essere avviata con immediatezza a seguito della designazione; dette misure, sia di carattere generale, sia specifiche per le diverse tipologie ambientali, che devono intendersi estese anche alle ZPS vigenti che al momento ne risultano prive, fanno parte integrante dello schema di cui all’allegato B di seguito riportate. “Nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) di cui alla Direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, allo scopo di mantenere in uno stato soddisfacente gli habitat e le specie di interesse comunitario si devono applicare le misure di conservazione previste agli articoli 3, 4 e 5. In particolare secondo l’art.4 comma 4 “Gli Stati membri adottano misure idonee a prevenire nelle zone di protezione di cui ai paragrafi 1 e 2, l’inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli che abbiano conseguenze significative tenuto conto degli obiettivi del seguente articolo.” A tal fine si rende necessario disporre la regolamentazione di attività, opere ed interventi che possono pregiudicarne la tutela. In funzione della diversa natura delle attività, delle opere e degli interventi oggetto di limitazione e/o di interdizione, sono state individuate: 1. misure di conservazione di carattere generale da applicarsi all’interno del territorio di tutte le ZPS 2. misure specifiche da applicarsi nelle diverse tipologie ambientali ricadenti nelle ZPS.

1. Misure di conservazione valide per tutte le ZPS Le seguenti norme dovranno essere applicate in tutte le Zone di Protezione Speciale. In particolare, in tali aree dovrà essere vietata la realizzazione di nuovi impianti, particolarmente impattanti per specie e habitat, quali: • nuove discariche o ampliamento di quelle esistenti • impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti o ampliamento di quelli esistenti elettrodotti aerei di alta e media tensione se non si prevedono le opere di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti, di cavi tipo elicord • impianti da sci • impianti eolici • nuove cave o ampliamento di quelle esistenti; e inoltre dovranno essere vietate le seguenti attività: • introduzione di specie animali alloctone in ambienti naturali in rispetto ai sensi dell’art. 63 della Legge Regionale 29 luglio 1998, n. 23 “Norme per la protezione della fauna selvatica e

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 56 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

per l’esercizio della caccia in Sardegna” • ripopolamenti a scopo venatorio ad esclusione di quelli realizzati con soggetti appartenenti alle specie autoctone mantenute in purezza • circolazione motorizzata fuoristrada fatta eccezione per i mezzi agricoli, i mezzi di soccorso, di controllo e sorveglianza, nonché per l'accesso al fondo degli aventi diritto • esercizio dell’attività venatoria in deroga in attuazione dell'articolo 9 della Direttiva 79/409/CEE" ai sensi dell’art. 49 della Legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna” • l’attività di addestramento di cani da caccia, con o senza sparo, dal 1 febbraio al 15 settembre. 2. Misure di conservazione specifiche La ZPS del “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri” è inserita nell’allegato B del citato Decreto nelle tipologie ambientali B, C, E le quali includono gli “ambienti misti mediterranei”, gli“ambienti steppici” e gli “ambienti umidi”così definiti:

Gli ambienti misti mediterranei raggruppano “una vastissima gamma di paesaggi, anche molto diversi tra loro. Questi ambienti sono stati raggruppati in un’unica tipologia in quanto caratterizzati per lo più da specie tipicamente mediterranee e da una serie di problematiche comuni (bracconaggio, incendi, urbanizzazione diffusa, ecc.). Tra gli habitat che si trovano in questi siti si possono annoverare pinete costiere, leccete, macchia e gariga mediterranee, coltivi di vario genere, pascoli aridi, ecc. Nella stragrande maggioranza dei casi i siti inclusi in questa tipologia sono caratterizzati da paesaggi a mosaico, composti da vari ambienti, inframmezzati gli uni agli altri. Specie caratteristiche: Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Grifone (Gyps fulvus), Albanella minore (Circus pygargus), Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), Pellegrino (Falco peregrinus), Grillaio (Falco naumanni), Pernice sarda (Alectoris barbara), Quaglia (Coturnix coturnix), Occhione (Burhinus oedicnemus), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Calandra (Melanocorypha calandra), Calandrella (Calandrella brachydactyla), Allodola (Alauda arvensis), Tottavilla (Lulla arborea), Calandro (Anthus campestris), Averla piccola (Lanius collurio), Averla capirossa (Lanius senator), Magnanina (Sylvia undata), Magnanina sarda (Sylvia sarda), Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata), Sterpazzolina (Sylvia cantillans) All’interno della tipologia ambientale B vigono i seguenti divieti: • Divieto di utilizzo di specie alloctone negli interventi di forestazione • Divieto di forestazione artificiale di prati, pascoli, incolti e arbusteti. tranne nei casi di interventi necessari alla difesa del suolo e per il ripristino naturalistico, da effettuare comunque tramite l’impiego di specie autoctone • Divieto di prelievo venatorio dell’Allodola nelle ZPS designate per Tottavilla, Calandra e Calandrella. “Gli “ambienti steppici” sono costituiti da paesaggi seminaturali aridi, caratterizzati dal predominio della vegetazione erbacea. Questi ambienti, formatisi nei secoli, in seguito all’esercizio del pascolo, primariamente ovino, rappresentano attualmente una delle tipologie ambientali più minacciate a livello nazionale ed internazionale. Specie caratteristiche: Grillaio (Falco naumanni), Albanella minore (Circus pygargus), Gallina prataiola (Tetrax tetrax), Occhione (Burhinus oedicnemus), Pernice di mare (Glareola pratincola), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Calandra (Melanocorypha calandra), Calandrella (Calandrella brachydactyla), Calandro (Anthus campestris), Piviere dorato (Pluvialis apricaria).” All’interno della tipologia ambientale C vigono i sottoelencati divieti: • Divieto dell’esercizio dell’attività venatoria sulle specie ornitiche

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 57 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

• Divieto di forestazione artificiale di prati, pascoli, incolti e arbusteti tranne nei casi di interventi necessari alla difesa del suolo e per il ripristino naturalistico, da effettuare comunque tramite l’impiego di specie autoctone • Durante le pratiche agricole di taglio del foraggio e di mietitura dei cereali (orzo, avena, grano), nel caso di impiego di mezzi meccanici, obbligo di utilizzare la barra falciante a 10-15 cm dal suolo, iniziando le operazioni dal centro del campo per consentire alla fauna di spostarsi verso i bordi • Divieto di abbruciamento delle stoppie prima del 31 agosto • Divieto di impiego di sostanze chimiche per il controllo delle infestanti e delle crittogame e per il trattamento delle colture cerealicole nel periodo 15 marzo – 31 agosto. Gli “ambienti umidi” raggruppano “tutte le zone umide, sia salmastre che di acqua dolce. Si tratta di una categoria estremamente ampia che include ambienti anche molto diversi come ad esempio saline, lagune, laghi e invasi artificiali, foci, paludi e stagni temporanei. Specie caratteristiche: Svassi (Podiceps spp.), Fenicottero (Phoenicopterus ruber), Ardeidi (Ardeidae), Spatola (Platalea leucorodia), Mignattaio (Plegadis falcinellus), Anatidi (Anatidae), Falco di palude (Circus aeruginosus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Rallidi (Rallidae), Pernice di mare (Glareola pratincola), Limicoli (Charadriiformes), Laridi (Laridae), Sternidi (Sternidae)” I divieti concernono: • Divieto dell’esercizio dell’attività venatoria sulle specie ornitiche • Impedimento di tutte le attività di realizzazione e/o manutenzione di manufatti e connesse a pratiche agricole quali: taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea nella fascia di rispetto peristagnale di larghezza pari a 50 m nel periodo 1 marzo – 15 agosto. • Divieto di introduzione di specie ittiche alloctone • Divieto di svolgere attività di addestramento di cani da caccia con o senza sparo • Rispetto degli articoli 105 e 106 Parte III del D.lgs 152/2006 che disciplinano gli scarichi di acque reflue industriali e di acque reflue urbane in acque superficiali ed in corpi idrici ricadenti in aree sensibili e rispetto degli art. 22 e 40 delle “Norme di attuazione del Piano di Tutela delle Acque” della Regione Autonoma della Sardegna • Regolamentazione delle attività sportive (footing), ricreative (fotografia naturalistica) e di monitoraggio scientifico durante il periodo riproduttivo delle specie.

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324.83 Codina Preideros e D A306.04 dd B A O 'A e N ' l s a BADU 'E CUBAS 318.28 n 307.28 292.61 e u d m Nuraghe Sant'Ederu o 255.48 U C R D 255.56 A ARDARA 257.31 S 324.86 iu P 322.52 R 249.14 A 252.77 243.62 316.62 325.37 270.98 328.54 285.80 296.84 M da a tr I 307.19 S N 283.01 D 293.63 256.60 321.04 A 315.44 LEGENDA271.52 265.10 322.91 248.57 337.16 ' E 261.84 331.91 COMPONENTI DI PAESAGGIO CON N 291.35 336.62 Domo 292.92 U 279.06 F I G F A Str VALENZAF U N TAMBIENTALEA N A E N 321.89 Gianfrancesco 324.00 ada I T 303.65 325.25 O I Aree naturali e subnaturali 257.10 323.15 Co muna R 285.93 le 262.59 Macchia 275.22 304.37 276.54 I 296.96 Arda 310.06 ra D 262.32 247.40 B 282.14 Boschi B 260.13 A 305.27

331.25 296.89

2

5 281.55Aree seminaturali 317.00 0

Nuraghe Mercuriu 305.61

3

0 0 Sugherete e castagneti 329.80 250.25 264.98 U I R 277.83 262.94 Ca R A e nna 293.16 S d s 336.23 Aree seminaturaliU ad utilizzazione agro-forestale D M 311.31 U 279.18

E M 306.92 Funtana Pedra Lada 297.65 Colture arboree specializzate 332.36 P

a 334.22 263.81 r iu S R a 278.94 t d r U r CC a A d 296.57 U 303.59 T A a F I G U C H I A T T 260.07 I 336.62 Colture erbacee specializzate, aree agroforestali e incolte N P 329.28 Mulinu 'Ezzu A 281.85 261.50 U S INSEDIAMENTI PRODUTTIVI E URBANI 257.57 E 294.11 304.64 T C

Domo Furros 321.36 o 307.16 o D g m 333.29 T i Funtana U l

i Nuraghe u I 314.63

N S n Filigosu a 342.14

Badde Austinu l U P A e S I 302.84 Centri urbani A N P 268.44 P 0 E 8 A 322.31 ° S I N 328.07 D 285.40 I 326.54 Aree estrattive di prima categoria (miniera) U 322.67 346.25 S P e 270.21 D A ial inc DD I rov Domo P A 319.21 A 346.40 291.03 313.46 Figu Chia B R N D 265.01 346.52 B U A 288.01 U 341.95 A A a d C r C E A d Limiti di Concessione Mineraria268.51 S a a 274.78 tr 262.26 311.27 C r 306.08 S 317.90 351.50 a Superficie 53 Ha A E 264.26 346.79 S 321.30 Nuraghe Figu Chia D B R D E 278.46 261.56 A E A ' 347.22 344.40 286.46 C D 330.05 T M 325.50 o N 328.78 r A 254.95 e D s T 259.20 E 262.73 339.00 E 350.24 354.40 260.30

L 308.10 MONTE MAFFE' 267.36 A 343.00 281.78 su ere I 346.98 ligh 318.90 s'A

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1.17.8. Considerazioni finali Per quanto sopra esposto e per le risultanze complessive del presente studio, l’attività prospettata risulta compatibile con la vigente normativa di tutela ambientale e con il suo prevedibile evolversi. L’area di studio non è gravata da vincoli ambientali e/o paesaggistici ed è lungi dal perimetro della Z.P.S. ITB013048 “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri”. In relazione alla legislazione di tutela, pianificazione e programmazione vigente, le aree interessate, possono essere oggetto di trasformazioni accuratamente pianificate e controllate. Fatti salvi i pareri che perverranno dalle Amministrazioni competenti (Assessorato Difesa dell'Ambiente, Assessorato Beni Culturali, Ufficio Tutela del Paesaggio, Soprintendenza Archeologica, altre eventuali), dalle verifiche effettuate nel corso della redazione di questo studio, non sono emerse incompatibilità di carattere paesistico, ambientale ed urbanistico, pregiudizievoli per la realizzazione del progetto in esame.

1.17.9 Norme tecniche che regolano la realizzazione del progetto

La redazione del progetto ha richiesto un esame interdisciplinare dei molteplici aspetti che regolamentano le possibilità di fruizione del territorio in cui si intende operare.

1.17.9.1 La normativa nazionale sull'attività di coltivazione di cave e miniere

In Italia la Normativa di riferimento che regola le attività minerarie e relative pertinenze è rappresentata dal Regio Decreto 29 luglio 1927, n. 1443: Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere [nel Regno]. Tale Regio Decreto è stato successivamente aggiornato e coordinato dal Decreto Legislativo 4 agosto1999, n. 213.

Rimane invariata sostanzialmente la differenziazione tra cave e miniere, sancita dall’Art. 2 del succitato Regio Decreto, dovuta essenzialmente alle tipologie di minerali oggetto della coltivazione. “[…Omissis…] Appartengono alla prima categoria la ricerca e la coltivazione delle sostanze ed energie seguenti: a) minerali utilizzabili per l’estrazione di metalli, metalloidi e loro composti, anche se detti minerali siano impiegati direttamente; b) grafite, combustibili solidi, liquidi e gassosi (1), rocce asfaltiche e bituminose c) fosfati, sali alcalini e magnesiaci, allumite, miche, feldspati, caolino e bentonite, terre da sbianca, argille per porcellana e terraglia forte, terre con grado di refrattarietà superiore a 1630 gradi centigradi; d) pietre preziose, granati, corindone, bauxite, leucite, magnesite, fluorina, minerali di bario e di stronzio, talco, asbesto, marna da cemento, pietre litografiche; e) sostanze radioattive, acque minerali e termali, vapori e gas.

Appartiene alla seconda categoria la coltivazione: a) delle torbe; b) dei materiali per costruzioni edilizie, stradali ed idrauliche; c) delle terre coloranti, delle farine fossili, del quarzo e delle sabbie silicee, delle pietre molari, delle pietre coti; d) degli altri materiali industrialmente utilizzabili ai termini dell’art. 1 e non compresi nella prima categoria.” In particolare, I feldspati individuati nel giacimento in località “Pianu S. Pietro”, appartengono alla prima categoria lettera c).

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La coltivazione in oggetto va pertanto considerata una miniera.

Altre importanti leggi che governano l’attività mineraria sono:

D.P.R. 9 aprile 1959 n. 128: “Norme di polizia delle miniere e delle cave”;

D. Lgs. 25 novembre 1996, n. 624 recante “Attuazione della direttiva 92/91/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e della direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee”.

Le succitate norme regolano la complessa materia mineraria, ponendo particolare attenzione al problema della sicurezza.

1.17.9.2. La normativa regionale sull'attività di coltivazione di cave e miniere Per quanto concerne la Regione Autonoma della Sardegna, la materia mineraria viene regolata dalla normativa che segue: • Legge Regionale 15 aprile 1957, n. 15. Recepimento del R.D. n. 1443/1927 Norme di disciplina delle attività minerarie (minerali di 1° categoria facenti parte del patrimonio indisponibile della Regione); • Legge Regionale 7 giugno 1989, n. 30. Disciplina delle attività di cava; • Legge Regionale 21 maggio 1998, n. 15. Modifiche alla LR 7 giugno 1989, n. 30. • Legge Regionale 4 dicembre 1998, n. 33. Interventi per la riconversione delle aree minerarie e soppressione dell’Ente Minerario Sardo (EMSA). • Deliberazione della Giunta Regionale n. 47/12, del 5.10.2005, di approvazione del Disegno di Legge relativo alla “Disciplina delle Attività Estrattive”, con il quale il Presidente Renato Soru ha dato mandato alla Direzione Generale per l’inoltro al Consiglio Regionale.

Quest’ultimo D.G.R. permetterà di rendere maggiormente trasparente il processo decisionale, coinvolgendo direttamente tutti i soggetti sociali interessati all’intervento proposto, al fine di “perseguire ricorrenti momenti di coinvolgimento delle Province e dei Comuni, in tema di scelte di sviluppo del territorio, mantenendo ad un differente livello, quello regionale, competenze e funzioni di interesse pubblico più generale”

1.17.9.3 Le normative sui rifiuti D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 cd. “Decreto Ronchi”. Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. D.M. 5 febbraio 1999 recante “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del D.Lgs 5 febbraio 1997, n. 22” Decisione 2000/532 CE del 3 maggio 2000 “Sostituzione della decisione 94/3/CE che istituisce un elenco di rifiuti conformemente all’articolo 1, lettera a), della direttiva 75/442/CE del Consiglio relativa ai rifiuti e della decisione 94/904/CE del Consiglio che istituisce un elenco di rifiuti pericolosi ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 4, della direttiva 91/689/CEE del Consiglio relativa ai rifiuti pericolosi”. Legge 23 marzo 2001, n. 93. Disposizioni in campo ambientale. Legge 21dicembre 2001, n. 443. "Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive".

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Direttiva 2006/21/CE del 15 marzo 2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE. Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: Norme in materia ambientale. D.M. 5 aprile 2006 n. 186: Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio. Regolamento recante modifiche al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 «Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero, ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22». D. Lgs. 8 novembre 2006, n. 284: Disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale

1.17.9.4 Le normative sull’inquinamento acustico Direttiva n. 86/188CEE in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione al rumore durante il lavoro. Legge quadro sull’inquinamento acustico 26 ottobre 1995, n. 447. Principî fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico. Disciplina tutte le emissioni sonore prodotte da sorgenti fisse e mobili. DM 16 marzo 1998: tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico. Decreto 13 aprile 2000: recepimento della direttiva 1999/101/CE della Commissione del 15 dicembre 1999 che adegua al progresso tecnico la direttiva 70/157/CEE del Consiglio relativa al livello sonoro ammissibile e al dispositivo di scappamento dei veicoli a motore. D. Lgs. 18 agosto 2000 n. 262: cosiddetto “Antirumore”. D.P.R. 23 maggio 2003: Approvazione del Piano sanitario nazionale 2003-2005 (riferimenti a inquinamento acustico, inquinamento, sicurezza sul lavoro, amianto, acqua, elettrosmog, rifiuti, mobilità sostenibile). Raccomandazione 2003/613/CE del 6 agosto 2003 della Commissione concernente le linee guida relative ai metodi di calcolo aggiornati per il rumore dell’attività industriale, degli aeromobili, del traffico veicolare e ferroviario e i relativi dati di rumorosità. D.P.R. 30 Marzo 2004, n. 142. Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare, a norma dell’articolo 11 della legge n. 447 del 26 ottobre 1995. D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 194. Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Decreto 24 luglio 2006: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare. Modifiche dell’allegato I - Parte b, del decreto legislativo 4 settembre 2002, n. 262, relativo all’emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate al funzionamento all’esterno.

1.17.9.5. Le normative sulla tutela delle acque e dei suoli Legge del 22/06/1992 n. 11. Modifica ed integrazioni alla Legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, concernente: " Norme per l’ uso e la tutela del territorio regionale". Legge del 07/05/1993 n. 23. Modifiche ed integrazioni alla Legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, recante: " Norme per l’ uso e la tutela del territorio regionale". D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152: disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 258 (c.d. “Acque bis”): Disposizioni correttive e integrative del D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, a norma dell’articolo 1, comma 4, della legge 24 aprile 1998, n. 128.

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 62 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Legge regionale del 6 dicembre 2006 n. 19. Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici. Direttiva 2006/118/CE del 12 dicembre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento.

1.17.9.6. Le normative sulla tutela dell’aria D. Lgs. 4 agosto 1999 n. 351. Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente. Decreto 20 giugno 2002: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Recepimento della direttiva 2001/63/CE della Commissione del 17 agosto 2001 che adegua al progresso tecnico la direttiva 97/68/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i provvedimenti da adottare contro l’emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante prodotti dai motori a combustione interna destinati all’installazione su macchine mobili non stradali. Decreto 1 ottobre 2002, n. 261: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell’aria ambiente. Direttiva 2003/76/CE dell’11 agosto 2003: modifica della direttiva 70/220/CEE del Consiglio relativa alle misure da adottare contro l’inquinamento atmosferico con le emissioni dei veicoli a motore.

1.17.9.7 Le normative sulla tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro Direttiva n. 86/188CEE: protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione al rumore durante il lavoro. Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n. 626. Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE, 99/92/CE, 2001/45/CE, 2003/10/CE e 2003/18/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro. D. Lgs 25 novembre 1995 n. 624. Attuazione della direttiva 92/91/CEE relativa alla salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e della direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee. Decreto Legislativo 14 agosto 1996, n. 493. Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro. Decreto Legislativo 19 marzo 1996, n. 242. Modifiche ed integrazioni al D. Lgs. 19 settembre 1994 n. 626, recante attuazione di direttive comunitarie riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. Circolare 27 giugno 1996 n. 89: Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Direttive per l’applicazione del D.Lgs. 10/3/1996 n. 242 contenente modificazioni e integrazioni al D. Lgs. 19/9/1994 n. 626 in materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. D.M. 10 marzo 1998. Criterî generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro. Direttiva 2003/10/CE del 6 febbraio 2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore) Decisione 2006/216/CE del 16 marzo 2006 della Commissione relativa alla pubblicazione dei riferimenti della norma EN 143:2000 «Apparecchi di protezione delle vie respiratorie — Filtri antipolvere — Requisiti, prove, marcatura» in conformità alla direttiva 89/686/CEE del Consiglio sui dispositivi di protezione individuale. Decreto legislativo 10 aprile 2006, n. 195. Attuazione della direttiva 2003/10/CE relativa all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore).

Committente: SVIMISA S.p.A. I tecnici: Dott. Geol. A Grosso & Dott. Geol. M. Pilia 63 PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL LAVAGGIO E LA SELEZIONE DELLE SABBIE T.V. RICADENTE NELLA CONCESSIONE MINERARIA DENOMINATA “MOLINO FALZU” PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA COMUNE DI ARDARA (SS)

Decreto 27 novembre 2006: Ministero dello Sviluppo Economico. Quarto elenco riepilogativo di norme armonizzate concernente l’attuazione della direttiva n. 89/686/CEE, relativa ai dispositivi di protezione individuale.

1.17.9.8 La normativa antisismica Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” D.G.R. 15/31 del 30 marzo 2004. Disposizioni preliminari in attuazione dell’Ordinanza P.C.M. 3274 del 20 marzo 2003 recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”. D.M. 14 settembre 2005. “Norme tecniche per le costruzioni”.

2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO 2.1 Motivazione alla base della proposta progettuale La proposta progettuale di realizzazione di un impianto di lavaggio e selezione delle sabbie T.V. all'interno dell'area mineraria è nata alla luce del fatto che allo stato attuale le sabbie derivanti dall'attività estrattiva di "Molino Falzu" vengono trasportate mediante autoarticolati all'impianto di Ozieri (SS), con conseguente aumento dei costi di produzione del materiale e inoltre un aumento del traffico veicolare all'interno della rete viaria tra i comuni di Ardara e Ozieri. In sostanza la soluzione prospettata porterebbe due vantaggi: uno di tipo economico con una sensibile diminuzione dei costi di produzione e una di tipo ambientale poiché verrebbero eliminati totalmente i trasporti da e per Ozieri, i quali erano stati stimati in 63.202 nell'arco dei 15 anni di attività.

2.2 Indicazione dei limiti spaziali e temporali L'impianto a livello spaziale occuperà una superficie complessiva pari a 17056 m2 all'interno della concessione mineraria di "Molino Falzu". Per quanto riguarda il tempo di permanenza dell'opera, questa seguirà le sorti della miniera di cui diventerà pertinenza, per cui, salvo casi particolari, si prevede che la durata dei lavori coprirà l’arco di 15 anni. E' necessario però ricordare che gli elementi di base che concorrono a mantenere in esercizio qualunque attività produttiva sono essenzialmente: 8 disponibilità delle materie prime; 8 convenienza economica; 8 capacità tecnico-economica. La disponibilità di materia prima nella Concessione Mineraria di “Molino Falzu" è garantita dalla presenza di importanti banchi sabbiosi che raggiungono spessori di 35 m. Lo studio di mercato concernente prodotti similari a quelli che si vogliono commercializzare, l’analisi degli investimenti ed i costi di produzione previsti, rendono l’attività di lavaggio e classificazione economicamente conveniente. In tal senso la società SVIMISA S.p.A., per la sua storia in campo minerario e per la sua clientela, fornisce ampi margini di garanzia. La concessionaria, per la sua conoscenza e posizione occupata nel mercato dei basso fondenti per ceramica, stima di commercializzare mediamente 200.000 ton/anno di sabbie, prevalentemente assorbite dal gruppo Concorde.

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La durata cronologica dell’attività, strettamente connessa con quella della concessione mineraria in questione, sarà di 15 anni. Trascorso tale termine si prospettano due possibilità: • cessione a terzi dell’impianto e prosecuzione dell’attività; • smantellamento dei macchinari e ripristino dei luoghi alla destinazione d’uso prevista dagli strumenti di governo del territorio.

2.3 Caratteristiche fisiche e tecniche del progetto 2.3.1 Caratteristiche fisiche dell'impianto

La superficie su cui insisterà l’impianto di lavaggio e selezione delle sabbie verrà suddivisa in tre distinte unità fisiografiche, le quali collocate nella parte nord dell'area mineraria, saranno costituite da : • piazzale 1:area da adibire allo stoccaggio toutvenant ad una quota pari a 321 m ; • piazzale 2: su cui sarà installato, tramoggia di carico, vaglio vibrante con relativo cumulo di scarto (+8 mm) dal sopravaglio, classificatore a coclea, vaglio vibrante secondario, gruppo ciclonatura, ad una quota pari a 314 m; • piazzale 3: area da destinare allo stoccaggio dei cumuli (tra + 0,4 e -8 mm) del sopravaglio del vaglio secondario, decantatore compatto, serbatoio acque di riciclo, impianto filtrazione, vasca di riciclo e di riserva, vasca di prima pioggia a quota 308 m. Al fine di meglio inquadrare le reali caratteristiche dimensionali del progetto vengono forniti i principali parametri dimensionali.

Superficie totale occupata dall’impianto 17.056 mq Piazzali Superficie mq Piazzale 1 5161 mq Piazzale 2 3706 mq Piazzale 3 7341 mq Totale 17.056 mq Tab. 2.4.1/A:Piazzali

Alcune porzioni del piazzale 2 e 3 verranno impermeabilizzate. Questo intervento sarà necessario al fine di impedire la contaminazione del suolo e sottosuolo (olio, grasso) in corrispondenza dei macchinari, e inoltre facilitare lo stoccaggio delle fasi di carico dei prodotti (area cumuli). Tab. 2.4.1/B vengono sintetizzate le caratteristiche dimensionali di tale intervento.

Superficie totale da impermebilizzare 4898 mq Piazzali Superficie mq Piazzale 2 616 mq Piazzale 3 4282 mq Totale 4898 mq Tab. 2.4.1/B:Piazzali da impermeabilizzare

Le soluzioni tecniche adottate si differenziano a seconda delle superfici interessate: per l’area macchinari l’impermeabilizzazione verrà realizzata mediante l’impiego di telo in HDPE e tessuto non tessuto, mentre per le restanti aree si farà ricorso a cementazione (c.l.s). Al fine di garantire un’adeguata raccolta e regimazione delle acque meteoriche le superfici impermeabilizzate saranno dotate di adeguata pendenza. Le acque così raccolte saranno convogliate in dei pozzetti integrati all’impianto di prima pioggia e/o al riciclo delle acque di processo.

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2.3.2 Descrizione delle materie prime e dei prodotti 2.3.2.1 Descrizione delle materie prime Le materie prime da sottoporre a lavaggio e vagliatura sono costituite da sabbie con presenza di frazioni di ghiaie, ciottoli e limi, in percentuale variabile. Il giacimento deriva dalla deposizione di sabbie in ambiente marino, costituita da un’associazione di minerali rappresentata prevalentemente da quarzo, feldspati, miche ed altri minerali accessori.

2.3.2.2 Descrizione dei prodotti L’impianto è stato progettato, tranne che per alcune modifiche tecniche, in continuità rispetto a quello esistente e attualmente in esercizio ad Ozieri. L’intero processo consentirà di ottenere i seguenti prodotti: o OZ/ 20: prodotto commerciale con granulometria compresa tra -8 mm e +0,400 mm Dopo il ciclo di lavaggio con quantitativi massimi sottonastro di circa 900 tonnellate, l‘OZ/20 viene fatto drenare dall‘acqua per un tempo stimato di circa 7/8 ore. In seguito, viene trasferito con valori di umidità medi dell’8÷9 % nel piazzale di stoccaggio posto a valle dell’impianto. Da qui, viene ripreso e caricato sugli autoarticolati per l‘inoltro ai clienti con valori di umidità media del 6,5 ÷ 7,5 % o Sabbia ciclonata: prodotto commerciale con granulometria compresa tra -0,400 mm e +0,100 mm Da sottonastro, accantonata in apposita area di drenaggio/stoccaggio e quando le condizioni di umidità sono accettabili, viene trasferita in miniera per essere utilizzata nella formazione della miscela di vendita MF/TV.

Oltre ai prodotti commerciabili si avranno i seguenti scarti e/o materie prime/seconde: o Scarti grossolani: sottoprodotto della lavorazione +8 mm Vengono trasferiti direttamente dal sottonastro alla miniera per le fasi di ripristino. o Limi K 100: sottoprodotto finale della lavorazione di granulometria inferiore ai -0,1 mm micron. Vengono abbancati in apposita area di drenaggio/stoccaggio e quando le condizioni di umidità sono accettabili, sono inviati in miniera per essere impiegati nelle fasi di ripristino. I limi K 100, prodotti in seguito a disidratazione, vengono prelevati dall’impianto filtropressa e trasferiti con la pala meccanica in apposita area di stoccaggio ubicata nel piazzale pavimentato tra gli uffici ed il capannone. Lungo la linea di massima pendenza, è stato edificato un muro in blocchetti (larghezza 25 cm - altezza 50 cm)

2.3.3 Descrizione del processo produttivo L’impianto in progetto andrà a trattare le sabbie estratte dalla miniera, con l’obiettivo di eliminare le frazioni più grossolane (> 8 mm) e inquinate dalla presenza di ferro, le frazioni argillose sotto i 100 micron e le sabbie finissime fra 100 e 400 micron. Tutte le frazioni scartate hanno un elevato contenuto in miche ed argille ad elevato tenore in ferro. L’esclusione di queste frazioni consente di avere un prodotto con granulometria controllata fra 400 micron e 8 mm e tenore in ferro sotto lo 0,25 % per un impiego nel gres porcellanato tecnico. Le frazioni più grossolane sono destinate ad impieghi marginali nell’edilizia e nei sottofondi. I limi argillosi e le sabbie fini sono destinate al mercato ceramico del gres porcellanato smaltato. Il processo di trattamento è schematizzato nel diagramma di flusso di Fig. 2.4.3/A :

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4

13scarti +8 mm tramoggia vaglio primario torbida con sabbia - 8 mm pozzetti raccolta 67 torbida dai piazzali torbida con sabbia + 0,4 - 8 mm sabbia - 8 + 0,5 mm classificatore a coclea vaglio nastro prodotto sgocciolatore commerc. + nastro 5 reversibile

torbida sottovaglio con sabbia - 0,5 mm 89 ACQUA ALIMENTAZIONE IMPIANTO impianto under. sabbia ciclonatura ciclonata +0,1 - 0,5 mm

15 serbatoio serbatoio acqua da addensatore con acqua di riciclo 14pozzo limi - 0,1 mm. 10 Portata torbida 250 mc/ora

pozzo prelievo da filtrpressa falda 8 l/sec. 11

13

cumulo fanghi filtropressati 12

Fig.2.3.3/A:Diagramma di flusso dell’impianto

Di seguito si fornisce una descrizione del processo di lavorazione delle sabbie:

1. La tramoggia di alimentazione (100 mc) riceve la sabbia proveniente dalla miniera, prevagliata oppure TV. Tutto il T.V. da vagliare è sottoposto ad una prevagliatura (Fig. 2.4.3/B) con impianti mobili posti a valle della miniera. Tuttavia l’impianto all’occorrenza è in grado di trattare anche il T.V. tal quale.

Fig.2.3.3/B: Fase di prevagliatura del T.V.

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2. Le dimensioni sono tali da consentire l’alimentazione diretta con camion oppure con pala; 3. La sabbia è prelevata con un nastro estrattore di portata regolabile e scarica su un nastro che alimenta il vaglio primario che provvede a lavare energicamente la sabbia ed a separare le frazioni grossolane di sopravaglio superiori a 8 mm, dalla sabbia - 8 mm. Il vaglio primario è il principale consumatore d’acqua proveniente dalla vasca di reciclo (91); 4. gli scarti grossolani sono depositati a terra e successivamente destinati al riassetto morfologico delle aree esaurite in miniera; 5. la torbida contenente la sabbia da 0 a 8 mm è convogliata ad un classificatore a coclea dove subisce un trattamento di attrizione, lavaggio e classificazione. L’over (-0,4 mm) sfiora dallo stramazzo ed alimenta l’impianto di ciclonatura; l’under (+ 0,4 mm – 8mm) è trascinata allo scarico che alimenta un vaglio sgocciolatore. Il vaglio riceve un getto d’acqua per ottimizzare il lavaggio. La torbida sottovaglio, contenente ancora residui di sabbia -4 mm, è convogliata all’impianto di ciclonatura; 6. a valle della coclea un vaglio sgocciolatore e rifinitore con fori 0,500 mm esegue un ulteriore lavaggio con taglio –8 mm + 0,400 mm. Il sottovaglio è inviato tramite una pompa all’ impianto di ciclonatura; 7. tramite un nastro trasportatore la sabbia è convogliata su un nastro reversibile orizzontale di altezza 9 m, per la formazione alternativamente di due cumuli da 2.000 tonnellate; 8. la torbida proveniente dallo sfioro della coclea e dal sottovaglio del vaglio sgocciolatore (6), è trattata nell’impianto di ciclonatura. 9. L’under del ciclone tramite un vaglio sgocciolatore e successivo nastro forma un cumulo finale 10. L’over del ciclone costituito da una torbida con limi sotto 0,100 mm è inviato al decantatore nel quale il fango è addensato sul fondo per il successivo trattamento; 11. dal fondo del decantatore il fango è estratto da una pompa che alimenta, attraverso un miscelatore, la filtropressa che porta i fanghi ad una umidità che consente la palabilità; 12. dopo il trattamento i fanghi sono messi a deposito in box dal quale può essere effettuato il trasporto degli stessi per una destinazione commerciale o per la messa a dimora in discarica nella miniera;

2.4. Gestione delle acque 2.4.1 Gestione delle acque di processo L’intero processo produttivo è del tipo a ciclo chiuso, le acque utilizzate per il lavaggio delle sabbie vengono chiarificate e rimesse nel circuito. Solo una minima parte d'acqua viene persa e quindi costantemente reintegrata con acqua proveniente dal Pozzo trivellato presente nell’area di concessione. Il fabbisogno idrico dell’impianto a regime è di circa 200 mc/ora, di questi circa 22 mc/ora vengono persi per: • Evaporazione; • Perdita in corrispondenza dei diversi macchinari dell’impianto • Umidità risidua del minerale lavato • Umidità residua dei fanghi in uscita dalla filtropressa.

Evaporazione Tutte le acque di processo sono costantemente soggette ad evaporazione continua con intensità variabile in funzione delle condizioni meteo-climatiche come temperatura e ventosità. Questo fenomeno è maggiormente accentuato in corrispondenza delle superfici libere come le vasche.

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Perdita in corrispondenza dei diversi macchinari dell’impianto Alle precedenti perdite per evaporazione si aggiungono le acque che vengono rilasciate sul suolo dai macchinari durante le attività di lavaggio.

Umidità residua del minerale lavato Una parte di acqua di processo viene persa sotto forma di umidità presente nei cumuli di minerale lavato.

Umidità residua dei fanghi in uscita dalla filtropressa. Infine si ha l’umidità dei fanghi, derivanti dal lavaggio delle sabbie, in uscita dalla filtro-pressa.

Il circuito dell’acqua per l’alimentazione dell’impianto è costituito da diversi elementi che concorrono a costituirlo:

• Vasca dell’acqua di riciclo alimentata dal pozzo e dalle acque di riciclo verrà realizzata in terra attraverso uno scavo di forma rettangolare ed impermeabilizzata mediante stesura di telo in HPDE di spessore pari a 2 mm. La capacità complessiva della vasca sarà di 80 mc necessari al processo di lavaggio.

• Vasca di “riserva” realizzata in terra con lo scopo di essere attivata come bypass solo nel caso in cui si verifichi un mal funzionamento dell’impianto di chiarificazione acque.

Il ciclo dell’acqua avrà inizio dalla vasca dell’acqua di riciclo, la quale sarà alimentata da un pozzo posto all’interno della concessione mineraria, che permetterà un prelievo in falda di 8 l/sec e in questo modo l’avvio del processo di lavaggio e a regime il reintegro delle perdite di processo. La Vasca di riciclo alimenta direttamente tutti le parti dell’impianto che richiedono l’uso dell’acqua per il loro funzionamento, inoltre in essa confluisce l’acqua dallo sfioro del decantatore e dalla filtropressa.

2.4.2 Gestione delle acque meteoriche Al fine di soddisfare la normativa vigente in materia di acque superficiali, le aree su cui insiste l’impianto e relativi prodotti saranno muniti di una vasca di prima pioggia. L’impianto di prima pioggia sarà composto da più vasche prefabbricate in c.a.v. monoblocco, suddiviso in più scomparti. Nel primo comparto a monte dell’impianto sarà realizzato un pozzetto scolmatore con griglia metallica per separare e raccogliere i detriti solidi leggeri in modo da evitare che questi possano compromettere la raccolta degli oli o danneggiare gli organi meccanici. Nel secondo comparto la Vasca delle prime piogge sarà impiegata per raccogliere i primi 5 mm d’acqua piovana che cadranno su tutta la superficie occupata dall’impianto e dall’acqua recuperata nei diversi pozzetti a valle delle aree interessate ai lavaggi, alla ciclonatura , al decantatore e alla filtropressa. La funzione di questo impianto è quella di stoccare l’acqua potenzialmente inquinata e d’impedire che sia convogliata direttamente negli strati superficiali del suolo o nel sottosuolo, infatti le acque maggiormente inquinate sono quelle relative alla prima frazione di ogni evento meteorico che trascinano con sé la maggior quantità di materiale inquinante presente sulla superficie. Una volta raccolti i primi 5 mm di pioggia in automatico viene chiusa la Vasca e viene aperta quella adiacente al fine accogliere le acque piovane in esubero, mentre le acque recuperate dai pozzetti posti a valle dell’impianto possono essere rilanciate alla vasca delle acque di riciclo e reintrodotte nel ciclo di lavaggio delle sabbie. Nel secondo comparto una volta che il livello dell’acqua si è stabilizzato, avviene la sedimentazione della sabbia e dei fanghi presenti, mentre le particelle d’olio, con peso

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2.5. Interventi di ripristino ambientale Al termine del ciclo produttivo, strettamente connesso alla vita della miniera di Molino Falzu di cui diventerà pertinenza, l’impianto potrebbe essere ceduto a terzi e proseguire, così, la sua attività; oppure potrebbe essere smantellato e l’area del sito (poco meno di 2 ha) restituita all’uso previsto dagli strumenti di governo del territorio secondo quanto previsto dal progetto di ripristino ambientale della miniera.

2.6. Organizzazione del lavoro e personale impiegato Per raggiungere il livello produttivo di 200.000 t/anno di sabbia lavata e classificata per uso ceramico, si prevede che la fase lavorativa si sviluppi in due turni di lavoro. L’organico impiegato stabilmente prevede: • 1 Geologo con funzione di supervisore alla produzione e alla qualità (miniera e impianto) Impianto di lavaggio • 1 Capo stabilimento; • 2 Operai specializzati (manutentore elettromeccanico) per turno. Miniera • 1 Sorvegliante in miniera; • 2 Operai specializzati (palista ed escavatorista) • 3 Autisti incaricati del trasporto dei materiali dalla miniera all’impianto;

Nel complesso, il personale impiegato consta di 3 tecnici e 8 operai, per un totale di 11 unità lavorative.

2.7. Attività necessarie alla realizzazione dell’opera e di esercizio Le attività previste per la realizzazione dell’impianto si possono suddividere nelle seguenti fasi: • Realizzazione dei gradoni; • Realizzazione delle opere di fondazione; • Realizzazione delle opere di carpenteria metallica; • Installazione dei macchinari; • Realizzazione dell’impianto elettrico ed idrico; • Realizzazione delle pavimentazioni impermeabili;

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• Realizzazione delle vasche di processo; • Realizzazione dell’impianto di trattamento acque prima pioggia.

Durante l’esercizio dell’impianto oltre ai normali interventi di manutenzione ordinaria, potrebbero essere necessari interventi straordinari mirati ad una migliore efficienza e produttività anche nel rispetto della evoluzione normativa in materia ambientale.

2.8. Analisi economica La realizzazione del nuovo impianto comporterà una serie di investimenti a breve termine in quanto necessari all’entrata in esercizio dello stesso. In Tab. 2.9/A si riporta l’investimento totale previsto.

APPROVVIGIONAMENTO IDRICO € Rilievo x n. 3 profili geoelettrici 5.000 Perforazione pozzo attrezzato d 350 mm 20.000 Pompe + tubazione. mandata 15.000 Bacino acqua industriale 200 mc 20.000 Pompa alimentazione. Impianto 10.000 TOTALE APPROVVIG. IDRICO 70.000 PIAZZALI CEM. E BASAM. 220.000 IMPIANTO ELETTRICO Imp. elettrico M. Falzu 150.000 Contratto MT 300 Kw + cabina trasf. 70.000 TOT. IMP. ELET. E CONTR. ENEL 220.000 IMPIANTO DI LAVAGGIO Macchine imp. Lavaggio 310.000 Montaggi e carpenterie 160.000 TOTALE IMPIANTO LAVAGGIO 470.000 IMPIANTO FILTRAZIONE Addensatore + mixer 100.000 Box filtro 20.000 TOTALE IMPIANTO DI FILTRAZIONE 120.000 IMPIANTO ACQUE DI PRIMA PIOGGIA Canalizzazioni e griglie 10.000 Vasca acqua prima pioggia e desoleatore 20.000 TOTALE IMPIANTO ACQUE DI PRIMA PIOGGIA 30.000 COSTO TOTALE GENERALE 1.130.000 Tab. 2.9/A: investimenti per la realizzazione dell’impianto

I costi relativi alla fase di esercizio dell’impianto sono pari a quelli conteggiati per l’impianto di Ozieri ed ammontano a circa 4,40 €/ton di sabbie prodotte.

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3. POTENZIALI FONTI DI IMPATTO AMBIENTALE E INTERVENTI DI MITIGAZIONE La tipologia dei procedimenti di trattamento del minerale previsti per l’impianto in progetto comporta una serie di impatti ambientali potenziali ben noti grazie alle esperienze acquisite ed agli studi pregressi. La definizione di “impatto potenziale” comprende l’insieme degli effetti sull’ambiente correlati all’attività in questione; mentre “gli impatti reali” sono quelli associati alle caratteristiche dimensionali ed operative dell’impianto. Sotto questo aspetto l’impatto potenziale può trovare condizioni idonee per trasformarsi in impatto reale. Gli effetti sulle componenti ambientali possono essere diretti o indiretti, mentre dal punto di vista dell’estensione cronologica dell’attività possiamo suddividere gli impatti in temporanei o permanenti.

ATMOSFERA Impatti potenziali La loro origine è duplice. Una fonte è costituita dalle emissioni gassose prodotte dai mezzi meccanici impegnati nello spostamento del materiale grezzo e/o lavorati. La seconda sorgente è composta dalle polveri sollevate durante le fasi di spostamento e caricamento sul nastro trasportatore del minerale. L’interazione di queste fonti con l’atmosfera dipende da fattori climatici quali direzione ed intensità dei venti, grado di umidità, temperatura e piovosità.

Impatti reali La concentrazione nell’atmosfera dei gas di scarico dei mezzi meccanici è fortemente correlata alle dimensioni delle particelle. Quelle che hanno un diametro superiore a 50 micrometri precipitano piuttosto velocemente e danno luogo a fenomeni di inquinamento in un raggio piuttosto ristretto. Al contrario, le particelle più piccole possono fluttuare in sospensione per tempi molto lunghi, fintantoché urti casuali e forze di attrazione non ne provocano l’agglomerazione in masserelle sempre più grandi che si depositano al suolo. Le polveri PM10 possono rimanere in sospensione per circa 12 ore, mentre le particelle con diametro inferiore ad 1 micrometro possono depositarsi anche dopo un mese. La dispersione delle polveri derivanti dallo spostamento del minerale è influenzata dalla granulometria del materiale stesso. Nel caso specifico si tratta di sabbie il cui ciclo di vagliatura avviene ad umido, il che consente di ridurre notevolmente il sollevamento di polveri. Sotto queste condizioni l’immissione in atmosfera può manifestarsi in condizioni di ventosità elevata nel corso delle fasi pre-vagliatura quando il minerale viene tolto dai cumuli per essere caricato sul nastro trasportatore.

Considerazioni L’analisi innanzi esposta consente di asserire quanto segue:

• l'impatto è massimo nei mesi primaverili a scarsa umidità ed elevata ventosità (relativamente alla zona); • la distribuzione di polveri e gas di scarico è controllata dai venti dominanti, in prevalenza quelli dei quadranti meridionali (SW –Libeccio- e S - Ostro); • la durata degli impatti è limitata alle sole fasi di caricamento del nastro trasportatore.

Nel complesso gli impatti sono estremamente limitati, oltretutto essendo l’opera di piccola estensione, avranno esclusivamente valenza locale e nessuna incidenza sul quadro climatico.

Interventi di mitigazione Nonostante le motivazioni addotte poc’anzi, si ricorrerà alla migliore tecnologia per mitigare gli impatti. In particolare si procederà ai seguenti interventi:

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• si farà ricorso a mezzi meccanici ad elevata produttività, bassi consumi e basse emissioni, in completo accordo con le normative vigenti. • Nelle giornate più aride, si provvederà ad irrorare l’area di lavoro, le piste ed i piazzali con acqua nebulizzata.

AMBIENTE IDRICO Impatti potenziali sulle acque superficiali In genere attività come quella in progetto producono impatti sulle acque superficiali attraverso il loro prelievo e lo scarico delle torbide di processo.

Impatti potenziali sulle acque sotterranee Il principali tipi di impatto potenziale sono legati all’emungimento delle acque sotterranee da un pozzo trivellato.

Impatti reali sulle acque superficiali Nel caso in esame l’intero processo avviene a ciclo chiuso senza scarico d’acqua.

Impatti reali sulle acque sotterranee All’interno del perimetro della miniera in prossimità dell’impianto è prevista la realizzazione di un pozzo trivellato (circa 70 m) dal quale si prevede di emungere circa 22 mc/ora. Il prelievo di tale volume si rende necessario, nonostante il processo sia a ciclo chiuso, al fine di reintegrare le perdite nelle diverse parti dell’impianto. Complessivamente considerando due turni lavorativi di 8 ore per 221 giorni lavorativi si prevede di emungere 77.792 mc/anno. Tale valore va considerato come massimo in quanto nei periodi piovosi si ha un parziale recupero delle acque meteoriche nei piazzali impermeabilizzati.

Considerazioni Dall’analisi del ciclo produttivo non si evidenziano impatti all’ambiente idrico superficiale imputabile a versamenti di torbide. Per quanto riguarda le acque sotterranee l’unico impatto è relativo all’emungimento che tuttavia visti i quantitativi stimati non andrà a modificare le riserve idriche dell’acquifero.

Interventi di mitigazione Le soluzioni atte ad ovviare tutti i problemi prospettati consistono nel: • depurare e rimettere nel ciclo produttivo la maggior parte delle acque, limitando l’emungimento alle sole necessità di rabbocco.

SOTTOSUOLO E SUOLO Impatti potenziali sul sottosuolo Si può lamentare l’alterazione del sottosuolo in senso geotecnico imputabile ai lavori di costruzione delle opere necessarie allo svolgimento dell’attività in questione.

Impatti potenziali sul suolo L’unico impatto è dovuto al consumo del suolo. Il fenomeno è dovuto alla scomparsa di suolo per effetto di scavi che ne implicano l’asportazione o per sepoltura sotto una colata di cemento.

Impatti reali sul sottosuolo Le opere previste saranno realizzate interamente su materiali di riporto, e comunque sono tali da

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Impatti reali sul suolo Non sussistono impatti in quanto l’intera superficie su cui insisterà l’impianto è già stata interessata dai lavori di coltivazione mineraria e quindi allo stato attuale priva di suolo

Considerazioni In sostanza non si riscontrano impatti sulla componente suolo e sottosuolo.

Interventi di mitigazione Non sono necessari interventi di mitigazione anche se al termine dell’attività sarà necessario il ripristino ambientale delle superfici come per altro previsto nel progetto minerario.

VEGETAZIONE E FAUNA Impatti potenziali Queste due componenti ambientali fungono da catalizzatori degli impatti. La loro esistenza è resa possibile dall’equilibrio instauratosi con l’ambiente circostante. Le attività umane alterano rapidamente la “naturalità” dei luoghi (velocità che, di per sé, costituisce già un elemento d’impatto) apportando le seguenti modificazioni: • distruzione del manto vegetale; • abbattimento di specie arboree incluse nel perimetro della zona operativa; • allontanamento della fauna. Impatti reali Come per il suolo non si hanno impatti sulla vegetazione in quanto totalmente assente sulle aree di interesse Gli impatti sulla fauna sono di non facile interpretazione per l’intrinseca complessità dei sistemi ambientali e le modeste dimensioni dell’opera.

Considerazioni Il sito non presenta valenze di particolare pregio naturalistico. La fauna non è presente con specie minacciate d’estinzione o vulnerabili. L’assetto della vegetazione risente delle attività agropastorali succedutesi nel tempo, nonché dei numerosi incendi, come testimonia la presenza di essenze tipiche della macchia degradata.

Interventi di mitigazione Non sono necessari interventi di mitigazione anche se al termine dell’attività sarà necessario il ripristino ambientale delle superfici come per altro previsto nel progetto minerario

ECOSISTEMA Impatti potenziali Alla base di una definizione razionale di ecosistema sta l'osservazione che nessun organismo vive nell'isolamento, bensì è in relazione sia con l'ambiente fisico-chimico che lo circonda sia con altri esseri viventi. Dall'altra ogni essere vivente, essendo oltre che soggetto attivo anche soggetto passivo di queste interazioni, trova proprio in esse un limite alla capacità di sopravvivere e riprodursi. L’attività in parola comporta l’alterazione della complessa rete di relazioni tra gli organismi e tra questi e l’ambiente fisico-chimico. Le interferenze dovute all’attività in progetto che possono creare ripercussioni negative per l’ecosistema sono di seguito enumerate:

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• alterazione dello stato fisico-chimico del suolo; • modificazioni morfologiche del paesaggio; • alterazione del chimismo delle acque; • variazioni del percorso dei corsi d’acqua; • variazioni nel trasporto solido dei corsi d’acqua; • variazioni delle portate dei corsi d’acqua; • alterazione del manto vegetale; • allontanamento della fauna.

Impatti reali Dal punto di vista dell’ecosistema le aree interessate dall’impianto sono state già compromesse in maniera temporanea dall’attività mineraria già in corso. Considerazioni L’ecosistema, essendo la somma di varie componenti ambientali biotiche e fisico-chimiche, è quello che in maggior misura risente delle alterazioni alla sua integrità. Con riguardo all’area in esame sussiste un “ecosistema delle aree urbane ed industriali” privo di valenze ecologiche e popolato da specie opportunistiche. Tutti gli impatti reali descritti avranno carattere transitorio, quindi, una volta completato l’eventuale ripristino, l’ecosistema assumerà i primitivi caratteri. Interventi di mitigazione Si prevedono i seguenti interventi di limitazione degli impatti: • ripristino della vegetazione preesistente all’atto della eventuale dismissione dell’area; • prelievi d’acqua strettamente necessari alle esigenze di rabbocco del vascone; • riciclo delle acque di processo;

SALUTE PUBBLICA Impatti potenziali Tra tutte le componenti ambientali la salute pubblica riveste il maggior interesse in quanto collegata al benessere dell’individuo e della collettività. I potenziali pericoli per la salute possono derivare da: • rumore vibrazioni, • polveri e gas di scarico, • inquinamento delle acque. Impatti reali La natura del minerale in oggetto non comporta alcun rischio per la salute pubblica. Rumore e vibrazioni restano circoscritti nel sito dell’impianto e nelle sue immediate vicinanze disabitate costituite da campi coltivati. Per quanto concerne l’esposizione dei lavoratori a tali fattori, si specifica che solo alcuni di essi sono esposti a livelli potenzialmente dannosi per la salute, ma l’uso dei D.P.I. riduce considerevolmente ogni rischio. Come evidenziato nel capitolo inerente l’atmosfera, i venti dominanti provengono da SW (Libeccio) e da S (Ostro) ma i dati statistici confermano che difficilmente le loro velocità superano i 55 km/h (mai nel triennio 2000 – 2002, fonte: ISTAT). Dunque, il regime anemometrico contribuisce a disperdere le scarse polveri ed i fumi verso i quadranti settentrionali disabitati ed attraversati dalla suddetta linea ferroviaria e dalla S.S. 597 (Sassari-Olbia) a grande intensità di traffico. I rigorosi controlli sulla qualità delle acque a cui sono sottoposti gli scarichi industriali, regolarmente autorizzati, non hanno mai fatto registrare valori eccedenti i limiti di legge stabiliti dalla tabella 3, allegato 5, del D.Lgs 152/2006.

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Considerazioni Quanto appena esposto autorizza a ritenere non preoccupanti i livelli di esposizione delle maestranze e dei non addetti ai lavori alle conseguenze dell’attività in questione.

Interventi di mitigazione • Si farà ricorso a mezzi meccanici ad elevata produttività, bassi consumi e basse emissioni, in completo accordo con le normative vigenti; • nel corso dei lavori di coltivazione, nelle giornate più aride, si provvederà ad irrorare l’area di lavoro, le piste ed i piazzali con acqua nebulizzata; • ciascun lavoratore sarà dotato di appositi D.P.I

RUMORE E VIBRAZIONI Impatti potenziali Il clima acustico influenza notevolmente la qualità della vita di persone e animali, inducendo situazioni di stress quando si superano i limiti di tollerabilità per intensità tonale o per durata dell’evento. Le potenziali fonti di disturbo possono essere generate dalla movimentazione dei mezzi adibiti al trasporto del minerale e dall’impianto di trasformazione del minerale.

Impatti reali Si verificheranno gli impatti descritti sopra.

Considerazioni Il comune di Ardara non ha provveduto alla classificazione acustica del territorio, quindi è possibile associare alla maggior parte del suo territorio solamente il limite (transitorio) di immissione assoluto, valido per tutto il territorio nazionale, ma poco tutelante, di 70 dB(A) diurni e 60 dB(A) notturni (in ogni caso l’attività in parola non avrà svolgimento notturno). In ogni caso, considerando la stima degli effetti delle emissioni sonore producibili nel cantiere in oggetto, non si evidenziano particolari motivi di preoccupazione per la salute dei lavoratori e delle persone coinvolte direttamente o indirettamente nell’attività produttiva.

Interventi di mitigazione Gli interventi prevedono: • manutenzione costante dei mezzi al fine di mantenere la loro rumorosità nei limiti di legge; • fornitura alle maestranze di idonei D.P.I.;

RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI Impatti potenziali delle radiazioni ionizzanti Tra tutte le fonti di inquinamento a cui può essere sottoposto l’uomo, quella da radiazioni ionizzanti è la più subdola in quanto non abbiamo organi sensoriali che ne percepiscano la presenza. I danni che derivano dall’esposizione a radiazioni sono i seguenti: • alterazioni all’apparato riproduttivo, in quanto il patrimonio genetico può essere danneggiato dall’esposizione a radiazioni; • lesioni al midollo osseo, in quanto le cellule del sangue sono molto sensibili a questo tipo di radiazioni; • lesioni alla pelle che possono portare alla degenerazione neoplastica dei tessuti.

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Impatti potenziali delle radiazioni non ionizzanti I rischi specifici legati all'emissione di onde radio e di microonde sono legati all'interazione dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con il mezzo costituente il corpo umano. I danni biologici sono attribuibili alle seguenti cause: • per frequenze inferiori a 15 MHz, corrispondenti a una lunghezza d'onda di 20 m, molto superiore alle dimensioni del corpo umano, l'energia elettromagnetica si trasforma in calore per effetto Joule prodotto dalle correnti indotte nei tessuti. In queste condizioni è chiaro che più la frequenza dell'onda incidente è bassa più grande è la profondità di penetrazione e maggiore risulta il coinvolgimento degli organi profondi del corpo umano. • Un anomalo innalzamento del livello termico del corpo può sollecitare i meccanismi di termoregolazione sino ad indurre la morte per lesioni causate da ipotermia. • L'occhio è un organo molto sensibile al calore prodotto dall'assorbimento della radiazione elettromagnetica. Infatti, poiché l'occhio è scarsamente irrorato dalle vene, il calore assorbito stenta a dissiparsi tramite aumento della temperatura locale; ciò può provocare cataratte o distacco della retina. • Piccole variazioni termiche all'interno dell'organismo posso anche determinare situazioni anomale nel sistema cardiocircolatorio, come aumento del flusso sanguigno, vasodilatazione e aumento della pressione nei capillari. • Esistono anche degli effetti atermici che sembrano essere associati alla durata dell'esposizione, questi si manifestano come cefalee, astenie, crampi muscolari, inappetenze, sonnolenza e affaticamento generale. Impatti reali Per le caratteristiche del progetto in esame non si prevede produzione di raggi ionizzanti e non ionizzanti.

PAESAGGIO Impatti potenziali Il principale impatto consiste nella modificazione dell’assetto morfologico dell’area, ma secondo la definizione di paesaggio contenuta nell’allegato A2 del D.G.R. 24/23 del 2008 occorre tener conto anche dei suoi aspetti culturali, delle identità delle comunità umane interessate e dei relativi beni culturali. Ciò premesso, si possono elencare i maggiori impatti attribuibili all’attività estrattiva: • alterazione della morfologia dell’area; • creazione di cumuli di materiale; • scomparsa della vegetazione; • impatto visivo; • inserimento in un contesto culturale estraneo. Impatti reali Si verificheranno tutti gli impatti potenziali descritti nel paragrafo precedente.

Considerazioni L’impianto di trattamento crea inevitabili scompensi al paesaggio, anche se poco visibili data l’ubicazione del sito e la sua modesta estensione.

Interventi di mitigazione È piuttosto arduo attuare interventi di mitigazione sul paesaggio in impianto di questo tipo. L’unica valida prospettiva di attenuazione degli impatti consiste nell’attuare il ripristino ambientale al termine della vita produttiva.

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4. CONDIZIONI DI UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI E DI MATERIE PRIME DIRETTAMENTE E INDIRETTAMENTE UTILIZZATE O INTERESSATE NELLE DIVERSE FASI DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO E DI ESERCIZIO DELL’OPERA L’unica risorsa naturale direttamente coinvolta nel processo produttivo, se si esclude il minerale, è l’acqua, necessaria per alimentare l’impianto per la frantumazione ed il lavaggio degli inerti. L’acqua sarà emunta da un pozzo trivellato, da realizzarsi all’interno della concessione. In tal senso la SVIMISA SpA ha già attivato tutte le procedure amministrative necessarie all’ottenimento delle relative autorizzazioni Provinciali. Il fabbisogno energetico (corrente elettrica) sarà garantito dalla rete nazionale. Anche in questo caso il proponente ha attivato tutte le procedure al fine di ottenere la relativa fornitura necessaria. Questa soluzione a basso impatto ambientale consentirà il normale funzionamento dell’impianto senza dover ricorrere a una produzione interna di energia elettrica. L’uso di combustibile sarà limitato esclusivamente al funzionamento delle macchine d’opera dedicate alla movimentazione del toutvenant e dei prodotti finiti come degli scarti (materie prime – seconde).

5. QUANTITÀ E CARATTERISTICHE DEGLI SCARICHI IDRICI, DEI RIFIUTI, DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA, CON RIFERIMENTO ALLE DIVERSE FASI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO E DI ESERCIZIO DELL’OPERA L’impianto è stato progettato a ciclo chiuso in modo tale da evitare lo scarico nel corpo idrico superficiale. Anche le acque meteoriche dopo opportuna regimazione saranno trattate presso un apposito impianto di Prima Pioggia e successivamente reimmesse nel ciclo produttivo. Tale soluzione consente nei periodi più piovosi di limitare notevolmente l’apporto di acqua dalla falda idrica sotterranea. I rifiuti prodotti dall’impianto (materiale di scarto) sono costituiti da fanghi inerti la cui produzione si aggira intorno alle 20.000 t/a. Questi per le loro caratteristiche fisiche e mineralogiche (bentoniti) costituiscono una materia prima – seconda con valore commerciale. Le quantità in eccesso non collocate sul mercato saranno utilizzate per gli interventi di ripristino ambientale come previsto dal progetto minerario approvato. A quanto sopra occorre aggiungere i prodotti chimici necessari al processo di chiarificazione delle acque:

• TILLFLOCK PR 642: consumo medio annuale pari a 5200 kg. Il materiale ed i suoi contenitori devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi. • PRAESTOL 2540: consumo medio annuale intorno a 1300 kg. Il materiale deve essere smaltito in un impianto di incenerimento. Gli imballaggi non danneggiati possono essere riutilizzati dopo una pulizia appropriata. • HIPOCLORAN 135: consumo annuale intorno a 13 l. È da considerarsi come rifiuto speciale, di conseguenza deve essere affidato ad uno smaltitore autorizzato.

Altri rifiuti sono rappresentati da materiali di consumo e da parti o porzioni di impianto usurare o obsolete derivanti dall’esercizio dell’impianto. Le emissioni in atmosfera, saranno esclusivamente rappresentate dai gas di scarico, dalle polveri e dai rumori generati dai mezzi d’opera, pertanto sono da ritenersi limitate, conformi alla normativa vigente in materia e all’omologazione delle singole macchine. Dette emissioni saranno misurate in cantiere da personale qualificato e costantemente monitorate attraverso le periodiche manutenzioni ordinarie e straordinarie dei mezzi utilizzati. Per evitare o quantomeno ridurre entro limiti accettabili la dispersione delle polveri sollevate dal vento e dal movimento dei mezzi d’opera

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6. SOVRAPPOSIZIONE DEGLI IMPATTI IMPIANTO-MINIERA. Allo stato attuale l’area è interessata da una coltivazione mineraria a cielo aperto per la quale si sono valutati tutta una serie di impatti legati prevalentemente alle attività dei mezzi d’opera ed alla modificazione morfologica indotta dagli scavi. La realizzazione e l’esercizio dell’impianto comporterà un’amplificazione degli impatti esistenti ed imputabili all’attività mineraria in termini di: • Rumore; • Vibrazioni; • Traffico veicolare interno al cantiere minerario. • Paesaggio.

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