Riservato 1 0 Apr

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Riservato 1 0 Apr r All'Onorevole Presidente della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. OGGETTO: Ricostruzione delle basi di cui le "Brigate Rosse" disponevano in Roma (incarico n. 2642 di prot. del DECLASSIFICATO 22.02.2017). CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA cfr. Comunicazioni del Presidente COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA dal /^Y/io/tf SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE 01 ALDO MORO RISERVATO 1 0 APR. 2017 1. PREMESSA. ARRIVO Prot. N. Per una individuazione il più possibile esaustiva delle basi di cui le "Brigate Rosse" disponevano in Roma, con riferimento all'epoca in cui avvenne il sequestro Moro, si è ritenuto opportuno procedere a esame analitico dei provvedimenti giudiziari che hanno preso in esame la vicenda, poiché in essi si sono progressivamente sedimentate le conoscenze acquisite nel tempo. Da quanto è stato esaminato sono stati estratti frammenti dichiarativi e descrittivi che, con una visione unitaria, consentono di giungere a un quadro complessivo. La ricostruzione tiene conto della parallela descrizione dello sviluppo avuto dalla colonna romana, poiché la disponibilità delle basi e la struttura dell'organizzazione sono strettamente connesse e richiedono una valutazione comune. Gli ultimi tre paragrafi riguardano, rispettivamente: il contenuto del "memoriale Morucci" sulla disponibilità di basi in Roma da parte dell'organizzazione brigatista; le indicazioni fornite da Elfino Mortati su abitazioni da lui visitate in epoca prossima ai fatti e ritenute, allora, di pertinenza Br; una visione più ampia di quanto occorreva in via Gradoli, in epoca prossima alla scoperta del 18 aprile, anche tenuto conto delle risultanze acquisite al procedimento 1 penale n. 6065/98 R della Procura della Repubblica di Roma, più volte menzionato in precedenti referti, relativo alla verifica di spunti- sulla vicenda Moro presentatisi all'attenzione degli inquirenti dopo la definizione del procedimento "Moro quinquies". 2 2.1 PRIMI PROCEDIMENTI. Requisitoria del sostituto procuratore generale dr. Guido Guasco in data 13.12.1979 (voi. LII degli atti della Commissione Moro Vili legislatura - CPIM, pag. 192): "Del Proietti è traccia già nel covo delle 'Brigate Rosse' di via di Porta Tiburtina 36, che fu una delle loro prime basi nella Capitale, poiché ivi fu rinvenuta, tra le altre, la targa di un'automobile rubata, che venne impiegata dall'organizzazione terroristica, pochi giorni dopo la sottrazione, nell'attentato contro il dr. Valerio Traversi avvenuto in Roma il 13.12.1977, col quale la colonna romana dette inizio alla serie delle aggressioni personali". Ordinanza di rinvio a giudizio e sentenza istruttoria di proscioglimento del giudice istruttore dr. Ernesto Cudillo in data 15.01.1981 (voi. LII CPIM, pag. 947), nella parte in cui è esaminata la posizione di Mario Moretti: "Riceve il capitale del riscatto Costa - sequestro che aveva organizzato e diretto - versato in pieno centro di Roma il 26.03.1977 in viale Saffi (rapp. SDS Lazio 15.04.1977). Dopo la spartizione del bottino dà il via nella primavera del '77 alla ricerca delle basi che ai primi dell'estate conclude con i quasi contemporanei acquisti delle case di via Palombini, tramite la Mariani, di via Albornoz, tramite la Faranda, di via Camillo Montalcini 8, tramite la Braghetti, almeno quelle fin qui scoperte". Nello stesso documento, a pag. 975, nella parte in cui è esaminata la posizione di Gabriella Mariani: "Al primo interrogatorio [la Mariani] ha ammesso la convivenza con il Marini. 'All'inizio della nostra convivenza siamo andati ad abitare in via Urbana 110, insieme a un mio amico'. Quindi in via Palombini. 'Nel gennaio del 3 78 sono andata ad abitare insieme con il Marini in via Palombini 19. L'appartamento fu acquistato da me con i miei risparmi; pagai due milioni in contanti all'atto del compromesso e altri undici milioni mediante assegno circolare all'atto della stipula del contratto di vendita avvenuto il 12.01.1978 ... Una parte del denaro l'ho prelevata dal mio conto corrente acceso presso la Banca Nazionale del Lavoro in piazza Medaglie d'Oro e l'altra parte l'avevo a casa per servirmene all'occorrenza'. Quindi le giustificazioni sui punti che ella già intuisce difficilmente sostenibili. I milioni sono frutto di risparmi su redditi di lavoro, sono conservati in casa, per evitare di metterli sul conto in comune con il quale già dal '73 esistevano tensioni. Non parlò della nuova abitazione ai suoi genitori, perché costoro erano contrari alla separazione. Riteneva impossibile ottenere la residenza anagrafica senza la separazione anagrafica. Giustificazioni confuse; ma per questo oltre. Quindi un'altra minima ammissione: 'Sapevo che il Marini lavorava in una tipografia nella quale aiutava il proprietario'. Poi le discolpe ai limiti del credibile: ella non sa chi fosse il datore di lavoro del marito e né il luogo di lavoro; non si occupa delle cose degli altri per evitare malintesi e incomprensioni; il suo convivente non ha amici. Infine la negativa su tutte le circostanze in connessione con le Br: non ha mai conosciuto un certo Moretti Mario, non ha mai scritto con la IBM pure passata per via Palombini; nulla sa di opuscoli o volantini Br (interrogatorio Mariani 19.05.1978). La stessa condotta ha manifestato nei successivi interrogatori. Nel secondo ha ammesso, ribadendo quanto già dichiarato, il possesso della cartella marrone, riconoscendola in quella sequestrata. Ha indicato come sua amica quella Lacrimanti, il cui esame servirà ai fini della 4 identificazione della Balzerani (interrogatorio Mariani 02.06.1978). Nel terzo, ha ammesso di sapere che la tipografia del convivente era a Monteverde e ha confermato la versione del prestito al Marini della cartella. Sul denaro continua a sostenere le note questioni familiari, ribadendo che il contante era in un cassetto dell'appartamento di via Urbana, chiuso a chiave, e specifica le vicende del conto da cui prelevò la somma per le spese notarili (interrogatorio Mariani 13.06.1978). Nel quarto, contro le contestazioni dell'appunto di via Gradoli, della scrittura privata, della matrice dell'assegno su cui è trascritto 'notaio Tosti Croce 2.679.000', del foglio con dattiloscritture trovato sotto il divano letto e della testimonianza Cutolo, ha concluso affermando che i collegamenti sono pura operazione di fantasia e che quel foglio di carta con le dattiloscritture non era stato rinvenuto nella prima perquisizione (interrogatorio Mariani 18.01.1979). Tali'discolpe di per sé'appaiono' di scarsa attendibilità. Rapportate ad altre prove perdono ogni valore. Comunque, quand'anche non fossero esistite le confessioni e le chiamate del Triaca, già i reperti sequestrati in via Pio Foà, in via Palombini e in via Gradoli proverebbero l'affiliazione della Mariani e conseguentemente del Marini alle Br e proprio con le funzioni indicate dal Triaca. Integrandosi perfettamente con le dichiarazioni di costui, il quadro probatorio è completo e la sufficienza per il rinvio più che superata. Nel locale di via Pio Foà sta materiale Br e praticamente nuli'altro - appare inutile ripeterlo: bozze, cliché, 'ricordini', ciclostilati, foto di membri e di sequestrati Br, copertine. E' dotato di arma, acquistata con documenti ricettati insieme ad altri e usati dalle Br, 5 è dotato di denaro proveniente da sequestro Br, è accertato, in modo univoco, che trattasi di una tipografia delle Br. In quella tipografìa, viene rinvenuta la cartella marrone, di cui s'è già parlato infinite volte. La cartella contiene tutto il materiale Br e, reperto più prezioso degli altri, la bozza a macchina della risoluzione DS febbraio 78 e relativi cliché. Questa cartella è della Mariani. Sul punto, la prima discolpa è priva di verifica. Il Marini con il suo silenzio di certo non avvalora la tesi del prestito diversi mesi prima per la custodia di un disegno. Vi sono invece le dichiarazioni Triaca, da cui si desume che essa era rimasta nella materiale disponibilità dei conviventi che se ne sono serviti per la custodia di quell'importante documento e di quant'altro appariva di più utile e prezioso, dal libretto di porto di fucile Alori, rubato con quello Lunerti e servito all'acquisto dell'Ithaca di via Gradoli e delle armi fiorentine trovate in possesso di Cianci Dante, al libretto illustrativo della macchina IBM, a protovolantini della colonna romana ed eventualmente di altre colonne. Nell'appartamento di via Palombini sono rinvenute un certo numero di chiavi, sulle quali non si sa dare spiegazioni; sette fogli di trasferibili; una prova di caratteri di macchina da scrivere. I trasferibili sono della stessa specie di quelli usati per la formazione degli slogans apposti su opuscoli Br. I caratteri di cui alla prova appaiono di macchina IBM. 6 Anche qui, trovano conferma le dichiarazioni Triaca, sia quelle sul lavoro della Mariani, sia quelle sulla composizione degli slogans e, pertanto, d'alcun valore sono le discolpe. A nulla vale sostenere che in un primo verbale la polizia giudiziaria dava atto che nulla era stato rinvenuto oltre le chiavi. La seconda, quella del sequestro dei trasferibili, avviene a poco più di un 'ora di distanza e sembra del tutto credibile che durante la prima, nel corso della quale si procedeva pure al fermo dei due, siano stati trascurati incolpevolmente i foglietti dei trasferibili. Tanto più che spesso accade che molte cose assumono un valore solo a distanza di tempo, per effetto di successive indagini e risultanze. Come è capitato nel caso della terza perquisizione effettuata direttamente da questo Ufficio, nel corso della quale venivano rinvenuti quel foglio con le prove di dattiloscrittura, occultato sotto un divano, e il blocchetto delle matrici di assegni. Nella base di via Gradoli, poi, l'appunto ben noto su cui s'è discusso. Su di esso e sulla vicenda relativa all'acquisto di via Palombini cadono tutte le discolpe della Mariani, in esso, a fianco a certe voci di spesa riportate sotto il titolo 'tip.l', ne appaiono altre riassunte nella dizione 'casa a tutto '79'.
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    – 81 – conoscenza con Cossiga. Riguardo ai rapporti con i giornalisti, l’audito ha affermato che aveva con loro contatti su incarico dell’ufficio stampa del Ministro. Circa i rapporti tra Cossiga e Fabio Isman, ha dichiarato di non sapere quante volte lo ricevesse, non essendo in servizio presso il gabinetto o la segreteria del Ministro, e ha spiegato: «Quando veniva mandato da me e chiedeva le notizie, gli davo le notizie che davo a tutti gli altri giornalisti». Ha anche aggiunto: «So che era molto vicino, questo sì […] anche successivamente». Mosino ha asserito di non aver mai saputo se Nemer Hammad avesse avuto contatti con il Ministro dell’interno o con i suoi collaborator e anche di non aver mai saputo, allora, di incontri tra Cossiga e l’onorevole Signorile. Il Presidente ha ricordato che monsignor Mennini, recatosi da Cossiga insieme al professor Tritto, ne riportò l’impressione di un clima di grande confusione. L’audito ha replicato affermando che c’erano frenetica attività e intensa mobilitazione, non di agitazione e confusione; ha però precisato di non sapere cosa succedesse nell’ufficio del Ministro. Sul “memoriale Morucci” – trasmesso da suor Teresilla Barillà al Presidente della Repubblica Cossiga il 13 marzo 1990 e poi dalla Presidenza della Repubblica, tramite il prefetto Mosino, al Ministro dell’interno il 26 aprile 1990, come ha ricordato il Presidente della Commissione – il prefetto Mosino ha asserito di avere ricordi vaghi ma di rammentare che oltre al Ministero dell’interno fu interessata anche l’autorità giudiziaria. Dei colloqui di Cossiga con Morucci e Faranda ha detto di non sapere nulla e di non avervi mai assistito, perché erano incontri che Cossiga faceva personalmente.
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