Khuzestan o Arabistan?

Gli Arabi del Sud dell' tra Storia e autorappresentazione (1828-2008)

Federico De Renzi

1 Introduzione

Gli eventi verificatesi in Iraq a partire dal 24 marzo 2003, e l’incertezza sui futuri sviluppi dell’operazione Enduring Freedom, hanno fatto sì che le politiche interne ed estere dei due principali paesi della regione, Turchia e Iran, divenissero di vitale importanza per gli Stati Uniti. Così come la Turchia è infatti impegnata in una nuova fase della guerra ai separatisti curdi del PKK/KADEK, con operazioni su larga scala oltreconfine nelle regioni di Mosul e Kirkuk, allo stesso modo l’Iran, a partire dal biennio 2005-2006 ha dovuto affrontare una serie di minacce interne al regime. Accomunato alla Turchia nella lotta ai separatisti curdi del PEJAK (ramo iraniano del PKK), sempre a partire dal 2005 il governo di Teheran ha visto una rinascita dei sentimenti indipendentisti e separatisti, spesso perseguiti attraverso azioni terroristiche, nelle regioni con forti minoranze etniche (Azerbaijan, Kurdistan, Gurgan, Baluchistan e Khuzestan). La vittoria dei conservatori dell’Ayatollah Ali Khamenei e dei sostenitori del Presidente Ahmadi-Nejad sui riformisti di Seyyed Mohammad Khatami alle elezioni legislative del 14 marzo e 25 aprile 20081 poi, ha fatto riemergere il problema del rispetto delle minoranze. Mentre infatti il governo sembra sostenga movimenti insurrezionalisti sciiti all’estero (Milizie Badr e Armata del Mahdi in Iraq, Hezbollah in Libano) al fine di “esportare la Rivoluzione Islamica”2, a partire dal 2005 ha stretto la morsa su diverse organizzazioni e partiti di opposizione, in risposta all’ondata di attentati compiuti da alcuni di questi in Baluchistan, Azerbaijan e Khuzestan. Queste due regioni in particolare sono tra quelle storicamente più instabili e propense alla ribellione di tutto il paese. Il Khuzestan è infatti fondamentale per la stabilità dei rapporti con Iraq e Stati del Golfo, data la presenza lì dei maggiori giacimenti petroliferi e gasiferi del paese e delle industrie petrolchimiche a questi collegate. Insieme con la Provincia di Bushehr e le province azerî, è il principale produttore di cereali del Paese; fino almeno alla Prima Guerra del Golfo, quando in seguito ai bombardamenti e all’impiego di armi chimiche, l’ecosistema delle paludi dello Shatt al-Arab venne gravemente danneggiato su entrambi il alti del confine, con danni irreparabili per la coltivazione della canna da zucchero. Questa aveva infatti costituito una delle principali produzioni agricole della regione. Pur essendo questa etnicamente molto composita, come del resto tutto il Paese, gli Arabi costituiscono la comunità maggioritaria. Non va dimenticato in ultimo il ruolo culturale simbolico che tanto gli Azeri quanto gli Arabi hanno avuto nella formazione della stessa identità persiana (la diffusione dello Sciismo Duodecimano è infatti avvenuta per mano dei Turchi, e degli Azerî in particolare). Nel caso poi degli Arabi, sebbene numericamente di gran lunga inferiori alle popolazioni turcofone del Paese (gli Arabi sembra raggiungano solo il 3%, mentre gli Azeri, o Azerbaijani, costituiscono la più grande minoranza del paese, raggiungendo da soli il 24% dell’intera popolazione iraniana) hanno goduto per secoli di un prestigio legato alla loro discendenza e al merito di aver per primi portato l’Islam i quelle terre.

1 “Conservatives claim Iranian election win”, CNN.com/World, April 26, 2008 (http://edition.cnn.com/2008/WORLD/meast/04/26/iran.elections/index.html); “Conservatives win Iran election”, BBC News, Sunday, 16 March 2008 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7297923.stm) 2 “Iran hardliners condemn Khatami”, BBC News, Tuesday, 6 May 2008 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7386001.stm); 1 Gli Arabi d’Iran si stima costituiscano il 3% dell’intera popolazione, e l’1% di questa parla arabo3. Fra questi gli Ahwazi sarebbero tra i 500.000 e il milione4, oltre la metà dei quali vive nella piana del Fiume , affluente dello Shatt al-Arab (o Arvand Rud, in realtà il Tigri)5. Su una popolazione della provincia stimata di 4.345.607, gli arabi sarebbero tra l’11,5% e il 23%. Attualmente le popolazioni arabe d’Iran sono presenti, oltre che nel (Ahwazi), nelle province di Hormozgan, Bushehr, Fars, Khorasan e Semnan. Sebbene siano soprattutto sciiti duodecimani (come nel caso degli Ahwazi o degli arabi del Fars, ma sono presenti anche gruppi sunniti) e perlopiù bilingui, in alcuni casi risultano completamente persianizzati. Spesso però mantengono strutture sociali tipicamente arabe, come nel caso delle tribù del Khorasan (Sheybani, Zanguyi, Mishmast, Khozaima e Azdi) o degli arabi di Hormuz. Nel caso degli Ahwazi, sebbene questi siano sciiti (a differenza di Curdi e Baluci, maggioritariamente sunniti), il fatto di essere primariamente arabofoni e di non avere quindi facile accesso all’istruzione superiore li rende socialmente svantaggiati. Il dialetto aÎwazÐ poi, per quanto sia vicino ai dialetti arabi d'Iraq, è però talmente influenzato dal Persiano da renderne difficile la comprensione anche per le tribù affini presenti al di là del confine con l’Iraq. I dialetti arabi d’Iraq e in generale mesopotamici infatti, tra i quali rientra l' aÎwazÐ, come molto spesso accade nel mondo arabo appartengono a diversi sottogruppi. Sono infatti questi suddivisi in dialetti qəltu (dalla prima persona singolare del verbo qāla ‘dire’ -suddivisi in anatolici, zona del Tigri e zona dell’Eufrate-) e dialetti gilit (sempre dalla prima persona singolare del verbo qāla ‘dire, diffusi nell'Iraq urbano-musulmano e nel Golfo Persico). Sebbene infatti si parli spesso di dialetto iracheno, riferendosi implicitamente alla parlata di Baghdad, in realtà sono presenti sul territorio dell’attuale Iraq diversi ceppi, spesso molto diversi tra loro. Questi variano a seconda della provenienza di un dato gruppo tribale (spesso presente a cavallo dei confini con gli stati vicini) e dalla sua appartenenza culturale (arabi urbani e tribali, beduini e arabi delle paludi, tribù arabe o arabizzate, sciiti o sunniti). Caratterizzati da una marcata influenza di sostrato iranico, i dialetti mesopotamici (o iracheni) conservano una tipologia relativamente arcaica. I dialetti dell’Iran e dell’Asia centrale (Iran, Uzbekistan, Afghanistan), costituiscono il confine orientale dell’arabofonia e risentono in modo più marcato con lingue iraniche (persiano, tagico e pashto) e turciche (turco, azerî)6. La stessa parola ÝIrÁq era in origine (VII-VIII sec.) l’etnonimo di una tribù yemenita giunta in Mesopotamia con il Califfo ÝUmÁr (634-644 d.C.) a seguito delle battaglie vinte a QÁdisiyya (638) e a Nihavând (642) contro i Sassanidi. Prima dell’invasione islamica, l’arabo nella regione siro-mesopotamica era parlato nel Regno dei Lakhmidi (BanÙ LaÌm, 266-638), arabi cristiani vassalli dei sassanidi ed acerrimi nemici dei ghassanidi (BanÙ ĠassÁn o ĠasÁsina, 220 ca.-638 d.C.), regno fondato da tribù sudarabiche cristiane, vassallo prima di Roma e poi di Costantinopoli7. Si può tuttavia parlare di “lingua araba” (nordarabico), già con i regni carovanieri di Petra (II sec. a.C.-III sec. d.C.) e Palmira (Tadmor, metà I sec. d.C.-272 d.C.). È naturale dunque parlare di arabi piuttosto che di arabo d’Iraq, o mesopotamico, anche da un punto di vista cronologico. Con la conquista islamica

3 “Iran”, CIA World Factbook 2008 (https://www.cia.gov/library/publications/the-world- factbook/geos/ir.html#People). 4 Stando a Daniel Elton gli Arabi d’Iran “are concentrated in the province of Khuzistan and number about half a million”, Daniel, Elton L., The History of Iran, Westport, Conn.: Greenwood Histories of the Modern Nations, Greenwood Press, 2001, p. 14; secondo Lorentz sarebbero invece un milione, Lorentz, John H., Historical Dictionary of Iran, Lanham, Md. : Scarecrow Press, 1995, p. 172. 5 “More than half the population are Arabs who live in the plains; the rest are Bakhtyaris and other Lurs (peoples of West Persia), with many Persians in the cities. Some of the Bakhtyaris and Lurs are still nomads.”, vedi: “Khuzestan”, Encyclopædia Britannica, 15th Edition (http://www.britannica.com/eb/article- 9045360/Khuzestan) . 6 Durand, Olivier, Introduzione ai dialetti arabi, Milano: Centro Studi Camito-Semitici, 1995, pp. 31-41 7Sul ruolo di stati cuscinetto di Ghassanidi e Lakhmidi nell’Età Tardoantica, vedansi: Irfan, Shahid, Byzantium and the Arabs in the Fourth Century, Washington, DC: Medieval Academy of America, 1984, pp. 330 e sgg., e Donner, Fred,, The Early Islamic Conquests, Princeton, NJ: Princeton University Press, 1981, pp. 103-111. 1 poi, divennero maggioritari nella regione due nuovi gruppi arabi, ossia gli arabi settentrionali o ÝAdnÁniyya (beduini della Penisola) e gli yemeniti o QaÎÔÁniyya (agricoltori sedentari). Questa divisione si può ancora riscontrare in certe particolarità linguistiche delle parlate arabe del sud dell'Iraq e dell'Iran8. Non è da escludere tuttavia una progressiva fusione tra i vari gruppi (arabi settentrionali musulmani e cristiani, yemeniti cristiani e islamizzati) nel corso dei primi decenni di conquista (638-651), oltre che un forte influsso delle culture precedenti (si pensi al substrato culturale che permea ancor’oggi la regione, dai Babilonesi ai Sassanidi, dal Mazdeismo allo Gnosticismo e al Cristianesimo nestoriano). Inoltre, come gli Arabi della provincia di Bushehr (circa 20.000, giunti dall’Arabia Saudita nel 1946, concentrati soprattutto a Kangan e a Bandar- Tahiri) e di quelli dello Stretto di Hormuz (4-8% della popolazione locale) gli Arabi ahwazi abitano una regione fondamentale per la stabilità dell’intera area. Tra le varie rivendicazioni, questi denunciano innanzitutto proprio la mancata ridistribuzione dei proventi del petrolio e il reinvestimento di questi nello sviluppo del lavoro locale. I diritti delle minoranze sono spesso identificati con gli interessi strategici, tantopiù che nel caso del Khuzestan il governo iraniano, già dalla sua nascita nel 1979, sostiene che il malcontento etnico sia alimentato dall’intervento di governi stranieri (Gran Bretagna e Stati Uniti su tutti) al fine di minare l’industria petrolifera del Paese e dunque la sua stabilità interna. Le politiche in atto in hanno dunque un peso internazionale che va al di là delle recenti elezioni. La provincia (ostân) del Khuzestan (Xûzestân) è divisa in 18 contee (šahrestân), si estende per una superficie di 64.055 km² e costituisce il fulcro dell’asse energetico ideale Nord-Sud che dal Mar Caspio giunge fino allo Stretto di Hormuz9. La presenza di importanti impianti nucleari (Darkhovin) e di basi missilistiche (Abadan), contribuiscono a enfatizzare il discorso sul futuro che questa regione, così come altre (prime fra tutte l’Azerbaijan e, in misura minore, il Balucistan), dovranno svolgere in un futuro assetto politico e strategico del paese. La provincia è pertanto oggetto di rappresentazioni geopolitiche da parte di partiti attivi in Europa o negli Stati Uniti, che ne chiedono la separazione, o talvolta la semplice autonomia, dal governo centrale. Questi sono stati creati, insieme ad una rete di movimenti di difesa dei diritti umani, da esponenti dei gruppi arabi della provincia in opposizione al governo di Teheran, e oggetto di vivo interesse, sia pure con approcci differenti, da parte di circoli statunitensi e britannici (quali il progetto Middle East Progress del Center for American Progress, legato all’ex-presidente Clinton, o la Henry Jackson Society, legata ai Repubblicani). Negli ultimi anni, l’attenzione crescente dell’Occidente nei confronti di tutta l’area, culminata con l’attacco all’Iraq, ha infatti rinnovato l’interesse verso il Khuzestan.

8Sui dialetti arabi parlati oltre che in Iran, anche in Iraq e, più in generale, nella regione Mesopotamica e del Golfo, vedansi: Abu-Haidar, F., Christian Arabic of Baghdad, Wiesbaden: Otto Harrassowitz, 1992; Blanc, H., Communal Dialects in Baghdad, Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1964; Ingham, B., North East Arabian Dialects, London; Boston: Kegan Paul, 1982; Idem, “Regional and social factors in the dialect geography of southern Iraq and Khuzistan”, BSOAS, XXXIX, 1, (1976), pp. 62-82; Idem, “Ethnoliguistic Links between Southern Iraq and Khuzistan”, in K.S. McLachlan (ed.), The Boundaries of Modern Iran, London: London University College Press, 1994, pp. 93-100; Idem, “Persian and Turkish loans in the Arabic dialects of North eastern Arabia”, in Csató, Eva Agnes, B. Isaksson, and C. Jahani, eds., Linguistic Convergence and Areal Diffusion, London; New York: RoutledgeCurzon, 2004, pp. 173-180; Jastrow, Otto, Die mesopotamisch- arabischen qəltu Dialekte I-II, Wiesbaden: Otto Harrassowitz, 1978-1981; Erwin, W.M., A Short Reference Grammar of Iraqi Arabic, Washington, DC: Georgetown University Press, 1963; Idem, A Basic Course in Iraqi Arabic, Washington, DC: Georgetown University Press, 1963; Van Wagoner, M.Y., Spoken Arabic (Iraqi), Ithaca, NY: Spoken Language Service, 1975 (2nd edition); Van Ess, J., The Spoken Arabic of Iraq, Oxford: Oxford University Press, 1938; Woodhead, D. and W. Beene, A Dictionary of Iraqi Arabic. Arabic-English, Washington, DC: Georgetown University Press, 1967; Clarity, B.E., K. Stowasser, and R. Wolfe, A dictionary of Iraqi Arabic. English-Arabic, Washington, DC: Georgetown University Press, 1964; Holes, C., Colloquial Arabic of the Gulf and Saudi Arabia, London: Routledge & Kegan Paul, 1984. 9 Grossman, Zoltan, “Khuzestan: The First Front on the War on Iran?”, Z Net, November 7, 2005 (http://www.zmag.org/znet/viewArticle/5067). 1 La provincia è infatti considerata una delle possibili teste di ponte in un eventuale attacco all’Iran (l’altra sarebbe costituita dalle province a maggioranza azerî). I gruppi di opposizione araba sono così tornati al centro di possibili scenari futuri. Questo lavoro ha lo scopo di fornire una presentazione dei gruppi più noti che si battono per conquistare l’autonomia su base federale del Khuzestan o la sua indipendenza dal governo centrale; in particolare verranno analizzate le strutture e gli obbiettivi di questi partiti e associazioni, il più delle volte operanti al di fuori del paese. Accanto a ciò verrà altresì analizzato il loro reale peso in un eventuale nuovo e futuribile scenario strategico regionale, partendo dalla legittimità dei propositi espressi di fronte all’opinione pubblica internazionale e, dunque, agli occhi delle potenze occidentali10.

1a. Distribuzione dei gruppi etnici e linguistici in Iraq. Fonte: Healing Iraq

10 Grossman, Zoltan, “Khuzestan: The First Front in the War on Iran?”, cit. 1 1b. Distribuzione dei gruppi tribali in Iraq. Fonte: Healing Iraq

1 1c. Aree abitate dagli Arabi ahwazi. Carta basata sul CIA World Factbook 2008. Fonte: Unrepresented Nations and Peoples Organization (UNPO), “Ahwazi”

1 2. Composizione etno-religiosa dell’Iran, tratta dal CIA World Factbook 2004. Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 3. Gli Arabi d’Iran nel contesto macroregionale (1992). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 4. Mappa CIA sui gruppi etnici dell’Iran nel contesto regionale agli albori della Rivoluzione Islamica (1982). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 5. Densità di popolazione dell’Iran, tratta dal CIA World Factbook 2004. Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 1. Il Khuzestan nella Storia

Al centro del Mondo

Regione situata nel punto in cui la costa iraniana del Golfo Persico incontra l’unico sbocco al mare dell’Iraq, ne è separata dallo Shatt al-‘Arab (ŠaÔÔ al-ÝArab), estuario dei fiumi Tigri ed Eufrate creatosi alla fine del I Millennio a.C., via di comunicazione e per questo motivo anche punto di passaggio di antichi imperi e civiltà. Questa vasta zona paludosa, che va da oriente del grande porto di Bassora (BaÒra) fino a Dhi Qar (ÅÐ QÁr) e Maysan (MaysÁn) a Nord, abitata dai cosiddetti “Arabi delle paludi” (Marsh Arabs)11. La provincia è infatti nota per essere stata popolata da tribù arabe, come ricordato, sin dall’età preislamica, oltre ad essere stata al centro di antiche civiltà quale quella sumerica, elamita, dell’Impero Neo-assiro (conquista di Assurbanipal, 640 a.C.), di quello Neo- babilonese (612-539 a.C.) e di quello Achemenide (con Ciro il Grande, 538 a.C.). Sottratta ai Seleucidi di Demetrio II Nicatore (m. 129 a.C.) nel 139 a.C. dai Parti di Mitridate (Mehrdad I, 171-137 a.C.), passò in mano ai Sassanidi di Shapur II (309/310-379 d.C.). Come accennato dopo la presa di (642 d.C.) la regione entrò nei dominî islamici. A guidare la spedizione del 638, dopo un primo sconfinamento di ricognizione, fu AbÙ MÙsâ al-AšÝarÐ (m. 662 o 672), uno dei primi compagni di Maometto. La conquista fu condotta a termine nel 640, con la presa di Hormuzd Ardashir, città che venne ribattezzata SÙq al- AÎwÁz, nome che deriva da una forma di plurale arabo ricalcata sul termine Khuzi12. In Età Omayyade, e particolarmente durante la Seconda Guerra Civile islamica, seguita alla morte di ÝAlÐ (661-665/680-684 d.C.) gruppi nomadi di Íanifa, BanÐ TamÐm e ÝAbd al- Qays13 passarono il Golfo occupando i territori della regione di Bassora intorno alla città di Ahwaz e parte del Fars. Nella seconda metà del X secolo, in piena Età abbaside, la tribù dei BanÐ Asad14, approfittando della presa di potere a Baghdad da parte della dinastia iranica sciita dei Buwidi (934-1055, 1062), entrarono in Akhwaz, dove era presente già in epoca preislamica un gruppo di BanÐ TamÐm nel Regno di ÍÐra15. La regione, insieme al Fars e alla zona di Kerman, vide giungere diverse tribù arabe. In seguito alla caduta del Califfato Abbaside, il flusso di tribù arabe nella regione diminuì. Tra XI e XIII secolo la regione rientrò prima nell’Impero dei Selgiuchidi d’Iran (1118-1194), poi dei Mongoli Ilkhanidi d’Iran (1258-1353) e dei Mongoli Jalayridi di Baghdad (1360 ca.-1432). Tra XIV e XV secolo, dopo le campagne di Tamerlano in Persia (1393-1397) e le guerre tra le federazioni turcomanne dei Qara Qoyunlu (1411-1470) e degli Aq Qoyunlu (1470-1508), il potere passò in mano ad una dinastia-setta locale di arabi sciiti, i MušaÝšaÝ16. Questi si stabilirono ad Hawiza, sull’antico corso del fiume Karkha, ai confini occidentali del Khuzestan. Tribù arabe giunsero anche in seguito, in particolare dal XVI secolo in poi (Federazione dei BanÐ KaÝb, proveniente dall’attuale Kuwait e incentrata a sud della città di Bassora)17. Dalla seconda metà del XVI secolo, con le conquiste ottomane in Alta Mesopotamia seguite alla Battaglia di Çaldıran (1514), vinta da Yavuz Sultan Selim I (1512-1520) e quelle di Solimano il Magnifico (1533 Presa di Tabriz, 1535 Ingresso a Baghdad) a spese dei Safavidi di Shah Isma'il (r. 1502-1524) e Shah Tahmasp I (r. 1524-1576), la regione divenne insieme

11 Thesiger, Wilfred, The Marsh Arabs, London: Longmans, 1964; Harmondsworth (Middlesex): Penguin, 1967, 2007; Stewart, Rory, The Prince of the Marshes: And Other Occupational Hazards of a Year in Iraq, Orlando, FL: HarcourtBooks, 2006, 2007. 12 Lockhart, L., “al-Ahwāz”, Encyclopédie de l’Islam, 2nd Edition (EI²), Vol. I (1986), pp. 305. 13 W. Montgomery Watt, “ÍanÐfa b. Ludjaym”, EI², Vol. III (1986), pp. 166-167; 14 Kinderman, H., “BanÙ Asad”, EI², Vol. I (1986), pp. 683-684. 15 Lecker, M., “TamÐm b. Murr”, EI², Vol. X (2000), pp. 172-176 16 Luft, P., “MushaÝshaÝ”, EI², Vol.VII (1993), pp. 672-675. 17 Abu-Hakima, A.B., “BanÙ KaÝb”, EI², Vol. IV (1997), p. 314. 1 all’Azerbaijan e oggetto di disputa fra turchi Ottomani e Safavidi fino al crollo di questi ultimi (1722). Dopo la campagna del sovrano afsharide Nader Shah (r. 1736-1747) contro gli Ottomani in Mesopotamia (conclusasi con la cessione di Najaf, 1743)18 e la breve parentesi degli Zand (1750-1794)19, tribù del gruppo Lakk dei Luri, la regione, nota come Arabistan già dal regno di Shah Abbas I (r. 1588-1629), tornò sotto il controllo della Dinastia Qajar. Nel XVIII secolo, i MušaÝšaÝ appoggiarono una nuova invasione ottomana. Di conseguenza, fra il XVIII e XIX secolo, persero terreno a favore delle tribù arabe BanÙ KaÝb e BanÙ LÁm. Nel 1847 Mohammad Shah Qajar (r. 1834-1848) firmò il secondo trattato di Erzurum, con il quale si definiva la linea di confine fra la Persia e l’Impero Ottomano, a parziale risarcimento per le perdite territoriali nel Caucaso seguite alle due guerre con la Russia (1812-1814, 1826- 1828) previste dai trattati di Gulistan (1814) e Turkmenchay (1828)20; a Erzurum venne stabilita una linea di confine non di rado rimessa in discussione ancora oggi, a prova della sua importanza strategica, al punto di influire sul passato e sul presente di tutta l’area.

I. Planisfero S-N secondo il trattato di Geografia Rappresentazione della Terra (ÑÙrat al-ArÃ, Baghdad, 977 d.C.) opera del geografo persiano del X secolo Ibn Hawqal (MuÎammad AbÙ ’l-QÁsim ibn Hawqal, 931?-988 L’opera rientra .(ﻔﺎﺮﺲ) ÍÙzistÁn), a oriente del Fars ) ﺤﻮﺯﺴﺗﺎﻦ d.C.). Nella sezione colorata di giallo si legge nella tipologia grafica islamica detta del “Libro delle Strade e dei Regni” (KitÁb al-MasÁlik wa’l-MamÁlik), nata alla cosiddetta Scuola grafica del fisico, matematico e geografo persiano al-Balkhi (AbÙ Zayd AÎmad ibn Sahl al-BalÌÐ, 850-934 d.C.), e sviluppata dai suoi discepoli al-Istakhri e Ibn Hawqal. Istanbul: Topkap¤ Saray¤ Müzesi. Vedi: Kramers, J.H., “La question Balkhi-Istahri-Ibn Hawkal et l'Atlas de l'Islam”, Acta Orientalia 10 (1932): 9-30.

18 Axworthy, Michael, The Sword of Persia: Nader Shah, from Tribal Warrior to Conquering Tyrant, London: I.B.Tauris, 2006; Perry, J.R., “Nādir Shāh Afshār”, in EI², Vol. VII (1993), pp. 853-856; Durand, Henry Mortimer, Nadir Shah, London: Constable, 1908; Avery, Peter, “Nādir Shāh and the Afsharid Legacy”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Cherles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 3-62; Shaw, Stanford, “Iranian Relations with the Ottomans in the Eighteenth and Nineteenth Centuries”, ibid., pp. 297-313. 19 Perry, J.R., Karim Khan Zand, Oxford: Oneworld, 2006; Idem, “Zand”, in EI², Vol. XI (2002), pp. 443-444. 20 Cornell, Svante, Small Nations and Great Powers: A Study of Ethnopolitical Conflict in the Caucasus, Richmond: Curzon, 2001, p. 37. 1 II. Rappresentazione della zona che affaccia sul Golfo Persico, tratta dal ÑÙrat al-Arà di Ibn Hawqal, dove si legge “Immagine del Khuzestan” (nel testo persiano Ñûrat-e Xûzestân, dove quest’ultimo termine è reso (ﺨﻮﺯﺴﺘﺎﻥ

III. Copia del planisfero S-N secondo il KitÁb al-MasÁlik wa’l-MamÁlik (Baghdad, 977 d.C.) di al-Istakhri (AbÙ IsÎaq IbrÁhÐm ibn MuÎammad al-FÁrisÐ al-IstÁÌrÐ, 930ca.-957 d.C.).

1 IV. Resa N-S del planisfero del KitÁb al-MasÁlik wa’l-MamÁlik di al-Istakhri. Il Khuzestan (Khuzistan) risulta così al centro della mappa, a occidente del Fars.e a sud dell’Azerbaijan.

V. Rappresentazione della zona che affaccia sul Golfo Persico (BaÎr-e Fârs) tratta dal KitÁb al-ÑuwÁr al- è sulla destra. In parallelo, all’altro estremo, è ( ﺤﺪﻮﺪ ﺨﻮﺯﺴﺘﺎﻥ) AqÁlim di al-Istakhri. Il confine del Khuzestan .(ﻋﺒﺎﺪﺍﻦ) segnata la città di Abadan

1 6. Zone d’attrito strategico (XV-XVIII secolo)

1 Passaggio in India

Per tutto il XIX secolo la Gran Bretagna tentò di prendere il controllo dell’area al fine di assicurarsi una base stabile nel Golfo Persico per i collegamenti con l’India. Già all’inizio del XVIII secolo però, con lo sceicco ÝAlÐ MardÁn, l’Arabistan, già governatorato generale, divenne un emirato semi-autonomo con il nome di al-MuÎammara (attuale ). La città, posta all’imboccatura del Golfo Persico fu più volte oggetto di conquista per gli Ottomani a causa della sua vicinanza alla città di Bassora. Sotto la dinastia degli sceicchi del clan Muhaysin dei BanÐ KaÝb e in particolare con ÉÁbir al-KaÝbÐ KhÁn, resistette a diversi attacchi. Già nella prima metà del XIX secolo tuttavia, le ricchezze e, in un primo momento soprattutto archeologiche, della regione attirarono le attenzioni della Gran Bretagna, come tetimoniato dai diari di viaggio del Barone De Bode21. Durante la Guerra Anglo-persiana del 1856-1857, il corpo di spedizione britannico guidato dal Maggior Generale Sir James Outram (1803-1863)22 e composto dagli storici reggimenti 64th Foot e 78th Highlanders, sbarcò a Bushehr. Dopo un primo scontro vittorioso con le forze persiane a Khushab, con il supporto del 3rd Bombay Light Cavalry, riuscì a conquistare in breve tempo la città di Ahwaz, difesa dal principe Khanlar Mirza (m. 1862)23. Con gli accordi di Costantinopoli e la Pace di Parigi (1857), la Persia restituì Herat, nell’odierno Afghanistan, e i territori circostanti agli inglesi in cambio del Khuzestan24. Nel luglio 1859 Nasir od-Din Shah aveva poi personalmente fatto visita alla Regina Vittoria. Negli anni ’60 Sir Frederic John Goldsmid (1818-1908), Presidente dell’Indo-European Telegraph Department e autore della biografia proprio di James Outram, venne incaricato di delineare i confini tra Persia e India Britannica. Nel 1872, al fine di realizzare la linea telegrafica Calcutta-Londra (completata nel 1870) grazie ai nuovi accordi tra Nasir od-Din Shah Qajar e il governo britannico, il Barone Paul Julius von Reuter (1818-1899) ottenne in concessione tutte le risorse industriali del paese. Nel 1878 venne creato il primo consolato britannico a Bushehr, e dieci anni dopo gli armatori Lynch aprirono il Fiume Karun alla navigazione a vapore fino ad Ahwaz25. Con la scoperta del petrolio nel 1908, gli interessi britannici nella regione aumentarono sensibilmente. Quello stesso anno gli accordi tra Sir William Knox D’Arcy (1849-1917) e Mohammad ‘Ali Shah Qajar (1907-1909) portarono alla creazione della Anglo-Persian Oil Company (APOC). Questa, oltre a creare impianti di estrazione, raffinerie e complessi industriali, facilitò l’immigrazione di arabi nella regione, rendendola una delle più ricche del Paese26. A partire dal 1913 e per i cinquant’anni successivi grazie all’APOC la raffineria di Abadan, completata l’anno prima, divenne la più grande al Mondo27. L’influenza britannica si fece ancora più evidente allo durante la Prima Guerra Mondiale. La Gran Bretagna per evitare un’alleanza della Persia con l’Impero Ottomano e la Germania, A partire dalla primavera del

21 De Bode, Baron C.A., Travels in Luristan and Arabistan, London: J. Madden & Co., 1845. 22 Goldsmid, Sir Frederic John, James Outram: A Biography, London: Smith, Elder & Co., 1881. 23 Hunt, Capt. G. H. and George Townsend, Outram & Havelock’s Persian Campaign, London: G. Routledge & Co., 1858; Outram, Lieut. General Sir James, Lieut.-General Sir James Outram’s Persian Campaign in 1857, London: Smith, Elder & Co., 1860. 24 Greaves, Rose, “Iranian Relations with Great Britain and British India”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Cherles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 374-425. 25 Guest, John S., The Euphrates Expedition, London: Kegan Paul International, 1992. 26 Kinzer, Stephen, All the Shah’s Men: An American Coup and the Roots of Middle East Terror, New York: John Wiley and Sons, 2003, pp. 48-49. 27 Ferrier, Ronald, “The Iranian Oil Industry”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Cherles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 639-703. 1 1915 infatti, forte sia sul Fronte Occidentale che su quello Orientale, la Germania potè dare un maggiore sostegno militare agli Ottomani, che, salvo alcuni reparti d’elite, non possedevano un esercito adeguato. Inoltre la presenza sul fronte anatolico e su quello siro- palestinese di ufficiali tedeschi, servì inizialmente a garantire la non interferenza ottomana nelle mire tedesche sui Balcani. I Tedeschi cercarono anche di garantirsi il sostegno della Persia in funzione anti-russa, ma i Russi occuparono con i cosacchi persiani il nord del paese, costringendo la Germania a creare un governo fantoccio a Kermanshah. Dallo Yemen gli ottomani invasero gran parte del protettorato britannico di Aden, ed ebbero qualche successo anche intorno ai giacimenti dell'Ahwaz, ma dal marzo del 1916 i Britannici riuscirono a replicare con l’occupazione della regione con i South Persian Rifles di Sir Percy M. Sykes (1867-1945), notevole stratega e finissimo orientalista28, che dalla loro base di Shiraz impedivano qualsiasi avanzata tedesca verso il Golfo Persico. I Tedeschi dovettero quindi dipendere interamente dai movimenti delle truppe ottomane guidate dal Barone Colmar von der Goltz, Comandante del Fronte mesopotamico, nell’Iraq settentrionale (Mosul e Kerkük, 1915-1916) e sulla Gendarmeria svedese, formata in Persia nel 1911 in seguito alla rivoluzione costituzionale. Durante la guerra si scontrò con la Brigata cosacca persiana, dove era in servizio Rezâ Khân Mîrpanj, il futuro Shah d'Iran Rezâ Pahlavî. La Brigata cosacca, creata alla vigilia della Prima guerra mondiale e comandata fino al 1917 da ufficiali russi, costituiva l’unica forza militare moderna del paese insieme appunto alla Gendarmeria svedese. Le due formazioni si fronteggiarono durante l'assedio di Hamadan (nov.1915), dato che la gendarmeria era filo-tedesca e filo-ottomana e molti ufficiali qajar si erano formati ad Istanbul (Yeşilköy, Santo Stefano) e a Berlino. Grazie ad agenti tedeschi presenti in Persia, gli ottomani fomentarono anche sollevazioni nello Hadramawt e in Somalia, e sotto il comando del generale Friederich Kress von Kressenstein (1870-1948) riscirono a tenere impegnati i britannici con due offensive su Suez (gennaio 1915-agosto 1916). Grazie alla brillante azione del Generale Sykes, i Britannici occuparono l’Ahwaz, stringendo accordi sia con Ahmad Shah Qajar (1909-1925) che con lo sceicco Khaza‘al Khan ibn Haji Jabir Khan (ŠayÌ ËazÝal bin HaÊÊÐ ÉÁbir KhÁn, 1863?-1936)29, Muaz us-Sultana e Sardar-e- Aqdas, governatore semi-autonomo dell’Ahwaz. Questi, legato da vincoli personali allo stesso Shah, una volta che Rezâ Khân Mîrpanj ebbe preso il potere nel 1925, fu costretto ad abdicare e a rimettere nelle mani del nuovo sovrano il governo di al-MuÎammara30. La perdita dell’autonomia e il ritorno di questa regione sotto il controllo diretto dei vari governi da allora succedutesi a Teheran hanno reso infatti il Khuzestan una frontiera estremamente sensibile. È proprio sull’esaltazione dell’identità araba e in nome di questa identità che periodicamente, a partire dal 1925, gruppi di opposizione hanno agito contro il potere centrale – fosse esso incarnato dalla dinastia Pahlavi o dalle autorità della Rivoluzione Islamica – affermando di rappresentare la maggioranza araba della provincia.

28 29 R.M. Burrell, “KhazÝal KhÁn, ibn HadjdjÐ DjÁbir KhÁn”, EI², Vol. IV (1997), pp. 1171-1172. 30 Taghavi, Seyyed Mustafa, “Great Britain, Reza Shah and the Surrender of Sheikh Khazal”, Iranian Institute for Contemporary Historical Studies (IICHS, http://www.iichs.org/index_en.asp?id=720&doc_cat=23) 1 7. L’Impero dei Turchi Qajar sotto attacco (1812-1921)

2. Storia dell’opposizione ahwazi (1925-2008)

L’uomo che volle farsi re: Sheikh Khaza‘al, Reza Khan e la fine dell’autonomia

Tutti i movimenti e partiti politici dell’Ahwaz (o Xûzestân), sia che si battano per il riconoscimento dei diritti umani delle popolazioni arabe che lì vivono, sia che lottino per l’indipendenza, identificano nella figura di Shaikh Khaza‘al (ŠayÌ ËazÝal) il padre della patria, nonché l’iniziatore della lotta irredentista degli Arabi ahwazi (nome generico per definire le popolazioni arabe presenti lungo le province persiane del Golfo Persico, appunto il Kuzestan e Bushehr) contro il potere persiano dei Pahlavi prima e della Repubblica Islamica d’Iran poi. Al di là del mito, nato quando questi era ancora in vita, ma al solito sviluppatosi dopo la sua morte, avvenuta in esilio a Teheran nel 1936, Shaikh Khaza‘al fu tutt’altro che un rivoluzionario. Egli infatti, in qualità di governatore di una delle regioni chiave per

1 l’economia e la sicurezza strategica del paese, dovette relazionarsi, più che con lo Shah, con le autorità britanniche e, nei fatti, con i dirigenti della Anglo-Persian Oil Company (APOC). In quanto signore di una delle più importanti famiglie arabe dell’intero Medio Oriente poi, una volta ucciso il fratello maggiore Shaikh Maz‘al (ŠayÌ MaÝzÁl bin HaÊÊÐ ÉÁbir KhÁn, 1860?-1893) divenne così oltre che il capotribù, anche il governatore generale dell’Arabistan, rinominando la capitale NaÒariyya. Nel 1897 l’Impero Britannico appoggiò l’Arabistan nel suo processo di progressiva secessione dalla Persia, rendendolo de facto un suo protettorato, così come avrebbe fatto anni dopo con l’Emirato del Kuwait, che grazie all’Anglo-Ottoman Convention del luglio 1913 e alla compiacenza di Shaikh Sir Mubarak bin Sabah al-Sabah (MubÁrak ibn ÑabÁh al-ÑÁbah, r. 1896-1915), divenne un protettorato de iure. In qualità di MuwÁz al-SulÔÁna (Pari del Re), una volta stabilizzata la situazione interna alla provincia e affermatosi come Sceicco dei BanÐ KaÝb, grazie ai suoi rapporti con l’APOC, nel 1920 Shaikh Khaza‘al venne nominato Sardâr-i Aqdas (Il più Sacro tra gli Ufficiali). L’APOC infatti, in cambio dei proventi dell’estrazione concedeva una rendita annua allo sceicco, oltre che allo stesso Shah. Nel 1921, una volta raggiunta la firma dell’Accordo petrolifero Anglo-persiano (agosto 1919-22 giugno 1921), la Gran Bretagna, dopo aver sostenuto l’ascesa politica di Reza Khan Mirpanj (1878-1944), ex-ufficiale dei cosacchi turchi del Mazanderan, si trovò osteggiata nelle sue politiche espansioniste. Shaikh Khaza‘al cercò di formare un’alleanza contro l’ascesa di quest’ultimo, formata dai popoli della regione (Bakhtiari, Lur e tribù Khamseh del Fars), con la speranza che di creare una barriera impenetrabile alle sue armate lungo i Monti Zagros. Tuttavia le diverse componenti dell’alleanza si abbandonarono a storiche rivalità e non restò quindi allo sceicco che appellarsi al sovrano e al Majles (Parlamento). Questi scrisse una serie di lettere al capo dell’opposizione e già membro della Rivoluzione Costituzionale del 1906-1911 Sayyed Hasan Modarres (1870?-1937), in cui si presentava come uno dei primi sostenitori della Rivoluzione Costituzionale, un nazionalista persiano e un liberal-democratico offeso dall’autoritarismo di Reza Khan. Quest’ultimo, oppostosi all’Accordo, marciò su Qazvin insieme a Sayyed Ziya’ ed-Din Tabataba’i (1888-1969), figura chiave della Rivoluzione Costituzionale31. Egli costrinse Ahmad Shah a nominarlo Primo Ministro e invalidare l’accordo. Fallita l’opposizione parlamentare, Shaikh Khaza‘al si rivolse ai Britannici, questa volta presentandosi come difensore dell’Islam e della Sharia contro il laicismo iraniano di Reza Khan. Egli sosteneva inoltre che il suo popolo fosse emigrato nella provincia solo di recente e pertanto non aveva legami con la Persia. Sostenne dunque che non ci sarebbero dovuti essere problemi a separare i territori abitati da arabi dal regno di Persia. L’indifferenza dimostrata dalla corte Qajar e il tradimento per mano delle autorità britanniche portarono Shaikh Khaza‘al a recarsi presso la Società delle Nazioni (1924), al fine di ottenere riconoscimento internazionale del suo potentato e, dunque, l’indipendenza dell’Arabistan dall’Iran. Questa sua mossa lo fece fu letta come frutto di indecisione politica, dato che si era sempre dimostrato fedele alla Dinastia Qajar. Vista la scarsa affidabilità dimostrata da Shaikh Khaza‘al, la Gran Bretagna sostenne apertamente Reza Khan, unica persona in grado di arginare e porre fine alla frammentazione del paese32. La Dinastia Qajar crollò sotto i colpi dei nazionalisti e una volta deposto Ahmad Shah, Reza Khan si autoproclamò Shah a sua volta con il nome di Reza Shah Pahlavi (gennaio 1925)33. Questi inviò i suoi comandanti militari nella provincia per asserire il dominio del governo provvisorio di Teheran. Venne di conseguenza rilasciato un farmân (ordine imperiale) con

31 Keddie, Nikki R., “Iran under the Later Qājārs, 1848-1922”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Charles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 174-212. 32 Majd, Mohammad G., Great Britain and Reza Shah: The Plunder of Iran, 1921-1941, Gainesville, Fl.: University Press of Florida, 2001. 33 Zirinsky, Michael P., “Imperial Power and Dictatorship: Britain and the Rise of Reza Shah, 1921-1926”, International Journal of Middle East Studies, 24 (1992), pp. 639-663. 1 cui si ristabiliva l’antico nome della provincia, Khuzestan, al posto di Arabistan; Shaikh Khaza‘al perse così la sua autorità sulle tribù della regione (1926)34 e venne trasferito a Teheran. Lo sceiccato venne abolito e l’autorità provinciale prese il controllo degli affari regionali. Shaikh Khaza‘al passò il resto della sua vita agli arresti domiciliari, non potendo lasciare Teheran. In quanto capo dei BanÐ KaÝb mantenne alcune proprietà in Kuwait e in Iraq. Morì nel maggio del 1936, forse ucciso per ordine dello stesso Reza Shah. Non più autonomo, il Khuzestan venne retto con pugno di ferro dal nuovo governo centrale e, in seguito completamento della Ferrovia Transiraniana (1929), numerosi lavoratori persiani giunsero nella regione, spinti dallo sviluppo degli impianti di estrazione e raffinazione del petrolio. Le politiche di modernizzazione di Reza Shah, dal 1935 Shah Pahlavi d’Iran (da Ariyanâm Vâejô, poi ŸrÁn Vÿj - la Terra degli Ariani - nome preislamico in uso ai tempi dei Sassanidi, così come il termine Pahlavî, indicante la lingua iranica ufficiale di Parti e Sassanidi) erano mirate a rendere il paese autosufficiente sul piano energetico e, dunque, economico35. In questo si ispirò alla Turchia di Mustafa Kemal Atatürk e alla Germania di Hitler, entrambe rinate dopo un periodo di forte instabilità politica e sociale. Grazie a uomini come Abdolhossein Timurtash (1883 – 1933), Ministro di Corte dal 1925 al 1932 (filo-tedesco e filo-italiano),36 e a Sayyed Hasan Taqizade (1878-1970), Ministro dei Trasporti, delle Finanze e più volte Ministro plenipotenziario in Europa fra il 1929 e il 1941 (filo-britannico)37, vennero intraprese scelte moderniste radicali. Tra queste il ridimensionamento del clero sciita e l’abolizione dell’obbligo per le donne di indossare i velo (1931-1932), oltre alla sedentarizzazione forzata delle popolazioni nomadi38. Dopo un iniziale predisposizione a soddisfare gli interessi strategici delle Gran Bretagna (costruzione della Transiraniana) Reza Shah si avvicinò progressivamente alla Germania. Il congelamento degli accordi presi con la APOC, dal 1935 Anglo-Iranian Oil Company (AIOC), e nuovi accordi petroliferi e militari con la Germania incrinarono ulteriormente il rapporto con la compagnia britannica39. Già nel 1931 lo Shah impedì alla Imperial Airways di attraversare lo spazio aereo persiano, dando concessioni alla Lufthansa, e l’anno seguente abolì le concessioni fatte nel 1908 a William Knox D’Arcy. Secondo queste all’Iran andava il 16% dei proventi, mentre il sovrano ne voleva il 20%. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Gran Bretagna volle usare il paese come base per facilitare le comunicazioni con l’India Britannica. I timori vennero rafforzati nel biennio 1939-1941, con la dichiarazione di dare sostegno ideologico, ed eventualmente logistico, alla Germania in caso di attacco sovietico. Nel giugno 1941, con l’avvio dell’Operazione Barbarossa, l’Iran sostenne politicamente l’invasione dell’URSS e trattando sul futuro stato dei pozzi di Baku e garantendo concessioni in Khuzestan e Azerbaijan. Per prevenire l’ingresso dell’Iran nell’Asse, tra l’agosto e il settembre 1941 le truppe sovietiche (dall’Azerbaijan settentrionale) e britanniche (dall’Iraq meridionale) invasero l’Iran. Reza Shah fu costretto

34 Ansari, Mostafa, The History of Khuzistan, 1878-1925, Unpublished PhD. dissertation, University of Chicago, 1974. 35 Ghani, Cyrus, Iran and the Rise of Reza Shah: From Qajar Collapse to Pahlavi Power, London: I.B. Tauris, 2000. 36 Ansari, Ali, Modern Iran Since 1921: The Pahlavis and After, London: Longman, 2003; Cronin, Stephanie, The Making of Modern Iran: State and Society Under Reza Shah, London: Routledge, 2003. 37 Keddie, Nikki R. and Yann Richard, Modern Iran: Roots and Results of Revolution, New Haven, Conn.: Yale University Press, 2003, 2006; Sepehr H. Joussefi, Seyyed Hasan Taqizadeh: a Political Biography in the Context of Iranian Modernization, Master Thesis, University of Utrecht, August 1998 (http://www.let.uu.nl/~Sepehr.Joussefi/personal/Political-Biography-of-Taqizadeh.htm). 38 Atabaki, Touraj, and Erik J. Zürcher, Men of Order: Authoritarian Modernization under Atatürk and Reza Shah, London; New York: I.B.Tauris, 2003; Hambly, Gavin R.G., “The Pahlāvī Autocracy. Riżā Shāh, 1921- 1941”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Charles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 213-243. 39 Majd, Mohammad G., Great Britain and Reza Shah, cit., pp. 239-266. 1 quindi ad abdicare in favore del figlio Mohammed Reza40. Tra il 1942 e il 1944 l’Iran divenne fondamentale per il rifornimento di materiale bellico per le truppe sovietiche (85 milioni di tonnellate), costituendo una delle estremità del cosiddetto Persian Corridor (direttrice Bandar-e Shapur-Qom-Teheran-Qazvin-Tabriz-Baku)41. Questa tratta che dai porti del Golfo (Khorramshahr, Abadan, Bandar Abbas) portava al Caspio fu fondamentale per lo sviluppo del paese nel periodo post-bellico. Con la fine della guerra le immense risorse della regione furono al centro di nuovi interessi della Anglo-Iranian Oil Company (AIOC) e le popolazioni locali, filo-tedesche durante la guerra, divennero l’obbiettivo di nuove campagne di persianizzazione forzata. Il nuovo sovrano, per evitare che si ripetesse l’esperienza del Governo provinciale dell’Azerbaijan (ottobre 1945-dicembre 1946) guidato dal dirigente comunista azero Jafar Pishaveri (1892- 1947), attuò una repressione preventiva. Nel 1951 il governo guidato dal Generale Sepahbod Haj Ali Razmara (1890?-1951) chiese di ottenere più proventi dall’estrazione e dalla vendita. La Corte di Giustizia Internazionale chiese a sua volta di risolvere con la spartizione dei proventi 50/50, ma la AOIC rifiutò e il parlamento rispose votando per la nazionalizzazione della compagnia e l’esproprio dei beni dell’AIOC ad Abadan. Il 1° maggio 1951 il nuovo governo di Mohammed Mossadeq (1882-1967), anch'egli di origine qajar, approvò la nazionalizzazione dell’AIOC e inviò funzionari in Khuzestan per farla applicare. Nel luglio 1951 venne completata l’evacuazione del personale dell’AIOC, e la Gran Bretagna mise in atto contro all’Iran un blocco navale de facto, dando il via alla Crisi di Abadan. La Gran Bretagna si appellò agli Stati Uniti, per i quali l’Iran costituiva, insieme alla Turchia, un baluardo contro l’URSS e il Comunismo, al fine di rimuovere il Governo di Mossadeq. Tra l’ottobre ottobre e il dicembre 1952 la crisi peggiorò, con il nuovo Primo Ministro Mossadeq che definì la Gran Bretagna un nemico, e interruppe le relazioni diplomatiche. L’MI6 organizzò con la CIA un’azione per rimuovere Mossadeq, ma il Presidente Truman, a fine mandato, non volle rischiare di perdere un alleato importante. Ma nel gennaio 1953 il nuovo presidente Dwight Eisenhower (1890-1969) e il Primo Ministro britannico Sir Winston Churchill (1874-1965) si accordarono sulla rimozione di Mossadeq. Tra marzo e agosto 1953 il Segretario di Stato John Foster Dulles (1888-1959) e suo fratello Allen Dulles (1893-1969), Direttore della CIA, insieme all’MI6 britannico organizzarono l’Operazione Ajax per rimuovere Mossadeq con un colpo di stato42. L’operazione fallì e Mossadeq, in assenza dello Shah in vacanza a Roma, cercò di sciogliere il parlamento e di abolire la costituzione, indicendo un plebiscito dal quale uscì vincitore. In queste importanti fasi di cambiamento, alcuni partiti espressero varie aspirazioni, dapprima in favore di un’annessione all’Iraq e in seguito per una soluzione autonomistica nell’ambito dello stato iraniano (sembra che Mossadeq avesse promesso l’autonomia della provincia ad un partito, Hizb al-Sa’da, in cambio dell’appoggio alla sua politica nazionalista). Lo Shah, dal suo buen retiro a Roma, chiese le dimissioni di Mossadeq, e al suo rifiuto, nominò Primo Ministro il Generale Fazlollah Zahedi (1893-1957), chiedendogli di intervenire militarmente (19 agosto 1953). Dopo dimostrazioni di piazza contro lo Shah, l’esercito arrestò Mossadeq il quale il 22 agosto 1953 venne processato pubblicamente e condannato per alto tradimento. Morì in carcere nel 1967. A partire dalla metà degli anni ’50, con le risorse petrolifere del Paese tornate nuovamente sotto il controllo della AIOC, dal 1954 British Petroleum (BP), venne portato avanti un processo di sviluppo delle risorse naturali della regione (idrocarburi, bacini idrici, agricoltura), iniziato già con Mossadeq43.

40 Rezun, Miron, The Soviet Union and Iran: Soviet Policy in Iran from the Beginnings of the Pahlavi Dynasty Until the Soviet Invasion in 1941, Boulder, Col.:Westview Press, 1980. 41 42 Kinzer, Stephen, All the Shah's Men: an American Coup and the Roots of Middle East Terror, Hoboken, NJ: John Wiley & Sons, 2003, 2008. 43 Sulle politiche di modernizzazione del paese, vedansi: Marlow, John, Iran: A Short Political Guide, New York: Frederick A. Praeger, 1963; The Unified Development of the Natural Resources of the Khuzestan Region: 1 Il giovane sovrano poté così dedicarsi a quella che venne definota "La rivoluzione bianca", che prevedeva un piano organico di sviluppo del paese. Questo, approvato da un plebiscito nel 1963, prevedeva la vendita delle fabbriche di proprietà dello Stato, in modo da ottenere liquidi per espropriare i grandi possidenti, la condivisione dei profitti delle industrie, la nazionalizzazione delle foreste, una nuova legge elettorale, che includeva l'emancipazione delle donne, e la creazione dei Corpi d'Alfabetizzazione, con lo scopo di portare l'educazione elementare nelle aree rurali, fino ad allora non sufficentemente alfabetizzate. Ma l'alfabetizzazione significava soprattutto un maggiore controllo delle minoranze44. Così come per l’Azerbaijan, che tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’70, a causa dell’emigrazione, aveva riversato migliaia di lavoratori nella capitale, attirati dalle opportunità emerse in seguito all’aumento dei prezzi del petrolio, si era venuta a creare in Khuzestan una nuova struttura sociale. Nel 1962 venne infatti completata la Diga di Dez, nella regione del , e progetti d’irrigazione su diversi altri fiumi, primo fra tutti il Karun, attirarono numerosi lavoratori specializzati (soprattutto persiani delle grandi città). Così come in Azerbaijan, la regione assisté ad una grande crescita demografica della popolazione rurale e della produzione agricola, specialmente nella zona di . Questa nuova composizione favorì la nascita di nuovi pensatori (talvolta marxisti), spesso organizzati nei nuovi partiti rivoluzionari, sia marxisti come i Fidāī‘āyan-i Khalq (Devoti del Popolo) che d'ispirazione islamica come i Mojāhīdin-i Khalq (MeK, I Combattenti del Jihād del Popolo)45. Per evitare il ripetersi di quello che era successo con l’insediamento di decine di migliaia di Azeri a Teheran, soprattutto nelle periferie a sud, cosa che segnò profondamente la coscienza collettiva degli Azeri, nel 1967 Mohammed Reza Pahlavi, vista la situazione politica provocata dall’attacco degli Stati arabi a Israele nella Guerra dei Sei Giorni, ed evitare insurrezioni pan-arabiste, espropriò le terre degli arabi, così come quelle dei Bakhtiari e dei Lur, trasferendo persiani da Yazd. La città di Yazd-e Now (Nuova Yazd, oggi Shirinshahr) divenne un importante centro di produzione della canna da zucchero, mentre il resto delle terre a sud vennero destinate all’industria petrolifera. Le nuove politiche economiche e sociali attuate dal regime aumentarono il dislivello sociale tra il centro del paese e le minoranze, soprattutto gli azeri, gli altri turcofoni e gli Arabi ahwazi. Tuttavia Teheran, a differenza delle autorità sovietiche, più accomodanti verso le identità culturali delle minoranze etniche, per ottenere un avanzamento sociale, costringeva implicitamente queste all’assimilazione, specialmente gli Arabi, che a differenza degli Azeri e delle altre minoranze turcofone o iranofone si trovavano molto lontane dalla cultura persiana. Le politiche di persianizzazione in questo, finalizzate alla creazione di quello che doveva essere un nuovo Impero Persiano su modello sassanide, contribuirono ad un ulteriore indebolimento dell’identità araba degli abitanti del Khuzestan.

A Report to Plan Organization, Government of Iran, New York: Development and Resources Corp.: Khuzestan Development Service, 1959; Carey, Jane Perry Clark and Andrew Galbraith Carey “Iranian Agriculture and Its Development: 1952-1973” International Journal of Middle East Studies (IJMES), Vol. 7, No. 3 (Jul., 1976), pp. 359-382 44 Hambly, Gavin R.G., “The Pahlāvī Autocracy: MuÎammad Riżā Shāh, 1941-1979”, in Peter Avery, Gavin Hambly and Charles Melville, eds., The Cambridge History of Iran, Vol. VII: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge: Cambridge University Press, 1991, pp. 244-293. 45 Hambly, Gavin R.G., “The Pahlāvī Autocracy: MuÎammad Riżā Shāh, 1941-1979”, cit., pp. 283-284. 1 8. Mappa CIA delle principali vie di comunicazione terrestri al tempo di Mohammad Reza Pahlavi (1973). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 9. Mappa CIA raffigurante le principali zone di produzione mineraria al tempo di Mohammad Reza Pahlavi (1973). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 10. Mappa CIA delle zone di produzione agricola al tempo di Mohammad Reza Pahlavi (1973). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

Il risveglio della coscienza nazionale

Tra 12-16 ottobre 1971 lo Shah celebrò nell’antica Persepolis i 2.500 anni dell’Impero Persiano. La monarchia pahlavi, essa stessa turcofona e turcomanna, identificava infatti la nuova identità iraniana con quella persiana (si pensi alla già citata scelta del nome Pahlavî per la dinastia) ed in questo l’apprendimento della lingua persiana era visto era come strumento di riscatto sociale, mentre il Turco e, anche se per ragioni diverse l’Arabo, venivano considerati una sorta di dialetti volgari. Alla fine del 1977 le discriminazioni economiche e sociali e le politiche repressive dello Shah verso le minoranze, e in particolare verso Azeri e Arabi, portano ad una serie di manifestazioni antigovernative in tutto l’Azerbaijan.

1 Il Khuzestan sembrò non partecipare al fermento che attraversava il paese e le manifestazioni contro lo Shah furono pressoché limitate al contesto azerî. Il 12 dicembre 1977, durante manifestazione tenuta a Tabriz in occasione dell’anniversario della nascita del Governo provinciale dell’Azerbaijan del 1945-’46, i militari attaccarono gli studenti. La protesta divenne una vera sollevazione. Come conseguenza, tra il febbraio 1978 e il febbraio 1979 a Tabriz l’attività antigovernativa entrò in una nuova fase. Lo Shah, vista l’esitazione delle forze di polizia, impiega il Savak, ma il confronto con il regime divenne sempre più duro. Tra il 13 aprile 1978 e l’8 gennaio 1979 si svolsero dieci dimostrazioni in tutte le maggiori città dell’Azerbaijan (Tabriz, Orumiye, Ardebil e Zenjan) e del paese46, incluse Hamadan e Teheran, videro come protagonisti centinaia di migliaia di azeri, in gran parte commercianti, o bazârî47, i quali avevano da sempre avuto un ruolo decisivo nelle rivoluzioni che avevano determinato la nascita del paese. In agosto nella città Abadan morirono negli scontri con le forze dell’ordine oltre 400 persone. Contemporaneamente i lavoratori del settore petrolifero del si unirono alla protesta, entrando in sciopero. Con gli scioperi del settore petrolifero (ottobre 1978) l’economia del paese venne paralizzata. Il 16 gennaio 1979 lo Shah, privo dell’appoggio dell’esercito, fu costretto a lasciare il l’Iran. Il giorno seguente gli attivisti azerî iniziano la pubblicazione di Ulduz (La stella), il primo giornale in turco azerî del periodo, dove si chiedono la garanzia dei diritti etnici, e soprattutto il diritto di usare l’azerî nelle istituzioni. In questa fase gli Arabi ahwazi appoggiarono la rivoluzione, visti i s principi laici e liberali che essa portava. Il 1° febbraio 1979 l’Ayatollah Ruhullah Khomeini tornò in patria dal suo esilio a Parigi. Questo scosse le guide azerî della rivoluzione, che possedevano innanzitutto un’identità iraniana ed islamica, mentre i capi del movimento per la nascita di una democrazia liberale e dei movimenti di sinistra esprimevano sia un’identità iraniana che di classe, e altri ancora un’identità azerî. Questi ultimi ritenevano che solo un governo democratico potesse favorire l’autonomia dell’Azerbaijan e delle altre province. La Rivoluzione Islamica venne perciò inizialmente vista come una piattaforma politica per ottenere un riscatto sociale per le minoranze48. L’avanguardia della Rivoluzione era infatti rappresentata da numerosi Azeri, che spesso condividevano con il clero un’identità islamica ed iraniana. Tra questi vi erano gli ayatollah Musavi Ardebili, Kho’i, Khalkhali e, soprattutto, Khamenei. Il 4 febbraio 1979 Khomeini nominò Primo Ministro del governo provvisorio Mehdi Bazargan (1907-1995), ingegnere azerî formatosi in Francia e divenuto, dopo la nazionalizzazione di Mossadeq della Iranian Oil Industry nel 1951, il primo presidente della National Iranian Oil Company. Bazargan, pur essendo un assimilato, sosteneva il diritto degli Azeri e delle altre minoranze all’autonomia culturale, opponendosi alla formazione del Consiglio degli esperti e all’adozione del nome Repubblica islamica. Il 12 febbraio 1979 vennero nominati i Comitati della Rivoluzione Islamica: tutte le organizzazioni nate spontaneamente furono soppresse. Gli Arabi del Khuzestan, pur non partecipando in massa alla rivoluzione, non si limitarono a subirne la svolta reazionaria e cominciarono ad organizzare dei movimenti di opposizione al nuovo regime. Nel marzo del 1979 vi furono proteste in varie zone del paese, che videro unite tutte le minoranze, Arabi ahwazi compresi. Questi ultimi in particolare si organizzarono per ottenere una maggiore ridistribuzione dei proventi del petrolio nella regione, più lavoro per suoi abitanti, l’uso dell’Arabo come lingua semi-ufficiale e una maggiore autonomia locale. Poiché gli stati arabi, e in particolare l’Iraq, in passato avevano rivendicato il Khuzestan (o Arabistan), come parte della “Nazione araba”49, il nuovo governo tornò a guardare con

46 Hambly, Gavin R.G., “The Pahlāvī Autocracy: MuÎammad Riżā Shāh, 1941-1979”, cit., pp. 284-290. 47 Keshavarzian, Arang, Bazaar and State in Iran. The Politics of the Tehran Marketplace, Cambridge: Cambridge University Press, 2007. 48 Abrahamian, Ervand, A History of Modern Iran, Cambridge: Cambridge University Press, 2008, pp.166-167. 49 Iraqi Ministry of Information, Directorate General of Information, Arabistan And The status Quo in Iran, Information Series 13, Baghdad: Al-Hurriyah Printing House, Al-Jamhuriya Press, 1969. 1 sospetto i movimenti locali. Il governo sospettò inoltre che questi stessero progettando, con l’appoggio dell’Iraq, delle azioni di sabotaggio contro i giacimenti petroliferi. Nel maggio 1979 Khomeini autorizzò la creazione delle Guardie della Rivoluzione Pasdaran (Sepâh-e Pâsdârân-e Enqelâb-e Eslâmî, Esercito dei Guardiani della Rivoluzione Islamica); queste a Khorramshahr risposero alle manifestazioni dei lavoratori del settore petrolifero e della società civile sparando sulla folla, e diversi manifestanti vennero in seguito fucilati per ordine dei locali tribunali rivoluzionari. Il governo poi trasferì a Qom l’Ayatollah Mohammad Taher Shubayr al-Khaqani, guida religiosa del Khuzestan. Gli episodi di Khorramshahr sono da allora ricordati dagli Ahwazi come “Il Mercoledì nero”. La risposta degli insurrezionalisti ahwazi non si fece attendere. Alle 11:30 del 30 aprile del 1980 un gruppo di sei terroristi autodefinitisi come facenti parte di un non ben definito Democratic Revolutionary Movement for the Liberation of Arabistan (DRMLA), occupò l’edificio di Prince’s Gate (South Kensington) al centro di Londra, sede dell’Ambasciata d’Iran. Inizialmente le richieste dei terroristi comprendevano l’autonomia del Khuzestan e il riconoscimento del popolo ahwazi, ma in seguito chiesero il rilascio di 96 loro compagni detenuti nelle carceri iraniane. Dopo alcuni giorni e aver preso 26 ostaggi (tra cui un giornalista della BBC), uccisero l’addetto stampa dell’ambasciata, gettando dalla finestra il suo corpo. Il primo ministro Margaret Thatcher autorizzò allora un’operazione di salvataggio, nota in seguito come Operation Nimrod. Alle 19.23 del 6 maggio 1980 un gruppo di SAS (Special Air Service Regiment) fece irruzione nell’ambasciata, uccidendo cinque terroristi su sei e salvando 19 ostaggi50. Nei mesi che seguirono il nuovo governo di Teheran accusò l’Iraq di aver armato i terroristi al fine di incrinare i rapporti con l’Occidente, interrompendo le relazioni diplomatiche con Baghdad (giugno 1980). Queste accuse, anche se a tutt’oggi non provate, vennero rafforzate il 22 settembre 1980, quando l’Esercito iracheno passò il confine con l’Iran in Khuzestan, adducendo un presunto tentativo di omicidio del Primo Ministro Tareq Aziz (il caldeo Mikha'il Yuhanna) durante una sua visita in Iran. Gli obbiettivi principali di Saddam Hussein erano: ottenere il controllo dello Shatt al-Arab (o in persiano Arvand Rud), l’acquisto delle tre isole di Abu Musa e del Grande e Piccolo Tunb nello Stretto di Hormuz per conto degli Emirati Arabi Uniti, l’annessione del Khuzestan, definito simbolicamente Ahwaz e, infine, il rovesciamento del regime di Teheran51. Dopo una serie di attacchi aerei di successo, nel marzo 1981 si giunse ad una situazione di stallo, e gli iniziali successi delle forze irachene vennero interrotti da una controffensiva su larga scala portata avanti Pasdaran e dai paramilitari Basij (Nirû-ye Moqâvemat BasîÊ, Forza di resistenza degli Oppressi). Entro il giugno del 1982 la controffensiva iraniana aveva riconquistato gran parte dei territori persi nel sud del paese. In questa fase resta simbolico l’episodio della Liberazione di Khorramshahr, inizata il 19 maggio 1982. Conquistata dalle truppe irachene il 26 ottobre 1980, la città era tra gli obbiettivi chiave dell’Operazione Gerusalemme (Beit ol-Moqaddas), mirata alla liberazione del Khuzestan. Questa, insieme all’Operazione Via per Gerusalemme (Tariq ol-Qods) del novembre 1981 e all’Operazione Vittoria Innegabile (Fath ol-Mobin) iniziata a marzo e che portò alla liberazione di Shusht e al ritiro delle truppe irachene dalla zona. Seguita a

50 Il 25 giugno 2005 Fowzi Badawi Nejad, uno dei sequestratori, è stato scarcerato. BBC documentary SAS Embassy Siege, directed by Bruce Goodison, produced by Louise Norman; “Siege at the Iranian Embassy, 1980”, BBC News (http://news.bbc.co.uk/hi/english/static/in_depth/uk/2000/iranian_embassy_siege/intro.stm); per il video dell’evento vedi: “1980: SAS rescue ends Iran embassy siege” , BBC News (http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/may/5/newsid_2510000/2510873.stm); “Diplomatic rift with Iran looms over detainee’s release”, British Ahwazi Friendship Society (BAFS), 21 June 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/news/2005_06_01_archive.html) 51 Hussein, Saddam, Statement of H.E. Mr. Saddam Hussein, President of the Republic of Iraq on the Iraq- Iranian Conflict before the Third Summit Meeting of the Islamic Conference, 19-22 Rabi ’l-Awal, 1401/25-28 January, 1981. 1 quest’ultima tra l’aprile e il maggio 1982, l’operazione costituì un punto di svolta nello svolgimento della guerra. Da quel momento infatti le truppe iraniane, grazie a un primo attacco di 70.000 uomini (24 aprile-12 maggio), tra cui le milizie Basij (Basij-e Mostaz‘afin) e i corpi scelti Pasdaran coperti dall’Aviazione, riuscirono a respingere un contrattacco iracheno sulla linea Susangard-Ahvaz (20 maggio), potendo così liberare prima Khorramshahr (24 maggio) e da lì l’intero Khuzestan. Oltre ai 12.000 prigionieri infatti, con la conquista di Khorramshar l’Esercito iraniano si trovò per le mani diverso materiale bellico abbandonato intatto. Durante le operazioni in Bassa Mesopotamia, tra le quali l’Operazione Bassora (14-28 luglio 1982), Kheibar (o Battaglia delle Paludi, 22 febbraio-16 marzo 1984), Badr (10-20 marzo 1985) e Operation Valfajr-10/Alba 10 (16-marzo 1988), gli Arabi ahwazi sostennero lo sforzo bellico del governo del governo centrale, non rispondendo agli appelli della propaganda irachena52. Oltre a perdere migliaia di uomini (nel corso della sola Battaglia delle Paludi morirono 40.000 iraniani a fronte di 9.000 iracheni), le operazioni militari, fatte principalmente di attacchi aerei e di bombardamenti a impianti industriali, causarono la distruzione di diversi impianti e danneggiarono in maniera decisiva l’impianto di raffinazione di Abadan. Le sofferenze causate dalla guerra e il non intervento dell’Iran nella Guerra del Golfo del 1990- 1991, consentirono la nascita di una coscienza nazionale araba ahwazi separata da quella degli arabi sciiti d’Iraq. La repressione attuata da Saddam Hussein verso questi ultimi infatti, non toccò minimamente gli arabi d’Iran, i quali si rivolsero al perseguimento delle loro rivendicazioni locali.

52 Potter, Lawrence & Gary G.Sick, Iran, Iraq, and the Legacies of War, London: PalgraveMacmillan, 2004; Coughlin, Con, Saddam: His Rise and Fall, New York: HarperCollins, 2005; Karsh, Efraim, The Iran-Iraq War 1980–1988, London: Osprey, 2002; Bulloch, John and Harvey Morris, The Gulf War, London: Methuen, 1989. 1 11. Mappa CIA dell’Iran al tempo della Prima Guerra del Golfo (1986). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

12. Mappa CIA del Golfo Persico durante la Prima Guerra del Golfo (1981). Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 13. Mappa CIA dello Stretto di Hormuz alla vigilia della Prima Guerra del Golfo (1980). Fonte: Perry- Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 14. Fronti della Prima Guerra del Golfo (1980-1988). Fonte: Healing Iraq

1 15. Le operazioni militari della Prima Guerra del Golfo nel contesto energetico dell’epoca (1980-1988). Fonte: Presentepassato

16. Linee del Fronte (1980-1986)

1 17. Variazioni nell’assetto idrogeologico dello Shatt al-Arab (1975-2002). Fonte: United Nations Environment Programme

1 Autonomia o indipendenza? La lotta degli Arabi del Khuzestan

Dopo l’esperienza dell’Ambasciata d’Iran a Londra e la Guerra con l’Iraq gli Arabi ahwazi cominciarono a prendere coscienza del proprio ruolo strategico. I partiti ahwazi da allora si dividono sostanzialmente in due categorie: quelli che hanno come obbiettivo la creazione di uno stato indipendente dell’Ahwaz e quelli che chiedono un’autonomia regionale all’interno di un Iran federale. Tutti comunque si battono contro la discriminazione etnica sul lavoro, contro l’esproprio delle terre, il terrorismo di Stato e la povertà e la disoccupazione causata da tutte queste condizioni. Queste politiche sarebbero finalizzate all’assimilazione del Khuzestan, da attuarsi attraverso una ristrutturazione etnica. Secondo questo piano gli Azeri verrebbero spostati in Khuzestan, e gli Ahwazi sarebbero dispersi in altre province. Questo piano sembra essere provato da una lettera del 1998 dello stesso Vice-presidente Sayed Mohammad Ali-Abtahi all’allora presidente Khatami53. I critici sostengono che questi partiti non hanno il sostegno della popolazione locale, dato che durante la Guerra Iran-Iraq la maggior parte degli arabi della regione sostenne il Paese, come durante la liberazione di Khorramshahr. Sostengono inoltre che gli indipendentisti ahwazi sono stati sempre sostenuti nella loro lotta dalla Gran Bretagna, come strumento per l’ottenimento di un controllo diretto sulle immense risorse petrolifere della regione54. Altri ancora poi non distinguono tra partiti separatisti e federalisti, sostenendo che questi ultimi hanno comunque un’agenda politica finalizzata alla secessione dall’Iran. Tra l’aprile del 2005 e il 2008 si sono verificate in Khuzestan due ondate di ribellione, che hanno visto diversi movimenti e pertiti ahwazi compiere attentati terroristici di varia natura contro obbiettivi sensibili dello Stato (impianti industriali, infrastrutture, funzionari governativi, etc.). La prima di queste ondate è avvenuta tra il 12 giugno 2005 e il 3 marzo 2006 soprattutto nella capitale provinciale Ahvaz (al-AÎwÁz) e in tutta la provincia, oltre che nella stessa Teheran, provocando almeno 28 morti e oltre 200 feriti. Gli attacchi sono iniziati alla vigilia delle elezioni presidenziali del 17 e 24 giugno 200555, favorendo il boicottaggio e l’astensionismo della popolazione araba, nonostante le dichiarazioni del Governo56. Ufficialmente l’affluenza fu del 56% (1.563.000), contro il 62% a livello nazionale (29.400.857), dati contestati dai partiti ahwazi, secondo i quali non superò il 26%; il riformista Mehdi Karrubi, già portavoce del Majles, ottenne 539.158 voti (34,5%), contro i 319.883 (20,5%) di Akbar Hashemi Rafsanjani e i 224,427 (14.4%) di Mahmud Ahmadi- Nejad, risultando 3° a livello nazionale. Il governo iraniano sostenne sin da subito che dietro gli attacchi terroristici ci sarebbe stato l’MI6 britannico, accusa questa ben radicata nella propaganda iraniana sin dai tempi degli Accordi Knox-D’Arcy del 190857. L’allora Vice- governatore della provincia Rahim Fazilatpur accusò Stati Uniti e Gran Bretagna di aver fornito assistenza ad alcuni non ben identificati gruppi separatisti (Arab Martyrs of Khuzestan, The Al-Ahwaz Arab Peoples Democratic Popular Front –AADPF-, lo Ahwaz Arab Renaissance Party –AARP-, e The Armed Renaissance Group of Ahvaz -AfwÁÊ al-

53 La riproduzione della lettera è resa disponibile dalla British Ahwazi Friendship Society (http://www.ahwaz.org.uk/images/ahwaz-khuzestan.pdf) 54 Abedin, Mahan and Kaveh Farrokh, “British Arabism and the bombings in Iran”, Asia Times Online, Nov. 3, 2005 (http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/GK03Ak02.html) 55 “4 bomb attacks kill 8 as Iran readies for vote”, Interational Herald Tribune (IHT), Monday, June 13, 2005 (http://www.iht.com/articles/2005/06/12/news/iran.php) 56 Samii, Bill, “Iran: Bombings May Be Connected With Minorities, Election”, Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), Monday, June 13, 2005 (http://www.rferl.org/featuresarticle/2005/06/7c6b09f2-7e93-4a69- 8eb4-0628f350cccd.html); “Election boycott in Khuzestan”, BAFS, 18 June 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/news/2005_06_01_archive.html) 57 “Iran: Blaming British For Arab Unrest Has Historical Roots”, RFE/RL, Wednesday, August 17, 2005 (http://www.rferl.org/features/features_Article.aspx?m=08&y=2005&id=B223688D-397A-4FDC-9691-C43F08DDEB0A) 1 NaÎda al-Musallaha al-AÎwÁz-)58. In seguito agli attacchi terroristici del 15 ottobre 2005 poi, Ahmadi-Nejad accusò direttamente il governo britannico di aver organizzato un attentato ad Ahvaz, così come avevano già fattole autorità locali, in risposta alle accuse di sostenere militarmente le milizie sciite del sud Iraq59. Il governo iraniano represse ogni forma di dissenso, arrestando numerosi sospetti60. Tuttavia il 24 gennaio 2006 avvennero altre tre esplosioni nella zona di Kianpars dirette contro obbiettivi governativi, costringendo il Presidente ad interrompere un suo viaggio nella regione61. Degli attentanti venne accusato un movimento noto come Arab Struggle Movement for the Liberation of Ahwaz, aiutato da 17 ufficiali britannici di stanza a Bassora62. Il 27 febbraio e il 2 marzo 2006 si verificarono altri attentati, segnatamente nelle città di Dezful e Abadan e nella zona di Kianpars. Questi attacchi sono stati, secondo la British Ahwazi Friendship Society (BAFS, organizzazione per i diritti umani con sede a Londra), la risposta degli indipendentisti alla repressione delle rivolte antigovernative avvenute mesi prima nella capitale Ahvaz (15,18-25 aprile 2005) e motivate dalle politiche di privazione dei diritti fondamentali all’istruzione e all’occupazione e all’informazione63, oltre che per il trasferimento forzato degli ahwazi in altre parti del paese64. Numerosi intellettuali e giornalisti vennero accusati di sedizione e arrestati, ma molti continuarono la protesta in maniera non violenta. Human Rights Watch (HRW), Amnesty International e la Unrepresented Nations and Peoples Organization (UNPO) denunciarono le ripetute violazioni dei diritti umani da parte delle autorità iraniane65. Tra gli arrestati Yossef Azizi-Banitoruf, docente dell’Università di Isfahan e autore di uno studio sull’identità culturale degli Arabi ahwazi66. Inizialmente venne accusato degli attentati il partito islamico-marxista fuorilegge dei Mojāhīdin-i Khalq (MeK) e lo Al- Ahwazi People Democratic Popular Front (AADPF, al-Éabha al-DimuqrÁÔÐyya al-ŠaÝabiyya al-AÎwÁziyya). Tuttavia almeno tre gruppi hanno rivendicato gli attentanti del giugno 2005.

58 Smallman, Lawrence, “Ahvaz bombings seen as warning”, AlJazeera.net, Monday, August 15, 2005 (http://english.aljazeera.net/English/archive/archive?ArchiveId=12913) 59 Esfandiari, Golnaz, “Iran/U.K.: Bombing Accusations Highlight 'Differences And Disagreements'”, RFE/RL, Monday, October 17, 2005 (http://www.rferl.org/features/features_Article.aspx?m=10&y=2005&id=FE212674- D3D2-43E7-9D81-B6C17C3F304F); Samii Bill, “Iran: Bombings In Southwest Blamed On Usual Suspect”, RFE/RL, Monday, October 17, 2005(http://www.rferl.org/featuresarticle/2005/10/816d109f-5461-476f-b591- 9e63bc426ea3.html); Slackman, Michael, “At home, Tehran deals with a restive Arab minority. Separatist groups becoming violent”, IHT, Friday, September 22, 2006 (http://www.iht.com/articles/2006/09/22/news/tehran.php); “Iran Accuse British Agents for Khuzestan Bomb Blasts”, Bloomberg.com, Oct. 16, 2005 (http://www.bloomberg.com/apps/news? pid=10000087&sid=a7o3QeGtUeqg&refer=top_world_news) 60 “Iran: Further information on fear of torture and ill-treatment / Incommunicado detention and new concern: Death Sentence”, Amnesty International, 2 November 2005 (http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE13/065/2005/en/dom-MDE130652005en.pdf) 61Esfandiari, Golnaz, “Iran: President Cancels Trip As Explosions Rock Southern City”, RFE/RL, Tuesday, January 24, 2006 (http://www.rferl.org/featuresarticle/2006/01/cdf40296-0097-41f9-b5dc-362f36d58870.html) 62 “Iraqi security officials: 17 British intelligence and military officers involved with the Tuesday terrorist bombings in Ahwaz”, Fars News Agency, 28 January, 2007 (http://english.farsnews.com/newstext.php? nn=8411080557) 63 “Iran bans al-Jazeera after riots”, BBC News, Tuesday, 19 April, 2005 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4459033.stm) 64 Samii, Bill, “Iran: Ethnic Unrest Signals Greater Problems”, RFE/RL, Monday, April 18, 2005 (http://www.rferl.org/features/features_Article.aspx?m=04&y=2005&id=CA90306F-22A2-4DB7-947D- 464ED56495C0) 65 “Iran: Reports of Ethnic Violence Suppressed: Journalist Arrested; Others Barred From Visiting Khuzistan Province”, Human Rights Watch, May 11, 2005 (http://hrw.org/english/docs/2005/05/10/iran10602.htm); “Iran: Defending Minority Rights: The Ahwazi Arabs”, Amnesty International, 17 May 2006 (http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE13/056/2006/en/dom-MDE130562006en.pdf) 66 Banitoruf, Yosef A., The Identity and Ancestry of the Indigenous Khuzestani Arabs of Iran: A Nation or an Ethnic Group?, Isfahan: University of Isfahan, 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/images/identity.pdf); “Ahwazi Arab Political Prisoner Released in Iran”, BAFS, 28 June 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/news/2005_06_01_archive.html) 1 Tra questi lo Ahwaz Arab Renaissance Party (AARP, Íizb al-NahÃa al-ÝArabÐ al-AÎwÁzÐ); un suo ramo, il ÑabÁÎ al-MusawÐ, creato a Damasco dal Ba’ath siriano, è autore di un attentato all’oleodotto Abadan-Ma’shur nel maggio precedente. Questo gruppo ha inoltre pubblicamente giustificato gli attentati di giugno67. Tra l’aprile e il luglio 2006 in occasione dell’anniversario della rivolta del 2005 (nota come Intifada degli Arabi ahwazi), ripresero le manifestazioni di protesta in tutta la provincia. Dopo che il Generale Hayat-Moghaddam, allora governatore della regione, fece sparare sulla folla, il governo fu costretto a richiedere la mediazione del religioso iracheno Ayatollah Sayyid Ali Husayni Sistani, oltre che del Ministro della Difesa Ali Shamkhani, egli stesso arabo ahwazi. Tuttavia le manifestazioni di protesta continuarono68, e il MeK stesso compì una serie di attentati in Khuzestan. Quello stesso maggio i partiti ahwazi si unirono alle grandi proteste organizzate dagli Azeri a Tabriz, Teheran e nelle altre province occidentali. La tensione salì a tal punto che lo stesso ex- Ministro della Difesa Ali Shamkhani, già comandante delle operazioni di terra durante la guerra contro l’Iraq e membro del gabinetto di Khatami (1997-2005), criticò pubblicamente le politiche del governo verso le minoranze etniche, soprattutto alla luce delle manifestazioni degli Azeri. La situazione di rivolta sociale, con nuovi sabotaggi all’oleodotto Ahvaz-Abadan in marzo, influenzarono la produzione di greggio per diversi mesi, con conseguenze devastanti per il mercato, come già accaduto nel settembre del 2005 con i pozzi di Ahvaz. Da ognuno di questi si ricavano infatti 1.000 barili al giorno per l’esportazione. La raffineria di Abadan poi ha una capacità di produzione di 450.000 barili al giorno, circa il 30% della capacità di raffinazione totale dell’Iran. Ahvaz produce circa l’80-90% della produzione totale di greggio, rappresentando almeno 10% della produzione dell’OPEC. La repressione governativa seguita agli attacchi portò le Forze di Sicurezza ad arrestare, in un solo mese (agosto-settembre 2006) 1.142 persone69. In queste operazioni le autorità iraniane sono state aiutate dal governo siriano, che tra il maggio e il dicembre del 2006 concesse l’estradizione di diversi rifugiati ahwazi presenti sul suo territorio70. Alle elezioni per il Majles del 15 dicembre 2006 venne eletto per la città di Ahvaz il moderato Shabib Jouijari con il 17.9% su 406.808 votanti. Alle elezioni per l’Assemblea degli Esperti (MaÊles-e Xobregân-e Rahbarî), tenutesi lo stesso giorno e dove il Khuzestan ha sei rappresentanti eletti direttamente su 86 membri, ben quattro degli eletti sono stati dei moderati legati a Rafsanjani. Vi fu al solito un alto tasso di astensionismo, causato dalla mancata accettazione nelle liste di 147 candidati ahwazi alle municipali di Ahvaz. Le proteste che seguirono si conclusero con centinaia di arresti ed esecuzioni, tanto da suscitare la condanna dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani71, oltre che di Amnesty International72. Nell’aprile 2007, in occasione del 2° anniversario dell’Intifada di al- Ahwaz, vi furono scontri con le Forze di Sicurezza, sfociati in arresti di massa ed esecuzioni pubbliche73. Tra le vittime della repressione vi furono di attivisti dei diritti umani e di membri

67 “As Winners head for Runoff, Losers complain of Fraud ”, RFE/RL Report, 20 June 2005, Volume 8, Number 24 (http://www.rferl.org/reports/iran-report/2005/06/24-200605.asp) 68 “Iran: Need for restraint as anniversary of unrest in Khuzestan approaches”, Amnesty International USA, 13 April 2006 (http://www.amnestyusa.org/document.php?lang=e&id=ENGMDE130402006) 69 “Iran: 1,442 Ahwazis arrested in one month”, BAFS, 18 October 2006 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/intifada.html) 70 “SYRIA: Ahwazis in fear after news of deportation and deaths”, IRIN , 11 December 2006 (http://www.irinnews.org/report.aspx?reportid=62431) 71 “Report of the Special Rapporteur on extrajudicial, summary or arbitrary executions”, UN General Assembly, HUMAN RIGHTS COUNCIL, Fourth session,Item 2 of the provisional agenda, 15 March, 2006 (http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/4session/A-HRC-4-20-Add-1.pdf) 72 “Iran: Ethnic minorities facing new wave of human rights violations”, Amnesty International, 26 February, 2007 (http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE13/020/2007/en/dom-MDE130202007en.pdf) 73 “When civil war spreads”, BBC News, Thursday, 3 May 2007 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/magazine/6614929.stm) 1 dell’islamico Reconciliation Party (Íizb al-Wafaq), unico partito ahwazi riconosciuto dalle autorità della Rivoluzione, rei di aver sfidato il governo attraverso il boicottaggio74. Le proteste andarono avanti per tutto maggio, celebrando così il 27° anniversario del massacro di Khorramshahr (al-Mohammra) del maggio 1979. A giugno venne nominato come nuovo governatore, il terzo in un anno, Ja‘far Hijazi, a significare anche la difficoltà in cui si trova Teheran nel gestire una situazione di estrema instabilità. Negli stessi giorni venne ucciso Hisham Saimeri, un imam molto vicino al regime, noto per le sue prediche anti- autonomiste e per reclutare giovani nelle milizie Basij. Sebbene nessun gruppo abbia rivendicato l’attentato, lo Ahwaz Arab Reinassance Party (AARP), con sede in Canada, applaudì all’assassinio e avvisò il governatore “delle conseguenze che il continuare le politiche discriminatorie nei confronti degli Ahwazi comporta” 75. Nel maggio 2007 poi venne arrestato in Svezia lo scrittore ahwazi Farid Morshidi, membro del Democratic Solidarity Party of Al-Ahwaz, attivista del Congress of Nationalities for a Federal Iran (CNFI, Kongre-ye Meliyatahî-ye Irân-e Federâl) e autore di un racconto sui fatti del “Il Mercoledì nero” del maggio 197976. Alla sua possibile estradizione in Iran si sono opposte tutte le associazioni di diritti umani, prime fra tutte la Awazi Human Rights Organization (AHRO, MunaÛÛama ÍuqÙq al-InsÁn al-AhwÁz). In questo poterebbe seguire la sorte di Faleh ‘Abdullah al-Mansuri, presidente dello Ahwazi Liberation Organization (ALO, MunaÛÛamat al-TaÎrÐr al-AÌwÁziyya), arrestato in Siria e tradotto in Iran nel maggio 2006 con l’accusa di aver organizzato gli attentati del giugno 200577, e seguito da altri rifugiati ahwazi in Siria78. Nel luglio 2007 il governo iraniano rispose accusando ancora una volta la Gran Bretagna di fornire l’apparato organizzativo e dare appoggio logistico ai “militanti anti- iraniani” attraverso le sue forze di stanza in Giordania, al fine di destabilizzare il Khuzestan79. Come in seguito agli attentati del giugno 2005, per i quali vennero accusati di implicazione anche il Canada, l’Arabia Saudita e la Shell, il Ministro per l’Intelligence Gholam Hossein Mohseni Ejeie nei mesi seguenti accusò nuovamente Gran Bretagna e Stati Uniti di complottare per la destabilizzazione della regione e del Paese80. Le rivolte proseguirono ad agosto e secondo il l’agenzia online Baztab, di proprietà dell’ex-comandante dei Pasdaran Mohsen Rezai, reparti di Basij vennero messi a guardia dei giacimenti di Azadegan. Il Colonello Karim Karimi, comandante dei Basij ad Ahwaz, sembra abbia difatti schierato 300 paramilitari Basij per proteggere gli impianti petroliferi81. Il 20 settembre 2007, ad Hamidiya, gli insurrezionalisti riuscirono ad eliminare un comandante regionale dei Pasdaran, Mehdi Bayat, sul quale le autorità iraniane non hanno a oggi rilasciato informazioni ufficiali, se non che era incaricato dell’addestramento dei Basij locali.

74 “ÝAmÁni min al-IntÐfÁÃa al-AhwÁz: IÝdÁmÁt wa QamÝu ÍukÙmÐ MunaÛÛim wa ÑumÙd šaÝbÐ MutazÁyd” (A due anni dall’Intifada di al-Ahwaz: Le condanne a morte, la repressione organizzata dal Governo e la tenacia del popolo che continua ad aumentare), Ahwaz Studies Center, 14 AbrÐl/April 2007 (http://blog.ahwaz.org.uk/2007/04/blog-post_14.html); 75 “BayÁn Íawla TaÝayin ÍÁkim fÁrsÐ ÊadÐd li ’l-AÎwÁz” (Comunicato sulla designazione del nuovo Governatore persiano dell’Ahwaz), Al-Mohamra 09/06/1428 A.H., 24/06/2007 (http://www.al- mohamra.nu/BHN_HakemHa_23hze.htm) 76 “Ahwazi: Fear of Repercussions of Deportation”, Wednesday, 13 June 2007 (http://www.unpo.org/content/view/6840/236/); 77 “Syria: Fear of forcible return”, Amnesty International, 15 May, 2006 (http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE24/037/2006/en/dom-MDE240372006en.pdf) 78 “UNHCR extremely concerned for Ahwazi refugees extradited from Syria to Iran”, UNHCR Briefing Notes, 22 December 2006 (http://www.unhcr.org/news/NEWS/458bb964d.html); “UNHCR concerned over Ahwazi refugees in Syria”, UNHCR Briefing Notes, 6 June 2006 (http://www.unhcr.org/news/NEWS/448551e61a.html) 79 “British train anti-Iran forces”, PressTV, Wed, 11 Jul 2007 (http://www.presstv.ir/detail.aspx? id=16152§ionid=351020601) 80 Il governo ha poi dichiarato di aver arrestato “una spia inglese”: “Terror Plot Foiled in Southern Iran”, Fars News Agency, 08 August, 2007 (http://english.farsnews.com/newstext.php?nn=8605170404); ”شهﺮيﻮر ٬“حﺮﺍست ﺍﺯ ميﺪﺍﻥ نﻔﺘی آﺯﺍدگﺎﻥ ﺗﻮسط بﺴيجيﺎﻥ http://www.baztab.ir/news/73734.php) ۱۳۸۶ ۱) 81 1 A questo è seguito, a fine settembre, un attentato contro lo Sceicco Samir Dorakwandi, noto per le sue posizioni filo-governative. Dietro questi attentati ci sarebbero dei non meglio identificati gruppi di lotta armata, lo Arabic Struggle Movement for Liberation of Al-Ahwaz (ASMLA, Íarakat al-NiÃÁl al-ÝArabÐ li TaÎrÐr al-AhwÁz) e lo Ahwazi Nation o People Front (Éabha al-Ëalq al-AÎwÁziyya)82. La British Ahwazi Friendship Society (BAFS) in contrapposizione a questi attentati e ai tentativi da parte del governo di far passare come terroristici tutti i movimenti, partiti e associazioni che si battono per la causa del popolo Ahwazi, il 3 ottobre 2007 lanciò una petizione per il riconoscimento loro dei diritti83. Gli arresti e le esecuzioni tuttavia proseguirono per tutto il mese di ottobre, e i primi ad essere colpiti al solito furono i giornalisti84, ma la protesta non si placò. Il 21 ottobre venne sventato un attentato dinamitardo nella capitale Ahvaz. Questo nuovo attentato dopo oltre un anno ha dato il via a quella che può essere definita la seconda fase dell’Intifada ahwazi in Khuzestan85. Tutto è iniziato le rivolte organizzate in tutto il Khuzestan in seguito alla morte di Mansur Silawi al-Ahwazi, avvenuta nell’ospedale di Charing Cross a Londra il 12 marzo scorso per arresto cardiaco, e di cui la popolazione ha accusato il governo iraniano. Il 28 marzo un gruppo noto come Sa‘ad Ibn Abi Waqqas Brigade ha rivendicato l’attacco ad un pullman lungo la strada che collega Bostan ad Howaiza, al confine con il governatorato iracheno di Maysan86. Mansur al-Ahwazi, figura storica tra i fondatori del Democratic Solidarity Party of Al-Ahwaz. Anche se non è chiaro dove porterà questa nuova fase della lotta, quello che è certo è che sia i partiti d’opposizione che le associazioni e organizzazioni che si battono per i diritti degli Ahwazi si stanno organizzando su nuove basi ideologiche e piattaforme politiche. Esistono molti partiti politici arabi iraniani in esilio, ma nessuno di quelli conosciuti rappresenta le altre popolazioni della regione. Benché le loro posizioni ideologiche varino molto, sono in generale di formazione laica. Sono poi divisi anche sulla stessa definizione di Khuzestan, definito talvolta al-Ahwaz (che si riferisce alla sola porzione sudoccidentale della regione), o Arabistan, benché alcuni indichino con quest’ultimo termine anche il territorio lungo la costa del Golfo Persico fino allo Stretto di Hormuz. Se queste visioni siano poi popolari o accettate are dalla maggioranza degli Arabi ahwazi è da stabilire. La mancanza poi di una comune strategia politica, unita alle numerose fedeltà tribali e agli interessi personali, hanno ostacolato la creazione di un fronte realmente unitario. Come già accennato si può compiere una prima distinzione tra i partiti indipendentisti e quelli autonomisti, e quindi tra quelli che perseguono questi obbiettivi attraverso mezzi legali (scioperi, manifestazioni, appelli alle istituzioni internazionali) e quelli che praticano la lotta armata (di cui molto spesso si conoscono solo dei nomi).

82 “Iran: Failed Assassination of Hardline Cleric in Ahwaz”, BAFS, 30 September, 2007; “Iran: Revolutionary Guards Commander assassinated in Ahwaz”, 26 September, 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/intifada.html) 83 “Ahwazi Rights Declaration” (http://www.petitiononline.com/ahwazi/petition.html) 84 “Iran: Amnesty International condemns new wave of executions”, Amnesty International, 18 October, 2007 (http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE13/122/2007/en/dom-MDE131222007en.pdf) 85 “Iran: Imprisoned Journalist appeals to UN Secretary General”, BAFS, 06 October, 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/activism.html) 86 “Arab group claims responsibility for bus attack in Ahwaz”, BAFS, 30 March, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/03/arab-group-claims-responsibility-for.html) 1 I falchi e le colombe

Tra i partiti di opposizione ahwazi liberali quello sicuramente più organizzato e più attivo nel campo dei diritti umani è il Democratic Solidarity Party of Al-Ahwaz (DSPA, Íizb al- TaÃÁmun al-DÐmuqrÁÔÐ al-AhwÁzÐ). Questo partito, con sede in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, è stato fondato nel 2003 a Londra e tra i suoi obbiettivi, oltre al riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo ahwazi, c’è la creazione di uno stato iraniano in cui siano saperati stato e religione e vengano rispettate le minoranze etniche e religiose. Tra i suoi principî vi è il rifiuto della violenza e la lotta politica da attuarsi attraverso mezzi pacifici e democratici (scioperi, proteste di piazza, etc.)87. Grazie a queste sue posizioni è uno dei partiti fondatori del Congress of Nationalities for a Federal Iran (CNFI, Kongre-ye Meliyatahî-ye Irân-e Federâl), che raccoglie i principali partiti di rappresentanza delle minoranze etniche e religiose presenti nel paese e ha il fine di fare dell’Iran uno stato federale su basi etniche. Unico partito ahwazi a farne parte, è maggioritaria la presenza di partiti azeri, curdi e baluci (Southern Azerbaijan National Awakening Movement, Federal-Democratic Movement of Azerbaijan, Azerbaijan Diplomatic Mission, Cultural & Civil Society of Khorasani Kurds, Democratic Party of Iranian Kurdistan, Kurdistan Freedom Party, Komela Party of Iranian Kurdistan, Turkmen National Democratic Movement, Organization for Defence of the Rights of Turkmen People, National Movement of Iranian Turkmenistan, Balochistan People’s Front, Balochistan United Front Federal Republican, Baluchistan National Movement – Iran, Balochistan People’s Party, Party of United Lurestan and Bakhtiari). Il DSPA è inoltre rappresenta ufficialmente gli Arabi ahwazi presso la UNHRC, Amnesty International e la UNPO e lavora attivamente per l’organizzazione di manifestazioni e azioni di denuncia al fianco della British Ahwazi Friendship Society (BAFS), della Ahwaz Human Rights Organisation (AHRO), e dello Ahwaz Studies Centre, tutte con sede in Gran Bretagna. Con la morte di Mansur al-Ahwazi, Musa al-Sharifi, suo presidente, ne resta l’unica guida simbolica88.

Mansur al-Ahwazi è stato anche il fondatore dello Al-Ahwaz (Arab People’s) Democratic Popular Front (AADPF, al-Éabha al-DimuqrÁÔÐyya al-ŠaÝabiyya al-AÎwÁziyya), partito che nella sostanza condivide gli stessi obbiettivi e lavora sulla stessa piattaforma politica del DSPA. Le autorità iraniane collegano questo partito col l’insurrezione del giugno 2005 e l’ex-Ministro della Difesa di Khatami, Ammiraglio Ali Shamkani (1997-2005, già comandante dei Pasdaran in Khuzestan durante le operazioni contro l’Esercito iracheno del 1981-’82), accusò al-Ahwazi di essere stato un membro del SAVAK (la polizia segreta di Mohammad Reza Pahlavi), fuggito poi in Iraq durante la Prima Guerra del Golfo. Sebbene il partito non faccia parte di nessuna coalizione, è tuttavia uno dei più attivi a livello internazionale e parte attiva del Nationally Persecuted Nations Front for Self Determination (Iran), piattaforma politica mirata all’autodeterminazione politica delle minoranze su base etnica. Il suo programma infatti, a differenza del DSPA cui è legato ideologicamente, l’autodeterminazione del popolo ahwazi, di cui l’Esercito di Liberazione (Éayš al-TaÎrÐr) dovrebbe essere lo strumento. È inoltre in contatto con una serie di centri, associazioni e movimenti, alcuni dei quali apertamente anti-iraniani e fautori la lotta armata, tra i quali lo Ahwazian Arab Liberation Front (AALF) 89. Il 17 agosto 2005 la dirigenza del partito ha fondato la State of Arabistan National Association (SANA, al-ÉamÝiya al-WaÔaniyya li

87 The manifesto of the Democratic Solidarity Party of Ahwaz (Arabistan), London: DSPA, July 17-18, 2003 (http://www.alahwaz.info/main/index.php?option=com_content&task=view&id=542&Itemid=2) 88 Democratic Solidarity Party of Al-Ahwaz (DSPA, http://alahwaz.info/main/index.php, sito in Arabo, Persiano e Inglese). 89 Al-Ahwaz Democratic Popular Front (AADPF, http://www.alahwaz.com/, sito in Persiano; http://www.alahwaz.org/, sito in Arabo e in Inglese) 1 Dawla ÝArabÐstÁn), struttura politica di riferimento di due altri gruppi di cui si sa ancora molto poco. Questi sono lo Ahwazi Democratic Party (ADP, al-Íizb al-DÐmuqrÁÔÐ al- AÎwÁzÐ) e la Ahwazi Sunni Islamic Organization (MunaÛÛamat al-IslÁmiyya al-Sunniya al- AÎwÁziyya), che con l’ADP hanno stipulato il 14th Agreement for the the Ahwazi National Unity and Political Action (IttifÁqiyya al-WiÎda al-WaÔaniyya wa ’l-ÝAmal al-SiyÁsÐ al- AÎwÁzÐ)90.

L’islamico Reconciliation Party (Íizb al-Wafaq) è, come accennato, l’unico partito ahwazi riconosciuto dalle autorità iraniane. Formato nel 1999 da Jasem Shadidzadeh al-Tamimi, che ne è stato segretario generale, è anche noto come Reconciliation Committee (Liğna al- Wafaq). al-Tamimi ottenne un seggio nel sesto Majles (2000-2004) e tutti i seggi meno uno al consiglio municipale di Ahvaz nel 2003. Poco prima delle elezioni del dicembre 2006 venne messo al bando in quanto sospettato di essere tra gli organizzatori delle manifestazioni di aprile e giugno 2005. Il partito partecipò sia alle proteste verificatesi nell’ottobre 2006 in seguito agli arresti di oltre 1.400 persone durante la festa di fine Ramadan (Eid al-Fitr) che alla protesta di Londra contro la visita di Khatami alla Chatham House del novembre 200691.Il partito si dichiara contrario tanto al separatismo quanto all’ideologia del nazionalismo persiano e fra le sue denuncie vi sono l’uso della violenza da parte delle Forze di Sicurezza contro i dimostranti, la confisca delle terre e la distruzione degli insediamenti arabi, l’alto tasso di tossicodipendenza tra gli arabi, legato alle condizioni di estrema povertà e all’alto tasso di analfabetismo, dovuti al difficile accesso al lavoro e alla discriminazione razziale, la visione degli Arabi come minaccia alla sicurezza, e infine le volute difficoltà fatte dal governo nel rilasciare i dovuti permessi per le attività politiche del Wefaq e delle altre organizzazioni non governative a questo legate.

La Ahwazi Liberation Organization (ALO, MunaÛÛamat al-TaÎrÐr al-AhwÁziyya), venne fondata all’inizio degli anni ’90 da Faleh Abdallah al-Mansuri, un’ex-membro del Democratic Revolutionary Front for the Liberation of Arabistan (DRFLA). Nel 1989, dopo la Guerra Iran-Iraq, al-Mansuri si rifugiò in Olanda e ne divenne cittadino. Ex-membri degli altri due partiti nati dopo le violenze del “Mercoledì nero”, ossia il People’s Front for Liberation of Arabistan (PFLA) e lo Arab Front for the Liberation of Al-Ahwaz (AFLA) si unirono a lui per formare l’ALO. Il DRFLA è il più noto tra i partiti fondatori, dato che è i suoi membri organizzarono il sequestro dell’Ambasciata d’Iran a Londra nel maggio 1980. I membri costitutivi dell’ALO operarono come quinta colonna dell’Iraq durante la Prima Guerra del Golfo, compiendo assisinî e attaccando le istallazioni petrolifere. Attentanti dinamitardi contro tali istallazioni e sono continuati ben oltre la fine della guerra del 1980- 1988, ma l’ALO non ha mai rivendicato formalmente gli attacchi. La base politica dell’organizzazione è costituita dal National Liberation Movement of Ahwaz (NLMA, Íaraka al-TaÎrÐr al-WÁÔanÐ al-AÎwÁzÐ), un partito indipendentista di formazione laica e panarabista, secondo cui l’Arabistan si estende oltre la provincia iraniana del Khuzestan, comprendendo Bushehr e gran parte della costa occidentale dell’Iran fino a Hormuz92, e che questa area sia abitata da dieci milioni di Arabi93. Il partito si batte per il riconoscimento internazionale di quella che viene definita la “Repubblica Democratica di al- Ahwaz” (ÉumhÙriyya al-DimuqrÁÔiyya al-AÎwÁzÐ) e il cui presidente è lo stesso al-Mansuri. Il governo in esilio è costituito dallo Al-Ahwaz Revolutionary Council (MaÊlis QiyÁda al-

90 State of Arabistan National Association (http://www.stateofarabistan.org/) 91 “Ahwazi: Iran Bans Lejnat Al-Wefaq, Minority Rights Group”, UNPO, Sunday, 05 November 2006 (http://www.unpo.org/content/view/5772/236/) 92 National Liberation Movement of Ahwaz (NLMA, http://www.al-ahwaz.net/english/index.htm, sito in Inglese e Arabo) 93 Al-Ahwaz Map/ËÁrÔa al-AÎwÁz (http://www.miaad.org/NL/NL.htm) 1 Õawra al-AÎwÁzÐ)94 e da una National Assembly of Al-Ahwaz (MaÊlis al-WÁÔanÐ al-AÎwÁzÐ), a sua volta alla base di un Parlamento dell’Ahwaz in Esilio (BarlamÁn al-AÎwÁz fi ’l-ManfÐ); a questo è legata l’associazione United Ahwazian Students in Europe (UASE, IttiÎÁd al- Óaliba al-AÎwÁziyyn fi ’l-AwrÙbÁ)95, molto radicata in Olanda. L’auto proclamato Governo in Esilio invia i propri messaggi non solo attraverso l’Internet, ma anche con notiziari trasmessi dalla sua televisione Al-Ahwaz.TV96. Dopo l’arresto in Siria di al-Mansuri e altri arabi iraniani (in alcuni casi cittadini olandesi, considerati rifugiati dall’UNCHR), anche in Turchia, nel maggio 2006 e la loro consegna al governo iraniano, la guida del partito è passata all’ala combattente e islamica. Il governo di Teheran ha accusato alcuni membri del partito, definiti estremisti “salafiti”, di essere i responsabili degli attentati 97. Tuttavia nel sito ufficiale dell’ALO non ci sono prove che questo sia motivato da una visione religiosa, ma appunto da da un’ideolgia panarabista98.

18. L’Ahwaz secondo la National Assembly of Al-Ahwaz. Fonte: Rozaneh Magazine

Lo Ahwaz Arab Renaissance Party (AARP, Íizb al-NahÃa al-ÝArabÐ al-AÎwÁzÐ) è un altro gruppo separatista fautore della resistenza armata contro il governo iraniano. Creato originariamente all’inizio degli anni ’90 dai siriani e guidato da Sabah al-Musawi, cittadino

94 AL-Ahwaz Revolutionary Council ( AARC, http://www.alahwaz-revolutionary-council.org/, sito in Inglese e Olandese; http://www.alahwaz-revolutionary-council.org/Arab.htm; http://www.miaad.org/ARC/ARC.htm, siti in Arabo) 95 United Ahwazian Students in Europe (UASE, http://www.miaad.org/UASE/UASE.htm, sito in Arabo e Inglese) 96 Al-Ahwaz.TV (http://www.ahwaz.tv/index.php?watch=play, sito in Inglese e Arabo) 97 “Iran reports arrests over oil city bombings”, IranMania, Sunday, May 28, 2006 (http://www.iranmania.com/News/ArticleView/Default.asp?NewsCode=43285&NewsKind=Current%20Affair) 98 Ahwazi Liberation Organization (ALO, http://www.miaad.org/NL/NL.htm, sito in Arabo, Inglese e Olandese) 1 canadese, dal 2002 ha la sua sede in Canada e Danimarca, patria di numerosi rifugiati ahwazi e sede di importanti associazioni e movimenti della dissidenza araba d’Iran. Sul suo sito ha rilasciato spesso comunicati inneggianti alla lotta armata e al sacrificio del popolo ahwazi. Il partito ha una connotazione religiosa (sunnita) ed è legato ai movimenti della resistenza armata irachena 99. Nell’aprile del 2005, sul sito del movimento politico iracheno filo-Ba‘ath al-Basrah100, l’AARP ha rivendicato la paternità dell’attentato dinamitardo all’oleodotto Ahwaz-Tehran, agli attentati del giugno 2005 nella città di Ahvaz e approvato l’uccisione di diversi funzionari governativi e ufficiali dei Basij. Tuttavia due altri gruppi hanno rivendicato separatamente la responsabilità degli attacchi.

Lo Ahwazian Arab Liberation Front (AALF, al-Éabha al-ÝArabÐyya li TaÎrÐr al-AhwÁz) e il suo ramo al-AhwÁziyya costituiscono un fronte politico fondato nel 2005 apparentemente con sede in Iraq. Il loro obbiettivo è la creazione di uno stato arabo indipendente che comprenda tutti i territori “arabi” d’Iran, dallo Shatt al-Arab a Bushehr e fino all’imboccatura dello Stretto di Hormuz. I due movimenti sostengono apertamente la lotta armata contro il regime iraniano, accusato di essere segretamente d’accordo con Israele per eliminare le rispettive popolazioni arabe. In questo complotto sarebbe coinvolta anche la Siria, vittima di un costante ricatto da parte di Teheran, vista la presenza di Hezbollah sul suo territorio e dunque pronta a consegnare in qualsiasi momento i rifugiati ahwazi a Damasco101. Il ramo noto come al-AhwÁziyya ha poi legami indiretti con lo Al-Ahwaz (Arab People’s) Democratic Popular Front, ed esalta il ruolo simbolico dell’Esercito di Liberazione (Éayš al- TaÎrÐr) organizzato da quest’ultimo102. A questi è legato il movimento armato noto come Arabic Struggle Movement for Liberation of Al-Ahwaz (ASMLA, Íaraka al-NiÃÁl al-ÝArabÐ li TaÎrÐr al-AÎwÁz), fondato sembra nel 2005 in Iraq. Da alcuni recenti comunicati sembra che quest’ultimo sia legato direttamente all’Ahwazian Arab Liberation Front e agli attentati avvenuti nel biennio 2005-2007103.

Lo Ahwazi National Resistance Movement (Íaraka al-MaqÁwama al-WÁÔaniyya al- AÎwÁziyya). Movimento combattente formatosi sembra nel 2005, ha come obbiettivo dichiarato la liberazione dell’Ahwaz dalle forze d’occupazione iraniane e la cessazione del trasferimento forzato degli arabi dalle loro terre, destinate alla creazione della Arvand Free Zone104. Legato direttamente allo Arabic Struggle Movement for Liberation of Al-Ahwaz, ha rivendicato il recente assassinio del religioso iraniano Abbas Abbasian, avvenuto il 6 maggio 2008 a Susangerd (al-Khafajiya). La zona è infatti oggetto di una militarizzazione da parte del governo già da 2005, al fine di fornire appoggio logistico e tecnico alle milizie Badr e all’Armata del Mahdi, realizzato con la presenza pare di oltre 40.000 agenti nella regione di Bassora. Già dal 2005 infatti questa zona di confine è divenuta luogo di scontro tra l’Armata del Mahdi, appoggiata dalle milizie Basij e le forze di sicurezza irachene105.

99 Ahwaz Arab Renaissance Party (AARP, http://www.al-mohamra.nu/, sito in Arabo) 100 Al-Basrah (http://www.albasrah.net/index.php, sito in Arabo, Inglese, Spagnolo, Portoghese, Ceco, Russo, Polacco e Italiano) 101 Ahwazian Arab Liberation Front (AAALF, http://www.alkarkha.com/, sito in Arabo) 102 Al-Ahwaziya (http://www.aljebha-alarabia.com/, sito in Arabo) 103 The arab struggle movment to liberat alahwaz (alnedal) (sic, http://www.ahwazna.org/barnamaj_sayasi_files/barnamaj_sayasi.htm, pagina in Arabo) 104 Ahwazi National Resistance Movement (http://www.ahwazna.org/, sito in Arabo) 105 “Ahwazi group claims responsibility for cleric assassination”, BAFS, 08 May, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/05/ahwazi-group-claims-responsibility-for.html); “Senior Bassij-linked cleric assassinated in Iran-Iraq War battlefield”, BAFS, 07 May, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/05/senior- bassij-linked-cleric.html); “Basra Insurgency and Iran’s Militarisation of Ahwaz”, BAFS, 21 September, 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/2005/09/basra-insurgency-and-irans.html); “Al-Ahwaz used as Iran's terrorist base”, BAFS, 26 March, 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/2005/03/al-ahwaz-used-as-irans-terrorist-base.html); 1 Abbasian era un religioso proveniente da Taibad, nella Provincia del Khorasan, regione con popolazioni arabe sunnite, nonché un comandante delle milizie Basij. In una dichiarazione inviata alla British Ahwazi Friendship Society e firmata dal “Field Commander Faisal Abda”, l’attacco viene definito come la risposta alla costruzione di insediamenti non arabi nella zona e ai tentativi del governo di spezzare il movimento di resistenza arabo nella regione e Abbasian in quest’ottica è stato ucciso in quanto rappresentante della Guida Suprema della Rivoluzione Ali Khamenei. La BAFS non ha potuto verificare se la rivendicazione dell’attacco sia originale o quale gruppo vi sia dietro attacchi simili avvenuti in precedenza nella regione. Nell’ultimo anno si sono infatti verificati diversi omicidî di comandanti Basij sui campi di battaglia della zona, di cui Teheran ha accusato al solito la Gran Bretagna; a fornire le armi utilizzate da questo e da altri gruppi simili sarebbero infatti stati i reparti di stanza ad al-Amara. La BAFS aveva ricevuto in precedenza una dichiarazione da un gruppo fino ad allora sconosciuto autodefinitosi come Sa’ad Ibn Abi Waqqas Brigade (KatÁÞib al-SaÝad ibn AbÐ WaqqÁÒ, dal nome di uno dei compagni di Maometto), che come accennato aveva rivendicato l’attentato all’autobus Bostan-Howaiza il 27 marzo. La brigata rivendica di aver ucciso quarto membri delle Forze di Sicurezza iraniane e di averne feriti sette, senza aver subito perdite. Presentata come risposta all’uccisione di arabi ahwazi, la lotta armata ha il fine di colpire ogni unità militare o paramilitare iraniana presente all’interno dei “territori ahwazi occupati”, in risposta alle “ingiuste politiche” del governo, e che continuerà gli attacchi “fintanto che vi sarà sul suolo ahwazi un solo soldato iraniano”106. Non è chiaro se questo gruppo sia parte dello Ahwazi National Resistance Movement, ma le tattiche impiegate – imboscate a ufficiali dei Basij nei campi di battaglia tra Iran e Iraq- sono molto simili. L’obbiettivo dichiarato di entrambi i gruppi è infatti di opporsi con tutti i mezzi all’evacuazione forzata degli Ahwazi, conseguenza della militarizzazione dello Shatt al-Arab attuata a partire dall’ottobre 2005.

Accomunata ai movimenti sopraccitati dall’obbiettivo di far cessare la militarizzazione della regione dello Shatt al-Arab e il conseguente trasferimento forzato dei suoi abitanti arabi, la Ahwazi Fatah Brigade (KatÁÞib Fatah al-AÎwÁz) ha rivendicato un recente attacco dinamitardo contro un edificio governativo nel quartiere di Zulfaqari, ad Abadan. Il gruppo armato in un suo comunicato che l’edificio è stato attaccato la mattina dell’8 maggio 2008. Nell’edificio colpito sembra vi fossero gli uffici di personaggi coinvolti nell’acquisto di terre abitate da arabi, da destinarsi alla creazione della controversa Arvand Free Zone (vasta oltre 100 Km2)107, che si estende da Khorramshahr (al-Mohammra) ad Abadan. Nel mese di aprile 2008 infatti le autorità iraniane hanno espropriato i proprietari dei palmeti e trasferito gli abitanti dei villaggi della regione di Abadan, dopo aver tagliato loro i rifornimenti d’acqua al fine di costringerli ad abbandonare le terre. Questa operazione è parte del piano di sviluppo ideato dalla Arvand Free Zone Organization (AFZO) in vista dell’acquisizione pubblica per la realizzazione della nuova area strategica108. La brigata ha dichiarato poi di aver attaccato gli uffici all’alba per evitare di uccidere passanti innocenti e di aver completamente distrutto l’edificio. ha dichiarato inoltre che gli attacchi continueranno fintanto che non cesserà l’esproprio e il trasferimento degli arabi. In precedenza la brigata si era assunta la responsabiltà della serie di attacchi avvenuti tra l’agosto e l’ottobre del 2007, che causarono la morte di due religiosi impiegati delle Forze di Sicurezza. Lo stesso ex-presidente Mohammad Khatami ha cancellato una sua visita alla

106 “Arab group claims responsibility for bus attack in Ahwaz”, BAFS, 30 March, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/03/arab-group-claims-responsibility-for.html) 107 The Arvand Free Zone. The impact of the military-industrial project on the regional security and the rights and liberties of the indigenous Ahwazi Arabs, Paper written by the British Ahwazi Friendship Society, October 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/images/Arvand.pdf) 108 Arvand Free Zone Organization (AFZO, http://www.arvandfreezone.ir/HomePage.aspx? TabID=0&Site=DouranPortal&Lang=fa-IR, sito in Persiano, Inglese e Arabo); 1 città di Ahvaz, finalizzata a raccogliere fondi per i candidati “riformisti”, in seguito alle minacce di morte fatte dal gruppo nei suoi confronti.

Oltre questi partiti, più o meno indipendentisti, vi è poi una serie di associazioni e centri di ricerca che si battono per il riconoscimento dei diritti umani, la conservazione della memoria e la diffusione della cultura degli Arabi ahwazi. Queste hanno per lo più sede in paesi europei e negli Stati Uniti.

L’associazione più organizzata è senza dubbio la britannica British Ahwazi Friendship Society (BAFS)109. Fondata a Londra nel 2005 al fine di promuovere la solidarietà e la comprensione tra l’Europa e il popolo arabo Ahwazi, la British Ahwazi Friendship Society lavora a stretto contatto con le organizzaioni della società civile, e fa lobby con il Parlamento the British parliament, l’Unione Europea e le Nazioni Unite per attirare l’attenzione internazionale “sulla sfortuna degli Ahwazi”. Lavora insieme a gruppi ahwazi democratici e laici, tra i quali lo Ahwaz Studies Centre e la Ahwaz Human Rights Organisation, oltre ad estendere la rete dei gruppi di solidarietà ahwazi, come la Danish Ahwazi Friendship Society e la German Ahwazi Friendship Society. Hanno inoltre come obbiettivo la diffusione dell’educazione e delle capacità intellettuali presso le comunità della diaspora Ahwazi, particolarmente nel Regno Unito, dove risiede la più grande comunità araba ahwazi fuori dal Medio Oriente Ahwazi. Inoltre non sostengono il separatismo e si oppongono a una eventuale invasione dell’Iran da parte di forze straniere. Condannano tutte le forme di terrorismo e non hanno collegamenti con gruppi armati. Sostengono infatti che solo attraverso la disobbedienza civile sostenuta da una solidarietà internazionale il popolo dell’Ahwaz e il resto dell’Iran possano costruire un Paese democratico e tollerante dove nessuno sia soggetto a persecuzioni, razzismo o oppressione basate su rezza, religione, lingua o genere. Sostiene il principio di un Iran multietnico e multiculturale e crede che la decentralizzazione, il federalismo e le autonomie regionali siano essenziali per la democrazia in Iran. attualmente è presieduta da Daniel Brett, giornalista e scrittore,e negli ultimi tre anni collaboratore di Energy Focus, The Guardian e Africa Review110. Negli ultimi anni ha poi organizzato diverse manifestazioni di protesta e incontri con diverse istituzioni britanniche (incluso il Parlamento e il Partito conservatore), organizzazioni internazionali (UNCHR, Amnesty International, UNPO) e nazionali (Ahwazi Human Rights Organization, Congress of Nationalities for a Federal Iran). Congiuntamente a queste, e riportando costantemente le denuncie e gli appelli di Amnesty International, negli anni ha contribuito a rendere noto all’opinione pubblica il trattamento della popolazione del Khuzestan, la situazione dei prigionieri ahwazi detenuti e giustiziati in Iran (spesso con la complicità della Siria)111, e delle condizioni di fame e sottosviluppo delle popolazioni della regione causate dalle politiche di sfruttamento potate avanti da Teheran, come nel caso delle paludi dello Shatt al-Arab (deviazione del corso del Karun), e la conseguente distruzione dell’ecosistema della regione provocato dalla creazione della Arvand Free Zone112. Nell’ottobre del 2007 la BAFS ha rilasciato la Ahwazi Rights Declaration.

109 British Ahwazi Friendship Society (http://www.ahwaz.org.uk/) 110 Daniel Brett (http://www.danielbrett.com/) 111 “Iran: Ahwazis comprise 1% of global state executions”, BAFS, 27 April, 2007; “Iran: Amnesty International condemns executions after unfair trials”, BAFS, 15 February, 2007; “Amnesty condemns executions in Iran”, BAFS, 15 October, 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/Amnesty.html); “SYRIA: Ahwazis in fear after news of deportation and deaths”, IRIN, 11 December, 2006 (http://www.irinnews.org/report.aspx?reportid=62431); 112 “Iran deploys scientists to environmental "crisis zone" in Ahwazi Arab homeland”, BAFS, 02 September , 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/2007/09/iran-deploys-scientists-to.html); “Ahwazi Arabs condemn Iran's nuclear project”, BAFS, 11 February, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/environment.html) 1 In questa presenta le richieste degli ahwazi per l’autodeterminazione, il rispetto dei diritti umani, della democrazia, della libertà d’associazione, di culto, dei diritti delle donne113, la ridistribuzione delle ricchezze derivanti dal petrolio e la pace nel Paese114. Questa dichiarazione si accompagna alle recenti manifestazioni e incontri tenutisi a Londra il 20-21 aprile 2008 per celebrare il 3° anniversario delle manifestazioni di Ahvaz dell’aprile 2005 e commemorare la scomparsa di Mansur Silawi al-Ahwazi. Il 20 aprile scorso infatti, la BAFS, insieme alla Ahwazi Human Rights Organization (AHRO) e al Democratic Solidarity Party of Ahwaz (DSPA) hanno coinvolto nell’evento, dal titolo “Democracy, Freedom, Secularism” persone come l’attivista dei diritti umani Peter Tatchell, l’attivista tibetano Tsering Topgyal e il rappresentante del Governo somalo in esilio Mohamed Omar, nonché, figure di spicco dei due principali partiti curdi iraniani, il Democratic Party of Iranian Kurdistan e il Komaleh115. Il 21 i rappresentanti delle associazioni e partiti sono stati ricevuti dal Primo Ministro Gordon Brown, denunciando le gravi condizioni sociali e ambientali in cui versa l’Ahwazi, e chiedendo che in qualunque incontro bilaterale tra UE e Iran venga menzionata la situazione degli Ahwazi. È stata inoltre fatta presente al Primo Ministro il recente taglio dei rifornimenti idrici agli Ahwazi da parte del governo iraniano116. Quest’incontro è il risultato di un ottimo rapporto costruito dal BAFS con il Parlamento Britannico e il Partito conservatore. Nel luglio del 2007 infatti l’attivista e ricercatore della BAFS, Ali Bani Torfi, ha partecipato a nome degli Ahwazi ad sessione sull’Iran della Conservative Party Human Rights Commission117. Durante i lavori sono stati ascoltati anche rappresentanti di organizzazioni per diritti umani curde e baha’i, oltre alla stessa Amnesty International. La commissione venne creata nel 2005 dallo “Shadow Foreign Secretary” William Hague ed è oggi presieduta da Stephen Crabb, MP. Include inoltre diversi membri del Parlamento, alcuni dei quali furono presenti alla sessione, potendo così prendere atto delle prove portate dalla BAFS già nel 2006 sulla persecuzione degli Arabi ahwazi118. Le attività d’informazione portate avanti dalla BAFS, le manifestazioni contro il governo iraniano e il legame con il Parlamento Britannico, sono state considerate da Teheran come azioni parte di un piano di destabilizzazione dell’Iran. Lo Ahwazi Studies Center (ASC, Markaz li DarÁsÁt al-AhwÁzÐ) è dedicato allo studio popolo arabo degli Ahwazi (storia, cultura, condizioni socioeconomiche e il clima politico). È stato fondato nel 2001 a Washington da Ahwazi provenienti da diverse parti del mondo legati ad ambienti accademici, istituzioni internazionali, e al fine di rendere nota l’esistenza e la difficile situazione di questa minoranza araba in Iran. L’ASC sostiene un approccio democratico e pacifico alla questione dell’autodeterminazione nazionale degli Arabi ahwazi. Collabora attivamente con le Nazioni Unite, l’Unione Europea, Amnesty International, Human Rights Watch e altre istituzioni che si occupano del rispetto dei diritti umani, al fine di cercare di risolvere i numerosi problemi che gli Ahwazi che vivono in Iran incontrano.

113 BAFS, Equality and Justice for Ahwazi Women (http://www.ahwaz.org.uk/images/women-pamphlet.pdf), March 2007, “Ahwazis mark international women's day”, BAFS, 08 March, 2007; “Ahwazi Women at United Nations”, BAFS, 03 June, 2006 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/women.html) 114 ahwazi rights declaration (http://www.ahwaz.org.uk/declaration.html) 115 “Ahwazi Arab activism marks intifada anniversary”, BAFS, 24 April, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/04/ahwazi-arab-activism-marks-intifada.html) 116 “Ahwazis at Downing Street”, BAFS, 10 April, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/04/ahwazis-at- downing-street.html); “Iran cuts drinking water to Arab towns and villages”, BAFS, 01 April, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/2008/04/iran-cuts-drinking-water-to-arab-towns.html) 117 Conservative Party Human Rights Commission (http://www.conservativehumanrights.com/) 118 Bryant, Chris, “EXECUTION OF AHWAZI ARABS”, Early Day Motion (EDM) 128, Parliament of the United Kingdom of Great Britain , 16.11.2006 (http://edmi.parliament.uk/EDMi/EDMDetails.aspx? EDMID=31697&SESSION=885); Home Office, Immigration and Nationality Directorate, Operational Guidance Note: Iran, 27 February 2007 (http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/sitecontent/documents/policyandlaw/countryspecificasylumpolicyogns/ira nogn?view=Binary) 1 Il centro è una piattaforma per la diffusione studi scientifici o di singoli episodi fatti, rivolto a tutti coloro che sono interessati alla lotta del popolo ahwazi nella loro ricerca di libertà, democrazia e prosperità economica e culturale. Il sito (in Inglese, Arabo e Persiano) è attualmente gestito Ahwazi che risiedono negli Stati Uniti. Il fine dichiarato è quello di educare il pubblico e pubblicizzare la causa del popolo ahwazi. L’ASC si batte per il raggiungimento della libertà e della democrazia in Iran, e sostiene la causa nazionale di autodeterminazione degli Ahwazi, da realizzarsi attraverso mezzi pacifici e non violenti. Gli obiettivi del movimento sono: il rispetto, la dignità, la libertà culturale e, soprattutto, l’autodeterminazione nazionale del popolo arabo degli Ahwazi. Fornire informazioni importanti, pertinenti e affidabili attraverso la diffusione di lavori accademici e / o di ricerca e notizie pertinenti all’Ahwaz. Fornisce inoltre notizie sui temi della democrazia, del federalismo, e sulle condizioni delle altre minoranze nazionali e religiose d’Iran (segnatamente compreso il Azeri, Baluci, Curdi, Turkmeni, musulmani sunniti, ecc.), collaborando attivamente con l’Arab Media Watch (AMW), agenzia di contatto con i mezzi d’informazione britannici sul Mondo arabo119. Lo ASC è un’organizzazione senza fini di lucro ed è un ente indipendente, basato principalmente sul volontariato e l’assistenza di attivisti ahwazi. Collabora con l’UNPO, Amnesty International, lo HRW, AHRO e BAFS, e non sono affiliati ad alcun governo o partito politico (a differenza della BAFS), e sono indipendenti da altre organizzazioni.

A collaborare strettamente con la BAFS e con lo ASC è la Ahwazi Human Rights Organization (AHRO, MunaÛÛama ÍuqÙq al-InsÁn al-AhwÁziyya)120, associazione con sede a Londra che negli intenti e nei principî si richiama ad Amnesty International. In quest’ottica collabora attivamente con lo HRW, l’UNPO e la stessa BAFS. È inoltre artefice di diverse manifestazioni e iniziative a denuncia delle violazioni dei diritti umani da parte del governo iraniano. Compie inoltre un monitoraggio costante dei singoli casi di prigionieri di coscienza, tortura, detenzione illegale e condanne a morte che hanno come vittime Ahwazi, ma anche rappresentanti di altre minoranze dell’Iran (perlopiù Azeri, Baluci e Curdi). Il 20 gennaio 2008 ha organizzato a davanti all’Ambasciata d’Iran a Londra, insieme alla comunità baluci, una grande manifestazione contro le politiche di trasferimento delle minoranze attuate a partire dal 2005 da Teheran121.

Lo Ahwazi Canadian Center for Human Rights (ACHF, al-Markaz al-AÎwÁzÐ al-KanadÐ li ÍuqÙq al-InsÁn)122, fondato nel 2005 e con sede a Toronto, pur collaborando attivamente con AHRO, BAFS, HRW, UNPO e Amnesty Interntional, ha una piattaforma estremamente locale. Secondo quanto dichiarato sul suo sito ufficiale infatti si batte per l’aumento della pubblica sensibilità e pubblicizzazione del popolo ahwazi nella legislazione internazionale e nella politica estera canadese attraverso l’interpretazione delle politiche, delle leggi, delle norme giuridiche e della costituzione del Canada. Con particolare riferimento alla carta costituzionale del Canada e al Diritto Internazionale, al fine di assicurare un pubblico sostegno al Canada per l’approvazione o l’abrogazione della legislazione che regola i diritti del popolo ahwazi rispetto al diritto Interanzionale e alla politica estera canadese. Creare una rappresentanza presso il governo per l’applicazionne dell’abrogazione di tale legislazione, oltre a coordinare le attività dell’associazione con altre organizzazioni, società e individui con simili intenti.

119 Arab Media Watch (http://www.arabmediawatch.com/amw/) 120 Ahwazi Human Rights Organization (http://www.ahwazhumanrights.org/) 121 Call for Participation in the Demonstration against Regime’s Atrocities on Oppressed Nations in Iran, (http://www.ahwazhumanrights.org/content/index.php? option=com_content&task=blogsection&id=6&Itemid=54&limit=20&limitstart=40&lang=EN) 122 Ahwazi Canadian Center for Human Rights (http://www.alahwaz.org/ACCFH.htm) 1 La Ahwazi Center for Human Rights Foundation (ACHRF, HaÞya al-Markaz al-AÎwÁzÐ li ÍuqÙq al-InsÁn), fondata nel 2006, è una fondazione che ha come scopo la lotta alle discriminazioni subite dagli Ahwazi, e si batte per denunciare e porre fine al degrado sociale, culturale e sanitario in cui questi sono costretti a vivere. A tal proposito collabora attivamente con lo Ahwazi Canadian Center for Human Rights, ma sembra non con altre associazioni123.

La Deutsche, Ahwazische Freundschaftsgesellschaft (DAF, German Ahwazi Friendship Society)124, con sede a Berlino, costituisce il ramo europeo dello Ahwazi Studies Center, di cui condivide obbiettivi e mezzi (autodeterminazione, rispetto dei diritti umani, non violenza, etc.) e la stessa struttura organizzativa.

La Dansk Ahwazi Venskabsforening (DAVF, Danish Ahwazi Friendship Society)125 con sede a Copenhagen, è un’associazione nata nell’ottobre del 2007 con il patrocinio della BAFS e di altre associazioni e centri di ricerca sull’Ahwaz, ai cui obbietti sostanzialmente si rifà. L’associazione infatti collabora strettamente con sia con la BAFS che con il Democratic Solidarity Party of Al-Ahwaz126.

Lo Ahwazi Centre for Strategic Studies (ACSS, al-Markaz al-AhwÁzÐ li DarÁsÁt al- IstrÁtiÊiyya), costituisce un’eccezione nel panorama dei centri di diffusione della causa ahwazi127. Questo infatti, pur presentandosi come un qualsiasi centro studi, e non dichiarando pertanto nessuna appartenenza politica, sembra agisca da ponte per diffondere la visione politica di altri gruppi implicati con la lotta armata (Al-Ahwaz (Arab People’s) Democratic Popular Front o la State of Arabistan National Association) o talvolta implicati in azioni terroristiche (come il gruppo di resistenza iracheno al-Basrah).

La Maysan News Agancy (sic), con sede in Iraq, oltre a riportare notizie di altri centri e associazioni ahwazi, serve anche da spazio per diffondere comunicati di gruppi terroristici quali la Ahwazi Fatah Brigade (KatÁÞib Fatah al-AÎwÁz) e dei non meglio identificati Fedayyin al-Ahwaz (FedÁÞiyyin al-AÎwÁz)128.

Lo Ahwazi Network of Agricultural News (Šabaka al-FalÁÎiyya al-AÎwÁz)129 è un’associazione con sede i Iraq che si batte per la difesa e la valorizzazione del patrimonio ambientale e agricolo del Khuzestan, devastato dal piano di riconversione previsto per la creazione della Arvand Free Zone (AFZ) e dalla militarizzazione messa in atto per renderla una testa di ponte nel processo di potenziamento strategico della zona.

Vi è poi una serie infinita di blog e newsletter di Ahwazi in esilio in Europa (Gran Bretagna, Olanda, Belgio) e negli Stati Uniti molto attiva e ramificata, di cui forse il più noto è la Voice of Ahwaz, legato allo Ahwaz Studies Center.

123 Ahwazi Center for Human Rights Foundation (http://www.ahwazirights.org/index_1.html, sito in Arabo) 124 Deutsche, Ahwazische Freundschaftsgesellschaft (http://www.alahwaz.de/cms/, sito in Tedesco) 125 Dansk Ahwazi Venskabsforening (http://www.ahwaz.dk/index.html?_ret_=return, sito in Danese e Inglese) 126 “New Ahwazi solidarity group launched in Denmark”, BAFS, 22 October , 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/2007/10/new-ahwazi-solidarity-group-launched-in.html) 127 Ahwazi Centre for Strategic Studies (http://www.ahwazivoice.org/, sito in Arabo; http://www.ahwazivoice.org/persian.html, sito in Persiano; http://www.ahwazivoice.org/ENGLISH.ACFSS.html, sito in Inglese) 128 Maysan News Agancy (http://www.maysan-news.net/index.php, in Arabo e Persiano) 129 Šabaka al-FalÁÎiyya al-AhwÁz (http://www.al-falahiya.net/index.php) 1 3. Risorse vs. Ambiente. Acqua vs. petrolio

La militarizzazione del Khuzestan e la Arvand Free Zone (2005-2007)

Nel novembre 2005 Il governo iraniano diede il via all’attuazione dei piani ufficiali di per la creazione della Arvand Free Zone. A oggi si estende per 30 km lungo la Shatt al-Arab da Abadan fino al confine di terra tra Bassora e il Khuzestan. La zona è divisa in due segmenti: un’isola con i terreni adiacenti per un totale di 30 km2 e una striscia di terra a nord di Khorramshahr di 25 km quadrati. Vi è anche una segmento su terra nella parte orientale che di misura circa 100 km quadrati di superficie. La superficie totale dei Arvand Free Zone è di circa 155 km quadrati e comprende città e villaggi arabi. In determinati punti, la zona è letteralmente a pochi passi di Bassora. La foto via satellite (sopra) mostra una sezione della Arvand Free Zone intorno a Khorramshahr. La città portuale è stata teatro di alcuni dei più intensi combattimenti durante la guerra Iran-Iraq (1980-’88), ed è considerata uno dei più importanti punti strategici del Medio Oriente. La strettezza dello Shatt al-Arab ha consentito a Iran e Iraq assalti anfibi su larga scala durante la guerra. Nel febbraio 1986, 30.000 soldati iraniani attraversarono infatti lo Shatt al-Arab in un attacco a sorpresa, finalizzato all’invasione e all’occupazione della penisola di al-Faw, per poi da lì creare una testa di ponte per ulteriori progressi in Iraq. La militarizzazione del fiume e la creazione di una zona militare-industriale può consentire di pianificare attacchi simili in futuro. Negli ultimi tre anni il regime iraniano ha confiscato grandi tratti di terreno dai locali arabi e ne ha trasferito la proprietà ai Pasdaran e a imprese di Stato. Nel solo 2005, in base alle direttive da parte del Ministero dell’Agricoltura e dei Commando Rivoluzionari, 47.000 ettari di terreni agricoli nella zona di Jofir (nei pressi di Abadan) sono stati trasferito membri delle forze di sicurezza e alle imprese governative, più di 6.000 ettari di terreni agricoli a nord di Shush () sono stati presi per “reinsediare” fedeli Persiani non indigeni130. Queste politiche hanno costretto gli Arabi ahwazi a vivere in delle baraccopoli. La Arvand Free Zone sta comportando l’espulsione di massa degli arabi, la distruzione dei loro villaggi e dell’ambiente naturale. In seguito alla creazione di una zona di sicurezza di 5.000 km quadrati lungo la Shatt al-Arab, sono state spostate circa 500.000 persone131. Le imprese industriali della zona stanno instaurando forti legami economici tra il Khuzestan e Bassora, vista l’opportunità per portare questo importante porto nella sfera d’influenza iraniana. La creazione della zona di sicurezza sta poi favorendo il rafforzamento delle operazioni all’interno dell’Iraq, con l’obiettivo di garantire una rapida uscita delle truppe della Coalizione, oltre che per formare, organizzare e finanziare le milizie fedeli a Teheran. Tra i gruppi più conosciuti vi sono le Milizie Badr, braccio armato del Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq (SCIRI), che ha avuto una forte presenza in Khuzestan prima della caduta di Saddam Hussein. L’altro è Hezbollah, che ha a lungo goduto del patrocinio di Teheran. Sia le Milizie Badr che Hezbollah sono stati poi coinvolti in violazioni dei diritti umani contro gli Ahwazi132. Documenti della guarnigione di Fajr, principale quartier generale per l’Iran meridionale, mostra che Teheran ha impiegato fino a 40.000 agenti in Iraq133. La guarnigione delle IRGC di Fajr ospita la temibile Forza Qods, che gestisce la grande rete sotterranea di agenti in Iraq.

130 The Arvand Free Zone. The impact of the military-industrial project on the regional security, cit. 131 “Ethnic Cleansing in full force in Iran”, BAFS, 25 February, 2006 (http://www.ahwaz.org.uk/2006/02/ethnic- cleansing-in-full-force-in-iran.html) 132 “Fact Sheet: Iran-Leading State Sponsor of Terror”, The Israel Project (http://www.theisraelproject.org/site/apps/nl/content2.asp?c=hsJPK0PIJpH&b=883997&ct=2925619) 133 “Iran Claims 40,000 Suicide Bombers Ready to Attack”, Talk Left, Sun Apr 16, 2006 (http://www.talkleft.com/story/2006/04/16/590/23819) 1 Questi sono pagati da intermediarî che effettuano visite regolari a Ahwaz per ottenere pagamenti e fare rapporto ai comandanti della Qods. Sembra che le attività del governo in Khuzestan siano legate al rafforzamento delle milizie a Bassora. Il governo britannico ha infatti scoperto che le armi utilizzate da ribelli potrebbero avere origine dall’IRGC tramite Hezbollah. Non è un caso che gli attacchi contro le truppe britanniche e una improvvisa recrudescenza delle attività della milizia nella provincia di Bassora si sono verificati mentre sono in corso le discussioni sulla questione del nucleare iraniano e il suo potenziale uso nella costruzione di testate nucleari. Uno dei principali impianti si trova infatti a Darkhovin, in Khuzestan. La cattura di 15 Marine e marinai britannici del personale della HMS Cornwall sullo Shatt al-Arab da parte della Guardia costiera iraniana, presumibilmente in acque irachene, avvenuta in circostanze ancora da chiarire il 23 marzo 2007, è strettamente collegata al ambizione a lungo termine che il regime ha di imporre il proprio controllo sulle vie di navigazione strategiche, tenendo in ostaggio Baghdad134. La situazione di rischio nella Arvand Free Zone non favorisce poi la popolazione che vive nella zona. A seguito di una visita in Khuzestan nel mese di luglio, il relatore speciale delle Nazioni Unite del per un alloggio adeguato Miloon Kothari ha commentato: “In Khuzestan, you notice that we drove outside Ahvaz about 20 km and we visited the areas where large development projects are coming up - sugar cane plantations and other projects along the river - and the estimate we received is that between 200,000-250,000 Arab people are being displaced from their villages because of these projects.” […] “And the question that comes up in my mind is, why is it that these projects are placed directly on the lands that have been homes for these people for generations? I asked the officials, I asked the people we were with. And there is other land in Khuzestan where projects could have been placed which would have minimised the displacement.”135 Le operazioni in corso nella AFZ, come la deviazione e conseguente inquinamento del fiume Karun, importantissimo per la tradizionale coltivazione della canna da zucchero, hanno infatti contribuito alla distruzione dell’ecosistema delle paludi, con danni incalcolabili per la stessa economia iraniana, tanto da suscitare proteste anche da parte di membri del Majles136. Nonostante gli scioperi dei lavoratori della raffineria della Haft Tapeh Sugar Cane Company e di altri settori, repressi lo scorso ottobre nel sangue da miliziani Hezbollah reclutati per l’occasione137, molti lavoratori vengono impiegati da compagnie straniere con investimenti in corso nel progetto138.

134 “The capture of the UK crew”, BBC News, Friday, 30 March 2007 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/6502805.stm) 135 “IRAN-IRAN: Interview with Human Rights Special Rapporteur on Adequate Housing, Miloon Kothari”, IRIN, 9 August 2005 (http://www.irinnews.org/report.aspx?reportid=25364) 136 “Iran prepares for ethnic cleansing the Arvand Free Zone”, BAFS, 26 January, 2006 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/land.html) ; “Majlis members protest at Karoon River diversion in Ahwaz”, BAFS, 19 December, 2005 (http://www.ahwaz.org.uk/2005/12/majlis-members-protest-at-karoon-river.html) 137 “Iran uses Hezbollah to break Ahwazi strike”, BAFS, 03 October, 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/2007/10/iran-uses-hezbollah-to-break-ahwazi.html); “Iran: "Haft Tapeh workers are starving", Ahwazi workers’ slogan”, BAFS, 01 October, 2007 (http://www.ahwaz.org.uk/2007/10/iran-haft- tapeh-workers-are-starving.html) 138 “Germany invests in Iran's military-industrial zone”, BAFS, 28 April, 2008 (http://www.ahwaz.org.uk/labels/land.html); Industrial-Trade Free Zone Organization (http://www.arvandfreezone.ir/HomePage.aspx?TabID=0&Site=DouranPortal&Lang=fa-IR, sito in persiano, Inglese e Arabo) 1 19. Lo Stretto di Hormuz, mappa tratta dal CIA World Factbook 2004. Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 Interesse nazionale e o interessi internazionali?

Gran parte delle rendite della regione, secondo il nuovo assetto industriale previsto dall’AFZ, verranno dalla produzione petrolifera. I giacimenti del Khuzestan producono infatti oltre 700.000 barili di petrolio al giorno. Tra questi i giacimenti di Azadegan e Yadavaran. Azadegan è una delle recenti scoperte della National Iranian Oil Company e uno dei più grandi giacimenti petroliferi scoperti al Mondo nei passati trent’anni. Il giacimento si trova a 80 km a occidente di Ahvaz, vicino al confine iracheno, e ha sul posto 33,2 miliardi di barili di petrolio e 5,2 miliardi di barili delle riserve ottenibili. Il primo pozzo di perforazione venne fatto nel 1976, ma la sua scoperta venne resa utile solo dopo la seconda perforazione nel 1999. il giacimento si estende per un’area di circa 900 km quadrati e al suo interno vi sono diversi giacimenti produttivi, ovvero Sarvak, Kazhdomi, Godvan e Fahilan. Anche il giacimento di Yadavaran è una nuova scoperta della NIOC. Il nome è nuovo, dal momento che questo è composto da due vecchi giacimenti collegati, Koushk (scoperto nel 2000) e Hosseinieh (scoperto nel 2002). Si stima che il giacimento abbia riserve fino a 17 miliardi di barili (2.7 km³), con 3 miliardi di barili (0.5 km³) considerati ottenibili. Il 29 ottobre 2004, l’Iran stipulò un accordo di 70 miliardi di dollari con la Sinopec, concedendo alla compagnia cinese la quota del 51% nello sviluppo del giacimento. Come parte dell’accordo la Cina concesse di comprare dall’Iran 10 milioni di tonnellate di gas liquido (GLN) all’anno per 25 anni. Il 7 gennaio 2004 l’Iran negoziò un accordo di 40 miliardi di dollari con l’ONGC Videsh Ltd (OVL), dando alla compagnia indiana la quota del 20% sul giacimento. L’India concesse di comprare dall’Iran 7,5 di tonnellate di gas liquido (GLN) all’anno per 25 anni. Il restante 29% del giacimento è proprietà NIOC. La produzione è iniziata nel 2009.

Di fronte a questi interessi risulta evidente come il Khuzestan al di la della propaganda, sia del governo che dei vari partiti e movimenti d’opposizione, possa giocare un ruolo fondamentale nel futuro assetto strategico del Medio Oriente, specie una volta resa operativa la Arvand Free Zone. In questo gli Stati Uniti sono molto interessati a non dare eccessivo peso ai patiti di dissenso al regime di Teheran, visto il suo peso strategico nell’Iraq meridionale e il suo appoggio politico alle milizie sciite, tanto in Iraq quanto in Libano. Per ora l’idea di un’Arabistan indipendente, così come quella di un Azerbaijan, o di un Baluchistan o un Kurdistan indipendenti, restano solo ipotesi da considerare per qualche teorico repubblicano ispirato da un vecchia teoria di Bernard Lewis.

1 Largest Iranian Oil Fields

Thousand Thousand Field’s Name barrels per day cubic meters per day

(onshore)

Ahwaz (Asmari Formation) 700 110

Gachsaran 560 89

Marun 520 83

Bangestan 245 39.0

AghaJari 200 32

Karanj-Parsi 200 32

Rag-e-Safid 180 29

BibiHakimeh 130 21

Darquin 100 16

Pazanan 70 11

1 (offshore)

Dorood 130 21

Salman 130 21

Abuzar 125 19.9

Sirri A&E 95 15.1

Soroush/Nowruz 60 9.5

VI. Maggiori giacimenti petroliferi iraniani. Fonte NIOC

NIOC Oil Discoveries Since 1995.

Oil in place Recoverable oil reserve

Field’s name Million Billion Billion Million cubic cubic barrels barrels meters meters

Azadegan 33.2 5,280 5.2 830

Yadavaran 17 2,700 3 480 (Hosseinieh+Hosseinieh)

Ramin 6.28 998 NA

South Pars Oil Layer 6 950 NA

1 Mansour Abad 4.45 707 NA

Azar 2.07 329 NA

Paranj 1.6 250 NA

Changoleh 0.944 150.1 NA

Mansouri-Khami layer 0.760 120.8 NA

Tusan 0.470 74.7 NA

Arash 0.168 26.7 NA

Total Discoveries 69.683 11,078.7 NA

VII. Scoperte di giacimenti della NIOC a partire dal 1995. Fonte NIOC

1 20. I giacimenti di Azadegan e Yadavaran. Fonte NIOC

1 21. Settore degli idrocarburi, mappa tratta dal CIA World Factbook 2004. Fonte: Perry-Castañeda Library Map Collection, The University of Texas

1 22. Il Golfo Persico visto da Sud.. Fonte: The Washington Institute for Near East Policy, 2003

1 23. Il Golfo Persico visto da Nord. Fonte: The Washington Institute for Near East Policy, 2003

1 24. Giacimenti petroliferi e gasiferi del Golfo Persico. Fonte: The Washington Institute for Near East Policy, 2003

1 25. Infrastrutture petrolifere dell’Iraq meridionale. Fonte: The Washington Institute for Near East Policy, 2007

1 26. L’asse strategico Nord-Sud (Azerbaijan-Kurdistan-Luristan-Khuzestan). Fonte Zoltan Grossman

1