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Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior 5:2 (2014) ISSN 2037-4445 CC http://www.rifanalitica.it Patrocinata dalla Società Italiana di Filosofia Analitica EDITORIALE Pietro Angelo Casati, Mattia Sorgon Il presente numero di RIFAJ è dedicato alla metafisica. Non abbiamo stabilito a priori alcun disegno che privilegiasse particolari sottotemi intorno a cui strutturarlo, tuttavia so- no accidentalmente emersi alcuni leitmotiv che gli conferiscono, rispetto al tema principale, ulteriore uniformità, rendendolo particolarmente ricco di rimandi interni. Per cominciare, un tema ricorrente è quello dei rapporti tra la metafisica analitica e alcuni grandi filosofi del passato, tra cui Aristotele, Tommaso d’Aquino e Hegel. Enrico Berti, inter- vistato da Pietro Casati, ha illustrato le relazioni tra filosofia analitica e pensiero aristotelico, svolgendo peraltro una serie di limpide considerazioni circa i diversi possibili approcci alla storia della filosofia in generale. Riguardo alla presenza di Tommaso nel dibattito contemporaneo, Fabio Ceravolo ha invece recensito To be o esse: La questione dell’essere nel tomismo analitico, di Giovanni Ventimiglia. Anche l’intervista a Francesco Berto, sempre di Pietro Casati e Fabio Ceravolo, è par- zialmente legata al “recupero”, da parte di alcuni filosofi analitici, della dialettica hegeliana. Una parte altrettanto consistente dell’intervista è dedicata a più recenti interessi di Berto, in particolare metafisica modale e oggetti inesistenti. Un secondo motivo presente diffusamente in questo numero è l’interesse che abbiamo rivolto ad alcune iniziative condotte da giovani studenti, dottorandi o ricercatori, sia in Italia che all’estero. Leda Berio ha intervistato Paolo Valore, coordinatore nazionale del progetto di ricerca OntoForMat1, che si propone l’elaborazione di un vero e proprio sistema sinottico che individui fondamenti teorici e paradigmi classici all’interno dell’ontologia allo scopo di sistematizzare le relazioni fra le posizioni correnti. Mattia Sorgon, invece, ha intervistato il Forum Theoretical Philosophy2, un “canale” di ricerca per giovani accademici che ha organizzato, negli ultimi anni, una serie di eventi molto interessanti, fra cui, la scorsa estate, una summer school che ha incluso delle lezioni di Kit Fine, Peter van Inwagen, Peter Simons e Gabriele De Anna. Sempre a proposito di iniziative condotte da studenti, ci fa piacere pubblicare in questa sede la recensione del testo di Peter Zachar, A Metaphysics of Psychopathology, scritta da 1Vedi http://www.ontoformat.com/. 2Vedi http://theoretical-philosophy.net/. COPYRIGHT. CC BY: $\ C 2014 Pietro Angelo Casati, Mattia Sorgon. Pubblicato in Italia. Alcuni diritti riservati. AUTORI. Pietro Angelo Casati. [email protected]. Mattia Sorgon. [email protected]. Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior 5:1 (2014) ii Lovro Savic,´ caporedattore di Scopus3, una rivista studentesca di filosofia. Merita un discorso a parte l’Ex-Cathedra di Achille Varzi e Claudio Calosi, a cui va la nostra immensa gratitudine per averci gentilmente concesso la pubblicazione in questa sede di un frammento inedito delle Tribolazioni del filosofare. Tale frammento, De li accidiosi che sono avversi al possibile, dovrebbe, secondo le indicazioni dei curatori, contribuire a chiarifi- care la metafisica modale dell’anonimo autore della Comedia Metaphysica, di cui è possibile leggere sul presente numero la recensione di Stefano Canali. Anche la sezione Report è in linea con il tema del numero. Mattia Sorgon e Matteo Grasso (che ringraziamo per la sua disponibilità), hanno assistito per noi al workshop in memoria di E.J. Lowe (1950-2014), scomparso prematuramente lo scorso gennaio, tenutosi il 3 marzo a Macerata. Matilde Aliffi e Martina Rosola hanno invece partecipato alla seconda edizione del GR- Selona, una conferenza su gender studies, sessualità e razza, tenutasi a il 29-30 maggio a Barcellona. Venendo alla sezione più importante, gli articoli che per questo numero hanno superato positivamente la procedura di peer review sono quattro: What is the Nature of Properties, di Lorenzo Azzano; On the relationship between Four-Dimensionalism and Perdurance, di Michele Luchetti; L’identità diacronica fra ontologia e metafisica, di Francesco Franda; infine Mondi di Wittgenstein. Metaontologia del “Tractatus” e teoria dei truthmakers di Armstrong, di Simone Cuconato. Sempre in relazione alla filosofia del “primo” Wittgenstein, si può leggere su questo nu- mero la recensione, a cura di Martina Rovelli, del testo di Giorgio Lando Forme, relazioni, oggetti. Saggio sulla metafisica del “Tractatus Logico-Philosophicus”. Vorremmo chiudere questo editoriale con due ultimi brevissimi punti. Innanzitutto vorremmo ringraziare i partecipanti al Workshop on Metaphysics4 e il La- bOnt Roma5, senza cui non sarebbe stato possibile organizzare l’evento, che si è svolto nel migliore dei modi il 26 giugno a Roma. Infine, vorremmo semplicemente condividere con i nostri lettori la soddisfazione per il crescente “bilinguismo” dei contributi su RIFAJ, grazie a cui speriamo di rendere la Rivista maggiormente accessibile anche al di fuori dell’Italia. 3Vedi hrcak.srce.hr/scopus?lang=en. Rivista studentesca di filosofia fondata nel 1996 da un gruppo di studenti presso l’Università di Zagabria. 4Vedi http://metaphysicsworkshop.wordpress.com/. 5Vedi http://labont.it/roma. Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior 5:2 (2014) ISSN 2037-4445 CC http://www.rifanalitica.it Patrocinata dalla Società Italiana di Filosofia Analitica INTERVISTA A FRANCESCO BERTO Pietro Angelo Casati, Fabio Ceravolo PRESENTAZIONE. Francesco ‘Franz’ Berto è professore di filosofia all’università di Amsterdam. Oggi è un appassionato metafisico e un avventuroso esploratore delle logiche devianti, ma ha cominciato studiando la dialettica hegeliana sotto la guida di Emanuele Severino a Venezia. In quegli anni ha pubblicato La dialet- tica della struttura originaria (2003) e Che cos’è la dialettica hegeliana? (2005). Durante il suo postdoc a Padova e, successivamente, a Parigi, ha vinto il premio Castiglioncello per il suo Teorie dell’assurdo (2007). Più tardi, e fino al 2014, è stato senior lecturer alla University of Aberdeen, partecipando al progetto di Cri- spin Wright sui fondamenti metafisici della logica e lavorando con Graham Priest sulla semantica paraconsistente, i mondi impossibili e il dialeteismo. Il risultato è L’esistenza non è logica (2010). Fra gli student italiani, Berto è ben conosciuto per i suoi due manuali sulla logica del prim’ordine [Logica da zero a Gödel, 2007] e sui teoremi di incompletezza di Gödel [Tutti pazzi per Gödel: La guida completa al teo- rema di incompletezza, 2008], editi da Laterza. Nell’introduzione a quest’ultimo e in una precedente intervista ha dichiarato che ha scritto entrambi i libri principal- mente per pagare le bollette. Personalmente, siamo orgogliosi di aver contribuito a tale impresa. In quanto segue, gli rivolgiamo qualche domanda sulla sua con- cezione degli oggetti inesistenti e gli chiediamo di raccontarci le sue “impressioni impressionistiche” sulla ricezione di Hegel nel panorama analitico. Occupandoti di oggetti inesistenti, logiche non-standard, dialettica hegeliana (per- sino!), hai dimostrato un approccio molto inconsueto, ma estremamente interes- sante. Non deve essere semplice lavorare in isolamento rispetto ai dibattiti più stabili e più seguiti. Vi ringrazio per avermi ritenuto interessante! Allontanarsi dai dibattiti più stabili può essere molto divertente: ci consente di esplorare percorsi originali in cui meno è dato per scontato. La così detta filosofia analitica (o filosofia turbo-capitalistica, come la chiamerebbe lo sti- mato collega Diego Fuffaro – https://www.facebook.com/DiegoFuffa) spesso dà molto per scon- tato. I filosofi analitici se la prendono comoda, lavorando all’interno di paradigmi standard senza sollevare domande troppo radicali, potremmo dire con spirito kuhniano, fino a che i paradigmi stessi entrano in fase di crisi. COPYRIGHT. CC BY: $\ C 2014 Pietro Angelo Casati, Fabio Ceravolo. Pubblicato in Italia. Alcuni diritti riservati. AUTORI. Pietro Angelo Casati. [email protected]. Fabio Ceravolo. [email protected]. Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior 5:2 (2014) 2 Qualcosa di questo genere succede al giorno d’oggi in ontologia – più precisamente in meta-ontologia: la metodologia dell’ontologia. Il paradigma quineano degli anni quaranta è stato dato per assodato per lungo tempo: l’impegno ontologico è espresso dal quantificatore (“Essere è essere il valore di una variabile” era proprio uno dei motti retorici di Quine). E il compito dell’ontologia è quello di scrivere l’inventario completo del mondo – di tutto ciò che c’è. L’ontologia dice il vero nella misura in cui non include alcunché di non esistente e non lascia fuori nulla di esistente. Punto e basta. D’altro canto, l’ontologia del 21esimo secolo è caratterizzata dalle reazioni rivolte contro tale paradigma: teorici del “grounding” come Kit Fine, Jonathan Schaffer e Fabrice Correia, neo-meinongiani come Graham Priest, finzionalisti come Stephen Yablo e Hartry Field, teori- ci della variazione del quantificatore come Eli Hirch, e pluralisti ontologici come Jason Turner e Kris McDaniel: tutti sostengono che ci sia qualcosa di seriamente sbagliato nell’impianto quineano, e propongono di riformarlo in modi diversi, se non persino di rigettarlo. Niente di tutto ciò sarebbe accaduto se questi ragazzi non avessero sentito il bisogno di camminare lontani dal sentiero