Comune di di Comune di Valmorea

RELAZIONE A SUPPORTO DEL PROGETTO DI FUSIONE TRA I COMUNI DI ALBIOLO, RODERO E VALMOREA

RELAZIONE A SUPPORTO DEL PROGETTO DI FUSIONE TRA I COMUNI DI ALBIOLO, RODERO E VALMOREA (PROVINCIA DI )

INDICE

INTRODUZIONE pag. 3 CONTESTO NORMATIVO pag. 5 ASPETTI STORICI E PATRIMONIO CULTURALE pag. 9 ALBIOLO pag. 9 RODERO pag. 10 VALMOREA pag. 10 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E AMBIENTALE pag. 13 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DEMOGRAFICO DEL pag. 15 COMUNE DERIVANTE DALLA FUSIONE SITUAZIONE ECONOMICA E PATRIMONIALE DEI TRE ENTI pag. 19 SITUAZIONE PATRIMONIALE pag. 20 AVANZO DI AMMINISTRAZIONE pag. 20 RISTORNI FRONTALIERI pag. 20 MUTUI CASSA DEPOSITI E PRESTITI pag. 21 SALDI DI PARTE CORRENTE ULTIMO TRIENNIO pag. 22 RIDUZIONE TRASFERIMENTI ERARIALI 2010/2015 pag. 23 DOTAZIONE DI PERSONALE pag. 23 CONVENZIONI, SOCIETA’ E CONSORZI pag. 27 CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA pag. 27 ORGANI POLITICI pag. 28 CONTRIBUTI STATALI PER LA FUSIONE pag. 29 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI FINALI pag. 30 PROBABILI BENEFICI pag. 30 POSSIBILI CRITICITA’ pag. 33 ALLEGATO 1 Aliquote dei principali tributi pag. 35 ALLLEGATO 2 La procedura di istituzione di nuovi comuni mediante pag. 36 fusione

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INTRODUZIONE

I comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea, tutti appartenenti alla fascia demografica inferiore ai 3.000 abitanti, da anni collaborano per garantire funzioni e servizi in forma associata. Sono infatti oltre quindici i servizi associati o le partecipazioni in aziende speciali o consorzi in comune tra i tre enti. Dal maggio 2014 in poi, a seguito delle elezioni nei comuni di Albiolo e Valmorea, con l’avvento di due nuove amministrazioni su tre, il confronto in merito si è intensificato fino a diventare un vero e proprio organico progetto di gestione associata complessiva. Per adempiere agli obblighi di legge, infatti, i tre comuni, insieme ad un quarto comune limitrofo, hanno approvato nei rispettivi consigli comunali, nel dicembre 2015, un protocollo d’intesa sulle gestioni associate, per esaurire e completare le funzioni associate ancora mancanti rispetto al quadro stabilito per legge. Nel gennaio 2016 all’atto della ratifica del protocollo, in sede di conferenze dei sindaci, si è deciso di “congelare” lo stesso per dirigersi verso forme di integrazione tra enti più forti ed efficienti. Si è così stabilito di gettare le basi di uno studio per procedere verso il percorso della fusione. Il passo successivo ha visto la creazione di una commissione informale che si occupasse di un’attenta analisi dei bilanci dei nostri enti, al fine di escludere da un punto di vista principalmente finanziario elementi ostativi all’avvio del processo di fusione. L’analisi finanziaria è stata programmata inizialmente sui quattro comuni, ma, a seguito dell’abbandono spontaneo del percorso da parte di uno di essi, nel luglio 2016, si è necessariamente dovuto reindirizzare lo studio limitatamente ai tre comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea. Oltre alla forte compenetrazione esistente nell’ambito delle gestioni associate, altri elementi che hanno spinto i tre enti a percorrere la via dello studio di una fusione riguardano le sempre crescenti difficoltà alle quali sono stati sottoposti i piccoli comuni negli ultimi anni. I continui aggiornamenti normativi hanno di fatto ridotto la possibilità di programmazione dei piccoli comuni, comportando svariate difficoltà in diversi ambiti. Citiamo a titolo esemplificativo alcune attuali elementi di problematicità che abbiamo ravvisato negli ultimi anni di amministrazione all’interno dei piccoli comuni. Il patto di stabilità prima e i vincoli di finanza pubblica poi hanno di fatto impedito la possibilità di programmare investimenti. Il saldo obiettivo di competenza mista da raggiungere tramite il patto di stabilità impediva infatti la possibilità di effettuare pagamenti per risorse anche già impegnate per l’anno di competenza. Con l’avvento dei vincoli di finanza pubblica invece la limitazione si è spostata direttamente sulle risorse impegnate in comparazione con le entrate accertate. Dovendo necessariamente garantire le spese per la gestione corrente ecco che ad essere penalizzate sono state le risorse destinate agli investimenti. Il meccanismo ha tra l’altro reso impossibile l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione per spese di investimento e l’impossibilità dell’accensione di nuovi mutui, bloccando così le uniche strade alternative al finanziamento degli investimenti con entrate di competenza. L’armonizzazione contabile e i principi della competenza finanziaria potenziata hanno messo in difficoltà uffici finanziari e tecnici non strutturati come quelli dei comuni di maggiori dimensioni. Hanno reso difficilmente programmabile e complessa la gestione delle spese per lavori e opere pubbliche. Nell’ambito della gestione del personale, il blocco del turn-over e i limiti imposti alla spesa per il personale, accompagnati alle naturali cessazioni per pensionamento dovuti ad un’anzianità di servizio media piuttosto alta hanno costretto i piccoli comuni ad esternalizzare incarichi prima svolti a minor costo da personale assunto. L’obbligo della costituzione di centrali uniche di committenza per le procedure di appalto sopra una certa soglia, con affidamento ad enti esterni, come le province, ha prodotto una mancanza di autonomia nel percorrere con tempistiche certe o per lo meno controllabili internamente l’iter previsto per l’affidamento delle gare per la realizzazione di opere pubbliche.

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I tagli ai trasferimenti erariali, sempre più marcati a partire dall’anno 2010 in poi, accompagnati dalla volontà del legislatore di dare maggiore autonomia tributaria agli enti locali con l’istituzione di tributi locali come Imu e Tasi, hanno da un lato accentuato lo squilibrio strutturale di parte corrente, in quanto in molti enti le entrate derivanti dalle nuove imposte non hanno compensato i tagli ai trasferimenti e dall’altro hanno scaricato l’onere dell’imposizione fiscale sugli enti stessi, con crescenti problematiche anche in termini di popolarità delle amministrazioni locali. La costruzione dei bandi per la concessione di finanziamenti ai comuni ha garantito in modo sempre più evidente vantaggi per quegli enti che hanno costituito unioni o fusioni. Per i comuni sotto i 3.000 abitanti questo ha significato difficoltà sempre maggiori. Anche presentando progetti in forma associata, i punteggi ottenuti a seguito della partecipazione a bandi si sono rivelati inferiori rispetto a quelli ottenuti da enti più grandi o da enti uniti in forme associative. La conseguenza anche in questo caso è stata quella di dover ricorrere a risorse proprie o a rinunciare direttamente alla realizzazione dei progetti. I continui aggiornamenti delle procedure amministrative, contabili, tecniche hanno avuto maggiori ripercussioni sui comuni di limitate dimensioni, dove è più complesso gestire gli aggiornamenti del personale o predisporre tavoli tecnici di lavoro per l’adeguamento alle procedure stesse. Le novità in merito all’armonizzazione contabile, alla pubblica amministrazione digitale, agli acquisti elettronici, all’amministrazione trasparente, alle norme anticorruzione, al nuovo codice degli appalti hanno di molto complicato e rallentato le procedure di formazione degli atti amministrativi. Il fatto che tutti questi rinnovamenti debbano poi essere replicati parallelamente in tre piccoli comuni suggerisce la convinzione che avendo un comune unico, si eviterebbe un inutile duplicazione di atti ed adeguamenti procedurali identici tra loro. Infine dobbiamo considerare che le numerose convenzioni presenti nei tre comuni implicano comunque sforzi rilevanti in termini di atti prodotti, di calcoli di riparto, di pratiche amministrative da sbrigare per rinnovi o variazioni alle convenzioni stesse. Tutti questi elementi hanno indotto nelle amministrazioni attualmente in carica nei comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea la convinzione che lo studio di forme di aggregazione più forti e strutturate, come la fusione, sia in realtà un passaggio dovuto per dare un’opportunità di sviluppo ai cittadini che vivono nel nostro territorio. E’ opinione comune e consolidata tra tutti gli amministratori che l’attuale struttura e dimensioni dei piccoli comuni non sono più in grado di garantire i servizi e gli investimenti necessari a rispondere alle esigenze dei cittadini. I dati e le conclusioni del presente lavoro sono stati presentati ai cittadini dei comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea nel corso di tre distinte assemblee, alla presenza dei tre sindaci. Il 12 dicembre è avvenuto il primo incontro a Rodero, il 13 dicembre il secondo incontro ad Albiolo e il 15 dicembre il terzo incontro a Valmorea. E’ opinione e volontà comune organizzare incontri su specifiche tematiche inerenti la fusione in base ad un calendario preciso da qui sino al mese antecedente al referendum.

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CONTESTO NORMATIVO

Come già anticipato nell’introduzione, il quadro normativo nel quale si è deciso di maturare l’idea di fusione è strettamente connesso con la vigenza dell’obbligo di gestioni associate. Negli ultimi anni, il legislatore, nel più ampio quadro degli interventi legislativi volti al riordino ed alla semplificazione dell’assetto degli enti territoriali, ha promulgato norme finalizzate all’unione dei servizi per i comuni di più modeste dimensioni, auspicando, in tal modo, un recupero di efficienza nell’erogazione dei servizi primari ai cittadini congiunto ad un contenimento delle spese correnti, obiettivo prioritario della finanza pubblica nel contesto economico e finanziario italiano ed europeo. Già con il D.L. n. 78/10, convertito in legge n. 122/2010, era stato introdotto, per i comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti, un vero e proprio obbligo della gestione associata dell’esercizio delle funzioni fondamentali, attraverso convenzioni o unioni. La Regione Lombardia, era poi intervenuta con propria legge (legge regionale 22/2011) stabilendo in 5.000 abitanti il limite demografico minimo da raggiungere come ambito ottimale per l’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali. Allo stato attuale, le funzioni fondamentali dei comuni, che non possono essere esercitate singolarmente, sono individuate dal comma 27 dell’art. 14 del DL 95/2012 (co. 27 art. 14 del DL 78/2010, come modificato dall’art. 19 del D.L. n. 95/2012) come segue:

a) organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale; c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente; d) pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovra comunale; e) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi; f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi; g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall'articolo 118, quarto comma, della Costituzione; h) edilizia scolastica per la parte non attribuita alla competenza delle province, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; i) polizia municipale e polizia amministrativa locale; l) tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali, nell'esercizio delle funzioni di competenza statale l bis) i servizi in materia statistica.

Per poter svolgere raggiungere l’obiettivo della funzioni associate vi sono di fatto tre possibili percorsi, tutti di fatto previsti all’interno del Testo Unico degli Enti Locali:

1) modello “Convenzionale”: gli enti si associano stipulando singole convenzioni con durata minima di triennale in modo da esercitare in forma associata le funzioni sopra esposte con un obiettivo di 5000 abitanti per singola associazione; 2) modello “Unione di comuni”: gli enti si associano creando un quarto ente (l’unione) alla quale vengono demandate specifiche funzioni oltre al coordinamento complessivo. In Lombardia vige il limite demografico minimo di 5.000 abitanti anche per le Unioni di Comuni. 3) modello “Fusione tra comuni”: gli enti decidono di dare vita ad un nuovo comune, con la soppressione dei precedenti. Il nuovo comune subentra in tutto e per tutto ai comuni cessati, dai rapporti giuridici a quelli finanziari.

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In merito al modello convenzionale, il primo valutato all’interno del percorso associativo dai comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea, per legge, le convenzioni devono avere durata almeno triennale. Ove alla scadenza del predetto periodo, non sia comprovato, da parte dei comuni aderenti, il conseguimento di significativi livelli di efficacia ed efficienza nella gestione, secondo modalità stabilite con decreto del Ministro dell’interno, i comuni interessati sono obbligati ad esercitare le funzioni fondamentali esclusivamente mediante unione di comuni. I termini per adempiere ai dettami che impongono la gestione associata di tutte le funzioni sono stati più volte modificati. Attualmente il Decreto Milleproroghe 210/2016 (DL 210/2010, ha fatto slittare al 31 dicembre 2016 il termine per la gestione associata delle funzioni fondamentali da parte dei piccoli comuni, che dunque rimane pienamente efficace almeno nel momento della stesura di questa relazione. Rimane per ora in vigore anche la sanzione che prevede, in caso di decorso dei termini di cui sopra, che il Prefetto assegni agli enti inadempienti un termine perentorio entro il quale provvedere. Decorso inutilmente detto termine, trova l’intervento sostitutivo del Governo. I comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea, dopo aver percorso inizialmente la strada delle gestioni associate, con la deliberazione nei rispettivi consigli di un Protocollo d’Intesa sulle gestioni associate, hanno deciso di abbandonare questa via in quanto fonte di duplicazione di atti e non di risparmi effettivi e concreti. Spesso l’adeguamento a tale normativa avviene tramite una mera elaborazione formale di atti e convenzioni “vuote” che di fatto non sfociano poi concretamente in provvedimenti utili ai cittadini.

In merito al processo di fusione invece, i principali provvedimenti che recano disposizioni in materia di fusioni fra enti locali sono i seguenti:

 Costituzione della Repubblica Italiana: art. 133 co. 2  Legge n. 142 del 1990 (articolo 11);  Decreto legge 25 novembre 1996, n. 599 (art. 1, co. 2);  Legge 23 dicembre 1996, n. 662 (art. 1, co. 164);  Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali - decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (art. 15);  Decreto Ministero dell’interno 1 settembre 2000, n. 318;  Decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135 (art. 20);  Decreto del Ministero dell’interno del 10 ottobre 2012;  Legge 27 dicembre 2013, n. 147 (art. 1, co. 730);  Decreto legge 6 marzo 2014, n. 16 (art. 12);  Legge 7 aprile 2014, n. 56 (articolo 1, co. 116-134);  Decreto del Ministero dell’Interno - 11 giugno 2014;  Legge 23 dicembre 2014, n. 190 (art. 1, co. 450);  Decreto Ministero dell’interno - 21 gennaio 2015.

I commi da 116 a 134 dell'art. 1 della legge 56/2014 (legge Del Rio) dettano disposizioni particolarmente interessanti ed aggiornate in materia di fusioni di comuni e per questo riteniamo importante riportarli dettagliatamente. Un primo gruppo di disposizioni reca misure agevolative per la fusione di comuni. In primo luogo, si stabilisce che nei comuni sorti a seguito della fusione di più comuni, lo statuto del nuovo comune possa prevedere "forme particolari di collegamento" tra l'ente locale sorto dalla fusione e le comunità che appartenevano ai comuni originari (comma 116). Una misura accelerativa del procedimento di adozione dello statuto prevede che i comuni che hanno avviato il procedimento di fusione, possono, anche prima dell'istituzione del nuovo ente, definirne lo statuto, che deve essere approvato in testo conforme da tutti i consigli comunali; tale statuto "provvisorio" entra in vigore con l'istituzione del nuovo comune e rimarrà vigente fino a che non sia 6

RELAZIONE A SUPPORTO DEL PROGETTO DI FUSIONE TRA I COMUNI DI ALBIOLO, RODERO E VALMOREA (PROVINCIA DI COMO) eventualmente modificato dagli organi del comune frutto della fusione. Inoltre, si prevede che sia lo statuto del nuovo comune, e non più la legge regionale che lo istituisce, a contenere misure adeguate per assicurare alle comunità dei comuni oggetto della fusione forme di partecipazione e di decentramento dei servizi (comma 117). Si prevedono poi le seguenti ulteriori misure agevolative:  il nuovo comune può utilizzare i margini di indebitamento consentiti anche ad uno solo dei comuni originari, anche nel caso in cui dall'unificazione dei bilanci non risultino possibili ulteriori spazi di indebitamento (comma 119);  l'obbligo di esercizio associato delle funzioni comunali fondamentali, previsto per i comuni con meno di 5.000 abitanti, viene attenuato e in alcuni casi derogato in caso di fusione. In particolare: la legge regionale può fissare una diversa decorrenza dell'obbligo o rimodularne i contenuti; in ogni caso, in assenza di legge regionale, i comuni derivanti dalla fusione con popolazione di almeno 3.000 abitanti sono esentati dall'obbligo per la durata di un mandato elettorale (comma 121)  l'istituzione del nuovo comune non priva i territori dei comuni estinti dei benefici stabiliti dall'Unione europea e dalle leggi statali in loro favore; inoltre, il trasferimento della proprietà dei beni mobili e immobili dai comuni estinti al nuovo comune è esente da oneri fiscali (comma 128). Vengono poi definite alcune disposizioni organizzative di tipo procedurale per regolamentare il passaggio dalla vecchia alla nuova gestione, principalmente per quanto riguarda l'approvazione dei bilanci; anche in questo caso l'obiettivo è di agevolarne la fusione. In particolare si prevede che:  i sindaci dei comuni che si fondono coadiuvano il commissario nominato per la gestione del comune derivante da fusione fino all'elezione del sindaco e del consiglio comunale del nuovo comune; in particolare i sindaci, riuniti in comitato consultivo, esprimono parere sullo schema di bilancio e in materia di varianti urbanistiche (comma 120);  gli incarichi esterni eventualmente attribuiti ai consiglieri comunali dei comuni oggetto di fusione e gli incarichi di nomina comunale continuano fino alla nomina dei successori (comma 122);  le risorse destinate ai singoli comuni per le politiche di sviluppo delle risorse umane e alla produttività del personale, previste dal contratto collettivo di lavoro del comparto e autonome locali del 1° aprile 1999, sono trasferite in un unico fondo del nuovo comune con la medesima destinazione (comma 123);  tutti gli atti, compresi bilanci, dei comuni oggetto della fusione restano in vigore fino all'entrata in vigore dei corrispondenti atti del commissario o degli organi del nuovo comune (comma 124, lett. a);  i revisori dei conti decadono al momento dell'istituzione del nuovo comune; fino alla nomina del nuovo organo di revisione contabile le funzioni sono svolte dall'organo di revisione in carica nel comune più popoloso (comma 124, lett. b);  al nuovo comune si applicano le disposizioni dello statuto e del regolamento di funzionamento del consiglio comunale dell'estinto comune di maggiore dimensione demografica fino all'approvazione del nuovo statuto (comma 124, lett. c);  il bilancio di previsione del nuovo comune deve essere approvato entro 90 giorni dall'istituzione dal nuovo consiglio comunale, fatta salva l'eventuale proroga disposta con decreto del Ministro dell'interno (comma 125, lett. a);  ai fini dell'esercizio provvisorio, si prende come riferimento la sommatoria delle risorse stanziate nei bilanci definitivamente approvati dai comuni estinti nell'anno precedente (comma 125, lett. b);  il nuovo comune approva il rendiconto di bilancio dei comuni estinti e subentra negli adempimenti relativi alle certificazioni del patto di stabilità e delle dichiarazioni fiscali (comma 125, lett. c); 7

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 ai fini della determinazione della popolazione legale, la popolazione del nuovo comune corrisponde alla somma della popolazione dei comuni estinti (comma 126);  l'indicazione della residenza nei documenti dei cittadini e delle imprese resta valida fino alla scadenza, anche se successiva alla data di istituzione del nuovo comune (comma 127);  i codici di avviamento postale dei comuni preesistenti possono essere conservati nel nuovo comune (comma 129), i nostri comuni peraltro hanno cap identici.

La legge di stabilità per l’anno 2015, al fine di promuovere la razionalizzazione e il contenimento della spesa degli enti locali attraverso processi di aggregazione e di gestione associata, ha introdotto ulteriori misure volte a favorire i processi di unione e fusione di comuni. Nel dettaglio, per i comuni istituiti a seguito di fusione, che abbiano un rapporto tra spesa di personale e spesa corrente inferiore al 30 per cento, fermi restando i limiti previsti dalla legislazione vigente e la salvaguardia degli equilibri di bilancio, non si applicano, nei primi cinque anni dalla fusione, i vincoli e le limitazioni relativi alle facoltà di assunzione e ai rapporti di lavoro a tempo determinato. Con il decreto del Ministero dell’interno del 21 gennaio 2015, sono state definite, a decorrere dall’anno 2014, le modalità ed i termini per il riparto e l’attribuzione dei contributi spettanti ai comuni istituiti dall’anno 2014 in conseguenza di procedure di fusione di comuni o fusione per incorporazione. Da ultimo, con la legge di stabilità 2017, come si evidenzierà più avanti nel dettaglio, ai suddetti enti spetta, per un periodo di dieci anni, un contributo straordinario pari al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti ai medesimi enti per l’anno 2010. Tale contributo viene erogato entro il limite degli stanziamenti finanziari previsti ed in misura non superiore, per ciascuna fusione e per ciascuna annualità di contributo, a due milioni di euro.

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ASPETTI STORICI E PATRIMONIO CULTURALE

I comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea sono accomunati storicamente dall’appartenenza alla Pieve di Uggiate e dalle vicende che l’hanno interessata nel corso dei secoli. È interessante notare che in una fase della loro centenaria storia già si ritrovarono uniti in un unico comune. Siamo nel 1807, quando sotto la dominazione napoleonica, per decreto del Regno d’Italia, venne costituito un unico comune tra Albiolo, Cagno, Rodero, Casanova e Caversaccio. Pochi anni dopo nel 1816, tornata la dominazione austriaca del Regno Lombardo-Veneto i comuni tornarono a essere enti autonomi. Casanova (che poi mutò denominazione in Casanova Lanza) e Caversaccio divennero un unico comune nel 1928.

ALBIOLO

Il paese appare citato per la prima volta in un atto che tratta la divisione di beni datato 852, periodo in cui il centro abitato, insieme a tutta la zona limitrofa, giaceva sotto il controllo dei Conti del Seprio. Le sue vicende storiche sono sempre state legate alla pieve di Uggiate e alla città di Como, in special modo durante il XII secolo, quando a causa delle tensioni con Milano era dovuto intervenire l'Imperatore del Sacro Romano Impero, Federico Barbarossa, a sancire il controllo lariano su quelle terre, nel 1152. Proprio in occasione dell'intervento imperiale e della successiva sconfitta subita Legnano nel 1176 è da ritenere più che plausibile che le truppe del Barbarossa, nella loro ritirata verso nord, seguendo la valle dell'Olona, siano transitate da Albiolo in direzione Como al fine di riprendere poi la strada per la Germania. A questo periodo fa seguito un ampio lasso di tempo in cui le notizie sulla comunità di Albiolo vengono inghiottite dalle nebbie della storia; solo nel XV secolo torna ad essere feconda la documentazione che consegna un paese in cui la maggior parte dei suoi abitanti fa parte di famiglie ben radicate sul territorio, dedite alla produzione cerealicola e in maniera minore a quella delle leguminose e del vino. Sotto dominazione spagnola, nel 1551, viene completato il primo estimo del territorio albiolese e 40 anni dopo, nel 1592, un primo censimento dei contribuenti, dal quale risulta che dei 24 soggetti censiti, ben 20 possiedono terreni o proprietà immobiliari, il che faceva vivere l'allora ridotta popolazione di Albiolo in una relativa agiatezza. Atto di particolare importanza per tutte le comunità della pieve di Uggiate, fu il “pagamento della propria libertà” per non venire re-infeudate da un editto del governatore spagnolo di Milano che, nel 1647, al fine di trovare denaro sufficiente per mantenere gli eserciti della Corona, aveva varato un piano di vendita di concessioni e titoli nobiliari. Albiolo, che contava 34 focolari pagò per ognuno di essi 26 lire, 13 soldi e 4 denari, e così l'8 marzo 1656, fu definitivamente libero da qualsiasi soggezione feudale. Sotto il nuovo governo austriaco, Albiolo vede la sua comunità espandersi, e con essa anche la coltivazione del gelso, che inizia a divenire dominante proprio sul finire del settecento; è proprio in questo frangente, nel 1789 precisamente, che la comunità si vede riconosciuto un grande privilegio per il tempo: l'apertura della prima scuola elementare pubblica, affidata al parroco ma stipendiato dalla Regia Intendenza di Como. Passata la “bufera napoleonica”, con la Restaurazione il comune era arrivato a contare 588 abitanti e, quando nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia, la popolazione vide sorgere la nuova era industriale: nel 1885 apparve la ferrovia Malnate-, le prime tessiture furono di poco successive e la Scuola Professionale di Disegno apri i battenti proprio a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Albiolo però divenne da subito paese di migranti; infatti, oltre il 25% della popolazione nei primi anni del novecento cercherà fortuna all'estero, sia in Europa che al di là di essa.

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Proprio questo secolo corse velocissimo, donando al paese una nuova rete idrica, un municipio, una scuola dell'infanzia e l'energia elettrica. Allo stesso modo si prese molto, con due guerre mondiali che privarono la comunità di oltre 60 giovani. La ripresa della vita nell'età repubblicana ha visto sempre il paese al centro di un fervido dibattito culturale e politico, che non smette di animarlo anche oggi.

RODERO

Seppur le testimonianze scritte sull'esistenza di un insediamento non possano essere fatte risalire a prima del VII-VIII secolo, la presenza già in epoca romana di un presidio sul colle sovrastante l'abitato è databile già a partire dal 300 d.C. La torre che sovrasta il colle di San Maffeo, seppur di origine romana, ha vissuto il suo splendore nei secoli successivi, grazie al grande sistema difensivo e di segnalazioni che i Longobardi installarono lungo la dorsale prealpina, a cavallo del confine fra le attuali province di Varese e Como e la frontiera svizzera. A partire dal 1100 la documentazione scritta inizia a svilupparsi anche su Rodero, tra la quale spiccano gli Statuti di Como, che nel 1335 citano espressamente il paese fra quelli costituenti la pieve di Uggiate, al cui destino Rodero rimarrà legato almeno fino a tutto il seicento. Infatti, anch'esso fu protagonista del “riscatto della propria libertà” ma già dal 1652, con il quale il paese si sottraeva alla possibilità di poter essere infeudato pagando la somma pattuita, già citata nel paragrafo di Albiolo, per ogni focolare presente sul territorio (32 secondo le rilevazioni del tempo). La documentazione principale fino all'unità d'Italia si concentra per lo più sulle fonti ecclesiastiche e sui registri parrocchiali, che oltre a fornire un dato demografico stila l'elenco degli interventi alla chiesa di San Simone, poi anche di San Fedele (1631), che inesorabilmente mutarono e rimodellarono la struttura dell'edificio fino a novecento inoltrato. A partire da metà del XVIII secolo grazie alla dedizione di don Innocenzo Buzzi, si avviò un programma di scolarizzazione, dapprima incentrato solo sull'insegnamento, solo maschile, della dottrina cristiana; fu solo con l'avvento della repubblica Italiana, emanazione di quella rivoluzionaria francese, che si ebbe dapprima la decisione (1802) e poi l'apertura vera e propria di un istituto pubblico, nel 1807. Episodio di rilevanza notevole per il territorio fu il combattimento avvenuto fra una compagnia di volontari garibaldini agli ordini del generale Medici e le truppe austriache, comandate dal generale D'Aspre, proprio a Rodero, il 19 agosto 1848. Lo scontro, risoltosi in qualche ora con un caduto per parte vide i volontari in camicia rossa allontanarsi in direzione del valico del Gaggiolo, ricongiungendosi al resto delle truppe garibaldine in Svizzera. Ma la storia bellica di Rodero non finì con il risorgimento; nel territorio comunale, infatti, sono presenti alcune postazioni belliche con annesse gallerie della Linea difesa frontiera nord, un'opera militare difensiva costruita tra il 1911 e il 1916 nelle Prealpi lombarde per proteggere il territorio italiano e i poli industriali di Milano e di Bergamo da un'eventuale aggressione della Germania e dell'Austria dal nord durante la Prima Guerra Mondiale; fatto mai verificatosi. Di rilevanza sono da registrare anche la presenza, fino agli anni Sessanta di un valico doganale pedonale con la Confederazione Elvetica e della relativa caserma del Corpo delle Guardie di Finanza e del tratto ferroviario Castellanza-Mendrisio, il cui percorso passava proprio ai piedi dell'altura su cui sorge il comune, ma che rimase in attività solo due anni, tra il 1926 e il 1928, a causa della chiusura della frontiera voluta durante il fascismo. Il tracciato è stato parzialmente recuperato dal 1995 per il solo scopo turistico.

VALMOREA

Il comune di Valmorea venne costituito nel 1928 con i soppressi comuni di Casanova Lanza e Caversaccio (Regio Decreto 18 marzo 1928, n. 704). Valmorea quindi nasce già come unione di comunità con una propria storia e tradizioni che si sono mantenute in parte nel tempo. Esistono tutt’ora alcuni enti separati delle comunità di Casanova Lanza e Caversaccio tra cui le parrocchie, le scuole dell’Infanzia e le società cooperative. 10

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Negli anni ’70 è stato costruito il plesso scolastico delle Scuole Medie a cui afferiscono anche i comuni di Albiolo, Cagno e Rodero. Negli anni ’80 sono state inaugurate le nuove scuole elementari in sostituzione delle sedi preesistenti. La storia del Comune di Valmorea è un esempio di come si possa unire il mantenimento dell’identità e delle tradizioni con il processo di aggregazione dei comuni. Ecco allora una breve cronistoria delle due “frazioni” che compongono oggi il comune di Valmorea.

Caversaccio

Nel 1936 a Caversaccio furono trovate due tombe a cassetto di beola con corredo di vasellame, risalenti al periodo di passaggio tra il dominio celtico e quello romano. Ciò lascia presagire una frequentazione molto antica del sito. Nel novembre 852, secondo quanto attualmente noto, si ha per la prima volta un’espressa citazione di Caversaccio in un atto che tratta di una divisione dei beni tra Adelburga, vedova di Aldalgiso di Schianno, e Balderico di nazionalità alemanna. I beni in questione sono sparsi un po’ in tutti il contado del Seprio e alcuni proprio in località Caversazi (Caversaccio). Il “comune de Caverzasio” figura nella “Determinatio mensurarum et staterarum …” annessa agli Statuti di Como del 1335, tra i comuni appartenenti alla pieve di Uggiate (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum), che già la ripartizione territoriale del 1240 attribuiva al quartiere di Porta Torre della città di Como (Ripartizione pievi comasche, 1240). Caversaccio risulta sempre facente parte della pieve di Uggiate anche dal “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli del comune dal 1510 sino all’anno 1518 (Liber consulum Novocomi, 1510-1535). Nel 1652 la terra di Caversaccio, ancora compresa nella pieve di Uggiate, era composta da 26 fuochi (Focolari pievi di Fino, Zezio, Ugiate, 1652). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Caversaccio era sempre inserito nella pieve di Uggiate (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che Caversaccio, che contava 250 abitanti, si era redento e pagava per ciò la somma di lire 23 ogni quindici anni. La frazione di Caversaccio è legata a due importanti personaggi storici: Giovanni da Caversaccio e Carlo Mozart. Il primo più comunemente noto come Giovanni da Milano fu un pittore protagonista della scena fiorentina toscana alla metà del Trecento negli anni caratterizzati tristemente dalla terribile peste nera del 1348. A lui si deve il ciclo di affreschi della cappella Guidalotti-Rinuccini in Santa Croce a Firenze. Sue opere sono esposte alla National Gallery di Londra e al Louvre di Parigi. Carlo Mozart, figlio del celebre musicista Wolfang, acquisto una residenza a Caversaccio, dove vi soggiornò tra il 1853 e il 1859. Lasciò in eredità la sua abitazione e altri beni al Comune e alla comunità di Caversaccio.

Casanova

Antiche testimonianze di epoca romana sono state trovate nel 1974 a Casanova, in località Dosso, dove andarono distrutte alcune tombe romane a tegoloni durante la costruzione di una casa. Il nome Casanova deriva probabilmente da un importante casato comasco, i De Casanova, che possedeva delle proprietà nel territorio, e il cui stemma compare in un codice quattrocentesco del museo di Como. Nel rendiconto di una decima introdotta da Bonifacio Viti nel 1295 ricorda un Johannes de Casanova, prevosto della chiesa plebana di S.Pietro In Uggiate ed un Lafrancus da Casanova, cappellano della chiesa di Casanova appunto, compresa nella pieve uggiatese. Casanova risulta sempre facente parte della pieve di Uggiate anche dal “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli del comune dal 1510 sino all’anno 1538 (Liber consulum Novocomi,1510-1535). Nel 1652 la terra di Casanova, ancora compresa nella pieve di Uggiate, era composta da 15 fuochi (Focolari pievi di Fino, Zezio, Ugiate, 1652). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Casanova era sempre inserito nella pieve di Uggiate (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Il soppresso comune di Casanova ha avuto anche una serie diversa di denominazioni. Sino al 1864 il comune mantenne la denominazione di Casanova e dal 1864 al 1903 il comune mantenne la denominazione di Casanova di Uggiate (R.D. 4 11

RELAZIONE A SUPPORTO DEL PROGETTO DI FUSIONE TRA I COMUNI DI ALBIOLO, RODERO E VALMOREA (PROVINCIA DI COMO) febbraio 1864, n. 1678). Dal 1903 fino alla costituzione del nuovo comune di Valmorea mantenne la denominazione di Casanova Lanza. La frazione di Casanova è legata anch’essa a diversi personaggi storici e importanti famiglie di antica nobilita. La famiglia Somigliana, imparentata con Alessandro Volta, possiede tutt’ora un palazzo a Valmorea, sul quale ha eseguito interventi di ristrutturazione il celebre architetto Simone Cantoni (1739-1818). Tra i personaggi illustri della famiglia si annovera il professor Carlo Somigliana (1860-1955), insigne fisico e matematico, autore di studi sulla teoria dell’elasticità. Un’altra importante famiglia nobile a cui si devono alcuni edifici storici presenti nella frazione è la famiglia milanese dei Sala. La presenza di questa famiglia a Casanova è attestata fin dal 1664 e nel XVIII secolo costruirono una residenza tutt’ora esistente e nota come palazzo Sassi. Nel 1750 fecero ampliare la loro cappella di famiglia, tutt’ora esistente come chiesa parrocchiale di Casanova Lanza.

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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E AMBIENTALE

ALBIOLO: Il territorio comunale è collocato in posizione meridionale rispetto ai centri di Valmorea e Rodero e si estende per una superficie totale di 2.87 km2. Considerando una popolazione di 2739 abitanti, la densità abitativa si attesta a 954 ab./km2. Albiolo confina con i comuni di Cagno, , , , Uggiate – Trevano e Valmorea.

RODERO: Il territorio comunale è collocato in posizione settentrionale rispetto agli abitati di Albiolo e Valmorea e si estende per una superficie totale di 2.49 km2. Considerando una popolazione di 1300 abitanti, la densità abitativa si attesta a 522 ab./km2. Rodero confina con i comuni di , Cagno, Valmorea, Cantello (VA) e Stabio (CH) .

VALMOREA: Il territorio comunale è collocato in posizione centrale rispetto agli abitati di Albiolo e Rodero e si estende per una superficie totale di 3.18 km2. Considerando una popolazione di 2663 abitanti, la densità abitativa si attesta a 837 ab./km2. Valmorea confina con i comuni di Albiolo, Bizzarone, Cagno, Rodero e Uggiate - Trevano. Il comune è costituito dalle frazioni di Casanova Lanza e Caversaccio.

Mentre i comuni di Albiolo e Rodero risultano urbanisticamente caratterizzati da un nucleo abitativo storico unico attorno al quale si articolano le costruzioni di più recente edificazione, Valmorea è costituita da due centri storici distinti (Caversaccio e Casanova Lanza) ad oggi però resi essenzialmente contigui dalle successive urbanizzazioni. Si evidenzia come gli abitati di Albiolo e di Valmorea (in riferimento alla frazione di Caversaccio) siano anch’essi in sostanziale continuità a livello di urbanizzazione. Le distanze che separano i quattro principali nuclei d’insediamento risultano essere molto ridotte con percorso massimo in linea d’aria di circa 2.7 km fra i centri di Albiolo e Rodero. Il collegamento viabilistico fra gli abitati di Albiolo e Valmorea è del tutto agevole ed efficace. Il raggiungimento dell’abitato di Rodero richiede necessariamente l’attraversamento della Valle del Lanza, ma la distanza fra Valmorea (frazione di Casanova Lanza) e Rodero, considerando il collegamento viabilistico principale, è comunque inferiore a 3 km. Il territorio nel quale sono posti i tre comuni si estende nella porzione occidentale della Provincia di Como in prossimità del confine con la Provincia di Varese e con la Confederazione Elvetica (Canton Ticino), rientrando nella Regio Insubrica. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale colloca i territori dei tre enti all’interno dell’Ambito Territoriale omogeneo “Olgiate Comasco” e dell’Unità di Paesaggio “Colline occidentali e Valle del Lanza” sottolineando l’omogeneità territoriale sotto il punto di vista urbanistico, abitativo, morfologico e paesaggistico che caratterizza l’area in oggetto. Geograficamente essa si colloca infatti all’interno della fascia collinare che funge da raccordo fra le pendici meridionali dei massicci montuosi del Sud-Alpino e la zona dell’alta pianura collocata a nord di Milano. Tali colline, tipiche dell’intera area posta a meridione dei grandi laghi, appartengono nel dettaglio al sistema morenico dell’Apparato glaciale del Lario edificato al succedersi delle glaciazioni. Tutti i colli, più o meno marcati, sui quali sono collocati i centri dei tre comuni rappresentano quindi esempi di cordoni morenici conservati, storicamente ottimali da un punto di vista geografico per l’edificazione di zone abitative. Le quote altimetriche dei territori in questione si aggirano mediamente attorno ai 400 m s.l.m., spingendosi fino ad un massimo di circa 500 m s.l.m. in corrispondenza del Colle di San Maffeo (Rodero, limite settentrionale dell’area) e ad un minimo di circa 320 m s.l.m. in riferimento al fondovalle della Valle del Torrente Lanza collocata con andamento nord-ovest/sud-est fra i territori di Valmorea e Rodero. Oltre ai dossi morenici l’elemento geografico-fisico che accomuna i territori appartenenti ai tre enti è quindi costituito dal bacino idrografico del Torrente Lanza.

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Esso interessa in modo completo i territori di Valmorea e Rodero e tutta la porzione occidentale del territorio albiolese. Le acque superficiali drenate da tale area attraverso una serie di tributari minori (Rio dei Giochi, Torrente Renone ecc.), vengono convogliate nell’asta principale del Lanza che scorre nell’omonima valle. L’area della valle rientra interamente nel Parco Locale di Interesse Sovraccomunale “Valle del Lanza” al quale aderiscono i comuni di Valmorea (per un totale di 1.11 km2, 35% del territorio comunale) e Rodero (per un totale di 1.95 km2, 78% del territorio comunale). Parte dei territori di Albiolo e Valmorea rientrano inoltre nel bacino torrente Lura. In particolare la porzione orientale del territorio di Albiolo rientra nel Parco Locale di Interesse Sovraccomunale “Sorgenti del Torrente Lura” (per un totale di 0.88 km2, 31% del territorio comunale). La presenza di due PLIS conferma la presenza di tipologie geografiche e naturalistiche comuni collocate nei territori in oggetto e l’attenzione alla preservazione degli stessi dimostrata dagli enti interessati. A livello ambientale le condizioni delle aree verdi, abbondantemente presenti nel territorio descritto, risultano essere omogenee, con vegetazione di tipo “submontano” diffusa (boschi a latifoglie e boschi misti). Importante è anche la fauna presente, costituita da specie acquatiche e proprie delle zone umide in relazione alle aree fluviali dei Torrenti Lanza e Lura, ma anche da volatili e mammiferi terrestri (diffusi tassi, scoiattoli e volpi). Questi trovano nelle aree boschive poste a sud (fra i comuni di Albiolo- Valmorea e Cagno) e a nord del territorio in oggetto (fra i comuni di Valmorea e Bizzarone-Uggiate Trevano) corridoi ecologici ottimali in grado di collegare il PLIS Valle del Lanza a nord con il PLIS Sorgenti del Torrente Lura a sud, rendendo l’area ancora più integrata da un punto di vista ambientale. In sintesi la stretta contiguità territoriale, le dimensioni e le caratteristiche urbanistiche confrontabili, l’omogeneità geografica, morfologica e naturalistica caratterizzante i territori oggetto di discussione e gli efficaci collegamenti viabilistici, rendono l’area descritta fortemente unitaria e armonica al suo interno. Tutti i nostri tre enti hanno adottato ormai da anni il P.G.T. in conformità agli orientamenti espressi dal piano provinciale P.T.C.P. Di seguito le date delle ultime approvazioni in consiglio (varianti) dello strumento urbanistico fondamentale per i nostri territori.

ALBIOLO RODERO VALMOREA Strumento Urbanistico Piano di Governo del Piano di Governo del Piano Governo del Territorio Territorio Territorio Data di approvazione dello strumento organistico (ultima 05/03/2012 29/02/2011 27/02/2009 variante) Appartenenza a Parchi Locali di “Sorgenti del Torrente Parco Valle del Lanza Parco Valle del Interesse Sovracomunale Lura” Lanza (P.L.I.S.)

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INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DEMOGRAFICO DEL COMUNE DERIVANTE DALLA FUSIONE

Di seguito i dati territoriali riepilogativi dei nostri tre enti.

ALBIOLO RODERO VALMOREA Superficie Kmq 2,84 kmq 2,49 kmq 3,18 kmq Densità abitativa 965/kmq 526/kmq 839/ kmq Altitudine (casa comunale) 423 m s.l.m 394 m s.l.m 405 m s.l.m Distanza da Como 17 km 21 km 18 km

Nella mappa sottostante si evidenziano tramite le aree colorate le aggregazioni più recenti di comuni limitrofi e l’ipotetica estensione del territorio oggetto di fusione per gli enti di Albiolo, Rodero e Valmorea.

Elaborazione su mappa da database topografico regionale

Il comune unico avrebbe una popolazione di 6737 abitanti. All’interno della provincia di Como si situerebbe quindi al 19 esimo posto per popolazione, su 154 comuni. Di seguito alcuni comuni a noi vicini che sarebbero superati in termine di popolazione e la loro graduatoria su base provinciale:

 19. 6.501  20. 6.449  23. 5.878  24. 5.788

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Di seguito la popolazione suddivisa per fasce d’età.

Dati Demografici ALBIOLO RODERO VALMOREA UNICO Popolazione residente al 2739 1329 2669 6737 31/12/2015 Maschile 1353 680 1300 3333 <15 216 103 193 512 15/29 238 126 213 577 30/59 593 318 595 1506 60/65 94 46 90 230 >65 212 87 209 508 Femminile 1386 649 1369 3404 <15 202 102 190 494 15/29 199 87 165 451 30/59 637 308 610 1555 60/65 85 42 73 200 >65 263 110 331 704

Ecco alcuni grafici sull’andamento della popolazione residente dal 2001 al 2015 suddivisa per i comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea. La popolazione di Albiolo e Rodero è in crescita pressoché costante mentre quella di Valmorea dopo un picco raggiunto nel 2007, il quale l’ha portata ad essere il comune più popoloso, negli ultimi anni si è assestata o è diminuita di qualche unità. Ad oggi il comune più popoloso è Albiolom seguito a poche unità da Valmorea. Rodero ha una popolazione pari a circa la metà rispetto ad Albiolo e Valmorea.

ALBIOLO ANDAMENTO POPOLAZIONE

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RODERO ANDAMENTO POPOLAZIONE

VALMOREA ANDAMENTO POPOLAZIONE

Di seguito una tabella riepilogativa delle attività presenti sul territorio dei tre comuni, così come risultano ai fini del calcolo del piano finanziario della Tari. Il comune unico avrebbe una realtà di ben 182 tra attività produttive e culturali.

Dati Attività ALBIOLO RODERO VALMOREA UNICO Musei, biblioteche, scuole, associazioni, luoghi di 9 2 3 14 culto Uffici, agenzie, studi professionali 15 0 22 37 Banche ed istituti di credito 2 0 0 2 Negozi abbigliamento, calzature, libreria, 6 0 1 7 cartoleria Edicola, farmacia, tabaccaio, plurilicenze 1 1 1 3 Attività artigianali tipo botteghe (falegname, 20 5 7 32 idraulico, …) Carrozzeria, autofficina, elettrauto 2 1 3 6 17

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Attività artigianali di produzione beni specifici 14 1 37 52 Attività industriali con capannoni di produzione 0 0 6 6 Ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie 4 0 1 5 Bar, caffè, pasticceria 5 1 3 9 Supermercato, pane e pasta, macelleria, salumi e 2 1 3 6 formaggi Plurilicenze alimentari e/o miste 2 0 0 2 TOTALE 82 12 88 182

Di seguito un elenco delle istituzioni erogatrici di pubblici servizi presenti sui nostri territori.

Istituzioni erogatrici ALBIOLO RODERO VALMOREA UNICO di servizi pubbliche Ufficio postale 1 1 (a giorni alterni) 1 3 1 scuola 2 scuole 1 asilo nido dell’infanzia dell’infanzia (privato) (privata) (private) 1 scuola Istruzione 9 dell’infanzia 1 scuola elementare 1 scuola primaria (privata) 1 scuola 1 scuola secondaria elementare di primo grado 1 Ambulatorio Comunale 1 Ambulatorio Sanità e servizi sociali 6 Comunale 3 residenze socio- sanitarie private

Farmacia 1 (privata) 1 Dispensario 1 (privata) 3 Banche 2 1 TOTALE 7 5 10 22

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SITUAZIONE ECONOMICA E PATRIMONIALE DEI TRE ENTI

Ecco alcuni dati significativi relativi ai bilanci dei tre enti da cui si evincono considerazioni fondamentali per l’analisi di fattibilità della fusione. Tutti i dati sono riferiti ai rendiconti di gestione e al conto del patrimonio per l’anno 2015. Sottostante una tabella riepilogativa per un confronto visivo immediato sulle differenze in alcune grandezze finanziarie.

RAFFRONTO DATI BILANCIO CONSUNTIVO 2015 DESCRIZIONE ALBIOLO RODERO VALMOREA IMU 223.860,69 205.317,57 225.136,82 ADD.LE IRPEF 23.000,00 23.500,00 61.000,00 TOSAP 35.164,83 3.359,59 3.097,50 PUBBLICITA' E PUBBL.AFF. 2.100,00 400,00 1.300,00 TARI 249.570,80 145.000,00 307.800,00 SERVIZIO IDRIC. 170.765,33 61.000,00 116.320,26 CODICE STRADA 3.502,26 607,20 FONDO SOLIDARIETA' COMUNALE 282.281,72 115.892,62 229.772,50 FONDO SVILUPPO INVESTIMENTI 23.916,94 2.097,80 48.609,52 CONCESSIONI A EDIFICARE 114.278,21 24.970,74 31.893,68 di cui titolo 1^ 15.000,00 18.728,06 22.500,00 titolo 2^ 99.278,21 6.242,68 9.393,68 FONDI FRONTALIERI 327.095,79 203.526,27 322.552,79 di cui titolo 1^ 89.000,00 60.000,00 96.765,00 titolo 2^ 238.095,79 143.526,27 225.787,79 AVANZO DI AMMINISTR. 31/12/2015 526.078,85 189.146,03 418.476,08 FONDO CASSA AL 31/12/15 1.141.671,43 746.718,57 783.550,54 UTILIZZO ANTICIPAZIONE - - - MUTUI ASSUNTI - - - AMM. MUTUI 2015 78.878,54 60.762,78 136.479,38 quota capitale 59.066,14 39.319,95 111.122,53 quota interessi 19.812,40 21.442,83 25.356,85 Debito residuo al 31/12/2015 365.841,26 398.687,05 786.113,47

INDEBITAMENTO art. 204 TUEL 1,22% 2,46% 1,59%

ACCERTAMENTI 1.551.929,27 792.344,41 1.592.332,53 IMPEGNI 1.616.500,09 776.657,00 1.450.866,90 Rimborso prestiti titolo III 59.066,14 39.319,95 111.122,53

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SITUAZIONE PATRIMONIALE

Il patrimonio complessivo dei nostri tre enti, così come risulta dal conto del patrimonio per il 2015 è così suddiviso, come da tabella sottostante. Il comune di Valmorea ha una situazione patrimoniale più ampia rispetto ai comuni di Rodero e Albiolo. Proporzionalmente alla popolazione anche la situazione del patrimonio di Rodero è rilevante.

PATRIMONIO AL Di cui immobilizzazioni Comune 31/12/2015 materiali ALBIOLO 7.740.917,97 5.014.261,20 RODERO 4.960.065,35 3.307.809,26 VALMOREA 9.384.425,35 7.065.429,90 TOTALE 22.085.408,67 15.387.500,36

AVANZO DI AMMINISTRAZIONE

Soffermandoci su alcuni dati già contenuti nella tabella soprastante evidenziamo le variazioni dell’avanzo di amministrazione avutesi nel corso degli ultimi tre anni. I vincoli di finanza pubblica hanno dispiegato i loro effetti con un aumento consistente dell’avanzo di amministrazione. Solo per uno dei tre comuni questa dinamica non è stata evidente in virtù di oneri straordinari di parte corrente che sono stati coperti da applicazione di avanzo di amministrazione negli ultimi tre bilanci. L’avanzo di amministrazione complessivo di un ipotetico comune unico supererebbe 1.100.000 €.

COMUNE 2013 2014 2015 ALBIOLO € 525.451 € 531.189 € 526.078 RODERO € 35.262 € 97.272 € 189.146 VALMOREA € 254.986 € 381.567 € 418.476

RISTORNI FRONTALIERI

I comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea hanno una grande tradizione di lavoro trans-frontaliero. Come diversi comuni appartenenti alla fascia di confine dei 20 km, stabilita dalla convenzione contro la doppia imposizione tra Italia e Svizzera nei lontani anni 70’, i tre enti hanno una forza lavoro naturalmente proiettata verso le confederazione elvetica. Ad oggi si stimano oltre 900 lavoratori che quotidianamente varcano la frontiera per prestazioni di lavoro. Per i tre enti il lavoro frontaliero assume una rilevanza fondamentale in quanto fonte di entrata tramite il meccanismo dei ristorni transfrontalieri, stabilito sempre dalla sopra citata convenzione. I ristorni frontalieri per legge dovrebbero essere applicati per investimenti in conto capitale. La legge consente di derogare a tale principio. Nell’anno 2015 i nostri comuni hanno optato in modo praticamente speculare, per l’applicazione di risorse destinate per loro natura agli investimenti, come i fondi frontalieri, in parte corrente, (fino al 30 %). Questo significa che i nostri comuni, così come sono strutturati, non riescono a garantire la copertura delle spese correnti senza attingere a risorse destinate ad altro scopo.

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Nella gestione delle rilevanti risorse derivanti dai ristorni, fondamentale è anche il problema del “frazionamento”. Se si potesse utilizzare integralmente, ovvero come somma dei ristorni attribuiti ai tre comuni, l’ammontare di risorse costituite dai fondi frontalieri allo scopo di investimenti, si avrebbe a disposizione un importo di oltre 850.000 € all’anno. Questo significherebbe poter progettare opere pubbliche di una certa rilevanza, che strutturalmente, in comuni frazionati e di piccole dimensioni non si è in grado di portare avanti con fondi proprio, se non suddividendoli per lotti in termini progettuali e con impegni spalmati su diversi esercizi. Il ricorso all’indebitamento, infatti, in virtù dei vincoli di finanza pubblica, non è una strada percorribile con successo. Di seguito, nel dettaglio le entrate di fondi frontalieri iscritti al TIT I o al TIT IV e il loro rapporto nel corso dell’anno 2015.

ALBIOLO RODERO VALMOREA UNICO TIT I € 89.000 € 60.000 € 96.765 € 246.765 TIT IV € 238.096 € 143.526 € 225.788 € 607.410 TOT € 327.096 € 203.526 € 322.553 € 853.175 % I/IV 27 % 29 % 30 %

MUTUI CON LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

La situazione debitoria dei nostri tre enti, vede l’accensione di mutui, peraltro molto datati, che fanno riferimento esclusivamente alla cassa depositi e prestiti. La quota annua di rimborso si discosta anche significativamente da comune a comune, ma è ben lontana dal costituire un problema per le casse dei singoli enti. La percentuale di rimborsi rapportata ai primi tre titoli delle entrate del rendiconto del penultimo anno precedente quello in cui viene prevista l'assunzione dei mutui (art. 204 TUEL) è lontana da quel 10 % che costituisce il limite all’assunzione di nuovi mutui. Un comune unico potrebbe inoltre valutare l’opzione di rinegoziare i mutui, applicando parte dell’avanzo di amministrazione complessivo, in modo da ridurre ulteriormente il saldo negativo di parte corrente e poter liberare ulteriori risorse. L’operazione è peraltro già fattibile nei nostri singoli comuni, ma data la complessità e il bisogno di risorse che richiede (applicazione dell’avanzo di amministrazione) verosimilmente potrebbe meglio essere attuata in caso di fusione.

RIMBORSO PRESTITI ANNO 2015

COMUNE Indebit. Quota Cap. Quota Int. Totale Consist. finale ALBIOLO 1,22 % € 59.066 € 19.812 € 78.879 € 365.841 RODERO 2,46 % € 39.320 € 21.422 € 60.673 € 398.687 VALMOREA 1,59 % € 111.123 € 25.356 € 136.479 € 786.113 TOTALE € 209.509 € 66.590 € 276.031 € 1.550.641

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SALDI DI PARTE CORRENTE ULTIMO TRIENNIO

Nella tabella sottostante si evidenziano i saldi di spesa di parte corrente all’interno dei nostri singoli enti, nell’ultimo triennio. Tutti e tre i comuni presentano disavanzi con accertamenti inferiori ad impegni. La copertura dei disavanzi è stata garantita da applicazione in parte corrente di oneri di urbanizzazione e da fondi frontalieri, per la quota consentita dalla legge, e laddove era consentito, dall’applicazione di avanzo di amministrazione per la copertura di oneri straordinari di parte corrente. I saldi evidenziano, da un lato la similarità delle strutture dei nostri bilanci, in quanto i saldi depurati dagli oneri straordinari (128.000 € nel caso del Comune di Albiolo), oscillano tra € - 23.000 circa e € 30.000. In rapporto agli accertamenti sono cifre poco consistenti. Necessario però è ricordare la grossa percentuale di fondi frontalieri applicati per riequilibrare il saldo tra accertamenti e impegni. Obiettivo di un comune unico potrebbe essere quello di giungere al pareggio strutturale di parte corrente liberando risorse per loro natura destinate a investimenti.

SALDI DI COMPETENZA BILANCI CONSUNTIVI - PARTE CORRENTE (E TIT I,II,III - U TIT I, III) Dati al netto degli oneri e dell'avanzo applicato - al lordo fondi frontalieri TIT I 2013 2014 2015 COMUNE/ANNO

ALBIOLO ACCERTAM. € 1.670.095 € 1.546.365 € 1.551.929

IMPEGNI € 1.719.570 € 1.561.848 € 1.616.500

RIMB PREST. € 59.848 € 58.890 € 59.066

SALDO -€ 109.323 -€ 74.373 € -123.637

RODERO ACCERTAM. € 870.266 € 800.627 € 792.344

IMPEGNI € 841.956 € 744.602 € 776.657

RIMB PREST. € 45.949 € 44.448 € 39.320

SALDO -€ 17.639 € 11.577 € -23.632

VALMOREA ACCERTAM. € 1.805.760 € 1.586.395 € 1.592.332

IMPEGNI € 1.623.572 € 1.419.957 € 1.450.867

RIMB PREST. € 153.386 € 107.024 € 111.122

SALDO € 28.802 € 59.414 € 30.343

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RIDUZIONE TRASFERIMENTI ERARIALI 2010/2015

Nella tabella sottostante si evidenziano i trasferimenti erariali per l’anno 2010 e per l’anno 2015. Dal 2010 ad oggi i nostri comuni hanno visto riduzioni consistenti dei fondi erariali. Calcolando come base l’anno 2010 (anno utilizzato anche per il calcolo dei contributi statali sulla fusione), l’entità della diminuzione dei trasferimenti supera il 50 % in ciascuno degli entri presi in considerazione. Il contributo statale per le fusioni potrebbe aiutare a mitigare i tagli sopravvenuti nei trasferimenti diretti, ad oggi compensati dal legislatore con l’introduzione di nuovi tributi locali come imu e tasi al prezzo di un aumento della pressione fiscale locale.

RIDUZIONE DEI TRASFERIMENTI ERARIALI 2010/2015 2010 2015 SCOSTAMENTO ALBIOLO € 627.637 € 304.623 -51,47% RODERO € 285.850 € 134.505 -52,95% VALMOREA € 654.103 € 283.984 -56,58%

DOTAZIONE DI PERSONALE

La dotazione organica di personale nei tre enti è composta, al 31.12.2015 da 27 unità di personale. Di seguito la situazione relativa al personale divisa per enti. È da sottolineare come rispetto al 31.12.2015, ed entro il 31.12.2016, vi sono delle cessazioni previste o in previsione per quattro dipendenti. Attualmente i tre comuni hanno una struttura organizzativa e funzionale molto semplice incentrata sulla figura del segretario comunale e dei responsabili del servizio, coincidenti con il segretario stesso in alcuni casi. In alcuni comuni vi sono servizi la cui responsabilità è assegnata ad amministratori comunali. La seguente tabella mostra il personale dei tre comuni divisi per categoria amministrativa e per area prevalente di competenze con l’indicazione dell’anzianità e della tipologia di orario di lavoro.

DOTAZIONE ORGANICA COMUNE DI ALBIOLO Area di Categoria Servizio Anni di Full-Time/ appartenenza anzianità Part-Time B7 Elettorale / 25 Full-Time Anagrafe / Affari Segreteria Generali B6 Anagrafe / 18 Part-Time 24 ore Stato Civile C5 Segreteria 39 Full-Time Economico- D4 Ragioneria 28 Full-Time Finanziaria Tributi (Posizione

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Organizzativa) C1 Tributi 7 Full-Time D1 Tecnico (Posizione 5 Full-Time Organizzativa) C3 Tecnico 25 Part-Time 18 ore B4 Operatore 20 Full-Time Tecnica Ecologico In pensione dal 01/01/2017 A3 Pulizia immobili In pensione dal 01/07/2016 Polizia Locale C3 Polizia Locale 37 Full-Time

DOTAZIONE ORGANICA COMUNE DI RODERO Area di Categoria Servizio Anni di Full-Time/ appartenenza anzianità Part-Time Affari B6 Demografici / 35 Full-Time Generali Protocollo In pensione dal 01/12/2016 C4 Segreteria / 30 Part-Time 18 ore Acquedotto Economico- D3 Ragioneria 23 Part-Time 24 ore Finanziaria Tecnica C3 Tecnico / 14 Full-Time Manutenzioni Polizia Locale C4 Polizia Locale 32 Full-Time

DOTAZIONE ORGANICA COMUNE DI VALMOREA Area di Categoria Servizio Anni di Full-Time/ appartenenza anzianità Part-Time D2 Segreteria / Protocollo 24 Full-Time C2 Demografici 14 Part-Time 24 ore Affari B3 Demografici (supporto Part-Time 12 ore Generali – tempo determinato) D4 Ragioneria 25 Full-Time Economico- C4 Tributi 13 Part-Time 18 ore Finanziaria C2 Personale / Ragioneria 10 Part-Time 24 ore D3 Tecnico (Posizione 12 Full-Time Organizzativa) D1 Tecnico 28 Full-Time Tecnica B4 Tecnico 27 Part-Time 22,5 ore In pensione dal 01/07/2016 B5 Operaio idraulico 21 Full-Time B3 Operaio specializzato 4 Full-Time Polizia Locale C4 Polizia Locale 22 Full-Time

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Di seguito una tabella riepilogativa dei dipendenti suddivisi in macro aree di competenza di nostra elaborazione. La struttura organizzativa del futuro comune non potrà che uniformarsi, almeno in una fase iniziale, a quelle che sono le attuali competenze e mansioni dei dipendenti. Un comune unico quindi potrebbe avere 9 dipendenti nell’area affari generali, 10 all’area tecnica e manutentiva, 5 all’area finanziaria e 3 per il servizio di polizia locale.

DIPENDENTI PER AREA DI COMPENTENZA

ALBIOLO RODERO VALMOREA COMUNE UNICO

SEGRETERIA - AFFARI GENERALI 3 2 4 9 AREA TECNICA E MANUTENTIVA 4 1 5 10 AREA FINANZIARIA 2 1 2 5 POLIZIA MUNICIPALE 1 1 1 3 10 5 12 27

Attualmente vi sono tre responsabili di servizio, due operanti nell’area tecnica e uno nell’area finanziaria. Il comune unico potrà mantenere i tre responsabili di servizio, all’interno delle rispettive aree, differenziando la responsabilità nell’area tecnica. Vi sono inoltre due segretari comunali. Il comune unico avrà un unico segretario comunale il quale potrà assumere le responsabilità per gli altri servizi, oggi attualmente in capo, in parte ai segretari stessi, in parte ai sindaci o gli amministratori.

SERVIZI ESTERNALIZZATI

Per sopperire alle cessazioni di personale avvenute nel corso degli ultimi anni, si è dovuto ricorrere all’esternalizzazione dei servizi nella modalità seguente:

• ALBIOLO: 3 servizi: operatore ecologico, biblioteca, assistente sociale, (dal 2016 - 2 unità in più - autista di scuolabus e personale per pulizie) • RODERO: 7 servizi: biblioteca, assistente sociale, ufficio tecnico, ufficio tributi, trasporto, pulizia • VALMOREA: 3 servizi: biblioteca, assistente sociale, pulizie

La spesa complessiva aggiuntiva oltre a quella del personale assunto, con l’inclusione delle convenzioni per il riparto spese per gli emolumenti del segretario comunale è stimabile nei seguenti importi:

COMUNE IMPEGNI CONSUNTIVO 2015 VALMOREA € 80.300 RODERO € 135.597,51 ALBIOLO € 85.814,39 TOTALE € 301.711,90

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Al netto della spesa per il segretario comunale, quindi la spesa ulteriore di personale che i tre enti sostengono è di oltre 240.000 €. Di seguito una tabella illustrativa dettagliata della spesa di personale a partire dagli interventi così come iscritti a bilancio con l’aggiunta dei servizi erogati da personale o addetti al di fuori dell’ente.

SPESA PERSONALE CONSUNTIVO 2015 DESCRIZIONE ALBIOLO RODERO VALMOREA INTERVENTO 1 306.188,53 188.817,87 338.704,33 INTERVENTO 7 21.453,03 8.765,67 31.183,63 INTERVENTO 5 Convenzione Segretario Comunale 18.869,43 30.000,00 18.500,00 Convenzione Assistente Sociale 15.500,00 10.000,00 15.800,00 Convenzione Bibliotecaria 15.392,00 12.000,00 16.000,00 INTERVENTO 3 Servizio pulizia immobili - 14.164,23 30.000,00

Servizio pulizia strade 36.052,96 30.000,00 -

Servizio tributi - 15.500,00 - Servizio trasporto scolastico - 6.600,00 - Servizio tecnico comunale - 17.333,28 -

Potrebbe essere obiettivo del comune unico ridurre tale spesa, tramite riorganizzazione del personale a disposizione e assunzione nei limiti consentiti dal turn-over per i comuni fusi. La riorganizzazione del personale e la possibilità di turnover del personale, consentita oggi ai comuni oggetto di fusione in misura superiore agli altri comuni (i comuni istituiti a decorrere dall’anno 2011 a seguito di fusione nonché le Unioni di Comuni possono infatti procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite del 100 per cento delle unità cessate) consentirà di svolgere all’interno dell’amministrazione funzioni che oggi sono in alcune realtà demandate a personale esterno. A questo riguardo, a titolo di esempio, si può ipotizzare la re-internalizzazione del servizio tecnico e tributario del Comune di Rodero e di manutenzione del Comune di Albiolo. Ciò potrà comportare un risparmio complessivo di circa 80.000,00 €. A livello più generale potremmo affermare che la creazione di un comune unico comporterà la riorganizzazione degli uffici e del personale e questo processo diverrà un’opportunità per valorizzare le specifiche competenze dei dipendenti dei vari comuni. Per settori quali l’ufficio tecnico, i tributi, la ragioneria, la polizia locale e la segreteria è probabile che possa essere nominato un dipendente con specifiche responsabilità di servizio. Tale ruolo andrà ad aumentare l’efficacia del lavoro svolto dai vari uffici e la loro capacità di sinergia con le indicazioni fornite dagli amministratori. Il comune unico si avvarrà della collaborazione di un solo segretario. La struttura organizzativa e funzionale ideale si basa su un’unica area organizzativa omogenea all’interno della quale vengono individuati i diversi servizi corrispondenti ai settori di attività dell’amministrazione. I servizi verranno a loro volta organizzati in uffici in modo da consentire una adeguata individuazione delle unità organizzative a cui attribuire la responsabilità dei procedimenti amministrativi. La responsabilità dei servizi ove possibile verrebbe affidata a figure diverse dal segretario generale. La responsabilità del servizio affari generali potrebbe essere affidata al segretario generale. Ciò in quanto si tratta di un servizio di supporto all’attività degli organi politici e degli altri servizi dell’amministrazione. 26

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CONVENZIONI, SOCIETA’ E CONSORZI

Ecco un elenco delle convenzioni e delle partecipazioni in consorzi comuni in essere attualmente nei nostri tre comuni. Tra parentesi indichiamo le fattispecie riguardanti solo due dei tre comuni. Tutte le altre si riferiscono ai tre comuni nel loro complesso.

• SMALTIMENTO E GESTIONE DEI RIFIUTI • SISTEMA BIBLIOTECARIO • POLO CATASTALE • ISTRUZIONE – SCUOLA MEDIA • POLIZIA LOCALE • PROTEZIONE CIVILE • SERVIZIO IDRICO (ALBIOLO / VALMOREA) • SERVIZI SOCIALI • SPORTELLO UNICO ATTIVITA’ PRODUTTIVE (SUAP) • CONSORZIO COSTRUZIONE E GESTIONE IMPIANTI SPORTIVI • AZIENDA SPECIALE CONSORZIO SERVIZI SOCIALI OLGIATESE • AZIENDA SPECIALE CONSORTILE CASA ANZIANI • CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA (ALBIOLO / RODERO) (PROVINCIA) • COLLINE COMASCHE SRL E COMO ACQUA SRL • CONSORZIO PUBBLICI TRASPORTI SPA (RODERO / VALMOREA)

CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA

Negli ultimi anni in base alla legge, per i comuni al di sotto dei 5000 abitanti è stato necessario creare una centrale unica di committenza per poter gestire le procedure di gara per lavori pubblici al di sopra di una certa soglia. Due comuni su tre hanno stipulato convenzioni con la provincia di Como per delegare tale funzione.

COMUNE CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA ALBIOLO Provincia di Como RODERO Provincia di Como VALMOREA Consorzio Energia Veneto

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ORGANI POLITICI

I comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea hanno un disallineamento temporale all’interno degli organi eletti. Di seguito le date di elezione dei sindaci dei tre enti:

 ALBIOLO - 25.05.2014  RODERO - 06.05.2012  VALMOREA - 25.05.2014

Il comune di Rodero andrà ad elezioni nell’anno 2017, nel mezzo dell’iter di fusione. La scadenza per gli altri due enti invece è fissata al 2019. Importante sarà capire come questo passaggio inciderà a livello formale e amministrativo sul percorso di fusione. Impegno dell’attuale amministrazione di Rodero è comunque quello di costituire un fronte comune per la formazione di una lista che possa traghettare senza patemi il comune verso il referendum dell’ottobre 2017. In ogni caso solo le elezioni del 2017 potranno dire quale sarà la situazione politica all’interno del comune. Proprio in virtù del disallineamento elettorale la composizione numerica attuale degli organi ad indirizzo politico, pur essendo tutti enti al di sotto della soglia dei 3.000 abitanti, è la seguente:

 ALBIOLO: 10 consiglieri 2 assessori  RODERO: 6 consiglieri 2 assessori  VALMOREA: 10 consiglieri 2 assessori  TOTALE: 3 sindaci 26 consiglieri 6 assessori

Il comune derivante dalla fusione sarebbe compreso nella fascia demografica fra 5.000 e 10.000 abitanti e in base all’attuale legge di riferimento si troverebbe con la seguente allocazione di cariche politiche:

 1 sindaco  12 consiglieri  4 assessori

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CONTRIBUTI STATALI PER LA FUSIONE

Per favorire la fusione lo Stato eroga nei dieci anni successivi alla fusione un contributo straordinario pari a una quota dei trasferimenti statali dei singoli comuni riferita all’anno 2010. (art. 15 co. 3 D.Lgs. 267/2000 e art. 20 co. 1-bis, D.L. 95/2012). Con la recente approvazione della Legge di Stabilità 2017, la percentuale di trasferimenti erariali erogati ai comuni frutto di fusione è ulteriormente aumentata, evidenziando una tendenza in atto ormai da diversi anni. Ai comuni oggetto di fusione è garantito un trasferimento erariale nei 10 anni successivi alla fusione pari al 50 %. Il comma 447 infatti, modificando l’articolo 20, comma 1-bis del decreto-legge n.95/2012, ha elevato dal 20 %, e poi dal 40 %, fino al 50 % il parametro per il calcolo del contributo ai comuni che hanno dato luogo a fusioni. A decorrere dal 2017, pertanto, ai Comuni risultanti da fusione spetta un contributo pari al 50% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010. Si ricorda la stessa norma oggetto di integrazione (art.20, co.1-bis) dispone che il contributo è attribuito nel limite degli stanziamenti finanziari previsti e comunque in misura non superiore a 2 milioni di euro annui per ciascun beneficiario. E’ bene sottolineare che tali contributi sono finanziati all’interno di un fondo nazionale che negli ultimi anni è stato di 30 milioni di euro. La cifra del 50 % quindi è da intendersi come un contributo “fino a”. In ogni caso, la valutazione effettuata dai nostri tre enti è che i benefici in termini di economie di scala del comune unico sono un’importante incentivo economico alla fusione e i trasferimenti erariali aggiuntivi sono da intendersi come un bonus importante per l’armonizzazione di alcune inevitabili spese iniziali di adeguamento. L’ampliamento del numero di enti facenti parte di un comune costituito mediante fusione comporta la rideterminazione del contributo straordinario originariamente attribuito con un criterio premiante in base all’anzianità. Come cita il decreto del ministero dell’interno del 26 aprile 2016 infatti (art.2 comma 2) la quantificazione del contributo annuale, che deriva dai fondi erariali stanziati e dal numero degli enti che ogni anno ne hanno diritto, sarà assicurata nel limite massimo dei richiamati fondi. Qualora le richieste di contributo erariale determinato nelle modalità normative richiamate risultino superiori al fondo stanziato, nella determinazione del trasferimento erariale viene data priorità alle fusioni o incorporazioni aventi maggiori anzianità, assegnando un coefficiente di maggiorazione del 4% per le fusioni con anzianità di un anno, incrementato del 4% per ogni anno di anzianità aggiuntiva fino al 40% per le fusioni con anzianità pari a dieci anni. Diversamente, nel caso in cui le richieste di contributo erariale risultino inferiori al fondo stanziato, le disponibilità eccedenti sono ripartite a favore degli stessi enti, in base alla popolazione e al numero dei comuni originari. Di seguito il calcolo dei contributi che spetterebbero ad un ipotetico unico ente frutto della fusione dei tre comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea. TRASFERIMENTI ERARIALI ANNO 2010 ALBIOLO RODERO VALMOREA CONTRIBUTO ORDINARIO € 310.288 € 314.333 € 149.426 CONTRIBUTO CONSOLIDATO € 31.507 € 22.993 € 12.478 CONTRIBUTO PEREQUATIVO FISCALITA' LOCALE € 2.150 € 1.482 € 4.470 COMPARTECIPAZIONE IRPEF € 53.360 € 57.650 € 28.021 ALTRI CONTRIBUTI GENERALI € 173.546 € 177.948 € 60.436 FUNZIONI TRASFERITE DECRETO LEGISLATIVO 112/98 (PARTE CORRENTE) € 885 € 969 € 415 CONTRIBUTO NAZIONALE ORDINARIO PER GLI INVESTIMENTI € 22.532 € 22.532 € 22.532 FUNZIONI TRASFERITE DECRETO LEGISLATIVO 112/98 (PARTE CAPITALE) € 349 € 381 € 164 CONTRIBUTO PER SVILUPPO INVESTIMENTI € 33.019 € 55.814 € 7.908 TOTALE GENERALE CONTRIBUTI € 627.637 € 654.103 € 285.850 TOTALE SOMMA QUATTRO COMUNI € 1.567.591 CONTRIBUTO 50 % PER 10 ANNI € 783.795

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CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI FINALI

In base al quadro delineato si può concludere che la fusione dei tre enti porterà vantaggi economici finanziari e organizzativi rispetto all’attuale situazione di tre piccoli comuni separati e in particolare si possono trarre le seguenti considerazioni.  Non esistono ragioni di incompatibilità in un’eventuale processo di fusione che riguardi i tre enti; a livello prettamente economico/finanziario non sussistono criticità nei nostri comuni tali da impedire la fusione; i tre enti hanno inoltre bilanci equilibrati e sono simili per quanto riguarda organizzazione, dinamiche interne e servizi offerti ai cittadini. Da ultimo presentano numerose forme di associazione e partecipazioni comuni, per cui un’eventuale fusione non dovrebbe costituire un salto organizzativo troppo arduo nei limiti di quello che è fisiologicamente il percorso di fusione.  Grazie ai contributi statali, eventuali inevitabili maggiori spese iniziali per l’armonizzazione del territorio non porteranno ad un aumento della pressione fiscale o ad eventuali carenze di fondi propri, anzi porteranno a possibilità concrete di investimento fin dai primi anni successivi alla fusione.  Il percorso di fusione è un percorso da intraprendersi in quanto l’attuale dimensionamento dei piccoli comuni sembra inadeguato a garantire un futuro sviluppo del nostro territorio ma anche un semplice mantenimento o garanzia degli attuali servizi erogati ai cittadini. Le macchine amministrative dei piccoli comuni, a causa delle mutate regole e condizioni finanziarie, si sono trasformate da mezzi per progettare il futuro del territori a complessi mezzi di mantenimento, senza alcuna possibile progettualità di ampio respiro.

A partire da queste fondamentali conclusioni, ecco una serie di considerazioni che riprendiamo dal lavoro svolto, che sviluppano quello che si è sopra sostenuto e che dividiamo in probabili benefici e possibili criticità del progetto di fusione dei comuni di Albiolo, Rodero e Valmorea.

PROBABILI BENEFICI

RIDUZIONE DELLA SPESA A REGIME E MAGGIOR POTERE CONTRATTUALE Terminata la fase di iniziale armonizzazione del comune unico è probabile che si avrà una riduzione delle spese a livelli inferiori rispetto a quelle complessive dei comuni prima della fusione. Ciò grazie al fatto che le medesime procedure e attività oggi svolte in ogni comune, dopo la fusione, saranno eseguite da un singolo ente. Anche la riduzione delle figure di riferimento, come a titolo di esempio, il passaggio da tre revisori dei conti ad uno solo, comporterà sicuri risparmi. Risparmi possibili potranno ottenersi anche nella stipula di contratti a minor costo in virtù dell’aumentato potere contrattuale di un ente più grande rispetto ad enti più piccoli. Questo a partire dai più strutturati appalti per la telefonia, l’illuminazione pubblica o la manutenzione del verde fino ad arrivare agli appalti più piccoli come quelli per le piccole manutenzioni o lo spargimento di sale nella stagione invernale.

FONDI STATALI PER LA FUSIONE Il comune unico, nell’arco di 10 anni avrebbe a disposizione fino a 8.000.000 € erogati da parte dello stato. Tale cifra sarà applicabile a livello finanziario indifferentemente per la spesa in conto capitale o per la spesa corrente. Un’oculata gestione di questa cifra consentirebbe di assorbire i maggiori costi iniziali relativi al nuovo assetto degli uffici e all’armonizzazione di sistemi informatici e PGT, ma soprattutto permetterebbe la realizzazione di quelle infrastrutture e servizi che andrebbero a migliorare la coesione degli ex comuni e la qualità di vita dei cittadini. Anche se la cifra poi corrisposta in virtù dei criteri di riparto del fondo nazionale dovesse risultare inferiore, costituirebbe comunque un parziale reintegro delle riduzioni subite dai nostri comuni in termini di trasferimenti erariali. 30

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AUMENTO DELL’EFFICIENZA NELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE La macchina amministrativa del comune unico non dovrà più occuparsi della ripartizione dei costi delle varie convenzioni tra i singoli comuni e potrà destinare in altri modi il tempo e le energie ad oggi impiegate per questo tipo di adempimenti. Non è attualmente possibile quantificare risparmi di spesa in modo preciso, se non a prezzo di un ipotetico ma non sicuro modello organizzativo. Risparmi significativi e miglioramenti di produttività sono previsti con il processo di riduzione e snellimento burocratico, come ad esempio per la produzione di atti interni. Le funzioni svolte oggi da tre dipendenti diversi all’interno di tre comuni potranno essere ripartite in modo da essere svolte da una sola figura specializzata. In base al principio delle economie di scala, la produttività e l’efficienza di un comune unico sarà sicuramente superiore. Non è inoltre da sottovalutare il possibile apporto in termini di produttività dato dalla collaborazione tra dipendenti, il quale nei piccoli enti pre-fusione non è presente a causa della mancanza di personale avente incarichi omogenei.

SUPERAMENTO DELLA LOGICA CONVENZIONALE Nell’ambito della “decisionalità politica” si potrebbe ottenere il superamento della logica “convenzionale”, fatta di incontri, riunioni e compromessi tra diversi enti. Le relazioni associative frutto delle gestioni associate sono instabili, farraginose e sono spesso frutto di incomprensioni, di complicati calcoli per ripartizioni e riequilibri. Molti sono gli attori coinvolti e complessa e inadeguata è la procedura decisionale. La fusione è sicuramente preferibile alle gestioni associate e anche alle Unioni, le quali portano ad una moltiplicazione e non riduzione degli enti e degli attori coinvolti.

RAGGIUNGIMENTO DI UNA FASCIA DEMOGRAFICA STRUTTURALMENTE PIU’ EFFICIENTE Secondo studi effettuati su base nazionale, i comuni appartenenti alle fasce demografiche tra i 3.000 e i 20.000 abitanti registrano in assoluto le performance migliori sia per ciò che riguarda le spese totali sia per quanto riguarda la spesa corrente pro capite. Un comune fuso, di oltre 6.700 abitanti si avvia ad avvicinare quel modello amministrativo. I profili di spesa pro capite sono superiori nei piccoli centri, anche se è in alcuni casi è migliore il rapporto fiscale con i cittadini amministrati.

POSSIBILITA’ DI ESSERE AUTONOMI A LIVELLO TRIBUTARIO E PROGETTUALE Si può prevedere come obiettivo di un comune unico, un risanamento della situazione di parte corrente del bilancio, il quale dovrebbe aspirare nell’immediato futuro, in virtù delle riorganizzazioni strutturali interne, a non assorbire in parte corrente le entrate destinate naturalmente agli investimenti. Un comune unico maggiormente dimensionato avrà inoltre più chance, all’interno della futura evoluzione normativa di rendersi autonomo anche nella costituzione di una propria centrale unica di committenza, non demandando a terzi un aspetto così delicato come la gestione delle gare di appalto.

AUMENTO DEL CAPITALE A DISPOSIZIONE PER INVESTIMENTI I costi delle manutenzioni e delle progettazioni di ampio respiro sono diventati esorbitanti se affrontati singolarmente (fognature, reti, opere viarie). Gli oneri di urbanizzazione si sono ridotti, i comuni singoli non possono e non riescono più a far fronte ad ampi progetti di investimento. E’ necessario aggregarsi per avere più risorse a disposizione. Il problema del “frazionamento” inteso come disponibilità limitata di risorse per realizzare opere di una certa rilevanza potrebbe essere risolto. Con oltre 850.000 € di entrate per fondi frontalieri e oltre un 1.100.000 € di avanzo di amministrazione (seppur solo in parte utilizzabile per investimenti), senza nemmeno considerare i contributi statali, si potrebbe avere a disposizione, già nel primo anno a seguito della fusione, oltre un milione e mezzo di euro per investimenti effettuabili con esclusive proprie risorse. Da non sottovalutare sono anche gli importi ottenibili grazie alla partecipazione e possibilmente alla vincita dei bandi erogati dalla regione, dallo stato da fondazioni o associazioni o dalle istituzioni europee.

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POSSIBILE RIDUZIONE DELLA PRESSIONE TRIBUTARIA La ridistribuzione dei tributi comunali da tre enti ad un comune unico non comporterebbe sostanziali variazioni rispetto alla situazione attuale: è possibile prevedere una diminuzione della pressione fiscale in linea con l’obiettivo di indipendenza tributaria. In una fase iniziale inoltre il legislatore consente di conservare una certa autonomia tributaria in quelli che erano gli enti pre-fusione. Con le maggiori risorse a disposizione in parte corrente si potrebbe pensare ad una riduzione della pressione tributaria a livelli paragonabili a quelli della situazione esistente prima dell’introduzione dei tributi locali quali Imu e Tasi.

MAGGIORE POSSIBILITA’ DI REINTEGRO DELLE CESSAZIONI Il personale dei nostri singoli comune è numericamente limitato, al di sotto della media nazionale nel rapporto tra spesa di personale e spesa complessiva. Considerando l’anzianità di servizio del personale dipendente, al verificarsi delle prossime cessazioni si dovranno probabilmente ridurre i servizi e penalizzare così i cittadini. L’alternativa potrebbe essere quella di esternalizzare i servizi, ma con il probabile aumento dei costi. Alcuni comuni potrebbero così incorrere in una paralisi amministrativa. Il comune unico, al contrario potrà riorganizzare il proprio personale al fine di ottenere una migliore operatività, valorizzando le competenze acquisite dai dipendenti nel corso del tempo. Il Comune unico potrà assumere al 100 % delle cessazioni, fermo con il solo limite della spesa di personale complessiva. I comuni scissi manterrebbero un turn over attualmente del 75%. Il rapporto dipendenti/ popolazione, già molto basso rispetto alla media nazionale, rischia di rendere non più assicurabili diversi servizi, se non al prezzo di costose esternalizzazioni, o provvisori rappezzi.

RAPPRESENTANZA E COMPETIZIONE POLITICA Sul piano della rappresentanza politica, con l’attuale dimensionamento dei piccoli comuni, si fatica a reperire persone disponibili a competere per le cariche pubbliche: le liste elettorali sono sempre più ristrette (a volte liste uniche) e nei comuni manca una sana competizione e idee differenti sul futuro, proprio perché non c’è spazio di manovra. La partecipazione è già notevolmente ridotta. Un comune unico sarà un comune dove la competizione politica tornerà ad essere presente. Il numero di consiglieri non varierà rispetto a quello di un piccolo comune attuale. Il centro decisionale potrà essere più snello ed efficiente in rapporto ad un territorio maggiore.

MAGGIORI POSSIBILITA’ DI ACCESSO AI FINANZIAMENTI E MAGGIORE RAPPRESENTATIVITA’ DELLE ISTANZE LOCALI Il comune si concepisce anche in rapporto all’intero sistema istituzionale. Se troppo piccolo e isolato non ha incidenza, anche a livello locale o nella possibilità di accedere a bandi e finanziamenti. All’interno dei complessi processi di riorganizzazione territoriale in atto in svariate materie, come ad esempio tutta la procedura relativa alla costituzione degli A.T.O. per il servizio idrico integrato, si può maggiormente far sentire la propria voce ed avere più potere decisionale. Un comune unico più grande ha inoltre maggiori possibilità di competere ed accedere a finanziamenti in virtù dei maggiori punteggi garantiti nei bandi ai comuni oggetto di fusione. Anche a livello istituzionale un comune più grande ha più potere nell’elezione dei presidenti e dei consigli provinciali.

MAGGIORI POSSIBILITA’ DI ADEGUAMENTO ALL’EVOLUZIONE TECNICA E NORMATIVA Dal punto di vista finanziario si prevede la possibilità di poter meglio adeguarsi alle novità normative riguardanti la contabilità armonizzata e alla competenza finanziaria potenziata sulla base del concetto di esigibilità. Anche per quanto riguarda la digitalizzazione, la trasparenza, le procedure del mercato elettronico, un comune unico ha la possibilità di far emergere le cosiddette “best practise” presenti nei tre enti prima della fusione, come frutto di un confronto tra le diverse procedure in atto precedentemente.

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PIANIFICAZIONE URBANISTICA OMOGENEA Da un punto di vista tecnico, nel tempo, con l’adeguamento degli strumenti e dei regolamenti urbanistici, all’interno del nostro territorio si potrà avere una pianificazione urbanistica omogenea. Questo aspetto potrà facilitare di molto professionisti, cittadini e attività produttive che non dovranno più confrontarsi con pratiche e regolamenti diversi e disallineati su un territorio relativamente molto piccolo. Il comune unico dovrà affrontare sicuramente costi per l’armonizzazione dei piani di governo del territorio, ma è altresì vero che tali strumenti, ormai approvati dai tre enti diverso anni or sono, per legge devono essere aggiornati e rivisti periodicamente per legge con spese come somma paragonabili ad un unico aggiornamento omogeno frutto della fusione dei tre enti.

POSSIBILI CRITICITÁ

DISALLINEAMENTO ELETTORALE I tre enti hanno scadenze elettorali differenti. Uno dei tre enti ha la scadenza elettorale nel mezzo dell’iter di preparazione della legge di fusione regionale. Si ha la probabile necessità di attendere la conferma della volontà da parte del nuovo consiglio comunale. Il rischio che l’iter di fusione venga rallentato è mitigato dalla forte volontà di costituire un fronte comune pro fusione nel comune che ha la scadenza elettorale anticipata.

FASE DI PASSAGGIO E COSTI PER ADEGUAMENTO La fase di passaggio nel caso di esito referendario positivo comporterà possibili disagi per i cittadini. In termini organizzativi e in termini operativi. Anche le procedure più semplici ed essenziali subiranno rallentamenti e difficoltà. Vi saranno tutta una serie di adempimenti tecnici da sbrigare che sarà sicuramente necessario valutare ed analizzare anticipatamente nel dettaglio anche sulla base delle esperienze dei comuni già uniti. L’organizzazione dei servizi in sportelli muterà le condizioni di vita dei cittadini. Data la diversità organizzativa e gestionale dei nostri comuni, anche per il semplice fatto di essere enti separati, la fusione, in una prima fase, comporterà la necessità di riorganizzazione dei diversi servizi con adeguamento delle sedi, dei sistemi informatici, gestionali e dei singoli PGT. Si dovrà inoltre armonizzare i regolamenti e i tributi. Ciò potrà comportare temporaneamente un aumento della spesa, anche per investimenti. Ci sarà inoltre da fronteggiare la gestione dei trasferimenti di personale e risorse, anche solo per il mantenimento di sportelli aperti in ogni frazione, con la conseguente contrattazione decentrata e ridefinizione dei ruoli di responsabilità.

IRREVERSIBILITA’ DELLA SCELTA Le fusioni di comuni non sono (per ora) obbligatorie e una volta decise sono irreversibili. Non sono previsti procedimenti di legge che portino ad una scissione di enti. Tale aspetto deve essere pienamente compreso da tutti i cittadini nel momento in cui si troveranno a votare per il referendum. Le unioni di comuni del resto sono reversibili ma non sono oggetto di referendum. Quella che è una scelta storica nei piccoli comuni può anche essere una straordinaria occasione di democrazia per pronunciarsi sul futuro del proprio territorio.

DISTANZA TRA AMMINISTRATORI LOCALI E TERRITORIO Le fusioni di comuni non sono una priorità percepita dai cittadini, ma più spesso dai sindaci, dagli amministratori o dai dipendenti alle prese con le quotidiane difficoltà. Si presenta in tutta la sua complessità il problema della mancanza di partecipazione e comunicazione tra chi amministra e chi è rappresentato. È necessario cercare di trasmettere il messaggio che la fusione non è un passaggio culturale che elimina tradizioni, luoghi simbolo, associazioni, parrocchie, tessuto comunitario, ma è prettamente un passaggio amministrativo.

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PERDITA DI AUTONOMIA DECISIONALE E DI RAPPORTO DIRETTO SINDACO/CITTADINI Le precedenti realtà territoriali, ovvero gli enti pre-fusione non sono più rappresentati nel modo in cui lo sono stati per decenni. La diminuzione della rappresentatività è mitigata dalla possibilità di istituire municipi prevista dalla legge e che sicuramente verrà approfondita in futuri tavoli di lavoro. Anche il rapporto con la figura del sindaco o dell’amministratore locale necessariamente subirà mutamenti dovuti anche solo ad una diversa sede del comune rispetto a quello di appartenenza, almeno per due enti sui tre coinvolti.

COSTRUZIONE DELL’APPARTENENZA Elemento critico in un ottica di più lungo periodo si ravvisa nella costruzione dell’appartenenza al nuovo ente, la quale dovrà essere ricostruita sulla base della valorizzazione delle reciproche identità e sicuramente richiederà tempo e sforzi ben più lunghi di un singolo mandato elettorale.

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Allegato 1 Aliquote dei principali tributi. La situazione delle aliquote applicate nei nostri comuni evidenzia delle disparità imputabili a diverse scelte delle amministrazioni. Ricordiamo per l’immediato futuro, l’impossibilità di agire sulle aliquote per i comuni di qualsiasi dimensione. Per IMU ricordiamo che aliquota base è il 4 per mille sulle prime case e il 7,6 per altri immobili. Per TASI aliquota base è l per mille. Quasi tutti i comuni hanno elevato i limiti minimi per legge. La TASI è stata abolita sulle abitazioni principali. Sull’addizionale IRPEF si notano due approcci differenti: aliquota secca per Albiolo e aliquote a scaglioni sulla falsariga dell’imposta nazionale. IMU 2015 tipologia imponibile Albiolo Rodero Valmorea ABITAZIONE PRINCIPALE DI CATEGORIA A1–A8-A9 4 5 4,6 IMMOBILI AD USO PRODUTTIVO CLASSIFICATI NEL GRUPPO CATASTALE “D” 8 10,6 7,6 FABBRICATI CATEGORIA D5 10,6 10,6 7,6 IMMOBILI B/C1/C3/C4/C5 7,6 10,6 8,6 TERRENI AGRICOLI 0 AREE EDIFICABILI 9,3 10,6 8,6 ALTRI IMMOBILI 8 10,6 8,6

TASI 2015 tipologia imponibile Albiolo Rodero Valmorea ABITAZIONE PRINCIPALE ESCLUSE A1-A8-A9 2 2,5 2 FABBRICATI C1, C3 1 0 2 FABBRICATI D5 0 0 0 IMMOBILI AD USO PRODUTTIVO CLASSIFICATI NEL GRUPPO CATASTALE “D” 1 0 0 FABBRICATI RURALI D10 1 0 1 AREE EDIFICABILI 1 0 0 ALTRI IMMOBILI 1 0 2

Addizionale IRPEF 2015 Fascia Albiolo Rodero Valmorea Unica 0,1 Esenzione per redditi fino a euro 14999.99 x x Applicabile a scaglione di reddito fino a euro 15.000,00 0,2 0,2 Applicabile a scaglione di reddito da euro 15.000,01 fino a euro 28.000,00 0,4 0,3 Applicabile a scaglione di reddito da euro 28.000,01 fino a euro 55.000,00 0,45 0,4 Applicabile a scaglione di reddito da euro 55.000,01 fino a euro 75.000,00 0,5 0,5 Applicabile a scaglione di reddito oltre euro 75.000,00 0,55 0,6

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Allegato 2

La procedura di istituzione di nuovi comuni mediante fusione

La procedura di istituzione di nuovi comuni attraverso la fusione di due o più comuni contigui è oggi regolata dalla LR 15 dicembre 2006 n. 29, “Testo unico delle leggi regionali in materia di circoscrizioni comunali e provinciali” recentemente modificata. A mente dell’art. 7, l’iniziativa legislativa può essere attivata sia dalla maggioranza degli elettori residenti nei comuni, nelle frazioni o nelle borgate interessate, sia con deliberazione dei Consigli comunali, assunta a maggioranza dei consiglieri assegnati. La richiesta deve essere presentata alla Giunta regionale, affinché questa promuova la relativa procedura. Le fasi della procedura sono, nel dettaglio, le seguenti: 1. i consigli comunali, con deliberazione assunta a maggioranza dei consiglieri assegnati, ola maggioranza degli elettori residenti nei comuni, possono presentare richiesta al Presidente della Giunta regionale per la promozione della relativa procedura e per la presentazione del progetto di legge, previa verifica dei requisiti formali della richiesta; le firme degli elettori richiedenti devono essere autenticate ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di iniziativa popolare (Art. 7 c. 3). 2. La richiesta dei consigli comunali o della maggioranza degli elettori residenti nei comuni, è presentata al Presidente della Giunta regionale entro e non oltre il 1° gennaio di ogni anno (nuovo termine che decorre dal primo gennaio 2017) (Art. 7 c. 3bis ). 3. A seguito della verifica dei requisiti formali da parte della Giunta regionale, il Presidente della Regione trasmette il progetto di legge al Presidente del Consiglio regionale entro il 1° aprile (Art. 7 c.4). 4. Ciascun progetto di legge è accompagnato da una relazione che pone in evidenza le esigenze di più razionale assetto del territorio, di carattere economico e finanziario e di organizzazione e gestione dei servizi che lo giustifichino. (art. 7 comma 5); 5. Il progetto di legge per la istituzione di nuovi comuni, sono trasmessi, per la formulazione del parere di merito con deliberazione assunta a maggioranza dei consiglieri assegnati, ai consigli comunali interessati che non si siano già espressi a norma dell'articolo 7, comma 3; 6. il progetto di legge viene trasmesso altresì al Consiglio provinciale territorialmente competente nonché, qualora si tratti di un comune montano, all’assemblea della Comunità montana competente, per la formulazione di un parere di merito (art. 8 comma2). I pareri dei due livelli istituzionali citati sono obbligatori, ma non vincolanti: essi devono essere trasmessi al Consiglio regionale entro trenta giorni dalla ricezione del progetto di legge, e decorso tale termine si intendono favorevoli (art. 8 comma 3); 7. L'effettuazione del referendum, ai fini di quanto previsto dall'articolo 133 della Costituzione è deliberata dal Consiglio regionale, su proposta della commissione consiliare competente, entro il 15 maggio di ogni anno, successivamente alla trasmissione dei progetti di legge per i pareri di cui all’articolo 8 (art. 9 c.2) 8. La consultazione referendaria deve riguardare l'intera popolazione dei comuni interessati da modifiche territoriali ed i risultati del referendum sono valutati sulla base sia del risultato complessivo sia degli esiti distinti per ciascuna parte del territorio diversamente interessata. (art. 9 c. 3 e 4), la votazione si intende favorevole in caso di conseguimento, in ogni comune interessato, della maggioranza dei voti validi favorevolmente espressi (art. 9 c. 4bis). 9. Qualora i residenti aventi diritto al voto siano in numero non superiore a cinquanta alla data di presentazione del progetto di legge, il Consiglio regionale può deliberare di effettuare la consultazione della popolazione interessata secondo modalità semplificate, il contenimento della spesa pubblica e nel rispetto dei diritti di segretezza e libertà del voto (c. 5). 10. La data di effettuazione della consultazione è fissata con decreto del Presidente della Giunta regionale, sentito il comune o i comuni interessati. La consultazione si svolge presso la sede del comune o dei comuni interessati; a tal fine gli uffici comunali preposti, in aula aperta al pubblico: a) procedono allo spoglio dei voti; b) computano i voti favorevoli e contrari alla proposta;

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RELAZIONE A SUPPORTO DEL PROGETTO DI FUSIONE TRA I COMUNI DI ALBIOLO, RODERO E VALMOREA (PROVINCIA DI COMO) c) redigono e trasmettono al Presidente della Giunta regionale e al Presidente del Consiglio regionale i verbali di scrutinio e di proclamazione dei risultati entro dieci giorni dalla data di svolgimento della consultazione (art. 9 c. 5 bis). 11. Il Presidente della Giunta regionale, non appena ricevuti i verbali ne dispone con decreto la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione. I pareri della provincia e della Comunità montana e i risultati della consultazione sono trasmessi, a cura del Presidente del Consiglio regionale, alla competente commissione consiliare per l'ulteriore corso del procedimento legislativo (art. 9 c. 5 ter). 12. Le spese per lo svolgimento delle operazioni attinenti alle consultazioni fanno carico alla Regione. Le spese relative agli adempimenti spettanti ai comuni sono rimborsate dalla Regione ai sensi del comma (5 quinquies) nei limiti della disponibilità di bilancio e secondo criteri e modalità stabiliti dalla Giunta Regionale (9 bis) 13. La data di effettuazione dei referendum viene fissata, previa intesa con il competente organo statale, con decreto del Presidente della Giunta regionale, emanato entro il 20 luglio e comunicato ai presidenti delle corti d'appello e delle commissioni elettorali circondariali interessate. I referendum si svolgono nella stessa data (Referendum Day), di norma in una domenica di ottobre,(c. 7). 14. . L'ufficio centrale per il referendum proclama i risultati della consultazione (7-bis). 15. Il Presidente della Giunta regionale, non appena ricevuto il verbale del risultato del referendum ne dispone la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione con decreto. (art. 10 c.1) 16. Il Presidente del Consiglio regionale trasmette i pareri (provincia e comunità montana) e i risultati del referendum alla competente commissione consiliare per l'ulteriore corso del procedimento legislativo; il Consiglio regionale delibera, di norma, entro quarantacinque giorni dal ricevimento del verbale dell'ufficio centrale per il referendum, e comunque in modo da consentire in caso di approvazione, l’entrata in vigore della legge di fusione il primo gennaio dell’anno successivo. (art. 10 c. 2) I rapporti conseguenti all’istituzione del nuovo comune (art. 11) sono regolati dalla Provincia o dalla Comunità montana competente per territorio. Il comune di nuova istituzione subentra ai comuni che si sono fusi nella titolarità delle posizioni e dei rapporti giuridici attivi e passivi, che attengono al territorio e alle popolazioni interessate. La Provincia (o la Comunità montana) competente deve inviare alla Giunta regionale copia dei provvedimenti adottati in merito (art. 12). Qualora la Provincia (o la Comunità montana) non adempia, la Giunta regionale, previa diffida ed assegnazione di un termine a provvedere, esercita il potere sostitutivo ed adotta i necessari provvedimenti, d’intesa con la Commissione consiliare competente. Ciò significa che, in caso di inerzia, è direttamente la Regione a regolare le situazioni che discendono dall’istituzione del nuovo comune, sostituendosi agli enti territoriali intermedi quali la Provincia o la Comunità montana ed adottando provvedimenti di loro competenza. Le spese sostenute dalle Province per lo svolgimento delle funzioni indicate dalla LR 29/2006 sono a totale carico della Regione (art. 13). Dopo l’approvazione da parte del Consiglio regionale della legge con la quale si realizza la fusione dei comuni e prima delle elezioni amministrative del nuovo ente, il nuovo Comune sarà retto da un Commissario fino all’elezione del nuovo Sindaco e del nuovo Consiglio comunale.

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