ABELÀSE QUADERNI DI DOCUMENTAZIONE LOCALE

11 ABELÀSE 1

«Ma la totalità delle mie tragedie parendomi a quell’epoca essersi fatta oramai cosa matura per una stampa generale, mi proposi allora di voler almeno cavar questo frutto dal mio soggiorno che sarei per fissare d’allora in poi in Parigi, di farne una edizione bella, accurata, a bell’agio»

Vittorio Alfieri - Vita, IV, 17 ABELÀSE

QUADERNI DI DOCUMENTAZIONE LOCALE 1

SISTEMA BIBLIOTECARIO AREA NORD-OVEST PROVINCIA DI 2006 “Abelàs e: quaderni di documentazione locale” a cura del Sistema bibliotecario Area Nor d- Ovest della Provincia di Bergamo anno I, numero 1, settembre 2006

Direzione e redazion e: Sistema bibliotecario Area Nor d- Ovest Bergamo via Piave, 22 - 24036 (BG) telefono 035 610330 - fax 035 4377337 www.sbi.nordovest.bg.it

[email protected]

Coordinamento redazional e: Gian Luca Baio

Impaginazione e stamp a: PRESS R3 - (BG)

In copertin a: Filippo Alcaini, L’affresco (1983) (part.) (si veda pag. 103)

© Sistema bibliotecario Area Nor d- Ovest Bergamo PRESENTAZIONE

A bell’agio, piano piano, con comodità, lentamente, senza fretta, senza fare rumore: la ricchezza semantica dell’espressione dialettale bergamasca abe - làse - adottata qui per tipicità non certo per localismo - ci è sembrata rac - chiudere con precisione le intenzioni e gli auspici sottesi alla creazione di questi “Quaderni di documentazione locale” del Sistema bibliotecario dell’Area Nord-Ovest della provincia di Bergamo che ha sede a Ponte San Pietro e accorpa gli ex Sistemi bibliotecari di Valle Imagna, di Valle e Isola Brembane. La struttura formale e contenutistica della “rivista” è stata ideata proprio per dare la possibilità a un pubblico eterogeneo e che ci auguriamo il più am - pio possibile di trovarvi un qualcosa di rispondente a sé, che possa interes - sarlo e da cui possa magari partire per un personale percorso conoscitivo di lettura o di studio. Tra le diverse sezioni del “quaderno” - alcune di registro più “giornalistico”, altre di preciso e solido approfondimento - ci auguriamo che ogni lettore interessato a tematiche di storia e cultura locale possa trovare il “taglio” più congeniale alle proprie modalità di fruizione, contribuendo a renderne la lettura ciò che prima di tutto deve e può essere per tutti: un autentico pia - cere. Nell’ambito del nostro territorio esistono già consolidate e assai impor - tanti riviste di documentazione storica (come “Insula: rassegna di Studi sull’Isola Brembana” a cura dell’Istituto di Studi sull’Isola Brembana; come “Quaderni Brembani” a cura del Centro Storico Culturale Valle Brembana), altre sono in itinere o di prossima pubblicazione (come “TrapassatoPresente rivista del Centro Studi Val San Martino”); “Abelàse ”, con mo destia, vorrebbe essere pro - prio una palestra, un primo passo per indirizzare gradualmente il lettore an - che verso questi seri strumenti conoscitivi che stanno progressivamente ra - dicandosi nel tessuto culturale e istituzionale di questa porzione di terra ber - gamasca. La presenza di contributi di agile lettura (la sezione: “Gli articoli”) accanto a saggi di corposo e innovativo approfondimento (le sezioni: “La tesi di lau - rea” e “L’approfondimento”) vuole proprio significare l’auspicio sotteso a que - sta nostra piccola “fatica” editoriale. La soddisfazione più grande sarebbe naturalmente quella di poter in questo modo “agganciare” qualche nuovo lettore o consolidare una già presente consuetudine con le potenzialità e i servizi delle biblioteche del nostro Sistema bibliotecario all’interno delle quali il “quaderno” viene gratuitamente distri - buito. Il tutto, naturalmente: abelàse . Àse , lemma derivato - attraverso il proven - zale aize - dal tardo latino adiacens nell’accezione di vicino, comodo; co - me “vicine” ai cittadine e “comode” indistintamente per tutti vogliamo che siano sempre e sempre di più le nostre biblioteche comunali, che a volta con fatica ma costantemente con passione e grande entusiasmo cercano di essere “presenti” a questo nostro globalizzato e velocissimo futuro, senza rinunciare del tutto a quell’antico “cuore” che è parte della loro e della no - stra identità più profonda.

Ponte San Pietro, 10 agosto 2006 San Lorenzo martire

I bibliotecari del Sistema dell’Area Nor d-Ovest*

* Il Sistema comprende le biblioteche di: Almenno San Bartolomeo, , , , , , , , , di Sopra, , Calusco d’Adda, , , , , , Chignolo d’Isola, , , , , Fuipiano Imagna, Lenna, , , , , , , , Ponte San Pietro, , , , , , Santa Brigida, Sant’Omobono Terme, , Serina, , , Sotto il Monte Giovanni XXIII, , , Terno d’Isola, , , , Villa d’Adda, (per una breve nota sul Sistema bi - bliotecario si veda pagina 101). L La tesi di laurea La rotonda di San Tomè ad Almenno S. Bartolomeo. L Simona Mazzoleni

LA CHIESA DI SAN TOMÈ IN ALMENNO SAN BARTOLOMEO: NUOVE IPOTESI INTERPRETATIVE

O ggetto di questa tesi di laurea è tore, una delle prime della diocesi la chiesa di San Tomè ad Almenno di Bergamo. La chiesa di San Tomè San Bartolomeo, località poco distan - sorge in una posizione isolata rispet - te dalla città di Bergamo: anticamen - to al paese, nelle vicinanze del tor - te chiamata Lemennis o Lemenne è rente Tornago. La costruzione è un un importante centro storic o- arti - bellissimo esempio di architettura ro - stico bergamasco, ricco di testimo - manica di pieno XII secolo (esisteva nianze architettoniche romaniche. sicuramente nel 1180, se non nel La sua importanza fu tale fin dai tem - 1160). Si tratta di una rotonda in pie - pi più antichi, grazie soprattutto alla tra costituita dalla sovrapposizione sua favorevole posizione geografica di tre cilindri con diametro decre - nella campagna pedecollinare allo scente: il corpo principale, il tambu - sbocco delle valli, in prossimità del - ro e la lanterna. Sul lato di levante, l’antica strada militare romana. sulla roton da vera e propria si inse - Diverse sono le testimonianze del pe - riscono il presbiterio e l’abside. riodo romano, una delle più impor - Questa tripartizione dell’edificio è ri - tanti è la strada che collegava Aqui- petuta anche all’interno, dove vi è leia alla Rezia e che transitava anche un’ulteriore suddivisione determina - per Almenno, attraverso il ponte di ta dalle otto colonne che delimitano Lemine. Indizi della presenza roma - un vano centrale ottagonale ed un na nel territorio di Almenno sono corridoio anulare. Il piano superiore emersi anche dagli scavi eseguiti dal - ripropone lo stesso sistema costrut - la Soprintendenza nel 1984 e nel tivo dell’ambulacro. Anche qui lo 1988, nell’area adiacente alla chiesa spazio è caratterizzato da otto colon - di San Tomè. Gli scavi hanno porta - ne, più esili di quelle del piano ter - to alla luce una serie di sepolture da - ra, poggianti su un parapetto in pie - tabili dall’alto al basso medioevo, una tra. Le pareti so no prive di decora - delle quali contenente un’olla roma - zioni, ad eccezione di alcuni lacerti na in ceramica . d’affreschi. La decorazione è com - Anche in campo religioso Lemine ri - pletamente affidata alla scultura che vestì un ruolo importante infatti, fin compare sui capitelli. dal tempo della dominazione longo - Uno dei problemi più affascinanti af - barda, sorse la Pieve di San Sal va- frontati in questa tesi è stato quello

9 Simona Mazzoleni

relativo alla dedicazione della chie - tetici santi patroni e ha verificato che sa. Fino ad oggi non si era ancora il più alto grado di probabilità si ri - chiarita la questione relativa quale scontra nel caso della festa della tras - santo, Tommaso o Bartolomeo, fos - lazione del corpo di San Tommaso. se il titolare dell’edificio. Il proble - Occupandosi della rotonda di San ma non era facilmente risolvibile sul - Tomè, è inevitabile anche porsi de - la base dei documenti conosciuti, gli interrogativi circa la forma circo - che presentano alcune varianti del lare adottata dalla chiesa. Questo non nome del Santo patrono della chie - solo perché, nel periodo medieva - sa. le, la scelta di una forma rimandava Preceden temente si era tentato di ri - sempre ad una serie di significati, ma solvere la questione analizzando le soprattutto perché la forma circola - sculture dei portali, ma la loro lettura re è tradizionalmente considerata sim - iconografica portava ad identificare bolica. Quale, dunque, era la tipolo - entrambi i santi: San Bartolomeo sul gia adottata da San Tomè? Una volta portale principale e San Tomma so su escluse quelle legate alla funzione quello laterale. In questa ricerca vie - di battistero o di mausoleo, si è pre - ne proposta una soluzione al proble - sa in considerazione una nuova af - ma ricavata dall’analisi dell’orienta - fascinante ipotesi. Attraverso la ricer - mento della chiesa. ca di una serie di “prove indiziarie”, si è cercato di dimostrare che il mo - dello della chiesa almennese fosse da ricer care in Oriente. Più precisamen - te, nella chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si conoscono copie architettoniche del Santo Sepolcro già a partire dal V secolo, anche se questo fenome - no si sviluppò soprattutto nel seco - Area absidale. lo XI quando, con l’aumento dei contatti fra Occidente ed Oriente, si sviluppò un vero e proprio culto per L’orientazione scelta per le chiese i loca sancta . Questo fenomeno fu co incideva con il punto del cielo da legato in grande parte ai pellegrinag - dove si levava il sole il giorno della gi e al le crociate. Si decideva di edi - festa del Santo a cui la chiesa era de - ficare una chiesa che avesse come dicata. L’ipotesi di lavoro ha consi - modello il Santo Sepolcro per molti derato l’azimut del Sole nei giorni in motivi. Prima di tutto si voleva far co - cui si celebrava la festa dei due ipo - noscere, anche a chi era impossibi -

10 La chiesa di S. Tomè in Almenno

litato a recarsi a Gerusalemme, l’e - legata in direttamente al territorio di dificio più importante per i cristiani. Almen no. Queste costruzioni diventavano co - IL PROBLEMA DELLA DEDICAZIONE sì una sorta di mete sostitutive rispet - DELLA CHIESA to a quelle della Terrasanta. Oppure Una delle questioni non ancora ri - erano edificati con lo scopo di dive - solte riguarda la dedicazione della nire stazioni intermedie durante un chiesa. Infatti, non è ancora stato sta - viaggio più lungo. bilito se l’edificio sia intitolato a San Gli indizi che hanno permesso di so - Tommaso oppure a San Bartolomeo. stenere quest’ipotesi sono stati vari Qualche indicazione, deriva dall’a - e di diversa natura. Da quelli di ca - nalisi dell’apparato decorativo scol - rattere architettonico (l’impianto cir - pito sui due portali della chiesa: da colare, l’utilizzo di otto pilastri, la questa analisi, risulterebbero essere presenza di nicchie, l’esistenza della rappresentati due santi. lanterna) alla dedicazione della chie - La cosa si può spiegare in due modi sa a San Tommaso, apostolo tradi - differenti: nel primo caso ipotizzan - zionalmente legato al tema della re - do una doppia dedicazione della ro - surrezione di Cristo, sino alla scelta ton da, con i due santi titolari scol - di costruire la rotonda almennese nei piti sulle due entrate. I documenti pressi di un’area cimiteriale e nelle più antichi riguardanti la chiesa, ri - vicinanze di un’importante arteria di portano diversi nomi per indicare l’e - traffico. L’indagine si è basata anche dificio: Sancti Thome, S. Tome, Sancto sul confronto della chiesa di San Tomeo, Sancti Tomei , forse indizi del - Tomè con una serie di edifici noto - la doppia dedicazione della roton - riamente noti come copie del Santo da. Nel secondo caso si può ipotiz - Sepolcro. Da questi confronti si so - zare un cambiamento d’identità del no riscontrate diverse analogie con Santo dedicatario della chiesa, av - la chiesa di Almenno. Nella parte venuto lungo il corso degli anni. Un finale della tesi si è cercato anche contributo nuovo, alla risoluzione di di definire delle possibili proposte que sto problema, viene dall’analisi di funzione. L’ipotesi più interessan - dell’o rientamento della chiesa (per te considera la chiesa di San Tomè quan to riguarda questa parte sono ri - come costruzione di un Ordi ne mi - conoscente al dott. Adriano Gaspani litare. L’analisi si è svolta oltre che per le utili informazioni e per il pre - sul confronto architettonico con edi - zioso aiuto datomi). fici di questo tipo, anche su base Nell’alto Medioevo, l’orientazione del - documentaria. Infatti nei documen - le chiese e, in generale, di tutti i luo - ti più antichi riguardanti la chiesa ghi di culto cristiani verso oriente era è citata una casa del Tempio, col - una pratica diffusa. Gli edifici dove -

11 Simona Mazzoleni

vano essere orientati ad oriente, me - glio ancora se l’asse coincideva con la linea equinoziale. È stato inoltre L’ipotesi di lavoro ha considerato l’a - dimostrato che, spesso, l’orientazio - zimut del Sole nei giorni in cui si ce - ne prescelta per la chiesa coincide - lebra la festa dei due santi ipotizzati va con il punto del cielo da dove si patroni della chiesa e l’ha confron - levava il sole il giorno della festa del tato con l’azimut astronomico del sol - santo a cui quella era dedicata. stizio estivo. Anche l’orientazione della chiesa di La festa di San Bartolomeo era cele - San Tomè è astronomicamente ben brata il 24 agosto. Nel XII secolo, in definita. Infatti l’asse del presbiterio quel giorno, il sole sorgeva all’oriz - e dell’emiciclo absidale è orientato zonte di San Tomè ad un azimut di verso il punto in cui sorge il Sole, al - 87° e tramontava ad un azimut di l’orizzonte naturale locale rappre- 273° rispetto al meridiano astrono - senta to dal profilo del Canto Alto, nel mico locale. Entrambi questi punti gior no del solstizio d’estate che nel sono lontani da quelli rilevati per San XII secolo era il 16 giugno (il giorno Tomè. Per quanto riguarda la cele - del solstizio d’estate rappresenta il brazione della festa di San Tommaso giorno dell’anno in cui il sole sorge esistono tre diverse date. Il 21 dicem - nel punto più settentrionale possi - bre il Santo viene festeggiato in Oc - bile). L’analisi probabilistica indica ci dente. che la probabilità che questa parti - Nel XII secolo, in quel giorno, il so - colare orientazione sia ascrivibile al le sorgeva ad un azimut pari a 138° caso è 1 su 600. Ciò indica che l’o - e tramontava ad un azimut pari a rientazione solstiziale è stata scelta 222°. In entrambi i casi, la probabi - già in fase di progetto. In questo lità che l’orientamento della roton - punto l’azimut astronomico è pari a da sia connesso con la levata sola - 66,3°. Dal lato opposto (Ovest), l’as - re il 21 dicembre, oppure con il tra - se della rotonda interseca l’orizzon - monto, è quasi zero. In Oriente San te ad un azimut pari a 293,7°. Tom maso viene celebrato il 6 otto - bre. In questo giorno, sempre nel XII secolo, il sole sorgeva con un azimut pari a 112° e tramontava a 248°. La probabilità che l’orientazione della rotonda sia connessa con la levata solare è circa zero. Abbiamo invece con il 73% di probabilità, la connes - sione con il punto di tramonto del Decorazioni del portale principale. sole il 6 ottobre. Il 3 luglio viene in -

12 La chiesa di S. Tomè in Almenno

vece celebrata la festa della trasla - impianto circolare? Dietro tale deci - zione del corpo di San Tommaso. sione dobbiamo leggere una moti - Nel XII secolo il sole, in questo gior - vazio ne particolare o si è trattato no, sorgeva a San Tomè con un azi - di una scelta puramente estetica? mut astronomico di 67° e tramontava Forse, è solo rispondendo a queste a 293°. Il calcolo delle probabilità in - domande che si potrà far luce anche dica che, ammettendo che i costrut - sulla storia dell’edificio e sulle inten - tori di San Tomè potessero avere cir - zioni del committente. Nella maggior ca 3° di incertezza sul corretto man - parte dei casi, la scelta di una deter - tenimento dell’orientazione stabili - minata forma architettonica riman - ta, con il 99,8% di probabilità, l’asse da a una se rie di significati che, per della rotonda è connesso con la le - il periodo medievale, sono difficili vata solare del 3 luglio. da ricostruire, a meno che non rien - A quali conclusioni portano queste trino in una serie d’usanze architet - considerazioni di carattere astrono - toniche consolidate. mico? Ammettendo l’ipotesi di lavo - L’ipotesi sviluppata in questo studio è ro, peraltro verificata in molti edifici stata quella di considerare San Tomè di culto cristiano, che l’orientazio - come “copia” del Santo Sepo l cro di ne della chiesa fosse connessa con Ge rusalemme. Applicando questa la le vata o con il tramonto del so - chiave di lettura alla rotonda almen - le, nel giorno della festa del Santo nese, possiamo leggere alcune sue a cui l’e dificio è dedicato, allora il parti come rimandi al tema: dalla tipo - più alto grado di probabilità si rileva logia della pianta ricalcante quella nel caso della data di traslazione del del sepolcro di Cristo, alla presenza corpo di San Tommaso (3 luglio). del numero otto, legato tradizional - Sulla base di questi risultati si può mente al motivo della rinascita, alla scartare l’ipotesi che la chiesa fosse dedicazione a San Tommaso, apo - dedicata a San Bartolomeo e soste - stolo che per la sua personale vicen - nere invece quella che la considera da è particolarmente legato a quella intitolata a San Tommaso. della resurrezione di Cristo in quan - to “testimone”. Si è scelto di pren - LA ROTONDA DI SAN TOMÈ COME dere in considerazione quest’affasci - COPIA DEL SANTO SEPOLCRO nante prospettiva, anche perché a DI GERUSALEMME partire dall’XI secolo, diventando Studiando la chiesa di San Tomè è più fre quenti i contatti fra il mondo naturale porsi degli interrogativi ri - europeo e quell’orientale, si svilup - guardanti la scelta della sua plani - pò un fenomeno nuovo legato al dif - metria. Per quale motivo si è deciso fondersi del culto dei loca sancta . In di costruire la chiesa utilizzando un breve tempo, le costruzioni della

13 Simona Mazzoleni

Terrasanta diventarono modelli per meri otto e dodici erano ricorrenti in gli edifici di culto che si andavano tutte le imitazioni medievali del Santo costruendo in tutta Europa. Questo Sepolcro. fenomeno era connesso all’aumen - Questi due numeri davano la possi- to dei contatti fra l’Occidente e bi lità di riprodurre i piedritti del- l’Oriente, avvenuto grazie alla fre - l’ Ana stasis che erano composti da ot - quenza dei pellegrinaggi, alla prima to pilastri e dodici colonne (otto crociata e allo sviluppo di nuovi or - era no i piedritti presenti nella cap - dini religiosi-militari, legati alla cu - pella a Saint-Léonard, nelle chiese stodia della Terrasanta, quali i del San to Sepolcro di Cambridge, di Templa ri e gli Ospedalieri. Northampton, di Pisa, nella chiesa Quali erano gli elementi caratteriz - di San Giovanni del Sepolcro a zanti le copie del Santo Sepolcro? Brindisi. Quali le “prove indiziarie”, che porta - Dodici erano invece quelli della ro - no a considerare la rotonda almen - tonda di Santo Stefano a Bologna e nese come copia dell’ Anastasis di del Santo Sepolcro di Augsburg). Gerusalemme? Partendo dall’analisi La scelta di questi numeri era legata degli elementi architettonici, il pri - al loro significato simbolico: l’otto mo e più immediato elemento che simboleggiava la rinascita median - fa ritenere San Tomè una replica del te il battesimo, la resurrezione (per Se polcro di Cristo è la sua pianta cir - que sto nei battisteri e nei fonti batte - co lare con l’ambulacro sovrastato simali troviamo spesso utilizzata la for - da una galleria. La struttura circola - ma ottagonale). Il dodici, visto so - re era considerata uno degli ele - prattutto in connessione con la tom - menti più importanti per inserire un ba di Cristo, si riconnetteva al nu - edificio nel gruppo delle copie mero de gli Apostoli; mentre visto co - dell’ Anastasis . me prodotto del tre per quattro col - Un altro elemento architettonico, a legava le persone della Trinità con sostegno di quest’affascinante ipo - le quattro regioni del mondo, ove gli tesi, è rappresentato da uno stesso Apo stoli diffondevano i quattro van - nu mero di pilastri nella galleria. geli. Otto sono i pilastri che sostengono Ancora oggi, è difficile stabilire l’e - le volte della rotonda almennese, satta forma del Santo Sepolcro, così così come otto sono quelli che non si è sicuri della presenza di dell’ Anastasis . La corrispondenza nu - particolari elementi architettonici. merica non deve essere sottovaluta - Nella traduzione italiana dei testi di ta poiché il signi fi cato simbolico dei Grabar e Krautheimer, leggiamo del - numeri ebbe, nel l’architettura medie - la presenza di nicchie all’interno del - vale, un ruolo im portantissimo. I nu - la chiesa dell’ Anastasis . La notizia

14 La chiesa di S. Tomè in Almenno

non è però confermata da nessun fra tutti gli apo stoli, era quello più altro autore così che è più logico legato al tema della morte e della pensare che si tratti di un errore di resurrezione di Cristo. Secondo il traduzione. Il termine nicchie si ri - Vangelo di Luca, Tom maso fu l’uni - ferisce, più verosimilmente, alle tre co apostolo che, non essendo presen - absidi della chiesa di Gerusalemme. te alla prima appari zione del Signore, Nonostante le difficoltà, connesse al - il giorno della Pen tecoste, non cre - la definizione dell’effettiva presenza dette alla sua resurrezione. Otto gior - di tali elementi architettonici, biso - ni più tardi (riman do al significato gna rilevare come l’elemento nicchie simbolico), Cristo apparve a risulti frequente in alcuni edifici de - Tommaso, dandogli la prov a della sua dicati al Santo Sepolcro, in particola - resurrezione. La scelta di dedicare la re nel numero di sette. Anche nella chiesa di San Tomè a San Tom ma - Ro tonda almennese ritroviamo la so, sembra in qualche modo riba - presenza di sette nicchie ricavate nel - dire il legame della rotonda almenne - lo spessore della muratura, per le se con il tema della morte e della re - quali non è mai stata indicata una fun - surrezione. zione. Potrebbero rappresentare sem - Anche la scelta di costruire San To- plici elementi decorativi o nicchie create con lo scopo di contenere qual - cosa, forse delle statue o delle reli - quie. Un’altra “prova indiziaria ”, che spin - ge a vedere San Tomè quale copia del Santo Sepolcro, è la presenza del - la lanterna. Questa struttura è simi - le a quella della chiesa di S. Marie de Cruas. Si tratta di una sorta di “torretta” già visibile, dall’XI secolo, in un gruppo d’avori e di miniature medievali che la utilizzavano per connota re il Sepolcro di Cristo, con allusione al tegurium dell’edicola fu - neraria dell’ Anastasis . Altri elemen - ti, anche se non architettonici, pos - sono essere assunti quali “prove in - diziarie”. La dedicazione della roton - da a San Tomm aso potrebbe essere una di queste prove. San Tom maso, Il portale principale.

15 La chiesa di S. Tomè in Almenno

mè su un luogo tradizionalmente portanti principi geometrici derivati utilizzato come cimitero, ribadisce anche dal mondo arabo e dove ve - questa connessione simbolica. Quale niva introdotto l’utilizzo dell’astrola - miglior messaggio di fede in una re - bio in architettura. Lo strumento, già surrezione futura poteva essere porta - diffuso nel mondo arabo, era così co - to dalla rotonda d’Almenno essendo nosciuto anche in Occi dente, sebbe - una copia del luogo dall’avvenuta re - ne rimase per molti anni patrimonio surrezione di Cristo? Diverse sono dell’ambiente mo nastico benedetti - inoltre le chiese, copie del Santo Se - no. I legami di Ger ber to con la cul - polcro, che sorgevano in prossimità tura araba risalgono alla sua forma - di un cimitero, tanto da far pensare zione, avvenuta in Spa gna, sotto la che si trattasse di una vera e propria guida d’insegnanti arabi. tradizione. Anche questa può essere una prova, Fra queste ricordo, solo a titolo esem - sebbene indiretta, dei legami che esi - plifica tivo, la rotonda di Sant’An drea stevano fra i costruttori di San Tomè a Man tova, ma ancor prima la nota ed il mondo orientale. cappella di San Mi chele a Fulda (IX Questo legame è molto importante, sec.). Nella costruzione di San Tomè non solo per quanto concerne il mo - sono state applicate delle conoscen - dello, preso come riferimento dai co - ze geometriche basate su complessi struttori della rotonda di Almenno, sistemi di numerazione che potevano ma anche per proporre alcune ipo - essere utilizzati solamente da chi co - tesi circa l’identità dei committenti. nosceva la numerazione araba. Tale Da quanto è stato detto, si può sup - sistema era in quegli anni quasi sco - porre che i committenti di San Tomè nosciuto in Europa, ma era patrimo - siano da ricercare o in ambiente mo - nio di par ticolari ambienti. In quello nastico benedettino, collegato alle co - monastico benedettino, ad esempio, noscenze geometrich e- astronomiche la numerazione araba fu introdotta da arabe attraverso il monaco Gerber - Gerberto d’Aurillac, pochi anni pri - to, oppure in quegli ordini ospeda - ma del Mille; il monaco benedettino lieri che, sviluppatisi dopo la prima Gerberto, dal 999 papa Silvestro II, crociata, fecero da tramite fra i due fu autore di un significativo trattato mondi. Un’altra prova indiretta, a suf - di Geometria dal titolo Geometria fragio di quest’ipotesi, può essere Gerberti , dove ve nivano illustrati im - rappresentata dalle somiglianze ar -

* La tesi di laurea da cui è stato ricavato il presente estratto a cura dell’autrice, è sta - ta discussa nell’anno accademico 1999/2000 presso l’Uni versità degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lettere Moderne (relatore prof. Paolo Piva; correlatore dott. Silvia Bianchi Tosatti).

16 L Gli articoli Gianandrea Gavazzeni a Baveno. L Carla M. Kovs ˇca

“UNA DELLE VALLI PIÙ SELVATICHE DELLA BERGAMASCA”: GIANANDREA GAVAZZENI E LA VALLE IMAGNA

«M io padre faceva sì l’avvocato per golature tratte dagli scritti del mae - vivere, faceva sì il politico per voca - stro Gavazzeni che ho conosciuto e zione e per passione, ma la sua pas - am mirato, per aver lavorato nella sione fondamentale direi che fosse sua bi blioteca. La motivazione della la musica. Era lui stesso, come usa - presenza di questo mio scritto nel va in quei tempi, un buon dilettan - contesto della rivista del Sistema bi - te di pia noforte, di quelli che passa - bliotecario dell’Area Nor d- Ovest del - vano sullo spartito per canto e la provincia di Bergamo, affonda le pianofor te le opere che conosceva - radici nelle realtà biografiche dell’il - no o quelle che ancora non conosce - lu stre concittadino, figlio di Rina vano e che avrebbero presto ascolta - Monzi ni di e di Giuseppe te. Era veramente un musicofilo mol - Ga vazzeni di Bedulita in Valle to cognito, molto edotto, molto infor - Imagna. mato, perché io mi sono visto in casa Più volte Gianandrea Gavazzeni si tra le prime musiche, oltre agli spar - è rivolto al pubblico non solo nella titi allora correnti, le novità che usci - veste di direttore d’orchestra, ma di vano: dalla Fedra di Pizzetti al uomo attento ai segreti moti dell’a - Pelléas et Mél isande di Debussy, che nimo, mai pago di rievocare nei mol - era una del le sue passioni. Non par - tissimi convegni, incontri culturali, liamo di Wagner: non dimentico che eventi di “varia umanità” - e nei suoi per il Parsifal del 1913 alla Scala (il numerosi scritti - le memorie costi - primo Parsifal diretto da Tullio tutive del suo carattere lombardo, le Serafin dopo il vincolo trentennale “ragioni native”, che hanno traboc - del Bayre uth) su ventisette recite mio cato dalla sua bacchetta e dalle “sue padre ne ascoltò ventisei, andando migrazioni”. L’esercizio e lo studio a Milano con il treno e ripartendo costante delle partiture, i viaggi spes - con il primo convoglio del mattino: so impegnativi che lo portarono in allora gli avvocati non possedevano tutto il mondo per lunghi periodi, automobili» . Il precedente brano, trat - erano sempre accompagnati dalla to dal libro di Gianandrea Gavazzeni scrittura del diario, il Quaderno del intitolato Scena e retroscena , mi sem - musicista. Ad ogni ritorno a Ber - bra il più adatto per iniziare questo gamo molto tempo era dedicato alla breve articolo costruito su alcune spi - corrispondenza famigliare, di amici -

19 Carla M. Kovs ˇca

zia e di lavoro. Non è senza motivo Norberto Tarenghi, che è stato suo quindi, il ricorso a queste memorie, autista e confidente negli ultimi quin - già donate alla cultura italiana, in dici anni, ho appreso quanto gli fos - occasione del 10 anniversario della se caro tornare di tanto in tanto a vi - morte del grande intellettuale ber - sitare i luoghi d’origine paterni. gamasco scomparso nel 1996. Bedulita si presenta al visitatore co - Il percorso evocativo di questi qua - me un percorso per poggi, balze e dri fatti di ridente ironia e di indu - curve che conducono in diversi punti gio narrativo, può accompagnare il dell’abitato, cresciuto senza un vero lettore nei silenzi del nostro passato ordine costitutivo. Ogni elemento vi - e nella ricomposizione dei viaggi non ve di vita propria dialogando con solo fantastici, ma anche storici, che parti di bosco e ruscelli, che tengo - i nativi delle valli di Bergamo han - no segreto l’origine del nome: luo - no compiuto, compiono e compiran - go di betulle, ormai scomparse. Dal no per il mondo. Un tentativo di sin - colle aperto e soleggiato del Palazzo tesi tra descrizione delle sussistenze municipale si scende per alcune an - importanti di un ameno luogo di se della strada verso il Cimitero, che montagna, Bedulita, e le riflessioni fa da anticipazione al percorso per e i ricordi di una persona che ha ri - giun gere alla Chiesa parrocchiale, de - at traversato - e visitato - questi luo - dicata a San Michele. Al limite orien - ghi solitari. tale della strada si protende un’ansa Dal figlio Franco Gavazzeni e da panoramica, ornata da una pic cola

Il cimitero di Bedulita.

20 Gianandrea Gavazzeni e la Valle Imagna

cappella dedicata alla Madonna. poste nel 1935 e intitolate rispetti - L’occasione immancabile per Gianan - va mente: 1. Vecchi santi dormono drea era data dalla periodica sosta in chiese campestri (parole di al Cimitero dove riposa suo padre, Gianan drea Ga vaz zeni ); 2. In ogni Giu seppe e la madre Rina: « […] Mio luogo la morte ci può cogliere (pa - padre, Giuseppe Gavazzeni, era di role di Gianan drea Gavazzeni); 3. una famiglia di modestissime origi - San Ni cola, della città chiamata ni, veniva dalla Valle Imagna, una Patera (dalla “Leg en da aurea” di delle valli più selvatiche della Jacopo da Varagine) . Bergamasca. Suo padre aveva lavo - Ecco un punto di passaggio tra gli rato la terra; venuto in città, s’era eventi personali, dove il comporre sposato tardi, e quando nacque mio musica aveva ancora spazio, prima padre, aveva settanta, settant’uno del volgersi della storia nel buio te - anni. Anche loro hanno abitato nel - so della guerra, seguita dal silenzio lo stesso Borgo Pignolo dove sono na - di parole e di suono. La compostez - to io, in una cas a modesta. Rimasta za degli scritti musicali giovanili la - vedova, mia nonna, in questo Borgo scerà, infatti, spazio a sollecitazioni antico pieno di palazzi patrizi, con fortemente inquietanti ben espres - un piccolo botteghino di mercerie ac - se nella Sonata da casa del 1944, canto alla chiesa - la diversità dei do ve lo sguardo sul mondo assu - rapporti socioeconomici di allora - me una nuova consapevolezza, pa - vendendo, come si dice in dialetto, cata nell’intimo, ma attonita e in - “stringhe” e “bindelli”, portò mio pa - dre alla laurea in legge a Pavia. Il prete le aveva detto che questo ragaz - zo bisognava farlo studiare perché era intelligente, e non mandarlo a lavorare. Cosa che lui - figlio unico - cominciò a fa re appena laureato. E siccome era intelligente, si fece su - bito valere come avvocato, fece ce - dere il botteghino della madre e la portò a vivere con sé» ( da: Scena e retroscena). Coincidenze: dello stesso anno del - la morte del padre, 1939, è la pub - blicazione, per la Casa Editrice Ri - cordi, della riduzione per canto e pianoforte di Tre Arie religiose, com - Tomba della famiglia Gavazzeni.

21 Carla M. Kovs ˇca

consolabile nel fraseggio spezzato no che non era un tipo come loro. e sospeso. Perché era un uomo aperto. Tra l’al - La natura dei luoghi e delle perso - tro, avendo militato fin da giovanis - ne è ritrovata nella lapide eretta a ri - simo nelle associazioni cattoliche, era cordo della famiglia Gavazzeni, ope - stato tra gli organizzatori e sosteni - ra di Luigi Angelini, meta appunto, tori dello storic o primo sciopero delle visite meditative di Gianandrea: bianco, quello di Ran ica, delle tes - Alfa e Omega introducono le parole sitrici bergamasche. Fu uno sciope - di ricordo, il Libro aperto, i delfini ro storico. Sciopero bianco, cioè cat - simbolo di risurrezione sigillano ciò tolico, delle prime organizzazioni na - che nessuna tomba può offuscare. scenti. C’era a Ber gamo don Angelo Il messaggio è chiaro, la lingua lati - Roncalli, il futuro papa, segretario na e italiana si fondono perfettamen - del vescovo. te; il significato del tutto compren - Correvano i primi anni del secolo: sibile a chiunque legga. Se la pater - 1905-1906. Fu don Ron calli a inci - nità uma na trova il suo fondamento tare il vescovo, conte Ra dini Tedeschi, nella vita stessa di Dio, “ovunque la patrizio piacentino, a sostenere lo scio - morte ci possa cogliere ”, sia nella se - pero “bianco” e a mandare viveri e renità di una casa antica e famiglia - aiuti alle scioperanti chiuse negli sta - re, sia in lontani campi di battaglia, bilimenti tessili di » (Scena e sia in incredibili solitudini di città, la retroscena, Una testimonianza). presenza amorevole che ci ha chia - Dopo il fluire di ricordi e dialoghi mato in vita avvolgerà ognuno di noi fedelmente annotati, nel testo Scena con carità e grazia. e retroscena , si fondono gli elemen - I nostri segreti, sussurranti dialoghi ti autobiografici e storici, la scrittura interiori, non saranno scritti con pa - di Gavazzeni trova una compiutez - role ma saranno semplici preghiere za da tempo desiderata, immagina - accolte e portate da un vento legge - ta fin dal Diario di Edimburgo e ro che ci consola: «Mio padre aveva d’Ame rica, stampato in Milano per un carattere sereno. Così l’ho sem - la Ru sconi e Paolazzi editori, nel pre visto, anche nelle traversie poli - 1960, nella collana “Biblioteca del tiche, e nel dover ricominciare la car - Verri” a cura di Luciano Anceschi; si riera di avvocato a Milano, a più di legge in data 27 settembre 1957 (Sul quarant’anni e sconosciuto. Era un “Liberté”, da Le Havre a New York): cattolico nel senso positivo della pa - «Riflessioni con qualche ironia verso rola. Senza bigottismi. Anzi, la par - me stesso, su un invito giornalistico te destra del cattolicesimo bergama - ricevuto negli ultimi tempi. Di Mario sco, che contava, lo guardava con so - Missiroli per il “Corriere della Sera”, spetto: gli esponenti in vista diceva - a stamparvi pagine diaristiche, elze -

22 Gianandrea Gavazzeni e la Valle Imagna

Tomba della famiglia Gavazzeni (particolare). viri in bilico tra letteratura ed espe - all’«irregolare». Mi diverte, pensan - rienze musicali. dovi, la schermaglia fra sincerità e Invito lusinghiero e attraentissimo. reticenza, fra opportunità e voglia di Perché farebbe sentire il timbro dei compromettersi, che accompagnereb - propri fatti personali nella fruizione be la scelta diaristica. Ancora: iro - con innumerevoli lettori, sconosciuti. nizzo su una mia immaginaria au - Non più i quattro amici delle riviste. tobiografia per sezioni, tanto pare Da qui, incentivi nuovi, anche per aver accumulato negli anni. La mia la scrittura. E nuove schiettezze. vita di direttore d’orchestra; quella, Ironizzo, comunque, sulla mia sor - conclusa per sempre, di composito - te di scrittore «irregolare». L’invito al re; la familiare, la segreta, la lette - «Corriere», fra le aspirazioni che so - raria. Io e le letture, io e gli amici, spingono gli scrittori «professionali» io e la critica. Le fonti, le memorie, entra nelle maggiori. Prego Missiroli le radici; l’arte delle sensazioni. Dieci di attendere. Non so ancora se è le - infanzie diverse dove frugare a sco - cito, stando sempre con la «bacchet - prir le matrici. Vien da ridere su se ta» levata, imperversare anche dalla stessi e su le presunzioni che simili ter za «pagina». C’è ancora troppa sog - particolarismi autobiografici com - gezione accademica nella letteratu - porterebbero. ra italiana perché inviti così lusin - Immagino pagine secche e precise, ghieri non diano un certo disagio con il giro della memoria fermato al -

23 Carla M. Kovs ˇca

ture multanimi a variare i timbri e i gridi. Qui è un rombo e un ululo solo. Prende violenza in un pae - saggio senza misura, non trova una dimensione foni - ca, gli manca la cassa ar - monica». Sempre alla ricerca dell’hu - mus antico, anche in visita al le mostre d’arte d’oltre ocea no come si legge sem - Lapide sepolcrale Gavazzeni (particolare). pre in Carta da musica : lo scoccare dei fatti. E le suggestioni «Pochi quadri esposti nel College di del passato catalizzate nelle cose». Lake Forest; un College che vuol ri - E ancor più realizzato nei ritagli di evocare ambienti di Europa gotica. Carta da musica , pubblicate nel “Cor - Influenze tedesche, anseatiche, o più riere della Sera” e poi raccolte in vo - nordiche ancora. lume dall’amico Vanni Scheiwiller, I quadri appartengono a collezioni - per la indimenticabile raccolta “Al - sti locali. Entrando mi trovo di fron - l’Insegna del Pesce d’Oro”, nel 1968: te un Cariani: Madonna e Santi; un «Ascolto il vento del Middle-West, co - viso da contadina brembana, con le me ghermisce le boscaglie di Lake guance di mela, uomini barbuti co - Forest; lo ascolto di notte in una vil - me i vagabondi, gli estrosi, i berga - la isolatissima dove sono ospitato. Un mini di Valle Imagna, col colore del - vento lungo, un vento aggressore; le noci. non si sa di dove venga, dove vada E il paesaggio: lo stesso che trovar - a infrangersi, a estinguersi. si all’improvviso dove i confini ber - L’orecchio scruta possibili assonanze gamaschi sembrano invalicabili e con i venti degli autunni italiani, fra Ber gamo, la sola capitale, allo sboc - le colline bergamasche, al Cin quan - co dei fiumi, lontana da raggiun - dò; più tardi a Baveno, quando tutti gere. Il Cariani più rozzo, anterio - partivano, nell’ottobre madido, e re - re alle esperienze veneziane, trova - stavo solo, nelle sere di letture, nelle to qui dove l’alta borghesia del l’Il - giornate di studio. I diversi suoni e linois sterilizza i suoi acquisti cul - murmuri o lamenti del vento. […] Ciò turali». che sbatteva: usci di solaio, ante di Ancora la sottolineatura di un incon - cantine, grondaie, secchie d’acqua tro non casuale: «Sul piroscafo ame - sospese ai pozzi. Sul lago le albera - ricano che mi conduce a casa, il bar -

24 Gianandrea Gavazzeni e la Valle Imagna

man è bergamasco. Lasciò la casa, che amano smorzare le vicende uma - il paese, a circa dieci anni; nella ve - ne, soprattutto quelle più crude del tusta pasticceria di Bergamo alta che Novecento appena tramontato, in un io frequento, fece per un po’ di tem - continuo ritorno a tempi e luoghi po il “piccolo”. fissi, immutabili. Emigrò. Ora guida il bar della gran - Un invito, a contrasto, alla lettura di de nave con sicurezza padronale; si Gavazzeni autore di Scena e retrosce - gioca bevitori e bevitrici di intrugli na , il testo nel quale si può trova re alcolici come fantocci. Ha casa a il compimento tra l’aspetto più me - Genova, New York, automobili. ditativo e quello di testimone cro - Ancora un bergamasco - dei paesi nista della storia del nostro popo - contadini - che suggella il mio viag - lo; in data 10 agosto 1965 nel vo - gio». lume di Gavazzeni Non eseguire Chiudo questo percorso tra viaggi e Beethoven e altri scritti edito dal nuovi ritorni con un brano dal sapo - Saggiatore nel 1974: «Come dormo - re manzoniano. no i paesi bergamaschi nelle tardis - Lo stile è impressionista, vago e stem - sime notti estive, venendo dal perato, tipico dei caratteri lombardi Bresciano, quando chia rore di luna e chiarore d’alba hanno tenui lega - ture, appena al cominciare di colli - ne e di conche; il modo casalingo e tenero di dormire, nel silenzio disse - minato di luci, ai primi galletti, ai prolungati uggiolii di cani; il dor - mire di questi paesi, e le cascine, le aie, i porticati padronali, che fareb - bero supporre fantasticare il sonno di gente quietissima e gentile, sen - za bergamasca rusticità. Un limi te romito che sparirà al mattino, e de - linea il sogno notturno dentro l’i - dea antiquata, inattuale, di un fram - mentismo letterario. La favola campestre e paesana, nata nell’ora e nel paesaggio, fuori dalla realtà sociologica, come idillio e co - me arcadia; ma con un suo linguag - gio del vero che ha il momento inven - Gradinata d’accesso al cimitero. tivo nel nostro animo, nella nostal -

25 Arlecchino e Brighella. L Claudio Gotti

IL BERGAMASCO E LA SUA OMBRA TRA COMMEDIA E REALTÀ, TRA PASSATO E PRESENTE

L’ affermazione del personaggio co - no taraficando per il mondo che nel - mico del bergamasco (Zanni, Arlec- la fertilità del paese» . chi no e Brighella) sulle scene teatra li Il novelliere cinquecentesco Matteo sia italiane, sia europee, durante i Bandello, meno diplomatico del ca - secoli della dominazione veneta si pitano veneto, sentenziava invece: accompagnò indissolubilmente all’a - «Indi si vede che degli otto i cinque scesa sociale ed economica dei ber - se ne vanno qua e là per il mondo, gamaschi nelle città e nelle fiere del guadagnando con sudore e fatica Vecchio Continente. Mentre i lavo - grandissima ciò che ponno, e rispar - ratori e mercanti bergamaschi si sot - miando più che sia possibile nel ve - traevano al rag gruppamento generi - stir e mangiare, quando mangiano co di lombardi acquistando una a spese loro, ché se sono in casa d’al - nuova identità professionale, i dram - tri divorano come bei lupi. E certo io maturghi si appropriavano della lin - osarei santamente giurare che non gua, della gestualità, del carattere, del sia nel mondo parte, quantunque costume delle genti della Bergamasca lontana e rimota, ove non ci sia al - per rivit alizzare i personaggi della tra - cuno bergamasco che traffichi. dizione teatrale (il facchino, il sol - Fanno poi volentieri del grossolano dato, il mae stro, il medico, il negro - e quasi del buffo ne, ben che magra - mante, il servo etc.). Il successo fu mente; e per venire a l’intento loro immediato e, per merito degli atto - sopportano mille in giurie, e sono vie ri della commedia del l’Arte, la for - più ghiotti del danaio che l’orso del tuna del bergamasco in commedia mele. Essi di rado si fanno cortigia - durò oltre la riforma goldo niana. ni, non essendo molto atti agli uffici L’in dustria delle persone, il ca pi ta - de la corte, ché non piace loro ser - le umano, costituiva non solo la ve - vir con aspettazioni cortegiane e lun - ra ricchezza del territorio orobico ghe, attendendo di continovo a la ma rappresentò per secoli l’unica im - certezza del profitto particolare e po - magine di Ber gamo esportata nel co de l’altrui curando […] ». mon do. Così scriveva Lorenzo Ogni anno decine di migliaia di ar - Donato nel 1565: « […] le richezze de tisti, artigiani esperti e giovani ap - queste vallate consisteno più presto nel - prendisti, mercanti specializzati nel - la industria delle persone quale van - la produzione e nel commercio di

27 Claudio Gotti

tessuti, notai, medici, farmacisti, mi - litari di carriera, maestri, architetti, pit - tori, cor rieri postali, bottegai, osti, uo - mini di fatica, venditori ambulanti, mulattie ri, cavallanti, carrettieri emi - gravano dalle vallate bergamasche con la speranza di rapidi guadagni. Sbrulio, uno dei personaggi della com media Le disgrazie avventurate scritta a Venezia nel 1545 dal sene - se Pietro Nelli con lo pseudonimo di Andrea da Bergamo, così sbottava ri - volgendosi a un facchino bergama - sco: «Con chi parlo io, fachin poltron. Oh, guarda se anco quest’arte è ve - nuta in reputazione. Vengono a Vi - neggia a portar il cesto e facchin di campo, e in un attimo ascendeno al - la farina, al portar vino, e in breve si vedon mercanti ricchi; o quanti ar - discano far navi e palagi che pur ieri erano servitori del pubblico […] ». La mobilità era sostenuta soprattut - to dai montanari perché i contadini della pianura, impegnati nella colti - hanno, pur quelli da Roman et da vazione delle terre di proprietà di no - Martinengo praticano alquanto fo - bili, monasteri e luoghi pii contribui - ra. Martinengo fa mercantia di por - vano marginalmente all’esodo: «Nella tar vestimenti da soldati, come cal - pianura veramente poleno esser da ze, coletti et camise drieto li eserciti anime 30 mille et per la maggior par - e massimamente a quelli dell’Im - te vi è gente poverissima, la quale non perator, et Roman se ne viene qui in pratica molto per il mondo, et è gran - Venetia». dissima differentia, dalla proffession Il patrizio veneto Marcantonio Michel delli vallesani a quella de quelli del - nella Agri et urbis bergomatis descrip - la pianura, perché oltra che dalla tio (1516) sottolineava con grande maggior parte non è fatta mercan - chia rezza il dinamismo della forza la - tia, così come ho ditto se ne sta a ca - voro presente nelle valli bergamasche: sa, chi per lavorar la possessione et «Qui vero valles incolunt vicatim fe - chi per goder quelle poche intrate che re omnes habitant, tanta frequentia

28 Il bergamasco e la sua ombra

(montano coelo ad foecunditatem compagnie della commedia dell’Arte: conferente) ut nisi innata solertia et «Nelle vallate vi sono da anime 90 mira industria sibi providissent, ino - mille et li homeni sono molto indu - pia et fame laboraturi fuerint: solo striosi, et attendono alle mercantie, angusto et sterili neque victum sub - et non sparagnano a fatiche, né a ministrare apto. Itaque qui domi re - stenti alcuni, vanno fora in diverse sident aut pecuariam exercent aut parti di mondo, et pure che cadauna pannos conficiunt; coeteri domo mi - contrata habbia il suo loco ordina - grant in alienis regionibus aut offi - rio, dove che li suoi homini vanno. cinas aut institoriam exercituri, qui Della Val Seriana la parte da basso tot sunt, atque ita totum orbem ter - va a Napoli, et nel Regno, quella di rarum permeant, ut in proverbium mezzo che s’addimanda Val Gan din abierit neque passerem avem, neque va a Roma, et di quella di sopra che Bergomatem hominem ulli provin - s’addimanda la val di Clauson van - ciae desse» [I Valligiani poi abitano no in Allemagna. Della Val Brem - quasi tutti in varie contrade, e cre - bana quelli da basso et di mezzo vie - scono in tanto numero (giovando al - neno a Venetia, et vanno in mare, la fecondità l’aere de’ monti) che se quelli di sopra praticano a Fiorenza, con la loro naturale sottigliezza, e a Genova, et lì atorno. Della Val San me ravigliosa industria non si procac - Martin va parte a Mi lano, et nel ciassero il vitto, languirebbero d’i - Statto, et parte in Spagna, et dell’al - nopia, e di fame, non bastando lo tre Valle chi in Franza, et chi in una, scarso e sterile terreno a sommini - et chi in un altra provintia di modo strar glielo. Quelli però che fermansi che vi sono d’essi per tutto il mondo» . nelle loro case, o guardano pecore, I cittadini di Bergamo erano piutto - o lavo rano panni; tutti gli altri ne par - sto sedentari: «In Bergamo sono da tono per impiegarsi altrove, o nelle anime 24 mille. Vi è molta nobiltà, botteghe, o ne’ traffici, e sono costo - conti, cavalieri assai, et gran nume - ro in sì gran numero, e per tutto il ro di dottori, et de altri gentilhuomi - mondo così trascorrono, che ne nac - ni, non sono già di molta ricchezza, que il Pro ver bio, che dice né l’ucel ma tutti hanno facultà mediocre Passero, né l’uom Bergamasco man - 300, 400, et 500 ducati d’entrata, ca ad alcun paese]. non credo che siano 10 teste che pas - Il capitano veneto Francesco Bernar - sano 1000 ducati, et la maggior par - do nella relazione presentata al Se- te non è più di 3 mille. Non fanno nato l’1 novembre 1553 elencava i mercantia né la vogliono sentire, ma luoghi di emigrazione dei valligiani vivono parcamente, quelli della sor - che, guarda caso, coincidevano pra - te mediocre fanno ben mercantia, et ticamente con il “grand tour” delle la sua mercantia è per la maggior

29 Claudio Gotti

parte panni verdi, sarze, et fostagni, nite. et di tutte queste sorte hanno di belle Con la fine della dominazione vene - boteghe. Il populo universalmente cer - ta, la fama internazionale e il raggio ca de viver con le sue fatiche, et ognu - d’azione del lavoratore bergamasco no se ne sta contento nel suo stato, scemarono. Le luci della ribalta dei di sorte che non solamente è la più teatri delle capitali si spensero an - quiete di tutte l’altre di Vostre che per il suo doppio comico. Illustrissime Signorie, ma credo d’o - Nell’inchiesta napoleonica del 1811 gni altra d’It talia sia qual esser si vo - Giuseppe Bergamelli, professore di glia» . Liceo, relazionava sul fenomeno mi - Le avanguardie istituivano pronta - gratorio: «Da quasi tutte le parti di mente sul posto di arrivo una rete questo Dipartimento, e da queste sue di accoglienza per ospitare altri fa - valli in ispezialità, recansi moltis - mi gliari, parenti o compaesani e per sime persone ad altri paesi. Dalla l’in serimento dei giovani garzoni. La Val le detta Brembana, o almeno fra catena di mutuo soccorso che uni - gli ori ginari talvolta della medesi - va gli emigranti di ogni età lontano ma, erano negli ultimi passati anni dalla patria non si avvaleva solo di eletti da agiate rispettabili famiglie figure di riferimento o di appoggio tutti i corrieri della Veneta ma anche di organizzazioni autono - Repubblica, la quale per la specchia - mamente costituite, ordinate e am - ta loro onoratezza solea chiamarli ministrate, dette scuole o confrater - la fedele sua compagnia, siccome leggesi tuttora in varii pubblici do - cumenti. Dalla stessa valle rica - vansi, e recansi anco oggidì mol - tissimi abitanti a Ge no va, onde im - piegarsi per loro antico privilegio in quella dogana, sic come per simil pri vilegio vanno pure parecchi abi - tanti della terra di Ur gnano situata “Chi non risica non rosica” (stampa satirica settecentesca). al la pianura, e po -

30 Il bergamasco e la sua ombra

co dis costa dalla città, a parimenti e l’onoratezza sieno dappertutto te - esercitarsi nella dogana del porto nute in vera esti mazione, e come per di Li vor no. tali prerogative sieno stati in qualun - Molti di questo territorio s’impiega - que luogo ben accolti ed amati. Più no nella dogana di Milano, e mol - colte maniere di vivere insegnano, tissimi poi sono quelli che portansi altrove pur da essi apprese, e quin - a Venezia o per lavorar le cere, o per di ognor più sbandiscono dalle pa - altri diversi travagli nelle drogherie. trie lor terre e le superstizioni e i pre - Lo stesso dicasi dei pastori, che al - giudizi, che forse un dì vi alligna - l’avvicinarsi dell’inverno lasciano i rono e che hanno ricetto soltanto ove monti, e scorrono colle loro famiglie regna un pigro ozio ed una crassa e colle loro mandre gran parte della ignoranza […] ». Lombardia, tornando poi contenti I divertimenti popolari della Berga - agli usati pascoli nel rinnovellarsi masca conservarono l’antico connu - della più mite stagione. Ma quanto bio ma per poco tempo: «Eravi pe - non dovrei io diffondermi se gli abi - rò un uso, che tutt’ora in qualche gui - tanti non solo di queste valli, ma di sa si mantiene, benché presentemen - tutto questo territorio discorrer voles - te assai declinato, che da’ luoghi ove si, i quali o pel commercio del ferro, sono più scarse le messi, e più tardi o pel commercio delle lane a visitar matura il frumento scendeano, e da vanno diverse lontane contrade! E monti singolarmente, robusti con - quanto pur converrebbemi diffon - tadini assoldandosi per mietitori con dermi se de’ viaggiatori a parlar mi quelli che dell’aiuto lor più aveano volgessi, che richiede il solo commer - mestieri. Ad onta della fatica, che cio della seta, commercio fra noi cer - pre sto gli attendea sotto la cocente tamente ora il più florido, e che la sferza del sole, prendansi costoro vita può dirsi di tutto questo paese! spasso di correr lieti e baldanzosi non L’inveterato costume di tanti abitanti solo per le ville, ma eziandio per la di questo Dipartimento di abbando - città, tessendo ridicole farse, danzan - nar per qualche tempo la loro patria do, cantando e suonando i loro ru - per poi tornare alla medesima da sticani ingrati istrumenti. Ho spesso straniere contrade col ricavatone immaginato fra me che se qualche pro fitto, giova sommamente a spar - forestiero fosse di qua passato in que’ gere nel suolo nativo ognor nuovi lu - giorni, al veder si fatti estremi segni mi, ed a migliorare sempre più l’e - di allegrezza sarebbesi forse fitto in ducazione dei loro figli e dei parenti mente che tale e sì giulivo fosse il ca - e degli amici loro. rattere di tutta la nazione» . Tornati dai pro ficui viaggi narrano, Oggi per le imprese e i lavoratori ber - e fanno conoscere quanto la fedeltà gamaschi si prospettano sfide mon -

31 “Ritratto di tutta Valle de St. Martino territorio bergamasco” (secolo XVII). L Fabio Bonaiti

LA VALLE SAN MARTINO: TERRA DI CONFINE TRA TRANSITI, SCONTRI ED INCONTRI

LE COORDINATE SPAZI O-TEMPORALI interrogarono sull’origine di questa denominazione formulando le ipo - C on l’appellativo di Valle San Marti - tesi più disparate e suggestive; oggi no si intende il territorio compreso gli studiosi propendono ad attribui - tra la sponda orientale dell’Adda e re all’antica chie setta intitolata al la Valle Imagna. Tuttavia, come eb - santo vescovo di Tours, importante be a rimarcare lo storico briviese al punto tale da estendere lo stesso Ignazio Cantù (1810-1877), a livello titolo all’intera vallata circostante, l’o - morfolo gico non propriamente di rigine dell’at tua le denominazione. una valle si tratta quanto piuttosto A conferma del l’ubicazione di que - di una costiera esposta a mezzogior - sta chiesa proprio in Calolzio, ci soc - no e affacciata sul Lago di Garlate, corre una pergamena della metà del e sul fiume Adda suo emissario, XIII secolo conservata fra le antiche avente come spartiacque la dorsale carte del monastero di Pontida e ri - montuosa estesa dal monte Resegone salente al 12 agosto 1249: essa ci ri - (m 1875) si no all’Albenza. Situata al - corda alcuni uomini abitanti a Ca - la estremità occidentale del territo - lolzo vallis Sancti Ma rtini . Si tratta rio bergama sco, a cavallo fra le della citazione più antica a noi per - Province di Ber ga mo e Lecco, è og - venuta, precedente di due secoli gi costituita da nove Com uni per un quella ufficiale che vedrà la luce nel totale di 60 kmq di estens ione e 1435 con la stesura degli Statuti del - 33.000 abitanti: Calolziocorte, la Valle San Mar tino ad opera di Caprino Bergamasco, Carenno, Cisa - Beltramo Zonca. no Bergamasco, Erve, Monte Maren - All’estremo limite dell’età longobar - zo, Pontida, Torre de’ Busi e Vercura - da, e precisamente al mese di mag - go. Estesa da Vercu rago ad Ambive - gio dell’anno 774, va invece ricon - re, la Valle San Marti no venne uffi - dotta la prima testimonianza dell’e - cialmente definita tale solo a partire sistenza di una località della Valle ov - dall’epoca medievale, allorché, nel - vero Cor te, oggi frazione di la prima metà del secolo XV, furo - Calolzio: Rado fi glio del fu no redatti i primi statuti del territo - Radoaldo de Curte compare infatti rio rurale bergamasco. Sin dal come testimone in un la scito trascrit - Settecento, i cultori di storia locale si to in quel di Bergamo per volontà di

33 Fabio Bonaiti

gna. Molto più con - sistenti appaiono in - vece le vestigia del - la presenza romana, precisamente di epo - ca impe riale, allor - ché, attra versato dalla strada pede - montana che da conduceva a Como, il territorio del - la Valle San Martino assume un signi ficati - vo ruolo strategico. Gli insediamenti che maggiormente si se - gnalano per la pre - senza di ritrovamen - ti archeologici di età romana - Caprino, Tor re de’ Busi, Lo ren - tino, Rossino, Calol - zio e Vercurago - ap - paiono non a caso La Valle San Martino a Cisano Bergamasco. po sti proprio in pros - Taido , uomo di fiducia del re De- simità di questo itinerario provenien - siderio e illustre rappresentante del - te da Al men no e diret to a Calolzio, l’aristocrazia fondiaria longobar da. sede dell’attraversamento sull’Adda L’ INQUADRAMENTO STORICO costituito dal ponte di Olginate da - Frammentarie sono le testimonian - tabile al III secolo d.C. Tra i reperti ze preistoriche riscontrabili in Valle più rappresentativi, ricordiamo l’e - San Martino. Indizi di una presenza pigrafe sacra in marmo con dedica umana in epoche lontane risultano a Diana, dea della caccia, dei boschi i resti di un insediamento dell’età del e della luna rinvenuta nel Seicento ferro rinvenuti presso la Rocca di presso la Par rocchiale di Lorentino Somasca di Vercurago e le tracce di (oggi conservata al Civico Museo ar - frequentazione preistorica situate pres - cheologico di Bergamo) ed il teso - so le alture di Colle di Sogno e di retto di Torre de’ Busi, costituito da Valcava, ai confini con la Valle Ima- monete coniate fra il I e il II secolo

34 La Valle San Martino terra di confine

d.C., scoperto cavando un gelso nel 1787 per poi venire unite a quella di 1880 e poi disperso. Sant’Alessandro. Nel 1274 Napoleone Per contro, la Valle San Martino de - della Torre conquistò la Valle San ve l’odierna configurazione all’epoca Martino ed il suo capoluogo: in que - medievale. Indubbiamente, è nel cor - gli anni, su Calolzio, forte era il po - so dei secoli immediatamente pre - tere esercitato dalla nobile famiglia cedenti e successivi l’anno Mille che feudale dei Benaglio, tra l’altro deten - es sa raggiunge l’apice del suo svilup - trice di numerosi castelli ed alleata dei po: benché le dedicazioni di alcune Torriani in chiave antiviscontea. Tra chiese - unitamente a qualche topo - i numerosi avvenimenti militari e po - nimo - lascino il sospetto di fonda - litici che seguirono a questo tragico zioni molto più antiche, per lo me - periodo di lotte intestine, si ricorda no bi zantine e longobarde, la mag - la battaglia del Campo Cerese (1398) gior parte degli insediamenti nasco - tra i Guelfi di Val San Martino e Valle no ed assumono una precisa fisio - Imagna e i Ghibellini di Olginate e nomia solo tra il IX e l’XI secolo: Brianza. Con il trattato stipulato nel - stando alla documentazione nota, al - l’aprile del 1454 la Valle San Martino l’anno 814 risale la prima attestazio - passò definitivamente sotto il domi - ne di Ver curago, all’886 per Calolzio, nio della Repub blica di Venezia che al 962 per Caprino, al 975 per già da qualche decennio (precisa - Cisano, al 985 per Carenno e mente dal 1426, con l’adesione spon - Foppenico, al 1014 per il Lavello tanea di Berga mo) aveva comincia - (definito castello), al 1036 per to ad affacciarsi sul territorio della Lorentino e al 1076 per Pontida. Valle nell’intento di occupare Lecco. Al XII secolo appartengono, invece, Con il mite dominio della Sere nis si- i primi riferimenti relativi a Monte ma, la Valle San Martino inaugurò un Marenzo e a Torre de’ Busi, sedi di periodo di maggior tranquillità e pro - importanti sistemi difensivi e di pre - sperità e trasse numerosi benefici dai gevoli monumenti di arte romanica vari privilegi che il Governo vene - quali l’oratorio di Santa Mar gherita zia no le concesse in quanto terra di e il complesso del San Mi chele. con fine con il Ducato di Milano. Da segnalare anche i resti del castel - Il 1797, anno del trattato di Campo- lo e la chiesa di San Lorenzo Vecchio formio e della soppressione della in località Rossino. Da sempre lega - Rep ubblica di San Marco ad opera te al contado di Bergamo, le chiese di Napoleone Bonaparte, vide la della Valle San Martino appartenne - Valle, come tutta la Lombardia di al - ro per secoli alle pievi milanesi di lora, annoverata nei possedimenti au - Garlate e di Brivio e furono aggre - striaci del Regno Lombardo Veneto gate alla Diocesi ambrosiana sino al sino all’unità d’Ita lia.

35 Fabio Bonaiti

Anello di congiunzione fra oriente orien tale, che nei secoli si sono incon - ed occidente, la Valle San Martino trate e compenetrate le peculiarità di venne nel 1863 interessata dalla co - ciascuna delle due realtà, dando ori - struzione della linea ferroviaria Lec- gine ad un amalgama di culture che co-Berga m o- Brescia (una delle più ha prodotto esiti inattesi ed originali. antiche d’Italia) e, dieci anni più tar - Una storia caratterizzata da confini di, dall’attivazione della tratta Milano- e rettifiche, guerre e pestilenze, do - Monza-Lecco. ga ne e contrabbando, migrazioni e tran siti. Ripercorriamo allora la ge - FRA CONFINI , SCONTRI , INCONTRI nesi e l’evoluzione di questo feno - E TRANSITI meno culturale facendo riferimento Testa di ponte tra Venezia e Milano ad alcuni, significativi, eventi che han - fra medioevo ed età moderna, rac - no caratterizzato la storia della Valle. cordo tra la Provincia di Lecco e Da collegarsi all’importante valico quella di Bergamo oggi, la Valle San che mette in comunicazione la Valle Martino è la sintesi e insieme il pun - San Martino con la Valle Imagna, so - to di incontro tra i due ambiti terri - no le labili tracce di frequentazione toriali. È qui, tra gli avamposti delle preistorica (dal Mesolitico sino all’e - Prealpi orobiche e la valle dell’Ad - tà del rame) evidenziate, nel corso da, fra le strade che congiungono di recenti ricerche archeologiche, sul - la Lombardia occidentale e quella le alture situate nei pressi di Colle

Tabula Peutingeriana (particolare).

36 La Valle San Martino terra di confine

di Sogno (Monte Brughetto, m 975) corte ed Olginate. e di Valcava (m 1258). La selce Tale via è attestata dalla sola Tabula scheg giata notata in superficie e la Peutingeriana come un tratto della discreta quantità di scarti di lavora - strada che in età romana, da Aqui - zione presente in loco, suggerisco - leia, attraverso i municipia pedemon - no la fre quentazione dell’altura vol - tani della Lombardia, Brixia , Bergo- ta, oltre che al reperimento di tale mum , Comum , raggiungeva le Alpi, materia prima, alla fruizione del col - attraversava il passo dello Spluga legamento intervallivo. e proseguiva poi per la Rezia e la Presso la Rocca di Somasca di Vercu - Ger mania. È incerto se questo tratto rago (ovvero Chiu so, località La Roc - abbia fatto parte subito di tale stra - ca), nel 1988, è stato indagato un in - da perché non è ricordato dagli al - sediamento della prima età del ferro tri itinerari romani: forse si trattava (I X-V sec. a.C.) che, sulla base dei di una strada di “arroccamento ”, in materiali rinvenu ti, è attribuibile alla sostituzione della via principale, an - cultura di Gola secca. Fra i vari reper - che se più lunga, che conduceva da ti tipici di questa facies , si segnalano Ber gamo a Milano e da qui a Como. un frammento di ciotola a vernice Sempre in ambito ge opolitico, va nera di produzione italica e un pic - inoltre rimarcato che con l’impera - colo frantume di ceramica attica di tore Augusto, il territorio di Bergamo importazione. Evidente è l’importan - venne ascritto alla Regio XI “Tran - za strategica e geografica di questo spadana ”. Nel I secolo d .C., passò insediamento, posto sul la via che nel invece alla Regio X “Ve netia et Istria ” V secolo a.C. collegava Bergamo a e la Valle San Martino cominciò da Como, due tappe fondamentali di un quel momento a costituire l’estremo itinerario commerciale che da Manto - limite tra Lombardia occidentale e la va, sotto l’influenza etru sca, giunge - Lombardia orientale di cui abbiamo va sino ai territori celtici d’oltralpe, già detto e diremo ancora. Fatte que - attraverso la Val Mesolcina ed il pas - ste premesse, per quanto riguarda la so del San Bernardino. Valle San Martino, se è certo il pas - È noto che le strade romane nacque - saggio della strada, è altrettanto in - ro da esigenze sia politiche sia mili - certo il preciso tracciato che questa tari sia commerciali: così fu anche per seguiva. Ciò nonostante, occorre sof - la via Bergomu m- Comum che, rical - fermare la nostra attenzione sul pon - cando il tracciato pedemontano in uso te di Olginate. Esso fu senz’altro luo - in epoca protostorica, attraversava il go ideale di attraversamen to del - territorio della Valle San Martino pun - l’Adda preferito a Lecco (e forse an - tando verso il Lago di Como e pas - che a Brivio). sando l’Adda sul ponte tra Ca lol zio- Fin dalla seconda metà del XVIII se -

37 Fabio Bonaiti

colo (precisamente nel 1755, anno perse la vita il comes Pie rius , coman - durante il quale furono rasati i pilo - dante in capo delle truppe di Odoa - ni al fine di migliorare lo scorrimen - cre (476-493). Fra il VII e l’VIII se - to delle acque) e dai primi del 1800, colo d.C., in epoca longobarda, è mol - è nota la presenza, nel restringimen - to probabile che la Valle San Martino to del tratto del fiume tra le spon - costituisse l’estremo limite sull’Adda de di Olginate e di Calolziocorte, di del Ducato di Ber gamo. Indizio di un pon te di età ro mana (datato dal questa delimitazione amministrativa Degrassi al III se colo d.C.), i cui ru - potrebbe essere la citazione in un do - deri (anco ra oggi ben visibili quan - cumento vicino all’anno Mille delle do il fiume stesso scema in deflus - due fortificazioni di Brivio e Lavello so) sono costituiti da cinque piloni inserite nella corte di Almen no a guar - di forma esagonale con speroni fen - dia del fiume. In particolare, si tratta diflutto, unici superstiti di una strut - di un diploma dell’imperatore Enrico tura che doveva contarne 1 6-18 per II che nel 1014 con fermava al vesco - una lunghez za totale di circa m 150 vo della chiesa di Sant’Alessandro in ed una carreggiata di m 4 di lar - Bergamo: «La corte di Almenno con ghezza. tutti castelli ad essa pertinenti cioè i Sulla sponda orientale, una diga di castelli di Brivio e Lavello, così come forma leggermente arcuata costituiva l’avevano destinata al Vescovo di il muro repellente a difesa della spal - quella città il conte Attone di Lecco la del ponte dalla quale si diramava e sua moglie Ferlinda per volontà te - una strada costruita con grossi sassi stamentaria» . misti a ghiaia e su cui poggiava la In epoca basso medievale, l’interpre - mas sicciata in breccia e calce (en - te di spicco delle dinamiche territo - trambe però distrutte all’atto del rin - riali della Valle San Martino è senza venimento intorno alla metà degli dubbio il monastero di Pontida. Un anni Quaranta del secolo scorso). monastero ricco di avvenimenti, che Poco distante dal ponte romano di affonda le sue radici tra i secoli XI Olginate, nei pressi di Garlate, al - e XII, in pieno medioevo. tro centro che vide il suo sviluppo Un’epoca fondamentale per la storia proprio per il fatto di essere colloca - del la Chiesa e di tutta la civiltà eu - to lungo un importante asse viario, ropea: quella del grande conflitto tra si svolse una delle battaglie più im - Papato e Impero, che prende il no - portanti del periodo a cavallo fra età me di “lot ta per le investiture”. In tardo antica e alto medioevo in Italia quel movi mento di riforma ecclesia - settentrionale: la cosiddetta Battaglia stica e civi le, un ruolo fondamentale dell’Adda, combattuta tra Goti ed venne svol to dal monachesimo be - Eruli il 10 agosto del 490 d.C., ove nedettino, in tutte le sue espressio -

38 La Valle San Martino terra di confine

ni, ma in modo del tutto particolare dai monaci cluniacensi fe deli seguaci della regola di San Be - nedetto. Tra i nobili che fecero donazio - ni all’Abbazia di Cluny, seguendo una tradizione allo ra as - sai diffusa tra l’ari- stocrazia lom barda, troviamo anche Alberto da Prezzate, che, l ’8 novembre del 1076, cede a quest’ul - tima un appezzamen- to arativo sito in Pon - tida al fine di edifi - carvi un cenobio. L’analisi delle fonti pro dotte nel primo secolo circa di vita del monastero (1076- 1203) e conservate per lo più presso l’Ar - chivio di Stato di Mi - lano, ha permesso di Facciata della basilica di San Giacomo a Pontida. delinearne la storia interna, lo svi - tà che si contesero a lungo i favori luppo parallelo dell’ospeda le annes - di Pontida. Ma soprattutto, i docu - so e i rappor ti stretti con le fami glie menti mostrano lo sviluppo del ce - dell’aristocrazia locale operanti in nobio pontidese e il suo impatto al - con correnza nella ge stione del pote - l’interno di un preciso con testo ter - re; essa aiuta, inoltre, a ricostruire le ritoriale, che il monastero giunse relazioni intercorse con il vicino prio - a trasformare profondamente con la rato di Sant’Egi dio di Fontanella al sua politica economica e la dinami - Monte, la provenienza di abati, mo - ca di acquisizione del patrimonio: l’a - naci e conversi ed i contatti avvenu - rea interessata dall’insediarsi dell’en - ti con Milano e Ber gamo, le due cit - te pontidese, ovvero dall’ubi cazio -

39 Fabio Bonaiti

ne dei suoi possessi e dipen denze, per lo più alle rivalità e divisioni esi - viene, grosso modo, a circoscriversi stenti fra la città di Bergamo e le nu - nel contesto morfologico mediano merose comunità delle valli nonché dell’attuale Lombardia, com prenden - tra questa e quella comunità. te cioè la fascia prealpina-collinare e E questa conflittualità era in modo quella dell’alta pianura, delimitata dal specifico evidenziata nella contrap - fiume Lambro (ad occidente) e dal posizione armata e continuamente fiume Chiese (ad orien te) e interes - combattuta tra Guelfi e Ghibellini. sata dalle attuali province di Milano, Negli interstizi di queste lotte senza Como, Bergamo e Bre scia. quartiere si col locarono, a partire La rete degli insediamenti sembra, an - dalla Signoria di Bernabò Visconti cora una volta, seguire idealmente (1323-1385), sia le non gradite pres - l’asse Brescia-Bergam o- Como, rical - sioni fiscali, economiche e di con - cando l’importante arteria stradale pe - trollo commerciale della città sul ter - demontana già utilizzata in antico ritorio da essa direttamente control - e ancora attiva, almeno come traccia - lato, sia la costante tendenza delle to, in età medievale, oppure privile - valli e delle campa gne a contrat - giare i territori adiacenti ai fiumi; in - tare con il potere vi sconteo propri fatti, le zone che rivelano una mag - “patti” politici ed esen zioni fiscali. In gior presenza di beni del mona stero questo contesto, nella seconda metà di San Giacomo, risultano essere il ter - del secolo XIV, i Vis conti comincia - ritorio bergamasco chiuso tra l’Adda rono a concedere autonomie e fran - e il Serio ed il territorio posto imme - chigie alle comunità guelfe bergama - diatamente a sud di Brescia tra l’O - sche: nel 1359, infatti, lo stesso glio e la sponda orientale del Mel la. Bernabò Vi sconti nominò il Vicario Pontida, dunque tra Milano e Ber ga - della Com munitas Vallis Sancti mo, come del resto e più in genera - Martini . le, tutta la Valle San Martino. O me - Direttamente soggetto all’autorità vi- glio, tra Milano e Venezia converreb - scontea e di essa rappresentante, egli be di re se ampliassimo lo sguardo al - amministrava la giustizia e, con ogni la fine del secolo XV: per meglio ca - probabilità, deteneva anche funzio - pire l’intero sviluppo storico delle lun - ni di controllo politic o- militare e di ga parabola di 350 anni di dominio ordine pubblico. Nel 1373, quando ve neto quasi ininterrotto sulla Berga - il territorio subì la pesante ritorsio - ma sca (e sulla Valle San Marti no), ne di Bernabò Visconti che piegò i oc corre richiamare il fatto che mo - ribelli della Valle San Martino, le de - stra il territorio bergamasco, all’i - legazio ni diplomatiche che si reca - nizio del Quattrocento, in preda a rono a Mi lano per “limitare i danni” costanti guerre di fazione dovute vennero definite dai documenti del -

40 La Valle San Martino terra di confine

l’epoca quali esponenti Comu ni tatis Guelfi e Ghi bellini, spesso sobillate et comu nium Vallis Sancti Mar tini , dai Viscon ti. ovvero rappresentanti di un territo - Per questo la Serenissima, conscia rio organizzato. Infatti, sul piano geo - del pericolo rappresentato ancora dai grafico e insieme politico, il territo - Ghibellini per la certezza del Do mi - rio bergamasco, crocevia di strade, di nio veneto e dei suoi confini, perse- fiumi e di passi prealpini e alpini, era guì con costanza l’obiettivo di con - sempre stato terra posta su diversi servare intatto il potere dei Guelfi (e confini. guelfa era la Valle San Martino). La particolare composizione abitati - Dopo quasi trent’anni di guerre in - va delle valli e dei rilievi collinari, terrotte e poi, via via riprese, il con - che erano abbastanza popolati ma fine sull’Adda era stato conservato anche molto frazionati e distanti fra più o meno invariato ed era ormai loro dal punto di vista degli inse - assur to a simbolo di certezza, di sta - diamenti, aveva da sempre svilup - bilità e di ordine. Con il trattato sti - pato un alto senso di autonomia e pulato l’11 aprile 1454 dagli emissa - di paritaria collaborazione tra le mol - ri veneto, Lui gi Velier , e milanese, teplici comuni tà. Sulla scorta delle Gio vanni Giep pino , la Valle San esperienze del periodo visconteo, Martino passava definitivamente sot - una simile orga nizzazione federati - to il dominio della Serenissima e si - va venne a costi tuirsi anche in Valle no al 1797, anno del trattato di San Martino con l’approvazione uf - Campo formio e della soppressione ficiale degli Statuta Municipalia della Repubblica di Ve nezia ad ope - Vallis Sancti Martini nel 1435, terri - ra di Napoleone Bona parte. Prima di torio molto particolare in quanto per passare ai drammatici eventi di que - secoli confine aperto ad ogni pos - gli anni, sfiorando solo la vicenda sibile attacco e poi teatro privile - del veneziano Girolamo Emiliani giato di scontro tra le due maggiori che morì a Soma sca di Ver curago l’8 potenze europee del tempo: Mi lano febbraio 1537 e che per la propria e Vene zia, appunto. missione di carità scelse, forse, que - Particolari diritti ed immunità ven - sti luoghi problematici poiché con - ne ro concessi alla Valle unitamen - finari e trafficati, è ne cessario pun ta - te ad esenzioni da dazi e facilitazio - re all’anno 1630 di man zoniana me - ni fiscali. Ciò nonostante Venezia non moria. riuscì mai a cancellare del tutto le tra - Durante il secolo XVII perduto or - dizio nali rivalità presenti nella cit - mai da tempo l’intenso ritmo espan- tà, ma anche entro le diverse parti sivo raggiunto nei secoli d’oro dei del territorio dove permanevano le Co mu ni e delle Signorie, l’economia antiche e profonde divisioni tra del territorio lombardo era entrata

41 Fabio Bonaiti

Il “confine” dell’Adda presso il castello di Brivio. in una fase di generale decadenza La Valle San Martino (e più in gene - caratteriz zata dal disastroso regres - rale il territorio di Bergamo), per la so delle industrie e dei commerci. sua particolare collocazione geogra - A fame, peste ac bello libera nos Do- fica, era terra di passaggio per il mine , si legge in vari testi letterari Milanese degli eserciti provenienti o medici dell’epoca. Guerre, care - dai Grigioni, e quindi anche terra di stie ed epidemie (e l’inevitabile mor - depredazioni e di contagi. te) infuriarono con particolare vee - Esso sosteneva altresì l’onere di di - menza durante la guer ra dei tren - fendere i confini occidentali della t’anni (161 8-1648) in buona parte Repubblica di San Marco e il deri - del l’Europa e colpirono, in modo di - vante peso di ripetuti e devastanti retto o indiretto, tutto il Set te ntrio - alloggiamenti di uomini d’armi. ne e molte delle terre adiacenti al - Favorita anche dalle rovinose con - l’Austria e alla Svizzera. di zioni atmosferiche, che segnarono Per Ve ne zia e le Province della ter - pri mavere fredde e umide, inverni raferma, il triennio 1629-1631 rappre - tiepidi e piogge torrenziali d’estate sentò il più grave crollo demografi - che distrussero e sommersero i rac - co di tutta la storia moderna. colti, aiutata dalla carestia, nella pri -

42 La Valle San Martino terra di confine

mavera del 1629 la peste invase il Francesi subirono una grave scon - territorio bergamasco, uno dei primi fitta sotto le mura di Verona. ad essere colpiti. Lasciati alcuni contingenti a Mantova I soldati lanzichenecchi, diretti in e Peschiera, si ritirarono oltre il fiu - Lombardia attraverso la Svizzera, si me Adda. Una divisione, da Palaz - erano trattenuti da maggio a settem - zo lo sull’Oglio e col nemico austr o- bre a Coira predando e commer - russo alle calcagna, per Bergamo, ciando. Ponte San Pietro, Pontida, Cisano, Ca - Avevano così accumulato malattie e lol zio corte e Ver curago raggiunse merci infette che avevano poi distri - Lecco. La città lariana costituiva in - buito in abbondanza nei luoghi at - fatti una posizione strategica di pri - traversati: per restare al nostro terri - m’ordine contro le forze nemiche torio, citiamo Lecco e Chiuso. che, provenendo da oriente, avreb - Una donna, proveniente proprio da bero potuto, una volta conquistata quest’ultima località, passò il confi - la città, diramarsi in Valtellina, su ne veneto della Chiusa a Vercurago Como e su Mi lano. e in trodusse la peste in Foppenico. Con il compito di osservazione e di In quella località della Valle San Mar - prima resistenza, i Francesi alle stiro - tino, tra i mesi di febbraio e marzo no uno sbarramento in muratura con del 1630, scoppiò il primo serio foco - caserma annessa e torretta in pros - laio bergamasco. Con le conseguen - simità della riva del lago presso il ze che possiamo immaginare: alla fi - passaggio obbligato della Chiusa Vi - ne i morti per peste nel territorio ber - sconti, antico confine tra Ducato di gamasco furono pressappoco 50.000, Milano e Repubblica di Venezia (per di cui circa 7.000 nella sola Valle San l’occasione rimesso in efficienza). Martino. Ritorniamo ora, e a conclu - Il 25 aprile un’avanguardia di Co sac - sione, agli ultimi scorci del secolo chi a cavallo, che precedeva i soldati XVIII. della divisione russa proveniente da Formatasi la seconda coalizione (com - Bergamo e giunta in quel di Caprino posta da Inghilterra, Austria, Russia e Villasola, si spinse verso la Chiusa e Turchia) contro la Repub blica Fran - Visconti superando facilmente la re - cese, la guerra divampò furiosa dal - sistenza francese. Questo primo scon - l’Olanda, alla Baviera, alla Svizzera, tro può a ragione essere considera - all’Adige. Proprio sull’Adige, alla fine to il prologo alla fa mosa Battaglia di del mese di marzo 1799, le forze fran - Lecco del 2 5-27 aprile 1799 e l’ulti - cesi che costituivano l’ Ar mée d’Italie mo atto di un con fine sopravvissuto presero arditamente l’offensiva con - per secoli e definitivamente cancella - tro gli Austriaci. to dall’istituzione della Provincia di Dopo qualche parziale successo, i Lecco nel marzo del 1992.

43 Copertina dell’edizione boema (1912) di “Un nido” di Neera. L Gian Luca Baio

UNA “GEOGRAFIA LETTERARIA” DIMENTICATA: ANNA ZUCCARI E LA BERGAMASCA

L’ accurata e bella ristampa del ro - ta dentro di me!» ), trascorsa accanto manzo ottocentesco Il castigo della all’austera figura del padre, fu inter - scrittrice milanese Neera, per le cu - vallata da lunghi soggiorni a re preziose di Enrica Tirloni e Casalmag giore, presso le zie pater - Francesco Tadini, offre - oltre la ne, a Cara vag gio, presso i nonni ma - ghiotta opportunità di rileggere al - terni, a Ca prino Bergamasco e a cune belle pagine ambientate a Bergamo: luoghi poi mitici, ricondu - Caravaggio dell’autrice assai lodata centi all’illimitato flusso del temps da contemporanei del calibro di perdu , dove fluiva lenta quella cal - Benedetto Croce e Luigi Capuana - da vita della provincia lombarda che l’occasione per tratteggiare gli spe - fece poi quasi costantemente da sfon - cialissimi rapporti biografici, lettera - do prospettico alle vicende narrate nei ri e “sentimentali” tout court che le - romanzi della maturità. garono forse la più celebre penna Romanzi celebri, racconti spesso femminile italiana in Euro pa a cava - presi a modello, quasi sempre tra - liere tra Ottocento e Nove cento, con dotti in ogni parte del mondo, dal - la città di Bergamo e con il nostro la Germa nia agli Stati Uniti d’Ame - territorio. rica, dalla Svezia alla Spagna, dal - Anna Zuccari, conosciuta con l’ora - la Svizzera all’Olanda: versioni in ziano nom de plume di Neera, nac - lingua boema, serba e persino in que nel maggio del 1846 a Milano. francese, in quella Francia così po - Trascorse una giovinezza malinco - co permeabile da influssi stranieri nica e riflessiva, prematuramente se - in campo letterario e così fiera del - gnata, ancor adolescente, dall’improv - la pletora dei suoi im mortali ; affidan - visa morte della madre: periodo del - do la traduzione delle proprie ope - la sua vita che venne poi rievocato re non a sconosciuti intellettuali di nell’ Autobiografia a Luigi Ca puana , secondo ordine ma ad autorità in - riassumendolo laconicamente così: discusse quali Georges Hé relle (il «Leggere, scrivere, pensare: ecco il ri - traduttore delle opere di Ga briele assunto della mia giovinezza. Erano D’Annunzio), Eduard Rod, Tis sot. le sole gioie che avevo alla mia por - Tanto successo non deve in fondo tata e le prendevo avidamente» . stupire se ancora oggi, fresca di stam - Quella vita umbratile ( «Cre scevo tut - pa, è apparsa negli USA una nuova

45 Gian Luca Baio

traduzione del capolavoro di Neera, rezza - a quello di una Dacia Maraini Teresa , affidata a Martha King, nel - o di una Margaret Mazzantini; un’o - la col lana European Classics della pera di peso nel panorama della scrit - Northhwestern Univer sity Press. tura narrativa italiana della seconda Un successo pieno quindi, parago - metà del XIX secolo e con una par - nabile oggi - semplificando per chia - ticolarità, principalmente motivata

Ritratto giovanile di Neera.

46 Una “geografia letteraria” dimenticata

dalle sue esperienze di vita poi stra - do sul materiale umano che ha ispi - tificatesi nell’opera letteraria: alcuni rato l’autrice» , quell’intrico cioè di dei suoi romanzi, racconti, poesie, dettagli d’esperienza fatto di visi, di che gireranno in lungo e in largo per persone, di piccoli e piccolissimi il mondo, sono ambientati a Berga - eventi quotidiani, di memoria genea - mo e in Bergamasca. logica e familiare su cui Neera eser - Come Vecchie catene , romanzo qua - cita costantemente, soprattutto nella si d’esordio, pubblicato nel 1878 e parte iniziale della sua carriera di scrit - ambientato in una «villa splendida, trice, l’arte selettiva e feconda del ri - quasi principesca, che sorgeva in fon - cordare; La Regaldina , pubblicato a do a una remota valle bergamasca, Milano per i tipi Dumolard nel 1884, baciata dall’Adda e accarezzata dal anche se già apparso a puntate un vento delle Alpi» e soprattutto Un ni - anno prima sulla Nuova Antologia , do (1880), lodato particolarmente da nella vicenda della cui protagonista, Luigi Capuana per le sue marcate ma Daria, Benedetto Croce vede «una non innaturali caratteristiche di “rê - grande rappresentazione dell’amor verie”, le cui vicende si snodano tra femminile, nella sua realtà e nel suo i bassifondi melmosi di una Milano ideale» : con Caravaggio sempre e co - “alla Zola” e Caprino Bergamasco, stantemente presente sullo sfondo, «l’oasi di pace […] oltre l’Adda, il cui quinta scenografica fissa, delineata nome pare una dedica alle capre» : spesso con tratto rapido ma felice: «Il il paesaggio del piccolo paese ber - San tuario e il paese si guardano; il gamasco, del vicino torrente Sonna primo, severo, colla sua cupola eret - con la sua piccola ma suggestiva val - ta al cielo, troneggiante al disopra le, fungono da autentico fil rouge degli alberi; il secondo adagiato al narrativo, punto di massimo incon - sole, indolente, come un sibarita tro emotivo tra i due protagonisti e grasso che fa la siesta, mascherato an titesi naturale “immota” a fronte del - da una porta di stile barocco dipin - le affannose turbolenze della comé - ta in color carnicino sullo sfondo di die umaine agite nella parte iniziale una gran casa gialla dall’apparen - del libro. za insolente e triste; nota stonata nel - Per arrivare poi ai romanzi caravag - l’armonia dei grandi alberi verdi, dei gini: Il castigo appunto, del 1881, che campi di ravettone splendenti come oltre all’ambientazione in una deli - oro fuso sotto un cielo di cobalto» . cata Caravaggio d’antan permette, E il “catalogo” di questa piccola geo - come dimostrato con chiarezza e grafia letteraria orobica potrebbe con - acume da Enrica Tirloni e Francesco tinuare: l’immagine di Zogno del rac - Ta dini curatori della riedizione so - conto Un giorno di nozze («Tutto il pra ricordata, «di gettare uno sguar - suo passato gli riapparve dinanzi in -

47 Gian Luca Baio

cominciando dalla fiorente casa di Calolzio non partiva che alle 7 e 45» ). Zogno dove era nato tra le agiatez - Non minore l’attenzione e l’affetto ze e i sorrisi della vita; agiatezze e i verso la città di Bergamo dove eb - sor risi che sparvero a poco a poco nel - be a soggiornare a più riprese sia pur la stessa guisa di vedute dissolventi, per brevi periodi; legame tenace, se - ma dei quali ricordava con intensi - dimentatosi nel tempo e ribadito in tà di impressione il bel portico soleg - exitu nella sua autobiografia Una giato aperto ai suoi giochi infantili giovinezza del secolo XIX , scritta con mentre riparata da una tenda di ri - la sola mano sinistra, a letto, colpi - gatino azzurro la giovane madre la - ta da emiplegia, negli ultimi giorni vorava sorvegliandolo» ); i paraggi di di vita nel 1919: « [Bergamo] rivela - Calolzio, contrappuntati da delicati zione di bellezza e di quel respiro an - villini fin de siècle , in La freccia del tico, respiro delle cose che vissero pri - Parto («Co stanza rileggeva per la cin - ma di noi. Amo le sue porte, le sue quantesima volta l’ora della corsa. chiese, i suoi palazzi e le viuzze sas - Era sempre un po’ distratta; ma fatta sose in mezzo al verde delle Mura. finalmente persuasa che il diretto per Amo gli orticelli sospesi tra casa e ca - sa, come panieri di fresche verdure, che si allietano in primavera di cen - to e cento rose» . Anche se il primo im - patto con la città fu all’insegna del - la ma linconia, quando si trovò a vi - vere, giovane orfana di madre, chiu - sa in sé come un filugello nel suo bozzolo, «fra la porta S.Giacomo e la porta S. Agostino» in un appartamen - to nudo ma aperto su uno «di quei loggiati così frequenti nelle case di stile veneto, che si apriva con due grandi arcate sulla vista incantevo - le delle Mur a»; rammenta di quel pe - riodo, oltre alla malinconia diffusa per la for zata lontananza da casa, l’immagine vivida ed emblematica al tempo stesso della messa mattutina a San Bene detto, avvolta in un pe - sante scialle nero da contadina «nel - le tinte pallide di un’alba di ottobre, Frontespizio dell’edizione 1883. affrontando la brezza mordente che

48 Una “geografia letteraria” dimenticata

pur non riusciva a liberarmi dal son - no e da una tristezza anche maggio - re del solito, come se quel freddo, quel - l’ora, e quel lo scialle tetro aggravas - sero sulla mia testa di bambina la nostalgia delle cose amate e lonta - ne. Credo di aver toccato allora il punto culminante del mio malinco - nico esilio perché non ricordo più nulla di quello che seguì, altro che la sensazione di trovarmi inginoc - chiata sui sassi della strada davanti ad una processione che sfilava len - tamente, mentre dal l’alto cadevano piccole falde di neve gelata e che io piangevo in silenzio sotto lo scialle di lana nera» . E forse l’eco di que - sta prima giovanile impressione ri - Copertina dell’edizione 2002. echeggia nelle poesie dedicate a Città za francese indotti dalle sue assidue Alta, dove i toni sono talvolta un po’ frequentazioni con pittori “amici” co - “notturni”, decadenti: «Goccia sui tet - me Se gantini, Pellizza da Volpedo, ti delle vecchie arcate/ lenta la piog - Pre vi ati, Grubicy de Dragon e con gia; goccian le muraglie/ stillanti e criti ci dell’ambiente artistico milane - viscide/ nel muschio che le veste di se e fio rentino (Pica, Orvieto, Alberto gramaglie/ quali piangenti spose ve - Sor ma ni), Bergamo sarà onnipresen - dovate» . Ma di contro, in Cit tà, (e pre - te fonte di ispirazione, come nelle bel - cisamente: «Su lungo i Torni che ser - le pagine di Anima sola (1895) in cui peggiano a guisa di spira» ) è anche la protagonista, «uscita dalla porta ambientato uno dei racconti che S.Agostino a Bergamo, prendendo la compongono la raccolta Novelle gaie viuzza a sinistra che discende» , si (1879), esempio di divertissement in - perde nell’ammirazione estatica - qua - telligente e ironico così raro nel pa - si stedhaliana - dei capolavori dell’Ac - norama della scrittura italiana “al fem - cademia Carrara ammirando soprat - minile” del secondo ’800 e forse an - tutto la Madonna col bambino di che per questo recentemente ripub - Giovanni Bellini. La scrittrice proprio blicato da Sellerio. in questi anni collabora attivamente Negli anni ’90, quando l’arte di Neera con la neonata rivista Emporium si indirizzerà verso modelli e moduli (1895) dell’Istituto Italiano d’Arti Gra - idealistici e simbolistici di ascenden - fiche che, prima sotto la direzione del

49 Gian Luca Baio

Ghisleri e poi del suo successore Vit - tani dal la canicola ambrosiana. Tra torio Pica - che accentuerà di molto questi Ne era, che data molte lettere lo spazio dedicato all’arte -, si pre - dal capo luogo o da località della fig geva una divulgazione “alta” della provincia dove si trovava a villeg - cul tura e si avviava a diventare in bre - giare con la famiglia: Castione del - ve un punto di riferimento autore - la Presolana, Ambivere, Caprino vole e un modello non solo in am - Bergamasco. bito na zionale. Questi e altri articoli A volte tra le righe inviate ai suoi il - di critica d’arte disseminati un po’ lustri corrispondenti, quasi sempre ovunque nelle riviste dell’epoca fan - dedicate a questioni letterarie o co - no tra l’altro della Zuccari una delle munque legate agli ingranaggi del primissime intellettuali italiane ad oc - mercato editoriale, si insinua qual - cuparsi non episodicamente d’arte che nota d’ambiente di forte imme - e soprattutto di pittura, tale da con - diatezza; scrive per esempio nel notarla come antesignana, sia pure 1894: «Il mio attuale soggiorno è ad un livello di consapevolezza de - Ambivere, un modesto paese ai pie - cisamente in feriore, di Margherita di delle Prealpi bergamasche. Lieti e Sarfatti, come ha recentemente sot - verdissimi colli lo circondano, il tolineato Monica Mainardi in un’in - Brembo scorre a poca distanza, ha dagine dedicata a Neera e i suoi rap - vicino Pontida» . porti con l’arte . Interessante anche una lettera del lu - Schegge di “bergamaschità” di indu - glio 1895 indirizzata da Castagneta ad bitabile freschezza ci rimanda anche Angiolo Orvieto, poeta, amico e colla - l’epistolario della Zuccari, uno dei boratore di Pirandello, D’An nunzio e più ricchi per la qualità dei corri - Pascoli, che proprio l’anno successi - spondenti (Pirandello, Verga, Croce, vo avrebbe fondato con il fratello Capuana, De Roberto, Marinetti, per - Adolfo l’importante rivista letteraria sino la “nostra” Clara Maffei) e uno Il Marzocco ; Neera incita con entu - dei meglio conservati del XIX seco - siasmo il suo corrispondente fioren - lo lombardo grazie alle gelose cure tino a raggiungerla, e dalla lettera degli eredi, fino all’attuale, Fermo proma na il consueto affetto per la Martinelli. Quando infatti non impe - città: «Conoscete Bergamo? È una del - rava ancora l’obbligo dell’esotismo le più leggiadre città dell’Alta Italia programmatico in materia di viaggi per posizione naturale e per memorie e villeggiatura, non era raro ritro - storiche e artistiche. Se vi decidete a vare personaggi anche celebri del - venire tenete bene a mente quanto sto l’ establishment culturale milanese tra - per dirvi. Appena arrivato alla stazio - scorrere le mesate estive sparsi tra ne di Bergamo prendete il tram che le colline e le vallate orobiche, lon - conduce alla funicolare, la quale fu -

50 Una “geografia letteraria” dimenticata

Caprino Bergamasco in una foto d’epoca. nicolare vi porterà dritto nel cuore del - “pubblica” dei luoghi, degli spazi, del - la Città Alta. Una volta lassù bisogna le cose, dall’altro una memoria più (o a piedi con un’ora di strada o in individuale, psicologica, una tenue carrozza) recarsi alla Castaneta e cer - microstoria quotidiana fatta di eventi care della solitaria casetta Bresciani privati minuti, accaduti in chissà qua - Bono. le parte del nostro passato ma accolti Colà abiterà fino ai 25 di settembre e trasfigurati nelle pagine di Anna la vostra poco attiva corrispondente Zuccari. E se è vero, come afferma ma fedele amica Neera» . Mutatis mu - Luce Irigaray, che in ogni individuo tandis - leggi: tram, carrozza e predi - è presente una sedimentazione ge - sposizione ad una flemmatica flâne - nealogica legata al suo passato (e rie - non molto è cambiato rispetto quin di al suo presente e avveni - a più di cento anni fa! re) che chiede coscienza, forse - sia Quindi narrazioni, memorie, sensazio - pur talvolta con qualche complice ni legate a filo doppio con Bergamo sforzo di svecchiamento contenuti - e la sua terra, nella misura in cui re - stico e les sicale - la rilettura dei li - stituiscono da un lato una memoria bri di Neera potrà portarci un qual -

* Ringrazio Fermo Martinelli per avermi concesso la consultazione dell’ar - chivio di famiglia: la sua sensibilità, liberalità e intelligenza sono sempre preziose occasioni di personale arricchimento.

51 Rassegna dell’industria bergamasca su “L’Almanacco” del 1902 (frontespizio). L Maddalena Chiappa

LA FAMIGLIA LEGLER A PONTE S. PIETRO. PATERNALISMO E IMPRENDITORIA TRA OTTO E NOVECENTO

« N el novembre del 1875 il cugino l’ipotesi di trasferire la produzione Fritz ed io partimmo da Diesbach per in Italia. I fattori che costituivano un installarci a Ponte San Pietro. Se ri - im pedimento alla crescita dello sta - penso alla mia partenza, mi viene in bilimento svizzero furono essenzial - mente la soddisfazione di mia ma - mente la scarsità della forza idrica dre che, vedendo molti ragni sulle pa - del fiume Linth, la mancanza di una reti di casa proprio nel momento in ferrovia che permettesse il trasporto cui ne uscivo, disse che questi mi del carbone, il livello abbastanza al - avrebbero portato fortuna» . Così Mathi - to dei salari degli operai e una serie as Legler nella sua autobiografia ri - di leggi sulla tutela del lavoro in fab - corda l’inizio della attività impren - brica. Negli anni Settanta dell’Otto- ditoriale dei Legler in Italia. Forse un cento la guerra franco-prussiana, l’in - po’ avventurosa, ma con un rischio nalzamento delle barriere doganali calcolato, perché da imprenditori già e lo sviluppo della produzione di co - esperti avevano ben valutato i pro toni non pregiati in alcuni mercati e i contro dell’installazione di un co - tradizionali per il cantone, come tonificio al di fuori dei confini della l’Italia, provocarono nel Canton Gla- Svizzera. Già alla fine del Set tecen - rus una fase critica per l’attività co - to, i Legler avevano iniziato con toniera. Joachim Legler Streiff la loro storia Inizialmente i Legler pubblicarono imprenditoriale: furono dapprima inserzioni sui quotidiani italiani ab - mer canti di tessuti a Diesbach, nel bastanza generiche, che richiedeva - cantone di Glarona, dove installaro - no solo una certa forza idrica e la no una tessi tura meccanica nel 1856 presenza di una stazione ferroviaria. e un reparto di filatura nel 1864. La scelta di Ponte San Pietro fu Risale al 1870 la costruzione di quel - determi na ta da una serie di circostan - lo che fu il primo nucleo dello sta - ze tra le quali si deve annoverare la bilimento, ancor oggi esistente. Seb- presenza ormai consolidata di im - bene l’andamento degli affari in Sviz- prenditori svizzeri in Provincia e l’im - zera fosse soddisfacente, l’ampliarsi pegno dell’allora sindaco di Ponte della clientela italiana ed una serie San Pietro, Rattini, che ben vedeva di fattori limitanti l’espansione del - i vantaggi dell’installazione di un opi - l’attività, spinsero i Legler a valutare ficio nel territorio del suo comune.

53 Maddalena Chiappa

L’avventura dei Legler in Italia co - anche il velluto per il quale la ditta minciò dunque nel 1875, quando ul - divenne famosa in tutta Europa. timate le trattative per l’acquisizione Vennero poi costruite tra il 1890 e dell’area e della presa d’acqua dal il 1895 anche le ville dei signori Brembo, si diede inizio alla realiz - Legler, ancor oggi visibili a chi pas - za zione di una diga sul fiume e alla si sul ponte del Brembo, e case per costruzione dei primi reparti produt - gli ope rai e gli impiegati, costituen - tivi. Lo stabilimento era molto am - do una sorta di villaggio industriale pio, costruito con criteri moderni. I che a differenza di quello di Crespi macchinari impiantati erano tutti di d’Adda, sorse non con piano preci - produ zione straniera e permettevano so, ma po co alla volta, ampliandosi il ciclo integrale di produzione, con a seconda delle esigenze del momen - esclu sione del candeggio e della tin - to. La fabbrica crebbe dunque in fret - tura. La volontà dei Legler era co - ta, attraversando anche momenti dif - munque quella di raggiungere il ficili, co me l’incendio del 1890 che completa mento del ciclo produtti - distrusse tutta la filatura, subito ri - vo, cosa che avvenne con notevoli costruita, ed arrivò agli inizi del investimenti nel giro di pochi anni, Novecento a contare 1.200 telai e nel 1883. La produzione che inclu - 32.000 fusi, una capacità produttiva deva tessuti in cotone per la casa notevole per l’Italia dell’epoca, ma e per l’abbiglia mento, si ampliò col medio piccola se paragonata alle passare degli anni, comprendendo grandi industrie esi stenti all’estero,

54 I Legler a Ponte San Pietro

particolarmente in Gran Bretagna. La zadria. Per le mae stranze che pro - Galbulera, una zona brulla e deso - venivano da altre province, fu neces - lata, come si può vedere dalle foto sario costruire alloggi e foresterie, ma d’epoca, si animò nel giro di pochi la fabbrica venne an che dotata di un decenni con la costruzione di capan - asilo nido e di una scuola per l’in - noni ed edifici di servizio. L’azienda fanzia, gestita dalle suo re orsoline di ha avuto un impatto notevole sul ter - Somasca. Si sottolinea il fatto che fos - ritorio: dal punto di vista ambienta - sero suore cattoliche, perché questo le la realizzazione delle centrali per pare scontrarsi con la politica di con - la produzione dell’energia elettrica servazione della diversità che carat - a e a Briolo, le costruzioni terizzò non solo la fa miglia Legler, per lo stabilimento han no modifica - ma tutto il gruppo di imprenditori to decisamente il paesag gio. Dalla svizzeri che fin dalla fine del secolo ferrovia fino al ponte di Briolo su XVIII impiantarono le loro attività in entrambe le sponde del fiu me, l’o - provincia di Bergamo. Gli immigrati pificio ha occupato tutto lo spazio svizzeri, riuniti nella Comunità evan - disponibile. Anche sul tessuto socia - gelica di Bergamo risalente al 1807, le l’installazione della fabbrica Legler avendo una comune identità dovu - ebbe notevoli riflessi: la zona era po - ta alla matrice etnico religiosa, co - vera, dedita all’agricoltura, pratica - stituirono un gruppo isolato dal con - mente senza risorse; le maestranze, testo sociale d’adozione. Originari di a parte la dirigenza, che fu di ori gi - cantoni di lingua tede sca, erano cri - ne svizzera fino agli anni Venti, stiani evangelici riforma ti ed aveva - vennero reclutate in loco, con l’ec - no evidentemente avuto una educa - cezione del primo gruppo di addet - zione diversa, provenendo da un mo - ti alla tessitura, per lo più donne, dello culturale estraneo all’ambien - provenienti dal Mantovano. Se si ri - te bergamasco. Alla conser vazione corda l’opposizione della società al della diversità concorse anche la ri - lavoro femminile in fabbrica, testi - gida endogamia, interna alla Comu- moniato anche dalle novelle del nità o comunque svizzera, ri spet - Carcano, si può capire anche la dif - tata anche dalla famiglia Legler fino fidenza con cui nella fase iniziale la agli anni Ottanta del Novecento. gente guardava al nuovo stabilimen - Anche la costruzione del cimitero to. Poi prevalse il buonsenso: uno sti - evangelico a , nel - pendio fisso era una vera manna per le vicinanze di quello comunale, ri - gente che viveva di rendita agrico - entra nella strategia di conservazio - la, scarsa e mai certa, su un terreno ne e di evidenziazione della diversi - non particolar mente fertile e diffi - tà. cile da coltivare, per lo più a mez - Comunque i Legler cercarono e ot -

55 Maddalena Chiappa

tennero una sorta di consenso socia - mento sano e a buon mercato» , si svi - le da parte del paese ospitante, sia luppò in maniera autonoma, anche con la costruzione delle case per se la famiglia Legler conservò, e con - operai, sia con l’organizzazione di serva tuttora, all’interno di essa una forme assi stenziali, sia con l’eroga - grande influenza, sorvegliandone at - zione di contributi per l’esercizio del tentamente l’andamento e indirizzan - culto, rientrando con questo nel “pa - done le politiche di gestione. ternalismo” attuato dagli industriali La situazione industriale dell’Italia, dell’epoca, e non solo da quelli di e della industria cotoniera in parti - origine svizzera. Quando negli anni colare, attraversò notevoli alti e bas - Trenta venne edificata la nuova chie - si nel periodo antecedente la prima sa cattolica di Ponte San Pietro, la dit - guerra mondiale: al periodo di “gaia ta diede il proprio contributo devol - follia” dell’inizio del Novecento se - vendo il corrispettivo di ore di lavo - guì una grave crisi intorno agli anni ro degli ope rai a favore dell’ope - Dieci, immediatamente prima dello ra. La famiglia Legler si attivò per scoppio della prima guerra mondia - numerose altre opere, tutte destina - le. te a migliorare le condizioni di vita L’economia di guerra non fu inizial - dei dipendenti ed in generale della mente devastante per i cotonieri, che popolazione del paese: la Casa di videro un accrescersi delle commes - riposo per i vecchi, il Campo se soprattutto da parte degli stati bel - Sportivo, il Dopolavoro “Francesco ligeranti, ma non aiutò certo l’indu - Baracca ”, ma merita una citazione stria a ripensare le politiche produt - soprattutto la costituzione nel 1901 tive e a ristrutturare di conseguenza della Coope ra tiva di consu mo, oggi la pro duzione. Dopo Caporetto l’a - Legler Market: nata come scriveva cuirsi dello sforzo bellico, la ridu - Riccardo Legler nel 1906 «allo scopo zione dei mercati interni ed esteri, le di procurare agli operai un nutri - difficoltà di approvvigionamento del - le materie prime furono le cause del - la drastica riduzione della produzio - ne cotoniera. Col passare degli an - ni, la situazione ritornò su livelli ac - cettabili, anche se un duro colpo fu la crisi del 1929, che provocò un no - tevole ridimensionamento della in - dustria cotoniera bergamasca in ge - nerale, compreso evidentemente lo stabilimento Legler. Difficili furono Il Dopolavoro “Francesco Baracca”. pure gli anni del fa scismo, la cui po -

56 I Legler a Ponte San Pietro

“Tramvie per Bergamo” a Ponte San Pietro.

57 I Legler a Ponte San Pietro

litica economica non si adattava cer - luppo industriale nazionale. to ad un’industria che era rivolta co - Gli anni Ses santa e Settanta videro stituzionalmente alla importazione e l’acquisizione dello stabilimento di all’esportazione. Crespi d’Adda, dedicato alla produ - Dal punto di vista del coinvolgimen - zione del tessuto Denim, di cui i Le- to politico, i Legler tennero sempre gler divennero i principali produttori una posizione defilata, senza esporsi europei. Furono anche gli anni del - mai in prima persona. le lotte sindacali, degli scioperi e del - La seconda guerra mondiale fu un le manifestazioni, che toccarono po - momento tragico, sia per la nazione co l’opificio di Pon te San Pietro, for - sia per l’industria: dal punto di vista se perché l’atteggiamento “paterna - degli impianti, la Legler uscì sostan - listico” degli svizzeri nei confronti zialmente indenne, non avendo su - delle maestranze dava i suoi frutti. bito bombardamenti all’opificio. La possibilità di usufruire di una mu - Piace ricordare qui un aneddoto ri - tua interna, gli asili per i bambini, la ferito personalmente da Fredy Legler, mensa interna, i buoni studio per i diretto discendente dei fondatori del - figli studenti erano già stati conces - l’azienda, che diresse fin dagli anni si agli operai. Cinquanta; di ritorno a Ponte San L’attaccamento dei dipendenti alla Pietro, dopo il bombardamento del fabbrica è testimoniato dalla durata 20 ottobre 1944, che colpì soprattut - dei rapporti di lavoro, che una volta to la Cooperativa Legler, trovarono nel iniziati continuavano nella maggior giar dino di Villa Maria, residenza del - parte dei casi, fino al pensionamen - la fa miglia, un grosso buco provoca - to e oltre. Se le condizioni di lavoro to dalla caduta di una bomba: «Ogni all’interno della fabbrica non erano difficoltà può diventare un’opportu - sempre le migliori, ciò era dovuto al - nità» , questa frase che per Fredy la tipologia della produzione: l’umi - Legler era quasi un motto di vita tro - dità, il rumore dei telai, il pulviscolo vò la sua applicazione immediata. Il derivato dai tessuti sono normali in buco fu allar gato e venne realizzata un cotonificio. Si deve però dare at - una piscina. to ai Legler di avere sempre cercato Seguirono gli anni della ricostruzio - di modernizzare gli impianti miglio - ne, della ripresa dell’attività industria - rando di conseguenza anche l’am - le, dell’allargamento del mercato este - biente lavorativo. ro, della realizzazione di nuovi sta - Alla fine degli anni Ottanta l’azien - bili menti in altre regioni d’Italia, da è stata ceduta ad un gruppo in - nonostante la difficile congiuntura du striale bergamasco, che prosegue per il tessile che diventava sempre l’attività mantenendo il marchio più marginale all’interno dello svi - Legler. Per non cancellare del tutto le tracce dell’avventura imprendito -

58 L L ’ a p p r o f o n d i m e n t o La zona di Cremellina, fra i laghi di Olginate e del Lavello in un disegno del XVII secolo. BCBg. L Gabriele Medolago

ABITATI SCOMPARSI NEL BASSO MEDIOEVO PRESSO L’ ADDA (CREMELLINA, BRIVIO BERGAMASCO, LUENO)

PREMESSA L’argomento è poco noto e dovreb - be essere approfondito con ulteriori N el corso dei secoli, in particola - studi documentari, topografici e so - re nel medioevo, molti abitati, per prattutto archeologici. Il caso di vari motivi, scomparvero o vennero Cremellina è già stato studiato, in assorbiti da altri. 1 particolare dal professor dottor Don In queste pagine riporteremo alcu - Mario Tagliabue (1886-1955), 3 ma si ne notizie sugli insediamenti della possono apportare nuovi dati e si - Val San Martino che sparirono fra gnificative precisazioni. XIV e XV secolo, limitandoci a quel - li che in età medioevale furono CREMELLINA Comuni ed escludendo quelli che esistono ancora come contrada, ad IL TOPONIMO esempio Borfuro e Pendeggia di Variazioni del toponimo sono Pontida o Carsano di Calolzio. Cremellina, Crimellina, Cremelina, Si tratta in pratica di Cremellina, Cremlina, Cremolina, Cremenina. Esso Brivio Bergamasco e Lueno. Il po - va ricollegato ai toponimi Crema, sto dei primi due fu poi preso da un Cremella, Cremenaga, Cremeno, abitato, anche se non vi fu continui - Cremezzano, Cremia, Cremnago, 4 tà insediativa diretta. Cremolino, Cremona, Cremosano. In questa zona ancor’oggi capita che alcune località vengano abbandona - L’ UBICAZIONE te per la scomodità del sito o per la L’abitato sorgeva sulla riva sinistra scarsità di linee di comunicazione od dell’Adda, 5 nell’attuale territorio del a causa di eventi naturali o di danni Pascolo di Calolzio. Sembra di poter - procurati dall’uomo, basti ricordare lo ubicare nell’area delimitata a nord- gli esempi di Fontana Fredda di ovest dall’antico corso del torrente Cisano, di Faida, del Canto e di Ca’ Galavesa 6 e forse dall’antica strada de’ Rizzi di Pontida. Va poi ricorda - che portava al ponte di Olginate, a to il caso di Cantagudo di Marenzo, sud-ovest dall’Adda e dal lago di anche se questo fu un insediamen - Olginate ed a sud-est dalla zona del - to con caratteristiche particolari, in le località Zuccarello, Prato della quanto luogo fortificato. 2 Guerra e Baserga; a nord-est il con -

61 Gabriele Medolago

fine è al momento meno definibile, dicazioni certe. ma poteva forse non essere lontano LE ORIGINI E LE VICENDE dalla strada Bergamo-Lecco. La zo - La zona in cui sorse Cremellina fu abi - na oggi detta Malpensata di tata in epoca antica e la fondazione Vercurago, ove attraverso l’analisi ste - di questa località è certamente remo - reoscopica di aerofotografie del 1958 ta, anche se al momento non è pos - sono state riscontrate anomalie rife - sibile una datazione certa. ribili forse ad un abitato, 7 sembra Poco dopo il 1969, lavorando attor - esterna al territorio di Cremellina, an - no ad un pozzo nell’orto presso una che se non si può escludere che que - vecchia casa in località Pascolo, a nord sta si estendesse su entrambe le rive della strada che porta al ponte, a 100- del Galavesa o fosse al centro di due 150 di metri dallo stesso, vennero al - rami, per quanto queste ipotesi paia - la luce resti che si dicono romani fra no poco verosimili. Va ricordato che i quali, sembra, un mosaico, pare geo - la zona del Pascolo nel corso del XX metrico e policromo, forse attinente secolo è stata radicalmente trasfor - ad un’abitazione, che venne purtrop - mata da tre principali fattori: la rea - po distrutto. 8 Si potrebbe forse tratta - lizzazione della strada di accesso al re dei resti di una delle ville rurali ro - nuovo ponte (1909-1911), la diga tra - mane presenti nel territorio, una del - versa situata poco a monte dello stes - le quali è stata recentemente scoper - so (1939-1944) con relativo allarga - ta a Garlate. 9 mento di circa 50 metri del letto Va ricordato come Cremellina ed dell’Adda, che fu riportato alle dimen - Olginate si trovassero poco distanti dal sioni originarie, ed il grande svilup - ponte di Olginate e dalla relativa stra - po edilizio. Nel terreno della zona fra da, datati, ipoteticamente, al periodo le vie Pescatori ed Alcide De Gasperi romano (III secolo d. C.). 10 sono riscontrabili singolari avvalla - Nel luglio 887 sono citati 23 campi - menti, spesso grossomodo geometri - celli per un totale di uno iugero e 13 ci, e la presenza di resti di malta di tavole, 5 prati per un totale di 34 ta - calce, sassi di fiume e pietre di ca - vole e 3 stalleras per 36 tavole “nel va, che paiono fra l’altro disposti li - luogo e fondo detto Cremellina pres - nearmente sui margini degli avvalla - so la ripa dell’Adda”, con porzione menti stessi, cosa che, insieme con della peschiera presso il fiume, che la posizione degli alberi, potrebbe far vennero permutati da Leone, pensare ad un’antica presenza di edi - Ingefredo, Rachifredo, Teusperto, fici, ma la zona ha subìto modifiche, Paolo, Arifredo ed Agiberto sacerdo - anche con cospicui riempimenti e ri - ti, custodi ed officiali della chiesa di porto di materiale, per cui solo una Sant’Ambrogio in Milano (che li ave - verifica archeologica potrà dare in - va avuti per testamento di Arderardo

62 Abitati scomparsi nel basso medioevo

da Brinate) con Arnolfo fu Arnolfo da Cremellina, i d’Adda lo erano ad Biassono in cambio di 1 terra, 4 cam - Olginate. pi e 2 prati nel vico e fondo di Occhiate. 11 L’8 gennaio 1281 ci fu un arbitrato di Bonadeo de Pinamonte in una con - troversia tra Filippo Benagli ed Ugone fu Giovanardo d’Adda, agente anche per Giovanni, Michele, Leone e Salamisio suoi fratelli, per 3 lire di fit - to annuale di pertinenza del fu Pietro Mazza delle 25 lire riguardanti tutta la gueglia (cioè la pescaia o rete fissa posta nel fiume) situata fra il luogo di Olginate e quello di Cremellina. 12 I Benaglio erano la famiglia eminen - te di Vercurago, con ampi possessi a

Veduta della zona del ponte di Olginate in una stampa settecentesca. Lecco, Teatro della società.

63 Gabriele Medolago

La gueglia è probabilmente la pe - seu de calolzo ubi dicitur In baser - schiera citata nell’887. Nella zona fu - ga , confinante a nord con una via. 16 rono presenti gueglie sino al XVII se - Il toponimo Baserga nel catasto na - colo ed ancor’oggi ad Olginate esi - poleonico di Calolzio (la cui mappa ste Via Gueglia. è del 1810 ed il sommarione del Nel settembre ed ottobre 1330 tro - 1813) compare ai mappali 600, 603- viamo il Comune di Rossino, 604, mentre i mappali 11, 602 e 606- Somasca, Cremellina, Calolzio e 607 erano detti Baserghetta, 17 topo - Vercurago 13 e lo statuto di Bergamo nimi riferibili pare ad un edificio re - del 1331 ne impose l’unione. 14 ligioso (basilica). 18 Nel XV secolo Nel contratto del dazio del sale del compare la forma “nelle Baserghe” 1356 troviamo insieme i Comuni di nel territorio di Calolzio 19 per l’attua - Rossino, Somasca, Cremellina, le stazione ferroviaria. Calolzio e Vercurago. 15 La vicinanza a Cremellina può far Il 26 aprile 1361 il nobile Giacomo pensare fosse riferito alla chiesa di fu Boltracco Avvocati, cittadino di San Barnaba, ma è strano che il to - Bergamo, affittò ad Obertino fu ponimo prevalesse sul nome della Giovanni detto Malzano Benagli di chiesa, che all’epoca doveva essere Vercurago una terra aratoria e vitata ancora esistente, inoltre il luogo era con alberi in territorio de Cremlina fra i territori di Cremellina e Calolzio e non nettamente nel primo. Il 30 gennaio 1366 l’Avvocati cedet - te a Giovanni detto Negro fu Martino detto Retuco Benagli della città di Bergamo ogni diritto ipotecario con - tro Antonio fu Armano detto Mino Benagli di Vercurago, abitante in cit - tà, dandogli a garanzia sei terre del - le quali la 3ª e la 4ª erano In terri - torio de Cremlina : una di 6 pertiche ubi dicitur in campis de Cremlina confinante ad est e sud con Nicola de Cremlina , ad ovest con una via, a nord con l’ ecclesie sancti berna - bovis de Cremlina ed in parte con Lancellotto Benaglio e l’altra, vicina, prativa, di 3 pertiche circa, confinan - te ad est con una via comunale, a L’area di Cremellina in una cartografia attuale. sud con Galicino da Cremellina, ad

64 Abitati scomparsi nel basso medioevo

Il territorio fra Lecco, Olginate e Calolzio in un disegno del 1674. ASCo, Fondo Giovio. ovest con il lago, a nord con il sud - il frutto delle Decime di Calolzio, detto Nicola. 20 Cremellina, Carsano, Foppenico, Rossino, Somasca e Chiuso, della ple - LA CHIESA DI SAN BARNABA banìa di Garlate. L’atto venne roga - Il paese aveva una chiesa intitolata, to dal notaio Lanfranco fu Guizardo con devozione milanese, a San da Cremellina. 21 Barnaba, che viene nominata più La chiesa di Cremellina è ricordata volte e che, almeno dal XIII secolo, anche nel 1288 circa 22 ed il 30 gen - era unita con la chiesa di San naio 1366, quando è detta ecclesie Protasio e San Gervasio in Vercurago sancti bernabovis de Cremlina e sap - e che fu poi nella giurisdizione par - piamo che aveva proprietà nei din - rocchiale di questa, nel XIV e XV torni. 23 unita a San Giovanni Battista di Significative assenze della chiesa di Cornedo. Cremellina in documenti quattrocen - Il 1° dicembre 1264 Don Baldassarre, teschi sembrano lasciar intendere che prevosto di Sant’Agnese in Garlate, fosse già scomparsa: non compare Enrico, arciprete della Chiesa mag - infatti nelle deposizioni del 2-3 apri - giore di Milano, e Don Marcabono, le 1438 (che risalgono sino al 1380 entrambi Canonici di Garlate, conces - circa) relative ad una controversia sero per 12 anni a Don Pagano, of - sulla giurisdizione parrocchiale, sor - ficiale della chiesa di Cremellina e di ta fra il prevosto di Garlate e gli abi - quella di Vercurago, e ad Adamo de tanti della plebanìa residenti sulla si - Monte, notaio della città di Bergamo, nistra dell’Adda (con le chiese di

65 Gabriele Medolago

Vercurago, Chiuso, San Martino di ni da Pasqua. 29 Si trattava forse di un Calolzio, San Bartolomeo di viceparroco. Somasca, Santa Maria di Lavello, San Il 29 luglio 1491 Don Pietro fu Michele di Monastero, San Damiano Petrolo Benaglio, abitante a Venezia, e San Cosma in Sala), 24 il 30 ottobre rinunziò alle chiese di Vercurago e 1443 nell’atto di nascita della parroc - Cornedo ed i Benaglio di Bergamo, chia di Calolzio, 25 nel 1455 nei ver - patroni del Beneficio gli sostituiro - bali della Visita pastorale, 26 il 13 di - no il nobile Don Martino Bolis, già cembre 1469 in un testamento che parroco di San Giovanni Battista in beneficiò quasi tutte le chiese della Fuipiano Imagna, 30 il 1° agosto i par - zona (Calolzio, Rossino, Lavello, rocchiani confermarono l’elezione, Monastero, Lorentino). 27 cosa che mercoledì 3 fecero altri Le ultime menzioni della chiesa di San Benaglio di Somasca. 31 Lo stesso Barnaba si trovano alla fine del XV se - giorno i sindaci eletti dai patroni colo, ma è ricordata solamente in al - Benaglio lo presentarono al prevo - cuni atti di investitura dei suoi titola - sto di Garlate, 32 che giovedì 4 lo ap - ri, forse perché ne rimaneva solo il ti - provò 33 ed il giorno 5 nella chiesa tolo, mentre la chiesa era scomparsa. di Vercurago lo immise nel posses - L’8 dicembre 1484 Don Giovanni so e fece redigere l’inventario. 34 La Bassi, prevosto delle chiese di Santo chiesa di Cremellina viene ricordata Stefano e Sant’Agnese in Garlate, solo negli atti del 3 e del 4 agosto. “nella cui parrocchia le cappelle” di Vercurago, Cornedo “e del solito San LA SCOMPARSA Barnaba del solito luogo di Cre- Cremellina è ricordato come luogo mellina” erano fondate ed edificate significativo ancora nel 1373, quan - ed al quale spettavano cura e regi - do i provvisionati di Bernabò Visconti me ed amministrazione delle dette passarono da Mapello, Palazzago, cappelle unite in un solo corpo e Pontida, Vercurago, Cremellina. 35 delle relative anime, diede ricevuta Le ragioni della scomparsa dell’abi - di un pagamento relativo alle chie - tato possono essere principalmente se suddette e poi ne investì Don Bal - due: od un’esondazione dell’Adda o dassarre Ciseri o Ciceri, beneficiale del Galavesa o le vicende belliche dei di Sant’Andrea di Barco (o Maggia - secoli XIV e XV, 36 forse proprio quel - nico), territorio di Lecco, per un fit - le del 1373. 37 Per quest’ultima possi - to di due capretti a Pasqua. 28 bilità le occasioni non mancarono: ad Mercoledì 29 Don Bassi diede rice - esempio le distruzioni del 1373, quel - vuta a Don Ciseri, abitante nelle ca - le del 4 giugno 1384, quando una se della chiesa di Sant’Andrea in grossa quantità di stipendiati viscon - Maggianico, e lo reinvestì per tre an - tei ed altri andarono in Val San

66 Abitati scomparsi nel basso medioevo

Martino, vi bruciarono alcuni paesi te strategicamente per il controllo del - e fecero una grande scaramuccia con la via fluviale che collegava con Lecco, quelli di Olginate e Galbiate, 38 gli at - il lago e le miniere della Valsassina, tacchi dei ghibellini di Olginate e din - ma ostile ai Visconti, nell’ambito di torni, 39 fra cui la “massima scaramuc - un’operazione per la quale pare es - cia” combattuta lunedì 27 maggio sere stato realizzato anche il ponte di 1398 “sul territorio di Calolzio ovve - Lecco (1335-1338), e che le ghiaie ne ro di Vercurago”, al Campo della abbiano coperto le rovine. 42 Ceresa, fra i ghibellini di Olginate e Già nel XIII secolo molti abitanti si seguaci da una parte ed i guelfi di Val erano trasferiti da Cremellina in altri San Martino e Vall’Imagna dall’altra, luoghi e dopo la distruzione dell’a - nella quale furono uccisi il ghibelli - bitato tutti dovettero esulare. Nel XIII no Pizetto d’Adda e tre guelfi, 40 od e XIV secolo li troviamo ad esempio ancora le lotte dei primi decenni del a Lecco, 43 Olginate, Cassago e Monte secolo XV. 41 Brianza. 44 Dato che Cremellina, come Lavello, Senza dubbio la totale scomparsa era in riva all’Adda o quasi, si è ipo - dell’insediamento di Cremellina fe - tizzato anche che sia stata distrutta per ce si che se ne perdesse la memo - un coatto allontanamento degli inse - ria e che il territorio fosse abbando - diamenti dalla riva sinistra, importan - nato e ridotto a pascolo, onde il no -

La zona di Cremellina in un disegno del 1754. BCBg.

67 Gabriele Medolago

Ubicazione dei toponimi presso Cremellina, citati negli atti del 1361 e 1474 sulla base dei dati catastali (base cartografica: mappa catastale del 1845)

Ponte vecchio di Olginate

Campo Ceresa

Zuccarello Campo Baserga della Guerra Porto di Baserghetta Olginate Arca Campo Vuota Campo della Guerra della Guerra Porto Vecchio o Zuccarello

Prato della Guerra

Porto Vecchio me dell’abitato che ne prese poi il de Calolzio illic ubi dicitur in vi - posto. Verso la metà del XV secolo gniolla ed un’altra zerbiva e pasco - ne rimaneva forse poco più del to - liva in territorio de Crimelina seu ponimo. 45 Il territorio di Calolzio an - de Calolzio suprascripto illic ubi di - dò poi via via espandendosi ed in - citur ad zucarellum , confinante ad globando quello di Cremellina, sia ovest con il lago, un’altra prativa e nel civile che nello spirituale, tanto caregiva, pure avente ad ovest il la - che ad esempio il 21 ottobre 1447 go, giacente ubi dicitur ad pratum troviamo un atto rogato sul ghiaio - de la guerra seu ad zucarellum , det - ne del torrente Galavesa, presso la ta solamente in territorio de Calolzio , ripa dell’Adda, “in territorio di come pure una ad portum de Calolzio”. 46 Il confine Calolzio- Calolzio ed una detta in noxeno , Vercurago si stabilì quindi in corri - confinante a sud con la vallis de la - spondenza di uno dei rami del bulliga , cioè con il torrente che se - Galavesa. gnava il confine fra Calolzio e Corte. Un inventario dell’8 novembre Nel catasto il toponimo Prati della 1474, 47 che richiama atti precedenti, Guerra indicava i mappali 586-588 48 ci aiuta ad identificare l’estensione del censuario di Calolzio, mentre i del territorio di Cremellina. Vi tro - numeri 564, 569-571 e 585 erano viamo una terra aratoria e vitata gia - detti Campo della Guerra; 49 cente in territorio de crimellina seu Zuccarello erano invece i mappali

68 Abitati scomparsi nel basso medioevo

556-560 e 573-577, 50 il toponimo I DA CREMELLINA Vignola a Calolzio non compare, Nella zona esisteva almeno dal XII mentre si trova Vignali (mappali 149 al XIV secolo la famiglia signorile dei e 150), 51 anche se talmente sposta - da Cremellina, della cerchia del ve - to da non essere probabilmente per - scovo di Bergamo e della cattedrale tinente a quello citato. di Sant’Alessandro. Diversi da A Vercurago invece troviamo Vignali Cremellina compaiono nei documen - (mappale 361 1/2), 52 e Vignola ti, anche se non sempre è possibile (mappali 456-458 e 563) che però capire se si tratti di membri della fa - si trovavano proprio nel centro del miglia o solo di persone provenien - paese, a sud-ovest della strada per ti dalla località. Lecco. 53 Interessanti sono anche il Nel febbraio 1148 Enrico da Cremel - toponimo Arca Vota al mappale 572 lina possedeva un fitto su terre a di Calolzio 54 e la presenza della Calusco 58 e ricompare il 23 marzo Strada comunale dei Sassi, ora Via 1156 59 il 17 ottobre 1178 il monaco Sassi. Troviamo poi i toponimi Porto Enrico da Cremellina presente era ad (545-546) 55 e Porto Vecchio (595- un atto fatto dal vescovo per il mo - 599, 601) 56 e Noceno (5-8). 57 nastero di Fontanella. 60 Nel marzo 1187 troviamo Ariprando da Cremellina. 61 Mastro Girardo da Cremellina è ci - tato il 18 maggio 1193 in un atto, 62 15 dicembre 1195 come Canonico di Sant’Alessandro in Bergamo, 63 il 1° febbraio 1197 fra i testimoni ad un rogito steso a Bergamo sulla loggia della cattedrale di Sant’Alessandro 64 ed il 24 settembre 1211 quale cano -

Uno dei conci lapidei presenti nel prato fra via de Gasperi e l’Adda.

69 Gabriele Medolago

Il prato fra via de Gasperi e l’Adda. nico di Bergamo. 65 Oberto e suo figlio Guglielmo. 78 Il Troviamo anche due notai: Pietro di 1° dicembre 1264 troviamo il notaio Giacomo da Cremellina di Olginate il Lanfranco fu Guizardo. 79 18 aprile 1213 66 ed il 24 giugno 1219 67 Nello Statuto antico del Comune di e Guizardo o Guitardo da Cremellina Bergamo del 1248, troviamo Negro il 26 febbraio, 68 28 marzo 69 e 28 set - fu Urico da Cremellina fra coloro che tembre 1217 70 ed un Guizardo di ser avevano commesso “offesa e male” Rogero da Cremellina domenica 7 contro il Comune di Bergamo ed era - aprile 1248 e martedì 18 marzo 1281. 71 no fuggiti. 80 Ignoriamo quale ne fos - Varie altre persone sono citate co - se il motivo specifico, anche se il mo - me da Cremellina: il 4 febbraio 1204 mento era particolarmente significa - Trincherio, 72 il 13 luglio 1211 Oberto tivo sia per le lotte fra le città nell’am - e suo fratello Guglielmo ed Uberto bito della lotta fra Federico II ed il pa - Negroni, 73 nel 1212 Pietro Alazi e pa, sia perché in quel periodo il Maifredo ed Arnolfo suoi figli, il no - Comune di Bergamo cercava di con - taio Guizardo, Zambello Cone, 74 il solidare il proprio potere sul conta - 18 aprile 1213 Alberto Gambaroni e do, in particolare sulle zone periferi - Guglielmo suo fratello, 75 il 26 feb - che. braio 1217 Guglielmo fu ser Lanfran - Il 5 marzo 1250 troviamo Belforte da co 76 ed il 28 settembre Maffeo ed Cremellina cittadino di Bergamo. 81 Andrea “che ora stanno nel luogo di Tedaldo era fra i cento consiglieri del Cremellina”, 77 il 12 febbraio 1220 Comune di Lecco che il 31 maggio

70 Abitati scomparsi nel basso medioevo

1252 si arresero all’esercito del del Borgo di Lecco. 92 Comune e dell’arcivescovo di Milano. 82 Il 25 aprile 1288 è citato Alberto fi - glio di Pagano presbiter de cremeli - na che esercitava a Cassago la pro - fessione di notaio. 83 Potrebbe trat - tarsi di un figlio dell’officiale citato nel 1264. Sui da Cremellina che com - paiono nella zona di Cassago ci po - trebbe però essere confusione con una località chiamata Cremellina si - tuata in Comune di Cremella, confi - nante proprio con Cassago. Il 10 giugno 1293 troviamo Pagano da Cremellina prete e Canonico del - la pieve di Almenno. 84 Il 18 aprile 1304 troviamo frate Teoldo fu ser Giacomo da Cremellina abitante in Civate, 85 il 15 marzo 1338 Pietro da Cremellina notaio di Civate, 86 il 4 maggio dello stesso an - no sono citati illorum de cremellina che avevano beni nel territorio di Valle Magrera. 87 Il 31 luglio 1351 a Civate fra i testimoni ad un atto vi era Don Martino da Cremellina. 88 Mercoledì 26 novembre 1373 a Calco troviamo gli eredi di Balsarino da Cremellina. 89 Il 15 marzo 1373 troviamo Antonio fu ser Galizino da Cremellina del Borgo di Lecco, impegnato nel com - mercio della lana 90 Il 12 novembre 1384 nella contrada Flumaselle del Borgo di Lecco esisteva una casa di Antonio detto Maffiolo da Cremellina, 91 che il 21 febbraio 1387 ritroviamo come Antonio detto Matafolo da Cremellina fu Galizini

71 Gabriele Medolago

BRIVIO BERGAMASCO Sull’estensione dell’abitato non ab - biamo dati precisi. Don Giovanni IL TOPONIMO Dozio (1798-1863) scrive che Brivio Il toponimo Brivio, in dialetto Brìe, Bergamasco, ora la Sosta, nel seco - ricollegabile ad altri come Briolo di lo XII non era più ampio che ai suoi Ponte San Pietro, situato presso un tempi e che la chiesa di antichissimo ponte sul Brembo, e Sant’Ambrogio era da sempre fuori Briolo presso San Giovanni Bianco, del fossato ed alquanto discosta. 103 è di etimologia incerta. Si sono ipo - Pur senza addentrarsi nel discorso tizzate derivazioni dal celtico “Briva” sulle fortificazioni del paese, va se - (ponte) 93 o dal latino “Bis Ripa” 94 op - gnalato, per comprendere la topo - pure da “Bivium”. 95 grafia dei luoghi, che l’abitato era Compare per la prima volta nel 960 96 cinto da un fossato pressoché semi - e poi nel 966 97 e nel 968, quando si circolare con mura e porta, esistenti parla già di due paesi distinti al di nel 1264, che probabilmente passa - qua ed al di là dell’Adda. 98 va al confine fra i mappali 1423, Successivamente si alternano le for - 1554, 1665, 1668, 1682-1685. Ancora me Brivio, Bripio, Brippio ed anche nel 1858 ne erano visibili le vestigia Privio e Prippio. Troviamo anche e scavando si scoprivano le fonda - Brivio de za e de la , da sera o da menta del semicerchio, nel mezzo mane , mediolanense o pergamense .99 del quale vi era una sola porta a le - Il nome fu portato anche dalla fami - vante che metteva in Val San glia Brivio, citata sin dal XIII secolo Martino. 104 Il ricordo rimase nel to - nella città di Bergamo 100 e celebre ponimo Refosso o Refossa, citato nel nel milanese. 1460 105 e che nel 1810 e 1831 era L’ UBICAZIONE portato dai mappali 1666-1667 e Il Borgo di Brivio si estendeva an - Chioso (mappale 1665). Delle nume - ticamente su entrambe le rive rose menzioni ne ricordiamo una del dell’Adda ed era diviso in due di - 1610 106 ed una dell’inizio del XVIII stinti paesi o ‘vici’: 101 uno sulla de - secolo in cui si si parla di un terre - stra del fiume con la chiesa pleba - no detto nel Chioso, et nel Refosso , na di Sant’Alessandro ed un altro con confine ad est strada e ad ovest sulla sinistra con l’oratorio d i il Refosso da Brivio .107 Sant’Ambrogio. 102 Il caso di paesi a Da un inventario delle Decime del - cavallo di fiumi non è raro ed alcu - la Chiesa milanese redatto nel 1264 ni in certe epoche furono divisi in traiamo notizie sulla topografia dei due, come Ponte San Pietro: “Ponte luoghi attorno a Brivio nel secolo de za” e “Ponte de la”, con riferimen - XIII, con le indicazioni di confini. to a Bergamo. Troviamo la località In mariana , che

72 Abitati scomparsi nel basso medioevo

confinava ad est con una strada che andava nella contrada di Binda, ad metteva capo alla Sonna ed alla stra - ovest con la via che andava nella da del Comune di Bergamo che fa - Sonna, a nord con la strada del ceva da confine fra Cisano e Brivio, Comune di Bergamo. 110 Una terra “in a sud con la Sonna, ad ovest con la Bisone, in Fontana Figa, in via che faceva capo a Lueno, a nord Castegnola ed in Cornagia” nel ter - con la strada del Comune di ritorio di Brivio aveva ad est la via Bergamo. 108 Si cita poi una terra “in che andava a Villasola, attigua al ter - Binda ed in parte detta in Valle”, con - ritorio di Cisano, quella che portava finante ad est con la strada che an - a Mura sino alla pietra o costa di (...), dava dalla Sonna alla strada del alla pietra di Novellecto ed “alla fon - Comune ed a Lueno, a sud con la tana e la vite di bianco” sino al cor - Sonna sino al fiume Adda, ad ovest no di Bisone, “in su sino alla con l’Adda, a nord da Lueno sino al Piotella”, ad est ed a sud la strada del fossato del Borgo di Brivio. 109 Vi era Comune di Bergamo, con confine anche una terra presso la chiesa di dalla croce di Vallegio sino alla por - Sant’Ambrogio di Brivio, confinante ta del Borgo di Brivio, ad ovest ad est in parte con la via della con - l’Adda ed a nord il Fossato del trada di Piazzo, a sud con quella che Comune di Bergamo. 111 Infine una

Riferimenti per l’ubicazione Adda Carotta di Brivio Strada di Mura Bergamasco (strada militare romana) e Lueno Sosta Mura Brivio Porto Brivio Sant’Ambrogio Milanese Bergamasco Strada dei molini Refosso di Mariana

Zuccallo Strada di Binda Lueno

Binda di Sopra Molini di Mariana San Martino Torchio Binda di Sotto Sonna

Sonna

Gabriele Medolago 2006

73 Gabriele Medolago

terra “nelle contrade di Castegnola con un castello (forse corrisponden - e nel Campo del Mercato” aveva ad te all’abitato), mura, fossato, una por - est la strada che andava a Bisone, a ta per la Val San Martino. Altri Borghi sud quella del Comune di Bergamo, vennero creati nel territorio berga - ad ovest l’accesso che andava nel masco nel 1266-1267. Campo del mercato ed in parte il fos - Sappiamo che nel Brivio Bergamasco sato del Borgo di Brivio e l’Adda ed avevano le loro terre ed abitazioni i a nord la strada della Cornagia e di Vimercati: nel 1150 è citata una lo - Castegnola ed in parte toccava il la - ro casa detta Cicarini; 116 nel 1274 la go, l’Adda ed i prati di San loro abitazione nel Borgo di Brivio Martino. 112 sulla riva sinistra 117 e così nel 1276 Brivio Bergamasco in pratica com - nel Borgo di Brivio oltre l’Adda (ri - prendeva l’attuale parrocchia di spetto a Milano). 118 Villasola. 113 In forza di uno statuto anteriore al 1269, il podestà di Bergamo era ob -

LE VICENDE bligato a giurare di mantenere e re - A partire dal 1206 troviamo il Borgo cuperare i possessi del Comune fra di Brivio, pare Milanese. 114 Il termi - i quali Brivio con le sue pertinen - ne Borgo, o Borgo franco, indicava ze. 119 In un documento del 1291, che una particolare condizione giuridica ne riprende uno del 1281, troviamo che comportava l’esenzione dagli una citazione fatta in burgo de brip - oneri rusticani che gli altri Comuni pio amane parte addue da avevano verso la città ed il diritto di Recuperato detto Foresto, servitore tenere mercato e di riscuoterne i pro - del Comune di Bergamo. Si deduce venti. La concessione di tale condi - che questo aveva giurisdizione su zione da parte delle autorità civiche Brivio Bergamasco. Nel secondo do - avveniva di solito per assicurarsi la cumento è già citata una casa “de - fedeltà di importanti punti strategici rupata” situata nel castello di Brivio o commerciali contro altre città. In ad ovest verso l’Adda. 120 Bergamasca se ne ricordano alcuni Nella pace fra guelfi e ghibellini ce - di cui è nota la data di creazione: lebrata il 17 aprile 1317 troviamo Romano, dotato di castello con roc - fra i Comuni derupata et deguasta - ca ed importante per la difesa da ta propter guerram Caprino e Cremona, nel 1171 e Villa d’Adda, Brivio. 121 luogo fortificato che serviva per ar - Il 16 febbraio 1322 Alberto Mal - ginare la potenza milanese, nel 1193. dura, che era stato podestà del Negli anni 1261, 1264 e 1291 è do - “Comune dei nobili e del popolo cumentato il Borgo di Brivio ad est di Brivio” nel 1321 sino al 1° gen - dell’Adda, 115 che era ben fortificato, naio 1322, in Borgo Canale, sotto

74 Abitati scomparsi nel basso medioevo

la sua casa di abitazione, su richie - rovinate) giacente “nel Borgo di sta di Giovanni da Madone che agi - Brivio di qua ove si diceva sulla va a nome del Comune, diede ri - Piazza di Brivio”, attigua ad ovest “al - cevuta di 3 lire per il suo salario la piazza stessa ovvero strada”. 127 Il dell’anno di podestaria. 122 Canonico Mario Lupi (1720-1789) Nel 1389 è citata una casa coppata pensa che il vico sia rovinato prima e con tre bregni (edifici rovinati) nel della pace di Lodi (1454). 128 Borgo di Brivio Bergamasco, con a Le sue vicende comunali meritano sud il fossato del Borgo, ad ovest un cenno a parte. Rimase autonomo una strada ed a nord un’altra, ed una almeno sino al 1448. 129 Da esso si terra aratoria detta nel Chiuso, con - staccarono i Comuni di Villasola e finante ad ovest con una strada ed Lueno che nel XIV secolo, insieme a nord con il fossato. 123 con quello della Guarda, gli venne - Il paese era abitato ancora nel ro riuniti. Negli anni ..1454-1470.. fu 1443. 124 Nella seconda metà del se - unito a Cisano e con esso fece par - colo era distrutto e nel 1460 nella zo - te del Comune di Caprino. 130 Negli na di Binda vi erano case diroccate anni 1467 e 1470 il consiglio del che potrebbero esserne le antiche Comune di Brivio si riuniva a Cisano, abitazioni. 125 Nel 1463 fu steso un at - Unione di Caprino. 131 Nel secolo suc - to nel territorio di Brivio Bergamasco cessivo sembra aver riacquisito l’au - Unione di Caprino “presso la ripa tonomia, forse anche in seguito ad dell’Adda e nel Borgo distrutto di una ricostruzione, infatti lo si trova Brivio di qua”. 126 Nel 1476 troviamo senza l’indicazione dell’Unione. Nel una terra murachiva (cioè con case 1596 vi era, in Comune di Cisano,

Porzione del nucleo storico della contrada di Mura a Cisano Bergamasco.

75 Gabriele Medolago

Brivio “all’incontro” del Brivio mila - territorio dell’attuale Comune di nese, ma come Comune era già Cisano. scomparso. 132 La collocazione è difficoltosa, data la Da quel momento in poi troviamo scarsità di documenti e le modifiche diversi personaggi qualificati come apportate ai luoghi da insediamenti di Brivio, esuli in diverse parti della industriali. Sembra che fosse fra Lombardia, fra le quali Caprino e Villasola e Brivio Bergamasco, a sud , dove diedero vita al co - della contrada di Mura. L’ubicazione gnome Brevi, che ricorda il luogo di più probabile è nella zona compresa origine. fra la strada comunale da Villasola ai Molini di Mariana (l’attuale Via LA SCOMPARSA Sombrini), la Sonna, la strada comu - La sparizione fu quasi certamente do - nale di Binda (attuale Via Torchio), vuta alle frequenti guerre e devasta - la strada comunale detta della Sosta zioni che la zona subì per la sua po - (attuale Via Mura), quindi fra Binda sizione strategica e di confine, spe - e Mariana, ad ovest di Zuccallo. cie nei secoli XIII-XV, tanto che nel - L’inventario delle Decime del 1264 ci - l’inventario del 1264 si precisava che, ta una terra “all’interno della chiusa se ci fosse stata guerra fra il Comune sotto le case di Lueno”, confinante ad di Bergamo e quello di Milano e se est con un rivo d’acqua, 134 e, dopo i luoghi, territori e Borghi di Celana terre a Mura, le case di Lueno ed un e Caprino, Gromfalegio, Burligo, abitante 135 ed anche terre “sotto il luo - Cisano, Odiago, Pontida, Villa go di Lueno”. 136 Vi è anche il “vaso” d’Adda, Brivio Bergamasco fossero di Binda e della Valle con ad est la rimasti del tutto inabitati ed incolti, strada che andava dalla Sonna a quel - non sarebbero stati tenuti a pagare la del Comune ed a Lueno, a nord da il fitto della Decima. 133 Può inoltre Lueno sino al fossato del Borgo di avervi contribuito il fagocitamento Brivio, a sud la Sonna sino al fiume da parte degli abitati vicini, in parti - Adda, ad ovest l’Adda. 137 È pure ci - colare di Villasola. tata una terra nel “vaso” confinante LUENO ad est con la via che portava dalla Sonna a Lueno e con un privato, a IL TOPONIMO Il toponimo può venir ricollegato a sud con lo stesso ed in parte con una vari altri, quali (Lùer), Lùen strada, ad ovest con privati ed a nord 138 (Lòen) di , Luenno sul mon - con una strada. Abbiamo poi un te Linzone. “vaso” di terre nel “vaso” e contrada di Mariana, con ad est una strada fa - cente capo alla Sonna e nella strada L’ UBICAZIONE del Comune di Bergamo che faceva Lueno era un Comune esistente nel

76 Abitati scomparsi nel basso medioevo

da confine fra i territori di Cisano e NOTE Brivio, a sud con la Sonna, ad ovest Per aver favorito la presente ricerca ringra - con la via facente capo a Lueno, a ziamo in particolare (in ordine alfabetico) nord con la strada del Comune di Giovanni Aldeghi di Olginate, Emilio Bergamo. 139 Amigoni di Vercurago, Fabio Bonaiti di Carenno, Angelo Borghi di Lecco, Dario Dell’Oro di Calolzio, Don Eugenio Folcio, LE VICENDE E LA SCOMPARSA mons. Giulio Gabanelli, Don Leone Poco sappiamo delle vicende di que - Maestroni, Fabrizio Pagani di Turate. sto abitato, per una iniziale minore im - 1Sull’argomento vedansi: per il milanese Carlo portanza e forse per una più precoce Massimo Rota “Paesi del Milanese distrutti e scomparsa. Dopo la citazione nell’in - scomparsi” in “Archivio Storico Lombardo” ventario delle decime del 1264, lo ri - (=ASL) serie V, a. XLVI, parte II, 1919 p. 564- troviamo anche se raramente in do - 582, a. XLVII, parte I, 1920 p. 17-58 e cumenti del XIV e XV secolo. Giovanni Agnelli, Angelo Mazzi “Appunti di Sembra che non abbia mantenuto a Topografia storica” ASL serie V, a. XLVII, par - lungo la sua autonomia, infatti già nel - te I, 1920 p. 97-105 2Su questo insediamento vedasi la sintesi pre - lo statuto del 1331 e poi in quelli del liminare in Fabio Bonaiti, Massimiliano 1333, 1374, 1391, 1422, 1430 trovia - Nuccio, Marina Uboldi “Il sito fortificato di mo uniti Brivio, Lueno e Guarda co - Monte S. Margherita di Monte Marenzo me “Comune di Brivio e della Villasola (Lecco)” in “Atti del II Congresso Nazionale e di Lueno e della Guarda”. 140 Nello di Archeologia Medievale, Brescia 28 settem - statuto del 1353 troviamo solo il bre -1 ottobre 2000” 2000, pag. 154-160 Comune de Bripio Villasola Lueno ,141 3Mario Tagliabue “Cremellina un Comune in quello del 1374 il Comune di bergamasco scomparso” in “Bergomum Lueno, 142 ma anche il Comune di Bollettino della Civica Biblioteca di Bergamo” (=BGM) genn.-mar. 1932 vol. IV N.° 1 p. 23- Brivio, Villasola e Guarda. 143 Nello sta - 30, ripreso in Felice Tavola, Dario Dell’Oro tuto del 1453 si cita il Comune di “Cremellina Paese scomparso della Val San 144 Lueno e Guarda. Martino” in “Il Lavello” a. V, N.° 1, [2004] p. Nel 1414 vi era una terra in terrato - I-IV e N.° 2, p. V-VIII. Alcuni dati si trovano rio Comunis de bripio subtus muram anche in Virginio Longoni “Fonti per la sto - ibi ubi dicitur ad luuenum .145 Il 21 no - ria dell’alta Valle San Martino La Valle dei vembre 1474 troviamo un atto In te - Castelli (sec. IV-XII)” 1995 p. 25-35. ritorio de mura ubi dicitur In luueno 4In proposito vedasi Oleg Zastrow “La chie - In quodam Campo Iuris Leonis de la - sa di San Vincenzo a Cremnago d’Inverigo” 1989 pag. 31-34 ed in particolare O. Zastrow zoncha .146 Le ragioni della sua scom - “Cremeni Vetustas Testimoni di antichità del parsa sono certamente le stesse di borgo di Cremeno” 2005 pag. 16-18. Brivio Bergamasco. Ora non ne resta 5La prima proposta di ubicazione di nemmeno il toponimo. Cremellina venne fatta da Rota “Paesi del Gabriele Medolago Milanese…” p. 56-57, che, vista l’indicazio -

77 Gabriele Medolago

ne di Goffredo da Bussero che citava “Fonti…IV-XII)” p. 61 ed in “L’Adda traspa - “Cremellina di Garlate”, cioè nella plebanìa rente confine” 2005 p. 61 e Cartografia A.19/2 di Garlate, la collocava sulla destra dell’Adda edito in Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 32 ed in tra Valgreghentino e Monte Barro. Il primo “L’Adda trasparente…” pag. 50-51, altro esem - a collocarla in Bergamasca fu il Mazzi negli plare in ASCo, Carte sciolte 158). Sia a Como “Appunti e notizie” in “Bollettino della Civica che al Teatro di Lecco esiste una copia di una Biblioteca di Bergamo” a. XVI, N.° 3, lug.- veduta, edita in G. Scotti “Catalogo sistema - sett. 1922 p. 187. Don Tagliabue tico dei mobili, dei quadri, dotazioni e arre - “Cremellina…” ne precisò la collocazione ad di vari di proprietà comunale nel Teatro del - est del lago di Garlate, anche se la pose nel - la Società di Lecco” in AdL a. V, genn.-mar. la zona detta Malpensata di Vercurago. Questa 1982 N.° 1 p. 3-86, p. 35 ed in “Olginate ieri identificazione è ripresa in Eugenio Cazzani ed oggi” 1984 p. 9. Anche opere degli ultimi “Storia di Olginate” 1979 p. 78, Angelo Borghi decenni non hanno dato indicazioni sull’u - “L’alta Valle San Martino nella pieve di Garlate bicazione di Cremellina o ne hanno del tut - (secoli V-XVI)” in “Archivi di Lecco” (=AdLc), to ignorato l’esistenza: “Storia di Monza e del - a. XVI, N.° 3, luglio-settembre 1993, p. 51- la Brianza Milano” 1973 vol I, XIV; Gualberto 90, p. 53, Fabio Luini “Le istituzioni storiche Vigotti “La diocesi di Milano alla fine del se - del territorio lombardo XIV-XX secolo colo XIII chiese cittadine e pievi forensi nel Bergamo” 1999 p. 131, Paolo Oscar, Oreste Liber sanctorum di Goffredo da Bussero” 1974 Belotti “Atlante storico del territorio berga - p. 216 (cartina); V. Longoni “Cremella: pagi - masco” 2000 p. 83, 318 ed in Tavola, Dell’Oro ne di storia medievale” in AdLc a. VIII, N.° p. III. Gianluigi Riva, Giovanni Aldeghi “Il 3, lug.-sett. 1985, p. 569-644, p. 574; Sergio traghetto sull’Adda ad Olginate: testimone di Del Bello “Indice toponomastico altomedie - vita lungo i secoli” in AdLc a. XXIV, N.° 2, vale del territorio di Bergamo” 1986, Aldo apr.-giu. 2001, p. 9-90, p. 15 dicono che Angelino Settia “Assetto del popolamento ru - Cremellina era di fronte ad Olginate. Va se - rale e coppie toponimiche nell’Italia padana gnalato come il flumen de vercurago non sia, secoli IX-XIV” in “Studi Storici” a. XXVI, N.° come dice Don Tagliabue, il Galavesa, ma il 1 genn.-mar. 1995, p. 243-266, p. 247. rivo che scende da Somasca in centro a 6Un cenno merita il problema del Galavesa, Vercurago. Dobbiamo questa precisazione al - che nei secoli modificò sensibilmente e più la cortesia di E. Amigoni. Il ponte di Olginate volte il suo corso, sconfinando anche al di e la zona di Cremellina sono visibili in di - sotto dell’attuale confine Calolzio-Vercurago. verse mappe, come uno schizzo del 1587 Solo uno studio geologico potrebbe chiari - (ASMi Confini P.A., 239), uno del 1674 (ASCo, re definitivamente quale fosse il corso anti - Archivio Giovio, disegni 99/II, edito in A. co, forse non troppo a sud dell’attuale. Per Borghi, Gianfranco Scotti “La geografia im - la sistemazione del Galavesa che occludeva perfetta Mappe e paesaggi lecchesi dal XIV la stretta di Olginate nel 1812 l’ing. Gius. al XIX secolo” 2001 p. 154-155, tavola XLIX), Bovara venne incaricato dal podestà di Lecco uno del 1750 (Confini PA 264, edito in Riva, di partecipare ad una riunione sul posto. I Aldeghi “Il traghetto…” p. 58), uno del 1785 lavori di pulizia, arginatura e spostamento (ASMi MMD Piane 28D già Acque PA 33) e, del letto del torrente si conclusero nel 1839- presso la Biblioteca civica di Bergamo 1842 (ASCo, carte sciolte, scat. 158, f. 19; (=BCBg), Cartografia B.26, edito in Longoni Cesare Cantù “Storia della città e della di -

78 Abitati scomparsi nel basso medioevo

coesi di Como” 1856 II, 422; Pietro Baggioli romano sull’Adda tra Olginate e Calolzio” in “Memorie di un muratore a fine Ottocento” AdLc a. XXVIII, N.° 4, ott.-dic. 2005, pag. 6- a cura di Angelo Borghi in AdLc apr.-giu. 27, cui va aggiunto: Jolanda Lorenzi 1989 a. XII, 2, p. 253-297, p. 292. “Olginate-Calolziocorte (LC), fiume Adda 7Fabio Bonaiti “L’Alta Valle San Martino (LC): Indagine sulle strutture sommerse del pon - progetto per una valutazione delle risorse ar - te romano” in “Soprintendenza per i beni ar - cheologiche” in “Dai celti ai castelli medie - cheologici della Lombardia Notiziario” 2003- vali Ricerche archeologiche tra Benaco e 2004, 2006, pag. 168-169. I resti sono visibi - Lario” a cura di Gian Pietro Brogiolo 2001, li in un disegno del 1750 (ASMi già Acque p. 153-165, p. 154, 158-160; Nicola PA 310, ora MMD Piane 5E, riprodotto in Mancassola, Fabio Saggioro “L’analisi della fo - Riva, Aldeghi “Il traghetto…” p. 50, che por - tografia aerea nel progetto Val San Martino” ta la scritta: Primo Pillone del Ponte altre vol - in Brogiolo “Dai celti…”, p. 167-177, p. 173 te di Olginat.e che restà impozzato non ostan - 8Segnalazione di mons. Gabanelli e del prof. te l’acqua bassa non li altri due Pilloni . Borghi, accennata in A. Borghi, “Lecco roma - 11 Archivio di Stato di Milano (=ASMi) diplo - na da Cesare a Teodorico” 1977 p. 65 ed in matico, cart. 4, N.° 111/135-1/2; “Historiæ Stefania Casini “Le scoperte” in “Carta Patriæ monumenta edita iussu Regis Karoli Archeologica della Provincia di Lecco” 1994, Alberti Tomus XIII. Codex Diplomaticus p. 331-410, p. 337. Langobardiæ” 1873 (=CDL) CCCXXXIX p. 9In proposito vedasi “Testimonianze archeo - 568); Rota p. 56-57; Tagliabue “Cremellina…” logiche a S. Stefano di Garlate” a cura di G. p. 23; “Il Museo Diplomatico dell’Archivio P. Brogiolo, Giovanni Bellosi, Loretta Vigo di Stato di Milano” a cura di Alfio Rosario Doratiotto, 2002, con la relativa bibliografia. Natale sd vol. I parte II, doc. 153; Longoni 10 Su questo ponte, ancora in gran parte da V. “Monte Barro, una gita nel tempo” 1988 studiare, vedansi Carlo Redaelli “Notizie isto - p. 173-175; Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 81- riche della Brianza del distretto di Lecco del - 83 la Valsassina e de’ luoghi limitrofi da’ più ri - 12 Not. Viviano Gatti ASBg not. 2a, I, 21 pro moti tempi sino ai nostri giorni” 1825-1828, tota illa guellia que est Inter locum de ulzi - I, 93-94, 115, Antonio Magni “Il ponte roma - nate et locum de cremelina no di Olginate (Lecco)” in “Rivista archeo - 13 Not. Ruggero Cavazzi ASBg not. 100 II, 299, logica dell’antica provincia e diocesi di 303, 305, 312; Longoni “Fonti…XII-XV)” p. Como” fasc. 96-97-98 a. 1929 p. 45-61, Nevio 25, 109-113 Degrassi “Il ponte romano di Olginate e la 14 Statuto del Comune di Bergamo, a. 1331 strada da Bergamo a Como” nella stessa ri - BCBg coll. 2 cap. 63; Tagliabue “Cremellina…” vista fasc. 127, 1946 p. 5-23, Piero Gazzola p. 25; Longoni “Fonti…XII-XV)” p. 27 “Ponti romani” 1963, II, n. 280 p. 185; Borghi 15 Contractus Dacij salis An. 1356, BCBg Psi “Lecco romana…” p. 17-19, 66; Casini “Le VI 10 (3), ora AB 263, f. 21v. Il riferimento scoperte” p. 336, 365, Vittorio Galliazzo “I è accennato in Antonio Tiraboschi “Nomi lo - Ponti romani” 1994 II, 145-146 e Angelo cali medioevali” BCBg MMB 8-22, sub vo - Borghi “Il Medio corso dell’Adda ce, edito in Gabriele Rosa, Antonio Sacralizzazioni strutture della memoria” 1999 Tiraboschi, Paolo Gaffuri “…parlari, pensie - p. 94. Il punto della situazione è fatto in ri, cose pratiche d’arti, costumi, tradizioni” Giovanni Aldeghi, Gianluigi Riva “Il ponte Il mondo popolare della Valle San Martino

79 Gabriele Medolago

nel secondo Ottocento a cura di Giovanni Gaffuri pag. 140 Mimmo Boninelli, 2005, pag. 140. 21 Bibl. Trivulziana di Milano, Fondo Trivulzio, 16 Perg. della Misericordia Maggiore di cart. 1, N.° 20; Longoni “Monte Barro…” p. Bergamo 7494 BCBg, not. Mandriolo della 210-211; Longoni V. “Fonti per la storia del - Piazza; Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 27 la Valle San Martino Gente e comunità di 17 Catasto Calolzio ASMi 9488. I mapp. ven - Valle San Martino (sec. XII-XV)” 1998 p. 59 nero in buona parte cambiati dopo la rile - e 98-100 vazione del 1836 e troviamo Baserga al 179, 22 Goffredo da Bussero “Liber notitiæ sanc - 180, 224, 227, 228 e Baserghetta al 11, 181- torum Mediolani”, Bibl. capitolare di Milano, 182, 226, 230-231. 2E-2-8, f. 52 edito in “Liber notitiae sancto - 18 Pietro Boselli “Dizionario di toponomasti - rum Mediolani Manoscritto della biblioteca ca briantea, comasca e lecchese” 1992, p. 32; capitolare di Milano” a cura di Marco Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 27; Bonaiti p. 157 Magistretti, Ugo Monnoret de Villard 1917 19 Troviamo in diverse occasioni terre in ba - (e ristampa anastatica 1974), col. 52B; Rota sergis : 13/1/1494 confinante a nord con un p. 56; Mazzi “Appunti e notizie”; Tagliabue accesso, in sya basergis con a nord una via “Cremellina…” p. 23; Vigotti p. 217. Viene (Not. G. Mazzoleni I, 139), 4/1/1497 (Not. citato anche in Giovanni Dozio “Chiese G. Mazzoleni II, 12), 17/2/1497 (Not. G. Briantine” Bibl. Cap. Milano 2E-3-18 f. ex 16v Mazzoleni II, 22), 8/1/1511 in territorio de ora 7v e f. 34v. calolzio ubi dicitur In basergis seu ad por - 23 PCB 1490. Bernabò è una variante di tum de caloltio (APOlgn P-P/III, Reg.; Barnaba. Aldeghi, Riva “Il ponte…” pag. 15, 24). 24 APOlgn P-BF/VII; cart. 1, N.° 1840 (già 20 PCB 1490, not. Mandriolo della Piazza. Le Carte Antiche); Tagliabue “Cremellina…” p. altre terre erano: 1ª aratoria vidata e prativa 26, 29; Riva, Aldeghi “Antiche carte: la Valle di 8 pertiche nel territorio di Calolzio in cam - San Martino nei documenti dell’Archivio del - peyis , confinante ad est, ovest e nord con la Pieve di Garlate-Olginate” in AdLc, a. XVI, una via, a sud con il lectus bulige , 2ª arato - N.° 3, luglio-settembre 1993, p. 91-135, p. ria con un castagno ad casteniolos con ad 92 est una via comunale, a nord Paroto de 25 “Raccolta di carte appartenenti alla Cremlina e Zolo Capitani di Lavello, 5ª ara - Parocchia di Calolzio. Fascicolo 1 al 1682 dal - toria di 2 pertiche e mezza nel territorio di l’anno 1297 all’anno 1682” Arch. Parr. Calolzio confinante ad est con Obertino fu Calolzio D.IV.1.2, edito in Longoni Beranazio e Guidotto fu Martino detto “Fonti…XII-XV)” p. 128-130 e Bonaiti “La sto - Renico, a sud con una via e in parte con la ria 1817-1861” in “La Chiesa Arcipresbiterale chiesa di Cremellina, ad ovest con Padino e di San Martino Vescovo in Calolziocorte Lanzarotto fratelli Benaglio e a nord con Storia, arte e restauri” a cura di F. Bonaiti Filippo fu Ranico, 6ª prativa e caregiata di 2000 p. 1-52, p. 6-9 con riproduzione foto - 1/2 pert. nel territorio di Calolzio In care - grafica allegata. gijs , confinante da una parte con il lago e 26 Visite pastorali Pievi Diverse ASDMi I, fasc. dalle altre con Zelio Capitani di Lavello. 59, f. 267-271 Nell’atto si parla anche di diritti di Decime. 27 Not. Tomaso Mojoli, Arch. di Stato di L’atto era noto anche al Tiraboschi “Nomi Bergamo (=ASBg) not. 714 locali…” sub voce, edito in Rosa, Tiraboschi, 28 in Cuius parochia capelle sanctorum pro -

80 Abitati scomparsi nel basso medioevo

taxij et gervaxij de vercurago vallis sancti 2348; Longoni “Fonti…XII-XV)” p. 141-143), martini mediolanensis diocesis et sancti il 2/1/1494 (Not. Gio: Mazzoleni ASBg not. Iohannis Baptiste loci de Cornedo territorii 560, I, 135v), il 20/10/1494 (Not. G. Leuci, et soliti sancti Barnabe soliti loci de Mazzoleni I, 187v), il 11/6/1500 (Not. G. Cremna predicte vallis fondate et hedificate Mazzoleni II, 127v). Rimase parroco sino al et ad quem pro tempore dominum preposi - 1529. tum dictarum ecclesiarum de garlate cura 35 “Memoriale mey Johannis dicti Sozoni de et regimen et administratio dictarum Regolatis de Suardis”, BCBg AB 212 f. 15 Capelarum, unum corpus existentes et ani - (edito in “I Registri Literarum di Bergamo marum hominum apud eas dignitate perti - (1363-1410)” a cura di Patrizia Mainoni ed net et spectat pleno Iure (Not. Oliverio Curti Arveno Sala, 2003, p. 52); Mazzi “Un fram - I ASMi not. 2346; Longoni “Fonti…XII-XV)” mento della cronaca di Gio: Brembati Gli av - p. 63). venimenti di Bergamo del 1373 ed i docu - 29 1485 ‘a Nativitate’ P-P/XV, cart. 1, 2321 (già menti locali” in BGM a. III, N.° 3-4, ott.-dic. Carte Antiche), APOlgn; Tagliabue 1909, p. 133-151, p. 147-149; Tagliabue “Cremellina…” p. 27, 29 “Cremellina…” p. 25-26. Il 13/9/1373 da 30 APOlgn P-P/II, cart. 1, 296, not. Franc. fu Brivio Bernabò Visconti scrisse a Ludovico Comino Bolis Folli; Riva, Aldeghi “Antiche Gonzaga annunziando fra l’altro che le sue carte…” p. 98-99. Il sacerdote bergamasco truppe erano nella Valle dei Benaglio per di - Don Benaglio compare come rettore della struggere tutti i loro beni (Osio Luigi chiesa di Vercurago già il 5 dicembre 1477, “Documenti diplomatici tratti dagli archivi quando era anche subcollettore apostolico milanesi” 1864 I/I 168-169; Tagliabue (Not. Baldassarre Bolis ASBg not. 588, I, “Cremellina…” p. 25; Longoni “Fonti…XII- 215v, 215v-216v). Il 4/5/1487 troviamo Don XV)” p. 114). Bolis parroco di Baresi e Ronco (Not. 36 Bonaiti p. 160 Gasparino Fondra IV, ASBg not. 625). Il 37 Aldeghi, Riva “Il ponte…” pag. 15, 24 7/8/1489 ebbe un successore (lmbr V.). 38 Celestino I, 237; Giuseppe Ronchetti 31 P-P/II, cart. 1, 297, not. Pietro di Gio: “Memorie istoriche della città e chiesa di Moioli; Riva, Aldeghi “Antiche carte…” Bergamo” Iª ed. 1805-1818 V, 179, IIª ed. p. 98-99. 1973-1975, III, 153. 32 Not. O. Curti III ASMi not. 2348; Longoni 39 Riva, Aldeghi “Il traghetto…” p. 15, 16 “Fonti…XII-XV)” p. 63 40 Cronaca di Castello Castelli (ed. “Rerum 33 capellis sanctorum protsasij et gervasij de Italicarum Scriptores” a cura di Lodovico vercurago. sancti Iohannis baptiste de cor - Antonio Muratori, vol. XVI 1730, col. 907, nedo et solite capelle sancti barnabe soliti lo - IIª ed. 1926-1940 a cura di Carlo Capasso, ci de cremenina mediolanensis diocesis p. 81; Giovanni Finazzi “Guelfi e ghibellini unum corpus existentes P-P/II, cart. 1, 297, a Bergamo” 1870 p. 92-93; Colleoni Celestino copia di un rogito di O. Curti stesa da Gio: “Historia Quadripartita” 1616-1617, I, 256; Ambrosino fu Lanzalotto Ripa di Galbiate. Donato Calvi “Effemeride Sagro-Profana” 34 P-P/XV cart.1, 2337. Ritroviamo Don 1676-1677, II, 231; Cazzani “Storia…Olginate” Martino fu Vanotto Bolis il 12/2/1492 cap - p. 435; Longoni “Fonti…XII-XV)” p. 120-121. pellano dei S. Protasio e Gervasio in Probabilmente l’indicazione di “o di Vercurago (Not. Oliverio Curti III ASMi not. Vercurago” più che un dubbio giuridico in -

81 Gabriele Medolago

dica un dubbio sull’ubicazione. Secondo il sue imbreviature l’atto non si trova per la - catasto di Calolzio il toponimo Campo Ceresa cune. L’atto venne rogato su ordine del vi - era portato dal mapp. 497, mentre dopo il cario generale dell’arciv. di Milano, card. di 1836 venne frazionato nei mapp. 497, 128- S. Adriano. Due furono i cardinali arcivesco - 130. Il toponimo compare anche il 21/6/1498 vi in quel periodo: Enrico Rampini e Stefano ad campum zaresj (Not. G. Mazzoleni II, 75) Nardini. Don Tagliabue “Cremellina…” p. 27, e ad campum de la zaresa 19/9/1495 (Not. lo identificava con il primo e circoscriveva G. Mazzoleni I, 269v). Si tratta della zona di il periodo alla sua reggenza: 1443-1450, re - Villa De Ponti. stringendo poi il campo al 1443-1446 o 1449- 41 Tagliabue “Cremellina…” p. 28; Bonaiti p. 1450. Quest’identificazione è però erronea. 160 Il primo infatti fu nominato arciv. di Milano 42 Riva, Aldeghi “Il traghetto…” p. 15, 16 il 23/8/1443 e creato cardinale il 16/12/1446, 43 Borghi p. 70 ma con il titolo di S. Clemente e spirò il 44 Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 27-28 4/7/1450 (Conrad Eubel “Hierarchia catho - 45 Tagliabue “Cremellina…” p. 28; Bonaiti p. lica medii aevi” 1894 p. 9, 62). Il secondo 160 invece venne creato arcivescovo il 46 In territorio di calolxio vallis sancti marti - 13/11/1461, cardinale il 7/5/1473 con il ti - ni districtus pergami in gera galavese Iuxta tolo di S. Adriano e nel 1476 fu traslato al rippam abdue (Not. Raffaele Rota I, ASMi FR titolo di S. Maria in Trastevere. Spirò il 3255; Tagliabue “Cremellina…” p. 28). Il 29 22/10/1484 (Eubel p. 16-17, 64, 66, 188). Don aprile 1490 ritroviamo atti super galavesia Santambrogio è ricordato come parroco di territorij de caloltio comunis de rossino (Not. Vercurago e Cornedo il 9/9/1455 (VP Pievi G. Mazzoleni I, 36) e super ripa galavesia Div. I, fasc. 59, f. 270) e di Vercurago nel territorij de caloltio vi è poi una cancellatu - 1459 (Andrea Paiocchi “Pescatore di uomini ra e, nell’interlinea, aggiunto abdue (Not. G. sul lago manzoniano” 1979 p. 110). Si cita il Mazzoleni I, 37). commissario di Val S. Martino Marco Suardi, 47 Il doc., già Arch. plebano di Olginate che fu commissario fra il febb. 1474 ed il (=APOlgn), Perg., ora in Arch. Storico genn. 1475. Il 25/10/1473 troviamo commis - Diocesano Milanese (=ASDMi) Perg. di sario Vanotto Colombi (Not. Giac. Piazzoni Olginate, citato in Tagliabue “Cremellina…” ASBg not. 290 II, 8), dal 12/2/1474 (Not. p. 27-28, è un inventario di diritti della chie - Giac. Piazzoni I) al 25/1/1475 (Not. Zebedeo sa di Vercurago, allora Comune di Rossino, da Ponte , ASBg not. 250, f. 122) il Suardi, il steso in occasione della nomina a parroco 15/2/1475 compare Caviata Colleoni (Not. di Don Luca o Luchino da Merone per mor - Giac. Piazzoni II, 17v). Forse un errore è l’in - te di Don Gaspare da Santambrogio. Si tro - dicazione di Gaspare Suardi commissario, va erroneamente legato con un atto del che troviamo il 21/11/1474 (Not. Giac. 31/1/1495 e purtroppo è acefalo, ma alcuni Piazzoni I). La data del doc. si può quindi elementi ci permettono di datarlo approssi - porre dopo il 25/10/1473 e prima del mativamente. Venne rogato da Angelo figlio 15/10/1475, probabilmente nel 1474. Sul del not. mastro Gio: Corti, che fu approvato Nardini vedasi Carlo Marcora “Stefano notaio il 15/10/1454 (Matricula notrariorum Nardini, arcivescovo di Milano (1461-1484)” 1454-1484 ASBg f. 18v). Troviamo suoi atti in “Memorie storiche della diocesi di Milano” dal 1462 al 1495, ASBg not. 536, ma nelle III, 1956, p. 257-488. La data esatta ci è rife -

82 Abitati scomparsi nel basso medioevo

rita dalla Visita del 1615 (Decreti della Visita 52 Poi mapp. 3. del card. Federigo Borromeo del 1615 53 ASMi Catasto 9503. Gli stessi mapp. si tro - APOlgn VM/II f. 200, che dice atto di Angelo vano anche dopo il 1837. Amigoni; segnalazione di E. Amigoni). 54 Arca Vota fu ai mapp. 172 e 196. Sul topo - 48 Poi mapp. 173, 210-212. Il confine di nimo Arca Vuota vedasi Gabriele Medolago Rossino del 10/5/1456 da un termine alla “Barzana ed il suo territorio” 1995 p. 56, 130- Chiusa di Lecco ne raggiungeva un altro in 131. A Sala esisteva invece il toponimo ar - una terra degli eredi di Maffetto Benagli det - cha plena (Not. G. Mazzoleni I, 174). ta ad pratum dela guerra e da qui allo Zucco 55 Poi mapp. 545-546, 163. di Gio: Morati e da qui al di 56 Poi mapp. 178, 219-223, 225. Una terra ad Caversano. Tutto il Comune aveva per con - portum de Caloltio il 16/3/1498 confinava ad fini ad est Carenno ed in parte la Vall’Imagna, est e nord con una via e ad ovest con il la - a sud Carenno ed in parte Lorentino, ad go (Not. G. Mazzoleni II, 61v) ed una ad por - ovest il lago di Olginate ed a nord Lecco tum caloltij il 13/1/1494 (Not. G. Mazzoleni (Confini di varie terre bergamasche BCBg I, 140). Il 25/8/1498 ad portum de Caloltio Salone cass. I.I.4.47/1-2 I, 122; Longoni confinante a sud in parte con la chiesa di “Fonti…XII-XV)” p. 138-139). Secondo un’al - Vercurago (Not. G. Mazzoleni II, 83). tra ipotesi (Paiocchi “Storia di un paese di 57 Poi mapp. 57-60. confine” in Boll. Parr. di Vercurago 1980 N.° 58 Pergamene dell’Archivio capitolare di 7, p. 28; Borghi p. 89), sarebbe non della Bergamo (=PACB) 2093; François Menant Guerra, ma della Gerra. L’unica forma che “Lombardia feudale” 1992 p. 178, 181; compare costantemente nei doc è Prato del - Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 27 la Guerra; difficilmente potrebbe essere Prato 59 PACB 2779 della Gueglia. Ritroviamo il toponimo il 60 Pergamene del Monastero di Pontida 22/1/1546 in Territorio de Caloltio, ubi dici - (=PMP 78) in ASMi, perg.; Tagliabue tur: Ad Pratum Guerræ con ad ovest il Lacus “Cremellina…” p. 28; Longoni “Fonti…IV- Abduæ (APOlgn P-P/III,350; Tagliabue XII)” p. 27; Liliana Martinelli Perelli “Alcuni “Cremellina…” p. 28). Il 13/1/1494 troviamo documenti del priorato di S. Egidio di ad pratum guere confinante ad ovest con il Fontanella (secoli XII-XIII)” in “Archivio lacus (Not. G. Mazzoleni I, 139 e 142). Il pra - Storico Lombardo”, anno CXV, 1989, serie to compare anche nella “Pianta de beni del XI, VI, p. 309-328, p. 323-324. benefizzio Parrochiale di S:t Martino di 61 PMP LXXXI, cart. 36 n.° 56; Longoni Calolzio Fatta l’anno 1830” Arch. Parr. “Fonti…IV-XII)” p. 111, 112 Calolzio, nella quale è disegnato il mapp. 209. 62 PMP LXXXVII, cart. 36 n.° 62; Longoni 49 Campo della Guerra divennero poi i n. 171, “Fonti…IV-XII)” p. 27; Martinelli Perelli p. 187, 193-195 ed altri che nel 1810 erano det - 324-326. Regesto in Paruta Paolo - Ottavio ti Zuccarello, nel 1836 invece Campo della Maurelli “Compendium rerum excerptarum Guerra: 197-201 e 209. ab archivio civitatis Cumarum” Bibl. Civ. 50 Rimase ai mapp. 556-560. Il 13/1/1494 tro - Como ms. 2.2.21, f. 103v-104. Fedele Savio viamo una terra ad zucharelum confinante “I “Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini ad ovest con il lacus (Not. G. Mazzoleni I, al 1300 Descritti per regioni - La Lombardia 142 e 142v). Parte II volume I Bergamo-Brescia-Como” 51 Vennero poi soppressi. 1929, p. 43; Mario Tagliabue, Luigi Chiodi

83 Gabriele Medolago

“Il priorato di S. Egidio dei Benedettini 78 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- Cluniacensi in Fontanella del Monte (1080- XII)” p. 129 1473) Storia e documenti” 1960 p. 26, Paolo 79 Bibl. Trivulziana di Milano, Fondo Trivulzio, Lunardon, Giovanni Spinelli “Pontida 1076- cart. 1, N.° 20; Longoni “Monte Barro…” p. 1976 Fonti per la storia del Monastero di San 210-211; Longoni V. “Fonti per la storia della Giacomo” 1977 anche in “Bergomum” luglio- Valle San Martino Gente e comunità di Valle dicembre 1976, LXX, N.° 3-4 p. 164; San Martino (sec. XII-XV)” 1998 p. 59 e 98- Lunardon “I due priorati cluniacensi di S. 100 Giacomo di Pontida e S. Egidio di Fontanella” 80 Statuto vecchio del Comune di Bergamo in “Cluny in Lombardia Appendice ed indi - coll. IX, 34 BCBg Sala I D 9 21, f. 16, edito ci” Italia Benedettina I, 1979, p. 159-182, p. in “Antiquae collationes statuti veteris civi - 177; Martinelli p. 323-326 tatis Pergami” in “Historiae patriae monumen - 63 PACB 244 ta” XVI, 1876, col. 1921-2086, col. 1947. Il 64 PACB 2758 e 4403; Menant p. 178; G. riferimento è accennato in Tiraboschi “Nomi Medolago “San Gregorio di Cisano locali…” sub voce, editoin Rosa, Tiraboschi, Bergamasco” 2001 p. 75 Gaffuri pag. 140. 65 PACB 191 81 Not. Pietro Rocca ASBg not. 1c f. 31 66 ASMi Perg. S. Margherita in Milano, cart. 82 Bibl. Trivulziana di Milano, fondo 476, N.° 18; Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 121 Belgiojoso, perg., cart. 292 (già); pubblicato 67 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- da foto in Borghi “Eresia religiosità e fatti po - XII)” p. 27-28, 117; Perg. cart. 476 N.° 21; litici a Lecco nei secoli XIII e XIV” in AdLc, Longoni “Fonti…IV-XII)” p. 132 a. I, N.° 3, genn.-mar. 1978, p. 125-150, p. 68 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 133-134, 139. XII)” p. 27, 120 83 PMP CXCIX, ASMi FR cart. 38 n. 174 69 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 84 PACB 4109; Paolo Manzoni “Madonna del XII)” p. 131. Dovrebbe così trasformarsi l’e - Castello Almenno La Pieve” 2006, p. 189. spressione V ante kal. apr., dato che in 85 “Codice diplomatico d’Italia, ossia raccolta Lombardia anticipava di un giorno. di documenti originali per la storia delle cit - 70 Perg. cart. 476 N.° 21; Longoni “Fonti…IV- tà e dei comuni d’Italia fatta dal conte Carlo XII)” p. 134 Morbio (1811-1881)”, Biblioteca Martin Luther 71 Not. V. Gatti I, 71 Universitat - Halle (Saale) (Germania) - 72 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- Fondo Morbio, Autografo XXIII, p.10, segna - XII)” p. 129 lazione di G. Aldeghi. 73 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 86 “Codice diplomatico…” Autografo. CXLV, XII)” p. 27, 28, 130 p. 66, segnalazione di G. Aldeghi 74 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 87 ASMi FR 3711; Longoni “Monte Barro…” XII)” p. 129 p. 218-219 75 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 88 “Codice diplomatico…” n. XIII – p. 9, se - XII)” p. 121 gnalazione di G. Aldeghi 76 Perg. cart. 476 N.° 18; Longoni “Fonti…IV- 89 Archivio ECA Milano, Famiglie Cartella 149 XII)” p. 27, 120 90 Federica Zelioli Pini “Economia e società 77 Perg. cart. 476 N.° 21; Longoni “Fonti…IV- a Lecco nel tardo Medioveo. La famiglia de XII)” p. 134 Molzio tra XIV e XV secolo” in AdLc a. XV,

84 Abitati scomparsi nel basso medioevo

N.° 4, ott-dic. 1992, pp. 63, 67 burgo de brippio districtus pergami 91 ASMi, Perg. Lecco, cart. 129, fasc. 65; tra - 102 Pergamene del Monastero di Pontida scritto in Zelioli Pini p. 161 (=PMP) 3; CDL 1227-1230; Dozio 92 ASMi, Perg. Brescia varie, cart. 97; Zelioli “Cartolario…” p. 33-38 casis et rebus terre - Pini, p. 174-176 toriis iuris ipsius ecclesie plebis sancti ale - 93 Dante Olivieri “Dizionario di toponoma - xandri qui reiacent in suprascripto vico et stica lombarda” pag. 111; Boselli pag. 52; fundo brivio seu campo uno similiteriuris ip - “Dizionario di toponomastica Storia e signi - sius ecclesie super fluvio adua qui reiacent ficato dei nomi geografici italiani” UTET 1990; in vico qui dicitur similiter brivio e poi tro - Giovanni Battista Viganò “Brivio” 1960, p. viamo suprascripto campo super fluvio ada 9; G. B. Viganò “Brivio ieri e oggi” 1979, p. non longe a basilica sancti ambrosii campo 14 ipso dicitur subtus palagio coherit da meri - 94 Viganò “Brivio”, p. 9-10; Viganò “Brivio ie - die via da sera et montes ipsius ecclesie . ri…”, p. 14 Interessante è anche il toponimo”sotto il 95 Redaelli I, 112 Palazzo”. Il doc. è citato anche in Mazzi 96 Documento già dell’archivio plebano di “Corografia Bergomense nei secoli VIII, IX Brivio, poi di quello del monastero di e X” 1880 p. 114-115. Su questa chiesa ve - Pontida, infine di un archivio privato, edito dasi Medolago “L’ex Chiesa già Parrocchiale in CDL 1096-1098; G. Dozio “Cartolario di Sant’Ambrogio in Brivio Bergamasco” in Briantino corredato di note storiche e coro - “Comunità in dialogo” (nov.-dic. 1999) p. 13- grafiche” 1857 p. 24-26; Longoni “Fonti…IV- 19. Nel vol. “Cisano Bergamasco Alle soglie XII)” p. 31 del terzo millennio” 2002 p. 69-70 sono ri - 97 PMP 2; Dozio “Cartolario…” p. 30-32; CDL portate, anche se imprecisamente, alcune no - 1203-1205 tizie su Brivio Bergamasco, riprese senza au - 98 PMP 3; Dozio “Cartolario…” p. 33-38; CDL torizzazione da un nostro testo inedito. 1227-1230 103 Dozio “Notizie di Brivio e sua pieve rac - 99 Citiamo alcuni esempi. Nel 1264 brivio me - colte dal Sacerdote Giovanni Dozio dottore diolanense (Ricognizione delle Decime del - della Biblioteca Ambrosiana Delle pievi la Chiesa milanese nel 1264 ASMi FR 3328, Briantine Libro secondo” 1858 p. 11-12. Il f. 37), 1389 brippio de la (Not. Bertramo Rota Lupi pensava che fosse o del tutto od in mas - f. 11v), nel 1414 in loco de privio vallis sanc - sima parte sulla sponda bergamasca dove si ti martini districtus pergami , il luogo ove trova la Sosta, come si vedeva da antiche me - era la plebana come burgi de brippio dioce - morie e dai resti di un ingente ponte in pie - sis mediolanensis ed il in terratorio burgi seu tra (Mario Lupi “Codex diplomaticus civita - comunis de brupio capite plebis ducatus me - tis et ecclesiæ bergomatis” 1784, 1799, I, 287 diolani (Ricognizione… copertina). ut antiquis constat monumentis, et rudera 100 Ad esempio Gio: Bergonzi (.1204-1221.), præsertim ingentis lapidei pontis ostendunt. ). suo fratello Pietro (.1221.), i fratelli ser Nigro, 104 Dozio “Notizie di Brivio…” p. 11-12 Gio: e Guido fu Luigi di Nigro (.1240.) PACB 105 VPB XXXII, 26; FR 3240 4125; PACB 4025; PACB 4383; PACB 4025 106 VPB XX, fasc. 1; VPB XXXVI, 536v 101 Not. Patrizio Lavezzoli, ASBg not. 61, III, 107 ASDMi Legati Y 4019 153 burgo bripi comitatus mediolani ; BCBg 108 Ricognizione… f. 30v-31 Not. Bertramo Rota ASMi f. 17, 6/4/1389 in 109 Ricognizione… f. 32

85 Abitati scomparsi nel basso medioevo

110 Ricognizione… f. 35 120 PMP 209 111 Ricognizione… f. 35-35v 121 Pace del 1317 BCBg MAB 36 112 Ricognizione… f. 38 122 Il da Madone agiva nomine et vice comu - 113 Lupi II, 1099-1100; Ronchetti Iª III, 88, IIª nis tam gentilium quam populli de bripio et II, 73; Luigi Rondalli “Cisano Bergamasco” ipsius comunis de bripio e pro eius salario 1925 dice giustamente che Sosta, S. Ambrogio, potestarie unius anni proxime preteriti (Not. e forse anche Mura passavano sotto il nome Ruggero Cavazzi Imbr. 1321-1325 f. 61; di Brivium Bergomense . Questo si trova an - Ronchetti Iª V, 45 IIº III, 41; Tagliabue che in Luciano Gallina “Le vie romane mili - “Vicari…”; Gabriele Medolago “La Comunità tari di Angelo Mazzi Appunti” 1876 pag. 26. civile dell’Isola Brembana. Circoscrizioni fra 114 ASMi perg. 476 numeri 18 e 21; Longoni I e XXI secolo in "Insula" Rassegna di studi “Fonti…IV-XII)” p. 112-136, 121, 124, 135 Si sull’Isola Brembana, I, 1, 2005, pag. 6-41, hanno poi altre numerose citazioni in diver - pag. 123). se fonti. 123 In Not. Bertramo Rota f. 17 troviamo in bur - 115 PMP 159 in teratorio burgi debrivio Amane go de brippio districtus pergami poi Ameridie parte adue in contrata de villaxola e poco fossatum burgi de brippio , ubi dicitur in clau - dopo delaguarda burgi debrivio ; Ricogni- so e poi et amonte fossatum burgij . zione… burgum cum, teratorio burgi de bri - 124 Not. Gio. Corti ASBg not. 166, I, 853 vio ; Rotolo Cisano ASMi FR 3256 regesto 20 125 Troviamo una terra detta in Binda ed al de villasola vicina burgo de bripio Chiuso di Brivio era Brignate, et dirupate, 116 PACB 3185; Lupi II, 1100 posita in loco bri - et caligive, cum Bregnis, seu Caliggis dua - vio ex hac parte bus diripetis supra, et aratoriam, vidatam, 117 PMP 183 un fitto era da pagarsi in burgo et pretivam , quella al Mulino di Binda ter - de bripio amane parte addue ad domum su - rae aratoriae vidate, prativae Brignatae, et prascriptorum fratrum , cioè Davide, Adamo, Arborivae cum uno Bregno, seve Calligio uno, Corrado ed Alcherio fratelli fu Lantelmo di unius domus Molendini dirupati, et cum ar - Rodolfo Vimercati di Brivio boribus supra . (FR 3240). 118 PMP 184, regestata in Rotolo di Brivio, 126 In territorio de Brippio citra unionis ASMi Fondo di Religione (=FR) 3261 cata - Comunis de Caprino vallis sancti martinj dis - nei de vicmercato que nunc habitat in bur - trictus pergami prope rippam abdue et In bur - go brivio ultra adduam Il Dozio “Notizie di go dirupato de brippio citra dicte unionis Brivio…” p. 12 dice di non aver trovato che (Not. Angelo Corti I 6/51463). altri avessero case nel Brivio Orientale fuori 127 Il 1/3/1476 troviamo un abitante in bripio che i Vimercati. de citra ed una terra murachiva Iacentem In 119 Lupi I, 287; Ronchetti (Iª IV, 31-32 IIª II, burgo de bripio de citra abduam ubi dicitur 220; “Historiae Patriae Monumenta” XVI, 2, super platea de brippio , confinante ad ovest col. 2067; Mazzi “Corografia…” p. 115 si qua con la piazza di Brivio o strada (PMP 562). vero loca vel homines vel jurisdictionis ab ali - 128 Lupi I, 287 quo vel aliqua universitate possideantur, que 129 Not. Gio. Corti V, 148 ad jus civtatis pergami pertinent vel pertinere 130 Nel 1454 si trova comune de caprino cum videntur, bona fide studebo ea recuperare et brippio (Reg. Ducale Sfozesco 23, ASMi f. retinere et specialiter brivium cum pertinen - 222-225, ora p. 463-469), il 29/5/1456 co - tis munis de de bripio de vilasolla uniti cum

86

a t a c i t n e m i d a n i g a p a L L Facciata della chiesa abbaziale di Sant’Egidio a Fontanella. L Ambrogio Bazzero

SCHIZZI A PENNA: FONTANELLA

F ontanella è una chiesa, assai an - tà: non un nome... E la Na tura ci ir - tica, in ono re di santo Egidio, alla fal - ride crescendo intorno le ortiche del - da meridionale del Can to. D’ogni l’oblio. par te circondata da solitarie selve di «Che cosa è la vita dell’uomo?...» ca stagni e da vigneti, su un ermo piaz - Chi requia qua dentro? Fu felice o in - zaletto fra la più triste poesia, sor - felice? Fu uomo o donna?... Si accon - ge il rozzo edificio di carattere ro - cia Ella alla idea « Per sempre?». busto, colle finestre che sembrano In vita si promette ciò che non è in feritoie di castello, col campanile noi: in morte, ciò che speriamo nel - che è una vera torre feudale. Il tem - l’ultima illusione. Sul piazzaletto po l’ha dipin to colle indefinibili tin - compare il prete del luogo, ve stito te che sono sulle sue ali. Lungo il di verde, come la speranza... del gua - fianco sini stro della chiesa, un por - dagno... non cerchiamo tanto: egli tichetto deserto sfonda con melan - è felice, colla sua pipa e le ciabatte coniche linee e con un buio fanta - e gli incerti; e ci fa invidia. Don... stico: qui sotto si allogherebbero tan - don... don… (come diamine si chia - ti seggioloni tar lati, e qui si aprireb - merà?). Il mes sere, insomma, ci con - be un libro da coro, e si in - durrà alla chiesa: cioè alla sua serva, dovinerebbero sul pavimento gli am - giacché lui desidera finire quella deli - muffiti avanzi della stola, del le pia - zia anticanonica che ha nella pipa. nete, delle cocolle, e le gocce di ce - Ed è peccato! A Fontanella, mestis - ra de’ funerali, e gli asperges e i sec - sima chie sina, avrei voluto trovare chiolini: su due mensole al muro po - un prete bianco, mo desto, tranquil - sa, polveroso, semi aperto, scon - nesso un cofano da morto... ricordo forse del vicino ossario... Niente di antico qui sotto; vecchio il loggiato, vecchi i pensieri, cioè col - l’uggia dello squallore. Antichi inve - ce sono gli avanzi di case, sotto un tappeto d’edera, a destra della chie - sa: e antico è l’avello che giace pe - san te mente, scaldando al sole il gra - nito, serrando l’ombra e l’immobili - Chiostro dell’abbazia.

89 Ambrogio Bazzero

lo, e digià arrivato all’ultima scena ramente antico può presentare que - della commedia. sta tomba. L’urna male gli si adatta, Il cortiletto in cui entria mo, seguen - per forma, per diversità di pietra, per do il gi ro dell’antico co lonnato, ha gli stemmi scolpiti. Giace sopra un l’aria tranquilla, ras segnata direi, di gradino, e sotto un arco, colla data un passato che è scorso in pace, e 1419 . in pace sopporta l’oblio; due o tre ar - Due parole di fretta. Il Pellegrino nel - chi: quat tro finestre: due gelsi: dei rot - la « Vi nea Sacra » disse questa tomba ta mi: un portico. E qui facciamo una esser quella della regina Teutberga, sosta. C’è una tomba. Il co perchio ha moglie di Lotario, re di Lota ringia, scolpita, giacente nell’ultimo sonno, la quale, ripudiata, avrebbe cercato una donna di mezza età, coi capegli rico ve ro fra questi monti bergama - lunghi, con una corona in testa da schi, confortandosi alle parole del contessa o da marchesa: il manto le beato Alberto di Sogra. Una scena fra è fermato sul petto levigatissimo da questi e la regina è rappresentata su un gioiello: una cintura le allaccia la un gran de quadro della parrocchia - sottoveste; e le mani, senz’anello, so - le di Pontida. Ma alla tradizione po - no incrociate al mesto saluto della pa - polare, e al sasso che serba, sot to un ce. Il coperchio è quello che di ve - castagno, le certe impronte dei due,

La tomba di Teoperga.

90 Schizzi a penna: Fontanella

Absidi della chiesa di Sant’Egidio. osta la cronologica verità. Teutberga toz zi e frammisti, coi graffiti, affer - morì verso il 951 e Alberto nel 1095 mano la impotenza artistica delle pri - come dice la iscrizione del suo se - me costruzioni: il campanile s’alza polcro. Fontanella ebbe un Convento davanti all’al tare maggiore: una ta - di Clu nia cesi, con un abate e dodici vola bellissima rappresenta il Rinasci - monaci, e un archivio nella torre del men to - Sant’Egidio: gli altri arredi castello detta « la Botta ». Il Ron chetti e la sacrilega imbiancatura suggeri - ha provato che fondatrice fu una piis - scono alla serva guida la sapiente sima vergine Toperga, vissuta a tem - esclamazione: «Tutti dicono che è pi di Alberto, ivi sepolta, ed ivi vene - una bella chiesa! Ma sí, se fosse nuo - rata come beata, in un sepol cro, con va! se...». otto lampade. Io non sono architetto e studioso Tutte queste cose, lette, pesate, dis - per ana lizzare i particolari: mi lascio cusse, per me turbano la pace di quel - vincere dall’insieme, che è severo, la tomba. Amo meglio l’indetermina - raccolto, pieno di poesia storica e to. religiosa. Non domandò la mia fan - La chiesa è a tre navate, che, colle co - tasia: «Chi pregò? Come vi pregò?...». lonne informi, coi capitelli vari e Il povero uomo passa: il cofano vec -

91 Schizzi a penna: Fontanella

raglie a dadi di pietra si giun ge a cer - ti bugigattoli di tragetti e di scale, do - ve, se al dissopra delle finestrine, se dalle pareti ad dentellate, se tra le gronde protese, si vede un po’ di cie - lo azzurro, sembra un fesso da cui scappa l’anima prigioniera alla liber - tà della vita e dell’amore. C’è dav - vero del bello!... Là si imma gina un trovatore col liuto ad un pertugio di torre per consolare un dolore, e si ode invece un lungo muggito di mucca e si vede una fanciulla che spa lanca una stalla. Si sogna forse una donna melan conica e stanca, e appare un vignaiuolo, barcollan te sotto una corba d’uva, che si sfrega contro le strette pareti della viuzza. C’è un portico finalmente, dove il so - le scal da ogni minima ragnatela, e La torre campanaria. ogni fuscello di pa glia: c’è una cuci - chio e l’avello antico rinchiudono l’e - na oscura con una scodella di latte, nigma della sfinge. una facciata di castello, una gran bot - Le rimanenti case di Fontanella io te, e uno, due, tre, quattro grappo - vorrei assomigliarle a certi luoghi ve - li d’uva. duti nei sogni, nei quali corre l’oc - E c’è una bionda fanciullina, con due chio e inciampa il piede, e la luce begli occhi e un bocchino, una ca - non è luce, e l’aria vi è morta. Per ra, tranquilla creatu ra, che, fra tan - anditi regolari, per archi bui, per mu - ta e tanta imponenza d’antico, ac -

* Milanese - muore a 31 anni (1851-1882) - , di ricca famiglia, Ambrogio Bazzero si dedica al collezionismo di armi antiche, agli studi archeologici e alla scrittura, con li - bri, articoli, corrispondenze sul “Corriere della Sera” e su giornali femminili, dove, spesso, firma con nomi di donna. Comincia nel segno di Dossi e come questo è un appartato; gradualmente acquisisce una propria fisionomia che lo porta a precorrimenti di atmosfere decadenti, pascolia - ne e crepuscolari. In questi aspetti consiste l’interesse stilistico denotato dagli stessi ti - toli delle sue opere, come per esempio Schizzi a penna e Acquerelli (da: Ambrogio Bazzero, Prose selette , a cura di G. Grasso e E. Paccagnini, Azzate 1997).

92 Le riviste del territorio INSULA - RASSEGNA DI STUDI SULL’ISOLA BREMBANA a cura dell’Istituto di Studi sull’Isola Brembana, PromoIsola, Comunità dell’Isola Bergamasca anno I, numero 1, gennaio-dicembre 2005 (In di Mario Testa)

INDICE E SOMMARIO

Presentazione di Guido Bonacina e Silvano Ravasio

Premessa a cura della Direzione dell’Istituto di Studi sull’Isola Brembana

La comunità civile dell’Isola Brembana. Circoscrizioni fra I e XXI secolo di Gabriele Medolago

“Congregati tutti li infrascritti consoli et sindici et tesorieri de comuni di Quadra d’Isola”. Quarant’anni di attività istituzionale della Quadra dell’Isola nel se - colo XVIII di Marino Paganini

94 Le riviste del territorio

L’Isola e la politica finanziaria dei Visconti. Tassazioni, appalti, riscossioni, prestazioni: il riflesso sulle mutazioni intracomunitarie di Luigi Cortesi

Le lotte tra guelfi e ghibellini nell’Isola Brembana (secoli XIV e XV) di Alberto Pendeggia

Dal Ponte San Pietro de là al Ponte di S. Vittore: un probabile itinerario prei - storico sulla riva destra del Brembo di Vincenzo Malvestiti Perché è scomparso il castrum de Lisina? di Riccardo Caproni Osservazioni su due chiese romaniche della parrocchia di Marne di Gian Maria Labaa Un ignoto frammento scultoreo romano riscoperto a Filago di Gabriele Medolago

L’Isola che… non c’è più. Qualche considerazione sull’antico palazzotto mo - nastico di Medolago demolito nel 1983 di Giovanni Spinelli I Collegi-Convitti di Presezzo di Gabriele Medolago e Giuseppe Rottoli

Fabbricieri, ribaldi e balòs. Diatriba fra parroco e fabbricieri nella Bonate Sotto del 1866 di Giuseppe Beretta Bibliografia sull’Isola Brembana 1 (dalle origini sino al 2004) di Gabriele Medolago, Vincenzo Malvestiti e Alberto Pendeggia

Sommario e indice de «L’Opinione» di Albereto Pendeggia L’Istituto di Studi sull’Isola Brembana. Note Programmatiche

Brevi memorie sulla vita e l’opera di Mario Giacomo Testa (1925-2004) di Gabriele Medolago, Pierluigi Forcella e Alberto Pendeggia

L’Isola che non conosci. Stati Generali Comunità Isola Bergamasca di Cristiano Esposito, Silvano Ravasio e Guido Bonacina

95 QUADERNI BREMBANI 4 a cura del Centro Storico Culturale Valle Brembana www.culturabrembana.com numero 4, anno 2006

SOMMARIO

Presentazione di Felice Riceputi

Antica e singolare medaglia rinvenuta in Valle Brembana di Giuseppe Pesenti

Dai pollini nuova luce sulle origini della Valle Taleggio di Arrigo Arrigoni

Giuseppe Cavagnis, sacerdote e artista della prima metà dell’Ottocento di Wanda Taufer

San Pellegrino 15 luglio 184 8: giallo del reduce dello Spielberg. Sulle ali di “Va pensiero…” di Bernardino Luiselli

96 Le riviste del territorio

Lo statuto di Oltre il Colle del 1610 di Tarcisio Bottani

Gli affreschi dell’antica chiesa di Santa Maria Assunta di Endenna di Giulio Gabanelli

Omaggio a Zogno di Vito Sonzogni [disegni]

Per qualche dollaro in più di Roberto Belotti

Il “porto” di Clanezzo di Sergio Tiraboschi

L’Abate Calisto letterato brembano del XVIII secolo di Gabriele Medolago e Roberto Boffelli

Il complesso carsico e le antiche miniere di : dai damnati ad metalla alle ultime esplorazioni speleologiche di Denis Pianetti

Il colera a Piazza Brembana (1884) di Giacomo Calvi e Anna Fusco

“Onde procacciarsi il vitto delle proprie famiglie in paesi lontani”. Emigrazione in Valle Brembana nel periodo napoleonico ed austriaco (180 2-1859) di Felice Riceputi

Il Cristo deposto della chiesa di San Martino oltre la Goggia di Maria Luisa Figini

Vicende della nuova strada ottocentesca “Lenna - Ponte di Fondra ” di Gianni Molinari

La famiglia Camozzi e l’arte della fusione del ferro di Diego Gimondi e Osvaldo Gimondi

“Annotazioni ornitologiche dalla Valle Brembana”. Da un resoconto di fine ’800 di Ettore Arrigoni degli Oddi di Enrico Cairo

97 Le riviste del territorio

La vecchia mulattiera di via Ajali a Piazzolo: tradizioni e curiosità di Gian Mario Arizzi

Malato di montagna di Ermanno Arrigoni e Nino Lo Conti

Il Giornale, il Corriere, il Gazzettino: la stampa di San Pellegrino nella belle époque di Adriano Epis

Corne de Brémp di Elio Rota

La notte di Santa Lucia coi barboni della stazione di Milano di Giuseppe Giupponi

27 luglio (a Cesare Sermenghi, poeta) di Bruno Reffo

Sera di Nunzia Busi

Un aiuto per volare di Adriano Gualtieri

E ti cerco di Eleonora Arizzi

La mé cara nóna Angiulina… (a ricordo) di Pierluigi Ghisalberti

Ol miracol dela Sacra Spina di Mario Giópponi

Crosnèl di Alessandro Pellegrini

Bèrghem di Bepi Belotti

Concorso scolastico “Storia e tradizioni della Valle Brembana”

98 Il Sistema bibliotecario dell’Area Nor d- Ovest SISTEMA AREA NORD - OVEST SISTEMA AREA VALLE SERIANA

SISTEMA AREA URBANA DI BERGAMO

SISTEMA AREA SISTEMA AREA EST - LAGHI DI SISTEMA AREA BASSA PIANURA

Mappa della rete bibliotecaria bergamasca Il Sistema bibliotecario

IL SISTEMA BIBLIOTECARIO DELL’AREA NOR D- OVEST DELLA PROVINCIA DI BERGAMO

I l Sistema bibliotecario intercomu - Pel legrino Terme, Santa Brigida, na le dell’Area Nor d- Ovest della Sant’O mo bono Ter me, Sedrina, Serina, Provincia di Ber gamo è stato istituito Solza, Sorisole, Sotto il Monte Giovanni nel 2001 e ha il compito di attuare la XXIII, Stroz za, Suisio, Terno d’Isola, cooperazione tra biblioteche di un uni - Ubiale Clanez zo, Val brem bo, Valnegra, co insieme territoriale e di garantire a Villa d’Adda, Zo gno. tutti i cittadini del Sistema un servizio La realtà delle biblioteche del Sistema omogeneo di accesso all’informazio - è molto sviluppata e pienamente in - ne e alla fruizione di beni librari e do - tegrata nel territorio. Ad esempio, nel - cumentari. L’ambito territoriale di rife - l’anno 2004 si sono registrati comples - rimento del Si stema comprende tutta sivamente i seguenti dati: l’area nor d- occidentale della bergama - * prestiti a domicilio : 354.784 sca (Isola Bremba na, Bassa Valle San * utenti attivi : 40.069 (utenti cioè che Marti no, Valle Imagna e Valle hanno preso in prestito almeno un li - Brembana), con un’utenza potenziale bro durante l’anno di riferimento) di 180 mila abitanti (80 comuni di ri - * patrimonio librario : 630.636 volumi. ferimento per 52 biblioteche). Alla bi - In estrema sintesi il Sistema bibliote - blioteca di Ponte San Pietro compe - cario intercomunale dell’Area Nord- te il ruolo di biblioteca Centro Sistema Ovest della pro vincia di Bergamo of - e sede operativa del sistema bibliote - fre i seguenti servizi: cario. Le Amministrazioni comunali ade - * coordinamento degli acquisti librari. renti al Si stema sono 52 e sono i comu - * prestito interbibliotecario. ni di: Al menno San Barto lomeo, * realizzazione rete informativa tra bi - Almenno San Sal vatore, Ambiv ere, blioteche e assistenza informatica. Barzana, Bedulita, Berbenno, Bo nate * promozione della lettura, con parti - Sopra, Bo nate Sotto, Bottanuco, colare riferimento ai bambini e ragaz - Brembate di Sopra, Brembilla, Calusco zi. d’Ad da, Camerata Cornello, Capizzone, * stimolo e supporto alla organizzazio - Ca priate San Ger vasio, Caprino Berga - ne di servizi multimediali nelle biblio - masco, Carvico, Chigno lo d’Isola, Ci sa - teche aderenti. no Bergamasco, Corna Imagna, Cor nal - * valorizzazione degli studi di interes - ba, Filago, Fuipiano Imagna, Lenna, se locale e degli archivi storici. Locatello, Madone, Mapello, Medolago, * formazione e aggiornamento del per - Oltre il Colle, Palazzago, Piazza Bremba - sonale. na, Ponte San Pietro, Pontida, Presez- * attività di comunicazione servizi bi - zo, Roncola, San Giovanni Bianco, Sa n bliotecari.

101 SOMMARIO

Presentazione pag. 5

L La tesi di laure a: Simona Mazzoleni La chiesa di San Tomè in Almenno San Bartolomeo: nuove ipotesi interpretative pag. 9

L Gli articol i: Carla M. Kovs cˇa “Una delle valli più selvatiche della Bergamasca”: Gianandrea Gavazzeni e la Valle Imagna pag. 19 Claudio Gotti Il bergamasco e la sua ombra tra commedia e realtà, tra passato e presente pag. 27 Fabio Bonaiti La Valle San Martino: terra di confine tra transiti, scontri ed incontri pag. 33 Gian Luca Baio Una “geografia letteraria” dimenticata: Anna Zuccari e la Bergamasca pag. 45 Maddalena Chiappa La famiglia Legler a Ponte San Pietro. Paternalismo e imprenditoria tra Otto e Novecento pag. 53

L’approfondiment o: L Gabriele Medolago Abitati scomparsi nel basso medioev o presso l’Adda (Cremellina, Brivio Bergamasco, Lueno ) pag. 61

L La pagina dimenticata: Ambrogio Bazzero Schizzi a penna: Fontanella pag. 89

Le riviste del territorio pag. 94

Il Sistema bibliotecario dell’Area Nor d- Ovest pag. 101 In copertina

La copertina di ogni numero della rivista “Abelàse” sarà dedicata ad un artista del territorio particolarmen - te significativo e importante; in questo numero d’esordio ricordiamo il pittore e scultore brembano Filippo Alcaini, di cui ricorre quest’anno il 60° anniversario della nascita e il 20° della scomparsa; dell’indimenti - cato artista di Dossena viene riprodotto, in prima di copertina, un particolare dell’opera del 1983 intitolata “L’affresco”. Filippo Alcaini (Dossena 1946-1986), autentico autodidatta, inizia sin da piccolo a dipingere, per poi frequentare con notevole profitto i corsi di decorazione alla scuola d’arte A. Fantoni di Bergamo. Per quattro anni lavora nel capoluogo orobico con Francesco Salvi detto "Cecca", artigiano decoratore e restauratore assai noto in città. In Etiopia, nel 1967, fa parte dell’équipe guidata da Sandro Angelini per il restauro di alcune chiese. Collabora per circa due anni con il pittore tedesco Heinrich Steiner e con lo scultore bergamasco Elia Ajolfi alla decorazione della moschea di Shabbi a Bengasi. Dal 1970 si dedica attivamente alla pittura allestendo mostre personali e partecipando a numerose colletti - ve in Italia e all’estero. Nel ’79 insegna plastica alla scuola d’arte A. Fantoni. Dal 1981-82 organizza e par - tecipa alla realizzazione di murales nel territorio di Dossena e a partite dai primi anni Ottanta si dedica anche alle tecniche incisorie. Le sue opere sono conservate in raccolte pubbliche e private italiane e stra - niere (per la vita e per l’opera del pittore bergamasco, si veda in particolare: A. Fumagalli, Filippo Alcaini: un uomo e una valle , Ferrari, 1992). Finito di stampare nel mese di settembre del 2006 dalla PRESS R3 di Almenno San Bartolomeo (Bergamo) SISTEMA BIBLIOTECARIO AREA NORD-OVEST PROVINCIA DI BERGAMO 2006