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Anno VIII N. 69 | Febbraio 2019 | ISSN 2431 - 6739 Antonio Pietrangeli, a cento anni dalla sua Per questo inverno: il nascita senso del cinema per Un regista che ha lasciato il segno nel cinema italiano, a partire dal suo impegno politico forma- la neve tivo nel mondo dell’associazionismo culturale cinematografico, un esempio concreto per molti autori contemporanei Vera oppure rifatta la Per ricordare Antonio sale. Questo elemento, connesso anche con la neve abbonda nel cine- Pietrangeli, nel cente- difesa del nuovo cinema italiano (nel 1948 An- ma. Come un’esigenza nario della nascita tonio Pietrangeli sarà tra i promotori del “Mo- di racconto. C’è in tutti (era nato il 19 gennaio vimento per la difesa del cinema italiano”), i generi, fantascienza 1919 e morirà nel luglio condusse alla nascita della FICC, la Federazione compresa. Fa inverno, del 1968) sembra op- segue a pag. successiva ne rende il rigore e l’in- portuno tornare agli Natalino Piras canto. Come in Came- anni del secondo do- lot (1967), musical di Jo- Elisabetta Randaccio poguerra, un momen- shua Logan, quando in una sosta della cerca to di grande fermento del Graal, Lancillotto (Franco Nero) dice a un ed entusiasmo per il cinema italiano. Come altro cavaliere della Tavola Rotonda di avere scriveva lo stesso Pietrangeli nell’introduzio- nostalgia del Natale. Il paesaggio è coperto di ne dell’edizione italiana di un sintetico testo neve, la stessa, viene da pensare, che trova Par- sul “Cinema italiano sonoro” (Livorno, 1950), i sifalm anche lui alla cerca, in Excalibur (1981) di nostri registi parteciparono a “quel movimen- John Boorman. Prendete un filone, un genere, to innovatore che accendeva speranze, illusio- e ritroverete sempre la neve. È un leit-motiv, ni, ardimenti in tutti i campi della vita nazio- visione a distanza e attraversata, dalla Califor- nale”. Quel momento straordinario per molti nia al Montana, in molto western classico. C’è registi e intellettuali gravitanti nel mondo del persino nel western all’italiana. Per tutti Il cinema portò anche a una riflessione teorica grande silenzio (1968) di Sergio Corbucci, il che andava oltre l’estetica e la pratica filmica, ghiaccio dentro cui i cacciatori di taglie con- saldandola con le nuove esigenze di uno spet- servano i corpi dei banditi uccisi perché non si tatore finalmente libero di scegliere e, soprat- decompongano. Diverse situazioni del film tutto, discutere le pellicole programmate nelle “Selfie all’aeroporto di Ciampino”. Pierfrancesco Uva vengono anticipate in Django (1965) sempre di Sergio Corbucci e riprese da Django Unchained (2012) e The Hateful Eight (2015) entrambi di Quentin Tarantino. Forse per capire di quan- Il sonno funesto della cultura cinematografi- to la neve possa essere sognata e reale, danza ca…e associativa e duro manto, portata dal vento e freddo che taglia le mani, bisognerebbe averla per davve- “Ninna nanna, nanna ninna/ er pupetto vò la zinna/ dormi dormi, cocco bello/ se no chiamo Farfarello/ ro sperimentata per un tempo lungo. A me è Farfarello e Gujermone/ che se mette a pecorone/ Gujermone e Cecco Peppe/ che s’aregge co’ le zeppe: co’ le capitato da bambino nel febbraio del ‘56 quan- zeppe de un impero/ mezzo giallo e mezzo nero…” do la neve forte durò per un mese intero. Si da Trilussa.La ninna-nanna de la guerra - 1914 ammucchiava e stratificava per strade e vicoli, arrivando a toccare le tegole dei tetti da cui Ed è una zinna impor- silenzio. Al silenzio delle coscienze, a quello scendevano, luci di un inverno incantato, sta- tante quella per cui l’i- dell’oggettività e fatalmente a quello dell’one- lattiti di ghiaccio, sos cannelotis. Gli stessi colori talico pupetto smania stà. Eppure quella mammella, seppur flaccida di tante saghe nordiche che hanno la loro sum- e si dispera. È la zinna e sfibrata, è stata capace di spargere dal suo ma cinematografica nelle trilogie del Signore di diritto, quella pub- pubblico capezzolo un gruzzolo di 400 milioni degli anelli (The Lord of the Rings, 2001-2003) e blica, quella di tutti. di euro per il rilancio dell’emaciato pargoletto. dello Hobbit (2012-2014) realizzate da Peter Ja- Anzi no, proprio di Gli stravaganti silenzi e l’artificiosa esultanza ckson – è la Nuova Zelanda il luogo degli esterni tutti no. Diciamo di al- proverranno forse da questa recente sbornia – che li ha tratti dai libri scritti in un decennio Stefano Pierpaoli cuni e sempre meno di finanziamenti? Sta di fatto che quelle paro- dagli anni Trenta alla fine dei Quaranta del No- numerosi. C’è uno strano silenzio di associa- le sono state dette e un senso o una sorgente vecento, da J.R.R Tolkien (1892-1973). Era filolo- zioni e carta stampata sui dati da poco giunti dovranno pur averla. Parole senza idee, d’ac- go, linguista, romanziere e docente a Oxford. riguardo l’ennesimo calo di spettatori nella cordo, ma nulla ha mai fatto pensare che tutto Nella sua infinita opera attinge e ricompone sale cinematografiche italiane. Un silenzio quel malloppo fosse frutto di idee. Perciò biso- con impronta del tutto personale la neve e gli bizzarro perché composto di comunicati e gna andare a cercare l’inghippo che ha impe- inferni di giaccio che provengono dalla saga quindi di parole e quindi di rumori. Dichiara- dito all’olio di lubrificare gli ingranaggi dell’o- dei Nibelunghi, dall’Edda islandese, dal Ciclo zioni giubilanti che descrivono un non pervenu- rologio. Le lancette segnano l’ora del secolo bretone, dal medievale Perceval o le Conte du to successo sfoggiando una retorica ridondante, scorso e se è pur vero che un paio di volte al Graal di Chrétien de Troyes, dal romanzo La morte e la retorica si sa, in questi casi corrisponde al segue a pag. 5 segue a pag. 3

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segue da pag. precedente attraverso lo sguardo delle donne, mai stereo- ancora una volta, si distingue per i ritratti fem- Italiana dei Circoli del Cinema, la prima asso- tipate e macchiettizzate (come, spesso, acca- minili, supportato da un’interpretazione effi- ciazione di divulgazione cinematografica, che drà nella “commedia all’italiana”), semmai de- cace di tutto il cast. Adua e le compagne rappre- dava rilevanza a uno degli attori fondamenta- scritte nelle sfumature psicologiche e nelle senta così il riuscito matrimonio tra film di li dell’industria culturale della settima arte: lo inquietudini di una condizione di genere nel- denuncia e film intimista “d’autore’” (Spalla). spettatore. Antonio Pietrangeli ne divenne la sua mutazione epocale. Certo, il suo affron- Da rivedere e rivalutare sia per la sua ironia nel 1947 il primo presidente. Questa carica la tare l’Italia sospesa tra la ricostruzione e il boom raffinata, sia per essere un film assolutamen- mantenne per due anni, un periodo non sem- economico viaggia anche nell’ironia graffiante e te fuori dai generi praticati all’epoca in Italia, plice per l’Italia, che affrontò, nel 1948, le pri- nell’amara melanconia delle sue commedie, è Fantasmi a Roma (1961), sceneggiato oltre che me elezioni politiche della neonata Repubblica. spesso troppo frettolosamente analizzate e defi- dal regista, da Ennio Flaiano, Ruggero Macca- Anche per la FICC non fu semplice strutturar- nite, mentre racchiudono sempre elementi mai ri e Ettore Scola, dove alcuni ectoplasmi si im- si; le idee del primo statuto erano molto chiare, superficiali sulle contraddizioni della realtà e pegnano per sottrarre al sacco edilizio di Ro- si chiedeva agli spettatori, da una parte, come delle difficoltà di chi vive in un mondo, che sta ma il palazzo storico in cui abitano. Si tratta affermava in una conversazione radiofonica mutando in maniera non prevedibile. Così, di un piccolo film gioiello, in cui c’è il richia- Virgilio Tosi, “coscienti, appassionati del come scrive Teresio Spalla in un testo raccolto mo alla speculazione del mattone “che pro- buon cinema... una parte di responsabilità nel in “Commedia all’italiana” (a cura di Riccardo prio l’anno prima aveva raggiunto l’acme con difendere, sulle barricate del circolo del cine- Napolitano per Gangemi editore, 1986), ne Lo l’occasione delle Olimpiadi; c’è un richiamo ma, le posizioni di resistenza della cultura e scapolo (1953), nel descrivere la triste fine di alle debolezze e paure della società di allora... dell’arte cinematografica”, dall’altro, si cerca- Paolo, il protagonista interpretato da Alberto in rapporto al mondo dell’arte e d’amore che i vano fondi statali per sostenere l’organizza- Sordi, “sottolinea come la donna, per vincere fantasmi rappresentano pur con le loro uma- zione. Antonio Pietrangeli, che a quell’epoca il maschio sia costretta a rivestirne le costu- nissime golosità” (Spalla). Dopo i risultati in- aveva già un passato di critico e di importante manze tradizionali e a rappresentare comun- teressanti de La parmigiana e La visita nel 1963, sceneggiatore, si dedicò freneticamente all’at- que un patrimonio immobile”, mentre Souvenir due rilevanti disegni femminili, e Il magnifico tività di presidente della FICC, come ci rac- d’Italie, 1957, (forse uno dei suoi lungometraggi più cornuto (1964), aggiornamento malinconico del- conta Virgilio Tosi nel suo “Quando il cinema la classica pochade di Crommelynck, arrivia- era un circolo” (Biblioteca di Bianco & Nero, mo al punto più alto della carriera di Antonio 1999), travolto da problemi pratici, economici, Pietrangeli, Io la conoscevo bene (1965), uno dei politici. Da questo punto di vista, per un certo film più belli e importanti del cinema italiano periodo, come ci dice sempre Tosi, il sottose- di sempre. L’opera colpisce ancora al cuore del- gretario Giulio Andreotti fu disponibile nei lo spettatore perché, pur essendo sicuramente confronti di Pietrangeli, di cui era stato com- legata al contesto dell’Italia del boom economi- pagno di scuola alle medie e al liceo, poi, al co, di cui mette in scena macro e micro ele- momento delle elezioni del 1948, quando il re- menti sociali, dalle possibilità lavorative al be- gista si presentò nelle liste della sinistra per nessere soprattutto delle classi più agiate, dai quanto non eletto, l’atteggiamento nei suoi cambiamenti di costume con il desiderio e la confronti cambiò decisamente. “Dopo reitera- nascita del “tempo libero” (l’affollarsi nelle sale ti tentativi per ottenere un’udienza, Pietrange- cinematografiche, la popolarità dell’industria li si deve accontentare di parlare con il capo di discografica del 45 giri) e delle “vacanze” in una gabinetto, che gli propone un generico interes- sorta di corsa ansiosa al consumismo come an- samento”. È un momento di grave crisi per la tidoto a dolori e sofferenze collettive pregresse, FICC e, nel marzo del 1949, la presidenza Antonio Pietrangeli sul set “Io la conoscevo bene” con alcune dinamiche vanno oltre la periodizzazio- dell’associazione passerà nelle mani di Franco Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli ne storica. La giovane Adriana, il suo “ingenuo” Antonicelli. Pietrangeli, comunque, conti- desiderio di affermarsi, il suo complesso di in- nuerà a interessarsene e, nel 1950, concluden- deboli, sempre con Alberto Sordi) “devia ancora feriorità culturale e sociale, che la pone come do il breve saggio citato sul cinema italiano, una volta dalle intenzioni della produzione e di- vittima di uomini cialtroni e umanamente pa- sintetizzerà la sua idea sulle possibilità esteti- viene un arguto, satirico ritratto di un’Italia tetici, la sua ricerca della felicità, che solo, alla che e di intervento sociale della settima arte: turistica tutta falsa e tutta fatiscente folclore” fine, con la scelta del suicidio, capiamo non es- “Nei drammatici contrasti della situazione at- (Spalla). Grande successo ottenne Nata di sere frutto di stolta superficialità, non è diversa tuale, se l’Italia riuscirà a mantenere viva e li- marzo (1957) con Jacqueline Sassard, interes- da una ragazza odierna obnubilata da miti e bera la voce della sua cinematografia, altre pa- sante narrazione di un matrimonio complica- obiettivi dai piedi d’argilla, trappole per giova- role nuove potranno risuonare ancora nel to, strutturato con l’espediente del flashback ni donne, ancora con problemi di strutturazio- mondo, a vera difesa ed esaltazione dell’uomo dove “questa ragazzina dei nostri tempi, che ne dell’identità. Io la conoscevo bene è sicuramen- che soffre, dell’uomo che lavora, dell’uomo che Pietrangeli tratteggia con fine gusto e intuito te anche il ritratto di una condizione femminile cerca quotidianamente le sue umili, nobili ve- psicologico, è al centro di un film che vuole es- in fieri; dopo qualche anno, Adriana probabil- rità su questa terra”. Si tratta di un’appassio- sere non tanto la storia di un’esperienza gio- mente invece che suicidarsi, avrebbe scelto (ne nata lode del neorealismo e, sicuramente, nel vanile, quanto un ritratto femminile spregiu- ha comunque lo spirito, se pure “in nuce”) di ri- suo film d’esordio come regista,Il sole negli oc- dicato e provocante” (Rondolino). Se per Nata bellarsi. Nel film, inoltre, Pietrangeli, si rivela, chi (1953), tale estetica ancora sembra attraver- di marzo la produzione pretese un finale rassi- ancora una volta, direttore di attori e soprat- sarne la struttura e il contenuto. Infatti, affer- curante, estremamente drammatico e amaro tutto di attrici, mentre assai interessante è la mava, “mi interessava raccontare vizi e virtù di risulta Adua e le compagne (1960). Le cronache reale cattiveria con cui mette in scena il mondo un’umanità semplice, primitiva, sprovveduta, dell’epoca ci raccontano come, alla prima del dello spettacolo in tutta la sua crudezza e du- che si trova di colpo messa a contatto con quel- film, partecipò anche la senatrice Lina Merlin, rezza (ovviamente, il punto di non ritorno è l’e- la più complessa, scaltrita, affannata che po- che si era battuta contro la prostituzione “di pisodio del ballerino interpretato da Ugo To- pola la città”. È, poi, evidente come con la figu- stato”, rendendo illegali le case di tolleranza. gnazzi). Antonio Pietrangeli morirà in un ra della giovane servetta Celestina, inizi Il film di Pietrangeli racconta la storia amara incidente marino nel girare Come quando e per- quella serie di ritratti femminili, che Pietran- di un gruppo di ex prostitute che tentano, do- ché (1968-69), concluso da Valerio Zurlini, anco- geli dipingerà nella sua filmografia, raccon- po la promulgazione della legge in questione, ra una storia di crisi di coppia, schiacciata da tando, elemento anomalo nel cinema italiano di rifarsi una vita, ma falliscono i loro progetti convenzioni e ipocrisie borghesi. moderno, i cambiamenti della nostra società con uno straziante destino finale. Pietrangeli, Elisabetta Randaccio 2 [email protected]

segue da pag. 1 nostalgia, gli impossibili ritorni, il ghiaccio Armata Rossa e Armata Bianca. Sintomatico 0 di Artù scritto nel XV secolo da Thomas Ma- che disegna particolari così come universi e che il treno fermo sulla neve di Strel’nikov lory. Potremmo aggiungere, come cosa perso- mondi nella dacia di Juriatin (ispirata alla rea- serva da richiamo a quello dell’Assassinio nale ignota a Tolkien ma conosciuta da sull’Orient Express (Murder on the Orient Jackson, Lancillotto e Ginevra (Lancelot du Express), il celebre giallo (1934) di Aga- lac, 1973) di Robert Bresson e Perceval le tha Christie reso cinema in due omoni- gallois (1978) di Éric Rohmer. La neve è mi film importanti, quello di Sidney l’elemento indispensabile di narrazio- Lumet, 1974 e l’altro di Kenneth Brana- ne, il contesto e il linguaggio che rendo- gh, 2017. Ritornando alla neve di guer- no universale qualsiasi sperduto paese. ra, nive tosta, non c’è film sulla prima Anche il mio, Bitti, in Barbagia, dell’in- guerra mondiale, anche e soprattutto i verno 1956. La neve racconta e trasfor- documentari in bianconero, dove la ne- ma, supera i confini e stabilisce tappe, ve non sia insieme protagonista e det- di più o meno lunga durata. C’è in que- taglio, fuga e completezza. Dall’insen- sto continuato ritorno alla neve sia il sato fronte italiano, la trincea di Uomini dato sentimentale sia che la narrazione “Il grande silenzio” (1968) di Sergio Corbucci contro (1970) di Francesco Rosi tratto da cinematografica ha sempre necessità Un anno sull’altipiano (1936-1937) di di una preistoria reale e immaginata, Emilio Lussu sino ai classici dell’anti- con date imposte dallo scavo archeolo- militarismo: Per il re e per la patria (King gico, la ricerca scientifica, così come di- and Country, 1964) di Joseph Losey, latabili nel tempo e fuori dal tempo. Là All’ovest niente di nuovo (All Quiet on the si formano le leggende e i miti di cui il Western Front, 1930, di Lewis Milestone, cinema non può fare a meno. Prome- di Delbert Mann, 1979) tratti dal ro- teo che ruba il fuoco dalla fucina di Efe- manzo Niente di nuovo sul fronte occiden- sto, Vulcano, per donarlo agli uomini, è tale (Westen nichts Neues, 1929) di Erich l’archetipo di Sant’Antonio Abate che Maria Remarque. Neve rossa e fango per lo stesso motivo scende all’inferno e che accomunano nel segno del classico inganna il diavolo: per riportare in su- e di film-capolavoro Westfront 1918 perficie, dentro un bastone di ferula, le (1930) di Georg Wilhelm Pabst e Oriz- scintille vitali. La condizione che spinge “The Hateful Eight” (2015) di Quentin Tarantino zonti di gloria (Pahts of Glory, 1957) di sia Prometeo che Antonio a compiere Stanley Kubrick. Restando nel bianco- un gesto impossibile, il primo condan- nero che fa cronaca dell’insensato mas- nato per l’eternità a un orribile suppli- sacro del ’15-18, struggente la sequen- zio per aver violato la legge di Zeus l’al- za nella Grande guerra (1959) di Mario tro santificato dai cristiani, è la terra, Monicelli. C’è un portaordini che deve l’intero pianeta, sotto la morsa del gelo. saltare dentro la trincea per consegna- Solo neve senza luce: anche questa ve- re un dispaccio urgente dello Stato diamo in molti film. Ammodernata, Maggiore. Il bianco della neve rende vi- dentro le metropoli e nelle guerre che sibilissimo il bersaglio per il cecchino l’umanità non ha mai smesso, è neve di in agguato. Ciononostante un fanatico fango e di sangue. Per tornare alla fan- tenente (Mario Valdemarin), insensi- tascienza come condizione, le glacia- bile a chi gli dice che è meglio aspetta- zioni e le loro ere vanno dal Pianeta delle re, ordina al messaggero di saltare. Fa- scimmie (Planet of the Apes, 1968) di Fan- “Il pianeta delle scimmie” (1968) di Franklin J. Schaffner tale è il salto per il portaordini. Viene klin J. Schnaffer sino ad Avatar (2009) colpito a morte. Il dispaccio urgente di James Cameron passando per 2001: erano gli auguri di Natale dello Stato Odissea nello spazio (2001: A Space Odys- Maggiore, che non abbiano mai pace sey, 1968) che Stanley Kubrick ha tratto Cadorna e i suoi consimili, neppure nel da un soggetto di Arthur C. Clarke che limbo della storia. Sintomatico il rove- lo stesso Clarke ha reso romanzo. Sem- scio di questa sequenza nella fraterniz- pre la neve. La storia impone altri pae- zazione tra fantaccini la notte di Natale saggi innevati. Pensate alla neve del nel romanzo Il buon soldato Sc’svèik del Dottor Živago (Doctor Zhivago, 1965) il boemo Jaroslav Hašek, tradotto in 120 film che David Lean ha tratto - dalro lingue, e nelle sue riduzioni teatrali e manzo omonimo del premio Nobel in cinematografiche. Passata la notte del- contumacia Boris Pasternak. Una co- la nascita del bambino i fantaccini con- stante nel racconto, prima, durante e tinueranno ad ammazzarsi tra di loro. dopo la Rivoluzione per antonomasia, Assurda neve. Verrà la neve di Au- quella sovietica del 1917, è la neve. “Il dottor Živago” (1965) di David Lean schwitz ad abolire ogni possibile idea Dall’andare romantico dentro una slit- di fratellanza. Non c’è film o libro su ta, alla vigilia di Natale, di Jùrij Živàgo (Omar le Peredelkino di Pasternak), negli Urali. Auschwitz dove non ci sia la neve. Ad Auschwi- Sharif) e della sua fidanzata Tonja (Geraldine Nell’intermezzo sempre di neve ci sono i tre- tz c’era la neve, il canto dei Nomadi e di Guccini Chaplin) alla vigilia di Natale poco prima che ni, treni di deportati simili a quelli per Au- che dice del bambino nel vento perché reso fu- le guardie a cavallo dello zar reprimano un’in- schwitz (cameo di Klaus Kinski, prigioniero mo uscente dai forni crematori, è cosa uni- surrezione, si passa alla neve della prima politico condannato ai lavori forzati) e il treno versale. Dice Primo Levi nel suo immortale Se guerra mondiale (fango e sangue) dove scocca che tutta la Russia attraversa di Strel’nikov questo è un uomo (1947) che i prigionieri nel l’amore tra Jùrij e Lara (la bellezza di Julie (Tom Courtenay) che fu Paša Antipov, già fi- campo sentivano l’avvicinarsi della neve già Christie è cosa ineffabile), per avere come te- danzato di Lara, diventato spietato e sangui- ad agosto, annunciata dal vento che scendeva ma ripetuto e da fissare nei precordi della nario capo bolscevico nella guerra civile tra segue a pag. successiva 3 n. 69

segue da pag. precedente una concatenazione di exempla che vengono Bille August che si rifà all’omonimo thriller gelido dalla gola dei Carpazi, i luoghi di Dra- da sé e che hanno il cinema come motore im- (1992) di Peter Høeg ambientato nei ghiacci cula. Da viaggiatore, sono stato ad Auschwitz mobile. La neve è lo slittamento progressivo artici. Per arrivare, in questo viaggio a ritroso e ho rilevato cos’erano il freddo e la neve per i del linguaggio cinematografico, la sua capaci- che si ricongiunge con il tempo del mito a Na- condannati. Lo ho pure scritto in un libro, Il tà di immagine e di colore, la fissazione nel nook of the North (1922) di Robert J. Flaherty il dio che sta ad Auschwitz (2014). “Qualcu- documentario per antonomasia della na delle donne mormora quanto poi diven- neve, all’epoca del muto. Nanook l’e- terà un refrain: “poverittas, poverittos”, squimese che finisce alienato, alco- pensando alle prigioniere e ai prigionieri lizzato. Le nevi stanno a Occidente e del lager, al fatto che loro non avevano che a Oriente del mondo conosciuto. In un vestito a righe, solo quello, per riparar- mezzo c’è sempre quella neve del ’56, si dalla pioggia, dal freddo, dalla neve. il punto di fissazione come sceneg- Fuori, sotto la pioggia, dopo la visita giatura possibile, come locus e come al terribile Blocco 11, qualcuna del no- estensione. “Il paesaggio tutto colo- stro gruppo fa una domanda a spro- rato di bianco, reso uniforme dalla posito su come facciano qui a vivere neve, soffice come panna, fredda co- con questo freddo. E la guida: “Mica me il marmo. Tutto una macchia: ci- siamo degli orsi in gabbia. Noi ci sto, lecci, querce, peschi, i peri, gli al- adattiamo anche con temperature a beri di noce e i mandorli che in giorni “Uomini contro” (1970) di Francesco Rosi 30 sotto zero”. Una risposta che sco- di calura spuntavano come gnomi e pre ancora di più quella che dovette fantasmi dal terreno. Adesso un si- essere la terribilità di Auschwitz per le lenzio irreale. Si sentiva soltanto l’af- prigioniere e i prigionieri coperti sola- fondare dei loro passi e il frusciare mente da una casacca a righe. La piog- delle ruote sopra la neve. Il campa- gia, il freddo, la neve. Solo un pigiama nello del furetto tintinnava una favo- leggero a riparo. Le SS li facevano spo- la strana. Tin-tin-tin. Tartagliava co- gliare nel bosco, li rendevano più nudi me la voce di Josefo. Tin-tin-tin. A di quel che fossero, prima di farli en- Fontana dei cavalli la strada compiva trare nelle camere a gas. “Qui ne ucci- una leggera salita. La banda si fermò sero un milione e cinquecentomila”, è e un impulso comune li fece voltare il refrain, “la sopravvivenza ad Au- insieme a guardare con cuore strani- schwitz era di cinque, sei mesi massi- to il paese ormai lontano. Sembrava mo”. C’è la neve in Spartacus (1960), sospeso nella fiaba: tutto un biancore massimo film sulla rivolta degli schia- “Revenant – Redivivo” (2015) di Alejandro González Iñárritu che scendeva da Fontana fredda e a vi al tempo dell’antica Roma, sceneg- strati proseguiva sino a Fontana delle giato da Dalton Trumbo sul romanzo di tempo ciclico della narrazione di caratteri, pecore. La parte bassa rimaneva nascosta. Fu- Howard Fast e diretto da Stanley Kubrick. È psicologie, storie che si intersecano, sentieri mo grigio saliva dai comignoli. Nessun uccel- la neve dell’Appennino che l’armata risale e ri- che si biforcano e tornano, almeno per quanto lo volava. Aria. Solo aria. Nessun punto scuro discende diretta al’imbarco a Brindisi dove li riguarda questo pezzo, alla neve del 1956. Io la all’orizzonte ghiacciato, presago ancora di ne- attendono per riportare gli schiavi alla libertà, ritrovo in Revenant (2016) di Alejandro Gon- ve. Sopra Fontana delle pecore sembrò loro di ma è un’atroce illusione, le navi dei pirati cili- zález Iñarritu, l’attraversamento degli Stati vedere un sole pallido, un sole-faccia di capra ci. In quella neve due genitori, in una fossa Uniti d’America da Est a Ovest, che è un rema- come quella della bambina di Quanna. Ripre- scavata giusto il tempo necessario mentre la ke di quell’altro Uomo bianco và col tuo Dio (Man sero la strada verso il Prato, una lunga discesa marcia prosegue, seppelliscono il loro bambi- in the Wilderness, 1971) di Richard C. Sarafian detta dei mendicanti, un lungo imbuto, una no morto di stenti. La neve come negazione dove altri cercatori del Graal attraversano de- galleria. La neve caduta copiosa non aveva del Natale. Quanta ce n’è nel cinema, quanti serti e foreste altrimenti impercorribili. Se mutato i colori della terra pietrosa, rossiccia e solitari e armati d’ombre in ritirata, la più non ci fosse il paesaggio innevato, artico a nerastra all’interno della galleria coperta da rappresentativa quella russa che respinge le qualunque dimensione, a rendere possibile il un’arcata di rovi intrecciati a rami di perastro, armate napoleoniche e gli eserciti nazisti ivi superamento. È la stessa neve di Corvo rosso ginestra e biancospino. Erano entrati nelle comprese le centomila gavette di ghiaccio non avrai il mio scalpo (Jeremiah Johnson, 1972) di terre dell’uomo-toro”. Il cinema è sempre dell’Armir, l’infausta spedizione fascista. Sia- Sydney Pollack. Per arrivare a quanto ruba pronto a riprendere il racconto della neve. Per mo passati dal tempo della leggenda-mito al tem- questo pezzo come titolo: Il senso di Smilla per questo inverno. Per altri a venire. po della storia senza soluzione di continuità in la neve (Smilla’s Sense of Snow, 1997) il film di Natalino Piras

“Il senso di Smilla per la neve” (1997) di Bille August 4 [email protected]

segue da pag. 1 – che anche se “s’areggono co’ le zeppe”, han- del tornaconto politico/imprenditoriale e libe- giorno ci azzeccano, è altrettanto drammati- no il banco in mano e decidono a chi dare. Di rarsi da quella squallida e medievale sudditanza co il fatto di mancare sempre l’appuntamento fronte a loro una platea prostrata e subalterna nei confronti del sovrano di turno. Serve una con un pubblico stanco di aspettare un pro- che si attacca alla zinna e poi dorme, coinvol- visione ampia che offra a quei 200 titoli (ma- getto che lo possa riguardare. Una proposta di gendo in quel sonno anche un popolo sotto- gari produrne qualcuno di meno non sarebbe cui si senta parte e non cliente. Se le associa- messo a un impero mezzo giallo e mezzo nero. E sbagliato) un’esistenza razionale e concreta. zioni festeggiano vuol dire che sono sazie. sempre più nero. 400 milioni o 400 miliardi Bisogna smetterla di parlare di window e co- Quanto meno quelle che contano di più e che non servono a niente se spruzzati in un siste- minciare a parlare di società, di persone, di arrivano per prime al petto statale. Le altre, ma marcio. Lo abbiamo detto più volte e con- esperienza culturale. Le centinaia di piccole poverelle, si sono abituate. S’accontentano. tinueremo a ripeterlo. Senza un rilancio etico sale diffuse in tutta Italia posso diventare luo- Un evento, magari un assessore per il bando e intellettuale resteremo immersi in quella ghi grazie ai quali determinare impulsi stra- da pochi spiccioli. Sennò si chiude perché or- ninna nanna carica di veleno che sanno ben ordinari all’interno delle comunità che li ospi- mai è così. Nelle centinaia di milioni stanziati cantare i faccendieri e i baroni ed è un letargo tano. Solo in questo modo, il silenzio e la il pubblico non c’entra niente. È una partita di lungo che sta ammazzando il pupo. Per chi retorica asfittica dei propagandisti troveran- giro. Politica, associazioni, consenso, silen- non se ne fosse accorto l’Italia è un paese mo- no un valido contraltare. “Buonanotte o buon- zio. 200 film prodotti e si può dire che siamo ribondo e culturalmente insulso. E pensare giorno” cultura cinematografica italiana. la patria della genialità creativa e produttiva. che quel deserto prodotto dal disimpegno e Che nessuno li veda è questione marginale, dalla disonestà è in realtà un’immensa prate- PS: tanto per politica e istituzioni che per i cinea- ria in cui alla buonanotte può sostituirsi un C’è un altro sconcertante silenzio che aleggia sti (!?). Per gli esercenti potrebbe essere un promettente buongiorno. Basterebbe “muo- ed è quello che riguarda la nomina del Diret- problema ma evidentemente non rappresen- versi” e allontanarsi dalla tetta floscia (e pub- tore generale cinema del MIBAC. Un vuoto ta un’urgenza da affrontare. L’importante è blica) dei politichini. Occorre costruire pro- che si è aperto dal 21 dicembre, data in cui è che la cultura venga tenuta a debita distanza: spettive su modelli innovativi. Il sostegno scaduto il contratto di Nicola Borrelli senza un popolo colto rischierebbe di far saltare il pubblico non deve essere uno strumento di che sia stata presa alcuna decisione nel meri- banco e non quello dei cinematografari ma contrattazione ma deve diventare un elemen- to. In questo caso il potere costituito sembra quello della politica. Il banco incompetente e to di garanzia. Dobbiamo allontanarci dalla si trovi in un’impasse. Si percepisce un affan- autoritario che stabilisce e indirizza i finan- regola dello scambio insito nell’assistenziali- no, forse un conflitto. Dalle nostre parti le no- ziamenti. Se collassa quella cupola non regge smo e scegliere lo sviluppo di architetture so- mine sono sempre una questione spinosa. più ‘o sistema. Quindi battete le mani e gioite. lide ed efficaci. Solo un sistema efficiente che Perfino il soviet finisce nel panico. Fingersi Tutti insieme cantate e omaggiate il potere sappia coniugare proposte di qualità e merca- morti e restare immobili può essere una solu- costituito. Non pensate a quei coglioni di re- to può assicurare al denaro pubblico un utiliz- zione nel breve periodo. I potentati vogliono gisti e attori che 50 anni fa contestavano e si zo corretto e produttivo. Fondare quindi sulla che tutto resti com’è e quindi finirà così. Alla mettevano di traverso. A quegli scemi che sa- virtù, sulla capacità professionale e sul talento fine tutto si aggiusta e o‘ sistema può sopravvi- pevano fare cinema e denunciavano, infor- iniziative capaci di coinvolgere il pubblico in vere. L’argomento merita comunque poche ri- mavano, si schieravano. Ormai bastano tre un percorso di condivisione. Ricomporre un ghe e poco sforzo. padroni – Farfarello, Gujermone e Cecco Peppe rapporto che è stato sacrificato sul misero altare Stefano Pierpaoli

“The Feast of the Bean King” di Jacob Jordaens - Kunsthistorisches Museum Wien 5 n. 69 Il risultato asfittico del cinema italiano. Adda venì Checco All’inizio di ciascun an- Sanremo). Succede così che ci siano lungome- inevitabilmente, fanno registrare dati al di no il «Sistema Cinema traggi dove i protagonisti si impegnano a gi- sotto della media. Questa situazione di debo- Italia» fa i conti con i rare sul set e poi devono sommare, alle setti- lezza gioca a favore dei titoli di cassetta, per- dati relativi agli incassi mane di lavorazione, anche un’altra settimana chè l’esercente - che già rischia di chiudere in dei film e delle sale. per il giro delle tv e delle radio, prima dell’usci- passivo - difficilmente oggi aggiunge il rischio Una lettura che negli ta nelle sale, ed un’altra settimana in giro tra di presentare un titolo d’essai. Viene meno, Adriano Silvestri ultimi tempi è sempre le multisale italiane, a sostegno dell’avvio del- così, un canale di distribuzione che, in passa- in negativo, sia quando le cifre sono in discesa, la programmazione. Cosa resta ai distributori to, spingeva il cinema di qualità. Non se la sia allorché i numeri risultano più alti rispetto fuori da questo “giro”, o ai distributori regio- passano tanto meglio le multisale, che di- all’esercizio precedente. In quest’ultimo caso - nali, che si trovano a promuovere titoli di nic- spongono di 2, 3 o 4 schermi (sono 306 in tut- infatti - non sono mai titoli di grande qualità chia, più difficili da spingere sul mercato? Re- to), in quanto incassano in media meno di quelli che fanno lievitare in maniera decisiva sta la possibilità di dire di no ai piccoli 800 € al giorno, per tutto il complesso, che il box office. L’ultimo caso del genere (di cui si produttori, oppure di chiedere loro un contri- non raggiunge 4mila spettatori al mese. È evi- occuparono i Diari di Cineclub nel n° 14 del buto per mettere il titolo in listino, o - come dente che solo le strutture maggiori, 242 tra 2014) riguarda i film con Checco Zalone. Pe- ultima ipotesi - decidere di rischiare su quei Cityplex e Multiplex, in gran parte apparte- raltro nel nostro Paese solo i “Cinepanettoni” film in cui credono ciecamente. In questo nenti ai circuiti internazionali, riescono a por- e le commedie del comico con Fattore “Z”, rie- complesso quadro, tuttavia, almeno una doz- tare a casa cifre oscillanti tra uno e tre milioni scono a far varcare la soglia del Cinema a mol- zina di titoli italiani riesce nell’impresa di in- di Euro all’anno (incasso medio 1,7 milioni). E ti spettatori nuovi o ad attirare pubblico occa- cassare cifre superiori ai tre milioni di Euro, queste ultime sono le uniche ad attirare pubbli- sionale, anche perchè il piazzamento, per considerate ormani a livello di “grande suc- co, nell’ordine di 260mila biglietti venduti in entrambi i generi, avviene tra dicembre e feb- cesso” dai produttori. Ciò significa un incasso media all’anno, per ciascun complesso fornito braio, che restano i mesi di maggior affluen- medio di cinque milioni di €, con punte signi- di almeno cinque schermi. Di conseguenza la za. Spesso dall’entità dell’incasso di questa ti- ficative per A Casa Tutti bene; Benedetta Follia; somma degli spettatori, che affolla Cityplex e pologia di film dipende la continuazione della Come un Gatto in Tangenziale e Amici Come Pri- Multiplex, è pari quasi a tre quarti dell’incasso gestione delle singole monosale. E così Cine- ma. Tutte commedie viste singolarmente da totale del cinema italiano. La situazione appa- tel ha reso noti gli incassi al botteghino di tut- più di un milione di spettatori. Questa situa- re diversa per il produttore, che ormai non ri- ti i titoli distribuiti nelle 1205 sale sopravvis- zione di mercato per altri aspetti limita anche schia più niente di suo, e punta - oltre che sul sute in Italia nel 2018. Durante l’anno sono la possibilità per le cinematografie straniere di box office - su accordi preventivi con la distri- stati introdotti sul mercato 210 film di nuova arrivare al grande pubblico italiano. Se si esclu- buzione italiana ed estera; sulla cessione di uscita, tra quelli di produzione nazionale e dono il gruppo Usa/ Canada e le produzioni di diritti all’emittenza o ad altre piattaforme; su quelli in co-produzione. Il cinema è una indu- quattro Paesi europei (Francia, Inghilterra, contributi europei, ministeriali o regionali e stria e, di conseguenza, guarda con attenzione Germania e Spagna), nessuna nazione estera su altri proventi, tra product placement e tax alla cifre, anche per rispetto ai tanti lavoratori riesce a portare in Italia più di quattro titoli, credit, merchandising ed eventi. Natural- artistici, tecnici e amministrativi, impiegati tanto che nel 2018 solo 66 film sono stati pro- mente ogni Commission regionale guarda nelle diverse fasi della produzione, della distri- iettati in rappresentanza di 34 paesi, conside- con attenzione ai risultati delle opere filmiche buzione, dell’esercizio, compresi i fornitori di rando che le statistiche Cinetel sostenute. A titolo di esem- servizi. L’industria - peraltro - non ha interes- comprendono tutto, fino all’u- pio la Puglia, per la parte che se a divulgare dati negativi ed è portata a leg- nico titolo della Thailandia, interessa i quattordici diver- gerli solo per la parte positiva, seguendo la che ha incassato 8 € per uno si titoli, girati in tutto o in scuola dei partiti politici appena resi noti i voti spettatore. La vita di un film si parte sul proprio territorio, dopo le elezioni. Anche per questo motivo si è molto ridotta nelle sale (arri- rileva che l’unico lungome- può risparmiare ai lettori il confronto con l’an- va al massimo fino alla suc- traggio che ha fatto registra- no 2017. Come una qualsiasi industria, quella cessiva stagione estiva, pro- re cifre di rilievo è Ricchi di del Cinema tende a presentare il prodotto-film grammata dalle arene o nelle fantasia di Francesco Micci- come se fosse un detersivo, con tanto di strate- rassegne), ma tende ad allungarsi sulle piatta- chè: si colloca al 35.mo posto tra i film italiani, gia commerciale ed articolato piano di marke- forme aggiuntive, a cominciare dalla televi- con 725mila € corrisposti al botteghino da ting. Le mayor americane stanziano investi- sione. Settore, quest’ultimo, che è in fase di 120mila spettatori, programmato in 341 sale menti pubblicitari e promozionali rilevanti e espansione, sia per la operatività di reti tema- da 01 Distribution. A consolazione parziale, questi si riflettono sul risultato economico dei tiche, gratuite o a pagamento, sia per lo svi- per i titoli che figurano nella parte bassa della singoli titoli in listino. Per riflettere sulla situazio- luppo - anche a livello di singole regioni - del “classifica”, va precisato che i dati Cinetel re- ne del mercato italiano, basta mettere insieme digitale terrestre. Tuttavia i titoli preferiti da gistrano il 90/ 95 per cento delle sale, per cui le tutti i film distribuiti da Warner Bros (tra cui:Ani - tutte le emittenti restano sempre quelli che cifre ufficiali risulteranno con certezza lieve- mali Fantastici, Hotel Transylvania, Jumanji), Walt hanno fatto registrare gli incassi più cospicui mente superiori, quando verranno rese note Disney (Avengers, Gli Incredibili 2, Mary Poppins, Lo al botteghino. Per contro l’aumento delle piat- dalla Siae. Lo scostamento in più potrebbe es- Schiaccianoci), Universal (50 Sfumature di rosso, Ju- taforme alternative e delle emittenti tv dan- sere maggiore per i film con distribuzione in- rassic World) e 20 Th Century Fox (Bohemian Rhap- neggia gli esercenti, che ormai considerano dipendente e anche per i titoli che hanno in- sody) per raggiungere il 60 percento delle pre- come un grande successo un film che superi cassato di meno, a causa di motivi puramente senze e il 61 percento degli incassi. Non solo: i quattro settimane di proiezioni. Si pensi che i statistici, ove è possibile un errore, in questo dieci titoli (citati tra parentesi) costituiscono 657 cinema, o teatri con schermo, rimasti in caso, solo in senso positivo. Il tutto in attesa la top ten degli incassi del cinema italiano. Italia nella classica formula della sala unica, del ritorno dal Kenia, con il nuovo film, di Come reagiscono la produzione e la distribu- fanno registrare in media 12mila presenze Checco Zalone, questa volta anche regista e zione nazionale? Sono costrette a stringere all’anno (più o meno mille al mese) e staccano co-sceneggiatore con Paolo Virzì, investito patti con i tre grandi poli televisivi (Rai, Me- biglietti per una media di 71mila €, cioè meno ancora una volta della responsabilità di salva- diaset, Sky) per poter usufruire delle promo- di seimila € al mese. Se non ospitassero spetta- re il box office, a beneficio di produttori, -di zioni nei principali programmi e contenitori coli teatrali, convegni, comizi o altre manifesta- stributori, esercenti, maestranze e degli ap- delle emittenti (a volte anche durante i tele- zioni, ci sarebbero ben poche possibilità di so- passionati di cinema e di statistiche. giornali o in grandi eventi, come il Festival di pravvivenza, specie per quelle strutture che, Adriano Silvestri 6 [email protected] N o t i z i e d a S h e r w o o d

Sardinia Film Festival ValdarnoCinema Film Premio Centottanta Comincia il count down Festival per il XIV Sardinia Film Il Comitato Organizzatore Festival per entrare nel- di ValdarnoCinema Film lo spirito da red carpet: Festival ha nominato Paolo è online il bando per Minuto Direttore Artistico partecipare all’edizione per la 37° edizione del fe- 2019, in programma tra stival, che si svolgerà a San Giugno e Luglio in Sar- Giovanni Valdarno nell’ul- degna. Il SFF è ideato ed tima settimana di settem- organizzato dal Cineclub Sassari con la collabo- Il premio cinematografico per filmmakers bre 2019. Con queste pa- razione di Enti Pubblici e Privati. Il SFF è aderente esordienti sardi o residenti in Sardegna orga- role inizia il Comunicato all’AFIC (Associazione Festival Italiani di Cine- nizzato dall’Ufficio giovani di Moviementu – Stampa del Valdarno ma) ed è tra i festival italiani che costituiscono la Paolo Minuto Rete Cinema Sardegna base delle preselezioni dei corti-nastri d’argento Cinema Film Festival che Mercoledì 6 febbraio alle ore 10,30 nel foyer del organizzato da SNGCI (Sindacato Nazionale annuncia la mia nomina Teatro Massimo, a Cagliari, si terrà la confe- Giornalisti Cinematografici Italiani). Chiunque a Direttore Artistico per renza stampa di presentazione della III° edi- può presentare i propri lavori gratuitamente, si l’edizione 2019. Per l’in- zione del Premio Centottanta. Organizzato può partecipare con più di un film nelle diverse carico conferitomi sono dall’associazione culturale Moviementu - Rete sezioni in concorso e le pellicole già presenta- riconoscente nei confronti di chi ha riposto in Cinema Sardegna – il concorso a premi è riser- te nelle edizioni precedenti non saranno accetta- me fiducia professionale, e mi sento spinto ad vato a film-maker esordienti del territorio sar- te, neanche in una nuova versione. Le sezioni del affrontare con il massimo impegno il lavoro per do e ha come obiettivo quello di valorizzare, festival sono: Sezioni Nazionali: Fiction, Docu- l’edizione di quest’anno del Festival. La storia promuovere e sostenere film-maker esordien- mentary, Animation, Experimental, Videoart, del Valdarno Cinema è ormai lunga, visto che il ti dell’Isola che vogliono lavorare nel mondo Scuola (sotto 18 anni), Scuola (sopra 18 anni), Ri- 2019 coincide con la 37a edizione. E un Festival del cinema. Il nome della manifestazione, torno alla terra, Vetrina Italia, Vetrina Sardegna. di così lunga tradizione non può non mostrare Centottanta, deriva dalla lunghezza massima International Sections: Fiction, Documentary, Ani- i segni dello slancio e la forza propulsiva del suo dei progetti ammessi al concorso: i corti non mation, Experimental, Videoart, School (under fondatore, Marino Borgogni. Il Festival porta la dovranno superare la lunghezza dei 180’ se- 18), School (over 18), Back to the Land. Una com- sua impronta, in quanto protagonista di un’a- condi. In palio due premi in denaro da cinque- missione nominata dal Cineclub Sassari selezio- zione promotrice e di costante diffusione della cento e da mille euro (Premio Moviementu e nerà le opere da proiettare al pubblico e quelle cultura cinematografica. Lavorare al Valdarno Premio Cineteca Sarda); un Footage Lab co- che concorreranno alla fase finale. Le giurie del fe- Cinema per continuare, e in un certo senso per me premio Cineteca Working; una residen- stival: Durante le giornate del SFF le opere pre-se- resistere, ma anche per innovare, e in un certo za artistica offerta da Sardegna Teatro; la par- lezionate verranno poi valutate dalle giurie uffi- senso per crescere insieme al pubblico, questo tecipazione alla Summer school di Filmidee al ciali che assegneranno i premi per categoria. La è il modo migliore per proseguire a percorre- Camping Golfo dell’Asinara; e da quest’anno Giuria Internazionale, composta da esponenti del re la strada indicata e intrapresa da Marino anche un Premio Scuola, di filmmaking. La mondo cinematografico internazionale, valuta molti anni fa. Quando si assume la direzione partecipazione è gratuita e i termini delle do- le opere di Fiction Nazionale, Fiction Internazionale, artistica di un Festival di lunga tradizione non mande sono fissati al 31 luglio 2019. Scuole Over 18, Vetrina Sardegna e Documentario In- si può non tener conto del patrimonio costru- Partner: ternazionale; la Giuria degli Studenti dell’accade- ito negli anni precedenti. Anzi va studiato al Società Umanitaria – Cineteca Sarda, Sarde- mia di Belle Arti , composta da studenti scelti del meglio e valorizzato. Qualsiasi innovazione si gna Teatro, Filmidee, EjaTv, Diari di Cineclub, corso di Cinematografia e fotografia documen- deve innestare nella tradizione, non in senso Cinema Odissea, le associazioni: L’Ambulante, taria, valuta le opere delle sezioni Videoarte e Spe- conservatore ma nel senso dell’arricchimento Movierindi e Ordet. rimentale, La Giuria Tecnica dell’animazione, e della crescita in sincrono con la comunità di Sponsor: composta da animator professionisti, decreta il Mommotty, Artevidio, Indoru, Relive, Cantina cittadine e di cittadini in cui sono innestate le vincitore della categoria Animazione e quella Castiadas. radici culturali della manifestazione. Valdarno- del Documentario Italiano assegna il premio al Cinema vorrei che crescesse nel suo rilievo na- miglior Doc italiano. Accanto a queste, anche per zionale e internazionale, con caratteristiche di l’edizione 2019 saranno presenti le “Giurie Specia- sempre più specifica originalità, per cui sempre li”, giurie non ufficiali che assegnano delle men- zioni speciali alle opere ritenute migliori. Le Giu- più studenti di cinema, cinefili appassionati, rie Speciali sono: la Giuria Ristretta, composta da militanti volontari dell’associazionismo cultu- alcuni detenuti nel carcere di Bancali, e la giuria rale, semplici frequentatori del cinema in sala, Diari di Cineclub costituita dai componenti del- provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, si la Redazione presenti al Festival. Tra i festival diano appuntamento a Valdarno, da un anno partner si conferma la presenza del ValdarnoCi- all’altro, per condividere una più aperta visio- nema Film Festival con il quale sono previste ne del mondo e una visione di un mondo più La serata finale dell’anno scorso. Partecipanti, vincitori, azioni comuni per la promozione del cinema in- inclusivo. giurati con la presentatrice Michela Atzeni sul palco del dipendente. Scadenza bando: 20 Febbraio 2019. Paolo Minuto Cinema Odissea di Cagliari (Direttore Artistico ValdarnoCinema Film Festival 2019) http://premiocentottanta.wixsite.com/contest www.sardiniafilmfestival.it www.valdarnocinemafilmfestival.it https://www.facebook.com/premiocentottanta/ [email protected] Diari di Cineclub | Media partner Diari di Cineclub | Media partner Diari di Cineclub | Media partner 7 n. 69 Centro Sperimentale di Cinematografia: intervista a Susanna Ziriz- zotti Continua da parte di Diari di Cineclub un viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale per scoprirne i compiti attraverso il ruolo e la storia di alcuni lavoratori. Nel passato numero della rivista abbiamo conosciuto Franca Farina, operatrice da qua- si trent’anni nel CSC e da sempre impegnata nella salvaguardia del patrimonio filmico della Cineteca Nazionale. Ancora una volta incontriamo una donna, Susanna Zirizzotti, occupata nell’Ufficio Stampa del CSC, il uic responsabile da poco tempo è diventato Alberto Crespi.

Susanna, quando e come triplicarono. Eravamo rimasti pochi e lavora- nasce il tuo rapporto col vamo fino a notte inoltrata, ininterrottamen- cinema? te. Era talmente alta l’esperienza che stavo fa- Posso dire che entrai cendo, e soprattutto gratificante, che oramai per la prima volta al non mi interessava niente altro. La FICC era cinema in carrozzina, diventata il punto di incontro di tantissime avevo pochi mesi, i realtà romane: organizzavamo incontri sul ci- miei genitori non ave- nema, soprattutto sulla politica cinematogra- vano la televisione e fica, eravamo una voce che contava. Frequen- quindi andavamo al tavamo l’Auletta dei Gruppi parlamentari per cinema molto spesso. parlare della Commedia all’italiana o del cine- Marco Asunis La televisione la com- ma di Zavattini, ma anche Camera e Senato prammo a fine anni sessanta, avevo circa sette per discutere della legge cinema e di tutte le anni. Frequentavamo un vecchio cinema di nostre proposte per modificarla. Insieme a Monteverde che d’estate diventava arena e mi Carlo Ripa di Meana abbiamo portato le no- ricordo che mi affascinava tantissimo quando stre iniziative politiche e culturali in Europa. il soffitto si apriva e sopra di noi si vedevano le La FICC sempre insieme al Sindacato Nazio- stelle. nale dei Critici Cinematografici, all’Anac, alle Susanna Zirizzotti Sappiamo che prima di essere assunta al CSC hai Associazioni nazionali di Cultura Cinemato- naturale privo di qualsiasi forma di esibizio- avuto una lunga esperienza di lavoro nella gloriosa grafica e a tutte le associazioni di categoria. nismo. La sua grande preparazione lo rendeva e storica FICC – Federazione Italiana dei Circoli In quegli anni nacque anche la Carta dei diritti un maestro che sapeva insegnare con grande del Cinema. Puoi raccontarci come arrivasti alla del pubblico (1987) che fu tradotta in diverse naturalezza, con cui discutere, litigare, ma FICC? lingue e diffusa in vari paesi del mondo. Fui noi ragazzi riconoscevamo di aver imparato Era il 1980. Mario Morcellini, allora assistente rappresentante delle Associazioni nella Com- ogni giorno qualcosa. Ho avuto una grande alla cattedra di Sociologia delle Comunicazio- missione ministeriale che decideva dei finan- fortuna a conoscerlo negli anni in cui biso- ni, parlò della mia tesi di laurea a Stefania ziamenti alle opere prime. Successivamente gnava imparare a lavorare. Era una persona Brai che aveva lavorato alla FICC e poi a Ric- feci anche parte del Consiglio nazionale dello importante che ci lasciava ampia libertà con- cardo Napolitano, il presidente. Era una tesi Spettacolo presso il Ministero del Turismo e sentendoci di lavorare con altrettante persone sperimentale, una ricerca di circa tre anni sul dello Spettacolo. Nel frattempo ero già vice importanti. All’inizio ero intimorita dai gran- territorio e sulla grande rivoluzione cul- di personaggi, nomi importanti del ci- turale e sociale derivata dalla nuova po- nema come Beppe De Santis, Fellini e la litica dell’assessore alla Cultura del Co- Masina, Monicelli, Scola, Gregoretti, mune di Roma, Renato Nicolini. Il Loy, Maselli e tanti altri che frequenta- presidente della FICC in quel periodo vamo per tante ragioni diverse, ma lui cercava dei giovani volontari per far co- sapeva come mettermi a mio agio e far- noscere e ampliare le attività della Fe- mi sentire partecipe delle cose di cui si derazione a Roma. discuteva. Era anche una persona nor- Nel corso dei lunghi anni trascorsi con la malissima: magari potevi trovarlo ac- FICC, quali erano i tuoi specifici compiti covacciato a terra a cambiare una presa nella Federazione? per il proiettore o impegnato ad allesti- Ho iniziato come volontaria ad occu- re in sede una piccola cucina dove pote- parmi dell’archivio e dei vari progetti vamo mangiare tutti insieme perché che noi giovani proponevamo al presi- non si doveva perdere tempo. dente e al consiglio direttivo. Fu quan- Posto che per via della nuova legge su cine- do mi occupai dell’organizzazione di un ma e audiovisivo, la FICC oggi si ritrova convegno internazionale a Perugia che senza sede nazionale, puoi dirci in quante ci fu il passaggio da giovanissima volon- hai avuto modo di lavorare e quali erano le Centro Sperimentale di Cinematografia. Via Tuscolana, 1524, Roma Fermata taria a dipendente part-time. Quell’espe- caratteristiche e le loro funzioni? M Subaugusta e/o Cinecittà rienza fu importante anche dal punto La prima fu la sede storica di piazza dei di vista politico perché mi fecero la pro- Caprettari 70, l’indimenticabile appar- posta di entrare nel direttivo nazionale come presidente della FICC. tamento che condividevamo con la Biblioteca consigliere. Nel frattempo ero già coordinatri- Tu hai avuto modo di lavorare durante la lunga presi- Umberto Barbaro e Cinemasessanta dove c’e- ce delle nove associazioni nazionali di cultura ci- denza di Riccardo Napolitano. Puoi darci un ricordo di ra un altro maestro, Mino Argentieri, sempre nematografica. Riccardo Napolitano sapeva lui? Che personaggio era? Puoi, magari, raccontarci circondato da tanti giovani critici e studenti del mio desiderio di diventare cronista e che, qualche aneddoto riferito al suo rapporto con i tanti che si riunivano per decidere i temi da tratta- anche se a malincuore, stavo cercando una via amici registi e operatori culturali che orbitavano re nella rivista. Una sede piccola dove aprim- per realizzare questo sogno. Mi propose quin- intorno alla FICC? mo la prima saletta cinematografica di trenta di di restare in FICC offrendomi un ruolo in Riccardo Napolitano era una persona straor- posti. Avevamo due proiettori sovietici, un più: quello di ufficio stampa. Accettai anche se dinaria perché era un vero maestro. Un sim- 35mm e un 16mm stipati in una piccola cabina il compenso rimase lo stesso, ma le ore di lavoro patico, napoletano, colto, ironico, un leader segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente l’Italia era il “paese ospite” dell’iniziativa dove e dell’editoria del Centro Sperimentale. senza finestre e con poca aria. Quella saletta ci portai il cinema italiano degli anni settanta e Da molti anni lavori al Centro Sperimentale. Hai portò tantissima gente, non sapevamo più do- una personale dedicata alla Masina. Alla fine visto alternarsi generazioni di attori e registi. Ci so- ve sistemare le persone che volevano assistere degli anni novanta la FICC decise che doveva- no a tuo avviso delle differenze tra i ragazzi che ve- alle proiezioni o agli incontri. Dopo qualche mo ridurre gli spazi e quindi l’attività si tra- devi durante i primi anni e quelli che vedi adesso? anno fummo costretti a cercare un’altra sede. sferì in un appartamento in via Nomentana. Certamente i giovani cambiano, cambiano i Ma fu anche il periodo in cui Riccardo si am- Dopo circa un anno fui chiamata da Lino Mic- tempi e i ragazzi hanno cambiato anche il modo malò e dopo un anno morì. Era il in cui cercano di realizzare i propri 1993. Avevo trovato una sede nuova sogni. Per arrivare agli obiettivi che che lui riuscì a vedere solo in foto- ci siamo prefissati, lo sappiamo, c’è grafia, era una vecchia tipografia bisogno anche di un pizzico di for- tutta da ripulire ma era il posto giu- tuna. A volte, come è accaduto a sto per aprire una vera sala di alme- me, puoi incontrare qualcuno che ti no 100 posti. Riuscii a trovare i sol- cambia il percorso che avevi inizia- di per ripulire tutto, ebbi la fortuna to e alla fine ti rendi conto che sei di avere in regalo le poltroncine del comunque soddisfatto di quello cinema Quirinale che stava chiuden- che hai fatto. do, un nuovo proiettore ed un bellis- Cosa consiglieresti ai giovani che desi- simo grande schermo donato dall’As- derano intraprendere la carriera arti- sociazione Italia-Urss. Riuscii ad stica e provano ad essere ammessi al avere un finanziamento sufficiente Centro? dal Comune di Roma per coprire le Si dice che entrare al CSC sia molto spese della sala e la Biblioteca Gian- difficile, è vero, bisogna avere- ta carlo Sbragia che con noi divideva lento ma consiglio sempre di pro- le spese dell’affitto dei locali. Lì co- Scuola nazionale di cinema (SNC): seminario di Piero Tosi del corso di costume vare e riprovare, mai arrendersi. minciò un’altra vita, diversa, ma Bisogna credere nelle proprie capa- fatta di verifiche e anche di grandi cità ma se qualcosa dovesse andare successi. Con l’aiuto di tanti amici storto si può guardare positiva- di Riccardo, a cominciare da Dario mente anche altrove, ci sono sem- Natoli a Roberto Perpignani e An- pre altre risorse in noi che non sap- nalisa Forgione, Carla Simoncelli piamo di avere e che scopriamo con aprimmo una saletta per i malati il tempo, strada facendo. dell’Ospedale Regina Elena. Lo do- Con la nuova legge Franceschini hai vevamo a Riccardo, era il suo ulti- sentore che il CSC stia modificando le mo progetto. Era bellissima, realiz- sue vecchie caratteristiche storiche? Più zata con materiali donati in gran in generale puoi fare qualche riflessione parte da Vittorio Cecchi Gori. Ven- in merito ai compiti e al lavoro comples- nero in tanti a presentare il loro sivo oggi del CSC? film in anteprima, e in esclusiva per Ogni istituzione importante come i malati dell’ospedale, tra questi un il Centro Sperimentale di Cinema- giovane Carlo Verdone imbarazza- tografia, soprattutto se si rivolge ai tissimo di fronte ad un pubblico giovani, ha l’obbligo di trasformar- così particolare che lo acclamava in Scuola nazionale di cinema (SNC) Corso di recitazione si, crescere, adeguarsi, creare nuo- maniera davvero emozionante. In- ve offerte e questo il Centro lo sta tanto alla sala L’Arsenale, così si cichè allora presi- facendo, ma lo ha sempre fatto. Anche chiamava la seconda sede, facevo dente del Centro quest’anno ci sono nuove opportunità per i programmazione quotidianamen- Sperimentale di Ci- ragazzi che vogliono frequentare i nostri cor- te con un notevole successo di pub- nematografia che si. È vero che il Centro Sperimentale è una blico, organizzavo corsi e incontri aveva delle propo- delle scuole più antiche ma è anche una delle con gli autori. Diedi vita ad un gior- ste da farmi. Era il più moderne dal punto di vista dell’offerta di- nale che chiamai Fuori quadro, dove 2000. dattica, il corpo docente è costituito da espo- raccontavo le problematiche dell’as- L’esperienza matu- nenti di spicco della cinematografia naziona- sociazionismo cinematografico e un rata nella FICC, ti le e internazionale. Sono state rinnovate una giornaletto di sala L’Arsenale che veniva distribu- è servita nel nuovo lavoro al CSC? Esattamente serie di iniziative interne adeguandole alla ri- ito al pubblico. Ci furono grandi cose all’Arse- quali sono i tuoi compiti? voluzione digitale in corso. Tutto è cambiato, nale. Con il regista e storico Massimo Sani e Da Lino Miccichè fui chiamata per collaborare è cambiato il modo di scrivere, di fare regia, di un gruppo di giovani realizzammo una video alla realizzazione di alcuni suoi progetti con i creare scenografie e quindi è anche necessa- inchiesta sull’eccidio alle Fosse Ardeatine che circoli e mi parlò della futura sala che aveva in rio formare nuove figure professionali che presentammo in anteprima al Teatro Argenti- programma di aprire, offrendomi anche la tengano conto di quello che sta accadendo nel na, facemmo il tutto esaurito. Il film fu poi possibilità di fare delle proposte. Purtroppo mondo dell’audiovisivo. Sicuramente questa presentato per anni nelle scuole superiori e fu dopo un paio di anni ci fu il cambio di presi- scuola ha sempre avuto gli occhi ben aperti ai il trampolino di lancio per i ragazzi che lo rea- denza, Alberoni sostituì Miccichè, e cambia- cambiamenti. Sarà il presidente Felice Lauda- lizzarono. Poi iniziai una fitta collaborazione rono molte cose. Iniziai nella Diffusione cul- dio, se volete, a raccontarvi le grandi novità di con il Ministero degli Affari Esteri e con gli turale della Cineteca nazionale poi passai alle quest’anno. Una fra tutte, questa posso antici- Istituti italiani di cultura cinematografica di Relazioni esterne, fui responsabile dell’Ufficio parvela, è il nuovo corso che partirà quest’an- Algeri, di Francoforte, di Ankara, di Rangoon, stampa, della Comunicazione della Scuola e no, “Visual Effects – Supervisor & Producer”: si con i quali organizzai tante belle iniziative, co- ora sono nell’Ufficio Comunicazione con il formerà una nuova generazione di speciali- me per esempio: curare la parte cinematogra- ruolo di Ufficio stampa insieme ad Alberto sti dei VFX in grado di realizzare e gestire la fica alla Buchmesse di Francoforte quando Crespi che è il responsabile anche del sito web segue a pag. successiva 9 n. 69

segue da pag. precedente produzione e postproduzione di prodotti che La memoria di Susanna richiedono l’utilizzo di effetti speciali. Secondo il tuo punto di vista, per il futuro prossimo quale può essere il ruolo del CSC nel panorama ci- nematografico italiano? Sono convinta che il ruolo principale della no- stra Scuola, quello della formazione dei giovani cineasti, deve essere conservato e tutelato perché questa scuola ha una funzione e una responsabilità enorme, e non è poco. Non possiamo non sottolineare l’importanza che riveste anche la Cineteca Nazionale, l’archivio più prestigioso del nostro cinema, la fonte principale di ogni circolo del cinema e non so- Roma. Affluenza di pubblico nella sala de L’Arsenale Incontro con Mario Martone a L’Arsenale lo. Sono fortemente in disaccordo con chi sta anni ‘90 sottovalutando il ruolo dei circoli del cinema. Solo chi non conosce la storia del cinema ita- liano non conosce le associazioni del pubbli- co, i circoli sono parte fondamentale della no- stra cinematografia. Molti cineasti si sono formati giovanissimi frequentando i circoli e lavorando insieme ai loro operatori. I circoli fanno muovere i film che il mercato ha messo in disparte, la Cineteca nazionale contribuisce all’organizzazione di rassegne proposte da cir- coli presenti negli angoli più remoti del no- stro paese. Ignorare il loro lavoro, lasciarli La prima saletta di piazza dei Caprettari a Roma anni Peter Cargin, Sebastiano Di Marco, Riccardo Napolitano morire è un vero danno per il cinema, per l’in- ‘80 e Filippo De Sanctis, convegno internazionale di Perugia dustria cinematografica e per la stessa forma- 1983 zione di una coscienza critica del pubblico che è uno degli obiettivi principali dei circoli del cinema. Per concludere, Susanna, trovi delle relazioni di ti- po culturale tra la tua vecchia Federazione e il CSC? Inoltre, a parte un pezzo di giovinezza che se ne è andata, cosa rimpiangi della tua esperienza nella FICC? Non vorrei pensare alla vecchia Federazione ma vorrei che ci fosse una Federazione sempre nuova, che va avanti e si rinnova con il passare del tempo. Certamente, ci sono molte relazio- Umberto Dante, Riccardo Napolitano, Susanna Zirizzotti Pietro Pintus, Riccardo Napolitano, Carlo Lizzani e ni tra noi, ho appena parlato del rapporto tra e Fabio Masala, conferenza di organizzazione FICC Citto Maselli incontro alla Libreria Il Leuto di Roma circoli e Cineteca nazionale e penso a quante cose abbiamo fatto insieme e quante altre si possono fare anche con la Scuola. Molti giovani che si avvicinano all’associazionismo culturale, di qualsiasi orientamento, fanno un’esperien- za formativa straordinaria che può essere una base importante per arrivare qui nella nostra Scuola e iniziare a sognare in grande, ad essere finalmente protagonisti principali di quel cine- ma che avevano guardato magari seduti nella sala di un vecchio cinema di periferia. La FICC insieme alle altre associazioni nazionali di cul- Proiezioni a piazza dei Caprettari a Roma Sala L’Arsenale, Roma anni ‘90 tura cinematografica sono una fucina impor- tante dove il CSC può attingere per raggiunge- re alcuni dei suoi obiettivi. Cosa rimpiango della mia esperienza in FICC? Ogni cosa, ogni persona incontrata, ma la vita ci apre ogni vol- ta nuove porte e mai voltarsi indietro, io credo che se siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto, bisogna credere anche in quello che ci propone il futuro. Una cosa vorrei dire ai giova- ni e agli amici più adulti della FICC: non smet- tete mai di lottare, di far sentire la vostra voce. La Federazione deve continuare a contare nel panorama culturale e politico di questo paese. Riccardo Napolitano e Antonio Smargiasse uno dei giovani Saletta per i malati dell’Ospedale Regina Elena di Roma Marco Asunis volontari 10 [email protected] Piero Tosi. Esercizi sulla bellezza. Gli anni del CSC. 1988-2016 Una grande mostra del Centro Sperimentale di Cinematografia -Cineteca Nazionale. Palazzo delle Esposizioni di Roma (16 ottobre 2018 - 20 gennaio 2019) corso di una lunga carriera ha collaborato con Fede- rico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Lina Wertmuller, Li- liana Cavani, Gianni Amelio e tantissimi altri registi del cinema italiano. Nel 1988, chiamato da Lina Wertmuller, ha iniziato l’attività di docente di Co- stume presso il Centro Sperimentale di Cinemato- grafia. In quasi trent’anni di insegnamento, Tosi ha creato un modulo didattico originale e semi- nale: i seminari di costume, trucco e acconciatura, ciascuno dedicato a un preciso momento storico della moda e della cultura italiana. Partendo dal Ri- nascimento e arrivando fino al Novecento, Tosi ha realizzato – con il decisivo apporto di collaboratori illustri, a cominciare da Luca Costigliolo e dalla Sar- toria Tirelli – una serie di costumi “d’epoca” che, ag- giunti a un prezioso lavoro sul trucco e sulla pettina- tura, hanno creato veri e propri “personaggi” Tra ottobre 2018 e gennaio 2019 è stata incarnati, di volta in volta, dagli allievi e soprat- aperta, al Palazzo delle Esposizioni di Ro- tutto dalle allieve dei corsi di Recitazione. Nei ma (via Nazionale 194) la mostra “Piero seminari di Tosi hanno lavorato allieve del Csc Tosi. Esercizi sulla bellezza. Gli anni del poi divenute famose, come Carolina Crescen- CSC, 1988-2016”, promossa da Roma Capitale tini, Paola Minaccioni, Claudia Zanella, Alba - Assessorato alla Crescita culturale e dall’A- Rohrwacher e tante altre. La mostra ha docu- zienda Speciale Palaexpo, organizzata dal mentato questo lavoro, ospitando anche quat- Centro Sperimentale di Cinematografia – Ci- tro abiti di allievi di Costume – tutti diplomati neteca Nazionale presieduto da Felice Lauda- al Csc con Tosi – che oggi proseguono una tra- dio, in collaborazione con la Festa del Cine- dizione di eccellenza del cinema italiano anche ma di Roma. La mostra è curata da Stefano a livello internazionale: Daniela Ciancio, Mas- Iachetti con Giovanna Arena, Virginia simo Cantini Parrini, Andrea Cavalletto e An- Gentili e Carlo Rescigno, e documenta il Piero Tosi (1927) il più grande creatore di costumi nella storia del drea Sorrentino. Durante la mostra, la sala ci- lavoro del grande artista presso la scuola cinema italiano, artista che ha ispirato costumisti, attori e cineasti di nematografica del Palazzo delle Esposizioni ha di cinema di via Tuscolana, nella quale è tutto il mondo ospitato una rassegna di film che Piero Tosi ha stato docente per quasi trent’anni. Piero arricchito con il proprio lavoro e il proprio ta- Tosi, nato a Sesto Fiorentino nel 1927, è il lento. La rassegna si intitola “Il Senso del cine- più grande creatore di costumi nella sto- ma” e il primo film, il 24 ottobre 2018, è stato ria del cinema italiano ed è un artista che proiettato proprio Senso di Luchino Visconti. ha ispirato costumisti, attori e cineasti di Sono seguiti Bellissima, Il padrone sono me, Le not- tutto il mondo. Trasferitosi a Roma gio- ti bianche e tanti altri titoli. Le proiezioni sono vanissimo sulla spinta dell’amico Franco avvenute sempre alle 21 e a ingresso gratuito. Zeffirelli, ha stabilito fin dagli anni ’50 un In occasione della mostra il Centro Sperimen- ferreo sodalizio creativo con Luchino Vi- tale di Cinematografia e Edizioni Sabinae han- sconti, per il quale ha creato i costumi di no proposto al pubblico due prestigiose pubbli- Senso, di Rocco e i suoi fratelli, di Il Gattopar- cazioni: il volume Esercizi sulla bellezza curato da do, di Morte a Venezia e di tanti altri capola- Stefano Iachetti, che in una serie di stupende vori. Tosi ha lavorato assiduamente anche con fotografie ricostruisce il lavoro di Tosi, degli Palazzo delle Esposizioni. Una delle sale espositive Mauro Bolognini e con il citato Zeffirelli, e nel allievi del Csc e di tutti i suoi collaborato- ri nel corso dei semina- ri; e un numero specia- le della rivista Bianco e nero dedicato all’attività di Tosi in campo cinemato- grafico, con scritti e te- stimonianze di Claudia Cardinale, Gabriella Pe- scucci, Maurizio Mille- notti, Gianni Amelio, Ot- tavia Piccolo, Massimo Ranieri, Rita Pavone, Li- liana Cavani e molti al- tri.

Claudia Cardinale ne “Il Gattopardo” (1963) di Luchino Visconti. “Il Gattopardo” ufficiostampa@fonda- Nomination Migliori costumi a Piero Tosi zionecsc.it 11 n. 69 Marina dans le tram A proposito del film Giro di boa (2017), regia di Luigi Faccini, con Marina Piperno, Roma, il deserto del Negev, la città di Ghilarza e ancora altri luoghi e personaggi... Prologo. A Roma, sul apparentemente - soltanto apparentemente, Ritorno a Roma tram numero 3 però - alla continua ricerca di un centro, di un “Ed eccoci immersi nell’orgia digitale del turi- “Come sferragliavano, asse tematico dominante. Ne emerge un’ope- smo instancabile, prevalentemente asiatico, tra sobbalzi e cigolii, i ra di 87 minuti, girata nel corso del 2017 con che sale sugli spalti del Colosseo” dicono Ma- tram della mia infan- una Go Pro Hero5black, assai efficace anche rina, sullo schermo, e Luigi, dietro la macchi- zia. E come squillava- nella “presa diretta” del suono: “Blok notes e na da presa, tornati a Roma dopo vent’anni no i blen blen blen del camera stylo che ci ha consentito un meditato trascorsi fra Lerici, l’Amiata e il mondo intero. martello a pedale con diario in pubblico, ma anche improvvisazioni E proseguono: “E’ da qui che inizia la nostra Stefano Beccastrini cui il conduttore met- ricognizione, per capire in quale città siamo teva fretta ai passanti che attraversavano i bi- tornati a vivere. Dicono che Roma sia una put- nari troppo lentamente. E come scivola via, tana di poco prezzo, tuttavia inafferrabile...Ci adesso, silenziosamente, questo lucertolone mescoliamo alla folla di un saturnale trasteve- che porta il numero 3 quale segno distintivo, rino per smentire questa diceria. Tra musici- orgoglioso del suo capolinea a Valle Giulia, nel sti e artisti di strada, africani intelligenti, turi- verde di Villa Borghese. Abbiamo vissuto sti che si sottraggono alla nostra telecamera vent’anni altrove e della nostra città, mai di- ed altri che si espongono, riusciamo a gustare menticata, vogliamo riprenderci il cuore…”. fino in fondo la nostra prima notte romana”. Marina dice queste cose toccanti - soprattutto Gustarla, sì, ma ponendosi domande:“Cos’è se pronunciate dalla sua voce austera, capace Roma per me?”, si chiede Marina, che in que- di evocare l’intera storia del mondo, pur non sta città è nata e in essa si sente ben radicata: subendone la nostalgia e vivendo sempre nel e “Rifugio e spinta poderosa verso il mondo…” Marina Piperno del presente - mentre è assisa su un lungo e ella afferma: una città che non imprigiona, in- moderno tram romano: così inizia l’ultimo vivificanti” ha scritto lo stesso Faccini. Così ve- somma, che è bello incontrare, per lasciarla e film che ho visto nell’anno appena terminato, diamo Marina e Luigi - il quale, peraltro, è qua- per ritornarci. E’ proprio durante questa pri- il magnifico Giro di boa che Marina Piperno e si sempre nascosto dietro la macchina da presa ma notte sfolgorante di luci e nella quale i due Luigi Faccini - la coppia più bella del cinema - e li ascoltiamo mentre vagano per Roma (ma innamorati (l’uno dell’altra e viceversa ma an- italiano anzi mondiale - mi hanno gentilmen- anche mentre mangiano fusilli con zucchine e che, entrambi e assieme, di Roma, del cinema, te, e con mio immenso piacere, regalato in pecorino a casa propria), parlano con la gente, del mondo intero e di chi chiunque faccia DVD in occasione delle festività. Simili doni incontrano belle persone (quali, per esempio, il qualcosa per salvarlo dall’abisso della barba- consolano dalle tante miserie e delusioni cui poeta Mario Lunetta o lo scultore Gunter Dem- rie) si immergono con giovanile curiosità, de- andiamo incontro, in questa Italia sempre più nit) e brutti ceffi (quali i gruppi fascisti e razzi- cidono “di incrociare cronaca e Storia, creati- priva di bussola. Proprio di questo film vorrei sti) ma anche dialogano tra sé sul presente (per vità selvaggia e ambiziosi progetti artistici, parlare, questo mese, ai lettori di Diari di Ci- esempio, sulla complessa questione del testa- sofferenza quotidiana e benessere, marginali- neclub, per spingere tutti quelli che amano mento biologico) e sul passato (per esempio, tà e cultura, eutanasia e gioia di vivere…”. Per davvero il buon cinema a cercarlo, trovarlo, quello del popolo ebraico, che con la storia di esempio, quella del giovane senegalese che, vederlo e rivederlo, gustandolo e meditandoci Roma da secoli è strettamente intrecciato) ma lasciata nella sua Africa lontana la famiglia sopra. Ma che cos’è Giro di boa? A differenza di toccano anche altri luoghi, ricchi di suggestio- d’origine e avendone formata una nuova in Ita- altre opere della coppia Faccini/Piperno, più ni e testimonianze, quali Israele (con il deserto lia, è tuttora convinto, nonostante tutto, che compatte e unitarie per quanto generalmente del Negev) o la Sardegna (con la chiesa paleo- Roma resti il più bel luogo del mondo. più lunghe, questo è un film articolato e com- cristiana e protoromanica di San Giovanni in La Menorah dell’arco di Tito, i Parents Circle, i co- plesso, divagante, profondamente poetico ma Sinis o la casa-museo di Gramsci a Ghilarza). lori del Negev Nei pressi del Colosseo, il modernissimo tram improvvisamente si guasta e Marina deve scen- dere e incamminarsi, seguita dall’angelo-custo- de-con-la-macchina-da-presa (che ama, tutta- via, autodefinirsi “mossiere”), verso l’Arco di Tito. “Vergogna sanguinosa per noi ebrei - dice mesta Marina - Inizio della grande dispersio- ne del popolo ebraico”. Menorah è il nome tra- dizionalmente attribuito dagli ebrei al loro candelabro a sette braccia, sempre presente durante le sacre cerimonie e il cui prototipo, in metallo prezioso, si trovava nel tempio di Gerusalemme, saccheggiato e distrutto nel 70 d.C. dalle legioni guidate da Tito. Proprio quella Menorah d’oro, la cui forma è ispirata probabilmente al roveto ardente di mosaica memoria, è scolpita, e raffigurata quale preda di guerra poi andata perduta, nel famoso Ar- co: proprio per questo gli ebrei, trasferiti a Ro- ma in catene, si rifiutavano di passare sotto quel monumento considerato maledetto da Dio. segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente hanno voluto concentrare ogni possibile de- realtà Luigi Monardo). Verso la fine del film Nel corso del loro girovagare per Roma, sco- vianza. Ma non si trattava di problemi. Si trat- Marina, che ha appreso la notizia da una tele- prendo o riscoprendo luoghi e persone e con tava di persone. Il disagio, invece di spegner- fonata, informa Luigi - e noi spettatori – della loro intrattenendosi, i due partecipa- morte del loro amico, appena avvenu- no anche, presso il Parlamento, a una ta. Il secondo è Gunter Denmig, un riunione dell’associazione ebrai- artista tedesco che si è fatto autore – co-palestinese Parents Circle, com- ormai ne ha installate oltre cinquan- posta da uomini e donne, appartenenti tamila, in tutti i paesi d’Europa - di a entrambi i popoli, che hanno avuto centinaia e centinaia di “pietre da in- un congiunto ucciso durante l’intermi- ciampo”. Sono altrettanti sampietri- nabile conflitto che va insanguinando, ni, ricoperti da piccole lastre di metal- da oltre settant’anni, quelle povere ter- lo con sopra stampato il nome e il re che sono parimenti giudaiche e pa- cognome di una persona deportata in lestinesi. I membri dell’associazione un lager nazista, e colà ammazzata: vogliono che si costruisca finalmente vengono murate dall’autore sulla so- una pace durevole, tramite la creazio- glia della casa dove il povero Cristo vi- ne di due stati autonomi, paralleli, pa- veva. Una umile, geniale maniera di cificamente collaboranti pur se ispi- lasciare una traccia, una memoria, un rati da fedi religiose diverse. Sulla grido contro l’annicchilimento totale scia dell’incontro con i Parents Cir- l’Arco di Tito. “Vergogna sanguinosa per noi ebrei - dice mesta Marina - Inizio della vita umana. L’espressione “pie- cle, il film mostra poi varie sequenze della grande dispersione del popolo ebraico”. tra di inciampo” è tratta dal Epistola girate durante un viaggio, avvenuto di San Paolo ai Romani: “Ecco io pon- qualche anno prima, nel deserto del Negev, si- si, è aumentato. A causa dell’isolamento cui le go nella città di Sion una pietra di inciampo, tuato nel sud d’Israele (Negev, in ebraico, si- persone sono costrette è diventato degrado. E un sasso che fa cadere. Ma chi crede in lui non gnifica appunto “meridione”), al confine con la il degrado non è un cassonetto che vomita ri- sarà deluso”(vedi nota alla fine del paragrafo). penisola del Sinai la quale, come narra il bibli- fiuti o un muro scrostato. Il vero degrado è l’a- Luigi e Marina, però, non vanno incontro sol- co Libro dell’Esodo, fu percorsa da Mosè du- nalfabetismo, coperto da quello di ritorno. tanto ad amici ma si recano anche presso luo- rante la fuoriuscita degli Ebrei dall’Egitto. Non leggere un libro, non guardarsi negli oc- ghi amichevoli, ispirati dalle idee, e frequen- Marina fissa intensamente il paesaggio, nel chi, non decidere di crescere, in sé e con gli al- tati dalle persone, che i concetti di libertà, di quale domina un ocra diffuso e non i colori tri, è questo che consolida l’esclusione. Nelle fraternità e di giustizia sociale condividono e bruciati, più aridamente marroni, che lei si periferie urbane anche i sogni sono degradati. promuovono. Li vediamo così mentre visita- sarebbe aspettata. Quel paesaggio l’affascina, La realtà è così impoverita e violenta che li no, fittamente parlando tra loro e con gli altri lo sente risuonare dentro di sé, dice di provare stritola sul nascere. Notte di stelle è stato il mio visitatori, la Galleria Nazionale d’Arte Moder- verso di esso un’attrazione irresistibile che tentativo di prendere contatto con questa re- na e Contemporanea, ammirando capolavori giunge da lontano, dagli atavici tempi in cui il altà...”. Quel vecchio (vecchio? Modernissi- di Courbet, Van Gogh e altri artisti francesi popolo ebraico – i suoi avi - fuggiva, appunto, mo!) film terminava con una sconfitta: Carlo del XIX secolo - nonché intrattenendosi con dalla schiavitù egiziana e Dio dettava a Mosè muore, Luana torna forzatamente a cantare il due simpatiche addette al banco dei caffé - e il le tavole della Legge. liscio, Lucio - che non si arrende - prende un Maxxi, il Museo d’Arte del XXI secolo, proget- Notte di stelle quasi trent’anni dopo impegno con se stesso, quello di “Imparare ad tato dalla scomparsa Zaha Hadid, architetta In una vecchia, ma per nulla invecchiata, in- ascoltare la gente”. Luigi e Marina tornano, in iraqena nazionalizzata americana, e ispirata tervista su Il Tirreno Luigi parlava del suo Giro di boa, a parlare con la gente di Tor Bella a una concezione decostruttivista dello spa- straordinario film romano Notte di stelle, dedi- Monaca e ritrovano, tra tanti amici antichi e zio. cato nel 1991 ai ragazzi delle periferie invisibi- nuovi, la ragazza che aveva a suo tempo inter- NOTA: Mentre sto scrivendo queste parole - è il 10 dicem- li. Una storia disperata e romantica, pasoli- pretato Luana: Antonella Taccarelli. Non è di- bre del 2018 - il Telegiornale annuncia che a Roma qual- niana verrebbe da dire, che narra - con ventata, come invece sognava, né una celebre che teppistello fascistoide e antisemita ha divelto e sottrat- rigorosa purezza stilistica e povera nudità ar- cantante di blues né una famosa stilista ma ce to intenzionalmente una ventina di “pietre da inciampo” tistica - del breve sodalizio tra Luana, cantan- l’ha fatta a diventare, invece che perdersi nel di Gunter Denmig che ricordavano il dramma della de- te di liscio che vorrebbe cantare il blues, Lucio, nulla, una donna felice di essere l’umile sposa portazione, nel terribile “sabato nero” ossia il 16 ottobre operatore sociale e filmaker, e Carlo, graffita- di un principe azzurro di periferia e la mode- 1943, di un paio di famiglie ebraiche che vivevano al nu- ro appena uscito dal carcere. “L’immersione sta madre di un bel bambino, nonché di cuo- mero 82 di via Madonna dei Monti. Cosa inventeranno i nella realtà del quartiere romano di Tor Bella cere un delizioso pranzo per la sua famiglia a nostri governanti per difendere simili delinquenti? Che la Monaca - diceva allora Faccini - mi ha consen- cui Marina e Luigi partecipano volentieri: an- loro è stata una misura di sicurezza civica per evitare che tito di sviluppare le analisi di Pier Paolo Paso- che in questo modo si sfugge alla balordaggi- la gente in quelle pietre inciampasse? lini sulla crescente omologazione che avrebbe ne mortale delle periferie. In Sardegna cancellato dalla nostra memoria ogni matrice Amici e luoghi amichevoli Verso la fine del film, Marina e Luigi si recano contadina. È lui il padre putativo di questo Vagando assieme per Roma, Marina e Luigi in Sardegna, un’isola di cui essi sono profon- film, omaggio alla sua figura e al suo sacrifi- incontrano anche amici, oltre che gente ano- damente innamorati. Si recano, per esempio, cio. Seguendo le sue riflessioni su ciò che an- nima - e tutta da scoprire - e persino nemici in luoghi che abbiamo, anche mia moglie ed dava mutando nella società italiana, proprio dichiarati quali i neofascisti e i razzisti, gente io, recentemente visitato e ammirato e dai negli anni immediatamente precedenti la sua che mette paura. Di belle persone, amiche ap- quali abbiamo ricevuto bellezza e sapienza: uccisione, ho cercato di scoprire che cosa fos- punto, ne citerò due soltanto, scelte tra coloro San Giovanni in Sinis, unico luogo dell’Ori- se successo al di là di quell’anello di ferro e che non mettono paura ma suscitano senti- stanese in cui potessero salvare la macchina fuoco che è il Grande Raccordo Anulare, a Ro- menti di pace e di accoglienza. Il primo è Ma- da presa dalle “sciabolate del maestrale”, e ma, una specie di vallo o sbarramento oltre il rio Lunetta, letterato e poeta, incontrato du- Ghilirza, presso la casa-museo di Antonio quale sono nati i quartieri ghetto. Come se per rante la presentazione del suo ultimo libro di Gramsci, e per di più alla presenza del nipote governare il disagio sociale bastasse costruire versi, “L’allenamento è finito”, su una copia Antonio Gramsci Junior, scrittore e musicista, casermoni e torri di cemento, allontanando del quale egli scrive una bellissima dedica: “A esperto di strumenti da percussione per mu- dal centro i problemi della città. È là, oltre il Marina e Monardo che non smettono mai di sica etnica: quella sera a Ghilarza suonava un Raccordo, che le amministrazioni comunali farsi amare da me” (Luigi, infatti, si chiama in segue a pag- successiva 13 n. 69

segue da pag.precedente antico strumento celtico. Sono lieto che Mari- Suspiria (1977) di Dario Argento na e Luigi, che stimo tantissimo, amino Gram- Cast: Jessica Harper, Flavio Bucci, Stefania Casini, Alida Valli, Miguel Bosè, Susanna Javicoli, sci quanto me: credo che, Marx a parte, egli sia Joan Bennett, Renato Scarpa, Barbara Magnolfi l’unico pensatore marxista che ormai - e con riferimento al solo “Gramsci del carcere” - val- Dopo Profondo Rosso pieno di minacce, e anche i colori sono di ga la pena di leggere, studiare, meditare. Di (1975) Dario Argento grande fascino ma anche terribilmente signi- fronte a un mare d’un azzurro che fa piangere cerca un nuovo succes- ficativi. Certo il film è più affascinante nell’im- di beltà e toccando una sabbia cristallina che fa so con Suspiria (1977) pressione visiva, la trama magari , e non è la urlare di meraviglia, Marina saluta infine gli ispiratogli da un viag- prima volta nell’Argento dell’horror, sembra spettatori dicendo loro, anche a nome di Luigi: gio attraverso alcune un po’ forzata, ma la bizzarria, l’estro di certe “A presto: occhi aperti e mente affilata!”. Da mitiche capitali euro- situazioni fanno superare certe perplessità. parte mia, ci proverò: ve lo prometto. pee (Torino, Lione e Grande cura è riservata all’immagine di ogni Epilogo. Dediche Giuseppe Previti Praga). Il testo era sta- delitto, sembra un pittore che dipinge tele di- Giro di boa è dedicato a due coppie straordina- to realizzato assieme a verse, il regista sa valorizzare al massimo le rie della storia del cinema. La prima è compo- Daria Nicolodi, allora sua moglie, con molti ri- varie visioni e la loro realizzazione scenica. sta da Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini, fil- ferimenti alle fiabe e ai loro personaggi da Insomma una forza creativa notevole che con- miche icone per Luigi, allievo morale del Biancaneve ad Alice, da Barbablù a Pinocchio, serva un proprio equilibrio tra il racconto vir- neorealismo e della ricerca pasoliniana, e per ma anche alle favole terrificanti di Madame tuale e l’incubo delle immagini. Interessante è Roma, di cui son stati entrambi eccelsi cantori, Loeb, che poi non è altro che la giovane prota- La seconda da gonista del film. Argento ha accentuato l’am- Fred Astaire e Cyd bientazione gotica del racconto che alla sua Charisse, filmiche uscita riscosse un grande successo, anche se il icone per Marina, contenuto particolarmente violento di tante che ama appassio- scene lo fece vietare a lungo ai minori di 18 an- natamente il cine- ni. Suspiria faceva parte di una Trilogia (La tri- ma classico ameri- logia de Le Tre madri), le pellicole successive cano e la danza. furono Inferno e La Terza madre. Il titolo era Son tutti amori ispirato al libro “Suspiria de Profundis” di che condivido - Thomas de Quincey, il regista pensava di uti- quello per la dan- lizzare attrici minorenni, ma la distribuzione za, peraltro, sol- si oppose, e allora il regista per non smentire tanto se si tratta di se stesso fece avere a molti personaggi femmi- guardar danzare nili comportamenti tipicamente infantili, e gli altri - ma, delle Cyd Charisse e Fred Astaire anche le ricostruzioni ambientali volevano ri- quattro, la dedica cordare la difficoltà di un bambino a arrivare che più mi ha sorpreso e rallegrato è stata quella per ad aprire una porta, la c.d. porta che aperta ti la indimenticabile Cyd, la più grande danzatri- lascia andare o fuggire. Il film narra la storia ce mai vista sullo schermo del cinema: affasci- di una giovane americana, Suzy, che per per- nante, giovanilmente elegante, assieme carna- fezionarsi nella danza si iscrive alla più famo- le ed eterea, ogni suo movimento era come sa scuola -pea, quella di Friburgo in Germa- mosso dal vento dolce d’una primavera peren- nia. Vi arriva in una terrificante notte di ne. Debbo però confessare che, più che con tempesta, non viene fatta entrare e deve quin- Fred Astaire, adoro vederla recitare, e dunque di tornare in città, ma nel frattempo scorge anche il ricorso alla forza delle immagini più danzare, con Gene Kelly: soprattutto in Briga- una ragazza che fugge. Questa ragazza, Pat, che all’uso delle parole. Il film si era avvalso doon, 1954, di Vincente Minnelli, fiabesca vi- cerca rifugio da un’amica, sembra che qualcu- anche di un buon gruppo di interpreti da Jes- cenda d’un magico luogo della Scozia più arca- no la rincorra, e infatti poco dopo qualcuno sica Harper a due “grandi” del passato come na che ricompare, e rivive, ogni cento anni. Mi entra in casa e l’ammazza. Il giorno dopo Suzy Joan Bennett e Alida Valli, più i vari Flavio spinge a sognare una Roma/Brigadoon che ri- torna alla scuola, l’accoglienza è fredda, viene Bucci, Stefania Casini e un giovanissimo Mi- appare, e riprende a vivere, non proprio ogni presentata a Madame Blanc, l’insegnante, che guel Bosè. Importante, come in tutti i film di cento anni ma ogni volta che un saggio gover- le dice di stare attenta a chi frequenta e le rive- Dario Argento, la colonna sonora dei Goblin. nante o un geniale poeta, un eccellente pittore la l’orrenda fine di Pat. Poi Suzy viene allog- Detto della parte più esteriore del film va ag- o un profondo cineasta ne ricostruisce un’im- giata in città presso un’altra allieva, ma ha giunto che alla fin fine il senso del film era l’e- magine rinnovata, purificata, vivificata. Si tempo di notare il clima teso che circonda un saltazione della follia, un percorso tra i mean- chiami egli Marco Aurelio o Giovacchino Belli, po’ tutti, e presto capirà dove purtroppo è ca- dri della mente, qui raffigurati come i percorsi Michelangelo Buonarroti o Federico Fellini, pitata. Argento continua a contaminare il nei “labirinti” dell’Accademia, un vero agglo- Pasolini o Rossellini o Faccini, comunque ca- mondo delle favole con elementi horror, così merato di corridoi e percorsi talmente intrica- pace di infondere nuova vita e splendore a non si sa più chi è buono e chi è veramente ti da poter far pensare a qualunque cosa, un questa meravigliosa “Cyd Charisse tra le città”. cattivo. Similmente a Cappuccetto Rosso che percorso delirante che solo la pazzia può per- Una mia dedica (all’articolo, logicamente, non entra nel bosco pieno di insidie anche Suzy correre senza timore di smarrirsi. Un film al film). Ho avuto la fortuna di conoscere Ro- entra in una casa piena di paure, qua e la è dif- quindi importante nella storia del cinema ma e innamorarmene quand’ero un tosco ficile distinguere che sono veramente i perso- horror, che traccia dei percorsi poi molti se- bambino di sett’anni, perché mio padre, che naggi, quale è il loro grado di pericolosità, e guiti nei decenni successivi. In questi giorni è l’adorava, mi ci portò per una settimana e me solamente un essere veramente innocente nelle sale il remake di Suspiria opera di Luca la fece vedere tutta, e tutta a piedi, girovagan- può salvarsi. Eppure l’Accademia non ha nien- Guadagnino, e naturalmente ai recensori dell’at- dovi dalla mattina alla sera: fu il mio durevole, te del classico luogo horror, è un luogo pieno tualità il compito di commentarlo, a noi che ci indimenticabile, imprinting romano e gliene di colori, di musiche, di vita, e forse per questo occupiamo di cinema del passato il piacere di sarò sempre grato. il contrasto colpisce ancora di più. Un inizio che ci aver riscoperto per voi l’originale. Stefano Beccastrini porta subito in un mondo misterioso, surreale, Giuseppe Previti 14 [email protected] 7 Uomini a mollo Regia di Gilles Lellouche. Un film con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde, Jean-Hugues Anglade, Virginie Efira. Titolo origi- nale: Le Grand Bain. Genere Commedia - Francia, 2018, durata 122 minuti

Il numero dei film Virginie Efira, sadica e impietosa maestra di innesca), fa tappa verso un’anonima piscina francesi che arrivano nuoto, le cui angherie, riescono ad innescare periferica che organizza corsi serali per dilet- nelle nostre sale è da in loro le peggiori reazioni possibili (che nel tanti (tra cui il nuoto sincronizzato, disciplina anni in costante de- cinema comico si trasformano sempre in gag da sempre esercitata da giovani donne). Co- crescita. Il dato non è e situazioni incontenibili). Lellouche ha spin- mincia da qui un’avventura che ribalta i codici affatto confortante se to l’acceleratore su 4 uomini (i restanti 3 han- (e che qua e là sfiora ilqueer , come si vede sem- commisurato all’inva- no caratterizzazioni meno incisive, fatta ecce- pre più spesso al cinema) e che ci mostra spu- denza delle produzio- zione per il corpulento bengalese che si esprime doratamente corpi deboli e appesantiti, in Giulia Zoppi ni Usa che dilagano in nella sua lingua, miracolosamente compresa tutta la loro nudità, agitarsi sgraziatamente città, come in provin- da tutti i suoi compagni francesi) di provin- in acqua, per ricompattare qualche brandello cia, con titoli sempre meno interessanti. Ep- cia, che rappresentano ognuno per sé, quanto di amor proprio. Sulle prime non sembrano pure il cinema francese, è banale dirlo (ma di più malinconico e sfortunato ci sia. Il bel legare tra loro, ognuno un carattere e una feri- forse non troppo per le nuove generazioni), ha Canet, per avere una madre malata di Alzhei- ta diversa, poi, grazie alla svogliate lezioni di forgiato, sin dalle sue origini, il gusto e l’este- mer che lo tratta a pesci in faccia, obbligando- un’ex campionessa di sincronizzato, comincia- tica del cinema, creando un paradigma rico- lo a far ricorso alla piscina per lenire il suo do- no a capire che la disperazione e la solitudine si noscibile e imprescindibile per chi se ne occu- lore di figlio incompreso e ferito, Mathieu attenuano, se condivise. Le scene acquatiche, pa o per chi semplicemente ama i film. Amalric, per aver perso il lavoro e la dignità, quando i corpi si immergono cercando un’im- Difficile farsi un’idea appro- probabile armonia, raccon- fondita della direzione in tano brevemente la storia di cui si stia dirigendo da qual- un mondo diverso, ovattato, che tempo in qua, se abbia- silenzioso e poetico (ricor- mo a disposizione solo un date L’Atalante di J. Vigo? paio di titoli ogni anno; pa- Non facciamo paragoni, sot- re comunque che, al netto tolineiamo semplicemente della scomparsa (per so- la potenza lirica ed evocativa praggiunta vecchiaia) dei del corpo sommerso nell’ac- padri della Nouvelle Vague, qua, come rappresentazione si stia verificando un -mas di un mondo altro, padrone siccio risveglio per le tema- di altri codici), quello che i 7 tiche sociali, sia nelle opere hanno perduto e che la pi- di stampo drammatico (con scina sta cercando di resti- il sempreverde Guédiguian tuire loro. Sotto le grinfie alla guida -che non le ha mai di una nuova allenatrice in- abbandonate- che con i più fatti (la prima ha abbando- giovani e molto promettenti nato per alcolismo), incar- Laurent Cantet e Stéphane nata da una sfrenata Virginie Brizé, per citare i migliori Efira, che li allena spietata- che arrivano in Italia), che in mente senza sosta (dimostrando quelle che virano verso la com- che non sono le sedie a rotelle ad media. Negli ultimi mesi infatti, inibire grinta e “cattiveria”), non due titoli sono svettati ai primi solo dimenticheranno i loro do- posti delle classifiche d’Oltralpe: lori, ma riusciranno inaspettata- C’est la vie, Prendila come viene (nel- mente a vincere una medaglia al la nostra versione), di Eric Tole- campionato mondiale di catego- dano e Le Grand Bain (7 Uomini a ria, giusto per dimostrare (come mollo) di Gilles Lellouche, due ci insegnano gli americani), che commedie molto divertenti che niente è impossibile. Non è que- hanno riscosso un successo stre- sta la morale del film, ovviamen- pitoso, per aver messo in scena te. Ciò che resta, tra risate e lacri- situazioni esilaranti, all’interno me (di malinconia) è l’aver mostrato di un contesto narrativo che rac- senza censure, sconfitte e falli- conta le difficoltà sociali ed eco- menti, debolezze e povertà, con nomiche, in cui siamo immersi da almeno un colpito da una forte depressione che sfocereb- affetto e indulgenza, senza condanne o pre- decennio, anche in questa parte di Europa. be in suicidio se non fosse per la cura costante giudizi. In un mondo come il nostro, competi- Recitate da attori meravigliosi, con tempi co- di una moglie amorevole e paziente, Poelvoor- tivo e performativo, nel quale vince sempre il mici irresistibili, le due opere si sono distinte de per incarnare l’imprenditore caduto in di- più prepotente (e la bellezza è immortalata dal per far ridere di situazioni drammatiche, co- sgrazia e pieno di debiti e infine Anglade, per photoshop, sotto forma di selfie orrendamen- me nella miglior tradizione delle comiche. 7 rappresentare al meglio, il fallimento di chi te esposti, in cui ogni imperfezione viene can- Uomini a mollo, uscito nelle nostre sale prima persevera nel vivere la musica e di musica, pur cellata), è tanto. E’ moltissimo e qui sta la di Natale, quasi in sordina, si avvale di una re- non avendo mai avuto successo (e la figlia grande bellezza del film. gia che poggia la sua efficacia sull’interpreta- adolescente glielo rinfaccia costantemente). zione dei suoi navigati attori: Guillaume Ca- Ebbene, questo concentrato di sfiga umana sulla net, Mathieu Amalric, Benoît Poelvoorde e quale si abbatte una tristezza incommensurabile Jean-Hugues Anglade, maltrattati e umiliati da (e proporzionale alle risate involontarie che Giulia Zoppi 15 n. 69 Roma di Alfonso Cuarón Un affresco d’epoca, familiare e identitario, poco vero e sincero e molto manierista Roma, scritto e diretto è ambientato nel 1971, si basa sui ricordi auto- contatto con tutta la famiglia e, godendo della dal messicano Alfonso biografici del regista e offre il ritratto di una fiducia dei padroni, sono a conoscenza di Cuarón e vincitore del famiglia medioborghese che abita a Ciudad abitudini e vicende di ognuno di loro. È Cleo Leone d’Oro al miglior de México, in una bella casa situata nel di- quella che si occupa specificamente dei ragaz- film alla 75.Mostra stretto residenziale denominato appunto Co- zi, sotto l’attenta regia di Sofia, molto presen- d’Arte Cinematografi- lonia Roma, costruito all’inizio del XX secolo. te, ma anche permissiva. Cuarón propone Giovanni Ottone ca la Biennale di Vene- Al centro della vicenda vi sono le relazioni un’immersione nel vissuto della casa, presen- zia, dello scorso settembre 2018, inizialmente personali tra due domestiche indigene e i tata come un’oasi di tranquillità rispetto alla programmato per essere visibile a pagamento componenti della famiglia, descritte nel corso rumorosa e caotica vita esterna, che emerge solo su Netflix a partire dal 14 dicembre, con di un anno, mentre sullo sfondo maturano solo a sprazzi. Il ritmo narrativo è lento, ma annesse polemiche, è stato infine accessibile tensioni sociali e politiche. Cleo (Yalitza Apa- gradualmente si inseriscono elementi signifi- al pubblico grazie alla distribuzione in Italia ricio) e Adela (Nancy García García) sono due cativi. Si registra la fuga del Dr. Antonio il curata da “Il Cinema Ritrovato - Cineteca di giovani domestiche tuttofare di etnia mixte- quale, adducendo la scusa di un congresso Bologna”. In effetti la distri- all’estero, abbandona la fa- buzione in sala è stata del tut- miglia e si trasferisce a vive- to parziale e insufficiente: so- re con la sua amante. Nel lo 59 copie, in versione originale frattempo Sofía continua a con sottotitoli italiani, che han- mantenere le relazioni socia- no coperto alcuni cinema, uni- li di sempre. Tra l’altro parte- camente nelle principali città cipa anche con i figli a una italiane e in qualche altra lo- memorabile festa di Capo- calità, nell’arco temporale li- danno, nella lussuosa resi- mitato a tre giorni, dal 3 al 5 denza di alcuni amici, ma la dicembre, salvo pochissime nottata è movimentata da un eccezioni, come il caso di un grottesco incendio nel bosco cinema di Roma in cui è stato vicino. Peraltro, in seguito, programmato per varie setti- la situazione precipita per- mane. Nel frattempo il film ha ché suo marito non le invia conseguito altri prestigiosi quasi più denaro e Sofía è co- premi, come il Golden Globe stretta a trovarsi un’occupa- al miglior regista, assegnato zione in un laboratorio, sfrut- lo scorso 6 gennaio. E, soprat- tando la sua vecchia laurea in tutto, è stato inserito nella chimica. Nel frattempo Cleo short list dei 9 lungometrag- si ritrova incinta di Fermín gi in lizza per l’Oscar per il (Jorge Antonio Guerrero), un miglior film in lingua stranie- mezzo guappo ventenne, pre- ra, che sarà poi ridotta ai 5 che suntuoso e rabbioso. Fortu- si contenderanno l’Academy natamente Sofía non la li- Award il prossimo 25 febbra- cenzia e accetta di aiutarla. io. Quindi Roma è di fatto uno Ovviamente l’uomo si eclis- dei candidati forti per la con- sa, rifiutando ogni responsa- quista dell’Oscar nella suddet- bilità, e maltratta Cleo quan- ta categoria, anche se avrà do la donna riesce infine a presumibilmente di fronte localizzarlo in un campo di film che, a mio giudizio, meri- addestramento di massa alle terebbero davvero il premio, arti marziali gestito da uno in ragione di una netta supe- strano guru equivoco e fasci- riorità in termini di consi- stoide. Finché la realtà ester- stenza e analisi dei personag- na irrompe repentinamente gi e di qualità narrativa ed nell’esistenza dei protagoni- estetica, quali Shoplifters, di sti, producendo uno show Kore-eda Hirokazu, Cold War, di Pavel cas, impiegate a tempo pieno nella villetta do- down oltremodo impressionante, ma privo di Pawlikowski, e forse persino Birds of Passage, ve vivono il Dr. Antonio (Fernando Grediaga), adeguata motivazione. Cleo, ormai quasi a di Cristina Gallego e Ciro Guerra. Occorre medico in un grande ospedale pubblico, sua termine della gravidanza, si reca, accompa- inoltre riconoscere che la maggior parte dei moglie Sofía (Marina de Tavira), i quattro figli gnata dalla S.ra Teresa, in un grande magaz- critici cinematografici italiani, specie coloro adolescenti Toño, Paco, Pepe e Sofi e la S.ra zino per acquistare una culla. Ma proprio quel che scrivono sui principali quotidiani e setti- Teresa (Verónica García), la nonna dei ragaz- giorno, il 10 giugno 1971, avviene il cosiddetto” manali, e anche di quelli stranieri, in partico- zi. Le due donne di servizio, obbedienti ed ef- El Halconazo”, anche conosciuto come “Il lare americani, inglesi e spagnoli, hanno giu- ficienti, sono impegnatissime a rassettare le massacro del giovedì del Corpus Christi”: il dicato favorevolmente e molto lodato il film, molte stanze disordinate, a cucinare, lavare, sanguinoso assalto da parte de “los halcones”, che, secondo diverse voci, sarebbe un vero ca- stirare e pulire l’ingresso al piccolo cortile do- squadracce di paramilitari, a una grande di- polavoro. Il sottoscritto, al contrario, è di di- ve il cagnone di casa scorazza e defeca libera- mostrazione di studenti universitari, con de- verso avviso e quindi propone una critica arti- mente e dove vengono posteggiate a fatica cine di morti tra i manifestanti, stante l’indif- colata del film, evidenziando i motivi di un l’ingombrante Ford Galaxy del capofamiglia e ferenza della polizia e la sospetta connivenza giudizio sostanzialmente poco positivo. Roma l’utilitaria della consorte. Di fatto vivono a stretto segue a pag. successiva 16 [email protected] segue da pag. precedente degli anni, il mestiere ha influito marcata- Poetiche del Presidente della Repubblica Luis Echever- mente sulla limpidezza del suo sguardo, spin- ría. Cleo riconosce Fermín, il quale irrompe gendolo verso un accademismo con poca ani- nel negozio dando la caccia agli studenti in fu- ma, discreta artificiosità ed esiti piuttosto Inverno lucente ga, e lo vede sparare a un manifestante ucci- mediocri. Roma è un film studiatissimo, molto dendolo a sangue freddo. Sconvolta viene por- levigato e sovraccarico di significati didascali- tata d’urgenza in ospedale e partorisce un ci. È costruito con propositi quasi da minise- bambino nato morto. Qualche settimana dopo rial identitario, fondendo epica del quotidia- Sofía invita Cleo a trascorrere un week end al no (con continua reiterazione di alcune scene mare con lei e i ragazzi per evitare di incontrate “emblematiche”), Romanticismo minimalista il Dr. Antonio che, in loro assenza, deve passare dei sentimenti e, sullo sfondo, un’evocazione alla villa per ritirare mobili e oggetti. E ancora molto semplificata degli eventi storici dell’e- una volta, nel prefinale, avviene un episodio poca. Propone un affresco, scenograficamente drammaticamente forzato: Cleo, che non ha molto curato e attraente in virtù dello sma- mai visto il mare e non sa nuotare, non esita a gliante bianco e nero, ma imbarazzante nella lanciarsi tra le onde e a salvare a stento Paco e sua mancanza di verità e sincerità. Citiamo al- Sofi che rischiavano di annegare. Dopo aver cuni esempi di significative défaillances: la realizzato il suo primo lungometraggio, Sólo calcolata disposizione del disordine nella villa con tu pareja (1991), una black comedy con te- della famiglia protagonista (escrementi di ca- matica sessuale, discretamente brillante e in- ne simbolicamente schiacciati dalle ruote telligente, Alfonso Cuarón è approdato negli dell’auto inclusi); i borghesi fatui, ubriachi e USA. Ha quindi intrapreso una carriera in co- sorridenti, che si divertono mentre i contadi- stante ascesa, con opere che oscillano tra il ci- ni espropriati delle loro terre spengono l’in- nema d’autore e il cinema di genere e main- cendio durante la grande festa di Capodanno; stream, grazie a brillanti soluzioni visive, alla la rappresentazione di maniera delle strade, magistrale fotografia di Emmanuel Lubezki, dei poveri e delle corsie dell’ospedale; la classi- suo connazionale e abituale collaboratore, e a ca scossa di terremoto; i manifestanti del cor- Puro e duro e bianco e’ il mondo. cast di attori di fama americani e britannici. teo oggetto del “massacro del Corpus Christi”, dal nord il vento ieri ha messo Mentre Little Princess (1995) e Great Expectations con quei vestiti fasulli e quei cartelli e striscio- in fuga (1998) mescolano dialettica familiare, buoni ni dipinti senza una sbavatura. Tutto risulta sogni di nebbia sentimenti e melodramma, Harry Potter and perfetto e calcolato, con dettagli enfatizzati cieca ed errante the Prisoner of Azkaban (2004), terzo film della per preparare le svolte più melodrammatiche. senza fine... nota serie, offre intrattenimento e inconsuete Ne risulta che il coinvolgimento emotivo dello oggi il vento trattiene il respiro. note dark. Children of Men (2008) è invece una spettatore entra in crisi, ad eccezione di po- neve abbagliante all’intorno, saga, ambientata in un futuro apocalittico e in chissime scene, tra cui il grande raduno dei e ombra cerulea di monti una società distopica, molto pretenziosa e dida- sottoproletari che si addestrano alle arti mar- cieli azzurro pallido, scalica e piuttosto deludente per la scarsa pro- ziali. In aggiunta occorre considerare che la ca- vibrano nella propria luce. fondità drammatica. Al contrario Gravity (2013), ratterizzazione dei personaggi mostra diversi e nell’ombra- di gran lunga il miglior film girato da Cuarón a limiti. Mentre la figura della borghese Sofía preso nel suo splendore di gelo Hollywood, è molto più di un film di fanta- mostra un profilo umano e psicologico convin- si distende il fiume, scienza, spettacolare, ardito e abbastanza inu- cente, quella di Cleo appare viziata da una po- quasi corazzato di squame- suale: è un thriller angosciante che diventa stura incerta, poco sviluppata nelle motivazio- scuro smeraldo di ghiaccio anche un particolarissimo dramma esisten- ni, per nulla dirompente e, a tratti, grottesca, dalle nevi splendenti, ziale al femminile. Il regista contrappone feli- nella oscillazione tra ingenuità e alterità indi- sino a chi si perde il suo dorso cemente minimalismo narrativo e convincen- gena, accettazione “solidale” delle direttive verdognolo e tortuoso te esplicitazione delle questioni tecniche e dei dei padroni e affetto verso quei ragazzi capric- laggiu’ lontano... complessi azzardi tecnologici, offrendo una ciosi e viziati. E, ancora, le figure maschili, An- dove la luce del giorno ha preso straordinaria metafora della condizione uma- tonio e Fermín, nonché molti personaggi mi- fuoco, na di fronte ad avversità estreme e un’espe- nori, sono del tutto caricaturali. Girato in 65 con un bagliore delle bianche fiamme... rienza di cinema full immersion, affascinante e mm, con una pellicola che permette una mi- come se il sole fosse caduto contraddittoria, creativa e struggente, totaliz- gliore definizione dell’immagine e con una pre- sui blocchi informi di ghiaccio zante ed emozionante. Con Roma, Alfonso ziosa fotografia che accentua i contrasti, curata dal duro cristallo Cuarón torna a girare un film in Messico e rea- dallo stesso regista, Roma propone una messa e si fosse infranto... lizza un dramma esistenziale, con chiara va- in scena molto precisa. Si sostanzia in un uso chiudo gli occhi. lenza sociale e con riferimenti politici. Un film continuo, compulsivo e quasi esclusivo, di pro- in me il sangue giubila che mostra una chiara volontà di riabilitarsi lungati ( e a volte estenuanti) piani sequenza e mi risuona nelle orecchie: come autore impegnato e volto a fare i conti con diverse declinazioni, profondità di campo puro e’ il mondo. con la propria storia personale e con un’epoca e movimenti di macchina, dai carrelli laterali, mi sembra: cruciale di confusione collettiva e di decadenza alle panoramiche e ai campi lunghissimi, quasi insieme al cuore di terra, della classe media nel suo Paese. Purtroppo, sempre conclusi con inquadrature fisse in pri- pulsa in me il cuore; proprio confrontando questo nuovo film con i mo piano che isolano un particolare, un close e scorre assieme ai rivoli suoi film messicani, in particolare con Y tu up di un volto o di un oggetto. Si tratta certa- che fluiscono sotto la crosta mamá también (2001), coraggioso e irriverente mente di una tecnica di costruzione dello spa- ghiacciata. ritratto familiare e disilluso racconto, solo ap- zio affascinante, ma troppo insistita, al punto puro...il mondo parentemente convenzionale, di passaggio all’età di divenire manierismo ad hoc, spesso disso- puro... adulta, nell’ambito della stessa classe media, nante rispetto ai tempi della narrazione e alle ma in un’epoca posteriore e ben diversa ri- manifestazioni psicologiche dei personaggi. Avraham Ben-Yitzhak spetto ai primi anni ’70, si nota che Cuarón è un (febbraio 1903) narratore esperto, ma anche che, nel corso Giovanni Ottone Traduzione di A.L. Callow e C.Nicolini Coen 17 n. 69 Roma E’ notizia recente che membri della famiglia stessa, ma soprattutto donne con i rispettivi uomini. Tutto il resto, Roma, l’ultimo film di tra quest’ultima e la governante tuttofare. compreso la complessità di una società che ha Cuarón, vincitore del Come i contrasti sociali e politici, cui si accen- vissuto turbolenze e contrasti di portata mol- Leone d’Oro alla Mo- nava sopra, rimangono nel film talmente sullo to ampia, viene edulcorato e quasi cancellato stra del cinema di Ve- sfondo che bisogna fare uno sforzo per ricor- per far posto alla complicità buonista di due nezia, è stato insignito darsi della loro pur recentissima esistenza, donne vittime dello stesso destino. Un cano- anche di due Golden così anche le inevitabili diversità quotidiane vaccio che potrebbe svilupparsi in qualsiasi Globe in America. Stia- costituite dalla domestica mixteca sono tal- epoca e in qualsivoglia luogo. Se a questo ag- Marino Demata mo parlando di un film mente attutite e prive di ogni sia pur poten- giungiamo che, verso la fine della storia, Cleo, che è piaciuto a buona parte della critica, spe- ziale dielettricità da creare una improbabile pur non sapendo nuotare, salva da un quasi cialmente americana, e tutto lascia supporre atmosfera semi-idilliaca. Il risultato negativo sicuro annegamento i due bambini più piccoli che anche dalla notte degli Oscar non verrà dell’assenza di ogni dielettricità, di ogni con- della famiglia e si conquista così ulteriore spa- via a mani vuote. Hollywood ha sempre amato trasto (Cleo lavora duramente ma non si sente zio nel cuore della sua amica-padrona, abbia- molto questo genere di film: storie dagli ac- mai una protesta, una lamento e neppure un mo chiara la percezione che il focus del film centi drammatici che si stemperano gradata- sospiro) è che dopo circa un’ora di film lo spet- vuole essere proprio la solidarietà delle due mente fino ad un finale ricco di buoni senti- tatore si accorge che in definitiva non è suc- donne, al di là delle diversità di origini e raz- menti. Ma, a parte questo aspetto, sono stati cesso proprio nulla. Tanto che l’intero film, ze. Insomma, a voler essere cattivi, occorre sicuramente ammirati il rigore formale di cui dall’andamento fluviale di ben 2 ore e 15 mi- parlare di un amarcord in salsa eccessivamen- il film è ricco, il talento di un regista che riesce nuti, può esser riassunto, con riferimento a te buonista in un film dove succede ben poco. a curare nei minimi dettagli le scenografie, i ciò che realmente accade nella seconda parte, Si diceva del Leone d’oro a Venezia: proprio lunghi piani sequenza, la scelta di un bianco e in pochissime parole: è la storia dell’abbando- l’anno prima, nel 2017, l’ambito riconosci- nero lontano sia dai grigi del neo-realismo, no delle due donne, la padrona e la serva, da mento era stato assegnato invece ad un film sia dai toni contrastatissimi del cinema ame- parte dei rispettivi uomini. Ed è allora che ti dove succede di tutto e senza un attimo di tre- ricano degli anni 50, preferendo il regista, con accorgi del perché un regista come Cuarón, gua: ci riferiamo naturalmente a La forma l’ausilio di mezzi tecnici in prece- dell’acqua di Guillermo del Toro, denza sconosciuti, tonalità chia- dove si passa dai contrasti più rissime e luminose. Sotto questi marcati e violenti alla poesia di aspetti siamo di fronte ad una un finale inaspettato. Come- ab grande e curatissima opera. Ro- biamo visto, Roma è piaciuto mol- ma, è un omaggio al quartiere Co- tissimo alla maggioranza della lonia Roma di Città del Messico: critica, ma probabilmente un po’ un quartiere che agli inizi degli meno al pubblico. Quel pubblico anni Settanta sembra essere riu- che Cuarón ha cercato di molti- scito a sopravvivere quasi indenne plicare il più possibile grazie all’au- ai grandi sommovimenti politici e silio di Netflix, ove ancora è possi- sociali che hanno scosso il Messi- bile a chiunque vedere il film in co dalla fine degli anni’50 alla fine qualsiasi momento. È evidente che degli anni ’60. Successivamente le ad un qualsiasi Autore fa piacere ulteriori turbolenze politiche e so- che l’audience della propria opera ciali che scuoteranno il Paese e i raggiunga livelli molto ampi; frequenti terremoti non rispar- ma non si possono neppure di- mieranno Colonia Roma, anche se permango- dotato di grande cultura non solo cinemato- menticare, o far finta che non esistano, tutte no ancora oggi oasi di pace, tranquilli cortili e grafica, non abbia voluto cogliere l’occasione le complesse problematiche che questi atteg- perfino la presenza dell’art Deco, simbolo di di parlare della “diversità” così evidentemente giamenti portano con sé, soprattutto sul ver- un’epoca gloriosa. In uno dei tanti cortili e pa- marcata tra padroni e serva. Non ci sarebbe sante delle sale cinematografiche che, già in lazzi borghesi del quartiere si svolge la storia, bisogno di scomodare le lezioni di Hegel e gran parte agonizzanti, rischiano di rivestire semi-autobiografica, che Cuarón vuole- rac Marx sulla dialettica per ricordare il principio un ruolo sempre più secondario nel mondo contarci. Nel palazzotto fatto di tante camere che proprio il rapporto servo-padrone rappre- della cinematografia. Ma di questo si è parlato e cortili conosciamo subito il personaggio senta la metafora primitiva di ogni possibile moltissimo prima, durante e dopo l’uscita del principale della storia, Cleo, la domestica tut- contrasto di classe. Invece Cuarón fa un’altra film a Venezia e ogni aggiunta sarebbe ripeti- to-fare, di razza mixteca, una delle tante raz- scelta: nessun contrasto né visibile, né invisi- tiva. Vogliamo invece concludere con una nota ze indigene messicane, in un contesto nel bile, né nelle cose. La divisione dei ruoli viene di merito: il film, per volontà dello stesso quale l’intera famiglia che la ospita è di origi- accettata come evento naturale. Neppure un Cuarón, è visibile solo in lingua originale con i ne spagnola. Sulle spalle di Cleo ricade il go- sospiro da parte della serva deve turbare un rispettivi sottotitoli in ogni Paese. Questo ha verno della intera casa e della famiglia di sette sentimento di solidarietà che si svilupperà in risparmiato al pubblico italiano lo scempio persone, oltre ad un cane. Cleo è la prima ad maniera evidente nella seconda parte del film. del doppiaggio, con l’aggravante in questo ca- alzarsi e l’ultima ad andare a dormire, dopo L’”astuzia della ragione” deve portare la storia so, di trovare una soluzione per marcare le di- aver accompagnato i quattro ragazzi nelle ri- delle due donne, la padrona e la serva, sempre versità dialettali di Cleo, rispetto alla famiglia spettive camere da letto. Il film si presenta co- in perfetto accordo, su un terreno comune e ospitante. In casi simili l’unica soluzione che me una immobile descrizione della ripetitivi- quasi simultaneo: gli abbandoni da parte dei viene escogitata dal Doppiaggio è il ricorso ad tà delle giornate viste dal buco della serratura rispettivi uomini. La storia deve sollecitare, un idioma dialettale. La storia del cinema stra- costituito dagli occhi e dallo sguardo neutro e senza divagazioni, l’attenzione dello spettato- niero in Italia è piena di casi simili, da Scusi, dov’è indifferente di Cleo. E la prima cosa che fa ri- re sulla loro medesima sorte e quindi sulla na- il West? a seguire. Dunque, ringraziamo Cuarón flettere, vedendo tutta la prima parte del film, turale solidarietà di destini avversi che dovrà se il pubblico ha potuto risparmiarsi Cleo che è che, al di là delle accurate descrizioni della andare a consolidarsi. Dunque, alla resa dei parla in perfetto siciliano! vita in quella casa, manca in realtà ogni dialet- conti, ti accorgi che gli unici veri “contrasti” tra tica, ogni pensiero divergente non solo tra i i personaggi sono quelli drammatici delle due Marino Demata 18 [email protected] Bird Box: un horror catastrofisto originale e decisamente convin- cente Interessante e molto l’80% delle percezioni sensoriali sono di tipo pericolose rapide, in vista di un possibile luo- ben realizzato, Bird visivo ed in cui l’intero estabilishment sociale go sicuro da raggiungere; Frantic, con la cele- Box è un film del 2018, è basato sulla vista; in un simile contesto, gli bre scena da antologia della valigetta sul tetto promosso da Netflix, unici ad essere veramente al sicuro sono i scosceso, qui ha fatto probabilmente scuola. ad opera della regista non-vedenti… Ma, al di là della trama origina- Concepito per la distribuzione di Netflix, e Susanne Bier, già ar- le e interessante per quanto chiara e semplice, quindi non per la sala, questo thriller ben gi- tefice di numerosi- al il vero fulcro dell’opera è la forma narrativa rato riesce perfettamente nel suo intento di tri lavori, più o meno basata su alternanze continue passato-pre- inquietare senza l’ausilio dell’amplificazione riusciti e comunque sente, nelle quali la protagonista (una sor- cinematografica e farsi guardare attentamen- quasi mai scontati. Il prendente Sandra Bullock, perfettamente a te anche sul piccolo schermo. Un’opera intelli- film si innesta nel filo- suo agio nella parte) narra attraverso le sue vi- gente, certamente anche astuta (ad esempio, ne del sottogenere hor- cende l’intero svolgimento della storia, per nessuno si chiede come vadano le cose in am- Giacomo Napoli ror di tipo catastrofi- metà ricordando il passato recente (nel quale, biti rurali o desertici concentrando l’attenzio- sta che negli ultimi dieci anni si è imposto incinta e senza speranza, aveva trovato rico- ne dello spettatore solo sulle grandi realtà me- enormemente all’attenzione del pub- tropolitane, come se esistessero solo blico, generalmente con opere incen- quelle) ma di pregio, se consideria- trate sulle immancabili “epidemie mo la media molto bassa a cui ci sia- zombi” che, senza impegnare troppo mo abituati nel contesto di horror-ca- gli spettatori, consentono di imme- tastrofisti. Un comparto attoriale desimarsi facilmente in gente a caso serio e convincente (con il solito che si trova improvvisamente a di- Malkovich fuori dalle righe ma sem- sposizione supermercati da saccheg- pre al sicuro nell’ennesima parte ba- giare, automobili e appartamenti di sata sul suo personaggio), una regia lusso da utilizzare a piacimento e va- fluida e funzionale, una sceneggia- langhe di armi e proiettili sbucati da tura essenziale ma realistica e un chissà dove. Qui, per fortuna, la fine montaggio adatto all’esigenza; tutto del mondo (occidentalizzato) non av- concorre nel compattare il film e viene a causa dell’ennesimo virus-zom- renderlo più che soddisfacente, sen- bificante ma piuttosto per effetto di za pretese estreme di rinnovare il misteriose ed inquietanti creature genere ma sicuro, entro certi confi- demoniache, invisibili allo spettatore ni, di renderlo al suo meglio. Molto e intangibili ai personaggi, che ster- convincente infine la Bullock, come minano l’umanità semplicemente mo- già accennato sopra, il suo perso- strandosi ad essa e spingendo chiun- naggio di Mallorye è un’eroina clas- que le osservi ad uccidersi nel più sica, indistruttibile, apparentemente breve tempo possibile. In una società anaffettiva ma poi sorprendente- come la nostra, fortemente inurba- mente materna e umana; una donna nizzata e con metropoli che contengo- intelligente che riesce ad adattarsi no milioni di persone, un simile effet- con stratagemmi semplici all’inva- to porterebbe realmente allo sterminio sione visiva del demoni (corde, ben- totale e quasi immediato, se dovesse de, coperte), senza necessariamente accadere sul serio. Unica immunità far ricorso ad armi da fuoco (realisti- alla follia suicida provocata dai de- camente scarsissime e inutili contro moni svolazzanti è data dalla socio- la minaccia sovrannaturale) o ad patia pura che i mostri usano a pro- una tecnologia che vada oltre un ba- prio vantaggio per tramutare i pazzi nale segnalatore di prossimità mon- psicopatici in loro servitori che fini- tato sopra un’auto dai vetri oscurati ranno per formare bande di fanatici a (notevole in questo senso la scena caccia dei sopravvissuti; una volta del breve viaggio in macchina alla trovati, li trascineranno all’aperto e li cieca) e che si serve di uccellini do- costringeranno a guardare i mostri (e mestici per rilevare la presenza in- quindi a suicidarsi immediatamente naturale e invisibile dei mostri in ag- dopo). Curiosamente infatti, all’in- guato subito oltre il sottile tessuto terno di edifici e luoghi chiusi, i de- della benda. Molto intrigante anche moni non possono entrare e chi rie- questa tematica del vedo-non vedo sce a barricarsi in tempo (e a chiudere rappresentata dalle scarse informa- tutte le finestre), gode di una seppur zioni visive che si possono far filtra- minima immunità temporanea. Una trama vero in una villa assieme ad altri personaggi re tra le trame di un tessuto, quasi una richie- semplicissima quindi, anche molto opportu- eterogenei) e per metà vivendo un presente sta estrema di poter vedere quando al tempo na se vogliamo, in cui il tema della visione a durissimo in cui, unica superstite del casola- stesso vedere equivale a morire, come una tutti i costi (amplificato dalla tecnologia re, dopo anni dall’inizio della catastrofe e con persona che muore di sete ma che può bere odierna) viene ribaltato contro gli stessi esseri un paio di bambini piccoli a cui badare, deve solo acqua avvelenata. Insomma, un film sod- umani, abituati a specchiarsi nei selfie e nelle sopravvivere scomodamente su una barca a disfacente, solido e ben concepito, consiglia- storie postate quotidianamente sui social remi, bendata (per evitare di vedere i mostri to. network e avvezzi ad abitare una realtà in cui onnipresenti) e costretta ad affrontare delle Giacomo Napoli

19 n. 69 Mister Hula Hoop (The Hudsucker Proxy, 1994) New York, 31 dicem- rimarcandone tanto l’incedere veloce quanto produrre altro capitale, non possa rendere bre 1958. Mancano po- l’eventualità di fermarsi una volta entrato in all’essere umano il necessario senso esisten- chi minuti al fatidico gioco il destino, e lo spazio, quest’ultimo cir- ziale (le brevi apparizioni di Waring Hud- scoccare della mezza- coscritto insieme al primo all’interno di una sucker, un candido Durning, da quella inizia- notte, “la terra si ap- “dimensione altra”, ovvero quella propria di le fino a quando comparirà in veste di salvifico prossima ad un nuovo una grande azienda, fra statici uffici lussuosi cherubino). Pervaso inizialmente da buone giro intorno al sole e ed oscuri e movimentati sotterranei, un mi- intenzioni il mite Barnes (bravo Tim Robbins tutti si augurano che crocosmo al cui interno si agitano, in rappre- nell’alternare stupore e disillusione) andrà questo giro sia più sentanza di un cinico capitalismo, esseri ab- poi a farsi sopraffare dagli eventi, una scalata vorticoso, più brillan- bietti e profittatori quali Mussburger (un al successo fin troppo rapida che comporterà te”. Ognuno è intento inedito Paul Newman che ritrae con classe mar- un altrettanto repentina caduta, dal 44mo Antonio Falcone a fermare un persona- piona un perfido villain “d’alto bordo”), o consa- piano ad un attimo prima del marciapiede, le attimo di felicità, in una città dove la corsa pevoli di quanto l’accumulo di liquidità fine a giusto il tempo di ravvedersi e rimediare ai al successo sembra aver annullato i concetti di se stesso, o comunque volto essenzialmente a propri errori, senza dimenticare la trascura- tempo e di spazio. Ma fra tanti tezza di non aver consegnato che festeggiano non è raro tro- una famigerata “lettera blu” a vare qualche anima persa nei Mussburger, perché il fato può suoi problemi o che abbia addi- concedere una seconda possi- rittura deciso di farla finita, co- bilità a chi ancora serbi un po’ me Norville Barnes (Tim Rob- di fanciullesco candore in fon- bins), presidente della grande do al cuore. Volendo, come si ditta di giocattoli Hudsucker, ora suole dire, fare le pulci al film, sul cornicione della finestra del non può sfuggire come la calei- suo ufficio al 44mo piano, con doscopica girandola di trovate, indosso una divisa da fattorino. che poggiano figurativamente, E’ quella avuta in dotazione il ma lo stesso può scriversi per giorno in cui, giunto da Muncie, gli scoppiettanti dialoghi, sugli Indiana, fresco di laurea, venne stilemi propri di certo cinema de- assunto all’interno dell’azienda, gli anni ’30 e ’40 (le screwball come- poco dopo che l’allora proprieta- dy di Gregory la Cava e Frank Ca- rio Waring Hudsucker (Charles pra, ma anche il gusto ricercato Durning) si era trasformato “in per le inquadrature “alternative” un’opera d’arte astratta sul mar- di Orson Welles), mirando al ciapiede di Madison Avenue”. Fu contempo a colmarli di una sof- in quella triste eventualità che un fusa tragicità, tenda a prevalere componente del consiglio d’am- su una satira amara e non com- ministrazione, Sidney J. Mus- piutamente feroce, che coglie co- sburger (Paul Newman) propose munque nel segno, smitizzan- l’elezione del giovane a presi- do il classico sogno americano dente, serviva un “utile idiota”, e facendo sì che l’oggi possa esse- una testa di legno per favorire re narrato attraverso una rico- l’operazione di aggiotaggio del- struzione, fantasiosa nell’as- le azioni intestate al defunto ti- sunto di partenza, del passato. tolare, mossa che si rivelava in- Un ultimo cenno alle prove at- dovinata, confermata anche da toriali: se Robbins è una sorta una serie di articoli scritti dalla di cocktail fra James Stewart e giornalista indipendente Amy Gary Cooper, molto bella è an- Archer (Jennifer Jason Leigh), che l’interpretazione di Jane Ja- infiltrata in azienda come- se son Leigh, che riecheggia alcuni gretaria personale del nostro. ruoli di Rosalind Russell e Ka- Ma, del tutto libero d’agire, ri- therine Hepburn. Concluden- parato dalla maschera della pre- do, Mister Hula Hoop è, proba- sunta dabbenaggine, Barnes ri- bilmente, da ritenersi un film usciva a piazzare un colpo minore all’interno della filmo- grosso, realizzare finalmente grafia dei Coen, un puro e un’idea che coltivava da anni, semplice divertissement che va un sottile cerchio di plastica colorata ri- ad agitare (e in parte a mescolare) un re- pieno di sabbia, che verrà denominato hu- pertorio cinefilo a loro caro, ma che rie- la hoop… Tra le opere meno celebrate dei sce, a tratti, ad essere incisivo e graffian- fratelli Coen, Joel ed Ethan, The Hudsucker te all’interno della cornice da “bella Proxy, che li vede impegnati il primo regi- favola”, mantenendo un’impagabile fre- sta ed entrambi sceneggiatori (in quest’ul- schezza alla visione ed una godibilità timo caso affiancati da Sam Raimi), si rive- senza tempo, come i migliori classici hol- la a tutt’oggi un film scintillante e pirotecnico lywoodiani. Da riscoprire. nel suo impianto visivo, dove l’estro autoria- le si dispiega in suggestive inquadrature a conferire rilievo ad elementi quali il tempo, Antonio Falcone 20 [email protected] Schiele: l’imprevedibilità al cinema Tanto si è trattato del sovverte come rimandi di un’alchimia sconvolgente film che il regista Die- acquisita negatività con una che apre la strada ad ter Berner si è dedica- consapevolezza talmente un’arte non già intesa co- to nel 2016 alla biogra- matura da vibrare intera- me degenerazione, bensì fia di Egon Schiele. Un mente sulla tela come an- disponibile in un reticolo film intenso e girato che sullo schermo e, invero, che il regista riprende con con l’accuratezza di in un’atmosfera di fermez- sonorità che sembrano ri- un tempo trascorso, za visiva, le scene come te- percorrere le medesime ten- con riprese dal velo le attingono dal soggetto sioni da La morte e la fanciulla seppiato giusto a ren- conosciuto dal vivo, ovve- che Schubert compose nel dere l’immagine come ro se stesso, innanzitutto, 1817. Non casuale quindi la Carmen De Stasio non più pertinente e quel che accade è sguar- scelta di tale voce come l’attualità. E, di fatto, do oltre il visibile. Questo corredo al titolo, al quale nemmeno Schiele aderisce all’attualità del il tratto misterico che il re- spetta il compito di rende- suo tempo o, quantomeno, all’attualità som- gista propone in un disvela- re la matericità tensiva at- mersa da intuitive convenzioni alle quali l’ar- mento continuato, privo di traverso distorsioni e dis- tista contrappone la realtà schietta e senza or- qualsiasi mimetizzazione soluzioni continue; nelle namenti di un’arte impagabile e teneramente che semplicemente ripon- quali è l’infiammato fer- altro rispetto a un mondo che vive delle giu- ga su vuote e improbabili Egon Schiele 1915 mento d’una tessitura non stapposizioni e di una dissociazione affluita prospettive. Piuttosto, in una forgia d’arte dissimile dagli impianti scenici e musicali in- poi nella Grande Guerra, al termine della qua- mobile, egli riprende e apre la crosta che trat- tegrati nella cinematografia soprattutto d’ori- le, in una Vienna devastata e senza più risor- tiene l’attitudine dell’artista-uomo Schiele a gine, impegnata a concentrare nel gesto e nello se, Schiele muore per tubercolosi ad ap- sguardo la voce espressiva di un’esplo- pena ventotto anni. Il ritratto che il razione pungente, ritmata con l’inten- regista, pur egli viennese, ci offre è un zione della trama. Riprendendo origi- quadro per eventi, dalle identità incontrol- narie complessità, il film di Berner labili e animate da un’idea capitale d’esi- non parla di arte, né subisce l’incanto stenza contratta nelle trame compilate di una vita dedicata all’arte. Tutt’al- del tempo. Certamente, l’attività di attore tro: del suo valore si ha coscienza per prima che di regista ha permesso a Ber- via di una mitografia anti-contem- ner un’originale padronanza cinemato- plativa, estesa a insinuare rotte di cu- grafica, con la possibilità di convertire riosità, piuttosto che a convincere. l’atmosfera in dato visibile e sensibile a Soltanto così lo scenario racconta in un tempo, qualità che gli permette d’in- maniera decisa, epperò senza l’auste- vestire l’arte di ampiezza documentale. E rità che soltanto ritrarrebbe un insi- un’ampiezza d’eccezionalità è la pellicola, piente quanto solitario senso di mor- nella quale, assunto un particolare ordi- te. Per altro, nella sua molteplicità, lo ne, gravitano schemi essenziali di una vi- scenario non si converte ad alcun ri- ta dalle molteplici sfaccettature, dalle in- verbero che marchi l’opposizione a sinuanti ispirazioni e che appare sfibrarsi un’idea di gusto oppositivo. È il lato per le intraprendenze che potrebbero de- nascosto nell’oscurità a conferire un’in- viare il tracciato di un artista celebrato versione rispetto a un cannibalismo lo- all’interno di un luogo significato come goro e auto-cancellatosi per stanchez- predestinazione alla libertà inclusiva za e Schiele fu a suo tempo considerato dell’arte. Un proclama e una provocazio- emblema di cannibalismo, sebbene le ne non voluta, dunque, che dà immagine sue tele denuncino la piena volontà di (stravagante all’epoca) a una realtà che visualizzare l’individuo nella sua pri- merita rottura decisiva proprio in virtù di vatezza a beneficio di una visione un’aggressività perpetrata attraverso esplorativa di un’espressione severa, strategie di buon senso manipolato e del condensata a contrastare l’obliquità quale pure Schiele fu vittima. L’indagine delle impressioni. È questo il campo sul film – il cui titolo, Egon Schiele e le fan- che il film delinea con un tutto signi- ciulle, richiama i cardini tematici che il re- ficativo ravvicinato e che riprende la gista intende affrontare – verte, appunto, propensione all’asimmetria presente sulla macro-area dell’arte, i suoi rigori e Egon Schiele - Autoritratto 1910 altresì nelle tele di Schiele: distorsio- le sue digressioni rispetto a un aspetto ni che trafiggono la presunzione di che nel tempo vitale dell’artista e dell’uomo svelare la cruda intimità del soggetto, disco- ciò che gli occhi vedono e infittiscono la rete Schiele, al quale il film dedica una pagina im- standosi da pose flesse in una curvatura atte- tra visibile e invisibile in un guardare attraverso portante, corrisponde alla dismisura intra- sa di linee e cromie. Adeguandosi alle rudi e mediante un linguaggio che privatizza cia- presa al di fuori di sé, lasciando che il tratta- asimmetriche linee e cromie duttili ma esem- scuna scena in un ordine di intimità e di at- mento dei piani dell’arte siano forieri di un plificate in profondità, la sollecitazione inglo- mosfere nell’attitudine particolare dell’istan- linguaggio libero da sopraffazioni modaiole. ba un’esperienza che fiorisce sullo schermo in te. In effetti, gli accadimenti nel film hanno stret- una gestualità tanto spontanea, quanto disat- Carmen De Stasio ta corrispondenza con i meandri inascoltati tesa nella rigidità, e che denuncia al contem- dello spirito di un artista che trattiene lo spirito po la libera scelta di vedere oltre la corazza di giovane a un ambito di curiosità, a fronte di co- un corpo che non si lascia concepire come * Prossimo numero: genti delusioni subite fin dall’infanzia e che modello ripetibile, quanto come fattore di L’”Umanità” di Elvira Giallanella 21 n. 69 Lazzaro felice Un consiglio di recupero e una breve riflessione sul terzo film di Alice Rohrwacher, maltrattato in patria e osannato all’estero; e se fosse il film italiano dell’anno e non ce ne fossimo accorti? Sono passati circa set- Pozzolengo. Ma Alice Rohrwacher, pur nella partire dal violento linguaggio verbale. Tra- te mesi da quando sua breve filmografia, già da Corpo Celeste e Le mite il suo personaggio centrale, qua la bontà, Lazzaro felice è appro- meraviglie, sa brillare di luce propria, e con in quanto sentimento disinteressato verso il dato sulla Croisette di Lazzaro felice riporta in superficie una grazia prossimo, torna a vibrare riuscendo a compie- Cannes portandosi a d’animo e di stile, che manca non solo nel ci- re qualche magia, narrativa ed emotiva. Ma casa il Premio per la nema di oggi, ma nella generale narrazione e Lazzaro felice non è solo una favola: le radici e i Migliore Sceneggiatu- comunicazione della realtà, in un momento rami della storia, quindi il punto di partenza e ra, in ex equo con Tre in cui anche la politica si fa lupo cattivo, a le sue conclusioni, affondano nella memoria Giulia Marras volti di storica di un mondo antico e Jafar Panahi. Da quel momen- terminano con allusioni all’im- to, il film della Rohrwacher ha mediato presente. La Rohrwa- guadagnato le lodi e il plauso cher si è infatti ispirata a un ve- della critica estera, è stato com- ro fatto di cronaca in cui una prato dal Netflix americano e marchesa, produttrice di tabac- soprattutto ha fatto innamora- co, ingannò un gruppo di 54 re Martin Scorsese, convincen- contadini continuando a sfrut- dolo a diventare uno dei pro- tarli oltre la fine della mezza- duttori esecutivi e uno dei suoi dria, vietata dal 1982. “Gli esseri principali sostenitori. In Italia è umani sono come bestie. Libe- uscito al cinema poche settima- rarli vuol dire renderli consci ne dopo la fine del Festival fran- della propria condizione di cese, con una tiepidissima ac- schiavitù” dichiara la nobildon- coglienza della nostra stampa e na interpretata da Nicoletta un altrettanto modesto risulta- Braschi: una volta smaschera- to al botteghino. È un bivio di ta, gli ex mezzadri compiranno destini che, per chi scrive, parla un viaggio nel tempo, dalla molto dello stato del cinema in campagna medievale alla città Italia, e non solo. Parla dell’in- moderna. Tra gli sfruttati, il differenza critica al nuovo cine- più sfruttato è Lazzaro, che ma d’autore, per giunta se fem- non sa dire di no, non ricono- minile, quasi sospetto se azzarda sce l’abuso, non si lamenta mai troppo; parla della lontananza e e si incanta tutte le notti davan- della freddezza con cui si guar- ti alla luna. All’Inviolata, luogo da oggi a temi “arcaici” e a per- reale eppure fiabesco, farà ami- sonaggi “buoni”, poco accatti- cizia con Tancredi, l’arrogante vanti e relativi a un passato figlio della Marchesa, e - nono intoccabile (o forse prettamen- stante venga sfruttato anche da te maschile?). Addirittura la si- lui, lo seguirà fino al futuro. gnora Mancuso del Foglio si Questo il fulcro della trama di chiede perché “le lodi estere per cui è un peccato svelare lo svi- Lazzaro felice non scandalizzino luppo: si può raccontare però nessuno quando invece dovreb- che si incroceranno fantasmi bero”. Certamente il terzo film di un sogno lontano, raccogli- della Rohrwacher è figlio di tori immigrati di olive a un eu- suggestioni dei padri per anto- ro all’ora, nobili decaduti, ban- nomasia del cinema italiano: cari, ladruncoli. Si imparerà Rossellini, Pasolini, Olmi, Ta- che gli uomini hanno la forza viani. Non per questo può defi- del vento, di portare via tutto nirsi meramente derivativo. In con sé e sparire, che ai lati della comune c’è lo stesso tentativo di ricon- strada si trova ancora la cicoria da giungimento con un mondo rurale e i mangiare, che la bontà può essere suoi mestieri, i suoi sapori, gli odori, i un’arma a forma di fionda. Soprattutto suoni, le voci, ma anche le sue comples- che purtroppo la grazia, quella del cine- sità, le drammaticità, le asperità. Anzi, ma della Rohrwacher e dello sguardo un altro sguardo che in questo senso ri- dolce e incantato del suo protagonista, torna nella memoria delle immagini, è probabilmente non vinceranno sulla quello, finora poco citato negli accosta- diffidenza ma almeno per un po’ ser- menti, di Franco Piavoli: girato in 16 virà a tenere lontano il lupo. mm proprio come Il pianeta azzurro, Lazza- ro felice condivide la stessa grana della ter- ra, del vento e della luna che dominano le pellicole magiche del documentarista di Giulia Marras 22 [email protected] I dimenticati # 50 Hattie McDaniel La concezione che ab- Wall Street: trovatasi all’improvviso senza la- di Wesley Ruggles, che impose all’attenzione biamo degli attori ci- voro, per sbarcare il lunario Hattie dové adat- Mae West; la commedia Il giudice (Judge Priest, nematografici inclina tarsi a svolgere le mansioni più umili. Dopo ’34) di John Ford, dov’ebbe finalmente modo di sovente alla loro mito- molto peregrinare trovò un’occupazione co- mettersi in luce cantando in duetto col prota- logizzazione: fatto com- me cameriera addetta alla pulizia dei bagni gonista Will Rogers, con cui strinse una bella prensibile, se non fosse nel Club Madrid di Milwaukee, nel Winscon- amicizia; Il piccolo colonnello (The Little Colo- che così facendo ten- sin: un ritrovo frequentato da una clientela nel, ’35) di David Butler, altra commedia mu- diamo a scordarci dell’u- piuttosto eterogenea (tra cui, pare, Al Capone sicale con Shirley Temple, Lionel Barrymore e manità delle loro natu- e altri gangsters), dove giravano bevande al- Bill Robinson; l’avventuroso Sui mari della Ci- Virgilio Zanolla re, in quanto le loro coliche allora proibite, si giocava d’azzardo, e na (China Seas, id.) di Tay Garnett, accanto a vicende esistenziali hanno spesso contempla- nel quale si esibivano musicisti e cantanti; sic- Jean Harlow, Clark Gable e Wallace Beery; e il to momenti di tristezza, umiliazione, scon- ché presto Hattie, vincendo la resistenza dei romantico Primo amore (Alice Adams, id.) di forto. Ecco l’esempio di un’attrice americana proprietari, i fratelli Pick, riuscì a proporsi George Stevens, con Katharine Hepburn e che, pur se nota al pubblico italiano (grazie sulla ribalta del suo palcoscenico, riscuotendo Fred McMurray, dove la sua Malena Burns in- però a un solo film), nella sostanza ad esso ri- ampi consensi, tanto che vi lavorò come can- dispettì molti spettatori bianchi del Sud di ve- sulta, paradossalmente, quasi sconosciuta: tante per circa un anno. Nel ’31 ella decise di dute razziste, perché con la sua simpatica pe- Hattie McDaniel, la ‘Mami’ di Via col vento. Na- raggiungere i fratelli Sam, Etta ed Orlena, che tulanza ella ‘rubava le battute’ alla protagonista. ta nella futura capitale mondiale dell’aero- vivevano a Los Angeles impegnati con varie In quegli anni lavorò moltissimo anche in ruo- nautica, cioè a Wichita, in Kan- li non accreditati: giacché se i sas, il 10 giugno 1895, Hattie era film in cui è presente col nome l’ultima dei tredici figli di Henry, ammontano a circa trentacin- un ex schiavo emancipato du- que, il totale delle sue partecipa- rante la guerra civile americana zioni supera il centinaio di titoli. che combatté in un reggimento Nel ’34 Hattie aderì all’appena formato da soldati di colore, e di fondato Screen Actors Guild, il Susan Holbert, una cantante di sindacato degli attori, ciò che le musica religiosa. Quand’ella non conferì maggiore credito. Tra le contava ancora due anni, la sua sue interpretazioni di rilievo nella famiglia si trasferì a Fort Collins, seconda metà degli anni Trenta in Colorado, quindi a Denver; sono da ricordare almeno il ruolo qui Hattie si diplomò alla Denver di Queenie ne La canzone di Magno- East High School, un’istituto lia (Show Boat, ’36) di James Wha- fondato nel 1876 dove non guar- le, un musical dov’ebbe di nuovo davano al colore della pelle, pres- occasione di cantare, quello di Ro- so il quale studiarono, tra i molti, setta in Saratoga (id., ’35) di Jack il jazzista Paul Whiteman, Ma- Conway, in cui ritrovò la Harlow, mie Geneva Doud, futura signo- Gable e Lionel Barrymore, e quello ra Eisenhower, e altri attori co- di Hilda ne Il terzo delitto (The Mad me Douglas Fairbanks, Harold Miss Manton, ’38) di Leigh Jason, Lloyd e Ward Bond. Tra i suoi accanto a Barbara Stanwyck ed fratelli, anche Sam ed Etta furo- Henry Fonda. Ma la parte dove il no attori cinematografici, e Otis suo talento rifulse meglio fu quel- musicista. Hattie esordì giova- la della domestica Mami in Via col nissima in palcoscenico come vento (Gone with the Wind, ’39) di cantante nei concerti gospel alle- Victor Fleming, che le ha assicura- stiti dal padre col determinante apporto di mansioni del dorato mondo di Hollywood, ma to l’immortalità cinematografica. Ottenere quel quest’ultimo, ma nel 1916, trentaquattrenne, non ancora sul set. Farsi strada in quell’am- ruolo fu complicato. Hattie si presentò al provi- Otis morì, e quegli spettacoli persero interes- biente sofisticato per lei non fu facile, tanto no vestita proprio da domestica del Sud; aven- se: ella tornò a esibirsi in pubblico solo nel che nei primi tempi lavorò ancora come ca- do interpretato fino allora perlopiù ruoli co- 1920, quando entrò come vocalist nella band di meriera e fece anche la cuoca. Grazie a Sam, mici, era persuasa che sarebbe stata scartata: colore Melody Hounds fondata dal nero Geor- che partecipava a un programma radiofonico venne invece prescelta; ma quando i giochi ge Morrison, un violinista e stimato inse- della KNX, The Optimistic Do-Nut Hour, poté sembravano fatti, si mise di mezzo addirittu- gnante di musica, grazie al quale nel ’24 cantò prendervi anch’essa parte nel ruolo d’una ca- ra la first lady Eleanor Roosevelt, che contattò con successo alla stazione KOA di Denver, pri- meriera prepotente, ottenendo discreta popo- il produttore del film David Selznick per cal- ma artista nera ad esibirsi in una trasmissione larità ma un modestissimo corrispettivo eco- deggiare nella parte la scelta della sua gover- radiofonica. Con Morrison e i Melody Hounds nomico. Se il fisico esuberante le fu d’impaccio, nante, Elizabeth McDuffie. Se essa venne de- tra il 1926 e il ’29 Hattie registrò anche sedici contribuì però a caratterizzarla, finché nel ’32 finitivamente assegnata ad Hattie si dové a canzoni, prima per l’etichetta Meritt di Kan- Hattie poté finalmente esordire nel cinema Clark Gable, che avendo già lavorato due volte sas City, poi per la Okeh Records e per la Para- come attrice, nel ruolo d’una cameriera, sul con lei e stimandola molto, insisté con Selzni- mount Records, entrambe di Chicago: le dieci set del western L’occidente d’oro (The Golden ck affinché la scegliesse, e lo persuase. Questi pubblicate in dischi forniscono un esauriente West) di David Howard. Negli anni che segui- non si pentì della scelta, perché uno dei nove esempio della qualità della sua voce calda e rono ebbe poi piccole parti, anche se a volte si- Oscar ottenuti dal film, quello per la miglior potente. Per lei, come per moltissimi altri ame- gnificative, perlopiù nel ruolo di domestica, attrice non protagonista, andò proprio ad ricani, i guai iniziarono il 29 ottobre del ’29, col anche in pellicole di successo come la comme- Hattie, che fu la prima attrice afroamericana “martedì nero” che segnò il crollo della borsa di dia musicale Non sono un angelo (I’m No Angel,’33) segue a pag. successiva 23 n. 69

segue dalla pag. precedente della storia del cinema a ottenerlo: riconosci- mento di cui ella fu profondamente toccata. Per lei le cose non filarono del tutto lisce fin dalla sera della proiezione inaugurale del film, avvenuta venerdì 15 dicembre ’39 al Loew’s Grand Theatre di Peachtree Street ad Atlanta: giacché a causa delle assurde leggi sulla segre- gazione razziale allora vigenti in Georgia, Sel- znick si vide costretto a sconsigliarle di pre- senziare: alla notizia, Clark Gable, essendo molto amico di Hattie (era infatti uno dei po- chi bianchi sempre presente alle sue feste) mi- nacciò di non farsi vedere ad Atlanta neanche lui, e fu proprio lei a pregarlo di recarcisi. L’autrice di Via col vento, Margaret Mitchell, poi le inviò un telegramma di congratulazioni Hattie McDaniel riceve l’Oscar dall’attrice Fay Banter che diceva: “Vorrei avesse sentito gli applau- (29-2-1940) si”. Per rimediare allo sgarbo a cui era stato costretto, Selznick invitò Hattie al debutto hollywoodiano del film, il 28 dicembre, e fece Hattie McDaniel porre la sua immagine bene in vista nelle lo- candine. Selznick mostrò coraggio anche la sera del 29 febbraio ’40, alla cerimonia di pre- miazione degli Oscar, avvenuta presso il risto- rante Coconut Grove dell’Hotel Ambassador di Los Angeles, impuntandosi affinché -an ch’ella fosse presente: del resto, sarebbe stato assurdo conferirle un premio per poi non ac- cettare che lo ricevesse pubblicamente. Lei e il suo cavaliere, però, assieme al suo manager, il bianco William Meiklejohn, vennero fatti se- dere a un tavolo separato, ben distante da quelli in cui trovavano posto il regista, Vivien Hattie McDaniel e Vivien Leigh (Via col vento, 1939) Leigh, Olivia de Havilland, Leslie Howard, Clark Gable, Thomas Mitchell e gli altri prota- a esibirsi con lei; oltre che con lei e con Gable, gonisti del film. Il breve discorso che ella pro- Hattie ebbe rapporti d’amicizia anche con nunciò per ringraziare del conferimento del Henry Fonda, Joan Crawford, Ronald Reagan, premio fu giudicato il migliore della serata. Shirley Temple e Olivia de Havilland, mentre Circa il suo personaggio, disse alla stampa: con la grande attrice di prosa Tallulah Ban- “Ho amato Mami. Penso d’averla compresa khead, notoriamente lesbica, si dice abbia perché mia nonna lavorava in una piantagio- avuto una breve relazione. Nella sua vita si ne non diversa da Tara”. Ma l’eccellenza della Hattie McDaniel e Shirley Temple (1935) sposò quattro volte, ma non fu fortunata: il 19 sua interpretazione, che dispiacque ai bianchi gennaio 1911 a Denver con Howard Hickman, razzisti del Sud per le libertà che Mami si che quattro anni dopo la lasciò vedova; nel ’22 prendeva nel trattare con Rossella, provocò con George Langford, che nel gennaio del ’25 acredine anche da parte dei neri impegnati morì per una ferita d’arma da fuoco; il 21 mar- nella lotta per il riconoscimento dei loro dirit- zo del ’41 a Tucson con l’agente immobiliare ti civili, i quali sostennero che l’attrice avesse James Lloyd Crawford, dal quale divorziò nel accettato passivamente il suo ruolo, confor- ’45; e l’11 giugno a Yuma col decoratore d’inter- mandosi al cliché della domestica nera nelle ni Larry Williams, per divorziare cinque mesi famiglie patriarcali del Sud, ciò che era mani- dopo. Non risulta abbia avuto figli. Colpita da festamente falso, e definendola per questo “lo un tumore al seno, Hattie McDaniel morì zio Tom dei bianchi”. Sicché per assurdo Hat- all’età di cinquantasette anni, il 26 ottobre tie si vide criticata dai due opposti schiera- 1952, all’ospedale della Motion Picture House menti. Ella si difese replicando: “Perché do- di Woodland Hills presso Los Angeles. Il suo vrei sentirmi in colpa se interpretando una Hattie McDaniel e Clark Gable (Via col vento, 1939) desiderio d’esser sepolta all’Hollywood Fore- cameriera guadagno 700 dollari alla settima- di David Butler, con Humphrey Bogart e la ver Cemetery, dove si trovano le tombe dei più na? Non l’avessi fatto, ne guadagnerei 7 a set- Davis, fino a La signorina rompicollo (Mickey, importanti attori, per la segregazione razziale timana lavorando come una vera donna di ’48) di Ralph Murphy e Abbandonata in viaggio ancora imperante venne disatteso, sicché fu servizio”. Solo nel 1947 accettò di entrare nel di nozze (Family Honeymoon,’49) di Claude inumata all’Angelus Rosedale Cemetery, dove NAGA (Negro Actors Guild of America), il sin- Binyon, due commedie che furono tra le sue la sua salma riposa tuttora. La Hollywood dacato degli attori di colore. Dopo il conferi- ultime interpretazioni. Lavorò con successo Walk of Fame le ha dedicato due stelle: al 6933 mento dell’Oscar, Hattie proseguì la carriera pure in radio e in televisione, e durante la se- dell’Hollywood Boulevard per le sue interpre- nel cinema, apparendo con ruoli di prestigio conda guerra mondiale intrattenne con spet- tazioni radiofoniche e al 1719 di Vine Street in film quali In questa nostra vita (In This Our tacoli le truppe di colore (giacché non le fu per quelle cinematografiche. Nel 2006 la zec- Life, ’42) di John Huston, accanto a Bette Da- permesso farlo per quelle di bianchi), e visitò ca degli Stati Uniti le ha reso omaggio con un vis e Olivia de Havilland, nel musical Sotto le spesso i soldati degenti negli ospedali. Bette francobollo. stelle di Hollywood (Thank You Lucky stars, ’43) Davis, di cui era amica, fu l’unica attrice bianca Virgilio Zanolla 24 [email protected] Capri – Revolution: fra le metafore dell’io “Si dice che nella vita i convivi notturni del gruppo intorno a un ta- presente dignitoso. Ed è il caso del piccolo dell’uomo c’è un punto di volo, ad esempio, oppure la spettacolarità del- Salvatore, che diventerà poi un regista famo- partenza ed un punto di la “Morte della Vergine” nei rituali delle rap- so. Il film è una sorta di percorso esistenziale arrivo, di solito riferiti presentazioni teatrali della comunità. Un del protagonista attraverso una intensa ana- all’inizio e alla fine di altro riferimento iconografico sulla partenza lessi della sua infanzia e adolescenza vissuta una carriera. Io, invece, dei volontari dall’isola, è Gerolamo Induno nella piccola comunità paesana, accanto al sono convinto del contra- con “L’imbarco a Quarto di Garibaldi”, oppure proiezionista Alfredo che lo accompagna e gli rio: il punto di arrivo “La partenza del garibaldino” per il congedo fa da guida nella sua passione per il cinema. Lucia Bruni dell’uomo è il suo arrivo della contadina Lucia dalla madre. La trama, Quello che accomuna i due film, a mio parere, nel mondo, la sua nascita, mentre il punto di par- apparentemente semplice, è mezzo e fine al è il riferimento implicito all’importanza della tenza è la morte che, oltre a rappresentare la sua tempo stesso, utile a entrare negli eventi sto- memoria, delle radici, per ritornare al concet- partenza dal mondo, va a costituire un punto di rici reali, accostarli alla storia minima del to di Eduardo sopra citato. Salvatore ha la- partenza per i giovani. […] La vita che continua è la quotidiano, ma è soprattutto pretesto per sca- sciato il paese per cercare se stesso altrove. tradizione. Se un giovane sa adoperare la tradizio- vare nell’animo dei personaggi e portare alla “Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti ne nel modo giusto, essa può dargli le ali. [...] Natu- luce ciò che alberga nel profondo dei loro pen- voltare, non scrivere.”, dice Alfredo al giovane ralmente, se si resta ancorati al passato, la vita che sieri. Siamo nel 1914, alla vigilia della Prima quando questi decide di partire per Roma. continua diventa vita che si ferma - e cioè morte - guerra mondiale, quando un gruppo di artisti “Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tut- ma, se ci serviamo della tradizione come d’un tram- del nord Europa, guidati dal pittore Seybu ti. Se non resisti e torni indietro, non venirmi a tro- polino, è ovvio che salteremo assai più in alto che se (identificato nell’artista idealista Wilhelm vare, non ti faccio entrare a casa mia. O’ capisti?” partissimo da terra!”.Sono parole di Eduardo Diefenbach), capo carismatico, decide di sta- Quasi lo scaccia affinché non si faccia assalire De Filippo che mi sembrano adatte a com- bilirsi nell’isola di Capri al fine di praticare dalla nostalgia, brutto malanno che uccide l’a- mentare alcuni aspetti dell’ultimo film di Ma- una vita libera dai legami delle convenzioni nimo. Ma conclude anche: “Qualunque cosa fa- rio Martone Capri-Revolution, uscito nel di- (attraverso la danza, la poesia e la letteratura), rai, amala, come amavi la cabina del Paradiso cembre scorso. Grappolo di straordinarie recuperando un primitivo nudismo e un’ali- quando eri picciriddu.” Ecco l’eredità importan- metafore, questo ultimo lavoro (girato fra Ca- mentazione vegetariana. Nella dinamica del te di Alfredo non dimenticare che sei figlio di pri e il Cilento) chiude idealmente la trilogia film si viene a creare un prisma di forti con- quel luogo, di quel costume, di quelle espe- sul nostro Risorgimento e sulla micro- rienze che hanno formato la tua perso- storia che entra nella grande Storia: Noi nalità. Ama il tuo lavoro con la stessa credevamo (2010), liberamente ispirato intensità. I fratelli di Lucia lasciano Ca- all’omonimo libro di Anna Banti che trat- pri convinti di poter abbracciare un ta delle prime Guerre d’indipendenza; Il mondo più grande e conquistare non giovane favoloso (2014), sulla vita di Giaco- solo la libertà dell’Italia, ma anche il ri- mo Leopardi che fa da sfondo a un’Italia scatto dei valori della propria libertà. ancora acerba di riscatti sociali, ma che Porteranno di certo con sé la loro terra vede nel grande poeta il simbolo di una e le ansietà sofferte e vissute come con- presa di coscienza politica; Capri-Revolu- tadini; forse moriranno oppure decide- tion, che nella Grande Guerra del 1914 ve- ranno di non tornare, o torneranno, ma de il compiersi del ciclo risorgimentale. più consapevoli della propria acquisita E ancora, se nel primo, l’asprezza delle dignità. Lucia compie un passo ancora vicende narrate si mostrava in tutta la più importante come donna: sceglie di propria evidente materialità, nel secon- affrancarsi dai lacci di costume e tradi- do, la scelta del personaggio Leopardi, zioni che ormai non dettano più legge che lascia il “paterno ostello” per andare in trasti ed emozioni quando Lucia, giovane (da analfabeta era riuscita a divenire poliglot- cerca di contatti più palpitanti, ci suggerisce analfabeta guardiana di capre che abita nell’i- ta) ma sa nel profondo che la spinta ad agire l’inquietudine di un percorso metaforico di ri- sola con la famiglia, scopre questa realtà. Ra- viene da quelle. E la libertà vale il rischio della bellione. In Capri-Revolution, la metafora si fa gazza dall’intelligenza vivace, viene subito in- scelta. “Tu sei una buona figlia”, dice la madre intreccio complesso che avvolge un destino curiosita e attratta da un mondo così diverso. abbracciandola prima che parta e facendo in- corale; in più, la centralità della figura femmi- Raggiunge di notte e di nascosto la comunità tendere che è d’accordo con lei. Forse si aspet- nile, asse potante di tutta la vicenda, che “tra- finendo poi per entrare a farne parte e destan- terà che ritorni?“Io non sono una buona figlia, disce” ogni regola e guadagna la propria auto- do le ire dei fratelli, i quali, dopo la morte del ma io ho bisogno di essere libera”, risponde Lucia nomia con la fuga dall’isola, abbraccia più padre, si sostituiscono a lui nella guida della quasi per concedersi il pretesto della fuga. Chi ampi orizzonti. Il film di Martone è una fuci- famiglia. Lo scoppio della guerra metterà sceglie di restare sono i personaggi della Co- na affascinante di richiami, riferimenti, sot- ognuno di fronte a se stesso e alle proprie re- mune, gli artisti che con la loro presenza, i lo- taciute o esplicite citazioni. La nudità nella sponsabilità e andrà a segnare il passo di altre ro sogni, la loro arte, le loro utopie e soprat- danza, oltre alla classicità del teatro greco, ci realtà e di sogni a venire. Non è forse questo il tutto attraverso il contatto con la natura parla di Antonin Artaud e del suo “teatro della messaggio che Martone ci addita con il suo intrecciata agli esseri umani, hanno cambia- crudeltà” (“Il teatro e il suo doppio”); di Jerzy film? Quello di cercare nel percorso che sce- to la vita degli abitanti dell’isola e allargato Grotowski e del suo “teatro povero”, vale a di- gliamo la nostra identità creativa facendo te- orizzonti di opportunità. Rimangono perché re “essenziale”; del Living Theatre, dove lo soro proprio di quelle radici o tradizioni che si ispirano a leggi eterne e sono quelle la loro spettacolo è la vita reale. Quanto all’arte visi- per Eduardo sono essenziali alla nostra cre- libertà. Chiudendo con un invito a vedere va, a parte le tele del pittore Seybu, protagoni- scita? L’argomentazione, sebbene ad ampio questo film, vorrei mettere in evidenza le ra- sta, che cerca armonia nei corpi e risente di raggio, rammenta un altro film di trent’anni dici di Giuseppe Tornatore e Mario Martone: autori dell’epoca (Matisse), per altre riprese, fa, Nuovo Cinema Paradiso (1988), sceneggiato e la Sicilia (Nuovo Cinema Paradiso), la Campa- come non pensare a Caravaggio? L’inquietu- diretto da Giuseppe Tornatore. Anche qui una nia (Capri-Revolution). Forse i loro piccoli ca- dine e i contrasti di luci e ombre delle sue ope- guerra mondiale, la Seconda, appena finita, polavori sono figli anche della cultura di que- re si ritrovano in talune inquadrature: “Cena ha lasciato vedove e orfani in un paese della ste terre. in Emmaus” o “Vocazione di San Matteo”, per Sicilia, Giancaldo, che cerca di ricostruire un Lucia Bruni 25 n. 69

Abbiamo ricevuto Dostoevskij Maria Candida Ghidini Remo Bodei nel suo libro sul bello (Le forme del del cosmo. Ma, poiché in Dostoevskij ogni im- affinato, in particolare da Hoffman in poi. Co- bello, Il Mulino), ci dice che l’arte ci mette a magine e ogni idea esiste solo se in stretta re- me i suoi predecessori egli usa gli stati limina- contatto con esperienze “eccedenti” che come lazione con il suo opposto, la mortifera di- ri tra il sogno e la veglia (La padrona di casa, De- individui fatichiamo a decifrare completa- mensione ctonia germina nel pollone, nella litto e castigo, Il sogno di un uomo ridicolo, I mente, dandoci la possibili- fratelli Karamazov) o tra la tà di affrontare traumi, di psicopatologia e l’integrità reimmergerci in modo non consapevole dell’io (Il sosia, rischioso e non distruttivo Delitto e castigo, L’idiota, I de- nel perturbante. Ciò è tanto moni) per squarciare lo più vero per un autore come sfondo di cartapesta della Dostoevskij, la cui scrittura cosiddetta realtà ordinaria. è tutta immersa nelle gran- Ma indagare la relazione di “questioni maledette” e del fantastico con la realtà nei recessi, nel sottosuolo è anche un’esigenza stori- dell’umano. È però impossi- ca, perché l’opera dostoe- bile, infatti, studiare le ope- vskijana si colloca nel mo- re dostoevskijane senza mento in cui il grande considerare il contesto so- romanzo realistico otto- ciale, politico, economico e centesco europeo ha rag- culturale da cui esse sono giunto il massimo sviluppo nate. Esse sono una potente e comincia a percepire i sintesi delle questioni della primi germi della crisi dis- sua epoca, di cui Dostoe- solutiva che lo investirà do- vskij non fu solo un testi- po gli anni Ottanta. Così, mone, ma anche un attivo e dopo averne accuratamen- coinvolto attore. Il giovane te assorbito temi e procedi- Dostoevskij si dà prestissi- menti (Balzac, Dickens, mo il compito di “scavare Hugo, ma anche Sue, Geor- fuori l’uomo”, un compito ge Sand, De Quincey...), prima di tutto d’uomo, poi Dostoevskij riforgia il ro- d’artista: “L’uomo è un mi- manzo realistico ottocen- stero. Bisogna risolverlo e tesco e finisce per scardi- se anche ci hai provato tutta narlo, per intaccare dal di la vita non dire di aver per- dentro il realismo e la so tempo; io mi occupo di struttura stessa del roman- questo mistero, perché vo- zo. Nella ricezione dell’ope- glio essere un uomo,” scrive ra dostoevskijana ha finito al fratello Michail a diciotto per prevalere una grande anni. E così Dostoevskij, saturazione di idee: i dialo- impregnato di concretezza, ghi appassionati e le idee è però alla ricerca di una re- incarnate che si agitano nei altà che trabocchi dalla con- suoi romanzi hanno smos- cretezza immediatamente so molta terra, seminato visibile. Tende alla parola molti semi. Si rimane ab- futura, ancora non detta; la bagliati dalla ricchezza di sua scrittura nascendo, in pensiero creatasi nel tem- qualche modo strano e po dall’incontro con Dosto- sghembo, già si tiene nell’orizzonte della pro- fecondità profonda e vivificatrice dell’umida evskij. Tale proliferazione di senso, tuttavia, fezia. Pare strano, però, che questo futuro sia Madre Terra. Dai bui recessi della počva (l’hu- rischia di incrostare la percezione del testo sentito come qualcosa di sotterraneo e non mus, il suolo) nascerà allora la speranza della con le tante letture, inibendo una fruizione celeste. Fin dall’inizio egli sembra dominato comunione universale, per Dostoevskij fon- più fresca (immediata sarebbe impossibile, ce da un immaginario strettamente legato alla data sull’appartenenza al proprio popolo, sul lo insegna Dostoevskij stesso) e dimenticando terra, al mondo ctonio, inquietante. La sua fa- legame “chimico” dell’uomo con la terra natia. il profondo radicamento dell’opera nella sua coltà narrativa trova sostegno ed espressione Si tratterà, tuttavia, di una speranza fragile e epoca e nel contesto letterario che ha contri- in un complesso di immagini terragne che, facilmente travisabile nella tentazione del na- buito a generarla. Il libro, dunque, propone nei vari momenti della sua vita, evolveranno zionalismo. Dunque, fin dall’inizio Dostoe- un percorso di opera in opera, sciogliendo i in idee e prese di posizioni. Sotto forma di in- vskij esperisce la realtà come un ché di dina- grandi temi e i grandi archetipi in una narra- finite variazioni, l’archetipo della terra costi- mico che si dà solo parzialmente allo sguardo zione massimamente vicina ai testi, quelli di tuisce, così, un momento centrale da cui tutto dell’uomo. Per questo l’immaginazione e la Dostoevskij e quelli degli scrittori, in un modo passa. Inizialmente, egli usa questa rappre- fantasia sono importanti, come strumento o nell’altro, a lui vicini. sentazione per rendere una precisa situazio- per andare al di là “dell’esistente”: molte sue Salerno Editrice ne sociale, in seguito, tuttavia, quel grumo di opere vanno a rovistare nelle pieghe del rap- Roma 2017 immagini agiranno come simboli e suggestio- porto tra il fantastico e la realtà, usando i pp. 320, 21 €, ni per alludere al sottosuolo dell’anima e fin mezzi che la letteratura fantastica aveva ISBN: 978-88-6973-198-3 26 [email protected] Abbiamo ricevuto Una romana a Hollywood di Barbara Rossi Esce per Le Mani un nuovo libro sugli anni americani di Anna Magnani

Molto si è scritto di Anna Magnani, una delle nostre migliori attrici, forse la più grande in assoluto. Ora Anna Magnani. Un’attrice dai mille volti tra Roma e Hol- lywood di Barbara Rossi si propone di ap- profondire la sua esperienza hollywoo- diana fra la metà e la fine degli anni Cinquanta, una parte della sua carriera sulla quale mancava un attento studio complessivo. I sei capitoli di cui è compo- sto il saggio ricostruiscono da una pro- spettiva storica e artistica la parabola di Anna, dai lontani esordi teatrali alla consacrazione come simbolo del Neorea- lismo, per arrivare all’Oscar con La rosa tatuata. Barbara Rossi si concentra sulle pellicole hollywoodiane della Magnani per mettere a fuoco luci e ombre della sua avventura americana e offrire un’ipo- tesi in grado di spiegarne la repentina conclusione. Viene anche proposta una restituzione della figura dell’attrice at- traverso i tre principali “macro-ruoli” del suo itinerario artistico, sullo sfondo dell’evolversi dell’attore italiano e delle immagini del femminile nel cinema pri- ma e dopo il secondo conflitto mondiale. Completano l’opera dettagliate analisi dei film appartenenti al periodo ameri- cano, un accurato apparato bibli-filmo- grafico e una doppia prefazione, di Nuccio Lodato e Michele Maranzana.

Barbara Rossi è laureata in Storia e Critica del Ci- nema presso l’Università degli Studi di Torino. Pre- sidente dell’Associazione di cultura cinematografica e umanistica ‘La Voce della Luna’ di Alessandria, svolge corsi sul linguaggio e sulla storia del cinema, oltre a laboratori di formazione in Educazione ai Media presso istituti scolastici, enti pubblici e priva- ti. Si è occupata anche di critica cinematografica e, a partire dagli studi universitari, del fenomeno divi- stico e della figura di Anna Magnani.

Anna Magnani. Un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood di Barbara Rossi Le Mani, Recco, 2015, euro 20,00. Ufficio Stampa: 334/9435398, [email protected]

Copertina flessibile: 398 pagine Editore: Le Mani-Microart’S; 1 edi- zione (29 giugno 2015) Collana: Cinema. Attori Lingua: Italiano ISBN-10: 9788880126911 ISBN-13: 978-8880126911 ASIN: 8880126911

27 n. 69 Roma: una battaglia esemplare sull’Auditorium di Via Albergotti Sulla desertificazione giugno abbiamo dato vita al Social Party: una all’opera. Non a caso, i lavori si sono protratti culturale in atto in mol- serie di giornate d’incontro con la cittadinan- per diversi anni, articolandosi in diverse tap- ti quartieri della capi- za sui temi della promozione di nuovi proces- pe e richiedendo ulteriori fondi, per una spesa tale abbiamo già pro- si decisionali, del rispetto dell’ambiente e del- totale di circa 4.000.000 di euro. Per entrare dotto diversi materiali. la lotta all’esclusione. In generale, si può dire nel dettaglio, a una prima gara d’appalto lega- Ma ci torniamo volen- che il nostro sforzo maggiore è quello di dare ta all’originario finanziamento della Provin- tieri, per restituire a luogo, per ogni problematica specifica, a reti cia, seguirono altre tre fasi, attraverso le quali Stefano Macera lettrici e lettori la vi- più ampie, con la convergenza di più forze so- si giunse quasi al completamento dei lavori cenda dell’Auditorium ciali attorno ad obiettivi concreti. nel 2016. Io, nel maggio del 2015, ho avuto mo- di Via Albergotti, in zona Boccea, che ci appa- Dunque, siete una realtà aperta. Però, la collabora- do di entrare nella struttura e ho appurato re emblematica in più sensi. Anzitutto perché zione con l’ANPI fa pensare pure a precise discrimi- quanto fosse bella da vedere, con la pavimen- l’edificio, pensato come centro polifunzionale nanti… tazione interamente realizzata e l’impianto in cui svolgere spettacoli di varia natura (musi- Sicuramente per noi esistono dei valori im- audio sistemato: tuttavia, ancora mancavano cali, teatrali ecc.), non è mai le poltrone e gli infissi. stato inaugurato: proprio Che dire, ancora un caso di len- quando i lavori, protrattisi tezza esasperante nell’esecuzio- per lungo tempo, sembrava- ne di un’opera di pubblica utili- no ultimati, un incendio ne tà… ha distrutto la cupola. In se- La lentezza dei lavori è stata condo luogo perché attorno causata dal fatto che i finan- al destino di quest’opera si è ziamenti necessari, dopo la sviluppata una battaglia esem- prima tranche del 2003, sono plare, animata dalla rete Aure- stati scaglionati con estrema lio in Comune, di cui abbia- gradualità. In ultima analisi, mo intervistato un giovane 30 novembre del 2016, il tetto in fumo dell’auditorium di via Albergotti a Roma parliamo di una conseguen- esponente, Emanuele Bucci, che è anche nar- za di quei vincoli del patto di stabilità che, nel- ratore e firma di importanti testate locali (Ige- la capitale, si abbattono su qualsiasi spesa di aNews) e di siti dedicati al cinema e alle arti carattere sociale e culturale. visive (Rearwindows.it, liberandoprospero. A complicare le cose ci si è messo poi l’incendio veri- blogspot.com). Dalle sue parole emerge con ficatosi nel 2016… chiarezza il senso delle odierne lotte per i beni Sì, il 30 novembre 2016 si è verificato questo comuni, veri e propri laboratori di pratiche evento drammatico e inatteso. La dinamica politiche collettive, da valorizzare come se- che lo ha determinato è stata ricostruita e pa- gnali in controtendenza in una fase in cui la re che rimandi ad imperizia nell’esecuzione, partecipazione popolare pare essersi svuota- con la fiamma ossidrica, di un test antincen- ta. dio. La cupola, in larga parte di legno, ha pre- Prima di tutto, ci puoi spiegare cos’è Aurelio in Co- so fuoco. Peraltro, nei mesi scorsi si è final- mune? mente giunti alla certificazione del danno: Aurelio in Comune è una rete di cittadini attiva così non ci saranno più scuse e si potrà final- in tutte le aree di un municipio assai vasto: il mente avviare quella discussione franca sul XIII, che comprende quartieri prossimi al futuro dell’Auditorium che sinora non si è da- centro storico e borgate collocate nel nord ta… ovest della capitale come Montespaccato e Ca- Emanuele Bucci Ecco, in merito all’avvenire della struttura voi cosa salotti. Nasce nel 2015 e l’anno successivo ha prescindibili, tra i quali rientrano la difesa in- proponete? promosso una lista civica indipendente per le transigente dei beni comuni contro le logiche Le nostre idee sono, al riguardo, chiarissime e elezioni amministrative: un primo tentativo privatistiche, la solidarietà sociale, il mutuali- fanno tesoro della positiva esperienza del Te- che non si è tradotto nel superamento della smo e, ovviamente, l’attuazione dei principi atro Valle Occupato. Noi ci battiamo per una soglia di sbarramento, ma che è servito ad al- fondamentali della Costituzione. Per non dire gestione pubblica e partecipata dalle varie as- lacciare nuove relazioni nei territori in cui della necessità di contrastare i fenomeni di sociazioni del territorio, che potranno orga- operiamo. razzismo e xenofobia che attraversano l’Italia nizzare eventi diversificati. Per singole occa- Che tipo di iniziative svolgete? e l’Europa dei nostri giorni. sioni, la struttura potrebbe essere affittata ai Le nostre iniziative hanno un carattere cultu- Le vostre iniziative in relazione all’Auditorium di privati, così da raccogliere risorse per la sua rale e sociale. Per esempio, nella zona di Boc- Via Albergotti rimandano, quindi, alla difesa dei manutenzione, ma senza rinunciare al suo ca- cea ci organizziamo assieme ad altre associa- beni comuni… rattere di bene comune. Non bisogna dimen- zioni – raccolte nella rete Quelli della Pineta Certamente, la battaglia attorno all’Audito- ticare che ci riferiamo a un edificio dalle mille – per occuparci del Parco del Pineto, un’area rium si colloca proprio in questo discorso. La opzioni d’uso, legate agli spettacoli musicali protetta che, però, le istituzioni spesso trascu- vicenda stessa di questo edificio conferma come a quelli teatrali, per non dire della possi- rano. A Montespaccato collaboriamo con l’As- quanto sia importante affermare la cultura bilità di programmarvi iniziative sia la sera sociazione Lunaspina, che ha in gestione il Par- dei beni comuni. Tutto che la mattina, in modo da rivolgersi pure alle co Vincenzo Paparelli: in sostanza, diamo una parte nel 2003, quando numerose scuole del circondario. mano anche in termini di manutenzione. Nel- la Provincia di Roma Hai appena accennato alla mancanza di un serio lo stesso quartiere, poi, abbiamo contribuito stanzia 1.500.000 € dibattito pubblico: puoi spiegarci meglio qual è sta- all’apertura della sezione dell’ANPI (Associa- per realizzare un to finora l’atteggiamento delle istituzioni? zione Nazionale Partigiani d’Italia). In zona centro polifunziona- Da parte degli Enti locali, dal Municipio al Co- Porta Cavalleggeri, assieme alla Fattorietta (ca- le: a ben vedere, un fi- mune, sin qui abbiamo registrato confusione so eccezionale di fattoria didattica collocata in nanziamento esiguo, e una certa incapacità di rispondere ai quesiti più una zona centrale della città), lo scorso mese di del tutto inadeguato segue a pag. successiva 28 [email protected] segue da pag. precedente La memoria ieri e oggi: articoli ritrovati - Il cinema italiano nelle maglie della censura. elementari. Si pensi all’assenza di comunicazioni L’’Unita’ - Martedì 21 maggio 1957 chiare attorno al futuro dell’Auditorium: dai tempi della ricostruzione della cupola al carat- tere che dovrebbe assumere la sua gestione. Per fare un film occorre un cardinale nella Per questo il 30 novembre 2018, nella ricorren- manica za dei due anni dall’incendio, abbiamo svolto Le disavventure di Fellini e Antonioni - De Santis costretto a rinunciare a “L’uomo senza dome- una manifestazione pubblica nei pressi della nica,, - Perché Zampa ha scritto un romanzo - Un giudizio di Alberto Moravia - Il compromesso struttura. Tre sono state le richieste avanzate dell’autocensura alle istituzioni in quella circostanza: una ge- A distanza di poche Città del Vaticano e da un pò di tempo a que- stione pubblica e partecipata, tempi certi per il settimane dall’invito sta parte si occupa attivamente di cinema, co- ripristino e trasparenza nella sua esecuzione. andreottiano ad un ri- me del resto l’arcivescovo di Milano, al quale Qualche giorno dopo, il Municipio ha rotto il torno a criteri di cen- una nota casa distributrice americana si è pre- ghiaccio, affidando ai social il suo primo pro- sura rigidi e borbonici occupata recentemente di offrire in visione nunciamento su questi temi dopo anni di reti- e dal discorso del Papa un film, guarda il caso, rimasto nelle secche cenza. S’è trattato d’un passo piccolo ma signi- sulla immoralità, l’om- della censura per molti mesi. Dopo Fellini è ficativo, forse dovuto alla spinta impressa bra di madama Ana- stata la volta di Michelangelo Antonioni, che dalla manifestazione. stasia si riaffaccia sul ha incontrato notevoli difficoltà perIl grido. In Questo evento che impatto ha avuto sul territorio? Mino Argentieri cinema italiano. Fede- La partecipazione è stata incoraggiante, so- le alla consegna dell’antico padrone, De Pirro prattutto perché le numerose persone conve- ha chiamato a raccolta i vari Scicluna Sorge, nute non erano solo legate alle associazioni De Tommasi, Mazzoni, insigni maestri della con cui normalmente collaboriamo. Vi erano forbice, e li ha sollecitati a stringere i freni. molti cittadini sciolti, alcuni dei quali si sono Nella rete tesa ha incappato, per primo, Fede- avvicinati in corso di svolgimento, attratti dal- rico Fellini, un regista non sospetto di simpa- la prospettiva illustrata dalla manifestazione: tie progressiste e il suo ultimo film: Le— notti quella di una città policentrica, nella quale le di Cabiria — si è fermato, per qualche tempo, periferie non siano più desertificate e non vi nelle anticamere della Direzione generale del- sia sempre bisogno di andare al centro per fru- lo spettacolo. ire della cultura. Diciamo che la rete Aurelio in Influenti prelati Comune ha saputo smuovere e sollecitare ener- In varie occasioni, Fellini si era visto respinge- gie positive, in un periodo che sembra pessimo re il soggetto de Le notti di Cabiria da numerosi e che invece potrebbe riservare notevoli sor- produttori, preoccupati per l’argomento sca- prese in termini di protagonismo popolare. broso — la prostituzione — trattato in una vi- Sembri ottimista, in un periodo in cui non lo è quasi cenda, che, a detta dello stesso regista, non nessuno… implica una analisi o una indagine di ordine A mio avviso, i periodi di crisi sono anche pe- sociale. Superato il difficile scoglio del finan- riodi di grandi opportunità. La crisi ci dice che ziamento, Fellini non è riuscito ad evitare gli ci sono sistemi economici, politici e sociali che agguerriti censori, allineati nella crociata pro- non funzionano più e che, dunque, non ci si mossa dal Pontefice e da Andreotti. Una scena, può accontentare di quel che offre il presente: che raffigura una processione, ha messo in al- questo caso, la pietra dello scandalo è rappre- c’è bisogno di nuove proposte, nelle pratiche, larme i burocrati di Via Veneto, improvvisa- sentata da una scena in cui appare un rivendi- nei contenuti e negli obiettivi. Dalla crisi di mente ridestati, proprio loro che permettono le tore di madonnine e da alcuni episodi d’umo- questa città, che è in fondo emblematica delle versioni piccanti dei film nazionali per i mer- re, che hanno risvegliato la pruderie dei difficoltà dell’intero paese, sta nascendo qual- cati esteri, alla sensibilità religiosa. “Qui si of- censori. Non soddisfatti di aver vietato il film cosa di originale, con momenti di sinergia tra fende la religione — ha affermato qualcuno — ai minori di 16 anni, essi si sono accaniti a ta- cittadini che abbandonano le forme politiche questa processione è presentata in modo gliuzzarlo, in qua e in là, facendo correre il ri- tradizionali e sperimentano percorsi inediti. ambiguo ed irriverente; e poi perché continua- schio di rendere incomprensibile una vicenda Possiamo dire che questi percorsi inediti debbono re ad insistere su certi aspetti degradanti della drammatica, nella quale il gioco dei sentimen- scontrarsi anche con il vecchio travestito da nuovo, vita del paese? Film del genere noti si possono ti ha un rilievo determinante. Non sappiamo rappresentato dalle forze populiste? mandare all’estero. Che idea si faranno gli stra- come Antonioni supererà l’impasse, comun- Senz’altro. L’alternativa dal basso che s’intra- nieri del nostro popolo?”. Fellini non si è allar- que nell’ambiente cinematografico tutti sono vede, e di cui Aurelio in Comune è una delle tan- mato eccessivamente per la valutazione e la al corrente di quanto capitato ad un altro regi- te espressioni, rinvia anche al rifiuto del falso sentenza emessa. Avrebbe potuto informare sta, Giuseppe De Santis, che è stato costretto a “vento del cambiamento” di cui si parla oggi. l’opinione pubblica dell’incidente; da buon cit- rinunciare a girare L’uomo senza domenica, un Tale alternativa va praticata con coerenza, tadino, che rispetta la Costituzione ed esige film già annunciato e prossimo ad entrare in senza mai tornare al prima: a quella politica che non la si violi, avrebbe potuto appellarsi cantiere. Ispirato ad un avvenimento di cro- elitaria, cioè, che ha creato il terreno per l’af- ad un suo sacrosanto diritto. Invece ha prefe- naca, il film avrebbe dovuto raccontare la sto- fermarsi di risposte sbagliate come l’attuale rito seguire un’altra strada. Si è ricordato di ria di un garzone di panetteria, il quale im- populismo italiano. Il quale, mentre fa appello essere amico dì qualche influente prelato e a pazzito, uccide il proprio datore di lavoro, che al popolo, in realtà ne riduce il ruolo a quello di questi è ricorso per invocare un autorevole in- lo aveva licenziato cinque anni prima per un massa plaudente al proprio capo sui social tervento sugli zelanti funzionari dello Stato piccolo furto. E’ bastato questo spunto per sof- network. Insomma, parliamo di un elitismo italiano. II prelato, il cardinale Siri, non si è la- fiare sotto le narici dei censori il sospetto d’in- sotto mentite spoglie, che può essere sconfitto sciato pregare. Visto il film ha fatto chiara- citamento all’odio di classe, pressapoco quan- solo attivando autentici percorsi di partecipa- mente capire che, secondo il suo giudizio, la to avvenne a Visconti allorché tentò di portare zione collettiva, come quelli incentrati sulla scena non conteneva alcun elemento incrimi- sulla schermo Marcia nuziale. Inutilmente De tutela dei beni comuni. nabile e Le notti di Cabiria è stato rapidamente Santis e i suoi collaboratori hanno chiesto autorizzato. Il Cardinal Siri, come si sa, è una all’on. Brusasca che non ci si opponesse alla Stefano Macera personalità a cui si fornisce molto credito nella segue a pag. successiva 29 n. 69

segue da pag. precedente la censura di Stato, quando a dettare legge so- realizzazione del film. L’ex sottosegretario al- no gli esponenti di un altro Stato, affronta un Fabio Pittorru, un Au- lo spettacolo non ha mancato di rassicurarli; problema di compatibilità, che non lascia in- tore Ferrarese ma la sua corte di pretoriani ha rifiutato d’in- differenti le forze laiche e socialiste e deve ri- tendere ragione. Il produttore del film — in- chiamarle alla unità di azione per ottenere il Fabio Pittorru un grande fatti — è stato sconsigliato dall’impegnarsi rispetto della divisione dei poteri e della liber- autore ferrarese scom- nell’impresa, “De Santis è un bravo regista — tà di espressione. Certo, quanti preferiscono parso anni fa, ai primi del ha detto un noto funzionario — perché non scendere a compromessi, abdicare, mandare mese di settembre del dirige un altro tipo di film?” Un discorso all’in- in congedo la dignità e l’intelligenza di artisti 1995. Il suo nome è facile circa analogo veniva fatto qualche settimana o cavano dalla manica il maggior numero pos- associarlo al mondo del dopo allo stesso regista per il finale di un altro sibile di cardinali conoscenti, amici o parenti, cinema o a quello della te- soggetto, di cui è protagonista una prostituta per aprirsi un varco attraverso le maglie della levisione, insieme con Maria Cristina Nascosi di campagna. Nello stesso tempo, appariva censura, non contribuiscono a chiarire le acque quello di alcuni cinea- sugli schermi romani, mutilato in parecchie torbide né a salvaguardare la propria attività cre- sti ferraresi che negli stessi anni di Fabio cer- parti, Lassù qualcuno mi ama, il film americano ativa e l’avvenire del cinema italiano da ingerenze carono (e trovarono) fortuna nella capitale co- sulla vita del pugile Rocky Graziano; e Luigi arbitrarie e letali. Con qualche concessione, co- me Florestano Vancini, di cui fu aiuto-regista Zampa congedava alle stampe storo forse sperano di per Delta Padano nel 1951, Onorio Dolcetti, Ezio un romanzo, imperniato sul- “salva­re” un film ma s’illu- Pecora, Renzo Ragazzi, Massimo Sani e, so- la vita di un uomo dal 1920 dono se credono che, con prattutto, Massimo Felisatti, amico e sodale, ad oggi, dichiarando: “Ho un siffatto sistema, doma- con cui tanto scrisse ‘a quattro mani’: la sua deciso d’inviare una copia de ni non incontreranno­ altri carriera, infatti, da nemo propheta in patria, tan- Il successo al comitato di cen- censori, i quali esigeranno to per cambiare, ha toccato i sommi vertici, in sura. Voglio constatare se rinunce ancora più consi- ispecie, proprio in questi campi, ma, forse, anche contro il libro ricorre stenti, pedaggi più onero- non molti sanno che il grande amore di Pittor- alle forbici. Naturalmente io si. Nuovamente, dunque, ru per la sua città natale a cui sempre ritornava sarei dispostissimo a tradur- la prospettiva di salvezza con trasporto, sfuggendo per un po’ alla secon- re in immagini il mio ro- del cinema italiano e la ga- da ‘madre-patria’, Roma, si è realizzato anche manzo. Ma me lo permette- ranzia per il libero svolgi- ‘su carta’. rebbe la censura? Non credo. mento dell’attività artistica, Scrisse in lingua dialettale, quella della cultura e ci- Si può dire che il romanzo condizione indispensabile al- viltà delle sue radici... l’ho scritto appositamente la esistenza della nostra ci- Come gli altri, Pittorru non dimenticò mai la come risposta al ministero, nematografia, non vanno nativa Ferrara - amore, peraltro, non troppo che non mi ha permesso di esprimermi libera- individuate nei procedimenti di autocensura ricambiato: di lui rimangono tre copioni mente attraverso il cinema”. Abbiamo citato o in scappatoie contingenti, ma in una consa- drammaturgici, in lingua dialettale ferrarese, quattro episodi significativi, che stabiliscono pevolezza civile, in una solidarietà operante quella che Foscolo definiva ‘la lingua di latte’ e una coincidenza per nulla casuale e inducono per strappare una legge sulla censura, sostan- che Fabio sempre portava nel cuore, La tazzìna a credere di trovarci di fronte ad una ripresa ziata da una visione libera e democratica, ‘d cafè (La tazzina di caffè), Il ciàcar dla zént (Le offensiva della censura clericale e al riemerge- punto di riferimento nella battaglia, che quo- chiacchiere della gente - co-scritto con Dolcet- re di una politica cinematografica che reca tidianamente i migliori cineasti conducono ti sotto il mono - pseudonimo di Amilcare Ros- grave danno alle pericolanti sorti del cinema per fare del loro mestiere una professione de- si Ludovici) e Al vastì blu (Il vestito blu), portato italiano, in balìa di una crisi economica abba- gna di coloro che li seguono con fiducia e sim- sulle scene estensi in origine dalla storica com- stanza preoccupante. Il ritorno all’intolleran- patia. In uno stampato pubblicitario della Me- pagine popolare La Filodrammatica Estense, za avviene in un momento politico delicato e tro Goldwyn Mayer è riprodotta la lettera di ed ancor oggi dalla compagnia teatrale locale si svolge sotto le insegne di un nascente go- cui diamo sopra una copia. Essa è stata indi- Il Gruppo. verno, che minaccia di rispondere agli inte- rizzata al sig. Bertholet, direttore della M.G.M. ...e di esse in lingua italiana.... ressi degli strati più retrivi e conservatori del- per Milano. Il testo dice: “Egregio signore la Fu, infatti, anche un ottimo storico: in questa la nazione. Già si parla di cambio della guardia ringrazio sentitamente della squisita genti- veste redasse, in maniera puntuale ed appro- a Via Veneto e del probabile sostituto dell’on lezza con la quale Ella ha voluto mettere a di- fondita, biografie notevoli come quella di Tor- Brusasca, giubilato dai suoi colleghi d.c. e da sposizione della Commissione la copia del quato Tasso, nel 1982, un lavoro eccellente sul Andreotti per aver mostrato una eccessiva film Seme della violenza perché potesse essere grande autore della Gerusalemme Liberata, apertura mentale e una certa predisposizione visto da Sua Ece.za Mons. Arcivescovo. Posso ferrarese per adozione. Davvero importante liberale. Si annunciano programmi draco­ assicurarLe che Sua Eccellenza ha molto gra- anche quella su Agrippina Imperatrice, del 1986. niani di censura, operazioni drastiche. Come dito il Suo deferente e gentile gesto, e ha ap- Con un altro ferrarese, di cui già s’è fatto cen- se non fosse bastato tutto il male provocato al prezzato il film che presenta all’opinione pub- no più sopra, Massimo Felisatti, scrisse spesso cinema italiano dai vari Andreotti, Ermini e blica con accenti di intensa forza drammatica a quattro mani soggetti e sceneggiature per Bubbio, ora ci si accorge a dare il colpo di gra- un problema sociale di preoccupante attualità film gialli e servizi televisivi. Le loro ‘penne’ so- zia, scoraggiando e umiliando quelle pochissi- e urgente interesse. Anche a Suo Nome, rin- no entrambe ‘responsabili’ di romanzi polizie- me iniziative serie, sulle quali può ancora con- novo il più vivo ringraziamento, mentre ci schi come Violenza a Roma che, nel 1974, aveva tare il no­stro spettacolo. augu­riamo che la Sua Casa possa ancora por- vinto il prestigiosissimo premio Gran Giallo La lunga mano tare dinnanzi alla coscienza del pubblico simi- Città di Cattolica e da cui era stata tratta la no- Che dietro la recrudescenza censoria si profili li lavori che permettano feconde riflessioni su ta e fortunatissima serie televisiva Qui squadra la lunga mano delle autorità ecclesiastiche, problemi interessanti la società del nostro mobile, riproposta nel 2000 all’ultimo Mystfest, non è da ritenersi una ipotesi probabile ma tempo. Mi è gradita l’occasione per porgerLe il il mitico cine-festival del Giallo e del Mistero ( una documentata certezza. Bisogna, però, mio deferente ossequio, obbligatissimo - Sac. nato ‘sontuosamente’ negli anni Ottanta eppoi stabilire entro quali limiti l’ingerenza confes- don Ubaldo Valentini “. L’intestazione della affossato scioccamente per pseudo motivi po- sionale si concili con i principi su cui si fonda lettera è “Curia arcivescovile di Milano; Com- litico-economico-regionali in un-morto-appe- lo Stato italiano. Allorché Alberto Moravia, ci- missione arcivescovile per lo spettacolo”. Sen- na-nato Adriatico Cinema) che, in segno di tando il caso di Fellini, paradossalmente e po- za commenti. omaggio e ricordo, mostrò l’episodio-pilota agli lemicamente si chiede a che cosa serva ormai Mino Argentieri segue a pag. successiva 30 [email protected]

segue da pag. precedente Una carriera in evoluzione, un iter di sofferenze e ad Elvira, questo nuovo scritto inedito di Fa- intervenuti, alla presenza di un commosso soddisfazioni... bio esce finalmente allo scoperto e lo si può Massimo Felisatti. Poco dopo, Fabio Pittorru, inizia a …spiccare ben definire un non dimenticare di ricordare in La Storia, come per Vancini: un impegno irrinun- il volo e lo fa secondo le più classiche regole piena regola per Ferrara che, sempre più spes- ciabile canoniche dei realisatéurs di cinema, lavoran- so, è smemore verso i suoi Figli più Grandi. Di Molto aveva scritto, anche da solo, sia per il ci- do a cortometraggi: Spiaggia sul fiume è del nuovo il grande amore di Pittorru, la Storia, nema che per la televisione, specialmente te- 1952, un anno dopo Delta Padano (aiuto-regi- riemerge tanto da riuscire a coniugarla, unio- sti a carattere storico, poiché la Storia rappre- sta Renzo Ragazzi, fotografo Anton Giulio ne perfetta tra due così notevoli discipline, sentò sempre la passione della sua vita Borghesi), otto minuti che parlano visivamen- con la Scrittura, in una propria e tutta perso- professionale. Anche per lui, come per Flore- te di una giornata della popolazione media nale cifra stilistica, rigorosa e puntuale stano, si potrebbe forse idealmente riportare ferrarese di allora che trascorreva le sue ‘ferie’ quant’altri mai, usata anche per quest’ultima la frase: - Se non avessi fatto cinema ( e teatro, te- sulla spiaggia tipicamente nostra la cosiddet- opera cartacea ‘girata’ – è proprio il caso di levisione e molto altro, n.d.r.), avrei fatto lo sto- ta giarìna, la spiaggia dei poveri, che si snoda- dirlo – in una Venezia al culmine del suo rico. Suoi sono: Boezio e il suo re, Tecnica di un va lungo le rive del Po; dello stesso anno è pure splendore, sede di una Repubblica piena di in- colpo di Stato - La marcia su Roma, Gli strumenti un altro corto di nove minuti, Uomini contro il trighi degni del fastoso Rinascimento che al- del potere - La seconda ondata, Accadde ad Ankara Po, girato ancora con l’aiuto di Ragazzi e la fo- lora, come a Ferrara, era al massimo del suo – Operazione Cicero, Furto all’ambasciata austria- tografia di Sturla per la Padus Film come il splendore. Un giallo storico con tutti i crismi, ca - Accade a Zurigo e Mussolini ultimo atto. An- precedente, un documentario sullo sforzo ri- per il quale pare che Fabio avesse tratto ispira- cora e sempre di ‘sapore’ storico le sue ultime costruttivo delle zone alluvionate del Polesi- zione da un episodio realmente accaduto cui è opere dei primi anni ‘90: Ciano, i giorni contati, ne, dopo il 1951. Dapprima si vedono immagi- possibile abbia attinto anche Stendhal (pseud. imperniato sulle dolorose vicende del crepu- ni dell’alluvione a Santa Maria Maddalena, di Henry Beyle) per una delle sue Cronache Ita- scolo del fascismo e La pista delle volpi, un noir nella zona del ponte ferroviario della Ferrara liane. metropolitano della Roma - L’opera di Pittorru vivrà e non ai tempi dei Borgia, uscito sarà dimenticata anche grazie in tre edizioni, nel 1992, e alla tecnologia... poi postume le altre, nel Da alcuni anni il ricordo 1996 e nel 2001. dell’opera di Fabio Pittorru Dall’insegnamento al cine- è associato ad una moder- ma... na iniziativa di grande ci- Di tipica formazione uma- viltà e cultura: il suo testo nistica - era stato, appena su Agrippina Imperatrice è laureato, docente di lingua fruibile su supporto cd in e letteratura italiana - e formato mp3, letto per i persona di grande quanto non vedenti da Mirella Fri- schiva cultura, aveva ini- gieri, grazie all’iniziativa ziato la sua professione ci- di Libro Parlato Lions, un nematografica, come si di- servizio totalmente gratui- ceva, con un altro grande to a disposizione – da alcu- ferrarese, Florestano Van- ni decenni – di tutti i disa- cini, ai primi anni ‘50, an- bili visivi; un service della che lui allora esordiente, grande tradizione dei come aiuto-regista per il Lions, i ‘cavalieri della luce bel corto neorealistico Del- per i non vedenti’, come li ta Padano, un testo tutto aveva denominati la cieca pervaso di sensibile pietas che narra le doloro- Rovigo. Nel mostrare i gorghi che si formano Helen Keller alla Convention Internazionale se condizioni di vita degli allora abitanti del presso i piloni del ponte, Pittorru volle rende- dell’Associazione Lions del 1925. Delta del Po, tra Goro, Gorino e Scardovari, re, con visivo lirismo, l’idea della forza e della Ed in fine... poi restaurato anni fa. Un inizio tutto ferrare- violenza del Grande Fiume. Viene poi esaltato Per chiudere, con commozione ed affetto, se, Delta Padano, un docu-fictionin piena regola il lavoro di difesa contro la minaccia di nuove questo pezzo-ricordo di Fabio Pittorru, chi in cui ideali ed autenticità di intenti, sicura- inondazioni. Ma il messaggio, nemmeno tan- scrive - che ha avuto il grande privilegio di co- mente anche relativi alla giovane età sia del to subliminalmente, è di speranza: nelle cam- noscerla - vorrebbe dedicare un pensiero alla regista, allora venticinquenne, che dell’aiuto pagne la vita ricomincia, la gente ritorna con moglie, appena nominata più sopra, Elvira, Pittorru, addirittura ventitreenne, si ritrova- il treno nella terra che aveva lasciato. Dovun- un’autentica grande Donna che tutta la vita no in un unisono collaborativo con alcuni ma- que la vita riprende, i bambini giocano e van- dedicò letteralmente al marito, sempre estri loro conterranei come Antonio Sturla, no a scuola, ricomincia il lavoro dei campi. - Le nell’ombra, discretamente, anche dopo la sua fotografo del film, da ricordare come il primo speranze si riaccendono. Fiorisce la speranza di un scomparsa, a sua volta mancata pochi mesi fa. operatore cinematografico di Ferrara, (il vero migliore domani – glossa con fervore il com- E lo fa con le parole di uno dei collaboratori di Maestro di tutti, Antonioni compreso, cinea- mento a margine della pellicola. Fabio, Onorio Dolcetti, extrapolate da una let- sta a tutto tondo, vero poeta dell’immagine Tra i suoi libri storici... tera a lei inviata: con le sue fotogrammetrie dall’aereo su Ferra- Nel 2004, a quasi dieci anni dalla sua scom- …Cara Elvira, l’ovvia ma significativa aggiunta al- ra), ed ancora Benedetto Ghiglia, musicista parsa, avvenuta nel settembre del 1995, è usci- la gloria di Fabio, di cui ti facevo cenno, porta sicu- d’elezione, autore della colonna sonora del ta, per volontà della moglie, Signora Elvira, ramente il tuo marchio di collaboratrice, ricercatri- film, ed altri giovani come Onorio Dolcetti e l’ottimo romanzo, Il caso Vittoria Accoramboni. ce, traduttrice, ordinatrice, ispiratrice, suggeritrice, Vittorio Passerini, sceneggiatori, senza di- 1585. Indagine segreta nelle terre della Serenissi- dattilografa e amorosa compagna: la tua parte di menticare le belle voci off di Arnoldo Foà e Go- ma, pubblicato per i tipi della Nuova Edizioni donna, determinante, per presenza ed apporto. liarda Sapienza che narrano, per l’appunto Tascabili di Milano, facente capo al Gruppo Sicuramente di Fabio, grazie al lavoro di Elvi- fuori campo, la faticosa vicenda terrena ripor- del Saggiatore S.p.A. Dopo la riedizione, da ra, leggeremo altre cose notevoli…. tata, chiudendo con una frase che la dice lun- parte di Marco Tropea Editore, de La pista delle ga: …una storia semplice, soltanto una storia…. volpi, avvenuta tre anni prima, sempre grazie Maria Cristina Nascosi Sandri 31 n. 69 André Bazin a Band Apart di Oristano Con l’ultimo appunta- pittura è messa a nudo, realizzando l’auspicio struttura temporale realistica di 24 f/s, tipica mento del 2018, l’As- dell’artista spagnolo (mostrare “i quadri che di ogni ripresa, per cui la durata concreta non sociazione Culturale stanno sotto un quadro”) e dando vita alla secon- viene snaturata dal montaggio. Nel giustifica- Band Apart FICC di da rivoluzione del film sull’arte5: svelarne i re l’iniziativa del regista, egli fa suo il concetto Oristano ha voluto ri- meccanismi e fare del work in progress di Picas- di “durata reale” elaborato dal filosofo Henri cordare il grande criti- so, depurato da componenti biografiche e de- Bergson (da cui la definizione di “film bergso- co André Bazin in oc- scrittive, l’unico elemento spettacolare del niano”), secondo cui la nostra coscienza per- casione di un doppio film. Proprio in questo sorgere di forme, a vol- cepisce il vissuto come un continuo fluire non anniversario: i cent’an- te abbozzate altre più definite, Bazin indivi- scomponibile, contrariamente alla scienza ni dalla nascita e i ses- dua il principio del film in quanto spettacolo: che ricorre al “tempo spazializzato” fatto di santa dalla prematura tutto si manifesta come attesa, incertezza, istanti separati7. Infine, Bazin riconosce a Paolo Licheri scomparsa. Animato “suspense”; una “sorpresa perpetua”6 accentua- Clouzot un merito particolare per l’uso del co- da eccezionale vivaci- ta dalla capacità di Picasso di sviare le nostre lore. Egli afferma che il regista abbia realizza- tà intellettuale e sincero slancio peda- to “un film a colori, degradato a bianco gogico1, Bazin fonda la sua teorizzazio- e nero nelle sequenze extrapittori- ne su fenomenologia, esistenzialismo, che”8, per non porre sullo stesso piano strutturalismo, ma viene spesso equi- pittura e realtà del pittore, così da far vocato. Nonostante il suo lavoro con- risaltare il colore presente sulla tela a tribuisca a rinnovare la funzione della discapito di quello del mondo reale. critica, imprimendo una svolta decisi- Questo concetto di sottrazione, qui ri- va nell’approccio teorico al cinema, ferito al colore, è alla base del modo di egli resta in parte incompreso e a far cinema auspicato da Bazin: libero tutt’oggi da taluni non considerato al- da psicologismi e facili spettacolarità, la pari di altri studiosi. Il suo maggior verso una semplicità espressiva ricca contributo alla teoria e all’estetica ci- di significati. Il saggio su Le Mystère nematografica è costituito dalla- con Picasso si rivela dunque una riflessio- cezione di realismo, che emerge in ne sui linguaggi, dove il cinema lavora particolar modo negli scritti riguar- la “realtà” rappresentata dalla pittura danti il cinema e le altre arti2. All’inter- e a sua volta interroga se stesso me- no di questo corpus trovano spazio an- diante una dimensione metalingui- che le riflessioni sul film proposto da stica. Per questo il realismo di cui par- Band Apart: Le Mystère Picasso (1956) di la Bazin è quello dello stile, che non Henri-Georges Clouzot, giudicato da guarda alla sola realtà fenomenica ma Bazin un valido esempio di “cinema anche quella costituita dai materiali della realtà”3. In questo film contem- culturali lavorati dal film9. Con la sua pliamo il lavoro di Picasso nel suo di- teoria Bazin delinea quindi una preci- venire, assistendo alla nascita di opere sa idea di cinema, prefigurando le che prendono forma “autonomamen- pratiche filmiche della modernità e te” dinnanzi ai nostri occhi. Grazie a influenzando un vasto numero di stu- una particolare tecnica di ripresa4, diosi e cineasti a venire; a partire da Clouzot mette in scena il processo cre- quei giovani allievi, da lui educati alla ativo: dal primo tratto all’ultima pen- critica, che daranno vita alla straordi- nellata, seguiamo la genesi e l’evolu- naria stagione di rinnovamento in- zione di numerose tavole, cosicché il carnata dalla Nouvelle Vague. gesto artistico diventa cinema e la tela si fa inquadratura. Ed è a questo pro- Paolo Licheri posito che Bazin si sofferma sulla “du- rata pittorica”, colta grazie alle capaci- tà riproduttive del cinema (l’“ontologia”), che aspettative modificando, ridisegnando, addi- Associazione Band Apart diviene parte integrante dell’opera stessa. La rittura cancellando composizioni che crede- Via Canalis 10, 09170 Oristano vamo definitive. Clouzot ci restituisce queste 1 Noto per essere tra i fondatori dei “Cahiers du www.associazionebandapart.it/ evoluzioni presentandole in modi diversi: a Cinéma” (1951), Bazin è stato organizzatore cultu- Un’edicola virtuale di Diari di Cineclub volte con ritmi distesi, nel rispetto della tem- rale e promotore di cineclub. Ha svolto l’attività di poralità pittorica, altre, ricorrendo al montag- critico presso la Maison des lettres (1942), l’idhec gio, con ritmi più veloci, sottolineati dai cre- (1943), l’associazione Travail et Culture (1945), di- scendo dalle musiche di Auric. Bazin difende venendo poi una delle firme di punta di testate quali: 7 Sarebbe come se in un film si pretendesse di cogliere la questa scelta, che potrebbe sembrare un’alte- “L’Écran français”, “Esprit”, “La Revue du finzione del movimento da ogni singolo fotogramma e razione dell’avvenimento originale, perché Le Cinéma”. non dallo scorrere di più fotogrammi in un’unità indistin- Mystère Picasso non è un documentario in sen- 2 André Bazin, Qu’est-ce que le cinéma?, vol. II. Le ciné- ta; cfr. Henri Bergson, L’evoluzione creatrice, Raffaello so stretto, quindi necessita di un tempo spet- ma et les autres arts, Les Éditions du Cerf, Paris, 1959. Cortina Editore, Milano, 2002, pp. 249-251. tacolare. Il film, prosegue il critico, preserva la 3 Id., Un film bergsoniano: “Le Mystère Picasso”, in Id., 8 A. Bazin, Che cosa è il cinema?, cit., p. 198. Che cosa è il cinema?, a cura di Adriano Aprà, Garzanti, 5 Bazin individua la prima rivoluzione del film 9 Qui è possibile riscontrare un’analogia con l’elaborazio- Milano, 1999, pp. 190-198. sull’arte nei lavori di Resnais o Emmer, che abolisco- ne dei formalisti russi, guarda caso molto attenta al rap- 4 Il regista si serve di una serie di vetri opacizzati al no la cornice ed “entrano” nel quadro, facendo coin- porto forma/materia e alla funzione che i materiali svol- di là dei quali siede Picasso e al di qua la troupe. In cidere l’universo pittorico con l’universo tout court; gono nel determinare la forma; cfr. Giorgio De Vincenti, questo modo si assiste alla realizzazione dei quadri cfr. A. Bazin, Che cosa è il cinema?, cit., p. 191. Lo stile moderno. Alla radice del contemporaneo: cinema, in trasparenza, con l’artista quasi mai in campo. 6 Idem. video, rete, Bulzoni editore, Roma, 2013, p. 81. 32 [email protected] Le orme. Un incubo terribilmente reale Spesso si rivela assai diffuso un senso di distacco dal tempo trascorso: e ciò è causa di inquietudine, trepidazione, instabilità. (Paolo VI)

Il genere fantascienti- strappato la cartolina?), nell’immaginaria cit- modellata sull’esempio dell’arte razionalista, fico è stato esplorato tà mediorientale di Garma (ma immaginaria nonché l’aerea ambiguità di Lila Kedrova, di pochissimo dai registi per chi? Per Alice? Per i personaggi “coscienti” Ewelyn Stewart, di Caterina Boratto e della italiani e questo ha ge- del film? Per lo spettatore?). Una volta arrivata piccola e algida Nicoletta Elmi, fanno di que- nerato l’ovvio sposta- a destinazione, Alice ha la sensazione di es- sto film una vera esperienza visiva, capace di mento dell’attenzione serci già stata nei tre giorni epurati dalla sua creare un’ansia vorticante e incantatrice. Chi all’ampia produzione memoria, sotto il nome fittizio di “Nicole” e è Alice Campos, la vuota incarnazione delle Ignazio Gori straniera. Ma c’è un anzi, che abbia trascorso le vacanze di una ansie dell’era moderna? Il bersaglio tridimen- film sul quale vorrei riflettere e che- miper lontana estate, quando era adolescente, e che sionale e propagandistico per un umanoide metto di definire il capolavoro non solo di Lu- si sia innamorata di un certo Harry, ragazzo ancora non perfezionato? Un faro d’inchiesta igi Bazzoni (1929-2012) ma di tutta la filmo- che ancora vive a Garma e che incontrandola puntato sull’illusione di poter controllare tut- grafia fantascientifica italiana e – mi sbilancio per caso (per caso?) finge di non conoscerla. to della propria vita? O ancora il velato fanta- – tra i migliori venti titoli in assoluto degli an- Ma chi è Harry? Perché Alice-Nicole è già stata sma di un secolo in cui si crede (e si crederà?) ni ’70. Sto parlando di Le Orme, fantathriller a Garma? Da cosa sta o stava fuggendo? Dai di essere stati davvero sulla luna? Tratto da un del 1974, che annovera come protagonista una suoi incubi paranoici dovuti alla persecuzione soggetto di Mario Fenelli, un autore argenti- splendida Florinda Bolkan. Ma siamo sicuri, psicofisica di Blackmann? E Harry è forse una no molto amico e collaboratore di Luigi Baz- che alla luce della trama, si tratti dav- zoni, Le Orme è un estremo tentativo vero di fantascienza? Alice è una tra- di dare più volti e dimensioni al con- duttrice portoghese che vive a Roma, cetto di “Tempo” e “Spazio” e gli sta in un appartamento quasi asettico stretta ogni altra definizione. È un’o- dell’Eur, quartiere di per sé stranian- pera che non lascia scampo a nessu- te e stilizzato. Presentandosi a lavoro na delle definizioni che l’umano in- per consegnare una traduzione, Ali- telletto abbia saputo dare al concetto ce si accorge che è in ritardo di tre di “speranza”. O forse non è nulla di giorni nella consegna, tre giorni che tutto ciò. È solo teatro metafisico di non ricorda di aver vissuto. Inizia una classica giornata nera, di quelle così nell’animo della protagonista a che possono capitare a tutti, piena di montare un’ansia, una sindrome os- ritardi, di combinazioni, di cose di- sessiva dovuta ad alcuni particolari menticate, di dettagli di vita gettati di un film di fantascienza che le tor- alla rinfusa nella pattumiera. Forse nano di volta in volta alla mente, ad non c’entrano affatto le strambe mis- occhi aperti, o in sogno, di notte. Il sioni operate da astrofisici senza film si intitola Orme sulla Luna – non scrupoli, non c’entrano i disturbi del- si capisce se reale o immaginario – la personalità e le improvvise e peri- nel quale un uomo-cavia viene ab- colose perdite di memoria. Magari le bandonato sulla luna per i postumi orme cui il film e l’opera di Fenelli di un esperimento di eugenetica spa- fanno riferimento sono le tracce del ziale, esperimento coordinato da nostro passato (o “presente periodi- uno dei divi maledetti del cinema co”) e quello che noi tutti chiamiamo Klaus Kinski, alias professor Black- “destino” altro non è che una diversa mann, il quale sembra interferire an- concezione del tempo, un filtro rare- che nel presente del film, e dunque fatto che conduce all’autoipnosi. Ec- nella vita di Alice, attraverso alluci- co, forse più di tutto è un film sull’au- nati flash in bianco e nero. Lo spetta- toipnosi. Se state pensando ad una tore crede a questo punto che la di- colonna sonora da accostare al film, mensione cinematografica (e quindi lasciate perdere il rock progressive, citazionistica) di Blackmann e quella questo piuttosto è un film daRequiem reale di Alice siano collegate da una di Mozart. Se state pensando invece sorta di stargate comunicativo. Ma ad un opera letteraria, lasciate per- non è così semplice e sembra infatti che Baz- spia dell’organizzazione spazio-terroristica dere il visionario Philip Dick, e pensate ad una zoni voglia condurre l’intricata faccenda – inviata per convincere Alice-Nicole alla spon- opprimente congiura kafkiana. Come una raccontata attraverso una pulizia di immagi- tanea deportazione lunare? A questo punto lo meteora più unica che rara nella filmografia ni e sequenze encomiabili – nel territorio del spettatore è talmente affascinato che quasi italiana, capace di coniugare e dispiegare l’e- “film nel film”. Ma ancora una volta lo spetta- confonde il reale con fantastico, il fantastico voluzione delle ossessioni, Le Orme è un male- tore, anche il più attento, si ritroverà, nella se- con il fantascientifico e il fantascientifico con ficio che non cesserà di incatenare la mente e conda parte del film, a fare i conti con un’altra … con un’altra dimensione che non ci è dato la fantasia del pubblico. Non parlo di mostra- chiave di lettura, o, se volete, con un’altra “ve- conoscere, forse perché propria – come e forse re il fianco ferito e pronto all’assalto letale, il rità”. La Bolkan, imprigionata in un ruolo op- oltre la dimensione “fluida” – del “sogno dila- mio non è un invito alla suggestione o all’uso primente come un incubo vissuto ad occhi tato”. Il finale è assolutamente aperto, perché, tardo-sessantottino di acidi lisergici fruibili aperti, o meglio come spettatrice esterna di quasi a sbaragliare quanto descritto sin allora, di visioni. Niente di tutto ciò, il mio è l’invito una crisi identitaria, attraverso una cartolina una didascalia comunica che Alice Campos è ad una riflessione filosofica del film, non cine- strappata e ritrovata nel cestino della spazza- da tre anni (dal 1971 al 1974) ricoverata presso matografica. tura di casa, decide di recarsi in un hotel, ri- una clinica psichiatrica svizzera. La lucida tratto appunto sulla cartolina (ma chi aveva eleganza della fotografia di Vittorio Storaro, Ignazio Gori 33 n. 69

Mostre I misteri della pittura di Leonardo A 500 anni dalla morte Ecco un uomo davanti al quale il silenzio è un obbligo. Diversamen- te, si guarda e non si vede; si sente ,e non si ascolta. Il turismo di massa ignora tutto ciò. Le folle che assal- tano con le foto al Mario Dal Bello Louvre la Gioconda ri- schiano di uscire dalla sala impoverite, sem- pre uguali a loro stesse. E non arricchite dall’interiorità della tavola “misteriosa”, ma che comunque riesce a penetrare nella nostra anima. Perciò, nell’anno leonardesco che si L’annunciazione Galleria degli Uffizi di Firenze apre, fitto di rassegne – al Louvre a settembre e poi in Italia (Milano, Firenze, Roma?) – far tacere i rumori dentro di noi rimane indi- spensabile per cercare di oltrepassare il velo che il genio mette costantemente di fronte a noi. Difficile lo era, certamente. Figlio illegit- timo del notaio ser Pietro da Vinci , nato il 15 aprile 1452, messo a bottega ancora ragazzo dal Verrocchio - un grande che ha superato in fretta -, scostante nei rapporti con i fratella- stri e il padre, meno con la madre Caterina che lo andò a trovare a Milano, “Lionardo” era un genio precoce, un irrequieto bisognoso di muoversi e di scoprire. Tutto gli interessava, tutto indagava, molto iniziava e poco finiva. Se ne accorsero i frati di san Donato a Scopeto quando la tavola dell’Adorazione dei Magi la lasciò incompiuta. Oggi, agli Uffizi, è un mira- colo in bianco-e-nero di fantasia, di cavalieri, cavalli, scale e il gruppo umano come una ca- verna a circondare la Vergine col Bambino. Qui per la prima volta troviamo quel sorriso di Leonardo – in Maria – che passerà in altri dipinti, dalla Gioconda alla Madonna con S. Il Cenacolo - Milano, nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie Anna e S. Giovannino fino agli ultimi Giovan- di immersione nel divino. Leonardo non solo ni Battista. Cosa vuol dire questo “riso” ineffa- descrive il tumulto dei sentimenti umani, ma bile, che ricorda quello della Beatrice dante- contempla la forza mite di Cristo nel tramon- sca? Assomiglia al sorriso a fior di labbra delle to dell’addio, ricco di pathos, di equilibrio. statue greche, delle Madonne gotiche. E’ forse Dopo questo affresco, ci vorrà la Volta Sistina voce di pienezza interiore, di pace profonda, di Michelangelo per rimanere all’altezza. Leo- di armonia fra anima e corpo: un sorriso divi- nardo torna a Firenze nel 1503 e trova Miche- no-umano? Certo, affascina. Naturale che un langelo, vent’anni di meno. Michelangelo è se- personaggio del genere piacesse a Lorenzo de’ rio e scorbutico, Leonardo fa il signore, è Medici e alla sua politica culturale. Così Leo- socievole. La sfida è aperta. Il Comune affida nardo va a Milano dagli Sforza nel 1482. Si ai due le Battaglie in Palazzo Vecchio, l’una di presenta come musico, scultore, ingegnere, fronte all’altra. Leonardo dipinge quella di architetto, pittore, eccetera. Organizza feste Anghiari: si rovina subito, la sua nuova tecni- ed eventi, è ammirato, ritrae un musico, l’a- ca non ha funzionato. Michelangelo va a Ro- mante del duca Ludovico Cecilia Gallerani (La ma da Giulio II. Nel 1513 vi scende pure Leo- dama con l’ermellino), dipinge due capolavori nardo, trattato come un principe, ma la assoluti. La Vergine delle rocce – ora al Louvre Sistina e le Stanze sono già dipinte. Perciò – è l’Immacolata, pura come lo specchio d’ac- accetta l’invito di Francesco I e parte per la qua davanti e le rocce dolomitiche dietro: la Francia. Ha 62 anni, è stanco, ad Amboise vive natura, presenza che dà respiro alla bellezza in una piccola reggia, porta con sé la Giocon- della giovane madre. Poi, il Cenacolo a santa da. La tavola osannata e bistrattata, inquie- Maria delle Grazie. Immenso, luminoso, an- tante, almeno oggi. Chi è davvero quella don- che se rovinatissimo. Vederlo appena restau- na, cos’è quella natura palpitante e sfuggente rato, anni fa, sui ponteggi, fu una esperienza Uomo vitruviano - Gallerie dell’Accademia di Venezia segue a pag. successiva 34 [email protected]

segue da pag. precedente dietro a lei? Se un giorno un restauro corag- gioso la ripulirà dalle vernici ingiallite, ridan- dole il colore “vero”, capiremo qualcosa di più. Tuttavia Monna Lisa rimarrà una icona rina- scimentale, una immagine più che di una donna, dell’umanità e della natura creata, che ha tanto affascinato Leonardo scienziato oltre che artista. Lui muore il 2 maggio 1519. Le sue ossa sono disperse. Resta il suo spirito. Mario Dal Bello

Dama con l’ermellino - Museo Nazionale di Cracovia Gioconda - Museo del Louvre di Parigi

La prima versione della Vergine delle Rocce è conservata nel Musée du Louvre di Parigi, mentre la seconda versione è conservata alla National Gallery di Londra

Ritratto di Ginevra de Benci - National Gallery di Washington

Salvator Mundi, olio su tela del 1499 circa, conservato in una collezione privata di Abu Dhabi. L’opera, che raffigura Cristo nell’atto di benedire (la mano destra è alzata mentre nella sinistra tiene il globo, simbolo del suo potere universale) è stata battuta all’asta nel novembre 2017 per la cifra record di 450 milioni di dollari, diventando di fatto l’opera d’arte più costosa di Sant’Anna la Vergine e il Bambino con agnellino - sempre San Giovanni Battista - Museo del Louvre di Parigi. Louvre di Parigi 35 n. 69 ‘68. 50 anni al Circolo del Cinema Cesare Zavattini - Reggio Cala- bria Per tutto il corso del distanza e a cui abbiamo scelto di dare pro- 2018, ci siamo interro- prio il nome Après Mai, traducibile, forse, con gati su come riflettere Qualcosa nell’aria. In effetti, per noi, non c’era e vivere la ricorrenza che qualcosa nell’aria, il desiderio, forse, di dei cinquant’anni tra- prenderci del tempo – cinque o sei giorni, per scorsi da un momento esempio – ed interrompere per quella durata storico decisivo come lo svolgimento consueto delle nostre vite qui, il 1968 e lo abbiamo a Reggio Calabria, per incontrarci e volgere lo fatto a partire dal sen- sguardo verso uno schermo capace di mo- Stefania Guglielmo timento comune che strarci qualcosa di più. Il primo elemento che ci portava a non voler abbiamo dovuto comprendere è stato che non ridurre questa circostanza all’anniversario di è possibile trattare il ’68 come un episodio dal un avvenimento passato. A Reggio Calabria – senso univoco; più andavamo avanti nelle no- in un luogo di margine in molti sensi possibili stre ricerche, nei nostri dialoghi e nelle nostre – e all’interno di un circolo del cinema – anche riflessioni e più ci sembrava chiaro che erava- questa una realtà considerata periferica – si è mo di fronte ad un processo complesso e deci- ritenuto necessario sporgere lo sguardo attra- samente plurale. Questi due aggettivi – com- verso una frattura che sembra essere rimasta plesso e plurale – si sono gradualmente in attesa, come si presta bene a far intendere adagiati anche sulla natura del nostro percor- l’opera di Lucio Fontana scelta ed inserita nel- so che si è nutrito di sempre maggiori stimoli la locandina di Visioni di Cine(ma) Indipendente. e di una quantità inaspettata di incontri che Durante le nostre numerose riunioni, ci sia- hanno confermato un certo obbligo che già mo chiesti come approcciarci al sessantotto iniziavamo a sentire: era necessario conferire senza cadere nella tentazione di commemo- rarlo, senza proporre una rassegna di fatti, in- momenti in cui gli ambienti della Residenza terpretazioni e ideologie. Visioni di cine(ma) in- Universitaria e dell’Accademia di Belle Arti dipendente, il nome di quest’iniziativa ormai della città si sono riempite di immagini, suoni giunta alla sua settima edizione e nata, anni e volti. La partecipazione inaspettata ed emo- fa, per dar spazio ad un cinema invisibile, zionante di quelle giornate è sembrata esem- sembrava indicarci già la via da percorrere: pio concreto di ciò che stavamo tentando di soltanto tramite visioni avremmo potuto la- descrivere. Non è facile accordare contenuti sciare emergere quel qualcosa del 1968 che diversi ed importanti come la videoarte, la fo- non ci sembrava classificabile come semplice tografia, la psicanalisi, la scenografia, l’esteti- parte di un passato cronologico. Come abbia- ca in senso stretto o l’architettura; ciò nono- mo scelto di scrivere nel manifesto di quest’i- stante, con la collaborazione fra le forze niziativa e come ci ha aiutati a pensare un’am- interne al circolo e le preziose competenze ed pia tradizione filosofica, il sessantotto è stato energie dei nostri ospiti, è emersa buona par- un evento cioè un’apparizione sul piano del re- te di ciò che avevamo capito essere impossibi- ale di qualcosa di inaspettato, non calcolabile le da raccontare. In questo caso, impossibile ed imprevedibile. Dal momento che non vole- non è da intendersi come qualcosa che non si vamo raccontare a posteriori delle vicende, può raccontare in alcun modo, ma come qual- ma sentivamo l’urgenza di ri-evocare un’ap- cosa che per essere raccontato ha bisogno di parizione del genere, il cinema come luogo oltrepassare le forme possibili del racconto ed delle immagini è stato naturalmente ricono- accedere ad altre forme, a forme più-che-poss- scibile come il centro propulsore di quest’ope- ibili. È questo che abbiamo tentato di fare al razione. A seguito di una simile intuizione, a Circolo Zavattini: provare a non costringere il qualcuno di noi è tornato in mente il pensiero ’68 all’interno di forme chiuse o già percorse e di Oliver Assayas, l’autore di Après Mai; nel più voci e più sguardi al nostro progetto. È quindi sature. Questa aspirazione non ha tro- commentare la sua opera cinematografica e stato così che si è delineato un programma vato le sue basi nella volontà di rimpiangere il riferendosi di conseguenza a quel preciso pe- ricco di appuntamenti che hanno spaziato fra ’68 o di esprimere in merito ad esso dei giudi- riodo storico, il regista francese asseriva che il ambiti disciplinari eterogenei: riservando un zi di valore e nemmeno nel proposito di affer- ’68 ha avuto un risultato estetico e non politi- ruolo di prim’ordine al cinema, abbiamo fatto mare che il ’68 duri ancora. Quello che abbia- co. Così, al Circolo Zavattini ci siamo ritrovati a esperienza della capacità di quest’arte di in- mo sentito di fare, invece, è stato provare ad chiederci se è davvero possibile operare una cludere in sé e potenziare ogni altra forma essere contemporanei al ’68 per breve tempo e distinzione tanto netta fra estetica e politica espressiva. La storia, la filosofia, lo spettacolo, da una posizione spazio-temporale esemplar- ed in che rapporto si mantengano queste due la musica, il teatro, l’architettura ed il design, mente anacronistica; solo così, infatti, ci è parole con la storia. La provocazione, che ab- pur custodendo le loro specificità, hanno avu- sembrato più-che-possibile lasciare aperti gli biamo innanzitutto subito, ci è piaciuta ed ab- to accesso alla loro messa in evidenza attra- effetti di ciò che è stato e con cui non voleva- biamo deciso di comporre la nostra iniziativa versando tutte il canale della macchina da pre- mo chiudere frettolosamente. Essere succes- di due atti: il primo, costituito dalla proiezione sa. Ad accompagnarle in questo affascinante e sivi ad un evento significa anche essere- im di film prodotti proprio negli anni associabili al rischioso passaggio sono state le varie conversa- mersi in tutte le forme di ricezione e di 1968 e volto a descrivere come quegli eventi e zioni che hanno preceduto la visione dei film scel- interpretazione dello stesso così come si sono quelle idee abbiano mutato ogni orizzonte ti; il termine conversazione rende bene il clima di susseguite nell’arco di mezzo secolo; anche d’attesa; il secondo, dedicato al ri-pensamento interesse e informalità che ha caratterizzato i questa circostanza è emersa a Visioni di cine(ma) dell’estetica del sessantotto a cinquant’anni di giorni dal quattordici al diciannove dicembre, segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente indipendente in cui non intendevano mancare e Visioni di cine(ma) indipendente. Una specie non sono mancati i riferimenti a grandi nomi di cronaca di registi innanzitutto, ma anche di filosofi, musicisti, scenografi o architetti. Nella plurali- È sempre una grande di essere artista e l’agire (in)consapevole e col- fatica per chi, come lettivo verso un’unica direzione che era quella noi, circoli, associazio- del sovvertimento dei valori tradizionali, mes- ni, cineclub - chiamia- si in discussione alla radice. I profili che vole- moli come vogliamo - vamo esplorare erano quelli dell’arte figurati- decida di organizzare va, del teatro e del pensiero come collante un piccolo evento, ma unico di quella rivoluzione epocale. Lo abbia- allo stesso tempo provi mo fatto attraverso l’apprezzata mostra Esteti- a riempirlo di conte- ca della ribellione. I manifesti del Maggio francese, nuti, di attese. È acca- curata da Lucrezia Ercoli, giovane docente duto con l’ultima edizio- dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria Residenza Universitaria dell’Università Mediterranea ne di Visioni di cine(ma) e direttrice artistica del Festival Popsophia di di Reggio Calabria – Mostra fotografica “I volti del ‘68” Lidia Liotta indipendente, una mani- Pesaro, dei manifesti del laboratorio di stu- (foto: Lidia Liotta) festazione che il nostro Circolo “C. Zavattini” denti e operai che nasceva nei giorni del mag- sta curando da anni come una piccola oasi in gio francese all’Accademia di Belle Arti di Pa- cui, lontano dal clamore di un cinema sempre rigi, rivoluzionando la storia della grafica. In più urlato e a volte falso, sia possibile trovare parallelo, due produzioni tutte interne al Cir- un senso più autentico alle immagini e, so- colo. L’evocativa mostra di fotografieI volti del ’68, prattutto, un lavoro autoriale che restituisca curata da Pasquale Praticò e Dario Condemi, quel senso ad ogni immagine e non ne faccia sulla nascita di una nuova idea di fotografia solo raccordo narrativo e bella, ma povera, se- che dalla cronaca alla moda stravolgeva l’ap- lezione visiva. In questa settima edizione, co- proccio ai soggetti della propria indagine, an- me già anticipato nel n. 68 di Diari di Cine- che attraverso l’uso di dispositivi più leggeri e Residenza Universitaria dell’Università Mediterranea club abbiamo deciso di “cogliere l’attimo” e maneggevoli. La fotografia entrava nella quoti- di Reggio Calabria – Fabio Domenico Palumbo “Il nel cinquantenario del ’68 abbiamo voluto dianità. Black-TV. Visioni underground, la vide- desiderio è politico” (foto: Dario Condemi) esaminare i profili più durevoli di quella rivo- oinstallazione di Michele Tarzia, giovane fil- tà di voci e sguardi che ci siamo concessi, ab- luzione globale, così determinante per intere maker e videoartista calabrese, omaggio alla biamo incluso principalmente anche i loro, video-art - un mondo fino al quelli di Nam June Paik, Robert Capa, David Sey- quel momento sconosciuto mour, Josef Koudelka, Bruno Barbey, Silvano Ago- a cui il ’68 apre le porte - e allo sti, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio, Miche- sperimentalismo di quegli langelo Antonioni, George Dunning, Brian De anni attraverso le opere dei Palma, Jean-Luc Godard, Bernardo Bertolucci, quattro filmmakers Piero Maurizio Cascavilla, Renato Nicolini, Jacques Bargellini, Umberto Bignar- Lacan, Gilles Deleuze, Edgar Morin, Herbert di, Marcello Piccardo e Aldo Marcuse, Jacques Derrida. Basta una lettura Tambellini. Nella stessa pri- superficiale di questi nomi propri per percepi- ma serata, un’intensa rifles- re le differenze e le distanze di posizione e di sione di Saverio Pazzano, pensiero in cui convivono, eppure, a Visioni di giovane storico e scrittore Cine(ma) Indipendente, il rumore più forte che reggino, sulla rivolta di Reg- si è percepito non è stato quello del loro stride- gio Calabria del 1970 ha ac- re entrando in contatto, perché non ci si è con- compagnato la visione del centrati a ricercare un senso o una verità del frammento sui moti - una pagina dimenticata della re- ’68, invece, è stato fondamentale sperimentare Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria – Lucrezia Ercoli Presenta la Mostra cente storia d’Italia - del più quest’evento mediante una rinnovata disposi- “Estetica della ribellione. I manifesti del Maggio francese” (foto: Dario Condemi) zione dello sguardo. Probabilmente è questo il lungo lavoro 12 dicembre modo in cui un evento può fare ritorno: desta- società. L’approccio e la riflessione sul cinema diretto da Pier Paolo Pasolini e commissiona- bilizzando anche temporaneamente il corso di Federico Rossin, giovane studioso milanese to da Lotta Continua, giornale all’epoca diret- del reale – persino nelle sue declinazioni appa- curatore per il Beaubourg di un evento sul ’68, to da Adele Cambria. La conversazione con rentemente marginali e periferiche – e co- ci aveva incuriosito. Il percorso innovativo Fabio Domenico Palumbo dal titolo Il desiderio stringendoci a riconoscerci cambiati da ciò che il cinema aveva intrapreso in quegli anni, è politico, centrato sulla lezione di Deleuze e che i nostri occhi hanno visto. Solo così si ha in più parti del mondo, ci sembrava centrale Lacan, ha inaugurato la seconda giornata. Il l’impressione che nel termine ritorno si esor- nella nostra ricerca. Federico, nel seminario breve film Discutiamo discutiamo di Marco Bel- cizzi una certa retorica abituata a leggere il di tre giorni Sperimentare il ’68 attraverso la vi- locchio suo ironico contributo al lavoro collet- passato nei termini alternativi del successo o sione di brevi film scovati in archivi di tutto il tivo Amore e rabbia, prodotto paradigmatico del fallimento. In questo senso, quest’edizione mondo, ha proposto una visione ricercata di del ’68, e l’Eau froide di Olivier Assayas hanno di Visioni di Cine(ma) Indipendente è stata quasi quelle sperimentazioni, come ricercata e ori- completato la riflessione sul tema della libera- un laboratorio in cui sperimentare qualcosa ginale voleva essere la nostra scoperta tra le zione dal desiderio come sostrato essenziale che era nell’aria nel ’68 e che abituava lo sguar- pieghe di una rivoluzione costante e pervasiva della rivolta, come stravolgimento delle logi- do a riconoscere l’aspetto molteplice ed ina- che quei tempi hanno saputo offrire, verifi- che capitalistiche e, nel loro fallimento, il rina- spettato delle cose. cando come la sperimentazione non fosse so- scere più aggressivo delle forme di accumulazio- Stefania Guglielmo lo una ricerca estetica, ma un modo profonda- ne del capitale. Su questa stessa linea di pensiero Laureata in “Filosofia e Forme del sapere” presso l’Univer- mente nuovo di sentire il rapporto con le il film di Michelangelo Antonioni Zabriskie sità degli studi di Pisa, è membro del Circolo del Cinema immagini e con il loro senso ultimo. Lo speri- Point, efficace riflessione sul tema del capitalismo “C. Zavattini” di Reggio Calabria dal 2014 mentare diveniva, dunque, il modo “consueto” segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente e della controcultura incarnata da una nuova generazione che scarica in una società chiusa e repressa un desiderio impulsivo di libertà, az- zerando per sempre i confini tra personale e politico, accompagnato dall’attenta riflessio- ne di Lucrezia Ercoli “Sono disposto a morire… ma non di noia”. I giovani, il ’68 e la possibilità dell’impossibile. Nella terza giornata il musico- logo reggino Fortunato Mannino con Echi di un sogno ha introdotto il tema della musica quale efficace media di comunicazione. Forse, “Che cosa è un evento? Per farla finita con la fine del in fondo, quello che ha prodotto le innovazio- ‘68” al tavolo da sinistra: Tonino De Pace, Stefania ni più evidenti e che in quegli anni è esploso Guglielmo e Pierandrea Amato (foto: Dario Condemi) come fenomeno di massa. Non potevano Gianfranco Neri, architetto, pittore, musici- mancare i Beatles con il loro Yellow submarine, sta, nonché docente di Composizione archi- diretto da George Dunning, in una bella edi- tettonica presso l’Università Mediterranea, ha zione rimasterizzata che restituisce il fascino introdotto il tema Architettura 1968-2018. Dalla della psichedelica ricerca grafica e cromatica rivoluzione senza volto a “Il pc ai giovani”. Il per- del film. Giancarlo Muselli, architetto - edo corso di una rivoluzione del senso e del gusto cente presso l’Accademia di Belle Arti di Reg- architettonico, una rivoluzione del pensiero gio Calabria, scenografo delle opere di Mario sulle città, sulla loro fruizione e sulle discipli- Martone e vincitore del David di Donatello ne che le studiano, non più modelli accademi- per la scenografia de Il giovane favoloso, è stato ci lontani dal loro utilizzo quotidiano, in cui le il protagonista della terza serata. La sua con- periferie divengono centrali. Un tema perfet- Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio versazione “Dionysus in ’69” tra sperimentazione tamente sincrono ai film che hanno chiuso la Calabria – “Sono disposto a morire… ma non di noia”. I e rito generazionale sul teatro e sulla profonda rassegna. Utopia, utopia!, di Maurizio Casca- giovani, il ’68 e la possibilità dell’impossibile.” al tavolo trasformazione in quegli anni delle discipline villa, regista televisivo di valore, girato nel da sinistra: Tonino De Pace e Lucrezia Ercoli (foto: teatrali grazie al lavoro di Grotowski, di Ri- 1969 e scritto in collaborazione con Renato Ni- Dario Condemi) chard Schechner e del Liviung Theatre, ha colini, docente presso l’Università reggina per permesso di entrare nel clima del film che ha molti anni, ma soprattutto Assessore alla Cul- chiuso la serata, tratto proprio da un lavoro di tura del Comune di Roma negli anni ’80, in- Schechner. Dionysus in ’69 diretto con corag- ventore di “Massenzio” e dell’“effimero” come giosa sperimentazione da Brian De Palma è la innovative modalità pop di fruizione cultura- versione “sessantottina”, messa in scena se- le. Nel film lo stesso Nicolini si confronta con condo le teorie di Schechner, di Le Baccanti di ironico atteggiamento con il notissimo archi- Euripide. Il lavoro sul corpo e sulla parola, sul- tetto Paolo Portoghesi su una nuova visione la scenografia e, sotto il profilo cinematografi- utopica della città. La riappropriazione della cit- co, dello split-screen attribuiscono a quest’o- tà e Interventi pubblici per la città di Milano due pera un valore indiscutibile non solo come brevi film di Ugo La Pietra, geniale architetto, reperto vivente di una rivoluzione, ma come designer, polemista e ironicissimo autore di Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio opera in sé il cui valore resta immutato nel un cinema volto a reinterpretare i luoghi ur- Calabria – “Reggio in rivolta” al tavolo da sinistra: Saverio tempo. Le due serate successive sono state ar- bani, hanno fatto calare il sipario su questi sei Pazzano e Tonino De Pace (foto: Dario Condemi) ricchite dalle due conversazioni del prof. Pie- giorni così intensi e ricchi di idee, suggestioni randrea Amato, docente di Estetica presso il e progetti. Quasi un “festival”, che non si sa- DiCAM dell’Università di Messina, la prima rebbe potuto realizzare senza il comune ap- dal titolo immagine poesia rivoluzione - La filoso- porto dell’Università Mediterranea e dell’Ac- fia di Godard. Una profonda analisi del pensie- cademia di Belle Arti di Reggio Calabria e ro godardiano e del suo farsi cinema. La se- forse anche senza un pensiero ricorrente alla conda ha, invece, focalizzato la questione del nostra carissima Francesca Saffioti, che ci ha ’68 come evento infinito nel suo perpetuarsi. lasciato poco prima che tutto si realizzasse, Il titolo Che cosa è un evento? Per farla finita con la con un vuoto davvero sensibile ed incolmabi- fine del ‘68 si fa paradigma dell’onda lunga di le. Accompagnato dal suo ricordo, che rimar- un pensiero che ancora, forse senza nemme- rà invariato nel tempo, il Circolo “C. Zavatti- no farcene accorgere, attraversa costante- ni” proverà ancora a lavorare nella stessa mente la nostra quotidianità. Le due serate si direzione, comprendendo sempre più che il “Dionysus in ’69 tra sperimentazione e rito generazionale” sono concluse rispettivamente con la proie- lavoro culturale è interpretazione della com- al tavolo da sinistra: Tonino De Pace e Giancarlo Muselli zione de La gaia scienza di J.L. Godard e di The plessità contro il tentativo, che sta diventando (foto: Dario Condemi) dreamers, omaggio allo scomparso Bernardo maggioritario, di una falsa semplificazione Bertolucci. Il primo una rarità. Un film quasi della realtà. Solo questo impegno può permet- Il Circolo del Cinema “Cesare Zavattini” aderisce alla sconosciuto del corpus del regista franco-sviz- terci di distinguere nel pensiero, anche in Federazione Italiana dei Circoli del Cinema (F.I.C.C.) zero. Quasi inedito in Italia e perfino in Fran- quello che si fa gesto e azione, il falso e il vero, che a sua volta aderisce alla Federazione Internazio- cia, sottotitolato in italiano “in autarchia” per l’ipocrisia dalla sincera volontà di rendere mi- nale dei Circoli del Cinema (I.F.F.S.). l’occasione da Ornella e Giuseppe De Stefano. gliore il mondo, attraverso una rivoluzione via Demetrio Tripepi 110 Il secondo scelto per la sua capacità di ritornare a permanente. 89125 Reggio Calabria distanza di anni sull’evento ’68 diventando a suo Lidia Liotta Tel. 328.2733792 [email protected] modo un archivio di immagini per una storia che Il sito www.circolozavattini.it/ è edicola virtuale di non può essere archiviata.Nell’ultima sera di que- Circolo del Cinema “Cesare Zavattini” di Reggio Diari di Cineclub sta lunga e impegnativa manifestazione, il prof. Calabria 38 [email protected] Il ferroviere (Pietro Germi, 1956). Il linguaggio come fuga dalla re- altà Vigilia di Natale. Fini- festeggia sino a tardi e, quando tutti sono an- to il turno, il macchi- dati, si mette alla chitarra, mentre Sara in cu- nista Andrea Marcocci cina prepara il caffè. E quella dolce melodia (Pietro Germi) s’intrat- lentamente si dissolve, e l’uomo s’addormen- tiene alla locanda coi ta, per sempre. Notte di Natale. Quando esce, colleghi. A casa lo si at- nel ’56, Il Ferroviere ricorda, nei modi espressi- tende per la cena, ma vi, Cuore di De Amicis. Come fu per Enrico - che diamine! - un uo- Bottini, il piccolo Sandro – narratore intradie- mo che fatica ha pur getico – scruta il dissennato mondo degli diritto a un po’ di sva- adulti attraverso gli occhi e il disincanto di un Demetrio Nunnari go. E leste scorrono le bambino. L’affinità è, però, solo esteriore, poi- ore fra goliardici stor- ché – diversamente dal celebre diario – il ca- nelli e “rosso” a volontà. Uva! Al rientro, la tra- polavoro di Germi neorealista è una lucida gedia. Giulia (Sylva Koscina) - la primogenita istantanea del tessuto sociale italiano del do- – abortisce. Proprio quella sera; strano scher- poguerra, e il pathos che stilla dal racconto è il zo del destino. Costretta dal padre, la ragazza portato di tensioni irrisolte. Gli anni Cin- ha sposato un garzone di bottega che non quanta guardano speranzosi al domani, pur ama, e il matrimonio è in crisi adesso più che mai. Anche in famiglia ogni cosa non va per il suo verso. Il figlio Marcello, in at- tesa di un impiego che non cerca, s’affida a loschi giri di scommesse, e il piccolo Sandro zoppica coi voti. Ma il nostro fer- roviere ha tempra dura, e a tavola non manca di brindare al buon auspicio. Uva! Intanto, si tuffa nel lavoro, ma non riesce a non pensare. E un mattino, mentre in vettura divide le sue angosce con l’amico Liverani (Saro Urzì), macchinista in se- conda, da dietro una curva un tale si getta sotto il treno. E non c’è nulla da fare. La tabella di marcia richiama all’ordine. Si manda giù un goccetto – così, per far pas- sare lo spavento - e si riparte. Ma uno scambio più avanti, vuoi per l’accaduto o la stanchezza, il ferroviere manca un se- maforo ed evita il disastro per un soffio. Sospeso, è messo sotto inchiesta, e un controllo medico incombe. Non è un se- greto che alzi il gomito. E i sindacati snobbano il suo caso. Furente, Marcocci che la vita di un giovane preso a schiaffi dal torna a sfogarsi in osteria, e a stento San- destino valga meno delle istanze del pubblico drino lo riporta a casa, non prima d’un ul- servizio ferroviario. Lo ferisce il voltafaccia timo bicchiere. Uva! Anche la moglie Sara (Lu- avendo ancora negli occhi gli orrori di ieri. degli amici. Gli resta, ogni tanto, un po’ di vi- isa Della Noce) porta la sua croce. Soccorre L’economia riprende, ma oltre alla Vespa e la no. Uva! Quel parlar figurato che ingloba le Marcello, finito in mezzo a un brutto affare, e 600 c’è ancora per strada qualche sciuscià. E mille nuance dello scibile è un volgere altrove veglia sulla vita coniugale della figlia, minata quando il film arriva nei cinema, la tivù è per lo sguardo. Ma non è colpa sua. Il povero dia- dall’ombra di un amante. Andrea lo scopre e, molti una scatola magica da dividersi col vici- volo è – come tanti - figlio di una cultura rétro al culmine d’una lite furibonda, caccia sia lei nato. In quest’ottica, la spumeggiante se- cui manca la dialettica del confronto; il pen- che il fratello. E da quel dì non è più lo stesso. quenza della festa in casa Marcocci – curiosa, siero complesso. E lui, sanguigno proletario Non dorme nel suo letto, va per bettole e don- in un film tanto cupo – va letta a suo modo. appena scolarizzato, non se ne avvede. Così, nacce e non sciopera con gli altri per avere più Con Germi alla regia, non può essere il solito in un gioco di fini simmetrie, è Sara a dare ri- diritti. Adesso è Marcocci il “crumiro”. San- lieto fine da dilettanti, ma il testimone di un storo a tormenti che corpo non hanno. Il por- dro, promosso a scuola, lo ritrova: deve dargli senso della solidarietà che rendeva allora tut- tagioie sul comò per Marcello, a cui i soldi non la pagella, e stavolta è lui a brindare. Uva! I to quanto più bello e più vero. E nessuno era bastano mai. Una preghiera per la figlia irre- due raggiungono l’osteria da Ugo, e la pace è solo con se stesso. Nessuno, tranne il Marcoc- quieta, che non faccia pazzie. I rimbrotti di presto fatta con la vecchia brigata. Si riprende ci, patriarca dal cuore buono, venuto su a ge- sempre a Sandrino, che arrivi a scuola per a stornellare, ma d’un tratto Andrea si acca- nerose cucchiaiate di valori d’una patria labo- tempo. E infine, Andrea; tirato a lucido come scia. Il cuore non regge. Passano i mesi, e per riosa e domestica. L’uomo al lavoro, la donna fosse sempre domenica, e di cui essere fiera. l’uomo – rimessosi in piedi - si prospetta un ai fornelli, e i figli a casa, se son piccini. Que- Son questi, in breve, i Marcocci di Germi: nati altra malinconica Vigilia. Ma il fido Liverani sto è il suo mondo, e di altri non ne vuole. Uva! dall’urgenza di connotare un’epoca storica, coglie nel segno, e giunge con Marcello e l’in- La materia per il prodotto. È una figura retori- divengono poi archetipi al di là del tempo e tera comitiva dei compagni di bevute. Poi, il ca, la metonimia, ed egli la usa per negare la re- dello spazio. Chapeau! telefono: ci saranno anche Giulia e il suo Re- altà. Non accetta di essere padre di una mezza nato, di nuovo insieme. Marcocci è commosso: adultera e di uno sfaccendato. Non manda giù Demetrio Nunnari

39 n. 69 Un’Anima a 7 euro e 99 Alla scoperta dell’anima. Diario di bordo di un viaggio nella mente di Diego Cugia Qui non c’è da scopri- in direzione ostinata e contraria”, propense a ma anche quello che di sé stesso egli dirà, cioè re alcun assassino e né solidarizzare con la fragilità degli uomini e di essere “un ateo che ama contraddirsi”. Di afo- c’è da svelare alcun- avversare le ingiustizie sociali. Giusto per ri- rismi spiazzanti che introducono i racconti ché! A parte il profon- cordare in questo mese l’indimenticato Faber, delle giornate del diario e inducono il lettore a do dell’anima di un potremmo dire che sul piano poetico appare uno sforzo obbligato di riflessione attenta e uomo. Per cui il letto- un puro deandreiano nello spirito. E’ possibile pensierosa, è pieno il libro. Ma sono di questa re non se ne adom- anche che qualcuno possa chiedersi chi sia pubblicazione solo una componente stimo- brerà se si inizia dalla Diego Cugia e sapere invece magari tutto su lante per un pensiero vigile e reattivo, al pari fine del racconto… Jack Folla, il DJ condannato a morte di un noto delle storie e dei racconti, perfino della poesia Marco Asunis Anno 2016: “16 aprile – programma di successo radiofonico della fine e dei poeti inseriti come riscoperta della Sto- Non possiedo più nulla, degli anni ’90. Un uomo che, durante la sua ria drammatica dell’uomo. E’ il caso del ricor- non mi manca nulla. Tutte le volte che sono stato fuga dal carcere di Alcatraz, raccontava in do del poeta ungherese George Faludy, che proprietario di qualcosa, invece, mi mancava sem- modo clandestino la sua concezione del mon- dedica i versi tragici de “L’esecuzione” al due pre qualcos’altro. Ho impiegato otto volte primo ministro magiaro anni, dal 2008 a oggi, per raggiun- Imre Nagu, giustiziato a seguito gere lo scopo della mia vita. Sono sta- della rivolta e della successiva to fortunato, mi dico. Se non ci fosse invasione sovietica nel loro pae- stata la crisi economica e mille altre se del 1956. “La verità ha un prezzo disavventure, avrei rischiato di man- incalcolabile, come la vita umana”, care il bersaglio. Essere se stessi, che troveremo scritto tra le pagine altro? Se hai questo, tutto torna. del diario. E’ questo uno degli Tranne i conti. E’ il meno. Oggi ho esempi che forse chiariscono me stesso, un’anima. Ce l’ho senza meglio il senso di un pensiero bisogno di possederla, di dire sono io, riportato il 27 gennaio 2009, “Es- è mia. Posso farla scoprire ai miei let- sere sé stessi è la sfida della vita”. tori a 7 euro e 99 su Amazon.”. The Costi quel che costi! Il libro alla end! fine ci appare come un viaggio Così si conclude in modo spiaz- senza freni di un pensiero rigo- zante e con un pizzico di ironia roso e sofferto su tante vicende, l’e-book (pubblicato nel 2016 su vecchie e nuove, che hanno ca- Amazon Kindle) di Diego Cugia, ratterizzato la vita e una storia “UN’ANIMA A 7 EURO E 99 – che appartengono a tutti noi, al DIARIO (2008-2016)”. Emerge da nostro paese, al mondo. E’ un queste considerazioni un’affasci- viaggio con una miriade di sta- nante teoria secondo la quale le zioni strutturate in taglienti disastrose disavventure in cui meditazioni che, quasi come ri- può incorrere un uomo, anziché flessi in uno specchio, ci proiet- portarlo alla depressione e finan- tano un mondo che sta perden- che al ‘suicidio’, possono invece do coscienza della sua sofferta concorrere ad aiutarlo a riscopri- memoria collettiva, preludio di re la parte più intima e migliore una preoccupante diffusa con- di sé, cercandola all’interno della fusione sociale e politica che ri- propria Anima. Come già presen- guarda tempi che ci sembra di te nel titolo, siamo davanti a riconoscere. Vedere per credere. un’offerta generosa. Un’offerta “Nella vita si finisce di sopportare racchiusa nello scrigno di un dia- tutto, e questo, francamente, è in- rio personale riflessivo su fatti sopportabile”, annoterà ancora in della terra, che l’autore annota una pagina del suo diario Diego cadenzandoli in giornate di un Cugia. E’ un invito alla presa di calendario lungo otto anni e ol- coscienza e alla ribellione nei tre, dal 01.01.2008 al 16.04.2016. confronti dei pericoli dell’assue- Il risultato finale sarà il libro che fazione e dell’indifferenza alle Diego Cugia, alias Jack Folla, pub- tragedie che riguardano l’uomo. blicherà due giorni dopo la con- Ci ricorda Antonio Gramsci, un clusione della sua ultima annota- altro sardo. Chi dovesse avverti- zione. Quella riportata agli inizi re questo pericolo può provare dell’articolo… Cottu e pappau, si direbbe in sar- do fustigando i potenti e solidarizzando con subito con un antidoto, costa appena 7 euro e do. Perché di origini sarde il nostro autore lo gli umili e gli emarginati della società. Che 99… è. Il mestiere di scrittore e sceneggiatore lo fa Diego e Jack in qualche modo abbiano la stes- Marco Asunis da anni a tutto campo, libri-radio-televisio- sa testa e le stesse generose pulsioni dissa- ne-cinema, mantenendo costantemente un cranti e anarchiche, ce lo conferma in buona Diego Cugia per Amazon Kindle pubblica l’e-book (auto- pensiero critico sulla realtà e un punto di vista misura lo spirito dell’aforisma dello scrittore prodotto) Un’Anima a 7 euro e 99 – Diario (2008-2016) decisamente anticonformista nelle sue opere. francese Jules Renard, che apre il libro di presentato su Diari di Cineclub n. 40; come editore di se Le storie che propone, reali o fantastiche, “UN’ANIMA…”, “Dio non crede al nostro Dio”. stesso pubblica Jack Folla: Il libro Nero (2018) presentato hanno un’inclinazione che le proietta “sempre Cogliendo in pieno il senso e il valore del libro, su Diari di Cineclub n. 67 - dicembre 2018 40 [email protected] Voci dal Nord La donna elettrica di Benedikt Erlingsson Il regista islandese Be- indiana, preferisce agire concretamente per ma è elevato a personaggio concreto del film, nedikt Erlingsson, au- cambiare il presente e sensibilizzare i suoi con cui Halla interagisce di tanto in tanto e tore di Storie di uomini connazionali sui pericoli di una politica indif- che, sia in virtù del peculiare linguaggio pro- e cavalli, firma la regia ferente alle esigenze dell’ambiente. L’atmo- prio della musica sia per il suo statuto ontolo- e la sceneggiatura - sfera mitica è evocata anche dalla presenza di gico di confine tra realtà e illusione, contribu- con la collaborazione un gruppo di musicisti - due uomini e tre cori- isce alla creazione di uno specchio fra i due Giorgia Bruni di Olafur Egill Egils- ste - in abiti tipici islandesi; il gruppo non can- mondi separati eppure tenuti insieme da Hal- son per quest’ultima - dell’eccellente comme- ta e suona solo per riempire i “vuoti” rappresenta- la. Tutto ciò che esiste - sembra volerci sugge- dia La donna elettrica, vincitrice del Premio Lux ti dalle riflessioni silenziose della protagonista, rire il regista - ha una controparte oscura di 2018. Il film, così riuscito anche cui l’uomo, colpevole di aver grazie alla brillante interpreta- infranto la vitale armonia con zione della sua indiscussa prota- la natura, è il solo responsabi- gonista; Halldòra Geirharðsdóttir, le. Usi e costumi del popolo vi- la cui naturalezza e sinuosità chingo vengono denigrati dal espressiva si può ammirare al- presidente della Corporation, tresì nel precedente lungome- nel corso di un incontro con traggio (2013) di Erlingsson su gli investitori cinesi quando la menzionato, riesce a trovare - e spiccata mediocrità che con- mantenere - il suo equilibrio traddistingue l’insignificante nel perfetto gioco di forze in- personaggio, lo conduce a far staurato sui punti cardinali leva su modelli figli di globa- dell’ironia, della leggerezza, del lizzazione, capitalismo e cul- grande e sacrosanto tema eco- tura di massa: proprio su que- logico modulato in chiave origi- gli altari vengono sacrificate nale e con soventi richiami mitici, radici simboliche e concrete. infine della forza e dell’indipen- In nome di un falso progresso denza femminili. Halla è una rivestito di banconote, l’essere cinquantenne single che dirige umano firma la propria - con un piccolo coro nel paesino ver- danna di autodistruzione: il de di un’Islanda incantata, mai cielo si ribella sfogandosi at- strumentalizzata o ridotta a in- traverso lunghe, interminabili quadrature da cartolina. Nessu- piogge nefaste. L’eroicità di no - neppure la sorella gemella Halla sarà messa in crisi da (naturalmente impersonata dal- Nika: una piccola orfana la stessa attrice) con cui Halla ucraina assegnatale in adozio- sembra condividere quasi uni- ne dopo quattro anni, nel cor- camente le identiche sembian- so dei quali, ogni speranza di ze - sospetterebbe mai che la pa- ricevere quella chiamata era cata insegnante in bicicletta sia, svanita. Portare a termine l’ul- in realtà, l’ecoterrorista ricerca- tima missione con il rischio di ta dalla polizia e dagli agenti se- essere presa oppure salire sul greti sguinzagliati dal governo. primo volo per salvare Nika e La brughiera, celebrata in tutte coronare il desiderio profon- leggende di elfi e spiriti del nord do di essere madre? Essere più Europa, diviene il suo spazio egoisti salvando comunque privilegiato per le missioni du- una vita, può ugualmente rante le quali, armata di arco e equivalere a fare la cosa giu- frecce come una dea pagana o sta? In un villaggio ucraino un’antenata norrena, punta in devastato da piogge torren- alto mirando ai fili elettrici da ziali, in un orfanotrofio con il intrappolare per salvare la sua primo piano allagato, durante terra, minacciata dalla Corpo- un toccante viaggio di ritorno ration; industria siderurgica in a piedi con le ginocchia som- procinto di stringere un emble- merse dall’acqua, la valigia matico accordo con la Cina. sollevata da un braccio e Nika Nella brughiera, Halla si tra- aggrappata al petto ben stret- sforma in una super eroina mo- ta, il connubio tra sapienza derna: immersa nel verde puro ascetica e crisma da pasiona- della natura può essere se stes- ria, forse, può indicare la ri- sa; entrambe spoglie di “conta- sposta. Una fotografia fredda minazioni”. La madre terra - dal ed essenziale connota l’esteti- canto suo - le ricambia il favore, ca del film in cui si privilegia- offrendole spesso una via di fuga no inquadrature ad ampio re- o un riparo. Halla, al contrario spiro e riprese dall’alto. della sorella votata alla saggezza Giorgia Bruni 41 n. 69 L’arte della recitazione. Stanislavskij e il metodo Quando si parla di reci- con estrema naturalezza poiché la sintonia tazione inevitabilmente iniziale col personaggio è raggiunta” (Fausto si incappa in una sorta Malcovati, op. cit.). Partendo dalle azioni fisi- di definizione-mantra, che l’attore può iniziare il suo viaggio verso il il “metodo Stanisla- personaggio. Personaggio del quale egli deve vskij”. In effetti il nome essere in grado di creare un mondo interiore di quello che è conside- fatto di pensieri e aspirazioni e deve recupe- rato il più grande regi- rarne il passato (con tutto il suo portato di sta teatrale russo di esperienze, piacevoli o traumatiche che siano) Fabio Massimo Penna sempre, Konstan- tin Sergeevic Alekseev, meglio noto co- me Stanislavskij, è strettamente legato all’arte dell’attore grazie anche ai suoi scritti teorici, soprattutto quelli raccol- ti nei volumi Il lavoro dell’attore su se stes- so e La mia vita nell’arte. Alla base del metodo (o sistema) vi è un’esperienza autobiografica dello stesso regista il quale aveva iniziato a fare teatro come attore, e dopo una rappresentazione “si rese conto di aver recitato meccanica- mente, pensando a tutt’altro” (Fausto Malcovati, Stanislavskij – Vita, opere e metodo, Gius. Laterza & figli, Roma-Ba- ri, 1988). Questa esperienza lo spinge a studiare la psicologia dell’attore per della recitazione falsa l’attore deve ricercare la impedire che cada in una recitazione verità interiore quella che nasce dalle espe- falsa, inautentica. La prima e ineludibi- rienze vissute e dai turbamenti provati. Per le necessità per l’attore è quella di avere ottenere espressioni veritiere deve lavorare una vita ricca di esperienze e incontri, sul concetto di “sé” ovvero immergersi con in modo che possa creare una propria l’immaginazione nelle situazioni ipotizzate memoria emotiva alla quale attingere nel testo e reagire ad esse con un gesto fisico e quando deve esprimere i sentimenti reale. Oltre a trattare dell’attività creativa del personaggio. I ricordi diventano il dell’interprete Stanislavskij offre a chi recita materiale sul quale costruire l’interpre- consigli di ordine pratico. Per lui un avversa- tazione, il vissuto personale permette Gentian Stanislavskij, pseud. di Konstantin Sergeevič Alekseev rio feroce dell’attore è la tensione muscolare di esprimere emozioni che non posso- (1863 - 1938) che può causare irrigidimenti paralizzanti o no venir prese dall’esterno, da altri, ma sem- calo e rochezza della voce e in tal senso pre- plicemente recuperate nel proprio “io”. Per scrive una serie di esercizi come quello di Stanislavskij è fondamentale trovare i punti mettere in tensione un raggruppamento di di contatto tra il personaggio e la vita dell’at- muscoli e rilassare tutti gli altri. Per lui “il la- tore in quanto “si tratta di identificare gli ele- voro dell’attore procede circolarmente, dall’a- menti del carattere dell’attore sui quali il per- zione fisica all’analisi del testo alla creazione sonaggio possa appoggiarsi” (Konstantin S. della vita interiore, e da questa all’azione este- Stanislavskij, Il lavoro dell’attore su se stesso, riore nel ruolo – il tutto come parte di uno Gius. Laterza & figli, Roma-Bari, 1991). Un’al- stesso processo” (Marvin Carlson, Teorie del te- tra idea basilare è quella della “solitudine in atro, Il Mulino, Bologna, 1988). L’importanza pubblico” ossia la capacità di rimanere con- data alle azioni fisiche, intese come strumenti centrati e non distrarsi durante la rappresen- in grado di stimolare la vita interiore e il pro- tazione. Il regista di Mosca suggerisce all’atto- cesso creativo dell’attore, ha portato alcuni ad re di concentrare il raggio della propria accostare tale reazione emotiva a stimoli fisici attenzione su singoli oggetti presenti sulla alle teorie plavoviane e al loro ruolo nell’inda- scena per ampliarlo sempre più ma mante- gine sulla psicologia umana. Comunque sia nendo comunque una sorta di isolamento ri- spesso la critica ha insistito sulla ricerca quasi spetto all’ambiente circostante. L’interprete, maniacale della verità del personaggio in sor- insomma, mentre recita non deve tenere con- ta di adesione a un realismo ai limiti dell’os- to della presenza degli spettatori. Per Stani- sessività. Nella realtà non sempre tale metico- slavskij, inoltre, è fondamentale l’azione fisi- losità si rivela fruttuosa: nel tentativo di ca, il gesto che, nel momento in cui viene immedesimarsi pienamente nel personaggio compiuto porta con sé delle reazioni emotive di un vecchio avaro Stanislavskij si fa rinchiu- conseguenti e autentiche come ricorda al ri- dere per ore in un sotterraneo umido e buio di guardo di una scena de Il revisore di Gogol’: un castello ottenendone non già la verità inte- “Ad esempio l’attore trovi il modo più adatto a riore del personaggio bensì un terribile raf- sé per aprire la porta e affacciarsi alla stanza freddore. Una piccola disavventura può colpi- di Chlestakov (lento oppure veloce, sospettoso per poter comprendere le sue reazioni alle va- re anche i più grandi. oppure irritato): trovato il gesto nell’arsenale rie situazioni alle quali lo sottopone il testo. della propria esperienza, la battuta seguirà Per fuggire il rischio dell’imitazione stantia e Fabio Massimo Penna 42 [email protected] Ettore Scola e dintorni Abbiamo ricevuto Il 19 gennaio del 2016 vedi nel cinema la gente non devi far sognare ci ha lasciati all’età di imbrogliandola...Devi dire la verità!”. Una fi- Straub/Huillet. L’e- 84 anni uno dei più losofia di vita apparentemente semplice ma nigma del visibile grandi registi della estremamente profonda e connotata dalla commedia all’italiana. grande conoscenza dell’animo umano. Come Gianluca Gigliozzi Sarcastico, ironico, ca- Fellini, con cui ha condiviso momenti indi- pace di parlare con un menticabili che racconta nel suo ultimo film linguaggio compren- dedicato all’amico con il titolo: Che strano chia- sibile da pubblico e marsi Federico del 2013 era solito disegnare i Paola Dei critica, dotato di stra- personaggi per riuscire meglio a caratteriz- ordinaria umanità e di zarli. Edward Carey sosteneva ” Disegno sem- una rara intelligenza, capace di non montarsi pre i personaggi di cui scrivo, per me é il modo mai la testa e di mettere al servizio degli spet- migliore per conoscerli. É accaduto delle volte tatori capolavori di indubbio valore artistico e che un intero libro mi é venuto in mente per- sociale. Tanto per citarne alcuni ricordo: C’e- ché, sedendomi alla scrivania senza pensare a ravamo tanto amati, Dramma della gelosia, La nulla, ho disegnato una persona, e così all’im- Terrazza, La famiglia, Una giornata particolare, magine sono seguite le parole e da lì sono ve- opere dove riesce a dare voce a tutti i tipi di nute ancora più immagini e ancora più paro- italiani mostrandoceli nella loro essenza sen- le”. Nato come disegnatore e successivamente za mai scadere nella pruderie e nel facile sen- come sceneggiatore, Scola passò alla regia timentalismo. Il Centro Studi di Psicologia senza traumi, ma in maniera leggera, come se dell’Arte e Psicoterapie a Espressive nel 2016, avesse seguito un percorso quasi obbligato, pochi mesi dopo la sua morte gli dedicò un te- cosa che lui stesso ha affermato in molte delle sto intitolato: “Lo specchio dipinto. Ettore interviste che nella sua lunga carriera di regi- Scola e dintorni” con la prefazione di Nicola sta gli sono state fatte. Hanno collaborato con Borrelli e la partecipazione di registi, attori e lui Maccari, Age, Scarpelli, amici e colleghi al critici che hanno avuto il piacere di conoscer- Marc’Aurelio (una fucina di talenti fra cui Ste- lo o collaborare con lui fra cui Giuliano Mon- no, Metz, Marchesi) ai quali si sono successi- taldo, Pupi Avati, Stefania Sandrelli, Daniela vamente unite le figlie Paola e Silvia. Alcune Poggi, Milena Vukotic, Enrico Lucherini, Ser- sue opere sono state rappresentate anche in gio Staino, Paolo Virzi, Roberto Girometti, teatro, non ultima fra queste Una giornata par- Chi sono stati per il cinema e per la cultura de- Valerio Caprara, etc. Fra le frasi indimentica- ticolare, adattata da Gigliola Fantoni con la re- gli ultimi cinquant’anni Jean-Marie Straub e bili dei suoi film: “Chi vince la battaglia con la gia di Nora Venturini e con la partecipazione Danièle Huillet? Questo libro è rivolto a chi è coscienza ha vinto la guerra dell’esistenza”, in C’e- di Giulio Scarpati e Valeria Solarino. Scola era curioso di conoscere la loro fondamentale ope- ravamo tanto amati, o: “Piangere si può fare anche inconfondibile in ogni cosa che faceva, dai do- ra, a chi è semplicemente insoddisfatto del da soli, ma ridere bisogna farlo in due.” in Una cumentari ai film, i giovani ne apprezzavano modo in cui il cinema è riuscito, nel corso degli giornata particolare e ancora:”Non c’è niente da fa- sempre l’autorevolezza oppure la magica ca- ultimi anni, a mostrarci qualcosa, del nostro re: quando due hanno mangiato insieme l’olio di fe- pacità di giocare con la vita. Troisi ebbe a dire presente, che non sapessimo già. Perché ciò gato di merluzzo, restano amici per tutta la vita.” in di lui con l’ironia partenopea che lo caratteriz- che ci impongono i loro film è una sorta di Concorrenza sleale. Come ha ricordato Stefania zava: “Per me Ettore Scola é la mia moglie ide- shock percettivo e morale: uno shock che ci in- Sandrelli durante la cerimonia funebre a lui ale, se fosse donna”. Aiutava e sosteneva i gio- duce a rivedere la nostra visione del mondo, a dedicata alla Casa del Cinema , molte delle vani, come ha raccontato anche il suo grande chiederci chi siamo in rapporto con quel che frasi dei suoi film sono diventate pietre milia- amico Giuliano Montaldo, il suo modo di aiu- vediamo e che sentiamo. A dispetto di tanta at- ri e lei stessa si trova ad usarle: “....l’ho fatto tarli a suo dire, talvolta era quello di “...metter- tuale enfasi sull’invisibilità come dimensione per emozionarti un po’!” oppure: “ Ai figli che li subito davanti alle avversità che comunque essenziale di ogni rappresentazione, il cinema danno meno pensieri si dedicano meno pen- incontreranno...allenarli al cimento, attrez- “contadino” e resistente degli Straub ci spinge sieri!”. Indimenticabile é anche la frase che zarli al combattimento con la precedente ge- a interrogarci sul rugoso enigma del visibile: Mastroianni dice a Marina Vlady a proposito nerazione, quello degli aiutanti”. É stato un un interrogarsi che è di per sé un atto etico an- del neo-realismo quando lei chiede:”Quest ce grande onore ed un piacere curare un testo cor prima che estetico, un atto da cui è neces- que veti dir neo-realismo? E lui risponde:”.. dedicato a questo grande regista perché pro- sario ripartire per immaginare e forse impara- prio in Irpinia ho rice- re a desiderare un mondo più giusto e più vuto anni fa la Meda- libero. glia del Senato della Modelli, metodi, materiali. Un’introduzione al Repubblica per la sag- cinema di Jean-Marie Straub e Danièle Huil- gistica. Strane coinci- let. Analisi delle strutture temporali. Spazi. denze o segni che an- L’autore ni dopo hanno portato Gianluca Gigliozzi, aquilano, critico e scritto- alla realizzazione di re, ha collaborato con la rivista “Close Up” e i un libro dove l’imma- suoi scritti sono comparsi su vari siti e in alcu- gine di Ettore Scola ri- ne antologie. Nel 2005 ha pubblicato il roman- marrà indelebile e in- zo Neuropa. dimenticabile.

€ 19,00 Falsopiano Codice EAN: 9788893041232 Ettore Scola visto da Luigi Zara Paola Dei 2018, 160 p. 43 n. 69 Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità At Eternity’s Gate, Julian Schnabel, Usa, Francia, 2018, 110’ “Questo film non è una Provenza, per godere del favore della luce na- mondo, a unificare gli attimi e i momenti più biografia, ma la mia turale tipica del sud della Francia; l’amicizia eterogenei, il rapporto affettuoso ma distante versione della storia. È complicata e turbolenta con l’altrettanto ge- con il fratello Theo, nume tutelare, confiden- un film sulla pittura e niale Paul Gauguin (cui presta l’intenso volto te, mecenate, e poi gli incontri fuggevoli: quel- un pittore e la loro re- Oscar Isaac), professante un modello di pittu- lo con madame Ginoux - interpretata con se- Barbara Rossi lazione”: è rigoroso, Ju- ra “interiore” diametralmente opposto rispet- vera e matura grazia da Emmanuelle Seigner lian Schnabel, ed estre- to quello di Vincent, che attingeva al dato rea- - locandiera ad Arles, che gli offre un libro mamente puntiglioso mentre racconta il suo le; il taglio dell’orecchio come conseguenza contabile con le pagine bianche, poi affollate ultimo lavoro, Van Gogh - Sulla soglia dell’eterni- della repentina partenza dell’amico, che pose da Van Gogh di schizzi, perduti e ritrovati sol- tà, dedicato alla figura del genio olandese del- fine alla loro convivenza artistica nella casa tanto nel vicino 2016; quello con l’ex militare la pittura, nato a Zundert nel 1853 e morto - uf- gialla di Place Lamartine ad Arles. E poi il rico- ospite dell’istituto psichiatrico, cui il pittore ficialmente suicida, secondo confessa di dipingere “la luce”; altre ipotesi in circostanze e, infine, quello con il prete con quanto meno misteriose, cui cui discorre sulla figura di Gesù si fa cenno nel film - ad- Au Cristo, che sente a sé affine. Si- vers-sur-Oise nel 1890. In ef- tuazioni non trascurabili, que- fetti la pellicola - presentata in ste, del tribolato percorso di anteprima alla recente Mostra vita e arte di Vincent: ma di del Cinema di Venezia, pre- fatto soverchiate, nella perso- miata con la Coppa Volpi per nale visione di Schnabel, dal la miglior interpretazione ma- canto di sirena dell’universo, schile e con una candidatura che risuona sempre più alto, per il miglior attore in un film fragoroso, nell’intelletto e nei drammatico al superlativo Wil- sensi del pittore, annichilen- lem Dafoe, dall’espressività fuori dolo con la sua sovrumana bel- del comune (costretto dal regi- lezza. Allora valgono più gli sta a imparare a dipingere, per sguardi, i rapimenti estatici, le rendere con realismo sullo esaltazioni creative che spin- schermo i moti interni di Van gono Van Gogh a rotolarsi fra Gogh nell’atto creativo) - non le zolle di terra rossastra dei si configura come una biogra- campi di Arles, ad assaggiarla, fia convenzionale, ma presen- ad ubriacarsi del vento inces- ta, sia a livello estetico che sante che piega ed ondeggia le narrativo, numerosi spunti di cime degli alberi, che sbatte originalità. L’approccio è qua- imposte e finestre e poi si placa si inevitabile, visto il coté del nella luce abbacinante del pome- regista, a sua volta pittore e già riggio estivo, nel blu profondo autore, nel 1996, di Basquiat, un della sera. Valgono i passi fret- altro film biografico su- Je tolosi, i movimenti sconnessi, an-Michel Basquiat, uno dei la comunione laica che unisce più prestigiosi esponenti del Vincent al creato e che Schna- graffitismo americano: a Sch- bel racconta come fosse un nabel interessa poco la crona- quadro astratto, un dipinto ca esaustiva dei fatti, la lineare nel dipinto, tramite l’uso con- cronologia degli eventi, e inve- tinuo (alla lunga disturbante) ce moltissimo la resa del tem- della camera a mano, di messe po e della dimensione interio- in quadro laterali, capovolte, re di un artista eccezionale, al di primi e primissimi piani, mo- di fuori di qualunque schema vimenti di macchina vorticosi, e collocazione in un alveo ben sfocature, sovrimpressioni, con- preciso. “Tutto quello che vole- troluce. Lo schermo nero, in vo dire sulla pittura, l’ho detto apertura e in chiusura, la voce in questo film e molte cose le ho dette per voce vero nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy, fuori campo di Van Gogh, il tappeto musicale, di Van Gogh, tenendo conto che ognuno di la “follia” incipiente (che - dal punto di vista di greve e ridondante, fanno da contraltare - ele- noi ha la sua personale visione di quest’arti- Schnabel e dello sceneggiatore-scrittore Je- menti di un compiaciuto estetismo - alle sog- sta. Van Gogh, come si legge nelle sue lettere, an-Claude Carrière - era la maniera in cui si gettive esasperate che riflettono il tumulto era lucido, consapevole del suo valore e forse, esprimeva, con tratti spesso estremi, furenti e spirituale di un artista che dichiara di essere i come si vede in uno dei tanti dialoghi del film, paradossali, l’esasperata sensibilità del ge- suoi quadri, di dipingere per non pensare e a s’identificava davvero in Gesù. Ma ci tenevo nio), la solitudine dell’incompreso, del vaga- favore di chi non è ancora nato, di provare anche molto a rappresentare la sua paura di bondo sbeffeggiato e deriso, temuto e odiato, gioia nella malattia e nella tristezza. “Quando impazzire, di essere sempre ai confini della a tal punto da contemplare la possibilità di uc- mi trovo di fronte a una vasta pianura non ve- sanità mentale”, spiega Schnabel, che nella ciderlo (come sostengono gli storici dell’arte do altro che l’eternità. Sono l’unico a vederla?” sua opera presta minore attenzione agli epi- Steven Naifeh e Gregory White Smith, nella sodi più conosciuti dell’esistenza del pittore: il biografia “Van Gogh: The Life”, 2011). Sopra trasferimento dalla grigia Parigi ad Arles, in tutte le bassezze e le miserie malvagie del Barbara Rossi 44 [email protected] Il cinema in corsia: anche al Niguarda una sala per la cineterapia Da alcuni anni medi- grado di ospitare sia pazienti allettati che co- significativi ricordiamo quello di Fulvia Salvi, cina e ricerca scienti- stretti in carrozzina. Raggiungibile da ogni Presidente di MediCinema, che ha ribadito fica sono sempre più parte della vasta struttura ospedaliera attra- come il cinema rappresenti un valido stru- attente alla sensibilità verso corridoi coperti, illuminati e riscaldati, mento di intervento e soccorso psicologico dei pazienti ed impe- offre un ambiente accogliente ed attrezzato. nella fragilità, nel disagio e nella depressione, gnate a garantirne il Il progetto, che ha preso avvio con la proposta e quello della Prof.ssa Gabriella Bottini, re- benessere, coniugando della pellicola per bambini “Gli incredibili 2”, sponsabile del Centro di Neuropsicologia co- sviluppo, innovazione prevede una proiezione settimanale in grado gnitiva del Niguarda, che ha sottolineato co- e solidarietà grazie an- di intrattenere i degenti in modo inconsueto e me questi progetti di ricerca siano determinanti che alla magia dell’ani- di rendere in tal modo meno traumatico il ri- per valutare l’impatto del cinema e di altri stru- mazione. Dopo il Poli- covero in corsia. Milano, Ospedale Niguarda. menti audiovisivi sui pazienti sottoforma di clinico Universitario Inaugurazione della sala cinema. L’evento di pre- stimolo alla memoria, al linguaggio, alle cono- Francesca Palareti “Ago- scenze cognitive e all’esterna- stino Gemelli” di Roma, dove zione di emozioni. La ricerca si nell’aprile 2016 è stata inaugu- sta, dunque, orientando sull’i- rata la prima sala cinematogra- potesi che il cinema possa coa- fica ospitata nei locali di un diuvare le cure di specifiche pa- ospedale italiano, lo scorso no- tologie, secondo moderni concetti vembre a Milano nel Grande di riabilitazione. Di conseguenza Ospedale Metropolitano Ni- sono stati avviati protocolli di guarda ha aperto i battenti una indagine su patologie neurolo- nuova sala sensoriale, anch’es- giche e sperimentazioni di sen- sa realizzata dalla onlus Medi- sorialità nella cura clinica, per Cinema1. Per la sua dotazione donare ai pazienti sollievo, mo- da giugno 2017 è stata avviata menti di normalità e di distra- una campagna di raccolta fon- zione dalla malattia, nella con- di alimentata sia dal finanzia- vinzione che siano riscontrabili mento volontario che da part- effetti positivi della cineterapia nership di rilievo. Fra i maggiori tramite stimolazioni visive e acu- contribuenti si è distinta la Walt stiche. Quando, infatti, gli stimo- Disney Company Italia, che da li vengono trasmessi secondo ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Milano

Milano, Ospedale Niguarda. Inaugurazione della sala cinema. Al centro il sindaco Milano, Ospedale Niguarda. Inaugurazione della sala cinema di Milano Giuseppe Sala sempre sostiene i progetti MediCinema, fina- sentazione della nuova sala cinematografica metodi controllati, il possibile beneficio a per- lizzati ad allestire veri spazi cinema a scopo ha visto alternarsi ospiti prestigiosi, dal sin- sone malate può essere misurato, permetten- terapeutico all’interno di strutture ospedalie- daco di Milano Giuseppe Sala ai vertici ospe- do quindi di formulare un percorso psicologi- re. Questo percorso di cura, continuativo e dalieri e delle organizzazioni coinvolte nel co di supporto alla malattia. Documenteremo strutturato, produce un miglioramento con- progetto che affiancano responsabili e volon- nel tempo le prossime aperture di altre sale ci- creto nell’assistenza riabilitativa e nello stato tari MediCinema, in primis l’amministratore nematografiche ospitate in strutture ospeda- psico-fisico del malato, sposando un’innovati- delegato di Walt Disney Company Italia. Tan- liere, perché crediamo nel valore sociale di va concezione clinica che vede il cinema pro- ti anche gli ospiti legati al mondo dello spetta- MediCinema e di tutti coloro che le offrono il tagonista nel ruolo di prezioso alleato della colo e dello sport che sono intervenuti alla proprio sostegno. È importante continuare sperimentazione scientifica. La sala del- Ni conferenza di inaugurazione, tra cui il can- ad estendere i benefici di tale impegno orien- guarda, di circa 250 metri quadri, è dotata di tante-attore Fabio Rovazzi, i comici Marco tato alla solidarietà anche ad altri ospedali ita- una platea di poltrone di circa 80 posti ed è in Della Noce e Angelo Duro, l’attrice Marilù Pi- liani per regalare la magia del cinema a chi ne pitone e il velista Andrea Stella, costretto su ha più bisogno, utilizzando le nuove tecnolo- 1 MediCinema Italia Onlus dal 2014 ha il pa- una sedia a rotelle dopo un grave incidente, gie come risorse strumentali a fini terapeuti- trocinio del Ministero della Salute e dal 2016 gode del so- che però non è riuscito ad intaccare la passio- ci. stegno della Direzione Generale Cinema del Ministero per ne per le traversate oltre Oceano che tuttora i Beni e le Attività Culturali per le attività di promozione scandiscono la sua vita. Tra gli interventi più cinematografica. Francesca Palareti 45 n. 69 Luigi Pirandello e il cinema, un amore controverso Molti i grandi registi che si sono ispirati alle sue opere Il 27 maggio 1913 e an- cora il 5 e 10 febbraio 1914, Luigi Pirandello scrive all’amico Nino Martoglio per propor- gli dei soggetti adatti per il cinematografo e tratti dalle sue opere chiedendogli in cam- Pierfranco Bianchetti bio la cifra di 500 lire. Non è però solo una questione di denaro per- ché il suo interesse per il cinema è stato sem- pre vivo e il suo sguardo di acuto indagatore della realtà ha intuito ben presto quanto il Luigi Pirandello (1837 - 1936) nuovo strumento di comunicazione e modo di lamentarsi della trasposizione di spettacolo sia un’occasione straordi- cinematografica. La prima del film è naria per arricchire la conoscenza del programmata nell’ ottobre 1930 a Mila- mondo. Inizia così per lui una frequen- no, città che vive con ansia gioiosa il tazione dei teatri di posa della Cines e debutto in Italia del cinema sonoro. La della Film d’Arte Italiana, i cui capanno- pubblicità annuncia da giorni l’arrivo ni sorgono a due passi dalla sua abita- del film La canzone dell’amore. Venerdì zione romana di via Alessandro Torlonia. 10 alle ore 21 al cinema Corso in Corso Lo scrittore siciliano inizia a collaborare Vittorio Emanuele, che già aveva visto alla realizzazione di vari film tratti dai il debutto con grande successo di Il can- suoi libri, affascinato dalle potenzialità tante di jazz l’anno prima, è in program- della cinepresa a differenza di altri suoi ma la prima proiezione alla quale è as- colleghi letterari che vedono nel cinema siste emozionata e incuriosita una folla solo un facile guadagno. Uno dei sog- immensa di spettatori. Stefano Pittalu- getti più fortunati del commediografo è ga, impresario produttore cinemato- Il fu Mattia Pascal che avrà tre versioni grafico illuminato, è l’artefice di questa cinematografiche, la prima del 1925 alla novità rivoluzionaria. I suoi ripetuti quale Pirandello darà il suo assenso; la Dria Paola e Mercedes Brignone in una scena del film “La canzone viaggi a Londra, dove le proiezioni so- seconda diretta dal regista francese dell’amore” (1930) di Gennaro Righelli norizzate erano già una realtà consoli- Marcel L’ Herbier e la terza del 1985 Le data danno i loro frutti. Anche in Italia due vite di Mattia Pascal di Mario Moni- il cinema parlato è destinato a soppian- celli con Marcello Mastroianni. Analo- tare il muto grazie alla sua narrazione ga sorte toccherà a Enrico IV girato nel moderna caratterizzata da un motivo 1925 da Amleto Palermi, nel 1943 da musicale ricorrente più volte nel corso Giorgio Pastina e nel 1984 da Marco del film stesso. La novella In silenzio di Bellocchio. Anche Mario Camerini tra- Pirandello era stata scritta nel 1905 e in- sporta sul grande schermo nel 1936 una clusa molti anni più tardi nel 1923 nella sua commedia, Ma non è una cosa seria, raccolta Novelle per un anno. La storia è interpretata da Vittorio De Sica, Elsa quella di un adolescente cui la madre De Giorgi, Assia Noris, ritratto di un prima di morire lascia tra le braccia un giovanotto di poca serietà che dovrà neonato frutto di un suo amore “illeci- imparare a crescere. Nel 1964 è Ales- “Il fu Mattia Pascal” (1937) di Pierre Chenal to”. Lui lo alleva amorevolmente e poi sandro Blasetti, l’autore di Liolà, storia quando il padre del piccolo torna per di un seduttore incallito (Ugo Tognaz- rivendicarlo preferisce uccidersi col zi), venditore di elettrodomestici in gi- bambino piuttosto che separarsene. La ro per la Sicilia e nel 1984 ancora i fratel- conclusione della vicenda è tragica, ma li Paolo e Vittorio Taviani si cimentano la versione filmica girata in pieno fasci- con Pirandello in, quattro vicende am- smo non poteva che essere modificata. bientate nella campagna povera e igno- Protagonista è la studentessa Lucia, rante e nel 1998 con Tu ridi tornano a un una ragazza di buona famiglia fidanza- testo di Pirandello dirigendo Antonio ta con Enrico un musicista e composi- Albanese nel ruolo di un ex baritono che tore di canzoni, cui tocca la responsa- è costretto a lavorare come impiegato bilità di accudire il bambino di pochi all’ Opera nella Roma degli anni Trenta. mesi lasciato nella culla dalla madre Molto meno conosciuta è la vicenda del “Le due vite di Mattia Pascal” (1985) di Mario Monicelli seppellita al mattino. Anche qui vi è primo film italiano sonoro La canzone un tentativo di suicidio della giovane dell’amore uscito sugli schermi nel 1930 e diret- Blasetti con le musiche di un compositore po- che però è salvata da Enrico in un happy end to da Gennaro Righelli, un regista sulla brec- polarissimo in Italia, Cesare Andrea Bixio, è tradizionale di sapore hollywoodiano. Per cia da oltre vent’ anni. La pellicola, interpreta- ispirato ad una novella intitolata In silenzio di ottimizzare al meglio le risorse a disposizio- ta da Dria Paola, un’attrice fresca e accattivante Luigi Pirandello. Un testo in realtà poco pi- ne Pittalunga produce in contemporanea tre reduce da un grande successo Sole di Alessandro randelliano tanto che lo stesso scrittore avrà segue a pag. successiva 46 [email protected] segue da pag. precedente Teatro versioni, italiana, tedesca e francese, quest’ ul- tima con altri attori, ma diretta sempre dallo stesso regista. Come era prevedibile La canzone Tino Caspanello, fra scrittura e palcoscenico dell’amore sfonda al botteghino così come il Sono venti le opere tea- tempo e sulla sua azione, dall’altro, pur rico- motivo scritto da Bixio, autore due anni più trali di Tino Caspanel- noscendo che per i contenuti si possa prende- tardi di Parlami d’ amore Mariù, il leitmotiv del lo, raccolte in quattro re spunto a volte dalla contingenza della cro- film Gli uomini, che mascalzoni. Perfino dai volumi editi fra il 2012 naca, è dell’opinione che altre siano le priorità. quartieri più popolari e periferici moltissimi e il 2018 per i tipi di “La scrittura è anzitutto intuizione di quello milanesi corrono a vedere La canzone dell’amore Editoria&Spettacolo di spazio che non è spazio fisico. Cerco di capire in un’esaltazione collettiva straordinaria. Il so- Spoleto. La produzione dentro quale angolo della nostra anima acca- noro contrariamente a quello che aveva auspi- del drammaturgo mes- de qualcosa, una storia, un gesto, una parola, sinese, tradotta nelle dentro quale angolo della nostra anima sen- lingue di diversi paesi e tiamo l’urgenza e il bisogno di un cambia- Giuseppe Barbanti rappresentata un po’ mento che ferisce, riapre cicatrici, comprende ovunque in Europa, Francia in testa, è legata al e aiuta a comprendersi, a curare e curarsi – suo ruolo di capocomico della compagnia da lui spiega il drammaturgo messinese. È un’anali- fondata più di un quarto di secolo fa a Pagliara si continua e spietata che mette in ginocchio, (Messina), Pubblico Incanto, che metterà in sce- cerca nel fondo un’umiliazione per riemerge- na prossimamente due testi particolarmente re travestita nel suono della parola, in un ge- esemplificativi del suo percorso di autore,Mari , sto o in un silenzio.” Per Tino Caspanello, in- Premio Speciale della Giuria al Premio Riccio- fatti, è essenziale, tra le parole, la presenza del ne per il Teatro nel 2003, e Sira: il primo il 2 feb- silenzio, assenza di parola ma non di senso “Kaos” (1984) dei fratelli Taviani. Il film si svolge in quattro braio al Teatro Elisabetta Turroni di Sogliano “Come nella musica, la ricerca di equilibrio tra episodi e un epilogo. Il titolo è tratto da una citazione di sul Rubicone (Forlì Cesena), il secondo il 16 e 17 l’uno e l’altra è la ricerca di un contrappunto Pirandello stesso: “Io sono figlio del Caos” marzo al Nuovo Teatro Sanità di Napoli. Il bi- perfetto, di un contraltare che dia senso all’u- cato il grande Charlie Chaplin (“il sonoro ucci- nomio scrittura e attività di compagnia dichia- na e all’altro, perché, proprio come nella musi- de l’arte antica e sublime del silenzio”) è una ra subito l’intenzione, la causa e la finalità di un ca, non possiamo fare a meno né delle parole rivoluzione tecnico e artistica vincente. Piran- rapporto con la scena incentrato su relazione e né del silenzio, poiché questi, nella simbiosi dello però non è affatto convinto della novità comunicazione, indagine sul territorio che si che li arricchisce, sono il tentativo di dare una costituita dalla sonorizzazione della pellicola estende a ricomprendere, in stretta connessio- forma a tutto ciò che in profondità rimane ed esprime questi suoi dubbi, condivisi da tan- ne con i temi affrontati, anche quello della lin- sempre inespresso e incomunicabile” prose- ti intellettuali europei e cineasti di valore di gua. “Quando comincio a riflettere sulla stesu- gue l’attore e drammaturgo messinese, ben tutto il mondo, in un articolo sul Corriere della ra di un testo, tra le prime domande che mi consapevole dell’autonomia di processo crea- sera intitolato Se il film parlante abolirà il teatro. pongo c’è proprio quella che riguarda il lin- tivo che sussiste fra testo e spettacolo. Quan- Contrariamente all’avversione degli uomini di guaggio generale e quello dei singoli personag- do finisco di scrivere un testo so che, proprio cultura, il pubblico è invece entusiasta dell’ gi. Fondamentale, per me che sostengo l’im- in quel momento, ogni percezione, ogni ri- opera di Righelli che trova consensi anche nel- portanza e anche la dignità letteraria del testo, flessione, ogni appunto e pensiero riceveran- la critica. Filippo Sacchi sul Corriere dell’ 11 ot- è la questione della lingua, dei linguaggi e della no nella compiutezza la loro morte - conclude tobre scrive: “L’ impressione di ieri sera in- parola, soprattutto quando essa, anche da sola, Caspanello - ci sarà bisogno poi di attori, di somma è stata subito di trovarsi non davanti a ha la capacità di trasferire senso” sottolinea Ca- un esperimento, a un tentativo, a una promes- spanello, autore di ben quattro testi in dialetto sa, ma (finalmente) a una realizzazione; e il messinese, fra cui, appunto, “Mari”, tradotto e senso di questa realizzazione, di cui il nostro rappresentato a lungo con successo in Fran- pubblico aveva bisogno, per ricominciare a cia.” Ognuno di noi parla una lingua unica e ir- creder davvero in una ripresa dell’attività cine- ripetibile, che sparirà con la nostra morte, ma matografica nazionale”. Così Pirandello, ben- per il suo impiego a teatro non si tratta tanto chè scettico sul cinema parlato non potrà fare di mettere in atto un processo d’imitazione, nulla contro il sonoro che proprio lui bizzarra- quanto di reinventare dei codici linguistici che, mente ha tenuto a battesimo. Tre anni più tar- pur apparendo mimetici, sono invece pure in- di sarà ancora un suo soggetto Acciaio, scritto venzioni e fanno da tramite tra l’interno e l’e- sterno per i personaggi che esistono solo at- per volere di Mussolini, ad essere tradotto sul- Mari Tino Caspanello e Cinzia Muscolino (foto di Carmine traverso la parola. Nei miei testi scritti in lo schermo dal regista tedesco Walter Rutt- Prestipino) mann; storia d’amore di due operai delle accia- dialetto messinese, il più simile all’italiano fra ierie di Terni che si innamorano della stessa i siciliani, adatto all’introspezione, a una spe- uno spazio, di un pubblico, per restituire a es- donna. Interpretata da Isa Pola scelta al posto culazione che, con tutta l’ironia del caso, fa del si la vita: la mediazione tra scena/spazio e cor- di Marta Abba, la compagna di Pirandello, la quotidiano il nostro metafisico, volevo esplo- po diventa così fondamentale relazione tra pellicola non piace allo scrittore perché troppo rare anzitutto le possibilità di questa lingua spazio - corpo - azione e parola”.Come scrive incentrata sull’ ambiente operaio e molto poco che, apparentemente non analitica, si svela Haun Sussy, professore di letteratura compa- sul dramma stesso. In conclusione si può af- provvista, invece, di altre regole più attente al- rata presso l’Università di Chicago, in chiusu- fermare quanto il rapporto tra Pirandello e il la comunicazione non verbale, in grado di su- ra della prefazione dell’ultimo libro uscito nel cinema sia sempre stato ambiguo, complicato scitare, oltre la soglia delle parole, riflessioni 2018 per i tipi di Editoria&Spettacolo, “Sotto- e conflittuale, ma nello stesso tempo non si profonde che superano i limiti delle differen- traccia”, che contiene oltre al testo omonimo, può neanche ignorare che la sua opera sarà ze geografiche e culturali. “Circa le tematiche anche i lavori Blue, Orli, Nino e Don’t cry Joe stata fonte d’ ispirazione per molti registi, da affrontate, da un lato Caspanello è ben conscio “Caspanello ci mostra forme di vita inerenti Louis Buňuel a Ingmar Bergman, da Michelan- dell’attitudine del teatro a fare luce principal- all’uso della lingua di tutti i giorni, e di nessun gelo Antonioni ad Akira Kurosawa, François mente sul mondo, sull’uomo contemporaneo, giorno ancora arrivato”. Truffaut e Woody Allen. sulle sue ferite e contraddizioni, sulle relazioni Pierfranco Bianchetti tra gli esseri umani, sulla percezione reale del Giuseppe Barbanti 47 n. 69 Le Livre d’image. Il cinema pessimista di Godard L’immagine e il XXI secolo La prima immagine ci l’intera storia non fosse altro che un circolo vi- fa vedere una mano. zioso di parti finte che si intrecciano ad altre, Vediamo una mano in cui il cinema di Godard, visto come spazio che disegna e un’altra di nuova creazione, si manifesta con un com- mano che monta alcu- pendio di altre scene che penetrano questo ne immagini in una mondo, fissandolo così in modo permanente. moviola. Godard chia- Godard dipinge le sue immagini e le scene de- risce in questo modo gli altri in un modo diverso da quello che ha che la sua idea parte fatto nella Histoire(s) du cinema. Abbandona dalla mano come stru- l’uso del galateo nelle immagini, le sovraim- mento utile che aiuta a pressiona e le caratterizza con sussurri, cita- Àngel Quintana pensare attraverso im- zioni sonore e un’impressionante lavoro di ri- magini costruite. L’immagine è presente, ma elaborazione filmica. I colori sono cuciti tra quale ruolo gioca l’arte in un mondo in cui gli loro e il bianco e nero risulta più spettrale che umani non sono capaci di assimilare la pro- mai. Il secondo capitolo ci porta a San Pietro- fonda tristezza che il presente ci trasmette? burgo, luogo di battaglie, di vecchie rivoluzio- Per una risposta a questa domanda, Godard ni e di ciò che si voleva conquistare ma senza realizza il suo libro di immagini. A vederlo ini- alcun risultato. Nel terzo movimento viaggia- zialmente sembra di assistere a un remake de mo in numerosi treni. Ci sono i treni della la Histoire(s) du cinema, la sua Opera Video ini- morte, ma ci sono molti altri treni che prefi- ziata nel 1988 e conclusa dieci anni dopo. E’ gurano il destino incerto dell’umanità. Il XXI evidente come dietro questo nuovo lavoro di secolo ci ha resi tutti nomadi, viaggiatori Godard ci sia l’influsso degli album delle im- sempre in movimento, senza che ci si renda magini di Aby Warburg, le costellazioni di conto della presenza dei fiori selvatici sui bi- Benjamin o il museo immagi- nario di Malraux. Le Livre d’ima- le leggi e le rivoluzioni ci mo- ge quindi appare come una sor- strano la forza del popolo con- ta di grande archivio del tempo tro gli imperi della legalità. E che ha la forza di incidere ancora una volta, all’orizzonte all’interno dello spirito, del tardano a cicatrizzarsi le ferite dubbio e del pensiero. Non ha di Sarajevo. Alla fine, nel quin- niente a che vedere con l’idea to capitolo, Godard viaggia nel- della realizzazione di un libro la regione centrale: l’Arabia. Da come trasmettitore di un dog- questo momento gli echi della ma. Le Livre d’image è l’opposto Histoire (s) du cinema appaiono delle tavole della legge e si op- più diluiti e fanno emergere qual- pone con il modo in cui la sto- cosa di nuovo. La regione cen- ria senza immagini ha letto la trale, culla della ricca civiltà Bibbia, il Corano e tanti altri li- orientale, è una regione dimenti- bri che hanno segnato il rac- cata; non si parla dell’Arabia ma conto delle credenze. Se nella dell’Islam, con i pregiudizi che Histoire(s) du cinema, l’immagi- esplodono senza che le persone ne era il riflesso di un’epoca si rendano conto che i pregiudi- della risurrezione, alla fine de zi sono l’annullamento dell’u- Le Livre d’image emerge un la- manità. Nella regione centrale mento in cui l’utopia è scom- ci sono i mali del XXI secolo, c’è parsa, in un tempo che si con- l’impotenza del cambiamento, suma rapidamente ma anche c’è la falsa rivoluzione finita in di una Storia che fa fatica a miseria e c’è la derisione dell’Oc- scomparire. Funziona come cidente. L’Arabia è l’epicentro di quei remake classici costruiti Le Livre d’image, così come Au- con frammenti di finzione che schwitz lo è stato per la Histoire modificano la realtà. Godard con (s) du cinema. Il tempo della tri- la sua ultima opera non parla più stezza, dell’impotenza e delle del ventesimo secolo. Il ventesi- contraddizioni stanno lì… Mol- mo secolo resta bloccato lì, visto to lontano appare il tempo del- come l’amaro valzer del vecchio la redenzione, mentre molto moribondo che Max Ophüls fil- vicino risulta il tempo della mò in Le Plaisir (1952), quale chiusura di un’epo- nari della ferrovia che conducono ad Au- morte per Godard…. Il cinema è questo, anche ca tragica e apertura verso il XXI secolo. La schwitz. Il quarto movimento parte da una il- Cannes complessivamente a suo modo pensa il nuova concezione sta lì collocata nel presente lustrazione ed è intitolato El espíritu de las leyes presente, ma Le Livre d’image è di un’altra di- volta ad analizzare le oscillazioni dello spirito (Lo spirito delle leggi). Racconta di un tempo mensione di pensiero. del tempo. La struttura del nuovo lavoro di Go- nel quale la democrazia si forgiò, in cui si creò Àngel Quintana dard è fatta di cinque capitoli. Nel primo capi- una certa idea di Europa, ma che alla fine tutto tolo, il remake delle immagini è continuo, come se andò perduto. La violenza presente contraddice Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 48 [email protected] Old man & the gun. Le voci italiane di In Old man & the gun, il sui oltre cinquanta anni di attività attoriale e Christofer Walken. Questo per farne intende- protagonista è Robert di doppiaggio, di presenza sui palcoscenici. re l’ autorevolezza dei lavori. Redford in altre Redford, lanciato co- Aveva già doppiato Redford nella Regola del si- occasioni è stato doppiato anche da Ugo Pa- me l’ultimo film della lenzio, in All Is Lost - Tutto è perduto, in Truth Il gliai e da Adalberto Maria Merli. Nessuno può sua carriera e distri- prezzo della verità e in A spasso nel bosco. E’ stato, dimenticare, però, che la sua voce storica ri- buito in Italia da Bim tra gli altri e tra i vari film, anche il doppiatore mane quella del grande Cesare Barbetti con Italia, con la regia di di Richard Gere in American Gigolò e Ufficiale un’aderenza incredibile. Cesare Barbetti, con David Lowery. Un film Gentiluomo, Dustin Hoffman ne Il Laureato, Je- una voce di un’adattabilità davvero estesa nel Tiziana Voarino particolare, una bella remy Irons nella Donna del Tenente Francese e “collarsi” non solo alle voci ma soprattutto alle storia tratta da interpretazioni di ciascuna scena e una vicenda vera. Usciti dalla proiezio- battuta, ha avuto esperienza di diret- ne del lungometraggio due immagini tore e doppiato anche altri grandi at- restano negli occhi. Le rughe sul viso di tori. E’ stato strabiliante anche su Redford che non lasciano scampo alla Anthony Hopkins in The Elephant Man riflessione: il tempo passa per tutti. E i e Dracula e su altre star hollywoodia- suoi sorrisi, testimoni invece, delle pas- ne del calibro di , Ste- sioni che ci fanno andare avanti, di que- ve McQueen, , Dean Jo- gli istinti che non possiamo controllare, nes, e in anche se ci mettono nei guai, ma che ci alcune significative interpretazioni. fanno sentire così vivi. Un procedere nel La televisione, dove è apparso in un proprio percorso sempre al limite, nel paio di sceneggiati, ha permesso a caso di Forrest Tucker con eleganza e pa- Barbetti di rimanere nel cuore di mol- catezza di intenti, tanto da essere defi- ti appassionati e nell’immaginario nito uno dei “criminali più affascinanti sonoro di moltissimi giovani per di tutti i tempi”. Nel film è evidente co- aver prestato la voce a Roger Moore me riesca sempre a “rubare un pezzo di nella serie Attenti a quei due con Tony cuore” e ammirazione nelle persone coin- Curtis doppiato da Pino Locchi e a volte nelle rapine, veri e propri capolavori David Soul nei panni del detective di classe e creatività. Ed è fondamentale Ken Hutchinson nel telefilm di culto l’appeal che gli dona Gino La Monica. Do- Starsky & Hutch, dove era affiancato nare è un verbo usato non a caso. La ro- da Manlio De Angelis in qualità di tondità del lavoro fatto su Redford è im- doppiatore di Paul Michael Gra- portante e ne fa emergere tutte le ser-David Starsky. Per tornare al sfumature e peculiarità del personaggio doppiaggio di The Old Man & The Gun ed anche dell’attore, qui abbiamo un Re- un’altra interpretazione magistrale è dford che disegna sul viso di Tucker la quella di Melina Martello che riesce a sua caratura recitativa. Gli rende giusti- far parlare fin i grandi occhi grigio zia La Monica con l’espressività, a tutto azzurri di Jewl, grazie anche alla re- tondo, nell’interpretazione di note e citazione di una grande Sissy Spa- corde così diverse: dalla gentilezza, all’i- cek. A legare la qualità del doppiaggio ronia, al fascino, all’incomprensibile, al- di Old man and the gun è il valore ag- la voglia di libertà, alla diversità. Se Re- giunto della direzione di Alessandro dford è portatore immediato di una gran Rossi, direttore di doppiaggio acuto carriera e professionalità dal canto suo lo è an- in Mission, Jeff Bridges nei Favolosi Baker, Jack e capace di tirar fuori sentimenti e sfaccetta- che Gino La Monica, che per certo non si è ri- Nicholson in Voglia di Tenerezza. E ancora ha ture. sparmiato neanche in questa interpretazione doppiato, in alcuni casi, Alain Delon, James in cui ha profuso molto della sua umanità, dei Woods, Martin Sheen, Saim Neel, William Hurt Tiziana Voarino e

Cesare Barbetti a voci nell’Ombra Finale Ligure Gino La Monica (foto di Maurizio Pittilio) 49 n. 69

Musica

χῶραι – Salotto musicale pugliese È possibile raccontare oltre un secolo di pro- duzione cameristica pugliese in un unico disco? Certo che no. E infatti ce ne sono volu- ti ben due, raccolti in cofanetto, per cercare Pierfrancesco Uva di rendere antologica- mente un florilegio di composizioni per voce e pianoforte di autori pugliesi dai primi del Novecento ai nostri giorni. È stata questa la nuova sfida discografica del Traetta Opera -Fe stival che pubblica insieme all’etichetta Di- Gressione Music “χῶραι – Salotto musicale pugliese”. Il doppio CD vuol essere un omag- gio al genio creativo pugliese e a questa terra generosa quanto severa con i propri figli. Nes- sun tema ricorrente, solo quel forte legame con un modus vivendi tutto speciale in cui è possibile riconoscere le bellezze naturali, la tradizione e la sincera umanità che caratte- rizza da sempre la Puglia, chi la sceglie, chi la vive e chi la canta. Come nel caso della Tokyo Academy of Music, che torna a collaborare con il Traetta Opera Festival per questa nuova produzione, nel solco di un’amicizia duratura siglata dai reciproci rapporti artistici e dalla passione dei giapponesi per l’arte e la cultura italiana, come traspare dall’impegno della presidente Konomi Suzaki. Alle voci dei lo- ro solisti sono affidati quasi tutti i 49 brani recupero della storia musicale della nostra che compongono la raccolta ideata da Vito regione e dei personaggi che l’hanno ani- Clemente, direttore d’orchestra e direttore mata, ora concentrando l’attenzione sui artistico del TOF, impegnato, per questa giovani musicisti con la pubblicazione di incisione, al pianoforte. La raccolta non se- concorsi per cantanti, strumentisti e com- gue un canone cronologico, quasi a voler positori. Ma la più grande risorsa resta mettere il tempo in secondo piano, e ci senz’altro il riuscire a portare questa presenta un nutrito percorso che spazia grande tradizione fuori dal contesto re- dai grandi nomi del passato come Genna- gionale grazie alla creazione del Japan ro Abbate, Pasquale La Rotella, Nicola Co- Apulia Festival, appuntamento annuale in sta, Nicola Faenza, Luigi Preite, Giacinto Vito Clemente cui le maggiori sale da concerto di Tokyo Sallustio e Orazio Fiume fino a Nino Rota, ospitano o danno vita a produzioni di au- che tanto ha contribuito alla formazione tori pugliesi, come già avvenuto per Traet- musicale dei giovani in terra di Bari. Nico- ta e Van Westerhout ed ora con questa la Scardicchio, Massimo Parente, Antonio nuova pubblicazione. Proprio nella capi- Andriani, Nicola Ventrella, Vincenzo Ansel- tale nipponica il lavoro è stato presentato mi, Leonardo Furleo Semeraro, Vito Cle- in anteprima con grande soddisfazione mente, Rocco Cianciotta, Ottavio e Massimo per gli autori che han visto il pubblico can- De Lillo completano la silloge insieme ai più tare per una sera i versi di Puglia. Non im- giovani Giovanni Chiapparino, Ilaria Stop- porta se a suggerire le composizioni qui pini, Nicola Barile e Katsuya Asako con raccolte siano i versi di grandi poeti del brani appositamente commissionati dal Konomi Suzaki passato o di giovani autori (anch’essi pu- Traetta Opera Festival per questa registrazio- musicale da camera pugliese tra Otto e Nove- gliesi come Maurizio Pellegrini e Maria Gra- ne. Il titolo in greco antico richiama, invece, cento ci pensa l’ottima prefazione di Dinko zia Pani), la sincerità dell’ispirazione musica- un passato ideale in cui elemento identitario è Fabris, musicologo di chiara fama già presi- le le lega indissolubilmente a quel sentire proprio lo scambio di culture, quella koinè dente della Società Internazionale di Musico- intriso di colori e profumi, di terra, di mare, di rappresentata dall’incontro in questo lavoro logia, che introduce il lavoro nell’elegante libret- secoli di storia e di infinito vagare che è da tra la nostra regione (χῶρα, appunto) ed il Pa- to che lo accompagna. Quello della pugliesità è sempre elemento identitario della nostra re- ese del sol levante, seconda produzione disco- un tema caro al Traetta Opera Festival che par- gione. Il doppio CD è già disponibile negli sto- grafica dopo la prima del 2017 dedicata inte- tendo dalla riscoperta dell’illustre compositore re online e distribuito da Milano Dischi/Stra- ramente alla figura del compositore molese bitontino Tommaso Traetta (1727-1779), muove divarius-Naxos. Niccolò Van Westerhout (1857-1898). Ad illu- la propria ricerca su buona parte della produzio- strare un ideale di continuità nella produzione ne del territorio declinandola ora attraverso il Pierfrancesco Uva

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Esce Cineforum 580 Sommario trasformare ciò che avrebbe potuto editoriale diventare un omaggio facile e sconta- Adriano Piccardi - Su Bertolucci p. 03 to nell’occasione di proporre ai lettori L’aspetto che caratterizza più profondamente di «Cineforum» una molteplicità di e trasversalmente il cinema di Bernardo Ber- suggerimenti e di indicazioni, sulla tolucci è forse la ricerca di una dialettica flui- base dei quali essi possano poi fonda- da e senza soluzione tra Storia e Mito, quindi re o verificare le proprie convinzioni, tra la sfera temporale e quella in cui il tempo, letture o riletture di un corpus tanto viene per così dire, sospeso dilatandosi a un vario e sfaccettato. valore indeterminato e di conseguenza uni- versale; senza per questo rinunciare ad affon- primopiano dare le sue radici nella concretezza della de- Santiago, Italia p.0 4 terminazione fattuale. Esemplare è a questo Roberto Chiesi proposito il piano in travelling che chiude La Il controcampo del degrado civile p. strategia del ragno sul dettaglio dei binari che 06 scompaiono nell’erba sempre più incolta, a sot- Fabrizio Tassi tolineare il cortocircuito passato/presente fi- Caro diario p. 10 no alla dissoluzione cronologica insieme a quella geografica – quest’ultima già anticipa- i film ta, del resto, nell’onomastica cine-mitologica Paola Brunetta (Tara) del luogo in cui si è svolta la vicenda In guerra di Stéphane Brizé p. 13 narrata dal film. È in questa dialettica che ri- Pietro Bianchi siede il nucleo di fusione da cui si sprigiona Tre volti di Jafar Panahi p. 16 l’energia estetica e narrativa della messinsce- Mariangela Sansone na bertolucciana per andare a innervare le al- Roma di Alfonso Cuarón p. 19 tre componenti che la caratterizzano: il rappor- Giampiero Frasca to reciprocamente influenzabile tra narrazione La ballata di Buster Scruggs di Joel e e rappresentazione; quello, in molte occasioni Ethan Coen p. 22 Colette p. 61 incontornabile, tra le due istanze – mimetica Mathias Balbi percorsi e rituale – da cui si genera la peculiarità inimi- Anatomia del miracolo di Alessandra Celesia p. Bernardo Bertolucci tabile del suo “tocco”; un’idea di cinema perso- 25 a cura di Roberto Manassero p. 64 nalissima fluttuante tra composizione visiva/ Alberto Morsiani Roberto Chiesi, La commare secca – Pietro visionaria dell’immagine tout court e l’esplicita- Senza lasciare traccia di Debra Granik p. 28 Bianchi, Prima della rivoluzione – Paolo Vecchi, zione dei riferimenti culturali in cui questa af- Anton Giulio Mancino Partner – Mariapaola Pierini, Agonia – Luca fonda le sue radici. Se una tale esplicitazione a Balon di Pasquale Scimeca p. 31 Malavasi, Il conformista – Federico Pedroni, volte può risultare accentuata al punto da di- Francesco Saverio Marzaduri Strategia del ragno – Pier Maria Bocchi, Ultimo ventare pericolosamente incongrua rispetto Troppa grazia di Gianni Zanasi p. 34 tango a Parigi – Alessandro Uccelli, Novecento – alla specificità già densa del discorso filmico Edoardo Zaccagnini Anton Giulio Mancino, La Luna – Chiara Bor- in sé, è anche vero che non può essere cancel- Ride di Valerio Mastandrea p. 37 roni, La tragedia di un uomo ridicolo – Roberto lata senza mutilare il corpo in cui prende for- Massimo Lastrucci Manassero, L’ultimo imperatore – Lorenzo Ros- ma l’invenzione dell’autore e la riconoscibilità Arrivederci Saigon di Wilma Labate p. 40 si, Il tè nel deserto – Simone Emiliani, Piccolo del suo linguaggio. Ne deriva che affrontare Tina Porcelli Buddha – Federico Gironi, Io ballo da sola – una lettura del cinema di Bernardo Bertolucci Widows – Eredità criminale di Steve McQueen Adriano Piccardi, L’assedio – Massimo Causo, conduce su percorsi tanto intricati quanto ric- p. 43 The Dreamers. I sognatori – Emiliano Morreale, chi di occasioni, luoghi di sosta e di osserva- Simone Soranna Io e te zione, facilitanti la moltiplicazione dei punti Summer di Kirill Srebrennikov p. 46 Tullio Masoni di vista e dunque l’angolazione delle conside- Barbara Rossi Da un estremo all’altro. Vacanze romane e Quel- razioni che ne possono derivare. Abbiamo Chesil Beach di Dominic Cooke p. 49 le due di William Wyler p. 78 scelto perciò di dedicargli, in questo numero, Roberto Lasagna uno “speciale” a struttura corale, curato da Isabelle di Mirko Locatelli p. 52 Festival Roberto Manassero, con la partecipazione di Andrea Chimento Edoardo Zaccagnini collaboratori storici e di acquisizione più re- Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis p. Festa del Cinema di Roma p. 80 cente, organici o più saltuari: ognuno ha scel- 55 Libri to un film per poterne scrivere e in questo mo- Elisa Baldini a cura di Marcello Seregni p. 88 do mostrare anche il proprio sguardo sull’autore. Styx di Wolfgang Fischer p. 58 le lune del cinema Ci è sembrato l’approccio più adeguato per Linda Magnoni, Diana Cardani Black Tide – a cura di Barbara Rossi p. 90 51 n. 69

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53 n. 69 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Gennaio. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Da cenere a padre e basato sugli anni di reclusione trascorsi https://youtu.be/Q_j5PlTNWkY padrone: Sequestro di da Antonio Gramsci, intellettuale, filosofo persona e fondatore del PCI, nel penitenziario di In questa puntata Turi, in provincia di Bari, dal 1928 al 1933. sono proposte alcune Intervengono anche Lino Del Fra (regista) Enzo Natta sequenze tratte dal e Giovanni Lay, compagno di reclusione di film “Sequestro di Gramsci. https://youtu.be/sWY3Bu5_1WA Ricorda la Storia del Film “Il Vangelo secondo persona” (1967) di Matteo” di Pier Paolo Pasolini Nicola De Carlo Gianfranco Mingozzi. Fra le interviste quelle Il Vangelo sempre con noi al regista e agli abitanti di Orgosolo | https:// Da Cenere a Padre padrone : Uomini contro youtu.be/U9WFDM0VkJ0 Dal promemoria del papa di conservare In questa puntata sono proposte alcune sempre in tasca o in borsa un piccolo Vangelo sequenze tratte dal film “Uomini contro” per pronta consultazione al ricordo di Enzo (1970) di Francesco Rosi, che vede Natta sulla genesi de “Il Vangelo seocndo Da Cenere a Padre padrone : Cenere e Proibito protagonista Gian Maria Volonté, riduzione Matteo” di Pier Paolo Pasolini che quest’anno del libro “Un anno sull’altipiano” di Emilio compie mezzo secolo. | https://youtu.be/608_ In questa puntata sono proposte alcune Lussu. Fra le interviste quelle a Francesco IJTjyR8 sequenze tratte dai film “Cenere” (1916) di Rosi (regista) e ai reduci della Brigata Febo Mari con Eleonora Duse e “Proibito” Sassari. (1954) di Mario Monicelli. https://youtu.be/4K85lnps0HA Cesare Zavattini | Interviste alla radio https://youtu.be/cv0m3OfKPK8 “Intervista sul film “Ultimo tango a Parigi”” con Cesare Zavattini. Da Cenere a Padre padrone : I protagonisti Da Cenere a Padre padrone : La grande strada L’intervista è stata registrata sabato 14 azzurra In questa puntata sono proposte alcune febbraio 1987. Nel corso dell’intervista sono sequenze tratte dal film “I protagonisti” stati trattati i seguenti temi: Bertolucci, In questa puntata sono proposte alcune (1968) di Marcello Fondato sul banditismo Censura, Cinema, Film, Polemiche, Scandali, sequenze tratte dal film “La grande strada sardo. Fra le interviste quelle a Marcello Spettacolo. https://youtu.be/kSHRxRSL-vc azzurra” (1957) di Gillo Pontecorvo, riduzione Fondato (regista), a Lou Castel (attore) e agli del romanzo “Squarciò” di Franco Solinas. abitanti di Orgosolo. Nicola De Carlo Sono inoltre presenti interessanti interviste a Gillo Pontecorvo (regista), a Franco Solinas (scrittore e sceneggiatore) e ad alcuni pescatori del quartire di Sant’Elia di Cagliari. | https://youtu.be/h47DCfwS78I

Da Cenere a Padre padrone : Altura

In questa puntata sono proposte alcune sequenze tratte dal film “Altura” (1949) di Mario Sequi che rilascia per l’occasione un’interessante intervista.

https://youtu.be/8UF6VfE4-8I

Da Cenere a Padre padrone : Antonio Gramsci, gli anni del carcere

In questa puntata sono proposte alcune sequenze tratte dal film “Antonio Gramsci: gli anni del carcere” (1977) di Lino Del Fa

54 [email protected] “Bandiera al vento” Détournement di Nicola De Carlo 55 n. 69

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXIV) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 56 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

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Omaggio Anni difficili (1948) di Luigi Zampa Dalla novella di Vitaliano Brancati “Il vecchio con gli stivali” Un soldato americano acquista una divisa da gerarca fascista con medaglie e ammirando il suo acquisto commenta di averla pagata troppo e il protagonista Aldo Piscitello (Umberto Spadaro) replica: “Sapessi quanto è costata a me”.

Modica (Rg), (Sicilia), 1935. Un semplice e onesto impiegato municipale è costretto a iscriversi, per poter continuare il suo lavoro, al Partito Nazionale Fascista. Nel 1943, allo sbarco degli Alleati, l’uomo perderà il suo posto di lavoro perché risulta essere fascista e sarà il sindaco del paese (lo stesso podestà di allora) a farlo licenziare. Il film suscitò un acceso dibattito (anche da parte di tanti personaggi influenti della sce- na politica del dopoguerra che si vedevano in qualche modo rispecchiati nella figura del sindaco-podestà), ed ovvi e violenti attacchi da par- te della destra, i cui giornali ne chiesero persino il sequestro per “diffamazione della patria”.

www.passaggidautore.it www.romafilmcorto.it Diari di Cineclub www.cineclubalphaville.it www.piccolocineclubtirreno.it Periodico indipendente di cultura e informazione www.consequenze.org www.greenwichdessai.it cinematografica www.educinema.it www.cineforumorione.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.cinematerritorio.wordpress.com www.laboratorio28.it Magazine on-line di cinema 2015 www.centofiori.de www.cinergiamatera.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.sentieriselvaggi.it www.calamariunion.it ISSN 2431 - 6739 www.circolozavattini.it www.cineconcordia.it/wordpress Responsabile Angelo Tantaro www.facebook.com/diaridicineclub www.parrocchiamaterecclesiae.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.manguarecultural.org www.officinavialibera.it www.infoficc.wordpress.com www.ilpareredellingegnere.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.AAMOD.it/links www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.gravinacittaaperta.it www.tottusinpari.blog.tiscali.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.ilclub35mm.com www.alexian.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.suburbanacollegno.it www.corosfigulinas.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.anac-autori.it www.cineclubpiacenza.it www.asinc.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub a questo numero hanno collaborato in redazione www.crcposse.org Maria Caprasecca, Nando Scanu, www.usnexpo.it www.cineclubinternazionale.eu il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.officinakreativa.org www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it Nicola De Carlo www.monserratoteca.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinemanchio.it www.cineclubroma.it www.cineclubgenova.net www.cineclubclaudiozambelli.org www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.quartaradio.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.centroesteticolacrisalidesassari.it La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.laspeziaoggi.it www.losquinchos.it mente agli autori. www.bibliotecaviterbo.it www.associazionearc.eu www.cinalmese35.com I nostri fondi neri: idruidi.wordpress.com Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.cinenapolidiritti.it www.upeurope.com lontari. www.unicaradio.it/wp www.domusromavacanze.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cinelatinotrieste.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com Manda una mail a [email protected] www.suonalaancorasam.wordpress.com www.rivegauche-artecinema.info per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cosedaintolleranti.it www.isco-ferrara.com Edicole virtuali www.russiaprivet.org/ita www.lerimesse.it (elenco aggiornato a questo numero) www.firenzefilmcortifestival.com www.bookciakmagazine.it dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.lombardiaspettacolo.com www.bibliotecadelcinema.it www.cineclubroma.it www.cagliarifilmfestival.it www.ficc.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.cinit.it www.cineforum-fic.com www.cineclubsassari.com www.senzafrontiereonlus.it www-pane-rose.it www.hotelmistral2oristano.it www.umanitaria.ci.it www.ilgremiodeisardi.org blog.libero.it/Apuliacinema www.gruppofarfa.org www.ilquadraro.it www.amicidellamente.org www.cgsweb.it www.carboniafilmfest.org www.sardiniafilmfestival.it www.focusardegna.com www.babelfilmfestival.com www.teoremacinema.com www.lacinetecasarda.it www.cinecircoloromano.it www.retecinemabasilicata.it/blog www.davimedia.unisa.it www.cinemafedic.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.moviementu.it www.teatrodellebambole.it/co www.giornaledellisola.it www.perseocentroartivisive.com/eventi 58