nizio degli anni ’80) ho anche suonato intensamente, ma, al tempo, la mancanza di basi musicali e l’alto costo degli strumenti (continuamente resi obsoleti da un’evoluzione forsennata) si sono rivelati mol- to limitativi. Solo recentemente e quasi per caso, ho scoperto i softwares musicali, che, molto più dei synth degli ottanta, si sono rivelati adatti ai miei bisogni: infinitamente più economici e fa- Gesamtkustwerk for dummies cili da usare, il mezzo perfetto per un non-musicista e un artista educato all’occhio come me. Queste applicazioni funzionano infatti più come una specie di montaggio video o un Photoshop musicale che come un foglio di composizione tradizionale, e permettono di costruire, letteralmente, ritmi, accordi, un senso di struggimento per un futuro che tutti sappiamo scale, e di manipolarli all’infinito. Una vera design-music o pittura sonora. Ho scoperto così non arriverà mai a passare che pittura e musica si possono creare in modo quasi uguale, disegnando, aggiungendo, sottraendo, cancellando, copiando e incollando, e che potevo creare con il suono paesaggi Non conosco il modo di fare una distinzione fra lacrime e musica complessi, altamente evocativi ed epici. Richard Wagner Pur spaziando attraverso numerosi generi, ho continuato ad ascoltare la musica delle macchi- Se questa parola “musica” è sacra e riservata agli strumenti del ne attraverso i decenni, dal minimalismo di Steve Reich, Terry Riley, La Monte Young, alla de- diciottesimo e diciannovesimo secolo, noi possiamo sostituirla cadente trilogia berlinese di Bowie; i suoni ambient di Eno, il romanticismo congelato di John come un termine più significante: organizzazione di suono John Cage Foxx, il primo pop “meccanico” di , il Krautrock e i mantra industriali post-rileyani dei Kraft-werk; le bizzarrie oblique di Steven Brown e Blaine Reiniger così come le centinaia

M usica e arte sono state le mie passioni più grandi, tota- lizzanti, karmiche, fin dall’infanzia. Negli anni ho realizzato di poter probabilmente sopravvivere senz’arte, ma non senza musica. Come artista visivo ho sempre mirato a imparare e sviluppare tecniche e teorie, finendo per essere criticato per questo, in un ambito di decostruzione o rifiuto dei linguaggi tra- dizionali. Così il libero approccio, quasi naïf, alla musica è stato molto liberatorio. Difatti, al di là di poche tecniche e conoscenze autosviluppate, per questo progetto mi sono fidato solo del mio orecchio e delle mie dita, che non mi hanno tradito: tutti i pezzi musicali sono scaturiti come in una scrittura automatica surrealista, in poche ore, talvolta minuti (anche se ci sono poi voluti mesi per rifinirli e ripulirli), e, con mia grande sorpresa, piuttosto complessi e melodici. Una sorta di possessione medianica che è l’effetto più notevole della magia della musica, sia quando la si ascolta che quando la si crea. (Tanto che, parallelamente, sto lavorando a un progetto di musiche sciamaniche -Sipping Soma, composte di ritmi tribali e ipnotici suoni ambient). Ogni tanto venivo preso da scrupoli tecnici, ma mi confortava il pensiero di essere solo un artista che usa la musica come ulteriore tavolozza. Al tempo stesso, la maldestra verginità tecnica e l’impossibilità a ricorrere al virtuosismo mi dava un grande senso di libertà creativa. Fin dai tardi anni settanta mi sono sempre interessato perlopiù di musica elettronica, e, inco- raggiato dall’esplosione del Post-Punk e della musica per non-musicisti, per qualche anno (all’i- possibilità del suono campionato, ho cercato di ricreare le inconfondibili sonorità dei miei primi synth e drum-ma- chines Korg e Roland. E, come sempre nel mio lavoro, un eccitante ossimoro: in questo caso quello di ricreare suo- ni analogici attraverso un semplice e geniale programma Apple per principianti. (Non sono mai stato un grande fan di Jobs e del suo culto, ma, onestamente, gli devo gratitudine perpetua per almeno due dei suoi prodotti: l’iPod e Garageband). Non si tratta però di un’operazione di mera archeologia tecnologica o di nostalgia (anche se la filologia è sta- di ta rispettata): l’avvento del digitale ci ha entusiasma- effimeri gruppi Flexi- ti tutti, ma a ben riguardare, nulla ha mai eguagliato pop scovati su internet anni dopo. Più gene- le onde fascinose originate da oscillatori e filtri ana- ralmente, tutta l’eccitante ondata di musica elettronica degli inizi logici. Per me sono ancora la migliore colonna sonora dei nostri dell’80, esplorata con grande inventiva e libertà da non-musicisti, che ha lasciato in tempi, con la loro combinazione di nostalgia, sirene di guerra, jingles anni ’60, ritmi eredità stili e scoperte che continuano ad essere ampiamente sfruttati nella musica pop e dance industriali ripetitivi e metallici, archi bizzarri, effetti misteriosi, melodie elementari ma toccanti, odierne, dalla House alla Techno, all’Electroclash, da Madonna a Lady Gaga, a Moby, persino a retorica della macchina e del superuomo, struggente malinconia e fredda disperazione cioraniana, Britney Spears, dalla rinascita attuale del Synthpop all’Hip-Hop più elettrico, fino agli sviluppi paesaggio industriale e postatomico (pensavate si sarebbero fermati a Sellafield o Chernobyl, contemporanei di certa Ambient e all’elettronica etichettata Warp. come cantavano i Kraftwerk?), fascinazione e repulsione verso la scienza. La persistenza insomma Mi sono anche riconciliato con il pomposo Prog Rock della mia adolescenza, con i suoni dell’eredità romantica europea, mescolata all’industrialismo del dopoguerra e alla tecnica onni- stregati di Mellotron e Moog. Tutti sono diventati presente, esaltata da una parte del mio nuova retorica futuristica DNA. Ecco per- e da nuove tecnologie ché quasi in inusitate (ricordiamoci ogni traccia di che da lì a poco sarebbe questo progetto, iniziata la rivoluzione in- intenzionalmen- formatica, precorsa dalle te e non (e con macchine di suono). L’a- molto diverti- nima contemporanea, a mento), offro loro cavallo fra due millenni, il tributo di una che si trova a contem- frase musicale o di plare, non solo le rovine una citazione (oltre del moderno, ma anche che cover di brani del postmoderno, le ro- fondamentali come vine delle proprie fon- “Heroes” di Bowie damenta stesse, il suo e Eno, Neonlicht dei definitivo(?)/ciclico(?) Kraftwerk e Love will Untergang, che è ormai tear us apart dei Joy sotto gli occhi di tutti. Division, che hanno E, siccome tutto il mio spianato la strada al lavoro altro non è che la futuro del pop). proiezione della mia ani- Nonostante le grandi ma sullo sfondo dell’ani- ma del mondo (e viceversa, l’impressione del mondo inusitate cromie orchestrali wagneriane, oltre che a un video molto complesso (che condensa tut- sulla veronica della mia anima), nessun altro mez- la dodecafonia e il Rock & Roll (sintetiz- to il ciclo), in un severo bianco e nero che dà enfasi alle zo mi ha mai permesso di mettere a nudo l’anima zandoli, peraltro, tutti). atmosfere dove Deco, retrò pre e post-bellico e futuribile si come la musica). Ne è risultata la sintesi di tutte le mescolano. Ho fatto largo uso di materiale iconografico della mie esperienze artistiche ed umane sino ad oggi, la P arallelamente alla musica ho lavorato Germania e della Russia degli anni trenta, senza, ovviamente, soundtrack perfetta della mia esistenza. sulle immagini, montando digitalmente nessun aggancio di tipo ideologico, pur essendo ben cosciente All’inizio dell’80 ipotizzavo che nel futuro prossimo per ogni traccia un corrispettivo visivo, di muovermi in un terreno minato che ho affrontato con l’ironia ognuno avrebbe fabbricato e ascoltato la propria musica. Ci sono voluti trent’anni, ma eccoci qua!

S i può affermare che il Technopop sia la vera musica folk dell’Europa del XXI° secolo. Pur se si è diffusa, come stile, (purtroppo nella sua forma più edulcorata e banale) praticamente in tutto il mondo, la sua base poetica rimane prettamen- te (mittel)europea, e deve la prima codifica ai Kraftwerk che hanno unito Jodel e suoni industriali, dando vita a una musica nuova che traeva ispirazione dalle proprie radi- ci culturali e non dal pop americano o inglese. Inoltre, essendo riuscito ad innestare una tradizione melodica popolare su sonorità, tecnologie e modi compositivi del tutto ine- diti, segna il più importante passo della musica occiden- tale dopo la polifonia, la codificazione bachia- necessaria. Ho sempre trovato molto interessanti le coinci- na dell’accordatura denze estetiche dei regimi totalitari e l’uso della retorica e temperata, l’inven- dell’enfasi come poetica base, (come nei monumenti dello zione del For- Stadio dei Marmi, o dei Kolkhosiani, o nelle raffinatissime tepiano, pellicole della Riefenstahl ad esempio). L’esaltazione dell’e- l e roismo titanico e della macchina (ripresi da Bowie in quello che è stato l’inno della fin de siécle scorsa), la spinta al tempo stesso reazionaria e modernista verso un ipotetico futuro splendente delle loro rappresentazioni estetico-ide- ologiche. Pur se tutte strumentali, le tracce sono corredate di un te- sto che potrebbe essere cantato. Ho volutamente ricreato la metrica stringata, le rime basiche, il linguaggio visiona- rio dei testi dei musicisti techno. Non era mia intenzione creare un effetto rafforzativo (sia la musica, che le immagini e i testi bastano a se stessi), mi interessava piuttosto la sfida di esplorare gli stessi paesag- gi con i miei tre media preferiti, assemblare un’antiretori- ca (pur utilizzando linguaggi altamente retorici) Ecco a cosa dovrebbe servire l’arte! Gesamtkunstwerk tascabile per maldestri. In realtà è avvenuto esattamente il contrario. L’arte ha perso qualsiasi contatto Volevo lavorare su un monumentalismo minimale spirituale con le masse ed è divenuta snobistico status-symbol con cui la ricca che mi permettesse di creare mondi complessi a borghesia si diverte, con indicibile arroganza snobistica, a épater les proletaires, basso costo, a basso ingombro e a basso impatto. speculando al contempo su valori totalmente insensati, drogati come subprimes, Fare arte attraverso un bricolage tecnologico eco- stabiliti stocasticamente da una setta di coboldi transazionali abilissimi nel trasfor- nomico, a disposizione di tutti. Riprendere la feli- mare (letteralmente, è il caso di dirlo) la merda in oro... cità amatoriale di imparare e di fare tutto da solo, Urge ritrovare un’alternativa al cortocircuito obsoleto di questo regime terroristico. ritrovare un po’ del perduto incanto di fare arte. Smettere di perdere tempo in critiche e analisi, in inutili tentativi di combatterlo, Tutto sta dentro una scatola (o, volendo essere ma semplicemente voltargli le spalle, guardando oltre, magari avanti. Prendere co- ancora più estremisti, in una pendrive), che però scienza che arte e vita stanno altrove. Ho fiducia che più giovani menti, invece di racchiude nelle sue dimensioni minime mondi mu- consegnarsi come carne da macello ai talent-show dell’Art Circuit, inizino a sbertuc- sicali, poetici e visuali. La si può portare ovun- ciare, come il buon vecchio Johnny Rotten, la vecchia regina, i re nudi e i vecchi que, senza bisogno di casse e trasporti costosi e regimi, il tritacarne di anime e cervelli di questo tardo capitalismo putrefatto. inquinanti, di assicurazioni, di spazi monumentali. Che si esca dall’apatia, dalla depressione, dalla volgarità allucinante, dall’abbru- timento, dall’inerzia spirituale dell’era presente. Che questo Götterdämmerung di nani deformi riesca ad elaborare un ideale, uno solo, anche negativo, capace di tirarci fuori dalla palude del suo putrido cinismo, magari facendo rifiorire l’immaco- lato cinismo punk -ultimo movimento romantico d’Europa-, che aveva già compreso tutto su questa società, sui suoi bisogni fasulli, i suoi leader, la sua mancanza di futuro. Un cinismo ben diverso dal neodadaismo, ormai divenuto sfinito ritualistico, o da quello (post)warholiano, che ha fornito al consumismo il suo re- alismo, basato sulla ripetizione indifferente, la meccanicità, la disaffezione, come Happy Hour Lunačarskij, Voronskij e Ždanov lo avevano fornito, con altre retoriche, a Stalin. Anche a costo di infilzare la mano su un chiodo (come l’Uomo del banco dei pegni) per riuscire di nuovo a provare un vero sentimento -e non fighette sensations- in L’esposizione può esserci o non esserci, ma qua- animi paralizzati dal botox di indifferenza e conformismo. E contemporaneamente lora debba esserci, basterà stampare le immagini mi aspetto che qualcuno orini finalmente sopra la sacrissima icona del XXI° secolo: su un supporto più largo (per goderne appieno la il Pissoir di Duchamp. Faccia il bucato con le saponette cianciulliane di Beuys, le- complessità), duplicare cd e video da un qualsiasi gna da ardere delle milionarie fascine poveristiche. Ricacci gli escrementi nei cessi, masterizzatore, uno schermo, un videoproiettore, i pupazzi fra le cere di M.me Tussauds, le pillole in farmacia, i diamanti e i chili et voilà. Volendo potrei spedirla all’altra parte d’oro fra i Bulgari, i toys nel reparto bambini della Coop. Vomiti su tutti i Dolcetto- del mondo in pochi minuti, attraverso un Server o-scherzetto odierni, sui 15-minuti-di-fama, e volti pagina. FTP, oppure organizzarne la tournée portandomi appresso la stessa confezione dentro uno zaino (e magari documentarla, facendoci un’operazione), alla faccia del sitespecific.

S ono stato molto colpito dalla dichiarazione di Laurie Anderson, all’uscita del geniale O Super- man: “volevo fare un’opera d’arte che tutti potes- sero comprare a pochi dollari” (e tutto sommato la sua trasformazione in Star alternative è stata coerente con questa filosofia). Ho subito pensato: 03 > Retrophuture World (Are friends eclectic? Il sottotitolo allude a una delle canzoni più famose di Gary Numan, che è citata in alcuni passaggi del brano, con l’ironico rimando all’eclettismo della mia. musica.) 2010/11

. 2010/11 04 > Art & Technique # 1 (In praise of music) Dedicata all’omonimo gruppo belga, uno dei miei preferiti e fra i più interessanti di elettronica underground dei primi anni ‘80, sia nel titolo che nelle atmosfere e nella composizione, e a quello olandese degli Smalts, stilisticamente vicini. . 2010/11 00 > Intro (Wagnerian) Una melodia potente e malinconica di orchestra, archi e ottoni . 2010/11 wagneriani sottolineata dai suoni straniati dei synth introduce 05 > Mr Thérémin I presume il viaggio sonoro nel naufragio d’Europa. Omaggio a uno dei primi pionieri della musica sintetica e allo strumento da lui inventato, che con i suoni stranianti (come nei films di Hitchcock) mi ha profondamente impressionato fin dall’infanzia. 01 > Untergang . 2010/11 #1 (the Iceberg). 2010/11 Prima declinazione del tema. Le note drammatiche e sibilanti del synth e la melodia ricordano Skyscraper di John Foxx. Electronic (music) engineering Il rimando è, una volta tanto, subliminale, dovuto alla solennità della melodia. 06 > I suoni e il ritornello si rifanno a The Robots dei Kraftwerk, ma lo svolgimento è decisamente più dance e con maggiori aperture e variazioni melodiche. 02 > €urozug (Der dritte Mann) Le atmosfere evocano il film di Orson Welles, anche con l’uso della cetra campionata. . 2010/11 07 > Helden der Avantgrade (Sputnik remix) L’intro monolitica e il ritmo incalzante rimandano a Station to station di David Bowie . 2010/11 Cover di “Heroes” e a Trans Europe Express dei Kraftwerk, ma lo sviluppo è decisamente più melodico e di David Bowie, dovuto omaggio al mantra della mia giovinezza. Intro Prog con mellotron e campionamento della voce di Gagarin dalla Mir. La parte cantata è fatta da cori decadente. maestosi che vogliono ricordare quelli dell’Armata Rossa. Ho tentanto di ricreare il geniale riff di Fripp filtrando con tonnellate di chorus, echi, phaser e flanger chitarre elettriche campionate. 08 > Subways & Skytrains. 2010/11 12 > Angel in my backpack (The joy of travelling) Inizia come Astradyne degli con il ticchettìo metallico della CR 78 e termina con una lunga Dedicata a uno dei brani più enigmatici ed evocativi del primo John Foxx: 0.30, con la sua . 2010/11 digressione ipnotica su un potente tappeto ritmico, con arpeggi rileyani, sequencers, cori sinfonici, (apparente) monotona ripetitività, spezzata qui da stacchi (piccola citazione di Vienna degli chitarre filtrate Krautrock, fughe cicliche di piano e synth. Ultravox) e fughe di piano.

09 > Europa im Herbst (Berlin ‘77 rewind) Una rielaborazione personale della Trilogia . 2010/11 of Doubt (con piano cavernoso, Koto e rumoridi Bowie lontani con di citazioni aerei) e di ZooWarszawa Stories, di Steven Brown nel finale, ma anche le atmosfere di Clockwork Orange di Wendy Carlos e di Wolfgang Riechmann. Celebra Subterraneans, il ricordo del clima decadente e lacerato della Berlino fine anni ’70, drammaticamente attualeSense nella Finis Europae odierna, anche se di quella città non è rimasto praticamente nulla.

. 2010/11 # 2 (Der Zorn Gottes) 13 > Untergang Seconda declinazione del tema. Il sottotitolo cita il film di Herzog (Aguirre), i suoni di mellotron e vocoder, la colonna sonora dei Popol Vuh.

14 > Neon nights (At the Court of the Crimson Kraft). 2010/11 Cover di Neon Lights dei Kraftwerk. Intro e finale con mellotron Crimsoniano e ritornello con percus- sioni Gamelan.

. 2010/11 10 > Adiós Eurosayres 15 > Art & Technique Cori, pianola e bandoneón, campionati su una base di batteria riprodotta vocalmente, introducono Vedi N.04 # 2. 2010/11 a una lunga improvvisazione pianistica con stacchi orchestrali ed elettronici su un ritmica robusta. Termina con svisate di bandoneón piazzolliano e con il ritornello “fischiettato” sinteticamente. 16 > Eurabia endlos Il titolo cita ironicamente Europe Endless dei Kraftwerk, ma i suoni combinano elettronica con oud, Nessuna citazione particolare, ma il tentativo di rendere l’anima della città più affascinante, assieme . 2010/11 a Berlino, che ho conosciuto. santoor e voci indostane campionate (un omaggio al grande Pandit Pran Nath), drum machine e per- cussioni arabe. L’elettronica rimane però preponderante, in modo da stemperare i risvolti troppo World.

11 > Sehnsuchtsautobahn. I rumori di auto che sfrecciano 2010/11 rimandano ad Autobahn dei Kraftwerk, ma la ritmica è più affannosa e metallica e le melodie decisamente più malinconiche e dark. Contiene il ricordo delle corse notturne sulle desolate autostrade della Germania Est e Ovest. (In un secondo momento mi sarebbe piaciuto di inserire il ritornello di Cars di Gary Numan, ma non si sposava in alcun modo con l’atmosfera del brano). . . 2010/11 20 > Lost tango in Retropolis 17 > Fashionism (Dance ‘til you drop) 2010/11 Microcitazione iniziale di Showroom Dummies dei Nessuna citazione voluta (se non il Kraftwerk (praticamente obbligatoria, dato il tema), per ricordo dell’epicità di certe canzoni dei aprirsi in un ritmo incalzante con stacchi di chitarre primi Simple Minds), ritmi pesanti e rock. Termina con la voce delirante di Hitler sulle folle metallici che supportano una melodia ipnotizzate e osannanti -potere del Fashion system-. malinconica e notturna, fatta da synth, organi, archi e voci campionate usate 21 > Love will tear down the apart in maniera ritmica. Dedicata a Dubai, (again). 2010/11 nuovissimo (e triste) avamposto della Cover di Love will tear us apart dei Joy modernità atopica. Division. L’epica drammaticità dell’originale è stemperata in una delicatezza quasi ambient e dall’oboe “debussiano” che suggerisce discretamente la melodia e ne . 2010/11 esalta la malinconia struggente. 18 > Never really Synth e tibetan bowls combinati in una struggente introduzione di grand piano, con temi melodici e # 3 (Torpedo bang fughe, che lentamente virano verso atmosfere più 23 > Untergang inquiete e drammatiche, terminando con una ritmica mix). 2010/11 incalzante e metallica e lancinanti fughe di synth. 22 > The very last gasp of sunset on the Terza declinazione del tema. Puro neo-technoromanticismo. Ghats. 2010/11 Inizia con un’esplosione e con un Suoni liquidi e ambient, su cui lentamente ritornello di suoni Morse e sonar. emergono tabla lontane, tamboura e sitar Il ritmo dance parte subito potente verso che si sposano alle note ipnotiche e delicate un climax di stacchi e riprese melodiche del piano. Nessuna citazione, ma un ovvio su cui i synth variano il tema con suoni omaggio a Ravi Shankar via Eno & Cluster. taglienti che ricordano gli Ultravox di . 2010/11 19 > Chindiavasion Systems of Romance. Le monolitiche percussioni elettroniche si Il brano termina in maniera quasi sposano ai gong e ai flauti cinesi, intermezzati cameristica con oboe, violini, violoncelli da campionamenti di Bollywood e fughe di sitar e archi (l’orchestrina del Titanic). mixato a chitarre elettriche. Aperture orchestrali marziali (rimando a Visions of China dei Japan). Nel finale la voce isterica di Mao Ze Dong. 24 > Adieu M.me Europa (Il valzer degli addii). 2010/11 La mitica CR78 introduce, con la sua ritmica stilizzata, il giro di accordi di sequencers, per poi essere affiancata da drum-machines più dinamiche (fra cui l’altrettanto mitica 808). Il tema si dipana ciclicamente, via via più potente, fino a una Tutte le tracce sono state realizzate, corale maestosa, che termina con un rimando al registrate e mixate a casa fra la Götterdämmerung wagneriano, chiudendo il ciclo primavera 2010 e l’inverno 2011 come era iniziato. Halftones Version 1 - Set 002

Kunst ist ein altes Spielzeug sperriger Museumsabfall We build in solitude the beat of the multitude We make sculptures of sound immaterial paintings monumental minimalism portable conceptualism Visionary art-detox you can bring everywhere in a small music pod to stimulate you brain Wir sind elektronische (Musik) Ingenieure romantische KUNSTruktivisten Wir sind elektronische (Musik) Designers oxymorische Retrofuturisten

L’arte è un vecchio giocattolo ingombrante spazzatura da museo Noi costruiamo in solitudine MediaMilitia.com il battito della moltitudine Noi costruiamo sculture di suono pitture immateriali minimalismi monumentali concettualismi portatili Visionari disintossicanti artistici che si possono portare ovunque in un piccolo guscio musicale per stimolare il cervello Noi siamo Ingegneri (di musica) elettronici Electronic (music) Engineering KUNSTruttivisti romantici Noi siamo designer (di musica) elettronici Ossimorici Retrofuturisti C oncepito come un veloce videoclip synthpop e non come un lentissimo art-video, è la sintesi del progetto Retrophu- ture, che esorta ad abbandonare i morti linguaggi artistici e virare nel ben più eccitante e vitale mondo della musica (elettronica) autoprodotta. La filosofia dell’intero progetto è sintetizzata dal testo della soundtrack omonima. Halftones Version 1 - Set 002

ra stilizzazione, per me è sempre stato l’ar- chetipo dello spirito retrofuturistico dello scienziato manipolatore di energia (che qui si S ono partito dalle immagini prese dalle opere, animando- trasforma in suono elettronico), per riprende- le, utilizzando anche molti spezzoni storici scaricati dalla re la poetica robotica degli anni ’80, nei mo- rete a bassa definizione e filtrati: documentari sulle Guardie vimenti a scatto e stereotipati ottenuti con Rosse, sui Pimpf hitleriani, cori e danze dell’Armata Ros- un’animazione primordiale. sa, Carmen Miranda, Rodolfo Valentino, ballerini di tango, un raro video sul Monumento alla Terza Internazionale di N el video appaiono in ordine i padri della Tatlin, la “Lichtskhatedrale” dal Triumph des Willens di Leni musica elettronica, del minimalismo e del Riefenstahl (citata nella scenografia al neon dei concerti di Synthpop: Steve Reich, Terry Riley, David Bowie), sulle utopie urbanistiche della Russia stalinista e Bowie e Brian Eno del periodo berlinese, sul modello della nuova Berlino di Speer. Componendo un Robert Moog (che per la mia generazione motion-collage, come le opere singole sono frutto di un col- è stato quello che Steve Jobs è stato per i lage di immagini statiche. ventenni contemporanei), Gary Numan, Kraftwerk, John Foxx, Ultravox, Wendy Ho scelto l’attore Michael Rennie di The day the Earth stood Carlos, Lev Termen e Clara Rockmorečenko e Lilja(la più Brik, still (Ultimatum alla terra) del 1951, che, nella sua seve- grande nellavirtuosa parte di musicale.Theremin), Ma ampiamente anche Juri citati Gagarin, Alexander Rod

del Triadisches Ballet di Oskar Schlemmer, - i costumi padre dello stilizzato carapace plastico di Klaus Nomi- (Suprematismo e Costruttivismo sono citati più volte, MediaMilitia.comcome richiamo alle copertine dei Kraftwerk). Orson Welles del “Terzo uomo” (con in mano una Schneekugel viennese al posto della rivoltella), Rita Hayworth, Ava Gardner, fascinose star del cinema tedesco ed europeo del ’30, Werner Von Braun, Steve Jobs (mixato a Lenin in cima al surreale palazzo-colonna progettato da Leonidov), nonché monumenti e palazzi vari stalinisti, hitleriani, americani… dal Deco al Burj Khalifa, il monumento ai Kolkhosiani di Vera Mukhina (nella sigla Mosfilm che dà inizio al video). E poi illustrazioni di riviste vintage, come Popular Mechanics e Popular Science (vere miniere iconografiche), manifesti di propaganda fascisti e sovietici -ma anche americani-, Arno Breker e lo Stadio dei Marmi. La retorica del titanismo e la possente spinta in avanti del periodo si assomigliano a tutte le latitudini, e danno molta potenza all’estetica dell’epoca ruggente dell’industrialismo proiettato al futuro (ormai divenuto post) e dell’implicita e affascinante contraddizione fra culto del progresso e valori reazionari. Le tastiere rappresentate sono tutte rigorosamente analogiche (le stesse che suonavo negli anni ’80), ma non manca l’iPad con un’applicazione che riproduce il mitico Korg Ms 20 degli stessi anni (geniale ossimoro digitale).

Nel segmento multi-visivo, per simulare un videowall dinamico, ho utilizzato clips dei disastri storici che hanno caratterizzato il secolo scorso: l’incendio dell’Hindenburg, l’affondamento del Titanic e dell’Andrea Doria, le rovine di Berlino a volo d’uccello, l’incredibile ripresa di un Jumbo che si sfracella in mare, Chernobyl, le Twin Towers, l’esplosione dello Shuttle. La sezione è dedicata alle teorie della catastrofe contemporanea di Paul Virilio e sul suo assunto “Ogni nuova tecnologia veicola un nuovo, specifico accidente”, ma anche “Non siamo più minacciati dalla catastrofe, siamo già nella catastrofe” del teorico della decre- scita Serge Latouche. Mi interessava rappresentare il mito della velocità che caratte- rizza la società contemporanea fondata sulla macchina, intima- mente votata al disastro, che avviene con una scansione cal- colabile logaritmicamente come una danza. Volevo visualizzare ironicamente il concetto di una nuova Totentanz tecnologica a ritmo di Tap-dance. o.1 Walter/Wendy Carlos

Robert Moog

Terry Riley Steve Reich

La Monte Young

Philip Glass Pandit Pran Nath & La Monte Young Keith Emerson

Genesis

King Crimson Jethro Tull

Robert Fripp

PFM

Yes

Gentle Giant

Courved Air

Pink Floyd Roxy Music & Brian Eno Harmonia

Harmonia

Conrad Schnitzler Eno & Cluster

Klaus Schulze

La Düsseldorf Tangerine Dream

Florian Fricke & Popol Vuh Wolfgang Riechmann Ash Ra Tempel Neu! Bowie, Eno e Fripp durante la registrazione di “Heroes” all’Hansa Tonstudios

Berlin Trilogy Erich Heckel: Roquairol Low. 1977 (Ernst L. Kirchner).1917 “Heroes”. 1977 Lodger. 1979

Bowie e Iggy Pop a Berlino. 1977

David Bowie Bowie e Iggy Pop Iggy Pop The Idiot. 1977 Portrait of J.O. 1976 a Berlino Est Lust for life. 1977 / Adoro -2010 Mia. -2002 Angu -2006 Nena -2007 Apocalyptica -2007 Neon Judgement -200 My work tended to expressionist mood pieces, the protagonist (myself) abandoning himself to the Bay Laurel -1997 Nico -1983 ‘Zeitgeist’ (a popular word at the time), with little or no control over his life Big Ben Tribe -1983 Nicole Kidman, Ewan McGregor, Jamie Blondie -1980 Allen -2001 Uncut: The Berlin albums are now widely seen as foundation stones of post-punk/ambient/ Kirk Brandon - 1995 Oasis -1997 electronica/world music. Does this surprise you? Susanne Brokesch -2005 Opera Noire -2005 D.Bowie: No. Brazz -2003 Out of Zoo - 1994 The Cain Principle -1993 Queen (con D.Bowie) -1993

Cover di “HEROES”/HELDEN Celtic Frost -1990 Quintorigo -2006 Clan of Xymox -2007 Paralisis Permanente - 2002 Uncut: Were you aware of their importance when you were making them? Damills - 2004 Philip Glass & Aphex Twins -1996 D.Bowie: Yes, yes, yes. Dark Bob -1995 Pink Lincolns -1977 Fiamond Yukai -2007 Billy Preston - 1991 For whatever reason, for whatever confluence of circumstances, Tony, Brian and I created a powerful, Dj Luna + C.O.P. Project -2002 TV On The Radio -2009 anguished, sometimes euphoric language of sounds. In some ways, sadly, they really captured unlike Enola Gay -1998 Sacha Sieff & Manuel Armstrong -2007 anything else in that time, a sense of yearning for a future that we all knew would never come Fricción -1988 Seam -1999 to pass. It is some of the best work that the three of us have ever done. Nothing else sounded like Gunter Gabriel -2009 Six by Seven those albums. Nothing else came close. If I never made another album it really wouldn’t matter now, Peter Gabriel -2010 Stahlhammer -2007 my complete being is within those three. They are my DNA. Goodbye Mr. Mackenzie - 1990 Stiltskin - 1995 Gregorian -2006 Strange Boutique -2004 David Guetta - 2003 The String Quartet -2002 Sofia Hendrickx -1996 Tangerine Dream Icehouse -2004 Thunderpuss - 1998 Pur non essendosi piazzato nei posti alti delle charts all’epoca della sua Jeff Duff Band -2006 TheTwang -2010 uscita, “Heroes”, diventa presto un inno e un brano di musica seminale John Bon Jovi (con D. Bowie) -2003 Stevie Ray Vaugh (con D. Bowie) 1983 per le decadi a venire. Probabilmente nessuna canzone pop ha mai avuto un’influenza Kasabian -2006 U-TRaxx - 2001 tanto vasta e profonda ed è fra le più citate nelle cover, che sono Kimon -2007 VoicesVoices -2010 numerosissime, e continuano ad essere riproposte. King Crimson -2000 Wallflower -1998 Inoltre numerose sono state le cover di brani tratti dalla Trilogia: Bay Laurel -1997 Whisper in the Shadow -2008 Aska w. Bobby Evand & Moon (African Night life) / Chairlift, King Black Acid, Silent Order, The Olive Lezte Instanz -2007 Wildlife -2009 Tree (Always crashing wiht the same car) / Marco Benevento, Alexander Macinante (Art Decade) / Lovechild ft. Stex -1996 Will Seabrook -2005 Corridor, Halomaker, Love Among Puppets, Richard Walters (Be my wife) / AFX, Aspyg, Associates, Dambuilders, Duran Duran, Susannah Hoffs (Boys keep swinging) / Guy Chadwick (Fall in love Love Like Blood -1993 Wreckage -1999 with me) / Peter Murphy, Boy George (Funtime) / Dichroic Mirror, Halloween Swin Team, Swans of Magnetic Fields -1993 You Should Play In A Band -2007 Avon(Look back in anger) / Swahili Blonde e Jack Frusciante (Red Money), Blaine L. Reininger (Sons Man’olo -2010 Zkippy Stardust -2007 of the Silent Age) / Bad Soup, Mechanical Bride, Foibles, Matthew Dear, Megapuss and Devendra May vs Femme Fatale -2011 3 Miles From Here -1989 Banhart (Sound and Vision) / Elephone (Speed of Life) / B.E.F. e Billy Mackenzie, Liftiba, St. Clair Meg Lee Chin -2006 Board (The secret life of Arabia)... Television Set BERLIN legacy Morning in Berlin Mobiles The party on the precipice - that’s Berlin, even in the mid-’70s. But it is no longer a matter of Drowning in Berlin nightclub brawls, strikes and Nazi rallies, but survival in a fortified city in the middle of the Cold War... In the Cold War these are vital questions, because East and West confront one another at the Wall as nowhere else... Bowie may have sensed this and succeeded in transforming the uncertainty of the situation into artistic energy. It is brinkmanship, a familiar Cold War tactic. Herman Brood Tobias Rüther -2008 Berlin Schmerzst Martin Dupont Lili Berlin Berlin Wall Ostberlin Wahnsinn 1000 Ohm Tangerine Dream Berlin 33 Berlin Summer Nights

Guerre Froide John Foxx Berlin Demain Flightpath Tegel / Second Decay Thomas Leer Kurfürstendam I Hate Berlin Miss Berlin/ Derniere Volonté Truart Friedrich Strasse Berlin Bakterielle Infektion Sky over Berlin An Evening in Berlin The 69 Eyes Feel Berlin Japan Suburban Berlin Berlin Einsturzende Neubauten Dancing in Berlin Iva Davies & Icehouse Berlin Babylon The Berlin Tapes

Garbo Lou Reed Berlin Legowelt A Berlino...va bene Rational Youth Alphaville Dancing On the Berlin Wall Berlin Ostbahnof Summer in Berlin Sally Oldfield Strange Days in Berlin Buzz Berlin Matia Bazar Kirlian Camera Berlino Parigi Londra Berlin VIII Gary Numan

Synthetic electronic sounds Industrial rhythms all around Music non stop, techno pop Cabaret Voltaire Kraftwerk

Fad Gadget

Chris & Cosey

Kraftwerk Tuxedomoon John Foxx

Ultravox OMD Soft Cell

Aphex Twin

Robert Fripp

Openheimer Analysis

Karl Bartos Japan Dalek I

Crash Course in Science Devo

D.A.F. Depeche Mode

Human League

Ceramic Hello

Peter Murphy Joy Division Thomas Leer

Krisma Zaine Griff

The Buggles Thomas Dolby

The Normal

Simple Minds

Yellow Magic Orchestra & Ryuichi Sakamoto Eyeless In Gaza

Sriekback

Karl Biscuit

Mathematiques Modernes

ACT

(Thomas Leer & Rorschach Garden Claudia Brücken) Richard Pinhas Rational Youth

New Order

Voice Farm Rupert Hine

Martin Dupont

ami Marie

Ich Orbital

Snowy Red

Masami Tsuchiya

Autechre Paul Nova

Neon

Kirlian Camera La grafica è basica, quasi brutale, ma si fa via via più fantasiosa e stilizzata “elettricamente”, recuperando molti elementi dal Co- struttivismo e dal disegno tecnico; forzatamente in bianco e nero, spesso realizzata con la tecnica del cut-up da blackmail. Le immagini sono forti, provocative, con uso generoso di retini, caratteri e dingbats trasferibili, dando vita a un vero e pro- prio stile, presto imitato anche dalle riviste tradizionali o più innovative come i-D, The Face, Melody Maker, o la neonata Interview di Andy Warhol. Col tempo si raggiungono sviluppi molto raffinati, come nel caso delle cover realizzate dalla frontwoman dei Lu- dus, Linder Sterling o delle grafiche ricercate di Peter Saville e Malcom Garrett (che collabora anche con i-D), che combinano asprezze punk, stilizzazioni Bauhaus e finezze Deco. Parallelamente, le cassette (avvalendosi dello stesso tipo di veste grafica) diventano il principale sup- porto sonoro, sia per i singoli che per le piccole case indipendenti che iniziano a proliferare, per l’ovvio motivo di non richiedere grossi costi di L ’esplosione del Punk e della prima New Wave registrazione, produzione e distribuzione. Le riviste all’avanguardia iniziano ad allegare porta alla ribalta un grande fermento di nuovi mu- alle loro uscite Flexy-disc di vinile sottile, sicisti e movimenti che, non essendo supportati dal molto più economici di quelli ufficiali. È gra- mainstream ostile e impreparato, hanno necessità - zie a questi supporti se tutt’oggi la musica di comunicare in maniera veloce ed economica. di centinaia di effimeri gruppi pressoché Nascono così le Fanzines, piccole riviste fotoco- sconosciuti è ancora documentata e repe- piate o riprodotte comunque con stampa povera ribile, grazie a meritevoli blog come Cri (versione “cattiva” dell’Alternative press lanciata spy Nuggets, Mutant Sounds, Systems dal Flower Power), e con gli stessi mezzi spartani of Romance, o allo sconfinato database vengono realizzate le locandine che publicizzano i di Discogs. concerti. i-D

Malcom Garrett Peter Saville

Interview

The Face OZ (1963/69)

Melody Maker

Interview

Frigidaire i-D Conrad Schnitzler

Fad Gadget

C osa sarebbe Lady Gaga senza Madonna, Klaus Nomi e Orlan? E cosa sarebbe Madonna senza Ziggy Stardust? E Ziggy senza Lindsay Kemp? E Klaus Nomi senza Oskar Schlemmer? E Orlan e Marilyn Manson senza Genesis P-Orridge (o viceversa?). Cosa sarebbe Stelarc senza Kraftwerk? E i Kraftwerk senza El Lissitzky e Genesis P-Orridge Fritz Lang? Persino i Tokio Hotel senza Masami Tsuchiya o Roxy Music? I Chemical Brothers senza Conrad Schnitzler e The Residents? E Kurt Cobain senza l’estremismo nichilista di Jan Curtis? Gary Numan Mai prima il corpo, l’identità e il genere erano stati così manipolati, mascherati e stravolti come nel decennio fra ‘70 e ‘80, gettando le The Residents basi alle teorie del Post-Umano e sul rapporto Sé fisico > tecnologia contemporanei. Steve Strange

Peter Gabriel Brian Eno David Bowie 1969>1980

Klaus Nomi

Florian Schneider con il suo automa Masami Tsuchiya | together with a RETROPHUTURE product 2010_ 2012 | www.thegalleryapart.it

www.retrophuture.org

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(McLuhan was WRONG! Fuck the medium and get the message!)