RAF- Per Noi Era Liberazione

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RAF- Per Noi Era Liberazione RAF: per noi era liberazione. Un‟intervista con Irmgard Möller su lotta armata, galera e sinistra. (2002). Indice: Introduzione: cenni di storia tedesca, possibilmente militante 1945/77. 1)Il periodo dell‟opposizione extraparlamentare 2) I primi anni della RAF 3) L‟autunno tedesco e le sue conseguenze 4)nuova costituzione e lotta per il raggruppamento 5)dissidi alla cesura 6) post scriptum: dopo lo scioglimento della RAF Documenti inediti e bibliografia (*). INTRODUZIONE all‟edizione tedesca (Tolmein). La RAF non esiste più, ma i suoi ex sono ancora attentamente ricercati. Spesso vecchi prigionieri o anche morti della RAF tornano nel mirino del BKA, (ufficio federale criminale) nel quale un gruppo d‟esperti militari si sforza di chiarire gli attentati degli anni ‟80. Per questo, su mandato dei giudici, sono prelevate tutte le tracce di DNA e materiale genetico di sospetti della sinistra radicale custodendoli in una banca dati. Non si tratta solo di chiarire il passato, ma anche di fare una 1 prognosi per il futuro. Anche Irmgard Möller si è dovuta difendere da queste insistenze dell‟apparato di sorveglianza, dopo il suo rilascio dal carcere. Nel suo caso fu la giustizia bavarese che stabilì che, come previsto dal nuovo articolo §81 del codice di procedura penale, “ a causa della personalità dell‟accusato si assume che in futuro ci siano ulteriori processi a suo carico”. In queste condizioni di minaccia, ora come prima, di procedimenti penali che hanno caratterizzato i miei colloqui con Irmgard Möller, è difficile parlare dello sviluppo e dei problemi di un gruppo illegale come la RAF. Per questo qualche argomento è rimasto interrotto in questo libro. Molte domande che avrei posto con piacere, non sono state fatte, ed altre non hanno trovato risposta: il fiancheggiamento della RAF attraverso chi sta fuori, le raramente incontrollate possibilità di comprensione tra prigionieri nelle celle, argomenti che vanno nel dare in dettaglio nomi, circostanze e gruppi. Dato che in questo lungo colloquio si tratta in ogni caso di dare uno sguardo attraverso il buco della serratura nel mondo dell‟illegalità, il nostro lavoro non è stato pregiudicato in maniera decisiva. Anche in altri punti questo libro incontra dei limiti. Non si può offrire un chiarimento della notte delle morti di Stammheim solo con le dichiarazioni dell‟ultima sopravvissuta. Ho raccolto i fatti accaduti cercando di mostrare dove soprattutto rimangono contraddizioni. Chi ne vuole sapere di più in maniera sicura, deve far pressione perché la legislazione archivistica tedesca sia modificata. Non dipende solo dalla soglia dei 30 anni, che sarebbe superata nel 2007, ma dal fatto che anche allora molti documenti saranno classificati “segreti” e non divulgati. Può anche essere che non si legga tutta verità nei protocolli dell‟unità di crisi, nelle intercettazioni delle celle dei prigionieri di Stammheim e nei documenti dei servizi segreti e del BKA, ma completa disponibilità di questo materiale porterebbe per lo meno il dibattito sugli avvenimenti, da uno stadio nel quale nell‟opinione pubblica si è caricati di dogmi, per lo meno un pezzo avanti. Ho intervistato Irmgard Möller perché volevo sapere com‟è giunta all‟idea di fare la lotta armata contro la RFT, com‟è sopravvissuta alla detenzione come una delle poche della prima generazione e che ne pensa oggi di quest‟esperienza. In questo libro non si tratta di scrivere la storia della RAF, ma dare uno sguardo nello sviluppo della guerriglia urbana nella RFT. Questo non è stato fatto appoggiandosi ai documenti degli investigatori, e neppure col punto di vista di qualcuno che ha chiuso con il suo passato e che lo vede solo come un‟illusione, ma dal punto di vista di chi vede i suoi anni nella RAF e nel collettivo di prigionieri come una parte centrale della sua vita. Nel nostro primo colloquio, che avevamo avuto nel 1992 assieme a Hanna Krabbe, Christine Kuby e Gabriele Rollnik per la NDR, Irmgard Möller era ancora incarcerata a Lubecca. Non ci conoscevamo ed avevamo poco tempo. L‟intervista avvenne sotto sorveglianza e fu caratterizzata dall‟‟atteggiamento dovuto alle aspettative della stazione radio che voleva dar la sensazione che fosse il primo colloquio con terroriste che non avevano rinnegato. Nei successivi mesi ed anni avemmo più volte la possibilità di discutere senza controllo o limiti di tempo. (…) Il seguente testo è stato elaborato nel corso di un anno. Ci siamo riuniti per aggiungere a questa versione ampliata nel 2002 (quindi dopo l‟11 settembre). Nonostante ciò sono rimasti dei frammenti in qualche punto. Quasi ogni punto si sarebbe potuto approfondire, qualche ricordo, come il significato della morte d‟Ulrike Meinhof o l‟arresto di Bad Kleinen sono stati solo impostati. Anche le relazioni con gli altri gruppi, l‟importanza del sistema informativo agli inizi degli anni 70, o la dissociazione d‟elementi della RAF dal gruppo sono state scarsamente trattate. Alcune leggende che sono raccontate nei memoriali d‟ex membri RAF rimangono senza contestazione; per esempio che la RAF non sapesse che nella base USA di Heidelberg c‟erano i computer generali che coordinavano i bombardamenti sul Vietnam. Pag 10). È inoltre la prima volta che qualcuno che in quella notte di morti di Stammheim era presente, discute in modo dettagliato sui miti e le versioni che la caratterizzano. Questa discussione mostra com‟è difficile fare un quadro esauriente di tutti gli aspetti importanti di quasi trenta anni di politica militante ed armata. A me ed Irmgard è sembrato opportuno concentrarci sulla storia della RAF che lei ha vissuto. Questo anche per un altro motivo. 23 anni di galera richiedono un altro ritmo di 2 lavoro. Il confrontarsi con il quotidiano costa molta forza, tempo ed energie, che mancano per un progetto come questo. C‟è stata un‟ulteriore difficoltà in questo progetto. La RAF si è sempre vista come collettivo; quindi sarebbe stato auspicabile che alcune domande che le ho rivolto, fossero state girate anche ad altri, per ricostruire com‟era in quella situazione, quali fattori hanno influito su una scelta. Ciò che è possibile per la maggioranza delle persone, c‟è impedito dal fatto che gli interessati sono ancora in galera. Per avere un confronto sociale, ma anche per impedire i danni fisici di tanti anni d‟isolamento, è necessario che i prigionieri siano liberati. Abbiamo deciso nonostante tutto di portare a termine il lavoro. C‟è sembrato utile aprire uno spiraglio su questa parte di politica della sinistra radicale, quando si è iniziato a mettere tutto in discussione, a porsi in aperta rottura, rischiandoci la vita. Solo così si può capire il processo di blocco ed indurimento che ha caratterizzato anche la storia della RAF. N‟è uscita una storia concentrata sul personale ma non privata. La stesura originale del 1997 non è stata cambiata nella nuova versione. Abbiamo solo aggiunto un ultimo capitolo sugli sviluppi relativi allo scioglimento della RAF del 1998. I media hanno schifato il lavoro nelle loro recensioni. I recensori/trici hanno letto poco il libro cercando solo il punto dove Irmgard Möller si pentisse e chiedesse perdono. A questi lettori è interessato meno un confronto con la RAF e una riflessione su quel periodo, quanto piuttosto un chiaro precetto: gli ex illegali dovrebbero riconoscere il loro percorso come un‟illusione. Era difficilmente sopportabile per loro che le mie domande non fossero quelle di un pubblico ministero e la discussione fosse un confronto e non un interrogatorio. Il fatto che questo testo esista va al merito di coloro, singoli e gruppi, che si sono mobilitati per la liberazione dei prigionieri RAF e in particolare per Irmgard Möller, andando in strada, ad attacchinaggi e convegni.(…). Introduzione all‟edizione italiana. Dal dopoguerra all‟opposizione extraparlamentare. Adenauer, primo cancelliere della neonata RFT, rappresentava in modo esemplare il conservatorismo del dopoguerra, teso a adattarsi alle necessità più urgenti del momento attuale e radicato profondamente nel passato. Tale conservatorismo, che era radicato nella società tedesca e che equiparava ogni forma di critica ad un fenomeno eversivo e destabilizzante, celava la debolezza dello Stato sotto il peso del proprio passato. In questo contesto, Adenauer era l‟uomo adatto ad una situazione eccezionale, in cui la democrazia non era una creazione del popolo, ma qualcosa portato dagli eserciti stranieri, in cui le trattative segrete delle cancellerie avevano più importanza dei dibattiti parlamentari. La semplicistica esposizione delle sue tesi che scadeva talvolta nella demagogia, lo rendevano adatto a soddisfare le folle, non certo abituate dai nazisti ad un pensiero critico e al dibattito democratico. Questa sua concezione della politica iniziò a vacillare, quando essa cessò di svolgersi tra due poli, le alleanze apparvero divise e si fecero avanti nuove forze politiche. Il cancelliere non riuscì a adattarsi al cambiamento, che vedeva come una sconfitta e che tentò di evitare con le formule tradizionali: unità dell‟occidente, rafforzamento della NATO, rifiuto d‟accordi con l‟URSS. Era necessaria una svolta, che l‟ultraottantenne cancelliere non era in grado di dare Si apriva così la lotta per la successione all‟interno della CDU. Adenauer, nonostante le dichiarazioni pubbliche fatte per non deludere gli elettori e/o profughi, era contrario ad una riunificazione con la DDR. L‟ assenza di rapporti con i paesi del Patto di Varsavia non era dovuta solamente alla dottrina Hallstein in senso stretto (perché essi avevano ovviamente riconosciuto la DDR), ma anche al non 3 riconoscimento delle frontiere con la Polonia dopo il 1945, attestate sulle rive dei fiumi Oder e Neisse. La posizione di Berlino Ovest, incuneata nella DDR, rappresentava un notevole punto di tensione internazionale. Dal settore americano avvenivano le trasmissioni dell‟emittente Radio RIAS, già protagonista durante l‟insurrezione del marzo 1953 a Berlino Est.1 Negli anni ‟60 con l‟avvio della distensione apparvero chiari i limiti della rigida politica d‟Adenauer.
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