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Storia industriale del Verbano Cusio Imprenditorialità, innovazione tecnologica e declino Proposte per nuove iniziative di sviluppo

i è pieno accordo sull’ini- lino. Nonostante l’appoggio di locali di sbianca nei tessuti e zio dell’industrializzazione Marcacci e del governo milane- nell’ottocento sviluppò attività Vdel Verbano Cusio Ossola se questa richiesta venne però di filatura, tessitura e tintoria. Il con l’arrivo a Intra dei Fratelli respinta da Napoleone. L’acco- più importante membro di que- Müller nel 1808, originari del glimento della richiesta dei sta famiglia, Lorenzo Cobian- Cantone svizzero dell’Argovia, Müller nel 1808 può apparire chi, è ricordato per il suo inte- che installarono il primo fila- sorprendente e potrebbe essere resse per il territorio e la fonda- toio meccanico per il cotone in dovuta al fatto che Napoleone, zione della Banca Popolare di Italia in un ex convento situato preso in quell’anno da proble- Intra nel 1873, di cui fu il pri- ai tempi nell’attuale Via Ceretti. mi in Spagna e con l’Austria, ri- mo presidente. Dopo la sua Esso occupava 38 operai di cui solti con difficoltà, non abbia morte nel 1881, in ottemperan- 24 provenienti dalla Svizzera. voluto occuparsene direttamen- za al suo testamento del 1874, Vista l’importanza di questo fat- te lasciando libertà di decisione venne creato nel 1882 l’Ente to vale la pena di soffermarci al Vice-Re d’Italia, favorevole a Morale “Istituto d’Arti e Mestie- un momento. Si attribuisce nor- questi trasferimenti di tecnolo- ri Lorenzo Cobianchi” che rea- malmente questo trasferimento gia. Si potrebbe concludere lizzò nel 1886 la Regia Scuola a cause legate agli alti dazi do- quindi che l’industrializzazione Professionale che diventerà più ganali imposti dall’amministra- iniziale del Verbano si stata in tardi l’Istituto Tecnico Industria- zione napoleonica ai manufatti fondo resa possibile da una si- le “Lorenzo Cobianchi”. Questa importati dalla Svizzera in Ita- tuazione probabilmente fortuita scuola ha fornito al territorio, lia, e alle relazioni già esistenti accompagnata dall’arrivo di ma anche nel resto dell’Italia e tra il Verbano e la Svizzera co- un’importante innovazione tec- perfino in Svizzera, un contri- me la sbianca di tessuti effet- nologica nel territorio. buto importante nella prepara- tuata artigianalmente lungo il Caduto il regime napoleonico il zione tecnica di quadri per l’in- torrente San Bernardino. In territorio passa sotto l’ammini- dustria. realtà vi è probabilmente un strazione piemontese più aperta La filatura del cotone si svi- aspetto fortuito per questo av- e i trasferimenti tecnologici dal- luppò in particolare nella se- venimento che si può desumere la Svizzera riprendono con conda metà dell’ottocento e nel dalla lettura delle memorie di Giovanni Octiker di Landquart 1880 contava una quarantina di Giovanni Antonio Marcacci, nei Grigioni con la realizzazio- industrie che occupavano oltre notabile locarnese e rappresen- ne di un’altra filanda di cotone cinquemila persone su una po- tante diplomatico della Confe- nel 1838, mentre i Müller si tra- polazione locale di poco meno derazione Elvetica presso il go- sferiscono in uno stabilimento di quindicimila abitanti. Questa verno napoleonico a Milano. In più grande situato in località industria aveva tutte le caratteri- effetti nel novembre 1807 un San Bernardino, vicino alla fo- stiche di un distretto industria- decreto napoleonico proibiva ce dell’omonimo torrente. le, analogo al distretto del casa- ogni importazione di manufatti L’arrivo di tecnologie dalla lingo nel Cusio che si formò di cotone in Italia. A questo de- Svizzera stimolò anche vari im- più tardi dopo la seconda guer- creto si cercò una scappatoia e prenditori locali a entrare come ra mondiale, con i tipici feno- un ingegnoso fabbricante di soci o attivare industrie proprie, meni di trasferimento di perso- Lenzburg, dello stesso Cantone e tra questi possiamo ricordare nale tra un’industria e l’altra, dei Müller, un certo Hünerwa- come importanti Guidotti-Paria- assicurando così la diffusione del, chiese di costruire in Lom- ni e in particolare Lorenzo Co- delle migliori tecnologie, ope- bardia una filanda di cotone e bianchi. La famiglia Cobianchi rai che lasciavano un’azienda una fabbrica per la tessitura del aveva già nel settecento attività per creare un’industria propria

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e che, in caso di insuccesso, foce del torrente Selasca, l’offi- teressante è la storia della na- venivano anche riassunti dal- cina della Güller & Croft, di scita del conosciuto cappellifi- l’industria che avevano lasciato. origine svizzera, che nel 1858 cio Panizza di , fondato Durante questo periodo vi furo- divenne Güller & Greuter. Nel da Giovanni Panizza. Questi fe- no anche molti passaggi di pro- 1893 questa attività venne ce- ce la sua esperienza nel cap- prietà, così i Müller cedettero le duta all’Ing. Züst che l’orientò pellificio Albertini, che lasciò attività ai fratelli Sutermeister, verso la fabbricazione di mac- nel 1876 per fondare una sua sempre di origine svizzera, di chine utensili per la lavorazione azienda, che però fallì. Rias- cui si può ricordare l’Ing. Carlo dei metalli. Si noti come l’Ing. sunto dall’Albertini nel 1878 fe- Sutermeister per la sua attività Züst abbia dato il nome alla lo- ce un altro tentativo nel 1880 innovativa nei suoi stabilimenti calità alla foce del torrente Se- questa volta con successo. I e, in particolare, per l’uso di lasca mentre la sua officina cappellifici verbanesi non resi- energia elettrica realizzando venne poi trasformata in un Isti- stettero alla perdita di mercato una prima linea extra-urbana tuto Magistrale ed ora in un re- dei cappelli di feltro entrati in per il trasporto di questa energia sidence. In questa azienda fece disuso e alla concorrenza. Il nel suo stabilimento nel 1891. esperienza Ettore Buzzi che nel cappellificio Panizza fu l’ultimo I Cobianchi, alla morte di Lo- 1918 continuò questa attività in a chiudere nel 1981. renzo, cedettero le attività alla un suo stabilimento a Intra. Le La radice dello sviluppo indu- famiglia Casana che si occupò Officine Buzzi terminarono an- striale del Verbano nell’ottocen- anche di gestire l’Ente Morale ch’esse le attività nel dopoguer- to è rappresentata sicuramente fondato alla sua morte. L’Oc- ra non resistendo alla concor- dall’innovazione tecnologica tiker cedette la società all’Ing. renza di altre aziende italiane, della filatura meccanica del co- Muggiani che continuò le atti- forse per la sua situazione iso- tone di origine svizzera. Nel- vità come Ing. Muggiani & Co., lata, in effetti le macchine uten- l’insieme tuttavia la filatura ver- confluendo infine nell’Unione sili rappresentano in realtà un banese non raggiunse mai risul- Manifatture. Dopo aver raggiun- importante settore della mecca- tati elevati di efficienza, infatti to un massimo di attività a ca- nica italiana. risultava nettamente inferiore vallo tra il XIX e il XX secolo, A margine delle attività di filatu- all’efficienza degli stabilimenti dopo la prima guerra mondiale ra nacque anche un industria di francesi e inglesi e, in una certa questa industria iniziò un lento produzione di scardassi. Questi misura, anche di quelli piemon- declino che si accelerò dopo la sono particolari pettini utili per tesi. D’altra parte non sviluppò seconda guerra mondiale per la cardare o sbrogliare le matasse mai attività a valle di tessitura concorrenza di paesi emergenti, di cotone o di lana. Nel 1879 lo come Biella o Como, né nati dalla decolonizzazione, per svizzero Giovanni Schelling orientò le sue attività verso le scomparire tra gli anni ‘50 e ‘60 creò un’azienda per questa pro- macchine tessili, come fece più del XX secolo. Il Cotonificio duzione a . Presso que- tardi la Svizzera. La diversifica- Verbanese situato a San Bernar- sta azienda fece esperienza zione alternativa introdotta dal- dino, già dei Müller e poi dei Giovanni Biotti che poi fondò lo Züst verso le macchine uten- Sutermeister, fu uno degli ultimi l’omonima ditta a Intra tuttora sili non ebbe vita lunga e morì a conservare attività di filatura in attività. La fabbricazione di poi nel dopoguerra con la Buz- del cotone fino agli anni ‘60, fa- scardassi è praticamente quasi zi. La filatura del cotone, con- cendo anche un tentativo di fi- tutto quello che resta di mani- dannata dallo sviluppo nei pae- lare fibre sintetiche. Lo stabili- fatturiero dell’attività ottocente- si emergenti, non riuscì nean- mento esiste ancora con la sua sca di filatura del cotone e an- che a collegarsi alle produzioni ciminiera di mattoni conservata che la ditta Schelling risulta tut- di fibre artificiali o sintetiche, per ricordo ma ha attualmente tora in attività a Baveno. che pur costituirono un’attività solo attività commerciali. A lato dell’industria della filatu- locale importante nel novecen- La presenza di macchine per la ra del cotone si affiancò nell’ot- to, e quindi non ebbe altra sor- filatura attirò sul territorio, già tocento anche un’attività di te che scomparire. nell’ottocento, un’industria produzione di cappelli di feltro. Vi fu però alla fine dell’ottocen- meccanica atta a riparare e co- Nel 1876 risultavano presenti to un’innovazione tecnologica struire queste macchine. Così già sette cappellifici di cui l’Al- importante per il territorio do- nel 1850 si installò, presso la bertini era il più importante. In- vuta all’Ing. Carlo Sutermeister

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che abbiamo già citato e che merita di essere descritta più in dettaglio. Per il funzionamento delle macchine di filatura si era uti- lizzato fin dall’inizio l’energia idraulica con le acque convo- gliate in apposite rogge. Con l’ingrandimento degli stabili- menti la disponibilità di energia idraulica segnò i suoi limiti e l’alternativa dell’uso di macchi- ne a vapore era fortemente pe- nalizzata dal costo elevato del carbone che doveva essere im- portato, raggiungendo il Verba- no da lunghe distanze. Lo svi- luppo verso la fine dell’ottocen- to di macchine produttrici di energia elettrica da forze idrau- liche e di motori elettrici di po- tenza attirò subito l’attenzione Interno di fabbrica metallurgica e laminatoio dell’Ing. Carlo Sutermeister, che ne vedeva una valida alternati- va all’energia idraulica e alle macchine a vapore. Attorno al 1890 realizzò una piccola cen- trale di produzione di energia idroelettrica a , cen- trale che esiste ancora, e pensò di trasferire questa energia al suo stabilimento di San Bernar- dino con una linea extraurbana lunga 5 km. Per questo pre- sentò una domanda di conces- sione al di Intra nel gennaio del 1891. E’ interes- sante notare l’efficienza della risposta dell’amministrazione che potrebbe far invidia attual- mente. Il Comune nominò subi- to due esperti nel nome del- l’Ing. Züst e del Prof. Pozzi, al- lora Preside della Scuola Arti e Mestieri del Cobianchi, e inol- trò richieste di informazioni ad alcune città italiane che aveva- no già linee di distribuzione di energia elettrica urbane. Avute risposte e pareri il Comune do- po brevi discussioni con il Su- termeister firmò la concessione nel luglio del 1891 a soli sei

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mesi dalla domanda. La con- dotti primari ottenuti. Un’im- Società Italiana Prodotti Sinteti- cessione conteneva anche nu- portante differenza tra questo ci (S.I.P.S.) e dalla Società Elet- merose regole di sicurezza qua- arrivo di tecnologie a quanto trochimica del (S.E.T). Un li l’altezza dei pali con gli iso- avvenuto nell’ottocento è la ultimo impianto a carburo di lanti, griglie e cartelli di ammo- presenza di imprenditori e so- calcio venne realizzato a Do- nimento dei pericoli. La linea cietà esterne al territorio che modossola nel 1919 dalla So- extraurbana dell’Ing. Sutermei- prendono iniziative e posseggo- cietà Agraria per la produzione ster è stata probabilmente la no i grandi capitali necessari di calciocianamide che divenne prima realizzata in Italia e que- per queste produzioni. Ne na- proprietà della Montecatini con sta tecnologia, unita alla dispo- sce in questo settore un’evolu- la S.E.T. nel 1924. Quest’ultima nibilità bacini per la produzio- zione molto complessa con società assumerà poi un ruolo ne di energia elettrica, costi- cambi di proprietà e fusioni importante in collaborazione tuirà uno dei fattori principali mentre il fatto che le decisioni con la francese Rhone Poulenc dell’industrializzazione del- siano prese in ambienti esterni per l’avvio dell’industria chimi- l’Ossola nella prima metà del al territorio giocherà poi un co-tessile a Pallanza negli anni novecento. E’ interessante nota- ruolo importante nei processi di trenta con il nome di Rhodiace- re come la presenza di linee di deindustrializzazione avvenuti ta. La S.I.P.S. venne invece ce- trasmissione di energia elettrica alla fine del novecento. duta nel 1925-1926 ed entrò a abbia favorito la diffusione della La disponibilità di energia far parte del gruppo Chatillon telefonia che poteva usare gli idroelettrica ha permesso l’uso fornendo anidride acetica per stessi pali per i fili telefonici con sul territorio di due nuove tec- la produzione di rayon del un’analogia attuale dove le linee nologie chimiche che riguarda- gruppo in Val d’Aosta in con- telefoniche sono diventate il vano da una parte la produzio- correnza con la Rhodiaceta. supporto dei segnali di Internet. ne del carburo di calcio e dal- Tutte queste industrie costituiro- Questo spiega anche curiosa- l’altra parte l’elettrolisi per pro- no un importante settore in mente il vecchio nome SIP per durre cloro, idrogeno e soda espansione fino agli anni ses- l’azienda telefonica italiana e caustica. Il carburo di calcio santa dove iniziarono un decli- che era all’origine l’acronimo di era ottenuto trattando una mi- no che portò all’arresto uno do- Società Idroelettrica Piemontese. scela di calce viva e carbone in po l’altro dei vari forni a carbu- Agli inizi del novecento il terri- un forno ad arco di riduzione ro. La causa si può attribuire da torio conosce un ulteriore forte dove ad alta temperatura si ot- una parte alla perdita di interes- sviluppo industriale favorito teneva il carburo. Questo veni- se della calciocianamide come dalla disponibilità di realizzare va poi trattato con acqua per concime ma soprattutto alla so- bacini idroelettrici e sfruttare in produrre acetilene. Una parte stituzione dell’acetilene con l’e- loco sorgenti importanti di minore di carburo veniva tratta- tilene, prodotto nelle grandi raf- energia elettrica non ancora tra- ta ad alta temperatura con azo- finerie di petrolio, nella produ- sferibile lontano per la mancan- to ottenuto dall’aria e trasfor- zione di composti chimici e che za allora delle necessarie tec- mato in calciocianammide inte- risultava molto più conveniente nologie per realizzare linee ad ressante concime usato in agri- sia tecnicamente che economi- alta tensione. Questa disponibi- coltura. L’acetilene era usato camente. Nel 1942 la S.E.T. ve- lità energetica venne sfruttata in per produrre tutta una serie di niva incorporata nella Monteca- due settori importanti che furo- composti chimici come acido tini per quindi fondersi nella no la chimica e la siderurgia. Vi acetico, anidride acetica ed Rhodiaceta formando la Rho- fu così l’arrivo nel territorio, in acetone che saranno alla base diatoce. Oltre alla perdita della particolare nell’Ossola, di im- dello sviluppo della chimica produzione dell’acetilene per la portanti nuove tecnologie di tessile avvenuta a partire dagli concorrenze dell’etilene, si eb- base che sfruttavano l’energia anni trenta. Il primo impianto be negli anni ottanta un ultimo elettrica per l’elettrolisi o per chimico produttore di carburo tracollo dovuto alla ristruttura- forni ad arco di riduzione o fu- di calcio fu realizzato nel 1913 zione di tutte le produzioni di sione. Queste tecnologie attira- a dalla Galtarossa, segui- fibre sintetiche e artificiali in Ita- rono poi una cascata di nuove to dalla nascita a lia. Di tutte queste aziende si tecnologie minori necessarie di due industrie del carburo di salvò parte dell’impianto della per la trasformazione dei pro- calcio nel 1915 costituite dalla Rhodiatoce di Villadossola che

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Verbania, industria chimica della Società Acetati (anche pag. 4) aveva sviluppato nei suoi labo- nel 1928 a Pallanza ed entrato fuso e filato a Pallanza. Negli ratori, già dagli anni quaranta, in funzione nel 1929, di pro- stessi anni la S.E.T. veniva fusa la produzione di acetato di vini- prietà di una società chiamata con la Rhodiaceta formando la le, derivato dal carburo, e usato Rhodiaceta compartecipata sia Rhodiatoce, società sempre in per la fabbricazione di colle vi- dalla S.E.T. che dalla Rhone compartecipazione tra la Mon- niliche con il nome commercia- Poulenc. Questa nuova tecno- tecatini e la Rhone-Poulenc. le di Vinavil. Questa innovazio- logia arrivata nel territorio con- Verso la fine degli anni sessanta ne tecnologica, nata nel territo- sisteva nel trattamento della la Rhodiatoce raggiunse il mas- rio, al momento delle ristruttu- cellulosa con anidride acetica simo della sua espansione con razioni interessò il gruppo MA- per formare acetato di cellulosa circa 4200 persone impiegate a PEI che ne acquistò gli impianti che veniva sciolto in acetone Pallanza e circa 800 a Villados- continuando questa produzione poi evaporato nelle filiere per sola diventando la realtà indu- con la Società Vinavil. produrre il filo di rayon. Una striale di gran lunga più impor- Accanto alla storia della chimi- produzione utilizzante compo- tante nel V.C.O. Nel 1970 la ca del carburo di calcio nel ter- sti chimici prodotti dalla S.E.T. Rhone-Poulenc si ritirava dalla ritorio, vale la pena di esporre a Villadossola con la filiera car- società mentre la chimica italia- subito anche la storia della chi- buro di calcio/acetilene. Nel na subiva profonde trasforma- mica tessile a cui è strettamente 1941 la Rhone-Poulenc acqui- zioni. La Montecatini, diventata legata. Come abbiamo già cita- stò dalla Du Pont la tecnologia Montedison, raccolse tutte le to la S.E.T. di proprietà della di produzione di Nailon che sue attività nel campo delle fi- Montecatini, fece un accordo venne però utilizzata in un bre in un’unica società chiama- con la società francese Rhone- nuovo impianto a Pallanza solo ta Montefibre. Verso la fine de- Poulenc per produrre seta artifi- nel 1945, usando il polimero gli anni settanta la produzione ciale, chiamata rayon, in un fabbricato negli impianti Mon- di fibre entrò in crisi non solo nuovo stabilimento, costruito tecatini di Novara che poi era in Italia ma in tutta Europa con

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la nascita di produzioni in Asia. L’altro tipo di industria chimica mente Rumianca. Nel 1967 di- Questo provocò tutta una serie favorita dalla disponibilità di venne proprietà del Gruppo SIR di cambiamenti con la chiusura energia idroelettrica, e basata e, a seguito del tracollo del praticamente di tutti gli stabili- sull’elettrolisi, fu realizzato già gruppo, venne incorporata nel- menti di fibre in Italia e in Euro- nel 1915 con la fondazione l’Enichem. A metà degli anni pa. Gli stabilimenti di Pallanza della Società Italiana Prodotti novanta vennero alla luce gravi e Villadossola ne subirono le Esplosivi (S.I.P.E.) a Pieve Ver- casi di inquinamento con il conseguenze, con la loro chiu- gonte. L’elettrolisi delle soluzio- DDT presente sul fondo del La- sura definitiva nel 1983. La pro- ni di cloruro di sodio, pratica- go Maggiore e forti inquina- duzione di acetato di cellulosa mente sale da cucina sciolto in menti del suolo nello stabili- aveva però sviluppato un’appli- acqua, produce cloro, idrogeno mento con metalli pesanti e al- cazione anche come materia e soda caustica. La soda causti- tri prodotti nocivi. L’azienda plastica, in particolare per film ca ha un largo impiego indu- subì così una ristrutturazione fotografici, e questo interessò il striale ma un basso valore ag- nelle produzioni e venne cedu- Gruppo Mossi & Ghisolfi che giunto, l’idrogeno è un gas uti- ta al gruppo belga Tessenderlo. ne continuò la produzione loca- lizzato largamente ma di diffici- La produzione di cloroderivati le con la Società Acetati. Termi- le trasporto verso i luoghi di rimane in ogni caso la base na così la storia della chimica grande uso ed è quindi il cloro economica dello stabilimento e tessile nel VCO a cui possiamo che è economicamente impor- la sua economia dipende forte- aggiungere gli ultimi sviluppi tante per questa produzione. mente dal costo dell’energia costituiti dalla nascita vicino al- Questo gas è difficilmente tra- elettrica che usa. La tecnologia lo stabilimento degli Acetati di sportabile ed è conveniente di elettrolisi utilizzata, che si un nuovo impianto di produzio- usarlo in loco per produrre i basa sull’uso del mercurio, non ne di PET per le bottiglie di pla- cosiddetti cloroderivati, tra cui è la migliore disponibile e sa- stica con tecnologie giapponesi vi è stato il famigerato DDT. rebbe preferibile utilizzare la e operato dalla Mossi & Ghisolfi Questi sono importanti per tecnologia a membrana che ri- attraverso la società Italpet. molte produzioni chimiche chiede però grossi investimenti La produzione di acetato di cel- compresi i prodotti farmaceuti- per la sua realizzazione. Anche lulosa doveva poi subire un ci. Accanto all’elettrolisi venne se la contaminazione di mercu- grosso problema di mercato do- iniziata anche una produzione rio è tenuta ben al di sotto dei vuto alla forte riduzione della di acido solforico da pirite per valori ammessi rimane comun- produzione di pellicole fotogra- un uso interno per varie fabbri- que aperto il problema di cosa fiche con lo sviluppo della foto- cazioni. Dopo la prima guerra può avvenire in caso di inci- grafia digitale. Era nata comun- mondiale divennero disponibili dente maggiore o grande cata- que una nuova applicazione nei vari processi per produrre am- strofe naturale per lo stabili- film protettivi per schermi piatti moniaca, facendo reagire l’i- mento. La chimica derivata dal- di TV e monitor da cui la deci- drogeno con l’azoto dell’aria, e l’elettrolisi nel V.C.O. non ha sione di Mossi & Ghisolfi di utilizzata soprattutto nella pro- assunto mai l’importanza di chiudere l’impianto di Pallanza duzione di concimi. Questa quella derivata dalla filiera car- e trasferire le produzioni in Cina produzione venne aggiunta ne- buro/acetilene ma ha creato vicino alle grandi produzioni di gli impianti, anche come sboc- problemi di inquinamento ben apparecchi elettronici, cosa che co per l’idrogeno prodotto, ma maggiori rispetto alla montagna è avvenuta alla fine del 2010. in seguito abbandonata negli di calce spenta che si è accu- Nel frattempo la Mossi & Ghi- anni settanta per la dimensione mulata nello stabilimento di solfi abbandonava definitiva- limitata possibile per l’impianto Villadossola nel tempo con la mente il territorio cedendo la che non ne favoriva la sua eco- produzione di acetilene dal Italpet alla multinazionale ame- nomia. La S.I.P.E. ha subito ne- carburo. ricana Plastipak. Questa, che ha gli anni numerosi passaggi di L’ultima importante industrializ- produzioni soprattutto negli proprietà. Nel 1920 divenne zazione favorita dalla disponi- USA, America Latina e in Euro- proprietà della SNIA e nel 1924 bilità di energia idroelettrica ri- pa, ha poi scelto lo stabilimento cambiò il nome in Società Chi- guarda la siderurgia con i forni di Pallanza come sede delle sue mico-Mineraria Rumianca che ad arco di fusione. L’attività si- attività europee. divenne nel 1941 semplice- derurgica del V.C.O. risale già

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all’ottocento e riguarda soprat- tare una delle più grandi ac- Per comprendere come la side- tutto i territori dell’Ossola e del ciaierie del territorio con 1600 rurgia del V.C.O. si sia ridotta a Cusio ruotando attorno a tre dipendenti nel dopoguerra, pochi laminatoi, abbandonan- importanti acciaierie conosciu- specializzandosi in acciai spe- do la produzione di acciaio per te nel novecento come la Co- ciali per la meccanica, subì a fusione al forno ad arco, è utile bianchi di , la Ceretti e partire dagli anni sessanta vari descrivere gli importanti cam- la S.I.S.M.A. di Villadossola. passaggi di proprietà alla Mon- biamenti tecnologici e di mer- Queste aziende si svilupparono tedison, poi all’EGAM e nel cato avvenuti negli anni ‘70. In nel novecento usando il forno 1977 dopo la scomparsa dell’E- questi anni iniziava la diffusio- elettrico ad arco per la fusione GAM, all’IRI senza però essere ne di due nuove tecnologie im- del rottame e produzione di ac- integrata nel gruppo Finsider portanti rappresentate dalla co- ciaio usando energia idroelettri- della holding. A questo si ag- lata continua dell’acciaio e il ca locale. giunse la distruzione delle pro- forno ad arco ad alta potenza. La storia dell’attività siderurgica prie centrali idroelettriche a Queste due tecnologie permet- inizia nel 1859 con realizza- causa di un’alluvione e che tevano importanti guadagni di zione a Villadossola dello stabi- non furono mai ricostruite. In produttività e riduzione di costi limento delle Acciaierie Pietro grandi difficoltà subì ulteriori rispetto alle tecnologie tradizio- Maria Ceretti dal nome del fon- passaggi di mano, dapprima nel nali. L’acciaieria elettrica bre- datore. Nel 1892 Vittore ed En- gruppo bresciano Leali e infine sciana, produttrice essenzial- rico Ceretti, figli di Ignazio suc- nel gruppo Beltrami, anch’esso mente di tondino per cemento ceduto al fondatore, si stacca- bresciano, che ne continua l’at- armato, ne afferrò subito l’im- rono dall’azienda familiare e tività con i soli laminatoi con il portanza installando impianti fondarono una piccola bullone- nome di Ferriera Sider Scal. con le tecnologie italiane della ria con il nome di Società Indu- La fondazione dell’acciaieria di Tagliaferri, per il forno, e le striale Siderurgica Meccanica e Omegna come Metallurgica Vit- macchine di colata continua Affini che si svilupperà in ac- torio Cobianchi, nome dal suo della Danieli. In questo modo ciaieria nel novecento con il fondatore, risale anch’essa al- queste industrie, chiamate co- nome di S.I.S.M.A. Nel 1969 l’ottocento. Nel 1933 il figlio munemente i ”bresciani”, si im- l’acciaieria Pietro Maria Ceretti Giuseppe ne passava la pro- posero sul mercato mondiale si trasferì nel nuovo stabilimen- prietà al gruppo Alliata, cono- arrivando a far chiudere molte to di installando un sciuto anche per aver fondato acciaierie estere che usavano nuovo forno con un sistema di l’acciaieria Monteforno a Gior- tecnologie più tradizionali e ac- preriscaldo del rottame con gli nico nel Canton Ticino, scom- cumulando profitti che, una de- stessi fumi del forno sviluppato parsa nel 1996. L’acciaieria Co- cina d’anni più tardi, gli permi- in collaborazione con la sviz- bianchi venne conosciuta an- sero di acquistare la siderurgia zera Brown Boveri. Purtroppo che per la produzione di ghisa di stato italiana della Finsider. un grave incidente avvenuto dal nome Ferrital, avvenuta nel Questa innovazione tecnologi- con questo sistema di preriscal- periodo autarchico durante la ca non fu percepita dalla side- do ne comprometteva il suo guerra, e ottenuta riducendo al rurgia del V.C.O. e la Cobianchi uso. La società in difficoltà do- forno elettrico con carbone le rimase senza forni ad alta po- veva continuare poi con le sole ceneri di pirite italiane. Con tenza e colata continua, la attività di laminazione per la questa produzione l’acciaieria S.I.S.M.A. ottenne la colata sua produzione particolare di nel 1942 raggiunse il numero continua ma non i forni ad alta putrelle e grossi travi in acciaio, di circa 1400 dipendenti. Il potenza, situazione peggiorata e veniva infine ripresa dalla gruppo Alliata negli anni 70 ab- come citato dalla perdita della Duferdofin, un gruppo siderur- bandonò tutte le attività side- propria sorgente di energia elet- gico con sede a Lugano, dive- rurgiche e l’acciaieria di Ome- trica per la distruzione delle nuto poi Duferco nel 1996, e gna venne ceduta al gruppo centrali. I gruppi bresciani che infine ceduta al gruppo france- bresciano Pietra, da cui prese il poi ne ebbero la proprietà non se ACELOR che continua le atti- nome, continuando la produ- fecero nessun nuovo investi- vità con la società Travi e Profi- zione di acciai correnti ma con mento in questa direzione de- lati di Pallanzeno. tecnologie ormai obsolete che terminando la sorte di queste La S.I.S.M.A, che doveva diven- la condannarono alla chiusura. due acciaierie. Per la Nuova

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Ceretti invece fu una scelta tec- nologica sbagliata a determina- re l’abbandono degli impianti di fusione. Il preriscaldo del rottame, realizzato anche in al- tre acciaierie, fu alla fine ab- bandonato per le difficoltà di controllare adeguatamente il rottame onde evitare la presen- za di materiali pericolosi. L’ultimo settore industriale im- portante nella storia del V.C.O. è rappresentato dal casalingo, diffuso in particolare nel Cusio, e che si sviluppò soprattutto ne- gli anni ‘50-’70 del dopoguerra formando un vero e proprio di- stretto industriale per poi subire un lento declino a partire dagli anni ‘80. Il casalingo cusiano, rivolto soprattutto alla fabbrica- Varzo, stabilimenti della Galtarossa; , stabilimenti della Rumianca zione di pentolame, posateria e utensili da cucina in acciaio inossidabile, ha anch’esso radi- ci che risalgono all’ottocento con la fondazione della Calde- roni & Fratelli a nel 1851, azienda che esiste ancora anche se ridimen- sionata rispetto agli anni ‘60- ’70 di massima espansione, mentre la Lagostina, che dove- va diventare una delle più im- portanti realtà in questo settore, venne fondata ad Omegna nel 1901 da Carlo Lagostina e dal figlio Emilio per la produzione di posateria stagnata. In linea generale le aziende del casalin- go del V.C.O. sono nate come evoluzione di attività artigiana- li, ritorni di emigrazione con apporto di nuove tecnologie e anche immigrazione di impren- ditori che si stabilirono in loco. Lo sviluppo del casalingo nel dopoguerra può essere facil- mente attribuito all’introduzio- ne di alcune innovazioni tecno- logiche fondamentali che sono state la lavorazione dell’acciaio inossidabile, un nuovo concetto di caffettiera con una nuova

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tecnologia di fabbricazione, e l’introduzione del motore elet- trico nell’utensileria da cucina trasformandola in piccoli elet- trodomestici. L’acciaio inossidabile è una le- ga sviluppata dalle acciaierie Krupp in Germania negli anni 30 che divenne facilmente di- sponibile nel dopoguerra in for- ma di lamiera e tondino utile per la fabbricazione di pentola- me e posateria. La disponibilità di questo materiale non mancò di attirare l’attenzione di alcune aziende del casalingo del Cusio che iniziarono a sviluppare la sua lavorazione imitate poi da molte altre. L’acciaio inossida- bile sostituì largamente il rame e il ferro utilizzati fino allora approfittando delle sue caratte- Omegna, la ferriera Cobianchi; Villadossola, stabilimenti Sisma, Ceretti, Vinavil, ora Mapei ristiche di resistere a corrosioni ed evitare la ruggine mantenen- do un aspetto sempre lucente. Attualmente l’acciaio inossida- bile è diventato il materiale di eccellenza per il casalingo, in concorrenza per certe applica- zioni solo con l’alluminio, mentre il rame, e in una certa misura il ferro e la ghisa, resta- no utilizzati solo per prodotti di nicchia che sfruttano la loro mi- gliore conducibilità termica ri- spetto all’acciaio inossidabile. Lo sviluppo di un nuovo con- cetto e nuova tecnologia di caf- fettiera è dovuto all’opera di Alfonso Bialetti che già nel 1918 apre a Crusinallo una pic- cola officina con una produzio- ne di pezzi in alluminio con la tecnica della fusione in conchi- glia che egli stesso aveva impa- rato durante un suo periodo di emigrazione in Francia. Negli anni trenta Bialetti sviluppa e brevetta una nuova concezione di caffettiera in alluminio, pro- dotta con la tecnica della pres- sofusione, che rivoluzionerà il campo delle caffettiere sosti-

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tuendo la tradizionale “Napole- SEB, gruppo francese proprieta- siamo non ricordare la fabbrica tana”. La produzione di questa rio di importanti marchi come di cioccolato della Nestlé a In- caffettiera rimane piuttosto li- Tefal, Rowenta e Moulinex. Oc- tra che risale al 1927, e che è mitata fino alla fine della guerra corre notare come il casalingo, passata alla Barry Callibaut, un per poi esplodere nel dopo- dopo le importanti innovazioni altro gruppo alimentare belga guerra sotto la direzione del fi- tecnologiche iniziali, non svi- del cioccolato, nel 1990. glio Renato che aveva compre- luppò ulteriori innovazioni ve- Nel territorio abbiamo avuto so e sfruttato appieno il fattore ramente competitive da poter anche cartiere già nell’ottocen- pubblicità per questo prodotto, dare un nuovo forte impulso al to con gli stabilimenti impor- chiamato Moka Express, e che settore. Molte innovazioni po- tanti di Crusinallo e Posaccio, travolse la concorrenza trasfor- tenziali, come l’uso del titanio, quest’ultimo chiuso già da mol- mando un’officina in un’indu- nuovi materiali compositi o ti anni ma l’altro della Favini, stria importante. Il successo nuovi trattamenti di superficie che produce carte speciali, è della Bialetti non continuò per restarono allo stadio di idee tuttora in attività. sempre e, come altre industrie preliminari senza sviluppo. Il resto della piccola e media del casalingo, entrò in difficoltà Notabile invece è stato il caso industria del V.C.O. è prevalen- negli anni 80 passando di ma- dell’Alessi che è diventato im- temente meccanica e l’insedia- no alla FAEMA nel 1986 e infi- portante basandosi non tanto mento di industrie con nuove ne al gruppo bresciano Rondi- sull’innovazione tecnologica tecnologie come l’informatica, ne Italia nel 1993, che assunse ma piuttosto sul design del pro- le telecomunicazioni, le biotec- poi il nome in Bialetti Industrie dotto, trasformando il casalingo nologie e le nanotecnologie è nel 1999, chiudendo però defi- in un oggetto d’arte, innovazio- quasi assente nonostante la pre- nitivamente lo stabilimento di ne che è stata alla base del suo senza del Tecnoparco del Lago Crusinallo pochi anni fa. sviluppo. Attualmente l’Alessi Maggiore realizzato nel 1994 L’introduzione pioneristica del persegue una strategia di sfrut- per questo scopo. Uno studio motore elettrico nell’utensileria tamento del successo del suo del CERIS del 2008 ha identifi- casalinga è dovuta a un’indu- marchio anche per altri prodotti cato ben 300 aziende di questo stria omegnese, conosciuta con e non si considera più vera- tipo in Piemonte ma solo 9 nel il nome di Girmi, anch’essa di mente una ditta del casalingo. VCO prevalentemente di infor- antica data poiché fondata co- La storia industriale del V.C.O. matica e automazione. me Cooperativa La Subalpina comprende naturalmente altre Negli anni Ottanta la crisi indu- già nel 1919. Con lo sviluppo attività industriali che comun- striale del V.C.O. raggiungeva il delle sue attività dovute all’intro- que non hanno mai raggiunto culmine con la chiusura delle duzione del motore elettrico l’importanza sociale ed econo- attività chimico-tessili e il forte nell’utensileria da cucina, cam- mica di quelle descritte. Possia- ridimensionamento della chimi- biò il nome diventando Girmi mo citare soprattutto il settore ca e della siderurgia unitamen- nel 1961. Anche questa azienda lapideo che, pur avendo un’at- te alla crisi nel casalingo. La entrò in crisi negli anni ottanta e tività prevalentemente artigia- Provincia di Novara, che ammi- venne ceduta alla Moulinex, nale, ha generato comunque nistrava a quel tempo il territo- azienda francese concorrente, lo industrie di trasformazione e rio, incaricò nel 1984 la Scuola stabilimento di Omegna venne anche industrie di macchine di Direzione Aziendale dell’U- chiuso e il marchio venne infine per la lavorazione della pietra niversità Bocconi di Milano per acquisito anch’esso dalla Bialetti come la GMM e la sua filiale un’indagine sul recupero del- Industrie nel 2004. Terzago Brevetti. Le dimensioni l’imprenditorialità, le cause del- La crisi del settore casalingo, e numero di cave del lapideo la crisi e ipotesi di soluzioni. divenuta manifesta negli anni nel V.C.O. non è comparabile Questo studio rappresenta il 80, ne iniziò un declino che ad esempio con quelle del gra- miglior lavoro fatto su questo perdura tuttora con la scompar- nito sardo, nè il V.C.O. ha potu- tema e le cui conclusioni sono sa di molte ditte e ridimensio- to diventare un centro commer- tuttora valide. Basato su un namento delle più grandi. An- ciale della pietra e delle mac- gran numero di interviste con che la Lagostina, che ne era la chine di lavorazione come av- gli attori del territorio, e non su maggior rappresentante, dovet- venuto a Verona e a Carrara. inutili studi statistici, conclude- te alla fine essere ceduta alla Nel campo alimentare non pos- va che la crisi era sicuramente

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causata da una forte perdita di campo. Anche il Tecnolab, pen- promozione soprattutto com- imprenditorialità e carenze ma- sato per l’innovazione tecnolo- merciale con aiuti della Regio- nageriali nella piccola e media gica per il territorio, non ha po- ne Piemonte. Infine possiamo impresa salvo alcune eccezioni. tuto perseguire questo obietti- citare il Programma di rilancio Non entrava invece in merito vo, sia per il tipo di attrezzatura produttivo del V.C.O. promosso agli aspetti di innovazione tec- che per il personale con cui si è dalla Provincia, ma che per la nologica anche per mancanza dotato, e si è quindi orientato sua realizzazione necessita un delle necessarie competenze verso un’attività di prove e cer- aiuto pubblico molto importan- per affrontare questo tema. A tificazioni per l’industria, sicu- te dell’ordine di 15 milioni di seguito di questo studio venne- ramente utile per la qualità dei Euro. Un’osservazione che può ro fatti un certo numero di in- prodotti e l’efficienza delle pro- essere fatta a questo program- terventi, soprattutto per pro- duzioni, ma non generativa di ma, come anche all’ATS Fedo- muovere l’imprenditorialità e innovazione. Occorrerà aspet- ra, è lo scarso interesse verso l’innovazione tecnologica, pur- tare fino al 2007 perché nel azioni per l’innovazione tecno- troppo con scarsi risultati. Il pri- Tecnoparco si insedi un vero e logica locale. Queste iniziative mo intervento, e anche il più proprio laboratorio di ricerca, il possono avere ricadute favore- importante, è stato la realizza- NISLabVCO, con la direzione voli a corto termine ma non zione nel 1994 del Tecnoparco scientifica dell’Università di To- sono in grado di aumentare del Lago Maggiore, con incluso rino, perché nel territorio vi sia sensibilmente la competitività anche un laboratorio chiamato la possibilità di condurre veri e dell’industria in maniera dure- Tecnolab, con lo scopo di met- propri progetti di ricerca & svi- vole a fronte del fenomeno del- tere a disposizione spazi per at- luppo. Purtroppo questo labo- la globalizzazione. tività industriali innovative e ratorio si è confrontato con la Nell’esporre la storia industriale dare un supporto con un labo- debole struttura tecnico-scienti- del VCO abbiamo sottolineato ratorio a queste come anche al- fica dell’industria del territorio come l’innovazione tecnologi- le industrie locali. Dopo un che non gli ha permesso di svi- ca sia stata alla radice di tutto il certo successo iniziale nell’arri- lupparsi anche per il mezzi li- suo sviluppo e come il suo ar- vo di nuove imprese, il Tecno- mitati che ha a disposizione per resto sia una causa importante parco entrava in difficoltà sia studi e preparazione di progetti del declino industriale del terri- per le imprese insediatasi con da proporre all’industria. torio. Vi sono stati tanti tipi di fallimenti ed abbandoni che Un’altra iniziativa in questo innovazione tecnologica: da per il suo importante program- senso è stata la creazione nel quella importata ma i cui im- ma di espansione non seguito 2000 della Ars.Uni.VCO, per prenditori si sono stabiliti nel da altrettanti insediamenti. Uno promuovere corsi universitari territorio, come nel caso della studio dell’Università di Pavia, locali, avendo un certo succes- filatura ottocentesca, quella co- pubblicato nel 2008, ne preve- so in campo medico ma non in stituita da nuove tecnologie per deva il fallimento che solo la quello tecnico-scientifico dove produzioni, gestite però da so- vendita del corpo centrale alla l’esperienza nella chimica e cietà esterne al territorio come Provincia ha probabilmente poi nell’ingegneria ha dovuto esse- nel caso della filiera potuto evitare. L’errore di ge- re interrotta. Possiamo anche carburo/acetilene e chimica tes- stione del Tecnoparco è stato citare le iniziative della Camera sile, ma anche nuove tecnolo- nel considerare che semplici di Commercio del V.C.O. con la gie nate nel territorio come aiuti finanziari, come il leasing messa in rete dei vari laboratori quelle che hanno sviluppato il agevolato, fossero sufficienti a del V.C.O. di cui però solo il casalingo o nei laboratori di ri- far partire attività nel campo NISLabVCO è in grado di fare cerca locali di grandi industrie delle nuove tecnologie mentre ricerca e sviluppo, mentre gli come le colle viniliche dello invece queste attività necessita- altri si occupano essenzialmen- stabilimento di Villadossola. A no anche di un supporto di co- te di prove a controlli analitici. partire dagli anni ‘70 non vi è noscenze e relazioni. Vi è stata Inoltre ha promosso e gestisce più stata alcuna innovazione quindi una carenza di profes- l’associazione temporanea di tecnologica importante nè nuo- sionalità in questa azione an- scopo detta ATS Fedora che riu- va tecnologia importata ad ec- che per la mancanza di espe- nisce una decina di piccole cezione della produzione di rienza nel territorio in questo aziende del casalingo per una PET per bottiglie di plastica,

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Villadossola, recupero ambientale del Villaggio Sisma

troppo poco per compensare le prenditoria di minore dimen- down, e cioè si sono create grandi perdite in campo chimi- sione, ma alcune competenze, strutture, come il Tecnoparco, co e siderurgico. Se si guarda- in particolare nella chimica ma che poi si è avuto difficoltà no altri casi italiani di territori tessile, non hanno potuto esse- a far veramente funzionare, o che hanno subito gravi crisi in- re conservate, sia per l’abban- stabilito programmi di inter- dustriali, come l’industria tessi- dono totale di questo settore vento la cui applicazione diffi- le del Biellese negli anni ‘60 o da parte della Montefibre, il cilmente porta a risultati dura- il Canavese negli anni Duemila cui laboratorio di ricerca venne turi. Un approccio differente è con il forte ridimensionamento chiuso già anni prima dello quello bottom up che consiste dell’Olivetti, si nota come que- stabilimento, sia per la man- nel generare strutture o progetti sti territori siano riusciti ad af- canza di iniziative locali e col- attraverso discussioni in collo- frontare la crisi conservando le laborazioni imprenditoriali che qui, riunioni e studi con gli at- competenze e diversificando le avrebbero potuto trovare forme tori stessi coinvolti nell’inter- attività, formando un distretto di continuazione di questa atti- vento e che contribuiscono essi tessile nel Biellese e un insie- vità come fornitrice di tecnolo- stessi a far emergere le soluzio- me di industrie meccaniche e gia se non di produzione. ni più adatte. Si tratta di un ap- meccatroniche di subfornitura Possiamo chiederci a questo proccio che ha già avuto suc- nel Canavese. Nel V.C.O. alcu- punto cosa si può veramente cesso nel caso di Ruvaris, nata ni tipi di industria come la chi- fare per arrestare il declino e proprio nel Tecnoparco negli mica di base del carburo o la ridare sviluppo. Forse è venuto anni 1996-1998, e che ha avu- siderurgia dei forni fusori erano il momento di cambiare radi- to come attori le aziende della certamente difficili da diversifi- calmente l’approccio utilizzato rubinetteria dei distretti di Bre- care attraverso una nuova im- finora, che è stato di tipo top scia e del Basso Cusio. Essa si

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Verbania, il Tecnoparco, sede della Provincia del Verbano Cusio Ossola

è formata dapprima come so- aprendosi a contatti esterni al Infine per la formazione, oltre cietà composta da sei aziende territorio necessari per lo svi- alla promozione del manage- per lo sviluppo di una nuova luppo. Un’altra importante ment, sarebbe molto utile se si tecnologia, per poi trasformarsi azione riguarda la promozione potesse creare una Scuola Tec- in un Consorzio di una ventina di nuove iniziative industriali, nica Universitaria, destinata na- di aziende che persegue una in particolare importando nuo- turalmente ad un più ampio ba- serie di importanti progetti in- ve tecnologie, da cui l’impor- cino che il V.C.O., ispirandosi novativi per il settore. I proble- tanza di attivare il Tecnoparco. alle idee di Lorenzo Cobianchi mi che affliggono l’industria del Si tratta in questo caso non tan- sui bisogni formativi per l’indu- VCO, come già segnalato dallo to, come si è fatto finora con stria della fine ottocento, e studio della Bocconi anni fa, ri- scarso successo, di attirare adattandoli ai bisogni attuali guardano la perdita di impren- aziende sulla base di soli aiuti dell’industria del XXI secolo, ditorialità e le carenze nel ma- finanziari, ma anche fornendo dove argomenti come il mana- nagement d’impresa a cui si conoscenze e relazioni per le gement delle tecnologie e l’in- può aggiungere un ristagno nel- attività delle nuove aziende. Si novazione tecnologica sono di- l’innovazione tecnologica che tratta di una strategia di suc- venuti altrettanto importanti non genera più competitività. cesso applicata in altri paesi che la formazione tecnica e Nell’affrontare questi problemi come la Svizzera e e nel Can- scientifica ma presi raramente un approccio bottom up porta ton Ticino esistono strutture at- in considerazione nel campo a favorire la formazione di reti tive per questo scopo che me- della formazione. tra aziende in grado di generare riterebbero di essere studiate nuove idee e cooperare per stu- per vedere cosa è trasferibile Angelo Bonomi di e progetti specifici anche nel caso del V.C.O.

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