Archivio Approfondimenti, Maggio 2010. Insights Archive, Maggio 2010
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art a part of cult(ure) » Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi » Print 15/08/12 09:54 Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi di Laura Traversi 1 maggio 2010 In approfondimenti,beni culturali | 1.494 lettori | 2 Comments L’Aranciera di Villa Borghese, oggi sede del Museo Bilotti, è un luogo un po’ magico, nascosto e vicinissimo insieme. In mezzo all’omonimo parco secolare, ma raggiungibile con una piacevole passeggiata di 3 minuti da P.le Flaminio. Vicino al pluridipinto e fotografato Giardino del Lago colla rinnovata Casina, dotata di moderna caffetteria. Una parte di quelle mura è lì da 500 anni, prima ancora che i Borghese l’acquisissero, perché l’amenità dei luoghi aveva favorito l’ insediarvisi di una residenza dell’antica famiglia dei Ceuli, inglobata poi nel fu Casino dei Giuochi d’Acqua, cannoneggiato durante la Repubblica Romana (1849). In queste settimane ospita un’ esposizione, piccola ma di buona qualità, con 50 notevoli dipinti, decine di belle fotografie e una colorata selezione di vetri di Murano legati alla storia della Biennale di Venezia. Vi si può anche visitare la collezione permanente di Giorgio de Chirico e di altri artisti del Novecento donata da Carlo Bilotti (1934-2006), contestualmente all’integrale recupero dell’edificio stesso, alla città di Roma. Aiuta, almeno in parte, a capire la famosa storia del genio della Metafisica che rifaceva se stesso retrodatandosi perché a tutti piacevano le sue opere degli anni ’10-’20. L’esposizione temporanea in corso, porta a Roma una selezione di opere dalla collezione della Fondazione di Venezia, generalmente poco accessibile, favorita dal sostegno delle banche tesoriere del Comune di Roma (e anche Gioco del Lotto, ATAC con un biglietto ridotto, Vodafone) e di sponsor tecnici (Repubblica) e organizzativi (Zetema), riaffermando “l’attenzione del Museo Bilotti verso il mondo del collezionismo”. La Fondazione di Venezia gestisce un suo interno progetto di collezionismo, che è al contempo una parziale eredità storicizzata, più che storica, delle Istituzioni della Biennale di Venezia e della Fondazione Bevilacqua La Masa- Ca’ Pesaro. La sua collezione infatti è il frutto del depositarsi, dal 1895 ad oggi, nei suoi uffici e magazzini, delle opere comprate dalla Cassa di Risparmio di Venezia a latere di quelle esposizioni. Malgrado battaglie e polemiche di 115 anni di Biennali, la collezione include vari artisti significativi per Venezia, l’Italia e almeno una parte del mondo artistico più allargato. Se c’è una ratio nel portare a Roma, dopo Verona e Palermo, una campionatura delle scelte operate nel corso di un secolo dai banchieri veneziani, potete vederlo attraverso dipinti, tra cui campeggiano opere di Boccioni, Ciardi (Guglielmo ed Emma), De Pisis, Carena, Casorati, Depero, Cagnaccio di San Pietro, Marussig, Tosi, Vedova, Santomaso, Pizzinato, Tancredi, Plessi ed altri ancora. Di Boccioni, in particolare, c’è il http://www.artapartofculture.net/2010/05/01/cosa-fanno-nei-piccoli-…osa-la-fondazione-di-venezia-bilotti-a-roma-di-laura-traversi/print Pagina 1 di 4 2 art a part of cult(ure) » Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi » Print 15/08/12 09:54 grande pastello prefuturista, Nonna, acquisito dopo la coraggiosa Mostra di Ca’ Pesaro del 1910, antesignana storica del ruolo ancora esercitato in favore dei giovani, seppure già circuitati, dall’odierna Fondazione Bevilacqua La Masa. In questi tempi così difficili parrebbe di poter concordare con Di Martino quando dice che: “La Biennale di Venezia esiste anche perché è nel bilancio biennale di 70 paesi europei. La città offre il territorio in cambio di investimento in arte.” In un’ ottica calamitosa, in cui assistiamo ad un enorme trasferimento di ricchezza dall’ovest del mondo all’est, con le multinazionali che privilegiano lo sviluppo industriale e le fiere di Shangai, con le aziende cinesi delle valige a 17 euro che hanno aperto bottega nelle calli e nei campielli, la promozione dell’arte e dell’artigianato italiano deve senz’altro essere potenziata. A conferma del ruolo socio-economico ed artistico esercitato dagli acquisti e dagli investimenti fatti lungo più di un secolo (la Cassa di Risparmio sostenne la Biennale fin dalle prime edizioni), nella mostra occhieggiano anche una trentina di vetri di Murano. Creati da maestri vetrai, artisti e designers (Zecchin, Barbini, Seguso, Barovier, Scarpa,Venini ecc.), collezionati a partire dagli anni ’30, testimonianze delle specifiche esposizioni al Padiglione Venezia, nei Giardini della Biennale, o della Chiesa sconsacrata di San Basso. La mostra è animata da una divertente selezione di fotografie di protagonisti dell’arte del XX secolo, ritratti anche al lavoro durante l’allestimento alla Biennale (Archivi Arici e De Maria) come quella, davvero splendida, di Giacometti, fino ai molti esempi di vero e proprio reportage storico-artistico, senza i quali non resterebbe quasi nulla di tanti eventi ed happening. capaci di restituire l’impronta di un’epoca . Ai veneziani bisognerà comunque chiedere se ritengono ben perseguita la missione riassunta dagli stesso organi della Fondazione, nella frase seguente: contribuire al miglioramento della qualità della vita e alla promozione sociale e culturale della collettività veneziana. Aggiungiamo però una postilla per chi voglia tentare una riflessione sulla Biennale di Venezia e allargare il campo ad altri artisti, non necessariamente collezionati dai banchieri di Venezia. E’ uscito da poco Gillo Dorfles, L’inviato speciale. Cronache della Biennale di Venezia: 1949-2009. Il volume è, addirittura oltre le intenzioni, una cronaca e una testimonianza di oltre 60 anni d’ attività d’ arte e cultura, che si tramuta spesso in un’efficace sintesi storica. Sarebbe quasi adottabile come Baedeker per difendersi dalle note compulsive influenze da Biennali e Fiere, grazie anche all’esistenza di un “Indice dei nomi”, se alla fine degli articoli fosse, logicamente, indicata la data. Perché mai, invece, questi riferimenti sono stati separati dal corpo degli articoli privandoli della necessaria progressione temporale? Perchè costringere il volonteroso lettore ad una lunga ed inutile ricerca nella bibliografia finale? Detto questo, anche all’ultima Biennale il decano più amato della cultura italiana, a giudicare da http://www.artapartofculture.net/2010/05/01/cosa-fanno-nei-piccoli-…osa-la-fondazione-di-venezia-bilotti-a-roma-di-laura-traversi/print Pagina 2 di 4 3 art a part of cult(ure) » Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi » Print 15/08/12 09:54 quanto si sono moltiplicate le interviste e le riedizioni di sue opere, era intervenuto con una corretta e lucida panoramica di quanto esposto in laguna. E proprio la sua prosa critica, che appare strettamente legata ad emozioni vive e profonde, trascritte sul taccuino, durante le sue incuriosite marce, è attuale: perché quasi magicamente, ma non per caso, siamo colpiti dalle stesse opere e condividiamo le sue emozioni. Senza mai aggredire pretestuosamente nessuno. Arrivando a dire che ogni tanto il bello e il buono esistono ancora. Curatore Enzo Di Martino Catalogo Umberto Allemandi dal 10 marzo al 9 maggio 2010 orario: da martedì a domenica ore 9.00 – 19.00, la biglietteria chiude alle ore 18.30 lunedì chiuso Sito web www.fondazionedivenezia.org | www.museiincomuneroma.it , che consente una buona visita virtuale, prima di recarsi sul posto o dopo. Gillo Dorfles, L’inviato speciale. Cronache della Biennale di Venezia: 1949-2009, Libri Scheiwiller, 2010, pp. 304. Immagini: DIPINTI Fortunato Depero, Donne al telaio, 1942, Olio su tela, 98×70, Collezione della Fondazione di Venezia Umberto Boccioni, Nonna, 1905-6, Pastello su carta, 116×71, Collezione della Fondazione di Venezia Cagnaccio di San Pietro, L’alzana, 1926, Olio su tela, 200×173, Collezione della Fondazione di Venezia I. Caffi, Aranciera, 1834, olio su carta riportata su tela, Roma, Museo di Roma VETRI Gaspari, Piatto Op, 1966, cristallo, l 37 cm, Collezione della Fondazione di Venezia Commenti a: "Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi" #1 Commento: di gea il 1 maggio 2010 Grazie! http://www.artapartofculture.net/2010/05/01/cosa-fanno-nei-piccoli-…osa-la-fondazione-di-venezia-bilotti-a-roma-di-laura-traversi/print Pagina 3 di 4 4 art a part of cult(ure) » Cosa fanno nei piccoli Musei? Cosa la Fondazione di Venezia? | al Bilotti a Roma | di Laura Traversi » Print 15/08/12 09:54 #2 Commento: di natale il 3 maggio 2010 De Chirico al Palaexpo, qui al Bilotti… eppure nonostante tante opere retrodatate, discutibili, replicate e molto di dubbio in giro, resta un grandissimo artista, tra i pochi italiani che nel campo del contemporaneo è riconosciuto a livello internazionale. #3 Pingback di Biennale Architettura. Resoconto: Venezia ha guardato ad Oriente, ma non immemore della sua identità occidentale | di Laura Traversi : art a part of cult(ure) il 16 settembre 2010 [...] il Polo Museale contemporaneo di Mestre o acronimo M9, guidato dalla Fondazione di Venezia (leggi: http://www.artapartofculture.net/2010/05/01/cosa- fanno) per il Museo del ’900 (progetto anglo-germanico di Hutton e Sauerbuch). Intanto la Biennale [...] Articolo pubblicato su art a part of cult(ure): http://www.artapartofculture.net Copyright © 2011 art a part of cult(ure). http://www.artapartofculture.net/2010/05/01/cosa-fanno-nei-piccoli-…osa-la-fondazione-di-venezia-bilotti-a-roma-di-laura-traversi/print Pagina 4 di 4 5 art a part of cult(ure) » Storie vintage di Chiara | La Linea del Tempo | L’intervista | di Costanza Rinaldi » Print 15/08/12 09:54 Storie vintage di Chiara | La Linea del Tempo | L’intervista | di Costanza Rinaldi di Costanza Rinaldi 2 maggio 2010 In approfondimenti,arti visive | 1.236 lettori | 3 Comments Milano.