1 (C) Tsunami Edizioni - NEIL DANIELS LA STORIA DEI JUDAS PRIEST DEFENDERS of the FAITH
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1 (c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com NEIL DANIELS LA STORIA DEI JUDAS PRIEST DEFENDERS OF THE FAITH Traduzione di Stefania Renzetti (c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com Titolo originale dell’opera: The Story Of Judas Priest - Defenders Of The Faith © 2010 Omnibus Press (A Division of Music Sales Limited) Copyright © 2011 A.SE.FI. Editoriale Srl - Via dell’Aprica, 8 - Milano www.tsunamiedizioni.com Prima edizione Tsunami Edizioni, giugno 2011 - Gli Uragani 10 Tsunami Edizioni è un marchio registrato di A.SE.FI. Editoriale Srl Traduzione: Stefania Renzetti Foto di copertina: Ross Halfin - Foto retrocopertina: Bob Leafe/Frank White Photography Progetto copertina: Eugenio Monti Finito di stampare nel giugno 2011 da GESP - Città di Castello ISBN: 978-88-96131-31-2 Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, in qualsiasi formato senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. (c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com SOMMARIO Prefazione di Al Atkins .................................................................................................5 Introduzione ................................................................................................................9 PARTE 1 – IL BLACK COUNTRY: ACCIAIO BRITANNICO UNO: PRIMA DEL’ALBA .........................................................................................15 DUE: 1963-1968 .......................................................................................................19 TRE: 1969-1970 ........................................................................................................27 QUATTRO: 1971-1972 ............................................................................................41 PART 2 – HEAVY METAL: IL SOUND DELLE MIDLANDS SI EVOLVE CINQUE: 1973-1976 ................................................................................................53 SEI: 1977-1979 ..........................................................................................................73 PART 3 – RUNNIN’ WILD: A PIEDE LIBERO IN AMERICA SETTE: 1980-1984 ...................................................................................................89 OTTO: 1985-1989 ..................................................................................................111 NOVE: 1990-1991 ..................................................................................................127 DIECI: 1992-1995 ..................................................................................................139 PART 4 – VICTIM OF CHANGES: IL PERIODO RIPPER UNDICI: 1996-2000 ...............................................................................................147 DODICI: 2001-2002 ..............................................................................................161 PART 5 – UNITED: IL RITORNO DEL METAL GOD TREDICI: 2003-2004 .............................................................................................171 QUATTORDICI: 2005 ...........................................................................................187 QUINDICI: 2006 ...................................................................................................193 SEDICI: 2007 ..........................................................................................................197 DICIASSETTE: 2008-2009 ....................................................................................199 POST SCRIPTUM – HEROES END .....................................................................209 Appendici ............................................................................................................213 Discografia/Filmografia Selezionata (Regno Unito) ....................................................280 Bibliografia ............................................................................................................315 Ringraziamenti ..........................................................................................................319 (c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com Dedicato ai miei nonni Joseph Brian Daniels Rita May Daniels R.I.P. PREFAZIONE DI AL ATKINS Il 1969 mi fa tornare in mente tanti bei ricordi. In particolare, spicca quello del miglior gruppo rock ‘n’ roll di sempre - i Beatles. Nel 1969 ci fu la loro ultima esibizione pubblica, dal vivo, sul tetto della Apple Records a Londra, e l’uscita del loro penultimo album, ovvero il magnificoAbbey Road. I Beatles hanno sempre esercitato una grande influenza su di me, come musicista, cantante, e compositore. È stato grazie a loro e al Merseybeat degli anni Sessanta che ho deciso di voler far parte del mondo del rock ‘n’ roll e sono maledettamente felice di averlo fatto. Non ho alcun rimpianto a riguardo. Un altro bel ricordo del 1969 è quello del mio vecchio amico Robert Plant, che viene anche dalla mia stessa città natale, West Bromwich, nel cuore del Black Country. Lui e Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones, come Led Zeppelin, fecero uscire il loro primo album omonimo nel gennaio di quell’anno. Era stato fissato un nuovo punto di riferimento per il rock duro e la storia del rock avrebbe cambiato per sempre il suo corso. Ricordo quando ascoltai per la prima volta canzoni come ‘Babe, I’m Gonna Leave You’, ‘Black Mountain Side’ e ‘Dazed And Confused’. Gli Zeppelin intrecciavano così tante influenze musicali, dal rock ‘n’ roll al folk, al blues e persino la musica classica. A me interessavano maggiormen- te le sonorità rock più pesanti degli Zeppelin, e ho capito quale direzione avrei preso da lì in avanti. Nel 1969 formai un piccolo gruppo locale di rock duro, influenzato da gen- te come i Cream, Led Zeppelin e Jimi Hendrix. Il gruppo si chiamava Judas Priest. Il nome della band venne deciso dal mio bassista e miglior amico Bruno Stapenhill, che lo aveva preso dal brano di Bob Dylan ‘The Ballad of Frankie Lee And Judas Priest’. Chi avrebbe mai pensato, a quei tempi, che anche loro sarebbero diventati una parte fondamentale della storia della musica rock? Io no di certo! Mi sarei messo a ridere all’idea e avrei pensato che si trattasse di una sorta di presa in giro. Sebbene abbia fatto parte dei Judas Priest per soli quattro anni, sento, nono- stante tutto, di aver lasciato il mio segno scrivendo pezzi classici come ‘Winter’ e ‘Never Satisfied’ su Rocka Rolla, che è stato il primo album del gruppo, uscito nel 1974 su Gull Records. Ho anche dato una mano per la stesura di ‘Dreamer Deceiver’ e ‘Victim Of Changes’, che sono state registrate per il secondo album, 5 (c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com LA STORIA DEI JUDAS PRIEST Sad Wings Of Destiny. In effetti, la seconda è un vero gioiello di canzone e io stesso l’ho registrata due volte, sull’album omonimo e per il mio ultimo lavoro Demon Deceiver. Il testo è la fusione del brano di Rob Halford ‘Red Light Lady’ e la mia ‘Whiskey Woman’. Sono orgoglioso di dire che è uno dei migliori pezzi heavy metal di sempre. Ho seguito ogni mossa dei Judas Priest fin dal primo giorno e ho collezionato tutti i loro dischi durante gli anni. Se devo essere totalmente sincero con me stesso e i fan del gruppo, ammetto di rimpiangere di aver lasciato i Judas Priest nel maggio del 1973. Ma d’altra parte, non penso che avrebbero preso la stessa direzione se fossi rimasto con loro. Tutti prendiamo delle decisioni che sentiamo essere quelle giuste in quel particolare momento e dobbiamo accettarne le con- seguenze negli anni a venire. Ho dovuto lasciare i Judas Priest per una serie di ragioni, principalmente per prendermi cura della mia famiglia e per provvedere a loro finanziariamente, cosa che a quei tempi i Judas Priest non mi permettevano di fare. Far parte del gruppo era una faticaccia, anche se ci siamo divertiti. Alla fine, me ne sono dovuto andare. Non avevo altra scelta. Ho parecchi bei ricordi della mia permanenza nei Judas Priest - e alcuni meno belli - ma una cosa è certa, ho formato un gruppo nel 1969, e senza di me e Bruno non ci sarebbero stati i Judas Priest e di questo sono immensamente orgoglioso. La voce dinamica, potente ed eccezionalmente acuta di Rob Halford e la sua fenomenale presenza scenica, sono dei punti di forza con cui fare i conti; e quelle armonie complementari e pesanti fornite dalla fantastica coppia Glenn Tipton e K.K. Downing, le avrei solo potute sognare a quei tempi. Il basso martellante di Ian Hill e Scott Travis, che è il solo batterista americano ad aver suonato nel gruppo, hanno anch’essi aggiunto una potenza enorme al suono dei Judas Priest, ed è un’altra cosa di cui sono invidioso. Mi tengo ancora in contatto con i Judas Priest, quando sono in città, e ho il massimo rispetto per un gruppo che ha lavorato così duramente durante tutti questi anni e continua a sfornare un classico del metal dopo l’altro. A dire il vero, ho avuto l’occasione di incontrarli non tanto tempo fa, durante il loro tour del Regno Unito nel 2005. Ho incontrato i ragazzi nel backstage, al NEC di Birmingham, e ci siamo fatti qualche birra e un po’ di risate ripensando ai vecchi tempi. È stato bello. Il mio amico, che era venuto con me a vedere il concerto, era in assoluta soggezione quando ha stretto loro la mano per la prima volta, ma per me sono ancora un gruppo di vecchi amici che hanno avuto succes- so. Mi ha fatto particolarmente piacere vederli suonare ‘Victim Of Changes’ nel corso della scaletta. Mi è stato chiesto spesso: “Come ha avuto inizio tutto questo?”. Così quando Neil mi ha contattato per fare un’intervista per questo libro, sono stato ben con- tento