Vendita All'asta N
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Vendita all’Asta n. 103 giovedì 26 Maggio 2016 ore 19:00 Esposizione: Napoli, via Tito Angelini, 29 da venerdì 20 a giovedì 26 Maggio 2016 orario 10:00 -19:00 domenica 22: 10:00-14:00 / 16:00-20:00 giovedì 26: 10:00-14:00 Via Tito Angelini, 29 Tel. (39) 081 372 33 15 Napoli 80129 Telefax (39) 081 229 12 37 email: [email protected] website: www.vincentgalleria.it DIPINTI DEL XIX E XX SECOLO PROVENIENTI DA COLLEZIONI PRIVATE 68 ANONIMO TEDESCO (Attivo del XIX secolo) Scena di genere litografia, cm 50x68 Provenienza: Antica Libreria Regina, Napoli; coll. privata, Napoli Stima: € 400/800 69 HACKERT GEORGE (1755 - 1805) Veduta del Porto e Badia di Palermo da un’opera 68 del fratello Jakob Philipp Hackert (1737-1807) acquaforte, cm 63x87 Stima: € 400/800 70 HACKERT GEORGE (1755 - 1805) La rada di Napoli da un’opera del fratello Jakob Philipp Hackert (1737-1807) acquaforte, cm 66x90 Stima: € 400/800 69 71 ANONIMO INIZI XIX SECOLO Villa comunale gouaches su carta, cm 38x70 Stima: € 600/1.200 72 ANONIMO INIZI XIX SECOLO Napoli da Mergellina gouaches su carta, cm 38x70 70 Stima: € 500/1.000 4 71 72 5 73 SCUOLA DI POSILLIPO INIZI DEL XIX SECOLO Paesaggio olio su carta rip. su tela, cm 28,5x19 Stima: € 350/650 74 LANZA GIOVANNI GIORDANO (Napoli 1827 - 1890) Sorrento acquerello su carta, cm 16x24 firmato in basso a sinistra: G.G. Lanza Stima: € 750/1.350 75 DUCLERE TEODORO (Napoli 1815 - 1869) Villa Tasso a Sorrento olio su carta rip. su tela, cm 43x33 firmato in basso a sinistra: Duclere 73 Stima: € 2.500/4.500 74 6 7 76 FERGOLA SALVATORE ATTR. 77 MATTEJ PASQUALE (Napoli 1799 - 1874) (Formia 1813 - Napoli 1879) Paesaggio con cascata Processione a palazzo Cellamare olio su tela, cm 37x46,5 olio su carta rip. su cartone, cm 40x30 Stima: € 600/1.200 siglato in basso a sinistra: P. M. Stima: € 9.000/13.000 8 9 78 PALIZZI NICOLA (Vasto - CH 1820 - Napoli 1870) Paesaggio flegreo olio su tela, cm 37x48 firmato e datato in basso a destra: N. Palizzi 1844 Stima: € 3.000/5.000 10 79 SMARGIASSI GABRIELE (Vasto, CH 1798 - Napoli 1882) Paesaggio olio su tela, cm 38x58 firmato e datato in basso a sinistra: G. Smargiassi 61 a tergo cartiglio Mostra della Scuola di Posillipo ,Napoli Esposizioni: Mostra della Scuola di Posillipo ,Museo civico Filangieri Napoli sett. - dic. 1945 Stima: € 3.000/5.000 11 80 QUERCIA FEDERICO (Caserta 1824 - Napoli 1899) Figura femminile tecnica mista su tela, cm 69,5x56 firmato a lato a destra: F. Quercia Stima: € 600/1.200 81 APREA FEDERICO (Attivo nel XIX secolo) Natura morta olio su tela, cm 27x41 firmato e datato in basso a sinistra: Federico Aprea 1877 Stima: € 350/750 12 82 CELENTANO BERNARDO (Napoli 1835 - Roma 1863) Pia de’ Tolomei olio su tavola, cm 25,5x20 firmato in basso a sinistra: Celentano a tergo iscritto: Bernardo Celentano Pia de’ Tolomei Proviene dalla raccolta del Barone ... Stima: € 350/750 13 83 PALIZZI GIUSEPPE (Lanciano, CH 1812 - Passy 1888) Fanciulle al bagno olio su tela, cm 64,5x81 firmato e datato in basso al centro: Palizzi 51 Bibliografia: A. Schettini, La Pittura napoletana dell’Ottocento E.D.A.R.T. Napoli 1966 vol I pag. 121 Stima: € 4.000/7.000 Non sarebbe stato difficile probabilmente datare quest’opera anche qualora Giuseppe Palizzi non l’avesse fatto in prima persona, riconoscendosi in essa già al primo sguardo la foresta di Fontainebleau, particolarmente cara all’artista e ricorrente pertanto in una folta schiera di sue opere, tanto da far ribattezzare l’autore «le Sylvain» all’interno della comunità artistica di Parigi, città in cui egli giunse tra il 1844 e l’anno seguente, dopo la definitiva rottura con l’ambiente accademico napoletano ed in particolare con Gabriele Smargiassi. L’arrivo della tela in questione nel capoluogo campano potrebbe dunque risalire già alla fine del secolo diciannovesimo, quando alla morte dell’autore il fratello Filippo cercò di vendere tutto il possibile in Francia e riportò con sé in terra natia quel che rimase. Comunque Giuseppe Palizzi del suddetto Smargiassi (che pure fu suo maestro durante gli anni di formazione) conservò una qualche influenza se, pur innovando radicalmente l’approccio di fondo alla sua pittura di paesaggio, rigorosamente ritratto dal vero come andavano facendo i nuovi amici della Scuola di Barbizon, conferì a questo spesso un’aura idillica e romantica, come è chiaramente impresso del resto proprio sull’opera proposta, i cui eleganti personaggi sembrano attardarsi dal secolo precedente piuttosto che anticipare i protagonisti de “Le déjeuner sur l’herbe” di Édouard Manet (che pure il Palizzi conobbe), i quali avrebbero fatto capolino al Salon des Refusés dieci anni più tardi. Per le simpatie maturate nel corso della nuova vita parigina è logico nonché giusto pensare poi per il Palizzi anche un confronto col maestro indiscusso del paesaggio francese dell’Ottocento, Théodore Rousseau, un confronto tutto giocato senza ombra di dubbio sul geometricamente ristretto eppur potenzialmente infinito campo della tavolozza adoperata dai due pittori: se infatti il caposcuola dei Barbisonnier, legato a suggestioni tutte fiamminghe, preferì sempre come è noto caratteristiche tinte rossastre, l’artista di Vasto vi oppose colori più freddi, tra una gran varietà di verdi ed il nero, così come gli fu imposto dallo spettacolo della natura che gli si manifestò tante volte tra luci ed ombre nei meandri dell’adorata foresta alle porte di Parigi. 14 15 84 PALIZZI FILIPPO (Vasto, CH 1818 - Napoli 1899) Cavalli in amore olio su tela, cm 31x44,5 firmato in basso a sinistra: Fil. Palizzi Stima: € 12.000/18.000 Nella carriera di Filippo Palizzi, costellata di innumerevoli esposizioni, onorificenze ed incarichi istituzionali conferiti, dunque in generale di grande successo sia in Italia quanto all’estero, il rapporto tra l’artista ed il mondo animale occupa uno spazio assai cospicuo; non a caso del resto su una vasta bibliografica ricorre spesso la precisa espressione di “realismo animalista” in proposito del quintogenito di casa Palizzi. Se in effetti il rapporto suddetto potrebbe essere fatto risalire proprio ai primi anni di vita del nostro artista, quando egli con i fratelli (detti “muse”) modellava in creta elementi del presepio, per un più significativo (determinante, in realtà) confronto bisognò attendere gli anni napoletani, quando Filippo, pur avendo abbandonato gli studi accademici al Real Istituto di Belle Arti, per partecipare ugualmente ai concorsi da esso banditi prese a ritrarre animali dal vero nelle campagne. In una prima fase, coincidente grosso modo col quinto decennio dell’Ottocento, il Palizzi in realtà non dovette nella rappresentazione del mondo animale comportarsi molto differentemente da quanto già andava facendo per i costumi popolari, dividendosi cioè tra visione concreta del reale e studio di repertori di incisioni altrui: nel campo specifico della raffigurazione di equini fu ad esempio piuttosto logico ispirarsi ad opere inglesi, principalmente (a quanto sappiamo da documenti e confronti stilistici) quelle di John Frederick Herring. Ben nota è pure una iniziale influenza subita da parte della fisiognomica settecentesca di Lavater, testimoniata da disegni in cui i profili animali sono associati a volti umani caratterizzati dalle medesime espressioni. Un cambiamento di rotta sensibile, o meglio un ribaltamento della situazione di partenza, si verificò invece nel corso degli anni Sessanta, quando cioè Filippo si convinse del fatto che gli animali fossero in realtà ben più interessanti da rappresentare degli uomini stessi, e per una motivazione non in qualche modo ancora moralistica quanto piuttosto puramente estetica: l’attenzione veniva tutta a concentrarsi nella resa della primordiale comunione tra fauna e flora nonché dei molteplici effetti ottici determinati dal diverso posarsi della luce sul pelo ferino. A testimonianza di questa sfida rimane l’opera proposta in cui, in uno spazio recintato che lascia solo sottintendere la presenza umana, stanno alcuni cavalli a ruminare, dei quali i due in primo piano presentano in effetti sul manto vellutato un sapiente gioco chiaroscurale che modella ed esalta tangibilmente i possenti muscoli sottostanti, quasi fossimo in presenza di una scultura tridimensionale piuttosto che di un semplice dipinto. 16 17 85 GAETA ENRICO (Castellamare di Stabia 1840 - 1887) Tetti olio su tela, cm 52x64 sul retro cartiglio delle “Celebrazioni della Campania” Esposizioni: Il paesaggio nella pittura napoletana dell’Ottocento, Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti, Napoli settembre 1936; Napoli,Associazione “Circolo ArtisticoPolitecnico”, 03 - 14 Maggio 2014 Bibliografia: Il paesaggio nella pittura napoletana dell’Ottocento, Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti, Napoli 1936, pag. 95 n.59; Don Riccardo, Artecatalogo dell’Ottocento “Vesuvio” dei pittori napoletani, Editorialtipo, Roma 1973, pag. 48; Enrico Gaeta a cura di Rosario Caputo , Ed. Vincent Napoli 2014, tav 6,pag. 20 Stima: € 7.000/13.000 Più di altri pezzi della purtroppo esigua produzione dell’autore, morto prematuramente, l’opera proposta si denota come assai vicina al capolavoro indiscusso del Gaeta, “I pini” (in esposizione molteplici volte tra Italia ed estero), per il forte lirismo che la pervade principalmente grazie al sapiente uso dei colori, che colpì finanche il grande Raffaello Causa, il quale propose in generale per lo stile del Gaeta, ma riferendosi specificamente sia a “I pini” suddetti che a questa tela (nel suo commento intitolata “Veduta di tetti a Quisisana”), una certa consonanza coi primi Macchiaioli toscani. Se l’ambiente de “I pini” è tuttavia visibilmente crepuscolare, qui la luce appare più probabilmente come meridiana, e determina di conseguenza le gamme cromatiche adoperate, dal ventaglio di gialli ed aranci che identificano inequivocabilmente i materiali di costruzione delle case popolari (più volte è stata sottolineata la sorprendete abilità del Gaeta nella riproduzione delle mura rustiche, screpolate, palpabilmente materiche nelle sue opere) ai molteplici toni di verde notoriamente cari all’autore, vividi o cupi tra una macchia di vegetazione e l’altra a seconda di dove si posino i raggi solari.