Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela”

3. Il territorio di Salvatore Anzà *, Vittorio M. Crimi **

Il Comprensorio del Mela ricade nella porzione nord orientale della Sicilia, in una fascia compresa tra i bacini idrografici del Fiume Niceto e del Fiume Mela, e si sviluppa, da nord a sud, dal Tirreno fino ai Peloritani. Il territorio risultante (Figura 3) risulta esteso circa 194 km2, con quasi 16 km di coste ed una popolazione complessiva di circa 53.000 abitanti, e comprende i comuni di: ; ; S. Filippo del Mela; S. Lucia del Mela; Condrò; Gualtieri Sicaminò; S. Pier Niceto.

A nord il comprensorio è caratterizzato da un ampio territorio pianeggiante - la piana di Milazzo - che si estende dall’entroterra, ai piedi dei Monti Peloritani, fino alla costa, con una serie di vallate in corrispondenza di altrettanti corsi d’acqua. I bacini idrografici più importanti di questa zona sono il Torrente Mela, il Floripotema-Corriolo, il Gualiteri-Muto e la fiumara Niceto, i cui corsi d’acqua principali presentano caratteristiche tipiche delle fiumare siciliane: deflusso irruente e irregolare con lunghe magre estive a decorso subalveo, e brevi piene invernali o primaverili con portate elevate di origine pluviale. E’ presente una morfologia variegata, che va da zone montane e prettamente agricole a zone costiere in cui coesistono grossi insediamenti civili e produttivi.

3.1 Il clima Le condizioni meteo-climatiche dell’area del Comprensorio del Mela sono coerenti, in generale, con l’assetto climatologico della costa settentrionale della Sicilia. La piovosità annua dell’area si attesta intorno ai 920 mm. I mesi più piovosi sono Gennaio, Dicembre ed Ottobre.

Per quanto riguarda la situazione dei venti, nell’area di Milazzo si riscontrano come venti predominanti e costanti (sia deboli che medi e forti), il Ponente e, con frequenza minore, lo Scirocco, per tutti i mesi dell’anno, ad eccezione di quelli estivi, nei quali le frequenze dei venti forti diminuiscono e nei quali si registra la maggiore frequenza di clima. Una certa frequenza presentano anche i venti di Maestrale. I venti forti e fortissimi (7°-12° scala Beaufort) tendono a concentrarsi, seppure con basse frequenze (max 5%), nei periodi autunnali e invernali, al contrario dei venti molto deboli che con maggiore frequenza (max 7%) si presentano nei mesi estivi. Per il Ponente la penisola di Milazzo offre un buon riparo, per lo Scirocco la baia è completamente scoperta. Dalla configurazione generale si evince che, in linea generale, i territori ubicati più a monte, pur non avendo significativi insediamenti produttivi, subiscono l’influenza dell’area industriale che si trova nella zona costiera, a causa delle condizioni meteoclimatiche generali caratterizzate da una forte e frequente ventilazione che spira soprattutto in direzione delle zone montane.

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Figura 3 – Il Comprensorio del Mela - Mosaico Ortofoto

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3.2 Unità stratigrafico-strutturali

Di seguito viene riportata la descrizione delle successioni stratigrafiche affioranti nell’area del comprensorio, nell’ordine della loro sovrapposizione e partendo da quelle più profonde (Figura 4).

Complesso Calabride UNITÀ DELL’ASPROMONTE L’unità dell’Aspromonte affiora estesamente nella parte settentrionale della Catena Peloritana e a Capo Milazzo. È costituita da un basamento metamorfico formato da paragneiss passanti a micascisti, cui si intercalano corpi di notevole estensione di gneiss occhiadini con associati metagranitoidi, e da minori lenti di rocce basiche, rappresentate da anfiboliti fino a metaultramafiti. Livelli di marmi a silicati sono diffusi, subordinati i fels Ca-silicatici e le quarziti.

Coperture tardorogene pre-collisionali dell’Oligocene-Miocene inferiore FLYSCH DI CAPO D’ORLADO Affiora nei pressi di S. Pier Niceto, in facies pelitica, costituita da un’alternanza di strati sottili di argille siltose grigie o nerastre e di arenarie fini (Oligocene superiore-Burdigaliano inferiore ).

Complesso Antisicilide UNITÀ DELLE ARGILLE SCAGLIOSE ANTISICILIDI Sono argille a tessitura scagliosa, sovente con giacitura caotica, intercalate da argilloscisti bituminosi alternati a radiolariti variegate, ed ancora straterelli argilloso-arenacei inglobanti quarzareniti giallastre. Gli inclusi di quarzareniti sono ben visibili a sud di S. Pier Niceto (Cretaceo superiore).

Coperture tardorogene pre-collisionali del Miocene inferiore-medio CALCARENITI DI FLORESTA Le Argille Scagliose sono spesso sormontate da una sequenza terrigena costituita generalmente da arenarie arcosiche fossilifere a cemento carbonatico. Queste affiorano nei pressi di (Burdigaliano superiore- Langhiano).

Coperture tardorogene post-collisionali DEPOSITI TERRIGENI DEL SERRAVALLIANO INFERIORE - MESSINIANO INFERIORE Si riscontrano nella zona di San Pier Niceto, ove affiora una successione completa di tali depositi, rappresentata da argille siltose con straterelli arenacei, poggiante su blocchi residui di “Calcareniti di Floresta”, oppure, direttamente sulle Argille Scagliose Antisicilidi seguite da un intervallo conglomeratico e da un’alternanza argilloso-arenacea. La sequenza termina con argille siltose di mare basso, generalmente discordanti sui terreni sottostanti, che si estendono a ricoprire anche il substrato pre-serravalliano. BIOLITITI CORALGALI E BRECCE CARBONATICHE Si tratta di biocostruzioni a coralli ed alghe, cui si associano Briozoi, foraminiferi sessili e piccoli Echinoidi. L’intervallo basale generalmente è rappresentato da brecce carbonatiche a clasti di biolititi coralgali e litici cristallini con biocalcareniti in strati decimetrici a Gasteropodi, Foraminiferi, Alghe e Coralli. Poggiano sul substrato cristallino, mostrano una

Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento 29 Tel. 090/692086 - Fax 090/692086 - e-mail: [email protected] Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela” superficie fortemente erosa e si rinvengono esclusivamente sul versante settentrionale della penisola di Milazzo (Tortoniano superiore-Messiniano inferiore). CALCARE EVAPORITICO Affiora limitatamente a pochi settori dell’area in studio. Si presenta vacuolare, spesso brecciato e pulverulento, con una colorazione bianco-grigiastra (Messiniano). TRUBI Si tratta di calcari marnosi e marne calcaree a foraminiferi planctonici di color bianco-crema, nei quali si alternano litotipi più o meno calcarei a fratturazione concoide. Gli affioramenti più estesi si ritrovano nell’area tra il Torrente Mela e Spatafora (Pliocene inferiore). DEPOSITI DEL PLIOCENE SUPERIORE – PLEISTOCENE MEDIO Questi depositi mostrano una sequenza complessivamente trasgressiva con passaggio verticale da calcareniti e sabbie verso orizzonti argillosi. Affiorano principalmente nell’area di Condrò dove la successione è costituita alla base da calcareniti che passano gradualmente ad argille marnose fossilifere color grigio-azzurro. GHIAIE E SABBIE DI Affiorano lungo la fascia costiera dei Monti Peloritani e sono costituiti da notevoli volumi di sedimenti conglomeratico-sabbiosi poggianti in discordanza sui depositi plio-pleistocenici e su diversi termini del substrato più antico. Tali depositi clastici sono interpretati come il prodotto di antichi apparati fluvio-deltizi alimentati dalla dorsale peloritana, sviluppatasi durante le fasi di sollevamento dell’area (Pleistocene medio). TERRAZZI MARINI E FLUVIALI I terrazzi marini sono particolarmente sviluppati nel settore peloritano dell’area in studio e testimoniano le fasi finali dell’orogenesi caratterizzate da un sollevamento di tutta l’area. Nel promontorio di Milazzo il deposito terrazzato è rappresentato da terre bruno-ocracee o rosse, generalmente sciolte e da materiale vulcano-clastico, per lo più cineritico, di origine eoliana (Pleistocene medio-superiore). Nell’area sono stati riconosciuti anche differenti ordini di terrazzi fluviali costituiti da modesti spessori di ghiaie, sabbie ciottolose e limi di colore bruno o grigiastro, distribuiti lungo le valli (Pleistocene medio-superiore). ALLUVIONI RECENTI E PIANE LITORALI Si tratta di depositi sabbioso-limosi e ghiaiosi presenti ai margini delle aste fluviali. Nel tratto terminale delle valli questi depositi si collegano direttamente a quelli presenti lungo la costa, dando luogo ad ampie piane costiere attuali come quella tra Milazzo e Barcellona (Olocene). ALLUVIONI ATTUALI E SABBIE Il letto fluviale nel quale scorrono le acque delle fiumare è in gran parte costituito da ghiaie e sabbie limose. Si tratta di depositi attuali, che nella Fiumara del Mela raggiungono spessori di svariate decine di metri. Lungo la costa si distribuiscono i depositi litorali, costituiti da sabbie e da ghiaie ad elementi eterometrici (Olocene).

3.3. L’assetto idrogeologico

L’assetto idrogeologico è fortemente influenzato dalle condizioni litologico-strutturali che si sono progressivamente instaurate in seguito alle intense deformazioni di età terziaria. Va detto in proposito che, a causa dell’eterogeneità dei litotipi presenti, nell’area si riscontra un ampio ventaglio di valori di permeabilità che non consente, in linea di massima, di avere corpi idrici importanti, ma favorisce la presenza di livelli acquiferi discontinui e a scarsa potenzialità. Di notevole interesse sono invece i depositi alluvionali costieri e di fondovalle, dove ritroviamo falde acquifere di una certa rilevanza. Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento 30 Tel. 090/692086 - Fax 090/692086 - e-mail: [email protected] Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela”

Figura 4 – Carta Geologica del Comprensorio del mela

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In estrema sintesi nell’area possono essere individuati due grandi corpi idrici sotterranei in corrispondenza, rispettivamente, della piana di Milazzo e dei Peloritani nord- orientali.

Nella piana di Milazzo le principali falde acquifere si individuano in corrispondenza dell’esteso deposito alluvionale sabbioso-ghiaioso caratteristico della stessa piana. Tali falde sono alimentate dai torrenti Mela, Floripotema, Niceto e Corriolo. L’acquifero più importante è a falda libera, con superficie piezometrica variante da + 4 m s.l.m. nelle zone più elevate a sud, fino a –3 m s.l.m. Il battente è di circa 60 m, con livelli massimi e minimi di 87 e 20 m. La ricarica annuale dipende principalmente dalle abbondanti piogge dei mesi autunnali e invernali. Oltre all’incidenza diretta delle precipitazioni, un elevato contributo deriva anche dal ruscellamento lungo i versanti dei bacini imbriferi drenati dalle fiumare, laddove essi sono costituiti in affioramento da terreni poco permeabili. L’ulteriore contributo alla ricarica viene offerto anche dalle acque di restituzione delle sorgenti non captate, che raggiungono i fondovalle e si infiltrano a formare le falde di sub-alveo che defluiscono verso costa. Il deflusso sotterraneo all’interno dei depositi alluvionali di fondovalle è diretto circa N-S/NNO-SSE. Le falde di sub-alveo sono di tipo libero, con comportamento molto influenzato dalle variazioni granulometriche dei depositi. Nella piana costiera si realizzano locali fenomeni di semiconfinamento per la presenza di orizzonti limoso - argillosi di varia estensione. La permeabilità dei litotipi, lungo i corsi d’acqua e nella piana costiera, varia da 10-3 a 10-4 m/s mentre la trasmissività è compresa fra 10-2 e 10-3 m2/s. Da questa falda attingono più di 200 pozzi, che negli ultimi anni hanno sensibilmente depresso il livello piezometrico. Solo nei pozzi situati lungo la fascia litorale di ponente si segnala la presenza di componenti salmastre, che indicano una possibile intrusione marina con risalienza della superficie d’interfaccia fra la falda dolce e quella salina.

Al di sotto di tale acquifero ne esiste un altro, a falda imprigionata e con i livelli piezometrici che si innalzano fino a + 6 m s.l.m. (dati del Ministero Ambiente, 2000), alla quale attinge la Centrale Edipower con 6 pozzi (di profondità di circa 250 m) per il prelievo delle acque dolci utilizzate per la produzione di vapore. Questa falda è stata rilevata con campionamenti fatti fra la stazione ferroviaria e la raffineria di Milazzo. In tale contesto idrogeologico, la zona industriale giace a valle delle zone di utilizzazione agro-alimentare dell’acquifero. Questa posizione della potenziale fonte di inquinamento rende improbabile una propagazione degli inquinanti a monte, fatto ulteriormente ostacolato dalla depressione del livello piezometrico sotto l’area degli impianti industriali.

Il Ministero Ambiente, in una campagna di monitoraggio propedeutica alla dichiarazione di area a rischio, ha valutato il grado di vulnerabilità di tale falda, utilizzando il metodo del “drastic index”. Tale metodo consiste nell’assegnare a determinati parametri un valore tra 1 e 10. Questi parametri sono: profondità della superficie freatica, altezza delle precipitazioni o ricarica, tipo di terreno saturo o non saturo, topografia della zona, influenza della zona aerata e conducibilità idraulica dell’acquifero. Dalla somma dei valori assegnati ai singoli parametri si ottiene il drastic index: più elevato è tale valore, maggiore è il grado di vulnerabilità nei confronti di possibili inquinanti. Applicando questo metodo è stata ottenuta la mappa degli isovalori dell’indice drastic riportata in figura 5.

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Figura 5 - Carta degli isovalori dell’indice drastic

Nei Peloritani nord-orientali gli acquiferi si individuano in corrispondenza dei depositi terrigeni della Formazione Stilo-Capo d’Orlando e nei lembi di depositi del Miocene superiore affioranti lungo la dorsale peloritana che separa i settori nord-occidentali (che declinano verso la piana di Barcellona – Milazzo) da quelli sud-orientali, compresi tra Alì Terme e la periferia meridionale dell’area metropolitana di Messina. La permeabilità di tali

Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento 33 Tel. 090/692086 - Fax 090/692086 - e-mail: [email protected] Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela” depositi è elevata, sia per la porosità primaria dei conglomerati (10-3 m/s) che per la fessurazione nei depositi più competenti.

Altri acquiferi si localizzano nel basamento metamorfico ercinico della dorsale peloritana (in direzione NE-SO) che decorre da Capo Rasocolmo fino all’altezza di Monte Cavallo, dove sono compresi i territori comunali di S. Pier Niceto, Gualtieri Sicaminò, S. Lucia del Mela e San Filippo del Mela. La circolazione idrica nell’ammasso roccioso metamorfico determina l’esistenza di un numero elevato di manifestazioni sorgentizie, la cui portata presenta generalmente un’elevata variabilità in un ristretto arco di tempo ed è direttamente collegata alle precipitazioni meteoriche.

Il rapido decremento dei valori di portata dimostra sia il limitato volume dei serbatoi naturali che la rapidità di circolazione all’interno di questi. Le acque di infiltrazione sono quindi restituite al deflusso superficiale dopo breve tempo, concorrendo così all’alimentazione degli acquiferi alluvionali di fondovalle. L’acquifero alimenta principalmente sia la piana costiera di Messina che la sub- idrostruttura Monforte-. Possiede poi delle discontinue connessioni idrauliche con i corpi idrici Messina-S. Margherita ed Alì Terme.

3.4. Principali elementi strutturali

L’area che interessa il Comprensorio del Mela fa riferimento in generale alla struttura geologica della Sicilia nord-orientale, e va inquadrata nel contesto geodinamico del mediterraneo centrale, dominato dalla presenza di due elementi fondamentali interagenti fra loro: la Catena Appennico-Magrebide e il Bacino Tirrenico.

La Catena Appennico-Magrebide rappresenta la linea di sutura tra i continenti europeo e africano: una catena corrugata che costituisce la dorsale appenninica e che, attraverso la Calabria e la Sicilia, prosegue oltre il Canale di Sicilia verso le coste del Maghreb, in Africa settentrionale. L’arco dell’Appennino meridionale e quello siciliano delle Maghrebidi (Nebrodi e Madonie) sono separati dall’Arco Calabro-Peloritano rispettivamente dal sistema trascorrente di Sangineto e dal sovrascorrimento di , che rappresentano due sistemi molto recenti di interpretazione geodinamica ancora incerta. L’attuale conformazione della catena deve la sua origine ai movimenti di collisione che iniziarono circa 25 milioni di anni fa e determinarono la subduzione (sprofondamento) della litosfera (crosta e parte del mantello) continentale africana al di sotto di quella mediterranea. La convergenza tra le due placche - durante la quale la zolla africana si fratturò in diverse parti (“microzolle”) - si realizzò, durante il Terziario, mediante la chiusura dell’ampio bacino oceanico (“Tetide”) originariamente interposto. Ciò determinò uno sprofondamento della litosfera africana verso ovest, sotto la penisola italiana ed il Tirreno sud orientale, a qualche centinaio di chilometri di profondità nel mantello, generando la formazione di magma.

Successivamente, agli sforzi di dinamica compressiva che hanno determinato la convergenza delle due placche litosferiche, se ne è aggiunto un altro di tipo distensivo (a partire da circa 10 milioni di anni fa) con l’inizio dell’apertura del Tirreno: dal Miocene

Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento 34 Tel. 090/692086 - Fax 090/692086 - e-mail: [email protected] Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela” medio-superiore la progressiva apertura del bacino tirrenico, associata alla formazione della catena appenninica, con la distensione della litosfera, ha reso possibile la risalita del magma. Si sono quindi generati il vulcanismo del bacino tirrenico, con numerosi rilievi sottomarini (“seamounts”) di natura basaltica (Magnaghi, Vavilov, Marsili, Palinuro), e successivamente le Isole Eolie ed il vulcanismo del bordo tirrenico nord-orientale (“provincia comagmatica romana”).

Siamo quindi in presenza di un sistema “arco - fossa - bacino marginale”, originato dalla collisione tra le placche convergenti Africana ed Euroasiatica: l’arco metamorfico è rappresentato dall’Arco Calabro- Peloritano, le Isole Eolie rappresentano il fronte vulcanico, mentre il bacino marginale di retroarco è dato dal piano abissale del Tirreno. La crosta da entrambi i lati del contatto delle placche è di tipo continentale, mentre è di natura oceanica sotto la zona abissale del Tirreno. Figura 6 – Sistema “arco-fossa-bacino marginale” In figura 6 è riportata una rappresentazione schematica generica dei meccanismi geologici appena citati, che hanno portato alla formazione di bacini abissali, archi vulcanici e catene montuose nel Basso Tirreno fra la Sicilia e la Calabria.

Va ricordato che al momento attuale, a prescindere dai vari modelli prospettati dai ricercatori per spiegare un contesto geodinamico così articolato, i movimenti relativi fra le placche sembrano ancora in atto, dando luogo alla fenomenologia caratteristica dei margini continentali attivi. Tale complessa situazione crostale, infatti, non può che essere accompagnata da manifestazioni endogene che rappresentano soltanto l’aspetto esteriore (ed una modesta manifestazione) dell’incredibile energia in gioco: il vulcanismo e la sismicità.

Per quanto riguarda il Tirreno meridionale, ad esempio, studi del CNR sull’apparato vulcanico sottomarino del Marsili hanno confermato che i fenomeni vulcanici sono tuttora attivi, e che sui fianchi si stanno sviluppando numerosi apparati vulcanici satelliti, molti dei quali hanno dimensioni comparabili con il cratere di Vulcano. Sono state inoltre identificate le tracce di enormi collassi di materiale dai fianchi di alcuni dei vulcani sottomarini. La figura 7 - tratta dal sito web dell’Istituto di Scienze Marine del CNR - mostra un’immagine del Marsili (rilevata con il “Multibeam Sonar”) che si innalza ad oltre 3.000 metri dal fondo marino, e si sviluppa nel complesso per una Figura 7 - Il vulcano Marsili lunghezza di oltre 60 chilometri ed una larghezza di circa 40 chilometri.

Per quanto riguarda la tettonica si ricorda, infine, che recenti studi effettuati nella Sicilia orientale hanno consentito di ricostruire la geometria di dettaglio dei principali sistemi

Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento 35 Tel. 090/692086 - Fax 090/692086 - e-mail: [email protected] Linee guida per la formazione del “Piano per il risanamento ambientale ed il rilancio economico del Comprensorio del Mela” di faglie affioranti in questo settore dell’isola, con la definitiva validazione dello schema tettonico già proposto da Lentini, i cui principali allineamenti sono sintetizzati nella figura 8.

In questo schema le unità Kabilo- Calabridi sono rappresentate da frammenti di croste continentale, costituite da rocce cristalline di età ercinica, con relative coperture sedimentarie mesozoico- terziarie. Queste unità affiorano in tutta la dorsale dei monti Peloritani e si estendono verso sud fino all’allineamento S. Fratello- Giardini, orientato NW-SE, lungo il quale è esposto il contatto tettonico di accavallamento sui sedimenti caotici dell’originario cuneo di accrezione tetideo. A questo contatto, noto in letteratura come “Linea Taormina”, è stato assegnato il ruolo di svincolo trascorrente destro, posto alla terminazione Figura 8 – Schema neotettonico della Sicilia orientale. meridionale dell’arco Calabro-Peloritano.

* Dott. Salvatore Anzà Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Territorio e Ambiente – Dirigente responsabile Ufficio qualità dei corpi idrici – Presidente della Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento di Messina.

** Sig. Vittorio M. Crimi U.I.L. Messina – Componente della Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento di Messina.

*** Dott. Giuseppe Antonino Galbo Direttore Area dipartimentale di sanità pubblica veterinaria A.U.S.L. 5 di Messina – Componente della Commissione provinciale per la tutela dell’ambiente e la lotta contro l’inquinamento di Messina.

Contributi specifici

Ing. Agostino Cirasa Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Urbanistica – Sistema Informativo Territoriale Regionale. Ing. Enzo La Rocca Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Territorio e Ambiente – Servizio Tutela dall’inquinamento acustico, atmosferico, elettromagnetico e rischio industriale. Dott.ssa Angela Tiziana Lavore, Dott.ssa Tiziana Sabella, Ing. Silvana Sardisco Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Territorio e Ambiente – Tirocinio formativo presso il Servizio Tutela acque e rifiuti.

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Sig. Pasquale Palmieri Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Territorio e Ambiente – Segreteria della Commissione Provinciale per la Tutela dell’Ambiente e la lotta contro l’inquinamento di Messina. Sig. Vittorio Paola Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Urbanistica – Sistema Informativo Territoriale Regionale.

Riferimenti bibliografici

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