Le vicende storico-istituzionali di tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento

Il governo provinciale dello Stato pontificio, nel corso dei secoli, era passato dalle vaste giurisdizioni dei legati (secc. XIII-XVI), alle province con i presidi (secc. XVII-XVIII), ad una rete di governatori che nella maggior parte dei casi erano indipendenti (secc. XVI-XVIII). La situazione cambiò radicalmente quando le truppe napoleoniche, scese in Italia nel 1796, due anni dopo conquistarono quello che era ancora rimasto dello Stato ecclesiastico che fu diviso in dipartimenti, cantoni e comuni, dove l’autorità effettiva era esplicata dai militari francesi1. Con gli ordinamenti della Repubblica romana del 1798-1799, Rieti e la furono collocate nel dipartimento del Clitunno con sede a Spoleto2. I cantoni erano divisi in comuni, se il cantone aveva un numero di abitanti maggiore di 10.000 abitanti, le due unità coincidevano. A capo del vi era un edile e sette nei cantoni, coadiuvati da un aggiunto. Le due figure insieme costituivano l’amministrazione cantonale, sulla quale vigilava un prefetto consolare. Ai dipartimenti, comuni e cantoni furono affidate solo competenze amministrative relative a fiscalità, assistenza, istruzione, lavori pubblici e la gestione dei beni degli enti ecclesiastici disciolti, perché le funzioni giurisdizionali erano state separate e affidate a dei tribunali civili e penali che avevano la medesima circoscrizione. Le città maggiori, compresa Rieti, furono divise in cantone urbano che comprendeva il centro e i sobborghi e cantone rurale formato dal territorio del contado. Alla caduta della Repubblica romana una Giunta provvisoria di governo richiamò in vigore gli ordinamenti e le magistrature del passato, mentre generali napoletani e austriaci presero il comando di Roma e delle province suburbane (Sabina) e dell’Umbria, con il compito di gestire l’ordine pubblico, la giustizia, le finanze e l’annona. Diverse iniziative furono intraprese dal governo pontificio restaurato per migliorare la situazione socio-economica di Rieti e della Sabina, fu istituito un posto di dogana fisso nella città e fu ripristinato il patriziato. Dopo aver ricostituito la Consulta3, si decretò la costituzione di otto Ponenze, in base alle quali, la delegazione di Camerino, con Rieti, Benevento, Civitavecchia e Subiaco, fu sottoposta al ponente monsignor Nembrini. Il tentativo di riorganizzazione territoriale, progettato dal cardinal Consalvi nel giugno 1800, comportò l’istituzione di sette delegazioni apostoliche e cinque province suburbane. In questa occasione la Sabina associata alla Delegazione di , divenne una provincia suburbana con capoluogo Rieti, dove fu inviato un governatore prelato (1806). Il fallimento dei progetti dovuto a molti fattori, tra cui un ambiente ostile, la pressione delle truppe francesi, portò allo scioglimento anche della Congregazione sabina4, eretta nel dicembre 1800, per favorire la ripresa economica e snellire la gestione burocratica delle imposte e amministrare i beni della Camera apostolica. Nonostante gli elementi di novità, questa prima riorganizzazione, lasciava ai delegati apostolici una potestà limitata rispetto agli ordinamenti comunali di antico regime ancora in voga. I primi giorni di maggio del 1809, Napoleone riunì all’Impero francese 5 i territori appartenenti allo Stato pontificio, denominati poi Stati romani, che furono successivamente distinti in Dipartimento del Trasimeno e del Tevere6. A quest’ultimo furono incorporati Rieti e la Sabina insieme ai circondari di Viterbo, Frosinone, Velletri e Tivoli, ripartiti in cantoni e comuni7. Oltre all’estensione dei codici napoleonici, l’amministrazione fu disciplinata da appositi regolamenti. Il prefetto, rappresentante del governo in sede locale, era coadiuvato dai sottoprefetti preposti nel circondario, entrambi di nomina centrale, come pure i maires dei comuni, sostituiti agli organismi collegiali di epoca repubblicana.

1 Cfr. V.E. Giuntella, La giacobina Repubblica romana (1798-1799). Aspetti e momenti, in “ASRP”, 83, 1950, pp. 1-213. Inoltre D. Cecchi, L’amministrazione pontificia nella I restaurazione: 1800-1809, Macerata 1975. 2 Tra i 17 cantoni in cui era distinto il dipartimento vi erano Rieti, Magliano, Poggio Mirteto, Castelvecchio e . 3 Cecchi, L’amministrazione pontificia nella I…cit. , p. 201. 4 ID. , Rieti e la Sabina nella restaurazione pontificia, in “Il territorio” 2 (1986) n. 3, pp. 217-248. 5 ID., L’amministrazione pontificia nella II restaurazione: 1814-23, Macerata 1978. Inoltre E. Lodolini, L’amministrazione periferica e locale nello Stato pontificio dopo la Restaurazione , in “Ferrara viva”, 1, n. 1, 1959, pp. 5- 32. 6 L’ordinamento territoriale del 2 agosto 1809 fu reso definitivo dalla Consulta, solo il 23 novembre 1810. 7 Veniva mantenuta la coincidenza tra circoscrizione amministrativa e giudiziaria relativa ai tribunali, i quali erano indipendenti dal potere amministrativo. 1 Questo ordinamento territoriale pose fine alle comunità dipendenti, come i contadi, così tutti i comuni ebbero pari dignità di fronte all’autorità governativa8. I territori dell’Umbria e del che erano stati annessi dai francesi nel 1809, tornarono allo Stato della Chiesa nel maggio 1814 e costituirono le “province di prima ricupera”, amministrate provvisoriamente da monsignor Agostino Rivarola che ripristinò le delegazioni apostoliche e le antiche magistrature. In seguito alle deliberazioni finali del congresso di Vienna del luglio 1815, lo Stato pontificio riacquistò l’estensione precedente le invasioni francesi. Nei comuni tornarono le vecchie magistrature che operarono secondo la consuetudine. Un ordinamento unitario che sopprimeva le disomogeneità di antico regime e istituiva una struttura amministrativa più funzionale, venne disposto dal motu proprio del 6 luglio 1816, nell’ambito del quale furono parzialmente recepite le prescrizioni del Consalvi. Le norme prevedevano una riorganizzazione delle delegazioni9 e dei comuni. La Sabina che divenne delegazione di terza classe con capoluogo Rieti, fu divisa nei governi distrettuali di Rieti e Poggio Mirteto. Secondo quando stabilito dal titolo V del motu proprio anzidetto, l’amministrazione dei comuni fu affidata a un consiglio che curava gli affari di interesse generale e ad una magistratura, i quali, essendo abrogati gli antichi statuti (art. 102), rispondevano alle direttive degli organi centrali. Nel capoluogo reatino il consiglio era composto da 48 membri, scelti tra tutti i cittadini, eccezion fatta dei “contadini giornalieri” e di coloro che esercitavano “arti vili”10, ad esso competeva nominare e confermare per un biennio, gli impiegati e i salariati del comune e approvare la tabella (bilancio preventivo) da inviare al delegato entro il 15 di settembre. La magistratura dei comuni maggiori era composta da un gonfaloniere e sei anziani11, in quelli più piccoli il numero dei consiglieri e l’ampiezza del magistrato erano ridotti in rapporto alle dimensioni del governo, mentre negli appodiati vi era un sindaco dipendente dal gonfaloniere. Lo sconvolgimento provocato dalle dominazioni francesi aveva spezzato un quadro amministrativo vecchio e cristallizzato, tuttavia le riforme attuate dal restaurato governo pontificio nella prima metà dell’Ottocento, lasciarono la realtà reatina in una ricorrente incertezza, collocata entro una circoscrizione amministrativa instabile12 sempre oscillante tra il Lazio e l'Umbria. Il riparto annesso al motu proprio del 1816 fu radicalmente variato da quello del 1817 che comportò la soppressione di governi e il raggruppamento di appodiati13. Dal 1817 al 1824 venne ricostituita la delegazione di Rieti, articolata nei distretti di Rieti (con i governi di Rieti, , , Roccasinibalda) e Poggio Mirteto (con i governi di Poggio Mirteto, Calvi, , Fara), realizzando una coincidenza tra provincia sabina e delegazione di Rieti. Dal 1824 al 1827 l’unità provinciale fu sciolta, il reatino, con i governi di Rieti, Roccasinibalda, Orvinio, e il distretto di Poggio Mirteto vennero uniti a Spoleto, divenuto capoluogo, mentre la Sabina, con i governi di Poggio Mirteto e Fara, fu aggregata alla Comarca di Roma. Le riforme attuate nel 1831 da Gregorio XVI ripristinarono la situazione precedente restituendo alla delegazione di Rieti l’autonomia, che riacquistò il distretto di Poggio Mirteto14. Nel 1850, infine, quando le delegazioni furono raggruppate in circoscrizioni di livello "regionale", Rieti fu sottoposta al circondario di .

8 J. Spizzichino, Magistrature dello Stato Pontifico (476-1870), Lanciano 1930. 9 Nella delegazione di terza classe, il delegato, avente giurisdizione su tutti gli atti di governo e di pubblica amministrazione, era affiancato da due membri, uno del capoluogo e uno scelto tra gli altri luoghi. Ad essi i governatori dovevano rispondere del loro operato. 10 I consiglieri erano nominati dal governo con incarico a vita. I designati per effettuare i rimpiazzi venivano eletti dal consiglio con ratifica del delegato. Il ceto era stato abolito e sostituito dal censo. 11 Gli anziani erano nominati dal delegato, il quale sceglieva le terne presentategli dal consiglio. Il gonfaloniere proposto dal consiglio veniva nominato dalla Segreteria di Stato. 12 A. Attanasio, Profili di città. Rieti, in “Le Riforme Crispine” , Istituto per la Scienza dell’amministrazione pubblica, Archivio, 6, Vol. III, 1990 Milano, pp. 557-622. La ricerca condotta sulle scritture contabili è preceduta da un esame delle caratteristiche storico geografiche, nonché dei contesti amministrativi, che illustrano alcuni dei motivi che relegarono i l territorio reatino ad un ruolo periferico. 13 Una sintesi di tali modifiche si trova nell’articolo di A. Kolega, La formazione del Lazio: tavole territoriali delle comunità laziali dal 1789, in “Gli archivi storici comunali. Lezioni di archivistica”, Rivista storica del Lazio, anno VI, n. 8, Roma 1998, pp. 227-316. 14 Distretto di Rieti (governi di Rieti, Roccasinibalda, Orvinio) e Poggio Mirteto (governi di Poggio Mirteto e Fara), cui si aggiunge dal 1848 il governo di Magliano, il quale aveva cessato di essere feudo “del popolo di Roma". 2 BIBLIOGRAFIA A. Attanasio, Profili di città. Rieti, in “Le Riforme Crispine” , Istituto per la Scienza dell’Amministrazione Pubblica, Archivio, 6, Vol. III, Milano 1990, pp. 557-622 . D. Cecchi, L’amministrazione pontificia nella I restaurazione: 1800-1809, Macerata 1975. ID. , L’amministrazione pontificia nella II restaurazione: 1814-23, Macerata 1978. ID. , Dagli stati signorili all’età postunitaria: le giurisdizioni amministrative in età moderna, in “Economia e società: le Marche tra XV e XX secolo”, a cura di S. Anselmi, Bologna 1977. ID. , Rieti e la Sabina nella restaurazione pontificia, in “Il territorio” 2 (1986) n. 3, pp. 217-248. V.E. Giuntella, La giacobina Repubblica romana (1798-1799). Aspetti e momenti, “ASRSP”, 83 (1950), pp. 1- 213. E. Lodolini, L’Archivio della Sagra Congregazione del Buon Governo (1592-1847). Inventario, “PAS”, 1956. ID. , L’amministrazione periferica e locale nello Stato pontificio dopo la Restaurazione , in “Ferrara viva”, 1, n. 1, 1959, pp. 5- 32. J. Spizzichino, Magistrature dello Stato Pontifico (476-1870), Lanciano 1930.

3 RIPARTO DEI GOVERNI E DELLE COMUNITA’ DELLO STATO PONTIFICIO 1817

DELEGAZIONE DI RIETI (terza classe) Distretto di Rieti

Comuni di residenza Appodiati Comuni uniti ai luoghi di Appodiati governatori residenza Rieti Castelfranco Moggio S. Benedetto Contigliano ed annessi Colle Baccaro S. Filippo Gregge Castiglione Monte S. Giovanni Cerchiara Montenero Poggio fidone Poggio Perugino S. Elia Poggio Bustone Labro Morro con Apuleggia Roccasinibalda Longone Offejo Pratojanni S. Martino Vaccareccia Belmonte Cenciara Magliano Magnalardo Ornaro Porcigliano Rocca Raniera S. Giovanni S. Silvestro Castelvecchio Antuni Comuni di residenza Appodiati Comuni uniti ai luoghi di Appodiati governatori residenza Astrea Collepiccolo Poggio Vittiano Ricatti Rocca Vittiana Valle Cupola Varco Monte Leone Colle Lungo Poggio S. Lorenzo Poggio Mojano

4 Luoghi baronali Collalto Colle Giove Marcateli Oliveto Paganico Posticciola Ricetto S. Lorenzo Stipes Torricella

Distretto di Poggio Mirteto

Comuni di residenza Appodiati Comuni uniti ai luoghi di Appodiati governatori residenza Poggio Mirteto Bocchignano Catino Castel S. Pietro Aspra Cantalupo Gavignano Poggio Sommavilla Monopoli Rocca Antica Calvi con Lugnola Monte Buono Cicignano Comuni di residenza Appodiati Comuni uniti ai luoghi di Appodiati governatori residenza

Fianello Foglia

S. Polo Torri Rocchette con Rocchetaccie Canemorto Cantalupo Bardella Licenza Civitella RoccaGiovine Percile Petescia Pozzaglia Montorio in Valle Pietra Forte Rifreddo Scxandriglis Scarpa Vallinfreda

5 Vivaro Fara Castelnuovo Morione Salivano e Rocca Baldesca Poggio nativo Monte S. Maria Luoghi baronali Corese Frasso Magliano Monte Flavio Montorio romano Neroli Ponticelli

6 INDICE DELLE SERIE

SERIE data data fascicoli pagg. iniziale finale 1 Polizia 1814, 1860 653 1-82 con docc. dal 1794 2 Giustizia 1815 1944 395 82-132

3 Finanza 1814 1835 749 132-226

4 Servizio militare 1822 1829 261 226-258

5 Amministrazione provinciale 1817 1840 112 259-272

6 Acque e strade 1815 1860 504 273-335

7 Amministrazione comunale 1814 1860 1499 337-524

8 Culto 1824 1860 219 524-551

9 Istruzione Pubblica 1817 1860 103 551-564

10 Pubblica Beneficenza 1815 1860 231 564-593

11 Arti e commercio 1819 1854 265 593-626

12 Agricoltura 1816 1854 252 626-658

14 Preventivi e consuntivi 1818 1856 95 658-667

7