Negli occhi (2009) Ritratto sincero e sentito di Vittorio Mezzogiorno attraverso la voce della figlia Giovanna. Un film di Daniele Anzellotti, Francesco Del Grosso con Giovanna Mezzogiorno, Cecilia Sacchi, Francesco Rosi, Peter Brook, Marco Bellocchio, Giuliano Montaldo, Mario Martone, Michele Placido, Carlo Lizzani, Gianni Minà. Genere Documentario durata 73 minuti. Produzione Italia 2009. Un viaggio documentario nella vita e nella carriera di Vittorio Mezzogiorno attraverso la voce narrante della figlia Giovanna.
Nicoletta Dose - www.mymovies.it Un carattere ingombrante e dispotico ma allo stesso tempo capace di grande generosità. Come tutti i grandi artisti, Vittorio Mezzogiorno ha lasciato un'impronta indelebile nell'animo di chi lo ha incontrato. Attori, registi, amici e parenti omaggiano il suo talento ma ne descrivono anche gli aspetti più cupi, le difficoltà di comprendere il suo carattere eccentrico e imprevedibile. Anarchico, vitale, e caciarone come Napoli, la sua città d'origine. Raffinato e rigoroso come Parigi, città dove ha vissuto per molti anni, sostenuto dall'amicizia con il regista teatrale Peter Brook, che vide una luce nel giovane Mezzogiorno e lo scelse per recitare nell'opera monumentale "Mahabharata". Un uomo che amava il suo mestiere e spesso lo metteva al primo posto nella gerarchia degli interessi, trascurando la piccola Giovanna e tradendo la moglie Cecilia Sacchi, anch'essa grande attrice che, nel nome dell'amore per il marito, ha interrotto presto la carriera professionale per dedicarsi alla famiglia. Il ritratto sincero e sentito di Vittorio Mezzogiorno passa attraverso la voce della figlia Giovanna, ormai attrice di livello internazionale, un tempo ragazzina inquieta che ha dovuto affrontare piaceri e dispiaceri di crescere con un padre così famoso e richiesto. "A mio padre piaceva sedurre" - dice la figlia - ricordando, arrabbiata, le lunghe serate passate a circondarsi di amici, a festeggiare, bere e ridere tutta la notte. Gli piaceva stare al centro dell'attenzione, era un modo per affascinare chi gli stava vicino. Al lavoro invece, che fosse cinema, teatro o televisione, soffocava i suoi impulsi per poi ritrovarli e servirsene solo dopo un accurato studio del ruolo che stava per interpretare. Odiava ciò che era volgare e cercava, in tutti i modi, di distaccarsi dalla banalità dello spettacolo mediatico: Tatti Sanguineti si scusa ora per quella volta che aveva costretto Vittorio a improvvisare il gesto dello sparo (che lo riconduceva al personaggio televisivo de 'La piovra') durante uno show televisivo, uno spettacolino offerto in pasto al pubblico più becero. I registi che lo hanno diretto o che lo hanno conosciuto (Giordana, Placido, Bellocchio, Martone, Montaldo) non dimenticano quello sguardo così espressivo e profondo. La macchina da presa mette a fuoco il ricordo, costruisce una nuova identità di Vittorio Mezzogiorno, quella che vive 'negli occhi' di chi guarda e osserva dall'esterno. Il lavoro accurato dei due registi Daniele Anzellotti e Francesco Del Grosso si concentra proprio su chi ha vissuto con lui, cercando nei volti degli intervistati la stessa luce di Vittorio (che compare solo in brevi frammenti video e qualche fotografia). La rimpatriata finale con tutti i parenti, dai numerosissimi fratelli e sorelle, alla figlia americana avuta da una relazione extra-coniugale, mette insieme i pezzi, incornicia (non solo simbolicamente) una famiglia ritrovata.
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