Foglio 1 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

REGIONE

METANODOTTO CELLINO – TERAMO – SAN MARCO

RELAZIONE PAESAGGISTICA

Redatta ai sensi del D.P.C.M. 12.12.2005 e s.m.i.

( 1) Commessa Codice Elaborato Foglio Ident. FILE Scala PK034 5650001RAM402 5650001RAM402.doc

Data Rev. Descrizione Redatto Verificato Controllato Approvato

Settembre 0 Emissione per Enti PROGER PROGER SGI SGI 2011

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INDICE

NOTA INTRODUTTIVA ...... 5

1.01.01.0 PREMESSA ...... 6

1.1 SCOPO DELL ’O PERA ...... 7 1.2 UBICAZIONE DELL ’AREA DI INTERVENTO E DATI GENERALI ...... 8

2.02.02.0 STATO DELL’AMBIENTE ––– DINAMICHE DEL TERRITORIO ...... 11

2.1 IL REGIME VINCOLISTICO SOVRAORDINATO ...... 11 2.1.1 Aree protette (L.394/'92) – Siti Rete Natura 2000 (SIC-ZPS) ...... 11 2.1.2 Beni Paesaggistici (D.Lgs. 42/2004 artt. 134, 136 e 142) ...... 13 2.1.3 Vincoli storico – architettonici ed archeologici (D.L.gs. 42/2004) ...... 14 2.1.4 Fasce di rispetto fluviale e lacuale (D.Lgs. 42/2004) ...... 15 2.1.5 Superfici boscate (D.L.gs. 42/2004) ...... 16 2.1.6 Rilievi montani oltre i 1.200 m s.l.m. (D. Lgs. 42/2004) ...... 17 2.1.7 Vincolo Idrogeologico (R.D. n. 3267/1923) ...... 17 2.2 EVENTUALI INTERFERENZE E CRITICITÀ DEI RAPPORTI TRA IL REGIME VINCOLISTICO E LE ATTIVITÀ PREVISTE ..... 18 2.2.1 Piano Paesistico Ambientale Regionale (P.P.A.R.) delle Marche ...... 18 2.2.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) di ...... 20 2.2.3 Strumenti urbanistici ...... 21 2.3 EVENTUALI INTERFERENZE E CRITICITÀ TRA LE ATTIVITÀ PREVISTE, GLI ELEMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE E DELLA PIANIFICAZIONE ...... 23

3.03.03.0 DESCRIZIONDESCRIZIONEE DEL PROGETTO ...... 24

3.1 FASI DI REALIZZAZIONE DELL ’OPERA ...... 25 3.1.1 Realizzazione piazzole di stoccaggio tubazioni ...... 25 b) Apertura della pista di lavoro ...... 26 c) Sfilamento dei tubi lungo la pista di lavoro ...... 29 d) Saldatura di linea e controlli non distruttivi delle saldature ...... 29 e) Scavo della trincea ...... 30 f) Rivestimento dei giunti ...... 30 g) Posa e reinterro della condotta ...... 31 h) Realizzazione degli attraversamenti ...... 32 i) Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC) ...... 34 l) Realizzazione degli impianti di linea ...... 36 m) Collaudo idraulico ...... 38 n) Opere di ripristino e piano di monitoraggio ...... 38

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3.2 FASCIA D ’ASSERVIMENTO ...... 40 3.3 CRITERI PROGETTUALI CRITICITÀ ...... 41

4.04.04.0 Componenti ambientali ...... 43

4.1 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE LOCALI ...... 43 4.2 CARATTERI GEOMORFOLOGICI ...... 49 4.3 IDROGRAFIA ...... 52 4.4 IDROGEOLOGIA ...... 55 4.5 CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE ...... 57 4.6 USO DEL SUOLO ...... 59 4.7 VEGETAZIONE , FLORA , FAUNA ED ECOSISTEMI ...... 61 4.8 IL PAESAGGIO : INTERFERENZE IN FASE DI CANTIERE E DI ESERCIZIO ...... 65

5.05.05.0 CONCLUSIONI ...... 69

6.06.06.0 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ...... 70

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ELABORATI

5650001 PG 1000 Corografia 1:100.000

5650001 PG 1001 Inquadramento territoriale 1:25.000

5650001 PG 1002 Ortofotocarta 1:10.000

5650001 DF M100 Documentazione Fotografica Carta dei Punti di Vista 1:10.000

5650001 DF M101 Documentazione Fotografica

5650001 CP M566 Carta del vincolo idrogeologico 1:25.000

Carta del vincolo D.Lgs. 42/2004 5650001 CP M568 1:25.000 (vincolo Paesaggistico, fasce di rispetto, vincolo archeologico, aree boscate)

5650001 CP M501 NTA dei Piani Regolatori Generali Comunali

5650001 CP M515 Stralcio del PRG Vincoli Ambientali 1:5.000

5650001 PG1004 Planimetria di progetto 1:5.000

5650001 ST2000 Tipici di progetto Standard SGI

5650001 ST2001 Tipico di progetto Impianto di linea Punto di intercettazione di linea (P.I.L.) varie

5650001 ST2004 Interventi di mitigazione ambientale condotte interrate e opere fuori terra

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NOTA INTRODUTTIVA

Nata dalla fusione tra la S.G.M. S.p.A. (Società Gasdotti per il Mezzogiorno) e il ramo “Trasporti” scorporato dalla Edison TS S.p.A., la S.G.I. S.p.A. (Società Gasdotti Italia) è un’azienda privata, dotata di un proprio sistema di gasdotti, che ne fanno il secondo operatore nazionale nel settore del trasporto di gas naturale. Il gas naturale rappresenta una delle più importanti fonti di energia in Italia, con un’aspettativa di crescita sostenuta dei consumi per i prossimi anni. Negli ultimi dieci anni, i dati storici della S.G.I. registrano un incremento medio del trasporto di gas pari al 25% per l’uso civile, e al 15% per l’uso industriale. Per il 2015, in Italia è attesa una domanda interna di gas dell’ordine dei 93 103 Mld di metri cubi l’anno, maggiore del 22 25% rispetto al fabbisogno censito nel 2005 (fonte AGICI). Quando, come previsto dall’AEGG, l’offerta di gas sul mercato italiano avrà superato la richiesta locale, l’Italia si avvierà all’esportazione di gas negli altri Paesi europei, diventando uno dei principali hub continentali per il trasporto del gas. In questo quadro, la rete italiana di gas in alta pressione acquisirà un nuovo e più importante peso strategico in Europa, mentre lo sviluppo dei terminali di rigassificazione consentirà una diversificazione delle opportunità di importazione del gas. Le potenzialità accreditate ai mercati, italiano ed europeo, del gas naturale e il ruolo potenzialmente convenuto, negli scenari futuri, per il nostro Paese, hanno proiettato la S.G.I. verso un piano di investimenti incentrato sulla ottimizzazione della capacità di trasporto, attraverso lo sviluppo di strutture magliate, e sul potenziamento della sicurezza, con maggiori garanzie nel servizio per usi civili, industriali, termoelettrici e autotrazione, nella prospettiva ultima del consolidamento di una rete di distribuzione commisurata ai consumi interni ed europei, preannunciati per i prossimi decenni. La S.G.I. si prefigge l’acquisizione di 597 km di nuove condotte, per traguardare l’orizzonte dei 10 anni con un sistema di gasdotti, sviluppato su circa 2.000 km, di cui circa 615 km riconosciuti nella RNG, congruo alle prossime esigenze del mercato, con specifico riferimento alle necessità delle regioni Marche, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania e Puglia. La nuova strutturazione del sistema consegue alla realizzazione di un complesso di dorsali, coerenti, per diametro, con i tronchi esistenti, ai quali le stesse afferiscono senza inficiare la continuità del corpo dei gasdotti S.G.I., ma, anzi, rafforzando le capacità di trasporto e di distribuzione della rete, soprattutto nel segmento Sud. Sollecitato dalla recente importante espansione demografica e urbanistica di molti centri abitati, il potenziamento dei vecchi asset, giunti, tra l’altro, al termine della loro vita operativa, servirà a migliorare l’efficienza degli impianti, con indiscutibili benefici per la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente.

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1.01.01.0 PREMESSA

Questa Relazione Paesaggistica accompagna il progetto di un nuovo metanodotto da 20” che il gruppo S.G.I. intende realizzare e che si snoda per circa 74 km, da Cellino in agro del di Teramo, sino a Sant’Elpidio a Mare (). La realizzazione del 2° Tronco da Teramo a San Marco (in comune di S.Elpidio a Mare –Fermo) di circa 74 km andrà a completare il 1° tronco di circa 16 km, da Cellino a Teramo, già realizzato e costituirà una nuova dorsale DN 500 (20”) avente una lunghezza complessiva di circa 90 km che garantirà adeguatamente e nelle migliori condizioni di sicurezza e gestione, gli ulteriori incrementi delle portate della rete di trasporto SGI verso i bacini d’utenza: innanzitutto verso quelli teramani e, in successione, verso quelli delle Marche meridionali. Inoltre tale dorsale soddisfa alcuni fondamentali requisiti posti alla base del riconoscimento in ambito della Rete Nazionale dei Gasdotti di cui al D.Lgs. 164/2000: • “Condivisione dei punti d’immissione e di una pluralità di punti di prelievo”; • “Condivisione interregionale rispetto alla capacità di movimentazione del gas destinato a più regioni”. Pertanto SGI ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico Ufficio D1, in data 29.07.2011, istanza ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. 23 maggio 2000 n.164 e secondo quanto previsto all’art. 2.1. del D.M. 21 ottobre 2010, per il riconoscimento in ambito della Rete Nazionale dei Gasdotti alla suddetta dorsale, in parte già realizzata (1° Tronco ).”

Il progetto, per assetto e consistenza dimensionale, sarà sottoposto a procedura di V.I.A. interregionale 1, stante la natura interregionale dell’opera e la sua unicità funzionale, che non consente realizzazioni parziali. I contenuti di questa Relazione che vengono limitata al solo territorio abruzzese, sono da intendersi di riferimento per la verifica della compatibilità paesaggistica del progetto, ai sensi dell'art. 146, c. 5 del D. Lg.vo 22/01/2004, n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio". Essa è redatta con specifico riferimento ai valori paesaggistici ed è corredata di elaborati volti a motivare e ad evidenziare la qualità dell'intervento anche per ciò che attiene al linguaggio architettonico e formale adottato in relazione all’intorno che potremmo definire “agricolo e rurale” ed in particolare:  nei paragrafi “Stato dell'ambiente dinamiche del territorio” e “Componenti Ambientali” si dà conto dello stato dei luoghi con riferimento al contesto paesaggistico e all’area di intervento prima

1 Non ricorrendo contemporaneamente le due condizioni: lunghezza > 40km, diametro > 800 mm, la procedura di V.I.A. per la presente opera non rientra nelle compretenze del Ministero dell’Ambeinte e della Tutela del Territorio e del Mare.

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dell'esecuzione delle opere previste dal progetto;  nel capitolo “Il progetto” se ne richiamo schematicamente le caratteristiche.  nel paragrafo “Interferenze sul territorio e sul paesaggio: fasi di cantiere e di esercizio” si rappresentare lo stato dei luoghi ante / post realizzazione degli interventi. Ai sensi dell'art. 146, commi 4 e 5 del "Codice dei beni culturali e del paesaggio" la documentazione contenuta nella relazione indica:  lo stato attuale del territorio interessato dalle opere (bene paesaggistico);  gli elementi di valore paesaggistico in esso presenti;  gli impatti sul paesaggio determinati dalle trasformazioni proposte dal Progetto  gli elementi di mitigazione e compensazione previsti dallo stesso Progetto e dallo S.I.A. elaborato ai sensi del DLgs 152/2006 s.m.i.  le prescrizioni sull’area imposte dai piani paesaggistici, urbanistici e territoriali vigenti;  la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici vincolati (accertamento della rilevanza della risorsa paesaggistica);  i criteri di gestione delle strutture previste in progetto e delle aree di pertinenza

1.11.11.1 SSSCOPO DELL ’O’O’O PERAPERAPERA La Società S.G.I. possiede una importante rete di metanodotti in Abruzzo e nelle Marche. Il metanodotto attualmente in esercizio, realizzato a più riprese dagli anni ‘60 agli inizi degli anni ‘80 è rappresentato da una condotta DN 200 (8”) di circa 90 km che collega la Centrale di Stoccaggio Cellino all’interconnessione Snam Rete Gas presso il comune di S. Elpidio a Mare (S. Marco). La linea in esercizio, a causa della sua anzianità e del suo ridotto diametro, non è in grado di garantire in maniera adeguata e nelle migliori condizioni di sicurezza il trend di crescita della domanda e delle portate sulla rete di trasporto SGI verso i bacini di utenza. Pertanto, si rende necessario avviare la realizzazione di un nuovo sistema di trasporto di adeguato diametro, che garantisca la continuità alla rete gas naturale tra le interconnessioni strategiche nazionali di Snam Rete Gas e le aree a più alto sviluppo della provincia teramana e delle Marche meridionali. Il presente progetto riguarda la costruzione di un 2° tronco che prosegue il gasdotto già realizzato DN 500 (20”) Cellino San Marco 1° tronco, dall’area di Teramo al terminale nord della rete in esercizio SGI presso l’interconnessione Snam Rete Gas in comune di S. Elpidio a mare (Fermo). Tale estendimento di linea permetterà il trasporto in sicurezza di maggiori volumi di gas sulla rete per la crescente domanda di consumi civili ed industriali in particolare nelle province di Ascoli e Fermo; le maggiori portate saranno disponibili stante la recente messa in produzione del giacimento della Centrale

Foglio 8 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 gas di “Capparuccia” di proprietà della Società Adriatica Idrocarburi con punto di consegna su sistema SGI in comune di Fermo. Il progetto prevede la costruzione di un metanodotto DN 500 (20”) di circa 74,5 km, di 1^ specie con pressione di progetto DP=75 bar. Ove possibile il nuovo metanodotto procederà parallelamente al tracciato delle condotte esistenti (Allegato 5650001PG1000, Allegato 5650001PG1001). Le regioni attraversate sono: - Abruzzo, per 24,0 Km ca.; - Marche, per 51,5 Km ca. Nello specifico i comuni interessati dall’opera in progetto sono riportati a seguire: 1. Regione Abruzzo: - Teramo - Bellante - Campli - Civitella del Tronto - Sant’Omero - Sant’Egidio alla Vibrata - Ancarano 2. Regione Marche: - Ascoli Piceno - - - - Ripatransone - Montefiore dell’Aso - Monterubbiano - Fermo - Monte Urano - Sant’Elpidio a Mare

1.21.21.2 UUUBICAZIONE DDELLELLELLELL ’’’AREA DI INTERVENTO E DATI GENERALI Nella sua interezza il metanodotto attraverserà: - L’Abruzzo teramano, per 23,5 Km ca.; - Le Marche nelle Provincie di Ascoli e Fermo, per 51,0 Km ca.

Questa Relazione si sofferma sulla tratta marchigiana del metanodotto che interessa i territori di: Ascoli

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Piceno, Castel di Lama, Castorano, , Montefiore ell’Aso, Ripatransone ed Offida in Provincia di Ascoli Piceno, e Fermo, Monterubbiano, Monte Urano, Moresco e Sant’Elpidio a Mare in Provincia di Fermo. Questa tratta è sub parallela e leggermente convergente verso la costa posizionandosi a circa 16 Km da essa in corrispondenza del Tronto (origine marchigiano del tracciato) e a circa 6 in quella del Tenna (destinazione del metanodotto); va dunque a porsi su rilievi collinari distanti dalle pendici appenniniche e, parimenti, attraversa con andamento normale fiumi e torrenti del reticolo idrografico locale. Quel territorio possiede una generica connotazione rurale produttiva, con aziende vitali a cui si sono associate nel tempo significative aree industriali – artigianali e terziarie posizionatesi in particolare lungo i fondovalle; li la migliore rendita di posizione, stante la vicinanza ai nuclei urbanizzati e alle grandi infrastrutture viarie, ha contribuito verso una radicale urbanizzazione del territorio. La viabilità è ben sviluppata, poggiante sulle arterie di fondovalle e poi su un esteso ordito di strade minori, in particolar modo di valenza provinciale, che garantiscono l’accesso alle aree di cantiere. Ove possibile il nuovo metanodotto procederà in parallelismo alla condotta in esercizio DN 200 (8”). Il tracciato ha inizio dal confine regionale con l’Abruzzo, in prossimità del Tronto e procede in direzione Sant’Elpidio a Mare. Di seguito una sua breve descrizione procedendo da sud verso nord. Attraversato il fiume Tronto al km 24+600 circa, il metanodotto in progetto, salvo alcuni scostamenti, come ad esempio al km 25+000 per evitare la Zona D1 Produttiva artigianale ed industriale, al km 31+000, causati da casi di contiguità a modesti nuclei abitati, prosegue il suo percorso in direzione Nord in stretto parallelismo con la condotta esistente DN 200 (8”) Poggio S. Vittorino e successivamente con la condotta DN 200 (8”) Carassai S. Marco. Al km 29+800 circa la nuova condotta procede in parallelismo ad un impianto fotovoltaico esistente nel Comune di Castorano (AP). Ai km 33+600 e 35+800 nel territorio del Comune di Offida, il nuovo metanodotto si discosta dal tracciato della condotta esistente. Al km 48+000 circa allo stesso modo lo stesso segue un tracciato differente dalla condotta esistente, dal momento che il vecchio tracciato circuisce la Centrale Gas di Carassai. I terreni attraversati sono a netta prevalenza agricola con acclivi a forte pendenza, ma abbastanza stabili dal punto di vista geomorfologico. Dopo l’attraversamento del Fiume Aso al km 55+000 circa, sempre in direzione Nord il metanodotto in progetto prosegue in parallelo alla condotta DN 200 (8”) in esercizio. Anche in questo tratto i terreni attraversati sono a destinazione agricola. In corrispondenza di questo punto il tracciato passa dal territorio della Provincia di Ascoli Piceno a quello della Provincia di Fermo, interessando terreni a destinazione agricola e mantenendo il parallelismo con la condotta. Al km 74+900 circa il metanodotto si allaccia alla cabina di arrivo Snam Rete Gas nel territorio del Comune di Sant’Elpidio a Mare, in località San Marco, in Provincia di Fermo. I territori comunali attraversati e le relative percorrenze sono riportati nella tabella seguente.

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Provincia Comune Dal Km Al Km TOT. Km *

Ascoli Piceno 24+616 26+000 1,384 26+000 26+347 26+631 27+212 Castorano 29+616 31+182 31+366 33+448 4,576 26+3 47 26+631 ASCOLI PICENO Castel di Lama 27+212 29+616 2,688 31+182 31+366 Offida 33+448 40+188 7,5 Ripatransone 40+188 49+519 9,33 Montefiore dell’Aso 49+519 55+392 5,87 Monterubbiano 55+392 63+851 8,46 Fermo 63+851 71+560 7,71 FERMO Monte Urano 71+560 73+992 2,43 Sant’Elpidio a mare 73+992 74+943 0,951 (*) percorrenze parziali nei singoli comuni

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2.02.02.0 STATO DELL’AMBIENTE ––– DINAMICHE DEL TERRITTERRITORIOORIO

Mutuando le caratteristiche giaciturali e tipologiche del progetto tecnico, di seguito se ne tratteggiano le interferenze con i principali documenti della pianificazione e del regime vincolistico sovraordinato. Come accennato, le opere attengono alla realizzazione di un nuovo metanodotto interrato da 20”.

2.12.12.1 IIIL REGIME VINCOLISTICVINCOLISTICOO SOVRAORDINATO La fascia in studio 2, incentrata sul tracciato di progetto, è sottoposta ad un insieme di vincoli sovraordinati e alla pianificazione urbanistica. Di seguito si propone una descrizione di dettaglio del regime vincolistico, dei più significativi strumenti di pianificazione regionale e subregionale e delle interferenze su di esse indotte dai lavori in progetto (v. allegate Tavole Tematiche richiamate nei singoli paragrafi).

2.1.1 Aree protette (L.394/'92) – Siti Rete Natura 2000 (SIC-ZPS)

La condotta da 20” non andrà ad interessare direttamente o indirettamente alcuna Area protetta e/o sito Sic – Zps come da normativa corrente. Solo in questa tratta marchigiana vi è un sito Rete Natura 2000 nell’area vasta che orla la fascia di studio: il SIC IT 5340002 “Boschi tra Cupramarittima e Ripatransone” posto ad est del tracciato di progetto e a circa 3 Km, nel punto più prossimo (Figura 2.1).

2 Fascia di studio: area costituita da una fascia di territorio ampia 2 Km in asse al tracciato in cui sono stati analizzati i possibili impatti dell’opera sui diversi comparti ambientali.

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Figura 222.2...1111 SIC IT 5340002 “Boschi tra Cupramarittima e Ripatransone”

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2.1.2 Beni Paesaggistici (D.Lgs. 42/2004 artt. 134, 136 e 142)

I beni paesaggistici seppure presenti sul territorio e costituiti da un complesso articolato di beni non solo materiali, di cui se ne riporta un esempio in Foto 2.1, non sono riscontrati sull’asse linea di progetto o nelle sue immediate vicinanze (Allegato 5650001CPM568).

Foto 222.2...1111 – Vecchio e nuovo edificato a Borgo Miriam (OFFIDA)

Il tracciato è stato verificato puntualmente con indagini di campo; le scelte opzionate unitamente alla tipologia dei lavori previsti, sotterranei a meno di episodiche e puntuali opere fuori terra, escludono significative intereferenze con il patrimonio paesaggistico. Il progetto, previa elaborazione della Relazione Paesaggistica (DPCM 12/12/05), acquisirà lo specifico Nulla Osta prodromo alla cantierizzazione dei lavori. La fonte ministeriale PaBAAC Ministero per i Beni e ele Attività Culturai – Dir. Gen. BB. AA. e PP individua nell’area vasta, quali aree sottoposte a Vincolo Paesaggistico, i centri urbani antichi di Ripatransone, di Montefiore dell’Aso e di Monterubbiano. L’individuazione congiunta del Ministero con le Regioni dei beni paesaggistici vincolati in base ad atti amministrativi o in base all’appartenenza alle categorie individuate all’articolo 142 del Decreto, sono esposte nel dettaglio nei seguenti paragrafi.

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2.1.3 Vincoli storico – architettonici ed archeologici (D.L.gs. 42/2004)

Vi sono zone archeologiche o d’interesse archeologico nell’area vasta; è infatti evidente come la presenza di antichi insediamenti abbiano determinato lungo talune direttrici una stratificazione di resti storici. Parimenti, vi sono manufatti (in particolare fabbricati in ambito rurale) che conservano una valenza storico – architettonica meritoria di salvaguardia e valorizzazione. Di seguito le interferenze nominali con il patrimonio storico architettonico ed archeologico locale.

In Comune di Offida e in Loc. Casa Nepesca il tracciato, in variante, si accosta a “Edifici rurali di valore storico e architettonico”.

In Comune di Ripatransone , si accosta a “Edifici rurali di valore storico e architettonico” nei pressi del Km 45 in parallelo al tracciato esistente e del Km 48 in Loc. San Giuseppe in variante.

In Comune di Monte Fiore dell’Aso , il tracciato di progetto è migliorativo dell’attuale perché preserva l’“Area di tutela integrale del Centro Storico”.

Complesso il patrimonio in territorio di Monterubbiano e le interferenze indotte dalla condotta di progetto: - in accosto all’esistente entra per lungo tratto in “Area di tutela orientata del Centro Storico” dove lambisce un “Edificio rurale di valore storico e architettonico”; - sempre in accosto all’esistente, dopo circa 2 Km entra nella “Area di tutela integrale del Centro Storico”, costeggiandone il perimetro, e al suo interno attraversa un “Ambito di tutela integrale di manufatto extra urbano di elevato valore storico e ambientale”, ovvero la Chiesa del Crocifisso. Ad essa fa seguito, incisa dal tracciato, l’“Area di tutela orientata del Centro Storico” diametralmente opposta; - prima di accedere nella citata Area di tutela integrale, ci si introduce in una vasta zona di “Presumibile interesse archeologico” in cui si permane per lungo tratto (oltre 7 Km) oltre il confine con il territorio di Fermo. In questo segmento si transita non distanti da numerosi “Edifici rurali di valore storico e architettonico”.

In Comune di Fermo , uscendo dalla zona di presumibile interesse archeologico, in variante, il tracciato lambisce un “Edificio rurale di valore storico e architettonico”;di altri due, ma in parallelo alla condotta esistente, se ne attraversa l’area di rispetto in Loc. Ponte Ete Caldarette e poi in Loc. Cecapalomba dove peraltro se ne lambiscono alcuni; sempre in parallelo all’esistente un altro “Edificio Rurale di valore storico e architettonico” viene avvicinato dalla condotta di progetto in Loc. Madonna del Ferro ed un altro viene lambito in Loc. Solfonara.

In Comune di Monte Urano la nuova condotta, in parallelo con l’esistente, attraversa e poi segue con andamento longitudinale un “Segno visibile della struttura centuriata”, questa parallela al fiume Tenna.

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In Comune di Sant’Elpidio a Mare , infine, la condotta sempre in parallelo all’esistente, transita prossima ad un “Edificio di interesse tipologico”.

Il nuovo tracciato è stato disegnato nel rispetto delle emergenze storico – architettoniche ed archeologiche. Le informazioni generali e note, inserite anche negli stralci urbanistici comunali riportati in allegato, escludono all’attualità alcuna interferenza particolare con esse. Tuttavia, le successive fasi di progettazione, così come quelle di cantierizzazione dei lavori, saranno realizzate in coordinamento con le locali Soprintendenze ponendo in atto le procedure operative eventualmente richieste finalizzate alla tutela del patrimonio archeologico. (Fonte: Carta dei Vincoli in adeguamento al PPAR e al PTCP dei Comuni interessati).

2.1.4 Fasce di rispetto fluviale e lacuale (D.Lgs. 42/2004)

Le indicazioni, riportate nelle allegate Tavole tematica in scala 1:25.000, sono state desunte da: PaBAAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici. Queste le interferenze del nuovo tracciato rispetto al reticolo idrografico superficiale che viene attraversato sempre in modo più o meno ortogonale rispetto alle sponde per minimizzare le dimensioni impegnate: - Il Fiume Tronto, superato con andamento normale in parziale variante rispetto al tracciato già in essere; - Il Torrente Lama Tosa, tributario in sinistra del Tronto, di cui il tracciato attraversa longitudinalmente sia la fascia di rispetto sia il corso stesso più volte nei comuni di Ascoli Piceno e Castel di Lama; - Il Torrente Tesino, attraversato e poi seguito lungo l’alveo longitudinalmente all’interno della fascia di rispetto per un tratto significativo ma in aderenza alla condotta in esercizio; - il Torrente Menocchia, superato con andamento perpendicolare in sostanziale parallelismo con l’esistente e marginalmente il Fosso Sant’Imero suo affluente in destra idrografica; - il fiume Aso, sempre con andamento perpendicolare e in parziale aderenza al tracciato preesistente; - il Fosso Cosollo di cui il tracciato attraversa prima longitudinalmente la fascia di rispetto in destra idrografica e poi il fosso stesso in Loc. Ponte Ete Caldarette; entrando poi nella fascia di rispetto dell’Ete Vivo lo costeggia in destra idrografica e poi lo attraversa in variante rispetto alla condotta in esercizio; - il Fosso Sant’Antonio ed il più importante Fiume Tenna (poi lambito longitudinalmente per lungo

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tratto) in aderenza alla condotta esistente.

Un’osservazione complessiva del tracciato chiarisce come siano stati cercati siti stabili, forieri di conservazione del suolo e del paesaggio, per quanto possibile esterni alle fasce fluviali ma il cui attraversamento è tuttavia ineludibile per le infrastrutture a rete quali il metanodotto.

2.1.5 Superfici boscate (D.L.gs. 42/2004)

I territori boscati, naturali o provenienti dalla mano dell’uomo, sono individuati nella allegata Tavola tematica. Le formazioni nell’area di studio sono riconducibili essenzialmente alla vegetazione ripariale, a corteggio delle golene del reticolo idrografico superficiale. In via subordinata si individuano, poi: - quinte xerofile residuali in contesto agricolo (su versanti molto acclivi non meccanizzabili, aree proto – calanchive, aree di frana, ecc..); - boschi naturali misti e rimboschimenti a conifere prevalenti (cedui, cedui misti, d’alto fusto) con una buona diversità floristica, la cui serialità è sottoposta alle dinamiche naturali ed antropiche. La realizzazione della condotta comporta taluni attraversamenti in area boscata: più frequentemente in seno alle fasce riparie, stante la ricchezza del reticolo idrografico superficiale, più raramente in formazioni boschive miste. Gli attraversamenti più cospicui sono stati studiati, per quanto possibile, in accosto alla condotta in esercizio. Le alterazioni alla vegetazione riparia saranno evitate lì dove utilizzabili le tecniche di attraversamento in sotterranea (senza taglio delle sponde); ovunque sono poi previste sistematiche misure di ripristino, volte al ripascimento della vegetazione autoctona. Di seguito si dettagliano le interferenze tra le opere in progetto ed il patrimonio boschivo classificato come area boscata (fonte: ns. rilevamenti di campagna; rilievo aerofotogrammetrico): - del Fiume Tronto, attraversato con andamento normale ma in variante rispetto al tracciato esistente. Vengono ad essere impegnate formazioni a Salici e Pioppi con elevata resilienza; - più volte volte quello del Torrente Lama Tosa, tributario in sinistra Tronto che funge per lungo tatto da confine tra Castorano e Castel Di Lama; la condotta lascia la sua valle in prossimità di Case Peroni di Castorano in zona protocalanchiva. Non risulta siano attraversati invasi artificiali; - del Fosso Grifola, di cui il tracciato ne attraversa un lembo; - del fiume Tesino, in parallelo alla condotta esistente; - una piccola formazione lungo un affluente in sinistra del Tesino, nei pressi del Km 44 del tracciato; - la formazione di ripa del Menocchia, in parallelo alla condotta in esercizio; incolti e boscaglia in

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sinistra Menocchia; - due aree attraversate marginalmente nei pressi del Km 51 lungo un affluente di sinistra del Menocchia e nel tratto Km 5455; - piccola formazione xerica di scarpata in destra Aso; la vegetazione riparia dell’Aso, in parallelo alla condotta esistente; - in zone eminentemente rurali, talune piccole formazioni a fregio di insediamenti, anche con vegetazione d’arredo; - dell’alveo del F.so Cosallo, in codominio con la condotta in esercizio e poi dell’Ete Vivo ma con tracciato in variante; - alcune formazioni di ripa, sottili, proprie delle porzioni alte dei fossi che incidono i versanti in agro di Fermo; - del Fosso S. Antonio e del fiume Tenna, in parallelo alla condotta già in esercizio.

Osservando il tracciato marchigiano e la cartografia allegata (Allegato 5650001CPM568), si apprezza immediatamente come questo abbia minimizzato le interferenze con il patrimonio boschivo, peraltro frequentemente relegato nelle zone meno stabili e non coltivabili.

2.1.6 Rilievi montani oltre i 1.200 m s.l.m. (D. Lgs. 42/2004)

Il tracciato in entrambe le tratte, sia quella abruzzese che marchigiana, si attesta sulla bassa media collina o di fondovalle, non impegnando mai alti rilievi montani posti oltre i 1.200 m s.l.m..

2.1.7 Vincolo Idrogeologico (R.D. n. 3267/1923)

Il Vincolo Idrogeologico ricomprende certamente le porzioni storicamente più instabili o acclivi del territorio, segnatamente le zone calanchive e proto – calanchive e le aree in frana. Il Vincolo Idrogeologico, esteso sulle superfici boscate così come definite nella L.R. Marche n° 6/2005, ha come scopo principale quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di impedire forme di utilizzazione che possano determinare denudazione, innesco di fenomeni erosivi, perdita di stabilità, turbamento del regime delle acque ecc., con possibilità di danno pubblico. Nella tratta marchigiana il Vincolo storico incide su molte parti del tracciato esistente e di progetto. In particolare, procedendo dal Tronto verso Sant’Elpidio a Mare: - in agro di Castorano; - a Nord del Torrente Tesino, per gran parte del territorio comunale di Ripatransone, sin quasi al Torrente Menocchia; - in agro di Montefiore dell’Aso, per alcuni Km sui rilievi alti in destra Aso; - in agro di Monterubbiano, ove il tracciato attraversa prevalentemente ai margini un’area

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sottoposta a Vincolo Idrogeologico che si estende longitudinalmente fino al confine con il comune di Fermo; - in più zone di limitate dimensioni unitarie, in agro di Fermo. Ai sensi della legge Forestale della Regione Marche, il vincolo idrogeologico è stato esteso anche alle aree boscate di valenza dimensionale superiore ai 2.000 mq. Ciò premesso, in fase di definizione del progetto, verificata l’incidenza su soprassuoli boschivi aventi le caratteristiche fisiche minime previste dalla legge regionale n° 6/2005, sarà necessario attivare richiesta di Nulla Osta presso gli Uffici competenti per territorio. Il Vincolo non preclude la possibilità di intervenire sul territorio sebbene debbano essere rifuggite le aree in dissesto se non per la loro bonifica o quando l’intervento richiesto può produrre i danni di cui all’art. 1 del R.D.L. 3267/23. L’allegata tavola tematica (Allegato 5650001CPM566) è stata ricavata da materiale cartografico fornito dalla Regione Marche.

2.22.22.2 EEEVENTUALI INTERFERENZINTERFERENZEE E CRITICITÀ DEI RARAPPORTIPPORTI TRA IL REGIME VINCOLISTICO E LE ATATTIVITÀTIVITÀ PREVISTE Il lungo asse linea si incunea per circa 24 Km lungo un territorio utilizzato e asservito alle esigenze umane da epoche protostoriche. La lettura complessiva del regime vincolistico ha permesso di effettuare una prima verifica delle interferenze indotte e individuare quelle opzioni di tracciato o di tecnologia operativa certamente necessarie per conferire concreta fattibilità al progetto. Le scelte progettuali, orientate a confermare per quanto posibile il nuovo tracciato in affiancamento alla linea esistente, mitigano le interferenze tra l’opera proposta e il sistema delle aree tutelate. Sono state realizzate indagini di campo e verifiche tecniche (tutt’ora in fase di completamento), volte a confermare tutti gli attraversamenti, selezionando precise attività di mitigazione e di ripristino ambientale. Il progetto è stato dunque indirizzato a perseguire il minor impatto con il patrimonio fondiario ma anche naturalistico, paesaggistico, archeologico, monumentalistico e storico culturale. Prodromi alla cantierizzazione dei lavori, saranno acquisite al progetto le Autorizzazioni collegate, quali: compatibilità idrogeologiche e idrauliche, Vincolo Idrogeologico, N.O. Paesaggistico.

2.2.1 Piano Paesistico Ambientale Regionale (P.P.A.R.) delle Marche

Il Piano regionale Paesistico Ambientale (PPAR) della Regione Marche è stato approvato con deliberazione del Consiglio regionale 3 novembre 1989, n. 197. Il PPAR individua nel territorio interessato aree nelle quali è possibile realizzare il metanodotto, perchè opera infrastrutturale interrata che non modifica il paesaggio e non produce significative interferenze con

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- Centri e nuclei storici – Ambiti di tutels integrale; - Centri e nuclei storici – Ambiti di tutela orientata; - Aee di presumibile interesse archeologico. 7. Comune di Fermo: - Ambito di tutela dei crinali; - Ambito di tutela dei versanti; - Ambito di tutela integrale dei corsi d’acqua; - Aree agricole di rilevante valore territoriale e paesaggio agrariodi interesse storicoambientale; - Aree agricole della piana alluvionale dei Fiumi Tenna ed Ete e della paina costiera; - Aree agricole parzialmente compromesse sotto il profilo paesisticoambientale; - Aree con elevata qualità botanicovegetale. 8. Comune di Monte Urano: - Ambiti di tutela integrale dei corsi d’acqua; - Tutela della riserva idrica; - Aree agricole della paiana alluvionale del Tenna di maggiore valore paesisticoambientale. 9. Comune di Sant’Elpidio a Mare: - Ambiti di tutela della risorsa idrica; - Aree di diretta pertinenza dei corsi d’acqua; - Tessuto agricolo. Relativamente il comune di Ascoli Piceno, il tracciato in progetto interferisce con le aree vincolate “Fiumi e corsi d’acqua” e “Aree centuriate”.

2.2.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) di Ascoli Piceno

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Ascoli Piceno è stato approvato e la sua variante è stata Adottata con Delibera di Consiglio Provinciale n°90 del 06 Settembre 2007. Tale piano è stato redatto in data antecedente all’istituzione della Provincia di Fermo, pertanto interessa anche il territorio che ad oggi appartiene alla provincia di Fermo. Esso costituisce strumento d’indirizzo e di riferimento per i Piani territoriali, urbanistici e paesistico ambientali che si intendono attuare a livello comunale o sovracomunale del territorio (Norme Tecniche di Attuazione – Art. 1). Non vi è sostanziale differenza tra le intersecazioni indotte dal nuovo asse linea rispetto alla condotta esistente e ciò a dimostrazione di incidenza moderata o trascurabile tra la infrastruttura interrata e le qualità ambientali del territorio.

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Il metanodotto in progetto appare tuttavia più rispettoso del sistema insediativo abbondantemente sviluppatosi nel periodo.

2.2.3 Strumenti urbanistici

Si riportano gli estremi degli strumenti urbanistici comunali vigenti sul territorio indagato. Provincia di Ascoli Piceno: - Comune di Ascoli P.R.G. approvato con Decreto M.L.L.P.P. n°1855 del 30.03.1972; Variante al P.R.G. Aree Produttive approvata con Del. C.G. n°10/CG/05 del 31.03.2005; - Comune di Castel di Lama P.R.G. approvato con Del. C.C. n°24del 22.04.2008; - Comune di Castorano P.R.G. adottato con Decreto Commissario ad acta il 01.04.2008 e il 02.08.2008; - Comune di Colli del Tronto P.R.G. approvato con Del. G.P. n°137 del 26.09.2000; - Comune di Montefiore dell'Aso P.R.G. approvato con Del. C.P. n°165 del 29.10.2002; - Comune di Offida P.R.G. approvato con Del. G.P. n°173 del 22.04.2004; - Comune di Ripatransone P.R.G. approvato con Del. C.P. n°177 del 07.11.2000. Provincia di Fermo: - Comune di Fermo P.R.G. Variante in adeguamento al PPAR e al PTC, Norme Tecniche di Attuazione elaborato aggiornato (Delibera di C.C. n.40 del 16/4/2009). - Comune di Monterubbiano P.R.G. approvato con Del. C.C. n°27 del 30.07.2007 - Comune di Monte Urano 8° Variante al P.R.G. approvata con Del. C.C. n°6 del 04.04.2011 - Comune di Moresco P.R.G. in adeguamento al P.P.A.R. approvato con Del. C.C. n°6 del 29.03.2004 - Comune di Sant'Elpidio a Mare P.R.G. approvato con Del. G.P. n°109 del 09.11.1999 e successive Varianti parziali Sul territorio opera anche il "Consorzio per la industrializzazione delle valli del Tronto, dell'Aso e del Tesino", Ente Pubblico la cui area è riferita come Produttiva, Commerciale e a Verde nell’allegata Tavola “Mosaico degli strumenti Urbanistici”. I riferimenti cartografici relativi all’area Consortile sono stati desunti dalle Tavole di Piano fornite dalla Amministrazione comunale di Ascoli Piceno e relative alla “Variante al vigente Piano Regolatore delle Aree Produttive dell’Agglomerato di Ascoli Piceno, ” Approvato con Del. n° 10/CG/05 del 31.03.2005. Il tracciato di progetto attraversa le aree consortili. Di seguito si propongono per singolo comune le interferenze tra le ipotesi di progetto e quelle dello sviluppo urbanistico programmato.

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Le opere si intendono urbanisticamente non interferenti quando poste in Zona Agricola E1 – Aree agricole normali, marginali e periurbane .

In Comune di Ascoli Piceno la condotta dal fiume Tronto, procedendo da sud verso nord interseca sovente con tracciato in variante: Zona G4 – Area a verde Vincolato per alcune centinaia di metri; più volte aree G3 – Aree a verde di tutela, valorizzazione e pregio paesistico e ambientale ; F2 – Impianti sportivi e ricreativi; per due volte area D1 - Produttivo, artigianale e Industriale esistente e di completamento ; un piccolo tratto di area G1 – Area a verde pubblico e privato, di rispetto, attrezzato a parco urbano ; due volte aree D5 - Aree a Parcheggio, impianto di distribuzione e a servizio della mobilità; la piattaforma ferroviaria. Infine il tracciato attraversa un’altra area G4 – Area a verde Vincolato intersecando anche una Zona ferroviaria .

In Comune di Castorano la condotta in un primo breve tratto (in variante), interseca un’Area P.R.U.S.S.T., dunque una zona D5 - Aree a Parcheggio, impianto di distribuzione e a servizio della mobilità e impercettibilmente un’area G3 - Aree a verde di tutela, valorizzazione e pregio paesistico e ambientale . Più a nord in una seconda breve escursione in Comune di Castorano, la condotta sempre con tracciato in variante, impegna solo zone agricole .

Nel Comune di Ripatransone , in Loc. San Giuseppe, il nuovo tracciato in variante impegna delle brevi zone D5 - Aree a Parcheggio, impianto di distribuzione e a servizio della mobilità, B2 – Edificata di completamento e di integrazione urbana con programma e G1 – Area a verde pubblico e privato, di rispetto, attrezzato e parco urbano.

Nel Comune di Offida la condotta, in variante di tracciato, interseca un’area F1 – Attrezzature pubbliche e private di interesse pubblico, strutture sanitarie e religiose dimensionalemente molto contenuta sita in Loc. Borgo Miriam. Il tracciato di progetto è migliorativo rispetto all’esistente.

Nei Comuni di Montefiore dell’Aso e di Castel di Lama , non viene interessata alcuna zonizzazione urbana.

In Comune di Monterubbiano il tracciato, con percorso in variante, inteseca una rotatoria di Piano (G1) in Loc. Rubianello; ad ovest di Monterubbiano, in Loc. Crocifisso, interseca in parallelo alla condotta esistente una Zona A2 – Aree di rispetto del centro storico e degli edifici storico-artistici e paesaggistici ; a nord del centro storico del paese. In Loc. Santa Maria del Soccorso, si distacca dal tracciato esistente evitando alcune zone G1 – Area a verde pubblico e privato, di rispetto, attrezzato e parco urbano (con funzione di rispetto stradale) e D4 – Attività turistico ricettive; in Loc. Sant’Isidoro, praticamente in parallelo alla condotta esistente.

In Comune di Fermo la condotta di progetto, in parallelo all’esistente e per un breve tratto, interessa un’area G2 – Area di interesse bioecologico e area di vegetazione ripariale.

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Nel Comuni di Monte Urano e Sant’Elpidio a Mare , non viene interessata alcuna zonizzazione urbana. Il nuovo tracciato è rispettoso delle previsioni di sviluppo urbanistico della zona; risolvendo l’attraversamento di aree in disequilibrio idrogeologico, evita per lunghi tratti le aree di futura crescita insediativa e, ove necessario, le attraversa ponendosi per quanto possibile in accosto alla condotta in esercizio, attorno alla quale il patrimonio edilizio ed infrastrutturale si è conformato.

2.32.32.3 EVENTUALI INTERFERENZE EEE CRITICITÀ TRATRATRA LELELE ATTIVITÀ PREVISTE, GLIGLIGLI ELEMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE EEE DELLA PIANIFICAZPIANIFICAZIONEIONE L’ubicazione delle opere di progetto mostra talune locali interferenze con le prescrizioni dei principali strumenti della programmazione e pianificazione territoriale ed in particolare con gli strumenti urbanistici comunali. E’ tuttavia da rimarcare come le opzioni prescelte derivino da una seria verifica di campo dello stato di fatto e da una lettura condivisa delle indicazioni della pianificazione. Per superare le limitate incoerenze tuttora manifeste tra il tracciato di progetto e la pianificazione regionale e sub regionale, saranno attivate conferenze dei Servizi con la P.A. ed i portatori d’interesse ed avviati gli specifici procedimenti autorizzativi, quali Conformità ed Autorizzazioni presso le Autorità di Bacino.

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3.03.03.0 DESCRIZIONE DEL PROGPROGETTOETTO

L'opera in progetto è destinata al trasporto di gas metano con densità 0,72 kg/m 3 in condizioni standard ad una pressione massima di esercizio di 75 bar; essa si classifica quindi come condotta di prima specie 3. Il progetto, nel complesso (Marche e Abruzzo), prevede la realizzazione di una linea di trasporto, della quale la dorsale principale è l’elemento cardine, e di una serie di impianti che garantiscono l’operatività della linea e realizzano l’intercettazione della condotta, in accordo alla normativa vigente. Il sistema di trasporto, quindi, comprende in sintesi, i seguenti elementi principali:  una linea di trasporto così costituita: − n. 1 dorsale principale DN 20” (lunghezza complessiva 74 km circa);  impianti di linea: − n. 2 impianti con valvole manuali per sezionamento attraversamenti ferroviari, − n. 7 impianti con valvole telecontrollate per sezionamento in tratti inferiori a 15 km. Inoltre due dei 7 impianti di cui al precedente punto sono dotati rispettivamente di trappola per lancio/ricevimento Pig e trappola per solo ricevimento Pig. A seguire la descrizione schematica dei parametri operativi e delle caratteristiche tecniche della condotta in progetto con specifico riferimento alla nuova dorsale:

Lunghezza totale del metanodotto 75 Km Diametro nominale DN 500 (Ø 20”) Diametro esterno del tubo di linea 508,0 mm Classificazione del metanodotto 1^ specie Fluido vettoriato gas naturale Pressione max di esercizio (MOP) 75 bar Pressione operativa (OP) ≤ 1,025*MOP = 76,8 bar Pressione di progetto (DP) 75 bar Pressione di collaudo idrostatico (>1,3 * MOP) 98 bar Spessore di calcolo teorico 8,05 mm Spessore con sovrapressione del 25% 10,06 mm Sovraspessore di corrosione 1,00 mm Spessore di calcolo effettivo 9,05 mm Spessore commerciale adottato 11,10 mm

3 Il D.M. 17042008, Allegato A § 1.3 definisce Condotta di 1 a specie ogni: “condotta con pressione massima di esercizio superiore a 24 bar”

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Grado di utilizzazione max 0,57 Grado di utilizzazione risultante dal calcolo 0,44 Qualità del materiale UNI EN L415NB/MB Caratteristiche meccaniche Rtmin 415 N/mm 2 Tensione ammissibile σ amm 236,55 N/mm 2 Processo di fabbricazione tubi HFW/SAW/COW Efficienza del giunto (E) 1 Diametro nominale tubo di protezione DN 650 Spessore tubo di protezione 9,52 mm Qualità del materiale API 5L Gr. X52

Sezionamento del metanodotto: n. 9 valvole di intercettazione (di cui n. 7 telecontrollate e n. 2 manuali) Giunzione dei tubi: saldatura ad arco sommerso Profondità dello scavo: tale da garantire ricoprimento della condotta ≥ 1,50 m Parallelismo con metanodotto esistente interasse ≥ 3,00 m Protezione passiva: con rivestimento esterno in PE (polietilene estruso triplo strato) Protezione attiva: mediante stazioni a corrente impressa Sistema di telecontrollo: cavo a fibre ottiche a servizio della condotta.

3.13.13.1 FFFASI DI REALIZZAZIONE DELLDELLDELL ’’’OPERA

3.1.1 Realizzazione piazzole di stoccaggio tubazioni

L’esecuzione dei lavori per rapide fasi sequenziali, permette di iniziarli e completarli per singolo tratto limitato, per poi avanzare lungo il territorio. Le operazioni di montaggio della condotta si articolano nella fasi operative di seguito descritte. a) realizzazione di infrastrutture provvisorie: piazzole di stoccaggio per l'accatastamento delle tubazioni, della raccorderia, ecc (Allegato n. 5650001 PG1004 Planimetria di progetto). Saranno realizzate a ridosso di strade carrabili, previo scotico e accantonamento del terreno vegetale e livellamento delle superfici. Ove non presenti saranno aperti accessi provvisori.

Foglio 26 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

FotFotFotoFot o 333.3...1111 – Piazzola di accatastamento tubazioni b) Apertura della pista di lavoro

Le operazioni di scavo della trincea e di montaggio della condotta richiederanno l'apertura di una pista di lavoro. Questa pista dovrà essere il più continua possibile ed avere una larghezza tale da consentire la buona esecuzione dei lavori ed il transito dei mezzi di servizio e di soccorso. Nelle aree agricole sarà garantita la continuità funzionale di eventuali opere di irrigazione e drenaggio ed in presenza di colture arboree (es. vigneti a filari o a tendone) si provvederà, ove necessario, all'ancoraggio provvisorio delle strutture poste a sostegno delle stesse. Si opererà anche lo spostamento di pali di linee elettriche e/o telefoniche già nella fascia di lavoro.

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Foto 333.3...2222 – Apertura della fascia di lavoro

La pista di lavoro normale, per la condotta DN 500 mm (Ø 20”) avrà una larghezza complessiva pari a 15,00 m (Allegato n. 5650001 ST2000 – Tipici di progetto – Standard SGI) e in ogni caso è suddivisa, rispetto all’asse picchettato, in due aree distinte (come si evince dalla figura 33): - su un lato viene ricavato uno spazio continuo (A) per il deposito del materiale di scavo della trincea; - sul lato opposto viene predisposta una fascia (B) per l'assemblaggio della condotta e per il passaggio dei mezzi necessari alle operazioni di assemblaggio, sollevamento e posa della condotta, nonché per il transito dei mezzi di soccorso, mezzi di trasporto dei rifornimenti, di materiali vari.

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Diametro condotta Pista Normale (m) Pista Ristretta (m) Pista in palude (m) (DN“) AAA BBB TotTotTot AAA BBB TotTotTot AAA BBB TotTotTot 26 3 7 10 2 5 6 4 6 10 812 3 8 11 2 6 8 6 6 12 1418 4 9 13 2 7 9 7 7 14 2024 5 10 15 2 8 10 9 7 16

Tabella 333.3...1111 ––– Dimensioni pista di lavoro

Figura 333.3...1111 Tipico della sezione di scavo della nuova condotta

In tratti con manufatti (strade, opere di difesa idraulica, ecc.), particolari condizioni morfologiche (sponde fluviali) o vegetazionali (alberi d’alto fusto) tale larghezza potrà, per tratti limitati, essere ridotta, rinunciando alla possibilità di transito con sorpasso dei mezzi operativi e di soccorso. Per la condotta principale DN 500 mm (Ø 20"), la pista di lavoro ristretta, di larghezza complessiva pari a 10,00 m, dovrà soddisfare i seguenti requisiti:  sul lato sinistro dell’asse picchettato, uno spazio di circa 2,00 m per il deposito del terreno vegetale e del materiale di scavo della trincea;  sul lato opposto, una fascia di circa 8,00 m dall’asse picchettato per l'assiemaggio della condotta ed il il passaggio dei mezzi occorrenti (assiemaggio, sollevamento e posa). In corrispondenza di taluni attraversamenti d'infrastrutture (strade, metanodotti e ossigenodotti in esercizio, ecc.), di corsi d'acqua o di aree particolari (imbocchi tunnel, impianti di linea), l'ampiezza della pista di lavoro potrà essere superiore al valore di 15,00 m per evidenti esigenze di carattere esecutivo e di

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L'attività consiste nel trasporto dei tubi dalle piazzole di stoccaggio ed il loro posizionamento lungo la fascia di lavoro, predisponendoli testa a testa per la successiva fase di saldatura. Per queste operazioni, saranno utilizzati trattori posatubi (sideboom) o mezzi cingolati adatti al trasporto delle tubazioni.

Foto 333.3...3333 Sfilamento dei tubi d) Saldatura di linea e controlli non distruttivi delle saldature

I tubi saranno collegati mediante saldatura ad arco elettrico accostando di testa di due tubi, in modo da formare, ripetendo l'operazione più volte, un tratto di condotta. I tratti di tubazioni saldati saranno temporaneamente disposti parallelamente alla traccia dello scavo, appoggiandoli su appositi sostegni in legno o sacchi di terra/sabbia per evitare il danneggiamento del rivestimento esterno. Le saldature saranno tutte sottoposte a controlli non distruttivi mediante l'utilizzo di tecniche radiografiche oppure, ove non tecnicamente possibile, tramite accurati controlli ultrasonori.

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Lo scavo destinato ad accogliere la condotta sarà aperto con l'utilizzo di macchine escavatrici adatte alle caratteristiche morfologiche e litologiche del terreno attraversato (escavatori in terreni sciolti, martelloni in roccia). Il materiale di risulta dello scavo sarà depositato lateralmente allo scavo stesso, lungo la pista di lavoro, per essere riutilizzato in fase di rinterro della condotta. Tale operazione sarà eseguita in modo da evitare la miscelazione del materiale di risulta con lo strato humico accantonato, nella precedente fase di apertura della pista di passaggio.

Foto 333.3...4444 Scavo della trincea f) Rivestimento dei giunti

La protezione passiva della condotta si ottiene mediante rivestimento dei giunti di saldatura con apposite fasce termo restringenti (1° e 2° rivestimento). Il rivestimento sarà controllato con apposita apparecchiatura a scintillio (holiday detector) e, se necessario, riparato. E’ previsto l'utilizzo di trattori posatubi per il sollevamento della colonna.

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Foto 333.3...5555 Posa della condotta

g) Posa e reinterro della condotta

Ultimata la verifica della perfetta integrità del rivestimento, la colonna saldata sarà sollevata e posata nello scavo con l'impiego di trattori posatubi (sideboom) o escavatori cingolati idonei (Allegato n. 5650001 ST2000 – Tipici di progetto – Standard SGI). Nel caso in cui il fondo dello scavo presenti asperità tali da poter compromettere l'integrità del rivestimento, sarà realizzato un letto di posa con materiale inerte composto da sabbia, ecc. Il rinterro avverrà in due fasi: una prima fase di prerinterro fino ad ottenere una copertura di 75 cm circa, posa di nastro di avvertimento colorato della larghezza di 10 cm, rinterro finale per i restanti 75 cm. La condotta posata sarà ricoperta utilizzando totalmente il materiale di risulta accantonato lungo la fascia di lavoro all'atto dello scavo della trincea. A conclusione delle operazioni si provvederà altresì a ridistribuire sulla superficie il terreno vegetale (humus) accantonato separatamente.

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Foto 333.3...6666 Redistribuzione dello strato di suolo fertile superficiale

h) Realizzazione degli attraversamenti

Gli attraversamenti di corsi d'acqua e di infrastrutture viarie e ferroviarie (Allegato n. 5650001 ST2000 – Tipici di progetto – Standard SGI) vengono realizzati con piccoli cantieri, che operano contestualmente all'avanzamento della linea. Le metodologie realizzative previste sono diverse e possono essere così suddivise: − attraversamenti privi di tubo di protezione; − attraversamenti con messa in opera di tubo di protezione.

Gli attraversamenti privi di tubo di protezione sono realizzati, di norma, per mezzo di scavo a cielo aperto in corrispondenza di corsi d'acqua minori, di strade vicinali e campestri. Per tali attraversamenti si procede normalmente alla preparazione fuori opera del cosiddetto "cavallotto", che consiste nel piegare e quindi saldare le barre secondo la configurazione geometrica di progetto. Il "cavallotto" viene poi posato nella trincea appositamente predisposta e quindi rinterrato.

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Gli attraversamenti con messa in opera di tubo di protezione possono essere realizzati per mezzo di scavo a cielo aperto o con l'impiego di trivelle spingitubo (metodologia trenchless). La scelta del sistema dipende da diversi fattori, quali: profondità di posa, presenza di acqua o di roccia, intensità del traffico, portata dei corsi d’acqua, eventuali prescrizioni dell'ente competente, ecc. La tecnica di attraversamento con la trivella spingitubo e la posa del tubo di protezione consente di eseguire l’attraversamento senza modificare in alcun modo le condizioni dell’infrastruttura attraversata. Permette infatti di realizzare gli attraversamenti di infrastrutture o di corsi d’acqua il cui flusso non può essere né interrotto né deviato, senza manomettere le difese spondali e gli alvei. Essa consiste nel trivellare orizzontalmente il terreno in corrispondenza dell'asse di progetto inserendo un tubo di protezione di maggiori dimensioni all’interno del quale viene inserita la condotta a gas. Su quest’ultimo vengono applicati degli anelli distanziatori in plastica al fine di evitare lo sfregamento diretto del rivestimento della condotta contro la superficie interna del tubo di protezione. La procedura dei lavori prevede lo scavo di due buche: − la buca di partenza nella quale è sistemato lo slittone, la parete reggispinta ed il macchinario della trivella spingitubo; − la buca di arrivo nella quale si effettuano le operazioni di recupero della testa della coclea di trivellazione. A seguire si riporta l’elenco degli attraversamenti infrastrutturali che saranno realizzati mediante tali metodologie.

Foto 333.3...7777 Realizzazione di attraversamento mediante presso trivella (Spingitubo)

Foglio 34 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 i) Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC)

Nel caso di attraversamenti particolari, come nel progetto in oggetto quello di alcuni fiumi e torrenti, verranno applicate tecniche trenchless del tipo “guidato” conosciute con la denominazione di “Trivellazioni Orizzontali Controllate” (T.O.C.) che permettono il superamento di ostacoli morfologici rilevanti in maniera non invasiva grazie alla possibilità di orientare la direzione della trivellazione in maniera teleguidata compiendo un arco inferiormente all’attraversamento di raggio di curvatura pari a quello elastico della condotta metallica. Il tutto operando dal piano campagna senza necessità di fosse di spinta e ricezione. Tale tecnologia permette di eseguire scavi di lunghezze rilevanti anche in presenza di terreni disomogenei, di approfondire la quota di passaggio al di sotto del fondo del corso d’acqua o del piano di lavoro dell’infrastruttura viaria (h≥8.00 m) e di non modificare in alcun modo il regime delle acque e la sistemazione esistente delle sponde e del fondo del corso d’acqua attraversato.

A ––– Fase di esecuzione foro pilota

B ––– Fase di alesaggio

C ––– Fase di tiro della condotta Figura 333.3...2222 Attraversamento mediante T.O.C.... Gli attraversamenti principali del metanodotto in progetto corrispondono nell’ordine alle seguenti infrastrutture e corsi d’acqua. Gli attraversamenti secondari si riferiscono ai fossi e canali.

Foglio 35 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Attraversamenti Infrastrutture Nome TipoTipoTipo Località Tipologia Ferrovia Ascoli Piceno 4 Ferrovia Ascoli Piceno Spingitubo SS 4 Salaria Strada Castorano T.O.C. SP 176 Collecchio Strada Castorano Spingitubo SP 176 Strada Castel di Lama Spingitubo SP 176 Strada Castorano Spingitubo SP 1 Acqua Vivese Strada Offida Spingitubo SP 92 Valtesino Strada Ripatransone Spingitubo SP 32 Ripatransone San Savino Strada Ripatransone Spingitubo SP 23 Cuprense Strada Ripatransone Spingitubo SP 75 San Giuseppe Strada Ripatransone Spingitubo SP 75 Strada Ripatransone Spingitubo SP 75 Strada Ripatransone Spingitubo SP 91 5 Strada Montefiore dell’Aso T.O.C. SP 58 Montevarmine Strada Montefiore dell’Aso Spingitubo SP 6 Bore Aso Strada Montefiore dell’Aso Spingitubo SP 238 Strada Montefiore dell’Aso Spingitubo SP 85 Strada Monterubbiano Spingitubo Strad a comunale Contrada Strada Monterubbiano Spingitubo Molino SP 2 Altidona Strada Monterubbiano Spingitubo SP 56 Monterubbianese Strada Monterubbiano Spingitubo SP 56 Strada Monterubbiano Spingitubo SP 56 Strada Monterubbiano Spingitubo SP 66 Petritoli Strada Fermo Spingitubo SP 112 Valle Ete Vivo 6 Strada Fermo T.O.C. SP 60 Montonese Strada Fermo Spingitubo SP 239 Fermana Falerienze Strada Fermo Spingitubo

Attraversamenti Fluviali Nome TipoTipoTipo Località Tipologia Fiume Tronto Fiume Ancarano T.O.C. Torrente Lama Torrente Ascoli Piceno Spingitubo Torrente Lama Tosa Torrente Castel di Lama Cielo aperto Torrente Lama Tosa Torrente Castorano Cielo aperto Torrente Tesino Torrente Ripatransone Cielo aperto Torrente Menocchia Torrente Montefiore dell’A so T.O.C. Fiume Aso Fiume Montefiore / Monterubbiano T.O.C. Fiume Ete Vivo Fiume Fermo T.O.C. Fiume Tenna Fiume Fermo Cielo aperto

4 Attraversamento da realizzarsi in concomitanza con l’attraversamento fluviale del Torrente Lama. 5 Attraversamento da realizzarsi in concomitanza con l’attraversamento fluviale del Torrente Menoccchia. 6 Attraversamento da realizzarsi in concomitanza con l’attraversamento fluviale del Fiume Ete Vivo.

Foglio 36 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Attraversamenti Fossi e Canali Nome TipoTipoTipo Località Tipologia Tronto C1 Fosso Ascoli Piceno Cielo aperto Tronto C6 Fos so Ascoli Piceno Cielo aperto Fosso Grifola Fosso Castorano/Offida Cielo aperto Tesino 154 Fosso Ripatransone Cielo aperto Tesino 154 Fosso Ripatransone Cielo aperto Fosso Santa Maria al Fosso Ripatransone Cielo aperto mare Menocchia 88 Fosso Montefio re dell'Aso Cielo aperto Aso C1 Fosso Montefiore dell'Aso Cielo aperto Aso C2 Fosso Montefiore dell'Aso Cielo aperto Aso 271 Fosso Montefiore dell'Aso Cielo aperto Aso C4 Fosso Monterubbiano Cielo aperto Fosso dei Fosso Fermo Cielo aperto Cecapalombo Etevivo 222 Fosso Fermo Cielo aperto Fosso Santt'Antonio Fosso Fermo Cielo aperto Tenna 447 Fosso Fermo Cielo aperto Tenna 12 Fosso Fermo Cielo aperto Torrente Colosso Torrente Fermo Cielo aperto

l) Realizzazione degli impianti di linea

Gli impianti si distinguono in P.I.L. (Allegato n. 5650001 ST2001 Tipici di progetto - Impianto di linea - Punto di intercettazione di linea P.I.L. ) e P.I.D.I. (Allegato n. 5650001 ST2001 Tipici di progetto - Impianto di linea - Punto di intercettazione e derivazione importante P.I.D.I. ) Gli impianti di linea sono costituiti da tubazioni prevalentemente interrate, con valvole, eventuale box strumenti e pezzi speciali, ubicati in aree recintate per ragioni di sicurezza. La recinzione degli impianti è realizzata con pannelli in grigliato di ferro verniciato, di altezza pari a 2,50 m ca. dal piano d’impianto, fissati su di un cordolo in calcestruzzo che fuoriesce di 10 ÷ 20 cm dal piano di campagna. Le aree interne all’impianto sono generalmente inghiaiate. L’accesso agli impianti è realizzato attraverso una strada carrabile collegata alla viabilità ordinaria. Per la loro messa in opera sono dunque previste opere civili, quali recinzioni per la protezione degli impianti, basamenti in cls e opere meccaniche, quali montaggio valvole interrate o aeree, bypass. Queste le principali opere civili: - recinzione, con muretto in calcestruzzo e pannelli in grigliato dell’altezza di 2,50 m; - strada d’accesso, mediante livellamento e compattazione del terreno dalla viabilità ordinaria fino all’ingresso dell’impianto.

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Foto 333.3...8888 Valvola di intercettazione di linea (PIL)

In accordo alla normativa vigente (D.M. 17.04.2008 del Ministero dello Sviluppo Economico) il metanodotto in progetto, di 1^specie, sarà sezionato in tronchi la cui lunghezza massima non deve essere superiore a 15 Km prevedendo l’installazione di valvole telecontrollate (come da Allegato A par 2.3 “Sezionamento in tronchi” Tabella 1 del D.M. 17.04.2008). Per questo metanodotto sono previsti n. 9 impianti di linea (P.I.L. e P.I.D.I.), di cui n° 2 nella Regione Abruzzo riepilogati nella tabella seguente (Allegato 5650001 PG1004):

Valvola Progressiva Provincia Comune Descrizione NoteNoteNote di linea Cameretta PIDI03 / LRP Km 24+739 Ascoli Piceno Ascoli Piceno Intercettazione + Lancio Allargamento e Ricevimento PIG PIDI04 Km 26+604 Ascoli Piceno Castel Di Lama Valvola FS Allargamento Cameretta PIL05 Km 35+107 Ascoli Piceno Offida Allargamento Intercettazione Cameretta PIL06 Km 42+220 Ascoli Piceno Ripa Transone Allargamento Intercettazione Monte Cameretta PIL07 Km 56+611 Ascoli Piceno Allargamento Rubbiano Intercettazione Cameretta PIL08 Km 65+859 Fermo Fermo Nuova cameretta Intercettazione Cameretta Sant’Elpidio a PIDI08 / RP Km 74+943 Fermo Intercettazione Allargamento Mare /Ricevimento PIG

Foglio 38 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 m) Collaudo idraulico

A condotta completamente posata e collegata si procede al collaudo idraulico che è eseguito riempiendo la tubazione di acqua e pressurizzandola ad almeno 1,3 volte la pressione massima di esercizio (MOP), per una durata di 48 ore. n) Opere di ripristino e piano di monitoraggio

Al termine del rinterro dello scavo, saranno eseguiti ripristini ambientali per velocizzare il recupero delle qualità naturalistiche e paesaggistiche pregresse e per impedire fenomeni erosivi. Preliminarmente si procederà alla riprofilatura dell’area nella morfologia originaria, riconfigurandone le condizioni di pendenza e riattivando fossi, canalette e linee di flusso preesistenti. Per la copertura si utilizzerà la coltre humica prelevata ed accantonata in fase di scavo. Più in dettaglio, le operazioni di ripristino dei luoghi possono essere raggruppate nelle seguenti tre categorie (Allegato n. 5650001 ST2000 – Tipici di progetto – Standard SGI ):  Ripristini morfologici ed idraulici: Si tratta sostanzialmente di interventi mirati alla sistemazione dei versanti, delle strade e dei servizi interessati dal tracciato delle condotte. Le operazioni di ripristino e di mitigazione saranno comunque sempre riferite a tecniche di ingegneria naturalistica, che prevede l’utilizzo di materiali costruttivi vivi, da soli od in combinazione con materiali inerti per la realizzazione di opere di sistemazione a difesa del territorio. In particolare, verranno realizzate opere di regimazione delle acque superficiali per evitare il ruscellamento diffuso e favorire la ricostituzione del manto erboso, proteggendo dall’erosione superficiale (in particolare canalette in terra, protette da graticci di fascine verdi o da materiale lapideo locale, che svolgono anche una funzione di sostegno su piccole masse di terreno, coincidenti con piccole scarpate o terrapieni, copertura diffusa ecc..) ed opere di sostegno e consolidamento e protezione superficiale , con la funzione di garantire il sostegno statico di pendii e scarpate naturali ed artificiali (palizzate con talee, palificate rinverdite, fascinate spondali, gabbionate rinverdite, scogliere rinverdite o fascinate, ecc.). Alcune opere di drenaggio , inoltre, per le quali si rimanda al paragrafo successivo, in ragione del loro effetto drenante, esercitano un’importante ed efficace azione per gli aspetti inerenti il consolidamento dei terreni ed in generale, la stabilità dei pendii.  Ripristini veqetazionali: Si tratta di interventi mirati al ripristino dei soprassuoli forestali ed agricoli, finalizzati alla restituzione delle aree di intervento alle originarie destinazioni d’uso. (Allegato n. 5650001 ST2004 – Interventi di mitigazione ambientale – condotte interrate e opere fuori terra ).

Foglio 39 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

In particolare, tali interventi mirano per le aree agricole alla restituzione alle condizioni di fertilità e colturali pregresse, per le aree a vegetazione naturale e seminaturale, al ripristino degli ecosistemi e delle fitocenosi originarie. Quale efficace intervento di mitigazione, saranno dunque posti in essere i seguenti interventi agronomici e forestali aggiuntivi:

− conservazione e riporto della coltre terrosa fertile sul top del reinterro, al fine di ripristinarne un “solum” di adeguato spessore;

− rimboschimento, laddove si è eseguito un disboscamento,

− conservazione e riporto delle piote inerbite sulla sommità del reinterro,

− normali cure colturali finalizzate a confermare un buon livello di attecchimento e di avviamento vegetazionale complessivo. Tali interventi sono quindi mirati a ricreare le condizioni idonee per il ripristino di ecosistemi analoghi a quelli originari, in grado, una volta impiantatisi nel territorio, di evolversi autonomamente:  il terreno agrario, precedentemente accantonato a margine della trincea, sarà ridistribuito lungo la pista di lavoro, al termine delle operazioni di rinterro della condotta, avendo tuttavia cura di lasciare il livello del suolo qualche centimetro al di sopra del livello dei terreni circostanti, in considerazione del naturale assestamento;  le opere di miglioramento fondiario (es. impianti fissi di irrigazione, fossi di drenaggio ecc.), verranno completamente ripristinate una volta terminate le operazioni di posa della condotta;  nelle aree con vegetazione arborea ed arbustiva naturale o seminaturale, nonché nelle superfici a prato o a pascolo, verrà effettuato un inerbimento mediante miscugli di specie erbacee adatti allo specifico ambiente pedoclimatico e tali da garantire il migliore attecchimento e sviluppo vegetativo possibile, unitamente alla realizzazione di una rete di scolo con canalette e fossi di raccolta per garantire la stabilità superficiale e la corretta regimazione delle acque piovane. Il ripristino della copertura erbacea viene eseguito allo scopo di: - ricostituire le condizioni pedoclimatiche e di fertilità preesistenti; - apportare sostanza organica; - ripristinare le valenze estetico paesaggistiche; - proteggere il terreno dall’azione erosiva e battente delle piogge; - consolidare il terreno mediante l’azione degli apparati radicali; - proteggere le opere di sistemazione idraulicoforestale (fascinate, palizzate ecc.), dove presenti, ed integrazione della loro funzionalità. Nell’esecuzione dei lavori agronomici e forestali saranno rispettati i limiti operativi stagionali. Al fine di massimizzare le germinazioni e gli attecchimenti, è opportuno rispettarne la stagionalità: le

Foglio 40 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 semine dei miscugli (erbacei, arbacee e perennanti) potranno essere meglio effettuate nel periodo autunno invernale, evitando quello estivo. Eventuali macroterme troveranno autonomo sviluppo differenziato nei mesi successivi. I trapianti (fitocelle con specie arboree od arbustive), dovranno essere eseguiti nel periodo tardo autunnale (dopo la filloptosi) e invernale, evitando il periodo primaverile a meno che non si possano operare nella zona insistite irrigazioni di soccorso. Concluse queste attività agronomiche, per garantire una efficace copertura delle coltri ed il recupero paesaggistico nei tempi previsti, saranno eseguiti monitoraggi per un periodo triennale. I monitoraggi, effettuati con cadenza stagionale (3 4 / anno), saranno volti alla verifica dello stato vegetativo e all’esecuzione degli ordinari interventi di manutenzione, quali:

 scerbature: le erbe infestanti vanno eliminate dal terreno per evitare l’impoverimento di acqua e di sostanze nutritive necessarie per la crescita delle specie arboree;  ripristino fallanze (piantine non attecchite) da eseguirsi sempre nel periodo invernale;  diradamenti e spollonature: quest’ultima è la potatura verde volta alla rimozione totale o parziale dei germogli originatisi da gemme latenti o avventizie. La loro eliminazione si rende necessaria poiché sono generalmente sterili.  spalcature: la spalcatura consiste nel tagliare alcuni palchi di rami inferiori nel caso questi siano secchi per dare al resto della chioma più aria e luce  tagli di riforma: tipo di potatura che permette di determinare la forma della chioma e il portamento dell'albero adulto (a cono, a vaso, a vaso cespugliato ecc.) e si effettua nei primi anni dopo la messa a dimora definitiva;  sfalci andanti con mulching: cura colturale all’impianto consistente nello sfalcio andante del terreno da eseguirsi a macchina equipaggiata con opportune attrezzature per eliminare la vegetazione erbacea infestante. Tali interventi, eseguiti con maestranze qualificate, idonei mezzi meccanici ed i medesimi materiali vegetali precedentemente posti a dimora, protratti per un triennio, garantiranno il raggiungimento degli obiettivi naturalistici e conservativi indicati in progetto.

3.23.23.2 FFFASCIA D ’’’ASSERVIMENTO

La costruzione ed il mantenimento di un metanodotto sui fondi di terzi sono legittimati da una servitù il cui esercizio, lasciate inalterate le possibilità di sfruttamento agricolo dei terreni, limita la realizzazione di manufatti nell’ambito di area con asse baricentrico sulla condotta, denominata fascia di asservimento, sulla quale vige una servitù “non aedificandi”. Per il metanodotto in oggetto è prevista una fascia di asservimento di 25 m, pari a 12,50 m per parte dall’asse della condotta, nei tronchi posati in terreno

Foglio 41 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 agricolo sprovvisto di manto superficiale impermeabile.

3.33.33.3 CCCRITERI PROGETTUALI CRITICITÀ

Il tracciato del metanodotto è stato definito applicando i seguenti criteri: - ridurre al minimo i vincoli alle proprietà private, determinando servitù di metanodotto e utilizzando, per quanto possibile, i corridoi di servitù già costituiti da altre infrastrutture esistenti; - la possibilità di ripristinare le aree attraversate, riportandole alle condizioni morfologiche e di uso del suolo preesistenti all’intervento, minimizzando l’impatto ambientale sulle aree attraversate; - transitare il più possibile in aree a destinazione agricola evitando ovvero limitando l’attraversamento di aree in cui è previsto uno sviluppo futuro per edilizia residenziale o industriale; - evitare le aree franose o soggette a dissesto idrogeologico, le aree di rispetto delle acque sorgive, le aree costituite da terreni paludosi e/o torbosi; - garantire al personale preposto all’esercizio e alla manutenzione della condotta di potervi accedere e operare in sicurezza. In particolare, la scelta del tracciato del metanodotto in oggetto è stata effettuata rispettando le prescrizioni relative a: - distanze da fabbricati e nuclei abitati; - distanze da cave e miniere; - distanze da officine elettriche e sostegni di linee elettriche aeree; - parallelismi con ferrovie e strade in genere e acquedotti o fognature. Sono state altresì prese in considerazione per la definizione del tracciato ottimale, al fine di ridurre i tempi per la progettazione esecutiva e per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione dell’infrastruttura, i seguenti aspetti rilevanti: - presenza sul territorio di zone soggette a tutela o vincolo; - aspetti morfologici territoriali; - aspetti geologici; - numero e rilevanza degli attraversamenti di infrastrutture e corsi d’acqua; - aspetti antropologici. Il metanodotto in esame è progettato e potrà essere realizzato in modo da fornire tutte le garanzie di sicurezza e di funzionalità richieste da questo tipo d’opera. Il metanodotto in esame verrà progettato e potrà essere realizzato in modo da fornire tutte le garanzie di sicurezza e di funzionalità richieste da questo tipo d’opera.

Foglio 42 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

La scelta del tracciato è stata eseguita al fine di ridurre al minimo ogni interferenza con il territorio attraversato. In particolare, poiché si tratta di un raddoppio di un metanodotto esistente, è stata prevista la posa della nuova tubazione ad una distanza di 3,00 m ca. da quella esistente così da utilizzare al massimo le servitù di metanodotto già esistenti. Occorre evidenziare che le varianti di tracciato sono state previste essenzialmente per minimizzare le aree in disequilibrio idrogeologico.

Foglio 43 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

4.04.04.0 COMPONENTI AMBIENTAAMBIENTALILILILI

4.14.14.1 CCCARATTERISTICHE GEOLOGEOLOGICHEGICHE LOCALI

Facendo una sintesi complessiva della situazione del sottosuolo lungo il tracciato (per la parte marchigiana), si può riassumere quanto segue. MODELLO GEOLOGICO PER I VERSANTI • la quasi totalità dei terreni che accoglieranno l’opera è costituita da alternanze di materiali coesivi, prevalentemente fini (argillosi e limosi e subordinatamente argilloso marnosi), nei quali è presente una certa frazione sabbiosa che cresce in tenore salendo nel record stratigrafico, passando cioè dai termini pliocenici verso quelli bassopleistocenici; • i terreni coesivi possiedono vari gradi di consolidamento, figli della storia deposizionale ed evolutiva dei depositi stessi; • una minima parte del tracciato affronta invece materali più grossolani, sempre di ambiente marino, di età pliocenico superiore – pleistocenico basale, intercalati a varie altezze stratigrafiche nelle frazioni pelitico sabbiose e sabbiose di spiaggia; tali granulometrie si rinvengono nelle porzioni alte dei versanti (sulle sommità si ritrovano plaghe ciottolose e talora vere e proprie puddinghe a chiusura del ciclo marino, dagli spessori anche delle decine di metri); • questa situazione geologica è compatibile con le fonti bibliografiche che riconoscono nella fascia periadriatica, in cui ricade l’intervento allo studio, una successione nel complesso regressiva, tardoorogenica, in cui facies fini sono seguite da facies man mano sempre più grossolane verso l’alto alle quali, in vari orizzonti, si miscelano in percentuali reciproche variabili; • sempre lungo i versanti che salgono dalle pianure fluviali, si ritrovano anche depositi terrazzati di origine continentale, i quali testimoniano diverse fasi deposizionali ed erosive dei corsi d’acqua ed un generale abbassamento del livello di base. MODELLO GEOLOGICO PER LE PIANURE ALLUVIONALI • in prevalenza, nelle aree basse topograficamente attraversate dal progetto, si ritrovano terreni piuttosto grossolani interdigitati a frazioni fini; le aliquote reciproche certamente variano da zona a zona; • le geometrie dei corpi ghiaiosi sono in prevalenza lentiformi, con estensioni areali e verticali variabili; • le facies grossolane possono essere più o meno addensate; talora, processi di alterazione e riprecipitazione del carbonato di calcio possono portare ad una diagenesi, seppur non troppo

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spinta, la quale conferisce in pratica una natura litoide all’ammasso sedimentario; • i materiali fini possono costituire eventualmente l’unica componente del deposito in sottosuolo (fino al substrato marino argillosomarnoso) oppure essere presenti soltanto come matrice (prevalente o no) tra i granuli (quasi esclusivamente calcarei). L’intero tracciato è stato suddiviso in 7 TRATTI (elencati sotto), i quali saranno indicati sulle tavole geologiche allegate alla Relazione Geologica del tracciato. Essi sono: 1. Punto d’origine – attraversamento f. Salinello(TRATTO 1) 2. attraversamento f. Salinello attraversamento f. Tronto (TRATTO 2) 3. attraversamento f. Tronto – attraversamento t. Tesino (TRATTO 3) 4. attraversamento t. Tesino –attraversamento f. Aso(TRATTO 4) 5. attraversamento f. Asoattraversamento f. Ete vivo (TRATTO 5) 6. attraversamento f. Ete vivo attraversamento f. Tenna (TRATTO 6) 7. attraversamento f. Tenna – punto finale (TRATTO 7). Qui verranno descritti esclusivamente i tratti nel territorio marchigiano: dal terzo all’ultimo.

TRATTO 3: ATTRAVERSAATTRAVERSAMENTOMENTO F.TRONTO ––– ATTRAVERSAMENTO T.TET.TESINOSINO Superato il f.Tronto, la condotta, per circa 1500 m, si snoda sulla sponda in sinistra idrografica del corso d’acqua, costituito da alluvioni fluviali recenti (ciottolame in matrice sabbiosa)in una zona a sviluppo artigianalecommerciale di Località Villa S.Antonio di Ascoli Piceno. A iniziare dalla progressiva di circa PK 24+400, il tracciato deve superare, in successione, la linea FS Ascoli PicenoPicenoPortoPorto d’Ascoli, la S.P.235 “Salaria” e il nucleo abitato di San Silvestro, per immettersi nella valletta del Torrente Lama Tosa. Il superamento di tali interferenze sarà eseguito con la metodologi a “trenchless ”. Da quota ~60 m s.l.m. di Località San Silvestro, la condotta, con modesta pendenza, si posiziona lungo la valletta del t.Lama Tosa, impostata in argille sabbiose grigio azzurre, che la condotta supera un paio di volte con la metodica “a cielo aperto”, sino a località Case Tamburri di Castel di Lama ((( ~PK 227+57+57+57+500),00),00),00), dove il tracciato si allontana dal fondo valle per risalire sulla dorsale in destra idrografica del corso d’acqua e posizionandosi quasi sempre sulla cresta, in accostamento della linea esistente lungo S.P. n.176 “Collecchio”, portandosi, con una salita di modesta pendenza e in semicresta su materiale simile al precedente (argille sabbiose grigio azzurre), dove si manifestano deboli deformazioni superficiali lente, tipo soliflussi e modestissime rototraslazioni, ma lontano dall’asse del tracciato. Circa alla progressiva PK 30+00030+000, dalla quota di circa 185 m s.l.m. e dalla zona di semicresta, il tracciato ridiscende, in accostamento alla linea esistente, sino al letto del t.Lama Tosa, che raggiunge, alla quota di circa m.100 s.l.m. circa alla progressiva PK 30+70030+700. Da questo punto il tracciato in progetto si allontana da quello esistente, in quanto, quest’ultimo, si snoda molto vicino ad una zona interessata da dissesti idrogeologici sotto forma

Foglio 45 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 di calanchi e mancherebbe lo spazioper porre in opera, in sicurezza, la nuova condotta. Viceversa una zona maggiormente sicura è stata trovata circa 500 m a monte del distacco tra le due linee. Infatti, dopo aver superato Fosso Palazzi, il versante settentrionale della dorsale sulla quale è ubicata la località Case Peroni, non presenta fenomeni di dissesto ne forme calanchive, che, in genere, sono presenti sui versanti meridionali. Quindi, superato T.Lama Tosa a quota di circa m.100 s.l.m. con la metodica “a cielo aperto”, il tracciato risale, lungo una blanda mezza costa e pendenza media del 10%, sino alla quota di m.237 di Casa Peroni. Da questo punto e fino a Borgo Miriam di Offida ( ~PK 37+70037+700) il tracciato, impostato ancora sulle argille sabbiose grigio azzurre , che manifestano fenomeni di dissesto tipo creep e/o soliflusso, ma lontano dall’asse, presenta qualche “su e giù”, anche se con pendenze non molto accentuate. Superata Borgo Miriam, il tracciato prima sale sino a quota m.330 s.l.m. per riscendere a m.250 s.l.m. e risalire a m.280 di Case Tassotti, impostato sempre nelle argille sabbiose, da dove, definitivamente, scende verso il fondovalle del TTT. T... TesinoTesino, che raggiunge, sulla sua sponda in destra idrografica, poco dopo la progressiva PK 414141+000.41 +000. In questo tratto il tracciato interferisce, secondo la Carta del Rischio delle Autorità di Bacino del F. Tronto e dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con: n.3 zone a “Rischio moderato di franaR1”; n. 2 zone a “Rischio elevato di franaR3”. Nell’attraversamento del f.Tronto il tracciato interferisce con: n.2 zone a “Rischio elevato di esondazioneE3”; n.2 zone a “Rischio medio di esondazioneE2”.

TRATTO 4: ATTRAVERSAATTRAVERSAMENTOMENTO T.TESINO –––ATTRAVERSAMENTO–ATTRAVERSAMENTO F.ASF.ASOO Dopo aver attraversato il t.Tesino dalla sponda in destra a quella in sinistra idrografica mediante metodologia “a cielo aperto”, il tracciato si snoda, per circa 1000 m, in direzione OE lungo la sponda sinistra del corso d’acqua, impostato sui depositi alluvionali attuali, costituiti da ciottolame eterometrico e di natura poligenica, il cui spessore raggiunge, non di rado, i 3 metri. Alla progressiva PK 42+00042+000, il tracciato cambia direzione, spostandosi in quella SN e, dopo aver attraversato, con il metodo “a spingitubo”, la S.P. “Val Tesino”, inizia a salire, dapprima abbastanza velocemente (da quota ~m.105 di fondovalle a m. 250 di Contrada San Rustico con pendenza di ~18%), lungo la cresta di una dorsale dove, sotto una coltre agraria di m.1,52,0, affiorano ancora le argille sabbiose grigio azzurre. Il tracciato di progetto si snoda in accostamento alla linea esistente e lungo la Strada di Contrada San Rustico. Dopo essere sceso di pochi metri (sino a m.240 s.l.m.), il tracciato riprende a salire sino a m.274 s.l.m. (progressivaprogressiva PK 44+00044+000), dove abbandona l’accostamento alla strada, per scendere sino a quota 230

Foglio 46 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 s.l.m. lungo un versante con pendenza di ~ 25%, superare, “ a cielo aperto”, il fosso tra Case Cellini e Case Voltattoni, e risalire sul versante opposto del fosso, fino ad incrociare, a quota m.285 s.l.m., in zona Case Cellini, la Strada Fonte Antico. La pendenza di questo versante è simile a quella dell’altro, ~ 25%. Pertanto, per entrambe le condizioni si provvederà ad opere di drenaggio, per eliminare, o quantomeno ridurre, uno dei fattori, l’acqua,possibili inneschi di fenomeni gravitativi. Sempre in accostamento alla linea esistente, il tracciato, superato sul lato occidentale il centro urbano di Ripatransone, sale fino a quota m.371 s.l.m. della zona del Carmine di Ripatransone, per poi posizionarsi al lato di valle della S.P.75, scendendo di quota con lieve pendenza sino a Contrada Colle del Giglio (quota m.283 s.l.m. PK 47+000) e impostandosi su una coltre agraria di un paio di metri, che si trova in testa a argille sabbiose ,mentre più distanti, in zone calanchive, affiorano argille compatte solo debolmente sabbiose. Giunto alla progressiva PK 47+50047+500, il tracciato abbandona l’accostamento con la S.P.75, per dirigersi, impostato su una cresta di dorsale degradante con pendenza media del 1516%, sino al fondo valle del t.Menocchiat.Menocchia, che viene incontrato alla progressiva PK 49+900, alla quota di circa m.65 s.l.m.. , e superato “ a cielo aperto”. Immessosi in una valletta di un fossatello dopo aver superato la S.P. n.91 “Val Menocchia” con “spingitubo”, il tracciato sale sino a m.100 s.l.m. in direzione SN, per poi deviare in direzione EO e superare una dorsale a quota 138 m s.l.m., per poi ridiscendere a quota m.100 s.l.m., superare, “ a cielo aperto” un nuovo fossatello, risalire, in direzione SN lungo la sponda destra di quest’ultimo per circa 600 m , rideviare in direzione EO e salire sino alla località Madonna delle Grazie di Montefiore dell’Aso,posizionata a quota m.280 s.l.m.. Questa parte di tracciato è impostata sul medesimo materiale della precedente (argille sabbiose) , in cui si evidenziano fenomeni di deformazioni superficiali lente, tipo soliflusso e/o creep, che possono interessare il tracciato, soprattutto tra le progressive PK 48+48+000000000000 e PK 4PK 494 999++++000000000000. In questo tratto sono consigliabili opere di drenaggio. Da questo punto il tracciato viaggia in accostamento della S.P.58S.P.58,S.P.58 accostamento che viene abbandonato nei pressi della progressiva PK 53+50053+500, da dove il tracciato inizia a scendere, da quota m.275 s.l.m. verso la piana deldel F.AsoF.Aso, piana che viene raggiunta, in sponda in destra idrografica, alla progressiva PK 5454+7+7+7+700000000, alla quota m.100 s.l.m., dopo una discesa con pendenza media del 10%, impostata su argille compatte debolmente sabbiose ,sormonatate da coltri agrarie o di disfacimento, dello spessore anche di qualche metro. Superata la S.P. 185 destra Aso con il metodo “trenchless”, il tracciato s’imposta nella piana, dove affiorano depositi alluvionali terrazzati, costituiti da ghiaie cementate in matrice terrosa. In questo tratto il tracciato interferisce, secondo la Carta del Rischio dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con: n.2 zone a “Rischio moderato di franaR1”; n. 1 zona a “Rischio medio di franaR2”.

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Nell’attraversamento del t.Menocchia il tracciato interferisce con: n.1 zona a “Rischio medio di esondazioneR2”.

TRATTO 5: ATTRAVERSAATTRAVERSAMENTOMENTO F.ASOF.ASO----ATTRAVERSAMENTOATTRAVERSAMENTO F. EETETE VIVO Superato il F.Aso (alla quota di m.95 s.l.m.) e la S.P.n.85 “Valdaso” (il primo metodo “trenchless” e la seconda con il metodo “a spingitubo”), il tracciato s’inerpica sulle colline, che agiscono da spartiacque tra la valle del f. Aso a sud da quella del f. Ete Vivo a nord, costituite prevalentemente da argille e/o argille sabbiose fittamente stratificate e argille con alternanze sabbiose, per giungere a Monterubbiano (((~PK 58+000)58+000). In questa parte, il tracciato, in accostamento a quello esistente, si posiziona lungo la cresta di una dorsale, che divide le vallette di due fossi (Fosso del Crocifisso ad ovest e ad Est il fosso tra Loc. Molino e Loc. Canniccio), quindi in un percorso privo di rischi con una pendenza media ~10%. Superata la S.P.n.152 (trenchless) il tracciato da direzione SN devia in direzione OE, per riprendere la precedente direzione nei pressi dell’incrocio con la S.P. n.56 “Monterubbianese“Monterubbianese”, che, in qualche modo il tracciato della linea in progetto seguirà, superando prima la località di Santa Maria del Soccorso (PK 59+600) a quota di ~m.385 s.l.m.,posizionandosi all’inizio di un versante a debole pendenza, per poi risalire, lungo una cresta di dorsale, sino a quota ~m.390 s.l.m. per iniziare la discesa, che, attraverso le contrade Lago, San Isidoro, Chiesanuova, Lavandara e Colle Lavandara lo condurrà alla valle del f.Ete Vivo. In questa tratta (ContradaContrada Lago al PK 616161+000 61 +000 sino alla valle del f.Ete Vivo e del suo affluente t.Cosollo al PK 665+05+05+05+000000000 ca.ca.ca.),ca. il tracciato si ubica in accostamento alla linea esistente e nei pressi della S.P. “Monterubbianese, e s’imposta su argille e argille sabbiose fittamente stratificate , in cui si manifestano normali ma modesti fenomeni di deformazioni superficiali lente, che non hanno mai creato rischi di ammaloramento alla linea in esercizio. Solo in un tratto, lungo il versante Nord del Colle Lavandara, laddove la pendenza raggiunge il 25%, si provvederà alla posa in opera di drenaggi per l’allontanamento delle acque di scorrimento superficiale. Circa al PKPK 6PK 65+26 5+25+25+200000000 il tracciato supera il t.Cosollo mediante il metodo “a cielo aperto”, spostandosi dalla sponda destra a quella sinistra e raggiungendo la sponda in destra idrografica del f.Ete Vivo. Data la forza erosiva del combinato delle azioni dei due corsi d’acqua, come dimostrato dalle esondazioni nel sito accadute all’inzio di Marzo di quest’anno,ed anche in anni passati, e la vicinanza alla sponda sinistra dell’Ete Vivo della S.P. n.112 “dell’Ete Vivo”, il corso d’acqua e la S.P. verranno superati mediante il sistema “trenchless”. In questo tratto il tracciato interferisce, secondo la Carta del Rischio dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con: n.1 zona a “Rischio moderato di franaR1”; n. 3 zone a “Rischio medio di franaR2”. Nell’attraversamento del f.Aso il tracciato interferisce con:

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n.1 zona a “Rischio medio di esondazioneR2”; n.1 zona a “Rischio moderato di esondazioneR1”.

TRATTO 6: ATTRAVERATTRAVERSAMENTOSAMENTO F. ETE VIVOVIVO---- ATTRAVERSAMENTO F.TEF.TENNANNA Superato il F.Ete Vivo, il tracciato sale, con andamento normale alle isoipse, da quota m.36 s.l.m. sino a quota m.100 della cima della dorsale di Contrada SanSan Martino ( ~PK 66+20066+200), ),),), con una pendenza <20%, impostato su argille e argille sabbiose di transizione tra Pliocene e Quaternario. Da questa progressiva sino al PK 667+57+57+57+500,00,00,00, attraversando le località La Madonnetta e CecapalombaCecapalomba,Cecapalomba il tracciato, pur con diversi “sali e scendi” con pendenze non superiori al 20%, in accostamento con la linea in esercizio, si mantiene ad una quota tra m.100 e m.150 s.l.m. In questa parte di tracciato si notano modesti creep e soliflussi, anche se distanti dall’asse del tracciato: in ogni caso la sua disposizione, normalmente alle isoipse e con le pendenze dianzi indicate, non comporta rischi di ammaloramento per la condotta e per la sicurezza delle persone e cose. Dall’ultima progressiva, il tracciato sale sino a quota m.232 s.l.m. (~PK 68+50068+500) lungo un versante con pendenza ~25%, ma sempre con disposizione normale alle curve di livello. In questa zona i fenomeni di deformazioni superficiali lente, legate alla coltre in parte agraria e in parte eluviocolluviale delle sono legermente più accentuati delle zone precedenti, funzione della maggior pendenza. Pertanto in questa tratta si prevedono opere di drenaggio. Da questa progressiva il tracciato, superando ad ovest l’abitato di Fermo, inizia a discendere verso l’asse di drennaggio locale, costituito dal fosso S.AntonioS.Antonio,S.Antonio che attraversa, con il metodo “a cielo aperto”, al ~PK 6669+5069+509+500000, in Contrada MisericordiaMisericordia. In questa tratta il terreno, al di sotto della coltre agraria, è ancora costituito da argille e argille sabbiose di transizione tra Pliocene e Quaternario. Attraversato il fosso alla quota di m.115 s.l.m., il tracciato risale sino a m.170 s.l.m. della Contrada Solfonara (PK68+900) con una pendenza non superiore al 10%, per poi ridiscendere sino a m.80 s.l.m. verso la piana del fiume Tenna, che raggiunge alla progressiva ~ PK 717171+71 +++500500500500.... In questo tratto il tracciato interferisce, secondo la Carta del Rischio dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con: n.4 zone a “Rischio moderato di franaR1”; n. 2 zone a “Rischio medio di franaR2”. Nell’attraversamento del t.Ete Vivo il tracciato interferisce con: n.1 zona a “Rischio moderato di esondazioneR1”.

TRATTO 7: ATTRAVERSAATTRAVERSAMENTOMENTO F.TENNA ––– PUNTO FINALE

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Superato, in direzione SN, il fiume Tenna approssimativamente alla progressiva PK 71+771+700,00,00,00, il tracciato si dispone, ancora in accostamento alla linea esistente, parallelamente al corso d’acqua in direzione OE sui depositi alluvionali recenti, costituite da ghiaie eterometriche in matrice terroso-sabbiosa , da sciolte a poco addensate. Dopo circa 3000 m, alla progressiva PK 74+700, il tracciato ha il suo punto d’arrivo in corrispondenza della Cabina punto di consegna Snam, ubicata in territorio comunale di S.Elpidio a Mare. In questo tratto il tracciatto, snodandosi in pianura, non interferisce con zone a rischio di frana, ma scorrendo parallelamente al letto del f.Tenna, ad una distanza media di 100 m125 m, interferisce, per un lungo tratto, con una zona classificata “a Rischio medio di esondazione.

4.24.24.2 CCCARATTERI GEOMORFOLOGGEOMORFOLOGICIICIICIICI

Nel territorio attraversato dal progetto, si hanno delle cuestas (Calamita et alii, ibidem; Centamore et alii, 2009) debolmente immergenti circa verso mare, spesso con il fianco più acclive sede di calanchi (Castiglioni, 1935). Su questa impostazione generale hanno luogo molti movimenti franosi e molte deformazioni lente superficiali, vale a dire soliflussi e reptazioni. Circa le deformazioni lente superficiali, l’espressione visibile è data da rigonfiamenti mammellonari, contropendenze e zone di fratturazione superficiale (Panizza, 1994). Per quantificare il livello di dissesto nei vari territori, si riportano alcuni dati provenienti dagli elaborati dei piani P.A.I. interessati.

Tabella 444.4...1111 Tratta da P.A.I. Fiume Tronto, Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo – Elaborato “A”: RELAZIONE GENERALE. Sono visibili le estensioni areali totali espresse in ettari, per le varie classi di rischio, per l’intero bacino idrografico.

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Tabella 444.4...2222 Riadattata da P.A.I. Regione Marche, – Elaborato “a”: RELAZIONE – ALL. “C” “Quadro di sintesi delle aree a rischio idrogeologico”. Sono riportati i fenomeni censiti riferiti alle varie classi di rischio e corrispondenti classi di pericolosità.

Osservando le tabelle sopra, si può commentare che nel bacino del Tronto , la maggior parte del territorio interessata da fenomeni di versante è occupata da rischio di classe 2 (R2); nella relazione generale e nelle cartografie del P.A.I. non sono presenti riferimenti alle tipologie di dissesto e tuttavia, in base ai rilievi di terreno, almeno per la zona di interesse (attorno al tracciato) è possibile affermare che la maggior parte dei fenomeni sia anche qui attribuibile alle deformazioni lente superficiali (soliflussi) e a modesti colamenti anch’essi piuttosto corticali, che interessano le facies di alterazione delle compagini in posto. Nel territorio marchigiano (bacini del Tesino , Menocchia , Aso , Ete Vivo e Tenna ), troviamo che la maggior parte delle zone pericolose (come numero di siti e non per estensione areale) sia attribuita alla classe 3 (P3) mentre il rischio più abbondante (sempre per numero di siti) appartiene alla classe minima (R1): ciò vuol dire che esiste una moltitudine di siti con elevata (ma non massima) pericolosità di innesco del fenomeno franoso (deformativo lento o di altra natura) ma con relativo rischio verso le persone e/o cose piuttosto minimo. I versanti che accoglieranno l’intervento risultano nel complesso da poco a mediamente stabili: per lo più si tratta di problematiche piuttosto superficiali, di modesta estensione, ma l’elevato numero renderebbe impropria una classificazione che definisca nell'insieme “stabili” i luoghi studiati. Riguardo alla morfodinamica fluviale complessiva, anzitutto si può riferire che le principali valli fluviali siano impostate in corrispondenza di linee tettoniche trasversali (Boni & Colacicchi, 1966; Centamore et alii, ibidem; Coltorti et alii, 1996; Dramis et alii, 1991; Nanni, 1991; NISIO, 1997). Centamore et alii (ibidem) indicano come sia evidente il controllo litostrutturale sulla morfologia dell’area (in particolare dal Tenna al Tronto), caratterizzata da valli principali conseguenti (Tenna, Aso, Tesino e Tronto) e valli minori susseguenti. Fatta questa premessa, si enunciano le principali forme dovute alle attività dei corsi d’acqua.

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Il primo elemento individuabile nel paesaggio è il piattume che caratterizza ogni piana alluvionale fino al piede dei versanti a ridosso; tale morfologia è ereditata dalle fasi di alluvionamento recenti (per i terrazzi di III e IV ordine sensu Nanni & Vivalda, 1986a,b). All’interno dei depositi più giovani, olocenici, con parete erosiva più o meno profonda e con sezione che talora vede l’area golenale obliterata (nel qual caso vi sono subito le scarpate degli argini maestri alle cui sommità cominciano le aree di esondazione), scorrono i fiumi. Il loro carattere è spesso torrentizio (Piano Tutela Acque, P.T.A., Regione Marche – Relazione di sintesi, 2008); nelle porzioni attraversate dal tracciato e rilevate durante i sopralluoghi si è potuto constatare un corso di tipo prevalentemente braided (sensu Leopold & Wolman, 1957) il quale caratterizza gran parte dei tratti nelle aree terminali. La zona di letto è spesso sede di ciottolami piuttosto grossolani i quali costituiscono le “isole” di intercanale (barre longitudinali e talora trasversali). Il tasso di incisione verticale rilevato durante i sopralluoghi sembra piuttosto elevato ed anche le erosioni spondali costituiscono parte rilevante dei processi associati ai fiumi allo studio. Inoltre, sono ben riconoscibili scarpate di erosione fluviale (molto spesso ben sviluppate ed alte svariati metri) sui versanti a ridosso delle piane alluvionali: su tali forme originarie si instaurano processi di dilavamento diffuso, erosione regressiva e franamenti che amplificano il fenomeno primitivo, magari laddove l’attività erosiva del corso d’acqua non si esplica nemmeno più. Sempre ai processi fluviali (deposizione e successivo taglio) sono dovuti i terrazzi, presenti quasi esclusivamente in sinistra idrografica (Crescenti, 1972). Per le zone di attraversamento (da Sud verso Nord), è stata compilata la seguente tabella schematica in cui sono riportati i tratti salienti delle morfologie osservate.

ATTRAVERSAMENTO PROCESSO PREVALENTE FORMA Erosione spondale, forte Scarpate di erosione piuttosto incise e Fiume Salinello incisione verticale subverticali Scarpate di erosione piuttosto incise e Torrente Vibrata Forte incisione verticale subverticali Fiume Tronto Erosione spondale Area golenale molto sviluppata Area golenale molto sviluppata ed Torrente Tesino Erosione spondale argini maestri subverticali Erosione spondale, forte Scarpate di erosione p iuttosto incise e Torrente Menocchia incisione verticale subverticali Area golenale molto sviluppata ed Fiume Aso Erosione spondale argini maestri subverticali Erosione spondale, forte Scarpate di erosione piuttosto incise e Fiume Ete Vivo incisione verticale subverticali Erosi one spondale con Area golenale molto sviluppata ed Fiume Tenna modesta incisione verticale argini maestri subverticali Tabella 444.4...3333 Principali caratteri morfologici dei tratti in attraversamento fluviale.

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4.34.34.3 IIIDROGRAFIA

Il distretto indagato è distribuito tra gli ambiti di pertinenza del bacino interregionale del Fiume Tronto e dei bacini regionali del Torrente Tesino, del Torrente Menocchia, del Fiume Aso, del Fiume Ete Vivo e del Fiume Tenna (Figura 4.1). Il Torrente Menocchia individua un bacino litorale minore, ricompreso nell’area idrografica dell’Aso – Tesino.

Menocchia Menocchia

Figura 444.4...1111 Bacini idrografici della regione Marche. (Fonte: P.T.A. Regione Marche. Anno 2010). In nero l’individuazione dell’area di interesse.

Il Fiume Tronto nasce dalle pendici settentrionali dei Monti della Laga (a 1.900 m circa s.l.m.) e sbocca nel Mare Adriatico, in prossimità di Porto d’Ascoli, dopo un percorso di 97,5 Km. Il bacino del Fiume Tronto insiste sui comprensori delle province di Rieti (Lazio), L’Aquila e Teramo (Abruzzo), Ascoli Piceno (Marche) e si estende su una superficie di 1.189 Km2. Il fiume ha regime appenninico, con forti piene nella stagione autunnale (anche di 1.500 mc/sec) e accentuate magre estive. Il Torrente Tesino nasce dal versante orientale del Monte della Torre, a quota 720 m s.l.m.. Il bacino, di tipo regionale, ha una forma allungata con estensione di circa 120 km 2. La lunghezza complessiva dell’asta fluviale è di 36,20 km. L’elevata pendenza media dell’asta, la forma stretta del bacino e le caratteristiche litologiche dei terreni affioranti sono responsabili del regime fortemente torrentizio del

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Torrente Tesino, caratterizzato da piene significative. Il Torrente Menocchia nasce a 313 m s.l.m., presso ; sfocia nel Mare Adriatico, fra il Tesino e l'Aso, a Ponte Menocchia. Si sviluppa su una lunghezza complessiva di 25 km circa. Il suo bacino copre una superficie di 94 km 2 ed è incluso nel numero dei bacini idrografici minori della Regione Marche, ubicati nella fascia fisiografica sub – appenninica, essenzialmente collinare e litoranea. Il Fiume Aso nasce dalle pendici occidentali di Monte Porche e sfocia nel Mare Adriatico, in prossimità dell’abitato di Pedaso, dopo circa 69 km di percorso. Il bacino, di forma molto stretta e allungata, si estende su una superficie di 280,77 km 2 ed è integralmente racchiuso entro il perimetro regionale, ad eccezione di una modestissima porzione incidente su territorio umbro. Il regime fluviale del Fiume Aso è di tipo perenne, grazie all’azione regolatrice dei complessi idrogeologici carbonatici, con portate condizionate dall’andamento delle precipitazioni e dallo scioglimento delle nevi; i deflussi sono massimi in autunno, con massimi secondari in inverno e primavera, e minimi in luglio ed agosto. Il Fiume Ete Vivo nasce dagli impluvi dei rilievi collinari su cui sorgono i centri abitati di S. Vittoria in Matenano (626 m s.l.m.), Montelparo (588 m s.l.m.) e Monteleone di Fermo (427 m s.l.m.). Il bacino, di tipo regionale, ha una forma allungata prevalentemente in direzione SO NE con estensione di 178,56 km 2. La lunghezza complessiva dell’asta fluviale è di 34,11 km. La forma allungata del bacino e, soprattutto, le caratteristiche litologiche dei terreni affioranti sono responsabili del regime fortemente torrentizio del Fiume Ete Vivo. Il Fiume Tenna nasce dalle pendici orientali del Monte Bove Sud, nella catena dei Monti Sibillini, e sfocia direttamente nel Mare Adriatico, in prossimità della zona meridionale dell’abitato di Porto Sant’Elpidio, dopo 68,88 km di percorso. Il bacino idrografico, interamente racchiuso entro il perimetro regionale, insiste su una superficie di 484,27 km 2. L’area impegnata dalle attività in progetto ricade: − nel bacino idrografico del Fiume Tronto, per la porzione ricompresa nei comuni di Ascoli Piceno, Castel di Lama, Castorano e Offida p.p.; − nel bacino idrografico del Torrente Tesino, per la restante frazione del comune di Offida e per la porzione ricompresa nel comune di Ripatransone; − nel bacino idrografico del Torrente Menocchia, per la porzione ricompresa nel comune di Montefiore dell’Aso p.p.; − nel bacino idrografico del Fiume Aso, per la restante frazione del comune di Montefiore dell’Aso e per la porzione ricompresa nel comune di Monterubbiano; − nel bacino idrografico del Fiume Ete Vivo, per la porzione ricompresa nel comune di Fermo p.p.; − nel bacino idrografico del Fiume Tenna, per la restante frazione del comune di Fermo e per la porzione ricompresa nei comuni di Monte Urano e Sant’Elpidio a Mare.

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Procedendo da S verso N, i principali corsi d’acqua incidenti sul territorio direttamente interferito dal tracciato proposto sono: − il Fiume TTrrrrontoontoontoonto, che scorre in agro del comune di Ascoli Piceno; − il Fosso Tronto C6 (tributario in sinistra idrografica del Fiume Tronto), che scorre in agro del comune di Ascoli Piceno; − il Fosso Tronto C1 (tributario in sinistra idrografica del Fiume Tronto), che scorre in agro dei comuni di Ascoli Piceno; − il Torrente Lama (tributario in sinistra idrografica del Fiume Tronto), che scorre in agro del comune di Castel di Lama e segna il confine tra i comuni di Castel di Lama e Castorano; − il Torrente Lama Tosa (tributario in sinistra idrografica del Torrente Lama), che scorre in agro del comune di Castorano e lungo il confine tra i comuni di Castel di Lama e Castorano; − il Fosso Grifola (tributario in sinistra idrografica del Torrente Lama Tosa), che segna il confine tra i comuni di Castorano e Offida; − il Torrente TesinoTesino, che scorre in agro dei comuni di Offida e Ripatransone; − il Fosso Santa Maria a Mare (tributario in sinistra idrografica del Torrente Tesino), che scorre in agro del comune di Ripatransone; − il Fosso Tesino 154154154 (tributario in sinistra idrografica del Torrente Tesino), che scorre in agro del comune di Ripatransone; − il Torrente MenocchiaMenocchia, che scorre in agro del comune di Montefiore dell’Aso; − il Fosso Menocchia 88 (tributario in sinistra idrografica del Torrente Menocchia), che scorre in agro del comune di Montefiore dell’Aso; − il Fosso Aso 271 (tributario in destra idrografica del Fiume Aso), che scorre in agro del comune di Montefiore dell’Aso; − il Fosso Aso C1 (tributario in destra idrografica del Fiume Aso), che scorre in agro del comune di Montefiore dell’Aso; − il Fosso Aso C2 (tributario in destra idrografica del Fiume Aso), che scorre in agro del comune di Montefiore dell’Aso; − il Fiume AsoAso, che segna il confine tra i comuni di Montefiore dell’Aso e Monterubbiano, − il Fosso Aso C4 (tributario in sinistra idrografica del Fiume Aso), che scorre in agro del comune di Monterubbiano; − il Torrente Cosollo (tributario in destra idrografica del Fiume Ete Vivo), che scorre in agro del comune di Fermo; − il Fiume Ete VivoVivo, che scorre in agro del comune di Fermo;

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− il Fosso dei Cecapalomba (tributario in sinistra idrografica del Fiume Ete Vivo), che scorre in agro del comune di Fermo; − il Fosso Ete Vivo 222 (tributario in sinistra idrografica del Fiume Ete Vivo), che scorre in agro del comune di Fermo; − il Fosso Sant’Antonio (tributario in destra idrografica del Fiume Tenna), che scorre in agro del comune di Fermo; − il Fosso Tenna 477 (tributario in destra idrografica del Fosso Sant’Antonio), che scorre in agro del comune di Fermo; − il Fiume TennaTenna, che scorre in agro del comune di Fermo e lungo il confine tra i comuni di Fermo e Monte Urano; − il Fosso Tenna 12 (tributario in sinistra idrografica del Fiume Tenna), che scorre in agro del comune di Monte Urano. Nello sviluppo del tracciato in progetto è previsto l’attraversamento in alveo di ciascuno dei succitati corsi d’acqua. La configurazione del reticolo idrografico locale scaturisce dalle tipicità dell’assetto litologico strutturale, che controlla i processi di infiltrazione e ruscellamento. La preponderanza di terreni argillosi, a bassa permeabilità, favorisce il deflusso superficiale secondo un pattern di tipo dendritico, che diventa lineare dove la buona permeabilità in grande delle coperture quaternarie favorisce l’infiltrazione.

4.44.44.4 IIIDROGEOLOGIA

Sulla presenza di acqua in sottosuolo, verranno considerati due principali ambiti: quello vallivo e quello collinare. Inoltre si precisa che all’ambito vallivo sono associate anche le alluvioni terrazzate le quali non si trovano in zona di fondovalle bensì a varie quote sui versanti. AMBITO VALLIVO Le pianure alluvionali sono costituite da 4 unità terrazzate principali (NANNI, 1988; NANNI & VIVALDA, 1986a); i depositi alluvionali dei fiumi sono strutturati in complessi lenticolari ghiaiosi e ghiaiosolimosi in genere di modeste dimensioni (Nanni, ibidem ; Nanni & Vivalda, ibidem ) i quali verso le zone costiere si espandono e danno origine a falde ad acquifero multistrato (Cantalamessa & Di Celma, ibidem ; Cilla et alii , 1996; Coltorti & Farabollini, 2008; Nanni, ibidem ; Nanni & Vivalda, ibidem ). Circa i terrazzi, il loro spessore varia longitudinalmente e lateralmente rispetto all’asta fluviale, con potenze massime di 35 fino a 60m (terrazzi di IV ordine prossimi alla costa) e minime di 1015m (terrazzi di I ordine) (Nanni, ibidem ; Nanni & Vivalda, 1986 a; Nanni & Vivalda, 1986 b). I depositi del III e IV ordine (terrazzi bassi),

Foglio 56 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 sempre in continuità tra di loro, rappresentano il vero acquifero di subalveo, mentre quelli di I e II ordine (terrazzi alti) costituiscono spesso acquiferi isolati e sono legati ai terrazzi bassi da depositi detritici di spessore variabile; i terrazzi alti, quindi, fungono da zona ricarica per gli acquiferi di III e IV ordine (Nanni & Vivalda, 1986 b). Anche qui il substrato è costituito dalle argille e marne grigioazzurre plio pleistoceniche. AMBITO COLLINARE I terreni su cui sono modellati i rilievi collinari che accoglieranno l’opera in progetto sono costituiti essenzialmente da peliti e limi pliopleistocenici (Cantalamessa & Di Celma, ibidem ; Centamore & Nisio, ibidem ; Coltorti & Farabollini, ibidem ; Desiderio et alii, ibidem ; Desiderio & Rusi, 2004; Nanni & Vivalda, 1986a; Nanni & Vivalda, 1986b; Nanni, ibidem ;) con intercalazioni di arenarie e conglomerati (Coltorti & Farabollini, ibidem ) ed arenaceo – pelitiche, pelitico – arenacee, arenacee e ghiaiose (Nanni & Vivalda, 1986a) a varie altezze nella serie plioquaternaria. Tale ambito morfostratigrafico viene definito Dominio Idrogeologico Terrigeno da DESIDERIO et alii (2010). Le facies fini sono da considerare praticamente impermeabili; soltanto negli intervalli con certa frazione sabbiosa o addirittura totalmente sabbiosa (interstrati frapposti nei livelli argillosolimosi), i quali vanno a chiudersi a lente man mano che si procede dal settore appenninico verso la costa, si hanno dunque le condizioni per la presenza di acquiferi confinati (Folchi Vici D’arcevia et alii in P.T.A. Regione Marche, Schema Idrogeologico della Regione Marche , 2008). Si riporta una tabella di sintesi dei valori del coefficiente di permeabilità ( K) fondamentalmente presenti nei vari litotipi (vedi par. 1.11.2 delle Relazione Geologica del tracciato). TIPO DI MATERIALE VALORI DI K (m/sec) Grossolano marino 10 5 < K < 10 2 Fine marin o 10 10 < K < 10 8 Grossolano alluvionale 10 2 < K < 10 1 Fine Alluvionale 10 8 < K < 10 4

Naturalmente, le situazioni locali possono variare in funzione del contenuto reciproco di costituenti fini (argilla e limo) e grossolani (dalle sabbie ai ciottoli). Circa il grossolano marino, si puntualizza che in presenza di puddinghe a matrice fine e di arenarie ben diagenizzate si può rasentare l’impermeabilità, raggiungendo valori anche molto bassi del K.

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4.54.54.5 CCCARATTERISTICHE PPEEEEDOLOGICHEDOLOGICHE

Una prima caratterizzazione dell’impianto pedologico di pertinenza del territorio marchigiano indagato può essere riferita alla Carta Ecopedologica d’Italia – WRB (7) 1998 (scala 1:250.000), di cui la Figura 4.2 riporta lo stralcio del l’area di interesse.

05.01 SSR 5a – Aree pianeggianti fluvio alluvionali

05.04 SSR 5b – Aree terrazzate fluvio alluvionali

09.01 SSR 9a Rilievi collinari

09.04 SSR 9b – Terrazzi sabbioso conglomeratici

FigurFigurFiguraFigur a 444.4...2222 Stralcio della Carta Ecopedologica d’Italia WRB 1998. Foglio 5 (Scala 1:250.000. Anno 2002. Min. Ambiente , J.R.C. European commission). In rosso l’individuazione dell’area di interesse. (Fonte: http://eusoils.jrc.ec.europa.eu/library/data/250000//Regions/Italy_Map05.jpg).

7 WRB: World Reference Base (for Soil Resources), sistema di classificazione dei suoli del mondo messo a punto dalla FAO.

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L’ambito indagato insiste sulle seguenti Soil Regions: − Soil Region n. 5: Pianure alluvionali con materiale parentale definito da depositi fluviali e clima da mediterraneo oceanico a mediterraneo suboceanico, parzialmente montano. − Soil Region n. 9: Rilievi prealpini con materiale parentale definito da rocce sedimentarie terziarie indifferenziate e clima da mediterraneo oceanico a mediterraneo suboceanico, parzialmente montano. Nello specifico, il tracciato in progetto intercetta le seguenti Soil Sub Regions (Figura 4.2): − SSR 5a “Aree pianeggianti fluvio alluvionali” (05.01); − SSR 5b “Aree terrazzate fluvio alluvionali” (05.04); − SSR 9a “Rilievi collinari” (09.01); − SSR 9b “Terrazzi sabbioso – conglomeratici” (09.04). Il più recente inquadramento pedologico del comprensorio marchigiano è rappresentato dalla “Carta dei Suoli della Regione Marche” (scala 1:250.000, anno 2006), redatta dall’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche A.S.S.A.M. nell’ambito del Programma Interregionale del M.I.P.A.A.F. “Agricoltura e qualità” “Misura 5”, al quale la Regione Marche ha aderito con D.G.R. n. 2805 del 28/12/2000, e consultabile sul portale cartografico della Regione Marche (Osservatorio Suoli – Servizio Agricoltura Forestazione e Pesca). La suddetta Carta dei Suoli assegna l’ambito impegnato dalle attività in progetto alle Province pedologiche 5.7 e 5.8, entrambe appartenenti alla Regione Pedologica 5 “Aree collinari esterne” e, segnatamente, ricomprese nel dominio collinare dell’entroterra agricolo, entro i 600 m di quota. La Provincia Pedologica 5.7 “Colline interne e litoranee del Piceno dal Chienti al Tronto” insiste su versanti a pendenza da modesta a media, talvolta elevata in corrispondenza dei fenomeni erosivi più estesi, utilizzati a seminativo in alternanza con vigneti, uliveti e frutteti. Le aree a vegetazione naturale sono circoscritte alle zone calanchive. Il substrato geologico è di natura pelitica e calcarenitica. La Provincia Pedologica 5.8 “Tratti intracollinari dei fiumi del Piceno a sud del Chienti e piane costiere” insiste su superfici alluvionali recenti o terrazzate e piane costiere, pianeggianti o sub pianeggianti. I seminativi sono dominanti e accompagnati da presenza diffusa di colture floro vivaistiche. Intensa è l’urbanizzazione sulla costa e nella media valle del Tronto.

Nel dettaglio, il tracciato del metanodotto in progetto interferisce con i Sottosistemi di terre: − 5.7.6, 5.7.7, 5.7.8, 5.7.9 e 5.7.10 della Provincia Pedologica 5.7; − 5.8.1 e 5.8.2 della Provincia Pedologica 5.8.

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Il Sottosistema di terre 5.7.6 caratterizza i rilievi dei bacini dell'Ete Morto, Tenna, Ete Vivo, Aso e Tesino, con pendenze medie del 15 25% e in posto su substrati pelitici con intercalazioni pelitico arenitiche. Il territorio è marcato dalla presenza di terre arate non irrigue e vigneti, alternati a vegetazione naturale a prevalenza di formazioni riparie. Il Sottosistema di terre 5.7.7 si rinviene principalmente sulle superfici inclinate del bacino del Torrente Lama, a quote inferiori ai 400 m s.l.m.. Il substrato è tipicamente pelitico e l’uso del suolo prevalentemente vocato ai coltivi. Il Sottosistema di terre 5.7.8 è tipico del versante sinistro della Valle del Tronto, con substrato pelitico a rare intercalazioni arenacee. L’uso del suolo è conformato all’alternanza di arativi non irrigui (prevalenti) e vigneti. Il Sottosistema di terre 5.7.9 insiste sui versanti a mare tra Sant’Elpidio e , con pendenza generalmente moderatamente ripida e quote comprese tra i 25 m e i 450 m s.l.m.. I litotipi presenti sono conglomerati e sabbie, spesso ricoperti da materiale eluvio colluviale. L’uso del suolo è parcellizzato a mosaico e arativi non irrigui. Il Sottosistema di terre 5.7.10 si individua sui rillievi collinari a monte di Porto S. Giorgio, tra Fermo e Monterubbiano, generalmente inclinati, con substrati pelitici o pelitico arenacei a coperture eluvio colluviali. Sono presenti quasi esclusivamente terre arate non irrigue. Il Sottosistema di terre 5.8.1 è peculiare delle piane alluvionali dei fiumi Tenna, Ete Vivo, Aso, Menocchia, Tesino e Tronto. Tipicamente rappresentativo di aree a sedimentazione alluvionale attuale e recente, si rinviene su superfici pianeggianti a destinazione d’uso prevalentemente agricola, con terre arate non irrigue, alle quali si associano lembi di formazioni riparie e robinieti ailanteti. Il Sottosistema di terre 5.8.2 è proprio delle superfici terrazzate delle valli dei fiumi Tenna, Ete Vivo, Aso, Menocchia, Tesino e Tronto, da poco a moderatamente inclinate, su depositi alluvionali pleistocenici, a prevalenza di seminativi.

4.64.64.6 UUUSO DEL SUOLO

L’uso del suolo nel tratto di ubicazione del tracciato è prevalentemente agricolo, con destinazioni d’uso tipicamente a seminativi non irrigui, inframmezzati da aree a ricolonizzazione naturale e, subordinatamente a seminativi semplici ed orti irrigui. L’uso del suolo del distretto marchigiano di ubicazione del tracciato in progetto è vocato ad una destinazione prevalentemente agricola e tipicamente conformato all’alternanza di seminativi in aree non irrigue e sistemi colturali e particellari complessi, accompagnati da zone agricole eterogenee, oltre che da spazi naturali importanti. Il territorio è segnato localmente dalla presenza di vigneti, soprattutto nella

Foglio 60 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 sua porzione meridionale, in agro dei comuni di Offida, Castorano, Castel di Lama. Formazioni riparie allignano in prossimità del reticolo idrografico e lungo le scarpate troppo acclivi e non meccanizzabili. Le aree direttamente impegnate dalle attività in progetto accolgono un tessuto residenziale essenzialmente rado e discontinuo. Insediamenti industriali – commerciali di rilievo sono localizzati sui margini inferiore e superiore dell’ambito indagato, rispettivamente nei comprensori comunali di Ascoli Piceno, a S, e Fermo, a N.

Nella zona in esame i principali assi viari sono i seguenti: - SP 3 Ancaranese, che corre in agro del comune di Ascoli Piceno e non viene attraversata dal tracciato in progetto; - SS 4 Salaria, attraversata dal tracciato nel comune di Ascoli Piceno; - SP 43 Mezzina, che corre parallelamente al tracciato nel comune di Castel di Lama; - SP 176 Collecchio, attraversata dal tracciato nel comune di Castel di Lama e di Castorano; - SP 106 San Silvestro, che corre a E del tracciato nel comune di Castorano; - SP 208 Pescolla, che corre a E del tracciato nel comune di Castorano; - SP 18 Castorano, che corre a E del tracciato nel comune di Offida; - SP 1 Rosso Piceno Superiore (Acquavivese), attraversata nel comune di Offida; - SP 92 Valtesino, attraversata nel comune di Ripatransone; - SP 126 San Rustico, che corre a E del tracciato nel comune di Ripatransone; - SP 75 San Giuseppe, attraversata nel comune di Ripatransone; - SP 131 San Michele, che corre a E del tracciato nel comune di Ripatransone e ne viene attraversata nel comune di Montefiore dell’Aso; - SP 91 Valmenocchia, attraversata nel comune di Montefiore dell’Aso; - SP 58 Montevarmine, attraversata nel comune di Montefiore dell’Aso; - SP 6 Bore – Aso, attraversata nel comune di Montefiore dell’Aso; - SP 85 Valdaso Sponda Sinistra, attraversata nel comune di Monterubbiano; - SP 95 Varesino, che corre a O del tracciato nel comune di Monterubbiano; - SP 56 Monterubbianese, attraversata nel comune di Monterubbiano; - SP 2 Altidona, attraversata nel comune di Monterubbiano; - SP 69 Ponzano di Fermo, attraversata nel comune di Fermo; - SP 112 Ete Vivo, attraversata nel comune di Fermo; - ex SS 210 Fermana Faleriense, attraversata nel comune di Fermo;

Foglio 61 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

- SP 204 Lungotenna, attraversata nel comune di Fermo; - SP 28 Faleriense, che corre a O del tracciato nei comuni di Monte Urano e Sant’Elpidio. Vi è poi una buona trama di viabilità minore, posta a servizio delle contrade e dei coltivi, che si raccorda alla maggiore. Approfondimenti sulle reali destinazioni d’uso del suolo si recuperano nell’Allegato 5650001PG1002, che fornisce una lettura unitaria delle superfici attraversate dal tracciato di progetto.

4.74.74.7 VVVEGETAZIONE ,,, FFFLORALORALORA ,,, FFFAUNA ED ECOSISTEMI

La sezione marchigiana del nuovo metanodotto in progetto, dal Tronto al Tenna, interseca una fascia basso collinare alternata a più o meno strette valli fluviali fortemente antropizzate. L’indagine svolta sul territorio, infatti, ha permesso di verificare una presenza insistita dell’uomo e delle sue attività che modificano in modo diuturno il paesaggio, l’uso del suolo e con esso, le valenze botaniche e faunistiche. Prevale decisamente la vegetazione agraria con colture agrarie che peraltro si differenziano per la presenza o meno dell’acqua irrigua e le specializzazioni produttive ricercate, ovvero: - in agro di Castel di Lama, Castorano, Offida e Ripatransone , il vigneto DOC a filari svolge tutt’ora un ruolo primario nel disegnare i coltivi ed il paesaggio e ad esso si associano i prati stabili, l’oliveto, i seminativi semplici. Sono episodici gli allevamenti (in particolare pecore a duplice attitudine);

Foto 444.4...1111 L’oliveto, il vigneto, i seminativi disegnano i rilievi collinari

Foglio 62 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

- in agro di Montefiore dell’Aso , Monterubbiano, Fermo, Monte Urano e Sant’Elpidio a Mare, viceversa, sono i cereali autunno vernini alternati a sarchiate primaverili estive e ampie zone irrigue ad ortive nei fondovalle a definire l’assetto vegetazionale e la conseguente flora segetale. Sempre nei fondovalle sono altresì presenti ampi frutteti specializzati irrigui e frequenti impianti vivaistici con piante in piena terra o in vaso su piazzale. L’oliveto arricchisce paesaggisticamente lungo tutti i rilievi collinari. In prossimità degli insediamenti si apprezzano talune formazioni miste dove alle formazioni spontanee di corteggio sono associate piantumazioni frequentemente nei generi Cedrus (C. atlantica, ecc.) e Cupressus (C. macrocarpa, C. arizonica, Cupressociparirs leylandii, ecc.). Sono episodiche le colture per legname da opera (noceti da lagno, imboschimenti misti) e/o a per la coltivazione del tartufo. La vegetazione spontanea è dunque relegata lungo le fasce riparie (dal Tronto al Tenna e nei diversi tributari) e negli incolti che sono rari al margine delle proprietà ma che prevagono nelle zone calanchive e proto – calanchive che disegnano per molti versi il territorio (es. in agro di Ripatransone). Su questa vasta plaga di terreni agricoli, così come in quelli periurbani, vi è dunque una flora ubiquitaria, riconducibile ad aggruppamenti di formazione antropica quali: Secalinetea (che accompagnano le colture annuali o perennanti), Chenopodietea (ruderali o infestanti le sarchiate), Plantaginetea majoris (erbacea, nitrofila, tra gli abitati e ai margini dei sentieri). Su suoli alluvionali, lungo i corsi d'acqua, si sviluppano raggruppamenti mesofili con una copertura variabile, riferibili alla classe Molinio-Arrhenetheretea . Si osservano associazioni a Populum nigra, Populus alba, a Salix alba e Salix cinerea in prossimità degli alvei dei fossi e dei torrenti: formazioni ( Populion albae ) sovente discontinue è potentemente commiste con Robinia pseudoacacia e Ailantus altissimum nel piano dominante; la cenosi è talvolta arricchita da Acer campestre, Ulmus minor, Carpinus orientalis; Prunus avium e Prunus cerasus di provenienza colturale. Formazioni ripariali floristicamente più integre sebbene sempre compresse dalle coltivazioni agricole, si individuano lontano dalle principali vallate e dagli insediamenti produttivi: piccoli gruppi di Salix caprea o di altri salici minori vanno assieme a Sambucus nigra, Euonimus europaeus, Ligustrum vulgare, Cornus sanguinea, Clematis vitalba, Rubus sp.pl., Edera helix, Humulus lupulus, Equisetum sp.pl., Praghimites palustris, Arundo donax, saturano gli spazi alle più invadenti specie arboree ed arbustive ubiquitarie. Nelle zone umide tra la vegetazione di corteggio si nota: Ranunculus ficaria, Dactilis glomerata, Avena fatua, Artemisia vulgaris, Parietaria diffusa, Urtica dioica, Silene latifolia, Lamium purpureum, Ranunculus ficaria, Galium mollugo, Arum italicum, Rumex sp.pl., ecc.. La osservazione delle fasce fluviali ha confermato come esse siano dotate di una elevata resilienza; a

Foglio 63 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011 seguito dell’impatto prodotto dal metanodotto già esistente (e/o di altre infrastrutture), la vegetazione locale si è ricostituita con vigore e naturalità senza soluzioni di continuità. In sede di esecutivizzazione del progetto si presterà la massima attenzione a ridurre al minimo la superficie boscata interessata dall’opera con aggiustamenti di linea di carattere locale e, se possibile, riducendo la sezione della pista di lavoro. Lungo le dolci dorsali collinari segnano il paesaggio naturaleggiante quinte di Tamarix sp.pl. Carpinus orientalis ed Ostrya carpinifolia ( Orno – Ostryion ).

Foto 444.4...2222 Incolti, seminativi arborati e vigneti in destra Fosso Lama, in agro di Castorano

Solo episodicamente si rinvengono esemplari o gruppi quercini residuali ma di elevato pregio ecologico e paesagistico, con larga dominanza di Quercus pubescens ( Quercetalia pubescentis ); si rammenta la formazione sita lungo la scarpata in destra idrografica del Fosso Lama, in prossimità della Loc. Case Peroni di Castorano: i nuovi lavori non incideranno le querce di grandi dimensioni. Negli incolti (pre bosco) vi è la presenza diffusa e invasiva di Ligustrum japonicum, sempreverde di origine esotica; ad esso associati Sambucus nigra, Sambucus ebulum, Crategus monogyna, Paliurus spina Cristi, Prunus spinosa, Vitis in sp.pl. di provenienza agricola (vecchi portainnesti inselvatichiti quali V. berlandieri), Lonicera etrusca, ecc.. Il piano dominante è costituito da esemplari degli onnipresenti Robina pseudoacacia e Ailantus altissimum, quindi di Acer campestre, Fraxinus ornus,Quercus pubescens. La macchia mediterranea si individua episodicamente; in tal caso si apprezzano formazioni a Viburmun tinus, Rhamnus alaternus, Phillirea latifolia, Acer monspessulanum, Cornus sanguinea, Rubus caesius,

Foglio 64 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Rubus ulmifolius, Lonicera caprifolius, Asparagus acutifolius, Lamium purpureum, Galium aparine, Primula vulgaris, Silene latifolia, ecc.. Si può afferamere che lungo tutta la tratta indagata, fatte salve le attese differenze pedologiche e microclimatiche proprie dei fondovalle, non si appalesano variazioni significative tra i fattori incidenti la dinamica vegetazionale (clima, suolo, orografia, utilizzo del suolo); è possibile affermare che quelle formazioni floristiche e vegetazionali poseggono ampiezza ecologica molto più estesa e non costituiscono, dunque, elementi di rarità. La fauna selvatica è fortemente condizionata dall’attività agricola che impegna ogni superficie meccanizzabile. Ulteriore elemento di disturbo è poi generato dai campi fotovoltaici, grandi consumatori di suolo, che iniziano ad essere componente significativa del paesaggio (es. in prossimità di Case Taliani, in agro di Castorano). Il patrimonio faunistico non vanta pertanto motivi di particolare pregio. Le specie faunistiche, distribuite in popolazioni disgiunte, non sono molto diversificate, fatta salva una buona presenza avifaunistica. In sede di indagine, prodottasi nella primavera 2011, sono stati individuati: esemplari di Airone bianco in prossimità della sezione d’attraversamento del Tronto e del Tesino; nidi di Gruccione lungo le scarpatine alluvionali del T. Tesino; il breve volo di un maschio di fagiano sugli alti versanti di Ripatransone; il gheppio in volo lungo il fondovalle dell’Ete Vivo; tra gli uccelli si nota la presenza massiva della Tortora dal Collare e della Gazza che colonizzano gli spazi; Balestruccio, Rondine comune, Ballerina bianca, Merlo, Verdone, Scricciolo, Pettorisso, Usignolo di fiume, Colombaccio, Ghiandaia, Zigolo nero, sono le presenze comuni che si individuano alla vista o all’ascolto. La Cornacchia grigia è facilmente osservabile in prossimità dei centri urbani e della viabilità. A terra sono state individuate tracce di volpe, di riccio comune (soggetti morti in prossimità di molteplici assi viari); di cinghiale in prossimità dei coltivi ma al margine delle ampie formazioni calanchive; è nota la presenza della Lepre comune (informazione acquisita a Borgo Miriam di Offida); è stato osservato un colubride in un rapidissimo attraversamento in prossimità dell’Aso, in zona agricola e irrigua. Numerose sono le tane di talpa li dove il terreno è umifero e non coltivato. Non sono stati rintracciati passaggi di mammiferi lungo le sezioni fluviali investigate. L’ambiente accoglie alcune specie anfibie, tra cui è stata osservata la rana verde minore. Tra la funa ittica presente più o meno ubiquitariamente nel reticolo idrografico locale e nelle sezioni studiate (tipica zona a ciprinidi), si rammentano il barbo il cavedano, la carpa, la lasca e l’anguilla. Nella fascia studiata: - non sono interessate dai lavori zone rupicole e/o pareti nude calanchive; - non vi sono zone umide o paludose, salvo il reticolo idrografico ben segnalato e verificato.

Foglio 65 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Foto 444.4...3333 Esempio di resilienza della vegetazione riparia

4.84.84.8 IIIL PAESAGGIO ::: INTERFERENZE IN FASE DI CANTIERE E DI ESEESERCIZIORCIZIO

La fascia intercollinare che accoglierà la tratta marchigiana del nuovo metanodotto, è inserita in un contesto tipicamente rurale proprio della collina interna. Su di essa, tuttavia, si apprezzano livelli diversi e distanti di alterazione antropica che trova un suo massimo nei fondovalle (in particolare del Tronto con la grande viabilità nazionale e regionale e gli insediamenti produttivi ed abitativi), ed un suo minimo in talune vallecole laterali, acclivi, scarsamente coltivate dove allignano ancora boscaglie e macchia naturaleggianti. Abbiamo dunque un moasaico alternante di paesaggi dove alle vaste dorsali collinari tutte intensamente coltivate, si alternano i centri vecchi posti al loro vertice e le nuove zone d’espansione con i centri commerciali e le aree artigianali, collocate nelle limitate zone di piano dalla migliore rendita di posizione. Più in particolare, lungo le dorsali si apprezza un’agricoltura altamente professionale e specializzata nella viticoltura, cerealicoltura, olivicoltura, floro vivaismo, orticoltura e negli allevamenti zootecnici. Episodicamene, li dove la necessità li ha protetti, si osservano lembi di più antiche sistemazioni colturali fondati su appezzamenti di piccole e medie dimensioni, diversificati nelle coltivazioni, separati da siepi, alberate, canneti, filari di tamericio o di carpino. Ciò è dovuto alla morfologia talvolta irregolare dei rilievi che non ha consentito l’aggregazione colturale di superfici maggiori; alla presenza diffusa di fossi e incisioni che di fatto interrompono la monotonia e rendono più equilibrata e verosimile l’alternanza tra vegetazione spontanea e colture agrarie.

Foglio 66 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Il vigneto per uva da vino, allevato a filari con i sistemi a Guyot, a cordone, ad archetto, arricchise la qualità percepita del paesaggio, confermando forme di coltivazione antiche. La direzione che viene conferita ai filari, sempre diversa in funzione della pendenza e della esposizione del versante che li accolgono, determinano un’ulteriore piacevole elemento di variabilità. Tradizionale e sempre uguale a se stesso, viceversa, è l’oliveto ed il contributo che esso conferisce a quel paesaggio. Rari i nuovi impianti, sono tuttavia conservati i vecchi organizzati con un sesto generalmente in quadro di m 6,50 x 6,50 ca. Entrambe le colture sono accompagnate dalla mano dell’uomo: sono infrequenti gli appezzamenti abbandonati e per questo meno paesaggistici. La relativa ricchezza di acque garantisce un lussureggiamento diffuso anche delle formazioni boschive che si insinuano talvolta lungo i versanti. Anche il bosco presenta forme e colori differenziati: associazioni più chiuse e dal cromatismo più intenso lungo i versanti acclivi o calanchivi (v. ad esempioin prossimità di Ripatransone), quinte più alte e leggere in prossimità degli impluvi, dei fossi che scendono dalle coste, e del reticolo fluviale di fondovalle. Sono ancora rinvenibili numerosi esempi di edilizia rurale tradizionale, incentrata sulle masserie sparse posizionate sui poggi più stabili: costruzioni di dimensioni contenute articolate su piano terra e primo piano. Le strutture portanti, costitute tipicamente da archi e solai a botte, a croce o a vela, sono in muratura piena; i tamponamenti sono in laterizio o con mura a sacco e i rivestimenti in pietra locale; la copertura è in legno con manto di coppi. Tra i fabbricati complementari si nota per la sua architettura il fienile, con struttura leggera in muratura, tamponamento su uno o più lati in laterizio “frangisole” e copertura sempre con ordito in legno e a capriata. Modificatisi gli stili di vita, molti di questi piccoli complessi aziendali sono oggi semi diruti, taluni in fase di ristrutturazione, solo alcuni tutt’ora abitati. Molto più diffuso e aggressivo è il nuovo edificato rurale, agricolo o residenziale nelle fasce peri – urbane, ma tutte improntate a nuovi e più imponenti stilemi architettonici. Dove le morfologie sono planiziali si è inserita la trama agrario industriale fondata sulle grandi estensioni monoculturali, sulle infrastrutture lineari e sull’espansione edilizia, introducendo un paesaggio diverso, “sinantropico”, dunque privo di richiami perché non più collegato agli usi e alle tradizioni passate. Nell’azienda agricola non sembra ancora rilevante in quel territorio il modello produttivo “multifunzione” (produzione, trasformazione, accoglienza). In assenza di aree protette o di forti elementi naturalistici di richiamo, è dunque l’agricoltura ad assumersi l’onere di sostenere il paesaggio agrario che si presenta generalmente ordinato e piacevole.

Foglio 67 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

Le caratteristiche e peculiarità del paesaggio dell’area in esame sono identificabili nella Documentazione Fotografica presente negli Allegati 5650001DFM100 e 5650001DFM101.

Il nuovo metanodotto, per quanto possibile in aderenza al preesistente, viene a collocarsi lungo sezioni che offrono la migliore garanzia di stabilità idrogeologica (e dunque di preservazione delle coltri, delle colture e del paesaggio), minimizzando le interferenze con l’assetto fondiario ed immobiliare. Vengono tutelate anche le aree produttive, decisive in termini di sviluppo economico, posizionandosi ove non sia possibile evitarne il contatto, al margine o a fregio di viabilità esistenti. Più in generale, il livello (contenuto) di interferenze complessive con il territorio ed il suo paesaggio, è poi indirettamente confermato dalla analisi del regime vincolistico sovraordinato e dei principali elementi di pianificazione che appare scarica di valori confliggenti. La ubicazione prescelta, certamente ottimizzabile nel dettaglio nelle successive fasi di progettazione, appare dunque la meno lesiva la tutela del paesaggio perché posta per quanto possibile in accosto alla condotta già in esercizio e comunque in un’area idonea da un punto di vista naturalistico e fondiario. La sua fattibilità tecnica e paesaggistica trova dunque conferma nella preesistenza di un analogo metanodotto interrato, da cui un contributo di coesistenza ordinata e sinergica. Ciò grazie in particolare all’interramento delle condotte, alla natura del suolo, alla resilienza della vegetazione spontanea che rapidamente riconquista le qualità pregresse. La fase di cantiere si conferma certamente come essa onerosa per il paesaggio ma temporanea e le cui ferite saranno facilmente riassorbite stante la locale feracità dei suoli. Trascurabili i segni che si produrranno sul paesaggio ad attività concluse. Al fine di migliorarne l’inserimento paesaggistico, se richiesto dalla P.A. e nel rispetto delle colture contigue, potranno essere realizzati mascheramenti delle poche opere fuori terra , mediante la messa a dimora di una folta quinta di vegetazione arboreo – arbustiva costituita da essenze autoctone coerenti con quel territorio (Allegato 5650001ST2004). Tutto ciò premesso è dunque possibile affermare che:  l’interferenza dell’intervento con il paesaggio può considerarsi significativa ma temporanea perché legata alle soli fasi di cantiere e dunque integralmente reversibile;  l’interferenza è marginale in fase di esercizio perché sono poche ed episodiche le opere fuori terra; le stesse potranno essere schermate apponendo alberature e/o lievi ondulazioni naturali del terreno, del tutto coerenti con quell’ambiente;  la giacitura collinare o valliva della fascia d’intervento, priva di zone in roccia o impervie, impedirà qualunque alterazione durevole: la alterazione biologica e visiva del manto vegetativo

Foglio 68 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

lungo la pista di lavoro, sarà recuperata in non oltre 3 – 6 mesi dalla fine dei lavori di riqualificazione;  il progetto non prevede alcun elemento di intrusione o ostruzione della visuale;  la natura interrata delle opere e l’andamento “per tratti” delle attività di cantiere, non determinerà modificazioni dei caratteri strutturanti il territorio né la deconnotazione o la frammentazione dei sistemi del paesaggio locale;  in merito al patrimonio storico architettonico ed archeologico, lo stato attuale della conoscenza esclude ogni interferenza significativa.

Foglio 69 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

5.05.05.0 CONCLUSIONI

La risorsa paesaggistica “fisiconaturalistica” costituita dai rilievi collinari e vallivi dal Tronto sino all’agro di Sant’Elpidio a Mare per i nuovi lavori subirà impatti molto moderati in termini assoluti perché questo progetto:  riconosce la diversità come valore territoriale da tutelare e valorizzare, sceglie un percorso per quanto possibile in aderenza all’esistente, li dove il territorio e le sue emergenze si sono già conformate alla preesistenza;  garantisce l'integrità delle relazioni antropiche che hanno orientato l'assetto territoriale locale, agricoltura, industria, artigianato, terziario, ponendo le opere in contiguità con le preesistenti o, comunque, in area idrogeologicamente stabile e dunque duratura;  fa proprio l'obiettivo di salvaguardare tali risorse con interventi preludono anche i ripristini parziali e finali delle aree temporaneamente impegnate;  tutela la qualità visiva rintracciabile del territorio prefigurando, se richiesti, interventi di riqualificazione floristica e vegetazionale li dove la stessa viene lesa, oltre a sistematici ripristini morfologici e pedologici;  provvede alla esecuzione di interventi di consolidamento e manutenzione del territorio;  propone un intervento intrinsecamente destinato allo sviluppo economico del territorio interregionale vettorializzando metano, una delle forme più attese e compatibili di energia di largo consumo, minimizzando le interferenze con gli aspetti oggi riconosciuti come qualificanti: paesaggio, storia, tradizioni.

Foglio 70 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

6.06.06.0 RIFERIMENTI BIBLIOGRBIBLIOGRAFICIAFICI

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- CENTRO DI ECOLOGIA E CLIMATOLOGIA DELL’OSSERVATORIO GEOFISICO SPERIMENTALE DI MACERATA Campo medio della precipitazione sulle Marche per il periodo 1950 – 2000. Anno 2002.

- CENTRO DI ECOLOGIA E CLIMATOLOGIA DELL’OSSERVATORIO GEOFISICO SPERIMENTALE DI MACERATA Caratterizzazione climatologica delle Marche: campo medio della temperatura per il periodo 1950 – 2000. Anno 2002.

- COSTANTINI E. A. C., URBANO F., L’ABATE G. – Soil . Italian National Center for Soil Mapping. Anno 2004.

- REGIONE MARCHE – Piano di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria ambiente. Anno 2010.

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- STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI (E PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO): Ascoli Piceno, Castel di Lama, Castorano, Colli del Tronto, Montefiore dell'Aso, Offida, Ripatransone, Fermo, Monterubbiano, Monte Urano, Moresco, Sant'Elpidio a Mare.

- Aree Protette Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Sito Natura 2000

- Piano Regionale Paesistico Regione Marche

- Fasce di Rispetto Fluviale MiBAC Ministero per i beni e le Attività Culturali

- Vincolo Idrogeologico – Regione Marche

- Aree d’interesse archeologico E STORICO ARCHITETTONICO p.t.c.p., strumenti urbanistici comunali;

- Vincolo paesaggistico – Regione Marche

- Aree Boscate fotorestituzione con verifiche di campo

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- CONTI F., MANZI A., PEDRITTI F., 1997. Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia. WWF, Società Botanica Italiana. Camerino

Foglio 71 di Fogli 71 METANODOTTO CELLINO TERAMO -S. MARCO II° TRONCO TERAMO -SAN MARCO Codifica Doc. 5650001RAM402 RRRELAZIONE PPPAESAGGISTICA Rev.0 Settembre 2011

- MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO SERVIZIO CONSERVAZIONE DELLA NATURA, 2001. Repertorio della Flora Italiana protetta. Roma

- PIGNATTI S., MENEGONI P., GIACANELLI V. (eds.), 2001. Liste rosse e blu della flora italiana. ANPA Dip. Stato dell'Ambiente, Controlli e Sistemi Informativi. Alcagraf s.r.l., Roma. 326 pp. + CDRom

- F. SPINA, S. VOLPONI, Atlante della Migrazione degli uccelli in Italia, Vol. I e II Ispra e Ministero dell’Ambiente

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Siti Internet consultati

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