Dottorato Di Ricerca
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Università degli Studi di Cagliari DOTTORATO DI RICERCA STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA CICLO XVIII TITOLO TESI I baccellieri di Orani. Élites rurali, fiscalità feudale e ascesa sociale nella Sardegna moderna Settore/i scientifico disciplinari di afferenza M-STO/02 STORIA MODERNA M-STO/04 STORIA CONTEMPORANEA Presentata da Luca Porru Coordinatore dottorato Giovanni Murgia Tutor Gianfranco Tore Esame finale anno accademico 2015- 2016 Tesi discussa nella sessione d'esame marzo - aprile 2017 1 Introduzione. Clientele e mobilità in un feudo sardo: tendenze storiografiche e prospettive di ricerca. pag. 7 I L'oligarchia post giudicale di Orani tra fazioni, clientele e potere signorile Amministrazione feudale e tradizione pattista. pag. 22 Le élites locali durante il lungo regidorato di don Salvador Aymerich pag. 37 Chiesa e società rurale: le consorterie familiari e il controllo dei canonicati. pag. 62 Principals i potents: le lotte di fazione nel villaggio. pag. 69 La difesa del territorio come strumento di promozione sociale. pag. 80 L'epilogo del regidorato Aymerich. pag. 86 2 II La gestione della rendita e il controllo delle cariche feudali Dall'amministrazione diretta al sistema degli appalti. pag. 91 Rendita signorile, debito e formazione delle élites: il sequestro del feudo e la gestione Carcassona- Santoro (1568-1592). pag. 109 L'Estado de Portugal nell'orbita dei Sandoval-Borgia e della finanza genovese. pag. 135 Le dinamiche familiari durante la privanza del duca di Lerma. pag. 143 3 III Una “Unión de Sangre” nella Sardegna spagnola: l'ascesa degli Angioy- Pirella nel marchesato di Orani La continuità del lignaggio pag. 164 I Pirella – Santoro pag. 168 I Pirella – Satta pag. 173 Juan Lleonart Angioy Carta: la costruzione di uno status nobiliare pag. 192 Le reti clientelari del marchesato di Orani e gli asientistas sardo liguri (1630-1650) pag. 206 Tra fazioni nobiliari, ribellismo signorile e banditismo. I Regidores Angioy-Pirella (1650-1668) pag. 219 Conservare il potere. Donna Theresa Angioy Asquer: la gestione della hacienda rurale e la difesa dello status nobiliare pag. 247 Gli Angioy durante il regidorato di don Francisco Asquer pag. 251 4 IV Dagli Asburgo ai Savoia. L'estensione della rete di potere Tra città e campagna: don Juan Angioy Asquer . pag. 260 Il processo di adattamento degli Angioy al nuovo regime pag. 280 Fedeltà e disciplinamento in età sabauda. pag. 289 Don Manuel Angioy Cathalan, patrizio iglesiente: la dialettica del servizio. pag. 294 Censo e onorabilità come paradigmi di ascesa sociale. pag. 303 Le sperimentazioni agrarie di don Manuel a Cabuabbas. pag. 308 Don Manuel e il progetto sabaudo di colonizzazione maltese della valle del Cixerri pag. 311 La lunga lite per l'eredità Velarde. pag. 317 Gli eredi di don Manuel e gli Angioy di Bono: una nobiltà di servizio nel sistema degli onori sabaudo. Prospettive per una ricerca. pag. 320 5 Conclusioni. pag. 327 Tavole Genealogiche della famiglia Angioy Carta. pag. 331 Appendice documentaria pag. 334 Fonti archivistiche pag. 363 Bibliografia pag. 388 Ringraziamenti pag. 411 6 Introduzione Clientele e mobilità in un feudo sardo. Tendenze storiografiche e prospettive di ricerca La presente ricerca ha come oggetto di studio il processo di ascesa sociale di una consorteria familiare sarda di origine pastorale, gli Angioy, originaria del villaggio di Orani, centro principale di un grande feudo della Sardegna spagnola. Il processo di ascesa è studiato in un arco temporale compreso tra il XVI e il XVIII secolo. L'analisi parte dall'iniziale emersione della famiglia dal gruppo indistinto dei vassalli e dalla sua definizione sociale tra il Cinquecento e la metà del Seicento. In questo arco temporale il percorso di promozione della consorteria si struttura con la gestione delle rendite feudali, il servizio nelle milizie feudali, la nobilitazione, il governo del feudo e il matrimonio di diversi suoi esponenti con le eredi di una ricca famiglia di mercanti liguri, gli Asquer, futuri visconti di Fluminimaggiore. L'ascesa della famiglia Angioy si delinea ulteriormente, a partire dal Settecento, con il definitivo inurbamento del suo nucleo principale nella capitale del regno e in altre città come Alghero, Iglesias, Oristano, e il trasferimento di altri rami della famiglia in alcuni importanti centri rurali, come Bono e Paulilatino. A tale riguardo è necessario inquadrare prima di tutto l'ambito geografico di riferimento, il villaggio di Orani, capitale dell'omonimo feudo e futuro marchesato, inserendolo nello specifico contesto politico-militare dei tre secoli successivi al definitivo crollo dell'antica società giudicale. Nel periodo giudicale la suddivione territoriale dell'isola era basata sulla curatoria, fondamentale unità amministrativa, giudiziaria e fiscale dei quattro regni sovrani di Torres, Gallura, Arborea e Cagliari. Ogni singola curatoria era governata da un curatore, scelto dal giudice spesso all'interno della propria famiglia o delle élites di maggiorenti fedeli, i maiorales1. 1 Per un inquadramento storico della curatoria come unità amministrativo territoriale della Sardegna giudicale cfr. A. Boscolo, La Sardegna dei Giudicati, Cagliari, 1979; G. Meloni e A. Dessì Fulgheri, Mondo rurale e sardegna del XII secolo, Napoli, 1994; F. C. Casula, La storia di Sardegna, Sassari, 1994; G. G. Ortu, La Sardegna dei Giudici, Nuoro, 2005. Sulla nascita dei giudicati e una esauriente bibliografia sull'argomento cfr. C. Zedda e R. Pinna, La nascita dei giudicati. Proposta per lo scioglimento di un enigma storiografico, in «Archivio storico giuridico sardo di Sassari», serie II, vol. 12 (2007), pp. 27-118. 7 Il villaggio di Orani era il centro principale della curatoria di Dore, confinante con la curatoria di Bitti: la loro importanza era dovuta alla particolare conformazione del territorio e al numero dei villaggi ad esse appartenenti. La curatoria di Dore comprendeva infatti i villaggi di Gologone, Goltodolfe, Locoe, Nuoro, Oddini, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Ottana e Sarule; la curatoria di Bitti comprendeva invece i villaggi di Bitti, Dure, Gorofai, Longu, Nuruli, Onanì e Orune. A partire dal 1259, all'atto di spartizione territoriale tra i giudici di Arborea e le casate liguri dei Doria e dei Malaspina fra le curatorie che facevano parte del giudicato di Torres, quelle di Dore e di Bitti avevano assunto una funzione strategica. La curatoria di Dore in particolare delimitava, infatti, una zona periferica al confine sud-orientale del giudicato, posizionandosi quasi a forma di cuneo tra gli altri giudicati, formando una linea divisoria tra l'Arborea e la Gallura e separando queste ultime a loro volta dai distretti ogliastrini del giudicato di Cagliari, controllato dal Comune di Pisa2. Dopo la conquista aragonese e la sconfitta di Pisa, le ripetute ribellioni della curatoria di Dore e la tensione suscitata nelle popolazioni dallo stato di guerra perenne tra il giudicato d'Arborea e la corona d'Aragona, sembrarono inizialmente trovare una risoluzione parziale nel 1335, con la concessione in feudo more Italiae fatta dal re d'Aragona Pietro IV a Giovanni d'Arborea. L'investitura feudale stabiliva per i nuovi vassalli il pagamento del feu (tributo personale) in denaro, il diritto di vino e quello per gli ovini3. Il nuovo assetto politico e amministrativo della curatoria, divenuto definitivo nel settembre del 1339, ebbe il suo esito nella creazione da parte del re d'Aragona della contea del Goceano in favore del donnikellu Mariano, futuro Mariano IV d'Arborea. La concessione poneva il futuro giudice nella condizione di rivestire il duplice ruolo di sovrano di un regno per diritto ereditario- l'Arborea- e, come nuovo conte del Goceano, di diventare vassallo, e señor de vassallos, della corona d'Aragona. Come vassallo del re d'Aragona, Mariano, nelle sue insegne araldiche, sopra l'albero deradicato, 2 G. Belloi, La curatoria di Dore, Tesi di Laurea, relatore F. C. Casula, Università di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, Istituto di Storia medioevale, a.a. 1996/97, p. 19. 3 Sulle concessioni feudali fatte dai re d'Aragona agli Arborea cfr. P. M. Meyeroff, Da Orani a Hijar. Dai signori poi marchesi di Orani ai duchi di Hijar (1335-2005), consultabile on line al linK www.orani.it/sintesi-meyeroff. Su questo aspetto cfr. anche F. Floris, Feudi e Feudatari in Sardegna, Cagliari, 1996, p. 162. 8 emblema dell'Arborea, pose anche i pali catalani rappresentanti la sua nuova condizione di feudatario aragonese. Il nuovo conte del Goceano condivideva tale situazione con il fratello Giovanni, diventato signore del Monteacuto, una ricca regione pianeggiante del nord-est dell'isola, il cui territorio si estendeva sino al confine con il Meilogu ed era centro dell'importante omonimo castello4. L'ambigua situazione originò nuove tensioni quando Mariano, dopo il 1348, ormai giudice d'Arborea, volendo annettere il nuovo territorio al giudicato, entrò in contrasto con il fratello, facendolo imprigionare. I territori della curatoria di Dore, unitamente a quelli della curatoria di Bitti, sempre in possesso della famiglia giudicale, subirono diverse devastazioni durante le operazioni di guerra con la Corona d'Aragona. Tormentati dalle continue ribellioni che caratterizzarono il lungo conflitto tra Arborea e Aragona, molti dei villaggi che ne facevano parte si spopolarono completamente e scomparvero 5. La curatoria di Dore fu quindi inclusa nei possessi familiari arborensi come nucleo territoriale della contea del Goceano. Contissa de Goceano veniva chiamata Eleonora d'Arborea ancora nel 1392; conti del Goceano saranno poi Mariano V (1393-1407) e Guglielmo III di Narbona a partire dal 14096. Sotto la pressione delle truppe aragonesi il controllo effettivo degli Arborea sui territori della curatoria di Dore iniziò a indebolirsi già a partire dal primo decennio del Quattrocento e nel 1410, seppure nominalmente, il luogotenente generale aragonese del regno di Sardegna la concesse a Nicolò Turrigiti, con mero e misto imperio, in feudo more Italiae. Nel 1430 gli eredi del Turrigiti la vendettero ai Cubello marchesi di Oristano. 4 F. C. Casula, L'età dei catalano aragonesi e degli Arborea, in La Sardegna, a cura di M.