Piano di Governo del Territorio – PGT

Brianza

e

Monza

di

Provincia

Valutazione Ambientale Strategica sul

del Documento di Piano

proposta di RAPPORTO AMBIENTALE

Lentate

autorità procedente: Maurizio Ostini _ Area urbanistica ed edilizia privata

autorità competente per la VAS: Lorenzo Cassina _ responsabile Area Lavori Pubblici e Manutenzioni con il supporto di Antonio Borghi _ funzionario Area Lavori Pubblici Christian Ferrario _ istruttore tecnico in materia di ecologia e autorizzazione paesaggistica

2011_maggio

PGT città di valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

consulenti esterni

Marcello Magoni responsabile scientifico

Alessandro Oliveri coordinamento e sviluppo

Grazia Morelli con Alice Bernardoni sviluppo e contributi tematici

2 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

indice con titolazione in campo grigio sono segnalate le sezioni che riportano considerazioni e indica‐ zioni che la presente proposta di Rapporto Ambientale pone all’attenzione per i successivi pas‐ saggi deliberativi e attuativi del piano.

PREMESSE 7 1. QUADRO NORMATIVO 9 2. VAS, FUNZIONE E CONTENUTI 10 3. ATTIVITÀ E CONTENUTI SVILUPPATI ALL’INTERNO DEL PERCORSO DI VAS 11 3.1 Attivazione del processo di VAS e stato di avanzamento del PGT 11 3.2 Mappatura dei soggetti 12 3.3 Attività di consultazione della cittadinanza, delle associazioni e dei portatori di interesse 12 3.4 Valutazione di incidenza su siti di importanza comunitaria 13 4. I CONTRIBUTI PERVENUTI NELLA FASE DI SCOPING 13 4.1 Contributi dei soggetti istituzionali 13 4.2 Contributi del pubblico 14 4.3 I temi emersi nella consultazione 15 ANALISI DI CONTESTO 17 5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 17 5.1 Componenti ambientali e informative 17 5.2 Inquadramento meteo climatico 20 5.3 Emissioni atmosferiche 24 5.4 Acque superficiali e sotterranee 31 5.4.1. Acque superficiali ...... 31 5.4.2. Acque sotterranee ...... 32 5.4.3. Smaltimento delle acque meteoriche, sistema fognario e capacità del sistema depurativo ...... 34 5.5 Suolo 35 5.6 Rischio naturale e industriale 37 5.6.1. Rischio idrogeologico ...... 37 5.6.2. Rischio sismico ...... 39 5.6.3. Industrie a rischio di incidente rilevante ...... 40 5.7 Flora, fauna e biodiversità 41 5.7.1. I parchi e i siti di Rete Natura 2000 ...... 42 5.7.2. Il progetto Dorsale Verde Nord Milano ...... 43 5.7.3. La rete ecologica regionale ...... 44 5.7.4. La rete ecologica del PTCP ...... 46 5.8 Agenti fisici 48 Inquinamento acustico ...... 48

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5.9 Radiazione elettromagnetica 50 5.10 Inquinamento luminoso 51 5.11 Rifiuti 53 5.12 Energia 56 6. QUADRO PROGRAMMATICO, CRITERI E OBIETTIVI DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 58 6.1 I criteri di sostenibilità ambientale 58 6.2 Obiettivi di coerenza esterna 61 6.2.1. PTR (Piano Territoriale Regionale) ...... 61 6.2.2. PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) ...... 62 6.2.3. RER (Rete Ecologica Regionale) ...... 63 6.2.4. PTCP della Provincia di Milano (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) ...... 63 6.2.5. PTUA (Programma regionale di Tutela e Uso delle Acque) ...... 64 6.2.6. PRQA (Piano Regionale per la Qualità dell’Aria) ...... 64 6.2.7. Piano Provinciale Cave della Provincia di Milano ...... 65 6.2.8. PPGR (Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti) della Provincia di Milano ...... 65 6.2.9. Piano della Viabilità della Provincia di Milano ...... 65 6.2.10. Piano della Mobilità della Provincia di Milano ...... 66 6.2.11. Programma Energetico Regionale ...... 66 6.2.12. PIF (Piano di Indirizzo Forestale) della Provincia di Milano ...... 66 6.2.13. Progetto Dorsale Verde Nord ...... 66 6.2.14. Variante generale al PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) del Parco delle Groane ...... 66 6.2.15. Statuto consortile del Parco Brughiera Briantea ...... 67 6.2.16. Progetto MiBici ...... 67 6.2.17. Progetto Corridoio Nord ...... 67 6.2.18. Progetto Bosco Metropolitano “Metrobosco” ...... 67 6.2.19. Progetto Strategico “Città di Città” ...... 67 6.3 Azioni del quadro programmatico con rilevanza territoriale 68 6.3.1. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale delle Groane ...... 68 6.3.2. Piano di Settore Agricolo ...... 68 6.3.3. Autostrada Pedemontana Lombarda: mitigazioni, progetti locali connessi, prescrizioni CIPE ...... 69 6.3.4. Il PLIS della Brughiera Briantea ...... 72 LE VALUTAZIONI DEI POTENZIALI EFFETTI AMBIENTALI DEL PIANO 73 7. I RIFERIMENTI VALUTATIVI 73 7.1 Crescita, sviluppo e valori ambientali 73 7.2 Le dinamiche attese: il PGT come strumento di risposta 75 7.3 L’ordinamento dei temi della valutazione 75 7.4 i passaggi valutativi 79 8. LA VERIFICA DI COERENZA ESTERNA 80

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8.1 Individuazione di obiettivi e strategie di piano 80 8.2 i criteri di verifica 81 8.3 La verifica di coerenza esterna 84 Matrice di verifica ...... 84 8.4 Considerazioni e indicazioni 89 9. LE VERIFICHE DELLE COERENZE INTERNE 90 9.1 la verifica delle coerenze interne 90 9.1.1. dal quadro di contesto al sistema di obiettivi di piano ...... 90 9.1.2. dal sistema di obiettivi alle azioni di piano ...... 94 9.2 Considerazioni e indicazioni 96 10. LA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEL PIANO 96 10.1 La valutazione delle coerenze di sostenibilità ambientale 97 10.2 Considerazioni e indicazioni 100 10.2.1. Il dimensionamento delle aree di espansione ...... 100 10.2.2. spazi aperti e sistemi verdi ...... 101 10.2.3. bilanci ambientali delle modifiche al perimetro del PLIS della Brughiera Briantea ...... 101 10.2.4. infrastrutture e mobilità, competizione e qualità territoriale ...... 103 10.2.5. sistema economico e produttivo ...... 103 10.2.6. impatti sul ciclo delle acque ...... 104 11. LA VERIFICA DELLE COMPATIBILITÀ AMBIENTALI DEL PIANO 105 11.1 le azioni di piano 105 11.1.1. azioni a carattere spaziale ...... 105 11.1.2. azioni a carattere dispositivo ...... 105 11.2 Le verifiche di compatibilità ambientale 106 11.2.1. Le azioni a carattere dispositivo ...... 106 11.2.2. le azioni spaziali ...... 106 11.2.3. matrice di valutazione sintetica degli AT ...... 107 12. MISURE DI ARMONIZZAZIONE AMBIENTALE DELLE SCELTE DI PIANO 110 12.1 Misure strutturali 110 12.1.1. Eco‐conto compensativo ...... 110 12.1.2. Valutazione dei potenziali impatti ambientali nella fase progettuale e negoziale ...... 110 12.1.3. Risorse dispositive per le aree di riequilibrio ecosistemico ...... 110 12.1.4. Qualità dei consumi energetici ...... 112 12.1.5. Cantierizzazione delle trasformazioni urbane ...... 112 12.2 Misure morfologico‐insediative per gli ambiti di trasformazione urbana 112 12.2.1. fasce boscate filtro, murazioni verdi ...... 113 12.2.2. quota di edilizia sociale ...... 113 12.2.3. quota di dotazioni collettive ...... 113 12.2.4. itinerari della rete di mobilità dolce ...... 113 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO 114 13. STRUTTURA 114 5 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

14. SISTEMA DEGLI INDICATORI 115 14.1 Indicatori di processo, relativi all’efficacia attuativa del piano 116 14.2 Indicatori di contesto, relativi all’andamento delle componenti ambientali 116 Consumo di suolo ...... 116 Ambiente, paesaggio e verde di fruizione ...... 116 Ambiente urbano e salute ...... 117 energia 117 mobilità sostenbile ...... 117 15. RAPPORTI DI MONITORAGGIO E AZIONI CORRETTIVE DEL PGT 117

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premesse

La presente proposta di Rapporto Ambientale (d’ora in poi: RA) è redatta ai sensi del quadro dispositivo e procedurale vigente e sviluppa contenuti con questo coerenti. Alla luce delle specificità che ogni piano/programma assume, in riferimento sia al contesto ge‐ ografico di intervento sia al quadro dispositivo che disciplina i contenuti dello specifico pia‐ no/programma, il presente RA declina i propri passaggi descrittivi e valutativi in relazione: ↘ alla caratterizzazione del contesto territoriale di Lentate sul Seveso, in cui le compo‐ nenti ambientali assumono sia specifici caratteri di criticità sia peculiari opportunità di azione ↘ allo spazio di azione che la legge urbanistica regionale attribuisce al Documento di Piano del PGT, documento di tipo programmatico a cui è chiesto di sviluppare una progettualità territoriale di carattere strutturale ↘ al livello di dettaglio delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti ↘ al livello di dettaglio del DdP

L’approccio seguito per lo sviluppo del RA è quello già tracciato all’interno del Documento di Scoping, partecipato ai soggetti cointeressati all’interno della prima Conferenza di Valutazione, ri‐articolato in ragione della struttura compositiva che ha assunto il DdP.

Il rapporto è articolato in 4 macro sezioni tematiche, ognuna delle quali presenta una diversa funzione e finalità:

Si definiscono i riferimenti metodologici, procedurali e contenutistici premesse del RA

Si individuano gli elementi che caratterizzano il contesto territoriale di Lentate sul Seveso, sia dal punto di vista delle componenti ambientali analisi di contesto sia da quello dello scenario programmatico, all’interno dei quali sono state definite le scelte di piano

Si descrive l’impianto metodologico della valutazione delle scelte di piano e si effettuano le verifiche di coerenza interna ed esterna del valutazione piano e la valutazione di sostenibilità delle azioni, fornendo le indica‐ zioni per le opportune integrazioni ambientali delle azioni stesse

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Si definiscono la finalità e la struttura del sistema di monitoraggio che monitoraggio deve accompagnare la fase di attuazione del piano

In relazione ai contenuti del Rapporto Ambientale, per come definiti dall’allegato VI del D.Lgs.4/2008, nella tabella seguente è riportato il riferimento contenutistico del RA:

informazioni di cui all’Allegato VI Riferimento sezione RA

a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Illustrazione contenuti di piano: 8.1, 9.1.1, piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani 9.1.2, 11.1 e 11.1 o programmi; Coerenza esterna: 8

b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano o del sezione Analisi di contesto programma;

c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche del‐ le aree che potrebbero essere significativamente interessa‐ sezione Analisi di contesto te;

d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e pae‐ saggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli sezione Analisi di contesto classificati come siti di importanza comunitaria per la pro‐ tezione degli habitat naturali e dalla flora e della fauna sel‐ vatica, nonché i territori con produzioni agricole di partico‐ lare qualità e tipicità, di cui all’articolo 21 del decreto legi‐ slativo 18 maggio 2001, n. 228;

e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello inter‐ nazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua pre‐ sezione Analisi di contesto parazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni con‐ siderazione ambientale;

f) possibili impatti significativi sull’ambiente, compresi a‐ spetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e sezione Le valutazioni ambientali dei potenziali archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fat‐ effetti del piano tori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi;

g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi sezioni 8.4, 9.2, 10.2, 11.2.3, 12 significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma;

h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative indivi‐ duate e una descrizione di come è stata effettuata la valu‐ tazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esem‐ si vedano le progressive versioni del DdP pio carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste;

8 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

informazioni di cui all’Allegato VI Riferimento sezione RA

i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione dei piani o del programma proposto defi‐ nendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di sezione Il sistema di monitoraggio elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione de‐ gli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le mi‐ sure correttive da adottare;

j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere Si veda specifico documento precedenti

Al fine di meglio delineare lo spazio di azione del percorso di valutazione ambientale del DdP, si segnala inoltre che i contenuti conoscitivi, valutativi e di indirizzo svilupparti nel presente Rapporto Ambientale, al fine di evitare ridondanze argomentative e/o sovrap‐ posizione con il quadro dispositivo in essere, sono al netto: . di quanto tematicamente o per competenza non assumibile o trattabile in modo per‐ tinente dallo strumento urbanistico comunale (si vedano più avanti le considerazioni sullo spazio di azione del DdP) . di quanto definito dal quadro normativo e procedurale in essere, che come tale è ineludibile e costituisce riferimento per le verifiche di conformità, da parte degli enti sovraordinati e delle agenzie funzionali, delle scelte di piano e della sua attuazione

1. QUADRO NORMATIVO Il percorso normativo comunitario, concernente la valutazione di piani, politiche e programmi prende forma negli anni ’70 e nel 1992 attraverso la Direttiva 92/43/CE concernente “la con‐ servazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica” è prevista esplicitamente una valutazione ambientale di piani e progetti che presentino significativi im‐ patti, anche indiretti e cumulativi, sugli habitat salvaguardati dalla Direttiva. Nel 1993 la Commissione Europea formula un rapporto riguardante la possibile efficacia di una specifica Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), evidenziando la rilevanza del‐ le decisioni prese a livello superiore rispetto a quello progettuale e il 4 dicembre 1996 adotta la proposta di Direttiva. Tre anni dopo viene emanata l’attesa Direttiva 2001/42/CE, concernente la “valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Si rimarcare l’approvazione dei provvedimenti attuativi e specificativi del Decreto Legislativo del 3/4/06 n.152 recante “Norme in materia ambientale” (noto come Testo Unico Ambientale), di attuazione della delega conferita al Governo per il "riordino, il coordinamento e l'integrazio‐ ne della legislazione in materia ambientale" con L 308/04. Il provvedimento ha l’obiettivo di semplificare, razionalizzare, coordinare e rendere più chiara la legislazione ambientale nei di‐ versi settori. Il D.lgs 4/081 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, recante norme in materia ambientale" approfondisce il quadro normativo sul te‐

1 Integrato con D.g.r. 8/10971 del 30 dicembre 2009 9 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

ma VAS modificando in parte le definizioni e gli ambiti di applicazione, ed allargando il campo di applicazione della VAS. Per quel che qui interessa, in particolare è trattata la procedura per la valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani e programmi sul territorio, i quali sono definiti dall’art.5 comma 1) lettera d) del Decreto come gli atti e provvedimenti di pianificazione e di programmazione comunque denomina‐ ti, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea, nonché le loro modifiche: 1) che sono elaborati e/o adottati da un'autorità a livello nazionale, regionale o lo‐ cale oppure predisposti da un'autorità per essere approvati, mediante una procedu‐ ra legislativa, amministrativa o negoziale e 2) che sono previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative. A livello regionale, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi, la VAS è prevista anche all’interno della legge per il Governo del territorio LR 12/05, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di prote‐ zione dell’ambiente. La VAS è esplicitamente trattata nell’art.4 della legge citata e al Documen‐ to di Piano viene assegnato il compito di delineare gli obiettivi della pianificazione comunale, e di fissarne i limiti dimensionali. La novità importante è che tra i criteri dimensionali, tra i fabbi‐ sogni di una comunità, vengano inseriti anche quelli connessi alla garanzia di adeguate condi‐ zioni di sostenibilità. La stessa Direzione Generale Territorio e Urbanistica ha emanato nel dicembre 2005 gli Indiriz‐ zi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, funzionali a fissare i riferimenti operativi e metodologici della VAS. A seguito dell’entrata in vigore, il 31 luglio 2007, della parte seconda del D.Lgs 152/2006 relati‐ vo alla Procedure per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e per l’Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC), nel dicembre 2007 la Re‐ gione Lombardia ha emanato la DGR n.8/6420, Determinazione della procedura per la Valuta‐ zione Ambientale di Piani e programmi – VAS, successivamente integrata dalla D.g.r. 8/10971 del 30 dicembre 2009, che compie una sistematizzazione dei contenuti dei precedenti atti deli‐ berativi e un allineamento con il quadro normativo nazionale successivamente intervenuto (D.Lgs 4/2008). Più di recente è intervenuta la Deliberazione Giunta regionale 10 novembre 2010 ‐ n. 9/761 [5.0.0] Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art. 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128, con modifica ed integrazione delle dd.g.r. 27 dicembre 2008, n. 8/6420 e 30 dicembre 2009, n. 8/10971, che nulla introduce di nuovo sui requisiti strutturali e contenu‐ tistici della procedura di valutazione ambientale stratetica.

2. VAS, FUNZIONE E CONTENUTI La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è definita, nel Manuale UE2, come il processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte ‐politiche, piani o iniziative nell'ambito di programmi ai fini di ga‐ rantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo

2 Commissione Europea, DGXI Ambiente (1998), Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Svi‐ luppo Regionale e dei Programmi di Fondi Strutturali dell’Unione Europea 10 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle con‐ siderazioni di ordine economico e sociale In tal modo la tematica ambientale ha assunto un valore primario e un carattere di assoluta trasversalità nei diversi settori oggetto dei piani di sviluppo attuativi delle politiche comunita‐ rie e con il preciso intento di definire strategie settoriali e territoriali capaci di promuovere uno sviluppo realmente sostenibile. La funzione principale della VAS è quella di valutare anticipatamente le conseguenze ambien‐ tali delle decisioni di tipo strategico. Più che politiche, piani e programmi in se stessi, riguarda i processi per la loro formazione ed in questo differisce in modo sostanziale dalla valutazione ambientale dei progetti. In questa ottica si può considerare pertanto come uno strumento di aiuto alla decisione, ossia un DSS (Decision Support System), più che di un processo decisionale in se stesso. La valutazione a livello “strategico” riguarda più la struttura profonda che il piano propone come scenario di sviluppo e qualificazione che non le singole specifiche azioni, che peraltro so‐ no sottoposte, in fase attuativa, a puntuali verifiche di congruità normativa, tra cui quelle di conformità ai disposti in materia ambientale. La VAS si caratterizza come un processo iterativo finalizzato a conseguire una migliore qualità ambientale delle decisioni e delle soluzioni attraverso la valutazione comparata delle compati‐ bilità ambientali delle diverse opzioni d’intervento oltre a consentire un miglioramento della definizione dei problemi strategici in condizioni di elevata incertezza. In questa direzione, come peraltro sotteso ai principi della direttiva comunitaria, l’autorità procedente e l’autorità competente per la VAS hanno costituito, all’inizio del procedimento e nell’autonomia e indipendenza delle specifiche responsabilità, un gruppo di lavoro integra‐ to, che ha seguito lo sviluppo del piano per l’intero suo iter, favorendo così una sistematica considerazione delle problematiche ambientali nel percorso di formulazione delle scelte di piano; l’autorità competente ha prodotto contributi intermedi, in modo da alimentare i pas‐ saggi redazionali e decisionali sui contenuti di piano. La procedura di VAS è da considerarsi un endoprocedimento, cioè un procedimento interno a quello del piano e da questo dipendente in termini temporali e contenustistici. Nello specifico, questo RA, messo a disposizione dei soggetti cointeressati come proposta di rapporto ambientale , è funzionale ad integrare i contenuti del precedente Documento di Sco‐ ping e a proseguire il confronto con i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti terri‐ torialmente interessati, individuati con specifico atto.

3. ATTIVITÀ E CONTENUTI SVILUPPATI ALL’INTERNO DEL PERCORSO DI VAS

3.1 Attivazione del processo di VAS e stato di avanzamento del PGT L’Amministrazione Comunale di Lentate sul Seveso ha individuato, attraverso delibera di GC n.145 del luglio 2007, l’autorità procedente nella persona del Responsabile dell’Area Urbanisti‐ ca ed Edilizia Privata l’organo burocratico abilitato ad agire in nome e per conto dell’ente del Comune come Autorità Procedente nell’ambito del processo di Valutazione Ambientale Strate‐ gica di tutti i piani e programmi di competenza comunale; l’autorità procedente, con proprie determinazioni ha individuato l’autorità competente per la VAS del DdP del PGT nel Responsa‐ bile dell’Area Lavori Pubblici, con il supporto tecnico‐operativo del funzionario referente del percorso di Agenda 21 Locale e dell’istruttore di riferimento delle istanze in materia di ecologi‐

11 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale a, referente della struttura tecnica responsabile dell’istruttoria delle pratiche di autorizzazione paesaggistica. Attraverso i provvedimenti precedentemente citati è istituita la Conferenza di Valutazione, ar‐ ticolata in due sedute, una introduttiva (tenutasi il 9 ottobre 2009), che ha illustrato la ricogni‐ zione dello stato di fatto e dello schema di piano, gli orientamenti iniziali e gli obiettivi e fun‐ zionale ad acquisire pareri, contributi ed osservazioni in merito, previa informativa ed acquisi‐ zione dei pareri dei soggetti/enti sopra indicati, e una conclusiva, funzionale alla formulazione della valutazione ambientale finale del piano, che si tiene precedentemente al percorso delibe‐ rativo del piano. Infine è stata avviata, a seguito della prima fase di scoping, la fase di proposta di Rapporto Ambientale, di cui questo documento rappresenta l’esito. Di questo documento è prevista la condivisione nell’ambito della seconda seduta della Conferenza di Valutazione e del successivo periodo di espressione dei pareri e dei contributi da parte dei soggetti cointeressato al percor‐ so e ai suoi contenuti. Si veda il punto 4.1 per la restituzione dei temi e dei contributi dei soggetti istituzionali.

3.2 Mappatura dei soggetti Nei provvedimenti sopra citati sono stati individuati i soggetti competenti in materia ambienta‐ le, gli enti territorialmente interessati (non transfrontalieri data l’irrilevanza dei possibili effetti a tale scala) e i settori del pubblico interessati all'iter decisionale da consultare nel processo di VAS e del pubblico, da coinvolgere nelle attività di partecipazione.

3.3 Attività di consultazione della cittadinanza, delle associazioni e dei portatori di interesse Oltre alle interlocuzioni istituzionali, l’autorità competente, d’accordo con l’autorità proceden‐ te, ha assunto che la cittadinanza debba essere coinvolta tramite specifici momenti consultivi pubblici finalizzati ad raccogliere contributi, pareri e scenari della società civile lentatese in me‐ rito alle scelte programmatiche del piano urbanistico.

In questo senso sono stati organizzati due cicli di incontri. Il primo, che si è tenuto tra luglio e settembre 2009, è stato rivolto alle categorie economico‐sociali, e nello specifico ha seguito il seguente calendario: → 16 luglio 2009: artigiani, professionisti, imprenditori, sindacati → 20 luglio 2009: associazioni e gruppi di cittadini → 23 luglio 2009: commercianti e loro associazioni → 8 settembre 2009: Professionisti e le imprese operanti nel campo dell’edilizia Il secondo ciclo di incontri è stato effettuato a settembre 2009 e ha coinvolto gli abitanti delle 5 frazioni: → Birago, 9 settembre 2009 → Cimnago, 15 settembre 2009 → Camnago, 18 settembre 2009 → Copreno, 24 settembre 2009 → Lentate, 25 settembre 2009 Si veda il punto 4.2 per la restituzione dei temi e dei contributi emersi dal pubblico. Oltre a tali occasioni di consultazione, coerentemente a quanto programmato nell’avvio del procedimento:

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→ si è tenuto un forum partecipativo, in data 21 ottobre 2009, aperto all’intera cittadinanza e con invito specifico alle associazioni territoriali indicate nell’avvio del procedimento → durante il forum è stato consegnato ed illustrato uno specifico questionario, al fine di raccogliere da parte delle associazioni contributi sulle emergenze e i valori ambientali → si tiene un ulteriore fourm pubblico nel quale si da conto dei contenuti del Rapporto Ambientale e di come siano stati considerati i vari contributi pervenuti

3.4 Valutazione di incidenza su siti di importanza comunitaria Parte del territorio del comune di Lentate sul Seveso è tutelato come Sito di Interesse Comuni‐ tario (SIC IT2050002); tale SIC, denominato Boschi delle Groane, è interamente incluso nel Par‐ co Regionale delle Groane, mentre non sono presenti Zone di Protezione Speciale (ZPS). La verifica, sul territorio comunale, della presenza di un Sito Rete Natura 2000 (SIC) ha reso ne‐ cessaria la predisposizione dello Studio di incidenza per lo sviluppo della Valutazione di inci‐ denza, che viene effettuata dalla specifica autorità competente. In relazione all’opportuno ordinamento tra i due procedimenti, di VAS e di VIC, si è fatto rife‐ rimento al quadro normativo e agli indirizzi di Regione Lombardia (allegato 2 alle DGR VAS).

4. I CONTRIBUTI PERVENUTI NELLA FASE DI SCOPING A seguire la prima Conferenza di Valutazione e il primo Forum pubblico sono pervenuti alcuni contributi da parte dei soggetti cointeressati ai procedimenti di formulazione del piano e della relativa VAS. Di seguito se ne riporta sinteticamente il contenuto e le modalità attraverso le quali tali contri‐ buti trovano riscontro all’interno del presente rapporto.

4.1 Contributi dei soggetti istituzionali

Autorità di Bacino del Fiume Po Temi posti Viene segnalato il quadro normativo e il ruolo della Regione nella verifica dell’adeguamento degli strumenti urbanistici al PAI. Riscontro Il tema posto è di carattere regolamentativo e il riscontro è sviluppato all’interno dell’apparato dispositivo di piano.

ARPA _ Dipartimento provinciale di e Brianza temi Riscontro Criticità ambientali e po‐ I temi segnalati trovano riscontro, oltre che negli atti di piano tenzialità (quadro conoscitivo e documento di piano), nelle seguenti sezioni del RA: nelle integrazioni all’analisi di contesto nelle considerazioni espresse nelle verifiche di coerenza e nell’analisi di sostenibilità del piano nelle indicazioni circa le successive integrazioni ambientali del pia‐ no Sistema vincolistico Stante quanto trattato nel RA e nel quadro ricognitivo dei vincoli sviluppato negli atti di piano, il trattamento del sistema vincolistico 13 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

pertiene alle verifiche di conformità e di legittimità effettuate nel percorso deliberativo del piano da parte dei soggetti competenti. Componenti ambientali I temi sono stati assunti nelle valutazioni e indicazioni sviluppate. Temi ambientali Si segnala che il quadro conoscitivo da cui derivano le scelte di pia‐ no è composto, oltre che dall’analisi di contesto sviluppata all’interno del RA, dal quadro conoscitivo sviluppato all’interno del PGT stesso. Quadro normativo e pro‐ Si vedano i contenuti dell’analisi di contesto del RA e quelli del grammatico quadro ricognitivo del PGT. Obiettivi di sostenibilità Si vedano i contenuti delle sezioni valutative del presente RA, che restituiscono la contestualizzazione locale dei principi di carattere generale. indicatori Si veda la sezione sul monitoraggio. Raccomandazioni generali Si vedano i riscontri all’interno del RA e degli atti di piano.

ARPA _ Dipartimento Provinciale di Milano temi Riscontro Considerazioni metodologiche I temi posti trovano riscontro nello sviluppo del RA. Aspetti di carattere ambientale I temi posti trovano riscontro nello sviluppo del RA. Indicazioni per l’elaborazione I temi posti trovano riscontro nello sviluppo del RA del Rapporto Ambientale

Ministero per i Beni e la Attività Culturali _ Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia Temi Viene segnalata l’opportunità che venga inserita nelle tavole di piano un’area a rischio archeo‐ logico. Riscontro Si vedano gli atti di piano, in particolare il Piano delle Regole.

4.2 Contributi del pubblico

Associazione XAPURI’ Temi Viene segnalata: . una priorità di attenzione su alcune componenti e temi ambientali . l’opportunità di riferirsi anche agli Obiettivi del Millennio dell’ONU per la definizio‐ ne degli obiettivi di sostenibilità del piano . l’opportunità di utilizzare il metodo dell’impronta ecologica . temi da trattare nell’ambito della partecipazione Riscontro In merito alle componenti e ai temi ambientali, si veda l’analisi di contesto e l’ordinamento dei fattori di valutazione. Circa gli Obiettivi del Millennio, si ritiene che gli obiettivi espressi dal quadro programmatico analizzato assumano, dandone specificazione operativa, buona parte di quelli generali espressi dall’ONU; quanto non trattato di questi si ritiene non siano pertinenti in relazione al piano og‐ getto di questa VAS.

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Associazione LA PUSKA Temi Viene segnalata: una maggiore significatività di alcune componenti ambientali alcuni temi ambientali da approfondire l’opportunità di un riferimento alla Carta Naturalistica della Lombardia gli obiettivi prevalenti di sostenibilità le fonti informative gli indicatori per il monitoraggio del piano Riscontro In merito alle componenti e ai temi ambientali, si veda l’anali di contesto e l’ordinamento dei fattori di valutazione. Circa i temi ambientali segnalati, si segnala come la trattazione dei vari temi deve essere cali‐ brata con il livello di dettaglio adatto al significato strategico e alle funzioni del percorso valu‐ tativo in essere. Approfondimenti tematici e puntuali dovranno essere effettuati in sede di va‐ lutazione ambientale della progettualità attuativa. Relativamente alla carta naturalistica, si è integrata l’analisi del quadro programmatico in rife‐ rimento all’intervenuta Rete Ecologica Regionale, che assume il quadro conoscitivo della carta naturalistica e, più rilevante, introduce specifico corpus dispositivo di tutela e valorizzazione rispetto alle quali valutare le conformità e le coerenze del PGT. Circa gli obiettivi di sostenibilità segnalati, gli stessi sono stati assunti e specificati. In merito alle fonti informative, quanto segnalato è stato assunto, dove ritenuto pertinente, all’interno del RA o all’interno del quadro conoscitivo e ricognitivo del piano. Relativamente agli indicatori, si veda la loro articolazione all’interno della specifica sezione del RA.

4.3 I temi emersi nella consultazione Si riportano di seguito i temi e le questioni che sono state segnalate e di cui si è dibattuto all’interno degli incontri con la cittadinanza che si sono svolti in ciascuna delle frazioni che compongono il territorio comunale. BIRAGO Mobilità: accessibilità veicolare e/o ciclopedonale (emergono le diverse posizioni) Questione sensi unici CIMNAGO e Mocchirolo Mocchirolo: PRG ostativo agli interventi di riqualificazione, necessità di un progetto organico, polverizzazione delle proprietà Traffico di attraversamento lungo la direttrice di San Michela del Carso, a volte usata come al‐ ternativa alla maggiore congestione su altre direttrici Carenza dei servizi alla popolazione, mobilità indotta Rischio di quartiere dormitorio CAMNAGO Riqualificazione di via Repubblica, che raccoglie diverse utenze Incrocio sul Seveso (semafori vs rotatoria) e parcheggio per negozi Cesura del passaggio a livello e della ferrovia Riqualificazione delle sponde del Seveso e del verde di connessione Ex Parco Militare: oltre la funzione produttiva, verso funzioni più qualificate Via Vittorio Veneto e percorsi ciclopedonali Aree industriali esistenti come luoghi tristi e brutti Problema delle strade a pettine e a fondo cieco 15 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

COPRENO Miglioramento della qualità della vita Disponibilità degli spazi verdi e processi di erosione Gl impatti di Pedemontana Necessità di intervento sulle aree degradate (Cimitero, via Salvetti e via Tonale) Il trattamento dei margini urbani: tutela o completamento ? Indici di edificabilità e pericolo della crescita in verticale Proposta di legge di iniziativa popolare e compensazione ambientale preventiva Pedemontana: aumento dei flussi e mitigazioni Centro storico: tutela dei cortili Palazzo Beccaria come elemento di valore Equilibrio tra popolazione residente e dotazione di servizi Rete idrica obsoleta e sua capacità di reggere il fabbisogno Questioni puntuali di viabilità LENTATE Perimetrazione del PLIS della Brughiera Briantea e verifica della naturalità delle aree Area Schiatti come situazione molto sensibile Trasporto pubblico insufficiente Abitazioni sociali carenti Verde pubblico da valorizzare Piste ciclabili da mettere in rete con quelle dei territori circostanti Adeguamento dell’area artigianale e delle occasioni insediative per le medio‐piccole imprese e azione di facilitazione da parte delle istituzioni Ex Parco Militare e suo destino Le aree di cava e la loro rifunzionalizzazione Recupero del centro storico come priorità

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analisi di contesto

La definizione dell'ambito di influenza del PGT ha l'obiettivo di rappresentare il contesto all’interno del quale si operano le scelte del piano, gli ambiti di analisi, le principali sensibilità e criticità ambientali: in sintesi, quegli elementi conoscitivi di base utili per orientare gli obiettivi generali del nuovo strumento urbanistico e valutare le scelte che ne derivano. Secondo quanto richiamato all'articolo 5, comma 4 della Direttiva comunitaria in relazione all’attività preliminare (scoping), laddove si prevede che:

Le autorità consultate nel processo di scoping sono quindi le stesse che dovranno essere consultate, al termine del processo integrato di elaborazione e Valutazione Ambientale del P/P, sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di P/P prima della sua adozione/approvazione. l’ambito di influenza è stato delineato con il contributo dei soggetti partecipanti alla Conferenza di Valutazione VAS, attraverso indicazioni circa la portata e il dettaglio delle analisi ambientali necessarie per la Valutazione Ambientale del Piano. Sotto l’aspetto metodologico, l'analisi di contesto è strutturata su un percorso analitico‐ conoscitivo funzionale a: . identificare le questioni ambientali rilevanti per il piano e definire il livello di approfondimento con il quale le stesse verranno trattate, sia nell'analisi di contesto stessa che nella successiva analisi di dettaglio . condividere con i soggetti e le autorità interessate ed implementare la base di conoscenza comune sugli aspetti socio‐economici determinanti per i loro effetti ambientali . definire gli aspetti territoriali chiave, come l'assetto insediativo e infrastrutturale dell'area di studio, le dinamiche in corso e le probabili modificazioni d'uso del suolo

L’analisi di contesto è internamente articolata su due grandi macro temi.

Il primo è quello che riguarda la costruzione del quadro di riferimento ambientale, all’interno del quale si restituisce una caratterizzazione delle componenti ambientali, nel loro stato e nella loro dinamica evolutiva presunta. Il secondo tema dell’analisi di contesto è quello relativo alla “tessitura” del quadro program‐ matico, ovvero dei riferimenti a piani e programmi con i quali il DdP si è relazionato per stabili‐ re le opportune coerenze e sinergie.

5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5.1 Componenti ambientali e informative Nella tabella a seguire si riportano le fonti informative di livello regionale, provinciale, inter‐ comunale e comunale utilizzate per l’approfondimento delle componenti ambientali e funzio‐ 17 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

nali a restituire la caratterizzazione ambientale del contesto di intervento. Questo tipo di anali‐ si, già proposta in sede di scoping e quindi di ausilio alla definizione degli obiettivi di piano, è funzionale alla successiva valutazione dell’incidenza delle azioni di piano sul contesto delle componenti ambientali.

Oltre ai documenti elencati in tabella, hanno costituito riferimento per l’analisi di contesto al‐ cuni atti e documenti a contenuto multi‐tematico: . PTR – Piano Territoriale Regionale, 2010 . PTCP – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Milano, 2003 . Provincia di Milano ‐ EcoSistema Metropolitano 2007

Tabella 5‐1: Fonti informative circa le componenti ambientali COMPONENTI AMBIENTALI FONTI INFORMATIVE

↘ ARPA ‐ Rapporto sulla qualità dell’aria di Milano e provincia 2007 ARIA ↘ ARPA – Rapporto sulla qualità dell’aria della provincia di Como (anno E FATTORI CLIMATICI 2007) ↘ INEMAR ‐ INventario EMissioni Aria aggiornato al 2005

↘ Regione Lombardia – Programma di Tutela e Uso delle Acque ↘ Fenomeni di Contaminazione delle Acque Sotterranee nella Provincia di Milano, Provincia di Milano ACQUE SUPERFICIALI ↘ SIA – Sistema Informativo Ambientale, Provincia di Milano E SOTTERRANEE ↘ SIF – Sistema Informativo Falda, Provincia di Milano ↘ Analisi geologiche per la variante di P.R.G. 2000, Comune di Lentate sul Seveso ↘ Contratto di fiume Seveso, www.contrattidifiume.it ↘ Provincia di Milano ‐ EcoSistema Metropolitano 2007 ↘ ERSAF (Ente Regionale per i servizi all’Agricoltura e alle Foreste) e DUSAF SUOLO (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali), Regione Lombardia 2008

↘ Zonazione sismica dell’INGV – Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanolo‐ gia RISCHIO IDROGEOLOGICO E ↘ PAI ‐ Progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico, Autorità di Ba‐ SISMICO cino del Fiume Po ↘ Sito web della Provincia di Milano‐ Protezione Civile http://www.provincia.mi.it/mappe/protezionecivile/

↘ Rete Ecologica Regionale, 2009 ↘ Sito web del comune di Lentate sul Seveso FLORA, FAUNA E BIODIVER‐ ↘ PTC del Parco regionale delle Groane SITA’ ↘ Contributi tematici del Parco sovra comunale della Brughiera Briantea ↘ Sito web del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. PAESAGGIO Si rimanda al Quadro conoscitivo del PGT E BENI CULTURALI ↘ Sito web della Provincia di Milano RUMORE ↘ Piano di zonizzazione acustica Comunale RADIAZIONE ↘ Provincia di Milano – EcoSistema Metropolitano 2007 18 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

COMPONENTI AMBIENTALI FONTI INFORMATIVE ELETTROMAGNETICA ↘ Mappa di brillanza artificiale a livello del mare: The artificial night sky INQUINAMENTO LUMINO‐ brightness mapped from DMSP Operational Linescan System measure‐ SO ments P. Cinzano et Alter, Dipartimento di Astronomia Padova, Office of the director, NOAA National Geophysical Data Center, Boulder, CO, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 318, 641‐657, 2000 ↘ ORS ‐ Osservatorio Reti e Servizi di Pubblica Utilità, sezione rifiuti, Regio‐ ne Lombardia RIFIUTI ↘ Produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani Anno 2007, Provincia di Milano ↘ Dati del comune di Lentate sul Seveso

↘ SIRENA – Sistema Informativo Energia ed Ambiente Regione Lombardia ENERGIA ↘ Regolamento edilizio del comune di Lentate sul Seveso

INFRASTRUTTURE Si rimanda al Quadro conoscitivo del PGT e del PUT E MOBILITA’

INQUADRAMENTO Si rimanda al Quadro conoscitivo del PGT SOCIO ‐ TERRITORIALE

Oltre a tali fonti, si è compiuto un lavoro di integrazione con i quadri conoscitivi e ri‐ cognitivi del PGT e del PUT, che costituiscono riferimenti sostanziale e integrativi di quanto qui riferito, e ai quali si rimanda per una complessiva articolazione degli ele‐ menti conoscitivi che sono alla base delle scelte di piano e della sua valutazione.

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5.2 Inquadramento meteo climatico sintesi Le principali caratteristiche fisiche sono la spiccata continentalità dell'area, il debole regime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica; tali caratteristiche connotano tutta la pianura padana e non si segnalano per Lentate sul Seveso peculiarità tipo dato

Dato puntuale: anno 2007 (Arpa) La Lombardia si trova nella parte centrale della pianura padana, in un contesto che presenta caratteristiche particolari dal punto di vista climatologico, determinate in gran parte dalla con‐ formazione orografica dell'area, circondata dalle Alpi a nord e delimitata a sud dagli Appennini. Le catene montuose che si estendono fino a quote elevate determinano così peculiarità clima‐ tologiche sia dal punto di vista fisico sia da quello dinamico. Le principali caratteristiche fisiche sono la spiccata continentalità dell'area, il debole regime del vento e la persistenza di condi‐ zioni di stabilità atmosferica. Dal punto di vista dinamico, la presenza della barriera alpina influenza in modo determinante l'evoluzione delle perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di occlusione e un generale disaccoppiamento tra le circolazioni nei bassissimi strati e quelle degli strati superiori. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante le capacità dispersive dell'atmosfera, e quindi le condizioni di accumulo degli inquinanti soprattutto nel periodo in‐ vernale, ma anche la presenza di fenomeni fotochimici nel periodo estivo. Il clima della pianura padana è di tipo continentale, ovvero caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde, l’umidità relativa dell'aria è sempre piuttosto elevata. Le precipitazioni di norma sono poco frequenti e concentrate in primavera ed autunno anche se negli ultimi anni si osservano precipitazioni di breve durata e forte intensità nel periodo estivo ed invernale. La ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno. La continentalità del clima è meno accentuata in prossimità delle grandi aree lacustri e in prossimità delle coste dell’alto Adriatico. Durante l’inverno il fenomeno di accumulo degli inquinanti è più accentuato, a causa della scarsa circolazione di masse d’aria al suolo. La temperatura media è piuttosto bassa e l'umidità relativa è generalmente molto elevata. La presenza della nebbia è particolarmente accentuata durante i mesi più freddi. Lo strato d'aria fredda, che determina la nebbia, persiste spesso tut‐ to il giorno nel cuore dell'inverno, ma di regola si assottiglia in modo evidente durante le ore pomeridiane. La zona centro‐occidentale della pianura Padana, specie in prossimità delle Pre‐ alpi, è interessata dalla presenza di un vento particolare, il foehn, corrente di aria secca prove‐ niente da nord che si riscalda scendendo dai rilievi. La frequenza di questo fenomeno è elevata nel periodo compreso tra dicembre e maggio, raggiungendo generalmente il massimo in mar‐ zo. Il fenomeno del foehn, che ha effetti positivi sul ricambio della massa d'aria quando giunge fino al suolo, può invece determinare intensi fenomeni di accumulo degli inquinanti quando permane in quota e comprime gli strati d'aria sottostanti, formando un’inversione di tempera‐ tura in quota. Per la descrizione della situazione locale si sono utilizzati i dati rilevati nel corso del 2007 nella stazione di Milano Juvara e riportati nei grafici e nelle tabelle seguenti. Si ha che: La velocità del vento presenta normalmente i valori più alti nei mesi primaverili ed estivi, per poi diminuire fino ai minimi dei mesi autunnali ed invernali. Nel 2007 il vento è stato spesso inferiore ai valori medi decennali, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale ma in modo più marcato nei mesi di febbraio, giugno, ottobre e dicembre e ha presentato il valore massi‐ mo nel mese di maggio, superando anche la media decennale. 20 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Il campo barico, rispetto alla media dell’ultimo ventennio, è stato inferiore nel mese di Febbra‐ io e di Maggio, è stato pressoché conforme nei mesi di Marzo, Luglio ed Agosto, è stato supe‐ riore in tutti gli altri mesi, con valori eccezionalmente alti nei mesi di Aprile, Giugno, Ottobre e Dicembre. Il regime pluviometrico è stato di circa 252 mm inferiore rispetto a quello medio dell’ultimo decennio pari a una riduzione del 26%, con precipitazioni praticamente assenti nei mesi di Febbraio, Aprile, Luglio e Dicembre, rilevanti carenze di precipitazione in quasi tutti i mesi, mentre le piogge sono state pressoché conformi alla media nei mesi di Marzo e di Maggio, e superiori alla media solo nei mesi di Agosto e di Settembre. La radiazione solare ha mostrato il tipico andamento annuale a campana, con valori significati‐ vamente inferiori alla media solo nel mese di Gennaio, mentre è stata abbondantemente supe‐ riore alla media nei mesi di Aprile e Luglio, e costantemente sopra la media da Settembre a Di‐ cembre. Il campo termico è stato difforme da quello tipico della media decennale, con anomalie positi‐ ve da Gennaio a Luglio, ed in modo eccezionale in Aprile, con anomalie leggermente negative da Agosto a Dicembre. L’andamento igrometrico mostra il tipico andamento stagionale, con valori più alti nei mesi invernali, primaverili ed autunnali e valori più bassi nei mesi estivi; rispetto a quest’andamento decennale, nel 2007 si nota una significativa diminuzione dell’umidità nei mesi di Aprile e di Luglio, ed anche nei mesi da Settembre a Dicembre. Tabella 5‐2: Valori medi mensili dei principali parametri meteorologici misurati nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: Arpa, 2007).

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Figura 5‐1: Andamento mensile delle precipitazioni misurate nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: ARPA, 2007).

Figura 5‐2: Andamento cumulato delle precipitazioni misurate nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: ARPA, 2007).

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Figura 5‐3: Andamento mensile delle temperature misurate nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: ARPA, 2007).

Figura 5‐4: Andamento mensile della radiazione solare misurata nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: ARPA, 2007).

Figura 5‐5: Andamento della velocità media del vento misurata nel corso del 2007 dalla stazione meteo di Milano Juvara (Fonte: ARPA, 2007).

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5.3 Emissioni atmosferiche

sintesi Il comune, insieme a tutta l’area metropolitana milanese e le sue direttri‐ ci più infrastrutturate, è in zona A1 ovvero l’area prioritaria per l’attuazione di misure finalizzate al conseguimento degli obiettivi di quali‐ tà dell’aria. Lo stato di qualità dell’aria di tutto questo territorio è critico sia in termini di pressioni (ovvero emissioni) sia in termini di stato (ovvero concentrazioni) per i principali inquinanti ed in particolare ossidi di azoto, polveri sottili e ozono.

tipo dato Dato puntuale: anno 2005 per le emissioni atmosferiche (INEMAR) anno 2007 per la qualità dell’aria (Arpa)

Il quadro emissivo del comune di Lentate sul Seveso è stato desunto dall’Inventario Regionale delle EMissioni in AtmosfeRa INEMAR riferito all’anno 2005 e riassunto nei seguenti grafici e tabelle. Tabella 5‐3: Emissioni atmosferiche del comune di Lentate sul Seveso suddivise per 11 macrosettori se‐ condo la nomenclatura CORINAIR SNAP’97 per gli inquinanti SO2, NOx, COV, CH4, CO, CO2, N2O, NH3 e PM10, nell’anno 2005. I dati sono espressi in t/anno, ad eccezione del biossido di carbonio espresso in mi‐ gliaia di tonnellate annue (Fonte: ns. elaborazione da INEMAR).

MACROSETTORE SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 Produzione di energia 1 elettrica e trasforma‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ zione di combustibili Combustione 2 2.5 20.6 16 4.4 64.6 22.5 1.8 0.1 2.9 non industriale Combustione 3 0.5 8.4 13 0.9 7.6 5.8 0.6 0.2 2.3 nell’industria 4 Processi produttivi 0.0 0.0 9.9 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.2 Estrazione e distribu‐ 5 0.0 0.0 16.7 182.5 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 zione di combustibili 6 Uso di solventi 0.0 0.0 351.3 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 7 Trasporto su strada 1 142.9 91.6 4.3 313 32.3 1.2 5.3 11.6 Altre sorgenti mobili e 8 0.2 15.8 3.3 0.1 8.9 1.2 0.5 0.0 2.1 macchinari Trattamento 9 0.0 0.0 0.1 0.0 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0 e smaltimento rifiuti 10 Agricoltura 0.0 0.6 0.1 80 0.0 0.0 5.3 43.1 0.1 Altre sorgenti 11 0.0 0.0 12 0.0 1.2 0.0 0.0 0.0 0.7 e assorbimenti Totale complessivo 4.3 188.3 514 272.2 395.4 61.8 9.4 48.8 19.9

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Figura 5‐6: Distribuzione percentuale delle emissioni atmosferiche del comune di Lentate sul Seveso per inquinanteper macrosettore emissivo (Fonte: ns. elaborazione da INEMAR).

L’analisi del quadro emissivo di Lentate sul Seveso evidenzia che i macrosettori emissivi preva‐ lenti sono il Macrosettore 7, trasporto su strada, e il Macrosettore 2, combustione non indu‐ striale ovvero combustione nei settori civile/residenziale. L’analisi dei dati per tipologia di impatto evidenzia che i principali macrosettori emissivi re‐ sponsabili delle emissioni dei gas serra (CO2, CH4, N2O) sono: – Il Macrosettore 7, trasporto su strada e il Macrosettore 2, combustione non industriale, per le emissioni di CO2 rispettivamente del 52% e del 36% – il Macrosettore 5, estrazione e distribuzione di combustibile, e il Macrosettore 10 agri‐ coltura per le emissioni di CH4 rispettivamente del 67% e del 29%. – il Macrosettore 10, agricoltura, e il macrosettore 2 combustione non industriale per le emissioni di protossido di azoto rispettivamente del 56% e del 19%.

I Macrosettori che determinano le emissioni più rilevanti dei precursori dell’ozono (NOx, COV) sono: – il Macrosettore 7, trasporto su strada e il Macrosettore 2, combustione non industria‐ le, per le emissioni di NOx rispettivamente del 76% e dell’11%. – il Macrosettore 6, uso di solventi, e il Macrosettore 7, trasporto su strada, per le emis‐ sioni di COV con il 68% e il 18% rispettivamente.

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I Macrosettori che determinano le emissioni più rilevanti di particolato atmosferico (PM10) so‐ no: – il Macrosettore 7, trasporto su strada con il 58%, il Macrosettore 2, combustione non industriale con il 15% e i Macrosettori 3, combustione nell’industria, e 8, altre sorgenti mobili e macchinari con l’11%. Il maggior responsabile delle emissioni di NH3 è il Macrosettore 10, agricoltura. Figura 5‐7: Confronto tra le emissioni pro capite del comune di Lentate sul Seveso e quella provinciale per ciascun inquinante (Fonte: ns. elaborazione da INEMAR).

Il confronto tra le emissioni pro capite comunali e provinciali, per tutti gli inquinanti ad ecce‐ zione dell’ammoniaca, mostra come il dato comunale sia inferiore a quello provinciale. Anche il dato di densità emissiva (rapporto tra emissioni e superficie territoriale) evidenzia che le emis‐ sioni comunali sono inferiori alle medie provinciali, in questo caso il dato è connesso in parte alla presenza di ampie aree agricole e boschive sul territorio comunale. Figura 5‐8: Confronto tra le densità emissive del comune di Lentate sul Seveso e le densità emissive pro‐ vincialii per ciascun inquinante (Fonte: ns. elaborazione da INEMAR).

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Lo stato della qualità dell’aria Per definire lo stato della qualità dell’aria sono stati analizzati i dati di concentrazione degli in‐ quinanti più diffusi. Nelle tabelle successive si riportano i limiti normativi della qualità dell’aria per rendere più chiara l’analisi svolta. Tabella 5‐4: Limiti di legge per l’esposizione di breve periodo a concentrazioni di SO2, NO2, PM10 e O3.

VALORE AL INQUINANTE TIPOLOGIA VALORE NORMATIVA 2007 Limite sulla massima media giornaliera su 8 1/1/2005 CO DM 60/02 ore 10 mg/m3 3 3 SO2 Soglia di allarme ( ) 500 µg/m DM 60/02 Limite orario da non superare più di 24 volte 1/1/2005: SO DM 60/02 2 per anno civile 350 µg/m3 Limite sulla media di 24 h da non superare più di 3 1/1/2005: SO DM 60/02 2 volte per anno civile 125 µg/m3 3 NO2 Soglia di allarme 400 µg/m DM 60/02 Limite orario da non superare più di 18 volte 1/1/2010: NO DM 60/02 230 µg/m3 2 per anno civile 200 µg/m3 Limite sulla media di 24 ore da non superare più di 1/1/2005: PM DM 60/02 10 35 volte per anno civile 50 µg/m3 3 O3 Soglia di allarme (Media di 1 ora) 240 µg/m D.lgs 183/04 3 O3 Soglia di informazione (media 1 ora) 180 µg/m D.lgs 183/04 Limite sulla massima media di 8 h da non su‐ 3 O3 perare più di 25 volte per anno civile come 120 µg/m D.lgs 183/04 media su 3 anni

Tabella 5‐5: Limiti di legge per l’esposizione di lungo periodo a concentrazioni di SO2, NO2, PM10, O3 e benzene.

VALORE AL INQUINANTE TIPOLOGIA VALORE NORMATIVA 2007 98° percentile delle concentrazioni me‐ 3 NO2 die di 1 ora rilevate durante l’anno civi‐ 200 µg/m DPCM 28/03/83 le Valore limite annuale per la protezione 1/1/2010: NO DM 60/02 46 µg/m3 2 della salute umana. Media anno civile 40 µg/m3 Valore limite annuale 1/1/2005: PM DM 60/02 10 Anno civile 40 µg/m3 Valore limite annuale per la protezione 1/1/2010: Benzene DM 60/02 8 µg/m3 della salute umana. 5 µg/m3

3 Misurato per 3 ore consecutive in un sito rappresentativo della qualità dell’aria in un’area di almeno 100 km2, op‐ pure in un’intera zona o agglomerato nel caso siano meno estesi. 27 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Figura 5‐9: Zonizzazione del territorio regionale in termini di inquinamento atmosferico ai sensi della DGR 5290 del 2 agosto 2007 (Fonte: ARPA, 2007).

Zona A A1: Agglomerati A2: Zona urbanizzata Zona B Zona di pianura

Zona C C1: Zona prealpina e appennini‐ ca C2: Zona alpina

Secondo la zonizzazione del territorio regionale (DGR 5290/07) prodotta da Regione Lombar‐ dia, il comune di Lentate sul Seveso appartiene alla Zona A1. La Zona A1 è caratterizzata da: – concentrazioni più elevate di PM10, in particolare di origine primaria, rilevate dalla Rete Regionale di Qualità dell'Aria e confermate dalle simulazioni modellistiche – più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV – situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica ca‐ ratterizzata da alta pressione) – alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico

La zona A1 (e più in generale la zona A) è una zona di risanamento ovvero una parte del terri‐ torio regionale in cui la Regione predispone piani integrati e piani di azione per il raggiungi‐ mento degli obiettivi rispettivamente a medio e breve termine e entro i limiti stabiliti dalla normativa. In particolare la Zona A1 (agglomerati urbani) cui appartiene il comune di Lentate sul Seveso è un’area a maggiore densità abitativa e dove sono prioritarie politiche di rafforza‐ mento del trasporto pubblico locale organizzato (TPL). Nel comune di Lentate sul Seveso non sono presenti postazioni fisse di monitoraggio della qua‐ lità dell’aria quindi per l’analisi si fa riferimento a due postazioni fisse rappresentative della zo‐ na in esame: – Stazione di Meda, urbana da traffico, posta a 243 m s.l.m. e distante dal comune ogget‐ to di studio circa 4 km, – Stazione di Cantù, suburbana di fondo, posta a 320 m s.l.m. e distante dal comune og‐ getto di studio circa 10 km.

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Figura 5‐10: Localizzazione delle postazioni di misura rispetta al comune di Lentate sul Seveso.

Per l’analisi ci si basa sugli ultimi rapporti Arpa sulla qualità dell’aria in provincia di Milano e di Como relativi all’anno 2007. Nella seguente tabella si riportano i risultati.

Tabella 5‐6: Valori dei principali inquinanti rilevati nelle stazioni di qualità dell’aria di Meda e Cantù, in nero vengono indicati i valori inferiori ai limiti normativi, in rosso grassetto quelli superiori.

MONOSSIDO DI CARBONIO superamenti concentrazione concentrazione media su 8 Anno Stazione dati validi media annua massima media ore (10 3 3 (mg/m ) su 8 ore (mg/m3) mg/m al 2005) CANTU’ 98% 0.8 2.8 0 2007 MEDA 95% 1.3 4.9 0 BIOSSIDO DI AZOTO concentrazione superamenti limi‐ 98° percentile orario Anno Stazione dati validi media annua te orario (200 3 3 (200 µg/m ) (µg/m3) µg/m al 2010) CANTU’ 100% 52 0 125 2007 MEDA 96% 50 7 134

OZONO

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giorni supe‐ giorni superamen‐ superamen‐ concentrazione ramento so‐ to livello di infor‐ ti media su Anno Stazione dati validi glia di allar‐ media annua mazione 8 ore 3 me (µg/m ) (180 µg/m3) (120 µg/m3) (240 µg/m3) CANTU’ 99% 42 13 54 2 2007 MEDA 96% 42 6 36 0 PARTICOLATO SOTTILE concentrazione superamenti limite giornaliero Anno Stazione dati validi media annua (50 µg/m3 al 2005) (µg/m3) CANTU’ 95% 45 102 2007 MEDA 95% 58 148

In sintesi dall’analisi dei dati locali emerge anche nella zona di Lentate sul Seveso la condizione di criticità tipica di tutta l’area metropolitana milanese per ozono, PM10 e NO2.

In entrambe le stazioni il PM10 presenta fenomeni di inquinamento di breve periodo, 102 giorni di superamento del limite giornaliero per Cantù e 148 per Meda, si registra anche il supera‐ mento della soglia di lungo periodo: la concentrazione media annua è maggiore a 40 µg/m3 sia per Cantù che per Meda (rispettivamente 45 e 58 µg/m3). L’ozono supera il livello di informazione per 16 giorni a Cantù e per 6 a Meda; i superamenti della media sulle otto ore si attestano a 54 a Cantù e a 36 a Meda, nella stazione di Cantù si re‐ gistra anche il superamento della soglia di allarme per due giorni dell’anno. Il biossido di azoto fa registrare in entrambe le stazioni il superamento della media annua di 40 µg/m3: a Cantù è pari a 52 µg/m3, a Meda a 50 µg/m3. Il monossido di carbonio non presenta criticità in alcun caso. Nel corso dell’anno 2007 presso il comune di Lentate sul Seveso è stata condotta da parte di Arpa una campagna mobile di misura dell’inquinamento atmosferico, la campagna è stata condotta tra il 29 maggio e il 29 giugno presso la scuola media di via Papa Giovanni XXIII; il sito scelto è caratteristico di una situazione di fondo urbano: il laboratorio mobile è stato posizio‐ nato all’interno di un’area adibita a centro sportivo nel complesso scolastico, quindi non adia‐ cente agli assi stradali. I parametri rilevati sono ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono e particolato fine. I dati raccolti, anche se corrispondenti ad un periodo di tempo limitato, restituiscono un quadro del tutto in linea con quello delle stazioni di rilevamento fisse situate nel medesimo contesto terri‐ toriale.

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5.4 Acque superficiali e sotterranee

sintesi Il comune è attraversato dal torrente Seveso le cui condizioni sono criti‐ che, lo stato di qualità delle acque è scadente per l’indice LIM e molto in‐ quinato per l’indice IBE. Dal punto di vista della potabilità e della qualità delle acque sotterranee non sono emerse particolari criticità

tipo dato Dato puntuale: anno 2003 e 2008 (Arpa e Provincia di Milano anno 2003 (PTCP)

Per una esaustiva trattazione del tema, anche in termini di criticità e condizionamenti alle tra‐ sformazioni territoriali, si rimanda allo studio idrogeologico complementare al piano.

5.4.1. Acque superficiali La provincia di Milano ha abbondanti risorse idriche; il reticolo dei corsi d’acqua superficiali è formato da un sistema principale costituito dal Ticino, l’Adda, il Lambro, l’Olona, il Seveso e da una fitta rete secondaria sia naturale che artificiale. I fiumi che attraversano il territorio provinciale di Milano, a parte l’Adda e il Ticino che sono caratterizzati da un discreto livello di qualità, si trovano in condizioni critiche o di grave inqui‐ namento sia per la presenza di scarichi fognari non depurati che per la contaminazione accu‐ mulata nel tempo. Al fine della tutela e del risanamento delle acque superficiali e sotterranee il D.Lgs. n.152/99 (modificato e integrato dal D.Lgs. n. 258/2000) definisce gli obiettivi minimi di qualità ambien‐ tale. Gli obiettivi sono: – mantenere, dove già esistente, lo stato di qualità elevato – mantenere o conseguire lo stato di qualità sufficiente entro il 31 dicembre 2008 – mantenere o conseguire lo stato di qualità buono entro il 31 dicembre 2016.

Per descrivere la qualità delle acque superficiali gli indicatori previsti dal D.Lgs. n.152/1999 so‐ no: LIM4 (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori), IBE5(Indice Biotico Esteso), SECA6, SA‐ CA7. Gli obiettivi di qualità previsti per il 2008 dal D.Lgs n. 152/99 (raggiungimento di uno stato del‐ la qualità delle acque superficiali classificato come sufficiente sia nell’indice chimico, LIM, sia in

4 Livello di Inquinamento da Macrodescrittori, definisce un livello di qualità sulla base di parametri chi‐ mico, fisici e biologici, il livello varia da 1 (non inquinato) a 5 (inquinato) 5 Indice Biotico Esteso, è un indicatore della qualità biologica delle acque e ne misura la presen‐ za/assenza di specie di macroinvertebrati. La migliore condizione ha valore 10 mentre la peggiore corri‐ sponde al valore 1. 6 Stato Ecologico del corso d’acqua: è un indicatore di sintesi tra LIM e IBE, la classe migliore è la 1, la peggiore è la 5. 7 Stato Ambientale del corso d’acqua: derivato dall’incrocio dello stato ecologico con i risultati dei para‐ metri previsti in tabella 1 dell’allegato 1 del D.Lgs. 152/99. Si tratta delle sostanze pericolose (o sostanze prioritarie come vengono definite nella direttiva quadro europea per le acque 2000/60/CE), che com‐ prendono gli inquinanti chimici inorganici (metalli pesanti) e organici (aldrin, diedrin, DDT, ecc.). Si misu‐ ra in Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Pessimo. 31 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale quello biologico,IBE) non sembrano conseguibili per la maggior parte delle risorse idriche su‐ perficiali della Provincia. Il territorio comunale di Lentate sul Seveso è attraversato dal Torrente Seveso, appartenente al bacino idrografico Lambro – Seveso – Olona. Il Seveso, con un bacino idrografico di 930 km2 e una portata media di 1.8 m3/s, nasce in pro‐ vincia di Como a Cavallasca a 490 m di quota e scorre per 55 km tra le province di Como, Mila‐ no e della nascitura Monza e Brianza. Termina il suo corso unendosi, nel Comune di Milano, al Naviglio Martesana con il quale forma il Cavo Redifossi. Nella parte settentrionale del suo cor‐ so è caratterizzato da forti pendenze e dalla presenza di molti piccoli affluenti; procedendo verso la confluenza con il Naviglio le pendenze diminuiscono fino a diventare quasi nulle. Le misure di qualità delle acque del Seveso, nel territorio comunale di Lentate, evidenziano che in questo tratto il torrente ha l’indice LIM pari a 4 (scadente) e l’indice IBE in classe 4 (molto inquinato). A sottolineare le condizioni critiche del corso d’acqua vi sono anche i dati forniti da una campagna Arpa relativa al monitoraggio svolto nell’ambito del Contratto di Fiume per il fiume Seveso: lo stato ecologico SECA nel comune preso in esame varia da 4 a 5 cioè da sca‐ dente a pessimo. Per far fronte allo stato di criticità delle acque superficiali la Regione Lombardia ha promosso i Contratti di Fiume. Il comune di Lentate sul Seveso ha sottoscritto il Contratto di Fiume Seveso, in data 13/12/2006 tra 46 Comuni del bacino del Seveso, le Province di Como e Milano, l’ATO città di Milano, Provincia di Milano e Provincia di Como, Arpa Lombardia, Autorità di Bacino del Fiume Po, Agenzia Interregionale per il Po, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e 6 Enti Parco. Gli obiettivi del Contratto sono: – la riduzione dell’inquinamento delle acque – la riduzione del rischio idraulico – la riqualificazione dei sistemi ambientali e paesaggistici e dei sistemi insediativi afferen‐ ti ai corridoi fluviali – la condivisione delle informazioni e la diffusione della cultura dell’acqua.

5.4.2. Acque sotterranee Dall’analisi dei consumi delle risorse idriche emerge che il territorio della provincia di Milano è soggetto a importanti emungimenti idrici, anche se in misura minore rispetto agli scorsi de‐ cenni e ne è testimonianza la risalita del livello delle falde acquifere. Nel 2003 i prelievi idrici sono stati stimati in 16 miliardi di metri cubi dalle acque superficiali e in 821 milioni di metri cubi dalle acque sotterranee. I principali usi dei prelievi superficiali sono quelli energetici, idro‐ elettrici ed irrigui. Facendo un confronto con le condizioni del 1994 si nota che a fronte di una portata entrante della falda di 28 m3/s la portata uscente era di 23 m3/s con un deficit di 5 m3/s, oggi il deficit nei prelievi è completamente risanato ovunque, eccezione fatta per la parte settentrionale del‐ la città di Milano dove i prelievi sono ancora in eccesso. Nel comune di Lentate sul Seveso la portata media annuale di acqua concessa ad uso potabile rapportata a 1'000 abitanti residenti è pari a 10 l/s, inferiore sia alla portata media dei comuni della stessa area che è pari a 14 l/s su 1'000 abitanti sia a quella dei comuni della stessa classe di popolazione a livello provinciale, pari a 13 l/s su 1'000 abitanti.

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Figura 5‐11: Andamento della piezometria della falda freatica nei comuni a nord di Milano per il mese di marzo 2008 (Fonte: SIF, 2008)

In figura si legge che il livello piezometrico della falda dell’area del comune è compreso tra 175 e 210 m s.l.m. e che la soggiacenza è attestata tra 30 e 40 metri al di sotto del piano campagna nella maggior parte del territorio comunale mentre diminuisce a 20 e 30 metri nella fascia a‐ diacente al Torrente Seveso (dati relativi a Marzo 2008).

La Tavola 2 del PTCP di Milano (Figura 3‐10) relativa alla difesa del suolo evidenzia che sul terri‐ torio comunale di Lentate sul Seveso sono presenti 5 pozzi pubblici, 4 dei quali si trovano in una zona in cui il livello di nitrati è compreso tra 30 e 50 mg/l (i limiti di potabilità delle acque prevedono concentrazioni di nitrati fino a 50 mg/l) mentre un pozzo si trova in una zona a vin‐ colo idrogeologico. Figura 5‐12: Estratto della mappa del PTCP relativo alla Tavola 2 Difesa del suolo (Fonte: PTCP, 2003).

Aree dismesse

Aree in corso di caratterizzazione e/o bonifica Ambiti di cava cessati

Pozzi pubblici

Nitrati (>50 mg/l)

Nitrati (30‐50 mg/l)

Area a vincolo idrogeologico (art.45)

Classe – stato ambientale delle acque superficiali

2 ‐ Buono

3 ‐ Sufficiente

4 ‐ Scadente

5 ‐ Pessimo

Per dare una visione complessiva dello stato di qualità delle acque di falda la Provincia di Mila‐ no ha elaborato uno specifico indicatore chiamato IRIS (Incidenza sulla Risorsa Idrica Sotterra‐ nea), ovvero un indicatore che rappresenta qualitativamente l’impatto dei fenomeni inquinanti 33 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale che incidono sulle falde. Nel calcolo degli indicatori vengono considerati i parametri relativi alla tipologia di inquinante, la gravità del fenomeno, l’impatto sui pozzi, l’impatto sulle falde, le a‐ ree coinvolte, l’evoluzione temporale e la sorgente inquinante. Tale indicatore viene calcolato a livello comunale e l’IRIS relativo al comune di Lentate sul Seveso indica che l’inquinamento della falda è presso che nullo. Figura 5‐13: Indice IRIS per la provincia di Milano (Fonte: Provincia di Milano, 2003).

Nulla Debole Elevata Media Molto elevata

5.4.3. Smaltimento delle acque meteoriche, sistema fognario e capacità del siste‐ ma depurativo Il sistema fognario e depurativo è gestito da AMIACQUE srl, con la quale sono in corso interlo‐ cuzioni atte a verificare la capacità di carico dell’attuale sistema depurativo. La rete di fognatura è interamente di tipo misto, con recapito in un collettore consortile termi‐ nante all'impianto di depurazione di ; il territorio urbanizzato è servito dalla rete per ol‐ tre il 90%, interamente collettata al depuratore. Sono presenti 6 scolmatori di piena lungo il corso del Seveso. Da segnalare come la rete fognaria, realizzata a partire dal dopoguerra al fine di dotarsi di un generalizzato ed efficiente servizio di raccolta reflui, sia ad oggi piuttosto vetusta, e in prospet‐ tiva bisognosa di progressivi interventi di adeguamento. Le problematiche in essere sono riconducibili ad alcuni circoscritti tratti di rete che vanno in pressione durante i forti acquazzoni, con conseguenti ritorni di reflui nelle abitazioni, e ad altri tratti dove il manufatto, ormai in parte corroso dagli acidi contenuti nei reflui, sta cedendo, con conseguenti puntuali cedimenti della massicciata stradale. Significative problematiche sono relative ad allagamenti periodici che si verificano nella zona di Copreno nord‐ovest (via Tonale), dove i terreni agricoli scolmano la pioggia in modo disordina‐ to con problematiche alle abitazioni limitrofe (anche di ); tale fenomeno è riconducibile sia a condizioni naturali, quali la natura argillosa dei terreni, sia dalla progressiva sparizione delle rogge, dalla estensione della edificazione abitativa e industriale e dalla costruzione della superstrada. È stato predisposto da IANOMI uno studio di fattibilità per risolvere tali proble‐ matiche, ma richiede fondi consistenti ad oggi non disponibili.

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5.5 Suolo

sintesi Il comune di Lentate sul Seveso è occupato per il 35% da aree agricole, per il 23% da aree boscate e vegetazione riparia e ha un urbanizzato pari al 35%. Il rapporto tra superficie territoriale a verde urbano e popolazione residente risulta superiore a quello dei comuni limitrofi e pari a 41.4 m2/ab. La superficie delle aree da bonificare (10.7 m2/ha) è inferiore a quella dei comuni della stessa area.

tipo dato Dato puntuale: anno 2006 (da EcoSistema Metropolitano) anno 2008 (DUSAF – ERSAF)

Il quadro conoscitivo territoriale, per quanto attiene al tema dell’uso del suolo, fa riferimento all’elaborazione dei dati della cartografia DUSAF – ERSAF 2008 dai quali si evince che il conte‐ sto comunale è caratterizzato dalla ancora forte presenza di aree agricole che, occupando il 35% del territorio di Lentate sul Seveso, costituiscono la tipologia di uso del suolo più rappre‐ sentativa (all’interno di questa categoria sono compresi: colture intensive, seminativi semplici e orti privati). Gli ambiti residenziali occupano il 24% del territorio comunale, le aree boscate, che comprendono anche la vegetazione riparia, il 23% mentre gli ambiti produttivi occupano l’11% del territorio comunale. Le aree verdi urbane, cioè parchi/giardini attrezzati e strutture sportive, occupano il 5%, sia le aree adibite a cantiere e degradate che i prati permanenti oc‐ cupano una porzione di territorio pari all’1%. Con una percentuale inferiore all’1% si registra la presenza di bacini idrici e di vegetazione caratteristica delle aree umide, nella zona ovest del comune, all’interno del Parco regionale delle Groane. I dati elaborati da EcoSistema Metropolitano 2007 sul tema del verde urbano, evidenziano un buon rapporto tra la superficie territoriale a verde urbano esistente e la popolazione residente, tale valore, pari a 41.4 m2/abitante, risulta superiore sia a quello dei comuni della stessa area sia a quello dei comuni della stessa classe di popolazione a livello provinciale, denotando in qualche modo la percezione di qualità insediativa che, paradossalmente, ha sollecitato i feno‐ meni di migrazione dal capoluogo regionale a questi ambiti. Figura 5‐14: Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo nel comune di Lenate sul Seveso (Fon‐ te: ns. elaborazione da carta DUSAF – ERSAF 2008).

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Figura 5‐15: Carta d’uso del suolo del comune di Lentate su Seveso (Fonte: ns. elaborazione da carta DU‐ SAF – ERSAF 2008).

Le aree dismesse sul territorio comunale sono pari a 58 m2/ha, mentre le aree da bonificare sono pari a 10.7 m2/ha; per i comuni della stessa area tali aree si attestano a 108.6 m2/ha. Le aree bonificate sono l’8% del totale contro il 26% dei comuni della stessa area. Sul territorio comunale di Lentate sul Seveso, ai confini dell’abitato di Camnago, sono localizza‐ te due cave, una dismessa e una semi attiva. Dallo studio condotto da EcoSistema Metropolitano emerge che il tasso di artificializzazione reale, cioè la superficie territoriale urbanizzata in rapporto al totale della superficie, è pari al 33% della superficie del territorio comunale, in linea con il dato dei comuni della stessa area. Nel computo delle aree artificializzate sono compresi: urbanizzato residenziale, urbanizzato produttivo, aree di cantiere, aree verdi urbane e infrastrutture.

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5.6 Rischio naturale e industriale

sintesi L’analisi degli indicatori di dissesto condotta dal PAI per il comune di Lentate sul Seveso classifica il comune in classe di rischio R2 (medio). Secondo la zonazione sismica elaborata presso l’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia), il comune ha un livello di rischio basso o molto basso; sul territorio comunale non ci sono industrie a rischio di incidente rilevante.

tipo dato Dato puntuale: anno 1998 (PAI) anno 2006 (da EcoSistema Metropolitano)

5.6.1. Rischio idrogeologico Il PAI (Piano stralcio di Assetto Idrogeologico) ha stimato il livello di rischio complessivo comu‐ nale connesso ai fenomeni di dissesto in atto e potenziali, al valore socio‐economico e alla vul‐ nerabilità locale attraverso indicatori parametrici con riferimento all’intera unità territoriale. Le condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico del territorio sono state rappresentate nel PAI attraverso le seguenti cinque categorie di fenomeni prevalenti: ↘ frane ↘ esondazioni ↘ dissesti lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovralluvionamenti, sovraincisio‐ ni del thalweg) ↘ trasporto di massa sui conoidi ↘ valanghe Tale metodologia classifica i comuni in 4 classi di rischio : R1 moderato: per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali; R2 medio: per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attività socio‐economiche; R3 elevato: per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni fun‐ zionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività socio‐economiche, danni al patrimonio culturale; R4 molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socioeconomiche.

Secondo le analisi degli indicatori di dissesto condotte dal PAI, il comune di Lentate sul Seveso è classificato in classe di rischio R2, tale rischio è connesso a una tipologia di dissesto ricondu‐ cibile alla presenza della valle fluviale; come si nota dalla seguente immagine non viene rileva‐ ta per il comune di Lentate sul Seveso nessuna fascia di esondazione specifica.

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Figura 5‐16: Estratto della carta relativa ai corsi d’acqua interessati dalle fasce fluviali (Fonte: PAI, 1989). LEGENDA Fascia A e fascia B delimitate nel PSFF Fascia C delimitata nel Piano Stralcio Fasce Flu‐ viali Fascia A e Fascia B delimitate nel Progetto di Lentate Piano sul Seveso Stralcio per l’Assetto Idrogeologico ‐ PAI Fascia C delimitata nel PAI Centri urbani principali e secondari Autostrade Ferrovie Limite di Regione Limite di bacino idrografico del fiume Po

Per il comune di Lentate sul Seveso, in corrispondenza dell’asta del fiume Seveso, l’Ente Prote‐ zione civile ha individuato dei punti potenzialmente critici per il rischio di esondazione: il ponte ferroviario della linea Milano – Chiasso, gli incroci tra il fiume e le SP174 e SP152 e l’area adia‐ cente al corso d’acqua, tutti in prossimità della località Molino Dazio.

Figura 5‐17: Mappa interattiva di Protezione civile (Fonte: http://www.provincia.mi.it/mappe/protezionecivile/)

A causa del restringimento della sezione del fiume, in corrispondenza del sottopasso stradale e ferroviario, in passato il Seveso è esondato, in sponda idrografica sinistra, nei pressi della loca‐ lità Molino Dazio, il fenomeno è aggravato dall’accumulo di detriti che si verifica frequente‐ mente quando le precipitazioni sono molto intense. Di seguito si riporta la scheda del comune di Lentate sul Seveso inerente al Piano di Emergenza Provinciale e nello specifico ai Macrosce‐ nari relativi al rischio esondazione.

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Figura 5‐18: Macroscenario relativo al rischio esondazione scheda comune Lentate sul Seveso (Fonte: http://www.provincia.milano.it/protezionecivile/emergenze/piano_emergenza_provinciale.html).

5.6.2. Rischio sismico Secondo la zonazione sismica elaborata presso l’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulca‐ nologia), il territorio comunale di Lentate sul Seveso ricade in zona sismica 48, considerata a rischio basso o molto basso, così come tutti i comuni della provincia di Milano. Figura 5‐19: Zonizzazione sismica della regione Lombardia elaborata dall’INGV (Fonte: Piano Territo‐ riale Regionale 2008.)

8 Zona 1 ‐ E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti. Zona 2 ‐ Nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti. Zona 3 ‐ I Comuni interessati in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti. Zona 4 ‐ E' la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse.

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5.6.3. Industrie a rischio di incidente rilevante Sul territorio comunale non sono presenti industrie a rischio di incidente rilevante (IRIR), la media dei comuni della stessa area è di 9 IRIR ogni 10'000 industrie mentre la media dei co‐ muni della stessa classe di popolazione è di 6 su 10'000 industrie.

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5.7 Flora, fauna e biodiversità

sintesi Lentate sul Seveso è caratterizzato dalla presenza di due parchi: il Parco regionale delle Groane e il Parco sovra comunale Brughiera Briantea. Sul territorio comunale insiste anche il SIC IT2050002 Boschi delle Groane. La progettualità del PTCP per Lentate sul Seveso prevede gangli primari e secondari e corridoi ecologici fluviali.

tipo dato

Dato puntuale: PTR 2010, RER 2009, PTCP 2003, Piano di coordina‐ mento del Parco regionale delle Groane Il territorio del Nord Milano, al quale appartiene Lentate sul Seveso, è caratterizzato, e in parte compromesso, da una crescita rapida e non sempre ordinata, avvenuta spesso senza affronta‐ re il tema della qualità paesistico‐ambientale; tale crescita, alla quale si è aggiunta una rilevan‐ te infrastrutturazione viaria, ha portato a una forte frammentazione del tessuto agricolo, a fe‐ nomeni di erosione degli spazi boscati e a situazioni di critica commistione delle funzioni inse‐ diate (ad esempio residenza e industria). In generale, la vegetazione dell’area del nord Milano è quella tipica del terreno ferrettizzato, la brughiera, che gradatamente evolve verso il bosco di pini silvestri e betulle fino a maturare in boschi alti di querce e carpini. Questo tipo di terreno essendo poco adatto alla coltivazione, nel tempo ha favorito l’imboschimento del territorio e si è trasformato nel naturale rifugio di numerose specie ani‐ mali, sono stati infatti censiti anfibi come il tritone e la rana, rettili come la lucertola, il ramarro e il biacco, mammiferi come il moscardino, la donnola, la volpe, il tasso e la talpa e diverse specie di uccelli, la maggior parte nidificanti, come l’airone cinerino, l’upupa, la poiana e il gheppio ma anche migratorie come la marzaiola e la cicogna bianca. In alcune zone è inoltre stata avvistata la Maculinea alcon, una rara specie di farfalla diurna europea minacciata di e‐ stinzione tanto che si sta decidendo di inserire il lepidottero nella Direttiva Europea Habitat. Allontanandosi da Milano, verso nord, in queste zone, si incontrano le prime aree coperte qua‐ si esclusivamente da prati e boschi che rappresentano l’ultimo rifugio di specie animali e vege‐ tali legate all’ambiente forestale in una zona fortemente urbanizzata. La vegetazione predomi‐ nante è quella boschiva e si differenzia in base alle diverse condizioni ambientali e all’azione umana. Nel terrazzo fluvioglaciale superiore, caratterizzato da suolo argilloso (ferretto), il bo‐ sco è generato dalla vegetazione di brughiera, nella quale, in assenza di controllo, si inserisco‐ no il pino silvestre e la betulla che maturano in querceti, il sottobosco è dominato dalla felce. Nei terrazzi inferiori il bosco, composto da quercia farnia e carpino bianco associati ad acero, tiglio e ciliegio, occupa gli spazi marginali delle attività agricole. Il parco ospita diverse specie di vertebrati, la zona, molto ricca di acque è l’habitat ideale per anfibi quali la rana e il tritone, tra i mammiferi presenti rivestono una certa importanza il topo‐ ragno d’acqua e il toporagno acquatico di Miller oltre al tasso e alla puzzola. La famiglia dei ret‐ tili è ben rappresentata da lucertole, ramarri e biacchi, nelle zone meno frequentate si trovano anche vipere, orbettino e colubro di Esculapio. La fauna avicola è composta da esemplari mi‐ gratori e stanziali come il martin pescatore, l’upupa, il gufo comune, il barbagianni e il pendoli‐ no.

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5.7.1. I parchi e i siti di Rete Natura 2000 Per quanto riguarda gli scenari di valorizzazione delle condizioni di naturalità, il territorio co‐ munale di Lentate sul Seveso è interessato in modo significativo dalla presenza di due Parchi, il Parco regionale delle Groane e il Parco sovracomunale Brughiera Briantea, entrambi parte in‐ tegranti della rete della Dorsale Verde.

Figura 5‐20: Proposta di Dorsale Verde nord Milano nell’area di Lentate sul Seveso (Fonte: www.provincia.milano.it).

Dorsale Verde Nord Milano Varchi della Dorsale Verde

Parchi regionali

Parchi locali (PLIS) riconosciuti

Fiumi Rete infrastrutturale

Il Parco Regionale delle Groane, istituito nel 1976, è un consorzio tra la Provincia e il Comune di Milano e i Comuni di Arese, , Bollate, Bovisio Masciago, , , Cesate, , Garbagnate Milanese, Lazzate, , , Senago, Seveso, Solaro e Lentate sul Seveso. Sul comune di Lentate sul Seveso insiste il Sito di Interesse Comunitario IT2050002 Boschi delle Groane che è interamente incluso nel Parco Regionale delle Groane.

Tabella 5‐7: Caratteristiche del SIC Boschi delle Groane (Fonte: sito web del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

NOME ENTE GESTO‐ AREA PRO‐ TIPOLOGIA COMUNI INTE‐ CODICE SIC PROVINCIA SIC RE SIC TETTA AMBIENTALE RESSATI

IT 2050002 Boschi Consorzio Parco re‐ Bosco acido‐ Lentate sul Se‐ Milano delle dei comuni gionale filo di latifo‐ veso, Lazzate, Groane aderenti al delle Gro‐ glie Cogliate, Solaro, Parco regio‐ ane Seveso, Misinto, nale delle Cesano Mader‐ Groane no, Limbiate, Ceriano Laghet‐

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Gli Habitat presenti nel SIC in esame sono: ↘ Habitat 9190: vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur ↘ Habitat 4030: lande secche europee ↘ Habitat 9160: foreste di farnia e carpino dello Stellario – Carpinetum ↘ Habitat 3130: acque stagnanti da oligotrofe a mesotrofe con vegetazione dei Littorelle‐ tea uniflorae e/o degli Isoeteo – Nanojuncetea. Il Sito Boschi delle Groane si estende per 726 ha tra i comuni di Lentate sul Seveso, Seveso, Lazzate, Cogliate, Solaro, Misinto, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, e Limbiate; secondo la “Carta delle Regioni Biogeografiche” appartiene alla regione continentale e si sviluppa tra un’altezza minima di 205 m e un’altezza massima di 262 m s.l.m. La vulnerabilità principale del SIC è rappresentata dalla possibilità di incendio, sia doloso che fortuito, che si verifica soprattutto nei periodi primaverili e invernali nella zona della brughiera. Un’ulteriore minaccia è rappresentata dall’invasione delle specie esotiche: il sito è infatti cir‐ condato da abitazioni, campi e industrie che consentono una rapida circolazione delle specie alloctone. Nell’area vi sono inoltre molte piste ciclabili e sentieri pedonali che rendono l’accessibilità al sito massima, nonostante ciò non si sono verificati atti di vandalismo o di ab‐ bandono di rifiuti ai danni del bosco e degli ecosistemi. La zona di Riserva Naturale Orientata “Stagni di Lentate” è parte del SIC Boschi delle Groane insieme alla “Zona di riserva naturale orientata Boschi di Lazzate”. La Riserva Naturale è una zona di riqualificazione ambientale a indirizzo naturalistico e rappresenta un esempio di con‐ servazione, salvaguardia e ripristino dell’ambiente naturale e di specie animali e vegetali di in‐ teresse. Lo stagno è di origine artificiale, è infatti il frutto dell’azione di recupero di una cava dismessa, l’accessibilità al sito è garantita da sentieri corredati da pannelli didattici ed esplica‐ tivi dell’ecosistema stagno. Il Parco sovracomunale della Brughiera Briantea copre una superficie di 2’600 ha che si esten‐ de tra le province di Como e Milano; è stato fondato con accordo tra i comuni di Lentate sul Seveso, Meda, Cabiate e Mariano Comense e in seguito esteso ai comuni di Brenna, Carimate, Carugo, Cermenate, Figino Serenza e Novedrate. Il PLIS ha avviato una procedura di concessione di piccoli lotti boschivi ai cittadini residenti nei comuni consorziati interessati dal ricavo di legna da ardere. Per la concessione il Parco organiz‐ za dei corsi specifici sul taglio del bosco e anche sulla conoscenza del bosco.

5.7.2. Il progetto Dorsale Verde Nord Milano Il territorio comunale di Lentate sul Seveso è interessato dalla progettualità della Dorsale Ver‐ de Nord Milano per la presenza dei due parchi e per l’interesse ad ottimizzare il sistema delle tutele e a migliorare la fruizione e la connettività delle aree di rilevanza ambientale e protette. Il progetto Dorsale Verde è un sistema di aree verdi di 29’000 ha che si sviluppa per 65 km tra i fiumi Ticino e Adda, ha la funzione di collegare molti parchi esistenti e di tutelare gli spazi aper‐ ti agricoli e periurbani creando una grande infrastruttura ecologica e ambientale che percorre tutto il Nord Milano. In accordo con la progettualità provinciale, la Dorsale Verde si propone come anello di congiunzione a nord di una infrastruttura ambientale complementare e sussi‐ diaria ai grandi parchi regionali e compensativa della forte urbanizzazione che caratterizza tale regione metropolitana, l’agricoltura assume un ruolo centrale nella gestione e nel manteni‐ mento degli spazi aperti, indispensabili per l’equilibrio delle città. Il territorio della Dorsale è visto come un’opportunità chiave per la gestione e per la progettazione delle aree periurbane, viste come una risorsa per poter garantire la qualità della vita della province di Milano e di

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Monza Brianza in quanto rappresentano degli spazi fondamentali per il tempo libero, le multi‐ funzioni dell’agricoltura, per la natura e la biodiversità. La Dorsale Verde Nord Milano, progetto riconosciuto nel piano strategico Città di Città, preve‐ de la generazione di un fondo di compensazione ecologico ambientale, che è un meccanismo che impone a chi trasforma un suolo con un’attività di urbanizzazione di compensare preventi‐ vamente il territorio e gli impatti generatisi con un intervento ambientale che assicuri pari o superiore capacità ecologica ed energetica del territorio trasformato in termini di abbattimen‐ to di gas clima‐alteranti, ritenzione idrica del suolo, produzione di ossigeno, biodiversità e na‐ turalità. Il Comune di Lentate sul Seveso non ha ad oggi sottoscritto il protocollo di intesa della Dorsale Verde Nord Milano, che implica una serie di impegni nella direzione dell’implementazione di misure di salvaguardia e valorizzazione ambientale.

5.7.3. La rete ecologica regionale Il Piano Territoriale Regionale (PTR) promuove la realizzazione della Rete Verde Regionale (PTR – Piano Paesaggistico, normativa art.24) e della Rete Ecologica Regionale, entrambe sono rico‐ nosciute dal PTR come Infrastrutture Prioritarie per la Lombardia e vengono articolate a livello provinciale e comunale. In particolare i sistemi a rete sono prioritario elemento conoscitivo e di riferimento nell’ambito della valutazione delle scelte di trasformazione degli spazi liberi, che devono essere attuate con l’attenzione alla conservazione della continuità delle reti. I principali obiettivi correlati alla definizione della Rete Ecologica ai diversi livelli sono: − il consolidamento ed il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica − la realizzazione di nuovi ecosistemi o di corridoi ecologici funzionali all’efficienza della Rete, anche in risposta ad eventuali impatti e pressioni esterni − la riqualificazione di biotopi di particolare interesse naturalistico − la previsione di interventi di deframmentazione mediante opere di mitigazione e com‐ pensazione ambientale − l’integrazione con il Sistema delle Aree Protette e l’individuazione delle direttrici di permeabilità verso il territorio esterno rispetto a queste ultime. Riguardo alle peculiarità che insistono sul territorio di Lentate sul Seveso, le Groane rientra nella classificazione delle: − “Aree d’importanza continentale per flora e vegetazione” (FV34), − “Aree importanti per miceti” (MI03), − “Aree importanti per gli invertebrati” (IN24) − “Aree importanti per Anfibi e rettili” (AR26) Boschi Groane e (AR27) Brughiere delle Groane. − “Aree importanti per gli Uccelli” (UC28) − “Aree importanti per i Mammiferi (MA26) − “Aree importanti per i Processi ecologici (PE29) Dalla sovrapposizione delle mappe inerenti alle Aree importanti dei gruppi tematici sono state identificate le aree più importanti per la biodiversità della Pianura Padana lombarda, denomi‐ nate con il termine di “Aree prioritarie”. Nel caso di Lentate sul Seveso, il territorio ricade nelle “Groane” (05), ambito territoriale con sviluppo nord – sud avente come principali tipologie ambientali i boschi e le brughiere e che include il Parco delle Groane e i due Siti di Importanza Comunitaria (SIC) “Boschi delle Groane” e “Pineta di Cesate”. Questa Area prioritaria occupa il più continuo ed importante terreno semi naturale dell’alta pianura lombarda a nord ovest di Milano e compresa tra Garbagnate Milanese a sud, Lentate sul Seveso a nord, Ceriano Laghetto e Cesate a ovest, Cesano Maderno e Limbiate a est. Di pe‐ 44 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale culiare interesse geologico, il territorio è costituito da ripiani argillosi “ferrettizzati” che deter‐ minano una specificità ambientale e floristica. La zona è costituita da un mosaico di ambienti, caratterizzati in particolare da: − boschi misti di Pino silvestre (Pinus sylvestris) e latifoglie mesofile tipiche del querco‐ carpineto a − ceduo e fustaia con Farnia (Quercus robur), Castagno (Castanea sativa), Betulla bianca (Betula pendula) e Carpino nero (Ostrya carpinifolia); − brughiere relitte a Brugo (Calluna vulgaris) associate a splendidi fiori come la Genziana mettimbrosa (Gentiana pneumonanthe), il raro Salice rosmarinifoglia (Salix rosmarini‐ folia) e giovani betulle; − stagni dove dominano acuminati giunchi ed eleganti tife; − “fossi di groana”, ovvero canali a carattere temporaneo scavati nell’argilla grazie allo scorrimento dell’acqua piovana e capaci di ospitare numerose specie di anfibi durante la riproduzione; − praterie e ambienti agricoli. L’area ospita anche sei specie o sottospecie endemiche, sei specie inserite nella Lista Rossa IUCN, tredici specie inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e diciotto specie inserite negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat. Figura 5‐21 Mappa delle Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. Fonte: Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda (2009),Regione Lombardia e Fondazione Lombardia per l’Ambiente

All’interno della documentazione RER sono state prodotte specifiche schede descrittive della caratterizzazione ambientale degli ambiti territoriali; nell’immagine a seguire si riporta quanto relativo al territorio di Lentate sul Seveso. Oltre alla evidenza dell’elemento di primo livello, costituito dalle aree già a parco e dagli ambiti del solco vallivo, è da segnalare la presenza di due ambiti di secondo livello.

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Figura 5‐22 stralcio schede n.50‐51 della Rete Ecologica Regionale

5.7.4. La rete ecologica del PTCP La tematica della continuità ecologica è stata ampliamente anticipata all’interno del PTCP di Milano con il progetto di una rete ecologica provinciale. Il concetto di rete ecologica nasce quale strumento strategico per la conservazione della biodiversità e della natura, come ele‐ mento ordinatore del territorio e di gestione del paesaggio. Nell’ambito del progetto di ottimizzazione della tutela e della connettività delle aree verdi il PTCP della provincia di Milano individua nel territorio di Lentate sul Seveso diversi elementi progettuali quali i corridoi ecologici secondari e quelli concernenti i corsi d’acqua, una direttri‐ ce di permeabilità e gangli primari e secondari. Per corridoio ecologico si intende una fascia territoriale a naturalità più elevata rispetto alle aree circostanti e queste consentono alla fauna di spostarsi da un’area naturale ad un’altra I gangli sono delle aree che mantengono una buo‐ na ricchezza di elementi naturali e elevata continuità tra gli stessi; la distinzione tra primario e secondario è dovuta all’estensione e dal livello di naturalità presente. L’elemento caratteriz‐ zante è la capacità di questi ambienti di auto sostenere gli ecosistemi che ospitano.

Figura 5‐23: Tavola 2 del PTCP della provincia di Milano (Fonte: PTCP, 2003).

Corridoi ecologici primari Corridoi ecologici secondari Direttrici di permeabilità Lentate sul Principali corridoi ecologici dei corsi d’acqua Seveso Corsi d’acqua minori con caratteristiche attuali di importanza Ecologica Corsi d’acqua minori di riqualificare ai fini polivalenti Varchi (art. 59) Barriere infrastrutturali (art.60) Principali interferenze delle reti infrastrutturali previste e/o programmate coni corridoi ecologici(art. 60)

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Area di riserva naturale integrale o orientata Zone extraurbane con presupposti per l’attivazione di progetti di consolidamento ecologico (art.61) Aree boscate (art.67)

Gangli primari (art.57)

Gangli secondari (art. 57)

Siti di interesse comunitario (art.62)

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5.8 Agenti fisici Inquinamento acustico Sintesi i fenomeni di inquinamento acustico sono principalmente indotti dai flus‐ si veicolari e da alcune situazione di commistione tra attività produttive e residenza. Tipo dato Classificazione acustica del territorio comunale

II D.P.C.M. 01/03/91 e il D.P.C.M. 14/11/97 fissano i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi ed esterni, introducendo la classificazione in classi di destinazione d’uso del territorio (zonizzazione). Nella tabella seguente si riportano i limiti diurno e notturno (Leq in dB(A)) per le diverse tipologie di zona. Tabella 5‐8: Classi territoriali e limiti massimi di esposizione al rumore – D.P.C.M. 01/03/91 poi sostituito dal D.P.C.M.14/11/97 Periodo di Riferimento Classe Destinazione d’uso diurno notturno I Aree particolarmente protette 50 dBA 40 dBA II Aree prevalentemente residenziali 55 dBA 45 dBA III Aree di tipo misto 60 dBA 50 dBA IV Aree di intensità attività umana 65 dBA 55 dBA V Aree prevalentemente industriali 70 dBA 60 dBA VI Aree esclusivamente industriali 70 dBA 70 dBA

La Classificazione acustica del territorio comunale è stata approvata con atto del C.C. n.49 del 28/09/2005. Le principali fonti emissive sono rappresentate dalla infrastrutture stradale e ferroviarie e dalle aree produttive; il gradiente di criticità del clima acustico è da porre in relazione alla diversa sensibilità del territorio comunale, e nello specifico in relazione alla vicinanza tra fonti emissivi e tessuti residenziali. Non sono state evidenziate situazioni particolarmente critiche, tanto da rendere ineludibili piani di risanamento acustico; è comunque indubbio che tutti gli interventi di trasformazione territoriale dovranno avere massima attenzione a non peggiorare, e dove possibile a migliora‐ re, il clima acustico generale. La zonizzazione acustica fornisce il quadro di riferimento per valutare i livelli di rumore presen‐ ti o previsti nel territorio comunale e quindi la base per programmare interventi e misure di controllo o riduzione dell’inquinamento acustico. Obiettivi fondamentali sono quelli di preveni‐ re il deterioramento di aree non inquinate e di risanare quelle dove sono riscontrabili livelli di rumorosità ambientale superiori ai valori limite. La zonizzazione è inoltre indispensabile stru‐ mento di prevenzione per una corretta pianificazione ai fini della tutela dall’inquinamento acu‐ stico delle nuove aree di sviluppo urbanistico o per la verifica di compatibilità dei nuovi inse‐ diamenti o infrastrutture in aree già urbanizzate. Si riporta la zonizzazione acustica adottata dal comune di Lentate sul Seveso:

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Figura 5‐24: Mappa di zonizzazione acustica del comune di Lentate sul Seveso.

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5.9 Radiazione elettromagnetica

sintesi Il territorio comunale è attraversato da 4 elettrodotti con lunghezza tota‐ le di 7’685.6 m e con una densità di 5.5 m/ha. Non si registra la presenza di impianti di telefonia mobile né di impianti FM, si registra invece una potenza pari a 78 W di impianti DVB – H o televisione

tipo dato Dato puntuale: anno 2006 (EcoSistema Metropolitano)

La presenza dei campi elettrici e magnetici è connessa alla presenza di conduttori di alimenta‐ zione elettrica, dagli elettrodotti ad alta tensione fino ai cavi degli elettrodomestici. Mentre il campo elettrico di queste sorgenti è parzialmente schermato dalla presenza di ostacoli, il cam‐ po magnetico prodotto invece è poco attenuato da quasi tutti gli ostacoli, per cui la sua inten‐ sità si riduce, al crescere del quadrato della distanza dalla sorgente. Per questo motivo gli elet‐ trodotti possono essere la causa di un’esposizione intensa e prolungata per coloro che abitano in edifici vicini alla linea elettrica. L’intensità del campo magnetico è direttamente proporzio‐ nale alla quantità di corrente che attraversa i conduttori che lo generano; pertanto essa non è costante ma varia di momento in momento al variare della potenza assorbita (i consumi). La lunghezza degli elettrodotti in Lombardia è di circa 10'000 km; la loro densità sul territorio è pari a più del doppio di quella italiana. La provincia di Milano è attraversata da 1'655 km di e‐ lettrodotti con una densità di 8.3 m/ha mentre il comune di Lentate sul Seveso è attraversato da quattro elettrodotti, per una lunghezza totale di 7’685.6 m e una densità di 5.5 m/ha. Non sono segnalati insediamenti in relazione critica con gli elettrodotti presenti, e peraltro le norme di settore sono puntualmente verificate nell’ordinarietà dei processi di trasformazione urbana. Figura 5‐25: Elettrodotti sul territorio comunale di Lentate sul Seveso (Fonte: ns. elaborazione da Regione Lombardia).

Altre sorgenti emettitrici di onde elettromagnetiche sono gli impianti radiobase, ovvero gli im‐ pianti adibiti a telecomunicazioni e radiotelevisione, tra cui le antenne dei cellulari. I confronti 50 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale tra province evidenziano come la provincia di Milano sia quella con una maggiore densità terri‐ toriale di impianti radiobase. Sul territorio comunale di Lentate sul Seveso non si registra la presenza né di impianti radio FM mentre sono presenti 7 impianti radio base. Si registra inoltre una potenza di 78 W di impianti DVB – H o televisione.

5.10 Inquinamento luminoso

sintesi Il territorio comunale manifesta alti livelli di inquinamento luminoso come tutti i comuni della stessa area.

tipo dato

Dato puntuale: anno 2000 (DMSP)

La L.R. 17/2000 definisce l’inquinamento luminoso dell’atmosfera come “ogni forma d’irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea dell’orizzonte” e prevede, tra le sue finalità, la razionalizzazione e la riduzione dei consumi energetici con iniziative ad ampio respiro che possano incentivare lo sviluppo tecnologico, ridurre l’inquinamento luminoso sul territorio regionale e conseguentemente salvaguardare degli equilibri ecologici sia all’interno che all’esterno delle aree naturali protette e proteggere gli osservatori astronomici ed astrofi‐ sici e gli osservatori scientifici, in quanto patrimonio regionale, per tutelarne l’attività di ricerca scientifica e divulgativa. Allo scopo di avere ulteriori informazioni sull’inquinamento luminoso nel comune oggetto di studio si è fatto riferimento alla mappa di brillanza artificiale a livello del mare riportata nella figura seguente. Queste mappe mostrano la brillanza artificiale del cielo notturno allo zenit in notti limpide normali nella banda fotometrica V, ottenute per integrazione dei contributi pro‐ dotti da ogni area di superficie circostante per un raggio di 200 km da ogni sito. Ogni contribu‐ to è stato calcolato tenendo conto di come si propaga nell’atmosfera la luce emessa verso l’alto da quell’area e misurata con i satelliti DMSP. Tengono anche conto dell’estinzione della luce nel suo percorso, della diffusione da molecole e aerosol e della curvatura della Terra. Le mappe sono state calcolate a livello del mare così da evitare l’introduzione di effetti dovuti all’altitudine. Le mappe della brillanza artificiale del cielo notturno a livello del mare sono utili per confrontare i livelli di inquinamento luminoso in atmosfera prodotti dalle varie sorgenti o presenti nelle varie aree, per determinare quelle più o meno inquinate e per identificare le porzioni di territorio più inquinanti e le maggiori sorgenti.

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Figura 5‐26: Brillanza artificiale del cielo notturno a livello del mare (in µcd/m2) da The artificial night sky brightness mapped from DMSP Operational Linescan System measurements P. Cinzano (1), F. Falchi (1), C.D. Elvidge (2), Baugh K. (2) ((1) Dipartimento di Astronomia Padova, , (2) Office of the director, NOAA National Geophysical Data Center, Boulder, CO), Monthly Notices of the Royal Astronomical Socie‐ ty, 318, 641‐657 (2000).

<11%

11-33%

33-100%

1-3

3-9

>9

Il comune di Lentate sul Seveso appartiene interamente ad una zona caratterizzata da un valo‐ re di brillanza artificiale a livello del mare (colore rosso) pari a più di 9 volte il valore di brillanza naturale, che è di 252 µcd/m2; ciò indica un notevole livello di inquinamento luminoso, visto che il valore di brillanza artificiale sul mare – assenza di inquinamento luminoso – vale l’11% del valore della brillanza naturale.

Il comune di Lentate sul Seveso appartiene alla fascia di rispetto dell’Osservatorio Astronomico Brera di Merate (LC), richiedendo pertanto un impegno costante nella diminuzione dell’inquinamento luminoso.

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5.11 Rifiuti sintesi Il trend della produzione pro capite di rifiuti è in calo e inferiore rispetto a quel‐ la provinciale. La raccolta differenziata è in crescita e nel 2007 si attesta al 53.5% centrando gli obiettivi normativi. tipo dato Trend: 2004 – 2007 (Osservatorio della Provincia di Milano)

Alla scala provinciale la produzione di rifiuti, anche se rilevante in valore assoluto, non presen‐ ta valori pro capite elevati in rapporto al resto d’Italia e i rifiuti urbani generati dalla provincia di Milano sono inferiori alla media della Lombardia e alla media italiana. La provincia di Milano nell’anno 2007 ha prodotto 1’987’863 tonnellate di rifiuti urbani di cui 903’841 tonnellate (cioè il 45.5%) differenziato e destinato al recupero. La produzione di rifiuti procapite per il 2007 è di 510 kg/abitante, la raccolta differenziata pro capite è di 231 kg/abitante e sono stati avviati a smaltimento 278 kg/abitante di rifiuti urbani, dall’anno 2003 al 2007 la produzione totale di rifiuti è stata in costante crescita così come la raccolta differen‐ ziata. Per il comune di Lentate sul Seveso la produzione totale di rifiuti urbani al 2007 ammonta a 6'801 tonnellate, con un trend in diminuzione, dal 2004 la variazione è del ‐9.5%. Figura 5‐27: Trend della produzione delle singole tipologie di rifiuti urbani presso il comune di Lentate sul Seveso (Fonte: ns. elaborazione da Osservatorio della provincia di Milano).

Anche la produzione pro capite di rifiuti nel comune di Lentate sul Seveso negli ultimi anni de‐ nota un calo, si passa infatti da 508 kg/ab nel 2004 a 449 kg/ab nel 2007.

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Figura 5‐28: Trend della produzione pro capite di rifiuti nel comune di Lentate sul Seveso negli anni dal 2004 al 2007 (Fonte: ns. elaborazione da Osservatorio della provincia di Milano).

La raccolta differenziata registra un significativo aumento: si passa 46.1% del 2004 al 53.5% del 2007, il comune raggiunge l’obbiettivo del 45% di raccolta differenziata per il 2008, stabilito con il correttivo al T.U. 152/2006 del gennaio 2008.,Se si confermasse l’andamento degli ultimi anni verrà probabilmente centrato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata al 2012. Figura 5‐29: Trend della percentuale di raccolta differenziata nel comune di Lentate sul Seveso negli anni dal 2004 al 2007 (Fonte: ns. elaborazione da Osservatorio della provincia di Milano).

Il comune fruisce di una piattaforma ecologica, l’area attrezzata è la piattaforma intercomuna‐ le Meda – Lentate sul Seveso, attiva dal febbraio dell’anno 2004 e sita sul territorio comunale di Meda, al limite territoriale con Lentate sul Seveso. Nel comune viene incentivato il compostaggio domestico. La raccolta porta a porta dei rifiuti avviene con cadenza bisettimanale per i rifiuti solidi urbani e per la frazione umida, con cadenza mono settimanale per gli scarti vegetali, carta e cartone, 54 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale vetro e lattine in alluminio e metallo. Legno, ingombranti e rifiuti pericolosi sono da conferire direttamente in discarica, per queste frazioni è fornito un servizio di recupero in giorni presta‐ biliti per chi non è in grado di effettuarne il trasporto. Per pile e farmaci scaduti sono stati ap‐ prontati appositi contenitori. Dal modulo MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) per l’anno 2008 emerge un au‐ mento della produzione totale di rifiuti mentre viene confermato il trend in diminuzione per la produzione di rifiuti generici, anche il trend della raccolta differenziata in aumento dovrebbe essere rispettato.

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5.12 Energia sintesi I dati disponibili, che sono aggregati e non presentano un dettaglio utile a livello comunale, non permettono un’analisi della situazione comunale; nel regolamento edilizio sono presenti norme cogenti per il risparmio e‐ nergetico; per quanto riguarda le fonti energetiche non fossili, sul territo‐ rio comunale è presente una potenza installata pari a 0.4 kW/1'000 abi‐ tanti di solare fotovoltaico

tipo dato Trend: 2000 – 2005 (SIRENA) Dato puntua‐ anno 2006 (EcoSistema Metropolitano) le: anno 2007 (dato comunale)

A seguito della liberalizzazione del mercato dell’energia i dati di consumi energetici comunali sono di difficile reperimento; si è perciò fatto riferimento ai dati energetici provinciali dal database regionale SIRENA (Sistema Informativo Regionale ENergia ed Ambiente). Nelle due figure che seguono si riportano i dati provinciali di domanda di energia elettrica sud‐ divisa per settore e per vettore energetico negli anni tra il 2000 e il 2005. Si registra un aumen‐ to dei consumi di circa il 6%, sulla spinta del settore civile che ha un incremento del 10.5% se‐ guito dal settore dei trasporti (+8%) e dall’agricoltura (+5%) mentre il settore dell’industria è in contrazione di circa il 4%. In dettaglio, per quanto riguarda il settore civile si registra un au‐ mento del consumo di energia elettrica (19%) e gas naturale (17%) e un forte decremento del consumo di gasolio (80%), al 2005 non viene più utilizzato il carbone mentre il teleriscaldamen‐ to passa da 0 a 1902 TEP. Il maggior incremento nel settore dei trasporti è legato al consumo di gasolio (20%)e gas natu‐ rale (17%), il consumo di benzina cala del 9%. Figura 5‐30: Domanda di energia annua in TEP per la provincia di Milano per settore negli anni 2000 – 2005 (Fonte: ns. elaborazione da SIRENA).

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Figura 5‐31: : Domanda di energia annua in TEP per la provincia di Milano per vettore negli anni 2000 ‐ 2005 (Fonte: ns. elaborazione da SIRENA).

Nel Regolamento Edilizio comunale entrato in vigore l’11/04/2007 sono presenti norme cogen‐ ti per il risparmio energetico, peraltro oggi rafforzate dal quadro normativo nazionale e regio‐ nale successivamente intervenuto. Sul territorio comunale di Lentate sul Seveso, al 2006 (fonte: Ecosistema Metropolitano 2007), è presente una potenza installata pari 0.4 kW/1'000 abitanti di solare fotovoltaico.

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6. QUADRO PROGRAMMATICO, CRITERI E OBIETTIVI DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

In questo capitolo, al fine di affrontare adeguatamente il processo di valutazione, si individua‐ no gli obiettivi/criteri di coerenza esterna e di sostenibilità ambientale. Tali obiettivi e criteri sono desumibili dagli indirizzi e dagli strumenti di pianificazione e programmazione settoriale e sovraordinati.

6.1 I criteri di sostenibilità ambientale Al fine di procedere alla valutazione degli obiettivi e degli orientamenti iniziali che il piano già in fase di scoping ha delineato, è stato necessario definire il set di criteri di sostenibilità am‐ bientale attraverso i quali è stato possibile valutare il livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. Il riferimento più accreditato per la scelta di tali criteri è il Manuale per la valutazione ambien‐ tale redatto dalla Unione Europea, che individua 10 criteri di sviluppo sostenibile. Questi criteri di valutazione sono stati ridefiniti e contestualizzati alla scala provinciale attraverso l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale indicati dal PTCP di Milano. Questo passaggio risulta strategico poiché considera sia gli aspetti di scala globale che interes‐ sano il territorio di Lentate sul Seveso, ossia i criteri UE declinati rispetto al nostro contesto di intervento, sia gli aspetti di scala vasta/locale, quali l’assunzione degli obiettivi del PTCP e l’identificazione di ulteriori temi specifici del contesto della Brianza. Un altro aspetto strategico che avvalora la scelta di implementare strumenti e obiettivi di so‐ stenibilità ambientale è stata la scala di relazione territoriale e istituzionale oltre alla omoge‐ neità di ambito tematico, che hanno la capacità di rappresentare in modo più organico e arti‐ colato i criteri da considerare negli strumenti di pianificazione comunale, in un percorso di co‐ interesse e sinergia tra i diversi livelli di pianificazione.

Tabella 6‐1: I criteri di sostenibilità ambientale per il territorio comunale di Lentate sul Seveso

A Minimizzazione del consumo di suolo B Tutela della qualità del suolo e recupero delle aree degradate C Tutela e potenziamento delle aree naturali e dei corridoi ecologici D Aumento della superficie a verde urbano e delle sue connessioni E Tutela dei beni storici e architettonici e degli ambiti paesistici di pregio Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi i‐ F drici G Aumento dell’efficienza ecologica nel consumo e nella produzione di energia H Contenimento dell’inquinamento atmosferico e dei gas climalteranti I Contenimento dell’inquinamento acustico L Contenimento dell’esposizione ai campi elettromagnetici M Miglioramento del processo di gestione dei rifiuti

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Al fine di esplicitare la pertinenza dei criteri di sostenibilità ambientale, riportati nella tabella qui sopra, e pertanto il potenziale ruolo orientativo di questi nella costruzione delle scelte di piano, di seguito si sviluppa e argomenta ciascun criterio. Si fa notare come il PGT non abbia le competenze per intervenire in modo compiuto su alcune componenti ambientali per cui in quei casi vengono considerate quelle azioni di piano che pos‐ sono avere effetti favorevoli o sfavorevoli sulle condizioni di sostenibilità ambientale per quella componente. La descrizione dei criteri di sostenibilità di seguito riferita individua anche dei primi indicatori di riferimento utili nella fase di valutazione delle scelte che saranno operate nel DdP e nella successiva fase di monitoraggio. Tali indicatori andranno verificati sulla base di quanto effetti‐ vamente disponibile nel Sistema Informativo Territoriale comunale.

A Minimizzazione del consumo di suolo Uno degli obiettivi fondamentali dello sviluppo sostenibile è un uso razionale e parsimonioso del suolo. In contesti fortemente urbanizzati il suolo rappresenta una risorsa ancora più pregia‐ ta, in considerazione delle sua scarsità e dei benefici che esso arreca nelle aree urbane, quali la disponibilità di aree libere per la fruizione ricreativa e per il riequilibrio ecologico, l’influenza sul microclima, l’uso per attività agricole, ecc.

B Tutela della qualità del suolo e recupero delle aree degradate La qualità del suolo viene intesa come la capacità del suolo di effettuare l’insieme di funzioni ecologiche (produttive, protettive e rigenerative) da esso normalmente svolte indipendente‐ mente dal tipo di vegetazione presente. Pertanto, la qualità del suolo si riduce quando sono effettuati interventi che ne cambiano radicalmente la struttura (vedi parcheggi con elementi autobloccanti), ne modificano la funzionalità (vedi agricoltura intensiva) o lo degradano (vedi suoli inquinati). Azioni complementari alla tutela del suolo sono quelle che servono a bonifica‐ re le aree inquinate e a recuperare le aree degradate.

C Tutela e potenziamento delle aree naturali e dei corridoi ecologici Le aree naturali o para naturali sono quelle parti di territorio, spesso dotate di rilevanti presen‐ ze arboreo‐arbustive, in cui l’azione dell’uomo risulta marginale rispetto alla struttura e alle funzioni ecologiche che vi vengono svolte. Nelle aree metropolitane le aree naturali costitui‐ scono un patrimonio sempre più raro che occorre per prima cosa tutelare e quindi, una volta che sono garantite le condizioni per la loro tutela, adottare strategie per un loro ampliamento e una loro qualificazione. Al fine di migliorare l’efficienza ecologica complessiva delle aree naturali in contesti fortemen‐ te antropizzati viene costruita la rete ecologica, che è costituita da nodi (le aree naturali) e cor‐ ridoi ecologici. Questi ultimi sono elementi lineari di discreto valore naturalistico che connet‐ tono le aree naturali e para‐naturali e quindi permettono i movimenti delle specie tra i diversi nodi della rete. La dotazione di aree naturali e para‐naturali e di consistenti aree a verde urbano (vedi punto successivo) ha anche effetti positivi sul clima urbano, sull’assorbimento degli inquinanti atmo‐ sferici, sulla riduzione del rumore, soprattutto se le aree verdi sono associate a terrapieni, e sulla qualità del paesaggio. Pertanto, le azioni che rispondono a questo e al prossimo criterio consentono di ottenere importanti sinergie con altre azioni verso maggiori condizioni di qualità e di sostenibilità ambientale.

D Aumento della superficie a verde urbano e delle sue connessioni La valutazione dell’aumento della superficie a verde urbano e delle sue connessioni viene ef‐ fettuata rispetto alle superficie delle aree verdi esistenti ed eventualmente rispetto alla loro qualità e ai livelli di connessione 59 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

E Tutela dei beni storici e architettonici e degli ambiti paesistici di pregio Uno sviluppo sostenibile deve preservare i caratteri e le peculiarità di quei siti, zone e singoli elementi che hanno un interesse o un pregio di tipo storico, architettonico, culturale o estetico i quali costituiscono elementi funzionali a contribuire a conservare la conoscenza delle tradi‐ zioni e della cultura di un territorio.

F Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi idrici Il contributo che può essere dato al miglioramento delle acque superficiali e sotterranee dal PGT è quello di favorire la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione di quelle degradate. In particolare, esse riguardano quegli elementi rego‐ lamentativi atti ad azzerare gli scarichi di acque non depurate, a contenere gli scarichi da sor‐ genti diffuse (vedi acque di prima pioggia), al recupero delle acque meteoriche, da impiegarsi per usi non idropotabili, e al contenimento dei consumi idrici in generale.

G Aumento dell’efficienza ecologica nel consumo e nella produzione di energia Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso delle ri‐ sorse energetiche e orientato verso quelle rinnovabili in modo da non pregiudicare le possibili‐ tà di sviluppo delle generazioni future. Al riguardo, il PGT può contribuire al contenimento dei consumi energetici relativi al patrimo‐ nio abitativo esistente e futuro, allo sviluppo della mobilità sostenibile (vedi reti ciclopedonali, trasporto pubblico locale, ...) e alla diffusione delle energie rinnovabili. Le azioni finalizzate ad aumentare l’efficienza ecologica nel settore energetico porta anche a una riduzione sia delle emissioni inquinanti, che dei gas climalteranti e, relativamente alla mobilità, anche delle emis‐ sioni sonore.

H Contenimento dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni dei gas climalteranti Nei contesti locali il problema dell’inquinamento atmosferico è concentrato soprattutto nelle aree urbane e lungo i grandi assi stradali. Le azioni di carattere urbanistico capaci di incidere sui fattori che determinano l’inquinamento atmosferico riguardano il contenimento dei con‐ sumi energetici nel settore civile e industriale, le scelte infrastrutturali in tema di mobilità so‐ stenibile e gli interventi di carattere mitigativo quali le zone boscate.

I Contenimento dell’inquinamento acustico Il rumore è uno delle principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città. Il contenimento del rumore può essere perseguito agendo sulle sorgenti di rumore, e quindi riducendo le emissioni alla fonte, migliorando le condizioni di mobilità all'interno di una certa porzione di territorio, allontanando il più possibile le aree residenziali dalle aree di maggiore emissione acustica, così da limitare la propagazione stessa del rumore, e adottando dei sistemi di protezione passiva, ovvero barriere antirumore, agli edifici maggiormente esposti alle im‐ missioni di rumore.

L Contenimento dell’esposizione ai campi elettromagnetici La popolazione è sempre più esposta ai campi elettrici ‐ più facilmente schermabili, ma che vengono prodotti dalla rete anche se gli apparecchi sono spenti ‐ e magnetici ‐ più difficilmente schermabili e correlati alle correnti circolanti – causati nelle aree urbane soprattutto dagli elet‐ trodotti e dagli impianti per le telecomunicazioni. Tali impianti hanno effetti negativi soprattut‐ to nelle loro vicinanze e diminuiscono in modo rilevante al variare della distanza.

M Miglioramento del processo di gestione dei rifiuti solidi urbani Il processo di gestione dei rifiuti solidi urbani e di quelli speciali e ingombranti è indirizzato a raccogliere questi materiali in maniera il più possibile differenziata. Per poter effettuare queste

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operazioni nel modo più efficace e minimizzando gli effetti sgradevoli è necessario realizzare appositi spazi all’interno della città e degli edifici.

6.2 Obiettivi di coerenza esterna In questa sezione, come strumento di ausilio al percorso di formulazione delle scelte di piano, si definisce il set di obiettivi e criteri ambientali desumibili dagli strumenti di pianificazione e programmazione sovraordinata di carattere generale e settoriale. Tale quadro programmatico costituisce il riferimento per la concorrenza dello strumento urba‐ nistico comunale a obiettivi e strategie di carattere sovralocale. In questa sezione di lavoro sono quindi identificati gli obiettivi e i criteri di carattere ambienta‐ le definiti dagli strumenti di pianificazione e programmazione di riferimento. I Piani, Programmi e Progetti presi in considerazione sono: ↘ PTR (Piano Territoriale Regionale); ↘ PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale); ↘ PTCP della Provincia di Milano (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale); ↘ PTUA (Programma regionale di Tutela e Uso delle Acque); ↘ PRQA (Piano Regionale per la Qualità dell’Aria); ↘ Piano Provinciale Cave della Provincia di Milano; ↘ PPGR (Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti) della Provincia di Milano; Altri piani e progetti di riferimento, a contenuto più tematico, sono: ↘ Piano della Viabilità della Provincia di Milano; ↘ Piano della Mobilità della Provincia di Milano; ↘ Programma Energetico Regionale; ↘ PIF (Piano di Indirizzo Forestale) della Provincia di Milano; ↘ Progetto Dorsale Verde Nord; ↘ Variante generale al PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) del Parco delle Groane ↘ Statuto consortile del Parco Brughiera Briantea ↘ Progetto MiBici ↘ Progetto Corridoio Nord, ↘ Progetto Bosco Metropolitano “Metrobosco”; ↘ Progetto Strategico “Città di Città”;

Di ognuno di questi piani, programmi e progetti sono stati individuati solo gli obiettivi generali legati alle componenti ambientali e relazionati alla realtà territoriale comunale in esame (Len‐ tate su Seveso e il contesto metropolitano nord).

6.2.1. PTR (Piano Territoriale Regionale)

Obiettivi Generali del PTR 1. Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale con l’esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastrutture di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (fiere, uni‐ versità, ecc.). 2. Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare. 3. Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero.

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4. Tutelare la salute del cittadino attraverso la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento delle acque, acu‐ stico, dei suoli, elettromagnetico e atmosferico. 5. Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla pre‐ venzione del rischio idrogeologico, pianificazione delle acque e utilizzo prudente del suolo. 6. Promuovere un’offerta integrata di funzioni turistico‐ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambien‐ tali, culturali, paesaggistiche e agroalimentari della Regione e diffondendo la cultura del turismo sostenibile. 7. Realizzare un sistema equilibrato di centralità urbane compatte e il riequilibrio territoriale con la ridefinizione del ruolo dei centri urbani e del rapporto con le aree meno dense, e valorizzare il ruolo dei piccoli centri come strumenti di presidio del territorio. 8. Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia anche attraverso un at‐ tento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio e riqualificazione dei territori degradati. 9. Tutelare le risorse (acque, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo. 10. Garantire la qualità delle risorse naturali ed ambientali, attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la ridu‐ zione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell’inquinamento acustico, elettromagnetico e luminoso e la gestione idrica integrata. 11. Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni pae‐ saggistico, culturale, ambientale, forestale e agroalimentare. 12. Promuovere l’integrazione paesistica e ambientale degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrut‐ turale ed edilizio. 13. Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi con particolare attenzione alla mitigazione degli impatti. 14. Responsabilizzare la collettività e promuovere l’innovazione al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropi‐ che sial legate alla produzione (attività agricola, industriale e commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, resi‐ denza, turismo).

6.2.2. PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale)

Obiettivi Generali del PTPR 1. Conservazione dei caratteri che definiscono l' identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia. 2. Miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di trasformazione del territorio. 3. Diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e loro fruizione da parte dei cittadini. 4. Tutelare i paesaggi della bassa pianura irrigua, rispettandone la straordinaria tessitura storica e la condizione agri‐ cola altamente produttiva. Tale obiettivo si articola nei seguenti obiettivi specifici: - Contrastare l’inquinamento della falda derivante dall’uso eccessivo di fertilizzanti chimici e diserbanti; indirizzi di tutela: . Ridurre e controllare l’uso di fertilizzanti chimici e diserbanti; . Controllare e limitare gli allevamenti fortemente inquinanti. - Riparare al crescente impoverimento del paesaggio agrario tradizionale, indirizzi di tutela: . Promuovere parchi agricoli . tutelare integralmente e recuperare il sistema irriguo e nelle colture collegate a questo sistema (marcite, prati marcitori, prati irrigui) . mantenere e tutelare le partiture poderali e le quinte verdi che definiscono la tessitura territoriale . sviluppare metodi biologici di coltivazione . ricostituire stazioni di sosta e percorsi ecologici per la fauna e l’avifauna stanziale e di passo.

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- Evitare la diffusione di modelli insediativi urbani nelle campagne indirizzi di tutela: . Incentivare il recupero della dimora rurale . sperimentare nuove tipologie costruttive per gli impianti al servizio dell’agricoltura . incentivare la forestazione dei terreni agricoli dismessi (set‐aside) o la restituzione delle zone marginali ad uno stato di naturalità. - Evitare i processi di deruralizzazione o sottoutilizzazione del suolo; indirizzi di tutela:: . Prevedere espansioni urbane che evitino lo spreco di territorio, attraverso una più accurata gestione della pianificazione urbanistica. - Tutelare e valorizzare la cultura contadina; indirizzi di tutela: . Favorire la "museificazione" delle testimonianze e delle esperienze del mondo contadino ed una loro attiva riproposizione nel tempo.

6.2.3. RER (Rete Ecologica Regionale)

Obiettivi Generali della RER 1. La Rete Ecologica Regionale, approvata con DGR VIII/10962 del 30 dicembre 2009 (riferita agli Obiettivi 7, 10, 14, 17, 19 del PTR), è definita quale “modalità per il raggiungimento delle finalità previ‐ ste in materia di biodiversità e servizi eco sistemici, a partire dalla strategia di sviluppo sostenibile europea (2006) e dalla Convenzione internazionale di Rio de Janeiro (5 giugno 1992) sulla diversità biologica”. Nel Documento di Piano del PTR, punto 1.5.1, la realizzazione della Rete Ecologica Regionale (RER), è riconosciuta come infrastruttura Prioritaria per la Lombardia e articolata a livello provinciale e comunale, inquadrandola insieme alla Rete Verde Regionale (PTR – Piano Paesaggistico, norme art.24) negli Ambiti D dei “sistemi a rete”. 2. Il territorio di Vedano al Lambro è inserito nella tavola 71.del progetto di RER; l’obiettivo generale del quadrante territoriale 71 è: Favorire in generale la realizzazione di nuove unità ecosistemiche e di interventi di deframmentazione ecologica che incrementino la connettività: ‐ verso N con il Parco di Montevecchia e Valle del Curone; ‐ verso E con l’Adda e con i PLIS del Monte Canto e Bedesco e del Basso corso del fiume Brembo; ‐ verso S, tramite il Molgora e il Rio Vallone, con l’area prioritaria 27 “Fascia centrale dei fontanili” 3. Gli elementi primari della RER di riferimento sono il Parco Regionale delle Groane e, in termini di progettualità di rafforzamento delle relazioni ecosistemiche est‐oveste nord‐sud, la “Dorsale Verde Nord Milano”.

6.2.4. PTCP della Provincia di Milano (Piano Territoriale di Coordinamento Provin‐ ciale)

Obiettivi Generali del PTCP 1. Compatibilità ecologica e paesistico ambientale delle trasformazioni. Persegue la sostenibilità delle trasformazioni rispetto alla qualità e quantità delle risorse naturali: aria, acqua, suolo e vegetazione. Presuppone altresì la verifica delle scelte localizzative per il sistema insediativo rispetto alle esigenze di tutela e valorizzazione del paesaggio, dei suoi elementi connotativi e delle emergenze ambientali. 2. Integrazione fra i sistemi insediativi e della mobilità. Presuppone la coerenza fra le dimensioni degli interventi e le funzioni insediate rispetto al livello di accessibilità proprio del territorio, valutato rispetto ai diversi modi del traspor‐ to pubblico e privato di persone, merci e informazioni. 3. Ricostruzione della rete ecologica provinciale. Prevede la realizzazione di un sistema di interventi atti a favorire la ricostruzione della rete ecologica provinciale, la biodiversità, e la salvaguardia dei varchi inedificati fondamentali per la realizzazione dei corridoi ecologici. 4. Compattazione della forma urbana. E' finalizzato a razionalizzare l'uso del suolo e a ridefinire i margini urbani; ciò comporta il recupero delle aree dismesse o degradate, il completamento prioritario delle aree intercluse nell'urba‐ nizzato, la localizzazione dell'espansione in adiacenza all'esistente e su aree di minor valore agricolo e ambientale, nonché la limitazione ai processi di saldatura tra centri edificati.

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5. Innalzamento della qualità insediativa. Perseguire un corretto rapporto tra insediamenti e servizi pubblici o privati di uso pubblico, attraverso l'incremento delle aree per servizi pubblici, in particolare a verde, la riqualificazione am‐ bientale delle aree degradate e il sostegno alla progettazione architettonica di qualità e l’attenzione, per quanto possibile, alla progettazione edilizia ecosostenibile e bioclimatica. Persegue inoltre la diversificazione dell'offerta in‐ sediativa anche al fine di rispondere alla domanda di interventi di "edilizia residenziale sociale" diffusi sul territorio e integrati con il tessuto urbano esistente.

6.2.5. PTUA (Programma regionale di Tutela e Uso delle Acque)

Obiettivi Generali del PTUA 1. Tutelare le acque sotterranee e i laghi, per la loro particolare valenza anche in relazione all’approvvigionamento potabile attuale e futuro. 2. Destinare alla produzione di acqua potabile e salvaguardare tutte le acque superficiali oggetto di captazione a tale fine e di quelle previste quali fonti di approvvigionamento dalla pianificazione. 3. Idoneità alla balneazione per tutti i grandi laghi prealpini e per i corsi d’acqua loro emissari. 4. Designare quali idonei alla vita dei pesci i grandi laghi prealpini e i corsi d’acqua aventi stato di qualità buono o sufficiente: 5. Sviluppare gli usi non convenzionali delle acque (usi ricreativi e navigazione), e tutelare i corpi idrici e gli ecosiste‐ mi connessi. 6. Equilibrio del bilancio idrico per le acque superficiali e sotterranee, identificando ed intervenendo sulle aree sovra sfruttate. 7. Obiettivi di qualità da perseguire per i corpi idrici significativi: - Corpi idrici (acque superficiali, marine, sotterranee); aspetti qualitativi: . mantenere, ove già presente, lo stato di qualità ambientale “buono” o “elevato” . raggiungere, entro il 31 dicembre 2016, ove non presente, il livello di qualità ambientale corrispondente al‐ lo stato di qualità ambientale “buono”. Per raggiungere tali obiettivi, entro il 31 dicembre 2008 ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso, deve conseguire almeno lo stato di qualità ambientale “suffi‐ ciente”. - Corsi d’acqua a specifica destinazione d’uso: . idoneità alla vita dei pesci per i grandi laghi prealpini e i corsi d’acqua aventi stato di qualità buono o sufficiente . produzione di acqua potabile da tutte le acque superficiali già oggetto di captazione previste dalla pianifi‐ cazione di settore corrispondente allo stato di qualità ambientale “buono”. Per raggiungere tali obiettivi, entro il 31 dicembre 2008 ogni corpo idrico superficiale classificato o tratto di esso, deve conseguire almeno lo stato di qualità ambientale “sufficiente” - Sostanze pericolose (D.M. 367/03):: . rispetto degli standard di qualità nelle acque superficiali entro il 31 dicembre 2008 e al 31dicembre 2015 - Riqualificazione ambientale: . salvaguardia delle caratteristiche degli ambienti acquatici e mantenimento e miglioramento delle condizioni di assetto complessivo dell’area fluviale.

6.2.6. PRQA (Piano Regionale per la Qualità dell’Aria)

Obiettivi Generali del PRQA 1. Proteggere la popolazione, ecosistemi e patrimonio culturale dagli effetti dell’inquinamento atmosferico. 2. Proteggere l’ecosistema globale. 3. Dislocare in maniera ottimale i sistemi di monitoraggio.

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4. Rilevare la qualità dell’aria. 5. Controllare le concentrazioni di inquinanti nell’aria. 6. Prevenire situazioni che possono arrecare danno alla salute delle persone e dell’ambiente. 7. Verificare l’efficacia dei provvedimenti adottati e azioni di supporto. 8. Ridurre i gas serra. 9. Applicare le bat (migliori tecniche disponibili) per gli impianti di trattamento. 10. Sviluppare/incrementare il teleriscaldamento.

6.2.7. Piano Provinciale Cave della Provincia di Milano

Obiettivi Generali del Piano Provinciale Cave 1. Particolare attenzione ai recuperi ed ai ripristini ambientali, finalizzati a garantire sulla base di specifici progetti la compatibilità ambientale e paesaggistica dell’area al termine della coltivazione 2. Incentivazione al recupero/riuso del materiale inerte proveniente da demolizioni allo scopo di aumentarne in pro‐ spettiva l’incidenza percentuale sul totale del materiale scavato 3. Previsione di un’attenzione particolare alla coltivazione negli ambiti territoriali estrattivi nei quali sussiste la ne‐ cessità che le modalità connesse alla viabilità ed alla salute pubblica vengano concordate con gli enti locali interessa‐ ti 4. Previsione per gli ambiti estrattivi interessati dalla presenza di SIC dell’esecuzione di studi di incidenza associati ai piani d’ambito ai sensi del Decreto della DG Qualità dell’Ambiente n. 18265 del 22 ottobre 2004

6.2.8. PPGR (Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti) della Provincia di Milano

Obiettivi Generali del PPGR 1. Contenimento della produzione 2. Recupero materia 3. Recupero energetico 4. Annullamento fabbisogno discarica 5. Armonia con politiche ambientali locali e globali e conseguimento di migliori prestazioni energetico – am‐ bientali 6. Contenimento dei costi del sistema di gestione 7. Distribuzione territoriale dei carichi ambientali 8. Rilancio del processo di presa di coscienza da parte dei cittadini della necessità di una gestione sostenibile dei ri‐ fiuti 9. Solidità complessiva del sistema e sua sostanziale autosufficienza (con riferimento ai Rifiuti Urbani)

6.2.9. Piano della Viabilità della Provincia di Milano

Obiettivi Generali del Piano della Viabilità Provinciale 1. Realizzare un maggior equilibrio e una maggior integrazione tra le diverse reti e modalità di trasporto (pubblico e privato). 2. Migliorare l'offerta infrastrutturale, in termini di dimensionamento, efficienza e sicurezza della rete stradale. 3. Contenere gli effetti di inquinamento e di impatto ambientale. 65 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

6.2.10. Piano della Mobilità della Provincia di Milano

Obiettivi Generali del Piano della Mobilità Provinciale 1.Miglioramento delle condizioni di circolazione. 2. Miglioramento della sicurezza stradale. 3. Riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico. 4. Risparmio energetico.

6.2.11. Programma Energetico Regionale

Obiettivi Generali del Piano Energetico Regionale 1. Ridurre il costo dell’energia per contenere i costi per le famiglie e per migliorare la competitività del sistema delle imprese 2. Ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti, nel rispetto delle peculiarità dell’ambiente e del territorio 3. Promuovere la crescita competitiva dell’industria delle nuove tecnologie energetiche 4. Prestare attenzione agli aspetti sociali e di tutela della salute dei cittadini collegati alle politiche energetiche, quali gli aspetti occupazionali, la tutela dei consumatori più deboli ed il miglioramento dell’informazione, in particolare sulla sostenibilità degli insediamenti e sulle compensazioni ambientali previste.

6.2.12. PIF (Piano di Indirizzo Forestale) della Provincia di Milano

Obiettivi Generali del PIF 1. Riconoscimento delle attività forestali quale contributo ad uno sviluppo sostenibile del territorio e del paesaggio ed al miglioramento del rapporto ambiente agricoltura‐società 2. Assunzione dei principi dello sviluppo sostenibile in un approccio di filiera 3. Riconoscimento e la valorizzazione della multifunzionalità delle risorse forestali

6.2.13. Progetto Dorsale Verde Nord

Obiettivi Generali del Progetto Dorsale Verde Nord 1. Conservazione della natura, con particolare riferimento al mantenimento ed incremento della biodiversità; crea‐ zione di un elemento ordinatore del territorio altamente urbanizzato del Nord Milano

6.2.14. Variante generale al PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) del Parco delle Groane

Obiettivi Generali del PTC Groane 1. La conservazione degli ambienti naturali 2. Il recupero delle aree degradate o abbandonate 3. La salvaguardia degli ambiti agricoli relitti a beneficio di una agricoltura sempre più in armonia con la tutela dell'ambiente; 4. La fruizione sociale del territorio, per la contemplazione, il tempo libero la ricreazione, secondo livelli di turismo in armonia con l'ambiente protetto 5. La definizione urbanistica, paesaggistica e ambientale dei margini fra insediamento e area libera, anche mediante il recupero degli insediamenti produttivi dismessi interni al Parco

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6. la integrazione fruitiva e funzionale fra area protetta e insediamento e con le altre aree protette.”

6.2.15. Statuto consortile del Parco Brughiera Briantea

Obiettivi Generali del Statuto Consortile 1. Consorzio ha lo scopo di gestire il parco sovraccomunale, con riguardo alla conservazione, il recupero, la valorizza‐ zione dei beni naturali e ambientali e l’uso sociale e ricreativo - la conservazione attiva delle specie animali e vegetali, delle associazioni vegetali, dei boschi, dei valori scenici e panoramici, attraverso la difesa e la ricostruzione degli equilibri ecologici - la promozione sociale, economica e culturale delle comunità residenti, con particolare attenzione alle attività agricole - la fruizione sociale e ricreativa, con particolare riferimento alla sentieristica, intesa in senso compatibile con gli ecosistemi naturali e la salvaguardia delle strutture esistenti - la promozione di attività di educazione, di informazione e di ricreazione - la promozione dello studio e della conoscenza dell’ambiente e l’indicazione degli interventi per la sua migliore tutela. 2. Il Consorzio può inoltre attuare ogni altra gestione a tempo determinato di uno specifico servizio e la realizzazione di un’opera di competenza di altri Enti pubblici, previa statuizione di apposito disciplinare

6.2.16. Progetto MiBici

Obiettivi Generali del Progetto MiBici 1 valorizzazione del patrimonio di realizzazioni e di progettazione esistente, e sulla costruzione di un contesto pro‐ grammatico e normativo unitario entro il quale collocare ed orientare le politiche degli enti (Provincia, Comune, Enti Parco ecc.) a favore della mobilità ciclabile. 2. Miglioramento della connessione alla scala territoriale tra nuclei urbani, poli di attrazione significativi, nodi di in‐ terscambio e ambiti a parco.

6.2.17. Progetto Corridoio Nord

Obiettivi Generali del Progetto Corridoio Nord 1 Creazione di corridoi ecologici di connessione tra il parco delle Groane ed il parco della Valle del Lambro

6.2.18. Progetto Bosco Metropolitano “Metrobosco”

Obiettivi Generali del “Metrobosco” 1. Realizzazione di un grande anello verde, al fine di aumentare il grado di vivibilità e la qualità dell’aria, nell'area metropolitana milanese nell’ambito del Piano Strategico “Città di Città”.

6.2.19. Progetto Strategico “Città di Città”

Obiettivi Generali di “Città di Città” 1. Promuovere ambiti di integrazione tra le reti istituzionali e i network di governance, coinvolgendo tutti i comuni della regione urbana a partire dal comune capoluogo. 2. Sviluppare modalità di apertura e coinvolgimento sia nei confronti di attori non istituzionali che giocano un ruolo cruciale nelle reti di governance metropolitana, sia nei confronti di altri territori 3. Verificare la fattibilità operativa di un progetto di associazione della regione urbana, che possa prendere le mosse dagli ambiti istituzionali che sono già in campo ma che si candidi a giocare un ruolo più ricco e complesso nella defi‐ nizione dell’agenda e nel trattamento di alcuni temi strategici

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6.3 Azioni del quadro programmatico con rilevanza territoriale In questa sezione si restituisce un quadro sinottico delle azioni, con effetti trasformativi / rego‐ lativi dell’uso del suolo, che i piani e i programmi analizzati definiscono nello specifico del terri‐ torio comunale di Lentate sul Seveso.

6.3.1. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale delle Groane

Il Parco delle Groane è un Parco Regionale istituito nel 1976, è un consorzio tra la Provincia e il Comune di Milano e i Comuni di Arese, Barlassina, Bollate, Bovisio Masciago, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Cesate, Cogliate, Garbagnate Milanese, Lazzate, Limbiate, Misinto, Senago, Seveso, Solaro e Lentate sul Seveso. Figura 6‐2: Piano territoriale di coordinamento del Parco Regionale delle Groane Fonte: www.parcogroane.it Legenda Confine del Parco delle Groane Sito di interesse comunitario ‐ rete Natura 2000 Zona di riserva naturale orientata Zona riqualificazione ambientale a indirizzo naturalistico Zona riqualificazione ambientale a indirizzo agricolo Zona per servizi all’agricoltura Zona di parco attrezzato – assetto definitivo Zona di parco attrezzato – ambito di trasformazione Zona a verde privato vincolato

Zona edificata

Zona fornaci

Zona di interesse storico – ambientale

Zona per servizi comprensoriali Zona per servizi di interesse comuna‐ le Zona di pianificazione comunale prientata Immobili e aree incompatibili con il parco; siti contaminati, da bonificare, bonificati

Tracciato collegamento ciclopedonale

6.3.2. Piano di Settore Agricolo Il Piano di Settore Agricolo del PTC comprende le linee di indirizzo per l’attività agricola al fine di garantire il rispetto degli obiettivi generali di salvaguardia dei valori ambientali ed ecologici del Parco. Nello specifico del territorio comunale di Lentate le previsione di maggior rilievo sono riferite nella figura seguente

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Figura 6‐3: Aree agricole non edificabili, Tavola C1. Fonte www.parcogroane.it

Perimetro del parco Zone di riqualificazione ambientale ad indirizzo agricolo Zone per servizi alla agricoltura Orizzonti visuali Strade di valore paesaggistico Fronti urbani particolarmente impattanti sul paesaggio Fronti urbani compatti Aree escluse dall’edificabilità per motivi paesaggistici e naturalistici art.31 comma 2 lettera d) nta PTC Aree ad elevata naturalità idraulica e per possibili casse di colmata Cascine di particolare rilevanza

6.3.3. Autostrada Pedemontana Lombarda: mitigazioni, progetti locali connessi, prescrizioni CIPE Parallelamente al consistente progetto infrastrutturale, la società di gestione della Pedemon‐ tana ha definito una serie di misure compensative e mitigative con lo scopo di attenuare l’impatto della forte cesura apportata dalla nuova viabilità. Il territorio comunale di Lentate sul Seveso è interessato dai seguenti progetti speciali: . Progetto locale 12: L’anello verde Lura – Groane – Brughiera Briantea, tra gli obiettivi di questo intervento c’è il trattamento e la protezione dell’area agricola interclusa a nord della frazione di Copreno; la connessione tra il centro urbano e il Parco delle Gro‐ ane; la connessione ciclabile attraverso il territorio di Lazzate e Bregnano fra Groane, Brughiera Briantea e Lura.

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. Progetto locale 13: Il corridoio di Villa Mirabello, si propone di costruire un corridoio verde ciclabile fra il Parco regionale delle Groane e il Parco della Brughiera Briantea at‐ traverso la riqualificazione dell’asse prospettico storico di Villa Verri Mirabello

. Progetto locale 16: Boschi e Percorsi tra Groane e il Parco della Brughiera Briantea: è il progetto di un corridoio verde ciclabile tra i comuni di Lazzate e di Lentate sul Seveso.

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Grazie al meccanismo della compensazione ambientale in corrispondenza dello svinco‐ lo è previsto un anello boschivo percorso da piste ciclabili e attraversato da passaggi per la fauna, sono inoltre previsti anche il recupero e la risistemazione dei boschi esi‐ stenti e la piantumazione di nuove aree soprattutto in direzione del Parco della Bru‐ ghiera Briantea. Queste opere, oltre a una connessione ecologica nord – sud assicure‐ rebbero anche un collegamento con il Parco del Lura verso ovest. Altra importante o‐ pera è la costruzione di un canale di raccolta per le acque piovane che evitando l’allagamento dell’autostrada salvaguarderebbe anche l’abitato di Lentate.

Nel 2009 è stato approvato dal CIPE il progetto definitivo di tale infrastruttura, e, a fronte delle interlocuzioni che le AACC dell’area hanno condotto con gli organismi sovraordinati, la delibera di approvazione è integrata da prescrizioni e raccomandazioni tecniche migliorative della con‐ testualizzazione dell’opera, prescrizioni e raccomandazioni che dovranno essere ottemperate nella progettazione esecutiva. Tali prescrizioni, avendo CIPE assunto le pre‐occupazioni della comunità locale, riguardano al‐ cune questioni sostanziali, e nello specifico:

estratto da Deliberazione CIPE n.97 del 6 novembre 2009 Prescrizioni 51) Tratta B2: la riduzione dei costi di realizzazione della tratta B2 prevista dal progetto defini‐ tivo rispetto a quanto stimato nell'ambito del progetto preliminare dovrà confluire nell'ambito del conto economico della tratta quale costo per misure compensative. Tali risorse economiche dovranno essere destinate ad opere o iniziative che interessino i Comuni di Seveso, Meda, Len‐ tate sul Seveso, Cesano Maderno e Barlassina secondo una parametrazione che verrà concor‐ data fra i Comuni medesimi e la Regione Lombardia, da presentarsi al Collegio di Vigilanza dell'Accordo di Programma per la realizzazione del Sistema Viabilistico Pedemontano Lombar‐ do, e che riguardino: opere e interventi per la qualità ambientale, politiche di governo del traf‐ fico e opere e interventi per la mobilità ivi inclusi l'abbassamento del piano del ferro delle linee FNM Milano‐ Asso e Seveso ‐ Camnago (per garantire una maggior permeabilità viaria e un'a‐ deguata accessibilità al sistema autostradale) e opere/centri di interscambio per la mobilità so‐ stenibile e ciclopedonale. 223) Tratta B2 ‐ Realizzare un muro di sostegno in luogo della scarpata in terra tra il km. 0+649 (galleria artificiale "Industria est") e il km. 0+710, in Comune di Lentate sul Seveso, per salva‐ guardare il terreno edificabile comunale che l'Amministrazione intende destinare alla ricolloca‐ zione delle attività artigianali attualmente insediate entro il centro abitato. 224) Tratta B2 ‐ Modificare il tracciato della cosiddetta “Tangenziale Birago”, al fine di limitare il consumo di territorio su aree nel Parco delle Groane di valore ambientale e di pregevole vi‐ sione prospettica. Il tracciato dovrà pertanto passare a nord della casa d'abitazione di via Fara, in Comune di Lentate sul Seveso, costeggiare il deposito di legname e riconnettersi alla rotonda di via Pastrengo. 225) Tratta B2 ‐ Eliminare la rotatoria sulla S.P. 44 bis in corrispondenza delle vie Pellico e De Sanctis, in Comune di Lentate sul Seveso, in quanto analogo svincolo è già previsto dal Comune poco a nord in corrispondenza della via Bellini. Raccomandazioni 108) Tratta B2 ‐ Valutare la possibilità di eliminare il canale di scolmo delle acque provenienti dall'impianto trattamento acque (WBSB2A00T01) ed in sua sostituzione utilizzare la tombina‐ tura esistente interrata sfociante in zona umida di Lentate sul Seveso, previa verifica della ca‐ pacità della tombinatura esistente a contenere i volumi conferiti dal sistema 109) Tratta B2 ‐ Verificare la possibilità di spostare il collegamento stradale tra le rotonde della tangenziale per Lazzate (viabilità alternativa a via Tonale, in Comune di Lentate sul Seveso) in modo da renderlo adiacente alla sede autostradale, risparmiando territorio. 71 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

110) Tratta B2 ‐ Valutare la possibilità di utilizzare l'area comunale situata all'interno dell'ex Parco Militare di Camnago nel Comune di Lentate sul Seveso per la localizzazione delle aree di cantiere. 255) Tratta B2 ‐ variante all'abitato di Lentate SS 35: ai fini della realizzazione della tratta B2, prima della consegna delle aree per l'esecuzione dei lavori, dovranno essere stipulate apposite convenzioni con Milano Serravalle Milano Tangenziali S.p.A. e con la Provincia di Milano, attua‐ li gestori della strada esistente, per regolare i rapporti con la concessionaria riguardo all'eserci‐ zio e alla manutenzione durante i lavori dell'attuale ex SS 35, al trasferimento di competenze, agli elementi di proprietà (sedimi e reti impiantistiche). 273) Parco delle Groane ‐ Zona umida di Lentate sul Seveso ‐ Far correre il canale di gronda che parte dalla piattaforma 1 dell'impianto di trattamento delle acque di piattaforma, parallela‐ mente a via Oberdan, lungo il margine stradale, per circa 100 metri, sino ad intercettare un ca‐ nale di scolo già esistente, di sezione sufficiente e che scola l'acqua all'interno della zona umi‐ da.

6.3.4. Il PLIS della Brughiera Briantea Il Parco Locale di Interesse Sovra comunale della Brughiera Briantea è attualmente gestito da un consorzio tra i comuni di Lentate sul Seveso, Cabiate, Meda, Mariano Comense, Carimate, Cermenate, Novedrate, Figino Serenza, Carugo e Brenna. I PLIS sono una particolarità della Regione Lombardia la cui legislazione sulle aree protette pre‐ vede la possibilità che i Comuni individuino e tutelino superfici ritenute di particolare valore ambientale, non solo in ragione di intrinseci caratteri di naturalità, ma anche in funzione di un riequilibrio tra ambiti urbanizzati e spazi aperti. L’individuazione delle aree a PLIS deve essere realizzata dal Comune tramite i propri strumenti di pianificazione, che destinano tali aree a funzioni agricole o a finalità di tutela ambientale; al‐ la Provincia spetta la verifica dell’effettiva esistenza dell’interesse sovra comunale. Figura 6‐4 Progettualità del PLIS della Brughiera Briantea per il comune di Lentate sul Seveso

La progettualità del Parco è legata, ad oggi, oltre che a generale salvaguardia dei suoli dai pro‐ cesso di urbanizzazione, alla fruizione ciclabile e pedonale dei sentieri dell’area anche nell’ottica di mettere a sistema i Parchi della zona. 72 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Le valutazioni dei po‐ tenziali effetti am‐ bientali del piano

7. I RIFERIMENTI VALUTATIVI Ogni piano/programma ha le proprie specificità, in relazione al contesto territoriale del quale si occupa, allo spazio di azione che il quadro dispositivo gli attribuisce e alla forma che assume in relazione alle istanze sociali cui risponde; di conseguenza ogni percorso di valutazione strategi‐ ca assume strumenti e modalità valutative che declinano e contestualizzano gli indirizzi gene‐ rali fissati dal quadro normativo. Il DdP dei PGT, oggetto di VAS, in ragione del quadro normativo e delle consolidate pratiche di pianificazione di livello comunale, ha un campo di azione che non sempre consente di sviluppa‐ re con compiutezza i temi ambientali di riferimento. È da rimarcare come le pratiche di pianifi‐ cazione a livello comunale, delle quali il PGT è lo strumento principale, si confrontino con strumenti, politiche e iniziative di scala sovralocale (PTCP, piano dei parchi, piano di gestione delle aree protette, piani di settore, regolamenti e disposizioni specifiche per la fase attuativa degli interventi ..) che concorrono a costruire una serie di attenzioni, sensibilità e disposizioni cogenti che vanno nella direzione di una piena considerazione delle componenti ambientali e del loro ruolo nel qualificare, su un orizzonte di medio‐lungo termine, i territori e le dinamiche socio‐economiche che su questi agiscono.

7.1 Crescita, sviluppo e valori ambientali Dall’analisi di contesto effettuata emergono con evidenza due temi che connotano l’ambito di azione del piano, rispetto ai quali le scelte di piano devono trovare una sintesi sostenibile. Un tema è relativo alle potenzialità di trasformazione territoriale indotte dal quadro pro‐ grammatico di riferimento: le previsioni di consistente potenziamento delle infrastrutture per la mobilità, nel modificare significativamente i profili di accessibilità di Lentate sul Seveso, au‐ mentano le economie localizzative soprattutto per le funzioni terziarie e residenziali, prefigu‐ rando una ulteriore “pressione” territoriale. L’altro tema è relativo alle risorse ambientali, che costituiscono dei “valori” essendo condizio‐ ne stessa della qualità di questo territorio, che trovano nelle aree verdi (più o meno attrezzate, marginali o epicentriche) i suoi principali elementi di qualità abitativa e insediativa.

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Dall’analisi del quadro programmatico e territoriale di riferimento, all’interno del quale si muove la formulazione del PGT di Lentate, emergono alcuni elementi di interesse e di riflessio‐ ne. In generale è utile segnalare che qui, come in altre situazioni, si è in presenza di una pluralità di soggetti che pianificano e di una pluralità di temi e proposte pianificatorie e regolative, che operano a scale diverse e con dettaglio territoriale differente. La fenomenologia di questa articolazione del quadro programmatico è di due tipi: ↘ effetti potenzialmente sinergici e coerenti, laddove nel passaggio da un piano all’altro vengono territorialmente specificati indirizzi e/o regole che inducono effetti a somma positiva tra iniziative complementari e concorrenza positiva tra interventi previsti ↘ effetti potenzialmente conflittuali e/o incoerenti, laddove il sistema obiettivi / indirizzi / azioni manifestati da piani diversi, ma anche all’interno di uno stesso piano, introdu‐ ca situazioni che possono indurre ad una incoerenza o addirittura ad una conflittualità del portato degli interventi previsti. La complessità di questa situazione, tipica dei processi di pianificazione, non è che una manife‐ stazione della pluralità di opzioni che il sistema socio‐territoriale esprime; si pensi al dibattito, non recente ma ad oggi ancora molto presente, tra i diversi concetti e accezioni che vengono attribuiti ai termini “crescita” e “sviluppo”. In questa situazione, nello specifico del contesto di azione della VAS, dalle sezioni precedenti emergono con evidenza i due capisaldi attorno al quale ruotano le opzioni di sviluppo e qualifi‐ cazione di questo territorio metropolitano: ↘ un sistema di obiettivi che privilegia le performance socio‐economiche come fattore di crescita, e che si orienta verso una infrastrutturazione incrementale del territorio, in‐ teso come piattaforma delle attività antropiche ↘ un sistema di obiettivi che privilegia la salvaguardia e la tutela delle componenti am‐ bientali nella loro accezione di risorse fisico‐naturali, e che si orienta verso l’attribuzione di valore “collettivo” e “durevole” ai singoli ecosistemi

In presenza di una potenziale “abbondanza” di scenari, in parte coerenti e in parte conflittuali, si è segnalata l’opportunità che il piano urbanistico proceda ad una “ar‐ monizzazione” delle diverse opzioni contenute nel quadro programmatorio di riferi‐ mento. Tale armonizzazione, che risponde a un principio generale di equa accoglien‐ za delle diverse opzioni di sviluppo, all’interno della formulazione del progetto stra‐ tegico di piano, implica lo sforzo di costruire un contesto di impegni che portino a si‐ nergia e coerenza la vivace progettualità espressa dai piani e dai soggetti che insisto‐ no su questo territorio.

Ruolo del procedimento di VAS del PGT è quindi quello di ausilio alla formulazione di scelte di piano che conseguano una condizione ambientale sostenibile in equilibrio tra le diverse istanze, attraverso un “apprezzamento” (una attribuzione di valore) dei valori ambientali presenti che porti alla definizione dei meccanismi progettuali, miti‐ gativi e compensativi necessari a rendere sostenibili le trasformazioni antropiche che il DdP rende praticabili.

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7.2 Le dinamiche attese: il PGT come strumento di risposta La funzione precipua di ogni strumento di pianificazione è quella di definire le condizioni per governare le dinamiche tendenziali del sistema oggetto di piano; nel caso della pianificazione territoriale di livello locale, il PGT è funzionale a governare le trasformazioni territoriali affin‐ ché queste aumentino la qualità del sistema stesso, nella direzione di: . valorizzare gli elementi di opportunità che il territorio già offre, definendo elementi di protezione delle risorse ambientali e urbane e di maggiore qualificazione . limitare le dinamiche tendenziali che invece producono elementi di impoverimento della qualità territoriale e delle sue modalità di fruizione . mitigare e compensare gli impatti negativi indotti dalle azioni di piano stesse e dalle trasformazioni indotte dalla pianificazione e dinamiche esogene

In questo senso la VAS del PGT di Lentate sul Seveso ha inteso lavorare, coerentemente con il quadro dispositivo in essere, nella direzione di rafforzare il PGT come contenitore di politiche di risposta, ovvero come strumento di governo del territorio orientato a migliorare la qualità delle componenti ambientali e a mitigare e compensare gli effetti negativi che le dinamiche esogene (cioè non governate da Lentate sul Seveso) ed eventuali politiche locali possono arre‐ care. In tale direzione, come detto, l’integrazione sistematica tra la definizione in progress delle scel‐ te di piano e la loro valutazione ambientale ha operativamente tradotto i principi di cui sopra.

7.3 L’ordinamento dei temi della valutazione

Le valutazioni di piani e programmi hanno assunto una molteplicità di forme e contenuti che possono a volte essere ridondanti e per questo non centrare le questioni rilevanti. In questo senso si ritiene opportuna una operazione di “ordinamento” delle questioni emerse nel quadro di riferimento ambientale, funzionale a meglio ponderare quali siano gli elementi di maggiore attenzione da porre nella costruzione delle scelte di piano. In questa sezione si propone una sintesi delle analisi effettuate, sintesi funzionale a ↘ rappresentare una gerarchia delle criticità ambientali rilevanti ai fini dell'elaborazione del piano e rispetto alle quali sviluppare eventuali successive analisi, soprattutto in fase di monitoraggio del piano; ↘ riconoscere le peculiarità delle diverse componenti ambientali che possono offrire po‐ tenzialità di migliore utilizzo e/o di valorizzazione, così da fornire spunti ed elementi di valutazione nell’orientamento delle strategie generali di Piano e della sua fase attuativa; ↘ verificare l'esistenza e la disponibilità delle informazioni necessarie ad affrontare i pro‐ blemi rilevanti, mettendo in luce le eventuali carenze informative da colmare nelle suc‐ cessive modifiche e integrazioni di piano.

A seguire si opera quindi un ordinamento di importanza delle questioni sulle quali si focalizza l’attenzione valutativa. Tale ordinamento è effettuato rispetto a tre fattori: ↘ lo stato della componente ambientale, in termini di diverso livello di criticità, in essere e attesa ↘ la potenziale incidenza delle scelte del piano urbanistico, in relazione allo spazio di a‐ zione che allo stesso è attribuito dal quadro dispositivo ↘ La combinazione di questi due fattori restituisce la rilevanza delle scelte di piano, ovve‐ ro il livello di attenzione, progettuale e valutativa, da porre nelle scelte di piano.

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Si è inoltre tenuto in conto, nella ponderazione del livello di criticità, anche di quanto segnala‐ to e argomentato all’interno del percorso partecipativo con i portatori di interesse.

Nella matrice a seguire è riportato l’ordinamento proposto, attraverso la seguente legenda:

1_ lo stato della componente, segnalandone il livello di criticità, che può essere:

↑ elevata criticità, ↗ media criticità, quando la componente presenta quando la componente presenta ele‐ elementi di significativa criticità e/o menti di criticità non particolarmente di bassa qualità rilevanti e significativi

→ bassa criticità, quando la componente presenta elementi di criticità scarsamente apprezzabili e/o una sostanziale compatibilità

2_ la potenziale incidenza delle politiche di piano nel modificare lo stato della componente, ovvero lo spazio di azione del piano urbanistico, cosi come configurato dalla legge regionale, nel potere cambiare lo stato della componente analizzata:

+++ alta, ++ media, + bassa, quando il DdP ha signifi‐ quando il DdP ha un indi‐ quando il DdP ha un po‐ cativo potenziale spazio di retto potenziale spazio di tenziale spazio di azione azione nell’incidere sullo azione significativo irrilevante o poco signifi‐ stato della componente nell’incidere sullo stato del‐ cativo nell’incidere sullo analizzata la componente analizzata stato della componente analizzata

3_ la rilevanza quindi delle scelte di piano, attribuita in ragione della concomitanza tra livello di criticità della componente e potenzialità di intervento dello strumento urbanistico; restitui‐ sce il gradiente di attenzione che si deve porre nella formulazione delle scelte di piano:

alta media bassa

Potenzia‐ Rilevanza COMPONENTI AMBIENTALI Livelli di lità politi‐ scelte di Quadro di riferimento ambientale criticità che di pi‐ piano contesto urbano – territoriale ano

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Potenzia‐ Rilevanza COMPONENTI AMBIENTALI Livelli di lità politi‐ scelte di Quadro di riferimento ambientale criticità che di pi‐ piano contesto urbano – territoriale ano

ARIA E FATTORI CLIMATICI Il Comune insieme a tutta l’area metropolitana milanese è in zona A1 ovvero l’area prioritaria per l’attuazione di misure finalizzate al conseguimento degli obiettivi di qualità dell’aria. Lo stato ambienta‐ le di tutto questo territorio è critico sia in termini di pressioni (ovve‐ ↑ ++  ro emissioni) sia in termini di stato (ovvero concentrazioni) per i principali inquinanti ed in particolare ossidi di azoto, polveri sottili e ozono.

ACQUE SUPERFICIALI Il comune è attraversato dal torrente Seveso le cui condizioni sono critiche: lo stato di qualità delle acque è scadente per l’indice LIM e ↑ ++  molto inquinato per l’indice IBE. Sono inoltre da considerare i rap‐ porti tra carico insediativo, capacità di deflusso delle acque meteori‐ che e capacità di trattamento delle acque reflue. E SOTTERRANEE → ++  Dal punto di vista della potabilità e della qualità delle acque sotter‐ ranee non sono emerse particolari criticità.

SUOLO Il comune di Lentate sul Seveso è occupato per il 35% da aree agrico‐ le e ha un urbanizzato pari al 35%. Il rapporto tra superficie a verde urbano esistente e popolazione residente risulta superiore a quello → +++  dei comuni limitrofi e pari a 41.4 mq/ab. La superficie delle aree da bonificare (10.7 mq/ha) è inferiore a quella dei comuni della stessa area.

RISCHIO NATURALE E INDUSTRIALE L’analisi degli indicatori di dissesto condotta dal PAI per il comune di Lentate sul Seveso classifica il comune in classe di rischio R2 (medio), Secondo la zonazione sismica elaborata presso l’INGV (Istituto Na‐ → +  zionale di Geologia e Vulcanologia), il comune ha un livello di rischio basso o molto basso. Sul territorio comunale non ci sono industrie a rischio di incidente rilevante.

FLORA, FAUNA E BIODIVERSITA’ Lentate sul Seveso è caratterizzato dalla presenza di due parchi: il Parco regionale delle Groane e il Parco sovracomunale Brughiera ↑ Briantea. Sul territorio comunale insiste anche il SIC IT2050002 Bo‐ +++  schi delle Groane. La progettualità del PTCP per Lentate sul Seveso prevede corridoi ecologici e gangli primari e secondari.

PAESAGGIO E BENI CULTURALI (si veda il quadro conoscitivo del PGT) → ++ 

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Potenzia‐ Rilevanza COMPONENTI AMBIENTALI Livelli di lità politi‐ scelte di Quadro di riferimento ambientale criticità che di pi‐ piano contesto urbano – territoriale ano

RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA Il territorio comunale è attraversato da 4 elettrodotti che solo in mi‐ nima parte insistono sulle aree edificate delle frazioni di Copreno e Cimnago senza però costituire alcuna criticità. Tali sezioni hanno una — lunghezza totale di 7'685.6 m e con una densità di 5.5 m/ha. Non si +  registra la presenza di impianti di telefonia mobile né di impianti FM, si registra invece una potenza pari a 78 W di impianti DVB – H o te‐ levisione.

INQUINAMENTO LUMINOSO Il comune di Lentate sul Seveso mostra un notevole inquinamento luminoso, non diversamente dall’intero ambito pedemontano e me‐ ↑ +  tropolitano. Il comune appartiene alla fascia di rispetto dell’Osservatorio Astronomico Brera di Merate (LC).

RIFIUTI Il trend della produzione pro capite di rifiuti è in calo e inferiore ri‐ spetto a quella provinciale. La raccolta differenziata è invece in cre‐ — +  scita e per il 2007 si attesta al 53.5% centrando gli obiettivi normati‐ vi.

ENERGIA I dati provinciali non permettono un’analisi di dettaglio per quanto riguarda la situazione comunale (dati comunali), nel regolamento — edilizio sono presenti norme cogenti il risparmio energetico sul terri‐ +++  torio comunale è presente una potenza installata pari a 0.4 kW/1'000 abitanti di solare fotovoltaico.

MOBILITA’ E TRASPORTI La mobilità è tra le questioni cruciali nel determinare le interferenze con il sistema ambientale (consumo di suolo, emissioni atmosferiche e acustiche ..) e con le dinamiche socio‐economiche (accessibilità, preferibilità localizzativa ..). ↗ +++  Di particolare rilievo gli effetti del riassetto infrastrutturale determi‐ nato dalle previsioni del progetto di sistema viabilistico pedemonta‐ no, sia in termini di impatto complessivo del traffico, sia in termini di ri ‐ funzionalizzazione della rete, sia infine sotto il profilo della con‐ testualizzazione paesistico ‐ ambientale.

L’ordinamento dei temi ambientali restituisce il campo di azione di questo percorso di VAS che valuta un documento di carattere programmatico (il DdP del PGT) e quindi è opportuno calibrare le valutazioni in modo programmatico, senza il rischio di indu‐ giare in elementi eccessivamente puntuali, che saranno invece affrontati in sede di pianificazione attuativa e di implementazione del piano. Tale quadro di sintesi si è posto, già nella fase di scoping, sia come segnalazione di temi da approfondire nei quadri conoscitivi degli atti di PGT, sia come orientamento della politiche urbanistiche che il PGT ha elaborato, sollecitando quindi, anche in questo passaggio, una progressiva integrazione ambientale.

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7.4 i passaggi valutativi La struttura di valutazione, coerentemente con i principi del quadro normativo in materia di VAS, e contestualizzata rispetto alla specifica “forma piano” che assume il DdP, si articola so‐ stanzialmente in quattro passaggi valutativi (rappresentati nel grafico di seguito riportato

La valutazione di coerenza esterna degli obiettivi di piano rispetto al quadro programmati‐ 1co e pianificatorio sovraordinato sia generale che settoriale

2 La verifica delle coerenze interne, che riguarda la rispondenza degli esiti delle analisi e del‐ le richieste emerse nel processo partecipativo con gli obiettivi di piano e la rispondenza tra gli obiettivi di piano e le strategie e le azioni di piano dallo stesso definite.

La valutazione di sostenibilità ambientale dell’insieme delle azioni previste nel DdP, in mo‐ 3do da restituire come le scelte di piano in forma aggregata (carichi insediativi complessivi, interventi infrastrutturali, qualificazione delle dotazioni pubbliche etc.) portino in direzione di un livello di sostenibilità più o meno soddisfacente. Questa fase è centrale nel contributo della VAS al percorso decisionale poiché introduce attenzioni e condizionamenti alle scelte di piano affinché esse abbiano un’incidenza soddisfacente sulle condizioni ambientali e inoltre segnala quali sono le misure strutturali e compensative generali da inserire nel piano.

La verifica delle compatibilità ambientali delle azioni e degli interventi di piano di maggiore 4rilevanza (tipo di impatti, significatività, mitigabilità, ..). In questo passaggio è possibile in‐ dividuare i condizionamenti per gli ambiti di trasformazione affinché gli stessi siano non solo localmente sostenibili, ma compartecipino in modo positivo al raggiungimento della soglia di sostenibilità generale del piano. In buona sostanza, si sancisce, attraverso la VAS, che ogni intervento di trasformazione previ‐ sto dal DdP sia opportuno solo quando, contestualmente: ↘ dia riscontro positivo al panel di criteri di sostenibilità locale (indicando che la qualità dell’intervento e gli interventi complementari previsti sono improntati a criteri di so‐ stenibilità) ↘ produca una incidenza “sopportabile” nel quadro della sostenibilità complessiva delle previsioni di piano (ovvero nel caso non ci fossero le condizioni “in situ” per soddisfare i target di sostenibilità, la previsione di piano deve contenere interventi compensativi “extra situ”)

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8. LA VERIFICA DI COERENZA ESTERNA La verifica di coerenza esterna viene effettuata attraverso le seguenti elaborazioni: ↘ estrapolazione dal DdP degli obiettivi che il piano intende perseguire; ↘ verifica del livello di coerenza e sinergia tra tali obiettivi e i criteri del quadro pro‐ grammatico sovraordinato di riferimento

8.1 Individuazione di obiettivi e strategie di piano Nella tabella a seguire si riportano gli obiettivi e le strategie espresse dalla relazione del DdP, interpretati e sintetizzati per meglio restituire i contenuti del piano in modo utile alle verifiche di cui alle sezioni successive. Il DdP articola i propri contenuti su due fronti strategici: → Strategie di carattere generale SG, che operano una “narrazione” tematica, relativa al si‐ stema urbano e a quello ambientale → Strategie specifiche SS, che rappresentano situazioni più specifici e territorializzate

Tabella 8‐1 Quadro sinottico delle strategie di governo e trasformazione del territorio – strategie genera‐ li e strategie specifiche

SG_ sistema urbano SS_ aree omogenee _ OBIETTIVI _ STRATEGIE E AZIONI

Sistema residenziale _ Confermate aree residue da PRG _ Completamento aree residuali, consolidamento urbanizza‐ _ Previsione nuove aree da PGT to (Birago, Camnago, Lentate) _ Qualificazione dei centri storici _ Aree di trasformazione con dotazione verde (Copreno) _ Residenza sociale _ acquisizione alloggi _ Piani attuativi, progetti condivisi/partecipati e normativa per interventi di recupero nei NAF(Birago, Copreno e Moc‐ chirolo) _ Espansioni ampie (oltre la frazione) separate da infrastrut‐ ture o da elementi morfologici (Camnago sino alla Barlassina, Copreno oltre la Comasina e contigua a Lentate, Lentate ol‐ tre la strada dei Giovi e sotto ciglio del terrazzo orientale, Mocchirolo alla base della collina)

Sistema produttivo _ Ampliamento con PIP _ Ampliamento zona produttiva (Copreno) in parte destinata _ Previsione nuove aree con PIP a Piano d’insediamento Produttivo (PIP) _ Ampliamento/incremento a fronte di _ Nuova area produttiva (Camnago) in parte destinata a Pia‐ qualificazione no d’insediamento Produttivo (PIP) _ Potenziamento/ampliamento aree produttive e compensa‐ zione e/o qualificazione

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SG_ sistema urbano SS_ aree omogenee _ OBIETTIVI _ STRATEGIE E AZIONI

Sistema terziario e direzionale _ Riconversione, rifunzionalizzazione e qua‐ _ Ambito strategico dei Giovi lificazione del tessuto esistente _ Polo di Camnago _ Promozione del mix funzionale in aree produttive esistenti e delocalizzazione di attività poco compatibili in aree residenziali

SG_ sistema ambienta‐ SS_ aree omogenee le _ OBIETTIVI _ STRATEGIE E AZIONI

Sistema dei Parchi territoriali e urbani _ Acquisizione aree all’interno dei Parchi _ Valle del torrente Seveso territoriali _ Parco delle Groane _ Realizzazione di parchi e messa a sistema _ PLIS della Brughiera Briantea di parchi urbani e di aree verdi esistenti _ Aree agricolo/boschive in valle del Seveso per ricomposizione (parco fluviale e parco urbano attrezzato) del parco _ Compensazione ambientale, formazione _ Corridoio verde lungo via Falcone e Borsellino corridoio verde _ Central Park di Lentate, acquisizione ad uso pubblico del Par‐ _ Potenziamento della dotazione arborea co Cenacolo e nuovo Parco via Papa Giovanni XXIII _ Approfondimento normativo, acquisizio‐ _ Realizzazione di nuovi edifici o ristrutturazione a scopo ricet‐ ne norme e piani dei parchi già esistenti tivo/commerciale in classe energetica A Sistema agricolo _ previsione spazi commercio, realizzazione impianti di produ‐ _ Promozione e sviluppo dell’economia lo‐ zione FER, attività ricettive quali B&B e agriturismi, previsio‐ cale ne/ampliamento allevamenti zootecnici, spazi per la didattica e _ Multifunzionalità dell’attività agricola per lo sport/tempo libero, percorsi ciclopedonali, … _ Ricostruzione e/o ex novo filari alberati, siepi frangivento, corridoi ecologici

8.2 i criteri di verifica La verifica di coerenza esterna consiste nel confronto tra gli obiettivi di piano e gli obiettivi ambientali declinati dal quadro programmatico sovraordinato. In virtù del fatto che la congruità formale (relativamente agli elementi di cogenza normativa) delle scelte assunte dal piano è unicamente di responsabilità degli organi deliberanti, in questa sede si è proceduto alla verifica di coerenza del piano rispetto al riferimento pianificatorio direttamente sovraordinato, ovvero agli obiettivi di carattere ambientale individuati all’interno della VAS del PTCP della Provincia di Milano9, il quale ha a sua volta garantite le coerenze con gli altri strumenti di pianificazione di settore e di livello regionale.

9 Gli obiettivi proposti in tabella, già sostanzialmente presenti nel PTCP 2003, sono uno degli esiti del percorso, tutt’ora in corso, di adeguamento del PTCP alla legge regionale del 2005. 81 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Tabella 8‐1: I criteri di compatibilità per la verifica di coerenza esterna per il territorio comunale di Lenta‐ te sul Seveso

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP di Milano

MO1 Compatibilità ecologica e paesistico ‐ ambientale delle trasformazioni Persegue la sostenibilità delle trasformazioni rispetto alla qualità e quantità delle risorse → naturali: aria, acqua, suolo e vegetazione. Presuppone altresì la verifica delle scelte loca‐ lizzative per il sistema insediativo rispetto alle esigenze di tutela e valorizzazione del pae‐ saggio, dei suoi elementi connotativi e delle emergenze ambientali.

Tema1 ELEMENTI STORICO‐CULTURALI E PAESISTICO‐AMBIENTALI Tutelare e valorizzare gli elementi costitutivi del paesaggio provinciale Favorire la qualità paesistica dei nuovi progetti, ponendo particolare cura al corretto inserimento delle trasformazioni nel contesto Riqualificare la frangia urbana e recuperare un rapporto organico tra spazi aperti e spazio urbanizza‐ to Riqualificare e recuperare le aree degradate e gli elementi detrattori

Tema2 DIFESA DEL SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO Prevenire il rischio idrogeologico Tutelare e valorizzare la qualità e la quantità delle risorse idriche Riqualificare i corsi d'acqua e i relativi ambiti Migliorare la qualità dei suoli e prevenire i fenomeni di contaminazione Limitare l'apertura di nuovi poli estrattivi e recuperare quelli dismessi Tema3 AGRICOLTURA Sostenere e conservare il territorio rurale ai fini dell’equilibrio ecosistemico, di ricarica e rigenera‐ zione delle risorse idriche e di valorizzazione paesistica Mantenere la continuità degli spazi aperti, con particolare riferimento alle zone di campagna urba‐ na Sostenere la diversificazione e la multifunzionalità delle attività agricole

MO2 Razionalizzazione del sistema della mobilità e integrazione con il sistemi inse‐ diativo → Presuppone la coerenza fra le dimensioni degli interventi e le funzioni insediate rispetto al livello di accessibilità proprio del territorio, valutato rispetto ai diversi modi del trasporto pubblico e privato di persone, merci e informazioni

Tema6 ACCESSSIBILITA’ Integrare e coordinare la programmazione dei trasporti (persone e merci) e la pianificazione territo‐ riale Limitare la necessità di spostamento casa/servizi/tempo libero, ponendo particolare attenzione al livello di accessibilità ai servizi Sviluppare il ruolo di centralità urbana degli interscambi valorizzandone l’elevato livello di accessibi‐ lità Favorire la mobilità delle fasce deboli della popolazione

Tema7 VIABILITA’ E INFRASTRUTTURA Razionalizzare e massimizzare la funzionalità del sistema viabilistico Riorganizzare a livello strutturale il settore del trasporto pubblico Riqualificare e potenziare le infrastrutture per le merci Sostenere e sviluppare la mobilità ciclo‐pedonale intercomunale

Tema8 MODI DI TRASPORTO Incentivare l’adozione di modalità di gestione flessibile dell’offerta trasporto Favorire politiche di gestione della domanda di mobilità e sostenere forme di uso condiviso dei vei‐ coli

82 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP di Milano

MO3 Riequilibrio ecosistemico e ricostruzione di una rete ecologica Prevede la realizzazione di un sistema di interventi atti a favorire la ricostruzione della re‐ → te ecologica provinciale, la biodiversità, e la salvaguardia dei varchi inedificati fondamen‐ tali per la realizzazione dei corridoi ecologici

Tema4 ECOSISTEMI NATURALI Salvaguardare i varchi per la connessione ecologica, evitando la saldatura dell'urbanizzato, e poten‐ ziare gli altri elementi costitutivi della rete ecologica Salvaguardare la biodiversità (flora e fauna) e potenziare le unità ecosistemiche di particolare pre‐ gio Riqualificare le zone periurbane ed extraurbane di appoggio alla struttura portante della rete ecolo‐ gica Rendere permeabili le interferenze delle infrastrutture lineari esistenti o programmate sulla rete ecologica

MO4 Contenimento del consumo di suolo e compattazione della forma urbana E' finalizzato a razionalizzare l'uso del suolo e a ridefinire i margini urbani; ciò comporta il → recupero delle aree dismesse o degradate, il completamento prioritario delle aree inter‐ cluse nell'urbanizzato, la localizzazione dell'espansione in adiacenza all'esistente e su aree di minor valore agricolo e ambientale, nonché la limitazione ai processi di saldatura tra centri edificati.

Tema5 USO DEL SUOLO Limitare le trasformazioni e i consumi di suolo non urbanizzato e promuovere il recupero delle aree dismesse e da bonificare Contenere la dispersione delle attività produttive Favorire il policentrismo Razionalizzare il sistema delle grandi strutture di vendita MO5 Innalzamento della qualità dell’ambiente e dell’abitare Persegue un corretto rapporto tra insediamenti e servizi pubblici o privati di uso pubblico attraverso → l'incremento delle aree per servizi pubblici, in particolare a verde, la riqualificazione ambientale del‐ le aree degradate e il sostegno alla progettazione architettonica di qualità e l’attenzione, per quan‐ to possibile, alla progettazione edilizia ecosostenibile e bioclimatica. Persegue inoltre la diversificazione dell'offerta insediativa anche al fine di rispondere alla domanda di interventi di "edilizia residenziale sociale" diffusi sul territorio e integrati con il tessuto urbano esistente.

Tema9 QUALITATIVA DELL’AMBIENTE E DELLA SALUTE PUBBLICA Razionalizzare il sistema delle reti tecnologiche Ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera, ponendo particolare attenzione agli aspetti legati alla mobilità e alla qualità degli edifici Ridurre le situazioni di degrado del clima acustico, con particolare attenzione ai recettori sensibili Tema10 QUALITATIVA INSEDIATIVA Favorire un’adeguata dotazione di superfici a verde di livello comunale e sovra comunale Sostenere la progettazione architettonica di qualità e la progettazione edilizia eco‐sostenibile e bio‐ climatica Migliorare le condizioni di compatibilità ambientale degli insediamenti produttivi

Tema11 SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ Razionalizzare il sistema dei servizi sovra comunali Razionalizzare il sistema di gestione dei rifiuti Tema12 IDENTITA’ LOCALE E DINAMICHE SOCIALI Rafforzare l’immagine e l'identità locale, valorizzando anche le emergenze naturalistiche e paesag‐

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MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP di Milano

gistiche locali Favorire l’integrazione sociale e culturale

8.3 La verifica di coerenza esterna La verifica di coerenza esterna, peraltro già intrapresa in fase di scoping su quanto espresso dal documento di indirizzo per il PGT e qui ovviamente integrata e aggiornata in ragione della compiuta definizione degli obiettivi di piano, è funzionale ad individuare la coerenza del piano con il sistema di obiettivi ambientali sovraordinati. Questa verifica è stata funzionale a segnalare al PGT i temi e i contenuti da sviluppare nella de‐ finizione delle scelte di piano, in modo da meglio assumere e sviluppare le considerazioni di ca‐ rattere ambientale e concorrere, per quanto è nello spazio di azione proprio del PGT, al perse‐ guimento di obiettivi di sostenibilità. Matrice di verifica Nella tabella a seguire è riportata, per ogni gruppo di obiettivi definiti dal PTCP, la verifica in ordine al livello di riscontro che gli obiettivi del DdP esprimono. La verifica è stata articolata su 5 livelli di giudizio:

piena coerenza, quando si riscontra una sostanziale coerenza tra obiettivi / strategie di riferi‐ mento e obiettivi di piano coerenza potenziale, incerta e/o parziale, quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure, per quanto potenziale, non definibile a priori

incoerenza, quando si riscontra non coerenza non pertinente, quando un certo obiettivo o strategia si ritiene non possa considerarsi pertinente e/o nello spazio di azione dei contenuti del DdP del PGT o tematicamente non attinente

Nella tabella seguente si riportano quindi . in riga i macro‐obiettivi del PTCP vigente (confermati dal percorso di adeguamento del PTCP alla LR 12/05), con la loro sottoarticolazione per obiettivi specifici . in colonna gli obiettivi definiti dal DdP

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Tabella 8‐2 Matrice di coerenza esterna degli obiettivi del DdP

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OBIETTIVI Completamento Nuova Acquisizione ritoriali Realizzazione mento loggi Piani Aree Aree Specifica si/partecipati pero parchi Ampliamento Potenziamento/ampliamento (PIP) tive Compensazione corridoio Riconversione, Potenziamento cazione Promozione Promozione Approfondimento Multifunzionalità dut tà 3_Attivita’ ter‐ 1_Residenza 2_Attivita’ produttive ziarie e direzio‐ 1_Parchi territoriali e urbani 2_Agricoltura nali SG sist urb SG sist amb

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP

MO1 _ Compatibilità ecologica e paesistico ‐ ambientale delle trasforma‐

zioni

Tutelare e valorizzare gli elementi costitutivi del paesaggio provinciale Favorire la qualità paesistica dei nuovi progetti, ponendo particolare cura al corretto inseri‐ mento delle trasformazioni nel contesto

Riqualificare la frangia urbana e recuperare un rapporto organico tra spazi aperti e spazio urbanizzato Riqualificare e recuperare le aree degradate e gli elementi detrattori

Prevenire il rischio idrogeologico Il tema è affrontato dallo studio geologico di supporto alle scelte di piano

Tutelare e valorizzare la qualità e la quantità delle risorse idriche

Riqualificare i corsi d'acqua e i relativi ambiti

Migliorare la qualità dei suoli e prevenire i fenomeni di contaminazione

Limitare l'apertura di nuovi poli estrattivi e recuperare quelli dismessi Il tema è governato da specifico piano provinciale Sostenere e conservare il territorio rurale ai fini dell’equilibrio ecosistemico, di ricarica e ri‐ generazione delle risorse idriche e di valorizzazione paesistica Mantenere la continuità degli spazi aperti, con particolare riferimento alle zone di campa‐

gna urbana Sostenere la diversificazione e la multifunzionalità delle attività agricole

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OBIETTIVI Completamento Nuova Acquisizione ritoriali Realizzazione mento loggi Piani Aree Aree Specifica si/partecipati pero Ampliamento parchi (PIP) Potenziamento/ampliamento tive Compensazione corridoio Riconversione, Potenziamento cazione Promozione Promozione Approfondimento Multifunzionalità dut tà 3_Attivita’ ter‐ 1_Residenza 2_Attivita’ produttive ziarie e direzio‐ 1_Parchi territoriali e urbani 2_Agricoltura nali SG sist urb SG sist amb

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP

MO2 _ Razionalizzazione del sistema della mobilità e integrazione con il

sistemi insediativo

Integrare e coordinare la programmazione dei trasporti (persone e merci) e la pianificazione territoriale Gli obbiettivi di piano assumono lo scenario infrastrutturale in essere, che si traduce in scelte di piano con esso coerenti Limitare la necessità di spostamento casa/servizi/tempo libero, ponendo particolare atten‐ Gli obiettivi di qualificazione e potenziamento dei tre sistemi (residenziale, produttivo e dei servizi) zione al livello di accessibilità ai servizi va nella direzione di allentare il pendolarismo.

Sviluppare il ruolo di centralità urbana degli interscambi valorizzandone l’elevato livello di Per la frazione di Camnago, prossima alla stazione del SFR, il piano prevede completamento e riquali‐ accessibilità ficazione dei tessuti esistenti e potenziamanto dei sistema dei servizi. Il potenziamento della rete ciclabile, implicita nella progettualità di piano, è elemento di coerenza; in Favorire la mobilità delle fasce deboli della popolazione generale, il potenziamento del tpl non è nello spazio di azione del DdP del PGT. Razionalizzare e massimizzare la funzionalità del sistema viabilistico Il tema è assunto dai principi generali del DdP ed è progettualmente specificato dal redigendo PUT.

Riorganizzare a livello strutturale il settore del trasporto pubblico Il tema attiene gli strumenti di pianificazione e di gestione settoriale, anche di livello sovra comunale. Riqualificare e potenziare le infrastrutture per le merci

Sostenere e sviluppare la mobilità ciclo‐pedonale intercomunale

Incentivare l’adozione di modalità di gestione flessibile dell’offerta trasporto Il tema attiene gli strumenti di pianificazione e di gestione settoriale, anche di livello sovra comunale. Favorire politiche di gestione della domanda di mobilità e sostenere forme di uso condiviso dei veicoli

MO3 _ Riequilibrio ecosistemico e ricostruzione di una rete ecologica

Salvaguardare i varchi per la connessione ecologica, evitando la saldatura dell'urbanizzato, e potenziare gli altri elementi costitutivi della rete ecologica

Salvaguardare la biodiversità (flora e fauna) e potenziare le unità ecosistemiche di particola‐ re pregio

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OBIETTIVI Completamento Nuova Acquisizione ritoriali Realizzazione mento loggi Piani Aree Aree Specifica si/partecipati pero Ampliamento parchi (PIP) Potenziamento/ampliamento tive Compensazione corridoio Riconversione, Potenziamento cazione Promozione Promozione Approfondimento Multifunzionalità dut tà 3_Attivita’ ter‐ 1_Residenza 2_Attivita’ produttive ziarie e direzio‐ 1_Parchi territoriali e urbani 2_Agricoltura nali SG sist urb SG sist amb

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP

Riqualificare le zone periurbane ed extraurbane di appoggio alla struttura portante della rete ecologica Rendere permeabili le interferenze delle infrastrutture lineari esistenti o programmate sulla rete ecologica Il tema è trattato dai piani dei parchi e assunto dal progetto delle opere mitigative e compensative di Pedemontana.

MO4 _ Protezione e promozione della salute / benessere dei cittadini

Limitare le trasformazioni e i consumi di suolo non urbanizzato e promuovere il recupero delle aree dismesse e da bonificare Contenere la dispersione delle attività produttive

Favorire il policentrismo Uno dei principi orientativi delle scelte di piano è quello di mantenere la struttura policentrica per frazioni che connota la struttura insediativa comunale.

Razionalizzare il sistema delle grandi strutture di vendita Uno dei principi orientativi delle scelte di piano è quello di consolidare e qualificare le grandi strutture di vendita esistenti.

MO5 _ Innalzamento della qualità dell’ambiente e dell’abitare

Razionalizzare il sistema delle reti tecnologiche Il tema attiene lo specifico strumento del piano generale dei servizi e delle opere pubbliche Il potenziamento dell’accessibilità infrastrutturale su gomma (Pedemontana) e quello del comparto produttivo potranno aumentare il carico emissivo complessivo; il po‐ Ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera, ponendo particolare attenzione agli aspetti tenziamento del sistema delle aree verdi e della rete di mobilità lenta, così come le eventuali specifiche norme sulle prestazioni energetiche del comparto abitativo risul‐ legati alla mobilità e alla qualità degli edifici tano essere obbiettivi in parte compensativi. Ridurre le situazioni di degrado del clima acustico, con particolare attenzione ai recettori Sono in corso le opportune interlocuzione con gli enti gestori delle infrastrutture impattanti sensibili Favorire un’adeguata dotazione di superfici a verde di livello comunale e sovra comunale Sostenere la progettazione architettonica di qualità e la progettazione edilizia eco‐ L’adesione al Patto dei Sindaci e le iniziative che ne dovranno discendere è elemento di coerenza con l’obiettivo posto. Si segnala l’opportunità di procedere da subito a

sostenibile e bioclimatica integrare l’apparto dispositivo del DdP con indicazioni specifiche in proposito. Migliorare le condizioni di compatibilità ambientale degli insediamenti produttivi

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OBIETTIVI Completamento Nuova Acquisizione ritoriali Realizzazione mento loggi Piani Aree Aree Specifica si/partecipati pero Ampliamento parchi (PIP) Potenziamento/ampliamento tive Compensazione corridoio Riconversione, Potenziamento cazione Promozione Promozione Approfondimento Multifunzionalità dut tà 3_Attivita’ ter‐ 1_Residenza 2_Attivita’ produttive ziarie e direzio‐ 1_Parchi territoriali e urbani 2_Agricoltura nali SG sist urb SG sist amb

MACRO‐OBIETTIVI, OBIETTIVI, TEMI del PTCP

Razionalizzare il sistema dei servizi sovra comunali Il tema è di attinenza del piano dei servizi e, più in generale, trattato dai tavoli di lavoro intercomunali e con le agenzie funzionali

Razionalizzare il sistema di gestione dei rifiuti Il tema non è nello spazio di azione del piano Rafforzare l’immagine e l'identità locale, valorizzando anche le emergenze naturalistiche e paesaggistiche local

Il tema è di attinenza di altre politiche pubbliche; da segnalare la politiche e le iniziative di housing sociale che anche il DdP sostiene come strutturale agli interventi di tra‐ Favorire l’integrazione sociale e culturale sformazione urbana e a cui dedica specifica attenzione progettuale nel Piano dei Servizi

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8.4 Considerazioni e indicazioni L’analisi rileva un buon livello di coerenza esterna del piano al perseguimento dei principi di carattere ambientale, almeno in termini di strategie e obiettivi di riferimento, mentre è da porre in risalto come la manovra di piano relativa allo sviluppo del comparto insediativo (resi‐ denziale ma soprattutto produttivo) risulti non coerente con l’obiettivo di contenere il consu‐ mo di suolo. Relativamente alla qualità dell’aria, si indica che all’interno del DdP del PGT vadano individua‐ te specifiche azioni atte a favorire la certificazione ambientale delle imprese e delle attività in‐ sediate e insediabili e il recupero dei cascami energetici dei relativi processi produttivi. Riguardo al tema del clima acustico, questo attiene a due fattori sostanziali. Il primo, di tipo tecnologico, è quello che riguarda i caratteri prestazionali degli edifici (recettori) e delle sor‐ genti di rumore (strade, impianti produttivi), per i quali i piani, oltre ad attenersi alle norme di settore, possono introdurre ulteriori elementi di qualificazione del clima acustico (prestazioni fonoassorbenti edifici, interventi di mitigazione bordo strada ..). Tale tema, solo implicitamen‐ te affrontato dal piano, potrà essere sviluppato in altra specifica strumentazione. Il secondo fattore, di tipo programmatorio, è quello che attiene alla localizzazione dei nuovi insediamenti in rapporto al clima acustico (in essere e di prospettiva) delle aree. In questo senso le aree di trasformazione definite dal DdP non manifestano significative problematicità circa questo fat‐ tore e sono previste le opportune opere di mitigazione laddove vi sia una relazione di contigui‐ tà con gli assi infrastrutturali di emissione sonora Il tema dei rifiuti, di assoluto rilievo per l’insieme delle politiche pubbliche, è trattabile solo in modo marginale negli strumenti urbanistici. Tra gli aspetti che sarebbe opportuno affrontare, anche attraverso norme e indicazioni da inserire negli altri due atti del PGT, vi è l’indicazione dei requisiti prestazionali che occorre conseguire nelle nuove edificazioni e in quelle da ristrut‐ turare e nelle aree urbanizzate esistenti e previste relativamente alla facilitazione del processo di raccolta e di conferimento differenziato dei rifiuti. Vedi ad esempio le strutture per il confe‐ rimento della frazione organica e dei rifiuti civili ingombranti; le piazzole ecologiche per RSU e rifiuti speciali, le strutture per la raccolta differenziata dei rifiuti nei mercati fissi e ambulanti.

In relazione al consumo di suolo, le scelte dimensionali del piano sono calibrate rispetto ai limi‐ ti stabiliti dal PTCP ed usufruendo del meccanismo premiale da quest’ultimo previsto mediante il raggiungimento di valori obiettivo riferiti ad indicatori di sostenibilità provinciali e l’adozione di opportune strategie di riqualificazione urbanistica, paesistica ed ambientale. L’adesione al meccanismo premiale non è una scelta obbligata, ma è una volontà dell’Amministrazione Comunale, la cui valutazione implica le seguenti considerazioni. Stante che la verifica del dimensionamento del consumo di suolo verrà effettuata dalla Provin‐ cia all’interno del procedimento di verifica di compatibilità con il PTCP, l’aderenza al meccani‐ smo premiale di cui sopra e alle soglie di consumo di suolo che ne derivano non implicano una “contenuta” previsione espansiva. Pertanto, si indica l’opportunità di definire, all’interno del DdP, delle regole verificabili rispetto alla programmazione degli interventi che si intende effet‐ tuare, in modo da evitare di generare porosità e sprechi della risorsa suolo. Tali regole potreb‐ be definire, ad esempio, condizionamenti e target di progressione temporale degli interventi che implicano consumo di suolo favorendo gli interventi di recupero / qualificazione / densifi‐ cazione dei tessuti urbanizzati esistenti.

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9. LE VERIFICHE DELLE COERENZE INTERNE La verifica delle coerenze interne ha la funzione di individuare eventuali passaggi incoerenti che ci possono essere nel lungo percorso pianificatorio che va dalle analisi di un contesto per arrivare alla definizione degli interventi. Essa viene effettuata rispetto a due tipi di coerenze: la prima riguarda quella che dagli esiti del‐ le analisi, dalle richieste e dalle istanze emerse nel processo partecipativo porta agli obiettivi di piano; la seconda è quella che dagli obiettivi di piano porta alle azioni e agli interventi, in modo da verificare quanto le azioni di piano siano coerenti con il quadro programmatico (obiettivi e strategie) di riferimento.

Le verifiche sono effettuate attraverso l’uso di matrici a doppia entrata, in cui vengono riporta‐ ti gli elementi dei quali valutare la coerenza. La campitura della cella segnala sinteticamente le seguenti tipologie di giudizio:

piena coerenza, quando si riscontra una sostanziale coerenza tra gli elementi accostati

coerenza potenziale, incerta e/o parziale, quando si riscontra una coerenza so‐ lo parziale oppure, per quanto potenziale, non definibile a priori incoerenza, quando si riscontra non coerenza tra gli elementi accostati

non trattato/considerato, quando a un certo elemento non corrisponde alcun altro elemento specifico

Nei box sono inoltre segnalate possibili integrazioni al DdP al fine di migliorarne il profilo di coerenza interna.

9.1 la verifica delle coerenze interne

9.1.1. dal quadro di contesto al sistema di obiettivi di piano Questa verifica riguarda la coerenza tra le caratteristiche del contesto socio‐territoriale all’interno del quale si muovono le scelte di piano (le risultanze dell’analisi di contesto e le ri‐ chieste e istanze emerse nel processo partecipativo) e il sistema di obiettivi definito dal piano. Nella matrice a seguire sono quindi riportati: . i temi e le aspettative emerse dalla cittadinanza all’interno del percorso partecipativo effettuato durante le redazione del piano. I temi espressi dalla domanda sociale10, per quanto emersi con riferimento alle specifiche frazioni, sono qui trattati in termini a‐ territoriali, in quanto riferiscono di tematiche e problemi generalizzabili . gli obiettivi di piano, per come desunti dal DdP

10 Si veda sezione 4.3 90 ___

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Criticità emergenti dall’analisi di contesto ambientale

Progressivo consumo di suolo

La criticità è di scala sovra locale; il contributo del PGT (e del PUT) è relativo da un lato all’aumento del carico insediativo,che introduce ulte‐ Aumento delle emissioni nocive (traffico e consumi energetici), bassa quali‐ riori elementi di pressione, dall’altro alla razionalizzazione del traffico veicolare, all’estensione e alla messa in rete della rete ciclopedonale e tà dell’aria ai requisiti energetico‐ambientali delle nuove volumetrie, fattori che potrebbero indurre un contenimento dei livelli emissivi.

Gli ambiti di trasformazione previsti sono in gran parte collocate a ridosso di tessu‐ Il disegno di scenario proposto dal DdP è funzionale a dare Frammentazione e discontinuità degli spazi aperti e dei corridoi ecologici ti già urbanizzati e il loro impatto sulla continuità degli spazi aperti è contenuta. continuità e mettere in rete il sistema degli spazi aperti Gli indirizzi per gli ambiti di trasformazione previsti sono funzionali a provvedere Strategie e indirizzi del DdP riconoscono le specificità Depauperamento e banalizzazione caratteri paesistici ad interventi strutturali di qualificazione dei caratteri paesistici sia in ambito urba‐ paesistiche e orientano ad una ricomposizione dei si‐ no che lungo la rete stradale extraurbana. stemi paesistici locali. Temi, richieste e istanze sociali11 Il tema è affrontato dal PUT e da specifica sezione del DdP; gli indirizzi di piano sono atti a qualificare la funzionalità viabilistica della rete Riformulare i sensi unici stradale e la sua fruizione ciclopedonale.

Il tema, affrontato anche dal PUT, è trattato dal DdP, che individua sia gli indirizzi per gli AT affinché provvedano all’estensione della rete ciclopedonale e alla razionaliza‐ Qualificare l’accessibilità veicolare e/o ciclopedonale alle funzioni urbane zione della viabilità sia gli indirizzi per il Piano dei Servizi. Gli indirizzi generali per i sistemi territoriali che il DdP individua riguardano anche la complessiva risoluzione delle condizioni di accessibilità locale e di continuità del sistema ciclopedonale.

PRG ostativo agli interventi di riqualificazione, necessità di un progetto or‐ Gli interventi di trasformazione definiti dal DdP implicano la predisposizione di progetti organici e i cui principi di intervento sono definiti dalle strategie specificate per ogni sistema territoriale individuato. Gli indirizzi del DdP per il PdR sono funzionali a procedere, anche all’interno dei tessuti urbani consolidati, a interventi organici di qualifica‐ ganico, polverizzazione delle proprietà zione coordinata di significativi brani urbani. Traffico di attraversamento lungo le strade urbane, a volte usate come al‐ Il tema, oggetto del PUT, è affrontato anche da specifica sezione del DdP; la Pedemontana, alla scala d’area vasta, e gli interventi previsti dal

ternativa alla maggiore congestione sulle direttrici intercomunali DdP e dal PUT alla scala locale, concorrono a scaricare traffico passivo dalle strade urbane.

11 Sono riportati in matrice gli elementi di cui alla sezione 4.3, ricondotti a temi di carattere generale e/o con riferimenti spaziali solo quando pertinenti alla struttura portante del territorio comunale.

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OBIETTIVI Completamento Nuova Acquisizione ritoriali Realizzazione mento loggi Piani Aree Aree Specifica si/partecipati pero Ampliamento parchi (PIP) Potenziamento/ampliamento tive Compensazione corridoio Riconversione, Potenziamento cazione Promozione Promozione Approfondimento Multifunzionalità dut tà 3_Attivita’ ter‐ 1_Residenza 2_Attivita’ produttive ziarie e direzio‐ 1_Parchi territoriali e urbani 2_Agricoltura nali Quadro di contesto SG sist urb SG sist amb

Gli indirizzi del DdP al PdS sono funzionali a qualificare e mettere in rete i servizi alla popolazione, in modo selettivo e calibrato rispetto alle Carenza dei servizi alla popolazione esigenze delle singole frazioni.

Riqualificazione ad uso urbano delle strade in ambito centrale Gli indirizzi del DdP, e gli interventi previsti dal PUT, provvedono a definire le condizioni per una diffusa qualificazione degli assi urbani.

Gli interventi previsti dal DdP possono contribuire, se ben gestiti in fase attuativa, ad una Il tema è specificamente affrontato dagli indirizzi pro‐ Riqualificazione delle sponde del Seveso e del verde di connessione qualificazione del rapporto tra ambiti urbani e ambiti fluviali, da segnalare come alcune previsioni insediative provochino una erosione di spazi aperti di relazione con il fiume. gettuali del DdP.

Ex Parco Militare: oltre la funzione produttiva, verso funzioni più qualificate

Gli interventi previsti dal DdP e gli indirizzi ad essi sottesi possono contribuire ad Bassa qualità paesistica e insediativa delle aree industriali esistenti interventi di qualificazione percettiva delle zone produttive. Il tema è affrontato dal PUT. Gli obiettivi del DdP si danno carico di contenere gli Gli impatti di Pedemontana impatti attesi.

La qualificazione dei margini urbani

Centro storico: tutela dei cortili Stante che il DdP segnala tale obiettivo, il tema è oggetto di specifica attenzione da parte del PdR.

Equilibrio tra popolazione residente e dotazione di servizi Si vedano le considerazioni espresse oltre circa la valutazione sulla manovra complessiva di piano.

La capacità di carico della rete idrica e degli impianti di depurazione deve essere oggetto di specifica valutazione, eventualmente condizio‐ Rete idrica obsoleta e sua capacità di reggere il fabbisogno nante l’attuazione delle aree di trasformazione, Il tema deve essere affrontato all’interno di specifica interlocuzione sovracomunale. Da segnalare come gli obiettivi del DdP vanno nella di‐ Trasporto pubblico insufficiente rezione di rafforzare la rete di mobilità ciclopedonale.

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Abitazioni sociali carenti

Verde pubblico da valorizzare

Piste ciclabili da mettere in rete con quelle dei territori circostanti gli obiettivi e le strategie del DdP vanno nella direzione di rafforzare la rete ciclopedonale e di connetterla alla scala sovracomunale.

Adeguamento dell’area artigianale e delle occasioni insediative per le me‐

dio‐piccole imprese e azione di facilitazione da parte delle istituzioni Lo spazio di manovra del PGT deve misurarsi con gli specifici atti autorizzativi del piano di settore. Il DdP definisce l’opportunità che il recu‐ Le aree di cava e la loro rifunzionalizzazione pero e la rifunzionalizzazione delle cave in essere costituisca occasione per il rafforzamento delle dotazione ambientale.

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9.1.2. dal sistema di obiettivi alle azioni di piano La seconda verifica di coerenza interna è quella che riguarda il passaggio dagli obiettivi di piano alle azioni e agli interventi; tale verifica è funzionale a capire quanto le azioni di piano siano coerenti con il quadro programmatico (obiettivi e strategie) di riferimento e quale sia la loro efficacia nel conseguire pienamente l’obiettivo.

Nella matrice a seguire sono quindi riportati gli obiettivi e gli ambiti di trasformazione indivi‐ duati dal DdP.

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AT1 “Copreno”

AT 2 “PIP Comunale Copreno”

AT 3 “Zona Industriale – Lotto 1”

AT 4 “Zona Industriale – Lotto 2”

AT 5 “Birago Nord”

AT 6 “Birago Sud”

AT 7 “Camnago”

AT 8 “Valle del Seveso – Area Produttiva”

AT 9 “Lentate”

AT 10 “Cimnago”

AT 11 e AT 11bis

AT 12 “Ambito dei Giovi”

AT 13 “Ambito dei Giovi”

AT 14 “Ambito dei Giovi”

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9.2 Considerazioni e indicazioni Dalla matrice si evince come gli AT riscontrino in modo differenziato gli obiettivi di piano. Gli elementi segnalati come incoerenti rispetto agli obiettivi di piano sono in ordine al fatto che: . In relazione all’obiettivo di consolidamento dell’urbanizzato esistente, alcuni AT sono localizzati in ambiti carenti di un organico disegno insediativo, dove è evidente una confusa commistione di funzioni, ambiti negli anni “scappati” al governo urbanistico; tali AT quindi si configurano non solo come ulteriore localizzazione impropria, ma an‐ che come costo collettivo di lungo termine (costi infrastrutturali, costi per la fornitura di servizi ..) . In relazione all’acquisizione di alloggi per edilizia sociale, la maggior parte degli AT non individua alcuna quota di edilizia sociale Gli elementi segnalati come potenzialmente incoerenti rispetto agli obiettivi di piano sono in ordine al fatto che:  alcuni AT, per localizzazione e dimensione, possono configurarsi come “consolidamen‐ to dell’urbanizzato” a condizione di significative dotazioni di uso collettivo che “inte‐ grino” in modo robusto una viepiù fragile rete di servizi, altrimenti il rischio di una pro‐ gressiva “ghettizzazione residenziale” è elevato . gli AT dell’ambito dei Giovi dovrebbero esse integrati da indicazioni morfologico‐ insediative che indirizzino l’articolazione delle aree a verde al loro interno e il rapporto con la limitrofa piattaforma agricola e ambientale del Parco delle Groane . circa il principio della condivisione e della partecipazione, nel DdP non vengono definiti specifici fattori dispositivi o di indirizzo che possano essere di ausilio in tal senso al rapporto tra AC e investitori e cittadini

10. LA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEL PIANO La valutazione di sostenibilità ambientale del piano comporta la valutazione degli effetti com‐ plessivi (cumulati e sinergici) degli interventi e delle azioni sia di carattere spaziale, sia di carat‐ tere normativo e regolamentativo. Essa viene effettuata attraverso una valutazione della coerenza tra gli obiettivi di piano e i cri‐ teri di sostenibilità ambientale, attraverso una matrice di analisi qualitativa.

Il piano urbanistico agisce contemporaneamente . sia come strumento di potenziale impatto sull’ambiente nella sua funzione di previsio‐ ne dei DETERMINANTI DELLE PRESSIONI AMBIENTALI (qualificazione/sviluppo/crescita urbana) . sia come potenziale RISPOSTA ALLE PRESSIONI AMBIENTALI, nel momento in cui le re‐ gole e gli interventi definiti dal piano permettono di aumentare gli elementi di infra‐ strutturazione e di tutela del territorio che permettono di incidere positivamente sulle componenti ambientali, tutelandone i caratteri.

In ragione di questo, la sostenibilità complessiva della manovra di piano è da mettere in rela‐ zione al bilancio tra quanto il piano introduce in termini di carichi insediativi, e quindi ulte‐ riore pressione ambientale, e quanto introduce in termini di abbassamento dei livelli di pres‐ sione ambientale, attraverso la qualificazione delle dotazioni urbane e territoriali che miglio‐

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PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale rano la qualità dell’ambiente, e di tutela e miglioramento dei processi e delle componenti ambientali.

Poiché nei territori “densi” e dinamici come quello di Lentate si ritiene improduttivo individua‐ re una soglia assoluta di sostenibilità, che non terrebbe conto dello stato di partenza e dei pro‐ cessi condizionanti di ordine esogeno, si è deciso di riferirsi a una “sostenibilità praticabile” che, consapevole degli elementi di criticità ambientale in essere e della complessità delle inter‐ relazioni tra sistemi di valori ed opzioni, valuti le scelte di piano nella loro capacità di introdur‐ re elementi di miglioramento dello stato delle componenti ambientali e delle modalità di fruizione sostenibile del territorio. In questo senso, la sostenibilità del piano è valutata rispetto alla baseline dello stato delle componenti ambientali e alla incidenza delle azioni di piano su tale baseline; si assume che la manovra complessiva di piano è sostenibile qualora essa possa portare a un miglioramento dell’insieme delle componenti ambientali sulle quali essa incide.

10.1 La valutazione delle coerenze di sostenibilità ambientale La valutazione delle coerenze di sostenibilità ambientale viene effettuata attraverso una ma‐ trice a doppia entrata in cui vengono confrontati gli obiettivi di piano con i i criteri di sostenibi‐ lità rispetto a una scala di giudizio articolata su cinque livelli.

effetti positivi

effetti potenzialmente positivi

effetti potenzialmente negativi

effetti negativi

situazioni in cui gli effetti non possono ancora essere valutati

assenza di relazioni

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Tabella 10‐1 Matrice di analisi di sostenibilità degli obiettivi del DdP

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Minimizzazione del consumo di suolo

Tutela della qualità del suolo e recupero delle aree degradate

Tutela e potenziamento delle aree naturali e dei corridoi ecologici

Aumento della superficie a verde urbano e delle sue connessioni

Tutela dei beni storici e architettonici e degli ambiti paesistici di

pregio

Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi idrici I temi, disciplinati dalla normativa vigente, possono essere meglio declinati da specifici dispositivi prestazionali (ad esempio norme specifi‐ che nell’apparto dispositivo del PGT) e regolamentari, quali ad esempio un Regolamento Edilizio integrato da una sezione sui criteri energe‐ Aumento dell’efficienza ecologica nel consumo e nella produzione tico‐ambientali.

di energia Contenimento dell’inquinamento atmosferico e dei gas climalteran‐

ti

Contenimento dell’inquinamento acustico Il tema attiene alla strumentazione di settore e alle interlocuzioni con i soggetti gestori delle infrastrutture impattanti

Contenimento dell’esposizione ai campi elettromagnetici Il tema è normativamente disciplinato da leggi nazionali e oggetto di istruttoria tecnica da parte degli enti preposti

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Miglioramento del processo di gestione dei rifiuti Il tema attiene a provvedimenti gestionali che non sono nello spazio di azione del DdP del PGT

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10.2 Considerazioni e indicazioni Gli obiettivi di piano, che già in fase di orientamenti iniziali (documento di indirizzi al PGT) defi‐ nivano, in termini di obiettivi generali, un discreto livello di potenziale concorrenza al perse‐ guimento dei principi di sostenibilità, sono stati affinati, anche grazie al contributo valutativo in ambito di procedura VAS. Alcuni temi erano maggiormente affrontati rispetto ad altri, alcuni temi non erano stati ancora affrontati; ad oggi, stante quindi una valutazione positiva, è peral‐ tro da mettere in conto come il DdP, in quanto documento a contenuto programmatico, in ra‐ gione del quadro normativo e delle consolidate pratiche di pianificazione di livello comunale, abbia uno specifico campo di azione che non sempre è quello opportuno per sviluppare con compiutezza i temi più specifici di sostenibilità ambientale di riferimento. Peraltro, in ambito di PGT, è evidente come l’apparato regolativo del Piano delle Regole e le previsioni del Piano dei Servizi siano strumenti fondamentali, per quanto non oggetto di pro‐ cedura di VAS, nel prefigurare condizioni di attenzione alle componenti ambientali e di soste‐ nibilità e della loro integrazione nella fase attuativa; analogamente, si diceva, l’opportuno rife‐ rimento in fase attuativa, alla strumentazione di carattere locale e sovra locale, che restituisce adeguati indirizzi e dispositivi di cogenza e conformità, è elemento di ulteriore integrazione ambientale dei processi di trasformazione territoriale.

A seguire vengono riportate delle indicazioni più specifiche al fine di orientative i contenuti del DdP sia nei successivi passaggi deliberativi che per la successiva fase di implementazione delle scelte di piano.

10.2.1. Il dimensionamento delle aree di espansione Relativamente al sistema di obiettivi relativi al sistema urbano, quelli che rimandano a processi di qualificazione e potenziamento del sistema delle dotazioni urbane (servizi, residenza sociale, spazi a verde ..) riscontrano positivamente i criteri di sostenibilità, mentre sono da registrare effetti negativi o potenzialmente negativi per quelle scelte di piano che introducono elementi di rilevante estensione dell’offerta insediativa su suoli ad oggi agricoli o comunque non urba‐ nizzati. Come si evince dai dati quantitativi riportati nel DdP, la manovra complessiva di piano, se at‐ tuata, implica un elevato consumo di suolo, a destinazione sia residenziale sia produttiva sia di terziario‐commerciale. Per quanto concerne gli ambiti di trasformazione produttiva e terziari, le scelte di piano vanno evidentemente nella direzione di accogliere la potenziale domanda espressa, in modi più o meno strutturati, dagli operatori economici, che evidentemente, nelle logiche localizzative d’area vasta, apprezzano il previsto aumento del profilo di accessibilità di queste aree intercet‐ tate dal progetto Pedemontana. Per quanto concerne gli ambiti di trasformazione a destinazione residenziale, le dinamiche demografiche e l’articolazione sociale di Lentate non mostrano la necessità di ampliare l’offerta di alloggi, considerazione rimarcata dal fatto che il patrimonio esistente invenduto e sottoutilizzato è significativo. È evidente quindi come la consistenza complessiva degli ambiti di trasformazione residenziale messa a disposizione dal piano non possa che essere ricondotta alla potenziale domanda degli operatori e alle attese amministrative di introiti fiscali. Entrambi questi fattori però non tengono in conto nè del valore ambientale dei suoli sottratti alla loro funzione ecologica, nè dei costi collettivi di medio‐lungo periodo necessari all’adeguamento dei servizi che i nuovi insediamenti richiedono e che solo in parte sono introitati dagli oneri di urbanizzazione. In mancanza di una omogenea fiscalità territoriale d’area, l’effettiva attuazione del significativo consumo di suolo previsto dal piano sarà anche direttamente relazionata alla manovra sulla 100 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale fiscalità comunale (oneri concessori e extraoneri) e alla contrattazione negoziale sugli AT, en‐ trambi fattori che se da un lato implicano un incremento dei costi per gli investitori, dall’altro tendono a garantire la realizzazione delle dotazioni pubbliche e collettive e degli interventi mi‐ tigativi e compensativi che possono restituire un bilancio meno peggiorativo tra detrimento delle risorse ambientali e qualificazione dei servizi, anche ambientali. Una così abbondante offerta insediativa richiede di tenere, da parte dell’Amministrazione Co‐ munale, un atteggiamento negoziale molto determinato che punti a selezionare le proposte degli operatori in ragione del beneficio pubblicistico che inducono. Questa capacità negoziale può però essere dispiegata solo se venissero contestualmente stabiliti nel DdP: . una soglia di edificabilità massima, definita per progressioni temporali e parametrata in relazione all’obiettivo del pieno utilizzo del patrimonio edilizio già disponibile; . un meccanismo valutativo tecnicamente e amministrativamente cogente e propedeu‐ tico alle istruttorie e alle deliberazioni relative alle proposte di intervento sugli AT, meccanismo che permetta la reiezione argomentata delle proposte che si ritengano inadeguate nel raggiungimento di target predefiniti.

10.2.2. spazi aperti e sistemi verdi Per quanto riguarda la manovra di piano relativa agli spazi aperti, la progettualità del DdP è molto ricca e assume come principio di riferimento l’opportunità, in ambiti metropolitani così densamente infrastrutturati, di introdurre scenari di rafforzamento dei sistemi verdi e di messa in rete degli spazi aperti urbani ed extraurbani (il Central Park, il Parco dei Cimiteri, la Valle del Seveso ..); parte di tale scenario è percorribile anche in ragione delle acquisizioni e degli inter‐ venti correlati all’attuazione degli AT. Per gestire questa correlazione in fase attuativa e per dare un minimo di garanzie sull’entità della loro realizzazione, è necessario definire in moda‐ lità cogente e ineludibile quali siano i requisiti non negoziabili di sistemi verdi che si inten‐ dono realizzare rispetto alle diverse espansioni insediative. Per lo spazio di azione che la legge regionale attribuisce ai tre atti di piano, ulteriore rafforza‐ mento di tale progettualità sulle reti verdi e sulle reti di mobilità ciclopedonale deve essere po‐ sta all’interno del PdS, che, differentemente dal DdP, ha valore conformativo dell’uso dei suoli e di impegno amministrativo.

10.2.3. bilanci ambientali delle modifiche al perimetro del PLIS della Brughiera Briantea Al fine di rispondere ad esigenze di carattere economico, territoriale e ambientale, il PGT prevede una modificazione del perimetro del PLIS della Brugiera Briantea con la sottrazione di alcune aree agricole da destinare ad attività produttive e l’aggiunta di aree non edificate localizzate al confine del parco. La valutazione ambientale di queste modificazioni richiede la redazione di tre differenti bilanci, che sono stati effettuati in specifica sezione dell relazone del DdP: 1. un bilancio della superficie del PLIS, in modo da valutare il guadagno o la perdita delle superfici che saranno detinate a parco; 2. un bilancio delle aree che vengono acquisite al patrimonio pubblico, in modo che possa essere valutato il potenziale vantaggio strategico per la pubblica amministrazione di poter disporre di aree su cui effettuare interventi di carattere naturalistico, paesaggistico e ambientale (vedi ad esempio interventi di forestazione, di realizzazione di aree per scopi ricreativi e contemplativi, …); 3. un bilancio delle trasformazioni d’uso del suolo delle aree interessate dalle modifiche del perimetro del PLIS, in modo da valutare il guadagno o la perdita di superfici naturali e agricole. Quest’ultimo è il bilancio più importante tra i tre considerati poiché, a differenza

101 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

dei primi due, restituisce i reali usi del suolo che si avranno una volta che sarà attuato il PGT. In relazione al primo e al secondo bilancio, di seguito viene riportata la relativa tabella, dalla quale si evince che la manovra prevista dal piano comporta un aumento di più di 18 ettari della superficie del PLIS e l’acquisizione al patrimonio comunale (di aree già interne al PLIS) di più di 11 ettari.

AREE COINVOLTE DALLA PROPOSTA DI MODIFICA DEL PERIMETRO PLIS AREE IN INCLUSIONE 244.500 mq AREE IN ESCLUSIONE ‐55.100 mq BILANCIO +189.400 mq AREE GIA’ INTERNE AL PLIS 118.200 mq CEDUTE AL PATRIMONIO COMUNALE In relazione al terzo bilancio (previste trasformazioni d’uso del suolo), di seguito si riportano i dati relativi alle quantità implicate nella manovra di ridefinizione del perimetro PLIS: . trasformazione da agricolo a produttivo: 52.000 mq . trasformazione da agricolo a residenziale: 3.100 mq . trasformazione da agricolo ad area boscata: 47.700 mq . perdita complessiva di aree agricole: 102.800 mq

Al fine di calcolare la quantità minima di aree da forestare per una congrua compensazione e‐ cologica delle trasformazioni di tipo urbano si indicano di seguiti i relativi parametri derivati da esperienze nazionali e internazionali:  1,5 mq di superficie boscata per ogni mq di area agricola resa edificabile per usi resi‐ denziali (per superficie edificabile si considera la superficie territoriale)  2 mq di superficie boscata per ogni mq di area agricola resa edificabile per usi indu‐ striali (per superficie edificabile si considera la superficie territoriale) Rispetto alle previsioni di trasformazioni ad uso residenziale, la superficie necessaria per com‐ pensare le aree agricole perse è quindi pari a: 3.100 x 1,5 = 4.650 mq Rispetto alle previsioni di trasformazioni ad uso produttivo, la superficie necessaria per com‐ pensare le aree agricole perse è quindi pari a: 52.000 x 2 = 104.000 mq Il totale delle superficie da boscare necessarie per compensare gli interventi di trasformazione di uso del suolo previsti nell’ambito delle ridefinizione del perimetro del PLIS è pari a 109.650 mq; le aree sulle quali il DdP intende procedere ad interventi di forestazione e naturalizzazione sono: da agricola (PRG) a forestazione/rinaturalizzazione: 47.700 mq circa (aree 1, 2, 5, 8) da ripa inedificabile (PRG) a forestazione/rinaturalizzazione: 10.300 mq circa (aree 3 e 4) pari a complessivi 58.000 mq. Il differenziale compensativo è quindi pari a 51.650 mq, pertanto è necessario individuare ul‐ teriori superficie, pari a tale entità, da destinare ad aree boscate; in questo senso possono es‐ sere utilizzate parti delle aree agricole di tutela (aree 6, 7 e 9). La realizzazione delle aree boscate in compensazione indicate dovrà essere cogente e dovrà essere effettuata in modo proporzionale e contestuale alle trasformazioni degli usi del suolo. Avendo questa indicazione funzione compensativa del depauperamento ambientale conse‐ guente alle scelte di piano, nel conteggio di tali superfici non sono state e non possono essere computate le quinte vegetali e i filari alberati che hanno funzione mitigativa legata alla “nor‐ male” contestualizzazione paesistico‐ambientale degli interventi.

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10.2.4. infrastrutture e mobilità, competizione e qualità territoriale La mobilità è uno degli elementi di maggiore pressione / criticità sia sulle condizioni di qualità dell’aria e acustiche, sia sulla percezione stessa della qualità urbana, motivo per il quale tutte le politiche di rafforzamento della mobilità dolce/sostenibile (ciclopedonale, TPL, trasporto col‐ lettivo non convenzionale, car sharing, car pooling ..) oltre ad essere strutturalmente necessa‐ rie devono essere incentivate. Si ritiene opportuno dedicare adeguate risorse a questo settore, che peraltro è in corso di ap‐ profondimento da parte del PUT in fieri. Si rimarca la necessità di implementare analisi sulla mobilità cittadina e dei comuni contermini, costruendo scenari differenziati in relazione alla tempistica di realizzazione delle infrastrutture previste, in modo da individuare eventuali situa‐ zioni di criticità (superamento capacità di carico della rete attuale) che possono porre elementi condizionanti gli interventi di trasformazione che implicano quote di spostamenti aggiuntivi. E’ chiaro che qualsiasi intervento di fluidificazione della rete stradale e di aumento dell’offerta per la mobilità veicolare induce un aumento della domanda e quindi della propensione all’utilizzo del mezzo privato; in queste senso sono forse necessarie politiche radicali, anche in relazione ad una verifica dell’allocazione di risorse pubbliche e del loro impatto sociale. L’elevato profilo di accessibilità di questo ambito territoriale, che verrà ulteriormente aumen‐ tato una volta realizzata la Pedemontana, può sollecitare ulteriori investimenti degli operatori del mercato residenziale, della grande distribuzione e, in parte, del settore ricettivo; la forte accessibilità può quindi essere intesa, nella manovra regolativa pubblica del PGT, come “dota‐ zione territoriale” e fattore competitivo da mettere in valore. Tale dotazione territoriale non deve essere intesa come accettazione incondizionata di una dinamica di crescita esogena che porterebbe in breve tempo ad una ulteriore saturazione delle nuova rete, bensì, come eviden‐ te nelle politiche territoriali attuate in contesti europei avanzati, come fattore di selezione qua‐ litativa delle funzioni insediabili (commercio specializzato, nuove forme di residenzialità, im‐ prese innovative, servizi pregiati a popolazione e imprese ..), in grado di generare un contestu‐ ale innalzamento del profilo di utile pubblicistico nei processi negoziali tra AC e investitori evi‐ tando negativi fenomeni di congestione e pressione ambientale a scala locale.

In ragione della consistenza dell’area produttiva e della grande distribuzione presente sul terri‐ torio comunale e contermine, che implicano una notevole movimentazione su gomma dei prodotti, occorre anche affrontare il tema della logistica urbana; in questo senso, le scelte del PGT devono considerare le criticità di impatto già esistenti. Eventuali scelte in tal senso do‐ vranno introdurre, come elemento condizionante dei percorsi autorizzativi per nuovi insedia‐ menti (o loro potenziamenti), uno specifico studio di impatto viabilistico, da misurarsi con uno studio specialistico di scala comunale, in modo da individuare soglie di opportunità ed even‐ tuali modalità mitigative e compensative. Questa riflessione è valida soprattutto per la proget‐ tualità di piano che insiste sull’ambito della SS dei Giovi, dove le previsioni di significativo di potenziamento delle funzioni terziario‐commerciali devono essere attentamente valutate con specifici approfondimenti ex ante, peraltro utili agli investitori e agli operatori economici che a fronte di migliori condizioni di appeal e di accessibilità viabilistica locale avrebbero un maggio‐ re interesse a realizzare interventi di elevata qualità urbana e paesaggistico‐ambientale.

10.2.5. sistema economico e produttivo Il mantenimento del sistema manifatturiero in essere e il suo potenziamento, come principio affermato del piano, deve essere accompagnato da politiche e regole di qualificazione energe‐ tico‐ambientale delle aziende, in modo da diminuire la loro pressione ambientale. In questa direzione il panorama normativo è già “attrezzato” per regolare le singole attività, ma sono an‐ cora scarsi gli strumenti in grado di gestire gli effetti cumulativi. Si ritiene quindi necessario che l’AC, in modo complementare alle scelte di piano, che già introducono una significativa ulterio‐ 103 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale re offerta di aree produttive, si faccia carico di innestare un percorso condiviso con le rappre‐ sentanze sociali e imprenditoriali, locali e non, al fine di individuare i modi di una progressiva qualificazione d’area, ad esempio sul modello dell’APEA (Area Produttiva Ecologicamente At‐ trezzata), eventualmente anche individuando meccanismi selettivi sull’ingresso delle nuove at‐ tività funzionale a innalzare le qualità ambientale, dei luoghi di lavoro e delle attività delle sin‐ gole aziende. Il cambiamento, auspicato dal PGT e già in atto in contesti di economia matura, di ri‐qualificazione delle attività manifatturiere in processi produttivi più innovativi può sicu‐ ramente portare beneficio in termini di consumo di risorse ambientali (energia, acqua, aria, produzione di rifiuti). In merito al consolidamento delle Grandi Strutture di Vendita, sono da considerarsi due temi: ↘ da un lato i potenziali effetti sinergici / conflittuali con il mantenimento del commercio al dettaglio in un contesto urbano (da verificare sostegno e qualificazione degli esercizi di vicinato vs grandi contenitori); ↘ dall’altro si segnala che, in una fase e in un contesto territoriale di grande concorrenza tra centri e operatori, sarebbe opportuno tracciare, in concorso con la Provincia di MB, uno scenario sovracomunale a medio/lungo termine in grado di evidenziare le oppor‐ tunità di azione del PGT, rispetto ai temi della domanda e dell’offerta, oltre che a quelli occupazionali”, all’interno di uno scenario di coordinamento intercomunale

In relazione ai “contenitori vuoti” esistenti, occorre dare priorità alla loro rifunzionalizzazione. Nello specifico, per quanto riguarda quelli presenti lungo i Giovi, non solo sono da valutare gli impatti sulla rete degli esercizi commerciali locali, ma anche quelli sul traffico indotto, fattore che non solo rischia di compromettere l’attrattività stessa delle funzioni insediabili, ma soprat‐ tutto potrebbe condizionare ulteriormente il livello di esercizio della rete stradale. Anche in questo caso, sarebbe opportuno legare la temporalità degli interventi sulla rete della mobilità a quelli dell’entrata in esercizio di nuove attività commerciali.

10.2.6. impatti sul ciclo delle acque Come segnalato dall’analisi di contesto, a fronte delle situazioni critiche che si riscontano sul territorio comunale, due sono i temi, tra loro strettamente collegati, rispetto ai quali valutare l’incidenza delle scelte di piano. Il primo attiene i prevedibili impatti delle ulteriori impermeabilizzazioni dei suoli (previsti dagli AT) rispetto ai fenomeni di allagamento e ristagno che periodicamente interessano parte del territorio comunale (soprattutto la zona nord‐ovest di Copreno); la fiscalità e gli standard qua‐ litativi generabili attraverso l’attuazione degli AT dovrebbe essere in parte integrata e indirizza‐ ta ad un fondo per interventi di sistemazione idraulica di tali zone L’altro tema riguarda la capacità di carico residua della rete di fognatura e degli impianti di de‐ purazione; è necessario in questo senso effettuare, prima dell’attuazione degli AT, uno specifi‐ co approfondimento sugli eventuali fattori di criticità presenti e sulla capacità di carico residua e le risorse necessarie per sostenere il costo (anche sovracomunale) dei nuovi insediamenti previsti, approfondimento propedeutico a definire quale debba essere la forma di comparteci‐ pazione (extraoneri, tassa di scopo ..) da agganciare ai nuovi AT e a come quantificarla.

104 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

11. LA VERIFICA DELLE COMPATIBILITÀ AMBIENTALI DEL PIANO La verifica delle compatibilità ambientali viene effettuata considerando tutti gli specifici inter‐ venti di tipo spaziale e tutte gli specifici regolamenti e norme che possono provocare effetti ambientali significativi. Queste verifiche hanno la funzione di: ↘ individuare nello specifico quali siano i fattori di potenziale impatto ambientale delle diver‐ se azioni di piano a partire dalle situazioni di criticità e sensibilità territoriale e ambientale in essere ↘ fornire indicazioni e suggerimenti circa le misure che opportunamente potrebbero essere prese per attenuare tali impatti

11.1 le azioni di piano Le azioni di piano, cioè la parte del DdP maggiormente incidente nel determinare cambiamenti dell’assetto territoriale e ambientale di Lentate sul Seveso, sono sostanzialmente riconducibili a due tipologie di contenuti del DdP, che riguardano aspetti spaziali e aspetti dispositivi.

11.1.1. azioni a carattere spaziale Il primo pacchetto di “azioni di piano”, quello spaziale, è riconducibile a due tipologie di azioni. Da un lato, alle aree di trasformazione che il DdP mette a disposizione per interventi di pro‐ fonda riconfigurazione dell’attuale assetto; tali azioni sono gli AT Ambiti di Trasformazione. Dall’altro, alle azioni strutturali che il piano descrive in relazione a specifici ambiti territoriali (ad esempio le singole frazioni) o specifici temi (ad esempio la viabilità urbana)12. Alcune di queste azioni trovano specificazione attuativa in altri atti del PGT (PdR e PdS), ma si è scelto di operarne una valutazione all’interno del presente RA poiché riconducibili a valenza program‐ matica, e in quanto tali da valutare con un approccio strategico proprio della VAS.

11.1.2. azioni a carattere dispositivo La seconda tipologia di azioni di piano sono quelle a‐spaziali, cioè non riconducibili a specifiche aree o situazioni territoriali, ma invece relative all’apparto dispositivo del piano (indirizzi, nor‐ me, regole, condizionamenti, requisiti prestazionali ..), che hanno quindi carattere di generalità e valgono per governare gli interventi di trasformazione. L’aspetto dispositivo generale è molto importante, non solo per l’efficacia interna del piano (definendo il profilo qualitativo del pro‐ cesso di trasformazione), ma anche per lo sguardo valutativo della VAS, poiché è evidente l’efficacia di impianto di DdP che già integra le considerazioni ambientali nella definizione degli standard qualitativi delle proprie azioni e di quelle che interverranno. Alla luce del contenuto del DdP, gli aspetti in qualche modo dispositivi e cogenti sono trattati nella sezione Criteri per la pianificazione attuativa degli ambiti di trasformazione e dei piani at‐ tuativi, che definisce una serie di criteri e parametri e regole da applicarsi nella fase attuativa degli AT.

12 Tali azioni sono desunte dalla narrazione che effettua il DdP, sia nella sua parte testuale sia in quella grafica. 105 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

11.2 Le verifiche di compatibilità ambientale

11.2.1. Le azioni a carattere dispositivo Per la valutazione dei potenziali impatti derivanti dall’attuazione delle azioni di piano di carat‐ tere dispositivo, che quindi possono avere degli effetti diffusi / ricorrenti sulle trasformazioni attese, si ritiene opportuno effettuare una valutazione complessiva delle azioni a carattere di‐ spositivo, proprio per il loro carattere di generalità, tesa a mettere in evidenza il potenziale impatto che tali disposizioni possono avere su un processo di effettiva considerazione delle componenti ambientali.

Nei criteri che il DdP definisce per la pianificazione attuativa sono presenti una serie di atten‐ zioni per la contestualizzazione ambientale (e sociale, in termini di standard) dei nuovi inse‐ diamenti; tali attenzioni trovano specifica definizione all’interno delle Norme tecniche di attua‐ zione.

È inoltre specificato che, in fase attuativa, le proposte di intervento dovranno dimostrare la coerenza coi criteri prestazionali definiti nelle schede di indirizzo degli AT; è in tali schede che si ravvisano ulteriori e più specifici elementi di contestualizzazione ambientale, laddove si pre‐ vedono, a secondo dei casi: . “la quantità minima di cessione di aree a verde pubblico” . “verde di arredo” . “corridoi verdi per la connessione anche fruitiva degli spazi aperti con i tessuti edifica‐ ti” . “filari alberati e itinerari ciclopedonali” . “fasce verdi di mitigazione” . “aree verdi di cessione alla proprietà comunale”

Come già si diceva, le azioni a carattere dispositivo del piano non si esauriscono in quelle del DdP, ma si compongono anche di quelle del Piano delle Regole, che disci‐ plina i processi di qualificazione e trasformazione della città consolidata e di quelle del Piano dei Servizi, che disciplina gli aspetti spaziali del sistema di servizi a popola‐ zione e imprese; pur non essendo tali atti oggetto di VAS, si può ragionevolmente af‐ fermare che ci siano le condizioni affinché il combinato disposto della complessiva manovra dispositiva del PGT (DdP + PdR + PdS) possa indurre processi di progressiva qualificazione delle condizioni di integrazione ambientale e sociale degli interventi, almeno per lo spazio di azione che è proprio del PGT stesso.

11.2.2. le azioni spaziali Le precedenti sezioni del RA hanno messo in evidenza alcuni elementi che si ritengono sostan‐ ziali nel permettere una efficace valutazione dei potenziali impatti delle azioni spaziali del DdP; tra questi: . le situazioni che manifestano una potenziale interazione tra le determinazioni del pia‐ no e i fattori di sensibilità e criticità ambientale che il territorio comunale manifesta . l’ordinamento, a partire dall’analisi di contesto, delle questioni ambientali maggior‐ mente pertinenti in relazione allo spazio di azione del DdP . la valutazione delle coerenze e della sostenibilità della manovra complessiva di piano, che ha evidenziato i temi ambientali sui quali prestare attenzioni più specifiche, anche nella fase di attuazione delle previsioni di piano

106 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

A compendio delle valutazioni effettuate, si rimarcano alcuni elementi di contenuto del DdP che in qualche maniera inquadrano la valutazione degli AT e danno conto di un passaggio inte‐ grativo delle considerazioni ambientali nella definizione delle scelte progettuali del piano.

Da un lato è da segnalare come, in ragione dei tavoli di lavoro congiunti tra i gruppi di lavoro VAS e PGT, effettuati in progress durante l’intero iter di elaborazione del piano, la definizione degli indirizzi progettuali contenuti nelle schede AT abbiano già assunto il principio di un ne‐ cessario processo di qualificazione delle componenti ambientali e sociali, approccio che ha in qualche modo orientato la definizione dei carichi insediativi, delle destinazioni funzionali e del‐ le “dotazioni” territoriali delle quali l’AT debba farsi carico.

Stante le considerazioni circa il complessivo carico insediativo introdotto dal piano, d’altra par‐ te, per capire lo spazio di azione di questa sezione della valutazione strategica del DdP, è bene segnalare come la parte dispositiva del DdP introduca interessanti elementi, come si è visto nella sezione 11.2.1, a garanzia non solo di una generalizzata attenzione agli impatti ambientali delle previsioni insediative, ma anche, a monte, del loro sostanziale contributo alla progressiva qualificazione di situazioni territoriali “irrisolte” e spesso caratterizzate da criticità in essere che le trasformazioni definite dal piano potrebbero portare a soluzione.

Da rimarcare inoltre che, mentre il carattere cumulativo dei potenziali impatti di piano è stato valutato nella considerazione degli scenari di intervento, gli impatti più propriamente ricondu‐ cibili alla fase attuativa delle singole previsioni del DdP saranno verificati anche in ordine alla disciplina normativa tradizionalmente utilizzata in sede di istruttoria e pareri di conformità, che non si intende qui trattare, proprio perché condizione stessa per la legittimità dei percorsi i‐ struttori e deliberativi.

11.2.3. matrice di valutazione sintetica degli AT Come ulteriore contributo della VAS, nella scheda a seguire si riportano le valutazioni sinteti‐ che di impatto paesistico‐ambientale degli AT. Queste valutazioni non vogliono anticipare delle elaborazioni proprie della valutazione di impatto ambientale, ma segnalano le eventuali critici‐ tà più significative. I fattori di riferimento per tale valutazione sono: ↘ incidenza dell’AT nell’erosione della “piattaforma agricola”, cioè di quella parte di aree agricole che ad oggi hanno estensione e continuità tali da risultare importanti per il mantenimento di un contesto agro‐ambientale nel territorio comunale; ↘ incidenza paesistica, intesa come livello di coerenza della previsioni insediative dell’AT rispetto ai caratteri paesistici del territorio circostante; ↘ integrazione urbana, cioè l’incidenza delle previsioni insediative dell’AT sui caratteri di urbanità locale (servizi alla popolazione, commercio, attrezzature di uso pubblico ..) Nell’ultima colonna della tabella sono riferite alcune indicazioni funzionali a migliorare la contestualizzazione delle previsioni e l’integrazione ambientale delle scelte di piano. Si ritie‐ ne opportuno che tali indicazioni vengano assunte dal piano durante la sua fase deliberativa. Sono fatte salve le indicazioni specifiche e ricorrenti per tutti gli AT, riferite nelle altre sezioni del rapporto, in particolare nella sezione 12.

Rispetto alle indicazioni di cui alla tabella, si lasciano in evidenza anche quelle che, segnalate nei tavoli di lavoro congiunti PGT e VAS, sono state in parte già assunte dal DdP, in modo da procedere, nella fase di formulazione del parere motivato, ad una verifica puntuale di rispon‐ denza tra quanto segnalato dal RA e quanto riportato dal DdP.

107 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Matrice di valutazione sintetica degli AT NB: le immagini degli AT sono fuori scala e di scale diverse

fattori valutativi ambiti di trasformazione del DdP erosione della “piat‐ incidenza paesistica sinergia urbana indicazioni mitigative e compensative taforma agricola”

Erosione quantitati‐ L’ambito territoriale L’ambito di interven‐ _Fascia boscata continua sul perimetro di rela‐ vamente consistente è caratterizzato dal to è periferico rispet‐ zione con la piattaforma agricola, da estender‐ di un’area agricola paesaggio agricolo, to al centro urbano di si anche ai comparti limitrofi, al fine di realiz‐ strutturalmente im‐ pur con qualche in‐ Copreno, quindi non zare una “murazione verde” su tutto il fronte “Copreno” portante trusione urbana negli è in grado di genera‐ edificato

AT1 anni scappata. re significative siner‐ _Definizione di una quota minima di artigiana‐ L’incidenza è quindi gie urbane to di servizio / commercio di vicinato e/o servi‐ negativa zio coperto di uso collettivo _sinergia con il Progetto Locale 12 di Autostra‐ da Pedemontana Lombarda _Specifico approfondimento preliminare sul ciclo delle acque (si veda punto 10.2.6)

‐ Erosione di un’area L’ambito territoriale Le attività previste _Rendere cogente la realizzazione di un centro agricola “residuale” e è caratterizzato da un sono sinergiche a servizi o comunque di strutture per le attività Comu

interclusa tra la zona paesaggio fortemen‐ quelle esistenti esistenti e previste Copreno”

produttiva esistente te infrastrutturato. La _Definire l’accessibilità ciclabile interna al “PIP

2 e la SS previsione è quindi comparto e agganciarla agli itinerari esterni

nale paesisticamente con‐ _Studio preliminare propedeutico alla indivi‐ AT gruente duazione delle criticità ambientali del compar‐

to produttivo e di avvio del processo di certifi‐ ‐ 1”

cazione ambientale del comparto (si veda pun‐ Indu

to 10.2.5) Lotto

“Zona

3

striale AT

‐ 2”

Indu

Lotto

“Zona

4

striale AT

Erosione di un’area L’ambito territoriale L’ambito di interven‐ _In ragione dell’eliminazione dell’area boscata agricola “residuale” e è caratterizzato dalla to, pur distante dal a sud del comparto e della relazione di stretta Nord” interclusa forte dominanza del nucleo urbano cen‐ prossimità con l’area boscata del Parco delle bosco (SIC) e degli trale, è prossimo a Groane, introdurre una quantità di superficie spazi aperti, pur con strutture di servizio boscata (intra o extra sito) pari al doppio di “Birago

5 qualche presenza collettivo (scuola, quella eventualmente eliminata

AT edilizia dissonante. parrocchia, strutture

L’incidenza è quindi sportive). negativa

Erosione di un’area L’ambito territoriale L’ambito di interven‐ _Fascia boscata continua sul perimetro di rela‐ agricola struttural‐ è caratterizzato dagli to è periferico rispet‐ zione con la piattaforma agricola, al fine di rea‐ Sud” mente importante spazi aperti agricoli e to al centro urbano di lizzare una “murazione verde” di tutto il fronte boscati che disegna‐ Birago, quindi non è edificato

“Birago no l’attuale margine in grado di generare

6 urbano. L’incidenza è significative sinergie

AT trascurabile poiché i urbane nuovi interventi pre‐ visti determinano un margine urbano ana‐ logo a quello in esse‐ re

Erosione di un appez‐ L’ambito è caratteriz‐ L’ambito di interven‐ _Vista la vicinanza all’asta fluviale e la parteci‐ zamento agricolo zato da una forte to è periferico rispet‐ pazione allo scenario di “bosco lineare”, realiz‐ “residuale” presenza edilizia a to al centro urbano di zazione come standard qualitativo di interventi bassa densità e dal Camnago, quindi non di fruizione delle aree a parco “Camnago”

7 fronte boscato conti‐ è in grado di genera‐

nuo lungo il Seveso re alcuna sinergia ur‐ AT bana

‐ Erosione quantitati‐ L’ambiti è caratteriz‐ Le attività previste _Stante una valutazione di congruità della pre‐

Pro vamente consistente zato dalla forte consolidano il polo visione rispetto alla presenza di un’area bosca‐

di un’area agricola commistione di diffe‐ produttivo lineare ta normata del PIF provinciale, rendere inelu‐ duttiva” Area

strutturalmente rile‐ renti caratteri paesi‐ dibile la forestazione (diretta o extra‐oneri) e – vante stici (ferrovia, capan‐ la realizzazione come standard qualitativo di noni, boschi, campi, interventi di fruizione delle aree a parco

Seveso spazi logistici, ambiti _Definire l’accessibilità ciclabile interna al

di cava) comparto e agganciarla agli itinerari esterni del _Studio preliminare propedeutico alla indivi‐ duazione delle criticità ambientali del compar‐ “Valle

8 to produttivo e di avvio del processo di certifi‐

cazione ambientale del comparto (si veda pun‐ AT to 10.2.5)

108 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

fattori valutativi ambiti di trasformazione del DdP erosione della “piat‐ incidenza paesistica sinergia urbana indicazioni mitigative e compensative taforma agricola”

Erosione di un appez‐ L’ambito è caratteriz‐ L’ambito di interven‐ _Vista la vicinanza alle aree a PLIS, rendere zamento intercluso zato da una forte to è periferico rispet‐ ineludibile la forestazione (diretta o extra‐ da ambiti edificati presenza edilizia a to al centro urbano di oneri) e la realizzazione come standard quali‐ “Lentate”

medio‐bassa densità. Lentate, quindi non è tativo di interventi di fruizione delle aree a 9 La previsione è in grado di generare parco AT quindi paesistica‐ alcuna sinergia urba‐ mente congruente na

Erosione quantitati‐ L’ambito territoriale Se unicamente resi‐ __Rendere cogente la realizzazione di una vamente consistente è caratterizzato dagli denziale, la previsio‐ quantità minima di artigianato di servizio / di un’area agricola spazi aperti agricoli ne introduce un signi‐ commercio di vicinato e/o servizio coperto di strutturalmente im‐ che disegnano ficativo carico abita‐ uso collettivo “Cimnago” portante l’attuale margine ur‐ tivo su un nucleo ti‐ _Fascia boscata continua sul perimetro di rela‐ 10 bano. L’incidenza è picamente suburba‐ zione con la piattaforma agricola, al fine di rea‐ AT trascurabile poiché i no e strutturalmente lizzare una “murazione verde” di tutto il fronte nuovi interventi pre‐ fragile in quanto do‐ edificato visti determinano un tazione di servizi col‐ margine urbano ana‐ lettivi logo a quello in esse‐ re

Erosione di un’area L’ambito partecipa in L’ambito di interven‐ _prevedere extra‐oneri compensativi della si‐ agricola collocata in modo strutturale al to è significativamen‐ gnificativa inadeguatezza localizzativa, tali da 11bis ambito PLIS valore paesistico‐ te lontano dai centri permettere ad esempio un significativo porta‐ AT

e ambientale del ver‐ urbani di servizio a to progettuale e realizzativo di interventi di

11 sante vallivo, pur di‐ popolazione e impre‐ strutturazione fruitiva del PLIS; è in questo

sturbata da insedia‐ se, generando peral‐ senso previsto il centro di informazione / ac‐ AT menti residenziali e tro progressivi e no‐ cesso al Parco produttivi impro‐ tevoli costi di infra‐ _Fascia boscata continua sul perimetro di rela‐ priamente ivi localiz‐ strutturazione. zione con l’area a PLIS zati. L’incidenza è quindi fortemente negativa

Erosione di un’area L’ambito territoriale Le sinergie, sia con il _specificazione spaziale di criteri e indirizzi agricola interclusa tra è caratterizzato da un contesto urbani limi‐ morfologico‐insediativi di minima, atti a orien‐ Giovi” la zona produttiva paesaggio fortemen‐ trofo, sia con il con‐ tare e valutare le proposte progettuali “Ambito

dei esistente e la SS te infrastrutturato. La testo delle “reti lun‐ 12 previsione è quindi ghe” territoriali, sono AT paesisticamente con‐ valutabili in termini gruente di possibili comple‐

mentarietà delle fun‐ zioni insediabili Giovi”

“Ambito

dei 13

AT

Giovi”

“Ambito

dei 14

AT

109 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

12. MISURE DI ARMONIZZAZIONE AMBIENTALE DELLE SCELTE DI PIANO Nelle sezioni a seguire si segnalano le misure, strutturali e fisico‐spaziali, la cui assunzione si ritiene necessaria al fine di aumentare la sostenibilità ambientale delle scelte di piano. Tali misure possono essere assunte sia nella fase deliberativa di adozione‐approvazione del pi‐ ano, sia nella successiva fase attuativa.

12.1 Misure strutturali Le misure strutturali sono quelle che riguardano gli aspetti strategici del piano e delle trasfor‐ mazioni territoriali che lo scenario di piano rende possibili.

12.1.1. Eco‐conto compensativo I meccanismi compensativi sono strumenti molti utili nell’introdurre il concetto della necessità di risarcire il consumo di risorse ambientali non riproducibili; in questo caso, coerentemente con l’approccio adottato, in considerazione dell’eterogeneo sistema valoriale e della conflig‐ genza strutturale tra i criteri di sostenibilità, lo strumento della compensazione può introdurre un meccanismo di attribuzione di valore economico alle diverse intensità di incidenza delle a‐ zioni di piano sulle componenti ambientali. Si segnala quindi la possibilità che il DdP, o succes‐ sive deliberazioni dell’AC, sancisca la necessità di individuare un “Conto sostenibilità”, ovvero una voce di bilancio o di PEG a destinazione vincolata per interventi orientati alla sostenibilità, dove andrebbe ascritta quella quota di extraoneri (standard di qualità) qualora il singolo inter‐ vento, per diverse ragioni, non sia in grado di assolvere direttamente ai criteri di sostenibilità locale. Il Conto Sostenibilità potrà individuare voci di costo legate ai temi della sostenibilità (mobilità dolce, aree verdi, incentivi per risparmio energetico, tavoli di lavoro APEA, qualifica‐ zione straordinaria del verde esistente .. ). Il Conto Sostenibilità non dovrà finanziare voci di spesa che siano ascrivibili alla spesa pubblica ordinaria.

12.1.2. Valutazione dei potenziali impatti ambientali nella fase progettuale e nego‐ ziale Per quanto gli AT “conformi” al DdP non dovranno essere sottoposti a VAS, il tema della valu‐ tazione degli impatti ambientali dei singoli interventi di trasformazione rimane, nel vigente quadro normativo, sostanzialmente aperto e delicato, sia dal punto di vista tecnico che da quello del consenso amministrativo. Si segnala quindi come iniziativa perseguibile che l’AC definisca l’opportunità che, ai soggetti proponenti significative trasformazioni quali gli AT, sia richiesto di predisporre uno specifico approfondimento sui potenziali impatti ambientali, definendone l’articolazione, i contenuti e il ruolo sia nel percorso di verifica tecnica degli Uffici sia come strumento di ausilio alla nego‐ ziazione che sarà da fare in fase attuativa.

12.1.3. Risorse dispositive per le aree di riequilibrio ecosistemico È da segnalare l’opportunità che vengano rafforzati gli elementi di progettualità delle aree non urbanizzate che il DdP intende preservare come aree di compensazione ambientale e riequili‐ brio eco sistemico, anche in relazione alla realizzazione della rete ecologica; l’occasione del PGT è quella di potere dare un disegno di scenario sufficientemente robusto e credibile, per evitare il rischio di una progressiva erosione di tali aree attraverso le successive eventuali va‐ rianti di piano.

110 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Tale progettualità di scenario è già in parte affrontata del DpP, e può essere sviluppata fissan‐ do ad esempio criteri e indirizzi progettuali da assumere nella fase di pianificazione attuativa, sia in altri strumenti successivi. Altra modalità per dare spessore progettuale e identitario al futuro di tali aree, soprattutto per quanto concerne quelle non già ricomprese nel piani dei parchi, può essere quello di rendere contestuale la progettazione delle parti insediabili degli AT ad esse connesse con la progetta‐ zione (o alla dotazione di risorse per) delle aree in oggetto. Peraltro tale contributo contestuale può peraltro essere considerato uno standard qualitativo.

In questo senso, di seguito vengono riferite le norme a cui è possibile riferirsi per procedere a un progressivo irrobustimento dell’equipaggiamento ambientale delle aree di riequilibrio am‐ bientale:

. Regione Lombardia, DGR 3839 del 20 dicembre 2006, “Programma attuativo per la rea‐ lizzazione di 10.000 ha di nuovi boschi e sistemi verdi multifunzionali” . Regione Lombardia, DGR 30.12.2008 n. 8/8837: Linee Guida per la progettazione pae‐ saggistica delle infrastrutture della mobilità in aggiornamento dei Piani di Sistema del Piano Territoriale Paesistico Regionale (art 102‐bis, l.r. 12/2005) . . Regione Lombardia, DGR 22.12.2008 n. 8/8757: Linee Guida per la maggiorazione del contributo di costruzione per il finanziamento di interventi estensivi delle superfici fo‐ restali (art 43, comma 2‐bis, l.r. 12/2005) . . Regione Lombardia, DGR 7 maggio 2007 ‐ n. 4517: Criteri ed indirizzi tecnico‐ progettuali per il miglioramento del rapporto fra infrastrutture stradali ed ambiente naturale. . Provincia di Milano, Repertorio sulle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali, Milano, 2007

Specifica progettualità e opportunità che coinvolge i proprietari e i conduttori agricoli dei fondi per convenzionamento finalizzato, a partire dalle risorse attivabili, alla ricostruzione dei sistemi verdi (siepi, filari, macchie boscate, equipaggiamento vegetale percorsi e rete idrografica) : . da quota percentuale OOUU (5%) da art. 43 c. 2 bis (costruisce capitolo di bilancio a fi‐ nalità obbligata) . da risorse attivabili con progetti su bandi 10.000 ettari di sistemi verdi . le misure e i finanziamenti del Piano di Sviluppo Rurale . bandi Cariplo in filosofia attuazione Rete Ecologica Regionale . da misure di compensazione ambientale (in particolare si fa riferimento al disposto dell’art 43 della lr.12/2005, descritto a seguire).

Entro la normativa urbanistica un passaggio importante è rappresentato dalla rivisitazione con l.r. 4/2008 del testo della Legge 12/2005 “per il governo del territorio”, che introduce misure di compensazione al consumo di suolo. Nello specifico si fa riferimento all’introduzione, del comma 2bis all’art. 43, che prevede, per interventi che determinano l’urbanizzazione di aree agricole (allo stato di fatto, indipendente‐ mente dalla destinazione prevista dalla strumentazione urbanistica) una maggiorazione del contributo costo di costruzione, dal 1,5% al 5%, finalizzato a interventi di compensazione eco‐ logica e di incremento della naturalità. Di interesse la definizione di parametri utili a orientare le disposizioni comunali di applicazione; in particolare vengono correlati ambiti con caratteristiche territoriali di valore/sensibilità ele‐ vati sotto il profilo paesistico‐ambientale con obiettivi territoriali, ponendo una soglia minima di maggiorazione più elevata del minimo di legge (1,5%).

111 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Per Lentate sul Seveso, essendo comune interessato da Parco Regionale, la maggiorazione è fissata obbligatoriamente al 5%. Importante sottolineare che tale maggiorazione riguarda anche le previsioni inattuate del PRG vigente che il PGT ripropone come ambiti urbanizzabili (si riferisce infatti alla aree agricole al‐ lo stato di fatto). Per le modalità attuative si fa riferimento alla dgr. 11297/10 che detta le Linee Guida attuative e per la gestione del “fondo aree verdi”.

12.1.4. Qualità dei consumi energetici Anche in relazione agli impegni assunti dall’AC in relazione al Patto dei Sindaci, si segnala l’opportunità che il tema della qualificazione dei consumi energetici possa porsi non solo come eventuale fattore premiale, ma che venga anche individuata una soglia minima di performance energetiche sopra i minimi stabiliti dal quadro normativo regionale e nazionale, e che tale so‐ glia sia condizionante il percorso autorizzativo. Ad esempio, in riferimento alle significative trasformazioni urbane definite dal piano, potrebbe essere resa cogente una norma che vincoli i proponenti alla assunzione specifica di impegno circa la percentuale di volumetria edificata che si intende realizzare con i requisiti delle classi energetiche A e B e la quota di fabbisogno energetico che si intende soddisfare mediante l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili oltre a quella stabilità obbligatoriamente dalla Regione Lombardia (50%). In questo senso, come parametro cui riferirsi, e fattibile dal punto di vista economico e tecni‐ co: ↘ non meno del 70% della superficie lorda di pavimento delle volumetrie per le quali viene rilasciato il titolo di agibilità da realizzare di classe energetica non inferiore alla B, e contestualmente ↘ non meno del 70% del fabbisogno energetico da ricavarsi da fonti energetiche rinno‐ vabili

12.1.5. Cantierizzazione delle trasformazioni urbane Gli interventi di rifunzionalizzazione e di trasformazione previsti dal DdP implicano periodi di cantierizzazione più o meno estesi su significative porzioni urbane, ai quali peraltro potranno sovrapporsi i cantieri di realizzazione delle opere Pedemontana. È opportuno che nel DdP si affermi la necessità di definire i condizionamenti e gli indirizzi at‐ traverso i quali gestire gli impatti ambientali della cantierizzazione delle trasformazioni urbane. In questo senso si segnala l’opportunità di sviluppare, in atto complementare, i seguenti temi: ↘ la necessità di un cronoprogramma strategico che individui le tempistiche degli inter‐ venti, insediativi e infrastrutturali, e gli elementi di potenziale criticità derivanti dalla sovrapposizione temporale dei cantieri ↘ la definizione di Linee Guida e requisiti prestazionali da adottare per la gestione am‐ bientale dei cantieri ↘ la definizione dei condizionamenti da porre in essere negli atti amministrativi e con‐ trattuali.

12.2 Misure morfologico‐insediative per gli ambiti di trasformazione urbana In questa sezione si forniscono indicazioni che hanno carattere indipendente dalle singole aree di trasformazione individuate dal piano, e rivestono quindi importanza come riferimento gene‐ rale, applicabile a tutte le trasformazioni significative.

112 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

Di seguito si segnalano quelle misure che si ritiene opportuno il DdP sviluppi nei prossimi pas‐ saggi deliberativi.

12.2.1. fasce boscate filtro, murazioni verdi In relazione alla presenza di situazioni di contiguità tra aree residenziali e aree produttive, sia in essere sia in ragione delle trasformazioni attese dalle previsioni di piano, si segnala l’opportunità che nell’apparato dispositivo di piano venga inserita una norma che renda obbli‐ gatoria, nelle situazioni di cui sopra, la realizzazione di una fascia boscata filtro atta a mitigare gli impatti di acustici e atmosferici. La consistenza di tale fascia boscata (giacitura, sesto di im‐ pianto, essenze) dovrà essere definita all’interno di apposito elaborato da considerarsi parte sostanziale degli elaborati progettuali.

12.2.2. quota di edilizia sociale sarebbe opportuno stabilire una quota minima di edilizia sociale per ogni AT residenziale; co‐ me in altre esperienze di pianificazione locale, tale quota minima è da considerarsi ineludibile e può essere eventualmente monetizzabile e da destinarsi ad un fondo specifico per interventi di qualificazione del patrimonio edilizio pubblico esistente.

12.2.3. quota di dotazioni collettive sarebbe opportuno stabilire una quota minima di dotazioni ad uso collettivo (commercio di vi‐ cinato, artigianato di servizio ..) per ogni AT residenziale, soprattutto per quelli che si appog‐ giano a situazioni urbane molto fragili dal punto di vista dei servizi alla popolazione, e in cui un ulteriore aumento di popolazione rischierebbe di acuire fenomeni di “ghettizzazione residen‐ ziale” (emblematico il caso dell’AT Cimnago). In questo senso, tale soglia minima è di sostegno all’ampia responsabilità lasciata all’AC nella capacità di intercettare investitori credibili e di condividere la necessità di procurare qualità urbana a luoghi “fragili”.

12.2.4. itinerari della rete di mobilità dolce il DdP segnala, per alcuni AT, la realizzazione di “piste ciclabili”; stante che sarebbe preferibile utilizzare un termine meno direttamente riconducibile a specifici requisiti dimensionali che spesso risultano irrealizzabili, sarebbe opportuno che tutti gli AT, a prescindere dalla loro fun‐ zione prevalente, definissero il contributo specifico alla estensione e alle qualificazione della rete di mobilità ciclopedonale, sia attraverso specifica individuazione della specifica giacitura di massima (o recapito‐destinazione) all’interno dell’AT e del suo contesto, sia specifica statuizio‐ ne sulla obbligatorietà del contributo alla loro realizzazione da parte dell’operatore.

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il sistema di monito‐ raggio

Il monitoraggio costituisce l’attività di controllo degli effetti ambientali significativi prodotti in sede di attuazione del PGT, finalizzata ad intercettare tempestivamente gli effetti negativi e ad adottare le opportune misure di ri‐orientamento. Il monitoraggio non si riduce quindi alla semplice raccolta e aggiornamento di dati ed informazioni, ma comprende una serie di attività, volte a fornire un supporto alle decisioni in termini operativi.

13. STRUTTURA Il sistema di monitoraggio deve essere progettato in tempo utile per poter essere implementa‐ to fin dalle prime fasi di attuazione del PGT. Esso prevede una fase di analisi che richiede di ac‐ quisire dati ed informazioni da fonti diverse, calcolare e rappresentare indicatori, verificarne l’andamento rispetto alle previsioni o a valori di riferimento . In relazione ai risultati si procede con la fase di diagnosi, volta a individuare le cause degli eventuali scostamenti dai valori previ‐ sti, e quindi con l’individuazione delle modifiche necessarie al riorientamento del piano. La progettazione del sistema comprende: - l’identificazione delle competenze relative alle attività di monitoraggio; - la definizione della periodicità e dei contenuti della relazione periodica di monitoraggio; - l’individuazione degli indicatori e delle fonti dei dati, inclusa la definizione delle loro moda‐ lità di aggiornamento. Il monitoraggio non sarà onnicomprensivo e indefinito ma fortemente finalizzato, stabilendo ambiti di indagine e tematiche precise. Nonostante la valutazione ambientale sia effettuata sul Documento di Piano, il monitoraggio deve rendere conto degli effetti e dello stato di avanzamento dell’intero PGT, includendo

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quindi il Piano delle regole e il Piano dei servizi, nonché gli strumenti attuativi che da esso di‐ scendono.

14. SISTEMA DEGLI INDICATORI Il sistema di monitoraggio deve consentire il controllo dell’attuazione del piano dal punto di vista procedurale, finanziario e territoriale, nonché la verifica degli elementi di qualità ambien‐ tale. In particolare, il sistema di monitoraggio deve consentire di raccogliere ed elaborare in‐ formazioni relative: - agli effetti ambientali significativi indotti dagli interventi (indicatori di monitoraggio degli effetti ambientali); - allo stato di avanzamento e alle modalità di attuazione delle azioni di PGT (indicatori di processo); - all’andamento del contesto ambientale (indicatori di contesto). Gli elementi così raccolti consentono di individuare e interpretare eventuali scostamenti ri‐ spetto alle previsioni e quindi di valutare la necessità di riorientare le scelte del PGT. In genera‐ le, gli indicatori devono godere di proprietà quali: - popolabilità e aggiornabilità: l’indicatore deve poter essere calcolato. Devono cioè essere disponibili i dati per la misura dell’indicatore, con adeguata frequenza di aggiornamento, al fine di rendere conto dell’evoluzione del fenomeno; in assenza di tali dati, occorre ricorre‐ re ad un indicatore proxy, cioè un indicatore meno adatto a descrivere il problema, ma più semplice da calcolare, o da rappresentare, e in relazione logica con l’indicatore di partenza; - costi di produzione e di elaborazione sostenibili; - sensibilità alle azioni di piano: l’indicatore deve essere in grado di riflettere le variazioni si‐ gnificative indotte dall’attuazione delle azioni di piano; - tempo di risposta adeguato: l’indicatore deve riflettere in un intervallo temporale suffi‐ cientemente breve i cambiamenti generati dalle azioni di piano; in caso contrario gli effetti di un’azione potrebbero non essere rilevati in tempo per riorientare il piano e, di conse‐ guenza, dare origine a fenomeni di accumulo non trascurabili sul lungo periodo; - comunicabilità: l’indicatore deve essere chiaro e semplice, al fine di risultare facilmente comprensibile anche a un pubblico non tecnico. Deve inoltre essere di agevole rappresen‐ tazione mediante strumenti quali tabelle, grafici o mappe. Infatti, quanto più un argomen‐ to risulta facilmente comunicabile, tanto più semplice diventa innescare una discussione in merito ai suoi contenuti con interlocutori eterogenei. Ciò consente quindi di agevolare commenti, osservazioni e suggerimenti da parte di soggetti con punti di vista differenti in merito alle dinamiche in atto sul territorio. Sia gli indicatori che rendono conto dello stato di attuazione del piano, che quelli relativi agli effetti significativi sull’ambiente devono essere integralmente calcolati con frequenza periodi‐ ca, in modo da confluire nella relazione di monitoraggio e da contribuire all’eventuale riorien‐ tamento del piano. Considerata la ricchezza e la varietà delle informazioni potenzialmente utili a caratterizzare lo stato d’avanzamento del quadro di riferimento ambientale e territoriale, gli indicatori di conte‐ sto assumono invece un ruolo differente: invece di essere integralmente calcolati ogni anno, costituiscono un riferimento al quale attingere in modo non sistematico per aumentare la comprensione dei fenomeni in atto, laddove gli indicatori di processo e degli effetti ambientali mostrino criticità o potenzialità tali da richiedere un ampliamento e un approfondimento del campo di indagine.

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Dovrà essere data priorità di monitoraggio agli indicatori che descrivono la dinamica delle componenti ambientali maggiormente critiche, di cui alla sezione 7.1. Anche in relazione al percorso di formazione del PTCP della Provincia di Monza e Brianza, do‐ vrà essere inoltre data priorità a quegli indicatori che la VAS del PTCP segnalerà. Ulteriore passaggio che dovrà essere strutturato da parte dell’AC è quello relativo alla defini‐ zione di target / obiettivi di implementazione del piano, rispetto ai quali monitorare l’effettiva attuazione. Si ritiene necessaria, precedentemente alla definizione finale del sistema di monitoraggio del piano, una azione di coordinamento con i soggetti competenti in materia ambientale e con la Provincia di MB per concordare le modalità gestionali di tale sistema, al fine di definire le opportune sinergie ed economie di scala elaborative. In particolare ci si riferisce alla contestualizzazione locale del set di indicatori proposti da ARPA Lombardia e dal progetto DATI della Provincia di Milano.

Di seguito vengono definiti gli indicatori prioritari funzionali a monitorare gli impatti e l’efficacia delle azioni di piano. Il set di indicatori è stato individuato dando priorità di attenzio‐ ne ai temi emersi come maggiormente critici sia dall’analisi di contesto sia dalle preoccupazio‐ ni socialmente espresse nel corso delle interlocuzioni. Tale panel, come sopra segnalato, potrà essere arricchito in relazione alle sinergie di carattere sovra comunale e intersettoriale che potranno essere implementate con la Provincia di MB, con ARPA e con gli altri soggetti competenti in materia ambientale.

14.1 Indicatori di processo, relativi all’efficacia attuativa del piano . Nr AT dei quali si è dato l’avvio del procedimento / nr AT totali . Superficie relativa agli AT dei quali si è dato l’avvio del procedimento / superficie com‐ plessivamente inclusa in AT . Superficie urbanizzabile relativa agli AT dei quali si è dato l’avvio del procedimento / superficie urbanizzabile complessivamente inclusa in AT . superficie delle aree dismesse di cui si è dato avvio di procedimento per rifunzionaliz‐ zazione / superficie complessiva aree dismesse

14.2 Indicatori di contesto, relativi all’andamento delle componenti ambientali Consumo di suolo . Trend annuo di incremento della superficie urbanizzata . Trend annuo di variazione delle superfici dismesse

Ambiente, paesaggio e verde di fruizione . variazione % della superficie di aree a tutela paesistico‐ambientale . variazione % delle aree boscate . variazione % del verde urbano procapite 116 ___ PGT città di lentate sul seveso valutazione ambientale strategica del DdP proposta di Rapporto Ambientale

. variazione % dello sviluppo lineare di sponde del Seveso interessate da interventi di ri‐ naturazione . variazione % della superficie impiegata per attività florovivaistica e per serre . trend di variazione del verde urbano procapite

Ambiente urbano e salute . % di superficie delle aree contaminate di cui si è dato avvio di procedimento per boni‐ fica e rifunzionalizzazione . variazione % della dotazione procapite di spazi per servizi pubblici . variazione % del patrimonio di edilizia sociale . incidenza sul totale, delle superfici di imprese localizzate in ambiti impropri, di quelle delocalizzate o rifunzionalizzate

energia . volumetrie assentite per classe energetica . volumetrie assentite per contributo % FER (fonti energetiche rinnovabili)

mobilità sostenbile . incidenza sul totale delle volumetrie assentite di quelle in un ambito di 500 metri dai nodi del servizio di trasporto pubblico . variazione % superficie isole pedonali e zone a traffico limitato . variazione % sviluppo itinerari ciclabili

15. RAPPORTI DI MONITORAGGIO E AZIONI CORRETTIVE DEL PGT Per raggiungere la piena efficacia nel processo di attuazione del PGT, il monitoraggio deve pre‐ vedere delle tappe “istituzionalizzate” con la pubblicazione di apposite relazioni periodiche (Rapporti di Monitoraggio). Si propone che tali relazioni contengano, oltre all’aggiornamento dei dati, anche una valuta‐ zione delle cause che possono avere determinato uno scostamento rispetto alle previsioni e le indicazioni per un eventuale riorientamento delle azioni, siano prodotte con periodicità annua‐ le. Le relazioni possono essere utilizzate quale supporto delle valutazioni dell’Amministrazione Comunale in merito alla verifica del raggiungimento degli obiettivi, delle criticità riscontrate, delle possibili soluzioni operative da porre in essere e del riorientamento delle azioni, al fine di garantire i massimi livelli di efficacia ed efficienza. Tali relazioni riportano l’andamento degli indicatori e ne commentano l’evoluzione, al fine di individuare le criticità che ancora gravano sul territorio e predisporre un opportuno riorienta‐ mento delle azioni di piano, da recepire anche attraverso eventuali varianti di PGT e la messa in campo di politiche complementari e integrative.

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In assenza di indicazioni specifiche relativamente agli obiettivi da raggiungere, i valori degli in‐ dicatori verranno interpretati in modo qualitativo, attraverso il confronto di serie storiche e la comparazione con realtà analoghe confinanti e con i riferimenti costituiti dai valori medi pro‐ vinciali e regionali. Al fine di reperire informazioni atte ad arricchire l’indagine sullo stato di attuazione del piano, ma soprattutto l’individuazione dei suo effetti ambientali più significativi, l’Amministrazione Comunale può attivare processi di consultazione del pubblico sui contenuti della relazione di monitoraggio. Il pubblico può in particolare fornire un contributo efficace all’interpretazione dei valori rilevati e all’individuazione di proposte correttive. Le revisioni suggerite dal monitoraggio possono riguardare sia scelte localizzative, che modifi‐ che ai parametri edificatori, che integrazioni al sistema delle azioni. In situazioni particolar‐ mente critiche, le relazioni di monitoraggio possono far emergere la necessità di apportare al piano modifiche rilevanti, ad esempio revisioni sostanziali al sistema degli obiettivi, e quindi alle azioni che da esso discendono, tali da portare a varianti generali di alcuni o della totalità degli atti del PGT.

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