LA BREVE ESTATE DEL TEATRO DI GRUPPO Il Movimento Di Base in Italia E Due Esempi Di Resilienza

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LA BREVE ESTATE DEL TEATRO DI GRUPPO Il Movimento Di Base in Italia E Due Esempi Di Resilienza Università degli Studi di Torino Dipartimento Studi Umanistici Corso di Laurea Specialistica in Teatro e Arti della Scena LA BREVE ESTATE DEL TEATRO DI GRUPPO Il Movimento di Base in Italia e due esempi di resilienza Candidato: Luca Vonella Matr. 711852 Anno Accademico 2014-2015 1 Indice LA BREVE ESTATE DEL TEATRO DI GRUPPO Il Movimento di Base in Italia e due esempi di resilienza La vetta e la croce: premessa p.3 1. Panorama italiano del teatro di gruppo p.5 Introduzione, p. 5 Militanza e visioni shock, p. 7 La memoria fresca, p. 16 Una lunga serpe di incontri, p. 16 Perdita dell'alterigia, p. 35 Epilogo, p. 38. 2. Roccaforti p. 42 Per un teatro tascabile, p. 42 Verifiche, p. 50 Intervista a Beppe Chierichetti, p. 50 Intervista a Tiziana Barbiero, p. 58 Intervista ad Antonietta Fusco, p. 64 Intervista a Rosa Da Lima Iannone, p. 73 La strada e la fiaba: breve storia del Teatro Due Mondi, p. 75 Verifiche, p. 88 Intervista ad Alberto Grilli, p. 88 Intervista a Renato Valmori, p. 99 Intervista ad Angela Pezzi, p. 100 Intervista a Tanja Horstmann, p. 101 Intervista a Maria Regosa, p. 109 Intervista ad Alessandro Gentili, p. 114. Istantanee, p. 117. 3. Tre contraddizioni p.118 La lunga ricerca o due piccioni con una fava, p. 121 L'allieva animosa, p. 123 Il territorio come langue, p. 125. 2 La vetta e la croce: premessa Da quando mi sono interessato al teatro, ho ben presto avvertito la condizione di chi, camminando lungo un sentiero di montagna, sa di camminarci perché quel sentiero, alcuni, l’avevano già battuto. L’avevano inventato. Soprattutto ho vissuto la condizione di chi camminava insieme ad una carovana, anche se la testa era molto più avanti. Capita, durante le escursioni in montagna, di incontrare le lapidi degli uomini deceduti durante i lavori per ricavare quelle vie che solcano il crinale del monte. Altre volte, quelle vie su cui tu stesso stai facendo una piacevole camminata sono piene delle lapidi che riportano date di morte del periodo della Guerra. Le ragioni e l’utilità originaria di molti sentieri di montagna non sono le belle escursioni. Quel tuo cammino, allora, può acquistare un valore. Talvolta posso dire di averli anche visti, questi “alcuni”, camminare davanti a me. Anzi, sopra di me. Li ho visti da basso, dal tornante che comincia appena a salire i piedi della montagna mentre loro hanno da tempo incominciato a percorrere il sentiero dello stesso monte che restringe la propria spirale perché è ormai vicino alla vetta. Un sentiero scavato nella roccia e non più nella terra. Quando si compiono delle escursioni in montagna, spesso e volentieri si raggiunge la vetta e sulla vetta è piantata una croce. Da un po’ di tempo a questa parte vivo la condizione di chi ha intrapreso un percorso con la sensazione che non ci sia nessuno più che cammina davanti a lui. La testa di questo corteo è stata chiamata Teatro di Gruppo e anche Terzo Teatro. Una costellazione di realtà teatrali piccole, a volte meno piccole, comunque di peso nel loro insieme. La testa dei camminatori si è fermata? Ha raggiunto la vetta ed è andata esaurendo la spinta propulsiva? Ho incontrato il teatro attraverso le lezioni di Franco Ruffini, al DAMS di Roma Tre. Un professore che mostrava quello che non ci si poteva aspettare da una lezione di teatro: un filmato che parlava di attori in viaggio in Perù che, camminando in corteo, incontrava le genti del villaggio. Ci mostrò l'incontro straordinario di pugilato in cui Muhammad Alì batté Foreman a Kinshasa nel 1974. Un capolavoro di strategia e di intelligenza fisica. Ruffini parlava di Mohamed Alì per mostrarci il lavoro dell'attore. Parlava degli esercizi euritmici di Dalcroze ma soprattutto dei tentativi di Stanislavskij alla ricerca dell' “azione vera”. E così nel mezzo di un discorso si interrompeva raccogliendo un improvviso silenzio e si cimentava in piccole azioni, come ad esempio prendere un bicchiere e bere. Faceva capire agli studenti come un'azione credibile sia l'agglomerato di micro azioni che negano l'azione stessa. In teatro la credibilità di un'azione ed il suo spessore si costruiscono attraverso un percorso segmentato. Chiesi al professor Ruffini di consigliarmi un laboratorio tra quelli che si tenevano nell'Aula Columbus dell'università finché non arrivò Simone Capula con un seminario pratico intitolato Ricominciare da Grotowski. Si lavorò su Antigone di Brecht e sulla musicalità di Bob Dylan. Dal 2004 al 2008 ho fatto parte della Scuola Ambulante di Teatro fondata da Simone Capula con altri giovani allievi provenienti da varie città italiane.1 Un'esperienza pedagogica fondata sulla creazione di un gruppo comunitario capace di darsi regole proprie di convivenza, di lavoro. Significava training, esercizi, formulazione di un livello tecnico personale, diretto, ma non imposto, dallo stesso Capula. Una pedagogia teatrale che significava condivisione di materiali culturali, di etica ed infine, una pedagogia che si basava su di un viaggio a tappe in un sottobosco teatrale: circoli, università, associazioni, gruppi teatrali, centri sociali occupati. In questi incontri il gruppo noi allievi “ambulanti” diretti da Simone Capula, lo 1 Simone Capula si forma con Renzo Vescovi (dal 1994 al 2000 è suo assistente in tutte le sue regie) presso il Teatro Tascabile di Bergamo e alla VIII sessione dell'International School of Theatre Antropology diretta da Eugenio Barba. Ha lavorato come attore in alcuni gruppi di teatro ragazzi. Nel 1992 inizia la sua attività di regista e fonda il Teatro Tribù con il quale lavora fino al suo scioglimento, avvenuto nel 2000. Da questo momento in poi collabora con diverse realtà del teatro di ricerca. Nel 2004 ha ideato e fondato La Scuola Ambulante di Teatro. Nel 2008 è tra i fondatori del Teatro a Canone con sede a Chivasso. Realizza in tre anni diversi spettacoli ed un progetto di creazione e ricerca nei servizi psichiatrici di Trento. Lascia il Teatro a Canone nel 2011 intraprendendo un percorso come free lance. 3 assistevamo nella conduzione di seminari o recepivamo lezioni da maestri, attori, professori o registi. Lo spettacolo secondo Simone Capula era uno strumento di contro cultura, per esternare una presa di posizione, un'opinione autonoma a livello politico, storico, etico. La Scuola Ambulante ha svolto un percorso in Italia avendo due partner principali: l'Università dell'Aquila come base e come accesso al dialogo con gli studiosi Nando Taviani e Mirella Schino ed il Teatro Tascabile di Bergamo come albero, sotto la cui ombra, crescere.2 La Scuola Ambulante è stato un progetto itinerante di pedagogia teatrale in cui, lavorando alla mia d'attore, ho potuto assumere uno sguardo differente verso il teatro, verso la sua organizzazione, la sua vita quotidiana e l'avvicinamento ad un modo autonomo di operarvi. E' per aver incontrato quel sottobosco che mi pongo delle domande. Nel 2008, la scissione del gruppo è coincisa con il trasferimento in una sede fissa, a Chivasso, appena fuori Torino. Ho preso parte come attore alla fondazione del Teatro a Canone insieme a Simone Capula in qualità di regista e l'attrice Lorenza Ludovico. In tre anni, un viaggio in India per studiare le danze classiche indiane, Kathakali e Orissi, uno spettacolo sulla vita di Mara Cagol, fondatrice delle Brigate Rosse, preventivamente vietato al pubblico e, infine, l'incontro con il mondo della salute mentale: il ritiro in un istituto riabilitativo trentino per costruire uno spettacolo sulle persone di quel contesto e sui racconti dei loro disagi psichici. Nel 2011 Simone Capula e Lorenza Ludovico hanno lasciato il Teatro a Canone ed io mi sono ostinato a tenere in piedi questa piccolo ma significativo teatro, ed il suo patrimonio di pratiche teatrali. Questa tesi vorrebbe essere un modo per esplorare un emisfero culturale, quello dei gruppi, che negli ultimi anni è stato in modi diversi, vittima di terremoti; un modo per analizzare i fallimenti, attingendo dalla memoria, non dal malcontento. Anche la fine del Teatro a Canone, mi ha costretto a delle domande perché tra le cause, forse, c'è la sparizione di un ambiente culturale. Questo studio si affianca parallelamente alla mia attività pratica nel Teatro a Canone, nasce per completarla e procedere avanti sulle basi storiche di un modo di fare teatro che ha tutto da reinventarsi ma che in un periodo di crisi, può riscoprire dei bisogni. Quindi, innanzitutto, la necessità di una ricognizione storica, per capire come si sia avverata la parabola di un movimento e cosa ne sia rimasto. Il percorso inizia da un libro: “Il crocevia del Ponte d’Era-Storie e voci di una generazione teatrale 1974-1995” di Mirella Schino. Pubblicato nel 1996, è probabilmente il testo pubblicato più completo che documenta una storia minoritaria che è da considerarsi in realtà estremamente rilevante nel panorama della cultura teatrale italiana: lo straordinario incontro tra il ceto più basso della civiltà teatrale, i Gruppi di Base e i Maestri della regia del Secondo Novecento. Per esempio, un gruppo di giovani toscani, il Piccolo Teatro di Pontedera sorto spontaneamente, diventa uno dei più importanti riferimenti delle nuove forme che assume il teatro negli anni Settanta. Altri giovani auto organizzati dialogano con gli esponenti della riforma teatrale del Secondo Novecento. Addentrandosi nelle vicende di un nucleo di attori esemplare, la Schino, dà voce ad una moltitudine, invisibile per un' ingiustizia storica, ma determinante nei fatti. Lo scopo di questa tesi, in questo confronto con il libro della Schino, intende mettere a fuoco e ridisegnare, attraverso una ricostruzione cronologica, i momenti assembleari: luoghi, spazi, necessità etiche e pratiche di un confronto. Momenti assembleari che compongono un disegno quasi sovversivo del panorama teatrale italiano.
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