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STR 37103 Giorgio Colombo Taccani Eremo © Silvia Accorrà Akiko Kozato mezzosoprano Stefano Parrino flute Francesco Parrino violin Dario Bonuccelli piano PMS PMS 000 000 4 Giorgio Colombo Taccani Akiko Kozato mezzosoprano (1961) Stefano Parrino flauto 1. RESTLESS WHITE (2012) per flauto 06:03 Francesco Parrino violino 2. OYA NO UCHI (2016/17) per voce, flauto, violino e pianoforte 06:32 Dario Bonuccelli pianoforte 3. CADENZE (2006/17) per violino e pianoforte 06:27 4. DI MARE (2013) per pianoforte 05:58 5. TREASURE MOUNTAIN (2011) per flauto in sol/ottavino, violino e pianoforte 05:52 World premiere recordings 6. LUZ (1997/2003) per flauto e violino 05:47 Flauto Altus All Gold 7207 7. ALASTOR (2013) per violino 04:46 Flauto in Sol - G flute Altus A 1796 Flauto Basso - Bass flute Di Medici si ringrazia Edi Savoldi per l’assistenza tecnica 8. IL GRANDE RITRATTO (2008-2009) per flauto basso, violino e pianoforte 10:25 Registrazione/Recording: 1-2 aprile, 2018 9. EREMO (2017) per flauto in sol e pianoforte 05:49 Auditorium Cavalli - Castrezzato (BS) Tecnico del suono/Recording engineer: Andrea Dandolo Direzione artistica/Producer: Andrea Dandolo Cover Matilde Bonaita, Studio per "Hikari o egakimasu" III, 2015, pennarello, pastelli a olio e acrilico bianco su carta riciclata grigia 2 3 PMS PMS 000 000 0 RESTLESS WHITE Komoriuta. Già trascritto in passato aggiungendo alla stesura originale per voce e pianoforte la chi- Come si può intuire dal titolo Restless White, scrit- tarra, il lavoro viene qui proposto in una nuova to nel 2012 per Roberto Fabbriciani, è caratteriz- versione realizzata appositamente per questo pro- zato da un incedere costantemente ansioso e getto discografico. inquieto; assente qualsiasi tendenza melodico- In questo caso, diversamente da quanto solita- cantabile, il percorso è guidato da minimi gesti mente avviene nei miei lavori, la linea melodica spesso iterati con regolarità quasi maniacale ed in non solo rappresenta il punto di partenza per la questa prospettiva comunque fortemente espressi- determinazione di ogni aspetto della pagina, da va vengono utilizzate con decisione molte delle quello formale a quello armonico, ma viene effet- risorse timbriche - tradizionali o di recente acqui- tivamente esposta, sia pure in modo molto dilata- sizione - che il flauto può presentare. to, lacunoso e frammentato. La traiettoria narrativa non segue quindi un per- Ne deriva una sorta di approfondimento meditati- corso rettilineo, pur trovando attorno alla fine il vo e contemplante della sostanza emotiva del suo climax, quanto piuttosto un andamento a spi- canto, una sorta di commento a margine deside- rale, nell’ambito del quale gli elementi tornano roso di svelarne i riflessi più nascosti. senza una reale evoluzione del discorso. Ad eccezione di una breve sezione centrale, il pia- Sotterraneamente, a rendere coerente il tutto, noforte propone elementi di larga riverberazione, rimane tuttavia la caleidoscopica presenza di un spesso improvvisamente immobili nel tempo, breve frammento di sette suoni, elemento genera- quasi a dar modo a chi ascolti di poter intuire in tore dell’intero lavoro. un tempo sospeso la loro essenza. A caratterizzare la sostanza timbrica del lavoro OYA NO UCHI concorrono la semplicissima preparazione del pianoforte, per il quale si chiede di smorzare le Scritto per Akiko Kozato e Aki Kuroda su invito di corde più gravi con un peso e di porre una cate- Luca Schieppati nel 2016/17 in occasione delle nella metallica o un foglio di alluminio nel registro celebrazioni per il 150° anniversario dell’avvio acuto, nonché l’utilizzo di una piccola campana delle relazioni diplomatiche fra Italia e Giappone da parte della cantante, a scandire con immobile Oya no Uchi (La casa dei genitori) si sviluppa ritualità gli snodi del cammino. prendendo come centro della riflessione composi- tiva il canto popolare giapponese Takeda no 4 5 PMS PMS 000 000 1 CADENZE di reiterata aggressività o di frantumazione estre- del pezzo, dilatata e assimilata di volta in volta chiude ripiegandosi sulle atmosfere iniziali carat- ma, in un’atmosfera di costante e multiforme alle caratteristiche delle sezioni attraversate, si terizzate dal registro grave e volutamente colorato Cadenze per violino e pianoforte ritorna nel 2017, instabilità cadenzale. Cadenze è dedicato a stende, non riconoscibile se non a tratti, l’intera di respiro dell’ottavino nonché dalle corde gravi a distanza di poco più di un decennio, su materiali Francesco Parrino e Dario Bonuccelli. linea melodica del brano originario. stoppate del pianoforte. Un’ultima, lunga pausa e allora non portati a conclusione e rifluiti fram- un brevissimo, estremo intervento degli strumenti mentariamente in vari lavori di quel periodo con DI MARE TREASURE MOUNTAIN riporta il percorso nel silenzio. rielaborazioni più o meno consistenti. Come indi- cato dal titolo, anche in questa configurazione Nell’esperienza musicale di ognuno di noi com- Treasure Mountain è un breve trio scritto apposita- LUZ definitiva il carattere di questo brano mantiene paiono, a certe svolte dell’età, brani che, pur pro- mente per lo “mmm...Ensemble” di Tokyo e per il aspetti di grande mutevolezza e di inquietudine venendo da ambiti diversissimi fra loro, segnano loro progetto “Hibari” in sostegno delle vittime del Un inizio nebuloso, indistinto. Facendosi largo in strutturale: brevi episodi, spesso di carattere molto in maniera definitiva il nostro percorso. Irrilevante terremoto del marzo 2011. un morbido tremolo i due strumenti trovano gra- contrastante, vengono messi in successione dando è spesso la qualità o il valore assoluto di questi Un noto canto dell’area di Fukushima, Aizu dualmente la loro strada, chiarendo le loro perso- ad ognuno di loro la sola possibilità di una brevis- brani, quanto invece risulta fondamentale il fatto Bandaisan, è il punto di origine del lavoro; esso nalità attraverso sviluppi che diventano sempre sima evoluzione direzionata o di alcune iterazioni di averci incontrati e di essersi messi in fase con rimane quasi nascosto all’inizio, trasformato ed più instabili e tesi. Un episodio lento, sia pur ricco più o meno variate delle figure scelte di volta in tutte le nostre tensioni del momento e di averle elaborato in molteplici modi; solamente nell’epi- di tensione, porta a conclusione la prima parte di volta. Nulla si ripresenta a distanza, venendo incanalate verso una dimensione superiore. sodio finale le distanti linee dell’ottavino potreb- Luz. quindi meno una precisa consequenzialità struttu- Di mare, scritto nel 2013 per Carlo Boccadoro, si bero lasciarlo intuire. E’ proprio la presenza del- La seconda sezione si apre con il medesimo tre- rale (unica eccezione è il perentorio gesto inizia- lega appunto ad uno di questi brani-snodo, già l’ottavino a costituire una sorta di cornice al lavo- molo iniziale e subito si presenta come una sorta le, ripresentato in chiusura come una sorta di impiegato anni prima in Il mare immobile per tre ro, essendo esso presente anche all’avvio del di variazione abbreviata della parte precedente, in estremo tentativo di dare ordine alla dispersione flauti dolci bassi; poco importa qui dichiarare di pezzo, bloccato nel suo registro più grave come in cui tutto viene estremizzato e distorto. I ruoli si centrifuga presentata dal lavoro in tutto il suo per- cosa si tratti, perché chi legge queste righe rimar- cerca del giusto cammino. L’ambiente evocativo fanno nettamente definiti, con il flauto a tentare corso). Il rapporto che si crea fra i due strumenti si rebbe quanto meno perplesso rispetto ai gusti del chiaramente legato a suggestioni etniche giappo- linee melodiche di energica drammaticità nel regi- colloca in territori non sovrapponibili a quelli più sottoscritto (anche se, occorre segnalarlo, l’incon- nesi viene abbandonato nel corpo del lavoro, stro acuto mentre al violino vengono affidati ruvi- consueti, vedendo non poche volte il violino in un tro avvenne in età preadolescenziale...). dove, sostituitosi all’ottavino, il flauto in sol ed il di elementi di sostegno. La tensione precipita in ruolo subordinato rispetto al pianoforte (in alcuni La sovrapposizione di due accordi del brano ispi- violino oscillano fra momenti di grande assertività una breve cadenza estremamente aggressiva del casi addirittura quasi di meccanico scanditore di ratore (e il primo dei due, che apre anche il mio e parentesi più raccolte. Il pianoforte, se pur pre- violino, improvvisamente interrotta dal silenzio e tempo) e comunque quasi ovunque lontano da lavoro, mantiene comunque per me a distanza di valentemente destinato ad un ruolo di sostegno e da un fugace passaggio subito lontano, quasi connotazioni cantabili, ad eccezione di due brevi decenni una forza evocativa grandissima) dettano di completamento timbrico, si ricava due momen- come eco. accenni in quella direzione, approssimandosi la le regole strutturali della pagina, determinandone ti solistici di particolare densità, in cui le linee del Da qui si entra nella sezione finale: protagonista è conclusione del brano e confinati in pianissimo sia la successione delle sezioni sia la configura- canto originario si presentano pesantemente strati- ora il caldo canto del flauto ripegatosi nel registro nel registro più grave. Prevalgono invece gestualità zione di ogni minimo dettaglio; su tutta la durata ficate e compresse. Come ricordato, il lavoro si grave, quasi arabescato da figurazioni ornamenta- 6 7 PMS PMS 000 000 0 li del violino, canto che si spegne sul lungo re IL GRANDE RITRATTO Preceduto da un breve episodio energicamente subito sommesso, alternandosi brevi e semplici bemolle grave conclusivo. volitivo, il brano si spegne su un’ampia, pacata linee quasi di canto e rapidi incisi certo più ner- Luz, scritto nel 1997 per il duo australiano forma- In un romanzo - forse non tra i suoi scritti più presentazione del frammento di base, che compa- vosi ma ristretti entro dinamiche per lo più esilis- to da Laura Chislett e Thomas Jones, è stato rivisto conosciuti - di Dino Buzzati, dal quale questo re ora sovrapposto a se stesso più volte, secondo sime.