MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte

Monografie 1

1991 MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE PROVINCIA DI

MONTALDO DI MONDOVÌ Un insediamento protostorico. Un castello

a cura di Egle Mieheletto e Mariea Venturino Gambari

LEONARDO - DE LUCA EDITORI L'INSEDIAMENTO PROTOSTORICO E IL CASTELLO

Avvertenza Salvo diversa indicazione, il colore dei corpi ceramici e dei rivestimenti sono stati indicati sulla base delle Munsel/ soil c%r charts, Baltimore 1975. Sono state utilizzate le seguenti abbreviazioni: US: Unità Stratigra­ fica; d.: diametro; L.: lunghezza; L: larghezza; s.: spessore. Quando non diversamente indicato i disegni della ceramica sono in scala 1:3, quelli dei vetri, dei manufatti in pietra e dei reperti metallici in scala 1:2. Parte della documentazione grafica e fotografica è stata realizzata nell'ambito dei programmi di catalogazione dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. 14 MONTALOO DI MONOOvì

Fig. l Tip~logie ceramiche della prima età del Ferro da siti del Cuneese (1, li : ; 2, 5-6, 9, 12: Montemale; 3-4, 7-8, l O: ; 13-15: , San Leodegario. Dis. M. Giaretti, S. Salines).

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Marica Venturino Gambari

Il Monregalese e la protostoria della Liguria interna nel suo riferirsi al tipo Trana, suggerirebbe un'appartenenza occidentale del Cuneese durante l'antica età del Bronzo alla sfera metallurgica dell'Italia nord-occidentale, in un momento in Il quadro archeologico e storico relativo al popola mento cui sono comunque attestati in Piemonte contatti con l'area 12 preromano del Cuneese all'interno del quale si colloca rodaniana • l'insediamento di Montaldo di Mondovl è allo stato attuale Per la medio-tarda età del Bronzo, se si eccettuano i dati assai scarno e lacunoso a causa del ridotto numero e della provenienti dagli scavi al Bric Tana di Millesimo (Savona), frammentarietà dei dati disponibili e della natura stessa dei che hanno restituito abbondante ceramica decorata a solca­ rinvenimenti, solo in minima parte frutto di scavi sistematici, tu re larghe e coppelle rilevate al centro, inquadrabile nel per lo più verificatisi in passato ed in circostanze cccasionali Bronzo Medio II (XVI secolo a.C.)", la cuspide di lancia di l e pertanto privi di dati di associazione e di contesto. produzione carpatica da Cuneo • e la limitata quantità di Il ritrovamento sporadico di un tranche! in selce da materiale recuperato nel corso dei sondaggi preliminari alla Mombasiglio', la presenza di ceramica graffita dalla grotta grotta dei Saraceni di , dove lo strato 6 sembra 2 dei Saraceni di Ormea e di frammenti decorati ad incisione attribuibile ad un orizzonte dell' età del Bronzo recenteJJ , con motivi a reticolo e cordone con impressioni a forma di non si hanno elementi sufficienti che permettano un'ade­ otto dalla grotta Le Camere di Alto]. le numerose asce ed guata comprensione della dinamica del popolamento uma­ accette in pietra verde levigata rinvenute diffusamente sul no di questa area tra il XVI e la fine del XIII secolo a.c. territorio (, Carrù, Mura?zano, , Gares­ Il quadro si fa più ampio ed articolato con l'età del sio, Ormea ... )4 testimoniano una presenza umana nella zona Bronzo finale (XII-X secolo a.C.) alla quale vanno riferiti i a partire dal Neolitico. È questa una fase della preistoria pur limitati nuclei di necropoli rinvenuti nel Cuneese, come l 6 l piemontese in cui, in concomitanza con la diffusione dei Boves e Chiusa Pesio \ sostanzialmente estranei alla cultu­ l8 processi di neolitizzazione', a partire dalla fine del VI ra Protogolasecca , ed alcuni siri di abitato recentemente millennio a.C. più stretti sono i rapporti con la Liguria; la individuati sui rilievi che circondano la piana di Cuneo, 19 revisione operata sui materiali neolitici di Alba provenienti come a Monremale , e a FossandO. dalle vecchie cave di argilla6 e la recente ripresa degli scavi È già stato sottolineato come fin dal XII secolo a.c. nell'area del Santuario della Moretta7 hanno infatti eviden­ sembra essersi operata, rispetto alla relativa omogeneità ziato la forte influenza esercitata dalla Cultura della Cerami­ riscontrabile nell'età del Bronzo recente, una netta distin­ ca Impressa ligure su un contesto di tipo Neolitico Antico zione tra un'area golasecchiana ed un'area più propriamente Padano, che mostra comunque caratteri proprii e peculiari, ligure, quest'ultima caratterizzata dall'insorgere e perdurare e le affinità esistenti con i gruppi liguri ed in particolare con di stretti rapporti commerciali con la cultura dei Campi l'area del Finalese. Non è escluso che in questo ambito la d'Urne della Francia orientale e meridionale, chiaramente stessa geografia fisica del Monregalese, caratterizzata dalla percepibili dall'influenza esercitata sulle tipologie cerami­ mancanza di cime elevate, dall'andamento longitudinale che oltre che dalla stessa presenza reciproca di manufatti di l delle valli fluviali e dalla facilità di contatti con l'entroterra e importazioneI . Per quanto le indagini siano allo stato la costa liguri, abbia concorso a definire un ambiente attuale ancora in una fase largamente preliminare, è interes­ particolare con una connotazione di zona-filtro e di collega­ sante notare come, analogamente a quanto già riscontrato in 22 mento tra le popolazioni dell'interno e quelle della costa. numerosi siti della Liguria, sia costiera che dell'entroterra , Meno consistenti sono i dati relativi alle prime età dei si verifichi in taluni casi una continuità degli abitati dall'età Metalli; oltre al sepolcreto eneolitico della grotta Le del Bronzo finale alla prima età del Ferro, come a Fossano, Camere8 ed ai materiali, peraltro di inquadramento cronolo­ Montemale, Chiusa Pesio ... , in modo simile a quanto gico problematico, provenienti dall'Arma del Graj di attestato nel Piemonte settentrionaleB e, anche se in misura 9 Ormea , il frammento di ascia a margini rialzati di Montaldo minore, nell'Alessandrino (Guardamonte di Gremiasco), e 4 (fig. 61) rappresenta finora l'unico reperto attribuibile alla più in generale nei contesti d'OltralpeI • Forti analogie con antica età del Bronzo, in un momento in cui la generale siti della prima età del Ferro della Francia orientale sono scarsità di attestazioni su tutto il territorio piemontese fa evidenziate anche dalle tipologie della ceramica ed in risaltare l'importanza dei rinvenimenti di Alba, via T. particolare dalla presenza generalizzata di vasi ovoidi con Bubbio, dove sono state rinvenute sepolture riferibili alla orlo estroflesso e cordone applicato, generalmente a tacche, fine dell'Eneolitico ed agli inizi dell'antica età del Bronzo", collocato di solito sulla spalla nel punto dove l'orlo inizia e di corso Langhe e corso Europa, dove indagini recenti ed l'estroflessione (figg. l, 1-3, 8), talvolta sostituito nella in parte ancora in corso hanno portato alla localizzazione di medesima posizione da una fila di impressioni digitali o a strutture pertinenti ad aree di abitato riferibili ai medesimi stecca (fig. 1, 9-10), comunemente attestati in contesti di orizzonti Il . In particolare il frammento di ascia di Montaldo, fine IX e VIII secolo a.C.v; anche la ricorrente presenza di 16 MONTALDO DI MONDOvi

Fig. 2 Localizzazione dei principaH siti pre-protostorid a sud del Pa citati 21. Breolungi; 22. Villanova Mondovl; 23. Montaldo di Mondovl ; 24. nel testo: L Monteu da PO i 2 . ; 3. Cavour; 4. ;. 5. Mombasiglio; 25. ; 26. Ormea; 27. Alto; 28. Millesimo; 29. Savona; 30. ; 6. ; 7. Busca; 8. Montemale; 9. Bee Berciassa; lO . Genova ; 31. Uscio; 32. Liharna; 3.3 . Vigana; 34. Guarclamonte di Gremia­ Boves; Il. Chiusa Pesio; 12 . Cuneo; 13. Cemallo; 14. Fossano; 15. sco; 35 . Monleale; 36. Cassine; 37. Villa del Foro; 38. CasteUo d'Annone; Benevagenna; 16. ; 17 . Pollenzo; 18. Alba; 19. Dogliani; 20. Carrù; 39. Pornassio. UNA STAZIONE DEI "L1GURES MONTANI" NEL MONREGALESE 17

orli svasati troncDconici, di bicchieri con orlo estroflesso etruschi, probabilmente con funzione di promozione e di decorati a larghe scanalature (fig. 1, 5-6) e di scodelle controllo delle attività commerciali, in siti liguri di VI secolo carenate a profilo angoloso (fig. 1, 13) richiama ambiti a.C. si coglie anche nella presenza di attestazioni epigrafi­ 46 francesi databili alla fine dell'VIII secolo a.c.", rimarcando che, come a Villa del Foro , ma soprattutto a Busca, dove una larga uniformità di caratteri della cultura materiale che una stele funeraria realizzata con un grosso ciottolo di sembra andare al di là di precisi e non occasionali rapporti quarzite locale riporta condotta tra rotaia la scritta: mi suthi 27 47 commerciali , esprimendo una sostanziale omogeneità cul­ larthial muthikui • turale. La stele, databile sulla base dei caratteri alfabetici Anche se non mancano elementi di contatto con l'area dell'iscrizione alla fine del VI secolo a.C.48, sembra facilmen­ della Cultura di Golasecca e con quella "Taurino-Salassa", te interpretabile come segna colo tombale di un ligure non è escluso che proprio un temporaneo abbandono delle indigeno etruschizzato, tanto da denominarsi con un preno­ zone di pianura a nord del Po, forse per fenomeni climatici me etrusco e da farsi seppellire, una volta tornato nella sua ll dovuti al passaggio tra Suh-boreale e Sub-atlanticd , tra il terra di origine, con una stele inscritta al modo volterra no­ 4 IX e l'VIII secolo a.c. abbia concorso ad accentuare nella senese \ o di un etrusco di probabile origine padana'o ; non è prima età del Ferro se non la separazione certo una escluso che la sua presenza a Busca possa essere in qualche evoluzione parallela del territorio compreso tra il Pa ed il modo collegata anche allo sfruttamento ed al commercio dei Mar Ligure, rispetto al comprensorio ticinese ed a quello granati delle Alpi Marittime, come proposto da F. Benoìt, 9 torinese-biellese.2 • E da questo momento che sembra possi­ anche se il principale interesse degli Etruschi per queste aree bile individuare un filo conduttore unitario nello sviluppo doveva essere il collegamento con le zone minerarie transaI­ delle culture liguri dell'età del Ferro, della cui articolazione pine e la via del Rodano verso nord'l. Il rinvenimento della è stata proposta una divisione in tre grandi periodi, stele a Busca, ubicata allo sbocco della valle Maira in pianura praticamente coincidenti con quelli golasecchianpo; di que­ e quindi in facile collegamento con la valle del Tanaro, sti il primo, comprendente i secoli IX-VII a.C., appare attraverso la confluenza dello Stura di , sembrereb­ caratterizzato, oltre che dalla già ricordata continuità con be una conferma dell'utilizzo dell'asse fluviale Po-Tanaro l'età del Bronzo finale, dal primo organizzarsi, soprattutto come direttrice di un'espansione a carattere prevalentemente lungo le vie fluviali del Po e del Tanaro, di traffici commerciale verso ovest, anche se non si può escludere a commerciali che determinano in Piemonte la prima compar­ priori un rapporto diretto, cioè senza la mediazione dell'E ­ sa di manufatti etruschi, come l'elmo villanoviano di Asti31 , truria padana, tra l'Etruria mineraria e la Padania, attraverso il rasoio di Monteu da P0 32 , l'ascia ad occhio a lame empori costieri già attivi, come per esempio Chiavari, ortogonali da Pollenz033 ed il rasoio lunato dal territorio anteriormente alla fondazione di Genova'2 . Tali rapporti pollentin034 , e segnano una via che, attraverso l'Astigiano e sarebbero del resto provati proprio per l'area ligure anche l'Albese, punta direttamente ai valichi alpini delle valli dall'onomastica già a partire dalla fine del VII secolo a.c., Stura, Maira, Varaita e Po verso le zone minerarie delle come dimostrano i recenti rinvenimenti di Castelnuovo Hautes Alpes francesi, in cui si riscontrano precise confer­ Berardenga ~3 . me tra il materiale archeologico di importazione3 ~ . Con la fine del VI e gli inizi del V secolo una lenta ma Con il VI secolo a.C. la presenza etrusca si è ormai graduale penetrazione di popolazioni transalpine a piccoli consolidata anche nel settore più occidentale dell'Italia gruppi, probabilmente già insediatesi in area alpina tra fine settentrionale ed è probabilmente da riferirsi a questo VII e VI secolo a.c., come indiziato dalle sepolture ad momento e da interpretarsi in termini di supremazia inumazione di Crissolo, in valle POH, e progressivamente economica e commerciale più che politica, l'affermazione di penetrati nel Piemonte occidentale", in perfetto accordo con Tito Livio di un dominio degli Etruschi su tutto il territorio la notizia riportata da Tito Livio che data ai tempi di a nord degli Appennini, con l'eccezione dell'area veneta36 . Tarquinio Prisco e della fondazione di Massalia un primo Fissatesi lungo le principali vallate fluviali, importanti vie di passaggio di Galli attraverso le AlpP\ sembra gradualmente traffici risalgono il Ticino in direzione dei gruppi halstattia­ sconvolgere il sistema commerciale a cui erano in gran parte ni transalpini, favorendo tra l'altro l'introduzione dell'alfa­ legati e da questo dipendenti molti centri liguri, ed in 37 beto e della scrittura , il Tanaro, almeno fino a Pollenzo, particolare quelli ubicati in pianura e lungo i corsi d'acqua, organizzando empori a carattere commerciale, come Villa provocandone un repentino abbandono e dando origine ad del Foro (Alessandria) (dove si sviluppa una produzione di un fenomeno di arretramento dei Liguri verso l'area alpina tipologie ceramiche di impasto che tendono ad imitare le ed appenninica che determina un rapido isolamento e che principali forme in bucchero di produzione padana)38, ed il caratterizza la seconda età del Ferro in tutta la Liguria P 0 39, mentre la creazione di un emporio marittimo a interna. Genova, con evidente funzione di apertura verso i mercati È interessante notare come le segnalazioni delle finora settentrionali, con la fine del VI secolo a.C. attiva anche pur limitate presenze galliche nell' area a sud del Po si itinerari interni attraverso le vallate appenniniche in direzio­ collochino proprio lungo la via del Tanaro, segnando a 40 ne della pianura e dei centri golasecchiani • ritroso l'itinerario percorso dal commercio etrusco in dire­ È in questo momento, corrispondente al II Periodo zione delle Alpi marittime, costituendo fattore di conoscen­ 41 Ligure , che si diffondono anche nel Piemonte meridionale za e motivo di richiamo dei gruppi celtici verso la pianura, 42 il bucchero ) prodotto sia nell'Etruria padana, come a Villa come non mancano di sottolineare anche le fonti'7 , eviden­ del Foro e Revigliasc043, che nell'Etruria interna, come a ziando nella componente economica una delle motivazioni Libarna, al Guardamonte di Gremiasco e Monleale44 , ed principali delle invasioni. Oltre alla recente segnalazione di altri beni di lusso come la ceramica etrusco-corinzia e ionica tombe ad inumazione da Castello di Annone presso AstPS, è 4 di Villa del For0 '. Una discreta presenza di limitati gruppi significativo il rinvenimento di tipologie ceramiche e metal- 18 MONTALDO DI MONDOvì

Fig. 3 Villanova Mondovi. Pendaglio a cestello e fr. di fibula in bronzo (scala LI; dis. M. Giaretti).

Saint Sulpice (Vaud) databile al La Tène A" . Sulla base dei confronti citati sembra pertanto possibile attribuire il complesso dei materiali di Villanova Mondovi alla seconda metà del V secolo a.c.n ; è evidente l'importan­ za del rinvenimento che, oltre a precisare la cronologia della tomba di Pontechianale, conferma una precoce elaborazio· ne in area alpina della fibula tipo Certosa, rafforzando l'impressione di una certa tendenza alla caratterizzazione e regionalizzazione delle fogge metalliche delle fibule, già riscontrabile nello stesso areale fino dal VI secolo a.c." . Un netto cambiamento della geografia del popolamento, il calo demografico riscontrabile nelle aree di pianura collocate lungo le principali vie fluviali e di contro un certo 7 incremento nelle zone collinari e montane7 , chiaramente percepibile dalla aumentata densità degli insediamenti, sono gli elementi che contraddistinguono a sud del Po il III Periodo Ligure dell'età del Ferro, evidenziando una larga J omogeneità di caratteri della cultura materiale che si esprime soprattutto nell'adozione di tipologie e di sintassi li che di tradizione gallica a Villa del Foro, nei livelli riferibili decorative simiJi78. all'ultima fase di vita dell'abitato databili alla prima metà In questo ambito, in un contesto storico ormai radicaI· del V secolo a.c., come la fibula tardohalstattiana di un tipo mente mutato per il clima di crisi e di instabilità generatosi a analogo a quello documentato a Bragny'9 ed a Bagnolo San seguito del primo manifestarsi e del dilagare poi del 60 Vito , o la ceramica decorata a tubercoli di forma fenomeno delle invasioni galliche, con gli inizi del IV secolo piramidale6', strettamente imparentata con quella dei cd. a.C. alcuni indizi suggeriscono comunque il persistere di vasi a protuberanze presenti in contesti lateniani a partire dal contatti con l'Etruria che sembrano concentrarsi soprattut· 62 La Tène antico , finora documentata nell'Alessandrino solo to nel Piemonte meridionale. Se le oinochoai a vernice nera nel sito di Vigana, in valle Curone (IV·prima metà III secolo della Collezione Tornaforte, di cui una con decorazione a.c.)". sopradipinta attribuibile al Gruppo del Fantasma, rinvenu­ In questo quadro il Piemonte sud-occidentale, come del te a Libarna nel secolo scorso e databili al IV·III secolo resto la Liguria, non sembra essere stato interessato dal a.C.79, si possono anche spiegare in termini di scambi fenomeno; la pur scarsa documentazione disponibile per commerciali con l'oppidum di Genova, sembra invece chiara questo periodo, come la tomba di Pornassio presso il colle espressione di gruppi etruschi, pur limitati, ancora inseriti M di Nava , attesta tra VI e inizi V secolo a.C. la presenza di nel tessuto protostorico locale, la stele funeraria di Momba· gruppi liguri che praticano ancora il rito dell'incinerazione, siglio, edita nel 1934 e di recente oggetto di revisione da con deposizione dell'urna contenente le ossa combuste ed il parte di L. Mercando e G. Colonna'" (fig. 4). corredo in una cassetta litica, secondo un uso attestato a Databile al IV secolo a.c., tipicamente etrusca per Chiavari fino dall'VIII secolo a.c.~. tipologia e per l'iconografia del rilievo figurato, una figura Mentre mancano al momento elementi per un corretto maschile adagiata su kline ed una femminile seduta su inquadramento dei reperti metallici di Benevagienna (due trono, con confronti nell'Etruria interna (Chiusi, Volterra) e fibule, di cui una a sanguisuga, due catenelle con pendagli, marittima (Tarquinia), essa riporta, realizzata con una una collana ed un'armilla in bronzo)&6 , in parte riferibili a esecuzione alquanto maldestra, una iscrizione in lingua questo periodo, sono sicuramente databili ad un orizzonte etrusca: husi (e) vete zalle. Sulla base dell'interpretazione di di V secolo a.C. i pur sporadici materiali di Villanova ColonnaB-l, la stele sarebbe da riferire alla sepoltura di un Mondovi, forse pertinenti ad una tomba sconvolta nel corso etrusco di probabile origine italica, forse dall'area fiesolana, 67 di lavori edili agli inizi degli anni Settanta ; si tratta di un confermando una persistenza di rapporti tra Etruria setten· pendaglio a cestello di forma tronco conica a base convessa trionale e Liguria, anche interna, già indiziati a partire dalla (fig. 3, 1) attribuibile alla variante d di De Marinis"', e di un fine del VII secolo a.c. ~ . frammento di staffa, con terminazione tronco conica desi· Un ulteriore indizio in questa direzione potrebbe venire nente a bottone decorata alla base da doppia linea incisa dalla presenza di un manufatto in bronzo, attualmente (fig. 3, 2), di una fibula di tipo Certosa, con attacco conservato presso l'Istituto Tecnico G. Baruffi di Mondovi dell'arco a sezione lenticolare ed appendici laterali. Que· tra i materiali di una vecchia collezione, con incerta st'ultima, analogamente all'esemplare integro rinvenuto a indicazione di provenienza" dal Cebano"83. Si tratta di uno Pontechianale in valle Varaita in una tomba a cremazione specchio di forma circolare, del diametro di circa cm 11,5, 69 entro cassetta litica , con il quale particolarmente stretti con bordo ingrossato e costa liscia ed inclinata; il manico, o 70 sono i confronti , pur derivando dallo schema della fibula più probabilmente un codolo destinato ad essere inserito in Certosa di tipo ticinese, attestata in area golasecchiana nel un supporto deperibile, è fissato sopra la lamina con una G IIIAl e A2 71 ma presente anche in contesti transalpinF2 ed saldatura moderna che non rende possibile la lettura 73 in Piemonte, come a Belmonte , rappresenta una variante dell'originario attacco, anche se sembra probabile che fosse più massiccia e, almeno per l'esemplare di Pontechianale, fuso in un solo pezzo con il disco; la sua terminazione con molla di tipo La Tène a corda interna, con confronti modanata trova confronto in un esemplare da una tomba ad 84 anche in ambito alpino occidentale, come nella tomba 50 di inumazione di Poggio dell' Agnello a Populonia • Il precario UNA STAZIONE DEI "LIGURES MONTANI' NEL MONREGALESE 19

Fig. 4 Mombasiglio. Slele con iscrizione elrusca, particolare.

4 stato di conservazione del reperto non rende possibile, in Oneglia, attestati anche in età romana ma soprattutto attesa del restauro, accertare l'eventuale presenza di una medievale'17 , rende plausibile ipotizzare per un possibile decorazione incisa a bulino. In via preliminare lo specchio insediamento preromano un ruolo non dissimile da quello dell'Istituto Tecnico di Mondovi sembra databile tra la esercitato durante l'età del Ferro da Libarna in rapporto a 88 seconda metà del IV ed il III secolo a.c., sia per la Genova , costituendo nello stesso tempo " base per la particolarità di essere stato fuso in un solo pezzo che per le diffusione nell'interno di materiali di importazione, perve­ ridotte dimensioni. nuti via mare nei centri liguri costieri, e luogo di mercato e È evidente l'interesse del rinvenimento, qualora una di scambio di prodotti agricolo-pastorali o di materie prime 89 revisione dei dati di archivio potesse precisarne la prove­ da parte delle comunità indigene della Liguria interna • nienza dal Cebano, confermando il dato di una presenza Nel caso di Ceva, uno stretto rapporto potrebbe essersi etrusca non limitata alla sola Mombasiglio, in un momento instaurato con Savona'XI , definita da Tito Livio oppidum dei cronologico praticamente coevo all'insediamento protosto­ Ligures Alpini91 ed apparentemente unica realtà a carattere rico di Montaldo di Mondovi (fine IV-II secolo a.C.), per le urbano documentata dalle fonti nella Liguria di ponente nel implicazioni di carattere culturale e storico connesse alla corso del III secolo a.C., dotata di un approdo naturale e presenza di un tale manufatto in un ambito così periferico. probabilmente di un porto attrezzato se Magone può farvi Anche se finora non aveva trovato alcun riscontro nella stazionare dieci delle sue navi all'àncora come presidio, documentazione archeologica, l'esistenza di un centro prero­ dopo aver distrutto Genova (205 a.C.)92 ; a maggior ragione mano a Ceva, noto attraverso le fonti per la menzione del questa ipotesi sembra plausibile se si considera lo stato di coebanum caseum prodotto nell'Appennino ligure8!! , è stata contrasto e di guerra aperta, a cui accennano ripetutamente 93 di recente ipotizzata anche su base linguistica, ;'caeva da una le fonti , tra le tribù dei Ligures Montani e gli Ingauni, con radice *keiuo che trova singolari riscontri anche in iscrizioni coinvolgimento da parte di questi ultimi prima dei Cartagi­ etrusche della fine del VII secolo a.C."- La stessa collocazio­ nesi di Magone e poi, dopo il 201 a.c., dei Romani, per le ne geografica, in un punto obbligato di convergenza di operazioni militari condotte contro le popolazioni dell'in­ itinerari che collegavano l'entroterra alla costa, attivando terno, con conseguente sottomissione dei Montani e loro percorsi diversi in direzione di Savona, Finale, Albenga e aggregazione, mediante la formula dell'attributio, alla giuri- 20 MONTALDO DI MONOOvì

Fig. 5 Montaldo di Mondovi. IGM 1:25 .000, Foglio 91 ().

sdizione del municipio di Albingaunum'J4. Non va inoltre dimenticato che la Liguria costituiva una riserva di manodopera militare (e forse anche servile), come ricordano esplicitamente le fonti accennando anche alle leve di Liguri e di Galli operate da Magone nel periodo in cui stazionava tra Vado e Savona (205 a.C.), anche per "la grande moltitudine di uomini di entrambe le popolazioni che si trovavano concentrate in quella zona"~; non è escluso che il reclutamento di contingenti di mercenari potesse costituire, accanto a più abituali attività a carattere commer­ ciale legate all'esportazione di vino, cereali o altri beni, una delle ragioni della presenza etrusca nei territori della Liguria interna occidentale, come del resto documentato nella Gallia meridionale a partire dalla prima metà del V secolo a.C.96, giustificando un interesse specifico di gruppi etruschi ad essere presenti in empori costieri, come Savona97 e, forse più limitatamente, nell'interno. È già stato evidenziato come tra la fine del Vegli inizi 5 del IV secolo a.c. le invasioni galliche abbiano determinato una concentrazione delle popolazioni tiguri in aree monta­ ne, di più difficile accesso e con limitate risorse a disposizio­ di occupazione hanno gravemente danneggiato strati e nei in questa situazione un'economia povera, legata a forme strutture di età protostorica riferibili ad un abitato della di pura sussistenza, può avere creato le premesse per lo seconda età del Ferro (fine IV-inizi II secolo a.c.), fino a sviluppo di quel mercenriato dei Liguri presso Cartaginesi e renderne talvolta problematica la leggibilità; la prova più Greci ripetutamente documentato nelle fonti9s• - Come è evidente di tale distruzione è costituita dalla notevole infatti stato osservato per i mercenari arcadi, ma analoghe quantità di ceramica preromana di impasto rinvenuta nei considerazioni valgono per i Liguri, questi possono conside­ livelli medievali (tab. 8, cp. Catalogo),. Tuttavia, nonostante rarsi un prodotto di un'economia povera, tipica delle le limitate presenze di elementi strutturali riscontrati ancora regioni di montagna, le cui attività, ed in primo luogo in situ, i dati raccolti nel corso degli scavi e la loro successiva l'allevamento, potevano essere svolte da donne e vecchi, elaborazione permettono di formulare alcune considerazio­ risultando in qualche modo complementari al servizio ni ed ipotesi sulla consistenza e sull'articolazione dell'inse­ 99 lOl mercenario svolto dai maschi adulti • diamento dell'età del Ferro • Anche se manca finora nei siti della Liguria interna una Sulla base della documentazione di scavo sembra infatti documentazione archeologica specificamente riferibile a che l'abitato protostorico non fosse di grandi dimensioni né questi aspetti, il riconoscimento, nel corso di una prima munito di opere di fortificazione 100+; va comù'nque considera­ revisione operata delle collezioni numismatiche del Museo to che con l'impianto del castello la morfologia dell'altura è Civico di Cuneo, di alcune monete di coniazione punica del stata pesantamente alterata, come dimostrano ancora le III secolo a.c. di sicura provenienza locale (Borgo San tracce di consistenti tagli operati sul substrato roccioso sia Dalmazzo, Caraglio, Chiusa Pesio) IOO potrebbe costituire un per isolare il rilievo sul lato ovest, sia per regola rizzare, indizio in tal senso, significando, come già sottolineato per spianandola, la superficie, probabilmente anche allo scopo altri popoli italici10l , la presenza all'interno delle comunità di recuperare materiale litico da costruzione. Le strutture di liguri cuneesi di individui che avevano svolto in un determi­ abitato ancora individuabili non appaiono collocate sulla nato periodo della loro vita un'attività di mercenariato, sommità ma ad una quota immediatamente inferiore, quasi retribuito con moneta coniata. adattandosi alla morfologia del poggio che isola il settore più elevato, occupato poi in età medievale dalla torre e dal corpo principale del castello. Tale collocazione, oltre ad essere ispirata a motivazioni di carattere climatico, essendo il ripiano inferiore meno esposto e quindi più naturalmente L'insediamento protostorico di Montaldo di Mondovì riparato, e di visibilità eia difesa, interessando i lati in cui e la seconda età del Ferro /tel Momegalese più ripide e scoscese sono le pareti, può essere in parte dovuta anche ad una intenzione di utilizzare funzionalmente Della mutata situazione storica determinatasi con la fine la roccia, per alloggiare travature lignee per piani pavimen­ del V secolo a.c., l'insediamento protostorico del castello di tati o per la copertura; non è escluso che potessero essere Montaldo di MondovI rappresenta un esempio significativo, stati praticati fino da allora tagli nella roccia, scavando in collocandosi in un'area interna anche se collegata con la valle parte il fondo delle capanne per ricavare ambienti su due del Tanaro mediante il corso del torrente Corsaglia. livelli, riutilizzando nel contempo il materiale di risulta, Il sito è ubicato sul limite settentrionale di un crinale secondo esempi documentati in abitati dell'età del Ferro lO allungato in direzione nord-s ud che divide il corso del dell'Italia nord-occidentale, come a Como ' . Quest'ultima Corsaglia da quello del Roburentello102 , in una posizione possibilità, sebbene non accertabile stratigraficamente per elevata che domina la piana di Mondovi. Una naturale le pesanti mano missioni delle strutture protostoriche in età tendenza all'erosione ma soprattutto le opere connesse medievale, oltre ad essere resa plausibile dalla morfologia all'impianto originario del castello ed alle sue successive fasi stessa del luogo, fornirebbe una spiegazione possibile alla UNA STAZIONE DEI "LIGURES MONTANI" NEL MONREGALESE 21

Fig. 6 Planimetria delle strutture e dei depositi protostorici.

o IO.OOm. I I

limitata estensione dell'area apparentemente abitata, in ·con indizi di fluitazione è invece la ceramica dell'età del quanto concentrerebbe su superfici ridotte gli ambienti più Ferro recuperata in altre Aree dello scavo, nelle zone più propriamente utilizzati come abitazione e quelli destinati a elevate della collina del castello, dove non si sono rinvenute magazzino. Una parziale conferma di questa ipotesi sembra strutture a carattere abitativo mentre è stato possibile venire dalla presenza, seppure limitata (Area IV, US 153), di localizzare, per la particolare concentrazione di coppelle in strati riferibili alla fase 1 contenenti scaglie di serpentinosci­ connessione ad un pozzo, un settore che si connota come 108 sto, possibile prodotto di scarto di un'attività di taglio della probabile area sacra • roccia. Purtroppo quanto si è conservato non è sufficiente per Unità stratigrafiche, ancora in posto, attribuibili con una definire l'articolazione planimetrica dell'abitato; anzi molto certa sicurezza106 alla fase protostorica (fig. 6) sono state spesso lo stato di conservazione dei resti rende problemati­ individuate in diversi punti dell'altura, dove gli strati ca persino la stessa interpretazione degli elementi individua­ superiori, riferibili ad opere di sistemazione connesse alle ti, come nelle Aree I, IV e V"" (fig. 6) lo strato nerastro e successive fasi di occupazione del castello, registrano una carbonioso (US 45), probabilmente già il risultato di un notevole quantità di ceramica protostorica, superiore in livellamento operato durante la seconda età del Ferro (come peso ed in numero di frammenti ad ogni altro tipo anche US 128), all'interno del quale si evidenziava ancora 107 ceramico , a dimostrazione della distruzione operata a una fossa di forma subcircolare (US 41b) conservatasi per danno dei livelli e delle strutture sottostanti, senza consi­ una profondità di circa cm 30, forse una grande buca di llo stenti trasporti di terra; alcuni frammeÌui infatti, rinvenuti palo ; l'analisi tipologica dei materiali sembrerebbe attri­ nelle stesse aree ma in unità stratigrafiche di fasi diverse, tra buire questi resti ad una prima fase di occupazione del 111 cui quella protostorica, sono risultati pertinenti ai medesimi sit0 , come dimostra tra l'altro la presenza nel riempimento recipienti, come la scodella carenata a basso piede concavo della fossa (US 41) del vaso situliforme decorato da una (fig. 66,8; Area VII, US 95 e 152) o il grosso dolio (fig. 65,4; sottile linea incisa di fig. 64,5. Nessuna ipotesi è consentita, Aree IV-VII-IX, US 95, 136, 152,227,235). Assai scarsa e data la limitatezza della documentazione disponibile, sul MONTALDODI MONDOVÌ 22:_____ . nella seconda eta Fig. 7 L'insediamento , del Ferro (d 15. · F · Corni). UNA STAZIONE DEI "LIGURES MONTANI" NEL MONRE GALESE 23 24 MONTALDO DI MONDOvt

rapporto tra queste unità stratigrafiche e le vicine buche di pare verosimile che esse siano state realizzate almeno in palo (US 111, 113, 115, 115b, 126, 126b), al di là di una parte con l'utilizzo della tecnica del cd. incanniccioto; ll6 generica conferma dell'utilizzo del ripiano inferiore anche largamente attestata in ambito ligure , documentata anche sul lato settentrionale. ~ in centri urbanizzati, come nell'abitato etrusco di Bagnolo Più interessante, sul lato orientale della collina, solo in San Vitol17 ed in quello golasecchiano di Carnali!, ricordata ll9 parte al di sotto di uno strato della potenza di circa 10-30 ancora dalle fonti , essa consisteva nel collocare, all'interno cm (US 152), riferibile probabilmente alla fase di abbando­ della struttura delineata dai pali portanti, travi, rami o no della struttura, il rinvenimento di una serie di buche di canne lignei in modo da formare un intreccio o "graticcio", palo (US 217, 229, 231, 238, 241, 243, 245), allineate su tre successivamente riempito o rivestito di argilla che, seccan­ lati, di forma ovale, con il massimo diametro oscillante in dosi e indurendosi, talvolta in presenza di fuochi accesi media tra 40 e 50 cm, in parte scavate direttamente nella intenzionalmente, rendeva le pareti impermeabili e termoi­ roccia con una profondità variabile tra 15-20 cm, in parte solanti. all'interno dell'argilla sterile (US 239) che costituisce lo Il confronto con strutture ancora oggi attestate in area strato di disfacimento della roccia stessa, più profonde fino alpinal20 rende possibile ipotizzare per il tetto una copertura a 40-50 cm"'. L'area delimitata dalle buche di palo era di vegetale, forse in paglia di segale, la cui coltivazione è l21 circa 20 mq e indiziava la presenza di una capanna di forma attestata nelle adiacenze dell'insediamento • q)lasi rettangolare (fig. 6), con il lato maggiore lungo due Non è stato possibile ricavare dalla documentazione di volte e mezzo quello minore, a struttura lignea, probabil­ scavo alcun dato sul momento di edificazione della capanna; mente con copertura a doppio spiovente ed apertura verso non è del resto escluso che essa possa essere stata utilizzata, nord-est. È possibile che i pali, che assolvevano verosimil­ con eventuali possibili rifacimenti, per l'intero arco di vita, mente la duplice funzione di sostegno del tetto e di circa un secolo e mezzo, dell'insediamento, dalla fine del IV armatura delle pareti, costituendo la struttura portante della agli inizi del II secolo a.c. come dimostra l'analisi del 122 capanna, non fossero infissi direttamente nel suolo, ma materiale ceramico recuperato • L'area su cui insiste la collocati all'interno di un basamento più o meno alto, struttura è tra quelle dell'intero rilievo utilizzate fino dalla realizzato con spezzoni di roccia sovrapposti a secco a prima fase di occupazione del sito, come sembra suggerire creare una sorta di muro perimetrale, secondo un uso la presenza di lembi di deposito di età protostorica conser­ attestato già nell'età del Ferrolll ed ancora oggi documenta­ vatisi all'interno di fenditure e di avvallamenti della roccia 114 to in area alpina e prealpina ; questo potrebbe in qualche (Area VII, US 131, 154, 163 .. . ), con ceramica tipologica­ modo spiegare sia il ridotto numero di buche rinvenute, sia mente databile tra la fine del IV e la prima metà del III le diverse profondità e quote reciproche delle stesse, anche secolo a.C., come i frammenti di vaso situliforme decorato se non va sottovalutato l'effetto distruttivo che può avere ad unghiate senza riporto di argilla (fig. 64,3), del grande avuto su strutture tanto precarie l'insieme delle opere vaso ovoide con cordone sulla spalla (fig. 64,1) o ancora i connesse alla costruzione del castello medievale. frammenti di parete con impressioni digitali con riporto di Anche ad Uscio, la capanna dell'orizzonte 2 (seconda argilla (fig. 63,9-10). La presenza all'interno dei riempimen­ metà IV secolo a.C.), solo in parte conservatasi a causa ti delle buche di palo di elementi riferibili sempre a questo dell'erosione del versante, documenta l'utilizzo di muri primo momento, come i bicchieri biconici e quelli cilindrici perimetrali a secco, costituiti da massi di pietrame locale, con fila di tacche triangolari (fig. 65,9-10), non è dato con una doppia funzione di muro del terrazzamento artifi­ sufficiente per ipotizzare una costruzione della capanna ciale creato a monte e di basamento per le pareti In nella seconda metà del III secolo a.C., mentre è sicuramente incannicciata dell'abitazione; anche in questo caso le scarse ascrivibile a questa fase quanto resta dello strato di abban­ buche di palo riscontrate sono interpretate come connesse dono (US 152), che ha infatti restituito tipologie ceramiche all'alloggio di sostegni per la copertura lignea, mentre tarde, come il vaso situliforme decorato a zig zag con tacca sembra che le pareti poggiassero direttamente sul basamen­ triangolare all'intersezione degli angoli (fig. 65 ,1), general­ ll to di pietre ' . Non ci sono al momento elementi sufficienti mente documentato nei siti del Ligure III C (fine III-II per ipotizzare una possibile apertura del tetto per la secolo a.C.) I23. fuoriuscita di fumo, peraltro indiziata dalla presenza di una Le dimensioni e le caratteristiche dell'abitato suggeri­ buca di palo in corrispondenza del colmo sul lato opposto a rebbero un' assimilazione a tipologie insediative ben note in quello di ingresso, anche per la totale assenza di dati relativi Liguria nella seconda età del Ferro, caratterizzate da un all'esistenza di eventuali focolari, non riscontrati nel corso numero ridotto di abitazioni e dall'assenza di particolari dello scavo. opere difensive, che sono state interpretate come postazioni Alcuni frammenti di pavimentazione in concotto, rinve­ di controllo nell'ambito di vaste aree utilizzate per il 124 nuti soprattutto negli strati delle fasi 2 e 3 dell' Area I (US pascolo • 30, 34, 38) ed in parte nei residui di strato protostorico A Montaldo di Mondovi alcuni elementi, quali la dell'Area IX(US 235), che presentano superiormente una presenza di dolio, probabilmente con funzione di accessori superficie piana e lisciata, mentre la parte sottostante è fissi da dispensa, come a Monte Dragoné:", la produzione irregolare ed ingloba ancora frammenti della roccia sterile locale del vasellame ceramicol26 o l'impatto stesso esercitato di base, sono probabilmente da riferire al pavimento della sull'ambiente naturale sembrerebbero indiziare una presen­ struttura, impostato direttamente sulla roccia e, pare, senza za stabile sull'altura, anche se di un gruppo umano di la creazione di uno strato di preparazione di ciottoli o altro ridotte dimensioni. I dati paleobotanici disponibili indicano materiale drenante, di cui purtroppo non si è rinvenuta per questa comunità un'economia di sussistenza, basata su alcuna traccia in situo Mancano invece elementi concreti su coltivazioni annuali di cereali (orzo, grano ma soprattutto cui basare ipotesi circa la realizzazione delle pareti, anche se avena, segale e panico) e di leguminose (piselli, lenticchie e UNA STAZIONE DEI "UGURES MONTANI" NEL MONREGALESE 25

veccia), in un contesto ambientale fortemente controllato popolazioni stanziate in quella fascia compresa tra il Golfo dall'uomo con un'intensa attività di deforestazione, come del Leone ed il fiume Magra che le fonti storiche tradizio­ 127 suggerisce la presenza del nocciolo e della betulla , mentre nalmente ricordano come abitata dai LigurP~ 7. le limitate informazioni ricavabili dall'analisi della fauna La connotazione di intervento di emergenza dell'indagi­ documentano una presenza di Sus, Bas taurus e Caprai ne archeologica effettuata al castello di Montaldo non ha U8 Ovis ; non pare attestata alcuna attività a carattere vena­ reso possibile finora localizzare la necropoli relativa all'inse­ torio. diamento. I dati inerenti gli aspetti funerari della seconda I! quadro che si ricava dall'analisi dei dati archeologici e età del Ferro nella Liguria interna non sono al momento 48 natura!istici corrisponde perfettamente alle descrizioni forni­ molto numerosil ; per il Cuneese disponiamo solo di scarse te dalle fonti che indicano per i gruppi liguri dell'interno e limitate attestazioni che indurrebbero comunque a porre un'economia abbastanza povera, in gran parte a causa in relazione con i centri abitati del Ligure III B2 e IlIO" 129 dell'aspezza dei Iuoghi , ed una attività di allevamento a nuclei di sepolture ad incinerazione con tombe allineate su carattere pastorale 110, a prevalenza di caprovini con conse­ diverse file, a breve distanza l'una dall'altra, entro pozzetto guente produzione di latte e formaggill l e manifattura di o cassetta litica, talvolta con presenza di singoli ciottoli con 132 prodotti robusti ma di scarsa qualità in lana di pecora • Gli probabile funzione di segna colo tombale. lH insediamenti sono descritti come piccoli villaggi , talvolta I maggiori dati disponibili sono forniti dalla necropoli di come "poderi o capanne" sparse sul territorioU4 che trovano N arzole; purtroppo non indagata scientificamente ed i cui conferma nella pur relativa scarsità della documentazione materiali, anche se significativi sul piano tipologico, sono in archeologica disponibile'" (cfr. fig. 7) . genere privi di dati di associazione e di contestouo . TI I! livello di povertà dell' abitato di Montaldo si esprime complesso, oggetto di recente revisione1'1, è databile al III-II anche nella ridotta quantità di prodotti di importazione, secolo a.C., come conferma l'armilla in vetro a sezione come la ceramica a vernice nera, comunemente attestata nei piano-convessa di colore bruno-ambrato, con decorazione centri ubicati in prossimità della costa (Uscio, Monte Carlo, applicata in vetro di colore giallo-verde a motivo continuo a U2 per non parlare di Genova e Ameglia)U6, tradizionalmente zig zag irregolare , riferibile al tipo 5a di Haevernickm, più aperti ai traffici commerciali, documentando una ridot­ comunemente attestata anche in area alpina in contesti del tissima attività di scambio, forse di prodotti agricolo­ La Tène C l (seconda metà III - prima metà II secolo a.c.)'''; ll7 pastorali, come legname, miele o pelli , o di materie questa fu rinvenuta ancora all'interno di una grande urna l prime }8. Da questo deriva anche la scarsa presenza a situliforme a fondo piatto, corpo troncoconico e spalla Montaldo di una produzione di impasto che imita le forme a arrotondata"', di un tipo frequentemente attestato in conte­ vernice nera, ad eccezione del solo frammento di ansa a sti funerari cuneesi, come a Murello1'6 , a , Roata doppio bastoncello (fig. 63,15), diversamente da quanto Chiusanil'H , fino ad almeno tutto il I secolo a.C., come a attestato in centri liguri ubicati in prossimità, come Usciou9, Carrùus o a Cavourl'9 . o direttamente sul mare, come Genoval40, dove è nettamente Sempre riferibile ad un contesto 'tombale della seconda percepibile l'influsso formale dei tipi importati che servirono età del Ferro, purtroppo non precisamente Iocalizzabile, è il da modello, ed anche, seppure più limitatamente, in siti della piccolo vaso situliforme con spalla arrotondata e collo Liguria interna, come a Vigana ed a Cassine l ~ l . cilindrico rinvenuto a Chiusa Pesio alla fine del secolo Anche se verosimilmente le descrizioni delle fonti si scorso, conservato presso l'Istituto Tecnico G. Baruffi di riferiscono al periodo delle guerre romano-liguri e quindi al Mondovi'60 ; il reperto presenta sulla spalla, nel punto di momento più recente dell'insediamento di Montaldo, che tra attacco del collo, una decorazione a doppia fila di punti la fine del IV e la prima metà del III secolo a . c. ' ~ potrebbe impressi irregolarmente a stecca prima della cottura, che essersi sviluppato in un clima di relativa tranquillità, dopo gli inferiormente marginano una presa a linguetta di forma effetti indotti sulla geografia del popolamento dal fenomeno ovale allungata, impostata sul punto di massima espansione, delle invasioni galliche, non esiste alcun elemento fornito non forata ma nella quale due impressioni subcircolari dallo scavo che permetta di formulare ipotesi in tal senso. opposte simulano la presenza di un foro passante (fig. 8). Il Un certo isolamento ed una larga omogeneità di caratteri collo e la zona prossimale al fondo, su basso piede ad anello, della cultura materiale dei centri liguri cuneesi si esprime sono ricoperte da una vernice densa di colore nero, analoga anche nella monotonia delle tipologie ceramiche e delle a quella attestata in numerosi siti della seconda età del Ferro sintassi decorative che a Montaldo, come al Bee Berciassa, a ligure61 ed anche a Montaldol62 . Breolungi o a Dogliani, dove in loc. San Quirico sono Il particolare tipo di presa in associazione alla decorazio­ J segnalati resti di strutture (forse focolari?)14 , presentano ne a punti impressi, finora non documentata nei contesti di caratteri di uniformità, documentando una presenza ripetiti­ abitato esaminatil61, assimila al ritrovamento di Chiusa Pesio va di situliformi decorati con zig zag realizzati a stecca, in anche un frammento della necropoli di Narzolel64 che dopo varia composizione. la recente revisione ha potuto essere attribuito alla medesi­ Del resto gli stessi confromi istituibili con stazioni coeve ma tipologial6J ; anche se i dati sono al momento ancora dell' Alessandrinol" e della Francia orientale e meridionle, limitati, questi vasi sembrano costituire un precedente come nell'oppidum di Nages ed in Vaunage'" (dove nono­ decorato, a partire da analoghe forme ansate ma prive di stante alcuni storici, come Livio e Polibio, accennino decorazione, peraltro documentate nella stessa necropoli di ripetutamente ad un popolamento celtico di tutta la zona Narzolel66, di situliformi di ridotte dimensioni, non necessa­ 6 compresa tra il Rodano ed i Pirenei, il materiale rinvenuto riamente utilizzati come ossuariol \ anzi in un caso docu­ testimonia l'esistenza di un substrato indigenol46 la cui mentato almeno con funzione di vaso contenitorel68 , con una evoluzione si coglie senza interruzione a partire dalla prima tendenza alla caratterizzazione di uno schema antropomor­ età del Ferro), confermano l'unitarietà culturale delle fo , tipici dell'area cuneese (Chiusa Pesio, Narzole. Pollenza 26 MONTALOO DI MONOOvì

Fig. 8 Chiusa Pesio. Vaso cinerario (scala 1:2; dis. S. Agnese - M. Tallone) (traueggio = vernice di colore nero).

Savigliano, Centallo) e che trovano riscontro, pur nella rielaborazione del motivo, ancora in necropoli dell'età della l69 romanizzazione, come a Carrù • Come emerso dali' analisi tipologica del materiale di età protostorica di Montaldo, l'insediamento sembra esaurirsi con il primo quarto del II secolo a.C. 170; per questo periodo le fonti storiche, anche se purtroppo brevi e frammentarie, accennano ripetuta mente alle lotte tra Ligures Montani, il cui territorio è stato individuato nell' alta valle Tanaro ed in quelle dei suoi affluenti di sinistra ad est del torrente l7l Ellero , ed i Ligures Ingauni; con questi ultimi, come si è già detto, i Romani ben presto si allearono, probabilmente dopo il trattato del 180 a.C., e con una serie di campagne devastarono le coltivazioni dei Montani e li costrinsero alla 172 173 resa • La notizia riportata da Livio di una campagna militare del 179 a.c. contro i Liguri Montani, sui quali il console Fulvio riportò il trionfo dopo aver domato e disarmato 3200 Liguri e ridotto in potere di Roma la loro 17 regione, se riferita, come proposto da Lamboglia \ ai gruppi umani che popolavano l'alta valle Tanaro ed il Monregalese, concorderebbe con i dati di cronologia pro­ posti per la fine dell'abitato preromano di Montaldo, anche se nel corso degli scavi non si sono rinvenuti indizi che suggeriscano una distruzione violenta del sito. 8 E probabile che anche qui, come in altri siti, anche fortificati della Liguria internam, la romanizzazione abbia portato ad un abbandono forzato o spontaneo degli abitati nord dei crinali alpini, come attestato dall'epigrafia. All'in· 116 di altura , con concentrazione della popolazione in aree di terno di questa area era compreso anche il territorio di pianura fa cilmente individuabili lungo la valle del Tanaro Montaldo, i cui ritrovamenti di età romana sono finora tra Bastia Mondovl e Ceva; manca al momento una docu­ limitati al rinvenimento di sole epigrafi che ne testimoniano mentazione archeologica riferibile alla seconda metà del II l'appartenenza alla tribù Publilia'''. ed al I secolo a.C. che dia concretezza a questa ipotesi, La tardiva e lenta romanizzazione del cuneese, ancora anche se tombe a cremazione, purtroppo di incerta localiz­ chiaramente percepibile dalle formule onomastiche riporta­ l79 zazione e con corredi dispersi, ed epigrafi romane, anche di te nelle epigrafi, di chiara origine ligure , trova conferma, I secolo a.C. In sono segnalate dal territorio di . oltre che nella documentazione archeologica anche nelle I territori tolti ai Ligures Montani vennero di volta in fonti, che segnalano una tardiva attribuzione della cittadi­ volta annessi al municipio di Albingaunum, cosicché questo nanza ai gruppi di popolazione residenti fuori dalle città l80 in età imperiale abbracciava una vasta giurisdizione anche a romane •

NOTE 19 Materiali inediti al Museo Civico di Cuneo. lO VENTU RI NO GAMBARJ , 1988d, p. 64. I BAROCELLI , 1921. 21 D E MARIN IS, 1988, pp. 250-251. Il caranere no n golasecchiano dei siti 1 BERTONE _ SAPPA - SOMERO, 1980. dell'età del Ferro dell'area a sud del Po, tradizio nalmente inquadrala nella J LEALE ANFOSSI, 1957, fig. 5,15 1 ed inoltre maleriali inediti al Museo cultura di Golasecca (RITTATORE VONWILLER, 1975; P ERONI et a/, 1975 ), Civico di Cuneo. risentendo delle lacune della documentazio ne archeologica del P iemonte ~ G ASTALDI , 1869. merid ionale, era già stalo evidenziato nei primi lavori di sintesi sulla , BAGO Ll Nl, 1980, pp. 86 ss. protostoria piemonlese, soltolineando gli aspelt! transalpini di talune 6 GAMBA RI -VENTURINO GAMBARl-d 'ERRI CO, in stampa. componenti della cultura materiale (GAMB ARI - VENTURI NO GAMBARI, 7 VE NTU RIN O GAMBA RI , 1987a; in slampa. 1983, pp. 110-112). Recentemente, oltre allo studio sulla seconda età del 8 LEALE ANFOSS I, 1957. Ferro nella Liguria interna (GAMBARI - VENTURINO GAMBARI, 1988), la 9 NOVELLI, 1968; 1970; 1972. problematica è stata discussa in GAMBARl, in stampa a, ridefinendo i confini IO VENTURI NO GAMBARI, 1985, pp. 27-35. della cullura di Golasecca in senso stretto alla pianura vercellese ed al Po. Il Per corso Langhe cfr. VENTU RIN O GAMBARI, 1988c, pp. 58-59. 22 MILANESE, 1981, p. lO; MANNON I, 1985, pp. 256·257. 12 GAMBARI -VENTURINO GAMBARI, 1983, p. 107. 23 DEl. LUCCH ESE - DE MARINI S - G AMBAR I, in stampa. lJ D EL LUCCHESE·D E MAR INlS·GAMBARl, in stampa. 24 Cfr. Actes du 109" Congrès Nationa/ des Soci!t!s Savantes "Transition 14 GAM BARI _ VENTURINO GA MBARI, 1989. Dronu Final - Halstalt ancien: problemes chronologiques et cu/turelles", LI VENTURI NO GAM8ARI, 1983, p . 157. Dijon, 1984, Paris. 16 CARDUCCI, , 1940. 2' MILLOTTE, 1976, fig. V, 7·9; DAuMAS - LA UDET, 1985, fig. 19; PERRIN, l7 RITT ATORE, 1952a, pp. 41 ·44; RITTATO RE VO NW ILLER, 1975, Uv. 12 9; 1990, fig. 123 ,354·357. G AMBARI - VENTURINO GAMBA RI , 1983, pp. 11-112. 26 GOMEZ, 1984, fig. 3,8. 18 D E MARI NIS, 1988, p. 250. 27 D E MARINIS, 1988, p. 251. UNA STAZIONE DEI "L1GURES MONTANI" NEL MONREGALESE 27

28 DE MARJNIS, 1982, p. 90. 7J DE MARINIS, 1981, p . 225 . 19 GAM8ARJ, in stampa 9.. 72 BURNouF et al., 1989, fig. 11 ,1. XI GAMBARI • VENTURI NO GAMBARl, 1988. 7l CIMA, 1986, p. 14 7, fig. 307. li GAMBARI, 19899, p. 216. 74 KAENEL, 1987, p. 5 1, fig. 2. J2 GAMBARI, 1989c, [3V. LXXXIII B. 7' Un inquadramento preliminare della fibula di tipo Certosa con staffa JJ CARANCINI, 1984, n. 4470. desinente a bottone troncoconico tipo Pontechianale in GAMBARI - H Materiale inedito al Museo Civico di Bra. Il rasoio, individuato nella VENTURINO GAMBARI, 1988, p. 13 9, in assenza dei dati di associazione recente revisione del materiale protostorico rinvenuto nel territorio di dell'esemplare di Villanova, si limitava a fissare un termine ante quem Pollenza, in vista del prossimo allestimento del Museo Civico nella nuova intorno alla metà del II! secolo a.c. sede di Palazzo Traversa, è riferibile al tipo Belmonte, anche per la 76 Cfr. nota 69. La presenza di fibule Certosa di tipo ticinese nella Liguria caratteristica presenza, circa presso la metà del dorso, dei tre fori sulla occidentale è attestata per l'oppidum preromano di Sava (materiale inedito lama, ed in particolare alla variante A, per la assenza dell'ingrossamento esposto al Museo Civico di Savona, dagli scavi recenti nella Fortezza del dorsale (BIANCO PERONI, 1979, pp. 166-169), ed è databile alla prima metà Priamar; VARALDO, 1990). dell 'Vm secolo a.c. T1 MAN NONl, 1985a, pp. 257-258. j' GAMBARI, , 1989a, pp. 216·217. 78 G AMBARI _ VENTURINO GAMBARl, 1988. )6 Llv. V,J4. Una prima discussione dei dati riportati dalla fonte Iivia na in 79 VENTURI NO GAMBARI , 1987b, pp. 19·20, figg. 4-5. rapporto alla documemazione archeologica piemontese in GAMBARI , 1989a, l1li LAMBOG U A, 1934a; MER CANDO, in stampa. p.220. 81 Prolusione di G . Colonna sul tema "Etruschi sulla via delle Alpi J7 GAMBARI , 1989a; GAMMRI - COLONNA, 1988. occidentali" in occasione dell 'inaugurazione della mostra Vestigia CruSIU­ }I VENTURI NO GAMMRI, 1988b; GAMMRI - VENTURI NO GAMBARI, in nei, Reggio Emilia, 15 dicembre 1990. stampa. al GAMBARI - CO LO NNA, 1988, p. 154. J'I GAMBARl, 1989c; in stampa a . Il Devo la segnalazione a L. Mano di Cuneo; il dato non ha finora trovato ..o VENTURI NO GAMBARl, 1987 b; DE MARINI S, 1988, pp. 255-257. riscontro nell'inventario dei materiali depositato presso l'Istituto Tecnico, 41 GAMBA RI . VENTU RINO GAMBARI, 1988. che non registra peraltro neanche la provenienza, in questo caso certa 42 GAMBARI , 1989a, fig. 6. (PIGORINI , 1897), dei due vasi da Chiusa Pesio, appartenenti alla medesima 4) GAM BART _ VENTURI NO GAMBARI, 1987; FozzATI - GAMBARl, 1987; collezione. GAMBARl, 1989a, p . 217, fig. 7 A. Per un recente dibattito sulla produzione 84 MINTO, 1924, p. 24, fig. 9. e diffusione del bucchero, con particolare riferimento agli ambiti padani, ~ PUN, n. b. 42,241. cfr. gli Atti del Colloquio Produzione artigianale ed esportazione ne! mondo 8(, GAMBARI. COLONNA, 1988, p. 154; si tratta di iscrizioni di dono da pane antico: il bucchero etrusco, Milano 10-11 maggio 1990, in corso di stampa. di un Keivale su una coppia di kotylai da Castelnuovo Berardenga. 44 Per il Guardamonte di Gremiasco cfr. Lo PORTO , 1954, fig. 16; 1957, p. 87 DAVISO DI CHARVENSOD, 196 1. 222; per i buccheri di Libarna: Lo PORTO, 1956, fig. 5; VENTURINO 88 VENTURINO GAMB ARI , 1987b. GAMBARl, 1987b, fig. 3; per Monleale: FINOCCHI , 1976, p. 461. 8'J Cfr. in particolare STRABO IV 6,2, in cui si fa menzione per l'emporio di 4' GAMBARI, 1989a, p. 217; GAMMRl · VENTURI NO GAMBARI, in stampa. Genova, ancora in età romana, allo scambio di legname, animali, pelli, 46 GAMBARI _ VENTURI NO GAMBA RI , 1987, fig. 39,20; GAMB ARI . COLON­ miele e tessuti in lana con olio di oliva e vino italiano. NA, 1988, p. 1:54 . 'XI Da una base toponimica Sabo, da cui si origina l'etnico Sabates 47 BONFANTE _ FINOCCHI , 1967, pp. 153- 154. (PHRACCO SICA RDI . CAPRIN I, 1981). 48 GAMBARI, 1989, p. 21 8. 91 Llv. XXVIII 46,9. '" GAMBARI - COLONNA, 1988, p. 154. 92 Llv. XXVIII, 46. L'esistenza di un insediamento indigeno o forse, più ~ GAMBARI, in stampa a. probabilmente, di un emporio etrusco a Savona nel V . IV secolo a.c. è 'I GAMBAR l, 1989a, p. 219. documentato dalle strutture di abitato e dai materiali rinvenuti negli scavi '2 GAMBARI _ COLONNA, 1988, p. 154. effettuati nella Fortezza del Priamar da N. Lamboglia (1955·70) e H Ibidem. recentemente da C. Varaldo (VA RALDO, 1990 con bibliografia precedente). H GASTALDI, 1869, tav. X; GAMBARI, 1989a, p. 219. In particolare si segnala, oltre alla già ricordata fibula Certosa (cfr. nota 76) " GAMBAR I, 1989a, p. 21 9, fig. 9. ed a ceramica ligure, come le alle decorate ad impressioni digitali con '6 LI V, V, 34. GAMBARI, 1989a. riporto di argilla (cd. tipo Rossiglionel, la presenza di ceramica etrusco H 1 Celti, 199 1, pp. 220-222. campana, di almeno un frammento di pianello Genucilia e di ceramica a '8 FEDELE , 1990, p . 76. vernice nera dell'Ate/ier deI Petites Es/ampil/es che indizierebbero per Sava, H FEUcbE _ GUILLOT, 1986, fig. 33,15. analogamente a quanto attestato nel medesimo periodo per l'oppidum 6() DE MARINlS, 1986, fig. 146,6. preromano di Genova (M ILANESE, 1987), l'esistenza di un insediamento a 61 Materiali inediti al Museo di Antichità di Torino, scavi 1987, Saggio B, carattere emporiale (materiali inediti esposti al Museo Civico di Savona). US 12 16. P er una prima segnalazione sull'intervento cfr. VENTURINO 9) LAMBOCLIA, 1933a, pp. 28-32. GAMBARl, 1988b, pp. 45·47. 9-4 LAMBOGLIA, 1933a, pp. 28-31. /oJ MARI EN, 1961, p. 167. 9)ò Llv. XXIX 5,3. 6' GA MBARI . VENTURINO GAMBARl, 1988, p. 109, fig. 16, 12 . \l6 COLONNA, 1988, pp. 553-555. 6.] BAROCELLI, 19 18. '17 Il dato della presenza di G alli e Liguri a Savona ricordato dalle fonti 6.l DE MARI NIS, 1988, pp. 251-253 con bibliografia precedente. L'elemento potrebbe in qualche modo essere collegato ad attività di reclutamento di più interessante. della [amba di Pornassio è la fibula, che per la staffa lunga mercenari anche anteriormente alle leve di Magone del 205 a.c.; si può con terminazione a globetto ed appendice a vaso, di tradizione golasecchia­ forse spiegare in questo modo il rinvenimento in diversi punti della città di na, richiama la variante cdel tipo tardo-alpino d i D~ Marinis (1981 , p. 219), monete di conio siculo·punico e brettio di III secolo a.c. (materiali dtati pur costituendo una elaborazione locale per la terminazione a disco, spesso nel pannello illustrativo sul più antico popolamemo della città al Museo decorato, caratteristica dell'ambito cuneese. Tale elemento, documentato C ivico di Savona). da diversi esemplari in area ligure.piemontese (Crissolo, Sa mpeyre, Valle 'il Fontes Ligurum, 1986. Vara ila, Pontechianale, C uneo VENTURINO GAMBARI - MA NO, 1988, p . 6 1 '1'J BETTALLI , 1989, p. 35. con bibliografia relativa), sembra infatti definire una tipologia di fibu la a 100 FEA 1986 carattere prettamente occidentale in un ambito cronologico compreso tra il 10 1 G u~zo, 1989, p . 93 , con rife rimento ai Bretti. \Il ed il V secolo a.c. 1112 I.G.M. Foglio 9 1 (Pamparato). Per l'inquadramento geografico e 66 RI CC I, 1896, p. 23 . geologico del sito cfr. CO RT ELA ZZO . MICHELETTO, Lo scavo, in/ra. 67 Materia li al Museo Civico di Cuneo. I reperti furono raccolti da L. Mano l0' L 'ipotesi formulata nel corso dello scavo che l'impianto ed i successivi nella terra di risulta dello scavo, ma molto vicini tra di loro, per cui è rifacimenti del castello medievale avessero pesantemente distrutto i resti di probabile che possano essere riferiti ad un medesimo contesto. un abitato protostorico fu confermata dall'analisi complessiva del materiale 68 DE MARINIS, 1981 , p . 230, Fig. 5, tav. 38,26. archeologico, effettuata dalla scrivente, dopo la sua distinzione da quello di 69 RITTATORE , 1947. età medievale, con il quale era stato rinvenuto in associazione nelle unità 70 Oltre al rappono dimensionale, si noti il panicolare del bottone stratigrafiche relative alle fasi di insediamento di XIII·XVI secolo. sub-circolare in bronzo della terminazione dell'esemplare di Villanova che 1(101 Anche se la morfologia del sito si presta alla localizzazione di un richiama un analogo elemento, probabilmente in materiale deperibile, insediamento fortificato con caratteristiche analoghe a quelle documentate collocato nell'apposito incavo nella fibula di Pontechianale. per esempio al Guardamome di Gremiasco (Lo PORTO , 1957) nel II! . I! 28 MONTALDO DI MONDOvì

secolo a.C., non si sono rinvenute nello scavo tracce di murature a secco o 148 Per una breve preliminare analisi dei contesti funerari in rapporto alla allineamenti di buche di palo da riferire ad eventuali palizzate, in periodizzazione proposta, cfr. GAMBARI - VENTURINO GAMBARI, 1988. È in connessione o meno con un vallo; l'assenza di tali elementi non può corso di preparazione uno studio in collaborazione con F.M. Gambari sulle comunque essere considerata in modo definitivo, viste le consistenti necropoli piemontesi della seconda età del Ferro. manomissioni della strtificazione archeologica protostorica in età medie­ 1~9 GAMMRI _ VENTURINO GAMBARI, 1988, pp. 139-143 . vale. ilO RrTTATORE, 1952b. I materiali, recuperati dopo la dispersione seguita al l(tl MERLO - FRI G ERIO, 1986, pp. 45-49. rinvenimento del 1946, consistono in due vasi situliformi, di cui uno lo/' Per la difficoltà incontrata talvolta nell'attribuzione di singoli elementi monoansato, una scodella carenata su basso piede, un grosso vaso strutturali, come per esempio le buche di palo, sempre prive dei relativi situliforme (urna) contenente al suo interno una armilla in vetro a sezione paleosuoli, alle varie fasi di occupazione dell'altura del castello, cfr. piano convessa, un frammento di piede ad anello, tre fusaiole ed un CORTELAZZO - MICHELETTO, Lo scavo, infra. frammento di parete con tracce della presenza di una presa di forma ovale 101 Cfr. CERRATO - CORTELAZZO _ MORRA, La ceramica dei secoli XIII - XVI, con foro forse passante, decorato con doppia fila di punti impressi e motivo infra, ed in particolare l'istogramma di fig. 67 e la tab. 8 (cp. Catalogo) . angolare a tripla linea incisa. Essi sono attualmente conservati al Museo 108 GAMBARI, Le incisioni rupestri di Montaldo:analisi culturale ed ipotesi di Civico di Cuneo. interpretazione, infra. l" La scheda tura, effettuata da M. Giaretti, è stata promossa dalla 109 CORTELAZZO _ MlCHELETTO, Lo scavo, infra. Soprintendenza Archeologica del Piemonte e realizzata con finanziamenti 110 Una situazione simile, in connessione con i resti dell'accensione di un regionali nell'ambito dei programmi di catalogazione del materiale archeo­ fuoco, è documentata a Cassine (VENTURI NO GAMMRl, 1988a, pp. 79-81, logico conservato presso i musei locali piemontesi, con la direzione fig. 3). scientifica della scrivente. 111 VENTURINO GAMBARI, Il contesto protostorico, infra. 112 RITTATORE, 1952b, fig . 6. 112 CORTELAZZO _ MICHELETTO, Lo scavo, infra. l'l HAEVERNICK, 1960. l!} Cfr. per esempio Belmonte in valle Orco (CIMA, 1986, pp. 53-54), Uscio 114 PERRIN, 1990, pp. 46-48. (MAGGI - MELLl, 1990) e Como (MERLO - FRIGERIO , 1986). !ll RrTTATORE, 1952b, figg. 5 , 7. 11 4 MERLO _ FRIGERIO, 1986, pp. 53-54. 1'6 GASTALDI , 1876, tav. XV,l. Il' MAGGI _ MELLI, 1990, pp. 48-53 . 1'7 Nel sito, recentemente individuato nel corso di lavori agricoli e li/, Cfr. per esempio Uscio (MAGGI - MELLI, 1990) e Genova (MILANESE, segnalato da L. Mano di Cuneo, la Soprintendenza Archeologica ha 1987, p. 306). effettuato un primo intervento per recuperare il corredo di una tomba 117 DE MARINI s, 1986, pp. 150-151. portata alla luce e parzialmente manomessa durante le operazioni di m MERLO _ FRIGERIO, 1986; in questo caso è attestata anche la presenza di aratura. Lo scavo ha confermato la presenza di una necropoli a cremazione, intonaci parietali in argilla con decorazioni a rilievo (Ibidem, p. 56). con continuità anche durante l'età romana, con sepolture in pozzetti 119 VITRUV, II, 8; VII,3. protetti da ciottoli, analogamente a quanto documentato a Narzole; le 120 Cfr. per l'area comasca MERLO - FRIGERIO, 1986, p. 51; per il Piemonte ceneri e gli scarsi elementi di c9rredo in ferro erano conservati all'interno di PITTARELLO, 1980. urne situliformi con scodelle troncoconiche su piede, appoggiate non 121 NISBET, Storia forestale e agricoltura a Montaldo di Mondovì tra età del capovolte, come copertura. Accanto all'urna, in una specie di ricettacolo Ferro e XVI secolo, infra. appositamente ricavato, erano stati collocati piccoli vasi situliformi, eviden­ 112 VENTURI NO GAMBARl, Il contesto protostorico, infra. temente con funzione di contenitori, forse di sostanze liquide (vino?). Il m GAMBART _ VENTURI NO GAMBARI, 1988, pp. 140-14l. materiale attualmente in corso di restauro non consente che un inquadra­ 114 MANNONI, 1985a, p. 258; MELLI, 1985, p. 45 . mento cronologico preliminare della tomba, che sembra comunque inqua­ 12' MILANESE _ GIARDI, 1986. drabile in un contesto di La Tène C/O o D l. 126 VENTURINO GAMBARI, Il contesto pro/astorico, infra. 1'8 FABRETTI, 1878, tav. XIV,l. 117 NISBET, Storia forestale, infra. 1'9 FILIPPI, 1987, tav. UV, b, 3.4 128 AIMAR - GIACOBINI - d'ERRI CO, Analisi dei resti faunistict; infra. 160 PIGORINI, 1897, p. 38; RrTTATORE, 1952a, fig. 7. 129 0100. IV 19,4; V 39,1; STRABO, IV 6,2; V 1,12. 161 GAMBARI _ VENTURINO GAMBARI, 1988, p. 118. lJO PLlN. n.h. VIII 48,191; VARRO, de re r. II 5,9; VI l,l. 162 VENTURINO GAMBARI, Il contesto protostorico, infra. 131 STRABO IV 6,2; PLiN. n.h. XI 42 ,241. 1M GAMBARI _ VENTURINO GAMBARI, 1988. 131 STRABO V 1,12 ; SIL. ITAL. VIII, 597; COLUM. de re r. VII 2,4. 11>4 RrTTATORE, 1952b, fig. 9. m STRABoV2,1. 1«1 Si tratta del frammento di parete già descritto in nota 150; prticolarmen­ lJ4 0100. V 39,1. te interessante l'analogia con l'esemplare di Chiusa Pesio per quanto 13' MASSARI, 1980; MAGGI - MELLI, 1990; VENTURI NO GAMBARI, 1988a; riguarda la presa di forma ovale e la simulazione del foro, probabilmente più in generale MANNONI, 1985a. non passante anche nel vaso di Narzole, e la decorazione a punti impressi. 1J6 MELLl, 1985; 1990; MILANESE, 1987; DURANTE - MASSARI, 1978. 1M RITTATORE, 1952b, fig. 9. D7 Cfr. nota 89. 167 PIGORINI, 1897, p. 38. 1'8 Il sito di Montaldo si trova ubicato all'interno di un'area con consistente 168 Cfr. nota 157 . presenza di minerali ferrosi (CASALIS , 1845, pp. 152 -153) . 169 FABRETTI, 1878, uv. XVI,1; FILIPPI, 1989, p. 234, n. 7. 119 MELLI, 1990, p. 266. 170 VENTURI NO GAMBARl, Il contesto pro/astorico, infra. 140 MILANESE, 1987, pp. 304 ss. 171 LAMBOGLlA, 1933b, p. 11. 141 VENTURINO GAMBARI, 1988a, p. 109. l72 LAMBOGLIA, 1933a, p. 29. 1.jl VENTURINO GAMBARI, Il contesto protostorico, infra. 171 LIV. XL,55. 14l L'individuazione del sito avvenne in circostanze fortuite nel 1978, a 174 LAMBOGLIA, 1933b, p. 30. seguito di lavori edili; il materiale inedito, recuperato senza un corretto m Cfr. per esempio il Guardamonte di Gremiasco (Lo PORTO, 1957; intervento di scavo (scodelle carenate, decorazioni a zig zag, fondi piatti GAMMR! - VENTURI NO GAMBARI, 1988, p. 102). decorati a tacche ... ), è conservato nel Museo Civico di Dogliani. Una prima 176 Che ciò corrispondesse ad una precisa politica romana è suggerito in segnalazione del sito in FILIPPI - MICHELETTO, 1987, p. 30. SALMON, 1976, pp. 304-305. 144 GAMBARI _ VENTURINO GAMBARI, 1988. 177 NEGRO PONZI MANCINI, 1981, p. 67. 14' Pv, 1978. 178 LAMBOGLIA , 1933a, p. 42. 14fJ Py, 1978, pp. 333-3 38. 179 CI L, V, n. 7803; LAMBOGLIA, 1934b, p. 347. w BALDACCI, 1983 , p. 148. 180 LAMBOGLIA, 1933a, p. 31.