In Your Eyes Ezine
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ANNUARIO 01/13 iye in your eyes ezine PRIMAVERA SOUND 2013 INTERVISTA AI DRIVIN MRS SATAN SIMONE SARASSO - IL PAESE CHE AMO VARAZZERS FANZINE E ANNI NOVANTA MASSIMO VOLUME, GAZEBO PENGUINS, SALMO 5MDR, IVENUS, FOUR TET, TOKIO SEX DESTRUCTION 1 Directed by: N. 1/2013 Simone Benerecetti Web: http://www.iyezine.com E-mail: [email protected] Collaboratori: Massimo Argo, Il Santo, Francesco Cerisola, Stefano Cavanna, Nicolas Gasco, Marco Appioli, Davide Siri, Ilaria Maietta, Gianluca Perata, Gianluca Camogli, Giovanni Sciuto, Kaosleo, Marco Repetto, Pietro Caviglia, Luca Fazio, Alessandro Bonetti, Alberto Cente- nari, Freddi Koratella, Mauro Francioni, Francesco Orazzini, Marini Yolima. Dal 2006 abbiamo avuto da 124.216 persone sul sito con 372.875 pagine viste.Grazie. 2 parlare, dopo molte birre, con un mio amico, il quale, a un certo punto, con Editoriale tono incazzato mi ha semplicemente chiesto “Ma perché porti quel paio In Your Eyes è nata nel 1999 e io di scarpe?”. Sembra stupido, ma non stavo per finire le scuole medie. Es- sapevo rispondere. cluse le band più note e commerciali Ci ho pensato giorni interi a quella del periodo conoscevo ben poco di domanda e alla fine ho deciso di musica. Sicuramente non conoscevo cambiare (non solo le scarpe) e met- In Your Eyes (nonostante fosse fatta termi a fare cose che sentivo vera- da gente che dista da casa mia solo mente mie, a cui avrei potuto dare 20 Kilometri). Questo è quello che sempre e comunque una spiegazi- solitamente succede in provincia, in one nel caso qualcuno me l’avesse piccole città come Savona, chiuse su chiesto. Ho costruito un’etichetta che sé stesse e, spesso, prive di curiosità fa dischi e ho cominciato a scrivere e voglia di scoperta. Nessuno si recensioni. preoccupa di quello che succede a un palmo dal proprio naso, nessuno Ho guardato lontanissimo non ba- fa attenzione al fatto che chi ci sta dando mai a quel che avevo vicino di fronte potrebbe avere le nostre (la cultura della provincia è dura da stesse idee, i nostri stessi gusti e che, eliminare) e, solo dopo 10 anni, ho insieme si potrebbe fare qualcosa di scoperto che dietro l’angolo c’era molto più grosso del solito far niente. quello che più mi interessava, uno spazio dove parlare liberamente della Nessuno si accorge che città come musica che più mi prendeva, senza Genova, Torino, Milano sono lontane, aver pressioni, scadenze e ansie. ma non così lontane da essere con- In Your Eyes è questo, una piccola cepite come irraggiungibili. Nessuno webzine, dura e pura, che fregan- fa caso al fatto che dietro al progetto dosene di tutto e tutti, parla di quel più grande che si possa immaginare che gli pare, quando gli pare. Pochi ci saranno sempre persone in carne ragazzi (con ormai quarant’anni sulle ed ossa, uguali a noi in ogni più pic- spalle) che, con una passione infinita, cola parte. Nessuno ha mai voglia di portano avanti un progetto che non provare a fare un passo in più ris- ha altro obiettivo se non quello di petto al dovuto. diffondere (soprattutto a chi gli sta Io stesso facevo parte di questa cat- vicino, ma anche a chi è lontanissimo) egoria di persone. musica, idee e contenuti. Può capitare, però, che un qualcosa, Una sorta di monolite che ha su- un momento, una situazione, un’idea, perato indenne tutti gli anni ‘00 e che, in maniera improvvisa, ti prenda e ti invece di sprofondare nella stagnazi- rivolti come un calzino, piantandoti one, ha preferito costruire un lento e dentro al petto una voglia irrefrena- costante sviluppo, fatto di piccole ma bile di fare quello che credevi fosse importanti cose. impossibile fare. Per me è stato il 3 Ora, a quasi quindici anni di distanza dietro a ogni lavoro ci sono sempre dal primo click, In Your Eyes vuole delle persone e che, interagendo provare a fare un ulteriore piccolo con questi lavori, è un po’ come passo, fare qualcosa che la ricolleghi comunicare con queste persone, che al suo passato, a quando, prima del costruirsi da soli è molto meglio che 1999 e con altro nome, girava di adeguarsi ad uno standard o a uno mano in mano sotto forma di fanzine stereotipo, che la crisi è monetaria, cartacea autoprodotta: ritornare, per ma che i progetti, prima di tutto, una volta, oggetto fisico, concreto sono fatti di idee. e tangibile. Abbiamo voluto creare queste 50 pagine (circa) per raccon- tarvi quali sono stati per noi i dischi, Francesco Cerisola. le band, i libri e i concerti più interes- santi di questo 2013, ma non solo. L’altro obiettivo che ci siamo posti è stato quello di fornirvi una prova incontrovertibile del fatto che le cose, se si vuole, si possono fare, che anche nel posto più arido possono nascere iniziative che valga la pena supportare, che non si è soli, che e comunicazion 4 MemorabilePRIMAVERA in termini di numeri, conFESTIVAL territori già esplorati dai conterranei oltre 170 mila presenze in tre giorni. Oh Sees, e grazie ad un songwriting In termini di cambio di sponsor intenso quanto spigoloso riesce ad principale (il passaggio da San Miguel ammaliare e convincere. ad Heineken, con evidente vantaggio per le casse del festival). Ma in par- I Tame Impala non lasciano spazio ticolare nel fatto che sia il gran Galà all’immaginazione: un muro di suoni di presentazione in streaming live anni ’60 si abbatte sul palco prin- mondiale che la campagna di market- cipale, tappeti di synth fanno vol- ing successiva abbiano creato una are una sezione ritmica a dir poco aspettativa a dir poco virale intorno scioccante: rullate dimezzate aprono all’evento. Più degli anni scorsi, se come dighe delle cavalcate di delay possibile, il Primavera Sound era “il chitarristici in cui è impossibile non festival in cui bisognava andare”. perdersi. Il bassista dei Pond è alla sua prima uscita dopo l’abbandono Per noi, per fortuna, il Primavera di Nick Allbrook, ma poco cambia: i Sound rimane ancora una benefica brani funzionano molto meglio che esplosione di suoni distillata in da studio, sono più incisivi e i fuzz cinque giorni e 230 concerti. Poco dilatati delle Rickenbacker la fanno ci importa della ruota panoramica da padrona. Un concerto capolavoro, plagiata dal Coachella, su cui non il migliore del giovedì. saliremo mai. Delle inconsuete tem- perature autunnali, brillantemente I Dinosaur Jr., anche con Kyle Spence combattute saltando sempre in zona alla batteria, regalano sempre grandi transenna. Delle voci basse dei My gioie: “Feel the Pain”, “Out There”, e Bloody Valentine, che devono essere “Freakscene” autorizzano J Mascis a basse, e se non sapete il perché peg- comparire nei dizionari musicali alla gio per voi. voce “Wah-Wah”. GIOVEDI 23 MAGGIO Poco dopo i Deerhunter presen- tano live il capolavoro lo-fi dell’anno, Il pop east-coast dei Wild Nothing l’acclamato “Monomania”. Bradford apre le danze quando ancora il sole Cox distilla in musica la spirale di è alto. E’ un bell’ascoltare, sebbene disperazione, ossessioni, desideri i brani eseguiti troppo pedissequa- e conquiste di una creatura di due mente rispetto ai due album non metri, filiforme al punto di spezzarsi. destino particolari sussulti. E’ un pugno allo stomaco, e il coinvol- gimento del pubblico è sentito. Sul palco ATP invece compare la vera I due artisti successivi, Grizzly Bear e sorpresa del giorno: i White Fence. Phoenix, non rappresentano alcuna Il progetto solista di Tim Presley, novità per chi già ha avuto la fortuna intriso di cavalcate psichedeliche di apprezzarli. I primi, meravigliosa- dall’incedere garage, si spinge su mente soporiferi, ormai suonano 5 6 più come un’orchestra che come 01:30, sono tanti gli artisti che deli- una band, perfettamente inseriti ziano le nostre orecchie. Esclusi gli in uno scenario di calde lanterne iniziali Merchandise, i quali presen- ondeggianti in sottofondo. Le tano brani copiati male dai Killers armonizzazioni di voce che cullano e di una banalità imbarazzante. Il l’intero show sono magistralmente contorno di voci alla Morrissey e sorrette da un basso “acquoso” e il repertorio di faccette proposte dei timidi quanto efficaci contrap- dal cantante chiudono il cerchio di punti di tastiere. questa superflua esibizione. Kurt Vile invece propone un piacevole Pare che la band di Brooklyn tenda set incentrato su “Wakin on a Pretty quasi a nascondere propria smisu- Daze”, la sua ultima fatica. rata classe, senza proporre leader né cadere in ostentazioni, ponendo L’unica pecca è il dover suonare con al centro della scena solo la deli- la luce ancora alta e in uno spazio catezza delle proprie composizioni. ancora troppo grande (Heineken I Phoenix, d’altro canto, reduci stage). Se i Django Django, di bi- da un album appena sufficiente, anco vestiti, mostrano una ottima riescono a non deludere grazie affinità dal vivo presentando il loro soprattutto allo sporco lavoro di acclamato album d’esordio, gli on- frontman di Thomas Mars. Il con- nipresenti Shellac di Steve Albini certo non è certo fallimentare, ma appaiono sempre più violenti ed la loro sfortuna è proprio quella di affiatati, con dei suoni al limite della suonare dopo i Grizzly Bear: non perfezione. si possono decisamente azzardare paragoni. E’ l’ora dei Jesus and Mary Chain che, a sentire i rumors, non fanno La serata termina con la pessima nulla per coinvolgere il pubblico performance degli Animal Collec- (gli hipster della zona vip, almeno). tive, che due anni fa proprio al In compenso si limitano a suon- Primavera Sound avevano fatto “il are pezzi di storia come “Just Like concerto”. Oggi invece sono mosci, Honey” con Blinda Butcher dei svogliati, a tratti perfino fastidiosi.