S.S. 340 ‘Regina’ – ‘Variante alla

RELAZIONE PAESAGGISTICA

SOMMARIO

1. VINCOLI PAESAGGISTICI ...... 3 1.1 Premessa ...... 3

2. PAESAGGIO ED ELEMENTI STRUTTURALI ...... 8 2.1 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione regionale (PPR) ...... 10 2.2 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione provinciale (PTCP) di ...... 14 2.3 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione provinciale (PTCP) di ...... 18 2.4 Caratterizzazione del contesto paesaggistico interessato dal tracciato ...... 24 2.5 Rilevanze archeologiche, paesaggistiche storico-testimoniali e architettoniche ...... 33 2.6 Caratterizzazione del contesto paesaggistico interessato dalle aree di cantiere ...... 39 2.7 Elementi per la valutazione morfologica ...... 42 2.8 Elementi per la valutazione vedutistica ...... 42 2.9 Elementi per la valutazione simbolica ...... 43

3. CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO ...... 44 3.1 Sintetica descrizione del tracciato ...... 44 3.2 I portali di ingresso alle gallerie...... 45 3.3 I muri di contenimento ...... 46 3.4 Reti paramassi ...... 47 3.5 Barriere fonoassorbenti ...... 47 3.6 Recinzioni ...... 48 3.7 Illuminazione ...... 48 3.8 Aree di cantiere ...... 49

4. DETERMINAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ DEL SITO ...... 56

5. INCIDENZA DELLE OPERE SUI BENI PAESAGGISTICI VINCOLATI E GRADO D’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO ...... 58 5.1 Incidenza morfologica e tipologica ...... 60 5.2 Incidenza linguistica: stile, materiali e colori ...... 61 5.3 Incidenza visiva ...... 61 5.4 Incidenza simbolica ...... 62

6. VALUTAZIONE COMPARATA DELLE DIFFERENTI IPOTESI PROGETTUALI .. 64 6.1 Soluzione con due lotti con uscita in Val Perlana ...... 65 6.2 Soluzione con galleria unica ...... 65

7. OPERE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE ...... 66 7.1 Criteri per l’intervento sull’assetto vegetazionale...... 67 7.2 Definizione dell’area di interesse degli interventi di mitigazione e compensazione ...... 68 7.3 Tipologie degli interventi ...... 68 7.4 Interventi di mitigazione paesaggistica e agro-ambientale ...... 70 7.5 Interventi di compensazione paesaggistica e agro-ambientale ...... 75

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1. VINCOLI PAESAGGISTICI 1.1 Premessa La presente relazione paesaggistica è stata redatta ai sensi: - del D.Lgs. 42/2004 ‘Codice per i Beni Culturali e del Paesaggio’ e successive modifiche e integrazioni; - il d.p.c.m. 12 dicembre 2005 ‘Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42’; - della Legge Regionale 12/2005 ‘Legge per il governo del territorio’ e successive modifiche e integrazioni; - della D.G.R. 9/2727 ‘Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di beni paesaggistici in attuazione alla Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12 – contestuale revoca della DGR 2121/2006’.

Complessivamente l’intervento interessa due provincie (Como e Lecco) e 5 comuni, di cui 4 in provincia di Como ( - Tremezzina – ) e 1 in quella di Lecco (). I Comuni della provincia di Como sono interessati dall’infrastruttura, dalle aree di cantiere e dall’approdo temporaneo per movimentazione materiale. Mandello del Lario è interessato dall’approdo temporaneo per movimentazione materiale.

Per la definizione del quadro dei vincoli paesaggistici ai sensi del D. Lgs 42/2004 e smi Parte terza, sono stati utilizzati: - il PPR, in particolare la Tavola I1 ‘Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge-articoli 136 e 142 del D.Lgs 42/2004’ in scala 1:100.000; - il PTCP di Como, nello specifico la Tavola A9 ‘I vincoli paesistici e Ambientali’ in scala 1:75.000;

Le suddette tavole (ed il sistema informativo), rappresentano cartograficamente gli immobili e le aree sottoposte a vincolo paesaggistico riportando integralmente quello che è lo stato delle conoscenze desumibili dal Sistema Informativo dei Beni Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia. Un’ulteriore verifica ed un approfondimento dei vincoli paesaggistici esistenti è stata comunque fatta analizzando cartografia disponibile sul SIBA della Regione Lombardia.

Ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni ‘Codice dei beni culturali e del paesaggio’, sono beni paesaggistici e quindi sottoposti a vincolo paesaggistico: - gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (art. 136); - le aree tutelate per legge (art. 142).

Sull’area in oggetto insiste il vincolo di natura paesaggistico-ambientale definito ai sensi del D. Lgs. n. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) e successive modifiche ed integrazioni. Si riporta di seguito l’elenco e la denominazione delle aree

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tutelate interessate dalla soluzione progettuale suddivise per tipologia (elencate da sud verso nord): - art. 131 (Salvaguardia dei valori del paesaggio) - 1. Ai fini del presente codice per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. 2. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili; - art. 142 (Beni paesaggistici) - 1. Sono beni paesaggistici: o a) gli immobili e le aree indicati all’Articolo 136, individuati ai sensi degli articoli da 138 a 141; b) le aree indicate all’Articolo 142 [….].

- art. 136 (Immobili ed aree di notevole interesse pubblico) - 1. Sono soggetti alle disposizioni di questo titolo per il loro notevole interesse pubblico: [….] d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze1;

. la fascia costiera del lago tra la sponda e la strada Regina del di Colonno; . la fascia costiera del lago tra la sponda e la strada Regina del comune di Sala Comacina; . la fascia costiera del lago tra la sponda e la strada Regina del comune di Tremezzina (loc. );

1 Nelle aree oggetto degli interventi, che verranno esaminati nel presente documento, sussiste il sopra citato vincolo anche in applicazione dei seguenti decreti ministeriali: 1. Colonno – Sala Comacina - Tremezzina – Griante a) Decreto Ministeriale 16 agosto 1955 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia costiera del lago di Como, sita nell'ambito dei comuni di Como, , , , , , , Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, , , Griante, , Santa Maria Rezzonico, , Pianello Lario, Musso, Dongo, , Damaso e Gera;

b) Decreto Ministeriale 6 dicembre 1967 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico di una zona in comune di Sala Comacina’; c) Decreto Ministeriale 21 giugno 1961 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona a monte della Strada Regina, sita nell'ambito del comune di Ossuccio (Como)’; d) Decreto Ministeriale 23 ottobre 1961 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona ai lati della strada per il Santuario della Madonna del Soccorso, sita nell'ambito del comune di Ossuccio (Como)’; e) Decreto Ministeriale 24 settembre 1970 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'intero territorio del comune di Lenno’; f) Decreto Ministeriale 22 luglio 1968 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'intero territorio comunale di ’; g) Decreto Ministeriale 20 giugno 1968 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'intero territorio del comune di Tremezzo’; h) Decreto Ministeriale 13 febbraio 1961 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona a monte della Strada Regina, sita nell'ambito del comune di Tremezzo (Como)’; i) Decreto Ministeriale 20 giugno 1968 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'intero territorio del comune di Tremezzo’; j) Decreto Ministeriale 20 giugno 1968 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'intero territorio del comune di Griante’. 2. Mandello del Lario a) Decreto Ministeriale 15 aprile 1958 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia costiera del lago di Como, sita nell'ambito dei comuni di , Torno, Faggetto Lario, Pagnona, , , Bellagio, , , , , Lecco, , Mandello Lario, , , , , , Dorio, E ; b) decreto presidente giunta regionale 16 novembre 1981 ‘Dichiarazione di notevole interesse pubblico di una zona in comune di Mandello del Lario’.

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. l’intero territorio comunale di Tremezzina (loc. Lenno, Mezzegra e Tremezzo e parte di Ossuccio); . l’intero territorio comunale di Griante; . l’intero territorio comunale di Mandello del Lario.

- art. 142 (Aree tutelate per legge) - 1. Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo: [….]: o b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; . la fascia costiera compresa nel territorio comunale di Colonno . la fascia costiera compresa nel territorio comunale di Sala Comacina . la fascia costiera compresa nel territorio comunale di Tremezzina (loc. Ossuccio, Lenno, Tremezzo); . la fascia costiera compresa nel territorio comunale di Griante; . la fascia costiera compresa nel territorio comunale di Mandello del Lario.

o c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna [….] . Valle di Sala (comuni di Colonno e Sala Comacina) . Valle di Ossuccio (Valle Premonte) (comuni di Sala Comacina e Tremezzina - loc. Ossuccio); . Torrente Perlana (comune di Tremezzina – loc. Ossuccio e Lenno); . Torrente Val Lenno (comune di Tremezzina – loc. Lenno); . Torrente Pola (comune di Tremezzina – loc. Lenno e Mezzegra); . Torrente Azzano (comune di Tremezzina – loc. Mezzegra) . Torrente Bolvedro (comune di Tremezzina – loc. Mezzegra e Tremezzo) . Valle di Mainena e Val Guarina (comune di Tremezzina – loc. Tremezzo) . Torrente dei Ronconi (comune di Griante); . Valle Fiume (comune di Mandello del Lario).

o g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; Non sono cartografate negli strumenti urbanistici e di pianificazione vigenti. Si rimanda pertanto la trattazione delle interferenze con i boschi allo specifico capitolo dello Studio di Impatto Ambientale (SIA).

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2. PAESAGGIO ED ELEMENTI STRUTTURALI ‘Paesaggio’ è una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (Convenzione europea del paesaggio, Firenze, ottobre 2000). Per ‘paesaggio’ si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni (D.Lgs 42/2004 ‘Codice dei beni culturali e del paesaggio’).

Secondo le definizioni sopra ricordate, occorre preliminarmente definire l’area di influenza dell’intervento. Un approccio sicuramente riduttivo porterebbe a valutare l’area interessata dal progetto di Variante alla SS 340 ‘Regina’ identificandola con la superficie territoriale su cui insiste il progetto infrastrutturale: una superficie dallo sviluppo prevalentemente lineare con una fascia di rispetto che ne segue il tracciato plano- altimetrico. È tuttavia evidente che questo approccio non garantisce la corretta analisi del paesaggio esistente e permette una lettura solamente parziale e banalizzata degli eterogenei scenari paesaggistici esistenti. Si ritiene viceversa opportuno analizzare gli ‘elementi strutturali’ di una area significativa, individuando in tal senso una fascia che abbia come limiti i versanti retrostanti e lo specchio lacuale.

All’interno di quest’area è possibile riconoscere paesaggi complessi e diversificati: boschi compatti e radure, prati stabili, paesaggi agrari della tradizione locale (oliveti), paesaggio lacustre, paesaggi antropizzati (moderni e contemporanei) degli insediamenti residenziali e ricettivi, paesaggi storici dei centri attestati sul lago (comprendenti gli insediamenti di pregio delle ville con parchi), dei centri di mezza costa e dei nuclei sparsi montani, edifici e strutture storici di straordinario interesse e valore inseriti in paesaggi prevalentemente naturali (chiese, fortificazioni).

L’analisi proposta è stata condotta facendo riferimento ad una concezione di paesaggio ampia, comprensiva degli aspetti ‘strutturali’ geomorfologici e naturalistici e fondata sulla consapevolezza che il paesaggio è un territorio storicizzato, prodotto del lavoro dell’uomo nella storia e dal processo insediativo delle comunità umane. per la lettura del paesaggio e del patrimonio storico-culturale dell’area interessata dal progetto sono stati prioritariamente consultati (oltre a pubblicazioni dedicate e consultazioni di siti web): - Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR, elaborato del Piano Territoriale Regionale PTR) della Lombardia; - Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Como (PTCP); - I Piani di Governo del territorio (PGT) dei comuni interessati dall’intervento.

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Paesaggio

Struttura

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2.1 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione regionale (PPR) Il PPR2-3: - individua le misure generali di tutela paesaggistica da perseguire nelle diverse parti del territorio regionale (art. 76 comma 1 L.R. 12/2005); - contiene prescrizioni attinenti alla tutela del paesaggio cogenti per gli strumenti di pianificazione dei comuni, delle province, delle aree protette e immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti di pianificazione (art. 76 comma 2). Il PPR recepisce consolida ed aggiorna il previgente Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), integrandone e adeguandone contenuti descrittivi e normativi e confermandone impianto generale e finalità di tutela. Il PPR diviene così sezione specifica del PTR e disciplina paesaggistica dello stesso mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità.

Il tracciato di progetto della Variante alla SS 340 risulta interamente ricompreso nell’Ambito geografico4 definito dal PPR come ‘Lario Comasco’ e nell’Unità tipologica di paesaggio5 appartenente alla Fascia prealpina e denominata ‘Paesaggi dei Laghi Insubrici’.

La descrizione dell’ambito geografico riportata di seguito è tratta dal documento del PPR ‘Paesaggi della Lombardia’: ‘La regione lariana, marcata dal lungo solco bipartito del lago, racchiude in sé paesaggi fra i più celebrati, descritti e raffigurati della regione. In un certo senso l’anima del paesaggio lombardo, l’idea stessa di paesaggio è scaturita nell’Ottocento su queste sponde, tra un affiato romantico ed un primo accenno di turismo da “bell’époque‟. Ma l’apprezzamento estetico di questi luoghi, sintesi della forma naturale di acque e terra, attraversa a ritroso i secoli, passa per Stendhal, Manzoni, Porta, Giusti e arriva probabilmente a Plinio il Giovane, primo estimatore del Lario, a Cassiodoro, a Ennodio. La peculiarità che ha così variamente ispirato tanti autori si fonda sul profondo e quasi naturale intreccio di componenti ambientali e antropiche. Il lago è un efficace moderatore del clima

2 Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con DCR n. 951 del 19 gennaio 2010, ha acquistato efficacia per effetto della pubblicazione dell’avviso di avvenuta approvazione sul BURL n. 7, serie “Inserzioni e Concorsi” del 17 febbraio 2010. Come previsto dall’articolo 22 della L.R. 12/2005 il PTR è stato poi aggiornato annualmente mediante il programma regionale di sviluppo, ovvero mediante il documento strategico annuale. 3 In applicazione dell’art. 19 comma 1 della L.R. 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale (D.Lgs.n.42/2004). 4 Gli ambiti geografici possono essere considerati come territori organici, di riconosciuta identità geografica. Si distinguono sia per le componenti morfologiche sia per le nozioni storico-culturali che li qualificano. Sono individuati attraverso un esame minuto del territorio, delle sue forme, della sua struttura, delle sue relazioni unitamente alla percezione che ne hanno i suoi abitanti o attraverso la costruzione figurativa e letteraria che è servita a introdurli nel linguaggio d’uso corrente. In questo caso l’appartenenza a una determinata area geografica, i cui confini sono molto spesso indefiniti, significa riconoscere in essi un palinsesto generativo fatto di comuni identità culturali, di dialetto, di vicende amministrative, di tradizione, di fatti insediativi tipici ecc. (dal PPR). 5 Con il termine ‘unità di paesaggio’ si vorrebbe far corrispondere a una omogeneità percettiva, fondata sulla ripetitività dei motivi, un’organicità e un’unità di contenuti. Queste condizioni si verificano solo in parte negli ambiti geografici. In essi si trovano piuttosto modulazioni di paesaggio, cioè variazioni dovute al mutare, brusco o progressivo, delle situazioni naturali e antropiche. Si tratta di variazioni di ‘stile’, intendendo con ciò il prodotto visibile della combinazione di fattori naturali e di elementi storico-culturali. Tali variazioni stilistiche si manifestano secondo regole definite, in quanto quello stile, quella combinazione di elementi, quelle peculiarità territoriali possono ricorrere anche in ambiti geografici diversi. Alla loro identificazione concorrono elementi diversi, alcuni dei quali però assumono significato basilare nella combinazione di fatti naturali e di fatti antropici. La struttura del paesaggio ha le sue modulazioni estreme passando dalle alte quote alpine, dove l’azione antropica è limitata o assente, alle aree di pianura in cui il segno umano è invece forte e dominante.

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e ciò favorisce l’abito vegetale delle sue sponde, estremamente diversificato per specie e per combinazioni: dalle essenze esotiche dei parchi alle colture tipiche della regione mediterranea, quali olivo e vite. La giacitura del lago, così addentro nelle Prealpi, ha poi facilitato i transiti verso i valichi alpini, sia per via d’acqua sia per via di terra e, di conseguenza, la stessa influenza civile e religiosa di Como su un territorio oggi molto ridimensionato rispetto alla sua estensione originaria. Infine attività quali la pesca, il commercio e poi il turismo, sono servite ai lariani per integrare forme di vita tradizionalmente legate alla selvicoltura e all’agricoltura di montagna. Il dipanarsi dell’attività umana su un “piano inclinato‟ unidirezionale, come quello che corre dalla sponda del lago alla cima del suo versante, ha composto un paesaggio per così dire molto più compresso e strutturato che altrove. In pratica quello che si ritrova in un fondovalle, qui, nel solco del Lario, lo ritroviamo letteralmente aggrappato fra la sponde e la montagna, vale a dire gli abitati, il loro contorno di coltivi terrazzati o “roncati‟, la prima fascia boschiva castanile, il maggengo ovvero il “monte‟, la seconda fascia boschiva di transizione fra ceduo e aghifoglie, l’alpeggio. A conferma di ciò il fatto che i limiti amministrativi dei comuni si sviluppano più in verticale che in orizzontale.’.

L’Unità tipologica di paesaggio ‘Paesaggi dei Laghi Insubrici’ è così definita e caratterizzata dal PPR: ‘Questo paesaggio non è solo uno dei più peculiari della fascia prealpina, ma è anche uno dei più significativi e celebrati della Lombardia e d’Italia. Esso richiama la storia geologica della formazione delle Alpi, le vicende climatiche, e con queste, anche le morfologie e le forme di insediamento di periodo storico. I laghi occupano la sezione inferiore dei bacini vallivi che scendono dalle catene più interne. Questi invasi sono il risultato di fratture antiche e di modellamenti glaciali pleistocenici. Tutti sono racchiusi dalle dorsali prealpine. La presenza dei laghi condiziona fortemente il clima e l’abito vegetale dei luoghi assumendo quella specificità - detta insubrica - rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci, all’ulivo, al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Ma alla presenza delle acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d’acqua ... ) e le testimonianze storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario di soggiorno e turismo. Al richiamo del paesaggio lacustre si collega la formazione dell’immagine romantica e pittorica dei luoghi, delle ville e dei giardini, vero e proprio “paesaggio estetico”, declamato nella letteratura classica (Manzoni, Stendhal, Fogazzaro) e di viaggio, raffigurato nel vedutismo e nella pittura di genere. La fascia spondale, così caratterizzata, è poi sovrastata da fasce altitudinali che si svolgono lungo i versanti in modi tradizionalmente non tanto dissimili da quelli delle valli proprie. La mancanza di un fondovalle genera però una sorta di lenta aggressione edilizia delle pendici che, seppur connotata da basse densità volumetriche, impone comunque una riflessione su un così alto consumo di suolo. paesaggisticamente pregiato (e forse, proprio per questo, così ambìto).’.

Dal PPR possono essere individuati e riportati gli ‘elementi di interesse paesaggistico- ambientale’ di rilevanza regionale presenti nell’area del progetto:

- (Luoghi dell’identità); - Ronchi e terrazzi della Tremezzina (Paesaggi agrari tradizionali); - Sacri monti della Lombardia (Siti Unesco); - SS340 Regina (Strade panoramiche); - Sentiero Italia (nel trattto interessato denominato Via dei Monti Lariani), Sentiero del Giubileo, Antica Strada Regina, Via Carolingia (Tracciati guida paesaggistici6); - Belvedere di S.Martino a Griante (Visuali sensibili);

6 I tracciati guida paesaggistici costituiscono i grandi itinerari percettivi del paesaggio lombardo.

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- Paesaggio insubrico-bacino lariano (Punti di osservazione del paesaggio lombardo).

Il PPR prevede inoltre indirizzi di tutela dei ‘paesaggi del laghi insubrici’ che possono essere schematizzati come segue:

Paesaggi dei laghi insubrici Indirizzi di tutela

La presenza delle acque lacustri condiziona il La tutela va esercitata prioritariamente tramite la clima e l'ambiente, formato da versanti di tipo difesa ambientale, con verifiche di compatibilità di vallivo, assumendo quella specificità - detta ogni intervento che possa turbare equilibri locali o insubrica - rappresentata da una particolare flora sistemici. Difesa, quindi, della naturalità delle spontanea o di introduzione antropica (dai lecci, sponde, dei corsi d'acqua affluenti, delle condizioni agli ulivi, ai cipressi, ecc.) propria dell'area idrologiche che sono alla base della vita biologica mediterranea o sub-mediterranea. Alla presenza del lago (dal colore delle acque alla fauna ittica, delle acque lacustri si devono numerosi altri ecc.) delle emergenze geomorfologiche. Vanno elementi di singolarità riguardante l'organizzazione tutelate e valorizzate, in quanto elementi degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività fondamentali di connotazione, le testimonianze del tradizionali come la pesca, interrelazioni per vie paesaggio antropico: borghi, porti, percorsi, d'acqua ecc.) e le testimonianze storiche, la chiese, ville. In particolare una tutela specifica e percezione e la fruizione del paesaggio come interventi di risanamento vanno previsti per il scenario di soggiorno e turismo. sistema delle ville e dei parchi storici. La disciplina di tutela e valorizzazione dei laghi e dei paesaggi che li connotano è dettata dall‟art. 19 della Normativa del PPR.

Aspetti particolari Indirizzi di tutela

Superficie lacuale È l'elemento naturale dominante del paesaggio Va innanzitutto tutelata la risorsa idrica in sé; nella regione insubrica. anche tramite il controllo delle immissioni. Va inoltre disincentivato l'uso di mezzi nautici privati a motore.

Darsene e porti Il rapporto storicamente instauratosi tra uomo e Va previsto il restauro e il mantenimento dei lago, come via di comunicazione e risorsa manufatti esistenti. Eventuali nuovi approdi devono ambientale, ha portato alla costruzione di un essere previsti in specifici progetti di sistemazione sistema di approdi e luoghi per il ricovero delle paesaggistica di dettaglio o in piani territoriali imbarcazioni, che connota fortemente le sponde regionali di settore, a specifica valenza lacustri con i suoi manufatti, spesso di notevole paesaggistica, relativi alle rive lacustri. interesse architettonico, e i suoi elementi caratterizzanti anche minori.

Sponde dei laghi Le sponde dei laghi sono l'essenza e il fulcro del Il raggiunto apparato scenografico delle rive paesaggio insubrico. La struttura antropica antica lacustri consente esclusivamente inserimenti in e le sue evoluzioni ottocentesche non hanno scale adeguate all'esistente, con particolare compromesso l'estetica dei luoghi. La loro attenzione all'uso di materiali edilizi e tinteggiature compromissione ha assunto caratteri deleteri solo confacenti ai luoghi. Eventuali sostituzioni edilizie, da data relativamente recente. migliorative dell'ambiente attuale, dovranno essere previste in specifici progetti di sistemazione paesaggistica di dettaglio. Le proposte di colorazione di edifici devono essere tratte da cartelle colore in uso nelle

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amministrazioni comunali.

Insediamenti- percorrenze L'impianto urbanistico dei borghi lacuali assume L'ammodernamento della rete stradale deve connotati del tutto particolari, con: andamenti e avvenire preferibilmente tramite l'adeguamento di assi pedonali perpendicolari alla sponda e quella esistente, ove compatibile con l'assetto sistemazioni edilizie gradonate degli insediamenti storico e paesistico dei luoghi. rivieraschi, da una parte; la concatenazione dei Deve essere compiuta una specifica nuclei temporanei di mezza costa, dall'altra. La individuazione dei percorsi esistenti al fine di tendenza ad espandere l'abitato seguendo ed prevedere la valorizzazione dei tracciati pedonali estendendo le ramificazioni della rete stradale, storici e dei loro elementi costitutivi anche contestuale a quella di fornire ad ogni residenza un mediante l'inserimento nei programmi di azione proprio accesso veicolare, sta alterando paesaggistica di cui all'art. 32 della Normativa del profondamente il carattere della consolidata PPR. Le nuove eventuali aggiunte edilizie devono sistemazione a ripiani e della preziosa rispettare le caratteristiche dell'impianto urbanistico concatenazione dei nuclei storici, nonché le del sistema caratteristiche proprie dei percorsi. insediamenti-percorrenze.

Vegetazione: La rilevantissima funzione termoregolatrice dei Vanno previste la protezione e l'incentivazione laghi esercita benefici influssi sulla vegetazione delle coltivazioni tipiche, delle associazioni vegetali che si manifesta con scenari unici a queste del bosco ceduo di versante e di tutte le latitudini. Coltivazioni tipiche di questo ambiente: sistemazioni agrarie terrazzate delle sponde. gli agrumeti, i frutteti, i vigneti, gli uliveti, i castagneti.

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2.2 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione provinciale (PTCP) di Como Tra i principali obiettivi del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Como occorre menzionare la salvaguardia degli elementi paesaggistici di particolare rilevanza presenti nel territorio provinciale, contenuti in elenchi allegati al Piano stesso e individuati nella corrispondente Tavole Grafica ‘Il Paesaggio’.

Il PTCP7 è pertanto elemento strategico del Piano del Paesaggio, istituito e definito dal Piano territoriale Paesistico Regionale (oggi compreso ed integrato nel Piano Paesaggistico Regionale.) quale insieme degli atti a specifica valenza paesaggistica. In quanto tale assolve ai seguenti compiti: - riconosce i valori e i beni paesaggistici, intesi sia come fenomeni singoli sia come sistemi di relazioni tra fenomeni e come contesti od orizzonti paesaggistici; - assume i suddetti valori e beni quali fattori qualificanti della disciplina dell’uso e delle trasformazioni del territorio e definisce conseguentemente tale disciplina; - dispone le azioni per mantenere e migliorare nel tempo la qualità del paesaggio.

Il PTCP definisce le "Unità Tipologiche di Paesaggio" (UTP), individuando 27 ambiti omogenei per caratteristiche fisico-morfologiche, naturalistiche e culturali delle quali definisce i relativi caratteri connotativi e detta le prescrizioni e gli indirizzi in ordine alla pianificazione.

UNITA’ TIPOLOGICA DI PAESAGGIO FASCIA UTP PPR 1. Pian di Spagna e Lago di Mezzola Alpina C 2. Valli e versanti dell’Alto Lario Alpina A, B, C 3. Conoidi dell’Alto Lario Alpina C 4. Valli di , del Dosso e di Sant’Jorio Alpina A, B 5. Valle Alpina A, B 6. Versanti del Bregagno e della Grona Alpina/Prealpina A, B, C 7. Val e Val di Rezzo Alpina/Prealpina A, D 8. Valle Menaggina e Piano di Prealpina C 9. e Lago di Lugano Prealpina D 10. Val Sanagra Prealpina D 11. Val d’Intelvi Prealpina C, D, E 12. Tremezzina ed Isola Comacina Prealpina C, D 13. Sponde occidentali del ramo di Como Prealpina C, D 14. Valli interne tra il Generoso e il Bissino Prealpina D 15. Costa di Lezzeno e promontorio di Bellagio Prealpina C, D 16. Val di Nosè, piani interni e Monte San Primo Prealpina C, D 17. Sponde orientali del ramo di Como Prealpina C, D 18. Balcone lombardo Prealpina D 19. Valli orientali del Triangolo Lariano Prealpina D 20. Alta Valle del Lambro Prealpina D, E 21. Convalle di Como e Valle della Collinare F

7 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Como (PTCP) è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 59/35993 del 2 agosto 2006 successivamente al PPR, ed è vigente dal 20 settembre 2006 (data della pubblicazione della sua approvazione sul BURL).

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22. Colline occidentali e Valle del Lanza Collinare F 23. Ambiti pedemontani Collinare F 24. Fascia dei laghi briantei Collinare F 25. Collina olgiatese e pineta di Collinare F 26. Collina canturina e media Valle del Lambro Collinare F 27. Pianura comasca Planiziale H

Dalla sovrapposizione dell’ipotesi di tracciato alla Carta del paesaggio si evidenzia in primo luogo come l’intero tracciato ricada nell’Unità di paesaggio n. 12 denominata ‘Tremezzina e Isola Comacina’, caratterizzata nel PTCP come segue: ‘Il versante orientale del Monte di Tremezzo, peculiare sotto l'aspetto geomorfologico per la ricchezza di grotte e forme carsiche, termina in direzione del Lario con la strapiombante parete del Sasso San Martino, che incombe sopra l'abitato di Griante. In questo tratto la riviera lariana offre il meglio del proprio repertorio paesaggistico, ripetutamente immortalato nell'iconografia durante il corso dei secoli. Alla scogliera del San Martino fanno infatti seguito verso sud-ovest l'ampia Costa della Tremezzina, il boscato Dosso di Lavedo, promontorio più conosciuto con il nome di Punta della Villa Balbianello e tutelato quale patrimonio mondiale dall'UNESCO, e la celebre Isola Comacina, entrambe propaggini del complesso dolomitico che costituisce il Monte di Tremezzo. Di fronte all'isola, l'unica nel Lario, e all'antistante Zoca de l'oli, antica culla della coltura dell'olivo portato sul Lario dai Romani, oltre i nuclei di Spurano, Ossuccio e Lenno si apre la cupa e profonda Val Perlana, largamente nota per la presenza di una Via Crucis che collega monasteri e cappelle di rilevante interesse storico e architettonico l'abbazia dell'Acquafredda, il santuario della Madonna del Soccorso e il complesso monastico di San Benedetto, di origine romanica. L'ampia Costa della Tremezzina, ricca di ville e grandi edifici-albergo, si presenta debolmente inclinata sino alle pendici del Monte di Lenno, del Galbiga e del Crocione, rilievi incisi dal profondo solco del torrente Bolvedro ed allineati a formare un dolce crinale costellato di alpeggi e "bolle". La natura dei versanti è di tipo sedimentario; sopra la piattaforma carbonatica compaiono infatti argilliti, marne, grossi banchi di calcari corallini e calcari dolomitici fossiliferi che costituiscono le inconfondibili falde oblique del Monte di Tremezzo. Di rilevante qualità paesaggistica ed architettonica è l'insediamento di Villa Balbianello, come peraltro anche quello di , inserito in un ampio parco storico terrazzato che ospita un famoso giardino botanico. Numerose altre ville signorili, dimore storiche di personaggi illustri, arricchiscono le sponde della Tremezzina nel tratto di strada litorale compreso tra Azzano e Griante. Nell'unità di paesaggio la tipologia dei comparti agricoli è quella a "campi chiusi" di tradizione nordeuropea. Fitti terrazzamenti, individuati quali "paesaggi agrari tradizionali" dal PTPR, occupano infatti le primi pendici alle spalle dei declivi abitati, punteggiate da alberi da frutta e olivi, giungendo sino agli insediamenti di mezza costa. Purtroppo il territorio agricolo è oggi sempre più frequentemente ridotto e intaccato rispetto al passato, specialmente negli spazi percepibili dai percorsi principali. Inoltre il progressivo aumento dell'edilizia residenziale e produttiva è giunto a densità tali, in alcune zone, da porre a rischio l'originaria maglia di relazioni tra gli elementi del paesaggio. Testimonianze di origine romana e ruderi di torri di avvistamento sono disseminate in quasi tutti gli insediamenti a lago, a documentare il tracciato dell'Antica Via Regina nelle diverse epoche storiche. La stessa Isola Comacina costituisce una della principali aree nelle quali sono state effettuati rinvenimenti archeologici di grande importanza in provincia di Como. Anche l'architettura romanica è presente con splendidi esempi, quali ad Ossuccio la chiesa dei SS. Giacomo e Filippo e la chiesa di Santa Maria Maddalena, con il noto campanile. Il territorio è straordinariamente ricco di incantevoli vedute panoramiche, tra le quali ci si limita qui a ricordare quelle che si possono godere dalla chiesetta di San Martino, dalla chiesa di Santa Margherita a e dal Dosso di Lavedo. L'unità tipologica di paesaggio è attraversata in parte dalla Via dei Monti Lariani e per l'intera sua lunghezza dall'Antica Via Regina’. Tra i principali elementi di criticità nell’Unità di paesaggio il PTCP segnala la semplificazione del paesaggio determinata dall'abbandono delle pratiche agricole e

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pastorali, la perdita di valore del paesaggio per la progressiva e non controllata espansione dell'edificato e l'abbandono di percorsi e manufatti storici. la locale interruzione dei corridoi ecologici e il dissesto idrogeologico dei versanti.

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Tracciato e elementi caratterizzanti il paesaggio. In rosso tratti in galleria naturale in giallo viadotti, cielo aperto e galleria artificiale 2.3 Inquadramento paesaggistico nella pianificazione provinciale (PTCP) di Lecco Oltre ai contenuti paesaggistici presenti nelle norme di attuazione, il PTCP8 fornisce specifici indirizzi di tutela ambientale e paesaggistica nel ‘Quadro di riferimento paesaggistico’ provinciale, integrato dal Quaderno delle Unità di Paesaggio che descrive gli elementi costitutivi del paesaggio provinciale e contiene una serie di schede di sintesi per ogni Unità di Paesaggio (UdP).

L’area di approdo delle chiatte nel comune di Mandello del Lario ricade nell’Unità di Paesaggio ‘L5 - I versanti a nord del Monte Moregallo’ caratterizzata come segue: ‘Il paesaggio dei laghi insubrici è certamente fra i più significativi della Lombardia e dell’Italia settentrionale: esso ne richiama la storia geologica e climatica e le morfologie legate alle vicende più recenti della sua storia naturale; da sottolineare, inoltre, l’importanza notevole del paesaggio dei laghi prealpini nella formazione dell’immagine stessa della Lombardia. Nel caso del Lario, l’invaso lacustre ha una morfologia costituita prevalentemente da versanti ripidi a picco sul lago, risultato dei modellamenti glaciali. Lo specchio lacustre è l’elemento naturale che domina visivamente il paesaggio e rappresenta un elemento d’arricchimento e valorizzazione dello scenario prealpino, attenuando la severità dei rilievi e delineando linee di fuga orizzontali sui divergenti profili dei monti. Essenza e fulcro del paesaggio sono le sponde lacustri, lungo le quali si ritrovano i luoghi paesisticamente più singolari, quali punte e penisole (Piona), rilievi morfologici (Montecchi di Colico), insenature (Piona), scogli, rupi: molti di questi luoghi hanno assunto nel tempo una precisa identificazione collettiva. Allo sbocco delle valli secondarie sono collocati le grandi conoidi di deiezione dove insistono i principali insediamenti (Colico, Bellano, Dervio, Mandello del Lario) caratterizzati da un tessuto urbano costruito e da un retrostante ambito rurale anch’esso edificato dall’uomo, spesso attraverso ingenti opere di sistemazione agraria dei versanti (terrazzamenti e ciglionamenti). Il Lago è alimentato dall’ e da torrenti montani, che scendono ripidi verso lo specchio lacustre, dando luogo a caratterizzazioni geomorfologiche come gli orridi e le cascate. La vegetazione si manifesta con scenari assolutamente unici a queste latitudini, d’introduzione antropica è caratterizzata da una consistente varietà di specie (associazioni del leccio e sempreverdi d’impianto antropico come cipressi, olivi, ecc.), propria dell’area mediterranea o sub- mediterranea, con una disposizione delle fasce fitoclimatiche che, grazie al clima insubrico, comprendono la zona del lauretum. Numerosi sono gli elementi di singolarità paesistica indotti dalla presenza del lago, come l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, d’insediamento, attività tradizionali come la pesca, relazioni per vie d’acqua, ecc.), le testimonianze storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario di soggiorno e turismo. Elemento di forte identificazione del paesaggio lacustre è costituito dalle ville borghesi e dai relativi parchi o giardini: si tratta degli elementi primari del tipico “paesaggio di riviera”, la cui formazione è legata al richiamo del lago. In passato, specie nel sec. XIX, la costruzione di lungolago (sebbene criticabile sotto il profilo della conservazione della trama urbanistica dei borghi lacuali) e l’infoltimento delle ville borghesi avevano assunto caratteri e dimensioni tali da non compromettere l’estetica dei luoghi, anzi, in molti casi, valorizzandola ulteriormente, così da eleggere alcuni dei maggiori centri lacuali a fama turistica internazionale (Varenna). I borghi lacustri sono caratterizzati da un impianto urbanistico dotato di connotati d’assoluta unicità, con andamenti e assi pedonali perpendicolari alla linea di costa e sistemazioni edilizie a gradonate (Varenna, Bellano).

8 Il Piano è stato rivisto nel 2014 (con Delibera di Consiglio Provinciale n. 40 del 9/06/2014) con la finalità di adeguarne i contenuti ai sensi della L.R. 12/2005 e successivi criteri attuativi, producendo uno specifico elaborato che rende conto dell’articolazione paesaggistica del territorio provinciale nel quadro della recente pianificazione paesaggistica regionale (PPR).

Numerosi sono i belvedere e i punti d’osservazione posti sui versanti che sporgono a lago, spesso consacrati anche dalla presenza di santuari o edifici religiosi, accessibili quasi esclusivamente tramite percorsi pedonali. Peculiare del paesaggio lacustre è l’insediamento di conoide, che sfrutta sapientemente la sicurezza di una positura elevata e quindi protetta dalle esondazioni e la vicinanza con suoli alluvionali asciutti e molto produttivi. Per questo motivo, quasi sempre, il nucleo si colloca sul punto più elevato del conoide. La posizione dominante consente una distribuzione dei percorsi stradali discendenti in forma di raggiera e, di conseguenza, una suddivisione dei coltivi in molteplici parcelle allungate e razionali. Esempio notevole di tale organizzazione è il centro abitato di Colico. Diffusa è la presenza di elementi del paesaggio agrario tradizionale e di coltivazioni tipiche, quali frutteti, vigneti, uliveti, castagneti; i versanti a lago sono spesso caratterizzati da sistemazioni agrarie terrazzate di grande valenza paesistica (Dorio, Bellano). Le sponde lacustri sono oggi interessate da fenomeni di compromissione, a causa della costruzione delle strade litoranee (quali la superstrada SS 36), della privatizzazione spinta degli arenili, dell’edificazione incontrollata sulle sponde e, infine, della tendenza delle espansioni recenti ad alterare e sostituire la lettura complessiva dell’impianto urbanistico dei borghi lacuali.’

Vengono evidenziati inoltre gli elementi di criticità riconducibili alla: - Compromissione delle sponde lacustri, a causa della costruzione delle strade litoranee (con rare eccezioni), della privatizzazione spinta degli arenili, dell'edificazione incontrollata sulle sponde, del peso degli insediamenti turistico alberghieri sulle propaggini montane; - Tendenza delle espansioni recenti ad alterare e sostituire la lettura complessiva dell’impianto urbanistico dei borghi lacuali.

E forniti puntuali Indirizzi di tutela in ordine ai seguenti aspetti: Morfologia - Tutela dell’integrità dei luoghi lungo le sponde dei laghi, da cui discende la permanenza dell'immagine paesistica dell'ambiente insubrico, evitando compromissioni che ne sviliscano l'immagine; - Protezione dei livelli altitudinali posti al di sopra delle riviere lacustri, nei loro contenuti e nei loro contesti naturali e antropici, nella loro panoramicità, combinandosi intimamente con la fascia basale. Acque - Difesa della naturalità residuale delle sponde e dei corsi d'acqua affluenti; - Tutela e recupero dei manufatti e degli elementi della cultura materiale tradizionale collegata alla risorsa lacustre: darsene, porti, manufatti legati alla pesca, ecc; - Valorizzazione delle emergenze idrografiche: orridi, cascate, ecc. Vegetazione - Protezione della varietà di specie della flora insubrica non riguardante la specie o l'individuo arboreo ma l'intero quadro ambientale inteso come sapiente e organica composizione; - Tutela delle associazioni vegetali del bosco ceduo di versante nelle sue diverse tipologie forestali (tanto naturali che d’impianto); - Manutenzione dei soprassuoli forestali anche attraverso interventi di rinfoltimento e di riforestazione dei tratti più degradati, in funzione naturalistica, di presidio e paesaggistica; - Difesa di tutto ciò che compone il paesaggio vegetale insubrico (dalle associazioni vegetazionali originarie alla presenza di sempreverdi d'impianto antropico come cipressi, olivi, ecc.). Il paesaggio costruito tradizionale - Tutela e valorizzazione delle testimonianze della vita tradizionale (borghi e loro architetture, porti, percorsi, chiese, ecc.); - Conservazione dell’integrità della concatenazione dei villaggi di mezzacosta (‘monti’ o ‘alpi’), con l’adozione di criteri riabilitativi congrui con i caratteri paesistici originari;

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- Recupero e riuso del patrimonio edilizio tradizionale; - Conservazione e mantenimento degli antichi tracciati pedonali, valorizzazione della loro funzione turistica ed escursionistica e conservazione di tutti gli elementi costitutivi: scalinate, selciati, muri, santelle, fonti, belvedere, soste, vegetazione, ecc.; - Tutela specifica dei giardini e dei parchi storici, nella loro integrità, anche di sistema, laddove essi si dispongono a cortina lungo interi tratti di costa; - Tutela dei belvedere e dei punti d’osservazione posti sui versanti che sporgono a lago, con mantenimento della loro accessibilità attuale, prevalentemente pedonale; - Protezione dei livelli altitudinali posti al di sopra delle riviere lacustri, nei loro contenuti e nei loro contesti naturali e antropici, nella loro panoramicità, combinandosi strettamente con la fascia basale; - Salvaguardia degli insediamenti tradizionali di conoide e del contesto paesistico di riferimento. Il paesaggio agrario tradizionale - Tutela delle sistemazioni agrarie terrazzate di versante con interventi di manutenzione e riqualificazione delle diverse opere d’arte che li strutturano (muri, scalinate, scoline, presidi idraulici, ecc). - Salvaguardia dei ‘brani’ residui del paesaggio agrario tradizionale dei conoidi coltivati a vigna, a frutteto, a olivo, con aromatiche e quant’altro, attraverso azioni che favoriscano il loro mantenimento, anche in funzione esclusivamente paesaggistica, la tutela e l’incentivazione. Il paesaggio urbanizzato - Tutela dell’integrità dei luoghi lungo le sponde dei laghi, da cui discende la permanenza dell'immagine paesistica insubrica, evitando compromissioni che ne sviliscano l'immagine; - Esaltazione della naturalità residua delle sponde dei laghi, evitandone l’ulteriore alterazione; - Evitare tutti gli interventi fuori scala e fuori misura rispetto al contesto ambientale, l’uso di materiali impropri, tinteggiature e tonalità non tradizionali; - Forte limitazione dell'espansione edilizia e agevolazioni alla ripresa dei caratteri tradizionali; - Evitare che le espansioni recenti consegnino una lettura complessiva alterata e sostitutiva dell’impianto urbanistico dei borghi lacuali; - Evitare soluzioni progettuali di eccessiva modernità nella costruzione e nella sistemazione dei lungolago; - Assicurare il rispetto della fruizione visiva e la massima percezione dello specchio lacustre e dei circostanti scenari montuosi, oltre che la salvaguardia del contesto storico e naturale nella trasformazione sulle rive, quando ammessa; - Realizzare darsene e porti turistici (se necessari) secondo criteri localizzativi accurati e con l’adozione di elementi decorativi che traggano spunto dalla tradizione; - Risanamento e trasformazione di tutte le aree di risulta, rese tali dall’ammodernamento della rete viaria (vecchi tracciati stradali dismessi, vecchie gallerie), secondo criteri che ne valorizzino la funzione paesaggistica e percettiva; - Scoraggiare il tracciamento di infrastrutture di grossa rilevanza visiva, o perseguire una loro efficace integrazione con il contesto; - Sottoporre l’ammodernamento dei tracciati stradali principali lungo-costa a precise indicazioni per il loro inserimento nel paesaggio, valutando, ove questo non sia possibile, l’opportunità di tronchi in galleria; - Contemplare l’assunzione di criteri ornamentali più confacenti con la tradizione, nella costruzione di gallerie parzialmente coperte, evitando l’impiego di travature lineari, provvedendo sempre al rivestimento con materiale lapideo e prevedendo intensivi interventi di arredo a verde; - Disincentivare la costruzione di strade carrozzabili sulle pendici che sporgono a lago, sia per il loro inevitabile impatto, sia per le loro eccessive dimensioni; sono preferibili soluzioni

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che consentano l’accesso ai soli mezzi speciali mantenendo tipologie costruttive tradizionali (selciati, muri in pietra, pendenze rilevanti).

Unità di paesaggio

In riferimento all’UdP ‘L5’ si riporta la specifica scheda inserita nel ‘Quaderno delle Unità di Paesaggio del PTCP’ contenente i caratteri, le criticità e le potenzialità paesistico- ambientali.

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Dalle schede di analisi inserite nel ‘Quaderno delle Unità Paesaggio del PTCP’, si evidenzia la presenza del Percorso di interesse paesistico – panoramico (strada panoramica) coincidente con la S.S. 583 ‘Lariana’.

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Quadro Strutturale 2 – Valori paesistici e ambientali (Fonte: Quaderno delle Unità di Paesaggio – PTCP Lecco)

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Nel tratto dove insisterà la realizzazione l’area di attracco delle chiatte, è segnalato un ‘elemento di negatività’ (‘detrattore del paesaggio’) direttamente riferibile alla presenza dell’area di cava.

Scenario 9B – Il paesaggio del Lario orientale e dei laghi morenici (Fonte: Quaderno delle Unità di Paesaggio – PTCP Lecco)

2.4 Caratterizzazione del contesto paesaggistico interessato dal tracciato La proposta di tracciato interessa un’area collocata in centro-Lario (Tremezzina) individuando con tale definizione non i confini municipali bensì il territorio nel suo complesso (comprendente anche i comuni di Colonno e Sala Comacina e Griante).

In relazione al paesaggio è strutturata dai seguenti elementi:

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Morfologia La morfologia del territorio, seppure varia, è fortemente caratterizzata dalle dolomie con rocce dentate, guglie e torri, si trovano comunque i depositi alluvionali, trasportati da fiumi e torrenti formatisi con la postglaciazione. Nei primi comuni che si incontrano procedendo verso nord (Colonno e Sala Comacina e in parte in Loc. Ossuccio ) si trovano pareti e versanti maggiormente ripidi con spazi limitati pianeggianti tra il loro piede e la costa lacuale, pareti di roccia completamente in mostra, speroni granitici. Procedendo verso nord le acclività dei versanti sono sempre presenti (basti pensare al Sasso di San Martino o al sistema montuoso dei Monti di Tremezzo) ma in posizione maggiormente arretrata rispetto alla costa lacuale. Depositi alluvionali hanno infatti generato una piana che ha, tra l’altro, unito alla terraferma il Dosso di Lavedo (il quale in origine era probabilmente un’isola). Il Sasso di San Martino delimita verso nord anche l’unità di paesaggio dividendo la Tremezzina dall’area pianeggiante della valle di Menaggio su cui sono attestati come capisaldi l’omonimo comune e Porlezza e costituisce straordinario punto di osservazione verso la costa orientale. L’area è attraversata trasversalmente da valli profondamente incise, solcate da corsi d’acqua perlopiù a regime torrentizio.

Vista della Tremezzina. Sulla destra in primo piano il Sasso di San Martino

Idrografia È l’atro elemento predominate della zona oltre i rilievi. L’imponente massa d’acqua che delimita l’area non ha avuto storicamente la sola funzione di confine naturale ma ha partecipato attivamente alla orogenesi circostante.

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La genesi idrogeologica del lago di Como è infatti sostanzialmente riconducibile ad una prima fase di origine fluviale (di erosione del rilievo da parte di acque primordiali), che ha formato l’invaso dall’inconfondibile forma a ‘Y rovesciata’, ha lasciato il posto ad un di modellamento dei solchi di origine glaciale (il ghiacciaio dell’Adda nel corso di ripetute discese verso sud) a cui è subentrata (al ritiro definitivo dei ghiacci) un’ultima fase di riempimento parziale dell’invaso con la formazione del lago ancora oggi visibile. In questa schematizzazione complessiva deve essere messa in luce, lungo la sponda esterna del ramo occidentale, la particolare ramificazione delle masse glaciali che isolano due corpi rocciosi affusolati: - il maggiore (e più settentrionale) appare oggi come una rigogliosa e verdeggiante penisola grazie alla saldatura operata dai depositi alluvionali del torrente Perlana è rappresenta il cosiddetto ‘Dosso del Lavedo’ (o del Balbianello, dal nome della celebre villa che insiste sulla sua estremità); - il minore (spostato a ovest dal precedente di circa un chilometro) è l’odierna isola Comacina.

Percorsi Il collegamento principale tra la città di Como e l’area occidentale a nord è garantito da un’unica infrastruttura viabilistica (la SS 340 ‘Regina’) che, all’altezza di Menaggio si divide per collegare sia la Valsolda (e successivamente la Confederazione Elvetica) e la Val Chiavenna e Valtellina. La strada di fondovalle è peraltro la ‘dorsale di collegamento’ su cui si attesta la viabilità provinciale per la Valle Intelvi (SP13 e SP15) e, più a nord, per (SP7), la Dongo- (SP5), le Valli di Livo e Dosso (SP4).

Il lago di Como riveste storicamente un ruolo di particolare rilevanza nel quadro strategico dell’Italia Settentrionale per via dei valichi, – Spluga (m 2115), Settimo (m 2310), Giulio (m 2284) e Maloia (m 1817) – che consentono il passaggio delle Alpi Retiche e un accesso agevole alla valle del Reno e dunque alle regioni dell’Europa Centrale. Per questo motivo lungo la sponda occidentale del lago si sviluppò la strada di collegamento tra Milano (Mediolanum) e Coria (Curia Raetorum), l’attuale capoluogo del cantone svizzero dei Grigioni, transitando da Chiavenna (Clavenna), ‘chiave delle Alpi’ proprio a motivo del suo ruolo di snodo viario. Nel tratto lariano questa direttrice prese il nome di Via Regia, appellativo che sta a significare la preminenza tra le direttrici di questo settore alpino. In età più tarda l’appellativo muterà in Regina, attribuendo erroneamente alla longobarda Regina Teodolinda il merito della sua apertura.

La Via Regia romana, tortuosa e impervia era una carrabile selciata frequentemente declassata a mulattiera di fronte a certi ostacoli naturali che costringevano a lunghe digressioni all’interno. Quando i trasporti diventavano impegnativi o richiedevano tempi stretti, si preferiva la via d’acqua, coperta da grosse imbarcazioni a vela che sfruttavano i venti dominanti del Lago.

Attualmente la Via Regina è ancora l’unica strada di collegamento che attraversa molti centri abitati, con una consistenza di traffico e con percentuali di mezzi pesanti e dimensioni crescente, tanto che oggi, in alcuni tratti e proprio a causa dell’intenso traffico, del calibro stradale e dei carichi dei convogli in transito, la struttura è pressoché al collasso.

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L’urbanizzazione sviluppatasi enormemente lungo le sponde del lago (si pensi ad esempio al fenomeno dell’acquisto di seconde case lungo la costa lacuale o nella Valle Intelvi), alla aumentata attrattività del Lario (pubblicizzato da attori e sportivi), l’incremento del traffico (in particolare commerciale e turistico) e l’ubicazione stessa del tracciato (che attraversando centri abitati in una situazione morfologica peculiare ne impedisce allargamenti e riqualificazioni in sede) hanno reso lunghi tratti dell’arteria viabilistica non idonei non solo a garantire le funzioni di collegamento ma anche (e soprattutto) a garantire la sicurezza e le normali relazioni sociali degli abitanti dei centri attraversati (il tutto a discapito della qualità della vita delle popolazioni locali). Situazioni di criticità sono dovute alla presenza di strettoie in tutti gli abitati attraversati (colli di bottiglia in alcuni casi a ridosso di straordinari edifici e strutture storici), incroci e dalla tortuosità stessa del tracciato. L’installazione dei ‘semafori intelligenti’ (che permettano il transito a senso unico alternato in presenza di mezzi pesanti) non risolve comunque le criticità derivanti dal crescente carico veicolare. Pertanto, non ostante negli ultimi anni si sia giunti alla risoluzione di alcune criticità (ad esempio del nodo di Menaggio), non si può certamente affermare che la configurazione attuale della Strada Statale (per le ragioni sopraesposte) sia ottimale in ogni tratto.

La SS 340 è inoltre il ‘corridoio’ di fondovalle principale sul quale si attestano trasversalmente le strade provinciali che permettono i collegamenti con le valli ‘interne’ al lago. Costituisce inoltre l’ossatura portante del sistema del trasporto pubblico su gomma.

La Valle Intelvi, con la sua ‘polverizzazione’ insediativa (centri abitati con ‘gerarchie’ quasi identiche), è servita dalle SP13 e SP15. Entrambe le strade provinciali si immettono a sud del progetto di variante stradale, non interessandone il tracciato.

Molteplice ed eterogenea è la sentieristica presente: i principali sentieri, elencati nella descrizione derivante dal PPR, sono completati da una fitta ‘ramificazione’ di sentieri di rango minore di collegamento locale i intercomunale.

Tra questi è soprattutto il tracciato ‘Sala Comacina – Canelva – Madonna del Soccorso’ ad essere direttamente interessato dal passaggio dell’infrastruttura; il sentiero viene infatti intercettato dall’opera viabilistica e necessita di una ricomposizione nei collegamenti.

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La SS 340 ‘Regina’ due punti critici in Colonno e Sala Comacina.

Insediamenti Gli insediamenti attesati lungo la costa occidentale del Lario presentano nel complesso la tipica conformazione dell’urbanizzazione ‘lineare’ con uno sviluppo prevalentemente parallelo al tracciato e limitata espansione lungo le direttrici trasversali. I nuclei storici a lago dei comuni di Colonno e Sala Comacina sono attraversati dalla strada stessa e le aree di sviluppo sono generalmente attestate a nord e sud. Le recenti aree di espansione sono collocate alle spalle dei centri storici stessi in posizione soprastante. Lo sviluppo edilizio parallelo alla strada (seguendo l’orientamento nord – sud) è generato prevalentemente dalla morfologia del territorio e dal conseguante limitato spazio di attestazione (ciò vale soprattutto per gli edifici residenziali). Gli edifici destinati alle attività economiche presenti (commerciali e turistico-ricettive di modeste dimensioni), beneficiano della visibilità data dagli affacci sulla strada. In aree con acclività meno accentuata (Lenno, Tremezzo) gli insediamenti si sono viceversa sviluppati senza un orientamento prevalente occupando di fatto gli spazi liberi pianeggianti. Anche in questo caso vi è la tendenza alla ‘aggressione’ al territorio a quote via via maggiormente elevate ‘infrastrutturando’ i versanti.

Ad una quota di mezza costa su trovano invece episodi insediativi costituiti da edifici rurali dai caratteri tipologici (edifici di modeste dimensioni a pianta quadrata o rettangolare con facciate monolitiche ed aperture limitate) e materici tradizionali (muri in pietra a vista o finiture in rasapietra, tetti con ordito in legno). Non mancano tuttavia edifici e strutture che impiegano materiali non coerenti.

Particolare è anche la prima fascia della costa (a ridosso della sponda lacuale) data la presenza di residenze di pregio (prevalentemente ottocentesche) con ampie superfici di pertinenza (giardini storici e monumentali) che costituiscono nel loro complesso un insediamento tipico del paesaggio Lariano. Spesso il sistema delle ‘ville storiche con

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parco’ è completato dagli approdi a lago di diretta pertinenza (darsene e avandarsene) che rendono ancora più peculiare il fronte lago dalle visuali verso terra.

Colonno e Lenno: in evidenza la differente ‘struttura’ del territorio

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Il tracciato proposto nel contesto paesaggistico di riferimento

Lavorazioni del suolo e coltivazioni Per descrivere le lavorazioni del suolo prevalenti nelle aree interessate dal passaggio del tracciato stradale bisogna ritornare alle coltivazioni storiche di mezzacosta che hanno reso conseguentemente necessario la ‘riprofilatura’ dei versanti. I ciglioni erbosi e i terrazzamenti ancora oggi ben visibili, peculiarità del territorio tanto da essere annoverati anche dal PTR tra i ‘paesaggi della Lombardia’, fanno parte del sistema dei ‘ronchi’ ovvero dei poderi di mezzacosta modellati appunto a ciglioni erbosi o terrazzati mediante l’utilizzo di muri in sasso, con parti arate per la semina, parti a vigneto, olivo e gelso (moroni). Sono soprattutto le aree della Tremezzina (loc. Tramezzo e Lenno, zone della Torre di Spurano) che mantengono ancora oggi ben visibile tale elementi strutturali fortemente connotativi. La pendenza del versante è attenuata grazie al sistema dei terrazzamenti del suolo: muretti in conci di pietra posati a secco; strutture che nella loro estensione lineare restituiscono l’idea di una capillare trasformazione del territorio. In questo scenario si trova ancora oggi la coltivazione dell’olivo e la olivicoltura lombarda, di origini antichissime (certamente di età preromana), come testimoniato da numerosi documenti storici e dal ritrovamento di resti di antichi frantoi.

I versanti prospicienti il lago di Como si trovano ad una altitudine (e latitudine) media teoricamente non adatta alla coltivazione di una pianta tipicamente mediterranea quale l’olivo: in realtà le acque del Lago funzionano come un grande serbatoio in grado di accumulare calore ed umidità durante il periodo estivo e di restituirla nei mesi invernali, creando un microclima straordinariamente mite nel cuore dell’Italia del nord. Questo, unito alla fertilità dei suoli di origine morenica ed alla esposizione a sud, ha consentito lo sviluppo dell’olivo e della olivicoltura. Introdotto in epoca romana da coloni provenienti dalla Magna Grecia, l’olivo ha trovato pertanto un clima adatto alla sua coltivazione ed è diventato un elemento importante del paesaggio locale9.

Sul lago di Como la coltivazione dell’ulivo si concentra soprattutto nella ‘conca dell’olio’ (la ‘Zoca de l’oli’) ovvero la zona interposta tra i comuni di Sala Comacina e Griante contribuendo in modo significativo alla costituzione di uno straordinario scenario paesaggistico (percepibile soprattutto da lago verso monte). Su questa area centinaia piante ‘punteggiano’ prati da sfalcio destinati al sostentamento dell’allevamento (familiare) bovino e ovicaprino, intervallati da piccoli appezzamenti mantenuti a orto e a vigna.

L’olivo ed i terrazzamenti della ‘Zoca de l’Oli’ Azzano: sullo sfondo i terrazzamenti (foto storica)

9 Nel corso dei secoli la produzione dell’olio (e la coltivazione dell’olivo) ha mostrato andamenti altalenanti Nel periodo delle invasioni barbariche l’olio non è più utilizzato, né come alimento, né per rituali religiosi; la coltivazione degli ulivi riprende nel medioevo grazie all’opera dei monaci Benedettini e Cistercensi e raggiunge il massimo sviluppo nel 1500. Nel 1600, con la dominazione spagnola e l’introduzione di una pesante tassa sugli uliveti, la produzione subisce un nuovo arresto, per riprendersi durante l’illuminismo, grazie allo sviluppo del libero mercato e all’abolizione dell’imposta. Con l’avvento dell’era industriale molti uliveti vengono sostituiti da colture più resistenti alle gelate, tipiche della zona e l’olio diviene un prodotto raro e di nicchia.

Vegetazione Dal punto di vista paesaggistico la struttura della vegetazione presenta caratteristiche di omogeneità per fasce altimetriche. La fascia prospiciente il lago e coincidente con l’urbanizzato è caratterizzata da una vegetazione inserita in pertinenze di ville (giardini e parchi) e aree pubbliche ed è essenzialmente di tipo ornamentale e di arredo. Tale vegetazione lascia il posto a fasce di bosco compatto nei comuni posti a sud (Colonno e Sala Comacina), è viceversa sostituita dagli oliveti, prati da sfalcio, orti e vigne nella ‘Zoca de l’oli’. Oltre una certa quota altimetrica (relativamente bassa fino a lambire le sponde nei comuni più a sud e a quote maggiormente elevate nella ‘Zoca de l’oli’) le coltivazioni lasciano comunque il posto ad una fascia di bosco compatta costituita prevalentemente da specie che amano le esposizioni assolate.

In questi ultimi decenni si è peraltro assistito all’avanzata del bosco verso quote sempre minori a scapito sia del sistema dei terrazzamenti (abbandonati ad un degrado crescente), sia del mantenimento dei versanti (con tutte i rischi conseguenti).

Gli ulivi e della ‘zoca de l’oli’: una millenaria presenza

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2.5 Rilevanze archeologiche, paesaggistiche storico-testimoniali e architettoniche Dal punto di vista paesaggistico l’area della Tremezzina è indubbiamente una delle più ricche dell’intera provincia: una ‘concentrazione’ straordinaria di elementi fisici e morfologici, naturalistici e paesaggistici, archeologici e storico-culturali, tra loro fortemente interrelati tali da essere valutati come ‘sistema’ e non come singole presenze. Ne discende direttamente che la priorità diventa pertanto quella di predisporre l’elenco dei manufatti esistenti bensì di mettere in luce la loro stretta interconnessione.

Se con gli elementi strutturali descritti nel paragrafo precedente sono state determinate prevalentemente le matrici e le invarianti territoriali, restituendo una definizione dello sfondo, la precisazione puntuale delle rilevanze paesaggistiche esistenti ne qualifica ulteriormente la sua unicità nel contesto provinciale e nazionale.

Aree archeologiche, monumenti civili e religiosi, sistemi fortificati e elementi naturali, unitamente alla eccezionale presenza di architetture tradizionali edifici e sistemazioni del suolo restituiscono un ‘arazzo’ finemente intrecciato e di valore unico.

Contesti archeologici e valutazione del rischio La ‘relazione archeologica’ allegata al ‘Progetto Preliminare’ della variante alla SS 340 contiene delle indicazioni puntuali in riferimento alla costruzione di un ‘quadro archeologico d’insieme’ dell’area della Tremezzina. In totale sono stati documentati, schedati e cartograficamente posizionati 26 contesti10 archeologici presenti all’interno dei comuni interessati dalla infrastruttura viabilistica.

Qui di seguito si riporta l’elenco integrale di tutti i contesti rilevati:

10 I contesti sono stati definiti attraverso l’utilizzo di fonti bibliografiche e d’archivio della Soprintendenza Archeologica della Lombardia. Le ricognizioni di superficie non hanno apportato significativi ritrovamenti nelle aree interessate. Uno dei limiti dell’indagine è stata la scarsa/nulla visibilità delle aree ricognite dovuta all’uso attuale del suolo.

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La maggior parte dei contesti archeologici rilevati consiste in strutture sepolte riferibili a edifici, (12), insieme a contesti relativi a necropoli o tombe isolate (8), mentre meno rappresentate sono le incisioni rupestri (2) e i reperti sporadici fuori contesto (4).

Quasi tutti i contesti archeologici si collocano in una fascia longitudinale alla sponda del lago al di sotto dei 400 m di quota s.l.m. La maggior concentrazione di contesti proviene dalle loc. di Lenno e di Ossuccio e coprono un arco cronologico che va dai primi secoli dell’era cristiana all’età longobarda e rappresentano sia tombe e necropoli che strutture. I contesti evidenziano la notevole (e nota) importanza che doveva avere quest’area in epoca romana imperiale e in epoca longobarda, connessa con l’area fortificata dell’isola comacina distrutta dal Barbarossa nel 1169.

La valutazione del rischio archeologico è stata impostata secondo due livelli di lettura: - il primo prende in considerazione le aree a rischio archeologico assoluto; - il secondo prende in considerazione il rischio archeologico relativo (in relazione al tracciato).

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Le valutazioni del rischio (assoluto e relativo) evidenziano che in corrispondenza dell’area su cui insiste la Torre di Spurano il tracciato prevede il passaggio in superficie a circa 40 m a nord. L’intera area della torre presenta una situazione archeologica più complessa rispetto alle strutture visibili. Sono infatti visibili alcune ‘anomalie morfologiche’ di forma quadrangolare riconducibili con molta probabilità a edifici sepolti connessi alla struttura della torre. Inoltre dalla consultazione della documentazione cartografica storica (Catasto Teresiano) compare il toponimo ‘Castello’ confermando la presenza di un insediamento più complesso di come appare allo stato attuale. Tutta l’area riveste pertanto particolare importanza e rappresenta un elevato potenziale di rischio archeologico.

Estratto del ‘catasto teresiano’

Elementi di rilevanza paesaggistica areali e puntuali Ricchissima, come detto, è la presenza di manufatti, aree, elementi naturali che compongo un quadro paesaggistico unico nel suo genere. Si tratta indubbiamente di una delle aree maggiormente complesse e delicate nel panorama nazionale.

Nella individuazione degli ‘elementi di rilevanza paesaggistica’ ovvero dei beni irrinunciabili o soggetti a rischio, nonché altri elementi ‘di riferimento territoriale’ (landmarks), è stato utilizzato prioritariamente il PTCP di Como. Sulla base di un’analisi della loro rilevanza, quali elementi in grado di caratterizzare le unità tipologiche di paesaggio della provincia o di sue ripartizioni territoriali, gli ‘elementi di rilevanza paesaggistica’ sono stati suddivisi in 4 sottosistemi: - fisico-morfologico (aree con fenomeni carsici, cascate, isole,..); - naturalistico (alberi monumentali, ambiti e siti di interesse paleontologico,..); - paesaggistico (luoghi dell’identità del PTPR, punti panoramici,..); - storico-culturale (centri storici,elementi di archittettura civile, elementi di architettura religiosa,..).

Fisico-morfologici Codice ID Toponimo Tipologia Comuni Area con fenomeni Griante,Tremezzina A.3.20 Tremezzina carsici (loc. Tremezzo) Tremezzina (loc A.6.2 Isola Comacina Isola Ossuccio) Tremezzina (loc. A.12.5 Dosso di Lavedo Promontorio Lenno) Tremezzina (loc. P.3.13 Malgiso Cascata Lenno) Camogge (cascata sulla P.3.14 Cascata Colonno Via Regina)

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Naturalistici Codice ID Toponimo Tipologia Comuni Tremezzina (loc. A.9.2 Villa Carlotta Parco o giardino Tremezzo Tremezzina (loc. P.2.7 Torrente Bolvedro Ambito paleontologico Tremezzo Tremezzina (loc. P.2.8 Dossone di Nava Ambito paleontologico Tremezzo Tremezzina (loc. P.2.9 Prà della Tacca Ambito paleontologico Mezzegra

Paesaggistici Codice ID Toponimo Tipologia Comuni A.10.17 Sasso di Griante o Parete di valenza Griante, Tremezzina S.Martino paesaggistico (loc. Tremezzo A.10.23 Monte di Tremezzo Parete di valenza T Tremezzina (loc. paesaggistica Tremezzo A.14.21 Alpe di Mezzegra Area con presenza di Tremezzina (loc. alpeggi Mezzegra A.14.25 Alpe di Sala Area con presenza di Sala Comacina alpeggi A.14.27 Alpe di Colonno Area con presenza di Colonno alpeggi P.9.4 Isola Comacina Luogo dell’identità Tremezzina (loc. regionale Ossuccio P.15.3 Ronchi e terrazzi della Paesaggio agrario Tremezzina (loc. Tremezzina tradizionale Tremezzo P.16.54 Dosso di Lavedo Punto panoramico Tremezzina (loc. Lenno P.16.55 Lido di Cadenabbia Punto panoramico Tremezzina (loc. Tremezzo P.16.56 San Martino Punto panoramico Griante P.16.63 Monte Cisino Punto panoramico Tremezzina (loc. Mezzegra P.16.64 Monte di Lenno Punto panoramico Tremezzina (loc. Ossuccio

Storico culturali Codice ID Toponimo Tipologia Comuni Villa Balbianello Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.4 Arconati Visconti culturale Lenno Villa La Quiete- Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.5 Gioconda- Serbelloni culturale Tremezzo Villa Silvestri (Lingeri Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.6 1930) culturale Tremezzo Villa Amila (Lingeri Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.7 1927) culturale Tremezzo Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.8 Villa Carlotta culturale Tremezzo Edificio storico- P.6.9 Villa Margherita Griante culturale Alberghi e ville stile Edificio storico- P.6.10 Griante liberty culturale Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.14 Palazzo Brentano culturale Mezzegra

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Palazzo villa Balbiano- Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.15 Gallio-Durini culturale Ossuccio Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.16 Villa Leoni (Lingeri) culturale Ossuccio Villette per artisti Edificio storico- Tremezzina (loc. P.6.17 (Lingeri) culturale Ossuccio Edificio storico- P.6.19 Villa Beccaria Sala Comacina culturale Chiesa di S.Stefano e Tremezzina (loc. P.10.28 Luogo di culto Battistero Lenno Abbazia Tremezzina (loc. P.10.29 Luogo di culto dell’Acquafredda Lenno oratorio di San Tremezzina (loc. P.10.30 Luogo di culto Vincenzo Tremezzo Tremezzina (loc. P.10.31 Chiesa di S.Maria Luogo di culto Tremezzo P.10.32 Santuario di S.Martino Luogo di culto Griante Chiesa e oratorio di Tremezzina (loc. P.10.37 Luogo di culto S.Abbondio Mezzegra Santuario della Tremezzina (loc. P.10.38 Madonna del Soccorso Luogo di culto Ossuccio e Via Crucis Chiesa dei SS Giacomo Tremezzina (loc. P.10.39 Luogo di culto e Filippo Ossuccio Oratorio di S.Maria Tremezzina (loc. P.10.40 Luogo di culto Maddalena Ossuccio Tremezzina (loc. P.10.41 Oratorio di S.Giovanni Luogo di culto Ossuccio Basilica e Monastero di Tremezzina (loc. P.10.42 Luogo di culto S. Benedetto Ossuccio Oratorio di San Tremezzina (loc. P.10.43 Luogo di culto Giovanni Ossuccio

Torre di Spurano Santuario della Madonna del Soccorso

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Nell’unità di paeasaggio ‘Tremezzina e Isola Comacina’ sono stati individuati i seguenti landmarks: - Parete e chiesa del Sasso Martino; - Sistema di ville storiche tra Griante ed Azzano; - Giardino botanico di Villa Carlotta; - Dosso di lavedo e Villa Balbianello; - Isola Comacina e Zoca de l’Oli; - Chiesa di Santa Maria Maddalena ad Ossuccio; - Chiesa dei SS Giacomo e Filippo ad Ossuccio; - Santuari lungo la Via Crucis in Val Perlana.

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2.6 Caratterizzazione del contesto paesaggistico interessato dalle aree di cantiere Prima di procedere alla caratterizzazione di ognuna delle aree si ribadisce che le stesse sono funzionali alla realizzazione dell’opera ma rappresentano occupazioni temporanee. Si ritiene comunque opportuno rilevare eventuali elementi di pregio paesaggistico e/o storico-architettonico sia allo scopo di proporre eventuali interventi di mitigazione anche in relazione alla durata della realizzazione della infrastruttura stradale sia, qualora necessario, per giungere alla revisione della scelta di una o più aree di cantiere.

Area cantiere comune Castiglione Intelvi L’area interessata dal cantiere fa parte di un comparto maggiormente ampio destinato dal PGT a riqualificazione residenziale per la presenza di un’attività di lavorazione di materiale inerte. La porzione sud dell’ambito di trasformazione, comunque non interessata dal cantiere, è caratterizzata dalla presenza di un bosco di alto fusto di frassino e castagno per ‘neocolonizzazione spontanea’ di un ex-castagneto da frutto che si sviluppa sul margine inferiore di un bosco di abete rosso. Il tal senso l’area del cantiere risulta già schermata da sud. Inoltre, le pareti boscate a nord, che costituiscono un ‘anfiteatro’ naturale che delimita l’area di cantiere, contribuiscono in modo determinante al mascheramento dell’area. La posizione di estrema marginalità dell’area rispetto al nucleo abitato la rende estremamente accessibile senza interferire con la viabilità di servizio al centro abitato. Non ci sono elementi storico-architettonici o tradizionali di rilievo nelle vicinanze.

La Valle Intelvi: si noti la ‘polverizzazione’ dell’edificato e i rilievi che definiscono il bacino del Ceresio

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Aree cantiere comune La necessità di reperire spazi di maggiori dimensioni per la parte nord del cantiere ha reso necessario la ricerca di superfici di maggiori dimensioni dove posizionare sia gli impianti di betonaggio sia i servizi di supporto al cantiere. In tal senso due sono le aree scelte nel comune di Grandola ed Uniti per la cantierizzazione: - la prima si incontra percorrendo la SS 340dir (strada di fondovalle che collega gli abitati di Menaggio e Porlezza) in direzione di Porlezza ed è posizionata all’intersezione con la Strada Provinciale 9 che sale verso l’abitato di ed è divisa dalla SS stessa. La porzione di sinistra presenta le caratteristiche di una radura incolta in ‘depressione’ rispetto al piano stradale ed è delimitata da un cancello di ingresso. Sullo sfondo si vede la centrale elettrica. La porzione di destra delimitata dal guard-rail della strada statale si presenta come un’area libera, attualmente utilizzata come prato da sfalcio. Sullo sfondo è delimitata da un bosco che ‘segna’ naturalmente il limite nord-ovest. - la seconda s’incontra percorrendo la SS 340dir in direzione di Porlezza ed è un’area degradata da ‘da assoggettare a riqualificazione ambientale’. Si tratta di un’ampia area posizionata a nord della SS 340dir ma non visibile dalla strada statale in quanto naturalmente mascherata da un bosco compatto esistente. L’area di cantiere è raggiungibile da una strada di servizio che si attesta sulla statale. Attualmente sull’area è presente un ingente quantitativo di materiale inerte. La posizione di estrema marginalità dell’area rispetto al centro di Grandola ed alle edificazioni attestate lungo la SS 340dir la rende estremamente accessibile. La attestazione sulla statale consente il raggiungimento dell’area di approdo in comune di Griante senza interferire con la viabilità locale; Non ci sono elementi storico-architettonici o tradizionali di rilievo nelle vicinanze.

il fondovalle di Grandola: la SS 340dir e i primi rilievi a nord

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Aree approdo temporaneo Griante L’area interessata si trova attestata a lago sotto la strapiombante parete rocciosa del Sasso di San Martino, in loc. Cà Bianca.in questo punto la costa del lago si incurva verso ovest fino a formare una ansa che rende la costa meno percepibile dalle visuali da sud e da nord. Peraltro la presenza dello svincolo della variante di Menaggio ha fatto decadere qualitativamente l’area nella sua percepibilità da lago: durante i lavori di allargamento della sede stradale sono stati realizzati ‘setti murari di sostegno (mensole) notevolmente impattanti.

L’imponente Sasso di San Martino con la sottostante area in cui prevedere l’attracco delle chiatte

Aree approdo temporaneo Mendello Lario Rappresenta l’approdo ‘naturale’ in diretta connessione con le aree estrattive sul territorio del Lecchese. I versanti retrostanti definiscono un’area a lago priva di rilevanze paesaggistiche in cui predomina l’elemento di degrado rappresentato dalle aree di cava. La SS 583 ‘Lariana’ in questo punto è in galleria e la strada costiera è prevalentemente utilizzata per i mezzi di movimentazione dei materiali.

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L’importante ambito estrattivo di Mandello del Lario ed i rilievi rocciosi soprastanti

2.7 Elementi per la valutazione morfologica Considera la sensibilità del sito in quanto appartenente ad uno o più ‘sistemi’ che strutturano l’organizzazione di quel territorio e di quel luogo, assumendo che tale condizione implichi determinate regole o cautele per gli interventi di trasformazione. La caratterizzazione del contesto paesaggistico su cui insiste il tracciato contiene gli elementi di riferimento per la valutazione morfologica.

2.8 Elementi per la valutazione vedutistica Si stabilisce tra osservatore e territorio un rapporto di significativa fruizione visiva per ampiezza (panoramicità), per qualità del quadro paesistico percepito, per particolarità delle relazioni visive tra due o più luoghi. La condizione di co-visibilità è fondamentale ma non sufficiente per definire la sensibilità ‘vedutistica’ di un luogo (non conta tanto, o perlomeno non solo, quanto si vede ma che cosa si vede e da dove). È infatti proprio in relazione al cosa si vede e da dove che si può verificare il rischio potenziale di alterazione delle relazioni percettive per occlusione, interrompendo relazioni visive o impedendo la percezione di parti significative di una veduta, o per intrusione, includendo in un quadro visivo elementi estranei che ne abbassano la qualità paesistica.

Omettendo i tratti in galleria naturale dalle aree interessate dalla variante alla SS 340 ‘Regina’ è possibile ammirare e apprezzare panorami di riconosciuta bellezza, che ricomprendono alcuni tra i più rappresentativi scenari del paesaggio insubrico lombardo.

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Nel suo complesso la zona di intervento risulta in posizione visibile con particolare riferimento nelle visuali da lago verso terra e sui versanti della sponda opposta (‘dorsale del Triangolo Lariano’ e Punto Panoramico del Monte San Primo). Pregevoli le visuali dall’area di intervento con viste suggestive dell’isola Comacina e degli abitati dei centri rivieraschi (sala Comacina, Ossuccio, Lenno). Peraltro la sovrapposizione del tracciato con il sentiero panoramico ‘Sala Comacina – Canelva – Madonna del Soccorso’, sentiero di interesse in riferimento alla percepibilità degli scenari paesaggistici genera interferenze con visuali consolidate, risultando contigua ad un percorso panoramico di elevato valore, conoscenza ed utilizzo.

2.9 Elementi per la valutazione simbolica Concerne i rapporti diretti o indiretti delle opere in progetto con i valori simbolici attribuiti dalle comunità locali ai luoghi d’intervento (ad esempio in quanto teatro di avvenimenti storici o leggendari, o in quanto oggetto di celebrazioni letterarie, pittoriche o di culto popolare). La valutazione prendera ‘in considerazione se la capacita’ di quel luogo di esprimere e rievocare pienamente i valori simbolici associati possa essere compromessa da interventi di trasformazione che, per forma o funzione, risultino inadeguati allo spirito del luogo. E’ indubbio che le rilevanze archeologiche, paesaggistiche, storico-testimoniali e architettoniche precedentemente elencati risultino elementi significativamente caratterizzanti il territorio, ‘landmarks’ di livello locale e sovra locale (provinciale e regionale) e costituiscano una importanza simbolica per le comunità dei luoghi. Inoltre la presenza di architetture tradizionali (edifici rurali) intimamente legate all’uso del suolo contribuiscono alla connotazione dei luoghi.

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3. CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO 3.1 Sintetica descrizione del tracciato È preliminarmente opportuno sottolineare che, oltre la necessità di superare le criticità sopra evidenziate, la Soc. ANAS (gestore dell’attuale SS 340), ha avanzato alcune precise richieste in sede di progettazione, riconducibili a vincoli sul tracciato in termini di: - velocità di progetto del nuovo tratto stradale; - pendenze massime; - lunghezza massima dei tratti in galleria.

Alcune scelte progettuali derivano pertanto da soluzioni tecniche imposte, non passibili di essere derogate e non oggetto di possibili soluzioni progettuali differenti (pena la non finaziabilità dell’intervento e la conseguente sua infattibilità).

Su precisa richiesta l’asse stradale è stato progettato per una velocità di 60/100 Km orari, parametro tecnico verificato su tutto lo sviluppo della variante. In alcuni tratti a cielo aperto sono state previste ‘corsie di arrampicamento’, necessarie a consentire il sorpasso di veicoli lenti. La carreggiata prevista ha una larghezza complessiva di 9,50 m (che diventano 13,00 m nei tratti in cui è prevista la realizzazione della ‘corsia di arrampicamento’), ossia il parametro tecnico di una strada extraurbana secondaria di categoria C2.

La ‘variante della Tremezzina’ presenta uno sviluppo complessivo di circa quasi 10 km. I vari tratti possono essere sinteticamente così descritti11: a) realizzazione degli svincoli di connessione con l’attuale tracciato della SS 340 a servizio dell’abitato di Colonno; b) galleria Comacina con una lunghezza di oltre 2 km. La galleria Comacina permette di guadagnare quota in modo da uscire all’aperto alle spalle dei centri abitati di Sala e Ossuccio in una zona distante dal lago e non ancora urbanizzata; c) tratto a cielo aperto con scavalco del valletto dei Ronchi del torrente Premonte (superato con ponte previsto a struttura metallica); d) realizzazione, nel tratto a cielo aperto, della galleria artificiale in corrispondenza della ‘Torre di Spurano’ (della lunghezza di circa 150 m), finalizzata alla mitigazione dell’intervento ed al consolidamento del versante; e) gallerie Perlana 1 (di circa 600 m) e Perlana 2 (circa 2 km e 100 m) separate da un breve tratto all’aperto per poter sovrappassare la Val Perlana con un viadotto di circa 30 m previsto in struttura metallica; f) tratto a cielo aperto di circa 950 m in comune di Mezzegra. A metà circa del tratto è presente la galleria Bonzanigo (poco più di 100 m di lunghezza), necessaria per superare una piega in un ammasso calcareo; g) galleria Tremezzina della lunghezza di circa 2 km e 700 m e una pendenza in discesa, permette di riportarsi a quota lago in corrispondenza dello svincolo con la S.S. 340 in comune di Griante.

11 Per la descrizione completa dell’opera si veda la relazione tecnica di progetto.

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3.2 I portali di ingresso alle gallerie Per i tratti di entrata ed uscita dalle gallerie è stata definita un’unica tipologia di portale uniformandone il disegno lungo tutto il tracciato. La soluzione scelta, che prevede muri ed architrave sovrastante, contempera sia esigenze di tipo funzionale legate al contenimento del materiale soprastante sia di tipo estetico in quanto si riesce a mantenere l’altezza dell’opera entro limiti accettabili. Tralasciando soluzioni non coerenti con il contesto circostante (tipo quelle a ‘becco di flauto’ o portali ‘rovesciati’) l’altra tipologia prevalente negli imbocchi delle gallerie è quella ad ‘arco’. Si tratta di una tipologia usata nelle gallerie più ‘datate’ e comunque di larghezza minore. Se si considera infatti che le gallerie del tracciato in progetto sono larghe circa 14 metri occorrerebbe un arco alto circa 10 metri che genererebbe un impatto eccessivo in relazione alla visuale maggiormente sensibili; non solo, tale soluzione richiederebbe un innalzamento complessivo dei rilevati degli svincoli di collegamento e attestazione sud e nord tra la variante e l’attuale SS 340 con conseguente aumento dell’altezza dei muri di sostegno.

I portali saranno rivestiti in pietra a spacco mantenendo ove tecnicamente possibile la medesima pezzatura e tessitura dei muri tradizionali esistenti. Il tutto finalizzato ad inserire maggiormente l’intervento nel contesto circostante già fortemente caratterizzato da muri di sostegno in pietra (rilevati, terrazzamenti, rivestimenti di sostegno di strade, ecc…).

Soluzione a ‘becco di flauto’ non coerente con le tipologie esistenti

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Soluzione ad ‘arco’ coerente con le tipologie esistenti ma di impatto eccessivo in relazione alle dimensioni delle gallerie

Portale con ‘architrave’ non coerente con le tipologie esistenti ma di impatto limitato in relazione alle dimensioni delle gallerie

3.3 I muri di contenimento ‘La pietra di Moltrasio, terra del Lario, inclina al color nero, et è molto proporzionata ad ogni sorte d'edifici: et di questa già si fabbricarono le mura et i castelli con torri della Citta di Como; cavansi quivi similmente certe pietre dell'istessa natura sottili ma sode et assai grandi, de quali se ne coprono le case’12.

12 Così scriveva nel 1619 lo storico Francesco Ballarini nella sua opera ‘Compendio delle Croniche della Città di Como’.

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I muri in pietra sono tra gli elementi tipizzanti la costa lacuale. Realizzati in origine completamente in conci di pietra di Moltrasio e posati a secco, oggi sono in cemento armato poi rivestito in pietra: da elemento strutturale la pietra è quindi diventata elemento di finitura (rivestimento). A causa della scarsità Il ‘calcare di Moltrasio’ è stato peraltro sostituito con altre tipologie di pietra, alcune delle quali visivamente assimilabili altre di discutibile effetto finale. I conci non sono più posati a secco ma ‘legati’ con malta: anche in questo caso, accanto ad interventi coerenti, se ne trovano altri di trovano ed la cui resa finale.

3.4 Reti paramassi La messa in sicurezza dei versanti, preliminarmente durante la fase di cantiere e poi nella fase di esercizio della strada è elemento essenziale. In tal senso sono state valutate differenti soluzioni che contemperassero sia la ricerca della sicurezza come fattore non prescindibile sia l’inserimento nel pregevole contesto paesaggistico.

Dalle valutazioni condotte non è possibile comunque proporre sistemazioni dei versanti alternative a elementi che contengano la caduta massi (reti elastoplastiche, reti in aderenza, ‘rilevati in terra rinforzata’). Dal punto di vista paesaggistico sono stati scartati i ‘rilevati’ per considerazioni legate al loro inserimento sul versante tale per cui non sarebbe stato possibile alcun intervento di mitigazione anche con elementi vegetali risultando oltremodo visibili sul versante (peraltro in un contesto naturale).

Esempio di rilevato in terra: elevato impatto visuale dal versante

La scelta è stata pertanto quella di utilizzare reti in aderenza (ossia appoggiate al versante) in concomitanza con l’utilizzo di reti elastoplastiche (di maggiore impatto visuale ma meno visibili dei ‘rilavati’. Rispetto alle prime soluzioni progettuali è stato possibile ridurre ad una sola fila le reti elastoplastiche (previste in origine in doppia fila); ciò, unitamente alla possibilità di utilizzare soluzioni cromatiche (nelle tonalità del grigio) permetterà un’ulteriore riduzione degli impatti paesaggistici.

3.5 Barriere fonoassorbenti Sono limitati i punti in cui risulta necessario posizionare le barriere ‘fono-assorbenti’: il primo è il tratto tra la fine della galleria artificiale antistante la Torre di Spurano e l’ingresso della galleria ‘Perlana 1’, il secondo è il tratto a cielo aperto tra le due gallerie ‘Perlana 1’ e ‘Perlana 2’. Si tratta pertanto complessivamente di una lunghezza di nemmeno 200 metri su tutto lo sviluppo complessivo.

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Peraltro il posizionamento delle barriere avverrà solamente verso il lato destro (lato stradale verso lago) utilizzando una soluzione che preveda l’integrazione dell’elemento di protezione stradale al pannello fonoassorbente, contemperando la funzione di riduzione della dispersione del rumore alla riduzione della larghezza dell’ingombro della strada e, conseguentemente, dell’altezza dei muri di sostegno (nei tratti previsti), questo perché tale tipologia di pannelli ‘collabora’ alla protezione stradale (essendo essa stessa un elemento di sicurezza).

I pannelli fono-assorbenti hanno una altezza di complessiva di circa 3 metri e 50 cm (comprensivo dell’elemento ‘riduttore di rumore’ costituito da un tubolare in acciaio forato) e sono di tipo opaco (la verniciatura dei pannelli è fatta con polveri ed il colore e la tonalità possono essere scelti). In relazione alle considerazione di inserimento paesaggistico ambientale, la scelta del pannello ‘fono-assorbente’ opaco in alternativa a quello trasparente (sicuramente meno visibile) tende ad evitare l’impatto dell’avifauna (fattore estremamente probabile per le aree in esame e di potenziale rischio per chi percorre la strada), contribuendo al mascheramento complessivo dell’intervento nei tratti interessati dai pannelli.

3.6 Recinzioni Allo scopo di garantire la sicurezza del tracciato nei soli tratti a cielo aperto il progetto di realizzazione della strada prevede il posizionamento di una recinzione.

Le caratteristiche della rete devono essere tali da contemperare sia la funzione di contenimento del transito degli animali sia la minimizzazione degli impatti percettivi in relazione al contesto circostante.

Nella scelta della tipologia della rete si predilige una maglia preferibilmente graduata in base all’altezza: tale soluzione premetterà contestualmente sia di contenere gli animali di dimensioni differenti sia di essere meno visibile perché più larga nella parte superiore. In tal senso la rete metallica scelta (zincata ed elettrosaldata) dovrà avere altezza di 2,80 m nel lato a valle e 3,50 m nel lato a monte (in modo che non possa essere superata in salto dagli ungulati presenti nell’area che, per dimensioni, risultano oltremodo pericolosi) ed essere fissata a pali in legno o metallo distanziati di 4 m uno dall’altro.

Importante anche la verniciatura del manufatto per i quali si prediligeranno colori grigi in tonalità scure (grigio ferro micaceo).

3.7 Illuminazione Il tracciato stradale non sarà illuminato ad eccezione degli svincoli (per motivi di sicurezza stradale). Il tali aree il sistema di illuminazione sarà garantito da pali in acciaio zincato dell’altezza di circa 11 metri su cui sarà ancorato uno ‘sbraccio’ di un metro completo di porta lampade di illuminazione a risparmio energetico (led).

Illuminazione: particolare 48

3.8 Aree di cantiere La complessità della gestione in fase di realizzazione dell’opera è incrementata dal suo posizionamento: è evidente che la costruzione di una variante dalle medesime caratteristiche tecniche nella zona pedemontana della provincia avrebbe portato ad una semplificazione in termini di accessibilità stradale, maggiore disponibilità di aree per il posizionamento dei cantieri, maggiore facilità nello smaltimento dei materiali di escavazione delle gallerie, ecc…

Le due prevalente necessità in fase di ‘cantierizzazione’ dell’opera erano riconducibili: - alla scelta di luoghi idonei sia sotto il profilo tecnico-economico sia paesaggistico per il posizionamento dei cantieri; - alle modalità di trasporto e smaltimento del materiale prodotto dalla escavazione della roccia per la realizzazione dei tratti in galleria (circa 1.560.000 mc di materiale).

Peraltro, se è vero che le aree di cantiere sono comunque occupate per la sola fase di realizzazione dell’opera (venendo poi ripristinate al termine della sua realizzazione), è altrettanto vero che la complessità dell’opera stessa si riverbererà sulla durata della fase di realizzazione (prevista in 6 anni). Ciò comporterà una occupazione stabile delle aree destinate a cantiere il cui aspetto funzionale e di servizio sarà ovviamente prevalente sugli altri. Verranno di fatto utilizzate per lo stoccaggio temporaneo e la movimentazione dei materiali, per la realizzazione degli impianti di betonaggio, ecc…

Ciò ha necessariamente prodotto diverse considerazioni e valutazioni riconducibili alla ricerca di un loro corretto posizionamento che ne contemperasse le esigenze funzionali (vicinanza e comodità nel raggiungimento) con la delicatezza del quadro paesaggistico e dei contesti paesaggistico-ambientali di riferimento. Ulteriori valutazioni delle aree scelte sono state condotte in relazione alle attuali destinazioni urbanistiche ed ai valori paesaggistici ed ambientali, prediligendo quelle che negli strumenti urbanistici comunali (PGT) fossero già passibili di trasformazione (e pertanto fosse già stata valutata la loro sostenibilità nella trasformazione sotto i profili paesaggistico-ambientali nell’ambito del procedimento di Valutazione ambientale Strategica - VAS) o di riqualificazione paesaggistica (potendo eventualmente proporre un progetto di riqualificazione paesaggistico-ambientale nell’ambito delle misure di compensazione alla realizzazione della infrastruttura stradale).

Avendo l’infrastruttura in progetto sviluppo ‘lineare’ con la previsione di realizzare circa l’80% del tracciato in galleria si è reso necessario reperire due aree di cantiere distinte: la prima (più piccola) a servizio degli interventi previsti nella parte sud (dalla galleria Comacina), la seconda (più grande) per quelli posti a nord (dalla galleria Tremezzina verso sud). Le dimensioni sono ovviamente anche funzionali alla quantità di materiale di scavo da trattare e stoccare nonché dalle tipologie di lavorazione previste nei tratti sud e nord. A tale proposito sono risultate coerenti con le caratteristiche sopra descritte:

- nel comune di Castiglione Intelvi, un’area ‘azzonata’ urbanisticamente dal PGT come ‘ATR - ambito di trasformazione residenziale’;

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- nel comune di Grandola ed Uniti due aree ‘azzonate’ urbanisticamente dal PGT rispettivamente come ‘ARA2 - prati da sfalcio – seminativi – prati residuali’ e ‘Area degradata da assoggettare a riqualificazione ambientale’.

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In merito alle modalità di trasporto e smaltimento del materiale prodotto dalla escavazione della roccia per la realizzazione dei tratti in galleria sono state considerate differenti soluzioni.

Occorre precisare che parte del materiale verrà reimpiegato nella realizzazione dell’opera stesa (sottofondi, cementi, rivestimenti, ecc....) e pertanto dovrà essere stoccato per un suo reimpiego. La realizzazione produrrà comunque un ‘esubero’ di materiale di estrazione. Peraltro parte di questo non potrà essere riutilizzato per le sue caratteristiche meccaniche. Il materiale dovrà pertanto essere gestito, come sottoprodotto ai sensi della vigente normativa ambientale, e utilizzato per il ripristino ambientale di (smaltito in) aree di cava o in sostituzione del materiale di cava.

Il trasporto del materiale viene valutato in relazione alle differenti modalità di trasporto in ordine alla posizione delle cave di destinazione. Di seguito un breve cenno sulle differenti soluzioni, precisando sin da ora che le cave di , e possono essere raggiunte dal cantiere con mezzi su gomma essendo al servizio

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della parte minore di produzione di materiale (area sud del cantiere): la frequenza di spostamento dei mezzi, la maggiore vicinanza con la ‘maglia infrastrutturale’ principale (strade statali ed autostrada) ne suggeriscono la modalità di trasporto.

Il problema maggiormente consistente si è presentato nel come raggiungere le cave del Lecchese (Mandello del Lario e Cassago Brianza) per la maggiore lontananza della parte nord del cantiere e per la maggiore produzione di materiale. Di seguito sono schematicamente individuate le differenti soluzioni: a) un conferimento ai siti di utilizzo completamente su gomma mediante l’utilizzo dei camion comporta un impatto viabilistico assolutamente inaccettabile in ordine all’aumento esponenziale sia del traffico su strade già al collasso per il transito elevato dei mezzi pesanti e ad alta frequentazione turistica sia dell’emissione di polveri e inquinamento acustico. Non trascurabile anche l’aspetto relativo all’aumento della pericolosità data dal transito soprattutto nelle ore notturne.

b) un conferimento ai siti di utilizzo del materiale su gomma utilizzando i camion fino a lago e caricando i camion sui traghetti spostandoli fino alla sponda Lecchese comporta sicuramente un impatto minore sulla rete stradale ma estreme difficoltà logistiche dovute: alla promiscuità dell’utilizzo degli approdi dei traghetti (con il traffico di pendolari e turisti), al consistente numero di viaggi giornalieri di ciascun traghetto, alle variabili condizioni del lago con conseguente fermo dei mezzi e ritardi sui tempi di lavorazione del cantiere;

c) la realizzazione di approdi temporanei dedicati, trasportando il materiale su gomma fino a lago utilizzando chiatte da lavoro di circa 30 metri di lunghezza in cui riversare il materiale e trasportarlo fino alla sponda Lecchese senza caricare anche i camion comporta un impatto minore sia sulla rete stradale sia sulla promiscuità dell’utilizzo degli approdi dei traghetti: Inoltre i tempi di cantiere non sono influenzati dalle condizioni meteo in quanto le operazioni di carico e scarico del materiale nelle chiatte possono avvenire in sicurezza. La criticità è rappresentata dall’impatto generato dagli attracchi dedicati e dimensionati per il trasbordo di materiale, in relazione alla loro posizione nel contesto della sponda lacuale. si è reso pertanto necessario individuare un’area idonea, sotto il profilo paesaggistico oltre che tecnico, per la realizzazione dell’approdo.

Aumento Impatto tempi Aumento Impatto Impatto inquinamento di cantiere pericolosità strutture paesaggio (atmosferico, stradale approdo acustico, esistenti ecc...) 1 – gomma  /    2 – traghetti / / /   3 - chiatte / / / / /

 Modesto  Moderato  Critico

Delle soluzioni valutate quella che ha offerto maggiori garanzie in ordine alla gestione del cantiere, al minore impatto sulle infrastrutture esistenti, è quella che prevede l’utilizzo delle chiatte per il trasporto di materiale.

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Tale soluzione ha ovviamente la criticità potenziale di dovere realizzare un approdo temporaneo sulla sponda Comasca ed uno sulla sponda Lecchese.

Realizzazione dell’approdo a lago in comune di Griante. Schema di progetto

Area di insistenza dell’approdo a lago in comune di Griante

In relazione all’approdo sulla sponda comasca la scelta del luogo dove realizzare l’approdo è stata compiuta selezionando un’area a lago che non fosse particolarmente

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delicata sotto il profilo paesaggistico ed ambientale e di elevata accessibilità dalle aree di cantiere. In tal senso è stata scelta l’area posizionata a nord del nucleo abitato del comune di Griante, prima dello svincolo stradale di Menaggio.

In questo punto l’area ha una concavità verso la terraferma che permette un intervento di riempimento temporaneo dell’alveo lacuale finalizzato alla realizzazione di una piattaforma adatta alla movimentazione del materiale e carrabile dai camion. Le piattaforma di circa 2500 mq viene realizzata attraverso l’infissione di palancole nel fondale per ricavare uno spazio successivamente riempito di materiale che consenta il transito dei mezzi di cantiere. L’area sarà provvista di uno spazio destinato al deposito temporaneo del materiale da caricare sulle chiatte da trasporto.

Tale soluzione realizzativa è stata selezionata in quanto in grado di garantire la necessaria fruibilità e funzionalità: permettendo infatti, una volta completata la fase di spostamento del materiale, di smantellare l’approdo gestendo il materiale utilizzato per la realizzazione della banchina e estraendo le palancole, garantendo in tal modo una reversibilità totale dell’intervento. L’intervento verrà completato allestendo, in posizione antistante all’approdo, il cantiere di supporto all’area in cui troveranno spazio le attrezzature tecniche e l’officina.

È stata accantonata sia la scelta di utilizzare un sistema di pontoni galleggianti ad alto dislocamento, sicuramente di minore impatto ma non in grado di garantire la stabilità necessaria alla ‘carrabilità’ veicolare con camion, sia la soluzione di realizzare strutture ‘reticolari’ in cls con micropalificazioni (di indubbia maggiore ‘invasività’ dell’opera sul contesto circostante e di costi di realizzazione maggiormente elevati).

La medesima soluzione realizzativa, e le stesse considerazioni, sono stata utilizzate per la scelta della realizzazione dell’approdo di Mandello del Lario, con la sola differenza che le dimensioni saranno sensibilmente ridotte (circa 450 mq) in quanto non sarà necessario realizzare l’area di stoccaggio temporaneo a lago.

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Area di insistenza dell’approdo a lago in comune di Mandello del Lario

Realizzazione dell’approdo a lago in comune di Mandello del Lario. Schema di progetto

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4. DETERMINAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ DEL SITO

La classe di sensibilità viene determinata nella tabella sottostante che prende in considerazione la valutazione in riferimento agli aspetti morfologici, vedutistici e simbolici.

Ai soli fini della lettura della tabella relativa al ‘Grado di impatto paesistico’ dell’opera, il giudizio complessivo riferito alla ‘classe di sensibilità paesistica’ è espressa in forma numerica secondo la seguente associazione: - 1 = Sensibilità paesistica molto bassa (MB) - 2 = Sensibilità paesistica bassa (B) - 3 = Sensibilità paesistica media (M) - 4 = Sensibilità paesistica alta (A) - 5 = Sensibilità paesistica molto alta (MA)

Modi di valutazione Valutazione Note sintetica

Morfologico strutturale MA - Rilevanze morfologiche (Isola Comacina, Dosso di Lavedo, Monte di Tremezzo-parete del sasso San Martino), versanti e incisioni vallive (Valle dei Ronchi, Valle Premonte, Val Perlana, Valle Azzano, Valle Bolvedro e relativi torrenti); - Presenza dei centri storici (Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Bonzanigo e dal centro turistico di tradizione storica di Tremezzo) e Ambiti paleontologici torrente Bolvedro e ‘Pra della Tacca’; - Presenza di ‘Ronchi e terrazzi’ riconosciuti come ‘paesaggio agrario tradizionale’; la zona tra Sala Comacina e Griante è detta ‘Zoca de l’Oli’’ (antica culla della coltura dell’olivo portato sul Lario dai Romani). Presenza di terrazzamenti, prati, pascoli, oliveti; Presenza di praterie magre da fieno a bassa latitudine. Habitat dei ghiaioni del mediterraneo occidentale e termofili, vegetazione di forra); - Presenza di luoghi ed elementi connotativi della struttura del territorio (torre medioevale di Spurano e sito archeologico, Santuario della Madonna del Soccorso, Percorso della Via Crucis, Chiesa e Oratorio di S.Abbondio, Palazzo Brentano, nucleo storico Bonzanigo); - Presenza di elementi di interesse storico artistico (ville e di edifici di culto rilevanti e strutture alberghiere risalenti ai primi anni del 900).

- Percepibilità da un ampio ambito territoriale (da lago e Vedutistico MA da sponda opposta); - Inclusione in una veduta panoramica (visuale da lago) - Presenza di percorsi di fruizione paesistico-ambientale e del lavoro (percorso della ‘Via Crucis’, sentieri); - Presenza di relazioni percettive significative tra elementi locali (verso i versanti, monumenti, chiese, ecc,..).

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Simbolico MA - Territorio celebrato in numerose opere pittoriche e letterarie; - Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà (forte richiamo turistico internazionale); - Presenza di luoghi contraddistinti da rappresentatività nella cultura e tradizione locale (luoghi celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale): torre medioevale di Spurano e sito archeologico, Abbazia Madonna del Soccorso - Via Crucis, Abbazia dell’Acquafredda; Chiesa e Oratorio di S.Abbondio.

Giudizio MA 5 - Sensibilità paesistica molto alta complessivo

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5. INCIDENZA DELLE OPERE SUI BENI PAESAGGISTICI VINCOLATI E GRADO D’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO

La valutazione degli impatti generati dalla soluzione progettuale dell’infrastruttura viabilistica è stata condotta utilizzando la metodologia ‘dell’esame paesistico’, con tenuta nelle ‘Linee guida per l’esame paesistico dei progetti’13

Come detto il progetto in esame si sviluppa con una lunghezza di complessiva di circa 9 Km e 900 m. La descrizione del paesaggio e dei suoi elementi strutturali in cui si sviluppa il percorso ne restituiscono una immagine complessiva eterogenea, così come di conseguenza non lo sono le modalità di intervento e gli impatti derivanti. Risulterebbe tuttavia disarticolata la presa in esame di singoli siti (peraltro già descritta nel capitolo riguardante la ‘Caratterizzazione degli interventi in progetto’).

A livello metodologico, ed in conseguenza di queste valutazioni, il progetto è stato suddiviso in ‘tratti’ che presentano caratteri analoghi per tipologia di intervento e conformazione del territorio su cui insistono.

Alcune premesse: tutto il territorio interessato dal progetto della Variante alla Tremezzina è da considerare ad alta valenza paesistica, sia per la struttura del paesaggio sia per la presenza di un numero straordinario di elementi di valore storico-culturale (chiese, abbazzie, palazzi, ville, ecc) che ne incrementano notevolmente la valenza in quanto ‘sistema’. In questo scenario di riferimento il maggior impatto paesistico generato dalle infrastrutture stradali si percepisce nei tratti a cielo aperto (a mezza costa) e nei tratti di attraversamento delle valli (viadotti, ponti) mentre nei tratti in galleria è limitato agli ingressi (imbocchi) ed alle uscite (sbocchi).

Conseguentemente sono stati definiti i seguenti tre tratti progettuali su cui valutare gli impatti e proporre le conseguenti misure di mitigazione diretta dell’opera: 1. Tratto di attraversamento della zona sopra l’abitato di Sala Comacina e 1. di Spurano; 2. Tratto di attraversamento della Val Perlana; 3. Tratto di attraversamento della zona sopra l’abitato di Mezzegra.

Tratto 1 di attraversamento della zona sopra l’abitato di Sala Comacina e di Spurano Compreso tra la Valle dei Ronchi, nel territorio comunale di Sala Comacina) e la frazione Spurano del comune di Tremezzina (loc. Ossuccio). Due sono le valli attraversate dal progetto, la Valle dei Ronchi e la Valle Premonte (Valle di Ossuccio) posta al confine tra il territorio comunale di Sala Comacina e tremezzina (loc. Ossuccio).

13 Contenuta nella DGR n. VII/11045 del 8 novembre 2002.

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Elemento emergente nel contesto paesaggistico e di primaria importanza è la Torre di Spurano (sia per le vicende storiche descritte che per la posizione dominante nel contesto).

Il tracciato, una volta uscito dalla galleria Comacina e dopo aver attraversato la Valle dei Ronchi, rimane sempre a mezza costa attraversando anche la Valle Premonte con un viadotto. Il tracciato passa a monte della ‘Torre di Spurano’ in corrispondenza della quale viene realizzata una galleria artificiale di 125 metri circa che mitica fortemente la presenza dell’infrastruttura. Dopo un ultimo tratto (di circa 150 metri) a cielo aperto la variante rientra in galleria (‘Perlana 1’).

Il territorio interferito è caratterizzato dalla presenza di boschi alternati a terrazzi coltivati ad uliveto e dalle incisioni vallive (Valle dei Ronchi e Valle Premonte). Gli impatti sul paesaggio sono riconducibili soprattutto in termini di cambiamento dello stato dei luoghi: - interferenza diretta con boschi e terrazzi coltivati ad uliveto quando il tracciato è a mezza costa; - realizzazione dei viadotti per l’attraversmento delle valli dei Ronchi Premonte; - interferenza con l’area della ‘Torre di Spurano’.

Tratto 2 di attraversamento della Val Perlana È quello relativo all’attraversamento della Val Perlana posta al confine tra i territori riconducibili alle loc. Ossuccio e loc. Lenno del comune di Tremezzina.

Questa zona acquista straordinaria rilevanza non solo dal punto di vista paesaggistico ma anche culturale e architettonico, per la presenza di diversi complessi religiosi tra i quali emerge (per posizione e importanza) il ‘Santuario della Madonna del Soccorso’ e la relativa ‘Via Crucis’ (un sentiero che passando per 14 cappelle conduce al complesso religioso), in loc. Ossuccio. Il Santuario, oltre ad essere soggetto a vincolo monumentale e ad essere riconosciuto a livello regionale come ‘Punto di osservazione del paesaggio lombardo’, è tutelato anche come patrimonio mondiale dell’Unesco per il suo valore culturale e ambientale. Importante è anche la presenza di una consistente rete di percorsi pedonali che, oltre a collegare i monumenti presenti e rivestire interesse escursionistico, viene utilizzata anche dalla popolazione locale per la conduzione di fondi.

Il tracciato si colloca planimetricamente all’interno rispetto alla costa del lago riuscendo a passare in galleria a monte del percorso della Via Crucis e della stessa Abbazzia della Madonna del Soccorso. Uscito dalla galleria Perlana, 1 il tracciato attraverso la Val Perlana con un viadotto di circa 30 m di lunghezza, per poi ritornare in galleria (galleria Perlana 2). La percepibilità del tracciato da lago e dal Santuario è preservata (il tracciato non è visibile) anche da un ulteriore abbassamento del piano stradale del viadotto di circa 12 metri rispetto alla soluzione del progetto preliminare.

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Tratto 3 di attraversamento della zona sopra l’abitato di Mezzegra Il tratto in esame è compreso tra la frazione di Mugnano in loc. Mezzegra la Valle Bolvedro (al confine tra i territori delle loc. Mezzegra e Tremezzo nel comune di Tremezzina).

La zona sopra l’abitato di Mezzegra unitamente all’area sopra la loc. Tremezzo, è riconosciuta come ‘Paesaggio agrario tradizionale’ denominato ‘Ronchi e terrazzi della Tremezzina’. Di rilevanza paesaggistica anche il Monte Cisino, collocato sopra l’area in questione e considerato punto panoramico.

La soluzione progettuale prevede, dopo l’uscita dalla galleria ‘Perlana 2’: - un tratto a cielo aperto a mezza costa; - un viadotto di circa 40 m per l’attraversamento del torrente Azzano; - un secondo tratto a mezza costa di circa 250 m; - la galleria ‘Bonanigo’ di circa 100; - un terzo tratto a mezza costa per una lunghezza complessiva di circa 425 che arriva fino all’imbocco della galleria Tremezzina.

Il territorio interferito è caratterizzato dalla presenza di terrazzi coltivati ad uliveto e dalle incisioni vallive relative alla valli dei torrenti Azzano e Bolvedro dove sono localizzati lembi residui di boschi. Gli impatti sul paesaggio si percepiscono soprattutto in termini di cambiamento dello stato dei luoghi: - interferenza diretta con terrazzi coltivati ad uliveto quando il tracciato è a mezza costa; - realizzazione del viadotto per l’attraversamento del torrente Azzano; - realizzazione delle ‘opere’ in sponda idrografica destra del Torrente Bolvedro necessarie per il sostegno della piattaforma stradale.

5.1 Incidenza morfologica e tipologica In riferimento ai criteri e ai parametri di incidenza morfologica e tipologica non va considerato solo quanto si aggiunge (coerenza morfologica e tipologica dei nuovi interventi) ma anche (e in molti casi soprattutto), quanto si toglie. Infatti i rischi di compromissione morfologica sono fortemente connessi alla perdita di riconoscibilità o alla perdita complessiva di elementi caratterizzanti i diversi sistemi territoriali.

In tal senso è evidente che la realizzazione di un’infrastruttura simile non possa che produrre delle interferenze e delle sostanziali modifiche alle caratteristiche morfologiche e tipologiche presenti. Peraltro l’adozione di soluzioni tecniche finalizzate a rendere rispondente la progettazione con la normativa nazionale vigente in relazione alla sicurezza, ai parametri geometrici (raggi di curvatura, pendenze massime, allargamenti per corsie di ‘arrampicamento’ banchine laterali, vie di fuga, ecc…) rendono vincolato il tracciato con pochi margini di intervento. Di contro si è cercato di ridurre al massimo gli attraversamenti su viadotti e in alcuni casi, ove tecnicamente ammissibile, si è abbassata la quota del piano stradale per rendere meno impattante la soluzione progettuale in

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relazione alle necessarie riprofilature dei versanti. Il tracciato, come proposto, incide sul contesto circostante ma consente nel contempo di preservare buona parte dei luoghi ed elementi connotativi della struttura del territorio (torre medioevale di Spurano e sito archeologico, Santuario della Madonna del Soccorso, Percorso della Via Crucis, Chiesa e Oratorio di S.Abbondio, Palazzo Brentano, nucleo storico Bonzanigo, ville e edifici di culto rilevanti e strutture alberghiere risalenti ai primi anni del 900) e degli elementi morfologici esistenti (con particolare riferimento al sistema dei ‘Ronchi e terrazzi’ riconosciuti come ‘paesaggio agrario tradizionale’ agli impianti di olivo, ai prati magri da fieno, habitat dei ghiaioni del mediterraneo occidentale e termofili e vegetazione di forra).

5.2 Incidenza linguistica: stile, materiali e colori I criteri e parametri di incidenza linguistica sono da valutare con grande attenzione in tutti casi di realizzazione o di trasformazione di manufatti, basandosi principalmente sui concetti di assonanza e dissonanza. In tal senso possono giocare un ruolo rilevante anche le piccole trasformazioni non congruenti e, soprattutto, la sommatoria di queste.

I materiali utilizzati nella realizzazione dell’infrastruttura rispondono prioritariamente a esigenze tecnico-costruttive. Ciò ha generato la necessità di prevedere idonei sistemi di mitigazione di tutti gli elementi non coerenti per finitura con il contesto di riferimento. Tali interventi sono riconducibili: - a rivestimenti con pietra di elementi in cemento a vista (portali delle gallerie, muri di sostegno); - a schermature del tracciato e degli elementi impattanti non passibili di essere rivestiti (barriere antirumore) con filari arborei ed arbustivi; - a realizzazione di terrazzamenti finalizzati a rendere meno impattanti elementi costruttivi dell’infrastruttura (riproposizione del sistema dei terrazzamenti nella zona della ‘Torre di Spurano’ allo scopo di mitigare la parete della galleria artificiale).

Gli interventi sopradescritti sono stati progettati sia singolarmente che in ‘combinazione’ tra loro.

5.3 Incidenza visiva Per quanto riguarda i parametri e criteri di incidenza visiva, è necessario assumere uno o più punti di osservazione significativi, la scelta dei quali è ovviamente influente ai fini del giudizio. Sono da privilegiare i punti di osservazione che insistono su spazi pubblici e che consentono di valutare l’inserimento del tracciato nel contesto, è poi opportuno verificare il permanere della continuità di relazioni visive significative. Particolare considerazione verrà assegnata agli interventi che prospettano su spazi pubblici o che interferiscono con punti di vista o percorsi panoramici.

L’attuale SS 340 è indubbiamente un’infrastruttura viabilistica di riconosciuto interesse paesaggistico. La variante proposta non possiede le medesime caratteristiche sia perché realizzata in gran parte in galleria e pertanto non percepibile se non nei ‘portali’ di ingresso e uscita sia perché il sua finalità è quella di agevolare il collegamento tra il centro lago ed il Capoluogo di provincia. Pertanto, mentre l’attuale SS 340 è riconosciuta, soprattutto in

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alcuni tratti, come strada di elevato interesse paesaggistico dal quale percepire scorci, scenari e godere di visuali di grande effetto, per la progettazione della nuova infrastruttura si è volutamente scelto la minimizzazione della visibilità: ciò significa rinunciare a visuali di grande effetto in favore di una infrastruttura maggiormente inserita nel pregevole contesto paesaggistico di riferimento. Il tracciato è di difficile percepibilità dal soprastante sentiero della ‘Via dei Monti Lariani’ (posizionato sul medesimo versante della nuova infrastruttura ad una quota maggiormente elevata (circa 1300 m contro i meno di 400 della strada). Data tuttavia la sua lunghezza e le caratteristiche tecniche dell’opera è assolutamente improbabile che la stessa sia non percepibile in assoluto da punti panoramici da cui si percepiscono scorci paesaggistici di ampio respiro e di grande profondità visuale: il riferimento è ovviamente a punti panoramici esterni quali il sentiero definito ‘dorsale del Triangolo Lariano’ culminante sul Monte San Primo o gli scorci percepibili dal ‘Dosso del Lavedo’ o dall’Isola Comacina.

Per collocazione, dimensioni e tecnica costruttiva, l’infrastruttura nel suo complesso introduce nuovi elementi d’interferenza sulla percezione degli scenari paesaggistici di pregio e sulle emergenze di natura storico-architettonica o archeologica.

Tal valutazione ha ovviamente generato una progettazione approfondita di opere ed interventi di mitigazione funzionali a rendere quantomeno accettabile l’inserimento dell’infrastruttura nel contesto paesaggistico di riferimento.

5.4 Incidenza simbolica I parametri e i criteri di incidenza simbolica sono finalizzati a valutare il rapporto tra progetto e valori simbolici e di immagine che la collettività locale o più ampia ha assegnato a quel luogo. In molti casi il contrasto può essere legato non tanto alle caratteristiche morfologiche quanto a quelle di uso del territorio.

Volendo descrivere in una frase la ‘Tremezzina’ potremmo definirla come ‘un territorio celebrato in numerose opere pittoriche e letterarie, ricco di straordinari elementi storici, appartenente ad ambiti di elevata notorietà e dal forte richiamo turistico internazionale’.

Tuttavia mancherebbe ancora qualcosa: la tradizione e la cultura delle popolazioni locali che emerge nel mantenimento e rafforzamento della coltivazione dell’olivo (e marginalmente della vite) o nel mantenimento dell’allevamento e della produzione casearia (seppure quasi limitati all’autoconsumo). Nella presenza, accanto ai luoghi contraddistinti da rappresentatività culturale internazionale come Abbazia Madonna del Soccorso - Via Crucis (patrimonio UNESCO) o al sentiero ‘Italia’ (qui denominato ‘Via dei Monti Lariani’), di una eccezionale puntiforme presenza di chiese, nuclei storici edifici della tradizione rurale, sentieri del lavoro, che contribuiscono a definire l’area della ‘Tremezzina’ come straordinaria.

È proprio su questi elementi che l’intervento incide maggiormente, ed è proprio questa incidenza ad essere la più difficile da affrontare: la consapevolezza che la ricostruzione di un tratto di sentiero, ad esempio, permetterà il suo ripristino funzionale di collegamento ma certamente non potrà conservare la sua immagine storica.

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Per collocazione, dimensioni e tecnica costruttiva, l’infrastruttura nel suo complesso produce una incidenza simbolica. Nella maggioranza dei casi sono stati proposti interventi di ricostruzione degli elementi sottratti, quantomeno per conservarne le caratteristiche funzionali (ad esempio la ricostruzione di tratti del sentiero Sala Comacina – Canelva – Santuario o la ricostruzione dei terrazzamenti in sasso). Il risultato finale, dal punto di vista simbolico, è comunque una sottrazione dei valori.

La tabella sottostante riassume la valutazione per dell’intervento indicando una classe di incidenza, funzionale alla determinazione del grado di impatto paesistico dell’intervento.

Criteri di valutazione Valutazione sintetica Classe d’incidenza

Incidenza morfologica e tipologica Vedi capitolo 5 3

Incidenza linguistica: stile, materiali, colori Vedi capitolo 5 3

Incidenza visiva Vedi capitolo 5 3

Incidenza simbolica Vedi capitolo 5 4

Giudizio complessivo 3 – Media

La tabella che segue esprime il grado d’impatto paesistico del progetto, rappresentato dal prodotto dei punteggi attribuiti ai giudizi complessivi relativi alla classe di sensibilità del sito e alla classe d’incidenza del progetto, secondo la seguente scala di valori: - da 1 a 4: impatto paesistico sotto la soglia di rilevanza (n = 5); - da 5 a 15: impatto paesistico sopra la soglia di rilevanza ma sotto la soglia di tolleranza (n = 16); - da 16 a 25: impatto paesistico sopra la soglia di tolleranza.

Grado d’incidenza del progetto Classe di sensibilità 1 2 3 4 5 1 1 2 3 4 5 2 2 4 6 8 10 3 3 6 9 12 15 4 4 8 12 16 20 5 5 10 15 20 25

Grado d’impatto paesistico dell’intervento = 15 (sopra la soglia di rilevanza).

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6. VALUTAZIONE COMPARATA DELLE DIFFERENTI IPOTESI PROGETTUALI14

Le differenti ipotesi progettuali riportate sono riferite unicamente al tracciato mentre le soluzioni tipologiche e materiche dei singoli interventi sono state già trattate nei rispettivi paragrafi del capitolo 3. In tal senso sono state di seguito riportate le modalità con cui si è pervenuti alla scelta del tracciato del progetto definitivo, valutato in rapporto ad altre soluzioni.

Nell’affrontare la progettazione della variante è stata considerata una soluzione risalente agli anni ottanta, predisposta dall’ANAS, che proponeva una tracciato con ingresso lato Como prima della strettoia di Colonno, uscita intermedia in Val Perlana e termine della variante in Comune di Griante. Tale soluzione, prevedendo l’uscita in Val Perlana avrebbe permesso la realizzazione dell’opera in due lotti funzionali successivi. Tale soluzione non sarebbe comunque più tecnicamente realizzabile in quanto perte del sedime di insistenza della variante è stato occupato dall’espansione edilizia recente. Aggiornando tale studio, fermo restando l’uscita in Val Perlana, sono state proposte possibili alternative: in particolare sono stati sviluppati altri due tracciati completamente nuovi che non presentassero uscite intermedie. Uno completamente in galleria ed uno con tratti all’aperto e tratti in galleria.

Tutte le proposte comunque utilizzavano alcuni ‘cardini progettuali’ (elementi non soggetti a variazione): - l’ingresso in galleria lato Argegno subito a Nord del cimitero di Colonno (in tal modo si entra in galleria prima della val Camoggia evitando così i danni che il corso d’acqua a carattere torrentizio causa alla statale per il notevole trasporto solido); - l’uscita verso Griante, uguale per tutte le soluzioni essendo ormai vincolata a Nord dalla presenza degli svincoli della variante di Menaggio, a Est dal lago e da zone di particolare pregio paesaggistico a Sud Ovest.

Partendo dall’ipotesi di tracciato definita da ANAS si è proceduto ad analizzare gli stessi, in modo da individuare la soluzione che ne ottimizzasse il rapporto costi/benefici. In particolare sono stati confrontati i seguenti aspetti: - accessibilità; - disponibilità aree; - costo dell’opera ; - costo impianti; - costo di gestione; - interferenza con zone di pregio ambientale, - interferenza con zone a rischio geologico e idrogeologico; - interferenze con viabilità esistente, falde acquifere, corsi d'acqua, impianti, ecc.

Di seguito i punti più rappresentativi dei pro e contro delle soluzioni proposte:

14 Per gli approfondimenti tecnico-progettuali e l’analisi comparativa si veda lo studio di fattibilità e il progetto preliminare.

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6.1 Soluzione con due lotti con uscita in Val Perlana Fermo restando l’uscita in val Perlana, il ‘corridoio’ prospettato allora dell’Anas non è più percorribile in quanto, come detto, ampiamente urbanizzato. Il tracciato originario prevedeva inoltre l’attraversamento di diversi valletti con viadotti visivamente impattanti. Il tracciato è stato conseguentemente riposizionato passando più arretrati rispetto alla fascia a lago. Il riposizionamento non eviterebbe comunque la realizzazione di imbocchi delle gallerie con ‘contrafforti murari’ dell’ordine di 10-15 m di altezza con tutte le conseguenti problematiche sia in ordine all’impatto paesaggistico generato sia idrogeologico (dovuto alla presenza di viadotti e rampe su piloni in alveo per la realizzazione degli svincoli).

6.2 Soluzione con galleria unica Prevede la galleria unica Colonno – Griante. Sicuramente si tratta della soluzione paesaggistica meno impattante, ma presenta una lunghezza di quasi 9 Km (la galleria del Monte Bianco e di circa 11 Km) con le seguenti criticità: - elevatissimo costo di costruzione in ordine alle opere necessarie alla sicurezza dell’attraversamento in galleria; - elevatissimi costi di manutenzione e gestione; - insostenibilità finanziaria dell’opera.

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7. OPERE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE Allo scopo di minimizzare l’incidenza degli interventi in previsione sul paesaggio si propongono opere di mitigazione e compensazione paesaggistico-ambientale in accompagnamento al progetto dell’infrastruttura.

Il rilievo e la successiva valutazione correlata del sistema dei vincoli (paesaggistici e storico-architettonici), unitamente alla lettura della ‘struttura del paesaggio’, hanno messo in evidenza la necessità di prevedere interventi: a) di mitigazione dell’opera nel contesto circostante e di riferimento; b) di compensazione in relazione alla diminuzione della qualità dell’ecomosaico attraversato dall’infrastruttura. Gli interventi di compensazione e mitigazione ambientale sono stati estesi all’intero tracciato (con l’esclusione delle parti in galleria), che presenta situazioni di grande eterogeneità, passando dagli svincoli di connessione e collegamento lungo la costa lacuale, all’attraversamento di piccole valli, a passaggi a mezza-costa o tra pareti rocciose (in trincea o in rilevato).

In questo scenario di riferimento la connotazione di maggiore evidenza consiste nel sistema dei ‘segni’ e delle ‘testimonianze’: - delle colture del paesaggio agrario, sottolineato dalle formazioni di verde che si concentrano nelle valli formate da torrenti ben lontani dal loro stato di equilibrio e dal reticolo della viabilità locale e poderale: un sistema di sentieri complesso che si è creato e sviluppato nei secoli rinnovando i tracciati e modificandoli per adattarli alle esigenze delle varie epoche; - della importante presenza (qualitativa e quantitativa) degli edifici storico- tradizionali, di forte connotazione dell’area nelle vicende storiche di rilevanza non solo locale (si pensi alla Torre di Spurano ed agli intrecci storici con Federico I - Barbarossa) e religiosi (con il sistema degli edifici sacri culminanti nel Santuario della Beata Vergine del Soccorso).

In tal senso gli interventi di mitigazione e compensazione ambientali si pongono alcuni obiettivi: - l’inserimento della nuova strada, con previsione di interventi di mitigazione degli impatti visuali, acustici, fisici, funzionali e raccordo con il verde presente lungo il margine (lato Lago) della piattaforma stradale; - la caratterizzazione formale e paesaggistica delle opere d’arte (imbocchi delle gallerie, ponti e muri di sostegno) e delle aree di svincolo; - la riqualificazione di ambiti di territorio esterni al tracciato, ma ad esso connessi ecologicamente e visivamente, prevedendo, a titolo di compensazione, una serie di interventi di recupero e riconnessione del sistema naturale con quello antropico.

Negli ambiti di interferenza con i corsi d’acqua, dove prevale il sistema naturale (sempre ricco di biodiversità), i criteri prevalenti divengono quelli della salvaguardia dell’ambiente idrico e degli ecosistemi ‘di forra’, con interventi di: - mitigazione e compensazione delle opere di protezione spondale; - corretto inserimento delle strutture (spalle ed impalcato dei ponti);

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- protezione, potenziamento e riqualificazione della vegetazione delle sponde e dei versanti; finalizzati non solo al ‘mascheramento’ dell’opera” (mitigazione visiva) ma soprattutto ad assicurare la continuità faunistica dei corridoi ecologici.

7.1 Criteri per l’intervento sull’assetto vegetazionale L’analisi dell’ambiente vegetazionale effettuata nell’ambito del Studio di Impatto Ambientale (SIA) ha rilevato una presenza non prioritaria del sistema naturale che si concentra comunque nelle piccole valli scavalcate dalla nuova strada. Le formazioni riparie ai margini dei torrenti, le fasce arboree ed arbustive presentano buoni livelli di conservazione e biodiversità, e anche nel caso di decadimento qualitativo della presenza di formazioni autoctone (per presenza massiccia specie alloctone infestanti), mantengono sempre un elevato significato ecologico.

Per il resto del territorio interessato prevale il paesaggio antropizzato, per il quale il progetto prevede due specifici criteri di intervento:

a) negli ambiti del paesaggio agrario: - consolidamento e potenziamento degli elementi paesaggistici connotativi e di maggior rilievo, quasi sempre di tipo areale (macchie boscate, prati stabili e uliveti, accompagnati dalle tradizionali sistemazioni dei versanti con terrazzamenti con muri ‘a secco’ in pietra locale); - riqualificazione, connessione e riconnessione di ambiti di particolare interesse (riqualificazione degli spazi circostanti l’ambito della Torre di Spurano, la ricostruzione e/o la messa in sicurezza dei sentieri, eventualmente raccordati da tratti nuovi finalizzati al ripristino funzionale del collegamento interrotto del tracciato stradale).

b) negli ambiti del paesaggio urbanizzato: - protezione dall’impatto percettivo (acustico e visuale), con la realizzazione di barriere fonoassorbenti corredate da una complementare dotazione di fasce arboreo-arbustive di mascheramento; - protezione dall’impatto sull’atmosfera dovuta soprattutto alle polveri ‘rimescolate’ dal traffico veicolare con l’inserimento di siepi arboreo-arbustive ‘di contenimento’ e di fasce o macchie boscate utilizzate con funzione di ‘filtro’; - implementazione del verde di valore prevalentemente percettivo (visuale) ed ecologico (rinaturalizzazione della sponda lacustre in relazione alla modifica della sezione della carreggiata o della realizzazione degli svincoli di attestazione della variante stradale) e finalizzato al ‘corretto inserimento paesaggistico’ delle nuove costruzioni (portali, muri di sostegno, edifici a protezione degli impianti tecnologici delle gallerie).

In relazione alla interferenze accertate derivanti dalla trasformazione (e alla conseguente perdita di valore paesaggistico-ambientale, ecologico e storico-tradizionale da risarcire), si è proceduto alla individuazione delle conseguenti opere di mitigazione e compensazione, il cui criterio metodologico di scelta è volto a contemperare la risoluzione delle necessità di minimizzazione delle interferenze derivanti dalla nuova opera con

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l’opportunità di massimizzare i benefici della trasformazione oltre il tema e il sito strettamente necessari.

Il progetto delle opere di mitigazione e compensazione si pone quale obiettivo finale, il perseguimento del miglioramento ambientale esteso ad un ambito definito ad una scala territoriale maggiore delle aree strettamente necessarie per l’intervento. Le compensazioni ambientali, estese alla scala territoriale, perseguono peraltro anche finalità complementari rispetto a quelle strettamente paesaggistico-ambientali toccando i caratteri sociali (riqualificazione degli spazi circostanti la Torre di Spurano, monitoraggi faunistici mirati alla ricostruzione di habitat di nicchia per l’avifauna tra cui i chirotteri, la fauna ittica e la preziosa vegetazione delle forre).

7.2 Definizione dell’area di interesse degli interventi di mitigazione e compensazione Lo studio di Impatto Ambientale (SIA) contiene gli elementi di riferimento finalizzati alla definizione del dimensionamento delle aree di mitigazione e compensazione ambientale. In tal senso è stata definita una superficie minima interessata da interventi mitigativi e compensativi pari a circa 48 ettari. Tale ‘risarcimento ecologico ed ambientale’ viene sviluppato mediante interventi sullo scenario paesaggistico di riferimento finalizzati al riequilibrio dei valori preesistenti all’intervento. Sono interessati agli interventi di mitigazione e compensazione gli ambiti di maggiore esposizione alle interferenze (diretta ed indiretta) e quelli a maggiore sensibilità e/o criticità in riferimento agli elementi emergenti nello SIA. La realizzazione di tali interventi avverrà anche su ambiti a maggiore capacità ecologica cui affidare il ruolo di ‘core-area’ della rete ecologica locale: è infatti opportuno accompagnare la progettazione di interventi di ‘trasformazione antropica’ ad un complessivo riequilibrio ecologico-paesaggistico soprattutto in relazione ad opere di conformazione lineare che peraltro morfologicamente si prestano a divenire potenziale elementi di riconnessione strutturale e funzionale.

7.3 Tipologie degli interventi a) Interventi in ambito definito: alcune tipologie di intervento sono state definite sulle tavole grafiche accompagnate da una legenda dettagliata che ne individua immediatamente la tipologia. Per interventi insistenti su aree di particolare pregio o interesse il progetto prevede approfondimenti alla scala di dettaglio.

b) Interventi sulle sezioni caratteristiche: si tratta di interventi per i quali vengono forniti criteri generali di realizzazione: in fase di progetto esecutivo dovranno essere forniti i relativi protocolli progettuali con il dettaglio delle azioni da prevedere. È possibile riassumere gli interventi in relazione al ‘contesto paesaggistico-ambientale’ di riferimento: ecosistema naturale o seminaturale - modellazione morfologica dei versanti e delle scarpate mettendo in sicurezza le zone in scavo (disgaggi, chiodature posa di reti di contenimento) e in riporto (terre armate, palificate di sostegno);

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- rinaturalizzazione dei versanti e delle scarpate con idrosemina, utilizzando specie erbacee selezionate in funzione delle caratteristiche fisico-chimiche del substrato e compatibili con le specie locali esistenti; - interventi vegetazionali di ‘raccordo’ con le ‘formazioni di margine’ con impianto di arbusteti e/o arbusteti-arborati; - in tratti di maggiore naturalità o valenza paesaggistica, impianti di arbusteto- arborato con maggiore continuità e densità e con alberi di maggiore altezza. ecosistema agricolo - rimodellazione morfologica di tutte le aree limitrofe al tracciato mediante terrazzamenti (costruendo dei muretti a secco o in cls rivestiti in pietra) anche allo scopo di consentire l’impianto di nuovi oliveti; - in presenza di terreni a scarsa pendenza saranno realizzate radure con la formazione di prati stabili (prati magri), per il loro contributo al mantenimento di elevati livelli di bio-diversità. ecosistema delle aree urbanizzate - formazione di aree a ‘verde’ con finalità di raccordo agli elementi del paesaggio antropico e di caratterizzazione paesaggistica finalizzati sia a ‘definizione di uno scenario’ che a mitigare i muri e le strutture di protezione degli impianti tecnologici delle gallerie (anche se rivestiti in pietra naturale); - rivestimenti in pietra locale per i muri di sostegno realizzati per ampliamenti della carreggiata o messa in sicurezza dei versanti; - riproposizione delle arcate in rilievo e delle lesene marcapiani per i i muri a lago (elementi tipici delle opere di sostegno stradale del paesaggio lacuale); - interventi di rinaturalizzazione della sponda del lago interessata dagli svincoli: ove l’escursione del livello del Lago lo consenta verranno messi a dimora ai piedi dei muri erbacee e arbusti.

Elementi tipici e tipizzanti il paesaggio: gli ‘archi ciechi’ di sostegno dei muri stradali

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7.4 Interventi di mitigazione paesaggistica e agro-ambientale Obiettivi generali La tutela ambientale dovrebbe essere perseguita soprattutto attraverso scelte progettuali mirate alla riduzione dell’impatto dell’infrastruttura, cercando contestualmente di cogliere anche l’opportunità di proporre e perseguire azioni finalizzate al miglioramento dello stato attuale di conservazione del territorio sotto il profilo paesaggistico-ambientale e storico-architettonico. Una corretta scelta delle opere di mitigazione in affiancamento al tracciato stradale contribuisce al raggiungimento di obiettivi riassumibili in: - ricucitura e riconnessione dell’eco-mosaico territoriale; - potenziamento della vegetazione locale e della vegetazione a protezione di aree di interesse naturalistico-ambientale; - mantenimento e miglioramento della funzionalità della rete ecologica e della connettività locale; - creazione di nuovi habitat; - mascheramento visivo e inserimento paesaggistico; - miglioramento della qualità paesaggistica ed ecologica del territorio rurale; - abbattimento delle sostanze inquinanti di dilavamento della piattaforma stradale (acque di seconda pioggia); - complementare contributo alla diminuzione della diffusione dei rumori.

Tipologie vegetazionali utilizzate Lungo l’intero tracciato stradale è previsto l’utilizzo di diverse tipologie strutturali, definite attraverso dei moduli tipologici vegetazionali a cui è stato associato un codice alfanumerico identificativo. Ciascun modulo è stato elaborato in ragione della funzione attesa: tale modalità di progettazione consente la ripetizione della medesima tipologia in tutte le situazioni in cui l’obiettivo progettuale è simile. Questi interventi, definiti anche opere a verde, oltre che svolgere una funzione mitigativa per quanto concerne gli aspetti puramente vegetazionali e floristici, svolgono contemporaneamente funzioni mitigative per la componente paesaggio in quanto contribuiscono a migliorare l’inserimento paesaggistico dell’opera. Tra questi inoltre, vi sono interventi che contribuiscono a mitigare gli impatti di altre componenti quali atmosfera e rumore. Di seguito si riporta l’elenco e la descrizione sommaria dei moduli vegetazionali previsti nel progetto. Una descrizione più dettagliata di ciascuna tipologia, comprensiva delle specie vegetali utilizzate e delle modalità di intervento, è contenuta all’interno dell’apposito elaborato del progetto definitivo “Disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici”.

Sigla Denominazione 01_PR prato 02_IR prato su rilevato 03_GI sistemazione a giardino 04_AR arbusteto 05_AF arbusteto fiorito 06_MR arbusteto su rilevato (mitigazione visiva del rilevato) 07_BO bosco 08_BF bosco filtro 09_SI Siepe 11_FR Frutteto/uliveto

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01 PR: prato Formazioni prative stabili su superfici pianeggianti, consistenti in un cotico erbaceo a copertura immediata e duratura del suolo con funzione antierosiva nonché di competizione con le infestanti per mezzo di graminacee e leguminose. L’intervento è impiegato per creare spazi o radure o con funzioni ‘ecotonali’ (ambienti di transizione) in margine o all’interno di altre tipologie di mitigazione e compensazione ambientale quali boschi ed arbusteti. L’utilizzo può essere esteso in generale ad aree in cui i lavori di cantiere hanno provocato l’asportazione dello strato fertile di terreno. Le superfici prative verranno realizzate mediante semina, su superfici lavorate, di miscugli di specie erbacee permanenti. I quantitativi ad ettaro di seme da utilizzare saranno di circa 150 kg.

02 IR: prato su rilevato (inerbimento dei versanti, delle scarpate e dei rilevati stradali) Mirato alla rinaturalizzazione dei versanti scoscesi, delle scarpate e dei rilevati stradali, consiste nella formazione di un cotico erbaceo sulle superfici anche fortemente inclinate, a copertura immediata e duratura del suolo con funzione antierosiva nonché di competizione con le infestanti per mezzo di graminacee e leguminose. L’inerbimento è realizzato mediante idrosemina ovvero l’aspersione di una miscela formata da acqua, miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate e idonee al sito, concime organico, collanti e sostanze miglioratrici del terreno, il tutto distribuito con macchine irroratrici a forte pressione. I quantitativi di seme da utilizzare sono di 150 kg per ettaro

Effetti dell’idrosemina: prima e dopo

03 GI: sistemazione a giardino (intervento con finalità soprattutto estetica) Alcune aree prossime agli svincoli di Colonno e Griante, verranno arredate con finalità principalmente estetica e, a tal fine, prevederanno la semina diffusa di prato unitamente alla creazione di macchie arboree, macchie arbustive, filari arborei con impiego di materiale vivaistico anche di grandi dimensioni e talvolta non appartenenti alla flora autoctona (specie cultivar). Per garantire il mantenimento nel tempo del ruolo ornamentale di queste aiuole verdi, oltre alla loro pacciamatura con corteccia di conifere, è quindi prevista l’installazione di una capillare rete d’irrigazione che attraverso sistemi ad aspersione ed ala gocciolante permetterà il mantenimento di condizioni ecologiche ottimali per tutte le specie messe a dimora.

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04 AR: arbusteto Nuclei o dense fasce arbustive mirate alla ricostruzione delle associazioni di cespugli che caratterizzano i margini boschivi e che colonizzano le prime fasi nelle successioni dinamiche naturali di rimboschimento. Questo intervento, caratterizzato dall’utilizzo di sole specie arbustive, è impiegato soprattutto intorno alle nuove aree boscate come vegetazione arbustiva ‘di mantello’, in modo da realizzare una graduale transizione tra la piantumazione forestale vera e propria e le superfici prative circostanti (funzione ecotonale). La tipologia è utilizzata anche per la creazione di nuclei arbustivi isolati. Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele per facilitare le operazioni di manutenzione, con distanze interfilari di 1,5 m e sulla fila di 1,5 m (sesto regolare quadrato di 1,5 m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno movimentati dalla disposizione delle singole specie (che dovrà essere la più casuale possibile), facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi monospecifici (3-7 individui). Questo sia per ‘riprodurre’ quanto di fatto avviene in natura, sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità. Le specie impiegate sono autoctone e fanno riferimento alle associazioni termo-eliofile che caratterizzano i margini dei boschi, con condizioni di forte luminosità e temperature relativamente alte. Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di due anni di 50-60 cm, fornite a radice nuda o in fitocella.

05 AF: arbusteto fiorito (intervento con finalità soprattutto estetica) Creazione di dense fasce arbustive caratterizzate da specie ‘da fiore’: oltre che costituire un’opera di rinaturalizzazione, l’intervento svolge soprattutto una funzione decorativa e di ‘arredo’, migliorando l’inserimento paesaggistico degli svincoli e degli imbocchi delle gallerie Il sesto d’impianto (quando previsto) prevede il tracciamento di file parallele per facilitare le operazioni di manutenzione ed è costituito da soli arbusti, con distanze interfilari e sulla fila uguali di 1,5 m (sesto regolare quadrato di 1,5 m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno movimentati dalla disposizione delle singole specie che dovrà essere la più casuale possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi monospecifici (3-7 individui). Tra le specie arbustive utilizzate sono state scelte quelle la cui fioritura o colorazione delle foglie risulta particolarmente evidente e decorativa, sempre comunque selezionando le specie autoctone e/o con caratteristiche adatte ai luoghi di impianto. Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di 2 anni di 50-60 cm, fornite a radice nuda o in fitocella.

06 MR: arbusteto su rilevato Creazione di dense macchie arbustive da attestarsi sulle superfici inclinate dei versanti, delle scarpate e dei rilevati. Questo intervento, oltre che costituire un’opera di rinaturalizzazione, svolge anche la funzione di mascheramento e arredo a verde dei versanti e delle scarpate, migliorando così l’inserimento paesaggistico dell’infrastruttura. L’impianto può essere effettuato anche laddove, a causa delle particolari lavorazioni del terreno la quota di questo si trovi di qualche metro superiore al piano campagna. Il sesto d’impianto (se previsto) prevede il tracciamento di file parallele per facilitare le operazioni di manutenzione ed è costituito da soli arbusti, con distanze interfilari e sulla fila uguali di 1,5 m (sesto regolare quadrato di 1,5 m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno

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movimentati dalla disposizione delle singole specie che dovrà essere la più casuale possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi monospecifici (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità. Tra le specie utilizzate sono state favorite quelle xerofile, ovvero quelle che meglio si adattano a terreni caratterizzati da carenza idrica: l’impianto viene effettuato infatti su superfici inclinate, la cui pendenza impedisce il trattenimento dell’acqua nel substrato, rendendone difficoltoso l’approvvigionamento da parte delle piante. Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di 2 anni di 50-60 cm, fornite a radice nuda o in fitocella.

07 BO: bosco Formazione di macchie boscate, quali ambienti sostitutivi di quelli manomessi (compensazione ecosistemica) o imboschimento di aree residuali o intercluse poste nell’immediata vicinanza del tracciato stradale. In entrambi i casi l’obiettivo è di aumentare la potenzialità biologica del territorio favorendone allo stesso tempo la sua caratterizzazione paesaggistica. Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele con andamento pseudo- sinusoidale ed interasse pari a 3,0 m, lungo le quali il materiale di propagazione forestale verrà messo a dimora con distanze di 1,5 m fra piantina e piantina (sesto 3 m x 1.5 m). Le distanze di piantagione permettono una buona meccanizzazione delle operazioni di gestione, rendendole efficienti ed economicamente sostenibili. L’andamento ‘pseudo-sinusoidale’ delle file permette invece di mascherare nel tempo l’assetto artificiale dell’imboschimento ed aumentarne l’irregolarità consegnado una percezione visiva tipica dei boschi naturali.

Esempio di bosco sub-alpino su superficie in forte pendenza

La disposizione delle diverse specie lungo le file dovrà essere la più casuale possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi di alberi ed arbusti (3-7 individui); questo sia per ‘riprodurre’ quanto di fatto avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità. Per la scelta delle specie si è fatto riferimento alle specie prevalenti nei boschi sud alpini: querceti misti (Orno-ostryon). Il materiale vivaistico è costituito per la maggior parte da semenzali di 2 anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto riguarda le specie arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti, fornite a radice nuda o in fitocella. Solamente per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio sviluppo (alt.1,5-2 m) fornite in vaso o in zolla.

08 BF: bosco filtro Questa tipologia di intervento, del tutto simile alla tipologia BOSCO descritta in precedenza, viene realizzata in prossimità di ricettori sensibili, al fine di mitigare l’impatto

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delle polveri generato dal traffico veicolare ed, allo stesso tempo, anche per creare una barriera visiva. Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele con andamento sinusoidale ed interasse pari a 3,0 m, lungo le quali il materiale di propagazione forestale verrà messo a dimora con distanze di 1,5 m fra piantina e piantina (sesto 3 m x 1.5 m). Le distanze di piantagione permettono una buona meccanizzazione delle operazioni di gestione, rendendole efficienti ed economicamente sostenibili. avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità. Per la scelta delle specie si è fatto riferimento alla più importante formazione forestale climax, ovvero l’ Orno-Ostryon, privilegiando quelle con maggiore resistenza agli inquinanti derivanti dal traffico veicolare. Il materiale vivaistico è costituito per la maggior parte da semenzali di 2 anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto riguarda le specie arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti, fornite a radice nuda o in fitocella. Solamente per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio sviluppo (alt.1,5-2 m) fornite in vaso o in zolla. L’andamento pseudo-sinusoidale delle file permette invece di mascherare nel tempo, l’assetto artificiale dell’imboschimento ed aumentarne l’irregolarità, tipica dei boschi naturali. La disposizione delle diverse specie lungo le file dovrà essere la più casuale possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi di alberi ed arbusti (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto

09 SS: siepi Consiste nella realizzazione di dense ‘strutture arboreo-arbustive lineari’ da posizionare principalmente lungo le strade e i sentieri quando gli spazi a disposizione per la piantumazione sono limitati. L’intervento oltre ad assicurare, per quanto possibile, la continuità naturalistica in alcuni ambiti potenziando le connessioni ecologiche esistenti, favorisce la sua caratterizzazione paesaggistico-visuale. L’impianto, eseguito su file parallele per facilitare le operazioni di manutenzione, prevede l’utilizzo di specie sia arboree che arbustive, queste ultime distinguibili in base all’altezza che raggiungeranno a maturità in arbusti alti e arbusti medio-bassi. La struttura di base minima, larga 3 metri, è composta da 2 filari ognuno caratterizzato da una particolare composizione percentuale di alberi ed arbusti. Procedendo dal lato esterno verso quello a ridosso del canale o della strada si hanno: - un filare arbustivo formato esclusivamente da arbusti medio bassi con individui distanti tra loro 1 metro; - un filare arboreo-arbustivo composto prevalentemente da arbusti alti ma con presenza anche di alberi (con distanza tra gli individui di 1,5 metri); - laddove fosse a disposizione sufficiente spazio (5 metri) è possibile integrare la struttura con un terzo filare alto arbustivo formato prevalentemente da arbusti alti con individui distanti tra loro 1,5 metri; - laddove fosse a disposizione un maggiore spazio (10 m), sarà possibile integrare la struttura con filare arboreo-arbustivo composto prevalentemente da arbusti alti ma con una percentuale maggiore di alberi (con distanza tra gli individui di 1,5 m) e con un filare alto arbustivo formato prevalentemente da arbusti alti con individui distanti tra loro 1,5 m.

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La disposizione delle piante deve essere effettuata per piccoli gruppi della stessa specie (3-7 individui); questo sia per ‘riprodurre’ quanto di fatto avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità. La scelta delle specie da utilizzare è stata effettuata in base la loro collocazione, cercando di favorire quelle appartenenti ad associazioni vegetali tipiche della zona in cui verrà eseguito l’impianto (specie autoctone). Il materiale vivaistico di base è rappresentato per la maggior parte da semenzali di 2 anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto riguarda le specie arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti. Per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio sviluppo (alt.1,5-2 metri) fornite in vaso o in zolla.

11 FR: frutteto/uliveto Si tratta dell’impianto di singoli alberi o filari di ulivi al fine di ricostruire la trama storica degli uliveti caratteristici di questa zona. Qualora siano disposti in filare gli esemplari saranno disposti con una distanza tra le piante costante di 5 m. Il materiale vivaistico è rappresentato da specie arboree con circonferenza di 12-14 cm, fornite in zolla. Tra tutte le piante inserite in questo piano vegetazionale, questi alberi, per via della loro stazza, sono gli individui più sensibili a forti spinte, come per esempio folate di vento. Per permettere, quindi, un rapido attecchimento, gli esemplari saranno provvisti di palo tutore.

7.5 Interventi di compensazione paesaggistica e agro-ambientale Interessano tutto il territorio interessato dall’infrastruttura e consistono in una serie di azioni che si propongono di contribuire alla qualificazione-riqualificazione ambientale e paesaggistica. La loro individuazione ha tenuto conto della restituzione all’ambiente naturale di aree agricole rimaste intercluse dalla costruzione dell’infrastruttura e delle aree dismesse una volta ultimata la realizzazione dell’opera (aree di cantiere, aree di attracco per le chiatte). Di seguito vengono illustrati i progetti di compensazione ambientale derivanti dalla conclusioni contenute nello SIA e dai risultati della presente relazione paesaggistica, anche in relazione al risultato dell’esame di impatto paesistico del progetto ‘superiore alla soglia di rilevanza ma inferiore alla soglia di tolleranza’.

Proposta di intervento compensativo 1: Comune di Ossuccio (loc. Spurano) Nel comune di Ossuccio nelle vicinanze della Torre di Spurano il tracciato della nuova infrastruttura (in questo tratto a cielo aperto) interferisce con gli spazi aperti del complesso storico della Torre. Per ovviare a tale evidente criticità la progettazione preliminare aveva proposto l’inserimento di una ‘barriera verde’ di mitigazione delle visuali. Tuttavia, a seguito degli approfondimenti condotti nell’ambito della redazione dello SIA, è emerso che tale proposta risulta insufficiente in quanto non solo non in grado di risolvere alcuni impatti derivanti dalla realizzazione dell’infrastruttura (rumore, atmosfera e paesaggio) ma soprattutto provocando una interruzione della continuità ecologica del versante soprastante, generando un ‘effetto barriera’ alla connessione ecologica esistente. Per controbilanciare tali effetti la soluzione che maggiormente si presta è la realizzazione di una galleria artificiale (‘ecodotto’) funzionale alla ri-connessione ecologica

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tra le aree interrotte dall’infrastruttura e garantendo in tal modo il mantenimento dei livelli di bio-diversità esistenti. La struttura verrà dimensionata verificando inoltre i risultati dei modelli riferiti alla componente rumore ed aria e garantirà il mascheramento alla vista del ‘nastro stradale’ per un tratto lungo circa 125 metri.

Il corretto inserimento del manufatto (in cemento armato) di tali dimensioni, che come elemento a se stante non può essere ritenuto compatibile con il contesto di riferimento, soprattutto in relazione alla presenza dell’antica Torre di guardia, è stato risolto mediante la sua completa mimetizzazione con l’inserimento degli elementi tipici del luogo: ricostruzione del ‘sistema’ dei terrazzamenti dei versanti con l’utilizzo di muretti a secco (o in cls rivestiti in pietra) tipologicamente simili a quelli già presente sul versante a lago della Torre. La modellazione del versante permetterà inoltre l’impianto di alberi da frutta o, anche se l’esposizione non risulta ideale, di un uliveto (protagonista indiscusso, come detto, dell’attività agricola millenaria dei luoghi).

La proposta di intervento in rapporto all’esistente Torre di Spurano

Proposta di intervento compensativo 2: ricostruzione del sentiero Sala Comacina – Canelva – Santuario Sempre in località Torre di Spurano il tracciato della nuova infrastruttura interrompe un sentiero storico che dal Santuario della Madonna del Soccorso porta all’abitato di Sala Comacina. Come ulteriore opera di mitigazione degli impatti verrà proposta la ‘ricucitura’ dei due tratti di sentiero interrotti in modo da ripristinare il collegamento. Inoltre la progettazione del nuovo tratto di sentiero regolerà la distribuzione degli spazi aperti pertinenziali alla Torre. A completamento di tale intervento si propone inoltre il complessivo progetto di compensazione paesaggistica che prevede la ‘riqualificazione dei sentieri storici nel Comune di Sala Comacina’. Tale progetto, indicato come intervento di compensazione paesaggistica di area vasta’, troverà il suo sviluppo all’interno della progettazione esecutiva, nella quale verranno definiti non solo i tracciati interessati ma anche le specifiche modalità di intervento (comunque finalizzate alla loro conservazione).

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Riqualificazione e riconnessione dei sentieri storici

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