Atti Congresso H&S
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HEIDEGGER NEL PENSIERO DI SEVERINO Metafisica, Religione, Politica, Economia, Arte, Tecnica edited by Ines Testoni, Giulio Goggi VA ADO PADOVA UNIVERSITY PRESS UP P Titolo originale HEIDEGGER NEL PENSIERO DI SEVERINO Metafisica, Religione, Politica, Economia, Arte, Tecnica edited by Ines Testoni, Giulio Goggi Prima edizione 2019, Padova University Press Progetto grafico di copertina Padova University Press Immagine di copertina Elisabetta Cesari © 2019 Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 Febbraio 2, Padova www.padovauniversitypress.it ISBN 978-88-6938-157-7 Special thanks - Ringraziamenti speciali Associazione di Studi Emanuele Severino (ASES*), Master in Death Studies & The End of Life (Univer- sità degli Studi di Padova), Francesca Alemanno, Francesco Alfieri, Paolo Barbieri, Claudio Bragaglio, Elisabetta Cesari, Erika Iacona, Martina Musmarra, Luigi Porto, Alessia Zielo http://endlife.psy.unipd.it/ This work is licensed under a Creative Commons Attribution International License (CC BY-NC-ND) (https:// creativecommons.org/licenses/) Direzione Scientifica Ines Testoni Giulio Goggi Leonardo Messinese Gaetano Chiurazzi Comitato referees Francesco Altea, Nicoletta Cusano, Massimo Donà, Giulio Goggi, Leonardo Messinese, Federico Perelda, Davide Spanio, Luigi Vero Tarca, Ines Testoni Comitato scientifico Francesco Alfieri, Francesco Altea, Giuseppe Barzaghi, Enrico Berti, Francesco Berto, Ilario Bertoletti, Sara Bignotti, Pedro Manuel Bortoluzzi, Giorgio Brianese, Alessandro Carrera, Hervé A. Cavallera, Gaetano Chiurazzi, Piero Coda, Umberto Curi, Nicoletta Cusano, Biagio de Giovanni, Massimo Donà, Costantino Esposito, Adriano Fabris, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Sergio Givone, Giulio Goggi, Luca Illetterati, Natalino Irti, Michele Lenoci, Paul Livingston, Romano Madera, Massimo Marassi, Giacomo Marramao, Eugenio Mazzarella, Leonardo Messinese, Giuseppe Micheli, Vincenzo Milanesi, Francesco Mora, Francesc Morató, Salvatore Natoli, Gian Luigi Paltrinieri, Federico Perelda, Ugo Perone, Arnaldo Petterlini, Bruno Pinchard, Graham Priest, Gennaro Sasso, Carlo Scilironi, Italo Sciuto, Pierangelo Sequeri, Davide Sisto, Davide Spanio, Andrea Tagliapietra, Luigi Vero Tarca, Ines Testoni, Francesco Totaro, Gianni Vattimo, Mauro Visentin, Vincenzo Vitiello, Friedrich-Wilhelm von Herrmann Associazione di Studi Emanuele Severino (ASES*) Presidente Vincenzo Milanesi web: emanueleseverino.psy.unipd.it info: [email protected] !1 Comitato organizzatore Francesca Alemanno, Paolo Barbieri, Claudio Bragaglio, Elisabetta Cesari, Nicoletta Finco, Erika Iacona, Martina Musmarra, Laura Parenza, Marco Piscitello, Luigi Porto, Vasco Ursini, Alessia Zielo Con l’Alto Patrocinio Dell’ Accademia Nazionale dei Lincei Dell’Almo Collegio Borromeo Dell’Istituto Filosofico Studi Tomistici di Modena Della Pontificia Università Lateranense Dell’Università degli Studi di Brescia Dell’Università degli Studi di Pavia Dell’Università Vita-Salute San Raffaele Dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Brescia Dell’Università Cà Foscari di Venezia Del Senato della Repubblica Brescia, 13-15 Giugno 2019 Università Cattolica del Sacro Cuore - Università degli Studi di Brescia !2 Prefazione di Giulio Goggi e Ines Testoni “Heidegger nel pensiero di Severino” è il tema del secondo Congresso internazionale organizzato dall’ASES, che ha così inteso dare seguito alla sua mission – la promozione di studi e ricerche ispirate al pensiero del grande filosofo bresciano – dedicando tre importanti giornate di studio a due protagonisti di primo piano non solo della filosofia contemporanea, ma della filosofia simpliciter, per via della loro costante, indefessa indagine intorno al senso dell’essere. L’importanza di questo evento è data dal fatto che il successo internazionale guadagnato dal filosofo tedesco ha aperto l’orizzonte a grandi temi che il pensiero contemporaneo sta cercando di affrontare, affidandosi al linguaggio della fenomenologia, che caratterizza specialmente gli spazio del pensiero post-moderno e di quello “debole”. L’orizzonte delle possibilità infinite di narrare la vicenda umana, spesso con linguaggio poetico, ha infatti conquistato le istanze espressive di molti studiosi e pensatori, in quanto esso permette di affacciarsi alle interrogazioni sull’esistenza sentendosi soggetto attivo nell’esperienza riflettente nell’atto di porre questioni, di sospendere giudizi e di celebrare il proprio incanto o orrore rispetto alla possibilità di pensare. Ma intanto la storia procede, le domande sono sempre più numerose e il pensiero poetante non riesce ad afferrare “la” risposta. Questo congresso ha la pretesa di ipotizzare un passaggio di testimone, come si dirà più avanti, lungo il corso di questi Atti. E il passaggio è verso il riconoscimento di una risposta già da sempre data. Quella che Severino ha cominciato a indicare, proprio affacciandosi prestissimo al testo heideggeriano. [I] Nel 1948, Severino discuteva con Gustavo Bontadini la sua tesi di laurea Heidegger e la metafisica, che sarebbe poi stata pubblicata nel 1950 e ripubblicata, con una corposa Avvertenza introduttiva, nel 1994. Al tempo della stesura di Heidegger e la metafisica, Severino riteneva che la metafisica classica fosse il punto d’arrivo a cui deve necessariamente giungere l’indagine filosofica; riteneva inoltre che l’essenza del pensiero contemporaneo fosse riconducibile ad una sorta di problematicismo situazionale, ossia al trovarsi, da parte del pensiero, nella forma del problema – nel processo della ricerca – che non esclude l’esistenza della soluzione. Sullo sfondo stava la lezione di Bontadini il quale, con operazione di notevole audacia speculativa, aveva portato allo scoperto la “vena d’oro” dell’idealismo, soprattutto nella versione che ne aveva dato l’attualismo di Gentile: negata l’alterità (estraneità, presupposizione) dell’essere rispetto al pensiero, veniva meno il “divieto” kantiano e si apriva la possibilità di una ripresa della metafisica classica. Ma, a differenza di Bontadini, già allora Severino riteneva che quella di Gentile fosse «la forma più profonda di problematicismo trascendentale» – ossia di affermazione della intrascendibilità del problema – sicché «raggiungere quell’essenza dove l’attualismo si pone come problematicismo situazionale equivaleva ad andar oltre l’attualismo e non limitarsi al rifiuto della sua configurazione accidentale ed estrinseca»1. 1 E. Severino, Heidegger e la metafisica, Adelphi, Milano 1994, p. 18. !3 Da parte sua, il nostro filosofo si impegnava a dimostrare che «l’apertura della filosofia contemporanea alla metafisica classica trovava la propria espressioni più concreta nel pensiero di Heidegger»2. In quegli anni, dirà egli in seguito, «ero convinto che la metafisica classica nel suo complesso fosse indiscutibile, pensavo che l’epistéme [la stabile determinazione del senso dell’essere] fosse un punto d’arrivo definitivo. In quel libro tentavo di mostrare come Heidegger, lungi dall’essere un critico della metafisica e addirittura della tecnica, prepari le condizioni per affrontare autenticamente la soluzione dei problemi metafisici. […]. Sicché in quel mio libro, scritto tra il 1948 e il 1949, vedevo in Heidegger non tanto una filosofia epistemica ma la preparazione dell’epistéme autentica nella quale credevo»3. Del resto, in quegli anni era lo stesso Heidegger ad affermare che un pensiero «che pensa la verità dell’essere certo non si accontenta più della metafisica, ma esso non pensa nemmeno contro la metafisica»4. E, riprendendo l’immagine cartesiana dell’albero della filosofia, le cui radici sono la metafisica, Heidegger precisava che si tratta di chiedere «in quale terreno» le radici di quell’albero «trovano sostegno», sicché il pensiero che pensa la verità dell’essere, al cui seguito si pone il filosofo di Messkirch, «non strappa le radici della filosofia, ma ne scava il fondo e ne ara il terreno»5. In questo “mantenimento” della metafisica, Severino leggeva, al di là di ogni connotazione moralizzante, il tema heideggeriano della “dimenticanza” del senso dell’essere. Distinguendo due direzioni dell’ontologia – la direzione “ontica” e la direzione “ontologica”, che mirano rispettivamente alle condizioni ontologiche oggettive e soggettive dell’unità originaria dell’esperienza – il nostro filosofo calibrava speculativamente la stessa distinzione tra autenticità e inautenticità affermando che, se il ricordo (“Erinnerung”) della verità dell’essere «costituisce […] la radice dell’esistenza autentica […], la dimenticanza della verità dell’essere (“das Vergessen der Wahrheit des Seins”) come ricordo ed elaborazione della verità dell’ente, è lo stesso costituirsi della metafisica tradizionale nella direzione ontica dell’ontologia», sicché l’inautenticità della metafisica tradizionale, «lungi dal voler significare una ripulsa o una squalifica, significa il rivolgersi dell’ontologia alla direzione ontica»6. Ed era ancora una volta lo stesso Heidegger ad autorizzare questa lettura, richiamando con forza che, con la sua interpretazione esistenziale dell’essenza dell’uomo come essere-nel-mondo, «nulla è ancora deciso circa l’“esserci di Dio” o il suo “non- essere”»7. Severino tentava poi di rintracciare nel discorso di Heidegger «i primi passi lungo il sentiero della metafisica classica», rilevando la presenza di «un duplice procedimento inferenziale che, da un 2 Ibidem. 3 E. Severino, Immortalità e destino, Rizzoli, Milano 2008, pp. 161-162. 4 M. Heidegger, Introduzione a «Che cos’è metafisica»,