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NR/19136 Rifacimento Metanodotto Recanati – Foligno (fraz. Colfiorito) DN 650 (26"), DP 75 bar ed opere connesse

STUDIO PER LA VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIBILITA’ A LIQUEFAZIONE DEL TERRITORIO INTERESSATO DALL’OPERA

De Sarno/ 0 Emissione Nisii Mattei Febb. ‘20 Tamburini

Rev. Descrizione Elaborato Verificato Approvato Data UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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INDICE

PREMESSA 4

1. INTRODUZIONE 5

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO 8

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E SISMICO 9 3.1. Inquadramento geologico 9 3.2. Inquadramento sismico delle aree lungo il tracciato 10

4. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE POTENZIALMENTE SUSCETTIBILI A LIQUEFAZIONE 11 4.1. Storicità del fenomeno di liquefazione nel territorio 11 4.2. Aree coperte da studi di Microzonazione sismica 12 4.3. Aree non coperte da studi di Microzonazione s is mica 17 4.4. Identificazione delle aree 20

5. VERIFICA DELLE AREE POTENZIALMENTE SUSCETTIBILI DI LIQUEFAZIONE 24 5.1. Indicazioni normative 24 5.2. Metodo di analisi delle aree soggette a verifica 25 5.3. Esame delle interferenze 27 Area 1 – KM 13-14 (Loc. C. Lazzarini, di ) 27 Area 2 – KM 14-15.5 (Loc. C. Mengascini, comune di Treia) 29 Area 3 – KM 15.5-17 (Loc. Chiaravalle, commune di Treia) 32 Area 4 – KM 17-18 (Loc. C. Bertini, comune di Treia) 36 Area 5 – KM 20.8-21.1 (Loc. San Marco Vecchio, comune di Treia) 39 Area 6 – KM 30.5-31.5 (Loc. La Coronetta, comune di ) 41 Area 7 – KM 31.5-32.5 (Loc. C. Marchesini, comune di San Severino Marche) 43 Area 8 – KM 0.8-1.5 (Loc. Castelletta, comune di Treia/) 46

6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 49 UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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BIBLIOGRAFIA 50

ALLEGATO 1 - INDAGINI GEOGNOSTICHE E PROVE DI LABORATORIO UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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PREMESSA

Nell’ottica di ammodernamento della rete nazionale di trasporto del gas esistente, Snam Rete Gas S.p.A. intende sostituire il gasdotto attualmente in esercizio “Recanati – Foligno, DN 600 (24”), P 70 bar” (di proprietà Snam Rete Gas) ed alcune linee secondarie da esso derivate, con nuove tubazioni del progetto denominato “Rifacimento metanodotto Recanati – Foligno (Fraz. Colfiorito), DN 650 (26”), DP 75 bar ed opere connesse”. Il progetto di rifacimento seguirà integralmente, salvo localizzate ottimizzazioni di tracciato e tecnologiche, i percorsi delle linee del progetto “Metanodotto Recanati - Foligno DN 1050 (42”), DP 75 bar ed opere connesse” (Proponente Snam Rete Gas) che ha già ottenuto il Decreto di compatibilità ambientale (Delibera MATTM n. 38 del 6 marzo 2015), ma che non verrà più realizzato. Le ottimizzazioni di tracciato e tecnologiche introdotte con il nuovo progetto “Rifacimento metanodotto Recanati – Foligno (Fraz. Colfiorito), DN 650 (26”), DP 75 bar ed opere connesse” sono state inoltre sottoposte a verifica di assoggettabilità a VIA (ottobre 2019), con relativa esclusione. Ai fini della valutazione dell’opera si fornisce, con il presente studio relativo al progetto “Rifacimento metanodotto Recanati – Foligno (Fraz. Colfiorito), DN 650 (26”), DP 75 bar ed opere connesse”, uno specifico approfondimento della potenziale suscettibilità a liquefazione dei terreni interessati dell’opera. Il progetto di rifacimento ricade, analogamente al progetto riferito alla tubazione DN 1050 (42”), nei territori delle regioni Marche e Umbria ed interessa le province di Macerata e Perugia estendendosi fra i territori comunali di Recanati, , Macerata, Treia, San Severino Marche, , , , , , e Foligno. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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1. INTRODUZIONE

La presente relazione riporta i risultati dell’analisi di suscettibilità a liquefazione dei terreni interessati dalla condotta in progetto. Si specifica che tale relazione non riporta analisi di suscettibilità a liquefazione eventualmente previste per i punti di linea (impianti). Il fenomeno della liquefazione dei terreni interessa i depositi incoerenti saturi che, durante ed immediatamente dopo una sollecitazione di tipo ciclico e dinamico, possono subire una drastica riduzione della rigidezza e della resistenza a taglio a causa dell’incremento di pressioni interstiziali. la probabilità che un deposito raggiunga le condizioni per la liquefazione dipende anche dallo stato di addensamento, dalla composizione granulometrica, dalle condizioni di drenaggio, dalla storia delle sollecitazioni sismiche e dall’età del deposito stesso. Nei casi in cui esiste la possibilità di accadimento del fenomeno, è necessario verificare la suscettibilità dei terreni alla liquefazione e quindi che l’opera risulti stabile nei confronti del fenomeno. Nella seguente relazione, dopo una breve descrizione delle caratteristiche geologiche e morfologiche delle aree attraversate dal tracciato in progetto ed una sintesi dei risultati della caratterizzazione sismica (capitolo 3), sono riportati i metodi e i risultati dello studio. Le Norme Tecniche per le Costruzioni (decreto ministeriale 17/01/18) sono infatti relative ad analisi “sito specifico”, e mancano riferimenti alle infrastrutture con elevato sviluppo lineare. Per tale ragione, dato l’elevato sviluppo lineare dell’infrastruttura oggetto di studio, la valutazione della suscettibilità a liquefazione dei terreni attraversati dal tracciato in progetto è stata eseguita su due livelli di analisi, come riportato nello schema in Fig. 1—A. Un primo livello di valutazione della pericolosità è stato realizzato mediante un’analisi di tipo areale, in cui sono state identificate le aree potenzialmente suscettibili a liquefazione. I metodi ed i risultati sono descritti nel capitolo 4. In questa fase sono state utilizzate tutte le informazioni disponibili. In particolare, sono state individuate le aree riportate negli studi di microzonazione sismica come potenzialmente suscettibili di liquefazione che interferiscono con il tracciato in progetto. Per le aree non coperte da tali studi, indicate nella presente relazione come “No Data”, l’analisi è stata svolta utilizzando le informazioni disponibili (es: cataloghi ufficiali, banche dati, cartografia ufficiale, dati di progetto, etc.). I risultati dello studio sono riportati su mappe che evidenziano le interferenze del tracciato in progetto con aree in cui affiorano terreni potenzialmente suscettibili a liquefazione (Zone di Attenzione, ZALQ), ossia unità litotecniche che, a valle di questa prima analisi, non presentano localmente le caratteristiche geologico- geotecniche che consentono l’esclusione di una verifica alla liquefazione dei terreni. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Analisi del rischio di liquefazione

Analisi di primo livello Aree non coperte da studi di Microzonazione

Identificazione delle aree Catalogo Cedit Studi di potenzialmente suscettibili a microzonazione liquefazione

Carte tematiche

Analisi di secondo livello

Verifica criteri Aree escluse Assenza di di esclusione rischio Indagini NTC18 liquefazione geognostiche

Aree non escluse

Azioni sismiche Verifica di suscettibilità a liquefazione

Indice di potenziale liquefazione

Assenza di Probabilità di NO rischio liquefazione liquefazione

SI

Valutazione degli effetti sulla condotta

Rischio indotto Effetti SI da liquefazione accettabili accettabile

NO

Interventi di mitigazione

Fig. 1—A: Schema di analisi del rischio di liquefazione.

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Le aree identificate nel primo livello di analisi sono state oggetto di uno studio di dettaglio (analisi di secondo livello) e presentate in forma di schede monografiche. I metodi e risultati di questo secondo livello di analisi sono riportati nel capitolo 5.3. In ciascuna scheda è descritta l’interferenza tra il tracciato e l’area individuata come potenzialmente suscettibile a liquefazione. L’analisi di secondo livello si basa sulla verifica dei criteri di esclusione previsti dalle NTC 2018. Nelle aree di interferenza in cui nessuno dei criteri sia soddisfatto, sono eseguite le verifiche di suscettibilità a liquefazione. La valutazione di questo tipo di rischio sismico per una condotta si basa in prima analisi sulla definizione del livello di pericolosità del fenomeno, ossia sull’individuazione di eventuali interferenze lungo il tracciato con terreni liquefacibili, definita in termini di suscettibilità a liquefazione. Successivamente, le possibili deformazioni attese in superficie in corrispondenza dell’attraversamento delle aree interferenti possono essere stimate in termini di risposta strutturale dell’opera per valutare, se necessario, eventuali misure di mitigazione del rischio da sviluppare.

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2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Nella redazione dello studio in oggetto è stata presa in considerazione la vigente normativa tecnica nazionale e d internazionale ed in particolare, le seguenti disposizioni:

• D.M. 17 gennaio 2018, Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2018. Suppl. Ordinario n. 8, Aggiornamento delle “Norme Tecniche per le costruzioni”.

• Circolare 21 gennaio 2019, n. 7, C.S.LL.PP. Gazzetta Ufficiale n. 35 del 11 febbraio 2019. Suppl. Ordinario n.5, Istruzioni per l’applicazione dell’“Aggiornamento delle Norme tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 17 gennaio 2019.

• EN 1998–5. (2004). Eurocode 8 Eurocode 8: Design of structures for earthquake resistance Part 5: Foundations, retaining structures and geotechnical aspects.

• Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS) Gruppo di lavoro MS, 2008. Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome-Dipartimento della Protezione Civile, Roma.

• EN 1594 (2013) – Annex E Gas supply system – Pipelines for maximum operating pressure over 16bar.

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3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E SISMICO

3.1. Inquadramento geologico Il tracciato del metanodotto percorre le Marche, dal retroterra della regione costiera adriatica al confine occidentale con l’Umbria, disegnando un’ideale sezione geologica, orientata circa NE-SO, che attraversa gran parte delle unità stratigrafiche della catena appenninica, grosso modo normalmente agli andamenti strutturali regionali. Nella fascia orientale, appartenente al Bacino Marchigiano Esterno (o bacino Periadriatico Auctt.) affiorano i sedimenti marini plio - pleistocenici. Nel settore centrale, in quello che è noto come il bacino umbro - marchigiano, affiorano principalmente le sequenze torbiditiche mioceniche. I terreni che affiorano nel settore sud - orientale appartengono al Dominio Umbro–Marchigiano, caratterizzato da successioni sedimentarie di ambiente pelagico, di età mesozoico - terziaria, seguite dai citati depositi torbiditici miocenici. Le valli attuali sono occupate dai depositi alluvionali quaternari, disposti secondo quattro ordini di terrazzi principali. Relativamente all’area interessata dalle opere in progetto, tralasciando le sequenze pelagiche giurassiche che affiorano marginalmente nel tratto terminale della linea principale in progetto, la maggiore estensione di affioramento dei litotipi del Dominio Umbro – Marchigiano è raggiunta dai depositi della successione calcareo – marnosa, di età cretaceo – miocenica. La sequenza è rappresentata dal basso verso l’alto da calcari micritici biancastri a frattura concoide (Maiolica), dalle Marne a Fucoidi, formate da marne argillose e marne calcaree policrome, e da argille marnose nere. Segue poi la formazione della Scaglia, tradizionalmente suddivisa in quattro unità in base al colore prevalente, e formata da calcari e calcari marnosi ben stratificati, a frattura scagliosa, con liste e noduli di selce (Scaglia Bianca, Rossa, Variegata, Scaglia Cinerea), la cui complessiva può superare i 500 m. Le successioni mioceniche iniziano con la Formazione del Bisciaro caratterizzate essenzialmente da marne e calcari marnosi. Al Bisciaro fanno seguito formazioni marnose in parziale eteropia le une con le altre (Schlier, Marne con Cerrogna e Marne a Pteropodi). Nell’area del tracciato affiora esclusivamente lo Schlier. Al di sopra dello Schlier affiorano successioni torbiditiche rappresentate da Nord verso Sud dalle Arenarie di Urbania, di M. Turrino, di S. Donato e di Camerino. Nel Bacino Marchigiano Esterno sono presenti le sequenze torbiditiche della Marnoso – Arenacea urbinate, della Formazione di S. Donato, della Formazione della Laga. Nel Miocene Superiore i depositi evaporitici dalla Formazione Gessoso-Solfifera sono presenti sia nel Bacino Marchigiano Interno che nel Bacino Marchigiano Esterno, pur con ampie variazioni di facies e di spessore. I depositi evaporitici sono coperti dalle Argille a Colombacci, costituite da argille e marne con intercalazioni di calcari bianchi di deposizione chimica. Con le sequenze plio–pleistoceniche, che affiorano principalmente nel Bacino Marchigiano Esterno, si verifica il passaggio dall’ambiente marino–marginale a quello continentale. Tali sequenze sono costituite da peliti con intercalate associazioni arenacee, arenaceo - conglomeratiche, arenaceo - pelitiche. Le associazioni arenacee ed arenaceo - pelitiche sono per lo più presenti alla base del Pliocene inferiore e medio. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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I sedimenti alluvionali sono generalmente scarsi nel settore occidentale della regione, caratterizzata da rilievi calcarei profondamente incisi, mentre raggiungono il massimo sviluppo nella fascia periadriatica, in cui i depositi alluvionali terrazzati ed attuali quaternari ricoprono porzioni ingenti delle valli, con la formazione di alvei ghiaiosi molto ampi, che arrivano, in prossimità delle foci, a diversi chilometri di estensione laterale.

3.2. Inquadramento sismico delle aree lungo il tracciato Per l’inquadramento sismico dell’area interessata dall’opera in progetto si rimanda alla relazione SPC. LA-E-83011 “Adeguamento alla normativa vigente NTC 2018 dello studio di caratterizzazione della sismicità del territorio interessato dall’opera”. Di seguito vengono riportati esclusivamente i valori di accelerazione orizzontale massima attesa al suolo (PGA) stimati lungo il corridoio interessato dall’opera in progetto, per gli stati limite di danno (SLD) e di salvaguardia della vita (SLV):

• PGA = 0.097g÷0.243g per lo Stato Limite di Danno SLD (TR=100 anni). • PGA = 0.225g÷0.456g per lo Stato Limite Ultimo SLV (TR=950 anni)

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4. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE POTENZIALMENTE SUSCETTIBILI A LIQUEFAZIONE

Nel presente studio la valutazione della potenziale suscettibilità alla liquefazione dei terreni attraversati dal tracciato in progetto è stata eseguita su due livelli di analisi. A causa dell’elevato sviluppo lineare dell’infrastruttura, è infatti necessaria una fase preliminare di screening per individuare le aree potenzialmente suscettibili di liquefazione. Il seguente capitolo descrive i metodi e i risultati delle analisi di primo livello. La storicità sismica dell’area è stata studiata sulla base del catalogo CEDIT, che riporta i risultati di un’intensa ricerca storica dei terremoti che hanno prodotto effetti deformativi indotti in superficie. Il catalogo CEDIT è stato consultato per verificare se nel territorio interessato dall’opera in progetto sono stati censiti fenomeni di liquefazione associati ai principali eventi sismici registrati nella zona, come riportato nel paragrafo 4.1. L’individuazione delle aree è stata quindi svolta sulla base degli studi di microzonazione sismica. La microzonazione sismica (MS) ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente grande (comunale o sub comunale) le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso e possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture, come la liquefazione. I risultati dello studio delle interferenze del tracciato con gli studi di microzonazione sono riportati nel paragrafo 4.2. La cartografia di Microzonazione Sismica dei comuni interessati non è tuttavia completa per l’intero territorio attraversato dal tracciato. Alcune aree non sono state caratterizzate nelle carte MOPS per assenza di informazioni (cfr. aree “No Data” nelle carte MOPS). Pertanto, in questo studio la verifica della suscettibilità a liquefazione dei terreni affioranti è stata estesa anche alle aree “No Data” delle carte MOPS attraversate dall’opera. Lo studio di tali aree è stato eseguito seguendo le linee guida per gli studi di microzonazione, come riportato nel paragrafo 4.3.

4.1. Storicità del fenomeno di liquefazione nel territorio La storicità sismica dell’area è stata studiata sulla base del catalogo CEDIT. Il CEDIT (Catalogo italiano degli Effetti Deformativi del suolo Indotti dai forti Terremoti) è gestito dal Centro di Ricerca sui Rischi Geologici “CERI” dell’Università “Sapienza” di Roma. Questo catalogo è stato costruito attraverso un’intensa ricerca storica dei terremoti che hanno prodotto effetti deformativi indotti in superficie (frane, fratturazioni, fagliazione superficiale, liquefazione e variazioni topografiche del livello del suolo). La ricerca è stata integrata anche con la consultazione dei rapporti tecnici e le pubblicazioni scientifiche sui terremoti recenti e passati. Il database costruito è organizzato in forma di schede, in cui ognuna di queste contiene le informazioni relative sia agli effetti cosismici indotti sul territorio, che ai relativi eventi sismici che li hanno generati (Fortunato et al., 2012). A tal proposito è stato consultato il catalogo al fine di verificare se nel territorio interessato dall’opera in progetto sono stati censiti fenomeni di liquefazione associati ai principali eventi sismici avvenuti. All’interno del corridoio interessato dal tracciato in progetto non si registrano evidenze di fenomeni di liquefazione associati ai terremoti storici censiti nel catalogo CEDIT. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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4.2. Aree coperte da studi di Microzonazione sismica La microzonazione sismica consiste nella valutazione della pericolosità sismica locale attraverso la caratterizzazione di zone del territorio aventi comportamento sismico omogeneo. In ambito nazionale per l’esecuzione degli studi di microzonazione sismica sono stati definiti degli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica” (ICMS) nel 2008 dalla Conferenza delle Regioni e Provincie Autonome e il Dipartimento di Protezione Civile. Gran parte dell’opera in progetto ricade all’interno dei comuni del centro Italia colpiti dagli eventi sismici del 24 agosto 2016 e, come previsto con l’ordinanza n. 24 del 12 maggio 2017 del Commissario Straordinario, questi risultano coperti dagli studi di microzonazione sismica di dettaglio (http://sisma2016data.it/microzonazione/). La microzonazione sismica (MS) ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente grande (comunale o sub comunale) le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso e possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture. In funzione dei diversi contesti e dei diversi obiettivi degli studi di MS possono essere effettuai a vari livelli di approfondimento, con complessità ed impegno crescenti, passando dal livello 1 fino al livello 3. Il livello 1 degli studi di microzonazione sismica (MS1) ha per obiettivo l’individuazione delle microzone a comportamento sismico omogeneo su una carta a scala 1:5.000 – 1:10000. In particolare, il livello 1, prevede la definizione della Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (carta delle MOPS), atta ad individuare le microzone, ove sulla base delle osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione dei dati litostratigrafici, è prevedibile l’occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall’azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione, ecc.). Il livello 2, punta a compensare alcune incertezze del livello 1 con approfondimenti conoscitivi e, parallelamente, a fornire quantificazioni numeriche, con metodi semplificati (abachi e leggi empiriche), della modificazione locale del moto sismico in superficie (zone instabili suscettibili di amplificazioni locali) e dei fenomeni di deformazione permanente (zone suscettibili di instabilità). Il terzo livello di approfondimento si applica: (1) nelle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nei casi di situazioni geologiche e geotecniche complesse, o qualora l’estensione della zona in studio renda conveniente un’analisi globale di dettaglio o, ancora, per opere di particolare importanza; (2) nelle zone suscettibili di instabilità particolarmente gravose per complessità del fenomeno e/o diffusione areale, non risolvibili con l’uso di metodologia semplificate. Nella Tab. 4.2—A sottostante vengono riportati i comuni interessati dall’opera ed i corrispettivi studi di microzonazione sismica disponibili.

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Tab. 4.2—A: Studi di microzonazione disponibili nei comuni interessati dal tracciato. Comuni Provincia MS1 MS2-3 Recanati Macerata X - Montecassiano Macerata X -

Treia Macerata X X San Severino Marche Macerata X X Tolentino Macerata X X Serrapetrona Macerata X X Castelraimondo Macerata X X Camerino Macerata X X Muccia Macerata X X Pievetorina Macerata X X Serravalle di Chienti Macerata X X

Nella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli d’intervento, gli studi di MS sono condotti su quelle aree per le quali le condizioni normative consentono o prevedono l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, o la loro potenziale trasformazione a tali fini, o prevedono l’uso ai fini di protezione civile. Nella pianificazione d’emergenza sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza e in generale delle risorse di protezione civile. Nella progettazione di opere nuove o di interventi su opere esistenti, gli studi di MS evidenziano l’importanza di fenomeni quali le possibili amplificazioni dello scuotimento legate alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e dei fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Nella figura sottostante si riporta lo schema generale sull’utilizzo degli studi di Microzonazione Sismica (MS).

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Fig. 4.2—A: Studi di MS e utilizzazione nella pianificazione territoriale, nella pianificazione dell’emergenza e nella progettazione delle opere (Fig. 1.5-1 degli Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica, Parti I e II).

Quanto appena esposto evidenzia come gli studi di MS, in particolare i livelli 2-3, siano generalmente circoscritti alle principali aree urbanizzate o di futura espansione. Al contrario, i tracciati generalmente scelti per questo tipo di infrastruttura si sviluppano in aree preferibilmente lontane da centri abitati. Pertanto, al fine di valutare la possibile interferenza dell’opera in progetto con aree potenzialmente suscettibili a liquefazione individuate dagli studi di microzonazione sismica, sono stati utilizzati gli studi di MS di 1 livello (vedi Fig. 4.2—B e Fig. 4.2—C). UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Fig. 4.2—B: Copertura degli studi di MS1 nei rispettivi territori comunali di competenza (da km 0 a km 39). UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Fig. 4.2—C: Copertura degli studi di MS1 nei rispettivi territori comunali di competenza (da km 39 a km circa 78). UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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4.3. Aree non coperte da studi di Microzonazione sismica Le aree attraversate dal tracciato in progetto e non caratterizzate da studi di microzonazione sismica sono state classificate come aree “No Data”. Come riportato sulle “Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da liquefazione (LQ)” (ICMS, 2017), si evince che il fenomeno della liquefazione può avvenire se si verificano le seguenti condizioni:

• Accelerazione massima in superficie in condizioni di campo libero (amax) di almeno 0.10g; • Presenza di caratteri geologici e geotecnici predisponenti (tra i quali il più importante è la presenza di terreni costituiti prevalentemente da sabbie e limi saturi, in falda, poco addensati nei primi 20 m di profondità). Le Carte Geologiche Tecniche per la Microzonazione Sismica (CGT_MS), descrivendo i litotipi che costituiscono il sottosuolo dell’area di interesse, hanno un ruolo fondamentale per l’individuazione della presenza, o meno, delle condizioni locali predisponenti la liquefazione. Sempre con riferimento alle Linee guida ICSM (2017), la perimetrazione delle zone viene effettuata sulla base degli elementi informativi minimi e la procedura prevede che:

• nell’ambito della elaborazione delle Carte delle MOPS, le ZALQ siano individuate tra quelle suscettibili di amplificazione (ovvero le zone nelle quali sono verificate le condizioni sopra riportate, con particolare attenzione alla presenza di sedimenti sciolti e granulari ed una falda superficiale);

• una ZALQ possa essere costituita da una o più zone suscettibili di amplificazione anche confinanti;

• la ZALQ dovrà essere caratterizzata dalla successione litostratigrafica del sottosuolo. Al fine di individuare le aree potenzialmente suscettibili di liquefazione (tra le aree No Data) sono stati adottati criteri basati sulla storia sismica, sulla geologia e sulla geomorfologia del deposito, riconosciuti in letteratura tecnico-scientifica. A tal proposito, in accordo alla classificazione di Youd e Perkins (1978), i fattori che intervengono sulla suscettibilità alla liquefazione includono i processi di sedimentazione, l’età dei depositi, la storia geologica, la profondità della falda, la distribuzione granulometrica, la profondità di posa, la pendenza del terreno e la prossimità a zone di scarpata. Pertanto, sulla base del tipo di deposito sedimentario e della sua età, viene fornita un’indicazione sul grado di vulnerabilità del deposito stesso. Nella tabella sottostante (Tab. 4.3—A) vengono riportati esclusivamente i depositi continentali.

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Tab. 4.3—A: Probabilità di liquefazione in base alla morfologia (Youd & Perkins, 1978).

Suscettibilità alla liquefazione dei depositi non coesivi, Distribuzione quando saturi (in funzione dell’età del deposito) Tipo di deposito generale dei depositi Pre- non coesivi <500 anni Olocene Pleistocene pleistocene Molto bassa Canali fluviali Localmente variabile Molto alta Alta Bassa Pianure di Molto bassa Localmente variabile Alta Moderata Bassa esondazione Pianure e conoidi Molto bassa Diffusa Moderata Bassa Bassa alluvionali Spianate e terrazzi Molto bassa Diffusa - Bassa Molto bassa marini Molto bassa Deltaici Diffusa Alta Moderata Bassa Molto bassa Lacustri Variabile Alta Moderata Bassa Molto bassa Colluvium Variabile Alta Moderata Bassa Molto bassa Talus Diffusa Bassa Bassa Molto bassa Molto bassa Dune Diffusa Alta Moderata Bassa Molto bassa Loess Variabile Alta Alta Alta Molto bassa Glaciali Variabile Bassa Bassa Molto bassa Molto bassa Tufo Rara Bassa Bassa Molto bassa

Piroclastiti Diffusa Alta Alta ? ?

Terreni residuali Rara Bassa Bassa Molto bassa Molto bassa

Sabkha Localmente variabile Alta Moderata Bassa Molto bassa

A parità di composizione e di altre condizioni nello stesso deposito, terreni più antichi possono aver sviluppato nel tempo legami intergranulari e cementazioni tali da impedire l’annullamento della resistenza a taglio. Inoltre, la struttura di un deposito antico potrebbe essere addensata per gli effetti delle vibrazioni indotte da precedenti terremoti di piccola entità, risultando più stabile nei confronti di fenomeni di liquefazione indotta da azioni cicliche e dinamiche. Relativamente al fattore geologico, Bruschi (2014) fornisce inoltre indicazioni sulla suscettibilità alla liquefazione legate all’età geologica, alla profondità della falda (Tab. 4.3—B) e alla morfologia del sito (Tab. 4.3—C).

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Tab. 4.3—B: Suscettibilità secondo il criterio geologico (Bruschi, 2014).

Profondità della falda (metri) Età del deposito <9 9 ÷ 15 >15 Olocene recente Elevata Bassa Molto bassa Olocene antico Moderata Bassa Molto bassa Pleistocene recente Bassa Bassa Molto bassa Pleistocene antico Molto bassa Molto bassa Molto bassa

Tab. 4.3—C: Probabilità di liquefazione in base alla morfologia (Bruschi, 2014).

Morfologia del sito Liquefacibilità Letti di fiume sia antiche che recenti, terreni paludosi, terreni di bonifica, zone Probabile interdunari Conoidi, argini naturali, dune, spiagge, pianure di esondazione Possibile

Terrazzi, zone collinari e montuose Improbabile

L’identificazione delle aree, pertanto, è stata eseguita verificando lungo il tracciato la presenza di terreni non coesivi recenti (Olocenici recenti ed antichi) e con condizioni morfologiche di sito predisponenti a suscettibilità alla liquefazione. L’analisi delle unità litologiche recenti a granulometria prevalentemente sabbiosa e dei livelli di falda presenti lungo la fascia di territorio interessata dal tracciato in progetto è stata eseguita utilizzando i dati disponibili in bibliografia e nella cartografia geologica ufficiale (Regione Marche scala 1:10.000). I depositi potenzialmente liquefacibili sono compatibili con le seguenti formazioni riportate in cartografia ufficiale della Regione Marche: • b depositi alluvionali recenti (Olocenici); materiale detritico, con granulometria variabile dall’argilla al silt, alla ghiaia e ai blocchi, deposto da un corso d’acqua nei vari ambienti lungo il suo percorso.

• bn depositi alluvionali terrazzati (Olocenici); corpo sedimentario costituito da deposito alluvionale, originato da uno o più eventi sedimentari, terrazzato. Al top può conservare una superficie pianeggiante, corrispondente ad un’antica pianura alluvionale, limitata da scarpate fluviali nette.

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4.4. Identificazione delle aree L’analisi preliminare della pericolosità sismica della condotta in progetto rispetto alla possibile interferenza dell’opera con terreni potenzialmente suscettibili a liquefazione ha consentito l’individuazione di una serie di aree nelle quali i criteri sopra considerati non sono soddisfatti. Tali aree sono riportate nella seguente tabella. Tab. 4.3—A: Sintesi delle aree potenzialmente suscettibili a liquefazione.

ID Nome Comune Da km A km Tipologia deposito Linea principale in progetto 01 Loc. C. Lazzarini Macerata/Treia 13.0 14.0 02 Loc. C. Mengascini Treia 14.5 15.5 03 Chiaravalle Treia 15.5 17.0 Depositi alluvionali terrazzati recenti 04 Loc. C. Bertini Treia 17.0 18.0 (Olocene) o depositi 05 San Marco Vecchio Treia 20.8 21.1 alluvionali attuali 06 La Coronetta San Severino Marche 30.5 31.5 07 Loc. C. Marchesini San Severino Marche 31.5 32.5 Linee secondarie in progetto Derivazione per Tolentino DN 200 (8”), DP 75 bar Depositi alluvionali terrazzati recenti 08 Castelletta Treia/Tolentino 0.80 1.50 (Olocene) o depositi alluvionali attuali

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Fig. 4.4—A: Ubicazione delle aree di interferenza col tracciato.

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In Tab. 4.4—A sono riportati i dati relativi alla profondità di perforazione, alla profondità della falda dal piano campagna e la stratigrafia generale incontrata relativa ad ogni sondaggio preso in considerazione.

Tab. 4.4—A: Livello piezometrico e stratigrafia generale rilevati dai sondaggi geognostici eseguiti.

ID Profondità Falda da Sondaggio Stratigrafia generale area (m) p.c. (m)

Ghiaia medio-fine in matrice sabbiosa con LQ09 15 - intercalazioni argilloso limose 01 Argilla poco consistente passante ad argilla LCPT09 6.8 4.95 consistente e intercalazioni di sabbia addensata Ghiaia media e fine con limo sabbioso e intervallo SP2 15 - limoso debolmente sabbioso

02 RCPT10_P2 4.8 -

Ghiaia addensata e molto addensata in sabbia limosa SA45 15 4.15 e presenza di livelli limoso-sabbiosi Limo debolmente sabbioso passante a ghiaia SL3 15 7.8 addensata in matrice sabbioso-limosa 03 LCPT11 6.8 4.4

04 LCPT12 5 4.8

Limo argilloso debolmente sabbioso passante ad SP4 10 - argilla grigio-azzurra 05 RCPT13_P3 4.8 -

Ghiaia medio grossolana sabbioso-limosa passante SV11 15 3.8 ad argilla limosa con intercalazioni sabbiose Ghiaia sabbioso-limosa addensata passante ad 06 SV12 35 2.85 argilla limosa con intercalazioni di sabbie fini Ghiaia media sabbiosa di natura calcarea passante SV13 20 3.15 ad argilla limosa con intercalazioni di sabbie fini Argilla limosa ghiaiosa e sabbia limoso ghiaiosa LQ21 15 3.2 passante ad argilla limosa debolmente marnosa

LCPT21 6.2 1.4 07 Livello di ghiaia con sabbia debolmente limosa RF22 20 - passante ad argilla limosa debolmente marnosa Limo sabbioso, sabbia limosa e ghiaia medio-fine in RF23 20 5.3 matrice sabbiosa, passante ad argilla limosa Ghiaia con sabbia limosa passante ad argilla SA49 20 - marnosa molto consistente Ghiaia in matrice limoso-argillosa passante ad argilla 08 SV31Bis 17.5 - con intercalazione ghiaiosa Ghiaia in matrice limoso-argillosa con intercalazioni di SV31 18 - limo argilloso-sabbioso, passanti ad argilla marnosa

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Le aree di interferenza con terreni potenzialmente suscettibili a liquefazione identificate dall’analisi preliminare sono state analizzate nel dettaglio nel capitolo 5. In particolare, per le aree identificate come potenzialmente suscettibili a liquefazione dei terreni, è da evidenziare che queste non vanno considerate come sicuramente soggette a fenomeni di liquefazione, ma solo come zone che dovranno essere oggetto di uno studio dettagliato per determinare la suscettibilità a liquefazione dei terreni presenti. Si ricorda infatti che per tali aree non sono stati considerati i criteri di esclusione delle NTC 2018 (Par. 7.11.3.4.2) che saranno considerati in dettaglio nel seguito. Tali criteri, se soddisfatti, escludono la necessità di eseguire la relativa verifica a liquefazione. Si ribadisce che i valori riportati sulla profondità della falda corrispondono ai valori misurati in sede di sondaggio e, pertanto, le informazioni acquisite non sono esaurienti ai fini della normativa di riferimento (paragrafo 7.11.3.4.2 delle NTC2018), la quale richiede espressamente il valore della profondità media stagionale della falda.

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5. VERIFICA DELLE AREE POTENZIALMENTE SUSCETTIBILI DI LIQUEFAZIONE

5.1. Indicazioni normative Le aree di interferenza con terreni potenzialmente suscettibili di liquefazione sono state identificate nell’analisi preliminare illustrata nel capitolo 4. In questa sezione tali aree sono state analizzate nel dettaglio. Le NTC 2018 definiscono la liquefazione “intendendo con tale termine (liquefazione) quei fenomeni associati alla perdita di resistenza al taglio o ad accumulo di deformazioni plastiche in terreni saturi, prevalentemente sabbiosi, sollecitati da azioni cicliche e dinamiche che agiscono in condizioni non drenate”. Si riportano nel seguito i criteri indicati nel paragrafo 7.11.3.4.2. delle norme NTC 2018 per i quali è possibile omettere la verifica a liquefazione:

• accelerazioni massime attese al piano campagna in assenza di manufatti (condizioni di campo libero) minori di 0.1g;

• profondità media stagionale della falda superiore a 15 m dal piano campagna, per piano campagna sub-orizzontale e strutture con fondazioni superficiali;

• depositi costituiti da sabbie pulite con resistenza penetrometrica normalizzata (N1)60 > 30 oppure qC1N > 180, dove (N1)60 è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche dinamiche (Standard Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa e qC1N è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche statiche (Cone Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa;

• distribuzione granulometrica esterna alle zone indicate nella Fig. 5.1—A(a) nel caso di terreni con coefficiente di uniformità UC < 3.5 e in Fig. 5.1—A(b) nel caso di terreni con coefficiente di uniformità UC > 3.5. Vale la pena osservare che le NTC2018 fanno esplicito riferimento a terreni prevalentemente sabbiosi, uniformemente all’Eurocodice 8 secondo cui: “Deve essere verificata la suscettibilità alla liquefazione quando il terreno di fondazione comprenda strati estesi o lenti spesse di sabbie sciolte sotto falda, anche se contenenti una frazione fine limoso/argillosa”. Per quanto riguarda i criteri di esclusione relativi alla resistenza alla punta da prove in sito, sono stati utilizzati metodi recenti e consolidati nella letteratura scientifica. In particolare, la normalizzazione delle prove CPT è stata eseguita con il metodo di Robertson (2009), mentre per la normalizzazione delle prove SPT è stata eseguita con il metodo proposto da Boulanger (2003). Nei casi in cui nessuno dei criteri sopra indicati sia soddisfatto e il terreno in fondazione comprende strati o lenti spesse di sabbie sciolte sottofalda, è stata eseguita la verifica a liquefazione secondo i metodi indicati nel prossimo paragrafo. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Fig. 5.1—A. Fusi granulometrici di terreni suscettibili di liquefazione (Fig. 7.11.1 delle NTC 2018).

5.2. Metodo di analisi delle aree soggette a verifica Come richiesto dalla normativa vigente (Rif. 7.11.3.4.3 NTC2018) per le aree soggette potenzialmente suscettibili di liquefazione è necessario ricorrere alla valutazione del coefficiente di sicurezza alla liquefazione alle profondità in cui sono presenti i terreni potenzialmente liquefacibili. La verifica può essere effettuata con metodologie semplificate di tipo storico-empirico in cui il coefficiente di sicurezza viene definito dal rapporto tra la resistenza disponibile alla liquefazione e la sollecitazione indotta dal terremoto di progetto. Nel presente studio, la resistenza alla liquefazione è stata valutata sulla base dei risultati di prove in sito, mentre la sollecitazione indotta dall’azione sismica è stata stimata attraverso la conoscenza dell’accelerazione e della magnitudo massime attese. La valutazione della suscettibilità a liquefazione dei terreni affioranti è stata eseguita in accordo ai requisiti riportati nella normativa vigente (NTC 2018). La valutazione del potenziale di liquefazione è stata eseguita utilizzando il software dedicato LiqIT v.4.7.7.5 (GeoLogismiki – Geotechnical Software) che ha permesso di analizzare i risultati delle prove dinamiche standard (SPT) e delle prove penetrometriche UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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statiche (CPT) in foro, facendo riferimento ad approcci di tipo deterministico- probabilistico. In particolare, è stata seguita la procedura proposta dal NCERR (Youd et al., 2001) relativamente al calcolo dei CRR e CSR (Cyclic Resistence Ratio & Cyclic Stress Ratio), MSF (Magnitude Scale Factor) e Kσ (Overburden Correction Factor); Liao & Whitman (1986) per il calcolo del Rd (Stress Reduction Factor) e Idriss & Seed (1982) per la correzione della frazione fine. Il risultato che si ottiene è l’FS, ovvero il fattore di sicurezza alla liquefazione, che rappresenta il rapporto tra la resistenza alla liquefazione del terreno ed il carico indotto dal sisma, espressi in base al rapporto di tensione di taglio ciclica. Esso indica se il fenomeno della liquefazione può verificarsi e l’intensità del fenomeno: = / Se FS risulta maggiore di 1 il potenziale di liquefazione viene considerato trascurabile, 𝐹𝐹𝐹𝐹 𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶𝑀𝑀 𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶 altrimenti si procede con il calcolo dell’indice del potenziale di liquefazione (IL) basato sul metodo di Iwasaki et al. (1982) e definito come:

= ( ) × ( ) × 20 𝐿𝐿 dove: F(z) = funzione del 𝐼𝐼fattore�0 di𝐹𝐹 sicurezza;𝑧𝑧 𝑤𝑤 𝑧𝑧 𝑑𝑑𝑑𝑑 w(z) = spessore del suolo tra i vari intervalli registrati dalla prova; dz = incremento differenziale della profondità. Si precisa che il presente indice viene calcolato per profondità pari a 20 m. Pertanto, per i sondaggi che non raggiungono tale quota, si assume che i terreni compresi tra le massime profondità indagate e la quota di riferimento (20 m) non siano liquefacibili. Esso si divide in cinque classi di pericolosità proposte nella Tab. 5.2—A sottostante:

Tab. 5.2—A: Classi di potenziale di liquefazione e suscettibilità a liquefazione secondo Iwasaki et al. (1982). IL Suscettibilità a liquefazione IL = 0 Non liquefacibile 0 < IL ≤ 5 Poco probabile 5 < IL ≤ 15 Probabile IL > 15 Certa

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5.3. Esame delle interferenze

Area 1 – KM 13-14 (Loc. C. Lazzarini, comune di Macerata)

5.3.1.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—A: Ubicazione dell’area. Tra il km 13 e il km 14 il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato che va all’incirca dall’attraversamento della SP 361 Settempedana fino all’abitato di Santa Maria in Selva nel comune di Macerata. Il territorio in esame ricade nel fondovalle del F. Potenza in sinistra idrografica al corso d’acqua. L’andamento geomorfologico risulta generalmente sub-pianeggiante, in cui le quote altimetriche si mantengono costanti all’incirca sui 100 m s.l.m. Dal punto di vista geologico, invece, i terreni attraversati dall’opera in progetto nel presente tratto, sono caratterizzati da depositi alluvionali terrazzati recenti appartenenti al sintema del Musone (unità geologica MUSbn) caratterizzati generalmente da UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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sedimenti ciottoloso-sabbiosi e depositi sabbioso-limosi (massivi o stratificati) presenti prevalentemente al tetto. 5.3.1.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti il sondaggio LQ09 e la prova CPT LCPT09 (vedi Allegato 1 – Indagini geognostiche e prove di laboratorio). Nel sondaggio sono state eseguite due prove SPT, a 3 m e 12 m di profondità, i cui risultati sono riportati nella tabella seguente.

Tab. 5.3—A. Sintesi delle indagini geognostiche svolte.

ID Profondità Falda da SPT Campioni ID area Tipo Indagine (m) p.c. (m) z (m) N2+N3 z (m) ID 3 48 6 - 6.35 C1 BH LQ09 15 - 01 12 70 9 - 9.3 C2 CPT LCPT09 6.8 - - - - -

Il sondaggio riporta la presenza di 1.2 m di terreno vegetale sovrastante un banco di ghiaia medio-fine addensata in matrice sabbiosa, rilevato fino a 15 m di profondità con lenti di argilla limosa poco consistente da 5.8 m a 6.7 m e da 8.7 m e 9.5 m in cui sono stati prelevati i due campioni indisturbati. Le due prove SPT sono state eseguite nel banco di ghiaia. Dal sondaggio risulta inoltre una lente di limo sabbioso poco consistente da 2.2 m a 2.8 m. La falda non è stata rilevata durante l’esecuzione del sondaggio. La prova CPT eseguita fino a 6.8 m conferma la presenza di lenti a grana fine alternate a terreni granulari con frazioni limose. In particolare, pone anch’essa in evidenza la presenza di una lente di limo sabbioso tra 2 m e 2.6 m. 5.3.1.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 Le indagini geognostiche eseguite nell’area in esame mostrano alternanze di terreni a grana fine e di terreni granulari. I campioni prelevati negli strati a granulometria fine presentano infatti un contenuto di fine rispettivamente di 99.6 % e 95.4 %, per cui possono essere esclusi dalla verifica a liquefazione. La ghiaia medio-fine addensata risultante dall’analisi visiva del sondaggio eseguito è stata indagata con le due prove SPT svolte. Il numero di colpi normalizzato a 100 kPa (Boulanger, 2003), N1(60), risulta rispettivamente pari a 54.8 e 60.7, maggiore di 30 (valore massimo indicato dalle NTC 2018). Per quanto riguarda la lente di limo sabbioso tra 2 m e 3m di profondità, la resistenza alla punta normalizzata a 100 kPa è mediamente pari a 293, significativamente maggiore di 180 (valore massimo indicato dalle NTC 2018). Poiché tutti i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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Area 2 – KM 14-15.5 (Loc. C. Mengascini, comune di Treia)

5.3.2.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—B: Ubicazione dell’area.

Tra il km 14 e il km 15.5, il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato, in prossimità della confluenza del Rio Chiaro con il F. Potenza. L’area individuata interessa sia il tracciato principale in progetto che la Derivazione per Macerata DN150 (6”), rispettivamente nei settori in sinistra e destra idrografica al F. Potenza, in prossimità dell’alveo attivo. La morfologia della presente area è sub-pianeggiante e i terreni sono rappresentati dai depositi alluvionali terrazzati recenti (Olocene) appartenenti al Sintema del Fiume UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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WBS CLIENTE Rev. Rif. Met. Recanati – Foligno (fraz. Colfiorito) Fg. 30 di 50 NR/19136 PROGETTO 0

Musone (MUSbn), generalmente caratterizzati da sedimenti ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-limosi (prevalenti al tetto). 5.3.2.1. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti i sondaggi SP2 e SA45 e la prova CPT RCPT10_P2 (vedi Allegato 1 – Indagini geognostiche e prove di laboratorio). Nei due sondaggi sono state eseguite rispettivamente 2 e 3 prove SPT, come riportato nella seguente tabella.

Tab. 5.3—B. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

6 38 3 - 3.5 SH1 SP2 Borehole 15 - 9 44 6.45 - 6.90 CRS1 9.45 - 9.90 CRS2

A2 3 41 3.45 - 3.90 CRS1 SA45 Borehole 15 4.15 6 45 6.45 - 6.90 CRS2 9 52 9.45 - 9.90 CRS3

RCPT10_P2 CPT 4.8

Il sondaggio SA45, dopo circa 0.70 m di terreno vegetale, riporta un banco uniforme di ghiaia con sabbia limosa fino a 15 m di profondità, con livelli centimetrici limoso sabbiosi; nel banco di ghiaia sono state eseguite le 3 prove SPT e prelevati i 3 campioni riportati in tabella. Durante l’esecuzione del sondaggio è stata inoltre rilevata la falda a 4.15 m di profondità. Il sondaggio SP2 presenta una stratigrafia più eterogenea, con circa 1.4 m di terreno vegetale e 0.6 m di ghiaia a cui segue uno strato di limo debolmente sabbioso molto consistente di circa 3.70 m in cui è stato prelevato il campione SH1; da 5.70 m segue un banco di ghiaia in cui sono state eseguite le due prove SPT riportate in tabella. La prova CPT, elaborata secondo Robertson (2010), indica la presenza di uno strato di argilla limosa nei primi 3.6 m, a cui segue, fino alla profondità di indagine, uno strato di sabbia con limo. 5.3.2.1. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 La ghiaia medio-fine addensata risultante dall’analisi visiva dei sondaggi eseguito è stata indagata con diverse prove SPT. Il numero di colpi normalizzato a 100 kPa (Boulanger, 2003), N1(60), risulta pari a 37.1 e 37.9 nel sondaggio SP2 e 47.9, 46.3 e 50.5 nel sondaggio SA45. Il numero di colpi normalizzato risulta quindi sempre maggiore di 30, valore minimo indicato dalle NTC 2018 per l’esclusione dalla verifica. Inoltre, ad eccezione del campione SP2 – CRS2 (a cui corrisponde comunque N1(60) pari a 37.9, maggiore di 30), tutti i campioni prelevati nel banco presentano una curva granulometrica al di fuori dei fusi granulometrici indicati dalla normativa per l’esclusione dalla verifica (Fig. 5.3—C). Per quanto riguarda lo strato identificato come limo debolmente sabbioso rilevato dall’analisi visiva del sondaggio SP2 da 2 a 5.7 m e confermato dalla CPT, il campione UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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SH1 prelevato nello strato presenta un contenuto di fine del 97 % per cui può essere escluso dalla verifica a liquefazione.

Uc>3.5 100

90

80

70

60

50

40 Passante, p (%) 30

20

10

0 0.001 0.010 0.100 1.000 10.000 100.000 Diametro, d (mm) SA4 5 - CRS1 SA4 5 - CRS2 SA4 5 - CRS3 SP2 - CSR2 SP2 - CRS1

Fig. 5.3—C. Confronto tra curve granulometriche e limiti indicati dalla normativa.

Poiché tutti i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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Area 3 – KM 15.5-17 (Loc. Chiaravalle, comune di Treia)

5.3.3.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—D: Ubicazione dell’area.

Tra il km 15.5 e il km 17 il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato corrispondente alla valle alluvionale in sinistra idrografica del F. Potenza, in prossimità della località Chiaravalle (comune di Treia). Geomorfologicamente, l’area individuata risulta sub-pianeggiante in cui le quote si mantengono costanti sui 110 m s.l.m. Dal punto di vista geologico i terreni attraversati sono rappresentati dai depositi terrazzati recenti (Olocene) appartenenti al Sintema del Fiume Musone (MUSbn), caratterizzati generalmente da sedimenti ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-limosi. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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5.3.3.1. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti il sondaggio SL3 e la prova CPT LCPT11 (vedi Allegato 1 – Indagini geognostiche e prove di laboratorio). Nel sondaggio sono state eseguite tre prove SPT, a 3, 6 e 9 m di profondità, i cui risultati sono riportati nella tabella seguente.

Tab. 5.3—C. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

3 8 3.45-3.9 CRS1 SL3 BH 15 7.8 6 10 6.45-6.9 CRS2 A3 9 31

LCPT11 CPT 6.8 4.4

Il sondaggio SL3 riporta la presenza di uno strato di limo debolmente sabbioso per i primi 4 m di profondità, a cui seguono 5 m di limo consistente debolmente sabbioso. Da 9 a 15 m risulta uno strato di ghiaia addensata con sabbia limosa. In ogni strato è stata eseguita una prova SPT. Durante l’esecuzione del sondaggio la falda è stata rilevata a 7.8 m di profondità. La prova CPT, elaborata secondo Robertson (2010), indica la presenza di limi argillosi e argille limose fino a circa 5 m di profondità; da 5 a 6.5 m, l’interpretazione della CPT indica la presenza di sabbie limose. Durante l’esecuzione della CPT la falda è stata rilevata a 4.4 m di profondità. 5.3.3.1. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 Il numero di colpi normalizzato delle prove SPT svolte è rispettivamente pari a 11, 9.6 e 26.5 alle profondità di 3, 6 e 9 m, risultando sempre minore del valore minimo indicato dalle NTC per l’esclusione dalla verifica. I risultati relativi alla prova CPT non consentono inoltre l’esclusione dalla verifica degli strati indagati secondo i criteri previsti dalla NTC 2018. Dai campioni prelevati nei primi due strati, identificati come limi debolmente sabbiosi, è stato determinato il passante allo staccio #200, corrispondente al diametro 0.074 mm. Sebbene tale percentuale sia maggiore del 50 %, per cui i terreni non possono essere ritenuti prevalentemente sabbiosi, poiché non è possibile escludere i terreni granulari profondi, è stata eseguita la verifica di suscettibilità a liquefazione come descritto nel seguente paragrafo. 5.3.3.2. Verifica a liquefazione La verifica di suscettibilità a liquefazione è stata eseguita col software LIQ-it secondo i criteri di analisi riportati nel paragrafo 5.2, sulla base delle prove SPT, con i seguenti parametri sismici: • Magnitudo, M = 5.16 • Peak Ground Acceleration, PGA = 0.23 g I risultati sono riportati nella figura seguente: UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Fig. 5.3—E. Risultati della verifica di suscettibilità a liquefazione. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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I risultati dell’analisi mostrano che in tutti i casi il coefficiente di sicurezza è maggiore dell’unità per cui la suscettibilità a liquefazione può essere considerata trascurabile.

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Area 4 – KM 17-18 (Loc. C. Bertini, comune di Treia)

5.3.4.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—F: Ubicazione dell’area.

Tra il km 17 e il km 18 il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato, che ricade tra gli abitati di C. Bertini e C. Lazzarini nel comune di Treia. Il territorio in esame ricade nel fondovalle del F. Potenza in sinistra idrografica al corso d’acqua in cui l’andamento morfologico risulta sub-pianeggiante, in cui le quote degradano verso l’alveo attivo del corso d’acqua. Dal punto di vista geologico, i terreni attraversati sono caratterizzati da depositi alluvionali terrazzati recenti (Olocene) appartenenti al Sintema del Fiume Musone (unità UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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geologica MUSbn) e caratterizzati generalmente da sedimenti ciottoloso-sabbiosi e depositi sabbioso-limosi (massivi o stratificati) presenti prevalentemente al tetto. 5.3.4.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio è stato eseguita la prova CPT LCPT12.

Tab. 5.3—D. Sintesi delle indagini geognostiche svolte.

ID Profondità Falda da ID area Tipo Indagine (m) p.c. (m)

04 LCPT12 CPT 5 4.8

L’interpretazione della prova CPT riporta uno strato di argille e argille limose fino a circa 4 m di profondità, a cui seguono livelli sabbiosi. 5.3.4.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 La prova CPT si attesta a 5 m di profondità per le elevate resistenze raggiunte alla quota indagata. Nel seguente paragrafo si riportano i risultati della verifica a liquefazione per i terreni indagati. Per quanto riguarda i terreni più profondi, come emerso dai sondaggi eseguiti in aree limitrofe, si evidenzia la presenza di depositi ghiaiosi molto addensati caratteristici degli ambienti deposizionali di tipo alluvionale localizzati in prossimità dell’alveo attivo del Fiume Potenza, che possono essere esclusi dalla suscettibilità a liquefazione. 5.3.4.4. Verifica a liquefazione La verifica di suscettibilità a liquefazione è stata eseguita col software LIQ-it secondo i criteri di analisi riportati nel paragrafo 5.2, sulla base della prova CPT, con i seguenti parametri sismici: • Magnitudo, M = 5.16 • Peak Ground Acceleration, PGA = 0.23 g

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Fig. 5.3—G: Risultati della verifica di suscettibilità a liquefazione.

I risultati dell’analisi mostrano che i terreni dell’area sono caratterizzati da proprietà fisico-meccaniche tali che la suscettibilità a liquefazione può essere considerata trascurabile.

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Area 5 – KM 20.8-21.1 (Loc. San Marco Vecchio, comune di Treia)

5.3.5.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—H: Ubicazione dell’area.

Tra il km 20.8 e il km 21.1, le linee in progetto attraversano un’area di limitata estensione caratterizzata da materiale granulare variamente addensato, in prossimità della località San Marco Vecchio nel comune di Treia. L’area individuata interessa sia il tracciato principale in progetto che le linee secondarie (Allacciamento Comune di Treia 1° presa DN100 e Allacciamento Comune di DN150), e ricadono nella piana alluvionale in sinistra idrografica al F. Potenza a circa 1 km di distanza dall’alveo attivo del corso d’acqua. Dal punto di vista geomorfologico l’area in esame risulta sub-pianeggiante e i terreni attraversati sono rappresentati dai depositi alluvionali terrazzati recenti (Olocene) UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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appartenenti al Sintema del Fiume Musone (MUSbn), generalmente caratterizzati da sedimenti ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-limosi (prevalenti al tetto). 5.3.5.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti il sondaggio SP4 e la prova CPT RCPT13_P3 (vedi Allegato 1 – Indagini geognostiche e prove di laboratorio). Nel sondaggio sono state eseguite una prova SPT, a 2 m di profondità, i cui risultati sono riportati nella tabella seguente.

Tab. 5.3—E. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

SP4 BH 10 - 2 30 3.4-3.8 SH1 05 RCPT13_P3 CPT 4.8 -

Il sondaggio, dopo circa 1.5 m di terreno vegetale, riporta uno strato di limo argilloso di circa 6.3 m mediamente plastico e di medio – alta consistenza con livelli centimetri di sabbioso-limosi, in cui è stato prelevato il campione indisturbato ed è stata eseguita la prova SPT. Da 7.8 m il sondaggio riporta la presenza di argilla grigio-azzurra consistente e asciutta. Durante l’esecuzione del sondaggio non è stata rilevata la presenza di falda. L’interpretazione della prova CPT conferma i risultati del sondaggio, riportando un banco di circa 5 m di argille con limi. 5.3.5.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 I risultati della campagna di indagine mostrano la presenza di terreni a grana fine fino alla profondità di perforazione. Il campione prelevato a 3.4 m è infatti caratterizzato da un contenuto di fine di circa 84.6 % per cui può essere escluso dalla verifica di liquefazione. Il numero di colpi della prova SPT normalizzato è inoltre pari a 40.5 (Boulanger, 2003), maggiore del valore minimo richiesto dai criteri di esclusione delle NTC 2018. Poiché i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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Area 6 – KM 30.5-31.5 (Loc. La Coronetta, comune di San Severino Marche)

5.3.6.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—I: Ubicazione dell’area.

Tra il km 30.5 e il km 31.5 il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato, in prossimità della località “La Coronetta” nel comune di San Severino Marche. In particolare, l’area in esame ricade all’interno della piana alluvionale del F. Potenza attraversando ben due volte il corso d’acqua a valle della zona industriale di Taccoli. I terreni attraversati sono rappresentati dai sedimenti di origine alluvionale recenti (Olocene) appartenenti al sintema del Fiume Musone, distinti in depositi terrazzati (MUSbn), costituiti generalmente da ghiaie-sabbiose e sabbie-limose, e da depositi UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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alluvionali attuali costituiti prevalentemente da sedimenti ghiaiosi localizzati in corrispondenza dell’alveo attivo del corso d’acqua.

5.3.6.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti i sondaggi SV11, SV12 e SV13.

Tab. 5.3—F. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

3.5 rifiuto 10-10.5 CI1 SV11 BH 15 3.8 14.5-15 CI2 5 rifiuto 10 - 10.5 CI1 20 rifiuto 15 - 15.5 CI2 SV12 BH 35 2.85 06 25 - 25.5 CI3 30 - 30.5 CI4 5 rifiuto 3.3 - 3.4 CR1

SV13 BH 20 3.15 10 - 10.5 CI1 15 - 15.5 CI2

I tre sondaggi mostrano lo stessi profilo stratigrafico. Dopo lo strato di terreno vegetale di circa 1 m, segue uno strato di circa 3 m di ghiaia sabbioso-limosa addensata, con una minore frazione limosa nel sondaggio SV13. Al di sotto, il sondaggio riporta la presenza di un banco di argilla limosa di consistenza dura con intercalazioni centimetriche di sabbia, talvolta cementati. In tutti i sondaggi è stata rinvenuta la falda ad una profondità di circa 3 m. Tutte le prove SPT svolte presentano un numero di colpi N1 maggiore di 50 o N2+N3 maggiore di 100 (rifiuto). 5.3.6.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 I sondaggi eseguiti mostrano la presenza di uno strato di ghiaia sabbio-limosa di circa 3 metri sovrastante un banco di argilla molto consistente. I campioni prelevati nello strato di argilla consistente prelevati nei diversi sondaggi a diverse profondità sono tutti caratterizzati da un contenuto di fine maggiore del 95 %, per cui i terreni possono essere esclusi dalla verifica di liquefazione. Per quanto riguarda lo strato di ghiaia limosa, che si presenta addensato in ogni sondaggio, la prova SPT eseguita nel sondaggio SV11 va a rifiuto. Per tale ragione il materiale non risulta suscettibile a liquefazione secondo i criteri della NTC 2018. Poiché tutti i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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Area 7 – KM 31.5-32.5 (Loc. C. Marchesini, comune di San Severino Marche)

5.3.7.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—J: Ubicazione dell’area.

Tra il km 31.5 e il km 32.5 il tracciato in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato localizzata tra gli abitati di C. Fiorani e C. Bonifazi, nel Comune di San Severino Marche. In particolare, la fascia che interferisce con la linea principale in progetto ricade nella piana alluvionale in destra idrografica dall’alveo attivo del Fiume Potenza e attraversa terreni rappresentati da depositi alluvionali terrazzati recenti (Olocene) appartenenti al Sintema del Fiume Musone (MUSbn), costituiti da sedimenti ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-limosi.

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5.3.7.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti i sondaggi LQ21, RF22, RF23, e la prova CPT LCPT21. I risultati delle prove SPT eseguite nei fori di sondaggio sono riportati nella tabella seguente.

Tab. 5.3—G. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

3 - 3.4 C1 6 - 6.3 C2 LQ21 Borehole 15 3.2 9 - 9.3 C3 12 - 12.3 C4

3 - 3.35 C1 6 - 6.35 C2 9 - 9.3 C3 RF22 Borehole 20 - 07 12 - 12.3 C4a 15 - 15.25 C4b 18 - 18.25 C5

3 41 9 - 9.35 C1 6 43 12 - 12.3 C2 RF23 Borehole 20 5.3 15 - 15.3 C3 18 - 18.25 C4

LCPT21 CPT 6.2 1.4

Il sondaggio LQ21, dopo 0.50 m di terreno vegetale, riporta la presenza di uno strato di argilla limosa di circa 0.8 m, seguita da 1.6 m di sabbia limosa poco addensata; a circa 2.9 m è individuato il substrato di argilla limosa debolmente marnosa molto consistente fino alla profondità di indagine. Il sondaggio RF22 mostra una stratigrafia simile. Dopo 0.90 m di terreno vegetale, il sondaggio riporta la presenza di uno strato di ghiaia debolmente limosa di circa 0.8 m, seguita da 0.8 m di argilla limosa poco consistente; a circa 2.5 m è individuata la formazione argillo-limosa debolmente marnosa molto consistente fino alla profondità di indagine. Il sondaggio RF23 riporta alcune differenze rispetto ai due sondaggi precedenti. Dopo 0.5 m di terreno vegetale, il sondaggio riporta 1.4 m di limo sabbioso molto consistente, seguito da 0.9 m di sabbia grossolana debolmente limosa. Da 2.8 a 7.6 m è presente uno strato di ghiaia medio-fine con sabbia grossolana addensata, nel quale sono state eseguite due prove SPT. La formazione argillo-limosa è individuata a 7.6 m di profondità. L’interpretazione della prova CPT riporta la presenza di circa 2.5 m di argille limose, seguiti da uno strato di 1.5 di sabbia limosa. Segue uno strato di argilla con grado di sovraconsolidazione crescente, assimilabile alla formazione da 5 m di profondità.

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5.3.7.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 La formazione di argilla limosa, in cui sono stati prelevati tutti i campioni indisturbati prelevati nei sondaggi, presenta un contenuto di fine mediamente maggiore del 99 %, con un minimo di 97.7 %. Per tale ragione, è possibile escludere la verifica di liquefazione per tali terreni. I terreni superficiali, al di sotto del terreno vegetale, di circa 2 m di spessore, sono comunque identificati come argille limose dall’interpretazione della prova CPT, per cui è possibile escludere la suscettibilità a liquefazione per tali terreni. Per quanto riguarda lo strato di ghiaia con sabbia addensata rilevato nel sondaggio RF23, il numero di colpi normalizzato a 100 kPa delle due prove SPT svolte è rispettivamente pari a 47.9 e 42.9, entrambi superiori a 30, limite minimo previsto dalla norma per l’esclusione dalla verifica a liquefazione. Poiché tutti i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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Area 8 (Der. per Tolentino DN 200 (8”), DP 75 bar) – KM 0.8-1.5 (Loc. Castelletta, comune di Treia/Tolentino)

5.3.8.1. Descrizione dell’area

Fig. 5.3—K: Ubicazione dell’area.

Tra il km 0.8 e il km 1.5 la linea secondaria “Collegamento per Tolentino DN200 (8”)” in progetto attraversa un’area caratterizzata da materiale granulare variamente addensato, in prossimità della località Castelletta nei comuni di Treia, e Tolentino. L’area individuata ricade all’interno della valle alluvionale del Fiume Potenza, il quale viene attraversato dalla linea in progetto. La morfologia dell’area è generalmente sub- pianeggiante in cui le quote degradano blandamente verso l’alveo del corso d’acqua. I terreni attraversati sono generalmente rappresentati dai sedimenti di origine alluvionale recenti (Olocene) appartenenti al Sintema del Fiume Musone, distinti in depositi UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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terrazzati (MUSbn), costituiti da ghiaie sabbiose e sabbie limose, e depositi alluvionali attuali (MUSb), costituiti prevalentemente da ghiaie localizzate in corrispondenza dell’alveo attivo del corso d’acqua attraversato.

5.3.8.2. Indagini geognostiche Nell’area di studio sono stati eseguiti i sondaggi SV31, SV31Bis e SA49. Nei sondaggi sono state eseguite le prove SPT riportate nella tabella seguente.

Tab. 5.3—H. Sintesi delle indagini geognostiche svolte. ID Profondità SPT Campioni Falda da p.c. ID area Tipo Indagine (m) (m) z (m) N2+N3 z (m) ID

3 46 6 31 SV31 Borehole 18 - 9 50 12 60

08 5 rifiuto 5 -5.04 SPT1 SV31Bis Borehole 17.5 - 10 rifiuto 10 - 10.22 SPT2 3 48

SA49 Borehole 20 - 6 60 9 74

I sondaggi seguiti riportano lo stesso andamento litostratigrafico. Al di sotto del terreno vegetale di circa 1 m, è presente uno strato di ghiaia eterometrica calcarea in matrice limoso-argillosa, a tratti sabbiosa. Nel sondaggio SV31 è riscontrata una maggiore frequenza di alternanze sabbiose, con una lente di sabbia limosa-argillosa da 6.2 a 7.1 m di profondità, in cui è stata eseguita la prova SPT2. Dopo lo strato di ghiaia in tutti i sondaggi si rileva la formazione di argilla limosa marnosa molto consistente. Il tetto della formazione marnosa è variabile tra i 10 e i 14 m di profondità. 5.3.8.3. Verifica dei criteri di esclusione secondo le NTC 2018 Lo strato di ghiaia di notevole spessore rilevato nei tre sondaggi è stato indagato con numerose prove SPT. Il numero di colpi normalizzato a 100 kPa, N1(60), determinato nelle diverse prove è sempre maggiore di 30. Nel sondaggio SA49, il numero di colpi normalizzato delle tre prove riportate in Tab. 5.3—H è rispettivamente pari a 57.5, 58.7 e 64.4, mentre nel sondaggio SV31bis le due prove vanno a rifiuto. Nel sondaggio SV31, N1(60) è pari a 55.2, 30.3, 43 e 47.5; il valore minimo si ha alla profondità di 6 m, in corrispondenza del quale si ha la lente di sabbia osservata nel sondaggio. Poiché in tutte le prove il numero di colpi normalizzato, N1(60), è maggiore di 30, per tali terreni si può escludere la verifica di suscettibilità a liquefazione. La formazione marnosa profonda è invece caratterizzata da un contenuto di fine molto elevato, maggiore del 95%, come mostrato nelle altre indagini svolte in aree limitrofe e riportate in questo studio (vedi 5.3.6.2, 5.3.7.2). Per tale ragione è possibile escludere la verifica di suscettibilità a liquefazione. UNITÀ COMMESSA PROGETTISTA 000 023087

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Poiché tutti i terreni dell’area di studio presentano proprietà fisico-meccaniche tali da soddisfare almeno uno dei criteri di esclusione dalla verifica a liquefazione delle NTC 2018, l’area può essere classificata come NON LIQUEFACIBILE e la verifica può essere omessa.

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6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La presente relazione riporta i risultati dell’analisi di suscettibilità a liquefazione dei terreni interessati dalla condotta in progetto, per definire il livello di pericolosità relativo a tale fenomeno cosismico. Si specifica che la presente relazione non riporta analisi di suscettibilità a liquefazione eventualmente previste per i punti di linea, ma fa riferimento alla linea principale e a quelle secondarie in progetto. Uno studio preliminare del territorio interessato dal tracciato, basato sui dati di microzonazione sismica disponibili, sui dati storici, e su consolidati criteri tecnico- scientifici ha consentito di individuare le aree potenzialmente suscettibili a liquefazione. Le aree identificate come potenzialmente suscettibili a liquefazione sono state quindi indagate nel dettaglio con un maggiore livello di approfondimento seguendo le indicazioni delle NTC 2018, esaminando i criteri di esclusione dalla verifica riportati nel paragrafo 7.11.3.4.2 delle suddette norme. In Tab. 6—A sono riportate le aree identificate a valle dell’analisi di primo livello come potenzialmente suscettibili a liquefazione ed i risultati della verifica dei criteri di esclusione riferiti al paragrafo 7.11.3.4.2 delle NTC 2018.

Tab. 6—A: Sintesi dei risultati della verifica dei criteri di esclusione NTC 2018.

Esclusione dalla ID Nome Comune Da km A km verifica (NTC 18) 01 Loc. C. Lazzarini Macerata/Treia 13.0 14.0 SI 02 Loc. C. Mengascini Triea 14.5 15.5 SI 03 Chiaravalle Treia 15.5 17.0 NO 04 Loc. C. Bertini Treia 17.0 18.0 NO 05 San Marco Vecchio Treia 20.8 21.1 SI 06 La Coronetta San Severino Marche 30.5 31.5 SI 07 Loc. C. Marchesini San Severino Marche 31.5 32.5 SI 08 Castelletta Treia/Tolentino 0.80 1.50 SI

Le aree in cui non è stato possibile escludere la verifica secondo i criteri della normativa vigente, sono state oggetto di verifica mediante le più recenti e consolidate metodologie di analisi (vedi Tab. 6—B).

Tab. 6—B: Sintesi dei risultati delle verifiche delle aree potenzialmente suscettibili a liquefazione dei terreni.

Suscettibilità a ID Nome Comune Da km A km liquefazione 03 Chiaravalle Treia 15.5 17.0 Trascurabile 04 Loc. C. Bertini Treia 17.0 18.0 Trascurabile

In conclusione, l’analisi di suscettibilità a liquefazione evidenzia un livello di pericolosità trascurabile per tutti i terreni interessati dalla realizzazione dell’opera in progetto.

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BIBLIOGRAFIA

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