Pisa Romana: Analisi Spaziali Per La Ricostruzione Del Paesaggio
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa PISA ROMANA: ANALISI SPAZIALI PER LA RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO INDICE Introduzione ……………………………………………………..………....…...……… p. 3 1 L’archeologia dei paesaggi e le analisi spaziali …………………................……... p. 9 1.1 L’uso degli strumenti geografici in archeologia: il GIS ..........................… p. 9 2 Il contesto ambientale ….………………………………………………..….. p. 21 2.1 La piana pisana e i rilievi limitrofi: il quadro geologico ……..……….. p. 21 2.2 La linea di costa ……………….…………………………………….. p. 26 2.3 L’idrografia ………………………………………………………….. p. 34 2.4 La vegetazione ……………………………………….……………… p. 57 3 La città e l’organizzazione del territorio ……..……..……………………..….. p. 65 3.1 Pisae, un inquadramento storico ……..……..……………………..….. p. 65 3.2 Il centro urbano di Pisae ……..……………..……………………..….. p. 70 3.3 L’area suburbana di Pisa ……..…………………………………..….. p. 85 3.4 La viabilità ……..…………………………………………..……..….. p. 97 3.5 I porti e gli approdi ……..…………………………………...…..….. p. 114 3.6 La campagna ……..…………………………….…………...…..….. p. 129 Conclusioni ………………..…………………...…………………………………….. p. 144 Bibliografia …………………………………...…………………………………….. p. 148 Tavole 1 2 Introduzione Nell’ambito del più generale approfondimento degli aspetti metodologici, nella ricerca archeologica viene data sempre più attenzione ai temi e alle prospettive aperti dall’applicazione degli strumenti informatici. È oramai un fatto che l’innovazione della disciplina non può prescindere dall’informatica, tenendo ben presente che l’obiettivo della ricerca è innanzitutto di ordine metodologico e non tecnologico1. Questo è particolarmente valido per gli studi spaziali/territoriali. In questo ambito, infatti, è fondamentale poter raccogliere e gestire una grandissima mole di dati di natura eterogenea (ad es. dati geografici, geologici, geomorfologici, pedologici, architettonici, storico/archeologici, quelli relativi alla toponomastica, etc.), che software come i Geographical Information Systems – GIS permettono di catalogare, analizzare e interrogare in modo efficace. Tra tutte le applicazioni possibili, questi software hanno facilitato la classificazione e l’archiviazione di ritrovamenti e siti e la creazione di mappe digitali. Come abbiamo accennato, tuttavia, le procedure tecnologiche devono conseguire a una solida impostazione teorica e metodologica della ricerca. Infatti, come ci ricorda Franco Cambi: «vi sono state in passato ricerche metodologicamente mature e tecnologicamente povere […], così come vi sono oggi ricerche tanto strabilianti per i mezzi utilizzati quanto fragili dal punto di vista teorico e metodologico»2. In questo lavoro di tesi ci concentreremo proprio sull’applicazione degli strumenti GIS per analizzare l’aspetto e le trasformazioni di un vasto ambito territoriale in un preciso momento storico: la pianura pisana in età romana. Il primo problema di impostazione metodologica che ci troveremo quindi ad affrontare sarà definire i limiti spaziali e l’ambito cronologico della ricerca. La ricostruzione paleotopografica verrà condotta in un’area geografica di circa 350 km2 racchiusa tra l’area del Portus Pisanus a sud, la riva meridionale del lago di Massaciuccoli a nord, il Mar Tirreno a est, le pendici del Monte Pisano a nord-ovest, l’area di Navacchio e le Colline Pisane a ovest (Tav. I, fig. 1). In prima istanza questi limiti hanno carattere geografico: costituiscono cioè discontinuità dell’ambiente naturale e racchiudono un’area che può essere invece considerata omogenea dal punto di vista geomorfologico e 1 DE FELICE 2012, p. 7. 2 CAMBI 2011, pp. 34-35. 3 ambientale3. Come vedremo in seguito (vedi capitolo 3), i limiti da noi individuati non corrispondono ai confini dell’ager Pisanus definiti al momento della deduzione coloniale. Non vogliamo quindi riconoscere in questo territorio un’unità politica o amministrativa antica, operazione peraltro difficile allo stato attuale delle conoscenze4. Piuttosto abbiamo scelto di prendere in esame lo stesso areale geografico già analizzato da Gabriele Gattiglia5 per l’arco cronologico compreso tra il VI e gli inizi del XV secolo: una scelta basata su esigenze di ricerca piuttosto che su istanze storiche, per permettere di confrontare e, quindi, analizzare le trasformazioni che sono intervenute nel lungo periodo, con un approccio che può essere definito di “archeologia globale”. Nell’archeologia dei paesaggi è infatti imprescindibile un approccio diacronico e multidisciplinare6, e scegliere invece di delimitare sulla base di presupposti storico/archeologici un’areale differente da quello già indagato nelle precedenti ricerche di cui questo lavoro è l’ideale prosecuzione avrebbe inevitabilmente portato a una non confrontabilità del dato. La componente spaziale è invece elemento unificatore dei dati poiché essa è per tutti precisa e univoca7. Inoltre se avessimo cercato di delimitare l’areale del nostro studio facendolo corrispondere ai confini, veri o presunti, dell’antico ager Pisanus ci saremmo senz’altro scontrate con la difficoltà di stabilire i limiti tra città e campagna e tra territorio pisano e limitrofi (pur discussi nello studio). Stabilire i confini di una città infatti è un procedimento difficile anche per gli stessi contemporanei, ancor più lo è quando si tratta di una ricostruzione storica: oltre alle incertezze dovute alla labilità delle tracce vi è infatti un problema intrinseco relativo al fatto che i confini che definiscono una città sono molteplici, alcuni precisi, altri estremamente duttili e vaghi8 e a conferma di ciò già Dionigi di Alicarnasso (Dion. Hal., Ant. Rom., 4, 13, 4) confessa che nessuno al suo tempo riusciva a dire fin dove arrivasse la città di Roma. Durante il Progetto Mappa una porzione del territorio da noi preso in considerazione venne analizzata con l’obiettivo di creare dei modelli digitali del terreno delle diverse 3 Anche se per delimitare la pianura di Pisa non esiste un criterio che sia accettabile da tutti i punti di vista: l’area qui delimitata è sicuramente unitaria e differente dalle aree escluse dal punto di vista geomorfologico, mentre dal punto di vista geologico il lago di Massaciuccoli non costituisce un limite, vd. DELLA ROCCA et al. 1987, p. 57. 4 Le stesse motivazioni si ritrovano nella scelta dell’areale nello studio FABIANI 2006 (si veda quanto detto dall’autore a p.14). 5 GATTIGLIA 2013. 6 CAMBI 2011, pp. 11-12. 7 FABIANI et al. 2013a, p.45. 8 PANCIERA 1999, p. 9. 4 epoche storiche, compresa l’epoca romana9. Differentemente dai modelli allora creati, in questo studio l’attenzione sarà maggiormente rivolta al territorio intorno alla città. Avendo già una solida base sui dati urbani, la raccolta di quelli del territorio circostante permetterà non solo di allargare le nostre conoscenze, ma anche di valutare sotto nuovi punti di vista quelle già acquisite: il territorio infatti è intimamente legato alla città sotto molteplici piani, da quello strettamente “materialistico” e quindi economico (produzione di risorse; movimenti delle materie prime e trasformate), fino a quello definibile identitario. L’ambiente, naturale e antropizzato, rappresenta un elemento imprescindibile nello sviluppo degli insediamenti, caratterizzandoli sotto il profilo urbanistico, economico e sociale. Lo studio del territorio di pertinenza di una città non serve perciò solo a definire una cornice intorno alla quale essa si è sviluppata, ma piuttosto a comprendere la città stessa e la sua storia10. La ricostruzione del contesto ambientale e lo studio delle sue caratteristiche aiutano da una parte a conoscere la città stessa, analizzandola sotto il profilo delle influenze ricevute dal territorio circostante, d’altra parte a comprendere quanto una società, assecondando i propri bisogni e le proprie vocazioni, modifichi il paesaggio naturale. Queste stesse trasformazioni antropiche del paesaggio lasciano, spesso, delle tracce tangibili, archeologicamente indagabili, che lo rendono leggibile alla pari di un qualsiasi altro prodotto storico. Allo stesso modo la delimitazione dell’ambito cronologico, apparentemente più semplice, pone non pochi problemi metodologici. Innanzitutto per motivi generali: le periodizzazioni abitualmente utilizzate nella ricerca storica sono infatti categorie interpretative convenzionali che scansionano il tempo individuando in determinati avvenimenti, cambiamenti e fenomeni storici delle cesure. Le epoche storiche perciò non possono essere considerate rigidamente come compartimenti stagni, piuttosto devono essere intese come modalità di lettura del passato. Infatti i cambiamenti non sono mai repentini, ma più spesso fluidi e dilatati. Nel nostro caso specifico gli appigli cronologici utili per definire il periodo romano a Pisa sono molteplici. Volendo infatti individuare una precisa data di inizio si potrà optare 9 BINI et al. 2013; FABIANI et al. 2013a; FABIANI et al. 2013b. 10 GATTIGLIA 2013, p. 11. 5 per il post 89 a.C.11, coincidente con l’istituzione del municipium in seguito alla guerra sociale, oppure per la deduzione coloniale avvenuta tra il 31 e il 27 a.C. Pisa però entra nell’orbita romana molto prima, già nel corso del III secolo a.C. e questo cambiamento negli equilibri territoriali porta con sé tangibili segni archeologici, come la costruzione delle grandi vie consolari che da Roma raggiungono il nord dell’Etruria e la Gallia. Proporre il limite cronologico finale è ancor più complesso: gli equilibri dell’Impero cominciano infatti