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E IL MITO DELL'ATLETA I GIORNALI SPORTIVI NUMERO 2 - GIUGNO 2014

ext DI MILANO FONDI LIBRARI

DEL CONSERVATORIO

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STAMPAVA IN PROPRIO QUANDO ALFIERI

ANNOIARE ANNOIARE re LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO GLI ITALIANI LEGGONO SEMPRE MENO. GLI ITALIANI

POCHE (MA SAGGE REGOLE) PER NON SCORAGGIARLI REGOLE) PER NON POCHE (MA SAGGE RIVOLUZIONA L'ERA DIGITALE LE BIBLIOTECHE

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PreText PreTextNUMERO 2 - GIUGNO 2014 LIBRI & PERIODICI,LIBRI & PERIODICI, DEL LORO DELPASSATO LORO DEL PASSATO LORO DELFUTURO LORO FUTURO PreText n. 2 – Giugno 2014

Direttore responsabile Pier Luigi Vercesi Direttore scientifi co Ada Gigli Marchetti Art director Massimo Zingardi

Redazione e comitato scientifi co Maria Canella, Antonella Minetto (responsabili) Maria Luisa Betri, Luca Clerici, Luigi Mascilli Migliorini, Silvia Morgana, Oliviero Ponte di Pino, Elena Puccinelli, Adolfo Scotto di Luzio editing Raffaella Gobbo

Istituto Lombardo di Storia Contemporanea [email protected] Corso Garibaldi 75 - 20121 Milano tel 02 6575317

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In copertina: Disegno di Guido Scarabottolo Si ringraziano: Banca Prossima Federazione della Filiera della Carta e della Grafi ca

❨ 4 ❩ PreText DI QUESTO SECONDO NUMERO DI PreText SONO STATE STAMPATE N. 1000 COPIE NUMERATE

Copia n. di 1000

PreText n. 2 – Giugno 2014

PreText ❨ 5 ❩ L'EDITORIALE

L'ITALIANO SI ALLONTANA DAL LIBRO CAMPANELLI D'ALLARME I LAUREATI LEGGONO MENO. L'EDUCAZIONE SCOLASTICA NON È PIÙ ORIENTATA A DARE UNA FORMAZIONE CULTURALE E INTELLETTUALE. PARLA SOLO DI LAVORO (CHE NON C'È). E IL PAESE ARRETRA. A NESSUNO VIENE IL DUBBIO CHE SI STIA SBAGLIANDO?

di ADA GIGLI MARCHETTI e PIER LUIGI VERCESI

❨ 6 ❩ PreText i dati statistici mostrano in calo inarrestabile. Non si ottengono, quindi, i risultati attesi; in compen- so, va peggiorando il livello culturale del Paese, con tutto ciò che ne consegue. Anche una mino- re comprensione dei valori di democrazia con- quistati e difesi passando attraverso lǁalfabetizzazione. Chi sostiene si tratti di una crisi di passaggio si illude. Lǁera digitale (battez- zata anche “dellǁinformazioneʮ), invece di con- sentire un miglior accesso alla conoscenza, al momento è governata dai padroni delle reti in- formatiche che tendono a rendere “più superÀ cialiʮ i consumatori per meglio indirizzarli. Fino a qual- che tempo fa immaginavamo, grazie alle nuove Questo secondo numero di PreText offre molti tecnologie, la liberazione di immense energie da spunti di riÁ essione sulla condizione in cui versa destinare agli investimenti culturali. Sta accaden- il libro in Italia. Gli ultimi rilevamenti Nielsen do il contrario. Almeno in Italia. Viene allora il (vedi articolo a pag. 14) mostrano una disaffe- lecito sospetto che, in tutto ciò, vi sia qualcosa di zione alla lettura persino tra le fasce sociali culturalmente più evolute. Se consideriamo PENSARE CHE SI TRATTI SOLO DI UNA che lǁItalia è fanalino di coda CRISI DI PASSAGGIO (AL DIGITALE) in Europa quanto a percen- tuale di laureati sulla popo- È UN ERRORE. PERCHÉ QUEL CHE SI lazione totale, la situazione PERDE DA UNA PARTE NON SI RECUPERA si aggrava. A questo vanno aggiunti i dati sulle bibliote- DALL'ALTRA. TUTTO DIVENTA che scolastiche e sul loro uso SEMPLICEMENTE PIÙ SUPERFICIALE (p. 144). Si proÀ la lǁimmagine di un Paese con un divario sempre maggiore tra Nord e Sud, e si ha la netta gravemente distorto. Prima che sia troppo tardi, percezione, più in generale, che la lettura non sia occorre fermarsi, valutare le conseguenze e co- più considerata il primo passo per aprire nuovi minciare a orientare nella giusta direzione, con orizzonti, per mettere in moto meccanismi di una saggia politica, le potenzialità della rivolu- crescita culturale e intellettuale, ovvero la pre- zione in atto. A favore dellǁuomo, non della À - messa a una maggiore mobilità sociale. nanza. E il libro cosa cǁentra? Proviamo a pen- Lǁeducazione scolastica sembra il disperato ten- sarci. Cǁentra. Molto. E non è una questione di tativo di fornire unǁillusione di lavoro futuro che carta o di digitale.

L'EDITORIALE

PreText ❨ 7 ❩ SOMMARIO - PreText n. 2 – Giugno 2014

1 2

10 / Andrea Kerbaker 48 / Vittore Armanni Vietato annoiare Dietro le quinte del libro

14 / Antonella Minetto (a cura di) 52 / Oliviero Ponte di Pino La lettura veste rosa Come si veste un libro

16 / Alberto Salarelli 60 / Massimo Gatta Tutto il sapere in un bit Il torchio dell'astigiano

20 / Maria Canella foto di Giuseppe Vitale 66 / Giovanni Biancardi Vivere e leggere in strada "Fare le pulci" al poeta

24 / Oliviero Ponte di Pino 70 / Luca Clerici La cultura in piazza Ortese, penna infedele

30 / Marco Zapparoli 76 / Patrizia Caccia Reinventiamo il libro La battaglia del libro

36 / Mario Piazza 84 / Anna Ferrando E venne il libro per tutti Il Maestro e Liliana

44 / Bianca Montini 90 / Sergio Giuntini Colori di fi ne secolo Il mito dell'atleta eroe

❨ 8 ❩ PreText 3

4

100 / Andrea Moroni 150 / Gianna Vitali Cϝeravamo tanto odiati Unϝutopia realizzata

108 / Alberto Malfi tano 154 / Loredana Garlati Il futuro del passato Quel libro “pericoloso”

110 / Carlo Capra 160 / Antonella Minetto intervista Paolo Culicchi «Per lϝaltrui felicità» «La carta ha un futuro»

118 / Nicola Matteo Munari 162 / Massimo Gatta e Giorgio Palmieri Lo sguardo del designer Libri che parlano di libri

124 / Gianni Fidanza Lo scrigno della musica

130 / Loretta Lanzi e David Bidussa Lϝutopia di Giangiacomo 1. I meravigliosi tesori racchiusi nella Biblioteca del Conservatorio di Milano. 136 / Pompeo Vagliani 2. Illustrazione di Guido Scarabottolo, In un mondo incantato lϝillustratore che “veste” i libri di Guanda. 3. Illustrazione di Giorgio Ansaldi, in arte Dalsani. 144 / Adolfo Scotto di Luzio 4. Vivere e leggere in strada: immagini Il viaggio del curioso scattate da Giuseppe Vitale.

SOMMARIO - PreText n. 2 – Giugno 2014

PreText ❨ 9 ❩ COME NON PERDERE LETTORI E VIVERE FELICI

PERCHÉ IN ITALIA SI FA DI TUTTO PER RENDERE ANTIPATICO IL LIBRO? VIETATO ANNOIARE QUARTE DI COPERTINA, FASCETTE E PUBBLICITÀ INCOMPRENSIBILI. COME MESSAGGI PER INIZIATI di ANDREA KERBAKER

ggi, i nostri À gli e nipoti escono dal- ta in una recente edizione degli Oscar Mondadori: le superiori convinti che la letteratu- «Come Mattia Pascal, il morto-vivo dell’omonimo ra sia un mondo vecchio, lontano romanzo, Vitangelo Mostarda, protagonista di Uno, anni luce dalla realtà, e anche per nessuno e centomila, si trova impegnato in un di- questo tremendamente noioso; e sperato esperimento: quello di ricostruirsi un’esi- Oquelli che – nonostante tutto – si avviano alle fa- stenza svincolata dai condizionamenti imposti coltà umanistiche – ritrovano un linguaggio erudi- dalla natura e dalle convenzioni, e di affermare la to che a volte riesce perÀ no a rovinare il piacere propria personalità autentica mediante un atto di della lettura, con il suo critichese spesso oscuro, libera scelta». impenetrabile, al limite della comprensibilità. Un Pirandello non è un autore per tutti; ma c’è davve- linguaggio che sciaguratamente a volte passa anche ro qualcuno che al suo linguaggio preferisce quel- nell’editoria di massa. Facciamo un solo esempio, lo dell’introduzione? Se ci fosse, per lui e tutti gli con un confronto, come fosse un gioco. Ecco un amanti di questi gerghi («scampoli di prosa», li incipit famoso: Mia moglie e il mio naso. «Che deÀ niva Montanelli, che aveva tanti difetti, ma non fai?», mia moglie mi domandò, vedendomi insoli- quello dell’oscurità) vorrei ricordare una frase di tamente indugiare davanti allo specchio. «Niente», 150 anni, scritta da Luigi Settembrini nelle sue Le- le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa zioni di letteratura italiana a proposito delle edi- narice. Premendo, avverto un certo dolorino». Mia zioni annotate del Canzoniere di Francesco Petrar- moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da ca: «Tutti questi comentatori, e storici, e spositori che parte ti pende». hanno renduto ridicola la più santa poesia dell’amo- Questo invece l’inizio dell’introduzione pubblica- re, non hanno capito mai che il vero nell’arte è

❨10 ❩ PreText ALLEGRO MA NON TROPPO A centro pagina, Luigi Pirandello sulla copertina di Uno, nessuno e centomila. Qui a À anco, una preziosa edizione del Canzoniere di Francesco Petrarca.

l’idea e che il Petrarca non si comenta, ma si sente. Il solo Leopardi, perché ti aiuta a sentire, e non discute né dottoreggia, ha fatto il comento miglio- fronte a quale tribunale Pereira sostiene. O meglio, re, come che paia il più semplice e modesto». lo si capirà presto e benissimo: il tribunale della Purtroppo, spesso mi pare che il criterio di gran letteratura; meglio ancora, il tribunale del testo let- parte degli editori sia proprio quello di un linguag- terario» (giudizio di un recensore riportato sull’edi- gio astruso, difÀ cilmente comprensibile, per addet- zione tascabile di Sostiene Pereira). «Uno di quei ti ai lavori. Qualcosa cioè che, anziché avvicinare racconti dove la Storia diventa romanzo e il roman- il non lettore, lo respinge deÀ nitivamente nell’an- zo assume con forza mimetica il connotato della golo, dicendogli una volta per tutte che lui, alla grande Storia» (giudizio di un recensore riportato tavola della lettura, non è proprio un commensale sulla quarta di copertina dell’edizione illustrata gradito. La sensazione è quella che trasmettono gli della Cattedrale del mare). apparati editoriali dei libri, in tutte le loro forme. Il confronto è eloquente: di qui un linguaggio pia- Ho preso a caso alcuni libri dagli scaffali di casa no, comprensibile a tutti. Chiunque, di qualunque per verificare sul campo degli livello, cominci a leggere capisce, esempi. Ecco tre incipit di altret- e sente di poter andare avanti. In tanti romanzi recenti, baciati da un quarta di copertina, invece, uso fre- discreto successo: «Senza togliere quente di parole inusuali, concetti la mano dalla manopola sinistra, non facili, strutture sintattiche com- vedo dal mio orologio che sono le plesse. Eppure quella dovrebbe es- otto e mezza». «Sostiene Pereira di sere la parte del libro che facilita, averlo conosciuto in un giorno invoglia alla lettura. d’estate. Una magniÀ ca giornata Domandina semplice semplice: ma d’estate, soleggiata e ventilata, e non sarebbe meglio utilizzare diret- Lisbona sfavillava». «ApproÀ ttan- tamente un brano del libro? Non do di un attimo di disattenzione dei stiamo inventando nulla: in alcune presenti, Bernat alzò gli occhi ver- collane disegnate per Einaudi cin- so il cielo azzurro e terso. Il tenue quant’anni fa, un grandissimo della sole di À ne settembre accarezzava trasmissione del sapere, Bruno Mu- i volti dei suoi invitati». Sono, l’ho nari, il testo lo proponeva addirittu- detto, esempi presi a caso, di editori differenti, per ra in copertina. Lo faceva, e lo fa ancora, la memo- non far torto a nessuno. rabile Collezione di poesia. Il possibile acquirente Ora proseguiamo il gioco di Pirandello, e mettia- prende il libro in mano e – senza neppure aprirlo moli a confronto con alcuni giudizi riportati sulle – può farsi un’idea direttamente dal testo. rispettive quarte di copertina: «Un lucido, tortuoso Insomma, tutti i cosiddetti paratesti, cioè gli appa- viaggio iniziatico» (edizione tascabile de Lo zen e rati che accompagnano il libro, sembrano prepara- l’arte della manutenzione della motocicletta di ti avendo in mente un pubblico composto di letto- Robert Pirsig). «Al lettore non è dato sapere di ri soÀ sticati, mentre i titoli che abbiamo citato sono

COME NON PERDERE LETTORI E VIVERE FELICI

PreText ❨ 11 ❩ IL LIBRO DELLA PORTA ACCANTO Qui a À anco, due immagini che pubblicizzano la lettura secondo lo stile anglosassone, che punta a vivere il libro come un amico della porta accanto piuttosto che come un pedante professore. COME NON PERDERE LETTORI E VIVERE FELICI

proprio alcuni di quelli che potrebbero andare an- se io mi agito in questo modo. E magari qualcuno che ai nostri famosi due italiani su tre che non com- di loro prende perÀ no in mano la Commedia». prano e non leggono alcunché. E allora io sugge- La generale vocazione all’oscurità dei testi edito- risco di rendere obbligatorio agli editor di tutte le riali è aggravata da un diffuso atteggiamento di case editrici dell’intera Italia un esercizio che im- fondo. Quelle prose tendono infatti a sottolineare ponga la domanda: «Ma gli italiani, tutti gli italia- gli aspetti seri, o seriosi, delle opere. Se si prende ni capiscono quanto c’è scritto in questa frase?». la quarta di copertina di un libro anglosassone, in- Perché non c’è dubbio: gli incipit dei libri che ab- glese in particolare, si troverà quasi sempre un biamo citato sono alla portata di tutti, ma proprio aggettivo come hilarious, humorous, witty, funny di tutti; per quale motivo i testi di accompagnamen- e compagnia cantante. Un mondo lessicale teso a to non devono esserlo almeno altrettanto? Un ri- suggerire l’idea che lì dentro c’è qualche cosa di chiamo alla semplicità degli autori mi parrebbe divertente. Concetto che da noi sembra invece pas- sacrosanto. Abbiamo un esempio fresco, che ci ha sare del tutto in secondo piano, con presentazioni ricordato quanto la semplicità sia un valore impre- quasi sempre concentrate a sottolineare gli aspetti scindibile: quando papa Francesco si è affacciato tragici o drammatici della scrittura: perché il libro, al balcone del Vaticano e ha detto «Buonasera». appunto, è una cosa maledettamente seria, come Buonasera, così, semplicemente. Bisogna che i l’Eneide per quella mia prof del liceo – mica vor- risvolti e le quarte di copertine tornino a dire Buo- remo metterla in burletta. La stessa logica in base nasera, e non Sia lodato Gesù Cristo. alla quale il mio amico Antonio Steffenoni, autore Insomma, a quasi 200 anni dalla prima stesura dei recente di un giallo per una grande casa editrice, Promessi sposi, troppo spesso siamo ancora il Pa- ha dovuto accettare che in quarta di copertina À gu- ese del latinorum; e, allora come oggi, la comples- rassero gli aggettivi «tenebroso e cupo». Lui, che sità lessicale o sintattica è la spia di un problema oltre che scrittore è pubblicitario, ha cercato di più grande. Dietro questo linguaggio si intravede spiegare che nessuno di noi compra volentieri un infatti, chiarissima, l’incapacità di raccontare il romanzo che lo stesso editore deÀ nisce «tenebroso testo, di appassionare, di trovare argomenti che e cupo». Ha perso, naturalmente. Non dico che possano avvicinare il pubblico alla trama del libro. senza quei due aggettivi il giallo avrebbe venduto E dove non c’è trasporto c’è ben poca possibilità tanto quanto Gli sdraiati, ma insomma… di convincere. La stessa problematica pare emergere da tutti i re- Anche qui, un’esperienza personale: mi diceva un parti di marketing che a vario titolo si occupano giorno Giancarlo Majorino, poeta ottantenne che del libro, promuovendoli con gli strumenti tradi- un delirante sistema scolastico ha mandato a inse- zionali che dovrebbero favorirne gli esiti commer- gnare negli istituti tecnici: «Sai, quando in classe ciali: esercizio in cui, in tutti i comparti produttivi, parlo di Dante, a quei ragazzi non importa nulla di la domanda what’s in it for me è quella da cui si quello che dico; ma loro vedono in cattedra questo parte prima di qualsiasi proposta. vecchio che si entusiasma tanto per queste cose, e E qui, invece, nella quasi totalità dei casi, non si pensano che qualcosa dentro lì ci deve pur essere trova quasi mai un apparato che ti invogli in qual-

❨ 12 ❩ PreText che modo a comperare il libro. Vediamo anche in questo caso qualche esempio. Alcuni editori propongono le fascette: quelle esili strisce di carta che hanno lo scopo di aggiungere pubblicità mondiale di una nota marca di pneuma- qualche informazione dell’ultima ora a quelle già tici. Se avessi preteso di portare ai miei capi un contenute nei paratesti. Dire che le fascette, per bozzetto in cui si fosse annunciato solo il nome come sono fatte, non brillano per originalità è un della marca, senza sottolineare almeno un buon simpatico understatement. Di solito, infatti, si li- motivo per comperare proprio quel prodotto al po- mitano a strillare la vittoria in un premio, alcune sto degli altri, i capi – dopo avermi ricordato che volte con un linguaggio da iniziati (Premio Cam- quel genere di comunicazione si usava negli anni piello, giuria dei letterati, che vorrebbe dire che sei Cinquanta – avrebbero scosso educatamente la À nito in cinquina, non certo che l’hai vinto); oppu- testa e mi avrebbero chiesto di riprovarci; cosa che re riportano un giudizio di un critico blasonato, del resto ho fatto io mille volte con gli interlocuto- quasi sempre ignoto ai più; oppure il numero di ri delle mie agenzie pubblicitarie, quando le loro edizioni e di esemplari: Terza edizione in una set- proposte non ci parevano efÀ caci. Né io né i miei timana; 50.000 copie (o 70, o 100, o 150, non im- capi eravamo particolarmente cattivi; semplice- porta). Non so dire se queste informazioni aiutino mente, applicavamo la regola fondamentale della davvero a vendere il libro. Presumo che, sugli scaf- comunicazione pubblicitaria, che chiede di attirare fali tutti uguali di una libreria, un elemento di at- il cliente con efÀ caci argomenti di vendita. A giu- trazione in più aiuti ad attirare lo sguardo del po- dicare dalle pubblicità dei libri che vedo sui gior- tenziale acquirente. Ma, ancora una volta, le nali – che, giova ricordarlo, hanno un costo: ma- fascette perdono l’occasione di informare realmen- gari non troppo importante, soprattutto per le te sull’unica cosa che conta, o dovrebbe contare: marche che fanno parte dello stesso gruppo edito- l’attrattività del contenuto del libro. Certo, è ovvio: riale della testata, ma ce l’hanno – sembra che in- se 100.000 persone hanno sentito l’impulso di com- vece il comparto dei libri esuli da queste regole prare quel libro, proprio quello, forse ci sarà un valide per tutti gli altri. Il lettore dovrebbe precipi- motivo che riguarda anche te. Ma provare a dirlo, tarsi in libreria a comperare il libro soltanto perché non sarebbe una buona idea? Evidentemente no. qualcuno gliene ha ricordato il titolo. Mah. Insom- Un ragionamento analogo si può fare per le pub- ma, dal lavoro degli editor e dei marketing edito- blicità: quei quadratini di dimensioni minuscole riali un lettore ricava ben poche sollecitazioni utili che alcuni editori pubblicano su qualche giornale, a dirgli cosa in questo benedetto libro stia «for preparati in generale dalle stesse persone che si him». Figuriamoci i non lettori, tanto più che quel- occupano delle fascette. Spazi in cui, nella gran le pubblicità, nella gran parte dei casi, stanno rin- parte dei casi, ci si limita a ripubblicare la coperti- tanate ai piedi delle sezioni culturali dei giornali: na del libro, tutt’al più con un giudizio di qualche quelle che il non lettore, ammesso che gli capiti critico. Ora, chi scrive ha avuto la ventura di occu- mai di sfogliare un giornale, salta a piè pari. parsi, in un passato neppure troppo lontano, della Andrea Kerbaker

COME NON PERDERE LETTORI E VIVERE FELICI

PreText ❨ 13 ❩ L'ITALIA DEI LIBRI 2011-2013

LA CRISI DELL'EDITORIA RADIOGRAFATA DAL RILEVAMENTO NIELSEN LA LETTURA VESTE ROSA PESSIME NOTIZIE: IL NOSTRO PAESE STA CONOSCENDO UNA PROFONDA "REGRESSIONE" CULTURALE. ABBANDONANO SAGGI E ROMANZI ANCHE I GIOVANI E I LAUREATI a cura di ANTONELLA MINETTO

on arrivano buone notizie da L’Italia laureati, risiedono tra il Nord e il Centro Italia, han- dei Libri 2011-2013, il rapporto no un proÀ lo giovane (25-34 anni) e sono in mag- sull’acquisto e la lettura di libri in gioranza donne: il 41% della popolazione femmi- Italia, commissionato dal Centro per nile ha acquistato un libro, contro il 33% di quella il Libro e la Lettura all’agenzia di maschile. Nrilevamento Nielsen. I dati relativi al triennio 2011- Ulteriore discriminante è la fascia di reddito: più 2013 fanno segnare un calo medio sia nella per- gli individui sono benestanti, maggiore è la loro centuale dei lettori (dal 49% al 43% della popola- predisposizione a investire in libri. Più della metà zione) che degli acquirenti (dal 44% al 37%). dei libri acquistati è compresa nella fascia di prez- L’Italia rimane, inoltre, un Paese spaccato a metà zo medio-bassa: il 28% riguarda i titoli sotto i 5 dove si comprano e leggono libri soprattutto nel euro, il 31% quelli tra i 6 euro e i 10 euro. Si con- Centro-Nord, tra le fasce di reddito più benestanti ferma il ruolo preponderante dei lettori forti: il 4% e tra chi possiede un titolo di studio più alto. della popolazione ha acquistato il 36% delle copie La fotograÀ a scattata da Nielsen mostra un Paese vendute nel 2013. in cui il 37% della popolazione (19,5 milioni di Mentre cala la quantità dei libri acquistati, aumen- individui) ha acquistato almeno un libro nel 2013, ta quella dei volumi in prestito. Il risultato è che in per un totale di 112 milioni di copie vendute. Gli Italia si legge più di quanto si acquista: il 43% acquirenti sono per la maggior parte diplomati/ della popolazione ha letto almeno un libro (22,4

❨14 ❩ PreText milioni di lettori, per un totale di 153 milioni di Dal punto di vista territoriale, il Nord-Est è l’unica copie lette). Le lettrici sono più numerose dei let- area del Paese che nel triennio fa registrare una tori (il 48% delle donne contro il 38% degli uomi- leggera crescita di lettori (dal 52% al 53%), mentre ni) e la fascia di età più forte è quella dei ragazzi calano il Nord-Ovest (dal 53% al 49%) e soprat- tra i 14 e i 19 anni (dove i lettori si attestano al tutto il Centro (dal 52% al 42%) e il Sud (dal 39% 60%). Il genere preferito è la narrativa (71% di al 31%). Una nota positiva arriva dagli ebook, ver- gradimento), seguita da biograÀ e/autobiograÀ e e so cui cresce l’interesse sia degli acquirenti (+14% dai libri storici. rispetto al 2012) che dei lettori (+17%).

Un triennio a confronto (2011-2013) Metodologia La comparazione dei dati relativa agli ultimi tre I dati dell’indagine Nielsen si riferiscono all’ultimo anni (novità fondamentale della ricerca Nielsen) anno trascorso (2013), ma vengono forniti in rap- mostra un trend negativo sia per quanto riguarda i porto con i risultati dei due anni precedenti (2011- lettori che gli acquirenti di libri in Italia. 2012) in modo da restituire l’andamento dell’ac- quisto e consumo di libri nel nostro Paese. Anno Lettori Acquirenti Il campione è un panel di 9 mila famiglie che stima 2011 49% 44% i principali indicatori relativi al comportamento degli acquirenti nei mercati di largo consumo e 2012 46% 41% rappresenta 52,4 milioni di individui sopra il quat- 2013 43% 37% tordicesimo anno d’età sull’intero territorio nazio- nale. Inviato a circa 24 mila individui, il questio- Il calo riguarda tutte le fasce d’età, con particolare nario ha chiesto informazioni relative a ciascun rilevanza in quelle più giovani: dal 70% al 60% acquisto (tipologia e genere di libro acquistato, nella fascia 14-19 anni, dal 52% al 40% in quella canale d’acquisto, prezzo, utilizzo) e alla lettura 20-24. A crescere sono i lettori ultrasessantenni: (tipologia e genere di libro letto, canale di prove- dal 33% nel 2011 al 38% nel 2012 al 39% nel nienza). Tra gli indicatori presenti all’interno 2013. dell’indagine, si evidenziano l’afÁ uency (classe Segni negativi compaiono anche in tutti gli indica- socioeconomica) e sette tipi di life stages (le diver- tori relativi ai titoli di studio. se tipologie familiari).

Anno Licenza Licenza Diploma Laurea Element. Media L’indagine è stata realizzata da Nielsen Company, 2011 30% 47% 59% 75% azienda leader nelle rilevazioni statistiche, infor- mazioni e analisi di mercato ed è stata commissio- 2012 32% 45% 54% 69% nata dal Centro per il Libro e la Lettura (www. 2013 29% 42% 49% 60% cepell.it), istituto autonomo del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

L'ITALIA DEI LIBRI 2011-2013

PreText ❨ 15 ❩ I LIBRI DEI PAPI Sotto, la Biblioteca Apostolica Vaticana, aperta agli studiosi a partire dal 1451. Concepita da papa Niccolò V, possiede la raccolta di testi più importante al mondo.

LA MISSIONE DELLE BIBLIOTECHE DIGITALI

LE ANTICHE ISTITUZIONI E LA SFIDA DELLA CONOSCENZA IN RETE TUTTO IL SAPERE IN UN BIT IL PATRIMONIO LIBRARIO DELL'UMANITÀ STA CONFLUENDO IN INTERNET. CHI SI OPPONE SBAGLIA. MA OCCORRE ESSERE RIGOROSI QUANDO SI CONTROLLA LA QUALITÀ DELLA DOCUMENTAZIONE di ALBERTO SALARELLI

❨16 ❩ PreText TRADIZIONE BRITANNICA La Oxford Union Old Library, biblioteca della Oxford Union, lάassociazione famosa per i suoi accesi dibattiti e gli oratori internazionali.

i sono la Divina Commedia illustrata da Sandro Botticelli e la Bibbia Ur- binate realizzata dal mastro libraio Vespasiano da Bisticci. E poi il Virgi- lio vergato a Roma nel V secolo, tan- toC caro a Raffaello. Ancora: la Mishneh Torah di Maimonide e l’Iliade bilingue greco-latina copiata da Giovanni Rhosos con le miniature di Gaspare di Padova. Stiamo parlando di alcuni fra i codici più pregiati della Biblioteca Apostolica Vaticana che saranno presto disponibili in rete grazie a un progetto di digitalizzazione promosso insieme alla società in- formatica giapponese Ntt Data Corporation, un progetto che, per ora, riguarderà una prima tranche di circa 3 mila manoscritti fra gli 80 mila gelosa- mente conservati nei caveau, con l’auspicio, in una prospettiva a medio termine, di vedere portata a compimento la digitalizzazione integrale di questa inestimabile collezione di tesori conservati nella prestigiosa biblioteca dei papi. È questo l’ennesimo tassello di quel grande mosai- co rappresentato dalle collezioni di documenti di- gitalizzati che le biblioteche di tutto il pianeta stan- no continuamente incrementando da quando, convenzioni sociali. Eppure quella idea originaria grazie all’invenzione del web, Internet è divenuto di condivisione è la stessa che ancora oggi sostiene uno strumento a disposizione di tutti. lo sviluppo del sistema, vuoi nella direzione delle Probabilmente Tim Berners-Lee, quando ideò il reti sociali, vuoi nella divulgazione degli immensi web giusto un quarto di secolo fa, non si stava patrimoni conservati presso le istituzioni culturali. rendendo conto del portato rivoluzionario della Sotto quest’ultimo aspetto è innegabile che il mon- propria invenzione: voleva “solo” creare uno spa- do delle biblioteche abbia intuito À n dalle origini zio nel quale condividere l’informazione tra i À si- le potenzialità del Web, in primo luogo come tec- ci che partecipavano ai diversi progetti del nologia per la trasmissione dati e, secondariamen- CERN. te, come piattaforma per l’offerta dei documenti al Alla luce di quanto è accaduto in questo torno di pubblico in nuove forme, quelle propriamente iper- tempo, oggi Berners-Lee non perde occasione per mediali. sottolineare come il Web non sia un sistema statico, L’interesse originario della biblioteconomia nei ma un universo in continua evoluzione lungo due confronti della rete non sboccia per caso, infatti la assi portanti, e cioè le soluzioni tecnologiche e le nascita e lo sviluppo delle biblioteche digitali rap-

LA MISSIONE DELLE BIBLIOTECHE DIGITALI

PreText ❨ 17 ❩ LA MISSIONE DELLE BIBLIOTECHE DIGITALI

presenta la logica evoluzione del servizio bibliote- debbano rimanere luoghi, reali e virtuali, di con- cario storicamente inteso, e questo perché le biblio- trollo e veriÀ ca della qualità della documentazione, teche digitali perseguono la stessa finalità che viene offerta al pubblico in un contesto di li- fondativa, ontologica, di tutte le altre biblioteche: bertà di consultazione e di gratuità di accesso. In sopperire ai bisogni informativi della propria uten- quest’ottica si collocano, da diversi anni, le racco- za effettuando una mediazione tra possibili doman- mandazioni sulle biblioteche digitali proposte da de e possibili documenti ove reperire le risposte. associazioni di matrice biblioteconomica come Quindi i mutamenti sopravvenuti nel corso del IFLA (International Federation of Library Associa- tempo non hanno riguardato le funzioni dell’isti- tions), ALA (American Library Association) e AIB tuzione bibliotecaria, quanto piuttosto le attività (Associazione Italiana Biblioteche) e da istituzioni attraverso le quali queste funzioni vengono perse- politiche come l’Unione Europea, che ha inserito guite (reperimento dei documenti, indicizzazione, il movimento delle biblioteche digitali a pieno ti- ordinamento, conservazione, ecc.) e la natura dei tolo nella propria Digital Agenda per gli anni a materiali sui quali le attività stesse si concentra- venire. no. Non stiamo parlando solo di buoni propositi ma di La rivoluzione digitale, insomma, ha inciso pro- realizzazioni concrete: progetti come American fondamente sulle biblioteche senza tuttavia snatu- Memory della Library of Congress, di Gallica del- rarne la mission, lo spirito di servizio che da sempre la Bibliothèque Nationale de France o di Europe- le contraddistingue: non si iscrive forse in questa ana, la biblioteca digitale europea che riunisce logica – per tornare da dove eravamo partiti – l’of- documenti provenienti dalle principali istituzioni ferta a un pubblico indifferenziato di lettori delle dei Paesi membri dell’Unione Europea, sono alcu- riproduzioni digitali dei codici della Vaticana? ni fra i più importanti risultati concreti dell’impe- Questo ragionamento non vuole porre in secondo gno del mondo delle biblioteche sul versante della piano le trasformazioni che hanno segnato la storia digitalizzazione. Anche l’Italia, nonostante una recente delle biblioteche digitali: si pensi, ad esem- situazione drammatica in termini di investimenti pio, al ruolo di supporto in attività di formazione a sui servizi bibliotecari, partecipa a questo grande distanza o alla possibilità offerta ai lettori di poter sforzo collettivo di messa a disposizione delle pro- annotare con i propri commenti i documenti con- prie collezioni documentarie attraverso il web: il sultati. Il problema consiste, semmai, nell’inqua- portale Internet Culturale rappresenta, oggi, il prin- drare un percorso evolutivo che sappia sfruttare i cipale punto di accesso al patrimonio digitale del- più recenti ritrovati della tecnologia all’interno di le istituzioni dello Stato, al quale si afÀ ancano una un quadro di politica bibliotecaria ove si rendano pletora di altri progetti di digitalizzazione portati chiari gli obiettivi di servizio nei confronti di una avanti da singole biblioteche di enti locali o acca- platea di utenti sempre più abituata a essere servi- demiche in una logica, bisogna pur ammetterlo, ta a domicilio o meglio, grazie ai servizi di rete in ancora eccessivamente frammentata rispetto a quel- mobilità, in qualsiasi luogo e momento desiderato. lo che dovrebbe essere un movimento coordinato Detto in altre parole, è necessario che l’innovazio- in termini di condivisione di intenti e di standard ne non perda di vista il fatto che le biblioteche operativi. In tutto questo ragionamento, come si

❨18 ❩ PreText inseriscono le iniziative proposte da imprese com- più opportuno sedersi allo stesso tavolo e capire merciali fra le quali spicca, per indiscussa ampiez- che una partnership non signiÀ ca svendere la bi- za di investimenti e orizzonte di impegno, il pro- blioteca, e nemmeno snaturarla: signiÀ ca esprime- getto Google Books? re le proprie esigenze per trovare un comune ac- Mi pare che tali iniziative rappresentino un arric- cordo, per esempio in merito alla scelta dei titoli chimento signiÀ cativo nel panorama delle risorse da digitalizzare, o relativamente alle modalità tec- digitalizzate a disposizione dei lettori. In questi niche di trattamento dei testi per quanto concerne tempi di ristrettezze economiche si è À nalmente le pratiche di indicizzazione e di preservazione a compreso che non ci si può permettere di snobba- lungo termine. Il valore di cui è portatore un bene re le offerte di collaborazione proposte dal privato: culturale è un valore immateriale, che non si con- il progetto Google Books, partito una decina di suma con l’uso che Google fa della documentazio- anni fa coinvolgendo le biblioteche delle universi- ne digitalizzata: i volumi rimangono di proprietà tà di Oxford, Harvard, Stanford, Michigan e della delle biblioteche, sotto la tutela delle biblioteche, New York Public Library, è oggi una realtà conso- catalogati dalle biblioteche. lidata che collabora con decine di biblioteche a Qualche anno fa Tullio De Mauro, in merito alla livello internazionale secondo un protocollo con- difÀ cile situazione che vivono le biblioteche pub- diviso che impegna Google a farsi carico degli bliche italiane, ha lamentato che «se non ci sono ingenti costi di digitalizzazione e a consegnare al- biblioteche, non si sa che potrebbero e dovrebbero le biblioteche cooperanti una copia digitale delle esserci. Non sapendo questo, nessuno spinge per opere scansionate. È quindi compito delle biblio- avere biblioteche. E quindi si degenera in una si- teche fornire un accesso alternativo al documento tuazione di arretratezza collettiva». Il ragionamen- digitale rispetto a quello previsto da Google per il to non vale solo per le biblioteche di mattoni ma perseguimento dei propri scopi: anche per l’ecolo- anche per quelle fatte di bit: affrontare un processo gia dei media la biodiversità rappresenta un valore di digitalizzazione è costoso, e spesso risulta im- di capitale importanza, perciò i diversi approcci al praticabile senza il contributo privato. Nondimeno trattamento e al recupero dell’informazione devo- si tratta di un investimento strategico perché l’oc- no essere considerati come reciprocamente com- casione che le tecnologie digitali offrono per coin- plementari e non sostitutivi l’uno dell’altro. Con volgere quei cittadini sensibili alle istanze di un questo non si vuole negare che i problemi eviden- arricchimento culturale ma che, malgrado ciò, non ziati da Robert Darnton in merito ai rischi di una hanno mai potuto o voluto mettere piede in biblio- deriva monopolistica nell’ambito della digitalizza- teca, è un’occasione imperdibile. Poter sfogliare zione dei libri e nella gestione dei diritti connessi da casa la Bibbia Urbinate potrà risolversi per al- di sfruttamento economico non abbiano un concre- cuni in un passatempo mentre per altri in un’occa- to fondamento, tuttavia il mondo delle biblioteche sione di lettura e di studio À nora preclusa per evi- sta poco alla volta comprendendo che la demoniz- denti motivi di conservazione dell’originale. In zazione dell’avversario (soprattutto se l’avversario entrambi i casi il libro avrà trovato nuovi lettori e ha le spalle larghe come Google) non porta di cer- questo, per le biblioteche, è ciò che conta. to a migliorare se stessi e i propri servizi. È, invece, Alberto Salarelli

LA MISSIONE DELLE BIBLIOTECHE DIGITALI

PreText ❨ 19 ❩ IL FOTOGRAFO E I CLOCHARD Tutte le immagini di questo articolo fanno parte di una ricerca per immagini portata avanti da anni dal fotografo Giuseppe Vitale ©. STORIE ATTRAVERSO L'OBIETTIVO

LE VIE DI MILANO PER UOMINI E DONNE SENZA FISSA DIMORA VIVERE E LEGGERE IN STRADA di MARIA CANELLA foto di GIUSEPPE VITALE

cento anni dalla nascita, le parole non poter essere uomini, mentre accettare volon- dell’Abbé Pierre risuonano ancora tariamente e intelligentemente la povertà è proprio limpide e illuminanti: «Ogni uomo il contrario. La povertà è la condizione che per- si rende conto che l’ideale di pover- mette, per se stessi e per tutta la comunità umana, tà come scelta di vita, tocca l’essen- di poter essere tutti pienamente Uomini, Persone. Aza stessa di quanto è necessario per qualsiasi città La povertà consiste nel riÀ uto di essere felici sen- terrena, sia per il suo corpo che per la sua anima, za gli altri. Io penso che molto spesso, in questo sia per il tempo che per l’eternità. Qui sono in equivoco che mette insieme, come sinonimi, po- causa tutti gli equivoci e le illusioni che gli uomi- vertà e miseria, si spegne la luce che ci è stata ni hanno accumulato attorno alle nozioni più es- portata dallo Spirito nelle beatitudini». senziali, quali la felicità e la ricchezza, la povertà e la miseria, il possesso e il servizio. E tutto gira attorno al concetto di povertà, per cui è questa la nozione che bisogna in primo luogo chia- rire. Anzitutto, strappandola dalla confusione con la real- tà della miseria. Lasciando infatti che si stabilisca una falsa identiÀ cazione fra la miseria e la povertà, assicu- riamo a noi stessi la facilità di poterci sottrarre alle esi- genze, certamente ardue ma necessarie, della povertà. Essere miserabili signiÀ ca

❨20 ❩ PreText JACK KEROUAC New York, 1953. © Elliot Erwitt/Magnum Photos/Contrasto.

PreText ❨ 21 ❩ ❨22 ❩ PreText STORIE ATTRAVERSO L'OBIETTIVO

PreText ❨ 23 ❩ LIBRI A MILANO Nella pagina a À anco e nelle successive, alcuni momenti di BookCity, il festival letterario milanese giunto alla seconda edizione. FESTIVAL E SALONI LETTERARI ITALIANI

INIZIATIVE MOLTO APPREZZATE MA CHE COMINCIANO A PERDERE FINANZIAMENTI LA CULTURA IN PIAZZA NATI NELL'OTTOCENTO E SVILUPPATISI NEL SECOLO SCORSO, ORA STANNO CERCANDO IL LORO FUTURO IN RETE, SFRUTTANDO L'ASPETTO LUDICO DELLA LETTURA di OLIVIERO PONTE DI PINO rano più di 70 i festival e i saloni lette- te le rassegne nei teatri antichi, per ridar loro vita rari italiani chiamati a raccolta dal e riaprire il dialogo con la classicità (in Italia con i Centro per il Libro e per la Lettura a cicli di spettacoli classici dell’INDA). Tra le due Roma il 9 gennaio 2014 per la giorna- guerre hanno preso piede il Maggio Musicale Fio- ta dedicata alle “Città del Libro”. La rentino (dal 1933) e la Biennale veneziana (con formulaE del festival culturale continua a piacere: l’edizione del 1934), con l’obiettivo di sprovincia- secondo Nomisma/Festival of Festivals, in totale lizzare la cultura italiana. Tra le rovine della Se- in Italia saremmo a quota 927, con oltre 600 ma- conda guerra mondiale, in un’Europa che vedeva nifestazioni che si tengono in estate. Altre iniziati- nella cultura un necessario strumento di riscatto e ve stanno nascendo, anche se si avvertono segnali crescita civile, nacquero tra il 1947 e il 1948 le di crisi, non sul fronte del pubblico ma su quello grandi kermesse di Avignone, di Edimburgo e di delle risorse: negli ultimi cinque anni il budget è Aix-en-Provence; in Italia, nel 1957, era la volta diminuito del 20-25%, e non solo a causa delle del Festival dei Due Mondi di Spoleto. L’obiettivo difÀ coltà degli enti locali, visto che in media il 60% era culturale, ma si mirava anche ad accrescere la delle spese è coperto da À nanziatori privati. riconoscibilità di una città o di una regione, attra- In principio erano i festival musicali e teatrali. I endo Á ussi turistici. Rapidamente la formula ha prototipi sono quello wagneriano di Bayreuth proliferato: già nel 1959 il genio di Ennio Flaiano (inaugurato con L’oro del Reno nel 1876) e quello poteva burlarsi di “Festivalia”. mozartiano di Salisburgo (dal 1877). Poi sono na- I libri sono arrivati dopo, nel 1988, con il Salone

❨24 ❩ PreText Internazionale del Libro di Torino; e nel 1997, con la lungimirante invenzione del Festivaletteratura di Mantova, che ha rilanciato e perfezionato la for- mula già sperimentata nella cittadina gallese di Hay-on-Wye (dal 1988). Accanto ai capostipiti, sono ormai centinaia le manifestazioni legate al libro e disseminate nella Penisola, accolte spesso con uno straordinario successo di pubblico (diver- se manifestazioni raccolgono oltre 100 mila perso- anno, con 5 milioni di frequentatori regolari ai qua- ne in ogni edizione), ma lasciando anche una scia li si aggiungono 21 milioni di visitatori saltuari) di questioni irrisolte, sulle quali indaga da anni dimostrano che nell’Italia delle cento città si con- Corrado Guerzoni. I festival fanno leggere di più? tinuano a cercare “occasioni di stare insieme”. Ma Creano nuovi lettori? Fanno vendere più libri? Qual non sono gli unici processi virtuosi: nella sua re- è il loro impatto economico? Per i pessimisti, visto cente analisi sul Festival della Mente di Sarzana, che gli indici relativi alla lettura in Italia sono sta- Guido Guerzoni suggerisce che tra i giovani vo- tici o declinanti, questa proliferazione è inutile lontari si rafforzi la propensione alla lettura, proprio (perché i festival culturali tendono a coinvolgere in seguito all’attività all’interno del festival. solo i lettori forti o fortissimi, senza crearne di nuo- È uno snodo centrale, un indizio di possibili cam- vi), o addirittura dannosa (perché l’incontro con lo biamenti profondi nei meccanismi della lettura e scrittore rischia di sostituire l’incontro con il libro, in generale dei consumi culturali. Anticamente la e il mezzo diventa il À ne). Sottolineano che mani- lettura non era la pratica solitaria e silenziosa che festazioni destinate a esaurirsi nell’arco di pochi ci è familiare, sulla base della nostra esperienza giorni creano pochissimi posti di lavoro stabili. personale ma anche perché sedimentata in e di Per gli ottimisti, l’indotto economico è invece si- un’ampia iconograÀ a. Prima di Ambrogio e Ago- gniÀ cativo: secondo alcuni osservatori, ogni euro stino, e poi ancora a lungo nei refettori dei conven- investito in cultura ne genererebbe 7 di indotto (ma ti e altrove, si sapeva leggere solo ad alta voce. gli studiosi più attenti avvertono che ridurre la cul- Nell’antichità, lo schiavo leggeva al padrone, even- tura all’impatto economico è una chiave riduttiva). tualmente analfabeta. Grazie a questa “eventizzazione” (e alle folle che Oggi, dopo secoli di lettura silenziosa e solitaria, attrae), la lettura occupa uno spazio maggiore nel- lettura e letteratura tornano spesso a essere espe- la mediasfera, consentendo di riaffermare il valore rienze condivise. A partire dagli anni Cinquanta, a della cultura. Nell’incontro sulle “Città del Libro”, partire dagli Stati Uniti hanno iniziato a diffonder- Giuseppe De Rita ha sottolineato il rapporto vir- si i gruppi di lettura, dove i partecipanti scelgono tuoso di queste manifestazioni con il territorio che di leggere alcuni testi per poi discuterne insieme. le origina: si attivano energie locali e si moltiplica- Ma si stanno sviluppando forme di condivisione, no le possibilità di riconoscersi e creare contenuti. approfondimento e dibattito che non comprendono Nello “strapaese globalizzato”, i festival culturali solo la lettura di un testo ad alta voce e relativo (ma anche le 18 mila sagre che si tengono ogni commento. La maggiore richiesta di partecipazio-

FESTIVAL E SALONI LETTERARI ITALIANI

PreText ❨ 25 ❩ FESTIVAL E SALONI LETTERARI ITALIANI

ne e condivisione riÁ ette e ingloba le possibilità sti di libri e infatti molte case editrici cercano l’at- offerte dalla rete 2.0, costruita sulla collaborazione tenzione di blogger per recensioni e interviste on- degli utenti. Alla modalità top-down (da un unico line. soggetto emittente ai numerosi destinatari: dall’at- Nelle forme più elementari, il desiderio di condi- tore agli spettatori, dall’autore ai lettori) grazie al visione può assumere la modalità dello scambio, web si afÀ ancano numerose possibilità di comuni- come nel Á ash swapping (un raduno improvvisato cazione “da molti a molti”, senza gerarchie, che convocato con il passaparola o via web per scam- offrono inedite forme di interazione. biarsi libri) e nel bookswap (un baratto di libri più Una delle prime forme di partecipazione e condi- allargato, favorito da social networks dedicati, che visione attivate in rete è stato il Project Gutemberg, assegnano “crediti” per ogni libro messo a dispo- concepito nel 1971 da Michael Hart, un progetto sizione degli altri, con i quali si possono acquista- open source che ha coinvolto un’ampia comunità, re i volumi desiderati). con l’obiettivo di digitalizzare e rendere disponi- Allo scambio si può preferire il dono: il bookcros- bili online decine di migliaia di testi: un precurso- sing, ad esempio, consiste nell’abbandonare un re sia di Wikipedia (nelle modalità) sia di Google libro in un luogo pubblico, nella speranza che pos- Books (per l’obiettivo). Ma la forma più immedia- sa trovare il suo lettore, mentre alcuni social net- ta e diffusa di partecipazione sono le recensioni che works cercano di seguire il percorso dei volumi. scrivono e pubblicano gli utenti delle librerie onli- “Regala un libro” è il gesto che sottende due ma- ne: è stato uno dei fattori determinanti per il suc- nifestazioni a sostegno della diffusione del libro e cesso di Amazon.com (fondata nel 1995 da Jeff della lettura che si celebrano entrambe il 23 aprile: Bezos), che ha anticipato i sistemi di rating di ri- El Día de Sant Jordi a Barcellona (“Regala un libro storanti e hotel. Il Á usso di interazioni dei grandi e una rosa”) e la World Book Night, evoluzione del siti genera un’enorme quantità di dati, utilizzati per Á ash mob che occupa Trafalgar Square a Londra. efÀ caci strategie di marketing. Un analogo mecca- Il crowdfunding prevede la raccolta di fondi – pic- nismo di scambio di pareri e di schede di lettura cole quote pro capite – per À nanziare la pubblica- (cui si somma la registrazione degli autori e dei zione di un’opera: i partecipanti consentono la volumi presenti nella biblioteca degli iscritti) ali- realizzazione di un progetto che ritengono merite- menta i social network dedicati alla lettura, come vole e lo fanno conoscere; in cambio possono ot- Goodreads o Anobii; rafÀ nati algoritmi misurano tenere beneÀ t come la lettura di capitoli in antepri- il grado di “afÀ nità” tra gli iscritti-lettori, e dunque ma, incontri con l’autore, uno sconto sul prezzo del la compatibilità dei loro gusti letterari: si possono libro (magari di una copia personalizzata), e in al- creare così microcollettività “omoÀ le”, che condi- cuni casi addirittura un guadagno, in caso di suc- vidono, per esempio, l’interesse per un genere o cesso commerciale. per un autore. Fenomeno imponente sono diven- Un’altra forma di condivisione della lettura è il tanti negli ultimi anni i blog letterari, che si sono book date, una girandola di brevi incontri a due, in afÀ ancati alle tradizionali forme di critica e di in- cui un “uomo libro” (o una “donna libro”) raccon- formazione: questo “passaparola digitale” è ormai ta in pochi minuti il romanzo o il personaggio pre- responsabile di una quota signiÀ cativa degli acqui- ferito a un ascoltatore-lettore, nel tentativo di affa-

❨ 26 ❩ PreText scinarlo, prima di passare all’appuntamento online, che permettono di annotare i libri che si successivo. La condivisione può anche prendere la stanno leggendo, condividendo glosse e commen- forma del gioco e della competizione, con intento ti e permettendo ai lettori di conversare tra loro. pedagogico: nelle scuole degli Stati Uniti e di altri In altri casi, alla lettura si accompagna (o sostitui- Paesi sono molto diffusi tabelloni dove sono indi- sce) la scrittura. Le cover letterarie consistono in cate le diverse letture che i concorrenti devono sessioni di riscrittura dei classici antichi e moderni completare in un certo arco di tempo, organizzate (ma in teoria anche di À lm o canzoni), da parte di per generi. La trasmissione televisiva Per un pugno autori più o meno affermati. Queste esperienze di libri (Raitre) vede in ogni puntata due classi di rientrano nel più ampio À lone della fan À ction, le liceali sÀ darsi rispondendo a domande incentrate opere ispirate da libri, À lm, teleÀ lm di successo: il su un classico della letteratura. Il gioco sui libri si può ulteriormente teatralizzare. Nel poetry slam i concorrenti si sÀ dano recitando le loro poesie e sottoponendo la propria performan- ce al giudizio del pubblico. A queste tenzoni poe- tiche si sono afÀ ancati più di recente i translation slam, gare dove i traduttori si sÀ dano nella versio- ne dello stesso brano. Si praticano diverse moda- lità di literary contest o boxe letteraria: due con- correnti (o squadre) si sfidano in qualità di rappresentanti-portavoce di altrettante opere (o autori), di fronte a un pubblico che partecipa dando il proprio verdetto; le modalità di scontro e di giu- dizio vengono regolate da diversi format, con mo- delli che vanno dall’incontro di boxe al processo penale. Sono stati convocati anche Á ash mob let- terari, in cui si chiede ai partecipanti di portare un libro, per mostrarlo e/o leggerne un brano: un di- genere attira sempre più seguaci e ha prodotto qual- spositivo utilizzato anche da Armando Punzo in che successo editoriale, a partire dal megaseller una scena del suo spettacolo Mercuzio non deve Cinquanta sfumature di grigio. Un aspetto signiÀ - morire (2012), per attivare il coinvolgimento del cativo è che gli autori possono far tesoro dei con- pubblico. sigli dei lettori, magari quando l’opera è ancora in A volte la semplice lettura si spettacolarizza attra- progress. Si praticano da tempo varie forme di verso un’eventizzazione di stampo sportivo già scrittura collettiva, che hanno i loro prototipi nel nella terminologia: nella maratona di lettura, nu- futurismo e nel surrealismo (il gioco del cadavre merosi lettori più o meno eccellenti si producono exquis). La rete rende queste collaborazioni più nella lettura integrale di un’opera, un passo a testa. facilmente praticabili, magari attraverso i social Sono disponibili anche piattaforme di bookmarking networks e l’ibridazione con le forme brevi della

FESTIVAL E SALONI LETTERARI ITALIANI

PreText ❨ 27 ❩ FESTIVAL E SALONI LETTERARI ITALIANI

microletteratura e della twitterÀ ction. La scrittura duato tra le priorità l’audience development, ovve- collettiva attiva ulteriori opzioni se utilizza le ri- ro il lavoro sul pubblico e con il pubblico, che sorse della multimedialità, avvalendosi di fotogra- dev’essere coinvolto nelle dinamiche della proget- À e, tracce audio o video. Rientrano nel À lone forme tazione culturale e della creazione artistica. come l’extreme reading (un concorso fotograÀ co Queste attività di lettura condivisa si afÀ ancano che premia chi si fa immortalare mentre legge nel- alle tradizionali funzioni della critica letteraria: le situazioni, nei luoghi, nelle posizioni più insoli- accrescere la competenza del lettore, formare il te); e le recensioni facciali (si tratta di sintetizzare gusto del pubblico, orientare i consumi culturali. il proprio giudizio su un libro in un’espressione del Hanno ancora un forte elemento umano, a diffe- viso, ripresa e diffusa in genere con un selÀ e). Il renza di quello che sta accadendo con operatori che bookshelf porn consiste nel diffondere in rete im- utilizzano i big data: «Quando Amazon ha effet- magini degli scaffali dei propri libri. Gli sviluppi tuato un test in cui si comparavano le vendite pro- multimediali possono essere facilitati con il posi- dotte dagli editor umani con quelle stimolate dai zionamento di videobox (nei quali rispondere even- contenuti generati in automatico, i risultati appari- tualmente ad alcune domande predeterminate) o vano profondamente disallineati. Il materiale estra- l’uso di app che “compongono” i contributi degli polato automaticamente dai dati generava molte utenti in un wall (testi e/o immagini), in uno stori- più vendite. Il computer non sapeva perché un fy, in un tweetbook, o in un À lmato: cioè in forme cliente che leggeva Ernest Hemingway avrebbe di narrazione che nascono da sedimentazioni voluto leggere anche Francis Scott Fitzgerald. Ma dell’esperienza online. evidentemente contava poco. Quel che contava I festival letterari stimolano inoltre la produzione erano i proÀ tti. Alla À ne è stata comunicata agli di altri paratesti digitali: la presentazione di un vo- editor la percentuale precisa delle vendite a cui lume o l’incontro con lo scrittore possono genera- doveva rinunciare Amazon quando metteva le loro re un Á usso di tweet, una diretta streaming (audio recensioni su Internet, e la redazione è stata sciol- o video), un booktrailer o un videoclip, oppure un ta», come raccontano Viktor Mayer-Schönberger À lmato. Inserito nell’archivio della manifestazione, e Kenneth Cukier nel loro Big Data. Una rivolu- il documento si può visionare online in qualunque zione che trasformerà il nostro modo di vivere e momento, o può eventualmente essere commercia- già minaccia la nostra libertà (Garzanti, Milano, lizzato. 2013). Queste bizzarre locuzioni deÀ niscono vari esempi L’interazione tra l’affollata realtà dei festival e la di lettura e scrittura partecipata; accanto a forme di rete è un’opportunità straordinaria, anche tenendo interazione più tradizionali (la presentazione, l’in- conto dei rischi, comprese la deriva demagogica e tervista, il dibattito, la lettura...), stanno arricchen- la “dittatura del dilettante”. AfÀ ancare alla virtua- do la tavolozza dei festival letterari, consentendo lità della rete la compresenza dei diversi attori del- di sperimentare nuove forme di interazione e par- la À liera del libro (autori, editori, critici, lettori...), tecipazione del pubblico. Queste manifestazioni spesso mischiando le diverse funzioni, può spin- rispondono già alle linee guida dell’Unione Euro- gere a ricercare interessanti modelli di comporta- pea per i prossimi anni, concretizzate nei bandi mento e persino qualche utile antidoto. Europa Creativa (2014-2020), che hanno indivi- Oliviero Ponte di Pino

❨ 28 ❩ PreText Editori LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 29 ❩ CONTAMINAZIONI Qui sotto, le parole magnetiche di Tic Edizioni. «Nuovi supporti per le parole attirano nuova curiosità nel nostro mondo». PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

DIECI STORIE GIOVANI PER SFIDARE GLI "INDIFFERENTI" ALLA LETTURA REINVENTIAMO IL LIBRO DAL SOFISTICATO A CACCIA DI TESTI BREVI E TIPOGRAFICAMENTE INAPPUNTABILI AL PROVOCATORE CHE LANCIA SFIDE: UN MONDO VITALE CHE NON VUOLE LANGUIRE di MARCO ZAPPAROLI

❨30 ❩ PreText TRADIZIONE E RIGORE Qui a À anco, Henry Beyle: sceglie di stampare con matrici a rilievo, decisamente, un “editore di carattere”. Sotto, le scelte dello stesso editore: testi brevi e signiÀ cativi, impaginazione impeccabile.

eccato che da noi si legga così poco. Perché la creatività italiana, quanto a proposte editoriali, non ha limiti. La crisi c’è, si sente anche nella nostra pro- tetta nicchia, da sempre abituata a strin- gereP i denti e inventarsi l’impossibile per tenere botta. Ma non è la crisi a fare la differenza: è dav- vero il basso tasso di lettura, À glio di un popolo che parla molto e non è troppo incline all’ascolto, e ancor di più di un’attività di promozione della lettura delegata ad alcuni insegnanti, scrittori e bibliotecari illuminati, qualche decina di circoli di lettura, e sporadiche, timide iniziative. La grande inventiva che esprime l’editoria italiana è quindi un po’ sprecata. Di editori, in Italia ne nascono in continuazione; ed essendo i pochi lettori italiani ri o nuovi formati, innovare e insieme comunicare – questo sì – molto esigenti, per stuzzicare il loro e, non ultimo, contaminare il libro con altro. palato sono ovviamente indotti a seguire piste nuo- ve. Che tono e che timbro ha, allora, la voce degli Henry Beyle editori nati negli ultimi anni? Che cosa li rende Farebbe la gioia di qualsiasi biblioÀ lo europeo. inconfondibili e, almeno sulla carta, appetibili? Ne Libri di poche o pochissime pagine stampate a abbiamo scelti dieci, nati negli ultimi dieci anni, caratteri composti in monotype dalla tipograÀ a consapevoli che di editori buoni ne sono nati al- Campi. Uno potrebbe anche sfogliarli, collezio- meno il doppio. Dal più classico, con cui apriamo narli e non leggerli. Ma non è così: questi piccoli la carrellata, ai più “provocatori”, con cui chiudia- libri, che si trovano in giro più di quanto un tempo mo, sono editori che fanno sul serio, che sanno non si trovassero quelli di Vanni Scheiwiller, fan- unire creatività e rigore, promuovere nuovi gene- no oggi anche la gioia di chiunque abbia voglia di

PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

PreText ❨ 31 ❩ RIFARSI IL LOOK Del Vecchio ha afÀ dato a Maurizio Ceccato il restyling graÀ co (qui sotto un esempio): un passo importante.

PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

lasciarsi stuzzicare da brevi testi acuti. Henry Bey- terminazione e professionalità che di solito si tro- le non è un giochetto retrò fatto di carta meravi- va in settori molto più ricchi del nostro; questo gliosa e tipograÀ a dei tempi andati. È semmai un rigore riesce a creare testi molto curati, idee edi- inno alla brevità elevata a stadio di bellezza. Se i toriali molto ben pensate. Nel nostro settore, la libri sono fatti per restare, questi rimarranno. Ide- creatività si unisce in qualche caso a un’improv- ali per riÁ ettere. Ideali per un dono. A volte, il visazione un po’ troppo pressapochista. Far parla- grande mare rappresentato da un autore classico re del “pirata” Pantani, di Senna o di Socrates da lo si scopre partendo da una penna adeguata non è affatto facile. Come non una goccia. I libri sono è facile individuare nuovi talenti, aiutarli a cresce- magniÀ che oasi dotate re linguisticamente, fra i À gli di chi è giunto da di testo, quindi di testa, altri continenti. Come non è facile inÀ ne essere oasi che chiedono e of- eleganti in modo caldo, aperto, complice la graÀ - frono tempo. Se sono ca nitida e immediata di Silvana Amato. Questa belli in ogni loro parte, casa editrice ci sta riuscendo. offrono un piacere complessivo che crea Beccogiallo affezione. È bello che Due giovani signori, lettori fortissimi, con espe- Vincenzo Campo stia rienza di lavoro in libreria alle spalle, rigorosamen- riuscendo in questa pic- te “non esperti di fumetti” decidono di usare il cola grande impresa linguaggio del fumetto per cambiare le cose. Scel- che fa sentire il sapore gono disegnatori di primo rango. Scelgono storie degli inizi dell’edito- toste. Come giornalisti, quasi detective, raccolgo- ria. no materiali di supporto e di documentazione: foto, articoli, À lm, atti processuali, interviste, fan- 66thand2nd no perÀ no sopralluoghi. Un mestiere, il loro, che Vedere nello sport ha molto in comune con quello di chi si prepara a un’epica da trasformare realizzare un À lm o un documentario. E sono for- in realtà romanzesca se i primi a farlo, e a farlo così, in Italia. Dal dos- significa aprire una sier sul G8 di Genova al Vajont all’Ilva, al caso nuova via. E regalare ai grandi romanzi che parla- Mattei al delitto Pasolini. Dalla vita di Adriano no di viaggio e d’avventura dei fratelli moderni Olivetti all’atlante storico-geograÀ co dei centri più che degni. Come nel caso di Henry Beyle, te- sociali italiani, dalla À gura di Thomas Sankara, nere in mano un libro 66thand2nd trasmette la primo presidente libero dell’Alto Volta alla Crisi sensazione di maneggiare qualcosa di importante, spiegata a fumetti... davvero un lavoro di ricogni- leggermente delicato, che suscita insieme rispetto zione meticoloso, coerente, di qualità illustrativa e senso di protezione. Che sono poi le sensazioni eccellente. Se continuano così, quelli di Becco- che suscita qualsiasi buon editore nei suoi lettori giallo costruiranno un piccolo grande atlante sto- più affezionati. Isabella Ferretti lavora con la de- rico contemporaneo a fumetti. Complimenti a

❨ 32 ❩ PreText NON SOLO PER SPORT Eleganza, ariosità, sapore moderno e artigiano. Qui accanto, Silvana Amato À rma il progetto graÀ co delle collane di 66thand2nd.

Guido Ostanel e Federico Zaghis: due precursori che si sono rimboccati le maniche quando nessuno pronunciava ancora l’espressione graphic novel.

Topipittori Ne hanno fatta di strada, in questi dieci anni giusti giusti, Giulia Zoboli e Paolo Canton. Libri per bambini e per ragazzi da leccarsi i bafÀ : di sicuro, se li sono leccati in mezzo mondo, perché gran parte dei 120 titoli in catalogo sono stati venduti all’estero, negli Stati Uniti, in Francia, Svizzera, Germania, Spagna, Corea, Brasile... tra le collane, spiccano per originalità “I grandi e i piccoli”, de- dicata a veri e propri libri-ponte pensati per creare momenti di condivisione fra bambini e adulti, cui graÀ ca è À rmata da Riccardo Falcinelli, è de- “PiPPo”, cioè la Piccola Pinacoteca Portatile. Co- stinata a fare del Sudamerica la propria bandiera, sa non secondaria e assolutamente da seguire, i ma probabilmente non si dedicherà solo a questo. due editori si dedicano al lavoro di formazione dei Per ora, va segnalato che è stato il primo marchio genitori per avvicinare i À gli alla lettura. A coro- editoriale a sganciarsi dalla distribuzione tradizio- namento di un lavoro intensissimo, con libri, even- nale inventando un canale autonomo fortemente ti, progetti formativi profondamente meditati, un improntato alla collaborazione con i librai italiani. grande riconoscimento: Paolo Canton è stato insi- I primi tre titoli sono stati accolti da una manciata gnito dalla Repubblica Francese del titolo di Ca- di librerie, 30 al massimo: a due anni di distanza valiere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. dagli esordi, SUR è presente in ben 150 librerie indipendenti, e nelle principali librerie di catena. SUR Nel 2008 Marco Cassini, assieme ai compagni di Add viaggio di minimum fax, ebbe la sensazione che Tutti scoprirono add quando, da un giorno all’altro, ci fosse una fase di “stanca” nella narrativa targa- Indignatevi! di Stéphane Hessel divenne un best ta USA, e pensò che fosse arrivata l’ora di esplo- seller e fu impugnato come manifesto da un mo- rare nuovi mondi. Fece un viaggio a Buenos Aires, vimento giovanile che contagiò mezza Europa. partecipò alla Fiera del libro e alla Semana de Edi- L’intento di riÁ ettere e quando possibile divertire tores. Si rese conto che molti autori argentini di sul serio anima questa casa editrice À n dalle origi- primo piano, tra cui César Aira, Rodolfo Fogwill, ni. Se il libro di esordio fu un dialogo Di sana e Alan Pauls, erano sconosciuti in Italia, e che mol- robusta Costituzione, autori Oscar Luigi Scalfaro ti altri maestri della letteratura rioplatense, da Cor- e Gian Carlo Caselli, due dei recenti libri cui add tázar a Onetti a Piglia ad Arlt andavano rimessi tiene molto sono La felicità araba di Shady Ha- nella giusta luce. Nata nell’autunno 2011, SUR, la madi e Le mie stelle nere, di Lilian Thuram, che

PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

PreText ❨ 33 ❩ SEGUENDO L'ORMA Nella pagina accanto, la felice unione tra progetto editoriale e packaging: i “Pacchetti” dell’editore L’Orma. PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

affrontano la guerra civile della Siria e il tema del volta di più la propria fantasia di graÀ co e designer, razzismo da una prospettiva intensa e originale. e propone di avvolgere questi librini leggeri, ma a add si sforza di contaminare i generi nel modo più loro modo “pensanti”, in un guscio che li trasforma invitante possibile, di avvicinare nel catalogo libri in una cartolina per amici e persone amate. Ora che a prima vista possono sembrare diversissimi tocca ai libri “seri”: ci aspettiamo il meglio, da uno dall’altro, senza nessun timore di apparire questa casa editrice in cui aleggia un entusiasmo e poco riconoscibili, ma con la voglia e la curiosità una consapevolezza culturale notevole. di provare. Jovanotti accanto a un testimone di giustizia come Pino Masciari, Pavel Nedved vici- Del Vecchio no a Ettore Messina, l’allenatore italiano di basket Puntano dritto alla letteratura e alla poesia di serie che è stato per un anno il vice coach nei Los An- A senza mezzi termini. Senza paura di andare sul geles Lakers, Claudio Fava, lo stilista spagnolo difÀ cile. Probabilmente hanno ragione, perché il Pedro Rodriguez, il premio Pulitzer Anthony Sha- lettore “forte” italiano è fra i più esigenti del mon- did e il maestro Alberto Manzi. Da due anni, ha do. Niente caccia al “colpo gobbo” quindi – questa preso piede una nuova esperienza, condotta anche espressione riferita al lavoro editoriale è di Gianni questa con grande capacità di scovare formule Celati, fa allegria ricordarlo – ma ricerca letteraria nuove. Si chiama viva Zelig, e propone libri per su terreni nuovi, per esempio Daniel Sada, Mous- bambini. sa Konaté, Sibylle Lewitscharoff, autori di grande rango non troppo conosciuti come Ciaran Carson L’Orma o Laurent Mauvigner, unita al recupero di piccoli Come pubblicare con successo testi brevi di Gram- grandi classici, come Frisch, Duras o Arlt. La ma- sci, Nietzsche, Verdi, Pirandello, Poe & Rimbaud no graÀ ca di Maurizio Ceccato, che À rma diverse per “trainare” autori mitteleuropei di rango? Tra- copertine degli editori di cui stiamo parlato, ha duttori e studiosi di letterature comparate, Lorenzo offerto dal 2013 un restyling graÀ co che conferisce Flabbi e Marco Federici Solari, dopo aver vissuto a Del Vecchio ulteriore attenzione agli occhi del a Berlino e a Parigi, hanno fatto ritorno a Roma e lettore quando si aggira fra i banchi delle librerie. dalla À ne del 2012 hanno incrementato il nutrito Interessante anche l’idea di fornire in quarta di ed eccellente drappello di editori creativi che la copertina alcuni tag che raccontano il libro per loro città vanta. Determinati a «dare voce alle voci parole chiave oppure alcune ironiche “istruzioni importanti dell’Europa di oggi», si conquistano per l’uso” offerte dalla redazione in fondo al testo, l’attenzione della stampa più accreditata con un oppure trovare in copertina il nome del traduttore libro di Günther Wellraff, Notizie dal migliore dei accanto a quello dell’autore e grazie alla sua “sca- mondi, e grazie a un’idea apparentemente fuori tola nera” seguirne le scelte che lo hanno guidato quadro si mettono in luce nelle migliori vetrine. nella sua operazione di resa in italiano. Parte non piccola del successo di questa idea sta nella confezione, nell’impacchettamento di una Neo nuova collana. Che si chiama, neanche a farlo ap- «Caustici, sarcastici, critici: cerchiamo lettori vi- posta, “I pacchetti”. Maurizio Ceccato scatena una scerali, consapevoli, irriverenti, curiosi, dissacra-

❨ 34 ❩ PreText tori». Lo proclamano a caratteri cubitali sul loro all’immagine. Poi le librerie diventano due, la se- sito questi editori abruzzesi di scommessa & spe- conda è specializzata in narrativa, attentissima rimentazione, veri e propri editori-laboratorio.Tra all’editoria d’innovazione. E ospita una birreria. Il questi “dieci under dieci” Neo sono forse i più successo delle librerie spinge Alessandro Alessan- atipici, ruvidi, rappresentano il fronte di ricogni- droni a “osare” assieme a due soci nuove strade. zione più aperto alla creatività e alla contamina- Pubblicano pochi libri, fra cui però si staglia un zione: ed è anche importante che una realtà come testo di critica editoriale piuttosto agguerrito, dal la loro si trovi in Abruzzo, perché ce n’è grande titolo emblematico: Pazzi scatenati. Ma l’inven- bisogno. A parlare del qui e oggi con gli strumen- zione che ha reso nota Tic al mondo delle librerie ti del qui e oggi, senza timore di sbavature: l’im- italiane sono le parole magnetiche. Un’iniziativa portante è “dar voce”. Fulcro di che ha preso piede lentamente ma Neo è una coppia di cugini: An- inesorabilmente. E che porta i genito- gelo Biasella e Francesco Coscio- ri a regalare ai À gli la versione “ma- ni. Che si sono tuffati nel settore gnetica” dell’Infinito di Leopardi. più difficile, ma anche con le Come dicono loro stessi: «Le nostre maggiori possibilità di successo: giornate editoriali sono assorbite dal la narrativa. Dichiarano, molto pallino che ci ha preso e che ha preso consapevolmente: «Non che non la forma di una collana editoriale sui ce ne siano abbastanza di libri di generis: Scripta Magnet, una collana narrativa, ma l’impressione è che di parole magnetiche. Parole che si siano poche le case editrici capa- attaccano su superfici metalliche. ci di offrire un catalogo che met- Nessuno di noi aveva mai fatto paro- te insieme qualità e voci nuove le magnetiche prima; nessuno in Ita- che raccontano realmente cosa sia lia, bisognerebbe precisare. E hanno la contemporaneità. È sempre il un pubblico ben più vasto della col- cuore, la pancia, il vettore delle lana “Tic Libri”: le comprano un po’ nostre scelte e delle nostre rela- tutti. C’è persino chi le compra perché zioni. non le aveva mai viste prima e non Il nostro mondo è un mondo aperto, le cui porte di vede l’ora di stupire gli amici dicendo: “Guarda entrata sono di gran lunga maggiori delle porte di che ho scoperto”. I genitori comprano ai À gli L’in- uscita. Siamo convinti che la contemporaneità si À nito di Leopardi nella speranza che scomponen- nutra di commistioni, di mimetismi, di passaggi do e ricomponendo la poesia possano innamorar- più che di conÀ ni, che non esista un alto e un bas- sene, o prendano conÀ denza con la letteratura in so, ma una forma di spessore sempre presente e maniera giocosa; gli estimatori delle Avanguardie abitata». vedono realizzate le più sfrenate fantasie paroli- bere nelle parole magnetiche del Futurismo. Se Tic questa non è promozione della lettura... In principio era una libreria dedicata al cinema e Marco Zapparoli

PICCOLI EDITORI CHE CERCANO DI INNOVARE

PreText ❨ 35 ❩ L'ARTE DELLA COPERTINA In queste pagine e nelle seguenti, le diverse soluzioni graÀ che trovate dagli editori per recuperare nuovi lettori.

UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE

I TASCABILI, SFIDA PER UNA NUOVA GENERAZIONE DI ART DIRECTOR E VENNE IL LIBRO PER TUTTI MODELLO DI RIFERIMENTO FURONO I PENGUIN BOOKS. POI ARRIVÒ LA MONDADORI CON GLI OSCAR. E DA ALLORA LE LIBRERIE CAMBIARONO VOLTO di MARIO PIAZZA

❨ 36 ❩ PreText o bisogno di lavoro. Perciò voglio essere un autore di paperback…» « cantavano i Beatles nel 1966. Il suc- cesso dei libri tascabili era preso a prestito per de- scrivereH i cambiamenti della società e ispirare le inclinazio- ni sociologiche di Lennon e McCartney. E certamente il modello ideale di libro tascabi- le e di massa erano i Penguin Books, che in quegli anni Ses- santa dispiegavano la loro pre- senza sul mercato editoriale inglese con una nuova e inno- vativa formula visiva che ne sanciva i successi commerciali, mantenendo integri i contenuti culturali dell’impresa editoria- le e diventando un modello riconosciuto per tutti i libri tascabili. Il regista di questa grande operazio- ne d’immagine è stato Germano Facetti, singolare À gura di graÀ co, designer e divulgatore, chiamato mero di lettori, si inÀ amma con questo nuovo ca- alla direzione artistica della Penguin dall’editore nale di distribuzione che, con un successo straor- Allen Lane che voleva cambiare l’imballo dei libri, dinario, trova la strada per avvicinare la cultura senza perdere i connotati distintivi e unici del mo- alla massa. dello editoriale. Il compito di Facetti era di trasfor- Si legge nel testo pubblicitario di lancio: «Gli Oscar mare le copertine in un medium comunicativo, sono i libri-transistor che fanno biblioteca, presen- superando il modello classico e sempre di grande tano settimanalmente i capolavori della letteratura eleganza della copertina tipograÀ ca. e le storie più avvincenti in edizione integrale su- Anche in Italia, negli stessi anni, il mercato edito- pereconomica per il tempo libero. Gli Oscar sono riale è segnato da una iniziativa innovativa: il 27 i libri per gli italiani che lavorano: per gli operai, aprile 1965 nascono gli “Oscar” Mondadori, i pri- per i tecnici, per gli impiegati, per i funzionari, per mi libri tascabili economici venduti anche nelle i dirigenti, per gli studenti, per la famiglia, per tut- edicole. L’adozione del piccolo formato, iniziata ti i membri attivi ed informati della società. A casa, da Mondadori nel 1948 con la “Biblioteca Moder- in tram, in À lobus, in metropolitana, in automobile, na Mondadori”, il primo tentativo per una collana in taxi, in treno, in barca, in motoscafo, in transat- di qualità a prezzi contenuti tesa ad allargare il nu- lantico, in jet, in fabbrica, in ufÀ cio, al bar, nei

UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE

PreText ❨ 37 ❩ UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE viaggi di lavoro, nei weekend, in crociera, gli Oscar grande bollo del colore del marchio. La copertina saranno sempre nella vostra tasca, sempre a porta- assume un ruolo fondamentale, è una vestizione ta di mano. Con gli Oscar una casa editrice tradi- per il prodotto: ci si allontana dalla forma classica zionalmente all’avanguardia ha ideato e creato il del libro e se ne riduce la “sacralità” per avvicinar- libro settimanale di altissimo livello per un pubbli- lo, in un’ottica seduttiva e da rotocalco, al pubbli- co in movimento. Gli Oscar sono gli Oscar dei libri: co di massa. Inizialmente le illustrazioni, svelte ed si rinnovano ogni settimana, durano tutta la vita». efÀ caci, sono di Mario Tempesti. L’immagine ri- Il successo è immediato, il primo titolo Addio alle chiama i contenuti del libro attraverso il ritratto di armi di Ernest Hemingway raggiunse le 210 mila un personaggio, una forma semplice e accessibile copie di vendita in una sola settimana. Le idee vin- per presentare al grande pubblico l’atmosfera del centi erano il formato tascabile, il prezzo À sso e libro e ottenere una sorta di collezione. contenuto, la veste graÀ ca e l’ampia distribuzione Il boom degli “Oscar” spinse immediatamente al- con il doppio canale libreria ed edicola. tri editori a proporre collane tascabili e a basso L’immagine graÀ ca, semplice e coordinata, è ope- prezzo da vendere in edicola: la Garzanti propose ra dell’art director Bruno Binosi. I libri sono in i “Grandi libri”; seguirono i tascabili di Sansoni, brossura, con una copertina in cartoncino monolu- Dall’Oglio e Longanesi, oltre a molti altri editori cido. L’impostazione è À ssa, serve per dare identi- minori o esordienti. Le edicole furono letteralmen- tà alla collana, ma consente, grazie all’ampio spa- te sommerse di volumi. L’esigenza di collocarsi sul zio dedicato a una illustrazione, di studiare ogni mercato andava a volte a scapito della qualità: in copertina come se fosse autonoma. Due elementi generale questi tascabili erano traduzioni di opere visivi sono di forte richiamo: il marchio e il prezzo. straniere, spesso cattive e frettolose o tagliate sen- Il nome della collana, semplicemente “GLI za indicazioni. Il modello graÀ co di riferimento era OSCAR, i libri settimanali Mondadori” sono un quello degli “Oscar”: un formato maneggevole, invito a familiarizzare con il libro per tutti. GLI seriale e personalizzabile con immagini fotograÀ - OSCAR è scritto in bella evidenza con un caratte- che o illustrazioni. re lineare in tutto maiuscolo e batte in negativo bianco su un rettangolino dal colore acceso (rosso, Editori, collane e graÀ ci verde...) in alto a sinistra della copertina. Altrettan- Il grande successo della diffusione in edicola oltre to diretto è il prezzo «Lire 350» stampato in un che in libreria aveva però una prospettiva critica. manzi gialli, la fantascienza e l’avven- tura. Degna di nota è ad esempio la biblioteca in formato tascabile (cm 10,5x17) dei “Nuovi Sonzogno”. Una collezione di titoli che «per il diletto di un vasto pubblico» presentava «opere di narrativa ricche di fantasia, azione, vitavvita vvissuta,issu avventura. Riprendendo in nuova for- mam una delle prime e più celebrate iniziative di collanec economiche dell’editoria italiana, i Nuovi SonzognoS vogliono essere i libri della piacevole lettura,l avvincente e riposante a un tempo». Le copertinec di questa serie, che dal 1966 al 1973 era inin edicola ogni due settimane, vennero disegnate, conc stile già maturo, da Guido Crepax. Le quasi 2002 copertine dei “Nuovi Sonzogno” rappresenta- non un affascinante corpus del lavoro professionale did Crepax, prima della sua affermazione come au- toreto di storie a fumetto, e sono la testimonianza di quantoq l’illustrazione di qualità e la graÀ ca fossero importantii per il prodotto editoriale. Negli anni SessantaS l’uso degli illustratori nell’editoria spa- L’ampio numero di prodottidotti eeditorialiditoriali e il ccontenu-ontenu- ziavaz dalle copertine alla realizzazione di tavole e to spazio espositivo delle edicole crearono una disegni per opere di divulgazione (come le enci- ovvia restrizione di mercato, facendo dimenticare clopedie per ragazzi in più volumi o a fascicoli) le cifre iniziali e portando a un oggettivo ridimen- alla visualizzazione di storie e novelle sui periodi- sionamento. A un anno dall’uscita degli “Oscar”, ci. Lo sviluppo dei procedimenti produttivi e di il non venduto e le rese dai punti vendita rappre- stampa consente maggiore libertà alle tecniche sentavano circa il 30% delle tirature. graÀ che, all’illustrazione, alla fotograÀ a, alla tipo- Il canale delle edicole venne abbandonato, venne- graÀ a, in un dispiegarsi di valenze visive che, come ro modiÀ cati obiettivi e À sionomie dell’editoria sottolinea Aldo Colonnetti, tenta di «rendere diver- popolare, ma i tascabili avevano introdotto di fatto so il libro in quanto prodotto unico e irripetibile». un diverso modo di presentare il libro, ne avevano Si assiste anche nel campo editoriale a progetti connotato l’oggetto e avevano evidenziato l’im- pianiÀ cati: il direttore editoriale è afÀ ancato dal portanza della copertina e del packaging editoriale. direttore artistico. Si comincia ad attribuire alla Restavano nelle librerie le collane degli editori più forma del libro una determinante importanza: prestigiosi, mentre nelle edicole i tascabili per una nell’innovativo formato tascabile, è diventato pro- letteratura dichiaratamente di intrattenimento (ma dotto di massa. La copertina, sentenziava Bruno a posteriori niente affatto subculturale) come i ro- Munari, è «un piccolo manifesto», è l’immagine

UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE

PreText ❨ 39 ❩ UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE

sintetica che racconta il contenuto e può determi- ma dinamico dei quadrati, contenitori di testi, im- nare il successo di mercato. Nelle case editrici si magini o campi di colore della “PBE Piccola Bi- strutturano gli ufÀ ci graÀ ci e si afferma la volontà blioteca Einaudi”, alle righe rosse come binari di progettare sistemi in grado di gestire la forma segnaletici della “Nuova Universale Einaudi”, l’en- visiva dei prodotti editoriali. ciclopedia tascabile. I salti logici e la ricerca visiva Munari è in questi anni un vero innovatore e un applicata di Munari contribuiscono a costruire l’im- infaticabile protagonista. Ha lavorato infatti per magine di Einaudi, al pari della insuperabile qua- quasi tutti i grandi editori. Per Einaudi progetta, in lità tipograÀ ca ed editoriale. Ma Munari progetta stretta collaborazione con i redattori e il direttore per molti altri editori, come la collana “Jolly” per tecnico della casa editrice, numerose collane tasca- Rizzoli o quelle per Bompiani o il sistema graÀ co bili con gioioso rigoregore e con unun’armonia armonia che spes- in rosso e nero per gli Editori Riuniti e affronta

so infrange sapientemente. Il suo stile chiede rigo- anche la sÀ da per l’immagine di una sorta di di- re, ma anche leggerezza. Ama il dispositivo scount librario, rappresentato dal Club degli Edi- regolatore, ma contempla la variazione, l’imprevi- tori, un circuito per la diffusione e la vendita per sto, l’errore apparente. È apprezzato per il suo can- corrispondenza del libro promosso in primo luogo dore e lievità, ma nasconde una ferma predisposi- dalla Mondadori. Oltre al marchio e alla immagine zione concettuale. Così abbiamo: dal razionale e coordinata, Munari compila per sei anni (1960- mobile quadrato rosso su fondo bianco, immaco- 1966) una specie di diario illustrato, disegnando lato e einaudiano, del “Nuovo Politecnico” alle mese dopo mese le copertine per il Club degli Edi- copertine illustrate – À gurative o astratte – per le tori. Il progetto si pone in una logica diversa dalla sovraccoperte della collana di saggistica, allo sche- libreria, la veste editoriale punta all’uniformità del

❨ 40 ❩ PreText manufatto e alla sua “collezionabilità”. Munari guardie artistiche con un segno personale e incon- struttura dapprima uno schema rigido per le sovra- fondibile, ma con una ferma linea di condotta, coperte, per optare in seguito per una dimensione evitando il decorativo, l’ornamentale e il bello gra- di “pura” illustrazione, che contempla spesso il tuito. La copertina è strettamente collegata ai con- riuso o la re-invenzione delle sue ricerche artisti- tenuti, deve «far in modo che l’immagine susciti che. riÁ essione». Questo assunto trova un’ulteriore am- Altro protagonista di questi anni è Albe Steiner, pliÀ cazione nel lavoro successivo per la Zanichel- che dopo i progetti per Einaudi degli anni Cinquan- li, permeando con il suo stile consapevole l’impor- ta, À rma l’immagine della Feltrinelli e della Zani- tante settore del libro scolastico. chelli. L’approccio di Steiner è quello di un opera- In quegli anni Milano si connota oltre che come tore maturo, di un tecnico intellettuale che ha il cacapitalepitale economica del PaesePaese, anche come forte

compito di sintetizzare le diverse voci del processo polo dell’industria editoriale. Molti sono i graÀ ci editoriale, ma anche e soprattutto di governare la e gli illustratori che lavorano nel settore con origi- forma visiva del libro. Il graÀ co è anche un redat- nalità e qualità inventiva. Alla Mondadori, oltre a tore, con una propria autonomia e una solida com- Binosi, si distinguono l’opera di Anita Klinz, che petenza. Il libro non è solo la copertina, la facciata, unisce rigore modernista a un montaggio illustrato, ma il coagularsi di un processo e di un percorso. e il lavoro di grandi illustratori come Ferenc Pinter Dal 1958 al 1968 la collana tascabile “Universale e Ferruccio Bocca. A partire dal 1966 superlative Economica” della Feltrinelli ci illustra la passione saranno le copertine “strutturaliste”, sempre di Ani- e il rigore morale di Steiner. Disegna copertine do- ta Klinz, per la collana tascabile “I Gabbiani” de Il ve traduce le esperienze e le ricerche delle avan- Saggiatore.

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PreText ❨ 41 ❩ UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI LEGGERE

Un altro grande autore è Fulvio Bianconi, artista, va di vera sperimentazione che uniscono fotograÀ a, designer del vetro, illustratore e graÀ co. Per molti segno graÀ co e una certa ruvidità della tipograÀ a anni l’immagine della Garzanti è opera sua. Le con l’esigenza di racconto e narrazione. Il modello copertine diventano tavole illustrate, dove a volte è la fotograÀ a e la cronaca di Luigi Crocenzi, ma la tipograÀ a fatica a trovar spazio. Pur facendo te- attuata in forma aperta e con molteplici procedure soro della grande inventiva e facilità di esecuzione, tecniche. In seguito il lavoro di Castellano ha mes- Bianconi progetta per queste edizioni anche linee so a punto e delineato in forma coordinata diverse e collane molto sistematiche. collane, soprattutto tascabili, codiÀ cando gerarchie Giulio Confalonieri e Ilio Negri modellano con tipograÀ che e sistemi di immagine: dal redesign originalità le edizioni Lerici, impostando collane della “Universale” alla “Piccola biblioteca À loso- tascabili marcatamente tipograÀ che o con imma- À ca”, alla “Biblioteca di cultura moderna”, alla gini spesso esasperate al tratto, À no a coniugare collana “Tempi nuovi”. Quest’ultima accoglie in- l’eleganza da biblioÀ li con un uso dissacrante del- Á uenze optical e colori dal gusto psichedelico e le titolazioni a macchina per scrivere, massicce e anticipa il lavoro di Castellano per i tascabili della nere, nella rafÀ nata serie dedicata alla poesia. Vallecchi di Firenze. Proprio per Vallecchi in precedenza ha lavorato Lontano da Milano, vicino a Milano Bob Noorda (da Milano), disegnandone il marchio Ma non tutto succede e viene realizzato da Milano, e progettando una serie di linee editoriali distintive esistono anche altri poli storici dell’editoria italia- soprattutto perché quasi esclusivamente tipograÀ - na. Ne è un esempio l’opera graÀ ca di Mimmo che. I libri, pur nelle edizioni tascabili e paperback Castellano, prima a Bari, nella sua terra natia e poi presentavano una grande cura di oggetto, che la a Firenze. Ispirata e programmatica è l’immagine tipograÀ a, giocata su contrasti fra caratteri lineari messa a punto a Bari per Laterza, dove l’iconogra- e classici graziati, rimarcava. Le linee sull’attuali- À a, sovente ricercata nella manipolazione di deri- tà, come “Problemi del nostro tempo” presentava- vazione foto-graÀ ca si innesta su un vigoroso im- no una tipograÀ a a bandiera in stretti caratteri line- pianto strutturale. Castellano ha lavorato per ari, mentre quelle letterarie, come “La cultura e il Laterza dal 1954 al 1978, realizzando nei primi tempo”, erano composte in Baskerville, con incipit anni della collaborazione un’immagine ad hoc per o abstract sulla prima di copertina. le copertine della “Collana Universale”. Sono pro- Sempre a Firenze, negli stessi anni, Massimo Vi- gnelli (da Milano) disegnava le collane ta-a- scabili per Sansoni. Fra tutte va ricordata la serie “Biblioteca Sansoni”, composta rigo-- rosamente in Helvetica, con gli stessi cor-- pi per autore e titolo, disposti a novanta gradi sulla bianca copertina, come una sorta di dorso enorme. L’impatto è molto forte, una sorta di epi- graÀ a contemporanea, che de- riva dalla ricerca grafica di standardizzazione per il Picco- lo Teatro di Milano. Noorda e Vignelli (con Unimark) si tro- veranno insieme a progettare un altro “classico” dell’editoria degli anni Sessanta, la collana “SC/10” per Feltrinelli. Questa volta solo autori e titoli in un classico Garamond, ma disposti in obliquo su fasce dai colori accesi, tra i segnali stradali e i quadri di Kenneth Noland. Una regia di rigorosa sistemati- cità, ma resa vivace dalla tavolozza cromatica con copertine accese e dissonanti. Un segno fortissimo, Olivetti), inÁ uenza fortemente l’immagine dell’edi- che può essere la genesi in nuce di quello che di- tore con il suo sentire personale. La collana “Uni- venterà il marchio di Feltrinelli. In quegli anni in versale ScientiÀ ca” è di una eleganza pauperistica, cui si comincia a parlare di società dell’immagine, ma unica. Il sistema testuale è misurato e disposto i graÀ ci-graÀ ci preferiscono l’immagine tipograÀ - a fornire in maniera sobria e chiara tutte le infor- ca mentre i graÀ ci-artisti l’illustrazione costruita. mazioni. Ogni parte ha il suo campo e la sua di- Forse una terza via in isolata controtendenza è il sposizione. Nella fascia centrale è previsto lo spa- lavoro di Enzo Mari per la Boringhieri, la casa zio per l’immagine, che è una e molteplice. Le editrice scientiÀ ca di Torino (dal 1965 alla À ne de- copertine sono come un programma visivo, ogni gli anni Settanta). Se l’art director era inteso come volta realizzato ad hoc, costruendo l’immagine un regista dell’immagine editoriale, il cui compito attraverso un lavoro di frammentazione e montag- era essenzialmente quello di coniugare i diversi gio. Il risultato À nale è un affascinante sistema contributi per determinare le identità di collana, seriale e cinetico, dove il disegno prende vita sul Mari, nel pieno delle ricerche artistiche ma con rigido e informativo impianto dal fondo nero. solida pratica di graÀ co (studio Boggeri, Danese, Mario Piazza

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PreText ❨ 43 ❩ LA MODA E L'ARTISTA Sotto, Autoritratto, disegno a matita su legno di Dalsani, À ne XIX secolo. A À anco, Figurino di moda, matita e acquerello su carta, À ne XIX secolo.

LA CARICATURA DELLA BELLE ÉPOQUE

GIORGIO ANSALDI, IN ARTE DALSANI, ALLIEVO PREDILETTO DI CASIMIRO TEJA COLORI DI FINE SECOLO STUDIÒ DA INGEGNERE, MA LA SUA VOCAZIONE LO PORTÒ MOLTO LONTANO DALLA MECCANICA. A CAVALLO DI DUE SECOLI, RITRASSE UNA DONNA CHE VOLEVA ESSERE BELLA. E FUORI DAI SALOTTI

di BIANCA MONTINI

❨ 44 ❩ PreText LA DIVINA RAPITA Sotto, Dalsani, Sarah Bernhardt presa dai briganti italiani e costretta a scolpire il busto del loro capo per riscatto (pubblicità degli spettacoli di Sarah Bernhardt nel 1882 in tournée a Torino), stampa tipograÀ ca in ocra.

i troviamo tra le città di Torino e Mi- caricatura politica e risorgimentale, accortosi lano negli anni a cavallo tra Ottocen- dell’eccezionale talento del ragazzo, lo accolse to e Novecento, in un’epoca rafÀ nata presso i suoi studi e lo formò come allievo predi- che gli storici usano deÀ nire Belle letto. Époque. È un periodo in cui l’arte e I disegni dell’allora solo sedicenne Dalsani com- laC cultura pervadono gli animi con leggerezza, ci parvero per la prima volta nel 1860 sulla rivista si dedica allo svago e agli eventi mondani e intel- milanese L’uomo di pietra, mentre nel 1861, anno lettuali organizzati nei di proclamazione dell’Ita- caffè letterari, nei teatri o lia unita, debuttò sul nume- presso le Á oreali terrazze ro 285 de Il Pasquino, di qualche signora bene- giornale satirico illustrato, stante. È un’epoca in cui i dando vita a uno stretto disastri del nuovo secolo sodalizio con il maestro sono ancora lontani e pre- Teja che sarebbe durato vale la À ducia nel progres- À no al 1897. Successiva- so, confermata e celebrata mente collaborò a testate soprattutto dalle grandi come Il Fischietto, Il Biri- esposizioni internazionali chin, Il Buonumore, La di industria e arti in tutto caricatura, La Corte di Re il mondo. Salomone, Il Diavolo, Tra i banchi di una scuola L’eco del cannone, L’enig- torinese vi è un ragazzo ma, Don Pirloncino, La che ama riempire le pagi- Luna enigmistica, solo per ne dei suoi quaderni non citarne alcuni. tanto con gli appunti delle Attraverso i suoi disegni, lezioni, quanto con dise- Dalsani illustra uno spac- gni e caricature di compa- cato della vita nell’Italia gni e professori: si chiama postunitaria e della società Giorgio Ansaldi. In realtà borghese della Belle Épo- viene ricordato con il nome di Dalsani, anagramma que. Fu questo un periodo di pace e di grandi tra- di Ansaldi, che egli utilizzava, per non essere rico- sformazioni nella vita quotidiana e in quella priva- nosciuto dai professori, per À rmare alcuni schizzi ta: emersero infatti nuovi gusti nei consumi, pubblicati occasionalmente in fogli studenteschi. nell’abbigliamento, negli sport, nelle attività ludico Nato a Mondovì nel 1844 poi trasferitosi a Torino, ricreative e anche nel corteggiamento e nei rappor- Dalsani venne avviato dalla famiglia a studi di in- ti di coppia. Questi ultimi cominciarono ad appa- gegneria meccanica ma, una volta ottenuta la lau- rire sempre più spesso nei periodici illustrati ove rea, decise di non voler operare in quel campo per l’ironia celava l’idea che anche la donna stesse via dedicarsi invece alla sua grande passione, l’arte via emancipandosi dal ruolo di À gura debole e sot- della caricatura. Casimiro Teja, tra i padri della tomessa in cui era da tempo congelata, riemergen-

LA CARICATURA DELLA BELLE ÉPOQUE

PreText ❨ 45 ❩ LA CARICATURA DELLA BELLE ÉPOQUE

tratto elegante e l’attenzione per i dettagli, realiz- zando innumerevoli bozzetti e modellini di abiti nonché di accessori. Su questi ultimi in particolare, Dalsani ironizzò proponendo su riviste illustrate caricature di signore con indosso cappelli dalle più svariate forme e colori in un trionfo di piume, na- stri, pizzi e À ori, rappresentati come fossero mon- golÀ ere che mettevano in ombra il signorotto di turno che le accompagnava, spesso minuto e di scuro vestito. Il caricaturista fu anche abile innovatore: quando, verso la À ne dell’Ottocento, si assistette allo svi- luppo della fotoincisione, nuova tecnica tipograÀ - ca destinata a soppiantare la vecchia litograÀ a, a fronte della riluttanza di numerose testate giorna- listiche restie all’utilizzo di questo nuovo metodo, Dalsani decise coraggiosamente di sperimentarlo nel periodico che lui stesso fondò a Torino nel 1881 intitolato La Luna, giornale umoristico e di teatro che usciva il giovedì come supplemento mondano e teatrale de Il Fischietto. Fu un successo. Il tratto graÀ co e l’inventiva di Dalsani furono co- sì apprezzati che egli venne chiamato a realizzare le copertine di rinomate riviste quali La vita italia- na e La scena illustrata, in cui si descrivevano vizi e passatempi degli italiani del tempo. Ricor- diamo come Torino fosse, in quegli anni, una delle città con più spettacoli, organizzati nei teatri ma anche in luoghi all’aperto, dove conÁ uivano opere interpretate dai più grandi attori e soprattutto attri- do in tutto il suo splendore e virtù. ci dell’epoca come Eleonora Duse e Sarah Ber- Elementi importanti per l’affermazione femminile nhardt. Di quest’ultima, ad esempio, Dalsani rea- furono il costume e la moda, di cui Dalsani fu at- lizzò una simpatica caricatura comparsa su La tento e curioso osservatore privilegiato, in quanto Luna tra il 1881 e il 1882 quando la diva era in Torino a À ne Ottocento À gurava tra le principali tournée a Torino nella Dame aux camelias. capitali della moda. Qui l’artista collaborò con le Dalsani fu inoltre tra i pionieri in Italia del messag- migliori sartorie del tempo, offrendo loro il suo gio pubblicitario che, dalla semplice insegna, ora

❨ 46 ❩ PreText L'INVENTORE DELLA LUNA Qui sotto e nella pagina a À anco, Dalsani, Figure che passano e Ragione imperiosa, entrambe pubblicate su La Luna, Torino, (1904 la prima e 1908 la seconda), stampa tipograÀ ca in rosso. .

si accompagnava a illustrazioni sempre più colo- to di Milano. Esposte molte tra le opere di disegno rate e accattivanti. La sua attività di cartellonista più famose e curiose, rispolverate in particolare dal spaziò dai disegni a matita alle stampe a colori di prezioso fondo milanese della Civica Raccolta del- réclames commerciali che sponsorizzavano i nuo- le Stampe Achille Bertarelli, nonché una vasta vi prodotti industriali approdati sul mercato. gamma di modelli e costumi provenienti dalle col- lezioni di Palazzo Morando Costume Moda e Im- Il 17 dicembre 2013 sono state inaugurate due mo- magine di Milano. Tutto ciò, nel tentativo di far stre in contemporanea, durate À no al 7 maggio rivivere il genio di Dalsani, caricaturista italiano 2014, nelle storiche cornici di Palazzo Carignano, molto apprezzato dai suoi contemporanei ma pur- sede del Museo del Risorgimento di Torino, e di troppo da noi molto spesso dimenticato. Palazzo Moriggia, sede del Museo del Risorgimen- Bianca Montini

LA CARICATURA DELLA BELLE ÉPOQUE

PreText ❨ 47 ❩ FAR CIRCOLARE LA CULTURA Sotto, il primo logo della Società Generale delle Messaggerie Italiane. Nella pagina accanto, Giulio Calabi nel 1905. I 100 ANNI DELLE MESSAGGERIE ITALIANE

SULLE TRACCE DELLE FAMIGLIE CALABI E MAURI DIETRO LE QUINTE DEL LIBRO LA STORIA DI DUE FAMIGLIE CHE HANNO CONTRIBUITO ALL'ALFABETIZZAZIONE DELL'ITALIA. FACENDO IL LORO MESTIERE NELL'OMBRA di VITTORE ARMANNI

risaputo che all’interno di ogni À liera industriale esistono attori noti quasi solo agli addetti ai lavori. Il loro ruolo nel funzionamento del sistema è pari e, a volte, persino più strategico di altri Èsoggetti, ma le principali funzioni e attribuzioni di quel particolare segmento della À liera, come pure i risultati ottenuti in termini di sviluppo, efÀ cienza e inÁ uenza sull’intero sistema rimangono largamen- te ignoti al grande pubblico. Riprendendo una boutade che ha accompagnato la lavorazione del volume celebrativo del primo se- colo di attività di Messaggerie italiane, si potrebbe persino affermare che a conti fatti il compito di un distributore sia confezionare i pacchi per la spedi- zione. Senza rinnegare questo lapalissiano assunto, ci si è interrogati sugli aspetti collaterali dell’ogget- to statutario, originariamente la distribuzione di giornali, riviste e libri, che hanno rivelato una serie di mondi paralleli che attengono alla storia d’Italia molto più di quanto si possa a prima vista immagi- mento per il pubblico dei (pochi) nare. Ecco allora sÀ lare davanti all’osservatore non lettori. Consapevoli delle ataviche solo la storia di un’impresa familiare che diventa debolezze e dei noti ritardi del nostro manageriale in tempi più vicini a noi, ma anche la Paese nell’alfabetizzazione, nella di- storia economica, la storia politica, la storia sociale mensione ed efficienza delle case e, naturalmente, la storia dell’editoria e della cultu- editrici, ancora caratterizzate da una ra novecentesca nel nostro Paese. Senza alcuna gestione prevalentemente artigianale, pretesa di rendere paradigmatico un case study, unitamente alle difÀ coltà logistiche insomma, si è cercato di mostrare il contributo di nei trasporti e nelle comunicazioni, un distributore nazionale come Messaggerie al se- alla legislazione poco perspicua e a molti altri osta- colo che ci siamo lasciati alle spalle, ma di mostra- coli che non staremo a elencare, i Calabi agiscono re la ricchezza di legami con la storia d’Italia non in un regime di sostanziale monopolio che consen- solo dell’impresa – soggetto giuridico che talvolta te loro di imporre una superiore organizzazione può sembrare astratto – ma degli uomini che l’han- territoriale, basata necessariamente sulla prolifera- no creata e le hanno consentito di raggiungere il zione delle À liali, così da permettere agli editori di secolo di vita, ripercorrendo le tracce delle famiglie concentrare le risorse nella produzione. Calabi e Mauri. Il commercio librario non è tuttavia estraneo alle Non vi è dubbio infatti che i protagonisti della sto- Messaggerie, che hanno costituito nel 1919 con ria di Messaggerie facilitino la narrazione della Bemporad le Librerie italiane riunite (Lir), metten- storia dell’impresa. Si tratta, come detto, delle vi- do a sistema una piccola galassia di librerie di pre- cende di due famiglie che hanno tratti di grande gio collocate in prevalenza nei centri storici delle interesse. I Calabi sono infatti un caso del tutto pe- principali città. La À ne della Prima guerra mondia- culiare, noto agli storici dell’editoria, che ne rico- le e i contatti attivati da Calabi a conÁ itto ancora in noscono il ruolo decisivo in alcuni frangenti (basti corso fanno infatti ben sperare per la circolazione citare il passaggio al testo unico per la scuola ele- di periodici e libri nella nuova Europa, senza ab- mentare nel 1930), ma che proprio perché non as- bandonare le posizioni raggiunte nel mercato na- similabili agli editori e ai librai – essendo anzi più zionale, che nel frattempo ha imparato, non senza afÀ ni a questi ultimi – non hanno beneÀ ciato dell’at- qualche difÀ coltà e malumore, a servirsi del distri- tenzione dedicata ad altri esponenti di rilievo nella butore professionale. À liera editoriale dell’Entre-deux-guerres. In realtà, Alla riconosciuta ascesa dell’impresa corrisponde, a uno sguardo più attento, i fratelli Giulio e Ferruc- ça va sans dire, l’ingresso di Giulio Calabi nella cio Calabi, che costituiscono le Messaggerie a Bo- ristretta cerchia degli uomini più inÁ uenti del set- logna nel febbraio 1914, sono portatori di una vi- tore, che lo trasforma in uno dei più tipici esponen- sione moderna e cosmopolita del settore editoriale, ti della borghesia industriale, cui non possono man- modellata sui più avanzati esempi esteri (la Borsa care alcuni status symbol come un’elegante dei librai a Lipsia, Hachette a Parigi), e sono i primi residenza (a Bologna), una altrettanto elegante ca- a trovare una via italiana alla distribuzione, inizial- sa di vacanze (a Cortina d’Ampezzo), l’automobi- mente legata all’import-export di giornali e perio- le, nonché, immateriale ma altrettanto diffuso tra i dici, soprattutto dalla Francia, tradizionale riferi- suoi pari, un rafÀ nato gusto da collezionista nell’ar-

I 100 ANNI DELLE MESSAGGERIE ITALIANE

PreText ❨ 49 ❩ MESTIERE DI FAMIGLIA Nella pagina accanto, Luciano Mauri in missione in Turchia nel 1969. I 100 ANNI DELLE MESSAGGERIE ITALIANE

redamento e una sicura conoscenza del libro d’an- geries Hachette, senza attendere la promulgazione tiquariato. delle leggi razziali, ma in Svizzera ha stretto un Considerati nel loro insieme, le Messaggerie, i prin- accordo con Arnoldo Mondadori e Umberto Mau- cipali editori, e À nanche gli agenti che trattano i ri per la vendita delle Messaggerie italiane, che nel diritti esteri e i rappresentanti che viaggiano nelle dopoguerra passeranno integralmente alla famiglia colonie sono accomunati da una visione che può Mauri. Nel frattempo Calabi, che ha raggiunto gli sembrare ottimistica À no alla temerarietà, soprat- Stati Uniti pochi giorni prima dello scoppio della tutto laddove si considerino in serrata sequenza la Seconda guerra mondiale, ha iniziato una nuova stretta autarchica dopo le sanzioni del 1935-1936, vita con la famiglia allargata (suo genero è il gio- le leggi razziali del 1938 e l’evidente inasprimento vane e promettente economista Franco Modigliani) della censura preventiva quando l’Italia entra in e, ottenuta la cittadinanza, decide di stabilirsi deÀ - guerra. In quel frangente, sia la cultura francese, nitivamente in America. che costituiva l’architrave dell’educazione dei ceti Le Messaggerie di Umberto Mauri operano in un privilegiati, sia la meno nota ma non meno attratti- contesto in assestamento dopo la À ne del fascismo: va cultura angloamericana diventano nemici da la società non è più il riferimento obbligato, quasi combattere con ogni mezzo. istituzionale, per la distribuzione, e gli editori più I protagonisti degli anni Trenta, tuttavia, sono pro- attrezzati decidono di operare in proprio. Diventa prio queste À gure di mediatori che trovano nel di- essenziale, nelle mutate condizioni, perseguire uno stributore il principale alleato per la diffusione sviluppo sostenibile e armonico delle À liali, dei delle opere più innovative: quale impatto avrebbe- punti vendita delle Lir, delle iniziative collaterali ro avuto i libri gialli di Mondadori senza la distri- (alcune condotte in collaborazione con l’Alleanza buzione delle Messaggerie? La domanda è legitti- Assicurazioni di Mario Gasbarri), con un occhio ma, ma va anche ricordato che probabilmente gli sempre vigile alla legislazione e alla censura, che albi di Disney avrebbero avuto un successo meno in alcuni casi viene a ledere la libertà del distribu- ampio se Mondadori non ne avesse assunto la pub- tore. blicazione, e il fumetto d’avventura autarchico Umberto Mauri, che ha ereditato dal padre l’attivi- forse non sarebbe mai stato esportato (persino negli tà di impresario teatrale e dagli anni Trenta opera Stati Uniti!) senza l’attivismo di Umberto Mauri e stabilmente in editoria (prima aiuta il cognato Va- della sua società Helicon. Fiduciosi – o forse indot- lentino Bompiani ad avviare la casa editrice, poi si ti a esserlo – nello sbocco coloniale, editori, distri- impiega come direttore commerciale di Mondado- butori e librai immaginano, sovrastimandoli, nuovi ri, inÀ ne assume la carica di consigliere delegato e mercati: libri per le scuole in Africa, libri e perio- diviene proprietario delle Messaggerie), si muove dici per i soldati di stanza nelle colonie e per gli in equilibrio tra editori e librai, tra edicolanti e am- italiani che si erano stabiliti a Bengasi, a Tripoli, ad bulanti, e deve far valere in più occasioni sia le sue Addis Abeba, a Massaua. ben note capacità di mediazione, sia la sua abilità Nel decisivo 1938 Calabi (nella segnalazione di un organizzativa e gestionale per assicurare redditivi- prefetto, che ne storpia il cognome, «l’ebreo Cala- tà alle Messaggerie e alle Lir. Dopo la sua scom- bri») è già espatriato in Francia e si è accasato a parsa, avvenuta nel 1963, sarà il trentaquattrenne Parigi grazie al decisivo intervento delle Messag- quartogenito Luciano ad assumerne gli incarichi,

❨ 50 ❩ PreText avviando l’impresa sulla strada di un riassetto or- ganizzativo che prevede lo scorporo di rami d’azien- da per funzione, superando, perché non più congrua alla sempre crescente complessità del sistema, la gestione centralistica propria del padre. Pur man- cento sono ampi e articolati: Umberto Mauri è tenendosi nei conÀ ni dell’impresa familiare, le stato agente di Luigi Pirandello, ha conosciuto e Messaggerie si aprono con Luciano a una gestione frequentato Brancati, Moravia, Zavattini, Vittorini, più manageriale, favorita dal decentramento. La editoria e teatro gli sono familiari allo stesso modo. costante attenzione all’automazione, all’analisi dei Tra i suoi À gli va ricordata in primo luogo la pri- dati e alla ricerca di efÀ cienza, l’auditing formale mogenita Silvana Mauri, moglie di Ottiero Ottieri, e informale ai clienti sono solo alcune tra le strate- che è stata, spesso nell’ombra, un interlocutore gie adottate da Luciano per arginare le debolezze d’eccezione per molti intellettuali e scrittori, a ini- dei settori di riferimento e assicurare non la mera ziare da Pasolini. Fabio Mauri ha afÀ ancato alla sopravvivenza, ma lo sviluppo del gruppo, che da direzione della sede romana della Bompiani un’in- oltre trent’anni ruota intorno alla holding Messag- tensa produzione artistica sui temi dell’ideologia e gerie italiane. della memoria ed è oggi tra gli artisti italiani più Si osservano sul lungo periodo due fenomeni com- apprezzati in Italia e all’estero. Ornella Mauri ha plementari: da un lato abbiamo un soggetto econo- diretto per anni la rivista Discoteca Alta Fedeltà, mico che svolge una funzione primaria all’interno periodico di riferimento per la musica classica. della À liera, assumendo una funzione imprescindi- Achille Mauri ha lavorato nell’editoria, nella pro- bile di supporto all’intero sistema, assicurandone il duzione televisiva e nel cinema. Legandosi con buon funzionamento (certamente anche per la pro- vincoli matrimoniali agli Ottieri e agli Zanuso e pria sopravvivenza, ma nella consapevolezza che venendo a costituire un nucleo multifamiliare par- la salvaguardia dell’intero settore sia sempre la ticolarmente numeroso, si può dire che tra arte e priorità). Dall’altro le Messaggerie – dai tempi di architettura, medicina e design, letteratura e cinema, Umberto Mauri schierate dalla parte del libero- musica e televisione l’attività dei Mauri abbia in- scambismo – sono portatrici di una cultura liberale nervato il secolo breve. che negli anni successivi, quando la proprietà as- È utile ricordare, in conclusione, che la storia degli sumerà con il gruppo GeMS posizioni molto chia- altri distributori nazionali è ancora tutta da scrivere re sulla libertà di stampa, daranno il segno di un’ide- e lo stesso si può dire di soggetti come le legatorie, ale continuità nell’opposizione prima alla censura segmento À nale del libro prima della distribuzione. fascista, poi a quella democristiana (in particolare Non sempre sarà possibile trovare la ricchezza di fanfaniana), e inÀ ne ai tentativi di legiferare in ma- legami e connessioni con la macrostoria come nel teria propri degli ultimi governi Berlusconi («legge caso delle Messaggerie, ma ogni ricostruzione con- bavaglio», «ddl intercettazioni»). dotta sulle carte d’archivio darà un contributo es- Se i Calabi ci appaiono indissolubilmente legati senziale a una comprensione meno impressionisti- all’impresa, i Mauri risultano sfaccettati e poliedri- ca delle dinamiche del settore editoriale. ci. I legami della famiglia con la cultura del Nove- Vittore Armanni

I 100 ANNI DELLE MESSAGGERIE ITALIANE

PreText ❨ 51 ❩ IL RISCHIO DI ESSERE ECCESSIVI «Quando leggi un libro, hai un sacco di materiale a disposizione e tendi a usarlo tutto. Dal punto di vista della copertina è un errore». INTERVISTA CON GUIDO SCARABOTTOLO

UN GRANDE ILLUSTRATORE E LA PERSONALITÀ DI UNA CASA EDITRICEE COME SI VESTE UN LIBRO LA VERA SFIDA PERÒ È IL TABLET, CHE STAA RIVOLUZIONANDO LA CULTURA. SU QUEST'OGGETTO'OGGETTO SCORRONO MICROCOPERTINE E LA FUNZIONEONE SEGNALETICA DIVENTA ANCORA PIÙ IMPORTANTEORTANTE

di OLIVIERO PONTE DI PINO

❨ 52 ❩ PPreTextreTr ext a pipiùù di dieci anni le copercopertinetine ddeiei libri di Guanda sono (quas(quasii tutttutte)e) nellenelle mani di Guido ScarabottoScarabottolo.lo. Non erano e non sono molti i graÀ ci cheche usanusanoo l’illustrazil’illustrazioneone in maniermanieraa Dcocosìsì massiccia, tanto da far qquasiuasi coincidere l’iml’im-- mamaginegine della casa editrice con il loro stile. ScScarabottoloarabottolo è nato nel 1947 a Sesto SSanan GGiovanni,iovanni, «u«unn popostosto pipienoeno di ggrandirandi fabbriche dodoveve pperòerò oog-g- gi non c’è più nemmeno una ffabbrica».abbrica». LaLavoravora iinn un grande studio, al primo piano di un vecvecchiochio imimmobilemobile vicino a Porta Ticinese, con altri grgraaÀ cici inanellando il À lo del suo pensiero. Potrebbe sem- e illustratori; ma c’è anche lo studio di uno scritto- brare timido. re. Diversi tavoloni, che andrebbero bene in una Hai cominciato a seguire le copertine di Guanda vecchia osteria, separati da librerie piene di volumi nel 2003. Come ci sei arrivato? e riviste. Un’atmosfera quieta e operosa, dove cia- «Come illustratore, attraverso Pierluigi Cerri, che scuno lavora al proprio progetto, ma accanto agli mi aveva chiesto dei disegni per una collana che altri: oggi si dice co-working ma è un “ambiente doveva presentare alla casa editrice. Per farle, mi familiare”, come si diceva una volta di locande e ero addirittura letto i romanzi. Ho fatto un paio di pensioni vistamare. copertine di prova, un po’ esagerate per la quantità Anche Guido Scarabottolo, barba brizzolata e oc- di informazioni nelle immagini». chiali, ha un’aria tranquilla. Parla a bassa voce, Disegni troppo ricchi? senza cambiare ritmo, andando all’essenziale e «Quando leggi un libro, hai un sacco di materiale

INTERVISTA CON GUIDO SCARABOTTOLO

PreText ❨ 53 ❩ BUONA LA PRIMA «C’è stato un periodo felice, prima della crisi, in cui era quasi sempre “buona la prima”, come si dice al cinema. Con la crisi è cresciuta l’indecisione, e spesso si devono fare diversi tentativi prima di azzeccare la copertina». INTERVISTA CON GUIDO SCARABOTTOLO

a disposizione e tendi a usarlo tutto. Dal punto di «Lavoro con una struttura scarna, in pratica da so- vista della copertina è un errore. Poi il progetto di lo con qualche aiuto. Non posso fare tantissime Cerri è caduto, ma Luigi Brioschi, direttore edito- cose e tendo a delegare abbastanza poco. Però non riale di Guanda, mi ha fatto chiamare per la coper- volevo trasformarmi in organizzatore, mi piace tina del primo romanzo di Jonathan Safran Foer, muovere le mani, organizzare lavoro altrui non mi Ogni cosa è illuminata (2002). Anche in quel caso diverte». ho esagerato un po’, nella copertina c’erano tante C’è stato un collo di bottiglia? informazioni che limitavano la libertà di lettura. «Riesco a sostenere un ritmo molto alto, avendo Preferisco disegni che lasciano liberi di divagare, lavorato per quarant’anni nei giornali... Speravo e nelle edizioni successive quella copertina l’ho che i tempi per realizzare le copertine dei libri fos- sempliÀ cata». sero più praticabili, invece spesso mi sono trovato In ogni caso, anche in quella versione così pie- a dover fare una copertina in un pomeriggio. Per na di segni, il disegno per il romanzo di Safran fortuna sono allenato. E poi le scadenze aiutano a Foer è piaciuto. prendere le decisioni». «Poi, quando hanno pubblicato Militarmusik di Ci sono copertine particolarmente riuscite che Wladimir Kaminer, hanno ripreso anche i disegni hai realizzato molto in fretta? che avevo fatto per Cerri e a quel punto mi hanno «Le ho fatte quasi tutte molto in fretta, senza leg- chiesto se volevo fare anche il graÀ co». gere i libri. Peraltro, non ne avrei avuto il tempo. Peraltro avevi già un’esperienza che non era Uso l’abstract e i materiali che mi danno in reda- solo quella di illustratore. zione. I libri li leggo dopo, perché gli autori spesso «Avevo lavorato come graÀ co per la stampa perio- tornano con nuovi titoli e avere una conÀ denza con dica, ma anche per altre case editrici. Ho fatto di- il mood di un autore è utile». verse cose come illustratore, comprese alcune co- Qual è la percentuale di copertine riuscite al pertine per Einaudi. Quando mi è arrivata la primo colpo? proposta di Guanda, ho accettato anche perché vo- «C’è stato un periodo felice di sette-otto anni, pri- levo capire se reggevo il ritmo di lavoro. È facile ma della crisi, in cui era quasi sempre “buona la disegnare una copertina una volta al mese, ma qui prima”, come si dice al cinema. Con la crisi è cre- si trattava di realizzare una decina di copertine in sciuta l’indecisione, e quindi spesso si devono fare due settimane. Non sapevo se sarei riuscito a so- diversi tentativi prima di azzeccare la copertina». stenere il ritmo». Come funziona il meccanismo creativo? Qual è il problema del ritmo? «Seguo alcune linee guida, alle quali cerco di atte-

❨ 54 ❩ PreText nermi, che danno una sgrossatura rispetto alla gam- ma delle possibilità. Personalmente ho una certa predilezione per l’illustrazione, ma in fondo anche la fotograÀ a è un tipo di illustrazione: la camera bassa o bassissima. Dunque quando ho iniziato a oscura non l’avevano inventata illustratori e pitto- pensare alle copertine di Guanda non volevo asso- ri? In apparenza il disegno è meno realistico, tut- lutamente correre il rischio di perdere il bacino di tavia ha un destino realistico, perché è uno stru- lettori che quell’editore già aveva. Quindi ho af- mento di studio della realtà. Invece la fotograÀ a, frontato il lavoro con lentezza, volevo che il cam- che in apparenza ti mette in mano la realtà, mi lascia biamento fosse quasi impercettibile. Uso una gab- un po’ di insoddisfazione perché lavora sull’illu- bia rigida per rendere sempre riconoscibile sionismo». l’editore, in quanto garante della qualità del libro: Dunque il disegno come strumento conoscitivo deve essere subito chiaro dalla copertina che quel della realtà... libro viene da quell’editore. La rigidità della tipo- «È come un giocattolo di legno rispetto a un gio- graÀ a aiuta molto, perché non lascia grande liber- cattolo digitale, a una playstation. Anzi, disegnare tà nell’uso dello spazio riservato all’immagine». è proprio come costruirsi da soli i giocattoli». E come sei intervenuto sul progetto graÀ co pre- In questo caso, però, la realtà da cui parti per esistente? disegnare la copertina è il riassunto di un’opera «Ho cercato di conservare l’impostazione origina- di À ction. ria sempliÀ candola un po’, perché la trovavo inu- «Il disegno porta con sé, sotto traccia, questa sen- tilmente complicata. Ho cercato di eliminare À let- sazione. La sola presenza di un disegno sulla co- ti e bordi che erano stati introdotti inizialmente da pertina di un libro sottintende un certo rapporto con John Alcorn e poi erano stati via via complicati con il suo contenuto: suggerisce di affrontare la lettura stratiÀ cazioni di interventi successivi. Poi ci sono come una via verso la conoscenza. Invece se usi i problemi di budget rispetto all’acquisizione delle una fotograÀ a, specialmente se truccata, lavorata, immagini. Quando lavori sul tascabile sono anco- costruisci un rapporto di intrattenimento magico, ra maggiori. Puntare sull’illustrazione risultava più di evasione. Sono due diversi approcci alla lettura. economico, a fare i disegni perdevo meno tempo Ma la scelta di usare le illustrazioni nasce anche che a cercare un’immagine che stesse nei limiti di per ragioni pratiche. Ritengo che la funzione es- budget. Credo che “Le Fenici”, la collana econo- senziale dell’editore sia garantire la qualità di quel- mica di cui mi sono occupato, abbia avuto un cer- lo che pubblica, che si tratti di una qualità alta, to successo e così l’esperienza si è allargata ad

IN CORSA CON IL TEMPO «Le ho fatte quasi tutte molto in fretta. Uso l’abstract e i materiali che mi danno in redazione. I libri li leggo dopo».

PreText ❨ 55 ❩ COME UN GIOCO DI PAROLE «Ci sono alcuni meccanismi creativi: ho un modo di lavorare assimilabile al gioco di parole, anche se lo faccio con le immagini». INTERVISTA CON GUIDO SCARABOTTOLO

altre collane. Ma l’illustrazione non è una scelta «È una scelta compatibile con l’immagine che ten- deÀ nitiva, la mettiamo sempre in discussione, tito- tavo di attribuire alla casa editrice. Non so se ora lo per titolo». l’immagine di Guanda sia diventata stucchevole, In questi anni hai progettato per Guanda circa non sono in grado di giudicare. Comunque è una un migliaio di copertine. Essere l’unico illustra- casa editrice abbastanza anomala: fa parte di un tore dà certamente un’immagine unitaria a una grande gruppo editoriale, che ha la fortuna di poter collana o a una casa editrice, ma la gamma dei segmentare la produzione perché ogni casa editri- titoli che pubblica un editore non è più ampia ce conserva la propria immagine in modo autono- del gusto di un unico graÀ co? mo. Così almeno è accaduto À no a ora». «Non ho mai tentato di fare tutto io, ho sempre Quale ruolo ti dà l’editore? usato anche altri illustratori: Alberto Rebori, Fran- «Ogni tanto Luigi Brioschi dice che io sono l’art co Matticchio, José Muñoz, Ale & Ale, Valeria director della casa editrice. In realtà l’art director Petrone. Ho lavorato molto con Giovani Mulazza- è lui, non c’è niente di strano se gli attribuisco que- ni, un grande copertinista della generazione prece- sta qualiÀ ca, visto che le scelte À nali sono sue. E dente la mia che purtroppo non c’è più. Sua À glia adesso il mio non è più nemmeno l’unico studio Simona, un’altra bravissima illustratrice, ora lavo- graÀ co che lavora per Guanda». ra per noi. La gamma dei collaboratori è piuttosto Come ti avvicini alla progettazione di una co- ampia, e in più ho sempre usato anche la fotogra- pertina? À a». «Naturalmente il disegno o l’immagine devono Nel 2010 da Guanda sono uscite 111 copertine suggerire l’atmosfera della storia. Se si tratta di un “made in Scarabottolo”: una settantina con sue saggio è molto più semplice. Poi ci sono alcuni illustrazioni, 22 con disegni di altri illustratori meccanismi creativi: ho un modo di lavorare assi- e 19 con immagini da stock (fotograÀ e e dipinti). milabile al gioco di parole, anche se lo faccio con La cifra stilistica resta molto netta, immediata- le immagini. Certe volte la soluzione viene da sola, mente distinguibile. certe volte è più strascicata. In qualche caso, serve il mestiere. Ma la parola “creativo” non mi piace. E forse non voglio nemmeno conoscere i mecca- nismi che uso: una volta smontato l’orologio, ho paura di non essere più in grado di rimetterlo in- sieme... Poi attingo a un vocabolario della memo- ria, che spero di poter utilizzare ancora per un po’». Che cosa intendi per “vocabolario della memo- ria”? «Prendiamo il telefono. Oggi non lo si può più disegnare: i telefoni che usiamo sono uguali ai ra- soi elettrici disegnati da Dieter Rams per la Braun negli anni Sessanta. Non a caso Steve Jobs era un

❨ 56 ❩ PreText suo grande fan... Abbiamo perso l’icona del tele- spero di riuscire a farlo ancora per un po’, perché fono, così come quella di molti altri oggetti. I tele- mi piace disegnare». visori panciuti della nostra giovinezza non esistono Di recente Guanda ha lanciato una nuova col- più. Oggi gli oggetti si stanno smaterializzando. lana di economici di formato “mini”, “Le Bus- Alcuni sono diventati caricature di se stessi, come sole”. le scarpe e le automobili. Oppure sono ridotti a «Il modello è ripreso da un’analoga collana tedesca, scatole rettangolari con gli angoli smussati, che che probabilmente aveva ripreso il formato dalla possono contenere qualunque cosa». Moleskine. Ormai le citazioni esponenziali si spre- Anche il libro è una scatola rettangolare con gli cano! È un lavoro che ho fatto volentieri perché angoli più o meno smussati... quella collana mi piace moltissimo, mi sono dav- «Nella mia memoria c’è un archivio di icone ormai vero divertito a disegnarla». inutilizzabili. Mi sento come un antico egizio che Si tratta in genere di riproposte di libri che ave- cerca di spacciare i suoi gerogliÀ ci, ma non li può vi già presentato. Le illustrazioni sono state ri- riproporre perché non verrebbero più capiti. Sono fatte appositamente per il nuovo formato? diventate inutilizzabili anche numerose immagini «A volte le ho riprese, spesso sono riadattate o ri- che hanno costruito la mia cultura visiva e che ora fatte. Uso un metodo di lavoro a strati, che ho mes- sono sparite dalla faccia del mondo. Penso per so a punto quando lavoravo con i giornali. In que- esempio a tutto l’immaginario politico del Nove- sto modo posso correggere formato, proporzioni, cento. Fino a qualche tempo fa si poteva usare lo colori, contenuto». scarpone d’acciaio dei regimi totalitari che schiac- Ma questo lavoro a strati è fatto con il computer cia le masse popolari, lo capivano tutti. Ora non o con la penna? posso più usare quel tipo di immagini. A un illu- «Lavoro con carta e penna, e naturalmente con il stratore si chiede di restare al passo con i tempi, io computer. Il punto di partenza è sempre carta e

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penna, matita o pennello. Alterno due o tre stru- gno sintetico, semplice, veloce. Devo confessare menti molto scarni e a volte li sommo. Faccio le che l’aspetto virtuosistico del disegno mi pare so- varie parti su fogli diversi, poi il disegno viene spetto, come se volesse nascondere l’assenza di assemblato, colorato, corretto, modiÀ cato in digi- senso con la quantità di lavoro. È un modo di cre- tale». are il lusso che non mi ha mai interessato. Gli ef- È una tecnica vicina al collage? fetti speciali formalistici mi danno fastidio, non mi «Prima che arrivassero i computer, facevo la stes- piacciono la plastiÀ cazione lucida, i rilievi, i bril- sa cosa con la fotocopiatrice e i fogli di carta colo- lantini, gli ori... Se c’è un disegno semplice, che rata. Poi ritagliavo i pezzi e li mettevo insieme. funziona e piace, secondo me la copertina è venu- Questo mi permetteva di cambiare molto facilmen- ta bene. Amo confondere l’eleganza con la sempli- te le cromatiche: è una tecnica che ho portato nel cità, quando trovo un autore giapponese mi lascio computer con molta naturalezza». un po’ andare. Non sono orientato al consumatore, Quando vai in libreria, quando dici “Questa è cerco delle mediazioni ma faccio molta fatica a una bella copertina”? fare scelte che mi sembrano stupide solo per com- «Quando la vedo da dieci metri». piacere l’acquirente. Così, anche se mi piace lavo- Non ti capita mai di cambiare parere quando ti rare, non ho vita facile». avvicini? E guardando al futuro? «Magari avvicinandoti a una copertina ne cogli «Forse stiamo parlando di una cosa, cioè il libro di lati interessanti, certe cose emergono solo se si carta, che non so quanto duri. Mi sembra che stia- guarda con attenzione. Ma temo che la funzione di mo già parlando del passato: questo passato ci può queste copertine sia proprio quella di saltare fuori, dare qualche indicazione per il futuro, ma il futuro più che di essere coerenti con i contenuti e lo spi- sarà parecchio diverso». rito del libro». Le tue copertine sono pensate per i banconi e le Tra le copertine che hai fatto, quali ti soddisfa- vetrine delle librerie. Reggono al passaggio alle no di più? librerie digitali? «L’ultima buona che ho fatto è quella del Fiordo «Secondo me sì, ma il problema non è questo. Sta dell’eternità, il romanzo di Kim Leine ambientato cambiando il paradigma. Adesso la funzione che è tra Copenhagen e la Groenlandia. È stata anche stata del libro l’ha presa il tablet, che diventerà lo segnalata nel concorso del Sole 24 Ore. È un dise- standard per la trasmissione della cultura in un fu-

❨ 58 ❩ PreText turo molto vicino, perché è più leggero e piccolo di un libro, è più maneggevole e ha una potenzia- lità a livello di contenuti inÀ nitamente superiore, perché un tablet è già tutti i libri, ma anche tutti i À lm, tutti i concerti... Probabilmente l’avvento del tablet porterà a una rivoluzione culturale che farà impallidire la cultura scritta. Anche se diciamo “Il mio disegno funziona su Amazon”, dobbiamo sa- pere che viviamo un momento di transizione. Su un computer o su un tablet, vediamo una sÀ lata di microcopertine e dunque la funzione segnaletica assume ancora più importanza che in libreria». Che cosa intendi per “funzione segnaletica”? «La capacità di saltar fuori, di farsi vedere. Poi, appena ci clicchi sopra, vedi la copertina un po’ più grande. In alcuni casi parte addirittura un booktrai- ler, oppure se ci clicchi ancora sopra puoi sfoglia- re un pezzo del libro, esattamente come succede in libreria. Ma il fatto che esista un booktrailer sot- tintende che la copertina di un libro potrebbe di- ventare qualsiasi cosa, con quel supporto: ci puoi mettere un À lm, perché no? All’inizio del 2014, dopo una grande bufera di neve, l’edizione online del New York Times ha dedicato una pagina allo Snowfall, la Nevicata: ognuna delle immagini di quella schermata è un À lm. Puoi stare una giorna- ta intera ad approfondire l’informazione intorno a quell’episodio, con linguaggi che non sono la pa- rola scritta ma animazioni, À lm, interviste, antolo- gie di immagini storiche. A quel punto è facile sospettare che il libro tenda a diventare superÁ uo per la maggior parte dei fruitori. Quando il suppor- L'ATMOSFERA «Il disegno o l’immagine devono to è un tablet, già si vedono illustrazioni animate suggerire l’atmosfera per le riviste online. I cambiamenti saranno molto della storia. Se si tratta di un saggio maggiori di quello che sospettiamo». è molto più semplice». Oliviero Ponte di Pino

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PreText ❨ 59 ❩ DI PROPRIA MANO Qui sotto, Vittorio AlÀ eri, Sei sonetti, frontespizio calligraÀ co (Asti, Centro nazionale di studi alÀ eriani). Nella pagina accanto, La contessa d’Albany con Vittorio AlÀ eri, dipinto di François-Xavier Fabre, Firenze, 1797 (Torino, Museo civico).

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VITTORIO ALFIERI E LA SUA STAMPERIA PORTATILE IL TORCHIO DELL'ASTIGIANO GLI FU FATALE L'INCONTRO CON BODONI E LA CONVINZIONE CHE UN'OPERA FOSSE REALMENTE COMPLETATA QUANDO L'AUTORE STESSO SI FOSSE APPLICATO ALLA SUA "IMPRESSIONE" di MASSIMO GATTA

iò che per Italo Calvino contava, tra l’altro, nell’opera letteraria, cioè «la possibilità di continuare a sfogliarla come un carciofo inÀ nito, scoprendo dimensioni di lettura sempre nuove», potremmoC applicarlo anche alla storia culturale della tipograÀ a, compresa quella privata (private press). In essa coesistono, infatti, “dimensioni di lettura” sempre nuove, sovente intriganti, curiose e non sempre note. Nel complesso e multiforme, ancorché ancora poco indagato, ambito storico della private press italiana, che principia nel seco- lo dei Lumi soprattutto in ambiente veneto (vero- nese in particolare), spicca per eccellenza e singo- larità la figura di un sommo poeta, scrittore, commediografo e tragediografo, il conte Vittorio Amedeo AlÀ eri. Nella sua multiforme attività let- teraria, infatti, AlÀ eri trovò modi e tempi per fre-

❨ 60 ❩ PreText quentare con notevole diletto anche l’ambiente tipograÀ co, del quale sicuramente conosceva e ap- prezzava le complesse e articolate vicende, nonché molti degli aspetti tecnici di quegli “ordigni” tipo- graÀ ci. AlÀ eri aveva inoltre una propensione per la corretta messa in pagina tipograÀ ca, amando nei suoi manoscritti comporre frontespizi e titoli calli- tissimo”, dal quale attingere una personale felicitas, graÀ ci a inchiostro, simulando in tal modo quelli un godimento estetico, un intrattenimento colto, stampati, come ricordava Francesco Maggini: «Si così seguendo la grande tradizione veneta della compiaceva pure di farvi il frontespizio, i titoli in tipograÀ a che annovera, tra gli altri, il celebre uma- capo di pagina, la numerazione e gli indici con la nista e calligrafo Felice Feliciano, nume tutelare nitidezza di un’opera a stampa» (Introduzione in dei tipograÀ di questa regione, il cui Alphabetum Vittorio AlÀ eri, Rime, Asti, Casa d’AlÀ eri, 1951, romanum del 1460 (Vat. lat. 6852) verrà studiato e pp. XV-XVI). Tutto ciò è documentato dal fronte- riprodotto a cinque secoli di distanza (1960) dal spizio da lui disegnato del raro manoscritto dei Sei principe degli stampatori del Novecento, Hans sonetti, da lui stesso stampati, oggi conservato ad Mardersteig, presso la sua OfÀ cina Bodoni. Asti presso l’Archivio della Fondazione Centro nazionale di studi alÀ eriani. Il binomio AlÀ eri-tipograÀ a costituisce di per sé Poco nota, ma di notevole interesse anche À lologi- un aspetto non irrilevante nella sua biograÀ a, “arte co e “archeologico”, è la sua frequentazione di maravigliosa” alla quale, non a caso, dedicherà non torchi, punzoni e caratteri tipograÀ ci in un’epoca, poca attenzione sia nell’autobiograÀ a sia nelle let- quella di À ne Settecento, dov’erano attivi altri ete- tere. Passione peraltro documentata À n dal 1838 da rogenei personaggi sedotti anch’essi dall’“arte Costanzo Gazzera, il quale segnalava i sei sonetti nera”. Coloro che amano indagare il mondo della stampati da Vittorio AlÀ eri e raccolti in un fascico- prima private press italiana incontrano sovente lo, donato in seguito dal pittore François-Xavier nomi di nobili (primus inter pares il conte Barto- Fabre alla Bibliothèque de Montpellier (Costanzo lomeo Giuliari, al quale il bibliotecario e tipografo Gazzera, Intorno ai codici manoscritti di cose ita- veronese Franco Riva, tra i maggiori private prin- liane conservati nelle biblioteche del mezzodì del- ters italiani, dedicherà non pochi saggi critici, tra i la Francia, in Torquato Tasso, Trattato della digni- quali vorrei almeno ricordare La dimestica stam- tà ed altri inediti scritti, Torino, 1838), e più peria del veronese conte Giuliari 1794-1827, Fi- estesamente da Giuseppe Mazzatinti in Le carte renze, Sansoni Antiquariato, 1956), letterati, abati alÀ eriane di Montpellier (Giornale Storico della (Gian Filippo de’ Sparavieri di Ronco all’Adige), Letteratura Italiana, III-IV, 1884, pp. 27-61). addirittura medici come Vincenzo Benini e il À glio Insomma nell’ambiente storico-letterario italiano Giovanni Vincenzo di Cologna Veneta, tutti affa- ottocentesco questa passione alÀ eriana per il tor- scinati dal mondo del torchio, oltre naturalmente a chio non era del tutto sconosciuta, benché qualcu- tipograÀ di professione, come Giovanni Alberto no, come Rodolfo Renier, l’avesse in quegli anni Tumermani. Un mondo, quello tipograÀ co “priva- deÀ nita solo «una bizzarria» (Prefazione a Il Mi-

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PreText ❨ 61 ❩ LE PASSIONI DELL'ASTIGIANO Qui sotto, Vittorio AlÀ eri, incisione in acciaio di A. Massard. Nella pagina accanto, Ex libris manoscritto di Vittorio AlÀ eri (Asti, Centro nazionale di studi alÀ eriani); Vittorio AlÀ eri e Ippolito Pindemonte. L’amicizia, i libri, le lettere, mostra e catalogo a cura di Marco Girardi e Laura Minelle, fotograÀ e di Umberto Tomba, Verona, Biblioteca Civica, 2003; Vittorio AlÀ eri, Sonetti stampati da lui stesso (Asti, Centro nazionale di studi alÀ eriani). PRIVATE PRESS NEL SECOLO DEI LUMI

sogallo, le satire e gli epigrammi editi e inediti di pare da sé, su un piccolo torchio portatile, alcuni Vittorio AlÀ eri, Firenze, Sansoni, 1884, p. LXI), suoi sonetti. anche se in seguito se ne perderà quasi completa- Nell’aprile del 1776 AlÀ eri conosce a Parma il mente traccia al punto che oggi essa riveste più un principe degli stampatori, il saluzzese Giambattista carattere di curiositas erudita, che un aspetto tan- Bodoni; così ricorda nella sua autobiografia gibile del complesso meccanismo creativo e del quell’incontro:«Allora conobbi in Parma il celebre rapporto col testo manoscritto del grande poeta nostro stampatore Bodoni, e fu quella la prima astigiano. Bisognerà attendere anni recenti perché stamperia in cui io ponessi mai i piedi, benché fos- due dilettuosi private printers veronesi, Gino Ca- si stato a Madrid e a Birmingham, dove erano le stiglioni e Alessandro Corubolo (arteÀ ci del rafÀ - due più insigni stamperie d’Europa, dopo il Bodo- nato torchio OfÀ cina Chimèrea), tornassero sulla ni. Talché io non aveva mai vista un’“a” di metal- questione tipograÀ ca alÀ eriana lo, né alcuno di quei tanti ordigni con una densa e documentata “di- che mi doveano poi col tempo ac- vagazione” storico-critica (Dalla quistare o celebrità o canzonatura. Private-press settecentesca di Ma certo in nessuna più augusta Vincenzo Benini a Cologna Vene- ofÀ cina io potea mai capitare per ta a una divagazione su AlÀ eri la prima volta, né mai ritrovare un tipografo, in Magna Verona Vale. più benigno, più esperto, e più in- Studi in onore di Pierpaolo Bru- gegnoso espositore di quell’arte gnoli, Verona, La GraÀ ca, 2008, maravigliosa che il Bodoni, da cui pp. 177-204, alla quale molto ho tanto lustro e accrescimento ha attinto per queste note). Inoltre ricevuto e riceve» (Vittorio AlÀ e- era destino che AlÀ eri incontras- ri, Vita scritta da esso, a cura di se prima o poi il mondo della ti- Luigi Fassò, Asti, Casa d’AlÀ eri, pograÀ a privata in quanto Gaeta- 1951, v. I, p. 191). Le due “più no Polidori, che gli fu segretario insigni stamperie” dell’Europa per quattro anni a partire dal settecentesca citate erano, ovvia- 1785, nella sua casa londinese cominciò a stampa- mente, quelle di John Baskerville (1705-1775) e di re, nei primi decenni dell’Ottocento, classici italia- Joaquin Ibarra (1725-1785), che fu l’editore prin- ni, oltre alle prime prove letterarie dei nipoti Dan- cipe di Cervantes (il cui Don Chisciotte è frequen- te Gabriele Rossetti (Sir Hugh the Heron, a tatore e cultore di tipograÀ e). L’incontro con il Legendary Tale, 1843), Christina Rossetti (Verses, sommo Bodoni, e la conoscenza diretta di due pre- 1847) e del padre Agostino Ansano (il poema Oste- stigiose stamperie europee, accrebbero forse in ologia del 1763), con un torchio allestito nel pro- AlÀ eri l’interesse per la stampa, un «meticoloso e prio salotto di casa al numero 15 di Park Village sofferto rapporto con essa e lo portò a molto pre- East, Regent’s Park. Ma vediamo ora in dettaglio tendere dai tipograÀ » (Castiglioni-Corubolo), così cos’era accaduto perché AlÀ eri decidesse di stam- come chiaramente emerge in un passaggio della

❨ 62 ❩ PreText Vita: «Son convinto che chi lascia dei manoscritti stampa Pazzini delle Tragedie, e nell’elenco degli non lascia mai libri, nessun libro essendo veramen- invii stilato da AlÀ eri stesso À gura anche Giovanni te fatto e compito s’egli non è con somma diligen- Pindemonte. Quest’ultimo, a sua volta, in una let- za stampato, riveduto, e limato, sotto il torchio, tera da Venezia del 19 febbraio 1785 ringrazia Al- direi, dall’autore medesimo». À eri per il terzo tomo delle Tragedie (stampa Paz- La prima «terribile prova dello stampare» AlÀ eri zini), senza che mai si accenni a delusioni per la la affrontò, agli inizi del 1783, a Siena complice scorrettezza tipograÀ ca. l’amico Mario Bianchi, nella tipograÀ a di Giusep- pe e Giovanni Pazzini Carli, ai quali afÀ da la stam- Una simpatica coincidenza aiutò forse AlÀ eri a pa delle quattro tragedie Antigone, Polinice, Filip- “guardarsi attorno” per trovare una seppur piccola po e Virginia. Lo ricorda lui stesso in un altro soluzione ai suoi problemi coi tipograÀ . In quegli passaggio della Vita: «Verso il principio del seguen- ultimi scorci del Settecento si andava infatti diffon- te anno 1783 m’indussi a tentare per la prima vol- dendo in Europa, proveniente ancora una volta dal ta la terribile prova dello stampare. E per quanto mondo anglosassone (À n dal 1769), una singolare mi paresse già scabrosissimo questo passo, ben forma di colto intrattenimento domestico «la stam- altrimenti poi lo conobbi esser tale», con le pagine pa tipograÀ ca ottenuta con macchine di minimo deÀ nite dallo stesso poeta «sudicissimamente stam- ingombro, facili da utilizzare, che non richiedeva- pate, come ciascun le ha viste, grazie al tipografo». no un particolare sforzo per comprimere i fogli di Di tale penoso primo impatto tipograÀ co (il pas- carta sul pacchetto dei caratteri». Queste stampa- saggio dal manoscritto alla stampa era infatti per trici portatili (portable printing presses) erano in- AlÀ eri ogni volta traumatico: «Innocentemente fatti conosciute anche come bellows press, utiliz- allora io mi credeva, che nel dare un manoscritto zate in Inghilterra, Germania e Francia. Qualche allo stampatore fosse terminata ogni fatica dell’au- decennio dopo lasciarono il campo a più evolute e tore. Imparai poi dopo a mie spese, che allora qua- soÀ sticate stampatrici, rispetto alle cosiddette par- si si riprincipia»), ne scrive a Bodoni, il 31 agosto lour press, appunto “stamperie da salotto” vittoria- dello stesso anno, in termini anche ironici: «Io son ne, pur sempre di prevalente utilizzo domestico o qui [Siena] da un mese; ed ogni giorno maledico addirittura portabili con sé. Castiglioni e Corubolo, d’essere nelle mani di Stampatore così inetto come nel loro studio, sembrano però escludere che la questo, che non le servirebbe a lei per spazzare la «portatile stamperiuola» di AlÀ eri fosse di fabbri- sua stamperia» (Epistolario, 1767-1788, v. 1, a cazione italiana, non risultando che fabbricatori cura di Lanfranco Caretti, Asti, Casa d’AlÀ eri, italiani di torchi da stampa settecenteschi abbiano 1963, p. 159). prodotto torchi portatili, sull’esempio di quelli in- Il 24 gennaio del 1785 AlÀ eri esprime la sua gra- glesi. Comunque sia il poeta astigiano decise di titudine a Ippolito Pindemonte per le «cortesi sue acquistare, forse a Parigi o a Londra, presumibil- espressioni», a proposito del secondo tomo della mente nei primi mesi del 1786 (Castiglioni e Co-

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PreText ❨ 63 ❩ PRIVATE PRESS NEL SECOLO DEI LUMI

MENTRE SOGGIORNAVA Ponte di cui gli mando sei copie, ella lo può far NEL CASTELLO ALSAZIANO correre». Nel suo soggiorno alsaziano di Colmar, il poeta DI COLMAR, IL POETA AVEVA non aveva perso però l’abitudine di visitare stam- L'ABITUDINE DI VISITARE perie e tipograÀ . Nella vicina Kehl, infatti, c’era la STAMPERIE E TIPOGRAFI stamperia davvero “ammirabile” che Beaumarchais aveva aperto e dal quale il poeta aveva acquistato rubolo ipotizzano il maggio di quell’anno, da una dei caratteri Baskerville. Così ne scrive nella Vita: lettera che AlÀ eri invia all’amico Tommaso Val- «Si andò fra l’altre cose a vedere la famosa tipo- perga, abate di Caluso, dove ne accenna) una di graÀ a stabilita in Kehl grandiosamente dal signor queste “portatili stamperiuole”, i necessari caratte- di Beaumarchais, coi caratteri di Baskerville com- ri mobili in piombo (gli amati Baskerville, per i prati da esso, e destinato il tutto alle molte e varie quali le analisi condotte dai due studiosi veronesi edizioni di tutte l’opere di Voltaire. La bellezza di non sono giunte a identiÀ carne chiaramente il di- quei caratteri, la diligenza degli arteÀ ci, e l’oppor- segno e quindi l’origine, che potrebbe essere sia di tunità che mi somministrava l’essere io molto co- fonderia inglese, Baskerville appunto, che france- noscente del suddetto Beaumarchais dimorante in se o italiana), la carta, l’inchiostro e anche un com- Parigi, m’invogliarono di prevalermene per colà positoio. stampare tutte l’altre mie opere, che tragedie non In quel periodo AlÀ eri era ospite nel castello di erano. Ottenuta io dunque direttamente dal Beau- Martinsburg presso Colmar, dove si trattenne marchais di Parigi la permissione di prevalermi in dall’estate all’autunno del 1784, e dal settembre Kehl della di lui ammirabile stamperia, con del 1785 a tutto il 1786. Scriveva a Tommaso Val- quell’occasione d’esservi capitato io stesso, lasciai perga: «Mi trovo ancora carta, e vi dico che vi ac- a que’ suoi ministri il manoscritto delle mie cinque chiuderò anche qui, per farvi veder di mia bravura, odi, che intitolate avea L’America libera, afÀ ne che un sonetto stampato da me con una stamperiuola quest’operetta mi servisse come di saggio. Ed in che ho portatile e mi serve appunto per 14 righe e fatti ne riuscì così bella e corretta la stampa, ch’io non più […], aspetto riscontro per poi mandarvi poi per due e più anni consecutivi vi andai succes- quella mia prova tipograÀ ca che è il sonetto di Ro- sivamente stampando tutte quelle altre opere, che ma: non so se ve l’ho letto mai». Ne scrive con si son viste o che si vedranno». Ed è in quella cir- evidente soddisfazione anche all’amico Mario costanza che si deÀ nisce e si compie il “privatissi- Bianchi, che abbiamo già incontrato all’epoca del- mo” lavoro tipograÀ co di AlÀ eri, la stampa «di la disastrosa esperienza senese col tipografo “por- propria mano» dei Sei sonetti, terminata presumi- co” Pazzini: «Ho gusto che le sia piaciuto il Sonet- nilmente dopo il 12 maggio 1786 (Castiglioni- to della Crusca. Glie ne acchiudo qui diversi altri, Corubolo). Nella sua autobiograÀ a dopo questa stampati da me con una piccola stamperiuola a prima (e ultima) esperienza tipograÀ ca il poeta non mano, perch’ella veda se io son più diligente e men farà più cenno al mondo della stampa, ritenendo porco del nostro signor Pazzini… il Sonetto del forse quella esperienza una simpatica e privatissima

❨ 64 ❩ PreText L'ISPIRAZIONE Ex libris inciso di Vittorio AlÀ eri (Asti, Centro nazionale di studi alÀ eriani).

divagazione dalla sua vera attività di scrittore e le omaggio dell’amicizia e gratitudine sua verso di tragediografo. Quanto da lui manualmente realiz- lui per i soccorsi prestatigli nel soggiorno in Parigi, zato è un fascicolo (9,5x13 cm), proveniente dal alla penosa impresa di queste maledette e inutilis- Fondo AlÀ eri del Musée Fabre di Montpellier, e sime stampe» (Vittorio AlÀ eri e Ippolito Pindemon- facente parte della raccolta donata ad Asti dalla te. L’amicizia, i libri, le lettere, p. 7). Bibliothèque Municipale di Montpellier; ha un Fortunatamente per lo studioso e cultore della ti- frontespizio manoscritto da AlÀ eri a imitazione pograÀ a privata quei sonetti alÀ eriani, così amore- della messa in pagina tipograÀ ca stampata a carat- volmente stampati di propria mano dall’autore teri mobili. (benché di evidente imprecisione tecnica), sono Nel 1787 a Parigi AlÀ eri volle stampare il Panegi- stati pubblicati in anastatica nel 1985, in un raro rico di Plinio a Trajano, afÀ dandolo allo stampa- opuscolo stampato in 500 copie numerate fuori tore Philippe-Denis Pierres, premier imprimeur commercio (Vittorio AlÀ eri, Sei sonetti stampati di ordinaire du Roi, inventore tra l’al- sua mano, con ritratti e documenti, tro di un nuovo torchio tipograÀ co. Asti, Rotary Club, TipograÀ a Tori- Ma era destino che il poeta conti- nese, novembre 1985). Rispetto nuasse nella sua insoddisfazione alla ristampa inserita da Castiglio- per il lavoro di alcuni tipografi. ni e Corubolo nel loro saggio del Anche Denis Pierres, infatti, delu- 2008, in quella edizione rotariana se le sue aspettative, cosa che non venivano pubblicati per la prima fece invece il grande François- volta altri preziosi documenti d’ar- Ambroise Didot, «uomo intenden- chivio, come l’ex libris di AlÀ eri tissimo ed appassionato dell’arte sia manoscritto che inciso (col mot- sua, ed oltre a ciò accurato molto» to Vinto non mai, se non da’ libri, e padre di quel Firmin Didot tra i il Tempo), e soprattutto l’elenco massimi stampatori di ogni tempo. delle spese da lui effettuate tra il Nel dicembre del 1787 dai torchi 1785 e il 1792, con le preziose in- dei Didot, padre e À glio, uscirà il primo volume dicazioni di quanto speso per la tipograÀ a portati- delle Tragedie alÀ eriane, ora À nalmente con piena le: carta risma lire 34, stamperia manesca lire 132 soddisfazione dell’astigiano. In una lettera a Ippo- (oltre alle curiose spese sostenute, tra l’altro, per lito Pindemonte a Londra (chiamato da AlÀ eri Ca- un bidet di rame, il maniscalco per il cavallo Sole, valier Pipino per la bassa statura), datata Parigi 7 la stalla per Fido, una tinozza, libri comprati a Stra- novembre 1789, così scrive: «Per mezzo del Sig[no] sbourg e legature di libri a Colmar). L’opuscolo è r Gentili, intimo del General Depaoli, che riparte impreziosito, inÀ ne, da una lucida ed elegante pre- per costà, il Cavalier Pipino riceverà questo saggio messa di Luigi Firpo, all’epoca presidente del Cen- di lindura tipograÀ ca, che può, a parer mio, riva- tro nazionale di studi alÀ eriani, oltre che biblioÀ lo leggiare colle cose Bodoniane. L’autore prega il colto e appassionato. Cavalier Pipino di volerlo accettare come un debo- Massimo Gatta

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PreText ❨ 65 ❩ SCRITTORE LAUREATO A destra, Vincenzo Monti in un’incisione di primo Ottocento. La morte di Bassville secondo un’incisione del 1801.

ANTICHI E MODERNI MESTIERI DEL LIBRO

GIOVANNI ANTONIO MAGGI "EDITOR" NELLA MILANO DELLA RESTAURAZIONE "FAR LE PULCI" AL POETA DA DOCUMENTI INEDITI, LE MODIFICHE ALLE OPERE DI VINCENZO MONTI RICHIESTE E OTTENUTE DA UN REVISORE DELLA CASA EDITRICE. NON ERA MAI ACCADUTO PRIMA

di GIOVANNI BIANCARDI

iovanni Antonio Maggi, nato a Mi- tore che intende pubblicarlo. E tuttavia, prima di lano nel 1791, fu letterato infatica- allora, ben pochi avrebbero pensato che a un auto- bile e particolarmente apprezzato nel re, tanto più se particolarmente famoso, una casa primo Ottocento, ma la sua opera, editrice potesse afÀ ancare un suggeritore profes- per lungo tempo, è caduta nell’oblio sionale, che compisse una lettura critica e consi- eG solo recentemente è stata oggetto di indagini che gliasse eventuali modiÀ che testuali. Maggi, invece, ne hanno rivelato l’importanza nel quadro della si assunse questo compito allorché Monti decise di cultura e dell’editoria della Restaurazione. Signi- pubblicare la terza edizione della sua traduzione À cativo soprattutto fu il suo contributo alla crea- dell’Iliade, nel 1820. Il primo, invero, era stato zione di una figura professionale praticamente incaricato inizialmente di stendere i soli argomen- sconosciuta nell’Ancien Régime, quella che ti in prosa ai 24 libri dell’opera, mentre il secondo all’epoca venne denominata “revisore” editoriale si era riproposto di apportarle qualche semplice e che oggi si potrebbe deÀ nire l’immediato prece- ritocco rispetto alla precedente edizione, del dente del moderno editor. Non bisogna assoluta- 1812. mente pensare che, nel primo Ottocento, un lette- Maggi, tuttavia, non seppe attenersi al semplice rato come Maggi potesse permettersi gli compito di sovraintendere all’apparato del volume, amplissimi margini d’azione che oggi sono con- allestendo gli argomenti a singoli libri dell’Iliade, sentiti a chi ha il compito di conferire a un testo e ciò accadde quando, nell’autunno del 1820, rice- una À sionomia in linea con le aspettative dell’edi- vette dall’editore Resnati le prove di stampa del

❨ 66 ❩ PreText primo dei due volumi dell’opera. Maggi si pose a Gli effetti delle sua meticolosa correggere meticolosamente il testo dei propri ar- attenzione per il testo si fecero gomenti, ma l’occhio À nì per cadergli anche sui ben presto sentire. L’idea di com- versi montiani, che iniziò a confrontare con quelli porre un’Errata corrige fu infat- della seconda Iliade fatta imprimere dal poeta in ti abbandonata, per seguire la via Milano, dalla Stamperia Reale. E il 19 ottobre de- più onerosa, ma certo più elegan- cise di segnalare all’amico editore quanto segue: te, di ristampare dei quartini sostitutivi. E questi «Ti rimando anche i foglj stampati del testo che ho furono impressi mentre il testo del secondo volume veduto con piacere; se ti giova la notizia, che però dell’Iliade veniva a sua volta sottoposto a un’at- non è nelle attribuzioni mie, ti dirò che vi ho tro- tenta analisi, nel corso della quale Maggi giunse ad vato due errori, uno alla pag 102 = Agemennon, affrontare l’aspetto più critico e delicato del suo corrige Agamennon, l’altro alla pag. 116 = v. 2. compito di revisore, ma anche il momento più alto tutta, corrige tutto – V’è pure alla pag. 114 = v. 18. e signiÀ cativo di tale funzione: avanzare alcuni una rapide che nell’altra edizione diceva rabide; pareri sull’opportunità di eventuali ulteriori inter- potrebbe però essere una variante dell’Autore». venti da parte dell’autore. In un appunto fatto per- Quest’ultimo suo dubbio – si noti – era tutt’altro venire all’editore, si soffermava in questi termini che peregrino. Maggi era al corrente, infatti, che il sui vv. 1004-1005 del XVI libro: «Volendosi evi- poeta, in vista della nuova edizione, aveva intro- tare di mettere in versi la parola zio, che è vera- dotto alcune lezioni innovative. Non aveva notizia, mente anti-poetica, io sarei di parere che nel noto semmai, circa i luoghi su cui Monti fosse di fatto luogo si ommettesse di accennare questa qualità intervenuto. Di qui la cautela con cui avanzò la che bastantemente risulta dal dire che = Asio era segnalazione, della quale Resnati, però, seppe co- germano di Ecuba./ Il Cav. Monti per declinare la gliere tutta l’importanza: Maggi era in grado di parola zio nel libro 21. v. 606 ha detto di Apollo svolgere una vera e propria lettura critica del testo. riguardo a Nettuno: .../ per lo rispetto. Dell’avun- L’editore, in accordo con il tipografo Fusi, si affret- colo Dio./ Quivi si cambia la qualità di zio paterno tò quindi a incoraggiare l’amico a proseguire nella in materno: e si potrebbe sfuggire l’equivoco di- sua opera di revisione del testo montiano. E Mag- cendo: del fratello del padre». gi rispose prontamente all’appello, stilando una Maggi, invero, sentì la necessità di concludere que- lista di 19 correzioni; la lettera a cui erano accluse, ste sue riÁ essioni richiamando se stesso al rispetto del 26 ottobre, così esordiva: «Eccoti l’Errata de- del magistero poetico dell’autore: «ma disconvie- siderato da te e dal Sig.r Fusi. Tra gli errori in esso/ ne a me di fare il censore al Sig.r Cav. Monti». Il notati non ho che un lieve dubbio sopra i due se- suo schermirsi, però, aveva tutto il sapore di una guenti:/ pag. 88 v. 2 Misurano= corrige= Misurar- formula di mera cortesia, tesa ad attenuare l’impat- no/, 177 ” 5 Indi rifar = ” = Indi a rifar./ Potrebbe to di un suggerimento sentito comunque necessario darsi che queste fossero varianti dell’autore, benché e rivolto a Monti da chi riteneva di poter interlo- a me sembri che la sintassi corra meglio, come sta quire con lui anche in merito a questioni di proprie- nell’altra edizione. Ciò dovrebbe veriÀ carsi innan- tà e di stile, e questo esclusivamente in nome di un zi di procedere alla stampa dell’errata». interesse, divenuto di fatto comune, per la riuscita

ANTICHI E MODERNI MESTIERI DEL LIBRO

PreText ❨ 67 ❩ L'APPROVAZIONE DI MONTI A destra, il frontespizio della Bassvilliana del 1821, stampata da Giovanni Resnati con i tipi della Società TipograÀ ca dei Classici Italiani. A À anco, l’ultima nota alla Bassvilliana del 1821, ancora manoscritta. Si noti, al suo termine, l’approvazione data da Vincenzo Monti.

ANTICHI E MODERNI MESTIERI DEL LIBRO

dell’edizione. I suoi rilievi, in altri termini, si erano il compito di stendere la prefazione e la nota sto- venuti qualiÀ cando come espressione di un’attivi- rica che l’avrebbe accompagnata, ma che soprat- tà revisoria che la Società TipograÀ ca aveva deci- tutto si impegnò a seguire Monti nelle operazioni so di offrire a Monti, intervento di carattere emi- di allestimento e correzione dell’opera. nentemente professionale, ma inizialmente non Una volta predisposto dall’autore e composto in previsto né sollecitato dall’autore. tipograÀ a, si fece quindi sottoporre il testo della Il traduttore di Omero, tuttavia, dopo averle valu- Bassvilliana attraverso più prove di stampa, che tate con attenzione, non disdegnò affatto di far corresse operando anche riscontri con edizioni di- proprie alcune delle scelte consigliate, compresa, verse da quella adottata dal poeta nella fase preli- fra l’altro, quella relativa all’uso di zio al v. 1005 minare del proprio lavoro. E ancora una volta il del libro XVI. Anzi, a partire dal 1821 Monti pre- collaboratore di Resnati dimostrò una particolare se a scrivere e a frequentare regolarmente Maggi, sagacia nell’individuare i luoghi che, anche dopo avviando con lui un intenso e proÀ cuo rapporto di le prime letture, rimanevano ancora critici, così collaborazione, il cui primo frutto fu l’edizione del come nel suggerire varianti migliorative o nell’in- testo deÀ nitivo della Bassvilliana. durre l’autore a ulteriori riÁ essioni e approfondi- Il primo obiettivo che si doveva raggiungere con menti sui propri versi. una nuova edizione dell’opera, uscita per la prima Solo allora le singole prove di stampa passarono volta nel 1793, era quello di consacrare il testo nelle mani di Monti, che oramai si era abituato a come classico moderno, in quanto opera che era prestare una particolare attenzione a tutto quanto stata in grado di rinnovare esemplarmente, nella in esse trovava annotato da Maggi, tanto da preoc- tradizione letteraria italiana, il culto di Dante. Da cuparsi anche innanzi a quanto veniva meramente un lato, perciò, era necessario presentare la o frettolosamente evidenziato dalla penna del re- Bassvilliana attraverso una nota introduttiva che visore. Giunse persino a scambiare per suggeri- ponesse in debita evidenza il messaggio letterario menti a lui rivolti, À nendo per commentarli, dei di cui il poema si era fatto portatore e nel contem- segni che Maggi, all’altezza del v. 223 del secondo po inducesse a una più pacata riÁ essione sui dram- canto, aveva apposto per segnalare alcuni caratteri matici eventi storici che avevano ispirato il poeta, difettosi al personale di tipograÀ a. allontanando i lettori dalla tentazione di rivivere Questa, peraltro, è solo una delle tante testimonian- (o far rivivere) passioni politiche che in qualche ze di come, attraverso le prove di stampa della misura avrebbero offuscato una composta fruizio- Bassvilliana, ebbe a svilupparsi un serrato dialogo ne dell’opera. Del tutto opportuno, per un classico fra Monti e il revisore del suo testo, con continui della modernità, sarebbe poi stato il corredo di un scambi di informazioni che coinvolsero ogni parte rafÀ nato apparato esplicativo; sconsigliato, sem- del volume. Da un lato, infatti, colto da nuovi ed mai, sarebbe stato il riservare allo stesso autore, in inattesi dubbi, anche sulle bozze il poeta tornò a quanto ancora vivente, il compito di stendere le ritoccare diffusamente la propria opera e sempre note: un vero classico meritava le sole attenzioni premurandosi di illustrare a Maggi le ragioni dei di un dotto commentatore. Un simile incarico, propri cambiamenti. Dall’altro, in quanto curatore pertanto, fu assunto da Maggi, che si attribuì anche delle note, lo stesso Maggi si trovò a dover affron-

❨ 68 ❩ PreText tare aspetti che meritavano di essere trattati con estrema delicatezza e che necessitavano assoluta- mente di essere discussi con l’autore. Valga per tutti l’esempio che offre la tormentata elaborazione della nota À nale del poema. Maggi giunse a formu- dei volumi dalla tipograÀ a, curandone la promo- larla compiutamente quando la p. 96, e ultima del zione; è suo, infatti, anche quanto si legge sui fo- volume, era già stata composta. La trascrisse, per- glietti volanti di presentazione della Bassvilliana, tanto, nello spazio che nel foglietto di prova era sebbene stampato a nome dell’editore. Come per rimasto bianco e nella seguente veste: «Niuno igno- la traduzione dell’Iliade, d’altronde, l’azione di ra gli avvenimenti che con tanta rapidità si succe- Maggi mirava a soddisfare sempre, e in primo luo- dettero gli uni agli altri negli ultimi anni del secolo go, le esigenze della Società TipograÀ ca e di Re- XVIII e mutarono quasi interamente le relazioni snati, che della Bassvilliana aveva voluto farsi politiche dell’Europa. Per questi il poeta dovette unico À nanziatore. Per contro, il rapporto con l’au- interrompere il suo componimento, il quale avreb- tore fu considerato da Maggi un importante stru- be dovuto chiudersi coll’ingresso di Bassville nel- mento operativo, ma solo se conservato su un pia- la Gloria. Nondimeno i quattro Canti di questa no rigorosamente dialettico. Tra sé e Monti, che altissima poesia hanno già bastante consistenza per pur rimase particolarmente soddisfatto del suo ope- sé, e certamente assai maggiore di quella delle rato, interpose perciò un À ltro tessuto di composta Stanze del Poliziano, che così imperfette vengono e nobile discrezione e seppe costantemente conser- tenute per uno de’ più eleganti poemi italiani». vare quel garbato riserbo, che gli garantì di eserci- E così, in effetti, la nota fu poi stampata, senza tare, con la dovuta lucidità, la propria funzione di ulteriori ripensamenti, ma è interessante osservare supporto critico. Di Monti seppe divenire anche come nelle bozze di stampa fosse ancora seguita intimo amico e negli anni successivi assunse effet- da una postilla, sempre di mano di Maggi e conce- tivamente quel ruolo che Alberto Cadioli ha feli- pita in modo tale da far chiaramente intuire, all’ac- cemente deÀ nito di alter ego del poeta, di letterato corto e sempre misurato Monti, che l’estensore in grado di lavorare accanto a lui persino in quali- temeva di aver oltrepassato i limiti del convenien- tà di coautore. Seguendolo nel percorso che dette te: «Questa Nota si stampi se il Sig.r Cav. Monti vita all’ultima Bassvilliana, doveva tuttavia ap- l’approva». Il poeta lesse tuttavia la nota, se ne prendere la difÀ cilissima arte di porsi accanto ad compiacque e, accanto alla richiesta di Maggi, ri- uno scrittore vivente e ancora attivo, per aiutarlo spose e À rmò: «Approvo e ringrazio. Monti». nel suo rapportarsi alle esigenze dell’editoria senza Vigile e propositivo laddove era necessario, dutti- mai urtarne la suscettibilità, e in ogni caso evitando le nei casi che più lo richiedevano, il giovane let- di compiere sulla sua opera interventi troppo inva- terato milanese seppe insomma dimostrare un’in- sivi. E una volta appresa, seppe esercitarla anche discutibile abilità nel gestire sia questa sia le in seguito, tornando più volte a porla a servizio successive fasi di allestimento e di revisione del dello stesso Monti, À no al 1828, anno in cui il gran- testo a lui afÀ dato, opera che peraltro seguì anche de maestro del neoclassicismo morì. nei momenti immediatamente successivi all’uscita Giovanni Biancardi

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PreText ❨ 69 ❩ UNA SCRITTRICE E I SUOI EDITORI

COSÌ ANNA MARIA DIFENDEVA CON OGNI MEZZO IL SUO LAVORO ORTESE, PENNA INFEDELE HA PUBBLICATO CON MOLTI MARCHI E SPESSO NON HA MANTENUTO GLI IMPEGNI PRESI. IMPONEVA LE SUE CONDIZIONI E CONTESTAVA LE TIRATURE E IL LAVORO DEGLI UFFICI STAMPA di LUCA CLERICI

❨70 ❩ PreText I MILLE VOLTI DEI LIBRI Qui sotto, Anna Maria Ortese. In basso, alcune copertine dei suoi libri, pubblicati in più edizioni e ora in gran parte disponibili presso Adelphi.

esclusione dei primi due romanzi – come noto Gli indifferenti (1929) escono a spe- se dell’autore da Al- pesA e Le ambizioni sbagliate (1935) sono targate Mondadori –, Alberto Moravia ha sempre pub- blicato con Bompiani, e fra i tan- ti altri esempi di scrittori molto fedeli come lui alla casa milanese spicca senz’altro Umberto Eco, per quantità di titoli e rilevanza delle tirature. Al contrario, Anna Maria Ortese stabilisce con l’edi- tore di Eco e Moravia un rapporto di costante “in- di contratto che riproduce le clausole del contratto fedeltà”, adottando una condotta destinata a carat- tipo», con la preghiera di sottoscriverlo per appro- terizzare i suoi rapporti con tutte le case editrici. vazione. Il 20 lei risponde così: «Lei riceverà – Fatto sorprendente, a “tradire” Bompiani è una À rmate – le 2 copie del contratto, da S. E. Bontem- sconosciuta ragazza napoletana che sta per conge- pelli a cui le ho fatte vedere. Dalle copie ho dare il suo primo libro, la raccolta di racconti – cancellato solamente il P.S., perché non posso ac- voluta da Massimo Bontempelli – Angelici dolori. cettare di rimanere per 10 anni alle condizioni che Nel 1937, quando riceve la proposta formale di posso accettare per un primo libro». Nonostante pubblicazione, Anna Maria ha appena 23 anni. stia trattando con uno dei più importanti editori di Il 13 gennaio 1937 l’editore le spedisce lo «schema narrativa italiana dell’epoca, con questa mossa la

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PreText ❨ 71 ❩ SCRITTORI ALL'OMBRA DEL VESUVIO Nella pagina a À anco, Casa Prunas alla Nunziatella. Da sinistra: Ennio Mastrostefano, Anna Maria Ortese, Antonio Grassi, Samy Fayad, Pasquale Prunas, Gianni Scognamiglio.

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scrittrice vuole mantenersi libera di pubblicare con “contenzioso perenne” nella quale ha vissuto. chi vuole, in vista di futuri successi. La replica, Questa infedeltà cronica emerge molto bene se si piccata, arriva a stretto giro di posta: «Gentile Si- considera il numero di editori che hanno stampato gnorina, La mia Casa non pubblica libri isolati, ma le opere dell’Ortese in rapporto alla quantità di accoglie e presenta alcuni scrittori. Le condizioni volumi da lei licenziati, 23 nell’arco di 61 anni, a a Lei fatte sono quelle normali di un qualsiasi con- partire dal 1937 À no al 1998 (l’anno della scom- tratto editoriale, non facendo noi distinzione fra parsa), quando escono l’ultima edizione del Porto scrittori esordienti e scrittori già noti. Non vedrem- di Toledo e la raccolta di poesie La luna che tra- mo ragioni sufÀ cienti di pubblicare oggi la Sua scorre. A scandire questa bibliograÀ a, che attraver- raccolta di novelle se non guardassimo all’avveni- sa buona parte del secolo scorso, si contano ben 15 re. Se Ella non ritiene, pertanto, di doversi impe- editori, un elenco che colpisce non solo per il nu- gnare per la Sua produzione futura, può conside- mero molto elevato, ma anche per varietà, distri- rare nulla la mia proposta». buzione territoriale e qualità dei marchi. Si tratta Messa di fronte all’aut aut, l’intraprendente esor- infatti di grandi aziende nazionali e generaliste diente non può che À rmare. Ma la questione avrà (Mondadori e Rizzoli), di sigle di media dimensio- un seguito: quando nel 1943 Anna Maria comuni- ne fortemente connotate in senso culturale e lette- ca a Bompiani l’intenzione di rivolgersi a Monda- rario (Einaudi e Laterza), ma anche di piccole dori per una raccolta di novelle (salvo poi afÀ dare imprese come La Tartaruga, Theoria, Marcos y L’infanta sepolta alle edizioni di Milano-sera, nel Marcos, Empirìa, e addirittura di stampatori arti- 1950), sorpreso e contrariato il suo primo editore gianali e tipograÀ locali: con la sigla “Laghi di sarà costretto a mandarle copia del contratto di An- Plitvice” Dubravco Puscek realizza le 200 copie gelici dolori per ricordarle gli impegni presi. Una numerate della Carrozza di Jane (1988), e a Giu- mossa inutile: non solo l’Ortese non pubblicherà seppe Galantini – tipografo di Rapallo – Anna Ma- mai più nessuna novità presso Bompiani, ma nel ria afÀ da il dattiloscritto riÀ utato da Mondadori e 1961 si prende ancora gioco di lui. Dopo aver rot- da Frassinelli che costituirà il nucleo della raccolta to con Cino Del Duca per non aver consegnato nei di scritti di viaggio La lente scura (1991). tempi previsti il romanzo che si era impegnata a Quasi a ricalcare gli innumerevoli spostamenti À nire, Anna Maria si rivolge infatti proprio a Bom- dell’Ortese lungo la Penisola – una sessantina cir- piani ottenendo un contratto e una discreta somma ca i recapiti nell’arco dell’intera esistenza –, gli (50.000 lire), che non le impedisce di consegnare editori da lei frequentati si dispongono da Nord a il dattiloscritto a Rizzoli ricevendo un anticipo di Sud lungo un itinerario che parte da Lugano (Laghi quattro volte superiore. Ma La vita di carta non di Plitvice), tocca Rapallo (Galantini), Milano uscirà mai (in compenso i diritti sono acquistati (Mondadori, Rizzoli, Marcos y Marcos) e Torino anche da Vallecchi), a riprova di come una delle (Einaudi), taglia il centro della Penisola a Firenze caratteristiche della travagliata vita professionale (Vallecchi) e a Roma (Empiria), quindi punta a sud della scrittrice sia stata proprio la condizione di verso Bari (Laterza) e Palermo, dove Beppe Costa

❨ 72 ❩ PreText pubblica nel 1983 Il treno russo. Tut- ti editori di diversa tradizione ma accomunati da una produzione di as- soluta qualità, come conferma anche la casa editrice che ha acquistato da ultima i diritti della scrittrice, la mi- lanese Adelphi. piacere dall’Editore». A conferma, il 14 giugno Naturalmente ci sono editori di un solo libro (Ei- Einaudi le aveva inviato un «contratto editoriale naudi e Il mare non bagna Napoli, Laterza e Silen- per la pubblicazione di Diario di un viaggio in zio a Milano) e altri che invece ne producono un URSS, con clausola di opzione per le opere succes- maggior numero, accompagnando più a lungo l’at- sive, dattiloscritto con À rme autografe». Ciò nono- tività dell’autrice: se il catalogo Vallecchi conta ben stante, il diario russo non vedrà mai la luce. 5 opere, a oggi i titoli Adelphi sono 13, comprese Certo, questa disseminazione di titoli si spiega an- 3 opere postume e i 2 volumi di Romanzi. In parte che con la vita avventurosa dell’Ortese, ma non differente la situazione se invece si considera la bisogna per ciò sottovalutare la sua notevole con- durata del rapporto professionale intrattenuto sapevolezza nell’organizzare e valorizzare il pro- dall’Ortese con i suoi editori: i marchi cui è rimasta prio lavoro, in tutte le fasi, dall’elaborazione sem- legata più a lungo sono due, Adelphi e Rizzoli, pre meticolosissima all’accoglienza presso il rispettivamente 11 anni il primo e 12 il secondo. In pubblico anche non qualiÀ cato. Molto sensibile ogni caso la spregiudicata consuetudine di giocare alla visibilità dei suoi libri, Anna Maria non solo su più tavoli all’insaputa degli interessati caratte- segue con grande attenzione il trattamento critico rizza tutta la carriera di Anna Maria, e in effetti loro riservato – un interesse addirittura maniacale nessun editore ha mai detenuto l’esclusiva dei di- nel caso del Porto di Toledo (1975), secondo lei ritti che pur legalmente possedeva. Basti pensare recensito poco e male per responsabilità della Riz- alla Lente scura pubblicata da Marcos y Marcos zoli –, ma si preoccupa anche di assicurare una subito dopo l’esclusiva concessa ad Adelphi, ma costante disponibilità della sua produzione sul mer- anche allo stipendio À sso di 100 mila lire mensili cato, con ottimi risultati. Escludendo le semplici corrisposto alla À ne degli anni Sessanta da Enrico ristampe, in sessant’anni di attività si contano in- Vallecchi – che vede le pagine della scrittrice siste- fatti ben 45 edizioni di libri (comprese le scolasti- maticamente prodotte da altri –, oppure al rappor- che), il che signiÀ ca in media un volume ogni 16 to con Giulio Einaudi. Nella lettera inviata a Raf- mesi. La distanza temporale massima fra un’usci- faele Mattioli il 9 agosto 1954 l’Ortese parla del ta e la successiva è di 8 anni (tanti ne corrono fra «libro sull’URSS, che mi sono impegnata a conse- la seconda edizione di Angelici dolori, del 1942, e gnare entro quest’anno all’Editore Einaudi. Il con- L’infanta sepolta, del 1950), ma a partire dall’Igua- tratto e le due lettere in data 4 agosto, dimostrano na (1965) À no all’ultima edizione di Silenzio a che questo impegno è stato accettato con molto Milano (1998) il ritmo aumenta: per ben 11 volte

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PreText ❨ 73 ❩ UNA SCRITTRICE E I SUOI EDITORI

l’Ortese pubblica un libro all’anno, e non di rado bula” in concomitanza con la versione Club del più di uno (tre nel 1975, 1979, 1986, 1987, 1994 e Libro nel 1994, per passare dopo nei tascabili “Gli nel 1997). Naturalmente non tutte le sigle editoria- Adelphi” (2008). Ma si tratta ormai di un’edizione li hanno lo stesso appeal e impatto sul mercato, né postuma, come la versione scolastica a cura di ogni prodotto letterario il medesimo peso, ma col- Francesca Pilato del 1999, prodotta in tandem da pisce come nonostante le difÀ coltà di cui si lamen- Adelphi-la Nuova Italia. ta in innumerevoli lettere, Anna Maria sia riuscita Grazie a un’attenta strategia, l’Ortese ha dunque a garantire alla sua opera una sorprendente presen- saputo valorizzare le 23 voci del suo personale ca- za in libreria e sui giornali. Una visibilità in parte talogo con grande efÀ cienza, e a conferma di una imprevedibile in quanto legata al successo della sensibilità editoriale particolarmente sviluppata singola opera, e dunque alle sue eventuali ristampe questo vero e proprio sfruttamento intensivo riguar- e riedizioni, ma che chiama in causa l’autore tutte da anche gli articoli; del resto sono numerosi i «li- le volte che lo stesso titolo viene riproposto da un bri fatti con articoli di giornale», come li deÀ nisce editore diverso dal precedente. lei. A uscire in quotidiani e riviste sono anzitutto Così, per esempio, L’Iguana esce da Vallecchi nel racconti, ma pure reportage e cronache, e molti di 1965 e, insieme a Poveri e semplici, torna in circo- questi pezzi vengono pubblicati insieme, con lazione per il Club degli Editori due anni dopo l’eventuale aggiunta di qualche inedito per valo- nella collana “I grandi premi letterari italiani. I pre- rizzare la novità (accade così sia in Angelici dolo- mi Strega” (edizione replicata nel 2006 da Utet, ri, sia nel Mare non bagna Napoli). Per quanto con prefazione di Elisabetta Rasy). Infuriata per riguarda in particolare i racconti, non di rado la l’insuccesso del Porto di Toledo, l’8 marzo 1976 scrittrice rilancia in raccolte successive testi già l’Ortese detta le sue condizioni a Sergio Pautasso, editi in volume, e così lo stesso pezzo À nisce per editor di Rizzoli: «Per l’Iguana, oggi [...] chiedo rimbalzare di libro in libro: facile riconoscere queste garanzie: 1) Un minimo di centomila copie, nell’Alone grigio (1969) capitoli già letti sia in An- anche se con la percentuale solita Bur. 2) Tutte gelici dolori (1937) sia in L’infanta sepolta (1950), queste percentuali dovrebbero essermi pagate in ma anche nei Giorni del cielo (1958). E capita per- un solo anticipo». Dopo la versione Bur del 1978 sino che novelle uscite sulla stampa periodica e poi – Anna Maria è stata accontentata –, nel 1986 il in volume vengano rivendute a una seconda testa- romanzo entra nella scuderia Adelphi (collana “Fa- ta: apparso su Milano-sera il 6 marzo 1950, Tro- bula”), e nel 1991 viene ripreso dal Club del Libro. vata la casa iniziato il gioco conÁ uisce in L’infan- Ancora, Il mare non bagna Napoli – è il titolo che ta sepolta e quindi, con un altro titolo che lo rende cambia più case editrici – esce nei “Gettoni” einau- meno immediatamente riconoscibile (Il messaggio diani (1953), quindi presso Vallecchi (1967), poi di Li Ling), ricompare il 16 luglio 1952 sul Corrie- nella Bur (1975). A questa edizione segue quella re di Napoli. scolastica della Nuova Italia a cura di Anna Noz- Nel complesso, la lunga infedeltà dell’Ortese e zoli (1979), ultima proposta prima dell’ingresso in l’estrema attenzione con cui ha sempre gestito la Adelphi. Qui Il mare esordisce nella collana “Fa- propria opera valorizzandola al massimo anche

❨ 74 ❩ PreText economicamente ne fanno una grande professioni- disco di Eduardo legge se stesso, il 33 giri curato sta della letteratura: al sistematico riÀ uto di svol- dalla scrittrice per Cetra nel 1960, in cui l’autore gere altri lavori (unica eccezione, la dattilografa da napoletano recita Vincenzo De Pretore, tratto dal giovane) Anna Maria afÀ anca infatti la massima Paese di Pulcinella. Nonostante il soggetto parte- disponibilità verso le più diverse forme di scrittura. nopeo, il testo dell’Ortese sembra proprio di circo- Pratica anzitutto molti generi letterari, mescolan- stanza. Ad ammetterlo è lei, come racconta a Ra- doli con indubbia originalità: scrive poesie, raccon- nieri Polese ricordando proprio la collaborazione ti e romanzi di vario tipo e misura, tutti difÀ cili da a Oggi: «A Milano ho incontrato persone dei gior- deÀ nire, oltre a un’opera teatrale, Il vento passa. nali, gente della Rizzoli; loro mi hanno insegnato Notevole anche l’apertura verso generi di estrazio- dei lavori da fare. Io sapevo scrivere, però mi an- ne non letteraria ma giornalistica: l’Ortese scrive noiavo terribilmente. Erano lavori grossolani: do- inchieste e articoli di cronaca, sia nera (il 25 agosto vevo andare nelle emeroteche e rileggere sui gior- 1948 racconta, per Risorgimento, La verità su Ros- nali tutti gli “avvenimenti che hanno commosso il sana, la À glia di Mario Sironi suicida a 19 anni), mondo”. Ecco, il titolo era proprio quello, io do- sia rosa (si veda la rubrica “Un avvenimento che vevo rifare la storia di queste cose qui e poi pub- commosse il mondo” su Oggi del 1949), sia spor- blicarle in un articolo. Uno al mese, mi riducevo tiva: memorabile il resoconto del Giro d’Italia ap- sempre all’ultimo giorno, anzi all’ultima notte, parso sull’Europeo nel 1955. E inoltre molti repor- allucinata, piena di rabbia. La roba che facevo era tage – dall’Italia, dalla Russia, da Parigi, ignobile. Ma comunque erano brave persone alla dall’Inghilterra –, qualche recensione (quella usci- Rizzoli, mi davano da lavorare». ta sul Notiziario Einaudi nel 1954 è dedicata al Luca Clerici Diario di Anna Frank), oltre a non molti scritti di critica (ora in parte raccolti in Da Moby Dick Nota bibliograÀ ca all’Orsa Bianca, Adelphi, 2011) e di costume. E Le citazioni delle lettere di Anna Maria Ortese a poi ci sono alcune prose poco classiÀ cabili come Valentino Bompiani sono tratte da Luca Clerici, quelle radunate in Corpo celeste (1997), contami- Apparizione e visione. Vita e opere di Anna Maria nazioni di intervista, memoria autobiograÀ ca, rac- Ortese (Milano, Mondadori, 2002, p. 80); la lette- conto, suggestione lirica e riÁ essione critica. ra a Mattioli è stata in parte pubblicata in il Sole 24 Ma la sua disponibilità professionale va oltre: Ore (Luca Clerici, “Mattioli, re della Ricciardi”, nell’ottobre del 1951 le vetrine delle librerie espon- 25 novembre 2007, p. 11). La deÀ nizione «libri gono l’ultimo “Omnibus” di Mondadori, il roman- fatti con articoli di giornale», riferita a Il mare non zo Argilla di Zoé Oldenbourg: la traduzione è À r- bagna Napoli (Torino, Einaudi, 1953) e a Silenzio mata da lei. In ambiente extraletterario si collocano a Milano (Bari, Laterza, 1958), si legge in Anna inÀ ne sia la sceneggiatura della commedia Lauta Maria Ortese, “Anna Maria Ortese rompe il silen- mancia, il À lm di Fabio De Agostani del 1956, sia zio”, in La Stampa, 10 aprile 1986, p. 3. L’ultimo Eduardo De Filippo, nato a Napoli. Si intitola co- richiamo è a Ranieri Polese, “La signora è ricom- sì il testo riprodotto sul retro della copertina del parsa”, in Leggere, settembre 1996, n. 83, p. 12.

UNA SCRITTRICE E I SUOI EDITORI

PreText ❨ 75 ❩ AMICI & AFFARI FotograÀ a con dedica di Gian Dàuli ad Andrea Lucchi. L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

GIAN DÀULI E L'EDITORE LUCCHI NEL PAESE CHE "NON VOLEVA LEGGERE" LA BATTAGLIA DEL LIBRO UN APPASSIONATO DI NARRATIVA STRANIERA E UN IMPRENDITORE GENIALE E ATTENTO AI CONTI. INSIEME PER SFIDARE LA CRISI ABBASSANDO I PREZZI DI VENDITA. CREANDO MOLTE INVIDIE di PATRIZIA CACCIA

iuseppe Ugo Virginio Quarto Na- lato (Vicenza, 9 dicembre 1884-Mi- lano, 29 dicembre 1945) più noto con lo pseudonimo di Gian Dàuli, meno con quello di Ugo Caimpen- ta,G è considerato colui che, nella prima parte del Novecento, diede la spinta propulsiva all’intro- duzione in Italia della narrativa straniera di qua- lità. La sua azione spaziò dall’immissione sul mercato di autori d’Oltralpe allora sconosciuti, in particolare quelli di lingua inglese, all’abban- dono della mediazione della traduzione francese, come si era usato À no ad allora. In breve, Dàuli, dopo aver fondato e affondato, principalmente a causa della poca dimestichezza con il denaro e con il potere, diverse imprese editoriali, tra cui la Modernissima, la Delta e la

❨76 ❩ PreText LA FIERA DEL LIBRO Due momenti della visita di Gian Dàuli e Andrea Lucchi alla VIII Fiera del libro che si tenne a Napoli nel 1934.

Dauliana, all’inizio degli anni Trenta si trovò a dover affrontare serie difÀ coltà economiche. Una À ne ovvia per chi si autodeÀ niva «editore senza previdenza sociale». A dare una mano al vicentino fu il tipo- grafo-editore Andrea Alberto Lucchi (Modena, 16 dicembre 1891-Milano, 13 marzo 1957). Lucchi arrivò da Modena a Milano più o meno ventenne insieme a Ilda e Pia, due delle quattro sorelle e dei tre fratelli che, oltre a lui, componevano la famiglia. DifÀ cile districare il ginepra- io di società che Andrea e Ilda fondarono intorno agli anni Venti. Secondo la Guida di Milano, che li annovera nella categoria una piccola Casa che pubblicava gialli, con sede degli editori librai, aprirono un commercio di al civico 3 di via Fiori Chiari. Forse fu proprio cartoline illustrate con sede in via Cusani 8. Nel quella contiguità a far conoscere i due o forse 1927 Ilda divenne titolare della già esistente ti- furono alcune comuni passioni, quella per il la- pograÀ a Lucchi, e contemporaneamente Andrea, voro e quella nella validità del libro economico, dopo aver avviato un’ofÀ cina per la «tagliatura a far sì che Lucchi offrisse a Dàuli un’altra op- in formati della carta in rotoli» in via Giannone portunità nell’editoria. In comune i due uomini 4, costituì le Edizioni Aurora che, nel 1938, di- ebbero anche il carattere molto aperto, comuni- vennero casa editrice Lucchi. cativo, e venato di una certa insofferenza per ciò Nello stesso periodo, sul À nire degli anni Venti, che era convenzionale. Se Dàuli era noto per es- Dàuli fece parte del gruppo dirigente della Argo, sere un libertino, Lucchi era famoso per intavo-

L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

PreText ❨ 77 ❩ COPERTINE Gian Dàuli, Zio FloÁ ò, Aurora, Milano 1935. Nella pagina accanto, Anna Katharine Green, L’assassinio di Mr. Hardy, prima traduzione dall’inglese di Alberto Tedeschi, Aurora, Milano 1934. L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

nell’apertura d’una lampada avrebbe proiettato, sul tavolo o sulla parete della scuola, il testo e le illustrazioni che si vorranno leggere». Altri non “divagarono” e cercarono di concentrarsi sulle cause delle difÀ coltà dell’editoria, come fece Rosolino Davy Gabrielli. Il giornalista, in un ar- ticolo su Industria, riportato dal Giornale della libreria del 3 marzo 1928, elencò in modo sinte- tico i problemi: alto costo del libro, insufÀ cienza assoluta dei mezzi di lancio, inadeguatezza del personale di libreria, scarsità di autori e generi nuovi. Davy Gabrielli proseguiva l’analisi proponendo agli editori di adottare per la vendita le tecniche «reclamistiche dei grandi fabbricanti di oggetti vari, facendo largo uso della reclame murale, a base di grandi cartelli a colori», suggerendo inol- tre di «mandare attorno commessi viaggiatori che conoscano il mestiere ed abbiano una buona provvigione; [di] organizzare carovane librerie montate su automobili-librerie ben attrezzate, le quali dovrebbero spingersi specialmente di do- menica, nei borghi e nelle cittadine, dove non esistono botteghe di libri [e di] permettere al pub- blico di prendere visione delle novità librarie con maggior agio di quanto non gli sia possibile, guardandone la copertina nelle vetrine […]. Gli editori poi dovrebbero dare un maggiore svilup- lare appassionate chiacchierate con i frequenta- po alla vendita a rate [e dovrebbero] pubblicare tori del vicino bar Brera. libri di letteratura gaia, brillante, anche parados- Il dibattito sulla strategia da adottare per supera- sale [...] e poi ancora libri di viaggio e di avven- re la crisi del libro degli anni Venti aveva coin- ture, molti e ben illustrati». volto diverse personalità, e non solo quelle ap- Non sappiamo se Lucchi lesse questo articolo, partenenti al settore. Prezzolini, nel 1927, ma la gestione che applicò alla sua impresa ri- consigliò agli editori di specializzare la produ- Á esse quasi per intero questo modello. zione nonostante preconizzasse, con incredibile In quegli anni i librai, almeno la parte di essi che lungimiranza, che un giorno il libro sarebbe sta- più era a contatto con la fascia meno acculturata to sostituito «da un rotoletto o À lm, che passando della popolazione, riuscivano a stento ad argina-

❨ 78 ❩ PreText re la concorrenza, sempre più dilagante, dei librai diretta al pubblico tramite vaglia. InÀ ne, come in ambulanti, i cosiddetti “pontremolesi”, che ven- parte auspicato da Davy Gabrielli, a tutti coloro devano opere fuori diritti, tradotte in modo scor- che si spingevano in fondo al cortile di via Fiori retto e stampate su carta poverissima. Lucchi Chiari, permetteva di toccare con mano la pro- decise di afÀ ancare all’intermediazione dei pon- duzione, discuterla con lui e, se convinti, acqui- tremolesi, i servigi della Saf, acronimo di Servi- starla. Questo tipo di commercio, che saltava il zi accessori ferroviari. classico canale della libreria, sollevò le ire della Si trattava della più vasta e capillare organizza- Federazione nazionale dell’industria editoriale zione di distribuzione libraria del nostro Paese, che, attraverso le pagine del suo organo, il Gior- con ufÀ ci in moltissime stazioni ferroviarie; gra- nale della libreria, protestò non poco. zie alla Saf gli acquirenti potevano persino pre- Tra le misure adottate per superare la crisi notare un libro in una stazione e ritirarlo in un’al- dell’editoria ci fu l’organizzazione di manifesta- tra. Lucchi diede anche vita a una rete di vendita zioni, come le Feste del libro, che intendevano promuovere la lettura e quindi la vendita. La for- mula scelta nel 1927, l’anno della prima Festa, con il tempo si ampliò moltissimo, coinvolgendo tutta l’Italia. Dàuli, a nome di Lucchi, partecipò instancabilmente a questi happening sottoponen- dosi a gravosi spostamenti lungo l’intera Peniso- la. Nell’agosto del 1933, ad esempio, dalle co- lonne de La Sera, raccontò della tanta fatica accumulata per aver presenziato in un mese a quattro À ere e un congresso. Altrettanto estenuan- ti furono poi i bagni di folla, che si concludevano con l’autografo apposto sui libri acquistati dai fans. In coda per una dedica ci si mise persino Valentino Bompiani, come testimoniato da una fotograÀ a scattata a Sanremo. Ad afÀ ancare Dàuli nella vendita ci fu una certa Jolanda Gioia della quale purtroppo non si sa nulla, eccetto il fatto che fosse un’ottima profes- sionista nel suo campo. A monte del successo di Lucchi vi fu la condu- zione assolutamente familiare dell’impresa. De- terminanti furono la sua presenza costante in azienda e la bravura contabile della sorella Ilda (Modena, 28 giugno 1890-Milano, 28 febbraio 1968). La tipograÀ a, invece, si avvalse quasi

L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

PreText ❨ 79 ❩ L'INSTANCABILE PROMOTORE Sotto, Gian Dàuli con Valentino Bompiani. Nella pagina accanto, una delle inumerevoli occasioni di promozione del libro di cui Dàuli era maestro. L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

tare tra le proprie amicizie quella di Matisse, ri- mase sempre legato da profondo affetto alla fa- miglia Lucchi. Altri, invece, entrati ragazzini, GIAN DÀULI CONTRIBUÌ lasciarono la casa editrice in età da pensione; ALLA FORMAZIONE valga per tutti Pietro Mazza che, orfano, iniziò DI UN GRUPPO DI GIOVANI quattordicenne come garzone e lasciò la ditta al termine dell’età lavorativa, dopo essere stato a CHE SFORNAVANO lungo persino l’autista di Lucchi. Un altro dipen- LIBRI SU COMMISSIONE dente che non lasciò mai l’azienda fu Luigi Sot- PAGATI ALLA CONSEGNA tocorno che, nel 1945, sposò Lucia, l’unica À glia di Andrea e Carlotta Taglioretti, divenu- ta signora Lucchi dopo una lunga con- vivenza. La strategia editoriale utilizzata dall’opi- À cio fu senza pietà: era degno di pub- blicazione solo ciò che in quel momen- to andava per la maggiore e veniva ristampato solo ciò che si vendeva. È probabile che Dàuli abbia contribuito alla formazione di una équipe di giova- ni, forse colti, sicuramente squattrinati, che sfornavano libri su commissione pagati prontamente alla consegna. Alcuni di questi autori redigevano scrit- ti su quanto era loro indicato: biograÀ e, storie tratte da À lm, storie d’amore, e così via. Altri, in brevissimo tempo, an- che solo un paio di settimane, traduce- vano romanzi, e forse, per velocizzare, esclusivamente del contributo di meno di una anche singoli capitoli che venivano poi assem- decina di operai, con i quali i rapporti furono blati, e, se c’era tempo, “omogeneizzati” da altri sempre improntati più all’amicizia che alla su- collaboratori. Insomma la Lucchi era quello che balternità. Per alcuni il lavoro nella tipograÀ a ora si chiama un “libriÀ cio”. Del resto, per riu- rappresentò solo l’inizio di una brillante carriera scire a mantenere prezzi così bassi – al massimo in altri campi. Fu il caso, ad esempio, di Carlo 4 lire, ma poi tra sconti, riduzioni, ecc. ecc. si Franzini (21 aprile 1923-27 gennaio 2003), in arrivava a pagare un libro 2 lire – l’editore non arte Saturnino, allora studente dell’Accademia di poteva agire diversamente. A La mostruosità del Brera, poi artista affermato che, pur potendo van- libro economico, ovvero la lettera aperta a La

❨ 80 ❩ PreText UNA DONNA PER SEMPRE Sotto, Ingrid Bergman mentre passeggia davanti a un'edicola, a Stoccolma, nel 1959. Le copertine dei femminili, in quegli anni, sono tutte per lei.

Sera del 6 febbraio 1935 di Franco Ciarlantini, Giancarlo Vigorelli, che ricorda Lucchi come il presidente della Federazione nazionale fascista pingue, amabile e generoso stampatore della let- degli editori, che denunciava il fenomeno, Dàuli teratura nazional-popolare, riporta, a proposito, replicò che l’unico giudice della validità delle una frase del modenese: «I grandi editori stam- opere era il pubblico, e le numerose attestazioni pano libri che sono letti dal 10 per cento della di stima testimoniavano che quella era la via da gente che legge, io mi accontento dell’altro 90 percorrere. Lo scontro che Dàuli ebbe con la Fe- per cento». derazione, in verità, fu molto più duro rispetto a Se l’editore non tollerava di avere fondi di ma- ciò che trapela dalle righe di questo e di altri gazzino, perché signiÀ cava avere del capitale articoli sull’argomento. Nella vertenza tra le due fermo, non disprezzava però di acquisire quelli parti furono coinvolte questura e autorità varie e degli altri. Fu il caso dei romanzi editi dall’At- la contesa andò avanti a suon di carte bollate À no lante, una Casa attiva dal 1931 al 1937, specia- a quando Lucchi venne convocato dal prefetto lizzata in narrativa poliziesca. La Atlante diven- che gli intimò di attenersi alla disciplina in vigo- ne celebre perché vinse una causa intentatale da re per quanto riguardava il prezzo da applicare. Mondadori che le imputava di aver copiato le A dar man forte al vicentino fu, qualche anno copertine dei suoi gialli. Nel 1932, la Atlante dopo, nel 1937, Massimo Bontempelli che deci- aveva afÀ dato la traduzione di alcuni romanzi ad se di pubblicare presso Barion, un altro editore Alberto Tedeschi, in quegli anni editore in pro- “tipo bancarella”, come lo deÀ nì Formiggini, il prio con Atem e, dal dopoguerra, direttore dei suo Gente nel tempo al solo scopo di constatare “Gialli Mondadori”. Lucchi acquistò l’invenduto di persona quante copie in più avrebbe venduto dell’Atlante, lo ricopertinò, e lo propose con il grazie al basso prezzo rispetto a quello comune- suo marchio. mente applicato dai suoi editori tradizionali. Fu con un romanzo “rimesso a nuovo”, L’incubo

L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

PreText ❨ 81 ❩ GIALLO A MILANO Sotto, Francis Marion Crawford, La suora bianca, prima traduzione dall’inglese di Gian Dàuli, Aurora, Milano 1934 (Biblioteca Braidense) e Augusto De Angelis, Il banchiere assassinato (le inchieste polizie- sche del commissario De Vincenzi) Aurora, Milano 1935. Nella pagina accanto, con Jolanda Gioia. L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

di Londra di Joseph Smith Fletcher, tradotto da Franco Invernizzi, Vincenzo Aurelio Guarnaccia, Alberto Tedeschi, che probabilmente iniziò l’at- Luigi A. Garrone. Molti di essi, pur À rmando tività della Aurora. Accanto a questi restyling la ugualmente per altri marchi, provenivano dalla Casa presentò anche altri nuovi gialli sempre squadra di specialisti costituita a suo tempo da nella versione italiana curata da Tedeschi. Segno Dàuli per le sue editrici. che il genere piaceva e forse piaceva pure il tra- Lo stesso vicentino ne fece parte presentando la duttore. Tedeschi nel 1934 si occupò persino di versione italiana di diversi classici come Steven- Le due orfanelle di Adolphe Philippe Dennery, son, Dickens, Wodehouse, Renard. Anche la mo- romanzo che rappresentò un vero colpo di fortu- glie, l’americana Edith Carpenter, collaborò con na per via Fiori Chiari perché vendette, dal 1934 il gruppo, utilizzando lo pseudonimo di Dienne al 1937, 145 mila copie. Una tiratura che, se ve- Carter. In catalogo spicca il nome di Mario Benzi, rafÀ - nato traduttore, che nel 1937 À rmò la trasposi- zione di Ramona di Helen Hunt Jackson, non una delle solite ricopertinature. Come detto, per la Casa di via Fiori Chiari, Dàu- li fece di tutto: direttore tecnico, traduttore, au- tore, prefatore e curatore. Lavorò, anche con lo pseudonimo di Ugo Caimpenta, a biograÀ e di uomini illustri, libri per bambini, romanzi d’amo- re, curando persino, per il cosiddetto À lone “ali- mentare”, Il galateo di donna Patrizia. Tra le scoperte della coppia Lucchi-Dàuli ci fu Roger Martin Du Gard, introdotto in Italia nel 1937, l’anno in cui lo scrittore francese vinse il Nobel. Il romanzo Giovanni Barois, uscì con la presentazione del vicentino e la traduzione di Franco Invernizzi. A questo titolo seguì, nel 1938, ra, fu decisamente straordinaria, visto che anco- L’avvenire, nella versione di Brugiotti. ra nel 1931 l’analfabetismo in Italia era al 21% Un altro autore, divenuto celebre solo in seguito, e che, ad esempio, gli atti matrimoniali risulta- che lavorò per Lucchi, o forse più per Dàuli con- vano non sottoscritti dal 7% degli uomini e dal siderata l’amicizia e la stima che li legava, fu 12% delle donne. Augusto De Angelis. La Casa pubblicò nel 1935 Gli altri traduttori presenti in catalogo, sia quelli il suo primo giallo, Il banchiere assassinato, il chiamati direttamente dall’editore che quelli che poliziesco che inaugurò la serie con al centro il avevano lavorato a romanzi ricopertinati, furono commissario della Squadra mobile di Milano, De Curzio Siniscalchi, Eugenio e Mario Penso, Ma- Vincenzi, personaggio paragonabile al collega ria Parisi, Maria Teresa Massa, Luigi Lazzarini, Maigret.

❨ 82 ❩ PreText Questi numeri da capogiro, che secondo Barzini erano piuttosto realistici, sono ancora più incre- dibili se si pensa che, ad esempio, I ragazzi del- la via Paal, nell’edizione del 1936 di Bompiani, vendette 3.500 copie contro le citate 100 mila di Lucchi. Al giornalista che gli chiese quale fosse la ragio- ne di tanto successo, Lucchi rispose: «Niente, solo il prezzo!». A mettere À ne al fordismo editoriale, come Bar- zini deÀ nì la produzione di via Fiori Chiari, fu la penuria di carta dovuta alla guerra. Dàuli, a quel punto senza lavoro, si stabilì a Tre- mezzo e poi a Lezzeno, in provincia di Como. Nel 1943, cercò di riavviare, con l’aiuto econo- mico di Luciano Jellinek, l’attività della Moder- nissima, una delle editrici milanesi da lui dirette De Angelis, che morì nel 1944 a causa di un’ag- negli anni Venti, pubblicando sette libri tra cui il gressione fascista, è uno degli autori riscoperti suo Cabala bianca e Le avventure di un libraio da Oreste del Buono negli anni Sessanta. Nelle di Giuseppe Orioli. Progettò persino di tradurre due serie televisive prodotte dalla Rai tra il 1974 Proust, ma i diritti vennero ceduti da Gallimard e il 1977, De Vincenzi fu interpretato da Paolo a Einaudi. Stoppa. Il romanzo è stato poi riproposto da Gar- Gian Dàuli morì il 29 dicembre 1945, colpito da zanti nel 1975 e da Sellerio nel 2009. infarto, a casa di amici in via Fiori Chiari, a pochi Nell’inchiesta sugli italiani e la lettura, condotta passi dalla Lucchi, in quel quartiere popolare che per il Corriere della Sera da Luigi Barzini jr. nel l’aveva accolto nel momento peggiore della sua 1937, Lucchi quantiÀ cò così le vendite: La suora vita e che, immaginiamo, fosse in perfetta sinto- bianca di Francis Marion Crawford (traduzione nia con il suo modo d’essere, in bilico tra i più di Dàuli; la stessa versione, ma À rmata con lo inÀ mi bordelli di Milano, così ricchi di umanità, pseudonimo di Caimpenta, venne proposta dalla e il bar Brera, rifugio di tanti artisti, come lui Lucchi À no al 1981), 145 mila copie; I ragazzi trasgressivi, sottovalutati in vita, ma osannati della via Paal di Ferenc Molnár, 100 mila copie; dopo la morte. Il maresciallo Badoglio di Ugo Caimpenta, con La casa editrice, dopo la scomparsa del fondato- una introduzione di Gian Dàuli, 95 mila copie; Il re, proseguì l’attività grazie alla À glia di Lucchi, generale Graziani di Ugo Caimpenta, 100 mila Lucia e al marito, Luigi Sottocorno. A loro su- copie; Ben Hur di Lewis Wallace, 90 mila copie; bentrarono, À no al 2000, la À glia, Andreina e il Napoleone di Dumas padre, tradotto da Siniscal- marito Pietro Bulloni. chi e prefato da Gian Dàuli, 70 mila copie. Patrizia Caccia

L'ITALIETTA E LA NARRATIVA A BUON MERCATO

PreText ❨ 83 ❩ UNA MERAVIGLIOSA AMICIZIA INTELLETTUALE

LA TRADUTTRICE SCALERO ALLA SCUOLA DI GIUSEPPE ANTONIO BORGESE IL MAESTRO E LILIANA UNA RAGAZZA COSMOPOLITA E AUTODIDATTA INCONTRA UN GRANDE CRITICO CHE VUOLE SVECCHIARE IL MONDO LETTERARIO ITALIANO. SULLO SFONDO, GRANDE GUERRA E FASCISMO di ANNA FERRANDO

urante l’anno accademico 1911- di essere allo stesso tempo apprezzato giornalista, 1912, «ero stata sua allieva (ma solo amato professore, temuto critico letterario, sapien- “uditrice”) all’Università di Roma, te teorico della letteratura, poeta, drammaturgo, l’antica Sapienza; egli mi aveva gui- scrittore e instancabile animatore culturale. Ed era dato in lavoretti letterari. […] I miei proprio questa integrità ad affascinare gli studenti, Dcontatti con Borgese continuarono dopo il ’14-15, facilmente rapiti dalla sua efÀ cace arte oratoria. ma per parecchi anni solo più per lettera, con gran- Non a caso dalla scuola milanese di Borgese sareb- di lasse, perché Borgese era al fronte». bero usciti uomini capaci di affermarsi in ogni Era il 1968 e con queste parole Liliana Scalero ambito della cultura come Eugenio Colorni, Ales- rievocava per i lettori di Le Parole e le Idee gli sandro Pellegrini, Guido Piovene e Mario Rober- esordi di una feconda relazione intellettuale con tazzi. Di questi ultimi due in particolare è noto il Giuseppe Antonio Borgese, quando lei era ancora carteggio, testimonianza di un rapporto continuo e una giovane studentessa, aspirante germanista e profondo col professore, il quale sapeva essere scrittrice. All’inizio degli anni Dieci Borgese era guida anche fuori dell’aula universitaria. La stessa stato infatti nominato professore di letteratura te- Liliana Scalero, più anziana dei discepoli milanesi, desca all’Università di Roma, dopo un anno di era stata la prima “vittima consapevole” del ma- esperienza maturato a Torino. Borgese era un in- gnetismo e del carisma di Borgese, già pienamen- tellettuale a 360 gradi, onnivoro, ansioso di primeg- te manifesto agli inizi della sua carriera accademi- giare in ogni campo in cui si cimentava, e capace ca: «Borgese stesso mi parlava di un senso di

❨ 84 ❩ PreText LA DISCEPOLA Sotto, Liliana Scalero a Ivrea, 28 settembre 1962 (Fondo Liliana Scalero). vertigine che lo prendeva a volte sulla cattedra do- gliersi i suoi maestri. Quando dall’ottobre del 1907 ve insegnava, di manca d’equilibrio quand’egli ne la famiglia si stabilì a Roma grazie al sostegno di scendeva e passeggiava fra i banchi, guardando gli uno zio materno, Piero Delgrosso, un ricco avvo- studenti con aria severa, con quei suoi occhi di cato che aveva una splendida casa nel rione Prati, fuoco. Ricordo che egli a volte tirava fuori una Liliana non si lasciò sfuggire l’occasione di parte- pastiglia bianca e la inghiottiva, continuando poi cipare alle lezioni di Borgese. Le 104 lettere inedi- la lezione, senza alterarsi, con mirabile chiarezza» te conservate nel Fondo Scalero presso la Biblio- (L. Scalero, “Il Rubè di Giuseppe Antonio Borge- teca civica Mondino di Mazzè sono una prova se”, in Le Parole e le Idee, gennaio-giugno 1968, tangibile del fatto che anche la traduttrice piemon- pp. 295-296). tese fu una fedelissima discepola di Borgese, al Allo scoppio della Grande guerra, quando sedeva pari di Piovene e Robertazzi. Il dialogo epistolare, fra i banchi della Sapienza di Ro- iniziato alla À ne del periodo ro- ma, Liliana non aveva ancora mano del professore, s’interruppe vent’anni. Eppure, nata nel 1895 fra il 1932 e il 1945, quando il in un piccolo paese della provin- “Maestro” scelse deÀ nitivamente cia di Torino, Mazzè, aveva già la via dell’esilio, per poi ripren- vissuto a Londra, Lione e Vien- dere con continuità costante À no na, seguendo le orme della bio- al 1952, anno della morte. La pri- graÀ a itinerante del padre Rosa- ma lettera di Borgese alla Scalero rio Scalero, violinista e è del 18 agosto 1916: «Gentile compositore di professione. Signorina, qua e là le Sue versio- Questo peregrinare favorì in Li- ni vanno nel generico e talvolta liana una precoce vocazione allo vi sono spiacevoli imprecisioni studio delle lingue straniere, ac- metriche. Ma, nel complesso, v’è compagnata da un’innata indole quel fuoco di sentimento e quella curiosa e meditativa. Giovanis- vitalità d’intelligenza che cono- sima si sapeva esprimere corret- scevo già in Lei. Ella sa leggere tamente non solo in inglese e in e intendere i Suoi cari poeti». Co- francese, ma anche nell’ostica me si evince da queste poche ri- lingua tedesca, la più amata, À no al punto da con- ghe gli interessi dell’allieva e del Maestro s’incon- siderarla «una nostra seconda lingua, tanto che la trarono nell’amore per le letterature straniere. Il parlavamo da sole, io e mia sorella Alessandra, cursus intellettuale di Liliana Scalero prese infatti disapprovate dai membri anziani della famiglia». l’abbrivio con l’attività di traduzione che lei stessa Proprio a causa della professione paterna, l’iter considerava «soltanto la prima fase della sua car- formativo della Scalero non fu affatto lineare: «Gli riera letteraria». Liliana volse in italiano autori del studi furono tumultuosi e incerti, sbalestrata di qua calibro di Goethe, Schiller, Thomas Mann, Nietz- e di là, fui spesso bocciata. Fui un’autodidatta e dal sche, e non dimenticò di afÀ ancare alla traduzione 1912 lasciai per sempre i banchi di scuola e mi gli studi di storia letteraria, come l’Antologia della istruii da me». In realtà Liliana fu abilissima a sce- lirica tedesca dopo Goethe sta a dimostrare.

UNA MERAVIGLIOSA AMICIZIA INTELLETTUALE

PreText ❨ 85 ❩ RICORDO DEL MAESTRO Sotto, fronte della cartolina inviata dalla prima moglie di Borgese, Maria, e dalla À glia Giovanna a Liliana Scalero, 1914; a destra, il retro (Fondo Liliana Scalero). UNA MERAVIGLIOSA AMICIZIA INTELLETTUALE

Liliana Scalero non si sarebbe potuta rivolgere a re il Patto di Londra al Congresso di Roma dell’8- uomo più esperto, dal momento che Giuseppe An- 10 aprile 1918. Investito da questa ondata disfatti- tonio Borgese era certamente uno dei letterati ita- sta, non levò la sua voce di fronte al delitto liani della sua epoca più aperti alle culture lettera- Matteotti, né À rmò il manifesto crociano del 1925, rie straniere. Non a caso infatti fu chiamato da ma aderì, come ultimo atto politico prima del ’34, Arnoldo Mondadori a dirigere la “Biblioteca Ro- all’“Indirizzo di simpatia a Gaetano Salvemini” mantica”. Borgese accettò con entusiasmo l’inca- quando questi fu arrestato. In una lettera del Nata- rico perché gli forniva un efÀ cace strumento per le 1925 Borgese spiegava alla Scalero l’esigenza partecipare all’opera di svecchiamento della cultu- di dedicarsi agli studi e all’attività universitaria col ra italiana, cui già aveva contribuito attraverso gli desiderio «di essere più utile ai giovani». Non a Studi di letterature moderne (1915), Ottocento eu- caso in quegli anni la casa di via Pontaccio diven- ropeo (1927) e soprattutto con ne ritrovo obbligato dei suoi allievi più prometten- la trilogia La Vita e il Libro ti fra i quali c’era Liliana, la quale, non appena (1910-1913), unica nel pano- aveva il tempo, raggiungeva il Maestro a Milano. rama della critica per il nume- Di quegli incontri ci è rimasta la testimonianza di ro delle letterature trattate. Paolo Treves, À glio del deputato socialista Claudio, Tanto nella discepola quanto il quale sottolineava il clima di «antifascismo esi- nel professore sono pertanto stenziale» che in quelle stanze si respirava. rintracciabili quell’europei- Nel 1921 Giuseppe Antonio Borgese scriveva smo e quel cosmopolitismo Rubè, «il suo più noto e apprezzato romanzo, che che Gian Paolo Giudicetti de- ha al centro la crisi sociale e ideale del dopoguerra À nì «impegno morale di resi- italiano». Dovette essere letto da tutti i suoi fede- stenza agli sforzi di egemonia lissimi, Liliana Scalero compresa, la quale ne rife- culturale della dittatura». rì in una sua lettera: «Cara amica, [...] La Sua let- Si trattava tuttavia di un impe- tera è fra le quattro o cinque cose degne di nota che gno morale che in entrambi i siano state scritte su Rubè. È un peccato che non casi, almeno all’inizio, aveva sia pubblicata. […] Io Le sono grato dei À ori e abdicato all’azione politica. delle parole dette e scritte e del Suo cuore d’amica Dopo aver sostenuto con entu- che mi piace sentire battere in ritmo con una nobi- siasmo l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra le e aperta intelligenza». mondiale in funzione antitedesca e antiaustriaca Sulla base delle fonti a nostra disposizione risulta (convinzione condivisa dalla stessa Liliana Scale- che prima del saggio su Le Parole e le Idee Liliana ro, la quale nel diario inedito scritto allora si dichia- Scalero non abbia pubblicato nessuna recensione rava «fervente patriota»), Borgese era stato travol- di Rubè, nonostante il desiderio espresso dall’au- to da una campagna denigratoria che, sulla scia tore. Nello scritto del 1968 la Scalero evidenziava della polemica dannunziana sulla “vittoria mutila- anche le venature politiche del testo: nell’Italia fra ta”, lo additava come rinunciatario, non essendo le due guerre mondiali Rubè «è un democratico stato capace, secondo i suoi accusatori, di difende- che ama ancora la patria e l’Italia. Patisce quando

❨ 86 ❩ PreText vede l’Italia decadere, o maltrattata, mal conosciu- di permanenza oltreoceano sì di «parecchi mesi», ta». Tuttavia la traduttrice piemontese riconosceva ma non certo così lungo come nei fatti si sarebbe che non era l’azione politica a smuovere il prota- veriÀ cato. Mentre l’allieva rimaneva in Italia con- gonista dal suo tedium vitae, bensì la tensione mo- tinuando a occuparsi di traduzioni, in particolar rale, religiosa, «protestantica». modo per l’editore Corbaccio, e di articoli per la A partire da quest’ultima lettera citata, il tono del terza pagina del Corriere di Roma e del Popolo di dialogo fra Giuseppe Antonio Borgese e Liliana si Roma, la lontananza dal proprio Paese e il contatto fece sempre più intimo e complice: «E non mi do- con gli antifascisti sollecitavano l’intellettuale si- mandi se sono suo amico come nell’inverno, un culo a profonde riÁ essioni che lo portarono a ri- mutamento di stagione non può mutare il senso di considerare la sua posizione politica nei confronti una così delicata afÀ nità spirituale»; oppure così del regime. Poco prima della stesura del memoria- concludeva: «Davvero non so quante teste femmi- le a Mussolini del 7 luglio del 1934 con il quale nili ci siano mai state così ben articolate e attrez- Borgese rese pubblico il suo riÀ uto di prestare giu- zate». Certamente Borgese apprezzava nella Sca- ramento al fascismo, ci fu un momento in cui la lero la poliedricità intellettuale, nella quale lui vita dell’allieva e del Maestro s’intrecciarono nuo- stesso poteva rispecchiarsi. Anche Liliana, infatti, vamente, sebbene a distanza. Nei mesi delicati in non consacrò le sue energie cerebrali a una sola cui l’anziano germanista andava chiariÀ cando il attività, ma oltre che come traduttrice si formò an- proprio atteggiamento politico fu chiamato da Ar- che come giornalista e, soprattutto a partire dall’im- noldo Mondadori a prendere parte alla giuria per mediato secondo dopoguerra, sperimentò le sue il concorso per un romanzo istituito dall’Accade- qualità di scrittrice e poetessa. Nel 1961 le fu in- mia Mondadori. Il 22 giugno 1932, la Commissio- fatti conferita la medaglia d’argento per celebrare ne si riuniva e segnalava per la pubblicazione i 25 anni di carriera giornalistica, durante la quale all’editore milanese il romanzo inedito Il Caso aveva dimostrato una singolare vastità di interessi: Omodeo della scrittrice Liliana Scalero. Il dattilo- in quel torno di tempo aveva infatti À rmato più di scritto è conservato presso la Biblioteca civica di 4.000 articoli che spaziavano dalla À losoÀ a alla Mazzè in duplice copia: una versione contiene a psicologia, dalle letterature straniere alla storia e pagina 120 il suicidio del protagonista, nell’altra il alla critica musicale. Tra le opere di narrativa ri- À nale “troppo eterodosso” per l’Italia fascista vie- cordiamo soltanto Sulle barricate, accolto al Cen- ne modiÀ cato. tro studi Piero Gobetti di Torino come documento Nonostante l’autrice fosse d’accordo a intervenire sulla Resistenza piemontese, e La Ruinette, per la sul testo apportando questa decisiva variante e no- quale le fu riconosciuto il Premio Grazia Deledda nostante il parere favorevole espresso dagli auto- nel 1962. revoli giurati, la Scalero non poté vedere pubblica- Il dialogo epistolare fra la discepola e il Maestro to il suo romanzo. In effetti era l’intero impianto proseguì costante À no all’estate del 1931, quando del racconto, al di là della conclusione, a suscitare Borgese partì per l’America per motivi di studio. i timori di Mondadori. Basti pensare al giudizio In una cartolina del 12 giugno risulta evidente co- che negli anni Ottanta, dopo la morte dell’autrice, me il professore si stesse preparando a un periodo ne diede Mario Spagnol alla sorella più giovane di

UNA MERAVIGLIOSA AMICIZIA INTELLETTUALE

PreText ❨ 87 ❩ AFFINITÀ SPIRITUALE Liliana Scalero a Montestrutto nel 1957 (Fondo Liliana Scalero). UNA MERAVIGLIOSA AMICIZIA INTELLETTUALE

Liliana, Maria Teresa: «Debbo dire che il libro mi liberazione della capitale: «Le Sue lettere dell’ago- ha interessato nel suo rispecchiare, da una parte la sto e del novembre, cara Liliana, viaggiano lotta antifascista al suo esordio e, dall’altra, la pe- nell’epoca aerea come avrebbero viaggiato al tem- renne tentazione dell’intellettuale nei confronti po dei velieri […]. Non voglio che una prima ri- dell’azione». Non sappiamo quale fu la valutazio- sposta ritardi, e però mi riferisco brevemente alle ne di Borgese, inviata per lettera dalla California, sue domande. L’indirizzo di Sturzo è 2274 St Bro- ma crediamo verosimilmente che potesse coinci- oke 14 N.Y. Di Salvemini: Lowell House G24, dere con quella che avrebbe espresso la casa edi- Harvard University, Cambridge, Mass». trice Longanesi molti anni dopo. Anzi, forse nella Liliana stava allora curando per il giornale di Roma vicenda del protagonista il Mae- Epoca una rubrica dedicata agli “Uo- stro avrebbe riconosciuto in parte mini dell’antifascismo”, tra i quali se stesso, imbrigliato nella ricerca avrebbe voluto includere anche don di un equilibrio fra uomo di pen- Luigi Sturzo e Gaetano Salvemini. siero e uomo di azione, facile a «Uno dei miei ultimi proÀ li – raccon- farsi tentare dagli agi del primo tava al padre – è stato quello che ho piuttosto che dai rischi della se- fatto su Nenni, il nostro leader socia- conda. Alla À ne, così come il pro- lista, uno dei nostri uomini politici fessore di latino Gaetano Omo- più en vue e di cui io approvo, in deo, il protagonista del romanzo massima, il programma». La Scalero della Scalero, si sarebbe assunto aveva conosciuto direttamente i le responsabilità delle proprie drammi della guerra civile e le sue idee giungendo addirittura a spor- posizioni politiche andarono sempre carsi le mani in un omicidio poli- più radicalizzandosi, À no ad appro- tico, così Borgese avrebbe di lì a dare all’entusiastica adesione al par- poco trovato la forza di scrivere il tito comunista. Proprio su questo fatidico memoriale del 1934. «Ecco il mio suici- punto le posizioni della discepola e del Maestro, il dio», annotò, sapendo che in questo modo non quale al contrario non partecipò alla lotta partigia- avrebbe potuto più collaborare né con il Corriere, na, divergevano, essendo quest’ultimo rimasto né con Mondadori, né sperare nella pensione uni- fedele a una tradizione liberale: «S’intende che versitaria. La presa di coscienza di Liliana sarebbe lessi con compiaciuta riconoscenza il suo articolo, invece avvenuta più tardi quando lo scoppio della e che lo serbo fra le cose care. Ma non mi chieda, Seconda guerra mondiale avrebbe spinto molti a per amor di Dio, di andare verso la Russia». una scelta di campo senza più contraddizioni. Do- Nonostante queste divergenze, a testimoniare la po l’8 settembre 1943, scriveva in una lettera al stima e la À ducia che il «Maestro» riponeva nella padre, «non potei passarla liscia come vecchia an- discepola, ormai intellettuale matura, fu la volontà tifascista e antinazista, e fui denunciata pubblica- di afÀ dare a lei la traduzione delle sue poesie in- mente sul giornale da una notoria spia di Roma». glesi, uno degli ultimi lasciti intellettuali di Giu- La corrispondenza fra Liliana e Giuseppe Antonio seppe Antonio Borgese prima di morire. Borgese riprese pertanto dopo il giugno 1944 e la Anna Ferrando

❨ 88 ❩ PreText Giornalismo LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 89 ❩ L'IMPRESA Prima pagina de La Gazzetta dello Sport, 1 agosto 1938, per la vittoria di Bartali al Tour.

I GIORNALI SPORTIVI NEL VENTENNIO FASCISTA

STAMPA E ROMANZO CALCISTICO TRA GRAMSCI E LE SPECULAZIONI DI REGIME IL MITO DELL'ATLETA EROE ALL'INIZIO ERA IL CICLISMO. POI IL CALCIO PRESE IL SOPRAVVENTO, SOPRATTUTTO CON LA CONQUISTA DI DUE COPPE RIMET. E LE TESTATE ILLUSTRATE SI MOLTIPLICARONO di SERGIO GIUNTINI

ppena tradotto al conÀ no nell’isola di Ustica, Antonio Gramsci scrive- va a Tatiana il 9 dicembre 1926: «Ti assicuro che, eccettuate pochissime ore di tetraggine una sera che han- noA tolto la luce dalle nostre celle, sono sempre stato allegrissimo […]. Ho letto sempre, o quasi, riviste illustrate e giornali sportivi». E il 19 di- cembre 1926, riferendosi alla precedente deten- zione a Roma, lamentava invece di non aver avu- to «qualcosa da leggere, neanche La Gazzetta dello Sport, perché non ancora prenotata». Il ri- lievo attribuito da Gramsci alla stampa sportiva costituisce una spia indiretta del valore che tale fenomeno venne assumendo con la società di mas- sa e, in Italia, più speciÀ camente con la salita al

❨ 90 ❩ PreText STORIE SPORTIVE Carlo Trabucco, Il mistero della À nalissima, 1936, qui nell’edizione SEI, Torino 1958. Emilio De Martino, La squadra di stoppa, 1941, nell’edizione ADM, Milano 1966.

to le fasi palpitanti della gara. Il 9 dicembre 1923 dava vita a un proprio settimanale illustrato, La Domenica Sportiva, che in quel numero dedicò l’intera copertina alle immagini plastiche di un match tra Bologna e Pro Vercelli. Nel 1924 ripro- poneva Lo Sport Illustrato, testata classica d’an- potere del fascismo. Stampa e sport rappresenta- teguerra in cui il calcio contendeva ormai al cicli- rono degli importanti fattori di “nazionalizzazio- smo la più parte delle pagine. E dal 15 gennaio ne” e di costruzione del consenso, venendo po- 1933, collegata al quotidiano, lanciava con sca- tenziati e sottoposti al più rigido controllo del denza quindicinale la collana “I campioni del regime. Il punto 35 delle direttive che Gaetano giorno”: agili monograÀ e che scavavano anche Polverelli – capo UfÀ cio stampa di Benito Mus- nella sfera privata degli eroi dello sport. Emilio solini – impartì nel 1931 agli organi di informa- Colombo vi raccontò Meazza (n. 2, 1933); Ennio zione ammoniva di «non eccitare nei resoconti Viero Bernardini (n. 6, 1933); Erberto Levi Cal- sportivi il campanilismo e il regionalismo». E una ligaris e Borel (n. 10 e n. 24, 1933); Arturo Col- velina del ministero della Cultura popolare del 25 lana Sallustro (n. 12, 1933); Danilo Mazzuccato novembre 1941 ordinava: «Le cronache e i com- Levratto (n. 20, 1933). I due direttori che lascia- menti delle partite del campionato di calcio deb- rono il segno e con i quali La Gazzetta dello Sport bono limitarsi al solo giudizio tecnico senza epi- attraversò la lunga stagione fascista furono Emi- teti offensivi all’arbitro». Con finalità lio Colombo e Bruno Roghi. Personalità di tem- strumentali gli intrecci fra stampa e sport durante peramento e formazione culturale assai diverse e il Ventennio s’ampliarono quindi grandemente, e contrastanti. Colombo Á irtò apertamente con il il fascismo sin dalla prima ora puntò ad annetter- regime. Nel 1923 passò al mussoliniano Il Popo- si i più prestigiosi giornali e giornalisti sportivi lo d’Italia in qualità di redattore sportivo, e subi- del Paese, privilegiando naturalmente il gioco di to cercò di far nascere un giornale fascista con- squadra già allora più popolare: il calcio. corrente della Gazzetta dello Sport: Il Popolo Sportivo, uscito in una sola edizione in occasione I periodici calcistici in età fascista del Giro ciclistico di Lombardia del 1923. Fallito Negli anni a ridosso dell’avvento del fascismo questo tentativo rientrò disciplinatamente alla anche La Gazzetta dello Sport si calcistizzò sem- “rosea”, apportandovi da direttore un bagaglio più pre più. Per le partite della Nazionale inventò passionale che rafÀ nato. I suoi studi si erano fer- nuove, più moderne e scientiÀ che rubriche: le mati alle elementari, da giovane aveva praticato interviste del dopopartita; il “graÀ co dimostrati- attivamente lo sport giocando anche quattro par- vo”, con un diagramma che rappresentava su una tite con il Milan nel campionato 1919-1920, e linea continua l’andamento della gara colle sue alla carta stampata era giunto da tipografo linoti- scosse d’urto (le azioni più appassionanti) e d’as- pista. Un self made man del giornalismo, di cui sestamento (i momenti di minor pathos); il “match risentiva il suo lessico talvolta impreciso e sgram- cronometrato”, che descriveva minuto per minu- maticato. Tuttavia, a lui soprattutto, si deve la

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PreText ❨ 91 ❩ I GIORNALI SPORTIVI NEL VENTENNIO FASCISTA

nascita dello “sport epico”. «Porthos della penna fossero limitati solo «a voltare in italiano una no- stilograÀ ca, scrittore alluvionale ed ispirato» lo menclatura inglese, il che avrebbe costituito un deÀ niva Ghirelli, capace di parlare «al cuore del- fatto in un certo senso meccanico», ma aveva la folla con un “linguaggio semplice, apocalittico, «tratto dall’originalissimo ritmo del gioco, con le favoloso”». Per Gianni Brera, invece, Colombo sue azioni e reazioni fra squadra e pubblico, una rappresentò tout court «il maschio di Carolina sorta di suo tipico ritmo verbale che, nelle sue Invernizio». I suoi articoli erano “romanzi d’ap- trovate più schiette e più sane», era andato «oltre pendice”, più riusciti quando gli Ettore e gli Achil- il rettangolo verde per inserirsi, in diversa guisa, le risultavano i ciclisti anziché i calciatori. nel linguaggio comune». E a sostegno di questa Colombo lasciò la direzione della Gazzetta dello tesi citava i termini “classe” e “mordente”, entra- Sport il 7 ottobre 1936 passando il testimone a ti nel circuito quotidiano della lingua. Roghi di- Roghi, un melomane laureato in giurisprudenza venne l’aedo ufÀ ciale del calcio fascista in coin- e diplomato al Conservatorio in armonia e con- cidenza delle coppe Rimet vinte dall’Italia fra le trappunto, che insediandosi sostenne di aver as- due guerre. Nel 1934 (Soldati dello sport) cele- sunto il nuovo incarico con «il crisma del Duce». brava così il primo successo azzurro: «Il gioco Uomo colto, dai molteplici interessi intellettuali, non bastava più, la tecnica non bastava più. Per era approdato alla “rosea” nel 1922, e dal 1924 si raggiungere e superare i cecoslovacchi ci voleva affermò come la sua À rma di punta nel calcio. Sul il richiamo disperato della volontà. Nel gioco tor- piano formale esprimeva una prosa forbita, vaga- mentoso dei combattimenti, massimi e minimi, mente dannunziana: «Il suo stile – per Gianni cruenti e incruenti, è sempre la volontà che deci- Brera – era lieve e brioso ma visibilmente appa- de, abbia il combattente una maglia o una divisa. rentato a D’Annunzio […] rappresentò e impose Le forze in conÁ itto si riducono, quasi si cristal- i diritti dell’immagine in un campo che di baroc- lizzano in verità essenziali. È il cuore che vince. co aveva già i muscoli e le follie proprie del tifo». È il cuore che spinge all’estremo traguardo il sol- L’«immaginiÀ co» Roghi, il «D’Annunzio dei no- dato di Maratona. Per questo la squadra italiana vanta minuti», fece d’altronde scuola, annoveran- ha conquistato il campionato del mondo». do una folta schiera di maldestri imitatori (Adol- E nel 1938 (Per la bandiera) usava questi toni per fo Cotronei e lo stesso Lando Ferretti) e rendendo il secondo trionfo della squadra allenata da Vitto- così il tono medio di questa scrittura piuttosto rio Pozzo: «C’è qualcosa di più prezioso in questa uniforme. Cioè profondamente retorico ed enfa- giornata campale della Coppa del Mondo che gli tico, con un largo ricorso a metafore e a vocaboli atleti italiani hanno levato sulla vetta del torneo di matrice bellica funzionali a esaltare i successi per farne la Coppa del loro brindisi giocondo. C’è agonistici della nazione “guerriera e sportiva”. In qualcosa di più della vittoria sportiva conquistata La lingua del calcio e il suo contributo alla lingua a prezzo di muscoli e d’intelligenza, in un torneo italiana, un intervento sulla Gazzetta dello Sport faticosissimo e insidiosissimo. Al di là della vit- del 22 marzo 1939, Roghi si sforzò di dare un toria atletica risplende la vittoria della razza». proÀ lo teorico a questa materia. In esso sottoline- Negli anni del fascismo il calcio bicampione del ava come i codici linguistici del calcio non si mondo venne largamente assorbito all’interno

❨ 92 ❩ PreText DALLE PAGINE ALLA TV Foto dello sceneggiato televisivo del 1965 tratto dal romanzo di Emilio De Martino, La squadra di stoppa, 1941.

delle numerose testate sportive generaliste pub- ti e sfottò del tifo a rudimentali forme di concor- blicate fra il 1923 e il 1940. Con tutto ciò non si pronostici, dai sistemi di gioco alla cura dei mancarono le riviste specializzate, alcune delle vivai. Naturalmente non poteva sottrarsi al clima quali di notevole successo. La più fortunata fu politico e, il 22 maggio 1926, aprì la prima pagi- sicuramente Il Calcio Illustrato, rotocalco fonda- na con un: «A Benito Mussolini invitto animato- to a Milano il 2 dicembre 1931 da Mario Vaccari. re della Gioventù Italiana il benvenuto degli Spor- Prevalentemente fotograÀ co, veniva impresso tivi Genovesi»; ma nell’insieme riuscì a nella tipograÀ a del Popolo d’Italia ed ebbe per direttore Leone Boccali. Il mercoledì le sue 16 pagine di colore marrone o verde, arricchite dall’elegante matita di Carmelo Silva, andavano a ruba, e sulla lettura faceva aggio l’impatto visi- vo: foto e immagini che si sostituivano ai testi. Tipico prodotto della stampa popolare, seppe ben interagire con un immaginario calcioÀ lo che ave- va preso ad alimentarsi anche delle radiocronache di Nicolò Carosio e dei cinegiornali Luce. Facen- do sognare il suo pubblico, concorse a inserire il calcio nello stars system, e il 20 luglio 1932, al prezzo di lire 2,50, poneva in vendita le foto au- tografate di Luigi Allemandi, , Renato Cesarini, Gianpiero Combi, , Attila Sallustro, Virginio Rosetta, . “Balilla” Meazza del quale, il 24 agosto 1932, offriva anche foto private e pubbliche: al mantenere una certa sobrietà se non una impossi- Lido Milano in una posa distensiva «per un bagno bile indipendenza. Secondo un canone tipico del- di sole», e sul lago di Varese per provare l’ebrez- la stampa sportiva del tempo, nelle sue pagine za di un idrovolante. Il 20 luglio 1943 Il Calcio trovava da ultimo spazio la satira: più segnata- Illustrato sospese le pubblicazioni, riprese dal 6 mente la rubrica “L’antisportivo Prudenziani”, gennaio al 31 agosto 1944 e poi nel secondo do- À rmata con lo pseudonimo di Omobono Pruden- poguerra dal 10 ottobre 1945. Decisamente più ziani fu Deodato. tecnico e critico Il Calcio di Genova. Sulla brec- Nel 1924 a Milano prendeva le mosse L’Arbitro, cia dal 1° luglio 1923 al 25 luglio 1928 per regi- mensile dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). strare le «Cronache d’oro della stagione calcisti- Una categoria sempre immancabilmente conte- ca italiana», fu diretto da Rino Saccheri e tra i suoi stata, come evidenziava questo pezzo della loro collaboratori abituali contò . Le sue rivista del marzo 1925: «Basta! Basta con le in- rubriche svariavano da un dizionario biograÀ co temperanze delle plebi, così dei popolari come dei giocatori alla bibliograÀ a calcistica, dai mot- delle poltrone numerate; basta signori della Fede-

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PreText ❨ 93 ❩ CALCIO MONDIALE Nella pagina a À anco, la copertina di Il Calcio illustrato del 4 luglio 1934 e la copertina di La Domenica del Corriere dedicata alla À nale del campionato mondiale di calcio del 1934 vinta dalla nazionale italiana allo stadio Nazionale di Roma, 17 giugno 1934. I GIORNALI SPORTIVI NEL VENTENNIO FASCISTA

razione e specialmente, oh! specialmente della 1932-1933. Nel 1934 la giuria era composta da Lega Nord, con deliberazioni malvacee ed oppia- Massimo Bontempelli, Orio Vergani, Adone No- te, catafratte di “se” e di “ma”, tra gli svolazzi sari e ad essa giunsero 23 volumi. Ebbe la meglio delle deplorazioni e degli ammonimenti. È asso- Moizo con Hansa scrum. Memorie di un pallone lutamente necessario ristabilire sui campi di giu- di cuoio e secondo giunse Arturo Lanocita con oco quel minimo di ordine e di disciplina senza Undici contro undici, un racconto - sintetizzava dei quali il calcio cessa di essere una sana com- Il Corriere della Sera – che «alle liete avventure petizione, verso gli arbitri quel minimo di defe- di un calciatore prodigio» intercalava una «com- renza e di rispetto senza dei quali l’ufÀ cio non è plessa e gaia avventura d’amore negli scenari più quello del giudice ma del medievale buffone». estivi dell’Istria». Il montepremi era stato alzato Ancora: il 10 dicembre 1925 a Milano appariva a 12.000 lire per il vincitore, a 8.000 per il piaz- Foot-ball; nel 1931 L’Associazione Sportiva Ro- zato, e in quell’edizione altre tre opere furono ma, “settimanale romano di calcio”; l’11 dicembre segnalate e retribuite. 1932 Goal, settimanale milanese il cui direttore Nonostante questi inizi positivi, il 22 giugno 1934 era Cesare Calderara; nel 1933 Il Giornale dei La Gazzetta dello Sport comunicava che il Diret- tifosi a Napoli; e nel 1936 l’altro settimanale ro- torio della FIGC aveva deciso «di non rinnovare mano Corriere del Calcio. Un panorama salda- il concorso, almeno nei limiti À nora in vigore». mente presidiato a livello nazionale da Il Calcio Uno stop inatteso, soprattutto nell’anno del cam- illustrato che, agli altri, lasciava solo qualche re- pionato mondiale in Italia e della conquista della siduo margine localistico. Coppa Rimet. La “rosea”, peraltro, mostrava di condividerlo, adducendo queste motivi: «La de- Il romanzo calcistico fascista liberazione sembra a noi tempestiva e provvida Durante il periodo fascista si inaugurò anche la per due considerazioni. In primo luogo il concor- prima narrativa calcistica italiana. In questo spe- so calcistico è branca di un più ampio e compiuto cifico letterario la figura più significativa va Concorso, avente per oggetto tutta l’attività spor- senz’altro considerata Francesco Ciampitti. Un tiva sì che il Direttorio preannuncia il disciplina- molisano nato a Isernia nel 1903 che, nel 1932, mento della materia attraverso analoghi concorsi vinse il primo concorso letterario indetto dalla banditi dal Coni ed estesi oltre i conÀ ni dello sport Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il romanzo del calcio. In secondo luogo si ha ragione di rite- con cui s’impose s’intitolava In cammino e arri- nere che detti concorsi potranno essere compren- verò e, alle sue spalle, si classiÀ cò Romolo Moi- sivi sia delle opere presentate al vaglio dei giudi- zo con La Disperata. In totale la commissione ci manoscritte o dattilografate, e pertanto inedite, giudicatrice (Massimo Bontempelli, Giuseppe sia delle opere pubblicate entro determinati pe- Lipparini, Gian Luigi Mercuri) esaminò nove te- riodi di tempo, il che avviene per i Concorsi di sti. Il premio per il vincitore consisteva in 10.000 altra categoria». Comunque sia la qualità delle lire (5.000 andavano al secondo) e nel diritto di due volte in cui si tenne fu complessivamente seguire la Nazionale calcistica in Italia e all’este- apprezzabile. In cammino e arriverò venne pub- ro a spese della Federazione per tutte le partite del blicato nel 1932 dalla Gazzetta dello Sport, ri-

❨ 94 ❩ PreText stampato nel 1960 da Bianco editore, che lo pub- blicizzava come «Il romanzo drammatico di un giocatore indeciso», con il titolo più accattivante di Novantesimo minuto, e i suoi diritti vennero acquistati in Spagna, Germania, Olanda, Polonia, Cecoslovacchia, Romania. Prefandone l’edizione del 1932 Massimo Bontempelli osservava: «Ciam- pitti ha avuto l’audacia d’inquadrare in una tec- di gioco, ma in una vittoria sui Vandelli cercherà nica monologhista alla Schnitzler […] e intonare la vendetta capace di scacciare i fantasmi romani. a un analismo, che À no ad oggi non vedemmo al Catarsi che tuttavia si compie in modo dramma- servizio che degli stati d’animo più oscillanti e tico, col grave infortunio delle 16.45 che gli pre- morbosi lontani dall’azione, quel supremo rag- giudicherà ogni ulteriore sviluppo di carriera. giungimento di sanità e azione ed equilibrio che Col suo romanzo calcistico Ciampitti rafÀ gurava è lo sport, e specialmente uno sport ultragonistico con efÀ cace realismo l’affermarsi e le ambiguità e collettivo quale è il giuoco del calcio. E ha avu- del professionismo, e nel suo sviluppo Novante- to l’accortezza […] di non darci come protagoni- simo minuto pareva riÁ ettere emblematicamente sta uno sportivo-tipo: tutt’altro. Ecco Mario. Per la polemica fra “Strapaese” e “Stracittà”, Mino lo sportivo-tipo tutta la vita è gara e rischio. Per Maccari contro Massimo Bontempelli. Vale a di- il Mario di Novantesimo minuto è, fondamental- re la rappresentazione del conÁ itto interiore e mente, dubbio e rinunzia». Originale anche la pubblico, nello speciÀ co le origini popolari di struttura: tutta concentrata in nemmeno una gior- Mario umiliato e deriso per queste sue radici dai nata. Dalle 8 di mattina alle 16.45 di un pomerig- Vandelli, che investe l’ingenuo e puro giocatore gio domenicale consacrato al calcio. Mario è un di provincia a contatto gli ambienti mercenari e giovane atleta romano che dopo aver giocato con tentacolari dei club metropolitani. discreto successo da terzino nella Fortitudo, di- In questa dimensione deve collocarsi anche il vo- ventando intimo del presidente Vandelli, di suo lume secondo classiÀ cato in quel concorso: La À glio Walter – anch’egli calciatore di basso livel- Disperata (Edizioni Porta, 1933). Una formazio- lo – e dell’altra erede Marta, con cui amoreggia ne di paese, Santelmo, piccolo centro sperduto per poi esserne riÀ utato, viene ceduto alla Juven- nella pianura padana, che si migliora di successo tus Italia di Milano. Una cessione mal digerita, in successo À nché i suoi atleti più validi sono ac- che il giorno in cui dovrebbe scendere in campo quistati da grandi società cittadine, arrivando il contro la sua ex squadra e i Vandelli lo spinge a centrattacco a vestire la casacca azzurra, il cen- riÀ utare la convocazione. A chiudersi tormentato tromediano quella della nazionale elvetica, il ca- in albergo, À n quando non lo raggiunge la notizia pitano a giocare in Toscana, il portiere nel capo- di un giornale in cui il presidente Vandelli lo de- luogo. A quel punto tutto si sgretolava, À niva sprezzantemente “il fabbro di San Loren- costringendo tristemente La Disperata a scioglier- zo”. È la provocazione che agirà da molla per la si. In questa dialettica città-campagna Moizo dà sua resurrezione. Non solo scenderà sul terreno l’impressione di parteggiare per la seconda, per i

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PreText ❨ 95 ❩ I GIORNALI SPORTIVI NEL VENTENNIO FASCISTA

micro-mondi provinciali di Santelmo e Pianduro. I due minuscoli campanili, divisi da antichi ran- cori e accesa rivalità calcistica, al centro di larghi squarci della narrazione. Insistendo nella sua pas- sione calcistico-letteraria, Moizo – giudice del tribunale di Piacenza nato a Moncalvo d’Asti nel 1888 – s’aggiudicò il premio Figc del 1934 con un’opera, edita già a novembre da Ceschina, par- ticolarmente intrigante: una storia del calcio e delle sue avventure narrata per mezzo dell’indi- spensabile strumento di gioco, un pallone. O me- glio un Hansa Scrum, famoso modello a “stringa” in via d’estinzione per l’imminente avvento delle più moderne sfere di cuoio a “siringa”. Un auten- tico passaggio epocale nell’evoluzione della cul- fatti cui assiste. Più spesso, per un gioco di abili tura materiale del calcio. Hansa Scrum che, il 23 rifrazioni letterarie, la palla s’identiÀ ca nello scrit- dicembre 1934, si meritò una recensione di Bruno tore, che diventa così lo storico obiettivo della Roghi sulla Gazzetta dello Sport: «Più che un vicenda che narra, distaccato da essa, bonario ed racconto questo Hansa Scrum è un À lm di avven- ironico, disinvolto ed attento. Questo fa cinema- ture e […] un romanzo singolare sotto due punti tografo. Questo conferisce allo stile la speditezza di vista. Prima di tutto l’atteggiamento dell’auto- e l’acume che sono difÀ cili e delicati strumenti re di fronte al suo protagonista, ch’è, appunto, il del raccontare moderno». pallone rotondo. Lungi dal farne il proprio tiran- La recensione di Roghi fa molto onore al suo nello, nel senso di seguirne pedissequamente, estensore. Infatti nel 1932 lui stesso aveva dato la rete per rete, minuto per minuto, le partite vinte e parola a una sfera di cuoio nel romanzo – per perdute, il Moizo ne fa il compagno di viaggio in piccoli e adulti – Re pallone pubblicatogli da Cap- una lunga scorreria tra uomini e ragazzi. Se que- pelli di Bologna. Una vicenda che preso il via in sto, alla sua maniera, scolora l’evidenza sportiva un fantastico castello nella notte di Capodanno della storia, e quasi trasforma la palla in un pre- dell’anno 2000, allorché 465 palloni iniziavano a testo, per un altro verso, ch’è letterariamente più raccontare la storia della propria vita, giungeva importante, dà alla composizione la misura, il À no a «un’interminabile Genoa-Bologna che sa- tono e la consistenza di un’opera d’arte, viva e rebbe tanto piaciuta a Osvaldo Soriano» e al suo vitale al di là della sua obbligatoria deÀ nizione Rigore più lungo del mondo. Ancorché denuncia- sportiva […]. Seconda singolarità del romanzo di re o stroncare chi per certi versi s’era appropriato Moizo: la tecnica narrativa. Frequentissimo è, in di una sua idea, Roghi dimostrava grande supe- Hansa scrum, l’impiego della parentesi. In queste riorità e stile senza gridare allo scandalo o al pla- parentesi l’autore racchiude le notazioni, le sen- gio. Fabbricato in Germania, l’Hansa Scrum era sazioni, le scoperte, i giudizi che la palla trae dai stato acquistato dalla Figc per la «grande partita

❨ 96 ❩ PreText PICCOLI IN CAMPO A sinistra, un’altra immagine dello sceneggiato televisivo del 1965 tratto dal romanzo di Emilio De Martino, La squadra di stoppa.

internazionale contro l’Inghilterra» del 14 maggio una parte preliminare del romanzo in cui trapela- 1933. Dopo aver fatto la conoscenza dei calcia- no alcune curvature autobiograÀ che di De Mar- tori italiani (da Ferrari a Orsi a Meazza), ne do- tino – giocatore in gioventù nella Juventus Italia cumentava l’attesa e le ansie anche negli spoglia- milanese del romanzo di Ciampitti, nel Novara e toi, per poi, travolto dalla gara, dai mille calci di nella Lazio – e delle trasparenti allusioni, rispet- quei 22 campioni, dover cedere la parola diretta- to al football scolastico, riafÀ oranti nel fortuna- mente alla cronaca di un giornalista della Gazzet- tissimo La squadra di stoppa (Mondadori, 1941). ta dello Sport. Vivrà altre partite, cambierà via via Un best seller, non privo d’intenti pedagogici, proprietari, sino a quando, ormai vecchio e stanco, della letteratura italiana per l’infanzia, quasi un un tiro mal assestato lo porterà a infrangere i ve- Ragazzi della Via Paal nostrano letto di genera- tri della casa di uno scrittore, il quale coglierà zione in generazione almeno À no agli anni Ses- l’occasione per narrarne le imprese. Una trama santa del secolo scorso, che giostrava attorno a senz’altro geniale, seppur come detto “orecchia- un campionato studentesco di calcio e alle avven- ta”, che con un salto d’immaginazione notevole ture di diversi coprotagonisti, fra i quali s’impo- ma non del tutto azzardato, ricorda il meccanismo neva il maestro Carlo Lombardi, invalido della da cui evolve, con il passaggio di una pallina da Grande guerra, dai valori etico-sportivi afÀ ni a baseball di mano in mano, da una storia all’altra, quelli predicati dall’ex capitano degli Alpini e Underworld (1997) di Don De Lillo. allenatore della nazionale Vittorio Pozzo. Continuando in questa carrellata, nel 1934 appa- A La squadra di stoppa seguirà nel 1942 La ri- riva – ispiratagli da Giuseppe Meazza – La freccia vincita della squadra di stoppa e nel 1943 Il Gi- nel piede (Cappelli) di Emilio De Martino. Il “Ba- ro d’Italia della squadra di stoppa. Il primo con- lilla” dell’Ambrosiana-Inter prendeva le sembian- Á itto mondiale, assunto dal fascismo a uno dei ze di un certo Bruno Valli che, turbato dall’incon- suoi miti fondativi, riafÀ orava pure in Giorgio tro amoroso con una bella ungherese, la solita Picchia calciatore (Salani, 1938) di Filippo Pre- ammaliatrice che fa cadere in tentazione il calcia- stiÀ lippo Trigoria. Un’altra opera per l’infanzia tore onesto, supererà la crisi esistenziale solo in ambientata nel clima interventista del “radioso- una memorabile partita della Nazionale contro i maggismo” dannunziano, che vede un emigrato magiari. De Martino il quale, nel suo precedente in Inghilterra rientrare in Italia per farvi il calcia- Il cuore in pugno (Agnelli, 1930), aveva schizza- tore e difendere la patria minacciata dallo stranie- to un’altra À gura di giocatore di calcio converti- ro. E sempre in questo segmento editoriale rivol- tosi alla boxe: Fernando De Franzi. Un giovane to a un pubblico giovanile, il calcio fu al centro italiano patriotticamente fascista, orgoglioso di Manca il pallone (Carroccio, 1934) di Ester d’esibire all’estero il distintivo del partito, che Panagia Gavinelli e Il mistero della À nalissima oltreoceano da pugilatore cercherà di sfuggire (SEI, 1936) di Carlo Trabucco. Questi, da ex pre- alle sventure familiari e romantiche che ne ave- sidente della Gioventù Cattolica torinese inventò vano progressivamente incrinato la À n lì entusia- in un suo articolo del 14 giugno 1936 l’immagine smante e agiata vita. Quella cioè, al principio, di Gino Bartali quale “magniÀ co atleta cristiano”, d’affermato calciatore nel ruolo di centroavanti: e con Il mistero della À nalissima inaugurò la scia

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PreText ❨ 97 ❩ CON MOLTO HUMOR Nella pagina a À anco, Achille Campanile, Giovinotti non esageriamo (e sia detto anche alle ragazze), pubblicato nel 1929, qui nell’edizione BUR, Milano 2001. I GIORNALI SPORTIVI NEL VENTENNIO FASCISTA

del giallo sportivo. Un genere che a livello di adul- fessionisti […]. L’uno, il calciatore, sposa poi la ti trovò espressione in Il delitto del campione di sorella di un giornalista sportivo; l’altro diventa calcio di G. Antony, stampato nel 1935 da Tauri- il genero di un fabbricante di cicli per i cui colori nia di Torino. corre. Così la vicenda amorosa si innesta su quel- Ancora calcio in Tre donne e un centro attacco la sportiva, che nel romanzo è predominante. (Editoriale IV Novembre, 1934). Scritto da Ga- Sportivo è pure l’ambiente, sullo sfondo di un stone Tanzi, il titolo dice molto. Alberto Lopez, paesaggio toscano, nell’affettuoso cerchio di una l’attaccante in questione, lascerà il football sia famiglia borghese, negli stadi e sulle strade; lo perché sport troppo popolare e inadatto a un gio- sport attraverso i suoi protagonisti e i suoi inter- vane di origini altolocate, sia per le insidie e gli preti è costantemente esaltato con sincero ani- obblighi familiari imposti dall’altro sesso. Un mo». ostacolo, quello femminile, che saldandosi al ca- E con Carlo Brighenti, Osvaldo Giacomi fu anche novaccio Maccari versus Bontempelli punteggia- all’origine dell’esperienza delle Edizioni Scritto- va anche le pagine di Busso a cuori (Edizioni ri Sportivi Associati (ESSA): il tentativo «di fare Scrittori Sportivi Associati, 1934) di Osvaldo Gia- a meno degli editori scettici, e di incitare con comi. Qui, Bortolo Zucca è catapultato dalla tran- l’esempio gli scrittori sportivi ad “associarsi” per quillità sonnacchiosa della provincia alla città divenire editori di loro stessi, cementandosi in una febbrile e tumultuosa per giocare in uno squadro- proÀ cua solidarietà». Con sede in viale Piave 12 ne di Milano. Traviato da un compagno, frequen- a Milano, nel 1935 la ESSA oltre a Busso a cuori ta sale da ballo e donne facili, tenta la strada del aveva in catalogo È arrivato dal Brasile, Varzi, cinematografo e per un provino fugge dal ritiro L’arbitro Demos, Irlanda in À amme. Nella secon- pre partita. Sembra avviato a un evitabile declino, da metà degli anni Trenta, sempre nel capoluogo ma un altro compagno di squadra riuscirà À nal- regionale della Lombardia, con le medesime ca- mente a recuperarlo alle sue origini riportandolo ratteristiche di letteratura popolare sorsero le Edi- sulla retta via. Giacomi, conosciuto nel giornali- zioni Sport Milano. La loro collana “I romanzi smo sportivo con lo pseudonimo di “Fante di dello sport” voleva dar À ato alle «più belle avven- À ori”, nel 1931 si era già proposto con Lotte di ture vissute dai campioni, le regole, gli allena- forti (Agnelli). Romanzo diviso tra il calcio e il menti e i retroscena delle gare: non aride prescri- ciclismo dei fratelli Neri (Ferruccio il quale inse- zioni né inutili esaltazioni appesantiranno un gue la gloria dietro a un pallone e Delfo in sella intreccio romanzesco, eppur umano, dove il gio- a una bicicletta da corsa), che venne così recen- vane lettore avrà dinanzi vincitori e vinti, aspiran- sito dal Corriere della Sera: «I forti che lottano ti e campioni, tutti però entusiasti dello sport ch’è sono due giovani studenti, due fratelli che, ado- audacia, forza, lealtà». L’impressione è che per lescenti, sono irresistibilmente attratti dalle bat- accrescere interesse e mistero attorno ai volumi, taglie dello sport; la passione e la volontà ne for- ai suoi autori fossero afÀ biati degli pseudonimi giano due superbi atleti, e diventati adulti, essi stranieri. Nel 1937 avevano infatti pubblicato con identÀ cano nelle lotte sportive quelle della vita ed le Edizioni Sport Milano C. De Mattia, Messalla entrambi, per vie diverse, si fanno campioni pro- (podismo), K. Mac Mattey, La pista insanguina-

❨ 98 ❩ PreText ta (ciclismo) e Lo squalo di Yukon (nuoto), L. Charley, I topi della Renaissance (hockey) e Ron- dine bianca (ippica), C. K. Deam, Il dardo rosso (automobilismo). Nel calcio si cimentò quel K. Mac Mattey, che si ha motivo di pensare possa essere il C. De Mattia del romanzo atletico, con La beffa di Cannonball (1937). Di più, per incen- tivare le vendite venne indetto un concorso fra i lettori: i tratti letterari di Cannonball rassomiglia- vano ad un famoso calciatore della nazionale az- zurra, e chi ne avesse indovinato il nome sarebbe stato premiato con pacchi di libri omaggio. Inol- tre le Edizioni Sport Milano, per poter inserire nella propria collana «almeno un romanzo per ogni genere di sport», ricercavano tra il pubblico aspiranti scrittori. Chi allora non aveva alcun bi- sogno di promuoversi o autoprodursi per veder pubblicato un suo lavoro era Achille Campanile. Più noto per Battista al Giro d’Italia (Treves- goal Kick dalla goal area. Ma questo non è tutto Treccani-Tuminelli, 1932), ma anche autore del e la spiegazione non riuscirebbe abbastanza chia- godibilissimo Giovinotti non esageriamo! (E sia ra, se non aggiungessi che l’attak è condotto dal detto anche alle ragazze) (Treves, 1930). Umori- centro half-back, mediante charges combiny-well. sta senza pause, dal lieve tocco esilarante, che Il match si svolge in due times con toss del link”. come in questo brano, senza darlo a vedere, si “Scusi”, disse uno del pubblico “non ho capito faceva beffe dell’anglofobia fascista: «“Hai ra- bene l’ultima parola”». gione” disse Fagiolino “il giuoco del calcio è una Il medesimo Campanile situava il suo romanzo in cosa semplicissima: è un play di Kicks. Appena il un oscuro paesino di provincia, Pontessulago, ball è in the pay, l’half forward dà il Kickapp aderendo a quell’idea di un «buon calcio antico» verso l’inside forward che tira all’half-back, il minacciato dalla città tentatrice. E da un umorista quale, dribbling, fa pass e mantiene la liaison in a un altro, un’ultima menzione è d’obbligo per line col side half-back; così si inizia l’attak d’un Carlo (Carlin) Bergoglio. Nel 1929 – per le edi- team contro l’altro, cioè, per intenderci, da un À eld zioni del Guerin Sportivo – con Dalli all’arbitro! all’altro, o, per esser più chiari, da un link all’altro, commentava alla sua maniera il regolamento del allo scopo di fare goal nella net avversaria, ba- gioco del calcio. Un modo per scaricare ironica- dando che il ball non vada al bar, o a post, e di mente, con la chiacchiera pettegola e dissacrante non farlo andare oltre il bahind; il back respinge da “Bar dello Sport”, le conÁ ittualità e le tensioni e, se non ci riesce, il door-keaper, o goal-keaper, sistematicamente represse di quegli anni. o custodian, para col plungeon e fa carryng o Sergio Giuntini

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PreText ❨ 99 ❩ DAL CROLLO ALLA RINASCITA Qui sotto, ritratto del cancelliere Otto von Bismarck (1815-1898). Nella pagina accanto, il checkpoint Charlie, posto di blocco al conÀ ne tra i due settori di Berlino, e Alexanderplatz a Berlino. LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA

TRENT'ANNI DI ARTICOLI CHE NON DIMENTICAVANO L'OCCUPAZIONE DEL 1943-1945 C'ERAVAMO TANTO ODIATI STEREOTIPI O VERITÀ? COSÌ NACQUE L'IDEA DI UN POPOLO RIGOROSO E TRISTE, PIÙ SENSIBILE ALLE REGOLE CHE ALLA DIGNITÀ UMANA di ANDREA MORONI pregiudizi e gli stereotipi intorno ai supposti caratteri di un intero popolo hanno radici culturali e antropologiche profonde, che af- fondano in tempi lontani e in tradizioni cri- stallizzatesi nel corso del tempo. Le rafÀ gu- razioniI della Germania e del popolo tedesco prevalenti in Italia, la loro evoluzione o la loro per- sistenza, sono un caso emblematico di un confuso e ambiguo retaggio di luoghi comuni, che trovano nutrimento nelle complesse vicende storiche che hanno caratterizzato le relazioni tra questi due Pa- esi negli ultimi cento anni: infedeltà e inafÀ dabili- tà, tradimento e superÀ cialità da una parte; oppres- sione, prepotenza, violenza, barbarie dall’altra; le vicende militari e politiche del secolo scorso hanno alimentato questi giudizi, incuranti, peraltro, del fatto che questi Paesi si sono trovati a percorrere un cammino per tanti aspetti simile, dal tardivo processo di uniÀ cazione nazionale al tracollo del sistema democratico con l’affermazione di regimi dittatoriali dopo la Grande guerra, À no alla fatico- sa ricostruzione materiale e democratica più recen- sulla supposta natura del popolo tedesco ma anche te. Su questo argomento, negli ultimi anni, sono le riserve sulla saldezza del regime democratico stati pubblicati numerosi studi che hanno analizza- instaurato nella Repubblica federale. to il clima culturale e politico che nel corso degli In tal senso, il modo in cui il Corriere della Sera ultimi centocinquant’anni ha contribuito a diffon- descrisse la realtà tedesca tra il 1960 e il 1990 è un dere o radicare questi pregiudizi, con particolare punto di osservazione privilegiato, perché offre la attenzione ai decenni del secondo dopoguerra, possibilità di analizzare come anche in un quoti- quando ad alimentare stereotipi intervennero i mo- diano culturalmente avveduto e politicamente mo- tivi legati all’esperienza resistenziale e al ruolo che derato non mancassero di affacciarsi rappresenta- la guerra di liberazione ha avuto quale mito fon- zioni della Germania che rimandavano ai più dante della Repubblica italiana. Questo approccio prevedibili pregiudizi sui caratteri nazionali dei fu sostenuto soprattutto dai partiti della sinistra tedeschi e su una loro supposta natura immodiÀ - italiana che contribuirono – come ha scritto Gian cabile. Inoltre, proprio per l’importanza che negli Enrico Rusconi – ad avallare «il doppio speculare anni considerati il Corriere, come tutta la stampa, stereotipo del “cattivo tedesco” e del “bravo italia- continuò ad avere come strumento in grado di me- no” che, isolando e assolutizzando alcuni dati di diare e veicolare verso il più largo pubblico idee e fatto, costituisce una specie di mito identitario opinioni, la tribuna delle colonne del Corriere non anti-tedesco». solo svolgeva un ruolo di formazione dell’opinio- Tuttavia, anche in ambienti più moderati trovarono ne pubblica ma riÁ etteva anche le idee – e i pregiu- ampio spazio, per tutti gli anni Sessanta e in modi dizi – maggiormente diffusi, dando vita a un gioco diversi nei Novanta, non solo i consueti stereotipi di reciproca rassicurazione tra lettore e giornalista,

PreText ❨ 101 ❩ NOTE DI COSTUME Nella pagina a À anco, alcune pagine del Corriere della Sera dedicate alla Germania. LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA

dove il primo trovava nelle affermazioni del secon- Le cronache degli anni analizzati riconoscono co- do la confortante conferma delle proprie opinio- me sia stato proprio grazie alla serietà e alla disci- ni. plina che la Germania ha raggiunto un benessere È soprattutto nella cronaca che si assiste alla mag- che l’Italia ancora non conosce. Ma ogni descri- gior proliferazione di luoghi comuni. Così, se una zione delle caratteristiche dei tedeschi, della loro linea politica conciliante verso la Repubblica fede- obbedienza alle regole, della loro scarsa fantasia, rale tedesca poteva essere espressa dagli editoriali, della disciplina, contiene un paragone con l’Italia, negli articoli di cronaca continuarono per lungo fantasiosa, disordinata, individualista e quindi de- tempo ad avere cittadinanza i più prevedibili luoghi stinata a inseguire la Germania, ma godendo una comuni, con una capacità persuasiva e una ricezio- vita più felice. Questo paragone diventa esplicito ne tra i lettori certo maggiore rispetto ai più argo- quando si affronta il tema della donna, della coppia, mentati commenti di politica estera. della famiglia, dell’amore. Su questi temi i titoli L’eccesso è forse la parola chiave per leggere le esprimono meglio di ogni altra cosa i luoghi co- rappresentazioni della Germania che appaiono nel- muni che coinvolgono tedeschi e italiani: Con gli le cronache degli anni Sessanta. La società tedesca italiani è un’altra cosa; L’area depressa dell’amo- è infatti rafÀ gurata come una collettività unita dal re; Sono 10 milioni le tedesche infelici; Oggi il rispetto per l’ordine, dalla disciplina, dalla religio- marito tedesco è il più geloso del mondo. Il conte- ne del lavoro. Proprio per questo l’eccesso è il nuto degli articoli ripercorre i più consueti stereo- demone dei tedeschi, che si esplica negli eccessi tipi: dalle capacità amatorie degli italiani all’infe- del carnevale o delle feste della birra. licità delle donne tedesche costrette a dividere la La cifra dei servizi che immancabilmente nel cor- vita con uomini «rozzi, senza fantasia, incapaci di so degli anni Sessanta raccontano il carnevale in dolcezza». Così, se da una parte si è costretti a ri- Germania è la descrizione dell’evento come il mo- conoscere la maggiore indipendenza delle donne mento in cui i tedeschi dimenticano la loro timi- tedesche, dall’altra si sottolinea immediatamente dezza e lo scarso successo mondano e si lasciano come il prezzo pagato sia l’infelicità, che coinvol- andare alla sfrenatezza assoluta, perché la vita quo- ge, si legge in un articolo del 3 luglio 1962, l’80% tidiana li costringe entro una disciplina che rende delle donne sposate. noiosa e implacabilmente seria l’esistenza. Ai te- Emerge in questi articoli un maschilismo così ra- deschi «difetta l’arte di stabilire un buon rapporto dicato da rendere impossibile la lettura del feno- con la realtà», o sono troppo timidi, al di qua della meno se non riconducendolo a chiavi interpretati- realtà, o esagerano in senso opposto. Il tedesco ve note: la donna tedesca, per quanto ormai appare così, agli occhi degli osservatori italiani, emancipata economicamente e socialmente, cerca come un popolo eccessivamente trattenuto che, in ancora nel matrimonio la sua realizzazione, e la alcuni momenti, si sfoga in modo inconsulto. Sot- ragione è individuata nella «natura» della donna, tesa a questa rafÀ gurazione è l’idea che i latini nell’atavico desiderio di sposarsi: «Un istinto del abbiano, al contrario, un rapporto più equilibrato quale le donne non sanno liberarsi anche adesso con la realtà (cfr. ad esempio Carnevale parentesi che sono davvero emancipate». Sottointeso, anco- di caos nella Germania dall’organizzazione ferrea, ra una volta, è un confronto con l’Italia, dove le 21 febbraio 1966). donne vivrebbero una condizione più autentica,

❨102 ❩ PreText PreText ❨ 103 ❩ DAL CROLLO ALLA RINASCITA Sotto, Monaco di Baviera, un monumento all'Oktoberfest. Nella pagina accanto, militari statunitensi a Berlino. LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA

vedendo pienamente riconosciuto questo atavico l’irruente dongiovannismo italiano. Temi che spes- istinto. Una situazione che non può che suscitare so fanno da velo a quello delle condizioni di lavo- stupore nelle libere ed emancipate, ma infelici, ro, delle ragioni dell’emigrazione, dell’irrisolta donne tedesche; si legge così, in un articolo del 30 questione meridionale ecc., ma che servono, per il ottobre 1962, che le donne tedesche, sessualmente modo in cui sono presentati, a sottolineare l’incon- insoddisfatte, fuggono d’estate al sud, alla ricerca ciliabilità tra due nature così diverse, o quanto me- di «sole e sguardi maschili». no a spostare l’attenzione dai problemi nazionali Nei Paesi latini le tedesche «vedono con stupore che costringono all’emigrazione alle differenze tra donne sicure di sé anche se meno libere o addirit- popoli. Differenze prima di tutto À siche: gli italia- tura tiranneggiate». ni «piccoli e bruni», con «gli occhi cupi», «agili e Un’altra occasione per paragonare i tedeschi e gli snelli»; i tedeschi «lenti e grossi», coi capelli «di italiani è rappresentata dall’emigrazione. I temi che stoppa» e gli «occhi cilestrini». E differenze poi di emergono sono in parte quelli già visti, ma è degno stili di vita: chiassosi e gioiosi gli uni, disciplinati di nota il fatto che vengano presentati attraverso e ordinati gli altri. argomentazioni oppositive, quasi a voler sottoline- La storia della Germania è spesso chiamata in cau- are uno scontro tra nature profondamente diverse: sa per confermare gli stereotipi più prevedibili, il carattere passionale degli italiani contrapposto quelli dell’obbedienza cieca, della disciplina, dello alla freddezza dei tedeschi; la disciplina opposta spirito di potenza, che sarebbero l’indole più pro- alla fantasiosa anarchia; e se l’Italia mostra un’evi- fonda dei tedeschi. Si instaura così un rapporto dente inferiorità economica, gli emigranti si ven- rigido tra l’insieme delle credenze, dei comporta- dicano esportando l’irresistibile fascino latino e menti, dei valori attribuiti al «popolo» tedesco e il passato della Germania, dove la sto- ria appare essere, più che motivo di riÁ essione e di elaborazione, solo il bacino dove pescare esempi e aned- doti a suffragio di luoghi comuni e idee preconcette. Sono così chiama- ti a confermare la supposta natura immodiÀ cabile del tedesco non solo la più recente esperienza novecente- sca, ma anche la storia più lontana, Bismarck e prima ancora Ottone I e il Sacro Romano Impero se non ad- dirittura Tacito, quasi a cercare – con un procedimento per certi versi ana- logo a quello seguito tra Otto e No- vecento da alcuni dei maggiori pen- satori razzisti – nelle testimonianze

❨104 ❩ PreText del passato conferme di un immutabile carattere della stirpe germanica. Episodi di cronaca anche mi- nuta diventano così spunti per esplorare l’indole dei te- deschi, tracciando arditi le- gami tra vicende storiche e “natura” del tedesco. Esem- plare in tale senso l’articolo di Indro Montanelli del 2 giugno 1961, che prende spunto da un episodio di cro- naca nera, l’uccisione di un italiano che cacciava di fro- do, per sottolineare come alla base di questa vicenda vi sia un rispetto per la natura che gli italiani non conoscono. L’aspetto interes- Risulta allora assai breve il passo che, muovendo sante è che Montanelli avalla lo stereotipo del te- dalle considerazioni sulla natura del popolo tede- desco gentile con la natura e crudele con l’uomo: sco, attraverso la sua storia – che ne confermereb- «Capisco anche quale contraccolpo d’indignazione be i caratteri innati –, arriva a dubitare della sua queste malizie da bracconiere suscitino nell’animo capacità di costruire e vivere in un sistema demo- di gente disposta magari a mettere a ferro e a fuoco cratico dei tedeschi. Soprattutto negli articoli ap- il mondo intero come spesso – ahimè – ha fatto, parsi negli anni Sessanta, un tema ricorrente è la ma piena di fraterna amicizia e di soccorrevole ricerca di prove della loro maturità democratica. pietà verso le bestie e interamente solidale nel pro- Le istituzioni democratiche che la Germania fede- teggerle e aiutarle». rale si diede all’indomani della guerra sono costan- Anche in queste righe afÀ ora il tema dell’eccesso temente misurate al grado di vicinanza del popolo come reazione alla troppa disciplina e a uno zelo tedesco con la sua supposta natura autoritaria. che può avere effetti nefasti: «Ai tedeschi capita Si mescolano in questo campo valutazioni che trag- facilmente di tradurre per eccesso di obbedienza le gono origine da giudizi presenti in Italia almeno buone intenzioni in cattive azioni. Ma noi dobbia- dal primo conÁ itto mondiale e che la storia succes- mo evitare di fornirgliene il pretesto»; si insegni siva sembrò, agli occhi di molti commentatori, dunque agli italiani – conclude Montanelli – «che confermare: non la legge, non la libertà, ma lo Sta- in Germania si può impunemente prendere una to, la collettività, lo spirito di potenza sono nell’in- sbornia e a cazzottare un uomo, ma è oltremodo dole più profonda dei tedeschi. Ne derivò un giu- pericoloso rompere il ramo di un albero». dizio, formulato nel secondo dopoguerra anche da

LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA PreText ❨ 105 ❩ GLI ANNI DELLA GUERRA FREDDA Sotto, il cancelliere tedesco Konrad Adenauer parla a Berlino nel 1952. Nella pagina accanto, Adenauer in vacanza con la À glia a Villa Collina, Cadenabbio, sul lago di Como. Sotto, Potsdamer Platz, a Berlino, nel 1965, delimitata dal muro. LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA

autorevoli esponenti dell’in- tellettualità italiana, che con- cepiva l’esperienza nazista come naturale evoluzione della cultura pagana e lute- rana in contrapposizione alla «parentesi» fascista, una dit- tatura mitigata dallo spirito carnevalesco e anarchico degli italiani e, soprattutto, dalla tradizione greco-latino- cristiana che aveva dato al fascismo un carattere più mite. Un giudizio che poi À niva per avallare la mitolo- gia dell’italiano buono ver- sus il tedesco cattivo. Nella diffusione di questi giudizi facevano aggio valutazioni di opportunità politica (sal- vare all’indomani della guerra la nuova e debole carattere dei tedeschi, piegato alle esigenze della repubblica democratica italiana). Ma quel che qui Guerra fredda, ossia per valutare il regime comu- importa rilevare è che questi giudizi trovano ampia nista (va da sé che, agli occhi della sinistra italiana eco e diffusione nella stampa, maggiore forse negli i tedeschi “buoni” erano quelli dell’Est). SigniÀ ca- anni Sessanta rispetto al decennio precedente, tivi in tal senso due articoli scritti a distanza di quando i momenti più duri della Guerra fredda pochi mesi da Vittorio Brunelli: nel primo (Il regi- tendevano a unire lo sforzo di due nazioni, quali me comunista alimenta i cattivi istinti dei tedeschi l’Italia e la Germania, geograÀ camente conÀ nanti del 23 settembre 1962) si sottolinea come il ruolo con i Paesi del blocco socialista. del potere politico «permette al tedesco (il quale Ma con gli anni Sessanta gli esami alla solidità non aspira ad altro) di comandare, ammonire, fare della democrazia tedesca si ripropongono e con la morale, indagare da una posizione di forza sulla essi afÀ orano ripetutamente stereotipi che mesco- vita privata del prossimo. È il potere politico che lano confusamente valutazioni di sapore sociolo- fa riapparire alla À nestra il Superuomo che era sta- gico con altre di grossolana antropologia. Emerge to cacciato dalla porta: il capo del partito, certo, ma così il carattere crudele dei tedeschi, la durezza, la anche il burocrate, il tecnocrate di secondo piano». naturale propensione alla violenza ed è con questi Nel secondo (Sono riusciti a rendere indisciplina- caratteri antropologici che le istituzioni democra- ti i tedeschi del 29 gennaio 1963) si sostiene la tiche tedesche devono fare i conti. tesi opposta, ossia che il regime comunista è «riu- Da sottolineare anche l’uso politico del supposto scito a far diventare indisciplinati i tedeschi. Fino

❨106 ❩ PreText tocento caratterizzò parte della cultura tedesca: onore, disciplina, senso dell’ordine, obbedienza, fedeltà, erano – agli occhi di personaggi come Ste- wart Houston Chamberlain e Ludwig Schemann À no a Alfred Rosenberg – i tratti distintivi della razza germanica. Le cronache apparse negli anni Ses- santa non parlano più ovviamente di razza, se mai di “popolo”, di “na- tura tedesca”, ma ripropongono gli stessi termini, de- clinati in senso sociologico e uti- lizzati tuttavia come chiave in- terpretativa della realtà tedesca. Una chiave che lascia intendere come tale natura possa rappresen- tare un ostacolo alla maturazione della Germania in a un certo punto potrebbe essere un bene, se non senso democratico. In questo approccio c’è però che questa indisciplina ha qualcosa di innaturale, anche dell’altro. Le descrizioni dei supposti carat- di artiÀ cioso, di non convincente. Un tedesco indi- teri innati dei tedeschi sono anche servite come sciplinato ha l’aria di essere fuori posto». specchio necessario per ottenere un’immagine ras- I pregiudizi, come è stato osservato, altro non sono sicurante dell’indole degli italiani; per dare al no- che proiezioni di sé, «contro modelli dei clichés di stro Paese, che non diversamente dalla Germania noi stessi», ma nel caso dei rapporti tra Italia e usciva da una esperienza traumatica, un’identità Germania vale la pena di andare oltre questa osser- che conciliasse un passato non privo di vergogne vazione. Ciò che colpisce è come questi stereotipi con l’opportunità e la necessità di fondare e con- riprendano, sia pure depurati dai toni razzisti, le solidare una nuova democrazia. tematiche del pensiero nazionalista che À n dall’Ot- Andrea Moroni

LA GERMANIA VISTA DAL CORRIERE DELLA SERA

PreText ❨ 107 ❩ RIVISTE PENSATE PER IL WEB

STORIA E FUTURO, PIONIERE DELL'E-JOURNAL CON ACCESSO LIBERO IL FUTURO DEL PASSATO UNO STRUMENTO DI GRANDE RIGORE DIRETTO DA ANGELO VARNI E MAURIZIO DEGL'INNOCENTI di ALBERTO MALFITANO

toria e Futuro (www.storiaefuturo.eu) mento di sperimentazione per coniugare la meto- è una rivista elettronica che si occupa di dologia tradizionale della ricerca storica con le storia contemporanea e di storiograÀ a. speciÀ che opportunità offerte dal web. Diretta da Angelo Varni (Università di Sul piano scientiÀ co Storia e Futuro ha cercato con Bologna), direttore responsabile, e da grande attenzione di tenere il passo con i parametri SMaurizio Degl’Innocenti (Università di Siena), ha qualitativi indicati dagli istituti di valutazione na- sede presso il Dipartimento di Storia, Culture e zionali e internazionali, lavorando soprattutto per Civiltà dell’Università di Bologna ed è l’emana- ottimizzare il sistema di peer review e allargare gli zione di un’Associazione di promozione culturale orizzonti territoriali verso l’internazionalizzazione. (SefAps). Su questo caposaldo si sono sviluppati gli articoli L’e-journal, completamente open access, esce dal di punta, che hanno dato spazio a una varietà mol- 2002 con una periodicità regolare (quadrimestrale) teplice di argomenti: il Risorgimento e i conÁ itti grazie all’impegno costante di una redazione di del Novecento; ambiente, cibo e territorio; costumi, docenti e studiosi facenti riferimento agli atenei società e media; politica, pubblica amministrazio- emiliano-romagnoli e toscani, grazie al contributo ne e modelli di welfare; lavoro, sindacato ed eco- di numerosi collaboratori afferenti a diverse uni- nomia; storia urbana, trasporti, migrazione; storia versità italiane e straniere, grazie all’apporto scien- dei generi, storia orale, beni culturali, per citare tiÀ co di un prestigioso comitato editoriale che, solo i temi ricorrenti. insieme a un folto gruppo di valutatori esterni, con- Così la rivista si è avvalsa del principio del network tribuisce a mantenere alto il livello qualitativo. come variabile distintiva anche sul piano delle Pensata in una fase pionieristica in cui di riviste competenze, degli apporti disciplinari e delle col- digitali si cominciava appena a parlare, i direttori, laborazioni. Accanto agli articoli più strutturati, fra i quali c’era allora anche il compianto professor alcune rubriche hanno lasciato spazio ad approfon- Franco Della Peruta, intendevano farne uno stru- dimenti – inerenti la storiograÀ a, la ricerca, la di-

❨108 ❩ PreText dattica, le fonti, gli eventi e le iniziative, la bibliograÀ a e via dicendo – che costi- tuiscono le coordinate di quel dialogo “di rete” per il quale Storia e Futuro è stata elaborata e proposta e sono un veicolo di scambio particolarmente importante per tutti coloro (addetti ai lavori, ma anche semplici appassionati della materia) che leggono da anni gradimento della rivista presso il suo pubblico, ma l’e-journal. Qualche anno fa, la rivista ha inaugu- anche di tracciare il proÀ lo del lettore e interloqui- rato anche una collana di e-book dedicata agli atti re con lui. Il dato quantitativo registra una media di convegni, italiani e stranieri, di storia contem- di circa 18 mila visitatori al mese, con picchi nei poranea. mesi invernali, tra i quali vi è uno zoccolo duro di Per ribadire il forte radicamento nella tradizione circa 3 mila lettori assidui, che leggono approfon- della nostra disciplina, è stata operata la scelta di ditamente la rivista, fermandosi a lungo nel sito. pubblicare la rivista a numeri chiusi, preferendo Come fu scritto nell’ormai lontano 2002 dai diret- questa modalità a quella dell’aggiornamento per- tori, al momento della presentazione della rivista, manente. Tuttavia, per veicolare contenuti scienti- Storia e Futuro ha sempre avuto ben presente ciò À ci anche a lettori non esperti, un altro nucleo di che ci si propose À n dal primo numero, e cioè di attività si è concentrato sulla qualità del sito web essere «un prodotto capace di adeguare all’innova- in tutti i suoi aspetti, dalla graÀ ca alla semplicità zione tecnica le modalità scientiÀ che e le forme della struttura, in modo da rendere i contenuti fru- espressive della disciplina storiografica. Con ibili come per i nativi digitali così per le generazio- l’obiettivo, certo ambizioso, di individuare stili e ni precedenti. contenuti in grado di parlare ai giovani, di aprire Per ottimizzare questi aspetti e rimanere al passo con essi un dialogo sul passato, così da non trovar- con le rapide trasformazioni della rete, il sito è co- li impreparati di fronte all’attualità, per la cui ana- stantemente sottoposto ad operazioni di restyling. lisi devono ricorrere all’affannosa e concitata for- Con lo stesso obiettivo si è posta particolare atten- mazione fornita dalla superficialità di qualche zione alla presenza quotidiana sui social network, programma televisivo o alla buona volontà di qual- con segnalazioni relative agli articoli pubblicati, che giornalista in vena di documentarsi. Se lo spa- informazioni su eventi relativi alla storia contem- zio della rete – è stato tante volte detto – è indicato poranea, collegamenti ad altri soggetti e operatori per dar vita a nuove comunità virtuali, ci proponia- del settore. In questo modo, la rivista è riuscita a mo con Storia e Futuro di costruire una comunità intercettare anche la domanda di conoscenza sto- fatta da quanti colgono nei processi della storia non rica di un pubblico eterogeneo, dimostrando che è una fredda successione di date e di eventi, bensì possibile fare divulgazione storica mantenendo un quel cammino nel tempo denso di speranze e di alto livello scientiÀ co. tragedie, di ideali e di miserie, di eroismi e di di- Il web fornisce opportunità straordinarie, À no a sillusioni, che ci ha portato nel presente e senza il poco tempo fa impensabili per il nostro settore di- quale risulta assai difÀ cile inoltrarci nel domani». sciplinare: la possibilità non solo di misurare il Alberto MalÀ tano

RIVISTE PENSATE PER IL WEB

PreText ❨ 109 ❩ 250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

I GIOVANI CHE VOLEVANO DARE LA SVEGLIA A MILANO «PER L'ALTRUI FELICITÀ» IN UNA CITTÀ CON POCHI STIMOLI, UN GRUPPO DI NOBILI FONDÒ UN'ACCADEMIA. FU DETTA "DEI PUGNI", PER LE ACCESE DISCUSSIONI. E FONDARONO UNA RIVISTA. CHE ENTRERÀ NELLA STORIA di CARLO CAPRA

❨110 ❩ PreText I RAGAZZI DELL'ACCADEMIA Nella pagina accanto, Accademia dei Pugni. da sinistra: Alfonso Longo, Alessandro Verri, Giambattista BifÀ , Cesare Beccaria, Luigi Lambertenghi, Pietro Verri, Giuseppe Visconti di Saliceto. Dipinto di Antonio Perego (1766) (Proprietà Sormani Verri, Milano). A sinistra, Il Caffè, frontespizio, Brescia 1765 (Biblioteca Nazionale Braidense).

ino alla metà del secolo XVIII e oltre, e le sue idiosincrasie; per esempio, Aristarco Scan- la stampa periodica in Italia si suddivi- nabue, l’atrabiliare critico e polemista dietro cui si deva in due generi nettamente distinti: celava Giuseppe Baretti nei fogli (anch’essi stam- le gazzette (il termine trae origine dal pati a Venezia) della Frusta letteraria (1763-1765). nome di una moneta veneziana) e i gior- Nei periodici del Gozzi e del Baretti il rinnovamen- Fnali letterari. Le prime, sviluppo degli avvisi ma- to dei contenuti e del linguaggio, l’abbandono dei noscritti e poi a stampa diffusi À n dal Cinquecento, modelli eruditi e la personalizzazione del ruolo del si presentavano come bollettini di notizie politico- giornalista si accompagnavano tuttavia con un con- diplomatiche e militari ordinate secondo la prove- servatorismo di fondo, tipico dell’ambiente vene- nienza dalle varie corti e capitali europee; i secon- ziano, e con un netto riÀ uto delle correnti più avan- di, che avevano il loro prototipo nel francese zate dell’Illuminismo europeo, che conosceva in Journal des sçavans, stampato a partire dal 1665, quegli anni una rapida diffusione anche in Italia si componevano di estratti, cioè ampie recensioni (basti pensare al Discorso sopra il vero À ne delle di libri nuovi, spesso inframmezzate da lunghe ci- scienze e delle lettere di Antonio Genovesi, del tazioni, e di più agili novelle letterarie relative a 1754). Toccò a una rivista milanese (ma stampata pubblicazioni di vario genere, ad attività accade- inizialmente a Brescia, in territorio veneto) coniu- miche, a premi ecc. In Italia, il modello più illustre gare la nuova formula giornalistica con una decisa di periodico erudito era stato, nella prima metà del presa di posizione a favore delle nuove idee e di Settecento, il veneziano Giornale de’ letterati d’Ita- una società profondamente rinnovata nei suoi fon- lia (1710-1740) diretto da tre grandi intellettuali damenti etici, economici e giuridici. Fino al 1760 come Apostolo Zeno, Scipione Maffei e Antonio Milano non si era certo distinta nel campo della Vallisneri; ma anche in seguito non mancarono stampa periodica. A parte una stentata gazzetta, pubblicazioni di prestigio come le Novelle lettera- l’unica rivista ivi comparsa era la Raccolta mila- rie compilate a Firenze da Giovanni Lami e poi da nese (1756-1757), espressione del coté erudito e altri (1740-1792), il Giornale de’ letterati di Pisa antiquario dell’Accademia dei Trasformati. Il pas- (1771-1796) o il Nuovo giornale de’ letterati d’Ita- saggio, in breve volgere di anni, da questi spenti e lia diretto a Modena da Girolamo Tiraboschi (1773- polverosi fogli alla scintillante prosa del Caffè, si 1789). spiega da un lato con un salto di generazione, con Con i giornali pubblicati a Venezia da Gasparo l’avvento di energie giovani e fresche cresciute in Gozzi tra il 1760 e il 1762 (la Gazzetta veneta, Il un nuovo clima intellettuale e morale, di cui sul Mondo morale, L’Osservatore veneto) si impose versante poetico-letterario fu esponente principale un diverso tipo di giornalismo, deÀ nito da Giusep- il Parini; dall’altro lato col mutamento del quadro pe Ricuperati «giornalismo morale», che si ispira- politico, con le nuove prospettive aperte dall’avvio va allo Spectator inglese di Addison e Steele (1711- della seconda e più incisiva fase del riformismo 1714) e mescolava la cronaca cittadina pettegola e teresiano. Il prolungato impegno militare e À nan- divertita, la divagazione letteraria, la corrisponden- ziario cui la Guerra dei sette anni (1756-1763) za con lettori veri o immaginari; al centro di tutto sottopose la monarchia asburgica mise in luce di- questo era la À gura del compilatore, trasformato in sfunzioni e magagne che la giovane regina e il suo un personaggio, con le sue opinioni, i suoi umori principale consigliere, il ministro degli esteri Anton

250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

PreText ❨ 111 ❩ 250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

Wenzel von Kaunitz, dal 1757 anche responsabile nuovo plenipotenziario Firmian, riÀ utando la stra- supremo delle province italiane, erano decisi ad da della giurisprudenza che gli era additata dal affrontare sia al centro sia alla periferia della ete- padre senatore. Senza perdersi d’animo per le ri- roclita compagine territoriale. Al vertice dello Sta- pulse subite, si diede a comporre una vasta opera to milanese era, dal 1759, col titolo di ministro sulla decadenza dell’economia lombarda dall’an- plenipotenziario, una creatura del Kaunitz, il conte tica prosperità e sui rimedi atti a farla riÀ orire; nel trentino Carlo di Firmian, uomo di vasta cultura e giugno 1763 fu in grado di trasmettere direttamen- sensibile agli inÁ ussi giurisdizionalistici e illumi- te a Vienna il manoscritto delle Considerazioni sul nistici. Il riavvicinamento tra Austria e Francia, che commercio dello Stato di Milano, che attirarono su sopravvisse agli anni di guerra, ebbe inoltre l’ef- di lui l’attenzione del Kaunitz e gli valsero la no- fetto di neutralizzare gli spazi italia- mina, nel gennaio 1764, a membro ni, preservandoli da nuovi conÁ itti, di una giunta incaricata di rivedere e quindi di incoraggiare i governi a le tariffe daziarie e i capitoli della procedere sulla via delle riforme. Ferma (l’appalto generale delle im- InÀ ne, la chiusura e l’intransigenza poste indirette). manifestate dal nuovo ponteÀ ce Cle- Nel frattempo, a partire dall’inverno mente XIV, succeduto nel 1759 a 1761-1762, avevano preso a riunirsi Benedetto XIV, e dal suo segretario tutte le sere nel suo appartamento in di Stato Luigi Torrigiani spinsero le casa Verri, nell’odierna via Monte potenze cattoliche verso un atteggia- Napoleone, alcuni amici di lui più mento di aperta contestazione dei giovani e anch’essi con difÀ cili si- privilegi e delle ricchezze della tuazioni familiari alle spalle: oltre al Chiesa. fratello minore di Pietro, Alessandro, Alla guida del gruppo di giovani, facevano parte del gruppo Cesare nobili quasi tutti ma in rivolta contro Beccaria, espulso dalla famiglia in il sapere e il costume dei padri, che diedero vita seguito al matrimonio, deciso contro la volontà dei all’esperienza del Caffè era Pietro Verri (1728- genitori, con una fanciulla di modesta estrazione 1797), À glio del conte Gabriele e reduce, nel gen- sociale, il cremonese Giambattista BifÀ e Luigi naio 1761, dalla partecipazione alla guerra contro Lambertenghi; a costoro si aggiunsero, nel corso i prussiani e dal soggiorno di un anno intero a Vien- del 1763, due nuovi acquisti, l’abate Alfonso Lon- na, che lo avevano sprovincializzato e convertito go, di piccola nobiltà lecchese, e un cugino di Bec- dagli esercizi letterari e poetici all’interesse per i caria, Giuseppe Visconti di Saliceto. Sono questi i grandi temi dell’economia e della politica. A Vien- sette personaggi che il pittore Antonio Perego ri- na il Verri aveva scritto il suo primo saggio di ar- trasse in un celebre quadro commissionato da Pie- gomento economico, che in versione riveduta e con tro Verri, che non tiene conto però di altre cono- un nuovo titolo, Elementi del commercio, vedrà la scenze, maschili e femminili, che frequentavano luce sulle pagine del Caffè. A Milano cercò invano casa Verri: tra loro, alcuni collaboratori del Caffè, di proporsi come consigliere per queste materie al come Sebastiano Franci, Pier Francesco Secco-

❨112 ❩ PreText L'ILLUMINISMO LOMBARDO Nella pagina accanto, ritratto di Cesare Beccaria, olio su tela di scuola lombarda del sec. XVIII (Collezione del conte Lanza di Mazzarino, Brusuglio). Qui sotto, Gian Rinaldo Carli (Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli).

Comneno e lo scienziato barnabita Paolo Frisi, in porto in pochi mesi, tra il 1763 e il 1764, la l’unico non nobile del gruppo. Il nomignolo di Ac- stesura di Dei delitti e delle pene, il trattatello che, cademia dei Pugni dato al sodalizio, nasceva dalla pubblicato a Livorno nel luglio 1764, ottenne un diceria, sparsa in città nell’estate del 1763, che le immediato e straordinario successo europeo, desti- discussioni serali fra i suoi componenti fossero nato a diffondere la fama e il prestigio della école così accese da degenerare spesso in scontri À sici. de Milan e a promuovere l’umanizzazione delle Non di un’accademia in senso tradizionale si trat- pene e la razionalizzazione delle procedure giudi- tava in realtà, ma, come ha scritto Mario Fubini, di ziarie (vedi anche a pag. 154). una libera associazione «estranea ad ogni costu- Era del tutto naturale che nel clima di fervido scam- manza accademica, per la rinunzia ad ogni eserci- bio di esperienze e di idee proprio dell’Accademia zio poetico, per il carattere non dei Pugni sorgesse l’idea di un’ope- di dotti specializzati in una de- ra collettiva, di una rivista che ne terminata cerchia di studi, bensì esprimesse i gusti e gli orientamenti, di liberi lettori di libri moderni, che invitasse un più vasto pubblico per l’atmosfera in cui essi visse- di lettori a condividerne la battaglia ro, di calda appassionata amici- per una nuova cultura e una nuova zia che per quanto destinata a società. Il progetto aveva già assun- venir meno così presto, sembra to una forma precisa all’inizio del già, e sembrava ad essi, l’annun- 1764, come ci dice un’allusione con- zio o l’inizio di una nuova socie- tenuta nel Gran Zoroastro, un alma- tà, di un vivere sociale tanto di- nacco satirico compilato da Pietro verso da quello delle loro Verri, e come ci conferma il ritrova- famiglie e della loro casta, fon- mento ad opera di Gianni Francioni, data […] sulla libera elezione del “cuore”, sulla curatore insieme a Sergio Romagnoli della splen- À ducia nell’efÀ cacia di un comune lavoro». Nelle dida edizione della rivista pubblicata nel 1993 da riunioni serali in casa Verri si giocava, si discuteva, Bollati Boringhieri, del “portafoglio del Caffè”, un si leggevano le ultime produzioni di Voltaire o deposito di articoli accumulato mesi prima della Rousseau, si commentavano gli scritti che i vari pubblicazione, che ebbe inizio nel giugno 1764. La soci dei Pugni avevano in cantiere o in progetto; fu periodicità era decadale, e ciascun numero si com- per dare un’occupazione del genere anche a Bec- poneva di otto pagine, pari a un foglio di stampa. caria, la cui penna era rimasta oziosa dopo il gio- La decisione di afÀ darsi a un tipografo bresciano, vanile saggio sulle monete, che Pietro Verri, proli- Gian Maria Rizzardi (cui solo nel corso della se- À co autore dal canto suo delle Meditazioni sulla conda annata subentrerà il milanese Giuseppe Ga- felicità e di vari scritti satirici, tra cui due almanac- leazzi) fu dovuta al desiderio di sottrarsi all’occhiu- chi e la Orazione panegirica sulla giurisprudenza ta vigilanza della censura ambrosiana, esercitata milanese, che gli propose, nel 1763, il tema della cumulativamente dalle autorità ecclesiastiche e dal giustizia penale; e fu grazie agli incitamenti e alla Senato. Assai felice appare la scelta del titolo, sia collaborazione degli amici che Beccaria condusse nel riferimento a un luogo tipico della sociabilità

250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

PreText ❨ 113 ❩ CONTRO I SUPLIZI Nella pagina accanto, la tortura della corda. Incisione conservata nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. 250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

settecentesca (celebrato anche in una nota comme- smo lombardo: Mario Fubini, che ha deÀ nito Il dia goldoniana), sia nell’allusione alla «virtù risve- Caffè una «vivace spicciola enciclopedia», e Fran- gliativa» della bevanda orientale: nella bottega co Venturi, secondo il quale «Il Caffè è effettiva- tenuta dal greco Demetrio, si legge nell’Introdu- mente, fatte le debite proporzioni, l’Enciclopedia zione, «primieramente si beve un caffè che merita dell’Illuminismo italiano e, come il suo grande il nome veramente di caffè […] che chiunque lo modello parigino, seppe rapidamente crescere e prova, quand’anche fosse l’uomo il più grave, il svilupparsi oltre il suo fecondo seme originario». più plombeo della terra, bisogna che per necessità A tacere dei frequenti richiami testuali, anche alla si risvegli e almeno per una mezz’ora diventi un rivista milanese si può applicare il proposito ma- uomo ragionevole». nifestato da Diderot di «changer la manière com- La À nzione secondo cui si riportano nella rivista le mune de penser», efÀ cacemente tradotto da Ales- conversazioni che si svolgono nella bottega di De- sandro Verri come l’ambizione «di conquistar metrio si fa via via più evanescente col succedersi paese alla ragione». dei numeri, ma si rifà esplicitamente ai modelli La grande varietà di temi e di toni programmatica- inglesi richiamati anch’essi nell’Introduzione: mente assunta come cifra del periodico, l’alternar- «Qual À ne vi ha fatto nascere un tale progetto? Il si di ponderosi saggi scientiÀ ci, economici e giu- À ne d’una aggradevole occupazione per noi, il À ne ridici, di dialoghi frizzanti, polemiche letterarie di fare quel bene che possiamo alla nostra patria, (come quella, volutamente tenuta in sordina, col il À ne di spargere delle utili cognizioni tra i nostri Baretti), divagazioni fantastiche (come il Fram- concittadini divertendoli, come già fecero e Steele mento sugli odori di Beccaria o Le delizie della e Swift e Addison e Pope». Tale funzione del gior- villa di Pietro Verri), apologhi, descrizioni satiriche, nalismo è ribadita da Beccaria nel saggio program- rendono qui impossibile anche solo tentare un esa- matico che apre la seconda annata della rivista, De’ me sistematico. Devo rinunciare, in particolare, a fogli periodici: «Il vero À ne di uno scrittore di fogli dar conto dei numerosi e corposi contributi di ar- periodici è di rendere rispettabile la virtù, di farla gomento scientiÀ co, rivolti a combattere i pregiu- amabile, d’inspirare quel patetico entusiasmo per dizi e l’ignoranza del pubblico e insieme a soste- cui pare che gli uomini dimentichino per un mo- nere battaglie di contenuto progressivo e civile, mento se stessi per l’altrui felicità; il di lui scopo è come è tipicamente il caso del saggio di Pietro Ver- di rendere comuni, familiari, chiare e precise le ri che occupa per intero gli ultimi tre numeri della cognizioni tendenti a migliorare i comodi della seconda annata, Sull’innesto del vaiuolo. Posso vita privata, e quelli del pubblico». Ma un altro solo accennare ad alcuni scorci di un panorama modello, francese questa volta, è implicitamente quanto mai ricco e variegato, a cominciare dai temi richiamato dal caffettiere Demetrio là dove affer- linguistici e letterari. ma, all’inizio della seconda annata, che «una bot- Assai virulenta e insistita è nel Caffè la polemica tega di Caffè è una vera e propria enciclopedia contro «i tenaci adoratori delle parole», i pedanti all’occasione, tanto è universalissima la serie delle che vorrebbero imporre agli scrittori di imitare pe- cose sulle quali accade di ragionare»; il paragone dissequamente i modelli trecenteschi e cinquecen- non è sfuggito ai maggiori studiosi dell’Illumini- teschi. Già Algarotti aveva invocato l’avvento del

❨114 ❩ PreText «secolo delle cose», e il motto «cose, e non parole» si può considerare quasi uno slogan dei caffettisti, al pari della formula, risalente allo scozzese Hutche- son, della «maggiore felicità divisa per il maggior numero». Alla celebre Rinunzia avanti notaio… al Vocabolario della Crusca redatta da Alessandro Verri, fanno seguito una À nta confutazione di Ce- sare Beccaria (Risposta alla Rinunzia), un Saggio di legislazione sul pedantesimo ancora di Alessan- dro e una serie di interventi di Pietro, la cui pole- mica non è solo diretta contro il purismo linguisti- co, ma anche contro la pretesa di imporre regole agli ingegni, di dettare precetti vincolanti per il modo di scrivere e per i vari generi letterari. Egli non si limita però ad anteporre il contenuto alla forma, a giudicare le opere in base alla loro utilità sociale, come a volte si afferma, ma ha di mira la valorizzazione di un’espressione artistica libera di seguire e riÁ ettere i moti dell’animo, capace di ele- varsi al sublime anche a costo di sÀ orare il ridico- lo; non a torto il Fubini ha rilevato in tali propen- sioni «un accento preromantico», che riafÀ orerà nell’ammirazione per Shakespeare e nelle discus- sioni con Alessandro sulla musica e sulle arti À gu- rative. Lo stesso Fubini ha visto il sostrato comune delle posizioni assunte nei campi più disparati dal mag- ni sul lusso), libertà del commercio dagli intralci e giore dei Verri nella «idea di libertà, non tanto co- dai vincoli annonari, libertà dei cittadini da ogni me determinato programma politico quanto come imposizione o divieto che non siano contenuti nel- principio primo del suo pensare e del suo agire, le leggi. Nonostante la programmatica esclusione premessa e À ne della sua speculazione economica della politica, così come della religione, dalle pa- e politica, e del pari presente in ogni pagina che gine della rivista, il saggio Sull’interpretazione egli scrisse sulla vita morale come sulla letteratu- delle leggi chiarisce come al dispotismo illumina- ra». Libertà di scegliere La buona compagnia o La to, contrapposto alla tirannia dei corpi intermedi, solitudine (sono i titoli di altri due contributi ver- sia assegnata una funzione puramente strumentale riani) di vestirsi all’occidentale o all’orientale, di e temporanea: «Il solo dispotismo stabilmente uti- spendere e consumare quando ciò torni a vantaggio le, anzi necessario per la prosperità di una nazione della generale prosperità (così nelle Considerazio- è il dispotismo delle leggi; il vero dispotismo pro-

250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ PreText ❨ 115 ❩ IL CONTE E IL BARNABITA A destra, ritratto dello scienziato Paolo Frisi, disegno di R. Focosi, incisione di G. Rados (Raccolta Bertarelli); Al conte sig. Pietro Verri, Incipit del poemetto Il commercio di Giuseppe Colpani, Milano, 1766 (Braidense) e Pietro Verri, incisione di A. Locatelli (Raccolta Bertarelli). 250 ANNI FA NASCEVA LA RIVISTA IL CAFFÈ

priamente detto, cioè il volere assoluto e indipen- spensieratezza nella privata economia e in Alcune dente di un solo, non è utile che passeggero nelle riÁ essioni sull’opinione che il commercio deroghi nazioni corrotte per ricondurle ai loro principii». alla nobiltà, non si spingono À no a mettere in di- Tra gli ostacoli maggiori alla libertà e alla dignità scussione l’esistenza stessa di una nobiltà eredita- dei cittadini sono chiaramente denunciate la vene- ria. Anche più ardito, per certi aspetti, è un altro razione per il diritto romano e la vecchia giurispru- saggio di Longo, Del diritto naturale de’ cani, non denza, consistente nella farragine delle glosse, pubblicato sulla rivista per probabile decisione di delle interpretazioni e delle opinioni dei giurecon- Pietro Verri, preoccupato per gli accenni di mate- sulti; non soltanto con le armi del ridicolo, come rialismo e perché, come rileva Francioni (che lo nel Dialogo tra un mandarino chinese e un solle- inserisce nell’Appendice dell’edizione citata) «un citatore di Pietro Verri (un esempio dell’uso mali- attacco così esplicito alla teoria del diritto naturale zioso dello sguardo spregiudicato di un extraeuro- e ai più diffusi topoi del pensiero giuridico-politico peo, frequente nel Caffè come in tutta la del tempo non si ritrova in nessuno degli articoli letteratura illuministica), ma anche con il ricorso apparsi sul Caffè». agli argomenti storico-À losoÀ ci e il richiamo al Non vi è dubbio tuttavia che il tono generale della diritto di natura, che contraddistinguono soprattut- rivista sia dato dall’onnipresenza dei due fratelli to gli ampi quadri tracciati da Alessandro Verri in Verri, i cui scritti occupano quasi i 5/8 delle due Di Giustiniano e delle sue leggi, Ragionamento annate del Caffè; a Pietro si devono, in particolare, sulle leggi civili, Di Carneade e di Grozio, Di al- 44 degli articoli siglati, e quindi sicuramente attri- cuni sistemi del pubblico diritto, e da Alfonso Lon- buibili, ad Alessandro 31 (anche se in termini di go nelle Osservazioni sui fedecommessi. Quest’ul- pagine la sua partecipazione supera quella del fra- timo saggio contiene anche la critica più radicale tello maggiore). Assai meno rilevante, almeno sul della nobiltà ereditaria che si possa trovare nelle piano quantitativo, appare al confronto l’impegno pagine del Caffè. Le disposizioni testamentarie degli altri collaboratori: 7 sono gli articoli di Bec- dirette a garantire la conservazione dei patrimoni caria, 6 ciascuno quelli di Franci e di Visconti, 5 nelle grandi famiglie, mediante il divieto agli eredi sono da attribuire a Secco, 2 a Frisi, non diversa- dell’alienazione dei beni immobili, elogiate da mente da Longo e Lambertenghi; di un unico con- Montesquieu perché idonee a sostenere lo splen- tributo sono inÀ ne autori Gian Rinaldo Carli, l’ot- dore della nobiltà, sono contestate da Longo pro- tico François Baillou, l’astronomo Ruggero prio per la stessa ragione, giacché «poco importa Boscovich, il poeta Giuseppe Colpani. Notevole è alla pubblica felicità che tal famiglia conservisi tuttavia l’interesse di alcuni di questi pezzi, in par- eternamente ricca, anzi molto importa che le ric- ticolare quelli di Beccaria (oltre al già citato inter- chezze accumulate passino di mano in mano, cir- vento De’ fogli periodici, si segnalano come esem- colino nello Stato e siano il premio dell’industria pi di applicazione dell’analisi matematica Il di un negoziante, più utile alla società che mille Faraone e il Tentativo analitico sui contrabbandi, nobili sfaccendati». Pietro e Alessandro Verri, pur per il livello letterario il Frammento sugli odori) e denunciando anch’essi i privilegi e i costumi quello di Carli (si tratta del famoso saggio La patria dell’aristocrazia (rispettivamente nel saggio Sulla degli italiani).

❨116 ❩ PreText La notizia della cessazione della rivista è data in questi termini nel breve avviso Al lettore premesso rio» da cui era nato Il Caffè, «quella cara epoca alla ristampa in volume della seconda annata: «La nella quale vivevamo coltivando la ragione di con- piccola società di amici che ha scritti questi fogli è certo e procurando che fosse conosciuta nel nostro disciolta; alcuni hanno intrapreso un viaggio, altri paese». «Se la Compagnia de’ Pugni fosse conti- sono impiegati in affari; vuole la necessità che si nuata una decina d’anni – scriverà ad Alessandro termini un lavoro che secondo il progetto degli il 17 aprile 1779 – per poco che il governo l’aves- autori non doveva sì presto chiudersi, e ciò accade se protetta, e con qualche pensione animata, noi in un momento in cui l’accoglimento favorevole due, Beccaria, Longo, Frisi e Lambertenghi avrem- del pubblico più che mai invitava a proseguirlo». mo fatta una rivoluzione nella letteratura italiana». In viaggio erano, a quella data, Alfonso Longo L’ambizione espressa col senno di poi può forse (trasferitosi a Roma alla ricerca di un impiego ec- parere eccessiva, se si ricorda che la tiratura dei clesiastico), Beccaria e Alessandro Verri, partiti fogli del Caffè era stata di 500 copie, non tutte insieme per Parigi il 2 ottobre 1766. «Impiegato in vendute, e pur tenendo conto della ristampa inte- affari» era invece Pietro Verri, che dopo l’incarico grale fattane dal tipografo veneziano Pizzolato nel temporaneo assunto, come si è detto, all’inizio del 1766 e di altre riproduzioni parziali. Ma se si ri- 1764 era stato nominato l’anno seguente consiglie- Á ette che l’opinione che contava era allora quella re del Supremo consiglio di economia e rappresen- della piccola minoranza che deteneva il potere tante del governo nella conduzione della Ferma nello Stato e nella società, il ceto dei funzionari e generale. Ciò che l’annuncio tace è la rottura av- il patriziato, la rivendicazione risulterà meno esa- venuta nei rapporti tra i due Verri e Beccaria a cau- gerata. La prematura À ne del Caffè, ad ogni modo, sa del comportamento egoistico di quest’ultimo, si può considerare emblematica della rapida sÀ o- che non aveva svolto a dovere la sua funzione di ritura della “primavera dei Lumi” lombarda, già ambasciatore dell’école de Milan presso i philoso- negli anni attorno al 1770. Continuarono a scrive- phes parigini, tenendo per sé tutti gli onori, e del re per il pubblico, oltre allo scienziato Paolo Frisi, suo ritorno precipitoso a Milano, a À ne dicembre, solo i due Verri, l’uno a Milano e l’altro a Roma, per ricongiungersi alla giovane moglie. Alessandro ma su posizioni sempre più distanti tra loro e dal Verri, nel frattempo, proseguiva il viaggio secondo comune sentire degli anni Sessanta. Dopo Pietro i piani, a Londra e poi di nuovo a Parigi; ma var- Verri anche Beccaria, Longo, Lambertenghi e Sec- cate le Alpi nella primavera del 1766, invece di co entrarono nei ranghi della pubblica amministra- tornare a Milano dove il fratello lo attendeva piegò zione e anzi furono assorbiti dai loro compiti in per la Toscana e poi per Roma, dove la passione misura superiore al primo, tanto da rinunziare del nata in lui per una gentildonna maritata lo tratterrà tutto all’attività letteraria. Era un altro modo di tutta la vita. proseguire quella battaglia per il progresso civile Pietro Verri tentò invano di «rediÀ care la Gerusa- e per il rinnovamento della società che avevano lemme» con i pochi amici rimasti, e non cessò mai iniziato, con giovanile baldanza, ai tempi dell’Ac- di rimpiangere, nel carteggio col fratello divenuto cademia dei Pugni e del Caffè. «romano», quel «momento di entusiasmo lettera- Carlo Capra

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NEUE GRAFIK E L'AMBIENTE CULTURALE DELLA ZURIGO ANNI CINQUANTA E SESSANTA LO SGUARDO DEL DESIGNER ARTICOLI DELLE FIRME PIÙ AUTOREVOLI. E IL PREGIO DI RENDERE "COMPRENSIBILE" UNA MATERIA IN CONTINUA EVOLUZIONE

di NICOLA MATTEO MUNARI

eue GraÀ k è una pietra miliare nella mann, Hans Neuburg, Carlo L. Vivarelli e Richard storia della progettazione graÀ ca. Paul Lohse. Indispensabile antologia dei principi Seppur sia comunemente nota come Neue GraÀ k, fondamentali del design, vera e pro- la rivista possiede in realtà un triplice titolo: Neue pria icona tra i cultori della graÀ ca GraÀ k, New Graphic Design, Graphisme actuel, svizzera.N «Periodico internazionale per l’analisi e nelle tre lingue in cui è composta. Consuetudine la discussione della progettazione graÀ ca», fu pub- diffusa nell’editoria svizzera degli anni Sessanta blicato a Zurigo tra la À ne degli anni Cinquanta e (fondata sulla possibilità di dialogo e comprensio- la metà dei Sessanta. «Era la rivista più importan- ne), enfatizzata dall’importanza paritaria conferita te dell’epoca», ricorda Massimo Vignelli, «non ai tre differenti idiomi, impaginati in modo che solo per il contenuto di ciascun numero, ma come nessuno prevalga sugli altri. bandiera di un movimento tendente a una graÀ ca Obiettivo della pubblicazione non era la deÀ nizio- sistematica anziché pittorica o cartellonistica, come ne di una graÀ ca svizzera – peraltro già esistente e era in precedenza; segnò l’alba di una nuova epoca ben riconoscibile – ma la ricerca e la promozione nella comunicazione visiva, basata sulla struttura di quei denominatori comuni che andavano diffon- dell’informazione anziché su valori emozionali». dendosi nel panorama internazionale, caratteriz- Rappresentava la concretizzazione degli incontri e zando l’intera produzione graÀ ca del tempo. Il delle discussioni avvenute per anni tra quattro im- carattere internazionale della rivista era evidenzia- portanti designer svizzeri, accomunati da una si- to dalla provenienza degli autorevoli designer a cui mile attitudine progettuale: Josef Müller-Brock- venivano afÀ dati gli articoli: Germania, Olanda,

❨118 ❩ PreText Francia, Italia, Stati Uniti e ovviamente Svizzera. Agli svizzeri e in particolare ai quattro curatori di Neue GraÀ k va riconosciuto il merito di aver com- preso ed enfatizzato – meglio e per primi – l’evol- PIETRE MILIARI versi nel design di un’attitudine improntata alla In questa e nelle pagine successive, alcuni logica e alla sistematicità, in funzione di una co- numeri di Neue GraÀ k, municazione maggiormente comprensibile, in lun- la rivista cult per go nel tempo e in largo nel mon- designer nata a Zurigo. do. Tutti già ampiamente affermati all’epoca della pubblicazione del primo numero: Müller-Brock- mann aveva già realizzato molti tra i suoi più famosi manifesti, Neuburg veniva da una serie di progetti in cui partecipava non solo come designer, ma soprattut- to come critico e teorico, Vivarel- li aveva già lavorato come art di- rector presso il famoso Studio Boggeri di Milano e Lohse prove- niva da una lunghissima carriera – iniziata ben tivo della professione che potesse avere un impat- quarant’anni prima – particolarmente proÀ cua in to pari a quello esercitato dalle più recenti ambito editoriale (nel 1952 aveva vinto la Medaglia tendenze espressive sul mondo dell’arte: cubismo, d’Oro della Triennale, per il design della rivista di futurismo, costruttivismo prima della guerra, in- architettura Bauen+Wohnen). Rimasero tutti in formale ed espressionismo astratto nel secondo attività durante l’intero arco della pubblicazione, dopoguerra, tutte ampiamente analizzate e poste in per poi afÀ evolire gradualmente l’impegno profes- relazione con la graÀ ca tra le pagine della rivista. sionale, chi più chi meno, dedicandosi maggior- Il primo numero, pubblicato nel settembre 1958, mente alla produzione pittorica o all’elaborazione corrisponde a una vera e propria dichiarazione d’in- teorica. tenti: gli editori mettono a nudo la propria politica, La rivista non voleva costituire una rampa di lancio speciÀ cando che la rivista non intende costituire per la carriere dei curatori ma offrire il loro contri- una rassegna di talenti, ma garantire una fonte d’in- buto pratico e intellettuale – frutto delle esperienze formazione continua per tutti coloro che sono in- accumulate – a utilità di tutti gli altri designer e in teressati al design. La pubblicazione determinò particolar modo di quelli più giovani. I curatori, a l’avvento di una piattaforma internazionale di di- cui si deve la maggior parte degli articoli, intende- scussione, promuovendo lo sviluppo di una cultu- vano promuovere una svolta nel cammino evolu- ra collettiva del design.

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Nei 18 numeri pubblicati, in 17 volumi (l’ultimo è tung Ulm) – leggendaria erede del Bauhaus a cui doppio), tra il settembre 1958 e il febbraio 1965 Neue GraÀ k si interessò À n dal primo numero – furono toccati tutti gli argomenti fondamentali re- promuoveva un design di tipo matematico, privo lativi alla deÀ nizione della progettazione graÀ ca: di qualsiasi personalizzazione emotiva. Pubblicato dal rapporto con l’arte, affrontato a più riprese da dall’ottobre 1958 À no alla chiusura della scuola nel Lohse, a quello con la fotograÀ a sperimentale, ai 1968, condivideva tematiche e impostazione gra- metodi d’insegnamento applicati nelle scuole più À ca con la rivista elvetica, ma differiva sostanzial- famose, agli sviluppi del design avvenuti a partire mente negli intenti, proponendosi soprattutto come dagli anni Venti e Trenta. Celebre è la recensione veicolo di promozione attraverso un’impostazione del carattere Helvetica, allora conosciuto come di stampo didattico. Progettato graficamente Neue Haas Grotesk, scritta da Hans Neuburg e dall’inglese Anthony Froshaug prima e dall’unghe- pubblicata sul quarto numero. rese Tomás Gonda poi, rispecchiò la gloriosa e Diversamente dalle altre riviste, Neue GraÀ k si travagliata vita della scuola, culminata nelle stra- concentrava strettamente sulla promozione di una ordinarie collaborazioni al design dei prodotti graÀ ca di «chiarezza matematica […] basata non Braun e dell’identità coordinata per Lufthansa. Nel sull’ornamento, ma sull’equilibrio e la tensione tra tempo l’istituto perseguì posizioni sempre più ra- forma e colore», escludendo tutti quegli esempi dicali, votate al rispetto di un’attitudine analitico- «derivati da un impulso esclusivamente pittorico o scientiÀ ca che non contemplava l’estetica quale illustrativo». I curatori «non premiano la moderni- componente fondamentale del design, causando lo tà À ne a se stessa né applaudono la spettacolarità e scontento in diversi docenti a partire dal rettore l’originalità forzata, ma valutano la ricerca della svizzero Max Bill, che abbandonò la carica nel soluzione ottenuta tramite metodi costruttivi e non 1956. soluzioni illusorie, fondate puramente sull’estetica L’inÁ uenza che ha avuto Neue GraÀ k sulla conce- e l’emotività». Il risultato è una graÀ ca neutrale, zione del design è stata immensa, rideÀ nendo pro- uniforme e ordinaria, qualità tipiche della cultura fondamente la produzione graÀ ca mondiale degli elvetica, che rappresentano il punto di forza di que- anni a venire. Il culmine di tale processo evolutivo sto design e, contemporaneamente, offrono il prin- è avvenuto durante gli anni Sessanta, con l’affer- cipale spunto di critica ai suoi avversari, incapaci mazione dell’immagine coordinata e la deÀ nizione di coglierne altro aspetto fuorché l’involucro este- del concetto di identità nella comunicazione. Sa- tico. Viceversa, la normalità tipica della graÀ ca ranno molti anche coloro che continueranno a svizzera (intesa come consueta adesione alla nor- fraintenderne i criteri e gli scopi, estremizzando la ma) e la dimensione di dialogo instaurata dalla ri- ricerca estetica verso l’uso incompreso e ingiusti- vista denotano una concreta propensione alla de- À cato dei connotati tipici del design svizzero. Tale mocrazia (evidente anche nelle altre pubblicazioni speculazione stilistica determinerà una forte avver- di Müller-Brockmann) e al rispetto della libertà di sione per il rigore canonico elvetico – giudicato un interpretazione concessa al fruitore. limite alle possibilità espressive personali – sfo- Analogamente a Neue Grafik, il giornale della ciando negli anni Ottanta in quel guazzabuglio che Scuola di design di Ulm (Hochschule für Gestal- è stato il postmodernismo.

❨120 ❩ PreText Se il contesto elvetico e in particolare quello zuri- dipendenza del designer dall’industria, sta la dif- ghese si dimostrò estremamente fervido e produt- ferenza principale rispetto a quella promossa da tivo di idee e concretizzazioni innovative, contem- Neue GraÀ k, che si dimostra più matura e consa- poraneamente la situazione in Italia – e soprattutto pevole dell’autonomia del design quale disciplina a Milano – non era meno impegnata e vivace. Pa- indipendente e di conseguenza del ruolo del desi- rallelamente a Neue GraÀ k, l’Editoriale Domus gner, «non più il servo dell’industria, non più un pubblicava la stupenda rivista Stile Industria, di- artista pubblicitario, ma libero di agire in maniera retta dall’architetto Alberto Rosselli, sorta e defun- completamente indipendente, pianiÀ cando e pro- ta quasi in contemporanea a quella elvetica (1954- gettando interamente il suo lavoro, di cui è total- mente responsabile». Stile Industria chiuderà nel 1963, concludendosi con un numero funebre, stampato in- teramente in bianco e nero. L’ultimo editoriale, intitolato Commiato, espone per la pri- ma volta gli intenti della rivi- sta, lasciando sospesa una compiuta definizione di de- sign. Ma forse è proprio questa condizione di incertezza, dub- bio e ambiguità, affrontata tramite il continuo dialogo tra produttore e progettista, a co- 1963). Dedicata al design industriale e alla graÀ ca stituire lo stimolo essenziale di quella creatività per la propaganda pubblicitaria, faceva da comple- tipica del design italiano, che lo ha fatto diventare mento naturale a Domus, colossale periodico di un modello di riferimento in tutto il mondo, al pa- architettura; coerentemente, proponeva la comple- ri di quello svizzero. mentarietà del lavoro del progettista graÀ co con Neue GraÀ k non fu solo una piattaforma fonda- quello dell’industrial designer: «Il graÀ co […] mentale per la deÀ nizione e lo sviluppo della pro- interviene ad integrare la sua opera, come il pitto- gettazione grafica – favorendo il passaggio da re e lo scultore nell’opera dell’architetto». Gli edi- un’attività di tipo artistico a una di tipo architetto- tori speciÀ cano che non considerano il lavoro del nico – ma essa stessa costituì un’eccellente appli- graÀ co «come a se stante, ma sempre in funzione cazione di quei principi progettuali che promuove- di quella unità fra produzione e propaganda che la va. Un quadrato bianco di 28×25 cm a cui fa da rivista intende affermare», nello spirito tipico del controparte una tipograÀ a nera, in una purezza design italiano, sorto dal connubio tra arte e indu- d’insieme assoluta, che evoca il rigore suprematista stria. Proprio in questa posizione, a favore della dei dipinti di MaleviĀ.

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Prima di conoscerla À sicamente e poterla toccare ro Lars Müller e alla impeccabile ristampa anasta- con mano, prima che diventasse un oggetto, per me tica che ha realizzato, completata da un ricco Neue GraÀ k era un’idea. L’idea di una graÀ ca per- volume di commenti, afÀ dati alla penna dei più fetta, semplice e funzionale. famosi designer di tutto il mondo. L’importante Ricordo le ore passate a leggere i commenti degli impresa editoriale offre la possibilità di una riÀ o- altri appassionati, a esaminare attentamente le ri- ritura di quei principi promossi dalla rivista, vota- produzioni in fotograÀ a, le rarissime volte che ne ti a una progettazione logica, sistematica, semplice trovavo un numero in vendita a un prezzo sempre e funzionale. troppo alto. Il fatto che la rivista appartenesse al La ristampa non intacca il valore dell’originale, che passato, alla storia del design, la rendeva ancora è custodito nella storia: nella polvere che si è de- più affascinante, desiderabile e contemporanea- positata negli anni sulla carta, disegnando i carat- mente sempre più irraggiungibile, contribuendo a teristici bordi neri che formano una cornice perfet- mitizzarla. A poco a poco, nel mio immaginario, la ta per la copertina, nei segni lasciati dalle mani che rivista ha À nito per incarnare la quintessenza della l’hanno sfogliata nel tempo, nel profumo della car- progettazione graÀ ca, l’apoteosi della per- fezione tipograÀ ca, l’esempio per antono- masia della semplicità funzionale, il con- nubio ideale tra estetica e cultura. Pura eleganza intellettuale. Tanti giovani desi- gner condividevano questa idea e tuttora coltivano il sogno di riuscire a sfogliarne almeno una pagina. Cercando su internet “neue graÀ k” si può ancora leggere: riuscire a trovarne un nu- mero è come vincere alla lotteria, possono occorrere anni e anni di ricerche per sco- varne inÀ ne una copia in qualche piccola bottega di libri usati o nelle collezioni di alcuni tra i più famosi senior designer. Già pochi anni dopo la sua pubblicazione era infatti ta e nella consistenza dell’inchiostro. divenuta molto costosa e difÀ cilmente reperibile. L’ultimo numero, pubblicato nel febbraio 1965, Oggi, À nalmente, trascorsi quasi cinquant’anni racchiude un pieghevole riassuntivo che reca le dall’uscita dell’ultimo numero, tantissimi giovani seguenti parole: «Gli editori considerano per il mo- appassionati avranno la possibilità di sfogliarla mento il loro scopo soddisfatto. Una interruzione nuovamente con facilità, come tanti tra coloro che nella pubblicazione gli permetterà di partire alla sono divenuti venerati maestri del design – da Mas- ricerca di nuovi problemi dell’espressione artistica simo Vignelli a Wim Crouwel, da Italo Lupi a e riunire così nuovi materiali di documentazione. Louis Danziger – hanno potuto fare negli anni del- L’interruzione sarà di breve durata». la loro formazione. Il merito va all’editore svizze- Nicola Matteo Munari

❨122 ❩ PreText Lettura LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 123 ❩ LA BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO DI MILANO

FONDATA NEL 1807, LA SCUOLA MILANESE SI DOTÒ SUBITO DI UN FONDO LIBRARIO LO SCRIGNO DELLA MUSICA PUNTO DI RIFERIMENTO DI COLLEZIONISTI, ALLIEVI E INSEGNANTI, CON GLI ANNI HA RICEVUTO IN DONO UN PATRIMONIO SENZA PARI IN ITALIA

di GIANNI FIDANZA

I TOMI DEL PRINCIPE Il Fondo Santa Barbara: alcuni volumi della preziosa collezione della cappella musicale dei Gonzaga conservata presso il Conservatorio.

❨124 ❩ PreText LITURGIA DI CORTE Novi thesauri musici, edizione a stampa cinque- centesca di libri contenenti la musica liturgica eseguita presso la corte imperiale a Vienna.

l Conservatorio di Milano nasce nel 1807, con Regio Decreto napoleoni- co, e dalla sua fondazione occupa la stessa sede, la collegiata della Chiesa di Santa Maria della Passione, in via delI Conservatorio. La laicità dell’insegna- mento musicale che lo caratterizza À n dalla sua costituzione, e lo differenzia rispetto ai Con- nascita del maestro di Busseto, il Conservatorio ha servatori di grande tradizione come quelli di Roma allestito una mostra permanente nel Foyer della e Napoli, deriva dal modello del Conservatoire di sala Verdi, La mano, l’errore, il trionfo, focalizza- Parigi al quale si ispira, in particolare sul modello ta proprio su questo episodio. Su ideazione di Licia di didattica e di struttura organizzativa. La storia Sirch e Raffaele De Luca, il progetto condensa le bicentenaria del Conservatorio di Milano è popo- motivazioni del riÀ uto in un breve percorso visivo lata di personaggi illustri, studenti e docenti, che e tattile che comunica in modo diretto i tre concet- hanno contribuito a posizionare l’istituzione musi- ti racchiusi nel titolo della mostra. cale ai vertici delle vicende musicali europee Per un approfondimento sulle vicende che hanno dell’Ottocento e del Novecento (Boito, Catalani, caratterizzato il Conservatorio dalla nascita al 2008 Puccini, Mascagni, Ponchielli, solo per citare i più sono preziosi e ricchi di dati due volumi: Milano e noti). Tra i non musicisti spiccano À gure come Sal- il suo Conservatorio, a cura di Guido Salvetti, edi- vatore Quasimodo e Fernanda Pivano, che sono to da Skira nel 2003 e Il Conservatorio di Milano stati docenti del Conservatorio negli anni Sessanta. secolo su secolo 1808-2008, a cura di Marina Vac- Una delle vicende più clamorose della storia del carini Gallarani, Elena Previdi e Paola Carloma- Conservatorio di Milano è stata la mancata ammis- gno, uscito anch’esso per Skira, nel 2009. sione di Giuseppe Verdi, nel 1832; le motivazioni La radicale riforma dell’insegnamento musicale in dell’esclusione (la sua mano e il suo stile compo- Italia (legge 508 del 1999), con le inevitabili pro- sitivo non erano conformi al modello che la didat- blematiche che questo genere di cambiamenti com- tica del tempo imponeva) sono state argomento di porta, ha consolidato la centralità del Conservato- dibattito tra gli studiosi e biograÀ verdiani, dibat- rio nel panorama formativo internazionale con tito talvolta arricchito con particolari non veriÀ ca- un’offerta vastissima, sia nell’area strettamente ti storicamente. Ma anche a voler considerare be- musicale sia in quella musicologica. La presenza nevolmente le motivazioni di coloro che in qualche massiccia di studenti di fascia accademica, molti modo giustiÀ cano e contestualizzano storicamente dei quali stranieri, si sovrappone a una nutrita pre- l’operato della commissione, l’episodio non può senza di studenti più giovani, alimentata dalla pre- essere certo ascritto a lode dell’istituzione che, per senza di un liceo musicale all’interno del Conser- emendare la sfortunata vicenda, nel giorno della vatorio e dalla convenzione con la vicina scuola sua morte, il 27 gennaio del 1901, gli intitola il media. Questa complessità di offerta formativa a Conservatorio. In occasione del bicentenario della vari livelli, pur nella problematicità della gestione,

LA BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO DI MILANO PreText ❨ 125 ❩ IL DONO DELL'IMPERATORE I volumi in folioo donatii da Napoleonee per lo studioo della musica.a. rappresenta una ricchezza di risorsese per l’istituzione soprattutto nel com-m- plesso scenario di una riforma ancorara incompiuta che rischia di snaturare la complessità e speciÀ cità della didatti-tti- ca musicale. La biblioteca del Conservatorio nascesce insieme al Conservatorio e, comee a suggellare una sorta di À liazione conon iill Conservatoire di Parigi, il primo nucleo è costitu- manoscritte, la più antica delle quali è l’edizione ito da una raccolta di 12 volumi in folio donati da delle messe di Josquin Des Prés del 1503 del tipo- Eugenio di Beauharnais che erano i metodi didat- grafo Ottaviano Petrucci; il fondo Johann Adolf tici adottati e compilati dagli insegnanti parigini. Il Hasse, composto di partiture del compositore te- considerevole patrimonio della biblioteca del Con- desco (1699-1783), acquistate dal governo per la servatorio è caratterizzato, oltre che da una costan- biblioteca del Conservatorio nel 1813; il fondo te e mirata pianiÀ cazione degli acquisti, soprattut- Gustavo Adolfo Noseda, donato al Comune di Mi- to dalle donazioni e dal cosiddetto diritto di stampa. lano nel 1876 e depositato presso la Biblioteca del Sin dalla sua fondazione, infatti, sono state nume- Conservatorio nel 1889 (proprietà del Conservato- rosissime le donazioni fatte da personaggi che a rio dal 2000, il fondo comprende la grande docu- vario titolo hanno avuto relazioni con il Conserva- mentazione musicale raccolta da Gustavo Adolfo torio (studenti, docenti, studiosi, collezionisti e Noseda, nato a Milano nel 1837, collezionista e appassionati). Basti qui citare alcune delle più si- compositore, che maturò il progetto di mettere in- gniÀ cative donazioni, che rappresentano i due ter- sieme l’archivio più grande d’Italia, oltre a molte zi del patrimonio della biblioteca: il fondo Cappel- edizioni rare italiane e straniere del Settecento e la Santa Barbara dei Gonzaga, pervenuto alla del primo Ottocento. Le circa 12.000 unità com- Biblioteca del Conservatorio nel 1851 grazie all’in- prendono volumi a stampa e musiche a stampa e tervento delle autorità di governo austriache della manoscritte dal Seicento alla metà dell’Ottocento. Lombardia, raccoglie circa 280 unità di composi- I circa 500 libri, di argomento musicale generale zioni musicali di grande valore, sia a stampa che includono anche opere del Cinquecento); il fondo

❨126 ❩ PreText Mascarello,ascarello noto anche come Collezione Bravi, B è composto da 53 manoscritti, quasi tutti autograÀ . A queste si uniscono altre importanti donazioni, intitolate a Ester Bonacossa, Rinaldo Renzo Bossi, Enzo Calace, Andrea Doria, Enrico Polo, Claudio centissimo cospicuo fondo Renato Caccamo, giu- Sartori - Gabriella Gentili Verona, Achille Schinel- dice milanese e grande appassionato di musica. li, Giacomo Benvenuti, Francesco Somma, Mario Il diritto di stampa o deposito legale rappresenta Borciani, Mario Cantù, Giacomo OreÀ ce, Silvio una importantissima fonte di acquisizione per la Della Valle, Arnaldo Galliera, Massimo Toffoletti, biblioteca. L’origine di tale privilegio è datato 31 Federico Mompelio. dicembre 1816, quando fu stabilito con decreto Lo Spazio Europeo della Memoria Musicale, una governativo che alla biblioteca del Conservatorio recente iniziativa del Conservatorio volta a valo- di Milano venisse fornita gratuitamente una copia rizzare À gure di musicisti discriminati da politiche di qualsiasi melodramma rappresentato nei regi di regime o vittime di persecuzioni razziali, ha con- teatri milanesi Scala e Cannobiana. Successiva- tribuito ad accrescere ulteriormente il patrimonio mente, nel 1850, fu esteso l’obbligo per gli stam- con la costituzione di un fondo documentario al cui patori della provincia di Milano di inviare una primo nucleo di musiche di Aldo Finzi, si sono copia di tutta la musica stampata: grazie a questa aggiunti i fondi Alberto Gentili e il fondo Locatel- norma, la biblioteca acquisì circa 34.000 edizio- li-Sonnenfeld. ni. Per ultimo, ancora in corso di catalogazione, il re- Il diritto di stampa, che fonda la sua natura giuri-

LA BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO DI MILANO PreText ❨ 127 ❩ LA BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO DI MILANO

dica sulla necessità di conservazione più che di divulgazione, rappresenta un elemento di rottura nel modus operandi di una normale biblioteca, che decide volontariamente quali documenti acquisire, e la avvicina a una logica più “archivistica” nella quale manca l’atto volontario della produzione di documenti. Complessivamente, la biblioteca conserva, ad og- gi, oltre 500 mila unità bibliograÀ che, di cui circa 50 mila manoscritti e 30 mila volumi di argomen- to musicale, nonché circa 400 testate di periodici musicali. È divisa sostanzialmente in due princi- pali indirizzi: biblioteca d’uso (spartiti, partiture, libri di teoria musicale e testi musicologici per le necessità didattiche e di studio degli allievi e dei docenti) e biblioteca di ricerca (fondi storici, ma- noscritti musicali, testi musicologici e riviste spe- cializzate destinate soprattutto a studiosi e ricerca- tori per studi specialistici). Attualmente è in fase attuativa il progetto di ristrut- turazione di gran parte dei locali della biblioteca che prevede, tra l’altro, lo smantellamento della vecchia torre libraria e la realizzazione di un loca- le di massima sicurezza per la conservazione del materiale storico di pregio. L’articolazione del pro- getto comporta necessariamente una totale riorga- nizzazione e ricollocazione di oltre tre chilometri di documenti e l’integrazione di una parte dell’ar- chivio storico all’interno della biblioteca. La À ne dei lavori è prevista entro il 2014. L’archivio sto- SINTESI DI UNA CIVILTÀ rico del Conservatorio raccoglie i documenti pro- Qui sopra, il Fondo Hasse, che raccoglie musica dotti dall’istituzione in oltre duecento anni di storia, manoscritta del celebre operista sassone Johann che rappresentano una miniera di informazioni Adolf Hasse (1699-1783) e l’opera omnia in storiche e musicologiche di grande valore per la edizione moderna di Johann Sebastian Bach. storia della musica dell’Ottocento e del Novecento. Nella pagina accanto, partiture teatrali manoscritte. Una parte della documentazione, a causa degli eventi bellici e di varie dispersioni, è andata per-

❨128 ❩ PreText duta; tuttavia la gran parte dei documenti è ancora razione di alcuni locali sotterranei adibiti a depo- presente, nell’ordine di alcune centinaia di metri sito materiali. La conclusione del progetto ha lineari. Solo una serie dell’Ottocento, il cosiddetto permesso di poter iniziare a utilizzare i nuovi loca- “Carteggio della Presidenza” 1808-1902, è stata li come nuova sede dell’archivio. oggetto di interventi di riordino negli anni passati. Parallelamente è stato progettato l’intervento per Il resto del materiale (1.400 buste, 1.500 registri, un complessivo riordino, inventariazione e valo- 1.000 registri scolastici e 2.700 fascicoli sciolti) era rizzazione di tutto l’archivio storico del Conserva- solo sommariamente censito. torio, da attuare in più fasi. Nella prima fase è La consapevolezza che questa preziosa raccolta di stato redatto e realizzato un progetto, con il soste- documenti rischiava di andare perduta, unita alla gno della Regione Lombardia, che è consistito nel pressante necessità di ottemperare agli obblighi di riordino di tutto l’archivio storico e di deposito e legge per la tutela del patrimonio archivistico, han- in una prima inventariazione di parte dell’enorme no determinato le condizioni per iniziare un primo mole di documenti a cura dell’associazione Me- intervento radicale, su sollecitazione e preziosa moria e Progetto. È evidente che questo lavoro consulenza della Soprintendenza archivistica della rappresenta un primo fondamentale tassello per la Lombardia. L’attenzione a queste problematiche tutela del patrimonio archivistico, ma in assenza di da parte del direttore del Conservatorio Alessandro un inventario analitico e informatizzato la possibi- Melchiorre e del presidente Maria Grazia Mazzoc- lità di ricerca della documentazione risulta assai chi, hanno fornito un ulteriore impulso al percorso problematica. Forte perciò è l’impegno e la deter- intrapreso con la precedente gestione di Sonia Bo minazione a dare un seguito al lavoro iniziato, con e Arnoldo Mosca Mondadori. l’auspicio che entro il 2014 si creino le condizioni Dopo un iniziale intervento di urgente messa in per una piena valorizzazione di questo enorme pa- sicurezza del patrimonio, nel 2013 è stato realizza- trimonio documentale. to un importante intervento di boniÀ ca e ristruttu- Gianni Fidanza

LA BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO DI MILANO

PreText ❨ 129 ❩ STUDI E RICERCHE Sotto il titolo, le collane “Annali” e “Biblioteca europea” pubblicate dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI

L'ISTITUZIONE CHE FECE "ENTRARE NELLA STORIA" IL MOVIMENTO OPERAIO L'UTOPIA DI GIANGIACOMO SESSANT'ANNI DI CACCIA E RICOSTRUZIONE DI DOCUMENTI E ARCHIVI PERSONALI DISPERSI. CON GRANDI STUDIOSI AD ANALIZZARLI E VAGLIARLI. UN'IMPRESA SENZA PARAGONI di LORETTA LANZI e DAVID BIDUSSA

❨130 ❩ PreText IL PASSATO PROIETTATO NEL FUTURO L’ediÀ cio progettato dagli architetti Herzog e de Meuron ra il 1949 quando Giangiacomo Fel- che ospiterà la nuova sede della Fondazione trinelli fondava a Milano, per sua Giangiacomo Feltrinelli. Sotto, Ludvig Holberg, Nicolai iniziativa privata, la Biblioteca Gian- Klimii iter subterraneum nouam telluris theoriam ac giacomo Feltrinelli. Un’idea pione- historiam quintae monarchiae, Copenhagen e Lipsia, 1754. ristica frutto di un interesse speciÀ co Eper l’approfondimento della storia contempora- nea e per la storia delle idee e dei movimenti dare un ordine al passato, analizzandone alcune sociali. Il suo sviluppo ha portato a una istituzio- parti, cercando di non perdere niente, ma anche ne che oggi rappresenta non solo uno dei mag- riscoprendo l’emozione della novità, che dal 2016 giori centri europei di documentazione e di ricer- avrà la sua nuova sede in Viale Pasubio, in un ca nell’ambito delle discipline storiche e delle ediÀ cio disegnato dagli architetti Herzog e de scienze politiche, economiche e sociali (con un Meuron. patrimonio costituito da circa 200.000 monogra- Ma torniamo all’origine. La Biblioteca della Fon- À e, 17.000 pubblicazioni periodiche, dazione Feltrinelli nasce nell’imme- 2.500 microÀ ches e 1.500.000 carte diato secondo dopoguerra per volontà d’archivio) ma anche un luogo perma- di Giangiacomo Feltrinelli e con l’ap- nente di confronto, quanto più possi- porto di un gruppo di giovani intellet- bile libero da pregiudizi, volto a for- tuali formatisi nel clima culturale nire strumenti per l’interpretazione, la della Resistenza pur senza averne fat- comprensione e la valutazione dei mu- to parte in senso stretto. È il momen- tamenti della società contemporanea to in cui la “grande trasformazione” e di un mondo sempre più interdipen- sta determinando anche in Italia un dente. Un’impresa con l’intento di cambiamento profondo nelle strutture pensare al domani, di immaginare un economiche, nei modelli culturali e futuro possibile, senza la presunzione nella stessa forma politica con l’affer- di preÀ gurarlo, ma con l’obiettivo di mazione dei partiti di massa nel con-

LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI

PreText ❨ 131 ❩ L'ATTO DI NASCITA DEL COMUNISMO Sotto, la prima edizione del Manifesto del Partito comunista di Karl Marx e Friedrich Engels pubblicato a Londra nel 1848. LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI

testo di una democrazia costituzionale preziosa In questo senso la Biblioteca entrò a far parte già ancorché fragile. In quel gruppo di giovani stu- nel 1954 del gruppo di lavoro per la bibliograÀ a diosi c’è la consapevolezza che una fase storica delle fonti relativa alla Prima Internazionale e del si è chiusa e le stesse strutture documentarie ere- comitato scientiÀ co per la bibliograÀ a e il reper- ditate dal passato sono incapaci di rispondere torio degli scritti di Babeuf e del movimento ba- alle nuove esigenze che emergono dalla fase di buvista. transizione in atto. È l’anno 1949 (l’atto costitu- A uno spoglio, anche rapido, del catalogo della tivo formale di fondazione risale al dicembre Biblioteca della Fondazione Giangiacomo Fel- 1951). Si comincia a raccogliere in modo siste- trinelli, potrà risultare sorprendente la presenza matico e unitario il materiale di base per l’appro- di settori documentari che non immediatamente fondimento della storia contemporanea e, in si connettono con la storia del movimento ope- particolare, per la storia delle idee e dei movi- raio organizzato. Utopia cinque-seicentesca, dot- menti sociali e col proposito di mettere in ordine trine politiche ed economiche, À losoÀ a politica, sistematico e unitario fondi enciclopedisti francesi, diritto, storia economica, archivistici, volumi, opusco- hegelismo, non sono settori di documentazione li, periodici, numeri unici, marginali o minori della biblioteca (spesso con- manifesti. servano materiale in prima edizione, o serie com- Il fine di quell’operazione plete) ma elementi strutturali di quel catalogo. E non era la sistemazione anti- lo sono non in conseguenza di una trasformazio- quaria di fonti, ma era forte- ne nel tempo che potremmo considerare come mente orientato a dare digni- deformazione o degenerazione rispetto a un pro- tà culturale, spessore getto iniziale – in quanto conseguenza di una problematico e funzione ci- perdita o di una distrazione nei confronti della vile a un patrimonio che si ragione ideale e sociale di partenza – bensì come voleva fondativo di un seg- il distillato alchemico di un progetto che si pre- mento importante di scienze senta con queste caratteristiche À n dall’inizio. sociali ancora particolar- Uno dei primi documenti conservati nell’Archi- mente penalizzate nel pano- vio della Fondazione (del 9 gennaio 1951) volto rama disciplinare e accade- a illustrare il proÀ lo dell’iniziativa ancora non mico vigente in Italia. resa pubblica, ma già attiva (la biblioteca verrà In poco più di dieci anni la Feltrinelli riuscì ad aperta al pubblico all’inizio del 1952) individua assurgere a centro fondamentale di raccolta e il ventaglio tematico della Feltrinelli: «Da circa documentazione della storia economica e sociale due anni si sta raccogliendo a Milano, per inizia- italiana e del movimento operaio italiano ed eu- tiva di Feltrinelli, il materiale sul movimento ropeo, con lo scopo di promuoverne la conoscen- operaio internazionale, sulle origini e gli svilup- za e lo studio scientiÀ co, attraverso l’organizza- pi del movimento socialista italiano, con partico- zione delle fonti e la costruzione di guide lare riferimento alla storia economica e sociale bibliograÀ che e repertori. d’Italia, Francia, Germania, Russia e Inghilterra.

❨132 ❩ PreText IL VENTO DELL'EST Il primo numero del giornale umoristico russo Voron, Mosca, 1905, e il manifesto commemorativo del primo anniversario di Solidarnoŋþ, 31 agosto 1981.

Tale raccolta, per l’Italia, va dall’economia pub- blica del Settecento alla guerra di liberazione. Per la Francia dai precursori della Rivoluzione fran- cese, alla liberazione del ’44. Per la Germania dalla sinistra hegeliana all’avvento di Hitler. Per la Russia dalla crisi del regime zarista attraverso la prima rivoluzione alla Rivoluzione d’Ottobre. Per l’Inghilterra, dagli economisti classici agli sviluppi del movimento laburista. Gli scopi che la biblioteca si propone sono i seguenti: 1) recu- perare sistematicamente tutto il materiale che ancora si trova sparso in Europa ed impedire che esso venga ulteriormente disperso in modo irre- parabile; 2) permettere studi non solo sulla storia del movimento operaio italiano e straniero ma anche sulla struttura e gli sviluppi dei movimen- ti economici sociali nei vari paesi; 3) [...] la bi- blioteca va legata agli ambienti universitari ita- liani, in particolar modo nei settori della ricerca economica e sociale». Quel primo cruciale decennio (1949-1958) di sostanziale “accumulazione originaria” delinea sia la struttura che il modello culturale che in gran parte ritroviamo ancora oggi. Un primo livello di acquisizione di testi e archivi è costituito dalla rete informale dei militanti, degli archivi “inse- gretiti” durante gli anni del fascismo, conservati dai “sopravvissuti” del movimento socialista ita- liano, che converge sugli scaffali della biblioteca. A questo si afÀ anca l’attività di acquisti sul mer- cato antiquario, in Italia e in Europa. Sono gli anni in cui Giuseppe Del Bo, il collaboratore più stretto di Giangiacomo Feltrinelli e per molti aspetti il “suo” uomo di À ducia, si muove sulla piazza di Parigi in cerca di documenti del socia- lismo utopistico francese, del babuvismo e del marxismo. In Inghilterra Maurice Dobb acquisi-

LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI

PreText ❨ 133 ❩ CONTROCORRENTE Sotto, Primo numero del giornale satirico Il birichino, Firenze, dicembre 1848; Der wahre Jacob, giornale satirico socialdemocratico tedesco pubblicato, con interruzioni, dal 1879 al 1933; Il Trattato sulla tolleranza di Voltaire, 1764. LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI sce il ricco fondo librario sulla prima rivoluzione Ma sono anche gli anni in cui Giangiacomo Fel- industriale, sul Labour Party e le Tuc. A Mosca trinelli si muove per comprare e far convergere opera Franco Venturi che acquista i documenti e sulla biblioteca i primi grandi lasciti librari e do- i periodici dei movimenti rivoluzionari russi cumentari: la Biblioteca di Riccardo Bachi, ricca dell’Ottocento. Franco Della Peruta, prima con di volumi di storia economica e di dottrine eco- Gianni Bosio e poi con Luigi Cortesi, batte in nomiche del Settecento e della prima metà Italia archivi e biblioteche in cerca di documenti, dell’Ottocento, spesso in prima edizione; l’Ar- periodici e fondi manoscritti del movimento ope- chivio Felice Cavallotti, l’Archivio Angelo Tasca. raio delle origini e del mazzinianesimo e attra- Importante, quest’ultimo, non solo per le sue fon- verso il progetto bibliografico “Periodici del ti manoscritte, ma per una biblioteca tra le più movimento operaio italiano” muove e costruisce ricche e che spazia dai periodici e dagli opusco- una rete di collaboratori capillare su tutto il ter- li del movimento operaio in Francia e in Italia tra ritorio nazionale. Un’operazione, quest’ultima, À ne Ottocento e prima metà del Novecento, a che proprio per il modello che mette in piedi im- settori come le dottrine sociali ed economiche del plica il superamento di un catalogo passivo – qua- Risorgimento italiano, gli opuscoli spagnoli e le quello determinato dall’ESSMOI (Ente per la internazionali sulla Guerra civile e la Seconda storia del socialismo e del movimento operaio repubblica, il nazismo tedesco e le fonti (emero- italiano) negli stessi anni – perché la redazione tecarie e documentarie) sull’opposizione comu- di schede analitiche implica una lettura attenta nista in Urss e nella Terza Internazionale. delle collezioni, l’individuazione del loro luogo Un settore, questo, già aperto agli inizi della Bi- di conservazione e dunque assomma in sé più blioteca. Non è casuale che i primi volumi sulla elementi: una radiograÀ a della cultura politica e, Spagna degli anni Trenta che arrivano in Biblio- soprattutto, una topograÀ a dei luoghi di conser- teca nel 1953 siano gli scritti di Nin e Maurin e vazione. che la sezione dedicata alla storia del dibattito

134 Nome giornale SOCIALISMO ALL'INGLESE Sotto, The Fabian Essays in Socialism, a cura di George Bernard Shaw, Londra, 1889.

politico in Urss acquisisca subito gli scritti di Dopo questa prima fase di grande slancio, l’atti- Trockij, Serge, Bucharin, Souvarine, Albert vità di raccolta di fondi organici prosegue in mo- Treint. Del resto questo è in À ligrana il proÀ lo di do costante: vengono acquisiti alcuni fondi che un’operazione che sarà ripetuta negli anni Ses- confermano in modo deÀ nitivo il ruolo della Fel- santa con i “Reprint Feltrinelli”, trinelli come centro di raccolta quando le collezioni sulla Terza sulla storia dell’età contempora- Internazionale includeranno non nea in senso lato – la documenta- solo i resoconti congressuali, ma zione microfilmata riguardante gli opuscoli di Trockij, il Bulletin l’attività del Bureau Socialiste communiste e i resoconti stenogra- International e del suo segretario À ci dei grandi processi staliniani Camille Huysmans, i cui origina- degli anni Trenta). li conservati ad Anversa sono poi Feltrinelli, in quel decennio, non andati perduti, il che la rende di fu solo un grande magnate che la- valore pari all’originale; l’archi- sciava a un’équipe, per quanto vio di William James Linton, se- preparata, margini indeÀ niti di di- gretario della People’s Internatio- screzionalità. È sua, ad esempio, nal League fondata a Londra nel l’intuizione di aprire un settore 1846; la biblioteca e le carte di sulla storia sociale statunitense che Alfonso Leonetti e Pia Carena ponga attenzione alle forme speci- Leonetti; la biblioteca del grande À che della cultura sindacale ame- meridionalista Guido Dorso; la ricana, alla questione dei neri nella storia degli biblioteca e gli archivi di Pietro Secchia; le carte Stati Uniti e che, più in generale, apra a una vi- di Raniero Panieri e dei Quaderni Rossi di Dani- sione meno eurocentrica delle fonti documenta- lo Montali: la ricca documentazione sui movi- rie. E ancora sua è l’idea, poi realizzata solo menti e le organizzazioni della cosiddetta Nuova parzialmente, di articolare più estesamente la sinistra italiana e internazionale; la grande biblio- sezione spagnola intorno ai proÀ li culturali del teca e lo straordinario archivio di Leo Valiani; la movimento operaio che privilegiasse, almeno in documentazione sulla “stagione” di Solidarnoŋþ quel contesto, il movimento anarchico. in Polonia, l’archivio di Fernando Murillo, la Nell’arco di un decennio l’attuale À sionomia bi- prima grande e organica raccolta documentaria blioteconomica è già strutturata. La storia del sugli avvenimenti cileni prima, durante e dopo il movimento operaio e del socialismo italiano e governo di Unidad popular e sul colpo di stato di internazionale costituiscono serie documentarie Pinochet; il fondo sui Movimenti democratici in articolate. Ma non solo. Accanto ad esse sono già Cina, con particolare riferimento al Movimento strutturate le sezioni apparentemente di contorno di protesta che avrà il suo tragico epilogo nella e di apparente mera biblioÀ lia (antichi economi- repressione in Piazza Tiananmen. sti, riformatori, dottrine economiche, ecc.). Loretta Lanzi e David Bidussa

LA BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI

PreText ❨ 135 ❩ LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI

L'UNIVERSO SCOLASTICO E DELL'INFANZIA OSPITATI IN UN ANTICO PALAZZO TORINESE IN UN MONDO INCANTATO DAI LIBRI DIDATTICI ALLE LETTURE AMENE, DALLE MERAVIGLIE SALGARIANE ALLE TRADUZIONI INTERNAZIONALI, PASSANDO PER I GIOCHI, LA MUSICA E GLI ARREDI SCOLASTICI di POMPEO VAGLIANI

IL MONDO CHE FU Qui sopra, la riproduzione in miniatura di una scuola. A À anco, un melofolo e un banco di scuola di inizio Novecento.

❨136 ❩ PreText a Fondazione Tancredi di Barolo è sta- VITA DA ta creata a Torino nel 2002 grazie a un BIMBO ricco fondo di libri, disegni originali, Qui sotto, la giochi e materiale didattico pervenuto riproduzione di un asilo. in donazione, e alla disponibilità A À anco, Ldell’Opera Barolo di destinare locali e servizi nella la stanza prestigiosa sede di Palazzo Barolo. L’iniziativa si di un bambino ricollega alla tradizione di attività educative avvia- e alcuni te dalla prima metà giochi di carta. dell’Ottocento proprio nel Palazzo, legate in particolare alle figure dei marchesi Carlo Tan- credi di Barolo e della moglie Giulia Colbert. Grazie al contributo di enti locali (Regione Pie- monte e Città di Torino) e al coinvolgimento dell’Università di Tori- no, sono stati avviati la Biblioteca internaziona- le di letteratura giovani- le, l’Archivio e il MU- SLI (Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia), con il sup- porto della Compagnia di San Paolo e CRT. La Fondazione è al servizio del mondo della scuola fornendo assistenza per ri- fondi legati alla storia della scuola e dell’editoria cerche e stage, organizzando mostre, eventi, letture, scolastica e di amena lettura esistenti a Torino e in operando come punto di riferimento rispetto a pro- Piemonte. Gestisce inoltre direttamente tutte le at- getti di recupero, salvaguardia e valorizzazione di tività espositive e didattiche del MUSLI.

LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI

PreText ❨ 137 ❩ FIABE SONORE Duriella, uno dei primi grammofoni portatili. Sotto alcuni rari volumi conservati nella collezione della fondazione.

La Biblioteca internazionale di letteratura gio- vanile. Comprende circa 12 mila libri scolastici e di lettura, dal 1678 (data di un’edizione del Come- nius) agli anni Sessanta del Novecento, periodici e testi di consultazione. Il nucleo più consistente del- la Biblioteca è costituito di circa 7 mila volumi di amena lettura, in gran parte da schedare; compren- de romanzi, racconti, À abe, collane, periodici quali Il Corriere dei piccoli, Cuor d’oro, La Domenica dei fanciulli, e albi illustrati per la prima infanzia. Gli abbecedari e i libri scolastici (per gli scolari e per il maestro, manuali sull’insegnamento della ginnastica e testi di calligraÀ a) sono circa 4 mila, in parte schedati. Il materiale è stato utilizzato, tra l’al- tro, nelle ricerche per i repertori iconograÀ ci del volume Teseo ’900 sugli editori scolastici del primo Novecento, curato da Giorgio Chiosso (2008). A sottolineare come il libro per l’infanzia sia un fenomeno interculturale, la Biblioteca raccoglie anche grandi testi della produzione europea, con sous le fascisme di Mariella Colin (Università di particolare attenzione all’aspetto graÀ co e icono- Caen, 2010-2012). La raccolta evidenzia inoltre il graÀ co. Il fondo internazionale comprende circa 2 fenomeno delle traduzioni, i “passaggi” dall’Italia mila volumi: dagli albi inglesi del periodo vittoria- all’estero e viceversa: ad esempio le numerose tra- no alla produzione francese, ai libri tedeschi, tra i duzioni “storiche” dei grandi classici italiani, da quali spicca una preziosa edizione illustrata delle Pinocchio a Cuore, ai libri di Salgari. À abe dei fratelli Grimm del 1825. I materiali sono Ampio spazio nella raccolta è dato ai libri di divul- stati usati per le ricerche iconograÀ che relative ai gazione divertente: è un ricco fondo relativo alla volumi L’âge d’or de la littérature d'enfance et de musica, più di 500 pezzi, comprendente libri di can- jeunesse italienne e Les enfants de Mussolini. Lit- zoncine, dischi, spartiti musicali, albi illustrati che térature, livres, lectures d’enfance et de jeunesse si preÀ ggono di avvicinare i giovani lettori all’ar-

❨138 ❩ PreText CAPOLAVORI PER L'INFANZIA gomento in modo creativo e divertente. Il materia- Due bellissimi libri della collana Bibliotechina le fa parte del Catalogo di Fondi Musicali del Pie- de La Lampada, con illustratori e autori di primo piano: monte e ha inoltre costituito la base per la mostra Antonio Rubino per I tre talismani di Guido Gozzano C’era una volta un… ré. Fiabe in musica tra Otto e Yambo per Tirititùf di Luigi Capuana. e Novecento (2004) e per i laboratori musicali svi- luppati con il Teatro Regio di Torino (Giocosuo- noimparo). Altri testi divulgativi, circa 300, riguar- sono circa 350, dalla metà del Settecento alla metà dano l’aritmetica elementare e altre “materie” del Novecento: abbecedari, libri di emblemi, libri quali À sica, chimica, astronomia e scienze della di piccolo formato come le Thumb Bible (“Bibbie terra, ma anche grammatica e insegnamento delle del pollice”), versioni della Bibbia in “gerogliÀ ci”. lingue. I materiali sono stati parzialmente utilizzati I materiali sono stati in parte utilizzati per la mostra per le mostre Aritmetica Giocosa, Giocare con i I colori del Sacro. Libri e giochi di divulgazione numeri, L’Aguzzingegni, ospitate a Genova al Fe- religiosa tra Otto e Novecento, realizzata a Palazzo stival della scienza del 2010, e per i relativi labora- Barolo nel 2005. Circa 250 volumi francesi, ingle- tori didattici. Ben rappresentato è anche il tema si, tedeschi e italiani, dai primi anni dell’Ottocento della divulgazione artistica, con 350 volumi (libri alla metà del Novecento, edizioni di particolare ra- illustrati da grandi artisti) e periodici italiani e stra- rità e pregio, hanno per protagonista il giocattolo nieri. I libri di carattere religioso, italiani e stranieri, più emblematico: la bambola. InÀ ne, i circa 350

LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI PreText ❨ 139 ❩ LA DIDATTICA Il fondo possiede moltissimi materiali scolastici non solo italiani.

esemplari di libri animati, dalla metà dell’Ottocen- to alla prima metà del Novecento, con edizioni originali dei più grandi artisti dell’animazione.

La Sala Salgariana. Nei locali della dell’Università di Torino, cui sono Biblioteca è stata allestita dal 2007 seguite numerose iniziative che han- un’esposizione permanente, e unica no coinvolto anche le scuole. Ultima, sul territorio, dedicata alla À gura e in ordine di tempo, è stata quella re- all’opera di Emilio Salgari, visitabi- alizzata nel giugno 2013 in collabo- le su richiesta dal pubblico. Sono razione con la Biblioteca della Re- conservati 450 volumi, edizioni ori- gione Piemonte, Navigando con ginali o di interesse storico, traduzio- Salgari, ciclo di letture di testi di Sal- ni, saggistica e un’importante raccol- gari su un battello del Po. ta di 950 disegni originali di edizioni salgariane e di Luigi Motta risalenti L’Archivio. L’archivio della Fonda- in gran parte alla prima metà del No- zione comprende materiali eteroge- vecento. La sala è dotata di una po- nei. Di questi beni culturali è stata stazione multimediale che conclusa recentemente una ricorda i luoghi torinesi parziale catalogazione, sem- dell’autore. Il fondo è stato pre con l’utilizzo di Guarini oggetto, nel 2012, di un ac- Archivi. Il fondo dei materia- curato lavoro di catalogazio- li scolastici e per la didattica ne utilizzando Guarini Ar- comprende supporti scolasti- chivi, con il contributo della ci, medaglie, materiali per la Regione Piemonte. Nel 2010 didattica, arredi, diari. Testi- è pervenuta la donazione monianze particolarmente Vittorio Sarti, che compren- importanti sono i circa 1.500 de anche un nucleo di pre- quaderni tra la metà dell’Ot- ziosi manoscritti di notevole tocento e la metà del Nove- rarità e valore culturale. La Fondazione ha organiz- cento, in gran parte relativi alle scuole elementari, zato, nel 2004, il primo convegno internazionale ma anche di altri ordini di scuole, e tipologie di dedicato alla fortuna di Salgari all’estero e ha par- quaderni particolari. Questo fondo è stato presen- tecipato alle manifestazioni organizzate per il dop- tato in occasione del Convegno di Macerata nel pio anniversario della scomparsa (2011) e della volume School Exercise Books. A complex Source nascita (2012) di Salgari, in particolare nel conve- for a History of the Approach to Schooling and gno La penna che non si spezza, realizzato in col- Education in the 19th end 20th Centuries (Edizioni laborazione con la Facoltà di Lettere e FilosoÀ a Polistampa, 2010) ed è stato utilizzato per il proget-

❨140 ❩ PreText IMPARARE DIVERTENDOSI Un settore molto importante è quello dedicato ai libri di divulgazione amena.

to “Quaderni di scuola” sviluppato nell’ambito del li e le opere manoscritte del disegnatore, autore Festivaletteratura di Mantova (2011). radiofonico, scrittore e autore cinematograÀ co; il Una parte della raccolta è rappresentata dalla docu- Fondo Adele Morozzo della Rocca e il Fondo Pa- mentazione di alunni e insegnanti: quaderni di la- ola Bologna; il Fondo illustrazioni originali (950 vori domestici; album ed esempi di manufatti tavole, dal 1911 al 1961, e illustrazioni di artisti froebeliani; album di disegno e di materie diverse, italiani della prima metà del ’900, tra cui Rubino, pagelle, diplomi e attestati di premio e di merito; Mussino, Chiostri, Chiorino, Angoletta, Tofano, registri di classe, esempi di lavori manuali, pro- Golia, De Matteis, Toppi, D’Amato, Della Valle, grammi e attività a scuola, diari di tirocinio delle Togliatto, Accornero, Yambo, Porcheddu, Pinochi, allieve insegnanti, attestati e certiÀ cati. In questo oltre al fondo salgariano di cui si è già accennato); fondo sono inÀ ne conservati circa 250 giochi didat- il Fondo illustrazioni originali dell’Archivio disegni tici per l’insegnamento della storia, della geograÀ a, della SEI. dell’aritmetica, della musica e della lingua, mate- L’Archivio conserva inoltre diversi fondi legati al- riali per giochi froebeliani, giochi di percorso, tea- le case editrici: si ricordano in particolare il Fondo trini, bambole, in gran parte di produzione stranie- Editore Guasco e il Fondo Archivio Tancredi Vi- ra, dai primi anni dell’Ottocento alla metà del gliardi Paravia, unica testimonianza esistente della Novecento. Il materiale è stato in parte utilizzato storia centenaria dell’illustre casa editrice torinese per la mostra La scuola dei premi. Libri e Giochi (l’archivio dell’azienda andò distrutto nella Secon- didattici tra l’’800 e il ’900, organizzata presso la da guerra mondiale), conferito da Tancredi Vigliar- Biblioteca della Regione Piemonte (2011). di Paravia alla Fondazione nel 2013, e compren- Un’altra serie di fondi è legata agli scrittori e illu- dente 500 documenti, 400 fotograÀ e, arredi, 100 stratori per l’infanzia: il Fondo Gech (Giuseppe stampe, manifesti, quadri, sculture, pergamene e Eugenio Chiorino), comprendente le carte persona- libri, dalla À ne del Settecento a oggi.

LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI PreText ❨ 141 ❩ DA TUTTO IL MONDO Qui sotto, edizioni straniere di classici italiani (La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati e Le avventure di Fiammiferino). Nella pagina accanto, libri e giochi di carta stranieri. LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI

Tesi, ricerche, dottorati, pubblicazioni italiane e L’importanza del libro di De Amicis e la sua diffu- straniere. La Fondazione Tancredi di Barolo offre sione in tutto il mondo, a partire già dalla fine da sempre supporto a specialisti e allievi per tesi, dell’Ottocento, è ben documentata nella sala appo- dottorati e ricerche ed è a disposizione degli inse- sitamente dedicatavi nell’itinerario: vi sono infatti gnanti per studiare percorsi tematici ad hoc, che si esposte un’edizione con À rma autografa dell’auto- integrino con i programmi, gli interessi e le esigen- re, la prima edizione illustrata del 1891 con i disegni ze delle classi. Dai suoi fondi, le attività e le inizia- di Ferraguti, Nardi e Sartorio, rare À gurine della tive hanno preso le mosse numerosi À ne del XIX secolo, tavole originali, articoli (Imparare a conoscere toc- e una rassegna di importanti tradu- cando con mano, apparso su Notizie, zioni storiche. il periodico della Regione Piemonte, nel dicembre 2013), saggi, servizi Percorso Libro. Il percorso sul libro televisivi, guide turistiche e pubbli- per l’infanzia occupa quattro sale al cazioni: in particolare, si ricorda il piano terra e tre sale nel seminterra- contributo di Fabiana Loparco, re- to di Palazzo Barolo, e propone un centemente pubblicato sulla presti- vero e proprio “viaggio incantato” giosa rivista internazionale History nel passato guardando al futuro, at- of Education & Children’s Literatu- traverso un costante collegamento tra re, VIII, 1 (2013). ricchezza e suggestione del patrimo- nio storico e le sÀ de e le poten- IL MUSLI Museo della Scuola zialità delle nuove soluzioni e del Libro per l’Infanzia: per- multimediali che vedono però corso Scuola. Il percorso è un sempre il libro protagonista. La viaggio nel mondo della scuola prima sala, L’arte e i bambini, di Ottocento e Novecento dove dedicata al tema dell’illustrazio- il visitatore, tra aule, giochi, libri ne, con vetrine dedicate alla SEI e materiali didattici, si trasforma e all’editoria salesiana, raccoglie in studente del passato e diventa preziose tavole originali di Chio- protagonista della visita. L’espo- stri, Mussino, Tofano, Mateldi, sizione, sviluppata su quattro Quaglino, e gli straordinari olî di piani, in un’ala di Palazzo Baro- Galizzi per il Pinocchio stampa- lo, valorizza il patrimonio di testimonianze e mate- to dalla SEI nel 1942. Sull’archivio disegni SEI, in riali legati alla tradizione pedagogica ed editoriale parte in deposito presso la fondazione, è stata orga- italiana ed europea, con un’attenzione particolare nizzata una mostra nel 2008, Serenant et illuminant, alle esperienze della città di Torino, alle À gure dei I grandi libri illustrati della SEI, curata dallo scri- Marchesi Barolo e al loro ruolo nella nascita degli vente. È inoltre esposta una selezione di tavole ori- asili e delle scuole elementari nel corso dell’Otto- ginali provenienti dall’Archivio disegni della Fon- cento, e alla scuola del libro Cuore. dazione, tra cui opere di Rubino, Cambellotti,

❨142 ❩ PreText Accornero, D’Amato, Della Valle. La Biblioteca logie di movimento, con esemplari dalla metà Fantastica, animata dai più famosi personaggi del- dell’Ottocento alla metà del Novecento, dal tedesco la letteratura per l’infanzia europea, ospita la mostra Lothar Meggendorfer a Bruno Munari. Mediante temporanea dedicata alla famosa collana Tantibam- programmi speciÀ ci è possibile simulare e acquisi- bini di Einaudi, uno spazio Buon Compleanno Li- re i principi base del funzionamento dei meccani- bro! legato alle ricorrenze annuali più signiÀ cative smi, nonché mettere in movimento alcuni libri. della storia del libro per l’infanzia e per la scuola, e una grande vetrina dedicata agli editori storici Attività didattiche e utenza. Da sempre, la Fon- torinesi (1860-1960). Attraverso postazioni multi- dazione Tancredi di Barolo ha come obiettivo non mediali è possibile sfogliare, legge- solo la tutela e la conservazione re e ascoltare alcuni libri in mostra delle preziose testimonianze del e fare ricerche su autori e illustrato- mondo della scuola e della lette- ri. La stanza Il cantuccio dei bam- ratura per l’infanzia, ma anche la bini presenta una sezione dedicata loro valorizzazione e fruizione da ai rapporti del libro con gli altri me- parte del pubblico. Nelle sale del dia (radio, cinema, televisione, mu- MUSLI, i visitatori sono coinvol- sica), ricordando À gure importanti ti in prima persona, interagendo come quella di Alberto Manzi, con il materiale esposto. Le visite Gech e Zia Mariù (Paola Lombroso guidate, condotte da personale Carrara), À glia di Cesare e iniziatri- appositamente formato, consen- ce di straordinarie iniziative di dif- tono un’immersione totale nella fusione del libro e della lettura tra scuola e nei libri del passato, ma cui Le bibliotechine rurali. La po- con un occhio sempre rivolto al stazione dedicata al maestro Manzi futuro e al confronto attivo; i la- è realizzata in collaborazione con il Centro Alberto boratori, ideati dal Comitato ScientiÀ co a partire da Manzi di Bologna. Attraverso La Scala d’Oro, che pubblicazioni e supporti didattici originali, mettono ricorda l’omonima collana per ragazzi realizzata in scena le prime pagine di Cuore, riportano in vita dalla UTET negli anni Trenta, si scende nei sugge- pratiche e materie di cent’anni fa, favoriscono l’im- stivi locali del seminterrato in cui la prima sala rie- medesimazione, offrendo spunti e contenuti validi voca la presenza a Palazzo della TipograÀ a Eredi in un ambiente incantevole. Botta. Nel tempo, l’utenza si è notevolmente ampliata, sia Uno spazio apposito è dedicato alla tipograÀ a in dal punto di vista numerico, superando le 8 mila classe e alla produzione dei giornalini scolastici, presenze annue, sia da quello qualitativo, aprendo- fenomeno importante nel quale l’aspetto di socia- si al pubblico scolare, ma anche a quello adulto, lizzazione si fonde con quello artistico. Il percorso famiglie, appassionati ed esperti, provenienti termina con un’affascinante esposizione con instal- dall’area piemontese ma anche da Liguria, Lom- lazioni multimediali e interattive sul tema del libro bardia ed Emilia. in movimento e pop up: sono esposte le varie tipo- Pompeo Vagliani

LA FONDAZIONE TANCREDI DI BAROLO E IL MUSLI PreText ❨ 143 ❩ LA SCUOLA-MAMMA Sotto, Nasica, copertina di Numero, n. 188, 29 luglio 1917, di Augusto Majani. Nella pagina a À anco, Prime armi d’una dama della Croce Rossa, cartolina illustrata di Filiberto Scarpelli (1914-1918 circa). LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

DOVE I BAMBINI IMPARANO A METTERE IN FILA I LORO PENSIERI IL VIAGGIO DEL CURIOSO SPESSO RACCOLGONO LIBRI IN MANIERA CASUALE, SONO PERÒ LUOGHI DOVE COMINCIANO PERCORSI EVOLUTIVI DI STRAORDINARIA IMPORTANZA di ADOLFO SCOTTO DI LUZIO

isogna averli visti i bambini nell’aula di una biblioteca scolastica per capire quello che è in gioco quando parliamo di lettura infantile in Italia, dello Sta- to e delle sue infrastrutture, del piace- Bre che gli adulti ricavano dai libri e del riÁ esso che tutto questo ha nella riuscita dei loro À gli. È una passione educata, una concentrazione seria, il di- scorso competente di chi sa di cosa parla e conosce bene i propri gusti. I bambini cercano, scambiano, commentano. Sfogliano i libri, li lasciano andare, ne aprono altri. Si cercano tra di loro da un capo all’altro dell’aula. Affollano il banchetto della di- stribuzione, domandano dei libri letti e di quelli prestati e non ancora restituiti, dei libri magari che la biblioteca non ha mai avuto. Saggiano e non si lasciano convincere facilmente. Ritrovano, certo, quello che conoscono già, Geronimo Stilton e la

❨144 ❩ PreText serie azzurra del Battello a vapore su tutti, ma fan- Per fare questo è no anche scelte sorprendenti. però necessario Le biblioteche scolastiche sono spesso raccolte avere i libri. Aver- casuali di libri, sono fatte a strati come le ere geo- li a casa, innanzi- logiche. Ci sono cose vecchissime, deposito di un tutto, e poi avere passato mai rimosso e serie compatte, frutto del a disposizione dono di qualche editore o di un libraio. Ci sono i una biblioteca frammenti di micro biblioteche private che i bam- scolastica nutrita, bini stessi lasciano alla loro scuola, che le madri accogliente, ag- portano alle maestre a ogni ciclo stagionale di pu- giornata. Cresce- lizia. In mezzo a questa specie di mercato delle re in un ambiente pulci fatto di carta stampata, i bambini si muovono che non svaluti come alla ricerca di un tesoro e tirano fuori pezzi simbolicamente il notevoli, storie naturali, animali fantastici, draghi libro come ogget- di comodo e tigri delle nevi. Il loro è ancora il to desueto, remoto dall’esperienza giovanile. Che viaggio barocco del curioso, sospeso tra precisione non presenti cioè il libro come un costo. e meraviglia. Non c’è nessuna contrapposizione, tanto per esse- Con i loro piccoli nasetti À ccati tra le pagine i bam- re chiari, tra il libro e i molteplici dispositivi elet- bini imparano a mettere in À la i pensieri, prendono tronici, così come non c’è mai stata e non c’è con- progressivamente coscienza di quello che valgono, trapposizione tra libro e immagine, tra narrazione sviluppano il gusto di stare soli. La lettura è un letteraria e narrazione cinematograÀ ca. Quanto più luogo da abitare, un paesaggio da percorrere e il è ricca l’esperienza culturale di un bambino tanto momento in cui scoprono il piacere di raccogliersi, più ricca è la sua capacità di leggere il mondo. E di starsene al caldo sotto una coperta come una sempre più spesso nei giovani canali diversi di ac- tenda in mezzo a una bufera, una piccola luce ac- cesso all’esperienza culturale appaiono correlati. cesa, da soli, loro e le loro storie, ebbene quello è Inappetenza letteraria e uso banale dei mezzi elet- un momento evolutivo di straordinaria importanza tronici vanno di pari passo. Chi non legge libri di nella vita dei nostri À gli. solito non legge nemmeno fumetti, non va al cine- Insomma, per farla breve, dopo aver imparato a ma, ha gusti musicali generici, fa un uso routinario leggere, i bambini, leggendo, mettono le basi con- e linguisticamente scialbo di Internet. crete di un’educazione, della formazione di un Proprio per questo è allora allarmante ogni discor- habitus, di una familiarizzazione riÁ essiva in cui è so che dice povera una scuola fatta di carta, con la parte maggiore del loro successo scolastico e l’idea che il valore sia tutto ed esclusivamente dal della capacità conseguente di muoversi con agio lato dell’innovazione tecnologica, dell’immagine nel mondo. Questo lo si può fare solo con i libri e digitale, della struttura centrifuga della rete. Il libro la dimestichezza con i libri è un “predittore”, come è semmai l’occasione per contenere la spinta peri- si usa dire, di riuscita tanto sul piano degli appren- colosa di una socializzazione dell’individuo tutta dimenti che della competenza sociale dei ragazzi. orientata alle cose, nel nome dei valori dell’inte-

LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

PreText ❨ 145 ❩ SOGNI INFANTILI Nella pagina accanto, Golia (Eugenio Colmo), illustrazione per Térésah, Il romanzo di Pasqualino, Bemporad, Firenze 1917.

LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

riorità e dell’autocoscienza. L’esaltazione del digi- della IEA (International Association for the Eva- tale perché questa è l’esperienza totalitaria della luation of Educational Achievement), un’associa- gioventù non fa altro che ribadire i giovani nella zione internazionale indipendente che comprende media dei loro consumi. E non è questo certo il anche enti governativi di ricerca che si occupano compito della scuola e più in generale di una edu- del miglioramento dell’istruzione. Il suo obiettivo cazione degna di questo nome. è fornire informazioni di alta qualità sugli appren- La scuola italiana è stata costruita nel Novecento, dimenti degli studenti e sui contesti educativi dei nella sua fondazione gentiliana, sulla base del con- loro risultati. PIRLS, in particolare, ha lo scopo di tatto diretto degli alunni con gli autori e con i loro rilevare gli apprendimenti in lettura nei bambini di libri e quanto di essa ancora sopravvive serve a 9-10 anni, che corrispondono in Italia (e nella mag- spiegare sia i primati di cui andare À eri, e così rari gior parte degli altri Paesi che partecipano all’in- nella classiÀ cazione internazionale del nostro si- dagine) agli allievi di IV elementare. L’indagine stema di istruzione, quale ad esempio una colloca- viene realizzata ogni cinque anni, a partire dal 2001 zione lusinghiera alle elementari nell’area della e la prossima è prevista per il 2016. comprensione della lettura, sia i fallimenti del ciclo I risultati disponibili confermano alcune cose che successivo, in particolare di quella scuola media già sappiamo dello stato della nostra istruzione e unica istituita nei primi anni Sessanta che oggi è danno spessore metrico a elementi facilmente in- uno dei principali problemi aperti sul banco delle tuibili, a cominciare dal ruolo del background fa- politiche dell’istruzione. miliare. Intuibili certo, ma non per questo meno La nostra scuola è infatti À n dall’inizio una scuola preoccupanti. Il ruolo della famiglia, al di là dell’af- del leggere, di un rapporto precoce con il libro, fetto dei genitori, ci dice essenzialmente che i bam- della diffusione delle biblioteche di classe, del coin- bini sono di fatto prigionieri del passato. Sono volgimento degli editori e del sostegno dello Stato, sempre di più quello che ereditano e la famiglia e quando diventa invece una scuola manualistica diventa un meccanismo di riproduzione dello svan- è anche il luogo di un disapprendimento, dove mi- taggio quando la scuola viene meno alla sua fun- nore appare la capacità degli insegnanti di resiste- zione di istruzione. re alla pressione uniformante dei linguaggi di mas- Si impone all’attenzione, prima di tutto, il genera- sa, al conformismo delle merci, che è il vero le ritardo delle regioni meridionali. Ritardo che si problema nel rapporto oggi con gli adolescenti. fa più ampio progredendo lungo la catena dei gra- Vale la pena, allora, di guardare più da vicino lo di scolastici. Se le regioni del Nord-Ovest sono stato attuale dell’arte e cercare di capire cosa c’è e signiÀ cativamente al di sopra della media nazio- cosa manca oggi sul terreno della lettura infantile nale nel punteggio degli studenti in lettura, le Isole e delle sue infrastrutture. Il modo migliore per far- stanno a quasi 20 punti di distanza da tale media lo è partire dai dati disponibili, quelli dell’indagine dall’Italia. È interessante notare che qui sono le PIRLS 2011. bambine che possono giocare il ruolo di leva della PIRLS (Progress in International Reading Literacy trasformazione. Se la loro incidenza percentuale Study) è, insieme a TIMSS (Trends in International sul totale della popolazione scolastica è più bassa Mathematics and Sciences Study), un’indagine che in altre aree del Paese, i risultati sono più in-

❨146 ❩ PreText coraggianti. Il loro punteggio infatti è di 6 punti superiore alla media regionale, con uno scarto ri- spetto ai loro compagni maschi di ben 12 punti. I risultati del Mezzogiorno d’Italia si spiegano so- lo in parte facendo riferimento alla diseguaglianza sociale. Le tabelle PIRLS classiÀ cano gli studenti in base a un indice socio-economico e culturale. Il livello alto di questo indice si riferisce a studenti che abitano case dove ci sono in media più di 100 libri, più di due materiali di supporto allo studio, ad esempio un collegamento Internet e un camera ad esempio, i bambini che occupano il livello più tutta per sé, dove i libri comprati apposta per loro, basso della classiÀ cazione ottengono un punteggio i bambini, sono più di 25 e dove almeno uno dei medio che è 10 punti più alto della media naziona- genitori è laureato e ha un impiego di tipo profes- le (514/504), un punteggio omogeneo a quello del sionale. Ebbene, i bambini che stanno a questo li- Nord Ovest (513) e più alto rispetto al Nord-Est vello non sono nell’Italia centro-settentrionale mai (508). A dimostrazione di un argomento centrale meno di 10 su 100, 12 nel Nord-Ovest e 11 nel quando si parla di scolarizzazione, ossia che questa Nord-Est. Al Sud sono solo 4, Isole comprese. La è più efÀ cace laddove i punti di partenza sono più media italiana è 8. I rapporti sono inversi all’estre- bassi. Un argomento potente a favore dell’impegno mo opposto della classiÀ cazione. A questo livello pubblico nel campo dell’istruzione di base. l’indice individua una condizione descritta da pochi Dove si apre allora il baratro? Se l’Italia è sempre libri in casa, non più di 25, 10 al massimo quelli di più un Paese polarizzato sul piano sociale, con- per i bambini, e nessun materiale di supporto allo serva tuttavia una larga fascia omogenea al Centro. studio. Dal Sud al Nord più dell’80% dei bambini occupa I genitori a loro volta non hanno un titolo superio- la zona media della classiÀ cazione ed è proprio qui re al diploma, non svolgono un impiego di tipo che i risultati tra le diverse aree del Paese si fanno professionale o di ufÀ cio, né hanno una piccola più lontani. 83 bambini su 100 del Nord-Ovest attività in proprio. Ebbene, i bambini in queste con- conseguono un punteggio medio in lettura pari a dizioni sono 4% nel Nord-Ovest, 5 nel Nord-Est, 556, superiore alla media italiana che è 544. Al Sud 3 nel centro, ben 12 al Sud (11 nelle Isole). Nella 84 bambini totalizzano solo 539 punti, che preci- differenza del Paese c’è anche la trascrizione di due pitano a 528 nelle Isole. diversi processi di scolarizzazione: là dove questi Il divario, che non è particolarmente signiÀ cativo sono stati più precoci e profondi la familiarità con tra Nord e Sud al livello alto dell’indice socio- i libri è più diffusa e pervasiva. economico, dice cose piuttosto preoccupanti sullo La scuola, dunque. La cosa interessante di questo stato della nazione dal punto di vista scolastico, dei confronto è infatti la circostanza che al livello livelli medi di scolarità: a parità di condizioni socio- dell’indice socio-economico non corrisponde stret- economiche e culturali, la differenza la fa la scuo- tamente il risultato conseguito in lettura. Al Sud, la. E questa scuola, purtroppo, non funziona al Sud.

LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE PreText ❨ 147 ❩ LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

È sicuramente uno dei fattori dell’attuale arretra- struzione del suo rapporto con se stesso e con gli tezza delle regioni meridionali del nostro Paese. altri. Non è dunque la diseguaglianza sociale a pregiu- Ora, è evidente che in una educazione alla lettura dicare l’autonomia del bambino nel suo rapporto il fattore determinante è la disponibilità dei libri, con i segni della cultura scritta. Un intervento di anzi per essere più precisi è la familiarità con il istruzione efÀ cace è ancora in grado, a livello di gesto della lettura. Il piacere, che è poi il fattore formazione di base, di correggere i dati socio-eco- psico-À siologico che modula il gesto, qualunque nomici. Piuttosto, il cattivo funzionamento della gesto, il piacere, dicevo, che i genitori ricavano scuola è un fattore di consolidamento dei divari dalla lettura è riconosciuto dalle indagini interna- geograÀ ci ed economici che dividono l’Italia. zionali come un elemento decisivo nella crescita A queste si possono aggiungere altre considerazio- di un bambino e si riÁ ette nel piacere che a sua ni. Il confronto con il passato che le volta il bambino sviluppa nel rapporto precedenti indagini permettono di fare con il libro e più in generale con la non è incoraggiante. A metà del decen- cultura formale e astratta. Che spazio nio i risultati davano un trend in cre- ha invece il libro a scuola? La doman- scita. Oggi questo trend non viene da può sembrare retorica e invece non confermato. Anzi si registra un signi- lo è per niente. A parte la campagna a À cativo arretramento sul terreno della favore del libro elettronico, che pure è comprensione dei testi. un segnale allarmante di svalutazione Il punto dolente sono i testi letterari. simbolica della cultura scritta e in mo- Cosa signiÀ ca questo? E cosa signiÀ ca do particolare della parola letteraria, la una lettura concepita prevalentemente cosa che bisogna sottolineare è l’am- per soddisfare scopi di tipo informati- biguità della formula “libro a scuola”. vo? Un conto, infatti, è la disponibilità di Una infanzia che ha sempre maggiori difÀ coltà a libri direttamente in classe, un conto invece la bi- soddisfare le sue esigenze immaginative attraverso blioteca d’istituto. È, precisamente, la differenza l’accesso alle fonti letterarie pone un problema tra un uso del libro come materiale dell’attività generale sul quale vale la pena di riÁ ettere e ci didattica e un rapporto più privato, come quello restituisce al tempo stesso il quadro di una scuola appunto del bambino che periodicamente va in dove i linguaggi culturali tradizionali hanno subito biblioteca e sceglie un libro da portarsi a casa. Non un impoverimento progressivo a vantaggio di una è una differenza di poco conto. Tra il libro come concezione utilitaristica dell’educazione che tutta- strumento di scuola e il libro come scelta persona- via non pare in grado di colmare le perdite. le si apre lo spazio decisivo del rapporto con la La lettura di un testo letterario richiede competen- lettura degli italiani, tra esercizio scolastico e scel- ze À ni nell’allievo, di tipo al tempo stesso cogniti- ta personale. Se infatti gli unici libri che si leggono vo e affettivo, e tende a svilupparle nel lettore. sono quelli della scuola, una volta usciti da scuola Impoverire questa dimensione dello sviluppo del si smette anche di leggere. Male che, notoriamen- bambino signiÀ ca incidere direttamente sulla co- te, caratterizza la nostra situazione culturale.

❨148 ❩ PreText SCUOLA FASCISTA Due immagini per la promozione dell’Opera Balilla a cura del ministero della Educazione nazionale.

L’indagine PIRLS rileva che in Italia il 73% dei volumi entrati alle elementari nell’ultimo anno bambini ha una dotazione libraria nella propria (2013) sono stati 124.595, il 31,3% del totale, pari classe, un dato questo in linea con la rilevazione a circa 67 per scuola. internazionale. Ma a differenza degli altri Paesi, le Questo il disegno tracciato dagli editori. Ne viene nostre biblioteche di classe sono piuttosto strimin- fuori un’immagine di debolezza che denuncia, in zite. Solo nel 25% dei casi, infatti, queste raccolte un quadro di generale impoverimento della scuola superano i 50 volumi, contro 33% dell’estero. Que- italiana, l’assenza di una vera prospettiva di cresci- ste biblioteche di classe hanno poi un certo peso ta culturale e civile del Paese. sul rendimento degli allievi. A livello internazio- Il senso di un biblioteca scolastica, soprattutto nel- nale la differenza di rendimento tra chi ha accesso la scuola elementare, non è tanto quello di fornire immediato ai libri durante la lezione e chi invece strumenti alla didattica. In una biblioteca si gettano ne è privato è di 7 punti, in linea grosso piuttosto i semi di una familiarità con modo con quello che accade da noi, il libro in quanto oggetto di una scelta dove il rapporto è di 544 contro 534. personale del bambino. Questo aspetto Ma quanti libri ci sono nelle nostre è tanto più importante se si pensa alle scuole elementari e quanti ne entrano conseguenze culturali della nuova com- in un anno? posizione sociale italiana, all’emergen- Un recente rapporto dell’Associazione za ormai più che ventennale di un nuo- Italiana degli editori ci fornisce alcune vo ceto medio privo di tradizioni informazioni al riguardo. Poco più culturali signiÀ cative. La scuola è dav- dell’87% delle scuole elementari ha vero l’unica vera occasione che il bam- una biblioteca scolastica, di classe, di bino ha di incontrare il libro come og- istituto o entrambe. È un dato in linea getto di una relazione gratuita e con la media nazionale e ovviamente disinteressata. In questa prospettiva il più basso degli istituti secondari di primo e soprat- libro è fonte di piacere, di quel piacere della lettu- tutto di secondo grado. Ognuna di queste bibliote- ra che è al tempo stesso la base di una più vasta che possiede in media un patrimonio librario fatto educazione del giudizio e del gesto del bambino di 1.700 volumi, pari a 4,7 libri per alunno. La nei confronti del mondo. Alla À ne, la biblioteca più spesa complessiva per queste biblioteche è calco- dell’aula scolastica è il luogo dell’educazione del lata dagli editori in un milione e 376 mila euro, il gusto delle generazioni più giovani. Rimanda 23% della spesa totale, pari a 859 euro per scuola. all’organizzazione dello spazio scolastico e ai suoi Una spesa più alta rispetto a quella della scuola più generali valori estetici. Non è né un aspetto del media, ma molto al di sotto di quella sostenuta commercio librario, né una mera questione di svi- dagli istituti di istruzione secondaria superiore. Di luppo cognitivo dell’individuo. Investe la nozione questi soldi, però, solo il 38,6% va all’acquisto di dell’educazione come totalità della soggettività libri, mentre la scuola media ne spende il 47,4% e infantile e il ruolo che la cultura è in grado di svol- le superiori il 46,6. Quando non vengono compra- gervi. ti, i libri arrivano alle scuole nella forma di doni. I Adolfo Scotto di Luzio

LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE PreText ❨ 149 ❩ LA LIBRERIA DEI RAGAZZI

RICORDO DI ROBERTO DENTI E DELLA SUA MERAVIGLIOSA IMPRESA UN'UTOPIA REALIZZATA L'IDEA, NATA A 5 MILA CHILOMETRI DA MILANO, SEMBRAVA APPARENTEMENTE IRREALIZZABILE. E INVECE RIUSCÌ E FU UNA RIVOLUZIONE. CE LA RACCONTA, IN PRESA DIRETTA, CHI C'ERA di GIANNA VITALI

agosto 1971, nel bar di un al- bergo di Ulan Bator capitale della Mongolia esterna, due gruppi di turisti si incontrano: uno sta per ripartire verso la Russia,20 l’altro per inoltrarsi nel deserto dei Gobi. Ovviamente ci sono scambi di informazioni, noti- zie, suggerimenti. C’è un signore non più giova- nissimo che resta (così dice lui) folgorato da una ragazza presente nell’altro gruppo. I due si parlano. Di cosa? I libri sono la passione di entrambi: le poesie in lingua spagnola, i romanzi sempre in lin- gua spagnola (era il momento di Cent’anni di so- litudine), libri che amavano entrambi. Con un po’ più di conÀ denza si presentano: chi sono, cosa fan- AMICI DI LIBRERIA no… Qui sopra, Roberto Denti L’idea di aprire una libreria li accomuna, ma non con l’illustratore, scrittore e poeta Pinin Carpi a Milano. dimentichiamo che a 5 mila chilometri di distanza

❨150 ❩ PreText DENTRO E FUORI Qui a À anco, l’interno della Libreria dei ragazzi. Sotto, i libri portati in piazza e l’articolo che annuncia l’apertura.

da casa si possono dire le cose più assurde, soprat- tutto fra due sconosciuti che il giorno dopo dovran- no ripartire per non doversi mai più reincontrare. Questa la premessa, Roberto Denti e io (mi pare chiaro che i due sconsiderati bevitori di vodka era- vamo noi) invece ci rincontriamo e incominciamo a parlare di come avremmo voluto la nostra libreria. Non ci interessava una libreria gene- ralista e Milano era piena di librerie alternative. Eravamo ancora in epoca ses- santottina e abbiamo pensato che bisognasse cominciare dai bambini. Roberto a quel tempo si occupava di ricerche di mer- cato e pubblicità. Io, senza la- voro, stavo con i miei nipoti, giocavo ed ero tranquilla e be- ata, felice di studiare i Sumeri, di cui non sapevo nulla, con la mia nipotina allora in III ele- mentare. Ai miei tempi non li avevano ancora scoperti. Per qualche mese abbiamo continuato a parlare, parlare, parlare, fare progetti su proget- ti. Poi, io, stufa di continuare a parlare di una cosa che non vedevo realizzarsi, ho di che i libri per bambini si vendono solo a Natale chiesto a Roberto: «Ma tu sei un intellettuale che e adesso siamo a gennaio, non ne abbiamo più». quando pensa una cosa crede di averla fatta?». Non Allora non conoscevo il meccanismo delle rese. l’avessi mai detto! Da quel momento è partita a Roberto, invece se n’è andato in giro per l’Europa rafÀ ca una serie di inchieste, ricerche, ecc. Ho an- per vedere cosa succedeva negli altri Paesi: anche cora il blocco sul quale segnavo tutti i contatti; poi in quelli più avanzati di noi nella produzione non sono partita per la visita a tutte le librerie e carto- avevano librerie per ragazzi, salvo a Londra il Chil- librerie milanesi. dren Book Centre allora molto all’avanguardia con Era gennaio, faceva freddo e nevicava. Nelle libre- laboratori, incontri e anche un giornalino con re- rie mi guardavano come se fossi pazza: «Ma guar- censioni che distribuivano ai clienti. Lui torna tut-

LA LIBRERIA DEI RAGAZZI

PreText ❨ 151 ❩ PREMI E FESTEGGIAMENTI Qui sotto, un’immagine scattata all’interno della libreria durante una presentazione. Nella pagina a À anco, la premiazione a Bologna nel 2004 e i festeggiamenti di compleanno. LA LIBRERIA DEI RAGAZZI

to esaltato, io mogia con la coda fra le gambe. la prima Biblioteca per ragazzi a Genova… insom- Finalmente nei miei lunghi giri sbarco alla libreria ma, c’è un mondo attorno ai bambini e ai ragazzi Milano Libri, lasciata per ultima perché la più vi- che si muove. cina a casa o forse perché era quella che mi mette- Del 1972 è anche la legge che apre le porte alle va più soggezione. Ed è lì che scopro i libri di Biblioteche di Pubblica lettura. Finalmente c’è fer- Rosellina Archinto e tiro un sospiro di sollievo: si mento. Si parla di “scelta alternativa” (cioè libri di può fare. vari argomenti al posto del libro di testo) che ob- Non sapevamo niente, non avevamo mai avuto bligano però a una metodologia di insegnamento un’azienda commerciale, ci spingeva solo la voglia non ben compresa: il lavoro a monte è importante di fare, di capire. Eravamo degli utopisti e, se ab- ma se sostituiamo i libri di testo con altri, senza biamo potuto continuare, lo dobbiamo certo ai seguire un percorso ben preciso, diventa tutto più clienti, non a editori che ci dicevano: «Tanto dopo difÀ cile. Natale fallite». Una cosa della quale ci accorgiamo subito è che Abbiamo cominciato a leggere tutto quello che non possiamo starcene tranquilli in libreria ad usciva (e non era molto per la verità), abbiamo aspettare i clienti: bisogna stanarli. Da qui parte fatto passare tutta la produzione del momento. una serie di iniziative per le scuole e le biblioteche, Indicativo il fatto che per avere libri per ragazzi con mostre di libri presso le loro sedi, incontri, della scuola media eravamo costretti a vendere le dibattiti… Dalla libreria passano tutti, pedagogisti, edizioni scolastiche con le famigerate schede. autori, illustratori e anche editori. Diventiamo un Piano piano siamo cresciuti, abbiamo inÁ uenzato punto di riferimento per l’intera À liera del libro. anche la pro- Gli insegnanti ci chiedono di parlare di didattica: duzione degli “La nuova matematica” – diventata poi “Teoria editori che si degli insiemi”, guai a chiamarla nuova matematica! sono À nalmen- – e quindi mostre per gli insegnanti su teoria e te accorti che pratica dei nuovi metodi di insegnamento, mostre esistevano let- con catalogo dei libri per la scuola media, mostre tori giovani di libri tascabili a poco prezzo. Anche un catalogo che avevano di giochi educativi per la prima infanzia. bisogno di li- I bibliotecari vogliono aggiornarsi sulle uscite e noi bri. prepariamo per loro due convegni a livello nazio- Gli insegnanti nale e ormai arrivati alla ventiquattresima edizione: sono stati i pri- i Mercoledì dei Bibliotecari, ovvero quattro matti- mi a scoprirci. nate di incontri a tema (quest’anno il tema è stato Da tempo esisteva il Movimento di Educazione “La serialità nei libri per ragazzi”). A tenere i se- cooperativa e Mario Lodi aveva già scritto le sue minari, esperti, docenti, scrittori, editori. esperienze. Gianni Rodari è un amico e spesso viene a trovar- Nel 1972 Marcello Bernardi scrive Il nuovo bam- ci, Roberto Piumini pubblica il suo primo libro bino, Antonio Faeti scrive Guardare le À gure, nasce perché piaciuto a Roberto, Bianca Pitzorno pubbli-

❨152 ❩ PreText ca L’incredibile storia di Lavinia attraverso i buo- ni ufÀ ci di Roberto, Mario Lodi porta i suoi bam- bini a Milano per vedere il Duomo e la Libreria (devo dire che ai bambini la cosa che più ha inte- ressato sono state le scale mobili).

“libri per ragazzi” (puah!), roba di serie B. Alla À ne del 2012 Roberto e io pensiamo sia tem- po di rinnovamento: noi anziani, pur pensando che non avremmo mai abbandonato il mondo dei libri per ragazzi, abbiamo deciso di lasciare a persone giovani il compito di portare avanti questa che è stata per noi un’avventura meravigliosa, sempre piena di stimoli. Purtroppo Roberto ci ha lasciato ma la Libreria dei Ragazzi, con il suo spirito, non può che continuare a crescere insieme ai suoi lettori.

Questi sono stati gli inizi della Libreria dei Ragaz- «Ambarabà per un falò zi, Roberto poi ha cominciato a girare per scuole e Dove metto sulla brace biblioteche, a parlare con i ragazzi di tutte le età, Tutto quanto non mi piace. ha scritto libri per bambini e ragazzi, saggi per Vecchio gioco e libro nuovo adulti. Il suo primo libro, I bambini leggono, è sta- Quel che cerco e che non trovo, to di recente ripubblicato da Il Castoro con l’ag- l’ubbidienza e la pazienza. giunta di un capitolo “Trent’anni dopo” e un elen- Far la nanna quando è presto co di titoli che hanno segnato questi anni. La minestra e tutto il resto. L’editoria è cambiata completamente, piccole case Ambarabà mamma e papà editrici pubblicano libri di qualità e qualche volta Zie cugini grandi e piccini succede anche alle grandi realtà editoriali. Guarderanno il mio falò? Pur rimanendo un po’ nell’ombra, in questi anni Fuori o dentro ci staranno? anche l’interesse degli adulti è cresciuto e perÀ no Io non c’entro non lo so». i giornali, un paio di volte l’anno (Natale e duran- te la Fiera del libro per ragazzi di Bologna) si az- Questa À lastrocca di Roberto Denti è rappresenta- zardano a parlare di libri per ragazzi. Non tutti tiva di quello che è stato, è e sarà La Libreria dei hanno capito che sono libri, non merendine. Sono Ragazzi. libri e basta, libri che piacciono o no ma libri e non Gianna Vitali

LA LIBRERIA DEI RAGAZZI PreText ❨ 153 ❩ TORTURA E MORTE Nella pagina accanto, una stampa seicentesca che rappresenta una esecuzione capitale dopo il processo agli untori del 1630 (Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli). l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE

COME UN GIOVANE MARCHESE (DA SOLO) FECE UNA RIVOLUZIONE UMANITARIA QUEL LIBRO "PERICOLOSO" CESARE BECCARIA PARLA DI PRESUNZIONE D'INNOCENZA, GIUSTO PROCESSO E CARCERAZIONE PREVENTIVA. TEMI ANCORA DI GRANDE ATTUALITÀ

di LOREDANA GARLATI

l’estate del 1764. A Livorno Giusep- presentava l’emblema della difesa della pe Aubert, stampatore vicino alla tradizione locale, il baluardo dell’immobilismo cultura illuministica del tempo, pub- giuridico, l’avversario di ogni istanza di cambia- blica un libretto anonimo, dalla veste mento: il senatore Gabriele Verri, padre di Ales- tipograÀ ca modesta, destinato a cam- sandro e Pietro, tenace sostenitore della tortura e Èbiare le sorti del penale. La prima copia giunge della pena di morte, tanto da respingere la richie- a Milano, da dove il manoscritto era partito, il 16 sta dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria di luglio e da lì si diffonde, con rapidità sorprenden- procedere all’abolizione della prima e alla limi- te, in tutta Europa. Da quel momento nulla sareb- tazione della seconda come già avvenuto nei be più stato come prima. domini asburgici. L’opera era Dei delitti e delle pene, uscita dalla Nell’apparente quiete della dimora Verri, dunque, penna di un giovane marchese lombardo, che per prende corpo “il libro maledetto”, che nel breve un anno, nel palazzo di Contrada del Monte, abi- volgere di una stagione divenne il manifesto tazione dell’amico Pietro Verri, aveva riempito dell’Illuminismo europeo, un manifesto tutto ita- con foga pagine À tte di pensieri «pericolosi a liano, anzi, milanese, considerate le innegabili dirsi». Destino bizzarro volle che il testo sovver- inÁ uenze e le suggestioni ideologiche esercitate sivo e riformatore per antonomasia fosse conce- su Beccaria dall’Accademia dei Pugni (vedi an- pito e scritto nella residenza dell’uomo che rap- che articolo a pag. 110), fondata da un manipolo

❨154 ❩ PreText di giovani lombardi, guidati dal più maturo tra tà; erano, o si preparavano a essere, la futura loro, per età ed esperienza: Pietro Verri. classe dirigente della Lombardia austriaca. Pietro In realtà, più che di un’accademia nel senso let- ne era la mente, Cesare ne divenne l’astro lumi- terale del termine si trattava di un insieme di li- noso, forse contro voglia e contro ogni persona- beri pensatori, che si proponevano, attraverso una le intenzione, rubando la scena a colui che nella formazione culturale di ampio respiro, di incide- veste di primo attore era nato, ossia il maggiore re nel sociale, come attesta anche il nome dato al dei Verri, e, forse, anche questo elemento contri- sodalizio, indicativo della volontà di prendere a buì a determinare una rottura, mai davvero sana- pugni l’inerzia sociale del tempo e ingaggiare una ta, tra i due. lotta contro le storture e i pregiudizi della socie- È proprio Pietro a descrivere un Beccaria À acco tà milanese. e apatico nelle serate in casa Verri, quando il feb- Dell’Accademia facevano parte nobili ambiziosi, brile spirito riformista di questi giovani corag- pronti a ripudiare la loro condizione di “oziosi giosi stava gettando i semi di un nuovo modo di signori” per ambire a posti di rilievo nella socie- concepire il diritto, la giustizia penale e, ancor

l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE

PreText ❨ 155 ❩ l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE

più, la dignità dell’uomo. Mentre gli altri afÀ lia- noscenza e desideroso di intervenire, in qualità ti all’Accademia alacremente lavoravano, Cesa- di philosophe, sul mondo delle idee e della mo- re annoiava sé e gli altri. «Per disperazione mi rale, il merito di Cesare è di aver saputo rielabo- chiese un tema», dirà Pietro; con lungimiranza rare con tratto del tutto peculiare e inimitabile glielo suggerì, ritenendolo l’uomo adatto, per l’eredità dell’Illuminismo europeo e di aver aper- eloquenza e capacità di suscitare vivide immagi- to nuovi orizzonti di pensiero e di studio. ni con le sole parole, a descrivere la condizione La sua opera restituiva centralità a realtà perife- della giustizia settecentesca. Su fogli disordinati riche – quali l’Italia e la Lombardia di allora – e confusi si materializzò, sotto l’occhio vigile e umiliata da secoli da domini stranieri, ma pronta attento dei due Verri, il capolavoro che tutti oggi a divenire capitale di civiltà, centro propulsore conosciamo. di una protesta innovatrice e di riforme reclama- È superata l’annosa questione dell’effettiva pa- te dall’Europa progressista. ternità del volume Dei delitti e delle pene, con- Dopo due secoli e mezzo, quel “libricino” con- tesa tra lui e Pietro, il quale spesso utilizzò espres- serva intatta la sua attualità, rivelando la lungi- sioni ambigue per descrivere la genesi del libro miranza di un autore che seppe elevarsi dai ri- (in una lettera del 1765 Pietro affermava: «am- stretti conÀ ni della contingenza e del localismo massato che ebbe il materiale, io lo scrissi e si per redigere un generale e universale manifesto diede un ordine, e si formò un libro»). Tuttavia, programmatico del pensiero civile occidentale. il racconto epistolare di Alessandro Verri all’ami- Dal fatidico 1764 quel volumetto, esile nella for- co Isidoro Bianchi elimina ogni dubbio: «Essen- ma, corposo nella sostanza, ardito nel contenuto, do io nella carica allora detta Protettore dei car- agile nella struttura, offre ancora al lettore spun- cerati avveniva spesso che ragionassi di materie ti di riÁ essione critica. criminali e che ne rilevassi le barbarie in quanto Lo ricordava, sull’onda emotiva della Seconda a me pareva de’ scrittori di quelle e de’ metodi guerra mondiale, Pietro Calamandrei, il quale anche nel giudicare e processare. Al Conte Pietro invitava il lettore a non considerare le pagine di sembrò questo argomento degno della penna del Beccaria la descrizione di atrocità appartenute a suo amico Beccaria e gli propose di trattarlo. Ivi «tempi barbari di cui i secoli hanno fatto ammen- sul tavolino del Conte Pietro io stesso ho veduta da. Gli angosciosi problemi morali che stanno al scrivere e comporsi dal Marchese Cesare Becca- centro di questa materia dei delitti e delle pene ria l’opera De’ delitti e delle pene». sono rimasti allo stesso punto». Rimane invece qualche ombra sull’effettiva ori- Con Dei delitti e delle pene, più che un sistema ginalità del pamphlet, a prima vista un collage di razionale e completo di diritto criminale, vi è lo autori quali Hobbes, Helvétius, Hume, Diderot, sforzo di giungere a un’armonizzazione dei prin- d’Alembert, Montesquieu, Buffon e soprattutto cipi posti alla sua base. Beccaria porta alle estre- Rousseau, maestro invisibile e ispiratore occulto me conseguenze una piena laicizzazione del di- del marchese lombardo. ritto penale, tracciando una netta linea di Ma se costoro esercitarono qualcosa di più di un demarcazione tra peccato e reato, ma soprattutto semplice fascino su un Beccaria assetato di co- si interroga sul fondamento del diritto di punire,

❨156 ❩ PreText LA PRIMA EDIZIONE Sotto, il frontespizio della prima edizione di Dei delitti e delle pene, stampato a Livorno nel 1764.

sul valore, lo scopo, la funzione della pena, su e di trasformarle. Fu questa, invece, la novità prevenzione e repressione, sull’inutilità della dell’Illuminismo. Non era più il tempo di lamen- sanzione capitale, sulla tutela dei diritti dell’im- tazioni moraleggianti: era giunto il momento putato, da reputarsi innocente À no a prova con- dell’intervento politico e legislativo per la deÀ - traria, sull’interpretazione della legge e sul ruolo nitiva soppressione della tortura. del magistrato, sulla necessaria legalità della ma- Beccaria ne evidenzia l’inutile crudeltà, inseren- teria penale, sulla prontezza e certezza della pena, do le sue riÁ essioni in un piano di riforma gene- sui limiti della carcerazione preventiva e, last but rale del diritto penale, sostanziale e processuale. not least, sulla opportunità di mantenere in vigo- Se, come sempre, egli poté contare sui suggeri- re la tortura. menti e sugli spunti provenienti d’oltralpe, non Era questo un tema non nuovo: va sottaciuto che egli attinse a nemici giurati dell’istituto si piene mani all’armamentario ide- potevano trovare già nell’anti- ologico dell’ambiente intellettua- chità, ma è con l’Illuminismo le milanese. che la battaglia perde i toni del- Ancora una volta il riferimento è la mera compassione umana, ai due fratelli Verri: se Alessan- della riprovazione etico-morale dro, come si è ricordato, aveva per divenire lotta giuridica, an- offerto l’esperienza maturata sul zi lotta contro un modo di con- campo come Protettore dei car- cepire il diritto e la giustizia. cerati, Pietro aveva già messo a Beccaria aveva alle sue spalle punto l’attacco al sistema giuri- pensatori di rilevo, come il ge- dico nella Orazione panegirica suita tedesco Friederich von della giurisprudenza milanese Spee, il quale aveva maturato la del 1763, nel Mal di milza, un sua avversione alla tortura dopo almanacco composto nel gennaio mesi di assistenza spirituale del 1764, prodromo dei temi che svolta nella città di Würzburg a verranno poi sviluppati nelle Os- presunte streghe, in realtà infe- servazioni sulla tortura, per le lici donne costrette a confessio- quali aveva raccolto un copioso ni estorte tra atroci tormenti e sulla base di queste materiale e steso alcuni appunti nei primi anni condannate al rogo. E poco prima di lui, nel 1624, Sessanta, generosamente rimessi alla libera con- un altro sacerdote tedesco, Johan Graefe, aveva sultazione di Cesare. ritenuto la tortura, al pari delle barbariche ordalie, Battaglia difÀ cile quella contro la tortura tanto un istituto d’altri tempi, e Christian Thomasius, era radicata nella prassi; per combatterla Becca- nel 1705, aveva con À erezza sostenuto teorie abo- ria ribalta i canoni dell’impianto inquisitorio, lizionistiche. sostenendo lapidariamente un principio mai udi- Si trattava tuttavia di voci isolate, incapaci di to prima, ossia la presunzione di innocenza incidere efÀ cacemente sulle istituzioni repressive dell’imputato. La tortura, per essere efÀ cace, do-

l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE PreText ❨ 157 ❩ l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE

veva far male e in questo senso si conÀ gurava to: se pure arreca un inevitabile quantum di sof- come gratuita pena anticipata, irrogata a colui di ferenza, non è questo il suo À ne. Proporzionalità, cui ancora non si era dimostrata la colpevolezza. graduazione e moderazione: sono le tre parole Per questo era ingiusta, inutile e nemica di quel- d’ordine in base alle quali la gravità della pena la verità che per mezzo suo si voleva raggiunge- dipende non più dalla sofferenza che inÁ igge al re. Nessuna verità poteva essere insita in una singolo, ma dalla sua capacità esemplare di «fa- confessione resa per far cessare il dolore. Nessu- re l’impressione più durevole sugli animi degli na giustizia poteva essere raggiunta afÀ dandosi uomini, e la meno tormentosa sul corpo del a uno strumento variabile in rapporto alla sogget- reo». tiva resistenza al dolore. Per questo «quanto la pena sarà più pronta e più La tortura oggi è bandita da tutte le convenzioni vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più internazionali. Basta questo per ritenere vinta la giusta e tanto più utile. Dico più giusta perché battaglia? La risposta forse sta nelle parole di risparmia al reo gli inutili e À eri tormenti dell’in- Gian Domenico Pisapia, il quale, in un volume certezza, che crescono col vigore dell’immagi- celebrativo del Dei delitti e delle pene pubblica- nazione e col sentimento della propria debolezza; to nel 1990, ammoniva che «la tortura, che un più giusta, perché la privazione della libertà es- tempo assurgeva a mezzo legale per l’acquisizio- sendo una pena, essa non può precedere la sen- ne delle prove, è ufÀ cialmente scomparsa, ma tenza se non quando la necessità lo chiede. La sopravvive ancor oggi, sia pure rifugiata nella carcere è dunque la semplice custodia di un cit- clandestinità e mascherata sotto forme più diver- tadino À nché sia giudicato reo, e questa custodia se, in molti Paesi». essendo essenzialmente penosa, deve durare il Quanto alle pene, scrive Beccaria: «È evidente minore tempo possibile e dev’essere meno dura che il À ne delle pene non è di tormentare ed af- che si possa. La strettezza della carcere non può Á iggere un essere sensibile, né di disfare un de- essere che la necessaria, o per impedire la fuga, litto già commesso. Il À ne non è altro che d’im- o per non occultare le prove dei delitti. Il proces- pedire il reo dal far nuovo danni ai suoi cittadini so medesimo dev’essere À nito nel più breve tem- e di rimuovere gli altri dal farne uguali». po possibile. Qual più crudele contrasto che l’in- La pena, dunque, secondo l’autore, non si propo- dolenza di un giudice e le angosce di un reo?». ne di retribuire il male fatto o di ripristinare lo Prontezza e certezza della pena, rapido accerta- status quo ante il delitto. Essa non guarda al pas- mento della colpevolezza, vale a dire, con termi- sato ma al futuro, svolgendo una funzione di ni per noi più usuali, giusto processo e di ragio- prevenzione generale (la pena, con la sua forza nevole durata: questo auspicava già Beccaria; intimidatrice, dissuade la collettività dal commet- questo il traguardo che ancora inseguiamo. tere delitti) e speciale (la pena dissuade il singo- Non solo. RiÁ ette Beccaria sulla limitata durata lo reo dal delinquere ancora). della carcerazione preventiva, dal momento che Beccaria scolpisce parole nel granito quando af- la privazione della libertà, essendo una pena, non ferma che la pena non si propone di tormentare può precedere la sentenza, se non quando sia la il corpo né di afÁ iggere l’animo di un condanna- necessità a richiederlo. Non strumento di afÁ i-

❨158 ❩ PreText LA MILANO GIOVANE Ritratto di Cesare Beccaria ventottenne, nel 1766. Quando scrisse Dei delitti e delle pene aveva 26 anni. zione, non pressione psicologica per indurre l’im- criminalità: «L’esperienza di tutti i secoli prova putato a confessare, non periodo di immotivata che l’ultimo supplicio non ha mai distolti gli uo- sofferenza generata dall’incertezza circa il pro- mini determinati dall’offender la società». prio destino, ma mera custodia cautelare per con- Eppure la pena capitale è tuttora accolta in più di sentire il regolare svolgimento del processo: cinquanta Paesi, tra cui trentadue della democra- queste le parole ancora oggi inascoltate su cui tica America, e preoccupanti rigurgiti nostalgici ediÀ care la modernità penale. Ma il tema che ha attraversano anche quei contesti che da tempo reso più famosa l’opera di Beccaria è la sua bat- l’hanno abrogata e che a ondate ne invocano il taglia contro la pena di morte, tanto che non vi è ripristino come baluardo contro la criminalità. abolizionista che non sventoli le pagine del Dei Valgono ancora come monito le parole di Cala- delitti come fondamento argomen- mandrei: «L’onesto cittadino è tativo. La tragica spettacolarizza- portato dal suo egoismo piutto- zione della morte, inutile e inefÀ - sto ad amare che a temere le cace nell’obiettivo di prevenire il leggi crudeli, perché le crede crimine, è sostituita dal carcere, fatte per gli altri e non per sé». nuovo paradigma del punire.Temi- Adriano Cavanna, che a Becca- bile, ma passeggera, l’impressione ria ha dedicato pagine di stra- che desta la visione di un’esecu- ordinaria bellezza, scriveva: zione capitale; duraturo e prolun- «Quando a Milano furono gato, il carcere si conÀ gura come enunciati i principi sulla priori- pena rateizzata, più rigorosa della tà etica della persona umana morte, dal momento che, nella con- sembrarono una follia giuridi- cezione utilitaristica di Beccaria, il ca. Invece quei pochi sediziosi danno che l’uomo così subisce su- che combattevano per il diritto pera il proÀ tto del crimine. Certo, sapevano che il diritto può to- l’argomento più vigoroso contro la gliere all’uomo ogni dignità. pena di morte, ossia quello della Ma sapevano anche che è pur irreparabilità, fu elaborato da Ce- sempre e solo il diritto che ren- sare in un secondo momento, negli anni Novan- de uomo l’uomo. Perché vi può essere un diritto ta del Settecento, quando da bravo funzionario senza giustizia, come al tempo di Cesare Becca- asburgico fu chiamato a progettare un codice pe- ria. Ma non vi può essere giustizia senza dirit- nale. Introdurre l’argomento dell’irreparabilità to». signiÀ cava indurre a riÁ ettere sul grave problema Senza giustizia, signiÀ ca senza porre a fondamen- dell’errore giudiziario, ribadendo in quella circo- to l’umanità, senza elevare la persona a valore stanza che «la pena di morte, se è la più sbriga- che il diritto non può usare come oggetto per rag- tiva per disfarsi dei rei, non è la più conveniente giungere una qualche utilità. E quei principi, per reprimere i delitti». quella giustizia, quella umanità abbiamo noi ora Beccaria e la storia dimostrano come la pena ca- il compito di difendere. pitale non impedì, non arrestò, non debellò la Loredana Garlati

l 250 ANNI DI DEI DELITTI E DELLE PENE

PreText ❨ 159 ❩ UNO SGUARDO SUL FUTURO

PARLA IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE DELLA FILIERA DELLA CARTA E DELLA GRAFICA «LA CARTA HA UN FUTURO» «ABBIAMO SUGGERITO CHE I SOLDI SPESI PER L'ACQUISTO DI LIBRI E GIORNALI POSSANO ESSERE DETRATTI DALLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI»

intervista con PAOLO CULICCHI di ANTONELLA MINETTO

a carta e la stampa nell’era digita- digitale, ma non si marginalizzerà, esattamente le, quale futuro? come avvenne allora». «È una di quelle classiche domande La À liera della carta: quali strade per uscire che richiederebbero intere pagine di dalla crisi? risposta per riuscire ad essere esau- «Nelle nostre numerose riunioni e incontri con il stiviL e toccare tutti i punti utili a fornire un ragio- mondo politico abbiamo sempre presentato delle namento completo. Pertanto mi limiterò all’es- proposte di politica industriale, proposte dettate senziale. Quando negli anni Cinquanta e dal buon senso e a basso costo iniziale per lo Sessanta si diffuse in Italia la televisione di mas- Stato. Premesso che siamo perfettamente consci sa, molti economisti industriali sentenziarono la che aiuti a pioggia non sono più praticabili, ab- rapida scomparsa di giornali e periodici per via biamo cercato sempre di proporre idee nell’am- della velocità di trasmissione delle notizie proprie bito della promozione della lettura e delle misu- del nuovo mezzo. Non successe niente di ciò. E re anticongiunturali, convinti che un governo che non successe perché entrambi i mezzi, quello ha a cuore le sorti del tessuto industriale non pos- cartaceo e quello nuovo, riuscirono a trovare la sa non prevedere interventi straordinari a soste- loro strada, integrandosi e specializzandosi, sen- gno di settori strategici come il nostro. Nell’am- za però mettere in atto quella cannibalizzazione bito della promozione della lettura, come dicevo, da molti preconizzata. Io credo che, per molti abbiamo suggerito la semplice detrazione dalla anni ancora, il mezzo cartaceo sarà preminente e dichiarazione dei redditi, nella misura prevista prevalente, si integrerà sicuramente con il mezzo dalla legge, della spesa per l’acquisto di libri e

❨160 ❩ PreText abbonamenti a giornali e periodici. Un meccani- scolastico, nella promozione dei percorsi di studi smo semplice, ben collaudato e conosciuto, che relativi ai nostri settori e nel confronto costante darebbe una notevole spinta ai consumi di pro- con le direzioni scolastiche al À ne di contribuire dotti culturali favorendo tanto il lettore quanto il all’aggiornamento dei programmi e degli stessi produttore. Nel quadro invece delle iniziative percorsi formativi in modo che le conoscenze anticongiunturali, abbiamo chiesto il credito acquisite dagli studenti siano quelle richieste dal- d’imposta sugli investimenti pubblicitari cosid- le aziende e dai mercati. Mi piace ricordare il Kit detti incrementali, ossia quelli che eccedono il dedicato alle scuole studiato da Assocarta, che totale degli investimenti realizzati nell’anno pre- spiega l’utilità e l’ecosostenibilità della nostra cedente. In questo caso si interverrebbe con una materia prima, e il programma educativo “Orien- misura che premia e spinge ad aumentare gli in- tarsi tra Colori e Caratteri” che AssograÀ ci ogni vestimenti pubblicitari in una fase di grande ca- anno presenta ai ragazzi in fase di orientamento duta degli stessi, favorendo i consumi in un pe- per la scelta degli studi post obbligo». riodo di depressione. Inoltre, vorrei anche Quale ruolo può giocare Bookcity come stru- ricordare che la carta è un materiale ecososteni- mento di promozione e sostegno alla À liera bile in quanto più del 60% dell’immesso sul mer- della carta? cato nazionale è riciclato dalla stessa À liera, che «Sicuramente un ruolo centrale, focale direi, contribuisce ogni anno a sottrarre materiale pre- perché è una manifestazione che ha saputo con- zioso alle discariche reintroducendo nuova ma- solidarsi negli anni, sviluppare temi di grande teria prima nel ciclo produttivo. A titolo di esem- rilevanza per la lettura, la diffusione della cultu- pio, circa il 90% dei quotidiani viene oggi ra, aggiungerei di amore per i libri! Non possia- realizzato con carta riciclata. Tutto questo quindi mo dimenticarci che siamo, come Paese, agli meriterebbe una certa attenzione. Purtroppo però ultimi posti della classiÀ ca di lettura! Pertanto À nora questo non è avvenuto e le nostre proposte, un evento come Bookcity, che mette al centro i che permetterebbero un rilancio del settore, non libri, è per noi un formidabile veicolo di diffu- sono ancora state accolte». sione dei nostri valori, sia come cittadini che L’importanza del rapporto con le scuole e la come imprenditori. Come possiamo non ricor- formazione professionale. dare che tutta la nostra vita è stata segnata dai «In Italia operano molte scuole professionali e libri: siano essi stati di studio o di svago, di for- tecniche che specializzano stampatori tradizio- mazione o di lettura, ci hanno accompagnato in nali e digitali, esperti multimediali, tecnici carta- ogni momento come una fedele e inseparabile ri e altro ancora. Fino a qualche anno fa tutti ombra. I libri siamo noi, con la nostra storia, quelli che uscivano da queste scuole trovavano cultura, ricordi, amori, lacrime… ognuno di lo- immediata occupazione, ora è certamente un po’ ro ci ricorda qualcosa, una emozione, un senti- più difÀ cile, i tempi di attesa si sono allungati, mento, un sorriso, un’amicizia! Con loro la no- ma queste specializzazioni restano ancora valide stra memoria si attiva immediatamente e ci fa e generano occupazione, soprattutto per quegli viaggiare col pensiero. Credo che questa mani- studenti dai curricula più brillanti. Rimane co- festazione sia una delle più intelligenti e lode- munque immutato il nostro impegno in ambito voli tra tutte quelle realizzate a Milano».

UNO SGUARDO SUL FUTURO PreText ❨ 161 ❩ RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013

LIBRI CHE PARLANO DI LIBRI

a cura di MASSIMO GATTA E GIORGIO PALMIERI

La storia dell’editoria è una fonte continua di scoperte. I disposti cronologicamente. La ricerca è stata ultimata il 24 libri, oltre al contenuto, hanno una loro vita d’edizione che febbraio 2014. Si ringrazia il collega Gian Mario Fazzini per li rende oggetti rari, insoliti, ideali per un ricercatore acca- la gentile collaborazione. nito e ricco di conoscenza. Si formano perciò collezioni di grande interesse. 1. MonograÀ e Hilarius Moosbrugger, 2013 1.1. ADELPHI. Catalogo cronologico 1963-2013, con uno scritto di Roberto Calasso, Milano, Adelphi, 2013, 438 p. Le bibliograÀ e, vere e proprie mappe del tesoro, aprono var- 1.2. ADELPHIANA 1963-2013, con uno scritto di Roberto chi inaspettati, attraverso i quali giungere agli “oggetti”, Calasso, Milano, Adelphi, 2013, 783 p., ill. alle informazioni, alle opere. Molteplici, forse inÀ niti, sono 1.3. ALLIGO SANTO, Pittori di carta. Libri illustrati tra i percorsi che vengono suggeriti dalle architetture bibliogra- Otto e Novecento, v. IV, prefazione di Paola Pallottino, Tori- À che, ediÀ cate proprio per fornirci strumenti atti a elabora- no, Little Nemo, 2013, 336 p., ill. re chiavi di lettura plurime (teoricamente tutte plausibili, 1.4. ARBACE LUCIA (a cura di), Rocco Carabba editore anche se non tutte ugualmente efÀ caci. “principe”. Documenti, testimonianze, immagini, Lanciano, Andrea Sisti, 2013 Carabba, 2013, 271 p., ill. 1.5. ARMANNI VITTORE, Cento anni di futuro. Storia del- Nella rassegna bibliograÀ ca che segue sono fornite indica- le Messaggerie Italiane, con uno scritto di Achille Mauri, zioni su lavori pubblicati in Italia nel corso del 2013. Il re- Milano, Garzanti, 2013, 298 p., ill. pertorio è tripartito. La prima sezione include le voci relative 1.6. ARMANO ANTONIO, Maledizioni. Processi, sequestri a pubblicazioni monograÀ che, la seconda a parti o a capitoli e censure a scrittori e editori in Italia dal dopoguerra a oggi di volumi e la terza a saggi apparsi su riviste, con una sele- anzi a domani, Torino, Nino Aragno Editore, 2013 [Biblio- zione di articoli pubblicati su quotidiani, settimanali e loro teca Aragno], 538 p., con cd-rom allegato. supplementi. Le schede della prima, della seconda sezione e 1.7. BALDONI RENATO, Pinocchi, pinocchiate pinocchie- della prima parte della terza sezione sono ordinate alfabeti- rie. Itinerari nell’universo pinocchiesco. Catalogo ragionato camente per autore, per curatore, o per titolo dell’opera (in con note bibliograÀ che e stima degli esemplari, collezione quest’ultimo caso, si è dato rilievo all’eventuale articolo). I dell’autore, Napoli, De Frede, 2013, 147 p., ill. [seconda lemmi inseriti nella seconda parte della terza sezione sono ediz.]. Interessante la nota introduttiva dell’autore sull’ana-

❨162 ❩ PreText lisi storico-editoriale della prima edizione di Felice Paggi no, Adelphi, 2013 [Piccola Biblioteca, 642], 164 p. (1883), con la doppia localizzazione indicata in copertina: 1.18. CASATI ROBERTO, Contro il colonialismo digitale. Firenze e Napoli. Istruzioni per continuare a leggere, Roma-Bari, Laterza, 2013 1.8. BARANELLI LUCA, CIAFALONI FRANCESCO, Una [i Robinson / Letture], 130 p. stanza all’Einaudi, a cura di Alberto Saibene, Macerata, Quo- 1.19. CASES CESARE, Scegliendo e scartando. Pareri di dlibet, 2013 [In Ottavo, 18], 153 p., ill. lettura, a cura di Michele Sisto, Torino, Nino Aragno Editore, 1.9. BARBIERI EDOARDO, BRAIDA LODOVICA, CA- 2013, 627 p., I pareri di lettura per l’Einaudi. DIOLI ALBERTO (a cura di), L’ofÀ cina dei libri. Testimo- 1.20. CASTELLANO LANZARA MARIA GIUSEPPINA, nianze, saggi, documenti, n. 3/2012, Milano, Unicopli, 2013 Editoria, libri e biblioteche a Napoli in età moderna, Napo- [L’Europa del libro. Editoria e cultura in età moderna e con- li, Edizioni Dante & Descartes, 2013 [Libri e memoria], temporanea], 194 p. 315 p. 1.10. BENZONI CLAUDIO, Il carattere della parola. Dai 1.21. CHIOSSO GIORGIO, Libri di scuola e mercato edito- grafÀ ti a internet, Varese, Benzoni Editore, 2013, 271 p., riale. Dal primo Ottocento alla Riforma Gentile, Milano, ill. FrancoAngeli, 2013 [Studi e ricerche di storia dell’editoria, 1.11. BLONDET MAURIZIO, Adelphi della dissoluzione. 1615.61], 223 p. Strategie culturali del potere iniziatico, Proceno (VT), Effe- 1.22. CULICCHIA GIUSEPPE, E così vorresti fare lo scrit- dieffe, 2013, 296 p. tore?, Roma-Bari, Laterza, 2013, [I Robinson / Letture], 1.12. BODONI 1740-1813, progetto editoriale di Franco 154 p. Maria Ricci, Parma, Cariparma-Ricci Editore-GraÀ che Step, 1.23. DARNTON ROBERT, Il grande massacro dei gatti e 2013, 319 p., ill. Volume dedicato al bicentenario bodonia- altri episodi della storia culturale francese, a cura di Renato no. Pasta, Milano, Adelphi, 2013 [Saggi. Nuova serie, 72], 1.13. BONSAVER GUIDO, Mussolini censore. Storie di let- 421 p., ill. teratura, dissenso e ipocrisia, Roma-Bari, Laterza, 2013 [I 1.24. DAVICO BONINO GUIDO, Incontri con uomini di Robinson / Letture], XIII-230 p. qualità. Editori e scrittori di un’epoca che non c’è più, Mi- 1.14. BUCCIANTI ETTORE, CRISANTE PIAZZA GIAN- lano, Il Saggiatore, 2013 [La Cultura, 839], 387 p. Lunga NI (a cura di), Testimonianze in ricordo di Vanna Massarot- postilla À nale dedicata a Giulio Einaudi (pp. 369-374). ti Piazza, Milano, Viennepierre Edizioni [ma Arti GraÀ che 1.25. DE FRANCESCHI LORETTA, Pubblicare, divulgare, Ancora, Milano], 2013, 202 p., edizione fuori commercio. leggere nell’Ottocento italiano, saggio introduttivo di Piero Testimonianze di autori e amici in ricordo della fondatrice Innocenti, Manziana, Vecchiarelli, 2013 [BibliograÀ a, biblio- della casa editrice Viennepierre. logia e biblioteconomia. Studi, 18], 379 p., ill. 1.15. BUZZATI DINO, L’uomo che viveva di diritti d’auto- 1.26. DELNEI ANNALIA (a cura di), Réclame. Manifesti e re, con una nota di Lorenzo Viganò, Milano, Henry Beyle, bozzetti del primo ’900 dal Fondo Passero-Chiesa, Mariano 2013 [Piccola biblioteca degli oggetti letterari, 19], 32 p. del Friuli, Edizioni della Laguna, 2013, 343 p., ill. Uno stra- Edizione di 375 copie numerate. ordinario repertorio sulla graÀ ca pubblicitaria ed editoriale 1.16. CACCIA PATRIZIA (a cura di), Editori a Milano (1900- delle Ditte Passero e Chiesa. 1945). Repertorio, introduzione di Ada Gigli Marchetti, Mi- 1.27. DE PAOLIS FEDERICA, Tra i libri di Indro. Percorsi lano, FrancoAngeli, 2013 [Studi e ricerche di storia dell’edi- in cerca di una biblioteca d’autore, con un saggio di Marcel- toria, 1615.62], 378 p. lo Staglieno, Pontedera, BibliograÀ a e Informazione, 2013 1.17. CALASSO ROBERTO, L’impronta dell’editore, Mila- [Notiziario BibliograÀ co Toscano. Quaderni, 9], 243 p., ill.

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013 PreText ❨ 163 ❩ RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013

Attraverso lo studio della biblioteca privata di Indro Monta- 1.35. ELLER LORETTA, La Sibilla di Sartorio. Un capola- nelli una riÁ essione su editoria e biblioteche d’autore. voro dell’editoria italiana, Roma, Accademia Nazionale 1.28. DE PASQUALE ANDREA (a cura di), Bodoni (1740- d’Arte Antica e Moderna, 2013, 80 p., ill. 1813). Principe dei tipograÀ nell’Europa dei Lumi e di Na- 1.36. ESPOSITO EDOARDO, LORETO ANTONIO, “Se io poleone, Parma, GraÀ che Step, 2013, 79 p., ill. Catalogo fossi editore”. Vittorio Sereni direttore letterario Mondadori, della mostra (Parma, Palazzo della Pilotta, Biblioteca Palati- Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2013, na, Teatro Farnese, Galleria Nazionale, 5 ottobre 2013-12 63 p., ill. gennaio 2014). 1.37. FACCHINI LUIGI M., Giovanni Enriques che seppe 1.29. DE PASQUALE ANDREA, TALLONE ENRICO (a immaginare il futuro, Bologna, Zanichelli, 2013, DVD, edi- cura di), Vestire il pensiero. TipograÀ a e editoria nei Manua- zione fuori commercio. Un ritratto dell’editore corredato di li TipograÀ ci di Alberto e Enrico Tallone, Parma, Fondazio- numerose testimonianze. ne Museo Bodoniano, 2013 [Caratteri, 6], 49 p., ill. Catalogo 1.38. FARINA LOREDANA (a cura di), La casa delle me- della mostra nel bicentenario bodoniano 1813-2013 (Torino, raviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto, progetto Biblioteca Nazionale Universitaria, 6 dicembre 2013 – 11 graÀ co di Guido Scarabottolo e Michela Granata, redazione gennaio 2014). Marta Sironi, contiene il Catalogo Emme Edizioni 1966-1985 1.30. Dieci piccoli Saba, scritti di Lucia Di Maio, Andrea a cura di Alessandra Mastrangelo, Milano, Topipittori, 2013, Kerbaker, Simone Volpato, Milano-Trieste, Libreria antiqua- 195 p., ill. Storia della Emme Edizioni, attiva a Milano dal ria Pontremoli e Libreria antiquaria “Drogheria 28”, 2013, 1966 al 1985. 76 p., ill. [edizione stampata da Rodolfo Campi in 200 esem- 1.39. FARINA PAOLA MARIA, La rivista «Linus». Un ca- plari non numerati]. Su un progetto editoriale Saba / Giotti so editoriale lungo quasi mezzo secolo, prefazione di Edoar- relativa a Il Canzoniere, mai realizzato. do Barbieri, Muros (SS), Editoriale Documenta, 2013 [Bi- 1.31. DI NICOLA LAURA, SCHWARTZ CECILIA, Libri bliographica, 7], 151 p., ill. in viaggio. Classici italiani in Svezia, Stockholm, Acta Uni- 1.40. FERRIERI LUCA, Fra l’ultimo libro letto e il primo versitatis Stockholmiensis, 2013, 190 p. nuovo da aprire. Letture e passioni che abitiamo, Firenze, 1.32. DI STEFANO ALICE, Publisher. L’età dell’oro, Roma, Leo S. Olschki, 2013, 334 p. Fazi, 2013 [Le strade, 226], 375 p. Ritratto biograÀ co dell’edi- 1.41. FINOCCHI LUISA, GIGLI MARCHETTI ADA (a tore Elido Fazi, marito dell’autrice. cura di), Liala. Una protagonista dell’editoria rosa tra ro- 1.33. DOMINICI FRANCO, La stampa clandestina antifa- manzi e stampa periodica, Milano, FrancoAngeli, 2013 [Stu- scista (1922-1930), Arcidosso (GR), C&P Adver EfÀ gi, 2013 di e ricerche di storia dell’editoria, 1615.59], 207 p., ill. [Nuovi saggi], 160 p., ill. Il saggio ripercorre le tappe fonda- 1.42. FORMÌGGINI ANGELO FORTUNATO, Dizionariet- mentali della stampa illegale antifascista, con la pubblicazio- to rompitascabile degli Editori Italiani, compilato da uno dei ne “alla macchia” di giornali e opuscoli che denunciavano suddetti, seconda edizione con nuovi errori e aggiunte, a cu- crimini e brutalità del regime, dalla marcia su Roma alle ele- ra e con uno scritto di Andrea Casoli, Milano, Greco & Gre- zioni “plebiscitarie” del 1929, dalla presa del potere all’in- co, 2013 [Cristallo di rocca, 12], 80 p. staurazione della dittatura. 1.43. GABRIELLI ALDO, Libro. Storia di una parola, Mi- 1.34. DUBINI PAOLA, Voltare pagina? Le trasformazioni lano, Henry Beyle, 2013 [Piccoli quaderni di prosa e di in- del libro e dell’editoria, Milano-Torino, Pearson, 2013, XIX- venzione, 5], 12 p. Tiratura limitata a 375 copie numerata. 220 p., ill. 1.44. GATTA MASSIMO (a cura di), Alessandro Zanella

❨164 ❩ PreText tipografo-editore veronese, nota introduttiva di Edoardo Fon- Mondadori. tana, Macerata, Biblohaus, 2013, 74 p., ill. Relazioni alla 1.53. LLOYD OSBOURNE SAMUEL, Un giovane tipogra- Tavola rotonda, Verona, 18 maggio 2013. fo per Robert Louis Stevenson, a cura di Edoardo Fontana, 1.45. GERBI SANDRO, Giovanni Enriques. Dalla Olivetti Milano, Henry Beyle, 2013 [Piccola biblioteca degli oggetti alla Zanichelli, Milano, Hoepli, 2013, 288 p. letterari, 22], 30 p. 1.46. Gli Ornitorinchi di Ippolito Pizzetti. Come una collana 1.54. LUPO GIUSEPPE (a cura di), Le cento tensioni. Omag- editoriale è stata capace di divulgare la conoscenza e l’amo- gio a Elio Vittorini (1908-1966), numero monograÀ co de «Il re per la natura, Bologna, Pendragon, 2013, 143 p., ill. Sul- Giannone», a. XI, n. 22, San Marco in Lamis, luglio-dicem- la celebre collana della Rizzoli (1975-1986) nella quale usci- bre 2013. rono 43 volumi. 1.55. MALAGUTI PAOLO, I mercanti di stampe proibite, 1.47. GUIDA DIEGO, Editoria: istruzioni per l’uso. Acqui- Treviso, Santi Quaranta, 2013, 264 p., ill. Romanzo incen- sire le competenze di base, Milano, Editrice BibliograÀ ca, trato sugli stampatori-editori Remondini di Bassano. 2013 [I mestieri del libro], 156 p. 1.56. MANCOSU PAOLO, Inside the Zhivago storm. The 1.48. KERBAKER ANDREA, Lo scaffale inÀ nito. Storie di editorial adventures of Pasternak’s masterpiece, Milano, uomini pazzi per i libri, Firenze, Ponte alle Grazie, 2013, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2013 [Annali. Anno 47°, 260 p. 2011], 402 p. Testo in inglese. 1.49. La carta, una À aba avventurosa e millenaria, prefazio- 1.57. MANFREDI GIULIANA, CORBO GEORGIA (a cura ne di Enrico Tallone, scritti di Emanuele Ferrari, Maria Cri- di), A proporre bellezza e umanità. I colophon di Alessandro stina Sacchi Zafferana, Carlo Antinori, Pavia, TipograÀ a A/Z Scansani, scritti di Elvio Guagnini e Maria Teresa Giaveri, di Angelo Zenoni, 2013, 84 p. Edizione stampata in 120 esem- Roma, Edizioni di Storia e Letteratura [stampa Arte GraÀ ca plari numerati, con 44 specimina di carte orientali e europee Lucini, Milano], 2013, 149 p. applicate e alcune À ligrane applicate. 1.58. MARZO MAGNO ALESSANDRO, L’alba dei libri. 1.50. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-2013, con una no- Quando Venezia ha fatto leggere il mondo, Milano, Garzan- ta dell’editore, Torino, Einaudi, 2013 [PBE, 610], 1800 p. ti, 2013, 209 p., II ediz. (I ediz., ivi, 2012). Edizione fuori commercio, a tiratura limitata e numerata, ma 1.59. MAZZUCCHELLI SARA (a cura di), Percorsi russi a non indicata. Hanno collaborato alla redazione del catalogo: Milano. La mediazione editoriale per la diffusione della let- Marco Bertoglio, Roberto Cerati, Ernesto Franco, Sara La- teratura russa nel Novecento, Milano, Fondazione Arnoldo tella, Vittoria Pajno, Stefania Pico. e Alberto Mondadori, 2013 [Carte raccontate], 54 p., ill. 1.51. LEONE LUCA, Fare editoria. Viaggio tra i mestieri 1.60. MAZZUCCO ROBERTO, I sicari di Trastevere, Paler- del libro, prefazione di Giuseppe Marchetti Tricamo, intro- mo, Sellerio, 2013 [La memoria, 927], 277p. La cultura edi- duzione di Domenico Muscolino, postfazione di Giorgio toriale passa anche attraverso la narrativa come in questo Gizzi, Formigine, InÀ nito Edizioni, 2013, 161 p. romanzo nel quale protagonista è il giornalista Raffaele Son- 1.52. LEPRI LAURA, “Del danaro o della gloria. Libri, zogno, nipote del fondatore della casa editrice; dirige il quo- editori e vanità nella Venezia del Cinquecento”. Ciclo di tidiano La Capitale e viene trovato ucciso a Roma durante il conferenze e seminari “L’uomo e il denaro”, Milano, Ass. carnevale del 1875. Curiosamente la trama di questo biblio- per lo sviluppo degli Studi di Banca e Borsa – Università romanzo è identica a quella di La porta sulle tenebre di Mas- Cattolica del Sacro Cuore, 2013 [Quaderni verdi, 47], 31 p. simo Pietroselli (Mondadori 2007 e Giallo Mondadori L’edizione originale del libro è stata pubblicata nel 2012 da 2009).

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1.61. MEDA JURI (a cura di), Falce e fumetto. Storia della 1.67. MORINO ALBA, ANTONARAS ALFREDO, JEMMA stampa periodica socialista e comunista per l’infanzia in SALVATORE, “Fuori del mondo” con Roberto Roversi, Italia (1893-1965), Firenze, Nerbini, 2013 [Nerbiniana. Sto- prefazione di Gian Carlo Ferretti, testimonianze di Bagnoli, ria della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù, 5], 336 Camon, Cervellino, Dalla, Gervasio, Fontanella, Leonetti, p., ill. Majorino, Maldini, Pasolini, Petazzini, Picchi, Raffaeli, Sos- 1.62. MILLEVOLTE GIOVANNA, Settant’anni di libri per sella, Milano, EnnErre Le nostre ragioni, 2013, 103 p., ill. l’educazione. Catalogo storico delle Edizioni Carabba per 1.68. MUNARI TOMMASO (a cura di), I verbali del mer- la scuola e la gioventù (1879-1950), con il contributo di Mar- coledì. Riunioni editoriali Einaudi 1953-1963, Torino, Ei- co Di Francesco, presentazione di Giorgio Chiosso, postfa- naudi, 2013, 900 p. zione di Sara Mori, Lanciano, Carabba, 2013, 207 p., 412 p. 1.69. NAPOLI MARIA CONSIGLIA, Giuseppe Maria Ga- [2 volumi], ill. lanti. Letterato ed editore nel secolo dei Lumi, Milano, Fran- 1.63. MOLINARI RENATA, PONTE DI PINO OLIVIERO, coAngeli, 2013 [Studi e ricerche di storia dell’editoria, VENTRUCCI CRISTINA, Il teatro che credi di conoscere. 1615.60], 157 p. Le carte pataÀ siche di Franco Quadri e della Ubulibri, Mi- 1.70. NOVATI LAURA, Giovanni e Vanni Scheiwiller edi- lano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2013, 47 p., tori. Catalogo storico 1925-1999, Milano, Unicopli, 2013, ill. 645 p., ill. 1.64. MONDADORI ARNOLDO, MARDERSTEIG GIO- 1.71. OCHETTO VALERIO, Adriano Olivetti. La biograÀ a, VANNI, Carteggio inedito per Tutte le opere di Gabriele Roma, Comunità Editrice, 2013, 314 p., ill. Per il nostro di- D’Annunzio (1926-1971), a cura di Massimo Gatta, con una scorso utile la sezione dedicata alle Edizioni di Comunità. nota di Luisa Finocchi, premessa di Agostino Contò e Camil- 1.72. PALAZZOLO MARIA IOLANDA, La nascita del di- la Cobianchi, scritti di Luigi Mascheroni e Massimo Gatta, ritto d’autore in Italia. Concetti, interessi, controversie giu- Macerata, Biblohaus, 2013, 148 p., ill. La prima edizione è diziarie (1840-1941), Roma, Vialla, 2013, 181 p. [I libri di stata stampata in 75 copie numerate in occasione della mostra Viella, 160]. bibliograÀ ca dedicata a Mondadori, D’Annunzio e Marder- 1.73. PALMIERI GIORGIO, Gli studi di storia della tipo- steig (Verona, Biblioteca civica). graÀ a e dell’editoria abruzzese 1992-2011, Campobasso, 1.65. MONTEMAGNO GABRIELLO, Il babbìo. Storia del- Palladino Editore, 2013, 44 p. la stampa satirica a Palermo, Palermo, Sellerio, 2013 [La 1.74. PALMIERI GIORGIO, Libri molisani del Novecento. memoria illustrata, 14], 350 p., ill. Volume I: 1901-1970, Campobasso, Palladino Editore, 2013, 1.66. MOOSBRUGGER HILARIUS, Gli Insoliti. Una scel- 550 p., ill. ta di storia dell’editoria del ’900. Opere prime, edizioni per- 1.75. PARISI FRANCESCO (a cura di), Publio Morbiducci. dute e ritrovate, paratesto inaspettato, con una premessa Catalogo ragionato dell’opera xilograÀ ca, Cornuda, Tipote- dell’editore, Milano, Libreria Malavasi [stampa Ingraf, Indu- ca Italiana Fondazione, 2013, 235 p., ill. stria graÀ ca, Milano], 2013, senza paginazione, ill., edizione 1.76. PIAZZA ISOTTA, L’ultimo Rebora e il suo editore, fuori commercio stampata in 40 esemplari numerati a mano Milano, Unicopli, 2013 [Modernistica. Saggi di cultura let- per gli amici della Libreria Antiquaria Malavasi di Milano. teraria, 12], 297 p. L’editore è Vanni Scheiwiller. Sui primi volumi stampati da Mondadori, Rizzoli, Bompiani, 1.77. Pier Antonio Quarantotti Gambini. Lo scrittore e i suoi Einaudi, Feltrinelli, Ricciardi, Il Mulino, ma anche da edito- editori, Venezia-Trieste, Marsilio / IRCI, 2013, 247 p. ri minori come Cavallo. 1.78. PLATAMONE LAURA, Editoria. Istruzioni per l’uso.

❨166 ❩ PreText Manuale di sopravvivenza per autori, lettori e professionisti 2013 [Il calamaio d’oro, 2], 225 p., ill., con cd-rom allega- dell’editoria, Città di Castello, Neropress, 2013, 165 p., ill. to. 1.79. PONTIGGIA GIUSEPPE, Lettore di casa editrice, con 1.87. SCHEIWILLER VANNI, Trent’anni di editoria inutile, una nota di Antonio Franchini, Milano, Henry Beyle, 2013 Milano, Henry Beyle, 2013, 21 p., tiratura limitata e nume- [Piccola biblioteca degli oggetti letterari, 20], 31 p., stampa- rata. to in 375 copie numerate. 1.88. SCHIALVINO GIANFRANCO, VERNA GIANNI, 1.80. Presentazione del volume Rocco Carabba. Editore Smens. La XilograÀ a in Rivista, Milano, Biblioteca Naziona- “principe”, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, 20 feb- le Braidense, 2013 [stampa GraÀ ca Santhiatese], 62 p., ill., braio 2013, senza paginazione, ill. Brochure stampata fuori stampato in 800 esemplari non numerati. Un importante ca- commercio dalla LitograÀ a Botolini di Rocca San Giovanni, pitolo dell’editoria del secondo Novecento attraverso l’opera Chieti, in occasione della mostra alla Biblioteca Nazionale xilograÀ ca della rivista Smens. Centrale di Firenze. 1.89. SCOTT BERG ANDREW, Max Perkins. L’editor dei 1.81. RIBOLI VALERIA, Roberto Bazlen editore nascosto, geni, Roma, Elliot, 2013 [Antidoti], 536 p. Ritratto del cele- prefazione di Giulia de Savorgnani, Roma, Fondazione Adria- bre editor di Scribner. no Olivetti, 2013, 370 p. Solo in versione digitale scaricabi- 1.90. SEGATORI SAMANTA, Giuseppe De Luca. Dopo le dal link: http://www.fondazioneadrianolivetti.it/_images/ cinquant’anni (1962-2012), Pisa-Roma, Fabrizio Serra Edi- pubblicazioni/collana/062113083823Roberto%20Bazlen%20 tore, 2013 [Nuovi saggi, 115], 101 p. Sulla À gura del sacer- editore%20nascosto%20DEF.pdf dote ispiratore delle Edizioni di Storia e Letteratura, fondate 1.82. RODARI GIANNI, Grammatica della fantasia. Edi- nel 1941 e da lui guidate À no al 1962. zione speciale per i 40 anni 1973-2013, Milano, Edizioni 1.91. SERENI VITTORIO, GALLO NICCOLÒ, “L’amicizia, EL-Torino, Einaudi Ragazzi, 2013 [La biblioteca di Gianni il capirsi, la poesia”, a cura di Stefano Giannini, Napoli, Rodari], 201 p. Loffredo Editore, 2013, 256 p. Il carteggio fra il poeta e di- 1.83. RONCONE FAUSTO, VALLOZZA GIACOMO (a rettore editoriale Mondadori e un protagonista dell’editoria cura di), Marino Di Carlo. Disegnatore – Decoratore graÀ co, italiana. Padova, Valentina Editrice, 2013, 95 p., ill. Interessante la 1.92. SISTI ANDREA (a cura di), Filippo de Pisis. Biblio- sezione dedicata alla collaborazione di Di Carlo con l’edito- graÀ a degli scritti (1915-2013), premessa di Franco Contor- re Carabba di Lanciano. bia, Novi Ligure, Città del silenzio edizioni, 2013, 110 p., ill. 1.84. [ROSSI PABLO], Attilio Rossi e Campo GraÀ co. Una Attraverso gli scritti di un grande artista e poeta uno spacca- lezione di modernità ancora viva dopo 80 anni, Milano, s.n.t., to del mondo editoriale del primo Novecento. dicembre 2013 [RiÁ essi, 16], edizione privata fuori commer- 1.93. SOFRI GIANNI, Del fare libri. Mezzo secolo da Zani- cio. Il rapporto tra il grande graÀ co-artista e la rivista razio- chelli, Bologna, Zanichelli, 2013, 176 p., ill. nalista che fu anche editrice di testi. 1.94. SPINAZZOLA VITTORIO (a cura di), Tirature ’13. Le 1.85. SANTORO MARCO, SEGATORI SAMANTA (a cura emozioni romanzesche, Milano, il Saggiatore – Fondazione di), Mobilità dei mestieri del libro tra Quattrocento e Seicen- Arnoldo e Alberto Mondadori, 2013, 287 p. to, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2013, 398 p. Atti del 1.95. STEINER GEORGE, I libri hanno bisogno di noi, Mi- Convegno internazionale (Roma, 14-16 maggio 2012). lano, Garzanti, 2013 [Saggi], 82 p. 1.86. SARRECCHIA DENISE, Edizioni di classici. L’illu- 1.96. STORELLI ANTONIO - TORTORELLI GIANFRAN- strazione nell’editoria per ragazzi, Roma, Arbor Sapientiae, CO (a cura di), L’editore Giuseppe Mayländer e la casa edi-

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013 PreText ❨ 167 ❩ RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013

trice Apollo. Storia di una impresa editoriale, Bologna, Pen- toriale di Italo Calvino, Roma, Biblioteca Nazionale Centra- dragon, 2013, 93 p., ill. le, 2013, 72 p., ill. Catalogo della mostra. 1.97. TALLONE CESARE, Ritratto dell’editore Ettore Bal- 1.106. ZANANTONI MARZIO, Cambiare il libro per cam- dini. Una donazione per la Pinacoteca di Brera, Milano, biare il mondo. Dalla Repubblica dell’Ossola alle Edizioni Skira, 2013, 62 p., ill. Feltrinelli, Milano, Unicopli, 2013 [L’Europa del libro, 11], 1.98. TALLONE ENRICO, Manuale tipograÀ co. V. III. De- 433 p. BiograÀ a di Albe Steiner. dicato alle carte, alle À ligrane e inchiostri, Alpignano, Tallo- ne editore stampatore, 2013, 114 p., ill., tiratura limitata e 2. Scritti in volume numerata. 2.1. MARCENARO GIUSEPPE, Denis Diderot, in ID., Wun- 1.99. TORTORELLI GIANFRANCO (a cura di), Non bramo derkammer, Torino, Nino Aragno, 2013 [Biblioteca Aragno], altr’esca. Studi sulla casa editrice Barbèra, Bologna, Pen- pp. 3-13. Storia editoriale e sociale dell’Encyclopédie. dragon, 2013 [Le sfere, 136], 335 p. Scritti di G. Tortorelli, 2.2. MAURO FLORENCE, Casa Einaudi, in EAD., Vita di F. Marinoni, F.M. Falchi, G. Mecca, M. Finelli, L. De Fran- Leone Ginzburg. Intransigenza e passione civile, Roma, Don- ceschi. zelli, 2013 [Virgola, 104], pp. 53-66. 1.100. Trieste-Milano. Cose leggere e vaganti. Frammenti di 2.3. MUGHINI GIAMPIERO, Da Italo Svevo a Maurizio un archivio ritrovato. Manoscritti, ritratti, libri. Saba, Giot- Cattelan, i 51 libri italiani più belli degli ultimi cento anni, ti, Stuparich, Svevo, Slataper, Pittoni, scritti di Simone Vol- in ID., Una casa romana racconta. Libri, donne, amici per- pato e Lucia Di Maio, Milano, TipograÀ a Campi, 2013, 94 duti, le tracce di una vita, Milano, Bompiani, 2013, pp. 181- p., ill., stampato in 540 esemplari non numerati. 255. Attraverso il collezionismo librario una piccola storia 1.101. Una passione costante. Trent’anni di Scuola per Librai culturale dell’editoria italiana del Novecento. Umberto e Elisabetta Mauri, Milano, UEM, 2013, 452 p. 2.4. NALDINI NICO, Milano boom, in ID., La sibilla non 1.102. WAGENBACH KLAUS, La libertà dell’editore. Me- vuole morire, Napoli-Roma, L’Ancora del Mediterraneo, morie, discorsi, stoccate, Palermo, Sellerio, 2013 [La nuova 2013, pp. 59-79. Sulla casa editrice Longanesi. diagonale, 98], 181 p. 2.5. SGARBI VITTORIO, Dell’Italia. Uomini e luoghi, Mi- 1.103. WESTON PAUL GABRIELE (a cura di), Il libro, gli lano, Bompiani, 2013, 339 p., ill. [Prima edizione, ivi, 1991]. archivi e la memoria digitale, Milano, Unicopli, 2013, 270 Alcuni scritti di cultura editoriale sono dedicati a Valentino p. Volume in due parti. Nella prima sono raccolti gli atti del- Bompiani, Neri Pozza, Franco Maria Ricci. la giornata di studio sull’editoria cattolica nell’Italia setten- 2.6. SVERZELLATI PAOLA, Appunti sulle collane edito- trionale svoltasi a Brescia nel settembre 2008. La seconda riali di Vita e Pensiero, in Storia dell’Università Cattolica parte raccoglie la descrizione di alcuni tra i progetti più inte- del Sacro Cuore, a cura di Maria Bocci, Lorenzo Ornaghi, ressanti sviluppati presso il corso di laurea in Scienze archi- Milano, Vita e Pensiero, 2013, pp. 429-489. vistiche, documentarie e biblioteconomiche. 1.104. ZAGANELLI GIOVANNA (a cura di), Letteratura in 3. Articoli copertina. Collane di narrativa in biblioteca tra il 1950 e il 3.1. Riviste 1980, Milano, Fausto Lupetti, 2013 [Scienza della comuni- 3.1.1. BACCI GIORGIO, Figure e libri: studi di storia dell’il- cazione], 171 p., ill. lustrazione, «Nuova informazione bibliograÀ ca», n. 2, 2013, 1.105. ZAGRA GIOVANNA (a cura di), con la collaborazio- pp. 345-370. ne di Eleonora Cardinale, “I libri degli altri”. Il lavoro edi- 3.1.2. BARBERO VALENTINA, Leggere e correggere. Il

❨168 ❩ PreText mestiere del redattore editoriale, «L’Indice dei libri del me- 3.1.15. CHIABRANDO MAURO, GraÀ ca per migliorare il se», n. 12, 2013, p. 33. mondo. Dall’ofÀ cina miltante di Albe Steiner, «Charta», n. 3.1.3. BARBIERI EDOARDO, André Schiffrin, «Almanacco 130, novembre-dicembre 2013, pp. 48-53. BibliograÀ co», n. 28, dicembre 2013, p. 41 [In memoriam]. 3.1.16. CHIABRANDO MAURO, I classici in carta india. 3.1.4. BENEDETTI AMEDEO, La fortuna delle immagini Le collane della “Grande Sansoni” fra tradizione e book de- del gabinetto fotograÀ co nazionale nella grande editoria del sign, «Charta», n. 127, maggio-giugno 2013, pp. 42-47. Novecento, «Culture del testo e del documento», gennaio- 3.1.17. CHIABRANDO MAURO, La “lady di ferro”. Anita aprile 2013, pp. 154-176. Klinz, art director da Mondadori a Il Saggiatore, «Charta», 3.1.5. BETRI MARIA LUISA, Editori italiani, «Il mestiere n. 128, luglio-agosto 2013, pp. 52-57. di storico. Rivista della Sissco», n. 1, 2013, pp. 53-56. 3.1.18. CICALA ROBERTO, Roberto Cerati, «Almanacco 3.1.6. BIANCARDI GIOVANNI, Caratteri incompatibili, bibliograÀ co», n. 28, dicembre 2013, pp. 30-41 [In memo- «PreText», n. 1, novembre 2013, pp. 44-49. Su Foscolo e il riam]. primo editore de I Sepolcri. 3.1.19. CRIVELLI FILIPPO, I doni di nonno Ettore. Ritratto 3.1.7. BIANCARDI GIOVANNI, Versi barbari per Marghe- di famiglia di un grande editore popolare milanese, «Charta», rita. La prima edizione dell’ode carducciana Alla Regina n. 125, gennaio-febbraio 2013, pp. 32-35. d’Italia, «Charta», n. 128, luglio-agosto 2013, pp. 48-51. 3.1.20. DELATTES MICHELLE, Le edizioni della “Libreria 3.1.8. BORSANI AMBROGIO, On the road. In India, «Pre- del Littorio” diretta da Giorgio Berlutti, «Cantieri», n. 25, Text», n. 1, novembre 2013, pp. 50-52. Esperimento edito- luglio-settembre 2013, pp. 59-66. riale della Hanuman Books di New York di Francesco Cle- 3.1.21. DELATTES MICHELLE, L’Eni di Enrico Mattei, tra mente e Raymond Foye, volumi stampati a Madras da gatti selvatici, cani a sei zampe, tigri e serpenti, «Cantieri», Nachiappan’s Kalakshetra Press 1986-1992. n. 24, aprile-giugno 2013, pp. 18-42. 3.1.9. BRAMBILLA ALBERTO, De Amicis, Parigi, e un 3.1.22. DE LAUDE SILVIA, “S. Alfredo, protettore di Sbar- libro che non si trova, «Cantieri», n. 23, gennaio-marzo 2013, baro e Marin”. Prima ricognizione del carteggio Scheiwiller- pp. 31-34. SchiafÀ ni (1960-1969), «Resine. Quaderni liguri di cultura», 3.1.10. BRAY MASSIMO, Civiltà del libro, «L’Indice dei a. XXXII, 2013, n. 136, pp. 42-62. libri del mese», n. 12, 2013, p. 2. 3.1.23. DI BARI LUCA, Tra Storia e memoria: la casa edi- 3.1.11. BUR: storia di una collana, «In corso d'opera... Bol- trice De Donato, «Nuova informazione bibliograÀ ca», n. 2, lettino d’informazione dell’attività del Centro», Milano, 2013, pp. 437-444. Università degli Studi / Centro Apice, giugno 2013, pp. 3.1.24. FERRANDO ANNA, La censura dei prefetti, «Pre- 1-2. Text», n. 1, novembre 2013, pp. 68-71. Case editrici e censu- 3.1.12. CACCIA PATRIZIA, Guerrieri di carta, «PreText», ra fascista. n. 1, novembre 2013, pp. 54-57. Sul repertorio degli editori 3.1.25. GATTA MASSIMO, Carlo Dionisotti e la cultura di Milano. editoriale. Da Aldo Manuzio a Giulio Einaudi, «Cantieri», n. 3.1.13. CAPPELLI LUCIA, La rosa dei Barbèra, «Bibliote- 23, gennaio-marzo 2013, pp. 25-28. che oggi», n. 1, gennaio-febbraio 2013, pp. 56-57. 3.1.26. GATTA MASSIMO, Con il coraggio dei poveri. Ani- 3.1.14. CAVAGNA ANNA GIULIA, Storia dell’editoria ita- ta Pittoni editrice nella Trieste del Novecento. Le edizioni de liana dall’Unità ad oggi. Un proÀ lo introduttivo, «Teca», n. Lo Zibaldone, «Cantieri», n. 23, gennaio-marzo 2013, pp. 3, 2013. 7-11.

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3.1.27. GATTA MASSIMO, Einaudiana, «Cantieri», n. 24, Text», n. 1, novembre 2013, pp. 40-43. Sull’editore-stampa- aprile-giugno 2013, pp. 47-50. tore Tallone. 3.1.28. GATTA MASSIMO, Gio Ponti: un “mobiliere” d’ec- 3.1.39. LATERZA GIUSEPPE, Due case editrici che hanno cezione per l’Opera completa di Gabriele D’Annunzio, «Can- fatto la storia della cultura italiana [Laterza e Barbèra], tieri», n. 25, luglio-settembre 2013, pp. 5-32. «Biblioteche oggi», n. 1, gennaio-febbraio 2013, pp. 55-57. 3.1.29. GATTA MASSIMO, La casa editrice Biblohaus: la 3.1.40. LAURENTI FRANCESCO, Informazione letteraria casa editrice dei biblioÀ li e della biblioÀ lia, «la Biblioteca e promozione editoriale in Italia, «Nuova informazione bi- di via Senato», n. 5, maggio 2013, pp. 40-44. bliograÀ ca», n. 3, 2013, pp. 679-692. 3.1.30. GATTA MASSIMO, Le Edizioni Alpes da Ciarlanti- 3.1.41. LUCINI GIORGIO, L’arte del libro, «PreText», n. 1, ni a… Moravia, «Cantieri», n. 25, luglio-settembre 2013, novembre 2013, pp. 34-39 [Testimonianza raccolta da Maria pp. 37-43. Canella]. 3.1.31. GATTA MASSIMO, L’inchiostro e il petrolio. “Il 3.1.42. MENATO MARCO, I notiziari bibliograÀ ci di Anita Gatto Selvatico” (1955-1964) come progetto culturale Pittoni, «Cantieri», n. 23, gennaio-marzo 2013, pp. 3-7. dell’ENI di Enrico Mattei, «Patrimonio industriale. Rivista 3.1.43. NALDI GASPARE, La “fatica sopra fatica” di Ma- semestrale AIPAI», a. VII, n. 12, ottobre 2013, pp. 60-79. rio Terrosi ovvero: l’autore, l’editore e il tipografo di se 3.1.32. GATTA MASSIMO, L’inchiostro proibito del diavo- stesso, «Cantieri», n. 25, luglio-settembre 2013, pp. 56-58. lo, «Leggere:tutti», n. 73, gennaio 2013, p. 45. Sulla censura 3.1.44. NICORA LAURA, Ricordi di Casa Ricordi, «Charta», editoriale. n. 129, settembre-ottobre 2013, pp. 38-41. 3.1.33. GATTA MASSIMO, Mondadori, editore a volte “non 3.1.45. NOVARO FEDERICO, Appunti [sull’utilità dei libri], venale”, «la Biblioteca di via Senato», n. 10, ottobre 2013, «L’Indice dei libri del mese», n. 5, 2013, p. 2. pp. 26-32 [Prima parte], «la Biblioteca di via Senato», n. 11 3.1.46. NOVARO FEDERICO, Appunti [sul Salone del Li- novembre 2013, pp. 29-32 [Seconda parte], «la Biblioteca di bro], «L’Indice dei libri del mese», n. 7/8, 2013, p. 2. via Senato», n. 12 dicembre 2013, pp.61-63 [Terza parte]. 3.1.47. NOVARO FEDERICO, Appunti [sulle scelte edito- 3.1.34. GATTA MASSIMO, Pascoli a Messina e l’amicizia riali di Sellerio, Mondadori, Isbn], «L’Indice dei libri del con il libraio-editore e bacelliere Vincenzo Muglia, «Cantie- mese», n. 9, 2013, p. 2. ri», n. 25, luglio-settembre 2013, pp. 71-73. 3.1.48. Osservatorio sull’editoria, 2. Se si naviga con il bu- 3.1.35. GATTA MASSIMO, Quei libri fantasma, «PreText», siness plan. Intervista a Stefano De Matteis, «L’Indice dei n. 1, novembre 2013, pp. 62-67. Sui libri fuori commercio libri del mese», n. 2, 2013, p. 2. della Mondadori. 3.1.49. Osservatorio sull’editoria, 3. Fra gli scaffali vuoti. 3.1.36. GATTA MASSIMO, Quei libri mai scritti, quei libri Intervista a Beatrice Fini Giunti, «L’Indice dei libri del me- mai pubblicati, «Cantieri», n. 24, aprile-giugno 2013, se», n. 3, 2013, p. 2. pp. 63-64. 3.1.50. Osservatorio sull’editoria, 4. Intervista ad Angelo 3.1.37. GATTA MASSIMO, Viaggio fra i libri. Romanzo Leone di Stampa Alternativa, «L’Indice dei libri del mese», editoriale. Editori ed editoria nella narrativa del Novecento, n. 4, 2013, p. 2. «la Biblioteca di via Senato», n. 6, giugno 2013, pp. 56-61 3.1.51. Osservatorio sull’editoria, 6. Intervista ad Andrea [prima parte], n. 7, luglio-agosto 2013, pp. 26-31 [seconda e Palombi di Nutrimenti, «L’Indice dei libri del mese», n. 6, ultima parte]. 2013, p. 2. 3.1.38. KERBAKER ANDREA, Il sarto dei pensieri, «Pre- 3.1.52. Osservatorio sull’editoria, 7. Voglia di ben fatto. In-

❨170 ❩ PreText tervista a Marco Federici Solari, «L’Indice dei libri del me- «Colophon», n. 38, gennaio 2013, pp. 36-39. se», n. 7/8, 2013, p. 2. 3.1.66. SISTO MICHELE, Freno d’emergenza, «L’Indice dei 3.1.53. Osservatorio sull’editoria, 8. Nella À liera del libro. libri del mese», n. 11, 2013, p. 2. Intervista a Giuseppe Laterza, «L’Indice dei libri del mese», 3.1.67. STEIDL LODOVICO, La diffusione delle idee, «Pre- n. 9, 2013, p. 2. Text», n. 1, novembre 2013, pp. 28-29. 3.1.54. PAGE MARCO, Scrivere in fabbrica, «Cantieri», 3.1.68. TACCHINARDI RICCARDO, Niccolò Bettoni su n. 24, aprile-giugno 2013, pp. 4-17. Giambattista Bodoni, nel bicentenario della sua morte, «La 3.1.55. PAGLIA LUIGI, I testi e le À gure: gli editori dei libri Fabbrica del Libro», n. 1, 2013, pp. 39-42. d’artista italiani del Novecento, «Esperienze letterarie», 3.1.69. TARABBIA ANDREA, Una memoria ordinata, «Pre- n. 3, 2013, pp. 79-119. Text», n. 1, novembre 2013, pp.100-103. Sulla Fondazione 3.1.56. PALMIERI GIORGIO, Libri e “organizzazione della Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano. cultura” nell’Abruzzo della Restaurazione, «Misure critiche», 3.1.70. TAVONI MARIA GIOIA, Una collana editoriale e n. 1, 2013, pp. 139-146. il suo ideatore, «Teca», n. 4, settembre 2013. Sulla collana 3.1.57. PAVESE CLAUDIO, Carta da zucchero. I “Narra- “Per passione” della casa editrice Liguori di Napoli e su Ser- tori stranieri tradotti” di Einaudi (1938-1962), «Charta», gio Reyes. n. 129, settembre-ottobre 2013, pp. 56-61. 3.1.71. TRANIELLO PAOLO, Giacomo Leopardi e gli edi- 3.1.58. PINTO ROCCO, Osservatorio sull’editoria, 5. AAA. tori delle sue opere: notizie dall’Epistolario, «Nuova infor- Libraioffresi, «L’Indice dei libri del mese», n. 5, 2013, p. 2. mazione bibliograÀ ca», n. 1, 2013, pp. 187-206. 3.1.59. PUCCINELLI ELENA, Penne intinte nel rosa, «Pre- 3.1.72. VIGINI GIULIANO, Lilliput in libreria: se tascabile Text», n. 1, novembre 2013, pp. 76-83. Sulla editoria setti- è bello, «Vita & pensiero», n. 2 2013, pp. 107-111. L’autore manale femminile. analizza, sulla base della storia di altre “rivoluzioni dei prez- 3.1.60. RIBOLI VALERIA, Trieste tra Jung e Musil, «Pre- zi” nel libro italiano novecentesco (BUR, Oscar, Millelire), Text», n. 1, novembre 2013, pp. 58-61. Su Roberto Bazlen il caso dei tascabili Newton Compton a 0,99 €. editore. 3.1.73. VOLPATO SIMONE, Anita Pittoni e le Edizioni de 3.1.61. RIZZARDI VACCARI LOREDANA, La storia del- Lo Zibaldone: libretti nudi, semplici, verdini, «Cantieri», n. le nostre edizioni, «Colophon», n. 39, giugno 2013, pp. 35-40. 23, gennaio-marzo 2013, pp. 13-16. Sulle Edizioni d’arte Rizzardi. 3.1.62. RONDINO FEDERICA, Nessuno ha trovato la ricet- 3.2. Quotidiani, settimanali e supplementi ta per il bestseller perfetto, «Leggere:tutti», n. 77, maggio 3.2.1. KERBAKER ANDREA, SÀ da all’ultimo Gettone, «Il 2013, pp. 24-25. Sole 24 Ore-Domenica», 27 gennaio 2013, p. 40. Sulla cele- 3.1.63. SFERRAZZA ANGELO, Quando Venezia inventò il bre collana della Einaudi. libro “moderno”, «Leggere:tutti», n.76, aprile 2013, pp. 64- 3.2.2. SERRI MIRELLA, Faccio libri a 90 centesimi e scon- 65. À ggerò la crisi, «La Stampa», sabato 2 febbraio 2013, p. I. 3.1.64. SILLENI MARIA ANGELA, La “Collana di manua- Intervista a Raffaello Avanzini, alla guida della Newton Com- li scientiÀ ci, storici e letterari” di Francesco Vallardi (1866- pton. 1940), «La Fabbrica del Libro», n. 1/2013, pp. 16-24. 3.2.3. CHIABRANDO MAURO, E Longanesi si fece i san- 3.1.65. SILVI ANNA, SILVI SERGIO, Una devastante storia tini, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 3 febbraio 2013, p. 40. editoriale: Il padrone e il lavorante di Lev NikolaeviĀ Tolstoj, Longanesi e la graÀ ca editoriale.

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013 PreText ❨ 171 ❩ RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013

3.2.4. MANICA RAFFAELE, Dionisotti e i suoi rapporti con libri, «la Stampa», 14 marzo 2013, p. 39. Casa Einaudi, «Alias-Il Manifesto», domenica 3 febbraio 3.2.17. CITATI PIETRO, Il sogno del Libro di tutti i libri. Sui 2013, p. 5. 50 anni della Adelphi, «Corriere della Sera», venerdì 15 mar- 3.2.5. CALASSO ROBERTO, I dorsi dei libri. Basta vedere zo 2013, p. 49. una biblioteca per innamorarsi della lettura, «la Repubblica», 3.2.18. GNOLI ANTONIO, 50 anni di Adelphi. Dialogo con martedì 5 febbraio 2013, p. 47. Discorso tenuto all’Univer- Roberto Calasso, «la Repubblica», venerdì 15 marzo 2013. sità di Perugia in occasione del conferimento della laurea 3.2.19. DE MICHELIS CESARE, Storia di Carabba, mito Honoris Causa in Lingue e letterature moderne. di Lanciano, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 17 marzo 2013, 3.2.6. KERBAKER ANDREA, Le rarità del “Feltrinelli”, p. 41. «Il Sole 24 Ore-Domenica», 10 febbraio 2013, p. 40. 3.2.20. SONNOLI LEONARDO, Signora delle copertine, 3.2.7. PISCHEDDA BRUNO, L’editore combattente, «Il «Il Sole 24 Ore-Domenica», 17 marzo 2013, p. 40. Su Anita Sole 24 Ore-Domenica», 10 febbraio 2013, p. 40. Su Gian- Klinz. giacomo Feltrinelli. 3.2.21. VERRI GIACOMO, Le rarità di Feltrinelli, «L’Uni- 3.2.8. BRIASCO LUCA, Perkins. Il suo talento faceva di un tà», 18 marzo 2013, p. 18. libro un grande libro, «Alias-Il Manifesto», domenica 24 3.2.22. SERRI MIRELLA, Giallo, blu, Rosellina. “I miei febbraio 2013, p. 3. Su Max Perkins editor di Scribner. bambini a colori”, «La Stampa», sabato 23 marzo 2013, p. I. 3.2.9. CHIABRANDO MAURO, Tutti a caccia del Manua- Su Rosellina Archinto. le, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 febbraio 2013, p. 41. Sul- 3.2.23. GATTA MASSIMO, Premiata ditta Baldini & Ca- la storia editoriale dei manuali Hoepli. stoldi, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 marzo 2013, p. 40. 3.2.10. DE MICHELIS CESARE, Dionisotti scrive allo Struz- 3.2.24. KERBAKER ANDREA, Salani si giudica dalle co- zo, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 febbraio 2013, p. 41. pertine, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 marzo 2013, p. 27. Sulla corrispondenza tra Carlo Dionisotti e Giulio Einaudi. 3.2.25. Vanni Scheiwiller, I miei libri, così liberi e inutili, «Il 3.2.11. GATTA MASSIMO, Le peripezie di una Lady, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 marzo 2013, p. 39. Sole 24 Ore-Domenica», 3 marzo 2013, p. 41. Sulla storia 3.2.26. FIORI SIMONETTA, Spriano, Calvino e le liti all’Ei- editoriale de L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawren- naudi, «la Repubblica», giovedì 4 aprile 2013, p. 40. ce. 3.2.27. DE MICHELIS CESARE, Apologia dell’editore, «Il 3.2.12. SALIS STEFANO, La rosa di carta À rmata Barbèra, Sole 24 Ore-Domenica», 7 aprile 2013, p. 42. Su Roberto «Il Sole 24 Ore-Domenica», 3 marzo 2013, p. 41. Sugli edi- Calasso e l’Adelphi. tori À orentini Barbèra. 3.2.28. GABUTTI DIEGO, Il segreto è nella copertina, 3.2.13. CERONETTI GUIDO, Adelphi, soltanto i libri che ti «Sette-Corriere della Sera», n. 15, 12 aprile 2013, p. 114. cambiano la vita, «La Stampa», domenica 10 marzo 2013, Sulla Adelphi. p. 28. 3.2.29. BRICCHI MARIAROSA, Editoria, «Alias-Il Mani- 3.2.14. MASCILLI MIGLIORINI LUIGI, Quando Gobetti festo», domenica 14 aprile 2013, p. 2. Sulla Adelphi. editò Nitti, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 10 marzo 2013, p. 3.2.30. GATTA MASSIMO, Quei misteri su Pinocchio, «Il 40. Sole 24 Ore-Domenica», 14 aprile 2013, p. 38. Sulla prima 3.2.15. DI STEFANO PAOLO, Roberto Cerati editore silen- edizione del Pinocchio di Firenze / Napoli, Felice Paggi, zioso, «Corriere della Sera», giovedì 14 marzo 2013. 1883. 3.2.16. FERRERO ERNESTO, Cerati, il San Francesco dei 3.2.31. BERARDINELLI ALFONSO, Il demone del libro.

❨172 ❩ PreText Cinquant’anni fa nasceva Adelphi, «Il Foglio», sabato 27 tore, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 23 giugno 2013, p. 41. aprile 2013, p. I. Sull’autobiograÀ a dell’editore tedesco Klaus Wagenbach. 3.2.32. FRANCESCHINI ENRICO, Feltrinelli, «la Repub- 3.2.47. BAGNOLI ANTONIO, L’ornitorinco che si aggira blica», venerdì 3 maggio 2013, p. 35. tra gli scaffali, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 30 giugno 2013, 3.2.33. MASTROBUONI TANIA, L’Italia corsara insegna p. 38. Sulla collana della Rizzoli 1975-1986. l’umiltà alla Germania, «La Stampa», sabato 4 maggio 2013, 3.2.48. SCORRANESE ROBERTA, L’arte totale dei libri, p. I, p. IV. «La Lettura-Corriere della Sera», domenica 30 giugno 2013, 3.2.34. FIORI SIMONETTA, Il lettore editore, «la Repub- pp. 22-23. Sulle Edizioni Corraini di Mantova. blica», sabato 11 maggio 2013, pp. 46-47. 3.2.49. GATTA MASSIMO, Ritratti di editori capaci, «Il 3.2.35. DE MICHELIS CESARE, Zanichelli, ofÀ cina di edi- Sole 24 Ore-Domenica», 7 luglio 2013, p. 37. toria, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 12 maggio 2013, p. 41. 3.2.50. TUZZI HANS, Giovane Ernest sotto torchio, «Il So- 3.2.36. PONTIGGIA GIUSEPPE, Il lettore della casa editri- le 24 Ore-Domenica», 14 luglio 2013, p. 36. Sulle edizioni ce, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 12 maggio 2013, p. 37. private di celebri scrittori. 3.2.37. FIORI SIMONETTA, “Siate saggi”. Intervista a An- 3.2.51. QUARANTA BRUNO, Aragno, editore-contadino: drea Cane direttore editoriale Utet, «la Repubblica», lunedì i miei libri non sono yogurt, «La Stampa», giovedì 18 luglio 13 maggio 2013, pp. 46-47. 2013, p. 33. Ritratto dell’editore Nino Aragno. 3.2.38. FIORI SIMONETTA, L’editore totale. Intervista a 3.2.52. LIUCCI RAFFAELE, Consigli sempre accorti, «Il Carlo Feltrinelli, «la Repubblica», giovedì 16 maggio 2013, Sole 24 Ore-Domenica», 21 luglio 2013, p. 37. Su Roberto pp. 54-55. Bazlen editore. 3.2.39. FORTE LUIGI, Il bisturi di Cases, «La Stampa», 3.2.53. GNOLI ANTONIO, Rosellina Archinto, «la Repub- venerdì 24 maggio 2013, p. 31. Cesare Cases e l’Einaudi. blica», domenica, 15 settembre 2013, pp. 54-55. 3.2.40. SCARPA DOMENICO, L’occhiolino di Einaudi, «Il 3.2.54. BRICCHI MARIAROSA, Quando il titolo è un caso, Sole 24 Ore-Domenica», 26 maggio 2013, p. 39. «Il Sole 24 Ore-Domenica», 29 settembre 2013, p. 37. 3.2.41. PETRELLA GIANCARLO, “Ci vuole Mardersteig 3.2.55. FANTI ANDREA, Tutti i caratteri di Bodoni artista per me”, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 9 giugno 2013, p. 33. della tipograÀ a, «La Lettura - Corriere della Sera», domeni- Sul carteggio Mondadori / Mardersteig per l’Opera omnia di ca 29 settembre 2013, p. 11. Gabriele D’Annunzio. 3.2.56. FIORI SIMONETTA, Processo allo scrittore. Quan- 3.2.42. SALIS STEFANO, Feltrinelli sotto i neon, «Il Sole do il libro è il corpo del reato, «la Repubblica», domenica 6 24 Ore-Domenica», 9 giugno 2013, p. 35. ottobre 2013, pp. 32-33. 3.2.43. RAFFAELI MASSIMO, Istantanee Einaudi dalla 3.2.57. GNOLI ANTONIO, 50 anni di Adelphi. Da Simenon redazione, «Alias-Il Manifesto», domenica 16 giugno 2013, a Nabokov la casa editrice diventata uno stile, «la Repubbli- p. 7. ca», martedì 8 ottobre 2013, pp. 52-53. 3.2.44. SIRONI MARTA, Le immaginette di Scheiwiller, «Il 3.2.58. POLESE RANIERI, Adelphiana, cinquant’anni di Sole 24 Ore-Domenica», 16 giugno 2013. scoperte controcorrente, «Corriere della sera», martedì 8 3.2.45. ILANTIA PAOLA, Lo choc dell’ignoto, segreto Adel- ottobre 2013, pp. 38-39. phi. Un dialogo con Roberto Calasso, «Corriere della Sera», 3.2.59. MELATI PIERO, Il miracolo del libro blu, «il Vener- venerdì 21 giugno 2013, pp. 44-45. dì di Repubblica», 11 ottobre 2013, pp. 128-131. Sulla Sel- 3.2.46. DE MICHELIS CESARE, Avventure di Klaus, l’edi- lerio.

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013 PreText ❨ 173 ❩ RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 2013

3.2.60. GATTA MASSIMO, Copertine narrative, «Il Sole 24 p. 59. Sull’editore Sandro D’Alessandro. Ore-Domenica», 13 ottobre 2013, p. 42. 3.2.74. MASCHERONI LUIGI, Scheiwiller, gli editori che 3.2.61. KERBAKER ANDREA, Zivago, intrigo alla russa, pescavano bene, «Il Giornale», sabato 9 novembre 2013, p. «Il Sole 24 Ore-Domenica», 13 ottobre 2013, p. 42. Sulle 33. vicende editoriali del romanzo di Pasternak e dei suoi rap- 3.2.75. LUCINI GIORGIO, Gran varietà Scheiwiller, «Il porti con Feltrinelli. Sole 24 Ore-Domenica», 10 novembre 2013, p. 36. Sul Ca- 3.2.62. FERRARI GIAN ARTURO, Scoprire a Francoforte talogo storico Scheiwiller 1925-1999. di non contare più nulla, «Corriere della Sera», 14 ottobre 3.2.76. MEZZENA LONA ALESSANDRO, Dieci inediti di 2013. Saba fatti a mano con Giotti in mostra a Milano, «Il Piccolo», 3.2.63. BORSANI AMBROGIO, Vicende di libri censurati, 10 novembre 2013. «Il Sole 24 Ore-Domenica», 20 ottobre 2013, p. 43. 3.2.77. PELLINI PIERLUIGI, Religione Adelphi, mezzo se- 3.2.64. VISETTI GIAMPAOLO, Benvenuta censura, «la colo da decostruire, «Alias-Il Manifesto», domenica 10 no- Repubblica», martedì 22 ottobre 2013, pp. 48-49. vembre 2013, pp. 4-5. Sul volume Adelphiana 1963-2013. 3.2.65. MASCHERONI LUIGI, Le fobie erotiche dei censo- 3.2.78. BOZZI IDA, I maestri del pensiero italiano, «Corrie- ri. Ecco le sforbiciate del ’900, «Il Giornale», 23 ottobre re della Sera-Italia/Puglia», giovedì 14 novembre 2013, p. 2013, p. 28. 43. Sulla casa editrice Laterza. 3.2.66. DELLA SETA VALENTINA, Il rigore di Calvino, il 3.2.79. BOZZI IDA, Qui il romanzo è “glocal”, «Corriere vino di Foucault e i mutismi di Lacan, «Il Venerdì di Repub- della Sera-Italia/Puglia», giovedì 14 novembre 2013, p. 43. blica», 25 ottobre 2013, p. 117. Sull’Einaudi. Sulla casa editrice Caratteri Mobili di Bari, nata nel 2010. 3.2.67. CHIABRANDO MAURO, Rivoluzioni in pagina e 3.2.80. BELPOLITI MARCO, Einaudi 80 anni di libri che nella vita, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 27 ottobre 2013, p. durano, «La Stampa», venerdì 15 novembre 2013, pp. 28-29. 40. Con scritti di Ernesto Ferrero, Walter Barberis, Elena Loe- 3.2.68. MASCHERONI LUIGI, Dei delitti e delle penne (in wenthal, Abraham B. Yehoshua. tribunale), «Il Giornale», 27 ottobre 2013, p. 19. 3.2.81. BOZZI IDA, [Celebrazioni per l’Einaudi], «Corriere 3.2.69. CALABRESI MARIO, La storia dell’Einaudi rac- della Sera», venerdì 15 novembre 2013, p. 44. contata da Ernesto Ferrero, «La Stampa», sabato 28 ottobre 3.2.82. DELILLO DON, Il piacere di afÀ darsi all’arte dei 2013, p. 28. cesellatori in una lingua straniera, «Corriere della Sera», 3.2.70. FERRARI GIAN ARTURO, Soloni, cassandre edi- venerdì 15 novembre 2013, p. 45. Testimonianza sulla Einau- toria in crisi, «Corriere della Sera», giovedì 31 ottobre 2013, di. p. 43. 3.2.83. GNOLI ANTONIO, Einaudi 80 anni, «la Repubbli- 3.2.71. DI STEFANO PAOLO, Scheiwiller, una vita all’in- ca», venerdì 15 novembre 2013, pp. 44-45. Una conversazio- segna del libro, «Corriere della Sera», giovedì 7 novembre ne con Ernesto Franco, direttore generale Einaudi. 2013, p. 41. 3.2.84. MAGRIS CLAUDIO, Einaudi, ottant’anni e tre gran- 3.2.72. D’ORRICO ANTONIO, Ecco il labirinto più grande di anime, «Corriere della Sera», venerdì 15 novembre 2013, del mondo. Lo promisi a Borges, «Sette-Corriere della Sera», pp. 44-45. n. 45, 8 novembre 2013, pp. 64-67. 3.2.85. MARÌAS JAVIER, Una sÀ da attuale all’egemonia 3.2.73. DI STEFANO PAOLO, L’asceta inquieto dell’edito- dell’eterno transitorio, «Corriere della Sera», venerdì 15 ria italiana, «Corriere della Sera», sabato 9 novembre 2013, novembre 2013, p. 45. Sugli 80 anni della Einaudi.

❨174 ❩ PreText 3.2.86. BAUDINO MARIO, Come ti distribuisco i libri 3.2.99. FARKAS ALESSANDRA, L’uomo che sussurra agli nell’era di Amazon, «La Stampa», mercoledì 20 novembre scrittori (e ha salvato Carver), «La Lettura-Corriere della 2013, pp. 28-29. Intervista a Stefano Mauri. Sera», domenica 1 dicembre 2013, pp. 10-11. Conversazione 3.2.87. TAGLIETTI CRISTINA, Messaggerie, la famiglia con Gary Fisketjon direttore editoriale e vicepresidente di allargata, «Corriere della Sera», mercoledì 20 novembre Knopf. 2013, p. 37. 3.2.100. GATTA MASSIMO, Italo, editore degli altri, «Il 3.2.88. BOLOGNINI LUIGI, Addio all’editore Mattesini tra Sole 24 Ore-Domenica», 1 dicembre 2013, p. 41. Su Italo letteratura e sport, «la Repubblica», giovedì 21 novembre Calvino editor per Einaudi. 2013, p. 51. 3.2.101. SALIS STEFANO, Il catalogo? Lo fa il lettore, «Il 3.2.89. DI STEFANO PAOLO, Cerati, geniale soldato Ei- Sole 24 Ore-Domenica», 1 dicembre 2013, p. 43. naudi: con i grandi, nel nome dei libri, «Corriere della Sera», 3.2.102. BAUDINO MARIO, Quando allo Struzzo volavano 23 novembre 2013, p. 49. gli stracci, «La Stampa», 2 dicembre 2013, p. 29. 3.2.90. FERRERO ERNESTO, L’Einaudi piange Roberto 3.2.103. BAUDINO MARIO, Addio a Schiffrin l’editore no Cerati, il “francescano” della cultura, «La Stampa», 23 no- proÀ t, «La Stampa», 3 dicembre 2013. vembre 2013. 3.2.104. GAMBARO FABIO, Addio Schiffrin, il grande ri- 3.2.91. FIORI SIMONETTA, Roberto Cerati. Addio al “mo- belle dell’editoria, «la Repubblica», 3 dicembre 2013, p. naco del libro” che fece grande l’Einaudi, «la Repubblica», 53. 23 novembre 2013, pp. 50-51. 3.2.105. FAVETTO GIAN LUCA, Il libro nel pallone. Calcio, 3.2.92. BAUDINO MARIO, Nel laboratorio di Cerati alle tennis, rugby. L’editore insegue lo sport. Coinvolti piccoli e riunioni del mercoledì, «La Stampa», 24 novembre 2013, grandi marchi, «la Repubblica», mercoledì 4 dicembre 2013, p. 29. pp. 54-55. 3.2.93. BIANCHI ENZO, Roberto Cerati, un silenzio che è 3.2.106. TAGLIETTI CRISTINA, I piccoli editori rilanciano, maestro, «Avvenire», 24 novembre 2013. «Corriere della Sera», giovedì 5 dicembre 2013, pp. 38-39. 3.2.94. CARENA CARLO, Dedizione e rigore, «Il Sole 24 3.2.107. GNOLI ANTONIO, Inge Feltrinelli. I ricordi e le Ore-Domenica», 24 novembre 2013, p. 36. Sulla scomparsa passioni della donna che ha cambiato l’editoria italiana, «la di Roberto Cerati. Repubblica», domenica, 8 dicembre 2013, pp. 56-57. 3.2.95. CHIABRANDO MAURO, Einaudi, il catalogo scom- 3.2.108. BUFI FULVIO, MATTIUCCI LUCA, Lo scugnizzo parso, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 24 novembre 2013, p. diventato editore: “Porto i libri nella mia Scampia”, «Cor- 36. riere della Sera», martedì 10 dicembre 2013, p. 25. 3.2.96. SEBASTE BEPPE, Adelphi, i libri color “pastello”. 3.2.109. COLOMBO SEVERINO, I 40 anni della Corraini, La casa editrice compie 50 anni. Così ha cambiato la lettura libri come arte, «Corriere della Sera», martedì 10 dicembre in Italia, «L’Unità», 24 novembre 2013, p. 21. 2013, p. 38. 3.2.97. CARIOTTI ANTONIO, Giovanni Enriques, un edi- 3.2.110. TAGLIETTI CRISTINA, Digitale, intrattenimento tore innovativo che aveva fatto l’operaio, «Corriere della ragazzi. La Rizzoli si rinnova e sÀ da la crisi, «Corriere della Sera», 26 novembre 2013, p. 35. Sera», mercoledì 11 dicembre 2013, pp. 38-39. 3.2.98. SANTOLINI EGLE, “Sono l’homo ludens dei sape- 3.2.111. BAUDINO MARIO, I piaceri dell’editore. Intervista ri intrecciati”, «La Stampa-Tuttolibri», sabato 30 novembre a Roberto Calasso, «La Stampa», 13 dicembre 2013, pp. 2013, p. VII. Ritratto dell’editore Raffaello Cortina. 30-31.

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3.2.112. BOCCONI SERGIO, L’editoria, la P2, i guai giu- Russia, «Corriere della Sera», venerdì 20 dicembre 2013, pp. diziari. Una vita senza mai arrendersi, «Corriere della Sera», 54-55. La storia di Giuseppe Daziaro, editore di stampe e venerdì, 13 dicembre 2013, p. 27. Sulla scomparsa dell’edi- litograÀ e nella Russia dei primi dell’Ottocento, nella mostra tore Angelo Rizzoli Jr. Paesaggi lontani e meravigliosi, a Trento, Castello del Buon- 3.2.113. FELTRI MATTIA, Una vita passata a combattere consiglio. contro la malattia e la giustizia, «La Stampa», venerdì, 13 3.2.124. TORNO ARMANDO, Se greci e latini resistono dicembre 2013, p. 21. Sulla scomparsa dell’editore Angelo diciamo grazie alla Francia, «Sette-Corriere della Sera», n. Rizzoli Jr. 51, venerdì 20 dicembre 2013, pp. 78-79. Sul centenario del- 3.2.114. VERCESI PIER LUIGI, Borges recitava alla luna, le edizioni parigine Les Belles Lettres. Simenon si À dava di Fellini e Vienna tornò capitale. Intervi- 3.2.125. GATTA MASSIMO, Le macerazioni di Del Buono, sta con Roberto Calasso, «Sette-Corriere della Sera», vener- «Il Sole 24 Ore-Domenica», 22 dicembre 2013, p. 32. Su dì 13 dicembre 2013, n. 50, pp. 36-42. alcuni titoli di Oreste del Buono mandati al macero dall’au- 3.2.115. BACCALARIO PIERDOMENICO, Final fantasy. tore stesso. Addio orchi, elÀ e troll, l’editoria per ragazzi si afÀ da alle 3.2.126. SMARGIASSI MICHELE, Carta canta. Il partito “3 F”: Facts, Funny, Family, «la Repubblica», domenica 15 di Gutenberg non si rassegna all’elettronica, «la Repubbli- dicembre 2013, pp.48-49. ca», domenica 22 dicembre 2013, pp. 44-45. 3.2.116. DE MICHELIS CESARE, Editori milanesi di metà 3.2.127. PANARARI MASSIMILIANO, Il Dottor Zivago? Novecento, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 15 dicembre 2013, Ha combattuto la guerra fredda, «il Venerdì di Repubblica», p. 36. Sul Repertorio curato da Patrizia Caccia. 27 dicembre 2013, p. 84. Sulla vicenda editoriale del capo- 3.2.117. GARZONIO STEFANO, Quasi un romanzo intorno lavoro di Pasternak ricostruita da Paolo Mancosu in Inside al Zivago, «Alias-Il Manifesto», domenica 15 dicembre 2013, the Zhivago storm. The editorial adventures of Pasternak’s p. 3. Sul saggio di Paolo Mancosu, Inside the Zhivago Storm. masterpiece, Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, The editorial adventures of Pasternak’s masterpiece. 2013. 3.2.118. TAGLIETTI CRISTINA, I libri fai-da-te arrivano 3.2.128. DE MICHELIS CESARE, Messaggeri liberi, «Il in classe. Editori scolastici alla controffensiva, «La Lettura- Sole 24 Ore-Domenica», 29 dicembre 2013, p. 34. Sul volu- Corriere della Sera», domenica 15 dicembre 2013, p. 5. me di Vittore Armanni dedicato alla storia editoriale delle 3.2.119. MASCHERONI LUIGI, Ma non confondiamo Hor- Messaggerie Italiane. nby con la Woolf, «Il Giornale», giovedì 19 dicembre 2013, 3.2.129. ONADO MARCO, Umanista nell’industria, «Il p. 24. Sole 24 Ore-Domenica», 29 dicembre 2013, p. 39. Sulla À - 3.2.120. SACCHI MATTEO, Se l’editoria cerca nuove bus- gura di Giovanni Enriques alla guida, tra l’altro, della casa sole, «Il Giornale», giovedì 19 dicembre 2013, p. 24. editrice Zanichelli e sul volume di Sandro Gerbi, Giovanni 3.2.121. BAUDINO MARIO, Ingrato Struzzo non avrai le Enriques. Dalla Olivetti alla Zanichelli. mie terre selvagge, «La Stampa», venerdì 20 dicembre 2013, 3.2.130. SCARPA DOMENICO, Dieci anni all’Hôtel de Ga- p. 32. L’abbandono della Einaudi da parte dello scrittore Se- liffet, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 29 dicembre 2013, p. 34. bastiano Vassalli. Sulla collana editoriale dei parigini “Cahiers de l’Hôtel de 3.2.122. RINALDI ANDREA, “La tecnologia non deve con- Galiffet” arteÀ ce di importanti pubblicazioni di classici ita- gelare le emozioni”. Intervista al tipografo-editore Enrico Tal- liani, da Machiavelli ad Anna Maria Ortese, passando per lone, «Corriere della Sera», venerdì 20 dicembre 2013, p. 55. Petrarca, Quasimodo, Calvino e tanti altri. 3.2.123. SCORRANESE ROBERTA, I cantori italiani della Massimo Gatta e Giorgio Palmieri

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Finito di stampare nel mese di giugno 2014 presso la tipografi a Galli Thierry stampa s.r.l. Milano ext Note ext T re P ext T ANNOIARE re P I LIBRI NON DEVONO DEVONO I LIBRI NON

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