ROBERTO CAPUCCI La Ricerca Della Regalità Reggia Di Venaria Reale
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
ROBERTO CAPUCCI La ricerca della regalità Reggia di Venaria Reale (TO), 22 marzo – 8 settembre 2013 a cura di Massimiliano Capella Indice Introduzione alla Mostra 2 Biografia di Roberto Caoucci 4 Antologia critica 5 Roberto Capucci. L’abito regale come forma d’arte – Massimiliano Capella 7 Pannelli di sala e didascalie delle opere 13 1 Introduzione alla Mostra La Reggia di Venaria inaugura un’inedita mostra che celebra il genio creativo di Roberto Capucci (Roma, 1930) con un’attenzione speciale ad uno dei temi più cari al maestro della moda: la ricerca della regalità. Regalità intesa come resa solenne dell’abito, comune a tutta la produzione del maestro della moda Capucci dagli anni cinquanta ad oggi, dagli abiti da giorno e da gran sera, dalle creazioni per il palcoscenico a quelle per le cerimonie istituzionali e religiose, fino ai grandiosi abiti scultura appositamente ideati per le esposizioni museali. Roberto Capucci. La Ricerca della Regalità, allestita nelle Sale delle Arti della Reggia dal 23 marzo all’8 settembre 2013, ripercorre in 50 creazioni, 32 illustrazioni e bozzetti, video e testimonianze la predisposizione di Roberto Capucci all’ideazione di abiti dal sapore regale, riscontrabile sin dal suo debutto ufficiale in un contesto ricco di cultura e aristocrazia, la nascita a Firenze nel 1951 dell’alta moda italiana. Oriana Fallaci, in occasione delle sfilate fiorentine nel luglio del 1952, sottolinea come “il fior dei sorrisi e degli applausi è toccato alla rivelazione di questa “Fashion Show”...che ha presentato una sorprendente collezione: Roberto Capucci...Robertino ha portato alla mostra una collezione fresca e scanzonata di tailleurs...abiti di seta fabbricata a telaio, stretti e corti, con una incredibile coda di stoffa...fastosi mantelli double face, pieghettati, regali”. In mostra, della collezione tanto acclamata dalla Fallaci, è esposto l’abito da sera in taffetas color prugna con ampia e arricciata coda, immortalato nel suggestivo servizio fotografico di Milton H. Greene e acquistato dalla principessa Elvina Pallavicini che, a partire dal 1952, apre la strada a donne, primedonne e clienti dell’aristocrazia, definite da Irene Brin le “capuccine”, capaci di assecondare più di tutte la visione di un’eleganza oltre la moda di Capucci, da lui stesso definite “donne di carattere che non seguono la moda, trovano l’abito o il colore che sta loro bene, hanno il coraggio di non cambiare più”. La mostra ripercorre in quattro sezioni tematiche il rapporto tra Capucci e la regale eleganza femminile con creazioni che illustrano una visione artistica della moda. Spose regine presenta la regalità esibita dal maestro nelle creazioni per spose leggendarie, dove l’invenzione di volumi, linee, fogge e l’abbinamento di colori e tessuti raggiunge vertici inarrivabili. Tra le creazioni più celebri e spettacolari in questo ambito si devono ricordare quelle per Daniela e Patrizia Memmo, le sorelle Valentina e Clara Nasi, la marchesa Polissena di Bagno, la marchesa Costanza di Canossa, la principessa Maria Pace Odescalchi e, andando oltre la committenza, due esempi assoluti: l’Abito da sposa Tiepolo del 1992, ispirato al celebre affresco di Giambattista Tiepolo La continenza di Scipione del 1743-44, nella villa Cordellina Lombardi di Montecchio Maggiore a Vicenza, e l’Abito da sposa Rosso, in due toni di rosso di mikado di seta, presentato nel 2009 a Venezia a Palazzo Fortuny. Arte e Natura nella ricerca della regalità presenta abiti scultura nati in momenti centrali nella carriera di Capucci, frutto dell’attenta osservazione e dello studio dell’architettura e degli elementi della natura. L’arte e la natura si affiancano, in modo particolare dal 1968 in seguito al suo rientro a Roma da Parigi, nella ricerca di una moda oltre la moda e, in mostra, sono presentati alcuni esempi emblematici: dall’Abito dorico, in raso beige modellato come una colonna con cinta di foglie, a Capitello corinzio, in charmeuse plissé beige con corpino ricoperto di foglie verde-oro stile capitello corinzio; fino all’Abito a foglie d’oro del 1992, modellato sui raffinati esempi di scultura a bassorilievo e sui mosaici dell'arte bizantina. Altri esempi di creazioni artistiche di moda non destinate ad essere indossate e rivolte a contesti espositivi e museali, svincolate pertanto dall’annosa questione della loro portabilità, sono le 12 Architetture in Tessuto del 1995 ispirate alla natura create per l’Esposizione Internazionale di Arti Visive. La Biennale di Venezia e l’Abito scultura Vittoria Alata, omaggio che Capucci riserva nel 2011 alla Vittoria Alata. Inedita, rispetto ad altre proposte espositive dedicate al lavoro di Capucci è infine la sezione Donne, primedonne e nobildonne che presenta storie dal sapore leggendario, dal rapporto a distanza di Capucci con Marilyn, a quelli diretti e amicali con Silvana Mangano, Valentina Cortese, Raina Kabaivanska e Rita Levi Montalcini. Con cinque capolavori realizzati tra il 1952 e il 1992 si ammirano le presenze maestose per la Kabaivanska e la Cortese e quelle lineari e semplici per Silvana Mangano e per la professoressa Rita Levi Montalcini, quest’ultima ricordata con l’abito creato per la consegna del premio Nobel per la medicina a Stoccolma il 10 dicembre 1986. Non si tratta di un abito creato per una principessa, per una regina del palcoscenico o per omaggiare un’opera d’arte, bensì di un abito ideato per una scienziata. Roberto Capucci 2 ricorda che l’abito, con pannelli in velluto verde smeraldo, blu zaffiro e rosso rubino, è stato pensato per la figura esile, magrissima della professoressa Levi Montalcini e che in quell’occasione non avrebbe dovuto vestire una principessa ma un grandissimo personaggio. “Realizzai un abito lungo con un pochino di strascico dicendole: Professoressa, lei sarà l’unica donna che riceve il Nobel in mezzo a tanti uomini in frac. Quando lei si alza deve essere la regina della sera. Lei era molto titubante, perchè non aveva mai messo un abito lungo e non era andata mai in una sartoria. Guardò la coda e disse: “Se lei me l’ha fatta io la porterò”. Massimiliano Capella curatore della mostra Storico dell’arte e della Moda 3 Biografia di Roberto Capucci Roberto Capucci nasce a Roma il 2 dicembre 1930. Frequenta il Liceo Artistico e l'Accademia di Belle Arti dove studia con i maestri Mazzacurati, Avenali e de Libero. Nel 1950 apre in via Sistina il suo primo atelier e nel 1951 presenta per la prima volta le sue creazioni presso la residenza di Giovanni Battista Giorgini a Firenze, inventore della moda italiana. A soli 26 anni è giudicato il miglior designer della moda italiana, particolarmente apprezzato da Christian Dior, e nel 1958 crea la Linea a scatola, autentica rivoluzione dal punto di vista tecnico e stilistico. Per questa proposta innovativa il 17 settembre 1958 riceve a Boston l’Oscar della Moda (Filene’s Young Talent Design Award) quale migliore creatore di moda insieme a Pierre Cardin e James Galanos, e nel 1961 viene accolto in modo entusiastico della critica francese per le sfilate parigine nel calendario della Chambre Syndacale de la Mode che lo portano ad aprire nel 1962 un suo atelier al n. 4 di Rue Cambon a Parigi. Nel 1968 rientra in Italia nell’atelier in via Gregoriana a Roma dove presenta le sue collezioni nel calendario della moda organizzato dalla Camera Nazionale dell'Alta Moda e, nello stesso anno, disegna i costumi per Silvana Mangano e Terence Stamp per il film Teorema di Pier Paolo Pasolini. Nel luglio del 1970 presenta, per la prima volta, il suo lavoro in un museo, a Roma nel ninfeo del Museo di Arte Etrusca di Villa Giulia, con una collezione che rivoluziona la tradizione delle sfilate, con modelle che indossano stivali con tacco basso, senza trucco e con i capelli al naturale. Incomincia la grande sperimentazione con l’inserimento nelle sue collezioni di elementi decorativi rigidi e strutturali, materia ricca e povera, tessuti pregiati, sassi e paglia. Nel 1980 Capucci si dimette dalla Camera Nazionale della Moda e decide di presentare le sue collezioni come personali d’artista, realizzandole quando si sente pronto, senza seguire né scadenze né calendari. Con la mostra Roberto Capucci l'Arte Nella Moda - Volume, Colore e Metodo del 1990 in Palazzo Strozzi a Firenze inizia la sua stagione espositiva e viene accolto con grandi elogi sia dalla critica, sia dal pubblico nei musei più importanti del il mondo, tra cui il Kunsthistorihsches Museum (Vienna), il Nordiska Museet (Stoccolma), il Museo Puskin (Mosca) e il Museum of Art di Philadelphia. Nel 1995 viene invitato a presentare le sue creazioni all’Esposizione Internazionale di Arti Visive. La Biennale di Venezia, nell’edizione del centenario 1895-1995. Nel 2005, con l' Associazione Civita, crea la Fondazione Roberto Capucci con lo scopo di preservare il suo archivio che consta di circa 650 abiti storici, 300 illustrazioni firmate, 22.000 disegni originali, una rassegna stampa completa e una vasta fototeca e mediateca. Nel 2007 apre a Firenze nella Villa Bardini il Museo della Fondazione Roberto Capucci all’interno del quale vengono organizzate mostre e un’intensa attività didattica. Roberto Capucci è considerato uno dei più grandi designer del XX secolo. 4 ANTOLOGIA CRITICA “Il giovane Roberto Capucci, che conobbe improvvisamente il successo durante lo show dell’anno scorso, presenta una bellissima collezione ricca di idee, di colore, di audacia. È possibile che certi modelli non rispondano al desiderio degli americani, ansiosi, in Italia, di trovare abiti belli e facili, ma questa è veramente moda”. (Nietta Veronesi in L’Illustrazione Italiana, agosto 1952) “...le donne più eleganti d’Italia e del mondo andavano a farsi vestire da lui, da Marella Agnelli e Domietta Hercolani, da Doris Duke a Nicoletta Theodoli, e lui poteva permettersi di rifiutare le attrici perché “raramente le attrici hanno classe e anche quando ce l’hanno vogliono esaltare i fianchi e il seno mentre a me le donne piacciono magre, piccine, con fianchi che non si vedono, il seno meno glorioso possibile”.