Michele Salazar

IL CONFLITTO UOMO-MACCHINA: DON CHISCIOTTE E LA SINDROME CINESE∗

Il 22 aprile dello scorso anno RAI 3 ha mandato in onda un vec- chio film del 1979 del regista James Bridges, Sindrome cinese, con un cast di prim'ordine: Jane Fonda, Jack Lemmon, Michael Dou- glas, Scott Brady e James Hampton. Il film, che a suo tempo fece molto scalpore, tratta il tema, sempre attuale (si pensi ai disastri di Chenobil e di Fukuscima), dei rischi che alla salute umana possono derivare dalle centrali nu- cleari. La trama può essere così riassunta: la giornalista televisiva Kimberly Wells (Jane Fonda) e l'operatore Richard Adams (Michael Douglas) sono testimoni di un incidente in una centrale nucleare californiana. Vorrebbero realizzare un servizio sull'accaduto ma il loro direttore impone la censura. Su di lui sono intervenuti pron- tamente i dirigenti della società che ha costruito e che gestisce la centrale per intimargli il silenzio rammentandogli che le centrali fanno parte del potenziale strategico degli Stati Uniti e sono quindi soggette alla tutela delle forze armate dello Stato. I due giornali- sti, però, non si rassegnano. Hanno intuito di avere assistito ad un vero e proprio incidente nucleare, in ciò confortati dall'opinione di due esperti a cui hanno fatto vedere in segreto le immagini girate clandestinamente nella sala operativa della centrale proprio men- tre i tecnici si affannavano disperatamente a localizzare il guasto e a ripararlo in un convulso operare su manopole e pulsanti, che da solo denunziava la gravità dell'accaduto. L'attività della centrale era stata fermata per gli accertamenti del caso e la popolazione, fattasi ormai consapevole dei rischi, a- veva cominciato ad inscenare manifestazioni di protesta. Nono-

∗ Intervento al Festival del Diritto, Piacenza 30 settembre 2012.

Rassegna Forense – 3-4/2012 501 Il conflitto uomo-macchina: don Chisciotte e la sindrome cinese Michele Salazar stante ciò, dopo una sommaria inchiesta, l'apposita Commissione federale, sollecitata nascostamente dalle lobbyes del potere eco- nomico, dava l'ok alla ripresa dell'attività produttiva della centrale. L'ingegnere Jack Godell, che la dirige, sospetta che l'incidente possa essere stato causato da un difetto dell'impianto ed in parti- colare da qualche saldatura andata in avaria. Controlla tutte le ra- diografie delle saldature e scopre che l'impresa che ha realizzato l'impianto ha eseguito una sola radiografia e l'ha poi riprodotta, per risparmiare sui costi, per il numero delle saldature eseguite, cosicché esiste un'alta percentuale di insicurezza dell'impianto, che necessita di una verifica ad ampio raggio, previa sospensione dell'attività. È profondamente turbato dal fatto e decide quindi di collaborare con i due giornalisti ai quali fornirà la prova del perico- lo costituito dalle radiografie fasulle delle saldature perché possa- no essere esibite alla Commissione di controllo federale. Sennon- ché, la persona incaricata di recapitare con la propria autovettura il plico con le radiografie ai due giornalisti viene intercettata, spin- ta fuori strada mediante un simulato incidente stradale e derubata del materiale di prova. L'ingegnere Godell, avvisato di quanto è successo, tenta di recarsi personalmente presso la Commissione per deporre ma, accortosi di essere inseguito e temendo di fare la stessa fine della persona a cui aveva consegnato le radiografie, cambia direzione e si dirige verso la centrale, seminando gli inse- guitori. Entrato nella sala operativa, dove i tecnici hanno già mes- so in moto l'impianto e stanno portando i motori al massimo, inti- ma loro di ridurre la potenza e poiché si rifiutano di obbedirgli, in- vitandolo ad andare a riposarsi, immaginando che sia stressato e non in possesso delle complete facoltà mentali, sottrae la pistola alla guardia giurata e sotto la minaccia dell'arma fa uscire dalla sala operativa tutti gli addetti, chiudendosi dentro con la doppia porta blindata, non accessibile dall'esterno. Può così ridurre al 25% l'attività della centrale. Viene raggiunto da Kimberly e da Ri- chard e decide di parlare davanti alle telecamere. Mentre fervono i preparativi per la trasmissione e si è in attesa dei tecnici per le riprese, la direzione della centrale richiede l'in- tervento delle forze speciali dell'esercito. Giungono sul posto in- tanto i tecnici della televisione e può cominciare l'intervista della Kimberly a Godell che, in preda ad una visibile emozione, denun- zia quanto è accaduto in occasione dell'incidente di alcuni giorni prima. L'intervista è ancora in corso quando gli agenti della squa- dra speciale sfondano con la fiamma ossidrica la porta blindata,

502 Rassegna Forense – 3-4/2012 Parte Prima - Dottrina Il conflitto uomo-macchina: don Chisciotte e la sindrome cinese penetrano nella sala operativa e colpiscono a morte con una sola pallottola l'ingegnere Godell, il quale, prima di spirare indica il se- sto settore come la probabile zona dell'avaria dell'impianto. Nella confusione che ne segue, a trasmissione ancora aperta, i dirigenti della centrale si affrettano a dichiarare che l'ing. Godell era uscito di senno e si era impadronito con la forza della sala operativa del- la centrale ma che l'ordine era stato ristabilito prontamente dalle forze speciali e pertanto ogni pericolo era stato rimosso. Si era trattato dell'azione di un pazzo, per fortuna bloccato dall'interven- to dell'esercito. Pazzo era pure don Chisciotte, a giudizio del suo scudiero, quando aveva assalito, lancia in resta, a cavallo di Ronzinante, i mulini a vento, macchine per la produzione di energia, e quindi, in un certo senso, gli antenati delle moderne centrali nucleari, aven- doli scambiati per perfidi giganti. L'episodio è così narrato da Cervantes nell'VIII capitolo della Prima Parte del Quijote: «In questo mentre, scorsero trenta o quaranta mulini a vento che sono in quella pianura, e come don Chisciotte li ebbe veduti, disse al suo scudiero: La fortuna va guidando le cose nostre meglio di quel che potes- simo desiderare; perché vedi là, amico Sancio Panza, dove si scorgono trenta o pochi di più, smisurati giganti, con i quali penso di battagliare sì da ammazzarli tutti. Con le loro spoglie comince- remo a farci ricchi, poiché questa è buona guerra, ed è anche gran servigio reso a Dio sbarazzare da tanta cattiva semenza la faccia della terra. Quali giganti ? - disse Sancio Panza. Quelli-- rispose il padrone - che tu vedi laggiù, con le braccia lunghe, che taluni ne sogliono avere quasi di due leghe. Guardate - rispose Sancio - che quelli che si vedono laggiù non son giganti, bensì mulini a vento, e quei che in essi sembrano braccia sono le pale che, girate dal vento, fanno andare la macina del mulino. - Si vede bene - rispose don Chisciotte - che in fatto d'avventu- re non sei pratico: son giganti quelli; che se hai paura, scostati di li e mettiti a pregare mentre io vado a combattere con essi fiera e disuguale battaglia. E, così dicendo, spronò il cavallo Ronzinante, senza badare a quel che gli gridava lo scudiero per avvertirlo che, certissimamente, erano mulini a vento e non giganti quelli che stava per assalire».

Rassegna Forense – 3-4/2012 503 Il conflitto uomo-macchina: don Chisciotte e la sindrome cinese Michele Salazar

Quel che accadde a don Chisciotte è noto: «nel dare un colpo di lancia contro la pala, questa fu roteata con tanta furia dal vento che mandò in pezzi la lancia e si trascinò dietro di sé cavallo e ca- valiere, il quale andò a rotolare molto malconcio per il campo». Godell e don Chisciotte sono mossi dalla medesima spinta idea- le. Il primo è consapevole che la centrale può esplodere da un momento all'altro e innescare un disastro ambientale foriero di di- struzione e di morte e si lancia quindi in una frenetica operazione di salvataggio dell'impianto, a rischio della propria vita. Don Chi- sciotte vede nei mulini a vento perfidi giganti, cattiva semenza, e ritiene, dunque, sia suo dovere, quale cavaliere errante, assalirli ed abbatterli. Nella sua lucida follia l'aveva dunque capito, il prode cavaliere, con vari secoli di anticipo rispetto al film di James Bridges, che le macchine e i poteri economici che ne gestiscono l'utilizzo avrebbero messo a rischio a lungo andare la sopravvivenza del genere umano, e andavano dunque assaliti e abbattuti, quali simboli del male. Il conflitto uomo-macchina, che l'immortale capolavoro di Cer- vantes e il suggestivo film di Bridges hanno inteso evocare con dif- ferenti strumenti di espressione artistica, si ripropone purtroppo continuamente nella realtà in varie forme, come denunziano le drammatiche vicende accadute nei nostro Paese a Marghera, a Ca- sale Monferrato, in Val di Chiana e da ultimo a Taranto, luoghi dove giganteschi impianti industriali inquinanti - simboli del male come i mulini a vento nella visione di don Chisciotte - hanno seminato morte e distruzione, espropriando, in omaggio alle esigenze della produzione e del mercato, l'avvenire della persona umana. A Taranto il conflitto ha addirittura coinvolto i diritti fondamen- tali della salute (art. 32 Cost.) e del lavoro (artt. 1, 4, 36), dive- nuti assurdamente alternativi l'uno all'altro nell'ottica distorta ed erronea della impossibile difesa contemporanea di entrambi: o chiusura della fabbrica a tutela della salute e conseguenziale licen- ziamento dei lavoratori, o prosecuzione dell'attività lavorativa a ri- schio della vita! In questo drammatico contesto lo spettro del licenziamento ha annebbiato la ragione dei lavoratori fino a spingerli a proclamare di essere disposti a vendere la propria salute al diabolico padrone del vapore in cambio del salario secondo la logica perversa che è meglio morire di cancro che morire di fame. Dilemma disumano che ha costituito il tema di un altro film di successo del 1953, Le salaire de la peur (titolo italiano: Vite ven-

504 Rassegna Forense – 3-4/2012 Parte Prima - Dottrina Il conflitto uomo-macchina: don Chisciotte e la sindrome cinese dute) (interpreti , , Folco Lulli, , Véra Clouzot, William Tubbs, Dario Moreno, Jo Dest), nel quale il regista francese Henri-Georges Clouzot narra, con la magia del bianco e nero, una vicenda per molti versi analoga a quella di Taranto: gigantesche trivelle ed enormi impianti estrattivi di carburante, simboli della potenza economica, condizionano il destino di quattro disperati che accettano di trasportare, a rischio della vita, per una pista impervia che attraversa il Sudamerica, un carico di nitroglicerina necessario per spegnere l'incendio di alcuni pozzi petroliferi, ribelle ad ogni altro intervento. Tre di loro salte- ranno in aria prima di giungere a destinazione. A Taranto, dove le ragioni del profitto e della produzione hanno messo in forse - come nei films di Clouzot e di Bridges - l'etica e il rispetto dei diritti umani e sociali, il conflitto tra sicurezza del lavo- ro e mantenimento dei livelli di occupazione è esploso in tutta la sua drammaticità - nel decorso mese di agosto - senza trovare so- luzioni acquietanti nella convulsa contrapposizione tra interessi di varia natura, generali e particolari, pubblici e privati, e potrà tro- vare composizione non certo con provvedimenti giurisdizionali, decreti governativi e rabbiose quanto irrazionali azioni sindacali, ma soltanto ove la persona umana sia collocata, in una visione so- lidaristica dell'unicuique suum tribuere, al centro di ogni progetto sociale, come proclama la nostra Costituzione. Purtroppo nell'attuale momento storico così non è. Le prestazioni dei diritti sociali - lavoro, salute, giustizia, istru- zione - sono state ridotte, infatti, per rigide esigenze di bilancio, al di sotto dei livelli essenziali che la Costituzione impone debbano essere garantiti a tutti, tant'è che ancora oggi si discute, specie dopo l'alluvione dei decreti-legge che ha investito e travolto, con manovre economiche autoritarie, un Parlamento ingessato e iner- me, se essi siano da considerarsi diritti “giustiziabili”, ossia esigibi- li dalle persone davanti ad un tribunale, con l'assistenza di un av- vocato libero ed indipendente, pronto a lottare, com'è suo mestie- re, per il loro riconoscimento.

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