Contributo Alla Conoscenza Delle Piante Alimurgiche Del Parco Dei Nebrodi: Le Specie Utilizzate Nella Tradizione Popolare Di Caronia (Messina)
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Quad. Bot. Amb. Appl., 26 (2015): 3-10. Pubblicato online il 28.07.2017 Contributo alla conoscenza delle piante alimurgiche del Parco dei Nebrodi: le specie utilizzate nella tradizione popolare di Caronia (Messina) P. MAZZOLA, S. NIBALI LUPICA & L. BARTOLOTTA Università di Palermo, Dip.to SAF/Laboratorio di Botanica agraria, Via Archirafi 38, I-90123 Palermo. ABSTRACT – Contribution to the knowledge of foraged herbs in the Park of Nebrodi (N-Sicily): plants in use in the rural community of Caronia (Messina) - Foraged herbs in traditional uses in the rural town of Caronia (Messina) have been in- ventoried on the basis of interviews and field collections carried with the local old people. This, with the aim to contribute to the ethnobotanical knowledge in the Nebrodi Park with conservation and exploitation purposes. On the whole 50 species belonging to 43 genera of 21 phanerogamic families have been found, each of them whith their store of local names and uses. These mostly belong to the families Asteraceae (16 species, 14 genera), Brassicaceae (5, 4), Apiaceae (4,4). Species currently used are Carlina corymbosa, Centaurea calcitrapa, Helminthoteca echioides, Brassica fruticulosa, Portulaca ole- racea, Urospermum picroides, Allium subhirsutum, Allium ursinum and Lathyrus annuus. These two latter species as well as Cerinthe major and Asphodelus microcarpus are exclusive to Caronia and in the Park. Lathyrus sylvestris, Solanum nigrum and Malva cretica are known inside within few other communities. Finally, some Caronia local names are not included in the Sicilian dictionaries. Key words: Foraged herbs, rural town, Nebrodi Park, Sicily. INTRODUZIONE Fin dalle origini l’uomo ha mantenuto un rapporto cognizioni e le tradizioni fitoetnologiche sembravano destinate equilibrato con la natura, imparando a conoscere e utilizzare ad annullarsi. Infatti, rispetto agli inizi del secolo – quando le quanto essa poteva offrirgli di utile: per quanto riguarda i opere floristiche del tempo, pur contenendo informazioni su vegetali, oltre al legname, foraggi, e ai frutti dell’agricoltura, molti usi trascorsi, ne riportavano ancora tanti che, attivamente piante medicinali, funghi, altre piante alimentari o comunque praticati (FIORI, 1923-1929) e ben noti. – esse si erano tanto utili sotto vari altri aspetti. ridotte da giustificare l’allarme di PIGNATTI (1971). Per altro, In questo modo nel corso dei millenni si è formato un le perdite a carico delle conoscenze e delle attività tradizionali imponente patrimonio di conoscenza, custodito dal popolo era molto estesa, come mostrava l’intensa erosione a carico dei e tramandato nell’ambito familiare. Alla crescita di questo nomi vernacolari ancora ben documentati per tutte le regioni patrimonio, contribuivano agricoltori, pastori, cacciatori e italiane nei primi decenni di quel secolo (PENZIG, 1924). occasionalmente anche cittadini, che vivevano a più stretto L’appello di PIGNATTI (1971) fu di stimolo e presto contatto con la natura. Il modo di vivere di oggi, tuttavia, apparvero centinaia di contributi mirati alla documentazione, condanna in maniera irrimediabile questi usi tradizionali, ed al recupero e alla valorizzazione del patrimonio etnobotanico è prevedibile che nel giro di una generazione si sarà perduto italiano, in ragione crescente a partire dagli anni ‘70 fino a persino la memoria di quanto una volta l’uomo sapeva ricavare raggiungere una media annua massima tra il 1990 e i 2005 dal mondo vegetale; questo rappresenta una perdita netta, (GUARRERA, 2006). Gli argomenti d’indagine riguardano tutte un passo indietro delle nostre conoscenze che non dovrebbe le usanze tradizionali, dalla medicina popolare, alla veterinaria, venire tollerato. all’alimentazione animale e umana, ai giochi, ai riti magici, Queste preoccupazioni, non del tutto pessimistiche, agli aspetti lessicali, ecc. I dati acquisiti riguardano tutto il venivano espresse alcuni decenni or sono nel corso di una territorio nazionale ma relativamente ai territori indagati, la riunione della Società Botanica Italiana da PIGNATTI (1971) maggiore copertura, secondo lo stesso GUARRERA (2006), si il quale proseguiva affermando che “se vogliamo seriamente ha per la Toscana e la Sicilia seguite dalla Sardegna (ATZEI, preoccuparci per il domani, credo che la raccolta di una 2003). Nelle condizioni attuali si può affermare che il rischio documentazione per quanto possibile ricca e completa sugli di perdita totale del nostro patrimonio etnobotanico è in parte usi popolari delle piante in Italia, potrebbe costituire un titolo scongiurato, almeno per quanto attiene alla documentazione. di merito per la nostra generazione. Credo anche che oggi Va però considerato che nelle varie regioni il recupero delle questo compito risulti ancora realizzabile, ma già in pochi anni conoscenze è alquanto discontinuo e che esistono ampie zone possa divenire impossibile”. In realtà, proprio in quegli anni, le totalmente prive di riferimenti. L’ETNOBOTANICA IN SICILIA - STATO DELLE CONOSCENZE Il territorio In Sicilia un significativo impulso alle indagini Il territorio di Caronia si estende dalla costa fino a quote etnobotaniche può farsi risalire a un succinto contributo di superiori a 1500 m s.l.m. e confina a Nord con il comune RAIMONDO (1980) che, richiamando gli usi di alcune piante di Capizzi, a Sud con il Mar Tirreno, a Sud-ovest con il in uso nella tradizione popolare delle Madonie, sulla scia Comune di Santo Stefano di Camastra, a Nord-Ovest con il di PIGNATTI (1971) riproponeva l’importanza del recupero Comune di Mistretta, a Sud-Est con il comune di Acquedolci delle conoscenze popolari. Più che di un lavoro si trattava e a Nord-Est con il comune di San Fratello. In passato era di una vera e propria sollecitazione che fu seguita da costituito da 24 feudi (S. Barbaro, Santa Maria, Baretta, numerosi contributi relativi ai comprensori del Trapanese Piana, Sambuco, S. Andrea, Crocitti, Lavanche, Cannella, (LENTINI, 1987; LENTINI & al., 1988), delle Madonie nel S.Pietro o Sampieri, Saraceno, Cardoneta, S. Nicolò, Sorba, Palermitano (RAIMONDO & LENTINI, 1990), dei Nebrodi nel S.Costantino, Danaci, Forge, Porracche, Riserba o S. Michele, Messinese (LENTINI & RAIMONDO, 1990; LENTINI & al., 2004; La Marchina, Pomiere, Moglia, Marascotto, Morizzi), che ARCIDIACONO & al., 2007), del Catanese (ARCIDIACONO & occupavano l’attuale superficie di 22.655 ha ricadenti per PAVONE, 1994; ARCIDIACONO, 2002; LENTINI, 2002; NAPOLI, 19.515 ha (86,15 %) nel Parco dei Nebrodi (Fig. 1). 2002), di Mussomeli nel Nisseno (AMICO & SORCE, 1997) La fascia costiera ha uno sviluppo di circa 20 Km, in nonché dell’Agrigentino, delle isole circumsiciliane (cfr. parte occupati da vegetazione di macchia mediterranea e in GUARRERA, 2006) e di Pantelleria (CATANZARO, 2002; GALT & parte da coltivi irrigui, soprattutto agrumeti che oggi si sono GALT, 1978). La maggioranza delle pubblicazioni riguarda ridotti sensibilmente. Salendo verso le colline si trovano gli usi alimentari, artigianali e medicinali (cfr. GUARRERA, oliveti, pascoli, leccete e sugherete (circa 4.000 ha); a queste 2006). Relativamente al passato, esiste una ragguardevole ultime a quote ancora superiori subentra il cerro e poi, a circa messe di dati che, raccolti a partire dal secolo diciassettesimo 1200 m, la formazione boschiva di faggio. Un’importante ad opera di CUPANI (1696 -1697) e UCRIA (1789), rappresenta presenza è costituita dalla “Tassita” che, vasta circa 30 ha, è una preziosa fonte di elementi utili per confronti tra il la più estesa stazione siciliana di tasso. germoplasma siciliano di oggi e quello storico oltre che per Il bioclima di Caronia secondo la classificazione verifiche sui processi di erosione vernacolare, ecc. di Rivas-Martinez è del tipo termomediterraneo, con Per quanto riguarda la copertura dell’informazione precipitazioni medie annue di 660 mm ripartite in 74 regionale, essa è piuttosto notevole sebbene alquanto giorni quasi esclusivamente piovosi distribuiti nel discontinua (LENTINI, 2000). Le zone più studiate sono periodo autunno-primaverile e quasi assenti fra maggio quelle intorno all’Etna e la Sicilia occidentale fra Trapani e settembre (dati desunti dalla stazione pluviometrica e Palermo. Meno note sono ampie zone dell’interno e della sita a 302 m s.l.m.). La temperatura media riferita alla parte meridionale che risultano sostanzialmente inesplorate; stazione di Santo Stefano Di Camastra è di 16,9 °C. lo stesso vale per i rilievi del Messinese che fino a tempi La costituzione geologica del territorio è dominata dalla presenza di quarziti e materiali silico-arenacei, argille brune recenti sono stati oggetto di poche indagini saltuarie (LENTINI e flysch in piccola parte. & RAIMONDO, 1990; LENTINI & al., 2004; ARCIDIACONO & al., 2007). Il presente contributo riguarda la raccolta degli usi nella CEnnI STORICI ED ECONOMIA tradizione della comunità di Caronia (ME) con riferimento alle piante alimurgiche e ad alcune officinali. Caronia ha origini molto antiche; il primo nucleo abitato sorse intorno all’VIII secolo a. C., ad opera di coloni greci, con il nome di Kale Akte (“bella costa”). Secondo lo storico Diodoro Siculo, la fondazione di Calacte, risalirebbe al 447 a.C. ad opera di Ducezio, re dei siculi, di ritorno dall’esilio a Corinto. Calacte (Caronia) sia in epoca greca, che in quella romana occupò ruoli importanti dal punto di vista economico, tanto che in epoca romana fu sede di zecca (FIORE, 2011). Altre notizie sono riportate dal geografo musulmano Edrisi nell’opera “Il libro di Ruggero”,