l’attualità Così funziona il welfare di Cosa Nostra La ENRICO BELLAVIA e ATTILIO BOLZONI Domenica cultura Papà Stalin e i bambini del Gulag SIEGMUND GINZBERG DOMENICA 25 LUGLIO 2010/Numero 285 di Repubblica Officina Moebius Una minuscola galleria piena di quadri e risate Qui lavora il genio del fumetto Che a Repubblica racconta i suoi sogni e le sue ultime visioni ILLUSTRAZIONE MOEBIUS/ARZAK

MARIO SERENELLINI MICHELE SERRA spettacoli PARIGI Audrey, prima sexy in the city ANGELO AQUARO piega i suoi fumetti come partite di calcio: folla-gioca- uando le prime tavole di Moebius arrivarono in Ita- tori, azioni-boati, interazioni mutanti, organiche e or- lia sulle pagine di Alter Linus noi giovani fumettari, gasmiche, che si gonfiano come un pallone, generate convinti che quella non era una vice-arte, ma arte di i sapori da un pallone. «Le mie tavole nascono un po’ così: un Qserie A, ci trovammo di fronte a una prova schiac- Ssaliscendi di turgori e silenzi. Lievitano, fermentano su se stesse: ciante. La prova definitiva. Le figure alate di Moebius, i suoi uma- Terra e mare, la cucina delle Eolie come scatole cinesi, bambole russe, visioni a incastro». «Prolifera- noidi mitologici, galleggiavano nel vuoto come i sogni galleggia- ROBERTO ALAJMO, LICIA GRANELLO e LIDIA RAVERA zioni», «metamorfosi»... parole che arrivano presto incontrando no nel sonno. Moebius. Oggi arrivano subito, in un’estate che gli stuzzica il buo- Apparizioni inedite, sbucate dal nulla. Il mondo di carne e pie- numore e lo sguardo incandescente di mago metropolitano. L’8 tra, di sabbia e cristallo di quegli eroi silenziosi aveva la potenza l’incontro maggio ha compiuto settantadue anni («sono un creativo o un ve- evocativa del cinema unita alla libertà figurativa della grande pit- gliardo?»). Dal 12 ottobre al 13 marzo sarà festeggiato a Parigi con tura. Moebius aveva inventato un mondo mai visto prima: un lus- Giovanni Soldini, paure di un solitario la personale “Moebius transe-forme”, alla Fondation Cartier. so da Creatore. IRENE MARIA SCALISE (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 28 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010 la copertina Da bambino, a letto con la febbre, viaggiava sfogliando Universi paralleli le incisioni di Doré. Capì così che “non si può far nulla di sensato se non si sfiora il sogno”. Oggi, a settantadue anni, continua ad accompagnarci nei suoi mondi fantastici “È il mio lavoro: ripulisco il mondo dall’ovvietà”

MARIO SERENELLINI più in là della percezione corrente: fare scoprire ogni volta la mela, in un modo in cui non è mai sta- (segue dalla copertina) ta vista prima». Già dal ’63, negli album a decine della saga- a FondationCartier nel 1999 gli aveva già dedi- Blueberry, disegnata a partire dalle storie di cato un altro giubileo fantasy, “1 monde réel”: Jean-Michel Charlier («e con gli occhi puntati «Il mio percorso, lungo più di mezzo secolo, sui film di Sergio Leone e sul West crepuscolare sarà documentato dal diario a matita, Inside di Sam Peckinpah!»), l’iperrealismo del tratto Moebius, da opere degli ultimi vent’anni e da s’apre a suggestioni mimetiche, a attrazioni quel che resta dei primi trenta. Sarà la celebra- mutanti eroe-ambiente: s’è parlato per alcune zioneL dell’espandersi, dell’uscire da se stessi, dal proprio sa- tavole di uomo-minerale, uomo-animale. Pur in una grafi- pere, in una tensione, attraverso il processo creativo, a un ca fotografica, lo sconfinato West di Gir fa da test alle im- più alto livello di coscienza, cioè di fuga dalle sottomissio- pennate cosmiche, psichedeliche del parallelo Moebius, zurra donna-gi- ni». E qui le equivalenze col calcio cominciano a vacillare. che si liberano nelle volute mute di Arzach e nei racconti flut- gante emergente dalle acque Ma Moebius, uno e trino, si sdoppia tra stili e pseudonimi — tuanti del Garage hermétique, cioè nella grande stagione an- di Venezia che anticipa l’inquadratura , Gir... — , si srotola e si rincorre beffardo (come ni Settanta - Ottanta degli Humaoïdes Associés e della rivi- regina di Valzer con Bashir. L’evento manca- il nastro trompe l’oeil dell’astronomo da cui ha preso nome) sta Métal Hurlant, che farà ancora dire a Folon: «I sogni di to è un fantasy con Fellini. Cine-rimpianti, anche nella realtà d’ogni giorno, come adesso, nella minu- Alice ci portano nell’altro lato dello specchio, i voli di Arza- Moebius? L’artista sorride al ricordo della scola galleria invasa dai suoi libri, dai suoi quadri e dalle sue ch nell’altro lato dello spazio». Di nuovo Moebius: «Fonda- proposta ricevuta nel 1979 dal regista che, ab- risate, con cui glossa riflessioni a se stesso inattese, para- mentale, in quel periodo, è stata la grande libertà nella qua- bagliato dalle sue strip dalla «luce fosforica, os- dossali: «A sei-sette anni, mi sentivo già calamitare verso due le operavamo: ci eravamo dati obiettivi precisi ma senza li- sidrica, perpetua, proveniente dai limbi sola- poli d’attrazione: la storia dell’arte, con la sua sacralità so- mitazioni, non avevamo da rispettare ortodossie com’era ri», gli aveva reso omaggio tre anni prima nel vrana, la solennità di cattedrale, e i fumetti, all’epoca Topo- avvenuto tra i surrealisti. Era sufficiente disegnare. Ci riuni- Casanova col personaggio di Moebius (lui ri- lino e Tintin. C’erano due voci in lotta dentro di me: una mi vamo, prima di ogni numero: ma poi, ognuno per sé. Dopo cambierà ritraendo Fellini e Sutherland nel suo spronava ai media, l’altra al mondo più vasto e aleatorio del- il colpo di pagaia, la pagaille, il caos. Ciascuno sprofondava Casanova del 1998): «Il disegno non è, in sé, un l’arte. Mi sono trovato, fin da bambino, davanti alla neces- nei suoi personali abissi, rassicurato dall’idea che il gruppo passaporto naturale per la scrittura o il cinema. sità d’una scelta tra fumetto e pittura. Già allora l’arte m’ap- degli Humanoïdes (oltre a me, Philippe Druillet, Bernard Lo sento se mai più vicino alla danza, alla musica. pariva una vetta lontana, mi sentivo escluso dalla cattedra- Farkas e Jean-Pierre Dionnet) formasse un’identità colletti- Ho scelto di essere autore di fumetti, un Don Chi- le. Il fumetto aveva un’aria più accogliente, invitante, come va da cui, una volta costituita, divenisse naturale scivolar via, sciotte dell’arte, conquistandomi le mie Dulcinee: una sorgente fresca. Per me è stato il dito puntato su un eclissarsi, sparire». come Il Paradiso, illustrato nel 1999 per la milane- cammino possibile, già ricco di tracce sicure: il richiamo di È, quella, l’epoca degli incontri e degli scambi più creati- se Nuages, dove ho potuto finalmente lavorare sul- una voce materna. Invece che in una chiesona severa, giu- vi e mediatici: Ridley Scott, per cui cura il design di Alien e le spalle di Doré, il più infantile degli artisti, il più dicante, mi pareva d’entrare in un capannone, che sa di fu- Blade Runner, la Disney (Tron), René Laloux (il cartoon Les danzatore, sciogliendomi in uno spazio tra fanta- mo e di birra: dove anche un cattivo ragazzo (i nostri genito- maîtres du temps) e soprattutto Alejandro Jodorowski (suo scienza e metafisica, con in più quel tocco d’animi- ri disapprovavano i fumetti) avrebbe ricevuto un riconosci- collaboratore per le strisce Les yeux du chat e il comico-mi- smo che ha Dante. L’unico cruccio è il lavoro fatto in mento». stico Incal), con cui realizza lo story board di Dune, poi “di- fretta, col rischio della superficialità. Rembrandt la- I suoi primi maestri appartengono però all’arte, non alle smesso” e assorbito nel film di David Lynch. Il guardingo vorava seriamente su un disegno: anche Koons, anche strip: Piranesi, William Blake, Gustave Doré... «Doré mi ha magnetismo tavole-schermo segna il cambio di millennio, Picasso. Al confronto, mi sento uno che insegue Topo- subito sconvolto. Come, poi, Steinberg, un grande. Ho tra- continuando con Il quinto elemento di Luc Besson e Blue- lino, sempre di corsa». scorso un’infanzia pregna d’incisioni dell’Ottocento. Negli berry di Jan Kounen, fino a proliferare, occultamente, in film anni Trenta - Quaranta circolavano in famiglia libroni illu- recenti: le magrittiane © RIPRODUZIONE RISERVATA strati, ricevuti in regalo a ogni promozione: erano cronache stalattiti celesti di di viaggio intorno al mondo, mirabilmente illustrate da star Avatar o l’az- dell’incisione. Una cosa buona creata dal colonialismo! — scoppia a ridere Moebius — . Tra gli illustratori ho impara- to presto a distinguere Doré, di gran lunga superiore a tutti. Di solito, mi immergevo in queste pagine quand’ero a letto con la febbre, per la malattia infantile di turno. Erano tutte letture febbricitanti». È stata questa la sua prima fanta- scienza? Hanno forse cominciato così, nelle trasparenze del dormiveglia, a prendere corpo i suoi mondi paral- leli, allucinatori? «È da lì che è nato il personaggio del Major Grubert, col suo bravo casco coloniale, che racconta storie fantastiche. È modellato su quei reporter che alle mie febbri comunicavano erranze metafisiche, molto vaghe ma molto ben argomentate: rituali esotici, decapitazioni, canni- balismi. Più il soggetto era orribile e più appa- riva meraviglioso. Attraverso quelle crona- che visionarie, il mondo occidentale mi si ri- velava un’oasi civilizzata, mentre mi ad- dentravo in quegli universi di magica, inge- gnosa barbarie, resi più affascinanti dall’idea di una loro sparizione imminente, darwiniana: il fatto di ridurli a descrizione evocativa, a mitologia, era un modo di estinguerli, di consegnarli a un paradiso perduto». Il mistero, l’oscuro tradotto in disegno particolareggiato, implacabilmente esatto, è la caratteristica, anzi il “pro- gramma” del suo stile. La sua fantascienza si manifesta co- me scienza: «Quanto più un fenomeno è vago, sfuggente, tanto più precisa deve esserne la descrizione. È il lavoro compiuto dalla poesia, che rivela l’ignoto attraverso il noto. Una mela, in poesia, squarcia veli atavici. È compito dell’ar- te rendere il mondo enigmatico, ripulirlo dell’ovvietà. Per questo amo l’arte contemporanea. Marcel Duchamp, con le nuove epifanie degli objets trouvés, il loro capovolgimen- to di senso, ci ha liberato e acuito la vista». È quanto le rico- nosceva Folon («Moebius trasforma una pietra in monta- gna, vede l’oceano in una goccia d’acqua»): «La veggenza grafica è il contrario del ragionamento costruito: capta con la matita immagini volatili, fuggiasche. Non si può far nulla di sensato se non si arriva all’estremo di se stessi, se non si sfiora il sogno, l’enigma. I surrealisti ci avevano provato con la scrittura automatica, con la casualità grafica del cadavre exquis: ma la logica era ancora lì, l’inesplorato della ragione rimaneva inesplorato. L’artista dev’essere sempre un passo Moebius “Sono il Don Chisciotte dell’arte”

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IL PARADISO A destra e in basso, quattro illustrazioni del Paradiso della Divina Commedia realizzate da Moebius alla fine del 1999: avevano partecipato con lui a questa edizione illustrata della Commedia Lorenzo Mattotti per i disegni dell’Inferno e Milton Glaser per quelli del Purgatorio A sinistra, una gondola sospesa, disegnata da Moebius appositamente per i lettori di Repubblica Sotto, tavola da Chasseur Déprime, nuovo capitolo della saga Garage hermétique

Con lui il fumetto diventò una cosa da grandi

MICHELE SERRA (segue dalla copertina)

iente sapevamo dei suoi prece- denti “umili”, da disegnatore di Nstorie western e da sperimenta- tore su riviste francesi delle quali era- vamo all’oscuro (non c’era mica Inter- net, tutto viaggiava su carta in quegli anni Settanta).Sapevamo, questo sì, che il fumetto francese era grande, pari a quello americano per qualità anche se non per quantità di autori. Un fumetto “colto”, sia quello av- venturoso sia quello satirico che proprio su Linussi era manifestato con le storie dello strepitoso Lau- zier e di Claire Bretecher. Di quel- lo avventuroso alcuni di noi co- noscevano Tintin, Asterix, Lucky Luke, qualche albo di . Ma Moebius era davvero cosa mai vista, sbara- gliava il campo, cambiava le carte in tavola, i , per sua mano, uscivano di prepotenza dal “buffo”, dal ca- ricaturale, dall’infantile, e assumevano una potenza iperreale, perfino più che ci- nematografica. Quegli adulti che ci invita- vano a lasciar perdere gli albi a fumetti, “co- se da bambini”, per dedicarci a letture più mature, erano serviti: di fronte a Moebius sva- niva ogni riserva sulla minorità del fumetto. Pochi anni fa rividi a Parigi una memorabile mostra di Moebius. Mi diede l’occasione di rivi- vere l’emozione originaria della prima lettura, del primo sguardo, quando Arzach, l’eroe volan- te di Moebius, decollò dalla rivista Métal Hurlante atterrò nel mondo di Linus e di Alter. Con Moebius la fantascienza diventa un crocevia tra post-storia e preistoria. Tutta la fiction dopo di lui, cinematogra- fica e non, è stata profondamente influenzata da que- sta sua visione extra-cronologica del futuro. Assieme a Roland Topor, il maestro parigino ha strappato la fan- tascienza dalla sua fissità futurista, scintillante e co- smocentrica, e l’ha trascinata in un mondo viscerale, terricolo, pietroso, ricco di richiami ancestrali, dalle te- ste sacre dell’Isola di Pasqua ai mastodonti pre-umani. I rimandi a Moebius, nel cinema, nel fumetto, nell’arte, sono così numerosi che non basterebbero cento tesi di lau- rea a catalogarli tutti. Da Aliena Trona Dune, dai manga al nostro Andrea Pazienza, le forme di Moebius, l’ambiguità dei suoi corpi sincretici (un po’ di carne, un po’ di pietra, un po’ di metallo) sono davvero un archetipo dell’imma- ginario contemporaneo. Nel Pazienza più visionario, quello che dava sagoma alle pulsioni più fonde, l’omi- no che cavalca il mastodonte è forse quanto di più moe- biusiano si sia visto dopo Moebius. C’è, come in Moe- bius, un eroismo epico e struggente, la sfida del picco- lo bipede indifeso che affronta la natura e il cosmo. Anche in Avatar qualcosa di Moebius aleggia: i guerrieri che vanno a combattere gli aerei da caccia cavalcando grandi uccelli rostrati. Ma il tocco hol- lywoodiano aggiunge a quei voli una destrezza gio- cosa e troppo colorata, da videogame, da gioco in- fantile. Il mondo di Moebius è invece per adulti, e comunque tale da far sentire adulti i ragazzini che ne restano presi. I suoi cavalieri e le sue cavalca- ture hanno una imponenza ieratica che il cine- ma difficilmente può restituire. Nella pagina di Moebius non solo il tempo, anche l’uomo è so- speso. La fissità del disegno, in questo senso, avvan- taggia il grande autore, impressiona la retina con una preci- sione che il cinema non possiede. Se poi il grande autore — e questo è il nostro caso — è un genio, quell’immagine di- GLI INEDITI venta archetipo, come se esistesse da sempre, fosse già nei Al centro, l’immagine inedita che farà da manifesto nostri pensieri reconditi, e la matita di Moebius l’avesse fi- alla mostra “Moebius transe-forme”, in programma nalmente evocata, facendola sprigionare dal bianco del fo- a ottobre alla Fondation Cartier di Parigi. Inediti anche glio, liberandola per sempre.

i tre disegni qui sopra: fanno parte di un adattamento, © RIPRODUZIONE RISERVATA non terminato, de La tempesta di Shakespeare in chiave avveniristica

Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010 l’attualità Si commuovono quando i boss escono in manette dalle caserme Antistato Fingono stupore mentre raccontano che qualcuno ha fatto a pezzi le statue di Falcone e Borsellino. Sono ragazzi. Vivono negli eleganti palazzi del centro di Palermo come nelle informi periferie Ai loro fan le cosche offrono un futuro di successo o un reddito minimo di sussistenza. È un welfare che funziona ForzaChi fa il tifo per Cosamafia Nostra

ENRICO BELLAVIA non ancora trentenni, dopo aver dimostrato sul flè andato a male davanti al killer di fiducia Gaspa- Nella borgata sono quelli che ce l’hanno fatta, campo il valore della vendetta. Sotto l’ala dei cor- re Spatuzza; e Benedetto, il meno attrezzato — sia nonostante i rigori di un’esistenza blindata. Erano PALERMO leonesi si presero Brancaccio, dalla piazza dei Si- intatto. Nunzia, la sorella che si era innamorata di il mito e in parte lo sono ancora. Il senatore di rife- gnori, vicino alla Chiesa, dove risiedeva l’élite della un medico francese quando la famiglia pensava di rimento, Enzo Inzerillo, è alle prese con il suo pro- i sbracciano, salutano, si commuovo- borgata, fino a Ciaculli e Croceverde, il cuore dei traslocare a Nizza con l’aiuto dell’avvocato, e i fra- cesso per mafia, ma un paio di consiglieri di quar- no e mandano baci quando i boss esco- giardini del mandarino tardivo, dove Palermo re- telli le dissero di no, ha scontato il carcere e si è defi- tiere che gli erano vicini muovono un pacchetto da no dalle caserme con le manette ai pol- sta, nonostante tutto, campagna, e anche la parte lata. Per la mamma c’era sempre una suite all’ulti- tremila voti che nelle campagne elettorali si mol- si. Sbuffano se l’ennesimo corteo cele- opposta, lungo la via maestra del quartiere che dal mo piano del San Paolo Palace, l’albergo costruito tiplica. Da qui escono ancora consiglieri comuna- Sbra l’ennesimo anniversario. Fingono sorpresa budello affastellato di casupole, porta giù fino alla con i loro soldi, spuntato come un fungo sulla costa li e assessori. Che a loro volta spingono all’Assem- mentre raccontano che qualcuno, in pieno gior- piazza dell’Ammiraglio, con gli orrori di cortile Ma- sfregiata di Palermo. Fuori, ad occuparsi di loro, ci blea regionale siciliana il cavallo di turno. Il quar- no, nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, ha cello, la strage di piazza Scaffa. sono le mogli impegnate ad allevare figli che la ci- tiere resta un monopolio di Udc e centrodestra, fatto a pezzi le statue di Falcone e Borsellino. Dicono che a Brancaccio, Settecannoli, Sperone, cogna ha misteriosamente portato dal 41 bis. dopo una ventata di novità che però risale ormai a Sono i fan della mafia, il dietro le quinte della tran- Acqua dei Corsari, il potere dei tre fratelli — Giu- È intatto il loro potere perché il loro indotto eco- vent’anni fa. quillizzante retorica del cambiamento. Quella che seppe, il capo muto; Filippo, l’astuto mafia mana- nomico funziona. Attività legali: imprese, negozi, Paolo Agnilleri, il militante comunista, già se- si culla nel mito degli eroi o che parla di paura per ger che si è messo in tasca fior di giudici al tempo in bar, una torrefazione. E quelle illegali: droga, piz- gretario della sezione del Pci di Brancaccio e poi spiegare il racket, e non di convenienza. cui ci si aspettava che si afflosciasse come un souf- zo e macchinette. spinto in Consiglio comunale dal voto operaio al I fan della mafia vivono nei palazzi eleganti del centro co- me nelle remote periferie. Li diresti borghesi o proletari, perché Cosa Nostra continua a parlare agli uni e agli altri. Ai primi racconta di formidabili opportunità, li assiste e si fa as- sistere negli affari, li blandisce perché ne ha bisogno e loro si lasciano irretire. Ai secondi of- fre un reddito minimo di sussi- stenza, chiede in cambio occhi svegli e mano leste. Li impiega come vedette nei quartieri, as- segna loro una piazza di spac- cio o un lotto di videopoker da curare. Li paga quanto nessu- no Stato assistenziale potreb- be permettersi di fare. Ne ascolta i bisogni e li governa. IL PARROCO Casa, acqua, luce, auto. È il Maurizio Francofonte, parroco di Brancaccio, è il successore welfare di Cosa Nostra, quello di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 che tiene in piedi nel buio del sommerso l’economia invisibile dei traffici. È lo zoccolo duro del consenso. Nel quartiere Brancaccio Un mondo nel quale un ragazzino come Gianni Nicchi, griffato dalla testa ai piedi, che molla il covo il potere dei fratelli Graviano per una serata al pub, che si fa assistere nella lati- Ipermercati, tanza da una coppia squinternata, ha la pretesa di è intatto. tenere sotto scacco mezza città. E quasi ci riesce. imprese e bar. Droga, Un giovane leone, come Sandrino Lo Piccolo, po- co più che trentenne, curato nell’aspetto come un pizzo e macchinette tronista di Uomini e donne, che cerca di mandare a memoria formule e riti, dovesse capitargli di ag- grapparsi alla tradizione per esercitare il suo domi- nio. E se li appunta, tenendo nella borsa quell’ab- becedario del dire mafioso trovatogli il giorno della cattura. Ragazzi. Come lo erano i fratelli Graviano quan- do gli ammazzarono il padre all’alba della guerra di mafia degli anni Ottanta e loro si ritrovarono boss

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L’intelligenza collettiva del crimine

ATTILIO BOLZONI rima o poi avremo una mafia senza mafiosi. Per sopravvi- vere la mafia deve liberarsi dei suoi uomini più rappre- Psentativi e dei loro discendenti, far dimenticare gli orrori, deve abbandonare quelle «ossessioni» che quasi in un secolo e mezzo di esistenza (ufficialmente è nata il 25 aprile 1865: è sta- to quel giorno, infatti, che la parola «mafia» compare per la pri- ma volta in un dispaccio che il prefetto di Palermo aveva invia- to al ministro degli Interni del tempo) le hanno permesso di di- ventare l’organizzazione criminale più potente dell’Occidente. Ma i tempi sono cambiati, il mondo è cambiato. E se la mafia al- leverà e proteggerà ancora i suoi mafiosi — per esempio quelli di Corleone, o quegli altri che abbiamo conosciuto nelle borga- te intorno a Palermo — non avrà futuro. La continuità Cosa No- stra se la assicurerà ancora e come sempre con la sua trasfor- mazione. Ma questa volta dovrà snaturare se stessa, svincolar- si da un’eredità che dopo centocinquant’anni l’ha portata ver- so l’inizio del declino. Basta con i Totò Riina e con i Bernardo Provenzano, basta con chi si chiama Ganci o Madonia, Galatolo o Santapaola, i legami di sangue e quelle facce sconce non li vuole vedere più nessu- no. Nemmeno gli amici degli amici. Alla mafia — a tutte le ma- fie — servono nomi e volti nuovi, sconosciuti, presentabili e ri- spettabili. Il «doc», l’uomo d’onore con almeno tre quarti di no- biltà mafiosa, d’ora in poi non sarà più garanzia di qualità. E ba- sta anche con santine che bruciano, riti tribali, giuramenti, lu- tempo in cui il quartiere si impose un destino da IL QUARTIERE l’altro medico, Giuseppe Guttadauro, che al matti- pare e sfregi ai simboli dei nemici: la mafia si salverà se fingerà periferia industriale, i Graviano li conobbe da Nelle fotografie no teneva la contabilità delle estorsioni e il pome- di suicidarsi e se seppellirà i suoi capi. bambino. di Mauro riggio nello stesso salotto discuteva di politica re- A Palermo è già accaduto. La mafia resiste ma i grandi boss di I vecchi raccomandavano allora di non andare a D’Agati, scorci gionale, primariati e concorsi. E non dimenticava di un passato lontano o recente non ci sono più. La mafia non è che cortile Bagnasco, la casa degli spiriti, che ancora si del quartiere rifilare con profitto i giardini delle famiglie a qual- muterà nei prossimi anni, è già mutata. Chi sono i suoi padro- vede arrivando dall’autostrada. Non potevano dire Brancaccio che multinazionale a caccia di aree per i megastore. ni? Quali i condottieri che guidano un popolo che da una parte che lì si tenevano i summit. di Palermo Finita la sbornia dell’edilizia, che fece di Bran- perennemente si riproduce e dall’altra ha la necessità di scom- Il padre dei futuri boss curava le terre del padre di Al centro, caccio un immenso cantiere, con i capimastri che si parire? Per quel che se ne sa rimane l’ultimo, l’ultimo dei lati- Paolo e di suo nonno. E portarono da lui Benedetto la vista da piazza inventavano palazzinari da un giorno all’altro, con tanti, l’ultimo dei boss delle stragi, l’ultimo che è il primo della perché gli facesse un po’ di doposcuola. Vide cre- dei Signori, le cooperative di cui si occupava il giovane avvoca- lista, il trapanese Matteo Messina Denaro. scere e affermarsi i tre fratelli, annettersi uno dietro il cuore to Renato Schifani, con le imprese che tiravano su La fama della mafia siciliana già oggi supera il suo effettivo l’altro i bravi ragazzi di borgata che andavano die- del quartiere: casermoni, Brancaccio conta ora nove ipermerca- potere. La mafia che conta non ha più bisogno di grandi mafio- tro ai soldi e alla bella vita. Se li ritrovò davanti in- sulla destra ti. E una geografia dettata dalle loro esigenze: uno si in carne e ossa, c’è una “intelligenza collettiva” di Cosa Nostra cappucciati una sera dell’83, quando gli spezzaro- c’è il castello svincolo, il tram, la ferrovia. Nelle piazze, come ai che la mantiene in vita e fa da riferimento a tutti coloro che in Si- no le ossa per dargli una lezione e non lo ammazza- di Maredolce, “cancelli”, il fortino di spaccio più inespugnabile cilia o altrove con mafia e mafiosi si sono trovati sempre bene. rono per via di quell’antico rispetto. E si ritrovò di sulla sinistra della città, coca e hashish passano di mano veloce- Per gli affari che verranno, soprattutto. La mafia prossima ven- fronte altre facce conosciute quando, per ricordare la casa mente. Spacciano tutti, spaccia anche il fruttiven- tura la ritroveremo solo nel business o nella politica. E nessuno Padre Puglisi, il parroco ucciso nel 1993, insieme di Spatuzza dolo settantenne che si alza al mattino va a com- avrà più il coraggio di chiamarla mafia. Ai pochi che lo faranno, con i compagni disseminò di candele il quartiere Qui sopra, prare cassette di frutta che marciscono al sole e lui diranno: siete pazzi, mafiosi non ce ne sono più. per indicare a ogni angolo una vita spezzata, un Padre Pio batte cassa con le bustine. E fa reddito. Di mafia, e la Vergine © RIPRODUZIONE RISERVATA morto di mafia. E conosce la storia degli altri capi del perché qui, nonostante tutto, Cosa nostra è ancora rione, il medico Gioacchino Pennino che era la te- classe dirigente.

mibile eminenza grigia della Dc di Settecannoli o © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010

Orfani, poveri e ladri. Oppure figli CULTURA della nomenklatura caduta * in disgrazia. Furono milioni i piccoli “nemici del popolo” deportati, rinchiusi negli orfanotrofi, spesso derubati della propria identità. Ora, per la prima volta, un libro dà un volto e una voce alle loro storie Bambini Gulagdel

SIEGMUND GINZBERG bambini che avevano pochi anni all’e- corso della campagna di “dekulakizza- poca dei fatti. Niente effetti speciali, so- zione” erano bambini. Nei soli anni è una foto molto fa- lo aridi fatti e ancor più aride note. 1937-1938, all’apice del terrore, furo- mosa di Stalin con in L’ho letto e sono scoppiato a no giustiziate settecentomila per- braccio una bambina piangere. Non mi era mai sone. Se si stimano due figli pic- che gli cinge affettuo- capitato per un libro. E di- coli per giustiziato, fa 1,4 mi- samente il collo. Era re che talvolta forse ho il lioni di orfani. Il paese era stata scattata nel 1936, vezzo di atteggiarmi a invaso da piccoli vaga- C’durante un incontro al Cremlino con cinico. bondi che vivevano di una delegazione della Repubblica auto- Credevo di saperne furti ed espedienti, si or- noma sovietica buriato-mongola. Fu ormai tutto sul Gulag. ganizzavano in bande pubblicata il giorno dopo quasi a piena È noto che gli anni che perpetravano sac- pagina sulla Izvestia e tutti gli altri gior- della guerra civile se- cheggi, stupri, assassi- nali. Lei aveva sei anni, si chiamava guita alla Rivoluzio- nii. Nel 1935, dopo l’ef- Gelya Markizova, era la figlia del secon- ne d’Ottobre furono ferato omicidio di due do segretario del Partito comunista loca- tremendi. Nel solo anziani coniugi nella le. Quel che si seppe solo molto più tardi 1918 la mortalità in- loro casa a Mosca, un è che suo padre fu fucilato poco dopo co- fantile superava il cin- decreto del Soviet su- me «spia al soldo dei giapponesi». La ma- quanta per cento. Si premo abbassò l’età in dre fu anche lei uccisa in un misterioso stima che tra il 1921 e il cui si era passibili di una incidente automobilistico. La bambina 1922 sette milioni e mez- condanna penale a dodici finì in un orfanotrofio per «nemici del zo di bambini patissero la anni. L’opinione pubblica popolo» in Kazakhstan. Poi se ne perse- fame e che perirono il no- plaudì la fermezza di Stalin. ro le tracce fino a che, nei primi anni No- vanticinque per cento dei Poi negli istituti di pena per mi- vanta, fu rintracciata, ormai sessanten- bambini al di sotto dei tre anni, e un nori e negli orfanotrofi cominciaro- ne, da una troupe della televisione fin- terzo di quelli che ne avevano più di tre. no ad arrivare i figli dei «nemici del po- landese. Raccontò che della fine dei suoi Il quaranta per cento dei deportati nel polo». Che non erano più solo poveracci genitori aveva saputo solo dopo la desta- linizzazione. Dall’orfanotrofio aveva scritto a Stalin, allegando un ritaglio dei giornali con quella foto, ma non aveva mai ricevuto risposta. Eppure era una bambina fortunata. Ad altri milioni di La silenziosa strage suoi coetanei era capitato di ben peggio. Molti avevano perso anche il nome, qualcuno non è mai riuscito a risalirvi, nemmeno dopo il crollo dell’Urss. Fu un immane massacro di innocen- di papà Stalin ti protrattosi per oltre mezzo secolo. Di “...Siamo scalzi, nudi, affamati generazione in generazione. Di cui si sapeva pochissimo. Finché nel 2002 fu e pieni di pidocchi. A colazione pubblicata a Mosca una ponderosa raccolta di do- ci danno un pezzetto di pane, cumenti intitolata Deti Gu- laga 1918-1956, i bambini cipolla e sale...” del Gulag. Di queste cose non si parlava. Non ci sono bambini nei libri di Solzhe- nitsyn e Šalamov. Le stesse piccole vittime, quelli che erano sopravvissuti, e ormai in libreria erano adulti, anzi vecchi, non Mario Guarino si raccapezzavano. Nessuno gli aveva raccontato nulla, men che meno i genitori o i pa- renti. Per il loro bene. Una fra- se ricorrente nelle testimo- nianze raccolte tra coloro che erano bambini nei molti decen- ni di anni terribili è: «Il silenzio era la nostra salvezza». Ora è fre- sco di stampa un volume in in- glese di Cathy Frierson e del cu- David Ruelle ratore della raccolta originale di Dieti Gulaga, Semyon Vilensky, intolato Children of the Gulag (Yale University Press). Non mi ri- Storie di malaffare, sulta che ne sia in programma una edizione in italiano. Non è un arricchimenti illeciti e tangenti romanzo. Solo documenti, pezze burocratiche ufficiali, rapporti di RITRATTO DI FAMIGLIA prefazione di Marco Travaglio commissioni di inchiesta, diretti- La famiglia di Valentin Muravsky, uno dei bambini di Leningrado bollati come ve degli organi superiori, lettere, “nemici del popolo”. La foto è stata scattata nei primi anni Trenta. Nel 1937 diari, fino alle più recenti ricostruzioni il padre venne arrestato dagli uomini del Nkvd: Valentin aveva nove anni, fondate sugli spezzoni di memoria di fu mandato in esilio in Asia Centrale. Sopra, Evgenia Suzdaltseva Osipova www.edizionidedalo.it

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LE VITTIME A sinistra, bambini nel Gulag di Bessarabian. Sotto, Valery Osipov, vittima della repressione staliniana

IL DITTATORE E LA BAMBINA La celebre foto di Stalin con una bambina che lo abbraccia: è Gelya Markizova, sei anni, figlia del segretario del Partito comunista della Repubblica sovietica buriato-mongola La foto fu scattata nel 1936 e pubblicata su tutti i giornali. Poco dopo il padre di Gelya fu fucilato come spia dei giapponesi, la madre uccisa in un misterioso incidente. La bambina spedita in un orfanotrofio in Kazakhstan

ma sempre più spesso gli esponenti del- vestiti né scarpe, e non sappiamo con la nomenklatura che aveva represso i cosa andare al lavoro, ma se non andia- precedenti «nemici». L’ordinanza n. mo al lavoro perché non abbiamo nulla 00486 del commissario del popolo per gli da metterci addosso ci cacciano… una affari interni dell’Urss, datata 15 agosto nostra compagna dell’orfanotrofio ha 1937, prescrive con agghiacciante detta- fatto quattro assenze perché non aveva glio l’«Operazione di repressione delle né scarpe né vestiti… l’hanno cacciata mogli e dei figli dei traditori della Patria». via, si è messa a piangere, il direttore le Andavano trattati come elementi «so- ha risposto in scherno: vai a battere… se cialmente pericolosi», non per quello ci cacciano ci sarà una nuova massa di che avevano fatto o non fatto, ma solo ragazzi di strada e ladri…». «Siamo scal- per quello che avrebbero potuto fare, o zi, nudi, affamati e pieni di pidocchi… a solo pensare, in quanto parenti di arre- colazione ci danno un pezzetto di pane, stati. Per le mogli divenne obbligatorio cipolla e sale. A pranzo una barbabieto- l’arresto, con la sola esclusione di quel- la lessa con del cavolo, e alla cena non le che avevano denunciato i mariti. Per dobbiamo neanche pensare, perché gli adolescenti erano prescritti depor- non c’è…». «Facciamo il bagno ogni tazione e campo di concentramen- due mesi, qualche volta tre, la bianche- to, per gli infanti gli orfanotrofi spe- ria ce la danno di rado… il direttore dà ciali gestiti dall’Nkvd. Meno male scarpe vecchie solo ad alcune bambine che Stalin in persona aveva detto cui vuole bene…». Le ispezioni confer- che «i figli non devono pagare per mano. Un funzionario dei servizi di si- le colpe dei padri». È noto che curezza scrive a Dzerzhinskij, il fonda- aveva un gran senso dell’hu- tore di quello che poi sarebbe divenuto mour. Nel il Kgb, che le istituzioni per l’infanzia suo Il pri- sono divenute «senza esagerazione, ci- mo cerchio, miteri e latrine dell’infanzia». La Kru- Solzhenit- pskaya si dà da fare, scrive accorati arti- syn gli attri- coli sulla Pravda. Ma quando la corri- buisce, a spondente di un giornale socialdemo- proposito di cratico europeo le chiede delucidazio- mandare al ni sulle voci che cominciano a filtrare gulag i mino- anche all’estero, le risponde con una fa- renni, la battu- vola che invita a non curarsi dei «cani ta: «Sono anco- che abbaiano». ra giovani, so- Poi si passa all’intollerabile, all’inim- pravviveran- maginabile. A pagina 312 un rapporto no». Con la guer- ufficiale, top secret, depreca «il lavoro ra si aprì per loro estremamente irresponsabile» nella una possibilità di gestione degli infanti al seguito di «ma- uscirne, per an- dri prigioniere». Con freddo linguaggio dare a morire al burocratico si elenca, istituzione per fronte. Molti si sa- istituzione, il numero dei bambini feb- crificarono eroica- bricitanti, ammalati di dissenteria cro- mente. La guerra ai nica, tifo, difterite, polmonite, distrofia, piccoli nemici con- tbc, sifilide. Traghetto per traghetto si tinuò negli anni suc- censiscono i trasporti di madri con lat- cessivi. La stima, tanti a Magadan. Sei su dieci vengono prudente, fatta nel imbarcati gravemente malati. Quasi 2002 dal presidente tutti muoiono prima di arrivare a desti- dell’allora Commis- nazione. Il documento è datato novem- sione del Cremlino bre 1952. A guerra finita da un pezzo. per la riabilitazione Questi, i milioni, sono anonimi. Le al- delle vittime della re- tre, le innumerevoli storie di cui i prota- pressione politica, gonisti hanno ancora qualcosa da rac- NEMICI DEL POPOLO Aleksandr Yakovlev, è di contare, sono in fin dei conti storie di so- Rudolf Yakson, comandante venti-venticinque mi- pravvivenza. Qualcuno, soprattutto dell’Armata Rossa, insieme lioni di vittime nell’intera era sovietica e, quelli che facevano parte dell’alta no- alla moglie. Fu arrestato quindi, di almeno dieci milioni di orfani. menklatura finita da un giorno all’altro e ucciso nel ’37. In alto la figlia Queste le cifre, che già conoscevo. in disgrazia, ha anche foto di famiglia. Maya, rimasta orfana Ma un altro paio di maniche è dar loro Straordinario come somiglino a tutte le un nome, un volto, sentirne la voce. Nei foto di famiglia. Sono uguali a quelle di primi capitoli le lettere, rigorosamente due miei zii che andarono clandestina- protocollate, che gli orfani della guerra mente in Russia negli anni Trenta, per civile, e poi della campagna contro i ku- «fare la rivoluzione», e di cui non ho mai IL LIBRO laki, inviavano a Yekaterina Peshkova, ritrovato traccia, nemmeno dopo l’a- Documenti, rapporti di commissioni di inchiesta, moglie di Gorki e presidente della Cro- pertura degli archivi (che con Putin si so- lettere, diari, ricostruzioni: è stato appena pubblicato ce rossa sovietica, e a Nadezhda Kru- no richiusi). In alcune delle reminiscen- in inglese il volume Children of the Gulag (Yale University pskaya, la vedova di Lenin, vice com- ze raccolte da Memorial negli anni No- Press, 2010). Gli autori sono Cathy Frierson e Semyon missario all’istruzione e responsabile vanta ho trovato una possibile spiega- Vilensky, quest’ultimo curatore della raccolta di documenti degli orfanotrofi e istituti correzionali zione. A molti di quei bambini fu cancel- uscita a Mosca nel 2002 e intitolata Deti Gulaga per minorenni, sono dure. Ma tutto lata persino l’identità, gli cambiarono Lo stesso Vilensky è un sopravvissuto al Gulag sommato ancora come Dickens, anche nome, non sono mai riusciti a risalire ai se all’ennesima potenza. «Krupskaya, certificati di nascita, nemmeno oggi.

mammina nostra… non abbiamo né © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un mattino di cinquant’anni fa Blake Edwards girava la prima scena del film che, tratto dal romanzo di Capote, entrerà nella storia della commedia romantica In realtà “Breakfast at Tiffany’s” è stato molto di più, una bomba che annunciava la liberazione sessuale. Come ora racconta un libro che dietro le quinte ha scovato tanti segreti, qualche timore e molte censure

IL BIGLIETTO D’INVITO Firmato da Holly (Audrey Hepburn) il biglietto d’invito per la prima proiezione di Breakfast at Tiffany’s E sulla Quinta Strada al Radio City Music Hall, nacque la donna moderna il 5 ottobre del 1961

ANGELO AQUARO scorre la pellicola nascosta dietro a quel saggio di liberazione sessuale che tuazione: la censura bloccherebbe tut- film su una put- mito confezionato come una bombo- avrebbe portato all’«alba della donna to. E se non Marilyn chi? Le star dell’e- tana: vogliamo fare una NEW YORK niera: e che nascondeva, invece, una moderna», come dice il sottotitolo di poca sono un quartetto d’assi: Doris film su una sognatrice. Ma se bomba vera. Per carità, la critica ap- Fifth Avenue, 5 A. M. «Hollywood ha Day, Elizabeth Taylor, Debbie Rey- non ti senti pronta vuol dire che sei la osso provare con un plaudì entusiasta. «Accattivante davve- sempre parlato di sesso» scrive Sam nolds, Sandra Dee. Poi ci sono due scelta sbagliata.... ». Punta nell’onore (e gelato?». Bisogna ro» scrisse il New York Times. «Una sor- Wasson, l’autore del libro che ricostrui- emergenti: Shirley MacLaine, Jane forse dall’offerta di 750 mila dollari) Au- ringraziare Blake presa che ti prende» rincarò Variety. sce la genesi controversa del capolavo- Fonda. No, nessuna sembra tagliata per drey capitola. «Posso dire» le scrive Ca- « Edwards per non Tutti lì incantati di fronte alla love story ro, «ma prima di Colazione da Tiffany quel ruolo impossibile: ci vuole una pote «che sono contento che abbia ac- avere cedutoP ai capricci di Audrey Hep- impossibile tra lo scrittore introverso e solo le cattive ragazze lo facevano». classe altissima per portare sullo scher- cettato? Non posso dare nessun giudi- burn all’alba di un pungente giorno di quella ragazza ribelle venuta dalla pro- Quel film apre agli anni Sessanta della mo un personaggio così moralmente zio sulla sceneggiatura, non avendo ottobre di mezzo secolo fa. Un gelato? vincia e che per vivere prende «50 dolla- liberazione: naturalmente con tutto il delicato. avuto l’opportunità di leggerla, ma dato Ma quale gelato: chi mai avrebbe dige- ri per la toeletta», come diceva la tradu- tatto e l’ipocrisia di un’industria il cui «Lo script è meraviglioso», risponde che Holly e Audrey sono entrambe due rito un gelato a colazione? Sul copione zione italiana. massimo della trasgressione era stata Audrey Hepburn, «ma io non posso in- ragazze meravigliose, sento che nulla c’era scritto: «danese». E quel particola- Pochissimi, nell’autunno del 1961, fino ad allora Quando la moglie è in va- terpretare una puttana». La principessa potrà scalfirle». re tipo di brioche Holly Golightly avreb- riuscirono a cogliere una piccola gran- canza. di Vacanze romane, la ballerina senza Nulla? A proteggere le due ragazze ci be consumato — tutta di Givenchy ve- de verità: malgrado lo stravolgimento Non per niente la prima scelta di Ca- esperienza di recitazione che la stessa pensa la censura di Geoffrey Shurlock, stita — davanti alle vetrine dell’indiriz- dal romanzo di quello scrittore strambo pote è proprio lei, Marilyn Monroe. Ma Colette aveva scelto per far rivivere la il nuovo sforbiciatore di Hollywood, zo del lusso più famoso del mondo: 727 e talentuoso, Truman Capote — che i produttori, Marty Jurow e Richard sua «Gigi», è in cerca di un ruolo che la l’uomo che ha riscritto per la prima vol- Fifth Avenue, New York. raccontava il rapporto impossibile tra Shepherd, sanno che sarebbe una Hol- faccia uscire dal suo stereotipo acqua e ta da vent’anni il Codice di Produzione Ah, Colazione da Tiffany. Quanti film, una giovane prostituta d’alto bordo e il ly pessima: la diva è incontrollabile ma, sapone. Ma questo è troppo. I produtto- delle major. George Axelrod è uno sce- oltre alla storia del cinema, hanno fatto narratore che in realtà era gay — sotto la soprattutto, è una bomba del sesso. Già ri che sono volati fino al suo eremo in neggiatore scaltro e gli mette in mano la storia? Ci sono voluti cinquant’anni patina della commedia romantica Co- lo sceneggiatore, George Axelrod, ha i Svizzera che divide con Mel Ferrer non uno script pieno di paginate hard lì ap- ma finalmente davanti a nostri occhi lazione da Tiffany nascondeva il mes- suoi guai a smorzare l’eroticità della si- demordono: «Non vogliamo fare un posta per essere tagliate e distrarlo co-

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sì dai punti critici. Ma Geoffrey è infles- le parole del grande Johnny Mercer. Un sibile. «Pagina 15: Holly dovrebbe por- altro scandalo. Il capo della Paramount tare tutta la sottoveste invece di mu- non vuole che quella canzone compaia tande e reggiseno». «Qui le sue scene nel film: ha in mente qualcosa di più im- devono essere girate con cura per evi- pressionante, «siamo a New York, vo- tare che si vedano nudità anche par- glio musica di Broadway», e invece ziali». «Holly non può essere divorzia- Mancini ha fatto di tutto per inventare 1. COLONY RESTAURANT ta da Doc, il suo matrimonio è stato quella melodia jazzy e folk, voce e chi- (Madison Avenue & 61st Street) semplicemente annullato». tarra, che poteva davvero essere stata Qui il produttore Marty Jurow Molti anni dopo, in un’intervista da- partorita da una ragazzina in fuga da si aggiudica i diritti ta in un momento d’euforia drogata e Tulip, Texas. È l’unico momento in cui per Breakfast at Tiffany’s ubriaca, Capote sconfesserà comple- sentono Audrey — una parola buona tamente quella Colazione da Tiffany: per tutti, sempre sorridente, una stelli- 2. COMMODORE HOTEL 6. TIFFANY & C0. «Mio Dio, è il film meno azzeccato che na sul set — rispondere a muso duro: (Lexington Avenue & 42nd Street) (727 57th Street at Fifth Avenue) abbia mai visto: il giorno in cui ho fir- «Dovrai passare sul mio cadavere». Qui la Paramount organizza Qui, davanti al tempio del lusso, mato il contratto, quelli hanno fatto l’e- Canzone e colonna sonora furono gli il casting per “Cat”, il gatto il primo ciak, girato alle cinque satto opposto di quanto avevamo pat- unici Oscar che il film vincerà: Hepburn della Hepburn nel film del mattino del 2 ottobre 1960 tuito. Hanno preso un regista schifoso miglior attrice sarà battuta dalla Ciocia- come Blake Edwards, che io ci sputo so- ra Sophia Loren. Ma quel mattino del 2 3. 21 CLUB 7. NAUMBURG BANDSHELL pra...». Blake Edwards sarà natural- ottobre 1960 — quando Blake Edwards (21 West 52nd Street) (72nd Street & Fifth Avenue) mente la fortuna del film. Un’altra se- dice «Motore!» davanti alla vetrina di Nel film, dove Paul (l’attore George Esterni in Central Park, conda scelta. Audrey impone quattro Tiffany, gridando di fare in fretta perché Peppard) porta Holly (Audrey dove nel film registi: William Wyler, Billy Wilder, di lì a poco sulla Quinta sarebbe passa- Hepburn) per un drink Doc e Paul discutono di Holly George Cukor o Fred Zinnemann. Ma to il corteo di Nikita Kruscev — resterà nessuno è disponibile e la produzione un punto di non ritorno. Le mamme di 4. EL MOROCCO 8. NEW YORK PUBLIC LIBRARY si rivolge a quel regista brillante ma il mezzo mondo chiameranno Holly le (154 East 54th Street) (42nd Street & Fifth Avenue) cui più grande successo finora è stato in proprie figlie. E quarant’anni prima di Qui Marylin Monroe (inizialmente Qui, ancora sulla Quinta Strada, tv con Peter Gunn. Fortuna doppia. Sex & The City le ragazze scopriranno al scelta per la parte di Holly) si toglie sono stati girati alcuni degli esterni Vuol dire che nel gruppo di lavoro entra cinema che il sesso prematrimoniale le scarpe e balla con Capote della commedia il giovane musicista che sta rivoluzio- esiste e che c’è tutto un mondo lì fuori nando le colonne sonore a ritmo di jazz: da vedere: «Moon River, off to see the 5. FOUNTAIN 9. RADIO CITY MUSIC HALL Henry Mancini. È lui, l’autore di Peter world / There’s such a lot of world / To (52nd Street & Park Avenue) (1260 Avenue of The Americas) Gunn, la musica che poi rivivrà nei see». Possibilmente, senza le mance. Qui, sull’angolo nordest, Qui la prima proiezione Blues Brothersdi John Belushi, a scrive- sono stati girati molti degli esterni di Breakfast at Tiffany’s di Breakfast at Tiffany’s È il 5 ottobre 1961 re apposta per Audrey Moon River con © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010 i sapori Pomodori, cipolle, cucunci, origano, peperoncini, ma anche totani, Isole pesci spatola, tonno e ricci: nei ristoranti delle sette perle del Mediterraneo il meglio della sapienza culinaria siciliana si “contamina” di odori speciali. Tutto merito del sole e dell’aria

LICIA GRANELLO

umero uno: onde alla cala di sotto. Piccole. Numero due: onde grandi. Numero tre: vento della scogliera. Nu- “Nmero quattro: vento dei cespugli. Numero cinque: reti tristi di mio padre. Numero sei: campane dell’Addolorata, con prete. Nu- mero sette: cielo stellato dell’isola. Bello però, non me n’ero mai accorto che era così bello...”. Il protagonista de Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta registra incantato i suoni della sua isola. Che dal libro di Antonio Skar- meta al film con Massimo Troisi assume i tratti di Salina, la piccolina di un arcipelago magico, mix affascinante di calma e ruvi- dezza, tradizione e voglia d’altrove, sempli- cità e mistero. In nessun luogo come questo la cucina sa essere tutt’uno con il suo terroir, che è terra, aria, clima, atmosfera, eredità di geni e pae- saggi. Se è vero che l’olfatto sta diventando un senso posticcio, avvilito com’è da profu- mi sintetici e cibi che di profumo non ne hanno proprio, queste sono le isole dove far pace con il proprio naso, ubriacandolo di sentori veri, sani, straordinari. Qui, nessun cameriere vi guarderà storto se farete vibra- re le narici su un piatto di spaghetti alla strombolana — aglio, acciughe, olive, pepe- roncini — su una ciotola di niputiddata, la zuppa di pomodorini, uova e formaggio pro- fumata alla nepitella, o su un tortino di pesce spatola. È come se il meglio della cucina siciliana si fosse concentrato nei pochi chilometri quadrati che le “sette perle del Mediterra- neo” hanno strappato al mare. Dentro ogni piatto, dentro le singole ricette si avverte il respiro gastronomico di tutti i popoli che hanno abitato l’arcipelago a partire da quat- tromila anni prima di Cristo. Guai a pensare che sia solo una questione d’ingredienti. Fosse così, basterebbe portare a casa bustine di capperi e collane di pepe- roncini, mazzetti d’origano e cartocci d’oli- ve, uva passa e limoni verdelli per ritrovare in città sapori e profumi di Lipari e dintorni. Er- rore. A fare la differenza sono il sole e l’aria, il salmastro che è odore di mare senza mollez- ze, la campagna impregnata di erbe odorose, la commistione millenaria di terre laviche di- verse (ossidiana, pomice, calcare). Impossi- Profumi di mare essenze di terra Cucina la magia è tutta qui delle bile pensare lontano da qui una minestra co- me la gnotta i scogghiu e maccaruna i mari, fatta con i sassi di mare coperti di alghe, pane secco, pomodoro, pesce se c’è. Sapori e aromi per fortuna restano impri- gionati nelle bottiglie di Malvasia delle Lipa- ri (secondo dizione tradizionale) piccolo gioiello enologico nato grazie ai Greci, che importarono la “Malvagia” intorno al 500 a. C. utilizzando uva e vino come lucrosa mer- ce di scambio. Se la tipologia secca è un eser- cizio retorico, la versione passita incanta, merito di produttori virtuosi come Hauner, Eolie Fenech e Tasca d’Almerita, sospesi fra tradi- zione (appassimento dei grappoli sui gratic- ci, che induce lo sviluppo di sentori cara- mellati), e innovazione (utilizzo di grandi lo- cali aerati dove gli acini si asciugano mante- nendo profumi di frutta fresca). Un bicchiere a temperatura giusta, un crostino con pesto isolano — olive, acciu- ghe, capperi, origano — e una poesia di Ne- 7 2000 200mila ruda vi regaleranno un francobollo di estate Le isole che compongono L’anno in cui le Eolie diventano I turisti che arrivano eoliana, da godere perfino davanti al venti- l’arcipelago delle Eolie patrimonio dell’Unesco ogni anno alle Eolie latore di casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Lipari Panarea Vulcano Con i suoi dieci chilometri di lunghezza, L’isola più piccola, circondata Adagiata a una manciata di miglia le sue coste frastagliate e i suoi dodici da isolotti: Basiluzzo, Lisca Bianca, da Capo Milazzo, ha quattro vulcani itinerari vulcani, è l’isola più importante Spinazzola, Dattilo, Bottaro, Lisca Nera, Affascinanti le sue spiagge, da Sabbie Lucio Tasca delle Eolie. Conta dodicimila abitanti più gli scogli Panarelli e Formiche Nere a Levante, fino ai fanghi termali d’Almerita DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE è uno degli uomini RESIDENCE AGAVE LA PIAZZA HOTEL CONTI (con cucina) che ha rivoluzionato Vico Selinunte Via San Pietro Via Porto Ponente la vinicultura Tel. 090-9814896 Tel. 090-983154 Tel. 090-9852012 Camera doppia 100 euro, con colazione Camera doppia 110 euro, con colazione Camera doppia 110 euro, con colazione siciliana. Tra le vigne della sua Malvasia DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE FILIPPINO ADELINA THERASIA (con camere) di Salina, è nato Piazza Municipio Porto Località Vulcanello un relais, “Capo Faro”, Tel. 090-9811002 Tel. 090-983246 Tel. 090-9852555 mix di ospitalità, Sempre aperto in estate Sempre aperto in estate Sempre aperto in estate enogastronomia Menù da 30 euro Menù da 40 euro Menù da 40 euro e paesaggio DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE PESCHERIA IL DELFINO PASTICCERIA DA CLAUDIA GELATERIA REMIGIO Via Garibaldi 82 Via San Pietro 3 Porto Levante Tel. 090-9811549 Tel. 090-9834405 Tel. 090-9852555

GLI INGREDIENTI

Totani Capperi Verdelli Malvasia Origano Più tenaci e gustosi dei fratelli Non c’è spaccatura di pietra Hanno profumo di mare Un’uva antica, amica del sole, Impossibile lasciare le isole calamari, si farciscono assolata che resista a questa i limoni battezzati dal loro avvezza al clima asciutto senza il mazzetto odoroso, dopo averli saltati in padella pianta bassa, tosta, con foglie colore particolare, utilizzati e ventoso delle isole essiccato al sole d’agosto, con mollica, uova, prezzemolo larghe e fiorellini eleganti in molte ricette, dolci e salate Con l’appassimento acquista da appendere a testa in giù e tentacoli rosolati. Cottura che annunciano i bottoncini Su tutte spicca l’insalata colore dorato e profumo Insieme alla nepitella firma nella salsa di pomodoro di calibro crescente, di agrumi, fresca e condita sensuale, perfetto per dolci piatti senza tempo, dai sughi o spruzzati di vino bianco ma anche i carnosi cucunci con olio, sale e capperi e formaggi stagionati alle caponate, ai pesci arrosto

LE RICETTE

Pane caliatu Pasta con i ricci Caponata eoliana Scorfano alla liparota Nacatuli È il pane dei pescatori Soffritto leggero d’aglio Melanzane tagliate a dadini, Cipolle dorate, pomodori, La difficoltà è nell’impasto Biscottato e ben sbriciolato, e peperoncino tritati finemente fritte leggermente, aggiunte olive e poi capperi, basilico, di farina, uova, zucchero si sposa con cipolle, capperi, a cui aggiungere, a fuoco a una salsa di cipolla, sedano, prezzemolo, per il sugo dove e burro da tirare sottile aglio, pomodorini, cetrioli, spento, la polpa cruda pomodoro, olive, capperi cuocere i filetti, da profumare per realizzare le formine foglie verdi, patate, sottaceti, con olio, prezzemolo, e lasciate sobbollire. A metà con il vino bianco, prima All’interno un mix di mandorle, olive, odori. Per condire qualche pomodorino. Si versa cottura, zucchero e aceto di coprire la pentola. Si serve zucchero, tuorli d’uovo, extravergine e sale sugli spaghetti appena scolati Deliziosa anche fredda con crostini di pane tostato strutto, uva passa e cannella

STROMBOLI SALINA Capperi, unica certezza Il brodo di sasso

LIDIA RAVERA ROBERTO ALAJMO effetto si raggiunge quando il mare si gonfia e la nave L’APPUNTAMENTO on sono certo più i tempi in cui il piatto ricorrente nel- non attracca, non attraccano gli aliscafi, nessuno par- le case dei salinari era il cosiddetto brodo di sasso, rea- L’ te e nessuno arriva. Nessuno e niente. L’estate eoliana lizzato facendo bollire a lungo un grosso ciottolo ma- è un piacevole succedersi N Le merci restano sulla terraferma [...]. I negozi registrano al- rino, fin quando non rilasciava i suoi umori più reconditi re- lora un impoverimento progressivo. Guardo gli scaffali con di appuntamenti, galando una zuppa di pesce talmente povera da prevedere sconsolata intensità. In fondo, nel reparto frutta e verdura, molti dei quali del pesce solo una memoria minerale. Oggi il corso di Salina sono più evidenti i segni della carestia. Fare la spesa richiede sono legati è costellato di negozietti di genere sfizioso, dove si vendono fantasia, abitudini alimentari austere e capacità di adatta- alla gastronomia capperi, un’antica e precaria risorsa di tutte queste isole, ma mento. L’unica certezza sono i capperi. Le cipolle rosse di Nel primo weekend soprattutto parei, oggetti di design in stile finto etnico e fi- Tropea, che palpeggio ansiosa, mostrano, dopo tre giorni di di agosto, a Lipari, ghetteria in genere. Questa tendenza non è niente di irrime- libeccio, affossamenti del colore del mosto. Dalle ultime in- la celebrazione diabile, però. Niente che sia passato nel Dna della popola- salate e dai cavoli verza si leva un leggero sentore di marcio. di San Gaetano prevede zione. Le mele sono maculate. Le patate fioriscono muffa. Tutto il un corteo di barche Anche nei giorni peggiori d’agosto, per sfuggire agli as- resto non c’è. Finocchi cavolfiori zucchini fagiolini carciofi e la festa del pesce, sembramenti balneari, il viaggiatore potrà sempre disper- uva pere mele. Niente. Guardo il mio carrello semivuoto. [...] passerella trionfale dersi nell’entroterra, tenendo il mare come il sottofondo Mi avvento sull’ultimo spicchio di un cacio pepato duro co- per i piatti che esaltano musicale si tiene alle feste delle persone adulte: basso, di mo- me la pietra. Il prosciutto è arrivato al gambuccio, è bianco di il sapore di totani, do che non disturbi la conversazione. Un posto dove il si- grasso. Ne oso un etto [...]. Con il mio magro bottino, risalgo spatole (pesci bandiera), lenzio assume una consistenza tangibile, paesaggistica, è il in bicicletta. Pedalo avvolta in una giacca di plastica gialla, il alici, pesci spada, simboli laghetto di Lingua, dove quando è stagione di migrazioni vento mi fa sbandare. [...] della pesca eoliana qualche cicogna si sofferma a riprendere fiato. [...]

Da “A Stromboli” Editori Laterza 2010 Da “L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia” 112 pagine, 14 euro Editori Laterza 2010, 284 pagine, 16 euro © Editori Laterza © Editori Laterza

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010 le tendenze Battezzata sui campi da tennis da René Lacoste e Fred Perry, A mezze maniche è diventata simbolo del vestire comfort ma chic. Negli ultimi anni, poi, le è stato consentito anche l’ingresso in ufficio conquistando così una porzione più grande nel guardaroba maschile. Sempre in puro cotone, meglio se effetto vintage, oggi torna con infinite varianti di stampe e colori

ARCOBALENO DANDY Righe colorate arcobaleno Colletti sfiziosi per U.S. e silhouette dalla forma Polo. Questa, da bambino, molto aderente ha le righe sul retro Da donna, Lacoste Dall’impronta dandy

OLOLAURA ASNAGHI P un mondo affollato quelle delle polo. Insieme alle ca- micie, si sono conquistate una intera sezione del CLASSICA guardaroba maschile. Gli addetti ai lavori hanno Per chi ama la perfezione classificato le polo come l’espressione di un del classico: ecco “dress code” non formale ma chic e quindi adat- la Fay rosa con righine te a essere indossate in momenti di relax ma an- al collo e sulle maniche È che in ufficio. Nel ricco panorama delle magliette con il colletto svolazzante, storicamente primeg- giano e si sfidano da sempre la Lacoste e la Fred Perry. La prima francese e la seconda inglese, ma con un filo rosso che le acco- muna. La Lacoste è distribuita in Italia dalla manifattura Mario Colombo (la Colmar di Monza) mentre la Fred Perry è una creatura della Beta di Biella. Due marchi in perenne competizione. La Lacoste ha come simbolo il celebre coccodrillo, che corrisponde al so- prannome del suo inventore, Renè Lacoste, una leggenda del tennis. Era un uomo che amava le sfide e una vol- ta scommise, con il suo capitano, una va- ligia in coccodrillo se avesse vinto una gara. Vinse e i compagni iniziarono a chiamarlo il “coccodrillo”. Una lunga storia nata per gioco

Quel soprannome spinse un suo amico a fargli ricamare sulla camicia bianca quello che sarebbe diventato un simbolo fa- moso nel mondo. Altrettanto celebre è l’alloro che contraddistingue il mar- chio Fred Perry, con le righine sul collo. Fred Perry era un ten- nista celebre, figlio di un sindacalista di Manchester, trasferi- to a Londra dopo essere stato eletto tra le file dei laburisti. Il ra- gazzo che non poteva vantare una ricca famiglia alle spalle era guardato con sufficienza a Wimbledon, dove i campi di terra rossa era battuti esclusivamente da facoltosi rampolli. Ma lui, Fred, con le sue strabilianti vittorie li conquistò tutti, passando alla storia anche per la maglietta con l’alloro. Oggi i fan delle nuove polo si dividono tra quelli che hanno nell’armadio vecchie Lacoste ereditate dai papà e Fred Perry vintage talmente comfort che non si but- tano mai via. Così che una Lacoste o una Fred Perry non mancano mai in un guardaroba che si rispetti e che ora si arricchisce di altri marchi. Come Ralph DONNA Lauren o Fay, John Ashfield, Etiqueta Negra o L’inconfondibile alloro Brooksfield. La polo, dunque, trionfa purché sia Fred Perry campeggia in cotone: più la usi e più diventa bella. sul modello da donna con colletto bianco © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 25 LUGLIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

ARTISTICA JUNIOR TRENDY RIGATA Colletto e fondo manica rosso Il logo diventa grande e colorato Sciancrata e corta: la polo da donna Stravagante negli accostamenti acceso, righe alternate a fiorellini sulla polo bianca junior che ha le righe ha dettagli grigi che risaltano di righe strette e larghe, il modello Proposta da Arts District solo sul colletto. Brooksfield sul rosso. È la trendy Etiqueta Negra Gant ha il colletto candido

Mario Colombo, Lacoste Cristina Fila, Fred Perry “Il nostro coccodrillo “La corona d’alloro è sempre giovane” per spiriti ribelli”

ario Colombo, amministratore dele- ristina Fila, coordinatrice di Fred Perry, gato di Lacoste Italia, come spiega il qual è il segreto delle vostre magliette? Mmito del coccodrillo di Lacoste? C«Hanno una “anima” cattivella che piace «Bisogna essere capaci di stare al passo con i ai giovani. Loro le interpretano in maniera tra- tempi e fare in modo che la polo inventata nel ’33 sgressiva. Volutamente se le mettono di una o da Renè Lacoste, grande tennista, resti sempre due taglie più piccole in modo tale da fasciare il un capo di culto, bello e desiderabile» corpo e svelarlo allo stesso tempo. Così le indos- RUGBY Tradotto cosa significa? sa Peter Doherty, il classico esempio di ragazzo Righe bianche alternate a colori «Fare in modo che le proporzioni e i modelli si ribelle». brillanti nelle polo Harry & Sons adeguino perfettamente ai gusti del mercato. La È vero che tra i più affezionati clienti del mar- che imitano le maglie da rugby polo è sempre in piquet ma per esaltare il fisico chio figura John Fitzgerald Kennedy? è diventata stretch, con un appeal maggiore sia «Sì, fu uno dei primi a ricevere queste ma- per la donna che per gli uomini, giovani com- gliette e ne diventò un fan. Il modo in cui lui le in- presi». dossava ha certamente contribuito a creare uno Tra gli obiettivi di Lacoste c’è quello di con- stile Fred Perry» quistare le giovani generazioni. Come? Perché fu scelto come simbolo proprio la co- «Di recente a Berlino, durante la fiera rona di alloro? Bread&Butter, è stata presentata la nuova linea «Perché è il simbolo della grande tradizione Live, destinata proprio ai giovani: rende omag- sportiva fin dall’antica Grecia e con questo tro- gio alla musica, alla pop art e alle nuove tenden- feo venivano insigniti i vincitori di Wimbledon. ze culturali». Fred Perry fu il primo tennista inglese a vincere Quante sono le polo Lacoste vendute in un il torneo di singolo maschile a Wimbledon, nel anno? 1934». «Siamo a quota tredici milioni, un numero Come si mantengono giovani le polo Fred enorme, che da solo testimonia la forza di que- Perry? sta maglia che ha settantasette anni di vita e li «Giocando sui dettagli, sui colli botton down porta splendidamente». o slim, vale a dire quelli a listino da mettere sot- In origine la Lacoste era solo bianca. Oggi to la giacca. Ma le polo si fanno apprezzare mol- quante sono le varianti di colore? tissimo anche per i colori». «La palette dei colori va da quelli decisi a quel- Tra le new entry dei fan del marchio Fred li pastello, si parla quindi di una gamma infinita Perry chi c’è? COLLEGE che varia di stagione in stagione. La 1212, mo- «Amy Winehouse, per non smentire la tradi- John Ashfield a grandi dello icona della Lacoste, offre un ventaglio di zione che ci vuole graffianti e sempre un po’ con- righe ispirazione college, quarantuno tonalità differenti». trocorrente». come piace ai ragazzi (l. a.) (l. a.)

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PERSONALIZZATA Polo sempre più personalizzata per La Martina. Femminile il modello rosa con plastron bianco al centro

INFANTILE Rosa, grigio e nero si alternano sul fondo bianco. È la proposta estiva di Jeckerson per il bambino

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 LUGLIO 2010 l’incontro Solitari Ha sempre sognato di viaggiare “Fin da piccolo ho capito che il modo più libero per farlo era seguendo il mare”. Dopo trenta transoceaniche e due giri del mondo, è diventato il miglior navigatore solitario di tutti i tempi Ha visto da vicino la morte, e ha sempre Giovanni Soldini come compagna di viaggio la paura: “Si fa sentire alla vigilia della partenza ed è lei che ogni volta mi riporta a casa”

IRENE MARIA SCALISE ne, di giri del mondo ne ha collezionati to ero veramente contento d’immagi- rimettersi in piedi e fare il giro del mon- invece, non ci sono navi e nessuno ti può due e di transoceaniche più di trenta. In- narmelo senza quei baffoni», racconta do. La vittoria è arrivata perché la barca salvare se non i tuoi amici». Di salvatag- ROMA stancabile. con gli occhi che ridono prima ancora di era progettata bene, Andrea si era sacri- gi Soldini ne sa qualcosa: quando Isa- «Durante l’estate lavoravo come skip- parlare. ficato tanto per renderla perfetta, e que- belle Autisser si è rovesciata in pieno Pa- a risata di Giovanni Soldini per e questo mi ha permesso di entrare Nella sua vita non ci sono stati però sto è il riconoscimento alla sua bravura». cifico meridionale, con un cielo e un ma- travolge come un’onda del in un mondo che mi piaceva sempre di solo momenti felici. Il più brutto, sicura- Soldini ama la solitudine. «Mi piace il re che sembravano un unico inferno, lui mare. Quello stesso mare più», spiega con lo sguardo perso tra i ri- mente, durante un tentativo di record rapporto intimo con la barca, imparare è riuscito a recuperarla urlando come un che lui, navigatore solita- cordi, «poi giovanissimo ho incontrato della traversata atlantica da New York a a sentire qualsiasi fruscio e rumore. pazzo: «L’ho beccata, l’ho beccata!». Il rio,L attraversa con il cuore leggero e l’a- un amico, Jim Shearston, che mi ha of- Cap Lizard, quando un’onda, più male- Mettersi in contatto con tutti i sensi e battito del cuore così forte da non far drenalina in corpo. Quel mare fatto di ferto di fare la mia prima traversata del- detta delle altre, ha rovesciato il Filae gli non avere bisogno di nulla. Sei piccolis- sentire il rumore del mare. colline d’acqua che entrano nella testa e l’Atlantico. Eravamo in tre, lui che di an- ha portato via l’amico di sempre, Andrea simo in mezzo all’immenso e la natura ti Quando non naviga Soldini è appa- nello stomaco. Follia e passione. Gio- ni ne aveva settantuno, io e un altro ra- Romanelli. Il buio. «Andrea era un mari- parla. Subentra una sensibilità pazzesca rentemente tranquillo. Ha quattro vanni Soldini, arruffato e sorridente, è gazzo. Pensavo: ora arriviamo noi e naio eccezionale e anche un grande pro- derivata dal fatto che, se non capisci che bambini, avuti da due donne diverse, riuscito a portare le meraviglie della ve- spacchiamo il mondo. E, invece, quel gettista, purtroppo abbiamo preso una c’è un problemino, potrebbe diventare che naturalmente già porta in barca. Vi- la nelle case di tutti. E per molti è stato un vecchio marinaio ci ha dato più di una tempesta enorme che per due giorni ci un problemone se non c’è nessuno ad ve a Sarzana e cerca di fare le cose che colpo di fulmine. Lo hanno amato per i lezione». Da allora Soldini non ha più ha sbattuto contro a centosessanta chi- aiutarti. Però in fondo ti consoli pensan- ama di più: leggere, sentire musica, sta- suoi occhi brillanti. Per i capelli spetti- abbandonato il mare. In perfetta solitu- lometri l’ora. Poi è arrivata un’onda ano- do che non sei mai solo, c’è chi ti aspetta re con i figli. Una cosa che invece non nati e la pelle bruciata dal sole. Per l’alle- dine, seppur in modo non competitivo, mala che si è scontrata sullo “zoccolo nelle tappe, chi controlla l’aspetto mul- ama affatto, ma che fa parte del suo me- gria di chi sembra non conoscere la pau- ha esordito a diciannove anni: «Ero sta- continentale”, il che vuol dire che è di- timediale. Mia moglie sa sempre perfet- stiere, è la ricerca del denaro necessario ra, e per l’aria da eterno ragazzo. Ma, so- to a Cuba per condurre dei turisti e mi ventata un muro d’acqua di quasi trenta tamente dove sono. Ci sono fax, telex, in- per costruire le barche e per finanziare le prattutto, perché è un tipo “normale”. avevano lasciato una barca di sei metri metri, e in due secondi i due compagni ternet e telefoni satellitari. Il nostro è un imprese. La caccia all’indispensabile «Non è vero che non ho timori», raccon- che ho trasportato da Cala Galera sino a che erano fuori si sono slegati e Andrea gran lavoro di team che per gli altri, quel- sponsor. Una volta è ricorso anche al fai ta, «la paura è la migliore compagna, Barcellona». Nel 1989 vince l’Atlantic non è riuscito a risalire». A quel punto la li che rimangono a terra, è molto fatico- da te. Con una comunità di recupero per perché è quella che ti fa vedere i tuoi li- Rally for Cruisers, la regata transatlanti- tempesta, come un veleno, è entrata an- so e senza visibilità». Ma è anche bello tossicodipendenti ha costruito Stupefa- miti e ti fa tornare a casa vivo». ca per imbarcazioni da crociera. Come che nella testa di Soldini: «Dopo quella navigare in gruppo: «Con gli altri dell’e- cente: «È stata un’esperienza speciale, in Giovanni Soldini, considerato da navigatore solitario diventa famoso du- furia ti rimane dentro un grande dolore quipaggio s’instaura un rapporto spe- otto mesi coinvolgendo tantissime per- molti come il miglior navigatore solita- rante la Baule-Dakar del 1991, al timone e una domanda: che senso ha tutto que- ciale, parli di tutto. Bisogna avere molta sone e alla fine è arrivato anche lo spon- rio di tutti i tempi, da bambino non im- di un cinquanta piedi di seconda mano. sto? Poi ho capito che l’unica risposta era fiducia ed essere perfettamente coordi- sor». Adesso si prepara a una nuova av- maginava una vita così avventurosa. Mi- Ma è all’alba del 3 marzo del 1999 che, a nati il che, forse, è l’aspetto più difficile». ventura. Nell’ottobre del 2011 porterà il lanese, terzo di tre fratelli, ha sempre Punta dell’Este, tifosi e giornalisti lo Le giornate di chi va per mare sono tutte tricolore alla Volvo Ocean Rice. È la sfida avuto un sogno: viaggiare. «Desideravo aspettano trepidanti. Da quel momento Mi piace il rapporto simili e tutte diverse. I pensieri sembra- epica per eccellenza. Un giro del mondo conoscere il mondo e ho capito che il Giovanni Soldini diventa mito. Quando no uscire dal tempo. «È un immenso pri- in equipaggio che tocca tutti i continen- modo più libero per farlo era seguendo il suo sessanta piedi Filataglia per primo intimo con la barca, vilegio. Trenta o settanta giorni è lo stes- ti e gli oceani nell’arco di otto mesi. Un il mare», racconta seduto in un bar del il traguardo della terza tappa della so, vivi il presente e ti accorgi dello scor- incredibile test di resistenza fisica e psi- centro di Roma dove con la sua risata Around Alone (il giro del mondo a vela impari a sentire rere delle ore solo quando sei vicino al- cologica. «Il nostro obiettivo è quello di contagiosa rompe il pigro silenzio mat- per navigatori solitari) stabilisce un qualsiasi fruscio l’arrivo. Prima di quel momento non c’è aggregare un gruppo di aziende che so- tutino. Agita le mani e non è possibile nuovo record: centosedici giorni, venti oggi o domani, neppure mattina o sera, stenga un team tutto italiano, creando non notarle: screpolate, grandi, dure. ore, sette minuti e cinquantanove se- e rumore. La natura magari hai l’orologio che segna mezza- un’immagine forte attorno alla barca

Mani da lavoratore. A quindici anni condi. Un fulmine, per il grande pubbli- notte ma dalla parte del mondo in cui sei “Italia70”». Il 2010, per Giovanni Soldini, scappa di casa e, quando torna in fami- co. Un’eternità, per chi è solo in mezzo ti parla, ed è allora finito il sole ti spacca la pelle». Anche il ri- è dedicato invece a comunicare il mon- glia, si mette a lavorare in un cantiere do- al mare. «Il vero problema di navigare in sultato non deve condizionare troppo. do della vela a un pubblico ancora più ve costruisce barche. A diciassette com- solitaria è dormire, perché più riesci a che subentra L’ansia fa fare scelte sbagliate. «Dovresti grande. «Vogliamo uscire dall’idea di pie la prima transoceanica, a venticin- essere presente e vigile e più la barca va essere contento di essere lì, comunque sport d’élite e avvicinare scuole e giova- que una regata in solitaria e a trenta, in forte. Quindi ti concedi dei sonnellini da una sensibilità vada. Per me vincere non è mai stata l’u- ni al mare e a un’idea ecologica di sport». centoventi giorni, il giro del mondo. E venti minuti al massimo». Mentre si rac- pazzesca nica cosa che conta. Solo così puoi man- Conoscendolo, non sarà difficile. oggi, dopo diciassette anni di navigazio- conta assaggia con gusto un piatto d’in- tenere l’equilibrio perché nessuno resi- © RIPRODUZIONE RISERVATA salata: «Il bello delle privazioni è che poi sterebbe centosedici giorni con il solo ti fanno apprezzare le cose semplici, co- obiettivo di arrivare per primo fisso nel me riposare in un letto o mangiare sedu- cervello». to a tavola». Quando è in barca, però, La paura è l’inevitabile compagna. Si Soldini non si arrende alla dittatura del fa sentire, puntuale, alla vigilia di ogni ‘‘ cibo liofilizzato. Anzi. «Ho inventato partenza. «È il momento di massima un’ottima pasta in pentola a pressione, adrenalina e del buco nello stomaco, cotta con un bicchiere d’acqua dolce e quello in cui vorresti essere dall’altra uno di acqua salata perché in mezzo al parte del mondo. Poi però passa e tutto mare la cosa più importante è rispar- rientra in una sorta di normalità». Diver- miare. Altro segreto è cucinare mezzo so è il panico. Quell’ansia feroce che im- chilo di pasta per pranzo perché non sai pedisce di ragionare. «Se ti capita un in- cosa ti può succedere nelle ore successi- cidente non hai il tempo di pensare, per ve. E poi, naturalmente, scorte di nutel- fortuna il senso di sopravvivenza ti aiuta la e biscotti». Piccoli sacrifici ricompen- a tenerlo sotto controllo». Ogni mare ri- sati da momenti magici. «La mia prima serva insidie diverse. «Le acque cristalli- vittoria è stata una tappa del giro del ne del sud sono le più affascinanti con la mondo da Cape Town a Sidney, il diret- loro atmosfera esotica ma sai che, se ti to concorrente era un australiano che si succede qualcosa, non c’è terra nelle vi- era giocato i baffi e quando l’ho supera- cinanze. Se sei sopra il cinquantesimo, FOTO GETTY ‘‘ Repubblica Nazionale