E Società QUADERNI DELLA RIVISTA DEL CONSORZIO PER LA GESTIONE DELLE BIBLIOTECHE COMUNALE DEGLI ARDENTI E PROVINCIALE ANSELMO ANSELMI DI VITERBO
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~i~Liotecae società QUADERNI DELLA RIVISTA DEL CONSORZIO PER LA GESTIONE DELLE BIBLIOTECHE COMUNALE DEGLI ARDENTI E PROVINCIALE ANSELMO ANSELMI DI VITERBO SIMONETTA VALTIERI La chiesa di S. Francesco a Viterbo Inserto del n. 3-4, anno V, 31 dicembre 1983, di «Biblioteca e Società» Rivista del Consorzio per la gestione delle Biblioteche Comunale degli Ardenti e Provinciale Anselmo Anselmi di Viterbo I Fig. 1) Interno della chiesa di S. Francesco a Viterbo SIMONETTA VALTIERI La chiesa di S. Francesco a Viterbo I. Presupposti storici e ilzdividuaziolze di due fasi fralzcescane Per inquadrare nel panorama forme originali), va ricordato che la sco fosse presente a Viterbo nel 1209 dell'architettura francescana la chie- Custodia Viterbese veniva come im- mentre dimorava in città Innocenzo sa di S. Francesco, caratterizzata dal- portanza subito dopo la Romana 111; una cronaca del 1262 e una testi- la notevole spazialità della sua zona nell'organizzazione della Provincia Ro- monianza dell'assisano Francesco di presbiteriale (che possiamo ritenere mana codificata da S. Bonaventura (1). Bartolo del 1335 dicono viterbese completamente conservata nelle sue La tradizione vuole che S. France- Leone, il compagno del Santo che ne Il presente saggio è stato presentato al Concorso «Studio su un monumento francescano in Italia» indetto dal Centro Francescano Santa Maria in Castello di Fara Sabina ed è stato premiato da una giuria di Storici dell'architettura e del francescanesirno.I disegni di rilievo sono stati appositamente realizzati da Marina Valtieri. Si ringraziano i Frati di S. Francesco a Viterbo, e in particolare p. Ernesto Piacentini, per aver agevolato in ogni modo le indagini e per aver messo a disposizione i materiali dell'archivio della chiesa; si ringraziano il dott. Attilio Carosi, direttore della Biblioteca Comunale degli Ardenti e il dott. Alberto Porretti, direttore delllArchi~iiodi Stato, per la parti- colare ospitalità offerta in queste sedi di ricerca. Fig. 2) La zona del convento di S. Francesco nel Catasto Gregoriano. raccolse per primo le azioni e lo seguì sco continuarono a dipendere dalla santa nel 1250 si recava in processio- ad Assisi (2). parrocchia di S. Angelo (IO). ne a S. Francesco. (14). In effetti una presenza francesca- Queste precisazioni storiche sono I1 fatto che nel 1256 venga conces- na a Viterbo è documentata già nel utili a spiegare alcuni equivoci. Infatti sa dai Canonici di S. Angelo, in via 1228 (3), prima della donazione della la denominazione del Castello «di S. eccezionale, la sepoltura di un par- area per costruirvi il Convento con la Angelo», derivata dalla Canonica rocchiano in S. Francesco (15) testimo- chiesa odierna fatta da Gregorio IX omonima da cui esso era venuto a di- nia che a questa data i Frati Minori in- nel 1236 ai Minori. pendere verso la metà del XII secolo, sieme al Convento avevano portato a La Bolla di donazione specifica: ha indotto a credere che fosse esistita, compimento una loro chiesa. «locum Castri S. Angeli, infra muros nell'area donata ai Minori, una chiesa Però l'organismo architettonico Ciuitatis, quem Viterbii emimus, ut ibi con questo nome, integrata nell'edifi- che vediamo oggi appare chiaramen- ecclesiam et oficinas ad habitationem cio francescano e ampliata con la co- te il frutto di due fasi diverse. vestram necessarias construere, et libe- struzione della zona presbiteriale Agli storici che hanno creduto re, absque cuiuslibet contradictione ha- (11). nell'esistenza in sito di una chiesa bitare possitis, auctoritate apostolica Ciò va contestato per due motivi: preesistente all'insediamento minori- duximus concedendam..» (4). primo, per il fatto che i Canonici di ta, questa circostanza si giustificava La località a nord di Viterbo, detta S. Angelo, risiedendo al centro di Vi- con l'individuare nella nave longitu- «Castello di S. Angelo», già «Castel- terbo, per poter controllare più da vi- dinale le strutture più antiche, sfrut- lo di Sonsa» (3, aveva cambiato de- cino la zona del «Castello» decisero tate dai Francescani che avrebbero nominazione quando gran parte della di costruirvi una loro filiale, la chiesa elevato la zona presbiteriale colle- sua area era stata ceduta da conti Fa- di S. Pietro prima della cessione gandola ad esse. Per loro quindi la rulfi di Fara alla chiesa canonica di S. dell'area ai Minori (12) e non avreb- chiesa che risultava costruita alla me- Angelo in Spata, situata nella piazza bero avuto motivo di farlo se già vi tà del '200 viene a coincidere con del Comune (6). fosse esistita una chiesa da essi di- quella che vediamo oggi (16). b Prima che Gregorio IX acquistasse pendente. Secondo, perché la Bolla Sono invece del parere che nel cor- parte della zona, compreso il palazzo di donazione ai Minori non parla di po longitudinale della chiesa sia da in- dei Farulfi (7) per donarla ai Minori, preesistenze, ma della costruzione di dividuare una prima chiesa francesca- la Chiesa di S. Angelo nel 1234 pos- una «ecclesiam et officinas ad habita- na, iniziata a costruire subito dopo la sedeva ~medietatemcastri et casalina tionem necessarias». donazione del 1236, e che le forme juxta campum ubi cava esb> (8). Gli Tale costruzione dovette iniziare gotiche del presbiterio debbano ascri- abitanti del «castello», che nel 1259 immediatamente se il 6 novembre versi ad un successivo ampliamento si estendeva «a porta civitatis usque ad 1237 è già realizzato l'«oratorio su- -che ha risentito delle forme «france- pkziam S. Lucam (9), anche dopo la pradictorum fratrum» (13); la Legenda si» presenti nella costruzione della costruzione della chiesa di S. France- antiqua S. Rosae narra che questa Basilica d'Assisi (17) -, awenuto Fig. 4) I1 complesso francescano in una veduta pro- Fig. 5) La chiesa di S. Francesco in una foto che precede i bombardamenti. spettica di Viterbo (Bibl. Ap. Vat. Geogr. 11, 27). quando Viterbo è sede di papi e il condizione che trent'anni prima era maggiore: è significativo come negli Generalato dell'ordine dei Minori è stata alla base della vendita dell'area anni '60 un potente cittadino viter- in mano a un viterbese, Bonaventura ai francescani (19) - e si accontenta bese, Console del Comune, Oddone da Bagnoregio (1257-74) (18). della metà della cera lasciata per le degli Alessandri, ne risulti economo Un documento del 1266 testimo- esequie (20). e amministratore e che la chiesa rice- nia l'importanza raggiunta in questi Pur dipendendo economicamente va cospicue donazioni (22). anni dalla Chiesa di S. Francesco: 4 dal Comune e da donazioni private Potevano così essere garantiti quei Capitolo di S. Angelo rinunzia a far (2 l), il Convento di S. Francesco vie- contributi indispensabili per affron- valere i diritti sui parrocchiani- ne ad assumere un rilievo sempre tare un ampliamento della Chiesa. 10- 011115 - -- Fig. 6) Prospetto della chiesa (rilievo di M. Valtieri) Figg. 7-8) Immagini della chiesa bombardata. 2. Ricostrzlzione dello stato antico della chiesa I1 convento di S. Francesco a Vi- iuxta bostium pamlum Ecclesie Sancti (31). Supra porta Imago Mariae Vivgt- terbo aveva due chiostri: «claustro Francisci» (27); da sotto i suoi portici nis extat sed restauratione indiget. primo Ecclesie Sancti Francisci» e «se- una scala conduceva all'ala del Con- Aliae duae pamlae portae, claustro et cundo inclaustro» (23); ma uno solo vento che almeno dal XV secolo era choro correspondent, et decentes chu- sembra fosse dotato di una fontana, occupata dal Governatore del Patri- suras habena (32). poiché in un atto del 1460 viene spe- monio (28): «sub porticibus secundi re- Accertata la presenza di un cificato «vero claustro fontis» (24). claustrì iuxta scalas ascendentes in pa- «atvium» in fronte, si giustifica l'as- q Un primo chiostro, scomparso già latium domini Gubernatoris et locum senza di elementi architettonico- alla fine del '500 non comparendo auditionis et tribunalis auditoris» decorativi in facciata. Anche perchè nelle vedute prospettiche di Viterbo (29) se la parte inferiore veniva coperta (fig. 4), doveva precedere la facciata I Commentarii di Pio I1 testimo- dal portico scomparso (33), la parte 7 della Chiesa (25) ed era molto ampio niano l'esistenza di un «vestibolo» superiore doveva avere un'altezza se durante i cerimoniali per la Pro- tra la facciata della chiesa e il primo minore di quella attuale. Ritengo che cessione del Colpus Domini del 1462 chiostro, il quale era adibito anche a la sua sopraelevazione vada ascritta fu capace di accogliere una chiesa li- cimitero (30). agli interventi seicenteschi che dota- gnea a tre navi divise da 9 colonne, La presenza di un «atrium» pavi- no la facciata di un portale (34) e di grande 35 x 55 piedi (26). mentato in pietra ancora nel 1583 è un finestrone sormontato da un ocu- I1 secondo Chiostro va individuato ricordata dalla Visita Apostolica di lo nel timpano, visibili nelle foto con quello ancora conservato, anche quest'anno: «Ante portam maiorem che precedono i bombardamenti (fig. se trasformato, oggi di pertinenza del atrium longum parietibus clausum la- 5). Distretto Militare (fig. 39). Infatti pidibus stratum adest. Porta maior la- Ho già posto il problema delle due esso era tangente alla chiesa: pidibus decenter fabrefacta et asseribus fasi diverse che si riconoscono nella «sub porticibus secundi reclaustri reclusa est. In hieme tela cerata habet chiesa, leggibili immediatamente dai Fig. 9) La chiesa di S. Francesco dopo la ricostruzio- ne; a destra è visibile la cappella Gatti non ancora re- staurata. Figg. 10-12) J.l portale messo in opera nella facciata ricostruita; i suoi resti rinvenuti lungo il muro della nave a destra della cappella Bussi; a sinistra del rilie- vo (dis. di M. Valtieri) i pezzi originali in nero. due tipi di finestre presenti nella na- ve. Se al primo intervento l'altezza della prima chiesa francescana è chia- ramente individuato dai resti di cor- nice all'esterno del fianco meridiona- le della chiesa (fig.