L'arvondji Ad Parlà a Nostra Moda

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L'arvondji Ad Parlà a Nostra Moda 1 Il Comune di Ala di Stura Presenta L’ARVONDJI AD PARLÀ A NOSTRA MODA “La rivincita del parlare a nostra maniera” Una pubblicazione alla scoperta del territorio, del patrimonio culturale e delle tradizioni in tutti i suoi aspetti, dialogando nell’antica lingua Francoprovenzale. INDICEINDICE Progetto Francoprovenzale “Parlare alla nostra maniera” 5 Lou proudjét Francoprouvénsal par la nostra moda Cenni storici di Ala di Stura An poc da storia d’ala 11 Tradizione folklore e gastronomia Tradisioùn, coustùm é manèri ad mindjìa 11 Natura, paesaggi, fauna e flora Sénté, natura, paézadjou, fious, bèstiès 19 Patrimonio storico e culturale Patrimoni storic è coultural Déscrisioún dal méridianès é dal pitúrès 25 Antichi mestieri Li méstè vièi 38 Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito degli interventi previsti dalla Legge 15 Dicembre 1999 n° 482 “Norme per la Tutela delle Minoranze Linguistiche Storiche” 6 7 Il progetto Francoprovenzale Lou proudjét Francoprouvénsal par la nostra moda La tutela, la valorizzazione e la promozione delle lingue storiche presenti in uno specifico territorio rappresentano sicuramente un indicatore di civiltà, favorendo l’accrescimento La proutésioùn, la valourizasioùn é la proumousioùn dal lénguès storìquès cou-s- della conoscenza e la conseguente consapevolezza dell’infinita molteplicità degli aspetti trovount eunt in tèritori particoular ou-moustrount d’asgù la counsapévoulossi dl’infinità che concorrono a formare la cultura di un territorio. Il Comune di Ala di Stura è riuscito ad manèrès cou fouormount la cuoltura d’an tèritori. Lou Coumun d’Ala, coun la lédje a cogliere l’opportunità offerta dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482 “Norme in materia 482/99, 15 dzèmbér 1999 “ Norme in materia di tutela delle minoranze storiche”grasie di tutela delle minoranze linguistiche storiche” attraverso una proposta progettuale in aou proudjét andoua la “nostra moda” i-ist ricounousouà ‘na ricossi qui dèout èstri cui il “patois” è riconosciuto come una ricchezza che deve essere tutelata, valorizzata e gouèrnà, valourizà, proumouvouà coùmé ‘na tchoza présiouza par tuti. Ést ‘na roba an promossa come un bene appartenente a tutta la Comunità. baroùn difitchila da pourtà avonti. Fi-n an poc ad tèns fo, parlà a nostra moda i-èrt cazi Organizzare attività di tutela e pgpromozione linguistica è un compito p estremamente ‘na vergogni,gg par p bouneur ancouè sèn tuti qu’èst q ‘na ricossi, qqui djutet a fari crèistri al difficile. L’attenzione che il Comuneune ha riservato alla propria parlata, in un tempo neanche nònnòstrèsstrès mmountagnès. troppo remoto trascurataa SStStoutou llibrot,i distribuì daou come sottoprodotto di una SSpSpourtèlpourtè lingouistic, èst ‘na cultura subalterna, viene oggi ttétéstimounionsiéstimo at coùmé la vista come un valore di cui nnonostraostra llènga èst an patrimoni essere fieri testimoni oltre che sststorictoric é cuoltural coùmé fattore positivo per la crescita aall bblòssèslòs artìstiquès é dli e lo sviluppo della nostraa ppaizadjouaizadj dou nostrou pais. montagna. La diffusione dii quest’opuscolo attraverso loo sportello linguistico che rimarràà aperto durante la manifestazionee più importante per il Paese,e, la festa….., vuol essere unaa concreta testimonianza di comeme la lingua, il nostro patois, sia uunn bene storico e culturale al pariari delle bellezze naturali o artistichehe di cui Paese è ricco, oltre che uunn fenomeno pienamente inscrittotto nella realtà sociale. 8 9 ■ Storia e geografia Francoprovenzale i saraceni erano riusciti ad impadronirsi di Lucera e l’avevano rasa al suolo; Carlo L’alese, la parlata tradizionale di Ala di Stura è una varietà di francoprovenzale, un d’Angiò fece venire dalla Francia dei coloni per assicurare il ripopolamento della città e insieme di parlate di tipo indoeuropeo, appartenenti alla famiglia neolatina. La catena del contado e tale ripopolamento, proveniente da regioni provenzali e francoprovenzali, alpina, che separa a occidente il Piemonte e la Valle d’Aosta dalla Francia, non separa potrebbe essere attribuita l’esistenza di parlate certamente galloromanze nella lontana però le lingue e i modi di vivere delle popolazioni che abitano le vallate del versante capitanata). francese e quello italiano. Le ragioni di questa comunanza linguistica Dalle ricerche svolte presso l’Università di Torino, si può calcolare sopra a 100.000 il totale (di queste minoranze linguistiche o parlate interalpine) sono in primo luogo antropiche dei parlanti patois francoprovenzali nell’intera area (all’incirca la metà della popolazione), visto che il fulcro il centro della vita e delle attività delle comunità alpine sono i colli, ma occorre ricordare che nella bassa Valle di Susa e in parte nelle Valli di Lanzo e Orco luogo condiviso da entrambi i versanti della montagna. Naturalmente queste ragioni (specie in bassa valle) tali parlate sono in uno stadio avanzato di piemontesizzazione. antropiche sono accompagnate da ragioni storiche: molte di queste vallate sono state È importante rilevare, per quanto riguarda parte del ducato di Savoia (quando questo era interalpino), oppure del Delfinato uno i patois francoprovenzali, l’assenza stato che dal 1349 al 1713, pur essendo parte del Regno di Francia, conserva numerose totale di qualsiasi forma di koinè o di autonomie. Infine non bisogna dimenticare le ragioni culturali. standardizzazione, nonché di riferimento ad Quando ci si riferisce alle parlate Francoprovenzali, individuate daGraziadio Isaia Ascoli (G. una lingua tetto. Avviene così che le parlate I. Ascoli, “Schizzi franco-provenzali”) sul finire del XIX sec., si fa riferimento alll’insieme locali assumono ormai una funzione di dei dialetti galloromanzi, una famiglia linguistica formata da parlate affini, diffusi in un sudditanza diglossica rispetto all’italiano, territorio che va all’incirca da Clermont-Ferrand Ginevra e a sud a Grenoble, i distretti oggi sola e incontrastata lingua di cultura francesi disposti a raggiera intorno a Lione, nella Savoia e nella Svizzera Romanda. Al di e si comunicazione, anche intervalliva, di qua delle Alpi l’insieme dei patois parlati nella media e bassa Val di Susa, in Val Sangone, quest’area. Val Cenischia, nelle tre Valli di Perché queste parlate sono definite Lanzo (Val di Viù, Val Grande e Val francoprovenzali? d’Ala), in Val d’Orco, Val Soana e Fu proprio Graziadio Isaia Ascoli (G. I. nelle Valli d’Aosta (ad esclusione Ascoli, “Schizzi franco-provenzali” 1878) della media e alta Valle del Lys sul finire del XIX sec. a definirli tali quando che è di parlata alemannica), e notò l’esistenza di un gruppo di dialetti nei Comuni di Celle San Vito autonomi rispetto sia al francese sia al e Faeto in provincia di Foggia. provenzale, ma che con questi presentava Questi ultimi costituiscono una analogie. Di qui l’origine della definizione colonia linguistica risalente quasi “franco-provenzale”. Questo termine, certamente all’epoca angioina impostosi rapidamente nella letteratura (nel 1269, dopo un duro assedio, specialistica, è tuttavia ambiguo e tende a creare l’impressione che si riferisca ad una zona grigia di transizione o ad un ammasso Didascalia finta didascalia finta di dialetti ibridi, piuttosto che ad una varietà didascalia finta didascalia finta finta didascalia finta didascalia finta linguistica indipendente. Per ovviare a didascalia finta finta didascalia finta questo problema si tende oggi a parlare di finta finta didascalia finta “francoprovenzale” (senza trattino). 10 11 ■ La “Grafia” usata può sempre presentare non solo elementi equivoci per il lettore, ma anche problemi di In tutta l’area francoprovenzale difficile soluzione per chi scrive. Al contrario, una grafia fonetica che segue il principio non c’è un unico modo per scrivere per cui si scrive ciò che si pronuncia è di facile applicazione. La scelta della grafia B. R. il patois nelle sue numerosissime E. L. non è stata dettata unicamente dal riconoscimento ufficiale da parte della Regione varietà. Storicamente quasi ogni Valle d’Aosta (si tratta della prima grafia ufficialmente riconosciuta da un ente pubblico) autore, ogni persona che abbia né dalla sua vasta diffusione, frutto dell’unione di studi scientifici e di uso quotidiano sentito l’esigenza di scrivere nella (nulla viene pubblicato se non si utilizza la grafia ufficiale), non solo, si tratta di una scelta sua lingua materna, ha ideato portata avanti in nome di quell’unità che accomuna tutte le parlate francoprovenzali, di un sistema nuovo, che riteneva quell’esser parte della medesima comunità alpina al di là delle peculiarità proprie di adatto a esprimere la propria ciascuna zona e di ogni idioma. Proprio in nome di questa appartenenza comune ci si varietà. è rifatti alla positiva esperienza valdostana, certi della necessità di mantenere unità e In ogni caso tutti questi sistemi intercomprensione all’interno della comunità francoprovenzale nel senso più ampio. Si di scrittura, adottati più o meno tratta di una grafia semi-fonetica che permette a ciascuna parlata di mantenere le proprie fedelmente o coerentemente, caratteristiche: infatti ogni parola viene scritta così come viene pronunciata. cercano tutti di rispondere alla Le alternative a questa grafia non sono meno efficaci o meno interessanti. necessità di avere una koinè, Non di meno si è preferito utilizzare la grafia B.R.E.L. in ragione del suo uso quotidiano e una forma unica di scrittura della sua conseguente attitudine ad evolversi con il mutare dei problemi e delle necessità per il mondo francoprovenzale. della lingua stessa, dimostrandosi così un
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