Culture Teatrali

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Culture Teatrali CULTURE TEATRALI STUDI, INTERVENTI E SCRITTURE SULLO SPETTACOLO 15, autunno 2006 Direzione: Marco De Marinis Redazione: Insegnamenti di Storia del Teatro e dello Spettacolo e Semiologia dello Spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofi a dell’Università di Bologna (Dipartimento di Musica e Spettacolo, via Barberia 4, 40123 Bologna). Comitato di redazione: Georges Banu (Université de la Sorbonne, Paris III) Josette Féral (Université du Québec à Montréal) Raimondo Guarino (Università di Roma III) Osvaldo Pellettieri (Universidad de Buenos Aires) Arnaldo Picchi (1943-2006) (Università di Bologna-DAMS) Nicola Savarese (Università di Roma III) La rivista esce anche grazie all’apporto volontario e gratuito di un gruppo di laurea- ti e ricercatori in discipline teatrali presso il DAMS di Bologna. Attualmente fanno parte di questo gruppo di lavoro: Fabio Acca, Lucia Amara, Roberto Anedda, Sara Baranzoni, Francesca Bortoletti, Adele Cacciagrano, Monica Cristini, Piersandra Di Matteo, Erica Faccioli, Francesca Gasparini, Tihana Maravić, Silvia Mei, Enrico Pitozzi, Annalisa Sacchi. La redazione di questo numero è stata curata da Silvia Mei. ___________________________________________________________________ Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 7374 del 6 novembre 2003 Direttore responsabile: Marco De Marinis Il prezzo di ogni numero è di Euro 15,50 (IVA assolta). Abbonamento a due numeri Euro 25,82 (IVA assolta) da versare sul conto corrente postale n. 31378508 intestato a Carattere - Via Passarotti 9/a - 40128 Bologna. Per informazioni si può scrivere a: [email protected] Edizioni Carattere - Bologna Editing: (rob.a) grafi ca - Bologna Stampa: Cartografi ca Artigiana - Ferrara Finito di stampare: maggio 2008 S O M M A R I O ARTISTI E UOMINI DI TEATRO a cura di Elena Tamburini 7 Elena Tamburini “Commedia dell’Arte” 15 Annamaria Testaverde “Valente Pittore ed eccellente Poeta”: Giovan Maria Casini tra dramma- turgia e ‘primato della Pittura’ 35 Alessandra Frabetti Appunti per una storia del teatro all’italiana: la centralità di Giovan Battista Aleotti 67 Elena Tamburini Ut theatrum ars: Gian Lorenzo Bernini attore e autore 109 Giovanni Azzaroni Dal palcoscenico alle tele dipinte: l’attore kabuki e l’ukiyo e 125 Elena Cervellati “Tableaux à la plume”: Th éophile Gautier, il balletto e le arti visive 137 Paola Bignami “Altra è la verità nell’arte!”. Oggetti e gesti nel teatro di Tadeusz Kantor 153 Guido Di Palma Peter Brook e la scena: dallo spazio della composizione allo spazio di re- lazione (1945-1962) 171 Arnaldo Picchi La regia e l’attore-personaggio come tecnica di scena Questo volume è stato pubblicato con un contributo dell’Università di Bologna e con il contributo della Compagnia Assicuratrice Unipol S.p.a. Si è inoltre avvalso del contributo del MIUR (PRIN 2006) nell’ambito del pro- getto di ricerca “Figure del performer in età moderna. Documentazione, teorie e tecniche”. ARTISTI E UOMINI DI TEATRO a cura di Elena Tamburini Elena Tamburini “COMMEDIA DELL’ARTE”1 Che si sia preso fi nalmente coscienza della distinzione fra drama e thea- tre (F. Marotti, Lo spettacolo dall’Umanesimo al Manierismo. Teoria e tecnica, 1974) legittimando i documenti iconografi ci (cfr. soprattutto i tre Convegni sul tema promossi da Christopher Balme, Robert Erenstein e Cesare Molinari tra il 1997 e il 2000 e la recente realizzazione dell’Archivio iconografi co Dionysos a cura di Cesare Molinari e Renzo Guardenti) è un fatto da considerarsi con grande soddisfazione. Il che non signifi ca ovviamente giustifi care una sepa- ratezza dei rispettivi studi. Se l’obiettivo principe è contestualizzare e interte- stualizzare i documenti iconografi ci come qualsiasi altro documento (M. De Marinis, Capire il teatro. Lineamenti di una nuova teatrologia, 1988), è sul Th eaterarbeit, sul fare teatro che anche nel caso di questo tipo di documenti occorre mettere l’accento ed è in questa prospettiva che occorre studiare le opere degli artisti, per verifi care se e in che modo la loro particolare creatività giunga a “segnare” la visione e anche l’intero spettacolo. Questo numero di “Culture Teatrali”, giunto buon ultimo dopo una serie di interventi sul tema del rapporto tra teatro e arti fi gurative, lo indaga dunque, questo tema, a partire dagli uomini, dagli artisti, dai modi concreti del loro essere anche uomini di teatro. Che tra artisti e uomini di teatro il rapporto sia stato sempre strettissimo, non c’è dubbio; ma nel momento stesso in cui lo rilevava, Molinari (Presentazione, “Biblioteca Teatrale”, nn. 19-20, 1990, numero dedicato appunto a Teatro e arti fi gurative) osservava che si aveva l’impressione che questo rapporto fosse “più sottile e più pregnante, più intimo e più generico, più immediato e insie- me più problematico” di quanto si potrebbe pensare. Il più naturale di questi rapporti è quello creato da un lavoro che, se non è avviato in collaborazione con autori ed attori, è certamente ad essi contiguo: che a creare scene e teatri fossero il più delle volte chiamati pittori e architet- ti non è fenomeno del solo Rinascimento, ma consuetudine di lunga durata, almeno fi nché, a cavallo fra Sei e Settecento, non si aff erma il mestiere dello scenografo o, come si diceva allora con termine signifi cativo della sua forma- zione e provenienza, del “pittore delle scene”, nonché la professionalità speci- fi ca dell’architetto di teatri. Nei suoi “appunti” sul teatro all’italiana, nati dalle rifl essioni maturate dal magistero di Cruciani, Alessandra Frabetti aff ronta questo periodo e questo nodo cruciali proprio all’interno della cultura in cui una eff ettiva funzione del teatro si può dire nata: perché è nella cultura estense che emergono dapprima l’esercizio regolare del rappresentare e in seguito l’architetto specialmente ad- detto al teatro e la scenografi a come tradizione riconosciuta di modelli. 1 Ringrazio gli amici e colleghi (in ordine alfabetico) Ines Aliverti, Silvia Carandini, Guido Di Palma, Siro Ferrone, Gerardo Guccini, Luciano Mariti per i preziosi colloqui e consigli in rela- zione al complesso dei miei interventi. 7 La fi gura di Giovan Battista Aleotti si rivela in questa prospettiva veramente “centrale”, da un lato riassumendo in sé tutta la versatilità del grande intel- lettuale del Rinascimento, dall’altro esprimendo una concezione “quadratu- ristica” e dunque illusionistica e non costruita del teatro e fi nendo infi ne, lui, architetto, per farsi uomo di teatro nel senso di altissimo interprete di funzio- nalità specifi che e teatrali; e per queste inventando, o creando le premesse per- ché i suoi continuatori inventassero, forme e tecniche per i diversi problemi e le diverse parti dello spazio del teatro. Ma a questo punto la domanda è: tra artisti e uomini di teatro, oltre a que- sto loro naturale convergere nell’ideazione e organizzazione dello spazio del teatro, esistono anche altri tipi di rapporti possibili? Nel corso di queste ricerche alcune risposte sono state date. Benché non preordinati, tutti gli interventi che compaiono in questo nu- mero confi gurano infatti situazioni e apporti diversi: si parla qui di architetti- scenografi (Giovan Battista Aleotti), di pittori-commediografi (Giovan Maria Casini), di artisti-attori (Gian Lorenzo Bernini), di pittori-letterati-critici del teatro (Th éophile Gautier), di pittori del teatro (quelli dell’arte giapponese ukiyo e), di pittori-registi (Tadeusz Kantor e, almeno in qualche misura, Peter Brook). Annamaria Testaverde scrive di un oscuro pittore fi orentino, Giovan Maria Casini, che è anche autore di una commedia, La Padovana. Rappresentata nel 1584, la commedia si vale di un prologo e intermezzi da lui stesso composti; prologo e intermezzi concepiti come altrettanti omaggi alla Pittura e alle Arti Sorelle, e cioè alla Scultura e all’Architettura, sorelle della Pittura perché tutte fi glie del Disegno, secondo la nota teoria del Vasari a cui, come Accademico del Disegno, il Casini dà piena adesione. E l’artista va anche oltre: la Pittura contiene in sé anche l’arte della Retorica, utilizza la Dialettica, contiene i sim- boli dell’Aritmetica, può raffi gurare la Geometria e l’Astrologia ed è per la sua capacità concertativa affi ne alla Musica e per la funzione conoscitiva alla Filosofi a: è dunque, in defi nitiva, l’espressione globale e onnicomprensiva di tutte le Arti, del Trivio e del Quadrivio. Ma la Pittura è anche, come specchio e mimesi della Natura, identifi cabile con la Commedia. Siamo proprio nel cuore di quell’oraziano ut pictura poesis che era allora al centro dei dibattiti non solo nelle Accademie artistiche e che era anche visto dagli artisti come lo strumen- to principe per l’ascesa sociale e l’avvicinamento al mondo dei letterati. In quest’operazione di riabilitazione molti grandi artisti furono personal- mente impegnati: e particolarmente Gian Lorenzo Bernini si rivela, all’inda- gine dello storiografo, personalità di fondamentale importanza anche proprio per la sua capacità di assumere temi e modelli di bassa cultura per rifonderli nella cultura alta, per esempio nel teatro barberiniano; e d’altronde di assorbi- re dalle proprie altissime frequentazioni quei contenuti e quelle teorie che egli poi da par suo rielaborava e applicava. Figlio di uno scultore fi orentino, dalla sua cultura di provenienza egli assimilava l’importanza centrale del disegno come “invenzione” ma, egli aggiungeva, anche come fonte di “vivacità e tene- rezza”. Straordinario artista anche perché strepitoso interprete: dal momento che, come era l’uso in quel tempo e come a lungo si sarebbe continuato a fare, 8 egli usava impersonare “al vivo”, e dunque con accenti di particolarissima ve- rità attinti dalla propria esperienza d’attore, i personaggi da ritrarre per poi riprodurre dallo specchio le proprie interpretazioni. Il concetto aristotelico dell’arte come mimesi del reale, sia pure con diver- se considerazioni, impera infatti nella cultura occidentale almeno fi no alla fi ne dell’Ottocento. Ma ritroviamo tensioni realistiche anche dove meno ce lo aspetteremmo e cioè nelle culture asiatiche, che spesso, nei nostri schemi consolidati, sono frettolosamente accomunate per essere terreni di tutt’altre tendenze.
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