la Casana

Periodico trimestrale della Banca Carige S.p.A. Genova - Italia - n. 4 ottobre-dicembre 2013 - anno LV Tariffa regime libero: Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Genova - Tassa pagata / Taxe perçue la Casana n.4 ottobre-dicembre 2013

Direttore responsabile Antonello Amato

Redazione e segreteria Stefano Pitto

Realizzazione e stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi S.p.A. Cinisello Balsamo (Milano)

Progetto grafico Giacomo Merli, Silvana Editoriale

Impaginazione Robert Emile Huen

In copertina Foto: Giulia Corciolani, Genova.

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Bologna Mario Vianelli (pagg. 38, 39, 40 in alto)

Cervia Archivio fotografico Parco della Salina di Cervia (pagg. 46-49) Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori Finale Ligure (Savona) dei quali si intende rispettare la piena libertà di giudizio. Giuliano Fenocchio (pag. 56) La collaborazione alla rivista avviene solo per invito. La riproduzione totale o parziale degli articoli non è vietata Firenze purché siano citati la fonte e gli autori. Per comunicazioni relative al cambio d’indirizzo o comunque al recapito della rivista si prega Archivio Scala (pagg. 16, 28, 29, 30, 31, 32, 33 in alto) di allegare il cartoncino anagrafico. Genova Autorizzazione n. 439 del 30-10-1958 Andrea Bosio (pagg. 10-15) del Tribunale di Genova Archivio Accademia Ligustica di Belle Arti (pagg. 33 in basso, 37) Archivio Cattaneo Adorno (pag. 21) International Standard Serial Number iT ISSN 0008-719X Fulvio Magurno (pagg. 22-27) Associato all’USPI Studio Leoni (pagg. 50-53) Unione Stampa Luigino Visconti (pag. 18, 19, 34, 35, 36 Periodica Italiana Di questo numero sono state tirate 37.500 copie Il disegno a pag. 6 è stato realizzato da Nadia Viganò Finito di stampare nel mese di gennaio 2014

Banca Carige s.p.a. 16123 Genova via Cassa di Risparmio 15 tel. 010 5792436 http://www.carige.it e-mail [email protected]

Sommario

3 Editoriale a cura di Lissia Rasetto

4 Primo Piano Crescere insieme: verso un’evoluzione lamarckiana dell’economia di Bernardo Bortolotti

6 Incontri Le piante, queste sconosciute 16 di Paola Cavallero Arte e Cultura

10 Giacomo Doria e il Museo di Storia Naturale di Genova di Giuliano Doria 16 Il Cavalier Francesco Maria Queirolo scultore e architetto (1704-1762) di Susanna Canepa 22 La strada di San Giovanni di Enrico Testa 28 Wagner nel bicentenario della nascita. Il viaggio a Genova e l’“accordo della Spezia” 28 di Giuseppe Benelli 34 Il concorso “Giovanni Scanzi” del 1946 di Giulio Sommariva

Il territorio e la sua storia

38 “La ricerca scientifica non è un’attività a cui dedicare una parte della giornata, ma un modo di vivere” di Erminio Namaziano 42 Un curioso aneddoto verdiano di Gian Antonio Dall’Aglio 38 46 Non dimenticare di mettere sale sulle offerte, simbolo dell’alleanza di Dio con voi di Paolo Ibico

50 Echi Carige

54 Notizie in pillole a cura di Guido Conforti

56 Impressioni di Liguria 46 a cura di Lissia Rasetto

Editoriale

Vides ut alta stet nive candidum Neve profonda, e brilla la montagna, Soracte nec iam sustineant onus lontano, là, il Soratte, ora lo vedi silvae laborantes geluque e i boschi, rannicchiati sotto il peso, flumina constiterint acuto. e i fiumi, e il gelo che cattura e punge. dissolve frigus ligna super foco Sciogliti il freddo, legna sopra il fuoco large reponens atque benignius gettane ancora: e l’anfora Sabina deprome quadrimum Sabina, ci versa un vino già invecchiato, puro, o Thaliarche, merum diota. o Taliarco; aggiungi un sorso ancora. permitte divis cetera, qui simul Gli dèi per tutto il resto: stravere ventos aequore fervido hanno sedato i venti deproeliantis, nec cupressi turbinanti tra loro; nec veteres agitantur orni. cipressi ed olmi antichi sono in pace. quid sit futurum cras, fuge quaerere, et Ah il futuro il destino: lascia, fuggi quem Fors dierum cumque dabit, lucro domande e dubbi; e un giorno che ti accade adpone, nec dulcis amores tienilo stretto, amico mio; gli amori sperne puer neque tu choreas, freschi, come le danze: lontana la vecchiaia donec virenti canities abest sempre pronta al lamento. morosa. nunc et campus et areae lenesque sub noctem susurri Ora, piazze e cortili per cercarsi conposita repetantur hora, l’appuntamento è un sussurro di notte, dall’angolo nascosto la risata nunc et latentis proditor intumo che ti aspettavi, traditrice e grata; gratus puellae risus ab angulo e la ragazza, il segno del tuo amore pignusque dereptum lacertis al dito, al braccio, stringe e lascia andare. aut digito male pertinaci.

Orazio, carmina I 9 - Edizione F. Klingner, Leipzig, 1959 - Traduzione di Guido Milanese (2013)

3 Primo Piano Crescere insieme: verso un’evoluzione lamarckiana dell’economia di Bernardo Bortolotti Professore di economia politica, Università di Torino e direttore del Sovereign Investment Lab, Università Bocconi

In un asilo di Haifa, il ritardo con cui i bambini venivano accompagnati a scuola era diventato un problema così serio che la direzione decise di imporre una multa ai parenti ritardatari.

La sanzione però non risolse il problema, anzi: la fre- sperazione della ricerca razionale del profitto attraver- quenza dei ritardi aumentò ancora di più. Cos’era suc- so il sistema degli incentivi manageriali ha portato il si- cesso? La multa, stabilendo un prezzo di mercato per stema finanziario al collasso, causando enormi danni col- la violazione, aveva legittimato un comportamento scor- laterali di natura economica e sociale. Si sta diffondendo retto, attenuando quel vincolo morale di rispetto che i l’idea che il mercato e quindi l’economia capitalistica genitori dovrebbero sentire nei confronti degli insegnanti. su cui si basa non possa operare efficacemente in un Non possiamo certamente trarre conclusioni generali da vuoto morale, e che la dimensione sociale di condivi- questa storia. Il caso dell’asilo israeliano è comunque sione, di solidarietà, di giustizia debba essere in qual- interessante perché illustra un esito di mercato da una che modo riconciliata con la razionalità economica. prospettiva insolita, e ci invita a riflettere su alcuni di- Il mondo di oggi ci racconta una storia diversa. Guar- lemmi fondamentali fra etica e economia. In particola- dando i dati dell’economia più avanzata del mondo, quel- re, è il mercato uno spazio sconfinato in cui possiamo la statunitense, viene in mente il titolo del vecchio libro applicare con successo il paradigma economico o esi- di Emilio Cecchi, America amara, per quanto vertigi- stono limiti morali che è bene non oltrepassare? In al- nosamente sono cresciute le disuguaglianze dei reddi- tre parole, fino a dove possiamo spingere la convenienza ti negli ultimi cento anni. Nel 2012, la quota dei reddi- economica senza corrompere il nostro senso essenzia- ti dell’uno per cento più ricco della popolazione, circa le e umano di giustizia? Queste domande sono rimaste 3 milioni di persone, ha superato il 22 per cento, un da- a lungo sotto traccia, ma la crisi le sta riportando al cen- to mai visto nemmeno negli anni della Grande Depres- tro del dibattito. sione. E’ una nuova Belle Epoque, in cui la ricchezza Dalla fine dell’Ottocento, il problema economico ha co- di pochi convive con la miseria di tutti gli altri. Ma i da- inciso con quello del calcolo razionale: come ottenere il ti più recenti preoccupano ancora di più. Il 95 per cen- massimo risultato in presenza di un dato ammontare di to della ripresa americana che si è realizzata dal 2009 risorse disponibili. Il paradigma dominante si è quindi svi- a oggi, quel 6 per cento di crescita del Pil, è andato ai luppato attorno all’homo oeconomicus e ai suoi tre pila- super-ricchi, il reddito mediano è rimasto fermo men- stri comportamentali: la scelta razionale, la ricerca del- tre molti sono scivolati nella povertà. Il paradosso di og- l’interesse personale e il profitto economico come misu- gi è che la crescita economica, dove c’è, convive con ra della performance. Con poche eccezioni, l’etica, la mo- il default sociale. ralità, le questioni di giustizia sono state considerate pro- Come sosteneva Marx, il capitalismo sta quindi diven- blemi filosofici estranei all’economia, e di fatto relegati al- tando il peggior nemico di se stesso. Negli anni della la filosofia, alla politica, alla legislazione, allo Stato. Grande Depressione, furono Roosevelt e il suo New Deal La crisi finanziaria ha mostrato quanto la dicotomia fra a salvarlo, ma oggi quella politica economica keynesiana etica ed economia, teorizzata nella disciplina e tradot- non funzionerebbe più. Lo Stato (non solo in Italia) è ta largamente in pratica, sia stata devastante. L’esa- ormai un secchio bucato che preleva un’enorme quan-

4 tità di risorse attraverso la tassazione senza riuscire a sa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla.» redistribuirle in maniera efficace. Altre tasse e nuova Utopie? Forse, ma anche il germe antico di nuove teorie spesa pubblica non sarebbero né opportune né politi- che riescano a riconciliare razionalità ed emozioni, pas- camente accettabili. sioni e interessi, contaminandosi anche con altre disci- Che fare allora? Questa diagnosi impietosa del fallimento pline, quali ad esempio le neuroscienze che hanno sco- congiunto del mercato e dello Stato sembra lasciare po- perto le basi neurobiologiche del comportamento empa- che speranze. In realtà, dalle ceneri di un mercato in tico, i famosi “neuroni specchio” di Giacomo Rizzolatti. piena crisi di legittimità e dal fallimento degli stati so- Applicare il principio di empatia smithiano nelle scelte vrani potrebbe partire un’evoluzione lamarckiana del- economiche significa puntare a una crescita economi- l’economia. Nel famoso esempio di Lamarck il collo del- ca condivisa, permeando l’economia di mercato del sen- la giraffa si allunga per raggiungere le foglie sui rami timento morale di giustizia, solidarietà e collaborazio- più alti degli alberi. Allo stesso modo il bisogno di un ne. Nelle imprese, “crescere insieme” significa coglie- nuovo paradigma innescato dalla crisi odierna potreb- re il vantaggio competitivo della collaborazione e della be indurre quel cambiamento necessario per raggiun- distribuzione più equa del valore. Nelle istituzioni, si- gere il prossimo stadio di sviluppo economico. gnifica smettere di accumulare disavanzi e debiti da la- A ispirare questa evoluzione potrebbero essere ancora il sciare in eredità alle prossime generazioni. Nella finanza, padre fondatore dell’economia, Adam Smith, e la sua teo- significa riportare le banche su basi più solide anche ria dei sentimenti morali, riassunta in questa sua famosa se meno remunerative, ma alla lunga più convenienti, citazione: «Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, so- recuperando l’asset più prezioso, quella fiducia che la no chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi crisi ha spazzato via. “Crescere insieme” significa in fon- che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che ren- do ritrovare il senso, il gusto e la bellezza di un progresso dono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da es- economico che sia al tempo stesso morale e civile. Incontri Le piante, queste sconosciute di Paola Cavallero

Stefano Mancuso è docente presso l’Univer- (UNCCD). Coordina numerosi progetti di ri- sità di Firenze, dove coordina il Dottorato in cerca finanziati da UE ed European Space Scienze Agrarie ed Ambientali e dirige il La- Agency (ESA). È accademico ordinario del- boratorio Internazionale di Neurobiologia Ve- l’Accademia dei Georgofili. Editor in Chief di getale (LINV), che riunisce ricercatori delle Uni- “Plant Signaling and Behavior”, rivista inter- versità di Bonn, Paris VII, Kitakyushu, ed Ac- nazionale di Landes Biosciences (USA), e del- cademia delle Scienze di Pechino. Recente- la rivista “Advances in Horticultural Science”. mente, il laboratorio ha aperto una sede pres- Co-fondatore di “International Society for Plant so l’Università di Kitakyushu, in Giappone. È Signalling and Behavior”. Ha vinto nel 2002 Fellow Professor presso le Università di Paris l’”European Award for Innovation & Re- Diderot (Paris VII), Bonn, Kitakyushu (Giap- search”, per il suo lavoro innovativo sulle tec- pone), Uppsala (Svezia), Palach (Olomuc, Rep. niche di misurazione dei flussi ionici in cellu- Ceca). Co-Chair del panel Life Science del le vegetali. Ha vinto nel 2003 il premio “An- Committee on Space Research (COSPAR). Il tico Fattore”, per il miglior lavoro scientifico sul- COSPAR svolge attività di consulenza presso la vite pubblicato nel corso del 2002. Dal 2005 i governi per la ricerca spaziale. Si occupa, inol- collabora con le trasmissioni Geo & Geo e Geo tre, di attività di revisione di studi per agenzie Scienza (RAI 3). Nel 2010, in qualità di co- scientifiche di Francia, Grecia, Portogallo, Fin- fondatore della Neurobiologia vegetale, è sta- landia, Slovacchia, Giappone, organizzazioni to invitato, primo scienziato italiano, come spea- internazionali (ESA, FAO, COI), e fondazioni ker ad Oxford, dalla prestigiosa fondazione (HSFP,Human Science Frontiers Programme). americana TED. È autore di numerosi libri sul- Nel 2007 è stato nominato “International ex- la vita delle piante. L’ultima opera, stampata pert on traditional knowledge for sustainable nell’aprile 2013, “Verde Brillante. Sensibilità development” dal Segretariato dell’ONU per ed intelligenza del mondo vegetale”, scritta con la lotta alla desertificazione, United Nations Alessandra Viola, è già un best-seller italiano Convention to Combat Desertification Stefano Mancuso che presto sarà tradotto per l’estero.

Professore Mancuso, il programma di esplorazione di Mar- so molto chiaramente che anche coloro che avevano su- te si fa sempre più complesso. Nel novembre 2013, dopo perato le selezioni, e dunque già persone con qualità e ner- dieci anni di sviluppo della tecnologia, la Nasa ha inviato vi d’acciaio, non potrebbero convivere per il tempo neces- il nuovo veicolo spaziale MAVEN per raccogliere informa- sario, pensiamo che il viaggio durerà tre anni, in uno spa- zioni su come il pianeta ha perso la sua atmosfera e l’ac- zio così ristretto. Nelle prove a terra si è visto che compa- qua, in preparazione dell’attesa missione umana nel 2030. rivano segni di squilibrio ‘importante’ dopo sette-otto mesi Lei, che è anche consulente dell’Agenzia spaziale Europea, di proiezione nell’ambiente della navicella. Si è provato di diffonde la sua conoscenza sull’intelligenza del mondo ve- tutto per prolungare la resistenza oltre questo periodo. In- getale, di cui non possiamo fare a meno. Qual è il rapporto fine, che cosa ha funzionato? Mettere le piante all’interno tra la sopravvivenza dell’uomo e le piante? dello spazio vitale. L’uomo ha vissuto dentro le foreste, si è evoluto in mezzo alle piante. E la presenza delle piante “L’uomo che andrà su Marte dovrà portare con sé le pian- viene in qualche modo riconosciuta dal nostro codice ge- te. Le piante trasmettono a noi un sacco di influenze be- netico come un elemento familiare dai primordi.” nefiche. Tant’è vero che, anche dal punto di vista psichi- co, l’ambiente dove ci sono delle piante risulta migliore. Ca- Partendo dalla ricerca scientifica, quali sono i punti di for- pisco che qualcuno possa domandarsi: che cosa c’entra za della teoria che ridimensiona la visione antropocentrica lo spazio con le piante? C’entra moltissimo. Le piante non dell’universo? sono solo fonte di alimentazione o di ossigeno. La presen- za delle piante ci rende più sereni. Nel corso delle simu- “Le piante sono probabilmente superiori all’uomo per capa- lazioni del programma di formazione degli astronauti che cità di sopravvivenza, ma non nel senso di intelligenza co- parteciperanno alla spedizione sul ‘Pianeta rosso’ è emer- me la intendiamo riferita all’uomo. Anche se, ogni tanto, esco-

6 no sui giornali frasi attribuite a me, non arrivo ad affermare mi trovo, dentro l’armadio, ci fosse un quintale di nitrato di tanto. Penso, però, che le piante sono dotate di cognizione ammonio, io non avrei alcuna capacità di accorgermente, e coscienza. La coscienza non è la rappresentazione ‘alla Walt se non mi venisse detto. Nella stessa condizione, la pian- Disney’ di Paperino, che ha su di sé da una parte l’angio- ta identifica un milligrammo di nitrato di ammonio attraverso letto e dall’altra il diavolo. Quanto piuttosto esse sono coscienti la radice nel terreno. In questo senso le piante sono mol- del proprio posto e dell’ambiente in cui to più sensibili rispetto agli animali.” vivono. È anche difficile definire la co- scienza nell’uomo. Qualora si presti at- “Come Un altro e diverso tipo di sensibilità? tenzione, ci si rende conto che ogni ri- flessione in proposito è nella forma di “No, ha i sensi che consentono di per- negazione: la definizione ‘non siamo co- possiamo cepire l’interazione, le molecole chi- scienti’, ad esempio, è usata ad indi- miche dell’equivalente funzione del gu- care quando siamo sotto anestesia o do- sapere sto. Facciamo un altro esempio: non po un grave trauma. Le piante sono per- si deve pensare che la pianta abbia fettamente coscienti in quanto in gra- se una pianta naso, orecchie, bocca, perchè le do di conoscere la propria posizione nel- piante sono costruite in modo com- l’ambiente e di ‘sentire’. Hanno sensi sta bene o male? pletamente diverso anche rispetto ad propri, che se paragonati a quelli ani- un animale. Noi associamo alcune fun- mali appaiono molto più sensibili. Si ri- Allo stesso zioni importanti del nostro corpo ad al- tiene che le piante si parlino. Invece cuni organi, il gusto alla bocca, l’olfatto usiamo la perifrasi ‘persona in stato ve- modo in cui al naso, e così via... Le piante non han- getale’ quando non siamo in grado di no organi specifici che raccolgono fun- interagire. È una follia. Le piante sono lo capiamo zioni. Gli animali hanno gli occhi e co- molto sensibili per un motivo abba- gli occhi vedono. Le piante utilizzano stanza semplice: pur non muovendosi tutte le cellule che le ricoprono per per- molto, non riescono a correre via a dif- da qualsiasi cepire la luce. Noi ascoltiamo con le ferenza dagli animali che usano il mo- orecchie. Le piante ascoltano attra- vimento come risposta stereotipata, pos- essere vivente. verso tutto il ‘corpo’. Si capirà subito sono sopravvivere esclusivamente sen- che una pianta è molto diversa dagli tendo ogni minimo cambiamento at- Bisogna amarla” animali. Le funzioni sono diffuse su tut- torno a sé. Sono in grado di percepire ta la pianta. Associare una funzione con molto anticipo che qualcosa sta ad un organo è molto pericoloso. Se cambiando e metter in atto strategie di modifiche sia anato- qualcuno ci toglie il fegato, noi esseri umani moriamo. Una miche che fisiologiche.” pianta non può permettersi di avere degli organi, si è evo- luta per essere soggetta alla predazione animale. Una pian- Ne siamo sicuri? Anche degli animali si dice che abbiano ta sa che sarà mangiata dagli animali. Le piante hanno scel- la capacità di prevedere catastrofi naturali... to di restare ferme ed utilizzare il sole come fonte energe- tica. Gli animali vengono a valle di questa grande scelta, “Gli animali sono molto più sensibili rispetto all’uomo. perchè possono sopravvivere solo attraverso la predazione. Le piante sono ancora più sensibili degli animali. È una Le piante si sono evolute per quattrocento milioni di anni scala su cui sono pronto a sostenere qualunque con- per soffrire il meno possibile il problema dell’immobilità. La traddittorio.” pianta non ha organi vitali tali che, una volta rimossi, por- tano alla morte, ma è costruita attraverso una ripetizione Su quali basi? continua di moduli che sono molto simili. Se io la taglio, ri- crescerà. Se io taglio un organo umano, non metto in mo- “Pensi che la pianta non ha possibilità di spostarsi. Affin- to un analogo meccanismo di rigenerazione. Mette in atto chè possa sopravvivere a cambiamenti climatici, oppure al- i concetti di ‘resilienza’ di cui oggi si parla spesso. Possia- l’inquinamento, l’unico modo che ha a disposizione è per- mo togliere il novantacinque per cento di una pianta ed es- cepire il prima possibile la variazione per modificare in mo- sa continuerà a vivere.” do sostanziale la propria anatomia. In gergo, usiamo l’e- spressione ‘è fenotipicamente flessibile’, che significa ‘mo- Ma anche le piante muoiono. dificare il proprio corpo’, abilità che pochi hanno. La pian- ta può fare tutto questo se sente in tempo. Una pianta ha “Certo tutte le piante muoiono. Gli animali sono individui, sensi che gli animali non hanno. Se nella stanza in cui io dal latino ‘individuum’ indivisibile. Se io vado in un bosco

Incontri 7 e taglio mezzo cespuglio di more, l’altra metà continuerà scopici, nell’ordine di diversi centimetri. Una foglia, ad esem- a vivere.” pio, si muove, e tanto, e poi torna nella posizione iniziale.”

Ci sono tecniche di potatura... Che cosa le dirige a muoversi?

“Le tecniche ci sono, ma non stiamo parlando di interventi “Un sacco di motivi. Per competere con le piante circostanti, umani.” per muovere le proprie foglie nella posizione più consona a ricevere una buona qualità di luce, per dormire. Le pian- Se facciamo una potatura senza perizia, la pianta non rischia te cambiano posizione tra giorno e notte, e nella notte si di morire? mettono a riposo. Come per gli animali, ognuno ha una pro- pria posizione di sonno, così per le specie vegetali, ognu- “Abbiamo presente le potature che vengono fatte agli al- na adotta la posizione migliore, che può essere visibile an- beri in città? Praticamente resta un palo. Nonostante l’or- che ad occhio nudo dalle foglie: piegate verso il basso, at- ribilità e la staticità di questo intervento, essi non muoio- torcigliate, rivolte verso l’alto.” no. Proviamo a fare altrettanto con un animale... Le pota- ture fatte nei viali sono opera di ‘pazzi sadici’, non affatto Qualora stimolate, le piante comunicano una risposta agli corrette. Le potature classiche in città sono fatte in quella esseri umani? maniera atroce perchè, nella maggior parte dei casi, il le- gno che si ottiene può essere trattenuto dal potatore, che “Non abbiamo molto da fornire alle piante. Le piante per- tende a tagliare il più possibile. In natura, le piante sono cepiscono perfettamente anche il tocco. Il tipo di risposta in grado di riparare il taglio. Questo ci fa capire che le pian- è molto diverso da quello che ci immaginiamo. Una pian- te fanno tutto quello che gli animali fanno ma in modo di- ta ferita emette una sostanza che emana messaggi volati- verso, un modo a noi forse meno evidente. A non tutti noi li per avvertire altre piante del pericolo, e questo avviene per lo meno. Noi tendiamo ad associare la presenza di una anche durante gli incendi. Normalmente sono messaggi as- funzione ad un organo. Nelle piante, non essendoci gli or- sociati ad attacchi da parte di animali, come il bruco che gani, le equivalenti funzioni sono distribuite.” arriva su una foglia. Lo scopo è di comunicare alle altre pian- te che è il momento di attuare delle difese.” Come viene misurata l’intelligenza delle piante? Per esempio? “Semplicemente. Tutti possiamo notare che le piante si muo- vono, e nonostante la condizione di ‘immobilià’, ossia l’esse- “Ci sono molte difese. Uno dei meccanismi più semplici è re radicate al terreno. È il normale risultato di questa cono- produrre sostanze che rendano il proprio corpo o indigeri- scenza che abbiamo sul mondo vegetale affermare che le pian- bile o tossico. Sennò esistono strategie molto più complesse. te hanno una propria forma di intelligenza. Quando lo dico Quando la pianta viene aggredita da un insetto erbivoro, ricevo incredulità: ‘com’è possibile che una pianta sia intelli- attira i nemici di questo insetto, secondo il principio che gente se sta in un punto fermo e fa nulla?’, mi chiedono. Mi noi uomini conosciamo ‘il nemico del tuo nemico è tuo ami- torna in mente un telefilm di Star Strek, che vidi da ragazzi- co’. Le piante fanno la stessa cosa: mentre il bruco man- no. Ad un certo punto il capitano Kirk arriva su un pianeta gia la foglia, emettono molecole che attirano le vespe che dove tutti gli spostamenti sono prossimi alla velocità della lu- attaccono il bruco. Hanno una coscienza elaborata dal lo- ce. Ebbene, queste forme di vita, velocissime, non riusciva- ro codice di evoluzione, codificata nel genoma, che per- no a percepire i movimenti degli umani. E quindi li ritenava- mette queste risposte sofisticate.” no inorganici, fermi, come noi possiamo considerare le pian- te. È lo stesso atteggiamento che noi abbiamo verso le pian- Come si fa a capire una pianta? te. Io rispondo esortando a cercare banalmente online infor- mazioni sulle tecniche di ‘time lapse’, fotografia intervallata, “La regola principale che si dovrebbe seguire è: rispettarle. ed i relativi programmi, gratuiti, per la visione. La maggior par- Le piante dovrebbero avere diritti come gli animali, ed ovvia- te delle fotocamere digitali ha la funzione per fare scatti se- mente come l’uomo. La storia dell’uomo e dei diritti che l’uo- condo un intervallo programmato. Se uno prende un caval- mo ha dato a sé e, poi, anche agli animali si evolve. Se pen- letto, appoggia la macchina fotografica davanti ad una qua- siamo che un tempo moglie e figli erano considerati alla stre- lunque pianta, imposta la macchina per prendere uno scat- gua di qualcosa di cui si poteva disporre... Credo che si ar- to ogni cinque minuti, e così di seguito per due giorni, nel- riverà a riconoscere anche i diritti delle piante. Le piante han- l’osservare la sequenza finale si accorgerà che le piante si dan- no una vita sociale, mettono in atto strategie sofisticate. Le no un gran daffare. E, prima di tutto, si muovono tantissimo piante possono fare a meno degli animali, non viceversa. Se in assenza di vento, di loro sponte. Sono movimenti mascro- le piante scomparissero, scomparirebbe la vita dal pianeta.

8 Incontri Dico che le piante sono fondamentali alla vita, anzi di più: le smi intelligenti, ed ovviamente accompagnando questa fi- piante sono la vita stessa. Come si fa a non dotare di diritti losofia con lo studio, perchè solo guardare non basta, ap- ciò che rappresenta la vita del pianeta? Disboscando foreste paiono creature eccezionali. Salta agli occhi che sono es- stiamo commettendo un grande delitto. Se vogliamo capire seri particolarmente interessanti.” le piante che stanno nei nostri giardini o nelle nostre case dob- biamo affidarci alla conoscenza ed al buonsenso. Come pos- Ci si immagina che lei abbia un personale successo sulle siamo sapere se una pianta sta bene o male? Allo stesso mo- piante, grazie alla sua conoscenza. do in cui lo capiamo da qualsiasi essere vivente. Bisogna amar- le. Se il grado di percezione delle persone ritiene che le pian- “Crescono molto bene, ne ho tante in ufficio, in laborato- te non le riguardano o siano quasi soprammobili, il risultato rio, ed anche a casa, in interno ed esterno. Il mio approc- sarà quello che anche la nostra vita sarà meno tutelata. Bi- cio può sembrare semplicistico, ma ripeto: bisogna amar- sogna affinare la nostra intelligenza per capire che nei con- le. Io le guardo e sono contento che stiano lì, vicine. Quan- fronti di un animale siamo finalmente arrivati a sgridare il bam- do mi accorgo che c’è qualcosa che non va cerco di im- bino che lo maltratta, ma non ho mai sentito ai giardini una maginarmi, che cosa può essere accaduto. Certo, si comincia mamma che corregge il bambino che sta strappando le fo- sempre dal controllo dell’acqua che hanno a disposizione, glie ad una pianta, e questo normale non è. Le piante sono se la luce è rimasta invariata.” organismi complessi, non dimentichiamolo. Nessuno di noi penserebbe di curare un familiare con superficialità. Spesso È vero che alle piante ‘piace’ la musica? le piante hanno esigenze particolari, ma ci si limita ad an- naffiarle, come se questo fosse il rimedio generale. Molte vol- Non è che le piante siano in grado di ascoltare la musica, te, l’acqua non solo non risolve, ma peggiora la condizione. ma è vero che sono sensibili alla frequenza sonora, per cui E basterebbe avere l’accortezza di tastare la terra col dito, qual- quella bassa, diciamo attorno ai 100 Hz è gradita dalle pian- che centimetro sotto la superficie, per verificare se c’è umi- te, non si sa ancora bene come. Se facciamo germogliare dità oppure è davvero il momento di intervenire con l’acqua. un fagiolo, vediamo la piccola radice. Dopodichè lo espo- ‘Motus in rebus’, è sempre necessario agire di conseguen- niamo ad una sorgente sonora, che emette frequenze par- za. Il consiglio che mi sento di dare è osservare le piante e ticolari. Ci accorgeremo che la radice cresce verso la fon- cercare di comprenderle. A volte un malinteso amore, sia chia- te sonora che ha una bassa frequenza. Se usiamo una sor- ro, porta allo stesso risultato. Gli uomini tendono a non an- gente sonora ad alta frequenza vedremo che la radice cre- naffiare, le donne ad annaffiare troppo spesso. Le piante so- scerà allontanandosi dalla sorgente. Poi, certo, ci sono an- no un mondo talmente vasto da comprendere, che va dal- che evidenze sperimentali sulla vite, che esposta a bassa l’esemplare di 6500 tonnellate di massa che vive per tremi- frequenza sonora matura più in fretta ed è anche più ric- la-quattromila anni, sino alla Arabidopsis, la più facile da col- ca di polifenoli, composti antiossidanti.” tivare, la ‘star’ di qualunque laboratorio di fisiologia vegetale e che ha un ciclo vitale di poche settimane. Sono tutt’e due Com’è arrivato a scrivere un libro sulle piante di grande suc- piante, ma con lunghezza della vita completamente diversa. cesso che sarà tradotto in tedesco ed inglese? Anche le piante muoiono. Sono più resistenti degli animali, ma se arriva un bulldozer e spiana mezza Amazzonia, o quan- “La mia attività scientifica è legata anche ad un aspetto di- do manca l’acqua in una zona dove è sempre piovuto..., le vulgativo, ma in Italia non abbiamo una grande tradizione piante non possono reagire. In termini più ampi posso dire in questo senso. Per anni mi sono sentito chiedere da chi che quando una pianta muore c’è sempre un ‘interesse’ a ascoltava i miei discorsi sulle piante ‘professore, ha scrit- che muoia. Quando si mantiene lo stress in limiti accettabi- to un libro?’. La risposta era no. O meglio, ho scritto diver- li, la pianta è in grado di resistere.” si libri scientifici che sconsiglio a chiunque di comprare per- chè non ci si capisce nulla. Io ritengo che uno scienziato Il suo amore per le piante è nato con un colpo di fulmine? deve essere in grado anche di divulgare il proprio lavoro al di fuori del laboratorio. Se non sei in grado di spiegare in “Mica tanto. Se mi si chiede se la mia convinzione sulle modo molto semplice la tua materia vuol dire che non ce capacità delle piante era già tale da ragazzo rispondo di no, l’hai molto chiara.” è frutto di un percorso di studi e ricerche. Dopo la laurea, precisamente durante il dottorato. Io studiavo la radice del- Concludendo, viene in mente la figura di San Francesco D’As- le piante, come rispondeva a determinati parametri, ai fe- sisi: nel creato siamo tutti fratelli e sorelle. nomeni di stress. Lì ho capito l’incredibile capacità delle piante di muoversi, di trasformarsi, di interagire in manie- “Precisamente. San Francesco aveva capito tutto. Era sta- ra molto brillante. Ho cominciato ad osservare le piante con to un pioniere, gli studi scientifici nelle epoche successive altri occhi, se si inizia a pensare alle piante come organi- hanno confermato la sua intuizione.”

Incontri 9

Arte e Cultura Giacomo Doria e il Museo di Storia Naturale di Genova di Giuliano Doria

Cent’anni fa, il 19 settembre 1913, moriva Giacomo Doria; Raffaello Gestro, che fu suo strettissimo collaboratore, grande naturalista e museologo, lo descrisse come “un astro di prima grandezza tra i naturalisti”

e gli riconobbe “la dote d’infondere negli altri il proprio en- Nei primi anni Sessanta, organizzò una perlustrazione del tusiasmo” e la caratteristica di essere “un suscitatore di Golfo di La Spezia ottenendo interessanti risultati soprat- energie”. Poco meno di un anno prima, il 17 ottobre 1912, tutto in campo malacologico, partecipò alla fondazione in occasione della riunione annuale della Società per il Pro- dell’Erbario Crittogamico Italiano, fondò l’Archivio per la gresso delle Scienze, era stata inaugurata l’attuale sede del Zoologia, l’Anatomia e la Fisiologia e soprattutto iniziò a Museo Civico di Storia Naturale di Genova. tessere rapporti con i maggiori naturalisti italiani. Il 25 novembre 1913, durante una solenne commemo- Nel 1862 partecipò, in qualità di naturalista, alla Missio- razione di Giacomo Doria, il Consiglio Comunale di Ge- ne diplomatica del Governo italiano presso lo Scià di Per- nova deliberava di intitolare il Museo a suo nome. sia; quando la missione terminò e i suoi componenti tor- Tre date di un secolo fa, quindi, particolarmente signifi- narono in Italia, Doria decise di restare e percorse il pae- cative e concentrate in un arco di 13 mesi: la morte di se compiendo raccolte zoologiche insieme ad Abdul Ke- Doria, la nuova sede del Museo, il nome del Museo; fi- rim, dapprima cuoco e poi valido collaboratore nella rac- niva una fase e ne iniziava un’altra ma era forte, e lo è colta e nella preparazione degli esemplari. Tornato alla tutt’ora, lo strettissimo e profondo legame tra l’uomo e fine del 1863, si dedicò sia allo studio e alla cataloga- l’istituto scientifico; è utile citare ancora Gestro: “la bio- zione delle collezioni persiane sia all’incremento di quel- grafia di Giacomo Doria non può essere disgiunta dalla le relative alla fauna ligure; per la realizzazione del dise- storia del Museo Civico”. gno di un raro pesce pescato nel Golfo di Genova, gli ven- Figlio di Giorgio Doria e di Teresa Durazzo, Giacomo nac- ne segnalato Raffaello Gestro col quale instaurò un rap- que nel 1840 a La Spezia e fin da ragazzo si appassionò porto di amicizia e di lavoro durato cinquant’anni; si può allo studio delle scienze naturali con le frequentazioni del dire che Gestro fu il vero braccio destro di Doria nella ge- botanico Ferdinando Rosellini, dell’Abate Armand David e stione del Museo di cui poi fu valentissimo direttore. di Luigi de Negri, tassidermista dell’Università di Genova. Nel 1864 Doria conobbe il botanico Odoardo Beccari che Dato che la famiglia trascorreva i mesi estivi a La Spe- stava progettando un’esplorazione in luoghi lontani: deci- zia, fu proprio nel Golfo che iniziò una collezione di mol- sero di compiere il viaggio insieme e scelsero come meta luschi e nelle aree circostanti si dedicò all’osservazione l’isola di Borneo ricchissima di specie animali e vegetali. e alla raccolta di altri reperti naturalistici, spesso insie- Doria e Beccari partirono nell’aprile del 1865 e, giunti sul- me al giovane Giovanni Capellini, che diventerà profes- l’isola, iniziarono, aiutati da Kerim, la raccolta e la prepa- sore di geologia all’Università di Bologna. razione di piante e animali con notevoli risultati nonostan- te i disagi provocati dall’alta temperatura e dall’elevata umi-

A fronte dità che causavano una rapida decomposizione. Il Museo Civico di Storia Naturale di Genova “Giacomo Doria”. Doria, per ragioni di salute, dovette far ritorno in Italia nel

11 febbraio del 1866, mentre Beccari rientrò due anni dopo. merosi esemplari della fauna regionale tra i quali è giu- Le collezioni che si erano formate soprattutto tramite i viag- sto ricordare la serie di Chirotteri che costituirà la base gi in Persia e sull’isola di Borneo erano di considerevoli per un lavoro di notevole valore scientifico scritto da Do- dimensioni e Doria ritenne che fosse giunto il momento ria nel 1887. per la fondazione di un museo di storia naturale; nel frat- Nel 1870 vide la luce il primo volume della rivista scien- tempo il Comune di Genova aveva ricevuto in dono la col- tifica “Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Ge- lezione paleontologica di Lorenzo Pareto e quella mala- nova”. La pubblicazione aveva lo scopo di illustrare i ma- cologica di Odone di Savoia, e aveva acquistato la Villet- teriali del Museo e, inviando i volumi agli altri musei e ta di Negro per cui, con delibera di Giunta nel marzo 1867, istituti, di farli così conoscere alla comunità scientifica in- venne stabilito di destinare questo edificio a Museo Ci- ternazionale; in cambio giungevano riviste da tutto il mon- vico di Storia Naturale e di nominare Doria alla direzio- do che arricchivano la biblioteca rendendola un validis- ne. Quando i lavori per adattare la palazzina alla nuova simo strumento per lo studio e l’aggiornamento. Si è poi destinazione furono ultimati, le collezioni vennero traspor- continuato a stampare e scambiare il volume degli “An- tate e sistemate nei locali: lo spazio era ridotto ma si ri- nali” e ad oggi i contributi pubblicati sono più di 2.100 uscirono a ricavare anche delle zone per i laboratori, la da parte di quasi 800 naturalisti. biblioteca e gli uffici. Il Museo divenne un polo scientifico frequentato da pro- Giacomo Doria, intanto, visitò i più importanti musei eu- fessori universitari, cultori delle scienze naturali e da spe- ropei per instaurare rapporti scientifici e colse l’occasio- cialisti di tutti i gruppi zoologici, che potevano trovare ric- ne per acquistare importanti collezioni ornitologiche ed chi materiali da studiare e rari volumi da consultare. entomologiche. Nel frattempo il Museo iniziò ad organizzare e sostene- Oltre a Doria, Gestro e Kerim, il Museo era frequentato, re spedizioni scientifiche nelle più lontane zone della ter- tra gli altri, da Arturo Issel che si occupava della colle- ra e gli esploratori, in procinto di partire, ricevevano pre- zione malacologica mentre fu nominata preparatrice Ca- cise indicazioni e consigli su come raccogliere e conser- rolina De Negri, figlia di Luigi. vare i reperti; tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del No- Il patrimonio del Museo si arricchiva con l’apporto di nu- vecento giunse infatti al Museo un’impressionante quan-

12 Arte e Cultura tità di materiali zoologici esotici. Le mete dei principali ni dalla morte di Giacomo Doria”, nel giugno di quest’an- viaggi furono: l’arcipelago indo-malese (visitato da Odoar- no è stata effettuata un’operazione di restyling dell’edi- do Beccari, Elio Modigliani e Lamberto Loria), la Nuova ficio: grandi sagome colorate di animali sono state stam- Guinea (Luigi Maria D’Albertis), la Birmania (Leonardo pate su uno speciale supporto di PVC microforato per co- Fea), l’Africa orientale (Orazio Antinori, Arturo Issel, Eu- prire due ordini di finestre della facciata permettendo al genio Ruspoli e Vittorio Bottego), l’America latina (Gia- Museo di dichiarare all’esterno il proprio contenuto: la sto- como Bove, Luigi Balzan e Guido Boggiani), le isole del- ria naturale viene raccontata attraverso l’esposizione, le l’Africa occidentale, Capo Verde, S. Thomé, Fernando Poo mostre temporanee, l’attività didattica, le conferenze, i con- e Annobon (). vegni, l’attività scientifica. Intanto Doria ricopriva cariche sempre più prestigiose, an- Il visitatore che entra trova una ricca esposizione di 7.000 che se spesso si rammaricava del tempo sottratto agli stu- animali, minerali e fossili provenienti da ogni parte del mon- di: Consigliere e Assessore Comunale, Sindaco di Geno- do e disposti in 23 grandi sale su una superficie di 5.000 va, Senatore del Regno e Presidente della Società Geo- metri quadrati ... si tratta “solo” della punta di un iceberg: grafica Italiana. nei due piani dell’edificio non aperti al pubblico sono in- Per il grandioso afflusso di materiali, lo spazio alla Villet- fatti conservate le collezioni scientifiche di studio, con più ta di Negro era divenuto ormai insufficiente e si consi- di 4,5 milioni di esemplari, che dai più antichi reperti rac- derava necessario un ingrandimento del Museo; alla fi- colti da Doria sono via via aumentate con le esplorazioni ne del 1892 Doria prese contatti con il Sindaco Podestà ottocentesche, con le raccolte del personale scientifico del per sottoporgli il problema ed avviare l’iter amministrati- Museo, con le acquisizioni e le donazioni; questo ricchis- vo. L’anno successivo Gestro, insieme all’Ingegnere del simo patrimonio della città di Genova viene opportunamen- Comune Clodoveo Cordoni, visitò i più importanti musei te conservato, catalogato e studiato da specialisti interni naturalistici d’Europa per trarre elementi utili alla proget- o provenienti da tutti i paesi del mondo. tazione di un nuovo edificio per il Mu- seo di Genova. Una volta realizzato il progetto e in- dividuata l’area per la nuova costru- zione, i lavori preparatori iniziarono il 7 novembre 1905 e i locali di Vil- letta di Negro vennero definitivamen- te sgombrati il 6 maggio 1912 e Ge- stro scrisse “non senza commozio- ne mi staccai quel giorno da quel luo- go incantevole, dove avevo trascor- so i migliori anni della mia carriera zoologica”. Dal 1908 però la salute di Doria ave- va iniziato a peggiorare e solo rara- mente egli lasciava la sua residenza di Borzoli dove si era ritirato fin dal 1901; soltanto poche volte visitò il nuovo Museo in costruzione e non ri- uscì nemmeno a partecipare all’inau- gurazione. Si chiuse così la vita di Giacomo Do- ria che dedicò le sue energie alla fon- dazione e allo sviluppo del Museo Ci- vico di Storia Naturale di Genova; sembra quasi che abbia vissuto il tempo sufficiente per poter dar vita al “nuovo” Museo e passare il testi- mone alle persone che hanno suc- cessivamente lavorato nell’istituto. Proprio in una data intermedia tra i “100 anni del palazzo” e i “100 an-

Arte e Cultura 13 Le ricerche effettuate sul materiale por- tano ancora alla scoperta di specie nuo- ve tanto che sono più di 15.000 i “ti- pi”, gli esemplari cioè utilizzati dagli scienziati per descrivere forme inedite. Tra poco più di tre anni, nel marzo del 2017, il Museo “Doria” raggiun- gerà il ragguardevole traguardo dei 150 anni, una lunga storia iniziata da una passione e che continua con lo stesso impegno nel tutelare questo magnifico archivio della biodiversità.

In alto Vetrina dedicata agli Ursidi e ai Canidi. Genova, Museo Civico di Storia Naturale “Giacomo Doria”. Sotto Lato dello scalone: Squalo bianco e Cagnaccio. A fronte in alto Vetrina con cranio di Elefante africano. Sotto Vetrina dei Felidi.

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Arte e Cultura Il cavalier Francesco Maria Queirolo scultore e architetto (1704-1762) di Susanna Canepa

Il maestro genovese è sconosciuto a molti in terra d’origine, mentre gode di universale fama a Napoli come uno dei più dotati scultori del sec. XVIII.

In quella città, moltitudini di turisti in visita alla Cappella San- Immacolata, della chiesa di Sant’Antonio da Padova a Kytlice, severo si stupiscono di fronte al prodigioso talento che l’artista nella Repubblica Ceca2, scolpita a tutto tondo in Roma, nel 1752, seppe esprimere nella sua più celebre opera: Il Disinganno. Una e proposta l’anno seguente dall’autore all’Accademia di Pittu- figura maschile - concepita per simboleggiare il riscatto dal vi- ra e Scultura in Genova. La vendita in patria non ebbe allora zio - si libera da un’avvolgente rete, così realistica da aver ali- esito, come si vedrà in seguito. mentato la leggenda dell’alchemica pietrificazione di un vero Ritornando alla vicenda giudiziaria, nell’elenco degli oggetti tessuto. Lo stesso fiabesco procedimento avrebbe permesso che i contendenti avrebbero dovuto vicendevolmente resti- di rendere con impalpabile leggerezza i veli sul corpo del Cri- tuirsi, è di qualche interesse la richiesta del principe per ri- sto morto e della Pudicizia togliendo agli autori Giuseppe San- avere un modellino in cera dell’altar maggiore, sebbene tale martino e Antonio Corradini il merito della realizzazione di altri notizia non sia risolutiva per attribuire all’artista l’invenzione due insuperabili capolavori. Nondimeno affascinante è la spet- dell’opera nelle forme pervenute 3. tacolare messinscena di tutte le altre effigi marmoree: una dis- posizione che trova il fulcro visivo nell’altorilievo della pala del UN AMMIRATORE LIGURE presbiterio ove ai piedi di Cristo deposto dalla croce, le rocce Nel 1762, Carlo Giuseppe Ratti riconobbe i meriti del maestro del monte Calvario travalicano il riquadro per scendere a for- in una biografia dove considerò a tal punto le qualità dello scul- mare in un sol blocco l’altar maggiore. Non si sa con certezza tore genovese da sostenere che né i “Fidia, i Prassitele, i Mi- a quale artista assegnare questa “capricciosa idea”, né si può chelangioli e i Bernini” giunsero a tale finezza nel lavorare il mar- dimostrare - come si vorrebbe - una progettazione dello scul- mo e valutò più ammirevoli le sue delicatezze stilistiche di quel- tore genovese anche considerando che nel 1752, dopo la mor- le espresse nella Dafne di Palazzo Borghese. L’erudito savone- te di Corradini, egli assunse il ruolo di architetto e di sovrinten- se scandì nel suo scritto i tempi dell’affermazione professiona- dente di tutto il palinsesto decorativo 1. È altresì certificato che le dell’artista: dall’apprendistato a Genova presso il celebre Ber- Francesco Queirolo fu l’artefice del maggior numero di statue, nardo Schiaffino, all’attività in proprio, prima nella città natale, alcune incompiute a causa del contrasto che sorse con il com- poi in Roma dove iniziò ad operare con Giuseppe Rusconi a mittente per compensi non retribuiti. Ne seguì una causa co- San Pietro, per proseguire con lavori a Santa Maria Maggiore, raggiosamente sostenuta dall’artista contro l’influente membro alla chiesa della Missione a Montecitorio, a Sant’Andrea delle di un nobile casato e conclusa con il riconoscimento delle sue Fratte, alla fontana di Trevi. Si dà notizia, inoltre, di un Davide ragioni da parte del tribunale, ma senza il recupero dei credi- inviato a Napoli in dono al re, la cui spada “sì sottilmente lavo- ti. Tra questi, il ricorrente annoverò la spesa per il trasporto da rata era in tutti i suoi finimenti, che sembrava cosa impossibi- Genova di una statua in marmo della Concezione su ordine di le a farsi”4 . Quanto riferito da Ratti trova riscontro nelle parole Sansevero, “il quale dopo averla posseduta per anni sei, non di Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, che assunse più la volle”. È lecito supporre che si trattasse della Madonna al suo servizio Queirolo: “…avendo inteso da molte persone il grido e la fama acquistatasi esso Signor Cavaliere Francesco A fronte Francesco Queirolo, Il Disinganno. Napoli, nella professione della scoltura in marmi per le sue opere e sta- Museo della Cappella Sansevero. tue fatte ed esistenti nell’Alma Città di Roma e delle inviate al-

17 trove di tutta perfezione e bellezza e per avere specialmente lizia. Nonostante la lontananza, la relazione non si interrup- osservata la statua rappresentante un Davide, regalato anni ad- pe, ma proseguì con uno scambio di lettere e con la com- dietro a Sua Maestà Siciliana nostro Signore, la quale statua fu missione, nel 1751, di un ovale raffigurante l’Immacolata Con- da tutti gl’intendenti grandemente applaudita…” 5. cezione. Resta la difficoltà di una piena comprensione dei ma- noscritti essendo pervenuti solo quelli in partenza da Geno- LA PROTEZIONE DI UN CARDINALE GENOVESE va trascritti nei volumi di copialettere dell’Archivio Durazzo. Fu ancora Carlo Giuseppe Ratti a riferire della protezione di Gio- Ogni missiva richiederebbe, inoltre, un’indagine per ricono- vanni Battista Spinola, promotore di opere affidate a Queirolo scere quali opere furono solo proposte al maestro e quante in Roma e sostenitore del conferimento del cavalierato. Oggi, ebbero compimento. I limitati spazi di questo saggio consen- un ulteriore incarico trova conferma in un inedito documento tono solo le seguenti abbreviazioni: recentemente ritrovato: nel 1742 un carrettiere assoldato dal- l’artista si impegnò a trasportare più volte, da Roma, i “marmi ADGG (Archivio Durazzo, Giustiniani, Genova) componenti un altare per la Chiesa Cathedrale di San Pietro Archivio Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo di Subiaco, che fa fare l’Em.mo Cardinal Spinola”6 allora aba- Registro di Giuseppe Maria Durazzo n.131. Copialettere. Let- te commendatario dei beni ecclesiastici di quel territorio. tera 853. Il 2 luglio 1745, l’altar maggiore “di fini marmi e squisito la- Destinatario: Francesco Maria Queirolo, Roma. voro” della collegiata fu consacrato dallo stesso prelato7 . Ri- 13 maggio 1739 cerche più approfondite potrebbero individuare se i citati mar- Giuseppe Maria Durazzo riferisce che i Protettori dell’Ospe- mi siano andati completamente distrutti durante i bombar- dale di Pammatone in Genova desiderano far scolpire degli damenti dell’ultimo conflitto bellico o se dei frammenti sia- ovali in marmo da porre negli altari a lato di quello di Cate- no stati recuperati. rina Fieschi, nell’omonima chiesa. All’artista vengono invia- te le figure da rappresentare e le misure, si richiede, inoltre, UN GRANDE ESTIMATORE A GENOVA: il preventivo di spesa. GIUSEPPE MARIA DURAZZO “…Questi Ill.mi Signori dello Spedali Grande detto di Pamma- Un rapporto di considerevole stima legò Giuseppe Maria Du- tone dopo aver nella loro chiesa aggrandito e sontuosamente razzo, figlio di Marcello I dei marchesi di Gabiano, allo scul- ornato il Sacro Deposito della Nostra Santa Caterina, desidera- tore. Gli esordi documentati del loro sodalizio partono dalla no ivi anche formare due altari laterali per comodo de’ nume- data del 10 settembre 1729, quando il giovane artista rice- rosi celebranti che vi concorrono singolarmente nelle novene […] vette 462 lire in pagamento del bassorilievo in marmo con la e parendo che la simmetria del luogo esigga che detti altari sia- Fuga in Egitto destinato alla nuova piccola chiesa edificata a no con ovati di marmo a basso rilievo, stavano progettandone Sestri Levante presso Palazzo Durazzo8. Successivamente, la il concerto con tal’uno di questi scultori. Ciò pervenuto a mia partenza per Roma di Queirolo rimandò la realizzazione del- notizia ho stimato possa a V. S. esser molto piacevole l’assonto le quattro statue previste per le nicchie della cappella genti- di dette opere per motivo non meno di pietà, che per traman- dare alla Patria un contrasegno del pro- prio valore che ne perpetui con applau- so la memoria. Vedrà Ella nell’acclusa car- ta in quali misure si desiderino e quali fi- gure si voglino rappresentare. Detti ova- ti, e da ciò potrà, quando le gradisca ap- plicare al lavoro, progettare quale sareb- be la spesa per ciascuno di detti ovati et in qual tempo potrebbe darne finiti, o uno solo, o tutte due, che circa l’imbarco e no- lo di costà a qui sarebbe poi a carico de- gli stessi Sig.ri Protettori il provedervi…”. Segue una richiesta di soprallugo alla chiesa di San Nicola da Tolentino in Ro- ma dove, presso la cappella dei savone- si Gavotti, Queirolo avrebbe dovuto inter- venire con dei miglioramenti all’altorilie- vo sovrastante l’altare scolpito nel 1666 da Cosimo Fancelli e alle decorazioni. Ciò farebbe supporre che Giuseppe Maria Durazzo fosse subentrato ai Gavotti nel

18 Arte e Cultura patronato del sacello e nell’amministrazione della cappellania. “… Intanto non stimo superfluo segnalare che nella chiesa de’- Nicoliti, passata piazza Barberini, evvi una cappella dei Sig.ri Gavotti dedicata a N.ra Sig.ra di Misericordia ivi effigiata in bas- so rilievo che pare assai ben fatta, e però credo giovevole ch’El- la la veda per secondarne o anche migliorarne a’ proporzio- ne l’atteggiamento e le decorazioni che l’accompagnano…”. Lo scrivente aveva ancora intenzione di affidargli la realizza- zione delle statue per la chiesa padronale in Sestri Levante. “… Circa le statue per li quattro nicchi nella mia Cappella di Se- stri non ho deposto il pensiere, benché non ne abbia fatto a V. S. altro motivo essendo la […] provenuta da straordinarie dis- trazioni che me ne hanno stornato il comodo per applicarvi, ma or’ che è ritornato costì il Padre Angelo Maria mio fratello, è fa- cile che per di lui mezzo io ne coltivi con V. S. il pensiere…”. ADGG, Archivio Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo Registro di Giuseppe Maria Durazzo n.131. Copialettere. Let- tera 864. Destinatario: Francesco Maria Queirolo, Roma. 8 agosto 1739 I Protettori dell’Ospedale di Pammatone speravano in una più contenuta spesa per i bassorilievi da collocare nella chiesa di Santa Caterina di Portoria.

“… sento che detti Sig.ri Protettori abbiano molto bene gra- dito il di lei genio per decorare con sue opere questo san- tuario restringendo anche a soli scudi 300 di codesta mo- neta per ognuno de’ cointesi ovati. Se però devo con tutta confidenza […] si attendevano sentire alquanto minore la spe- sa […]. Padre Angelo mio fratello […] attualmente dimora nel Collegio Romano […] spero che frattanto lo avrà ella ri- veduto […]. Se in cosa veruna io qui vaglia a servir, non ne lasci Ella in otioso desiderio”. ADGG, Archivio Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo Registro di Giuseppe Maria Durazzo n. 104, c. 327. Libro mastro. Un diretto incarico di Giuseppe Maria Durazzo a Francesco Queirolo è quello di un ovale in marmo con l’effige dell’Imma- colata inizialmente collocato nel prospetto verso la piazza del- la Nunziata di Palazzo Durazzo in Genova. L’avvenuto paga- mento, registrato il 3 gennaio 1752, permette di datare l’ope- ra all’anno 1751. “1752 a’ 3 gennaio. Medaglione di marmo rappresentante la SS. Concezione apposto all’angolo del terrazzo verso la piaz- za del Vastato per valuta de scudi 265.65 moneta corrente fa buoni Sig. Giuseppe Maria mio in Roma al Reverendo Mat- teo Mariotti per pagati cioè scudi 260 allo scultore Francesco Queiroli e scudi 5.65 spese di cassaforte tela et altro e qui per- venuto in novembre prossimo passato con la filuca del patron Baracchino in raggione a B 126 fuori banco uno per tutti per detto mio in Roma 315 £1313.2”. ADGG, Archivio Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo

Francesco Queirolo, Fuga in Egitto. Sestri Levante (Genova), Registro di Giuseppe Maria Durazzo n.133. Copialettere. Let- Cappella del Palazzo Cattaneo Della Volta già Durazzo. tera 17.

Arte e Cultura 19 Destinatario: Sig. Francesco Queiroli, Roma. cuna cosa precisa circa la nota sua statua e finalmente nella 26 agosto 1752 domenica passata in occasione che si adunarono questi Sig.ri All’artista è richiesto di occuparsi del conio, in Roma, della me- Accademici onorari, venni in cognizione che al Sig. Prin- daglie destinate agli accademici genovesi più meritevoli. cipe Doria era pervenuta commissione di pigliar cognizio- “… Sono a porgerle un incomodo per questa nostra Accade- ne di essa statua e darne relazione secondo il giudizio che mia di Pittura, Scultura […] della quale si vogliono distribuire ne avessero formato questi migliori professori di scultu- sotto nome di premio alcune medaglie d’oro e d’argento, per ra. Desiderava per tanto egli sapere quale prezzo siane quali ho considerato che saranno meglio fatti costì li connij che preteso. Adunasi perciò prontamente alcuni delli più in- qui. Si desiderano per tanto le medaglie da battersi in oro del- telligenti, dissere parere loro che meriti zecchini cento- l’impronto rappresentante la Divisa dell’Accademia come vie- trenta in centoquaranta. Io però, conscio della di lei de- ne espressa nell’accluso sigillo fatto con cera di Spagna com- licatezza che si rapportava all’arbitrio senza volersi spie- preso il motto Et veteres revocavit artes 1751 e la grandezza gare della sua intenzione, lasciai che il Sig. Principe sud- sia uguale al detto sigillo, overo poco meno, giacché si vorreb- detto formasse quel concetto che più gli piacesse, ma non be che il peso delle dette medaglie d’oro fosse all’incirca del so poi congetturare qual effetto possa risultarne. Per al- peso di scudi nove d’oro di codesta zecca. Per lo rovescio di tro dal molto tempo decorso, da che la statua sta in com- tali medaglie si vorrebbe rapresentata l’arma della nostra Re- parsa e non si presenta fin’ ora chi vi applichi più giusta- pubblica sostenuta da griffi e colla Corona Reale che per mag- mente, dubitasi se in avvenire sia per darsi più favorevo- giore intelligenza dell’operario viene disegnata nell’annessa car- le apertura. Per lo che se a questo detto Principe Doria ta, si lascia però al buon gusto dello stesso formare la targa e non vengane data positiva incombenza per la compra, lo- le cartelle all’intorno di quella come meglio stimerà, avute in vi- derei ch’ella studiasse trovarne altrove l’esito. Vedo che sta le diverse maniere colle quali costì si improntano simili ar- questo clima è dalla natura facilitato con la varietà di mar- me reali o Pontificie, e così sia in libertà d’opporvi o no li rami mi, tanto è meno curante di dilettarsi di simili opere. Se di palme ed olivo. Le medaglie da battersi poi in argento si vor- la figura fosse di una Venere o di un Bacco, forse li fore- rebbero di grandezza doppio del suddetto sigillo e coll’impron- stieri massimamente inglesi sarebbero portati ad invogliar- ti simili alli suddetti due, ma dilatati a proporzione del maggior sene, come ella ben sa, seguiva in Roma. Attenderò qua- campo, mentre si calcola che queste medaglie d’argento più le risoluzione sia poi la sua per conformarmici …”. grandi verranno al peso di oncie quattro. Abbia dunque V. S. Quando Giuseppe Maria Durazzo deciderà di decorare la cap- la mira di prevalersi d’alcuni Professori ben pratici di simili ope- pella del palazzo già abitato da Giovanni Battista Spinola, in- re per far formare tali connij e studij insieme di regolare poi la terpellerà il maestro. spesa di essi con la possibile moderazione. A questo motivo L’edificio, oggi in via Botteghe Oscure 32 in Roma, fu vendu- non dico far capo dal sig. Amerani, quale dubbito ne vorreb- to nel 1753 al nobile genovese dagli eredi del cardinale Gio- be fosse il doppio di quello, con che si contentarebbe un altro vanni Francesco Negrone. sufficiente operario. Intanto che l’artefice lavorerà alli due con- “... Per non trascurare il cenno da V. S. datomi in anteceden- nij espressivi dell’impresa come in detto sigillo, vi è tempo di te sua de’ 9 giugno toccante la Cappella del Palazzo abitato formare li disegni per l’arma della Repubblica e mandarmeli già dell’Eminentissimo Spinola, io non ho per anco veruna co- per accordare che siano a comun genio di questi Signori Ac- gnizione delle figure che si dicono esservi, ma facilmente de- cademici. Quando poi saranno fatti li connij suddetti dinoterò posta fra cinque mesi la toga [senatoria], sarò in libertà di co- a V. S. il numero delle medaglie che si vorranno sia d’oro che là passare ed allora occorrendomi di adornarla potrò per let- d’argento, e le dinoterò da chi potrà V. S. scuodere la partita tera sentire il suo parere. Godo intanto ch’Ella non meno che bisognevole. Intanto la prego condonnare questo incomodo per tutta la sua famiglia godano perfetta salute e trovisi contento cui mi addrizzo a Lei più che ad altri perché so che avrà a ca- del nuovo stato, nel quale augurandole prospera continuazio- ro anche il decoroso progresso di questa Accademia…”. ne, con tutto lo spirito mi confermo...”. ADGG, Archivi Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo. ADGG, Archivi Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo. Registro di Giuseppe Maria Durazzo, n. 133. Copialettere. Let- Registro di Giuseppe Maria Durazzo, n. 133. Copialettere. tera 173. Lettera 182. Destinatario: Cav. Francesco Queiroli, Napoli. Destinatario: Francesco Queirolo, Napoli. 2 febbraio 1754 2 marzo 1754 L’aristocratico riferisce che il Direttivo dell’Accademia genove- Giuseppe Maria Durazzo si incarica dell’invio della statua di se di Pittura e Scultura valuta 130-140 zecchini la statua in- Queirolo rimasta a Genova per più di un anno. Occorrerà un viata da Queirolo. Per ottenere un maggior compenso occor- bastimento con bandiera non attaccabile dai barbareschi av- rerà rivolgersi altrove pur considerando che sarebbero più ap- vistati nel canale di Piombino e presso le spiagge romane. prezzati, soprattutto dagli inglesi, una Venere o un Bacco. L’aristocratico elenca i possibili motivi per cui il Direttivo del- “… Mi pervenne in dicembre la graditissima di V. S. de’ 27 no- l’Accademia genovese di Pittura e Scultura non abbia inte- vembre scad. alla quale ho sospeso rispondere per scrivere al- so spendere la cifra richiesta.

20 Arte e Cultura “… io poi non mi inoltro a sindicare questi Sig.ri Accademici stagno per lo riguardo saggiamente suggerito. Se li tempi con- sopra la stima che formarono per detta statua, forse conside- tinuino favorevoli, spero che prima di questo foglio riceverà El- rarono la spesa del marmo che si ha qui da Carrara a maggior la l’altro mio avviso consegnato allo stesso Patron Brouquier vantaggio che in Roma, e forse si regolarono dal calcolo del tem- e però non mi diffondo maggiormente riserbandomi d’inten- po che vogliasi per simile lavoro. Forse in Roma memori del- dere il salvo arrivo e che V. S. recuperata la statua trovi il tut- l’opere del Cavalier Bernini seguitano la stima delle opere mo- to in buono stato. Se da qui potessi inoltre adoperarmi in co- derne con proporzione a quella che facevasene in quei tempi, sa di suo gradimento spererei riuscirvi con quella felicità che e forse anche la statua poco applaudita che vidi in una cap- non è piaciuto al cielo concedermi in questa occasione…”. pella laterale dell’Appolinare, sarà stata estimata quanto la ec- Secondo il parere di chi scrive, la statua citata in quest’ul- cellente che ivi sta di rimpetto. Comunque sia mi riserbo di no- time lettere è la scultura a tutto tondo dell’Immacolata Con- tarle con altra l’imbarcazione e partenza sperando che a suo cezione poi voluta e trattenuta per sei anni dal principe Rai- tempo V. S. possa ragguagliarmene l’esito vantaggioso…”. mondo di Sangro, come risulta dagli atti del processo in- ADGG, Archivi Pallavicini. Carte Grimaldi Durazzo. tentato da Francesco Queirolo. Di certo si sa che nel 1787, Registro di Giuseppe Maria Durazzo, n. 133. Copialettere. l’opera fu inviata da Napoli a Kytlice dal vescovo Antonio Lettera 184. Bernardo Gürtler, originario di quella città. Sul basamento Destinatario: Francesco Queiroli, Napoli. è riportata la scritta: Eques Franciscus Queirolus ianuen- 9 marzo 1754 sis sculp[sit] Romae MDCCLII. Si tratta di una data crucia- L’aristocratico genovese ha reperito un’imbarcazione con ban- le nella vicenda umana dello scultore, quando lascerà Ro- diera francese per la spedizione della statua. ma per Napoli. Non a caso è anche l’anno della morte di “… Dalla inclusa poliza, vedrà Ella con piacere la pronta oc- Giovanni Battista Spinola, il possibile committente dell’Im- casione rinvenutasi per farle tenere al più presto la consapu- macolata, rimasta poi a lungo senza acquirente. ta sua statua con imbarcazione caota per la bandiera france- se, e che spera salpare da qui ne’ prossimi giorni dell’entran- Note te settimana essendosi concordato il nolo in g.i 2 oltre li 5[...]200 1 Si tramanda che tutto il programma iconografico scaturì dalla geniale cappa a rigguardo di suddetta bandiera. Ho avuto mira che mente di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, che volle la chie- sa-museo per onorare gli antenati e celebrare le virtù di cavalieri, dame, la stessa resti diligentemente assicurata, e mediante la tela sti- santi e cardinali. Ciò premesso, è impossibile discernere tutti gli interven- vata dalla segatura da V. S. indicata, escluso ogni legno di ca- ti di Francesco Queirolo, ma di certo le competenze di scultore, architet- to e sovrintendente ai lavori nell’ambito ecclesiale sono più volte citate nella Conventio con il committente del 4 novembre 1752. Secondo il con- tratto, l’artista avebbe dovuto “compire Altari e Pilastri di detta Chiesa se- condo li modelli fatti e da farsi a tutto piacimento, genio e gusto di esso Signor Principe”. Cfr: C. Mottola, Presentazione dei documenti in Char- tulae desangriane. Il Principe committente, Catalogo della Mostra a cu- ra di Bruno Crimaldi, Napoli, 2006, pp. 71-75. Le indubbie opere in mar- mo realizzate dall’artista genovese sono, oltre al Disinganno: i medaglio- ni delle sei cappelle, il mausolei raffiguranti La Sincerità, L’Educazione, Santa Rosalia, Sant’Oderisio, La Liberalità. Cfr. E. Nappi, Dai numeri la verità. Nuovi documenti sulla famiglia, i palazzi e la Cappella dei Sanse- vero, Casoria, 2010, p.101. 2 O. J. BlaÏíãek, Francesco Queirolo in Boemia, in “La Critica d’Arte”, n. XXXI, 1950, pp. 409-411, su segnalazione di Raffaella Fontanarossa, che ringrazio. 3 C. Mottola, Positiones, in Chartulae…, op. cit. p. 81 4 M. Migliorini (a cura di), Carlo Giuseppe Ratti. Storia de’ Pittori, Sculto- ri, Architetti liguri e de’ forestieri che in Geova operarono, secondo il ma- noscritto del 1762, Genova, 1997, p.214. 5 C. Mottola, Conventio in Chartulae…, op. cit. p. 71. 6 ASR, Archivio di Stato di Roma, 30 Notai capitolini, Joseph Simonetti, Uf. 29, Vol. 374, anno 1742, 6 maggio. Giovanni Battista Spinola, Cardinale del titolo di San Cesareo, (1681- 1752), era parente di due porporati la cui omonimia è fonte di nume- rosi equivoci: Giovanni Battista Spinola di Santa Cecilia (1615-1704) e Giovanni Battista Spinola di San Cesareo (1646-1719). Nipote del car- dinale Giovanni Francesco Negrone, fu sepolto presso la cappella di quest’ultimo, nel transetto destro della Chiesa del Gesù in Roma. 7 G. Jannuccelli, Memorie di Subiaco e sua Badia raccolte dal Canonico Jannuccelli Cameriere d’Onore di Sua Santità. Custode della piana bi- blioteca sublacense, Genova, 1856, ove sono descritte altre opere di com- mittenza Spinola. 8 Il documento che assegna a Queirolo la Fuga in Egitto è segnalato da S. Canepa, La committenza architettonica dei “Durazzo di Palazzo Rea- le” in Da Tintoretto a Rubens. Capolavori della Collezione Durazzo, Ca- talogo della Mostra a cura di Luca Leoncini, Milano-Ginevra, 2004, p.107.

Ringraziamenti a: Marcello e Sandra Cattaneo Adorno, Guendalina Cat- Francesco Queirolo, Immacolata Concezione. Genova, taneo della Volta, Tiziana Checchi, Maddalena Giordano, Francesco Gros- Palazzo Durazzo Pallavicini. so, Mauro Meacci, Dario Savino.

Arte e Cultura 21

Arte e Cultura La strada di San Giovanni di Enrico Testa Professore di Storia della Lingua Italiana all’Università di Genova

La strada di San Giovanni venne pubblicata la prima volta nel 1962, nella rivista «Questo e altro» e appartiene a un genere, per così dire, laterale della scrittura calviniana ponendosi al margine della vasta produzione narrativa e saggistica a cui l’autore deve la sua maggior fama.

Rientra nel tipo testuale degli «esercizi di memoria»: in metri opposti dell’«in giù» (verso la città «coi marcia- essa Calvino ripercorre quella parte della sua giovinez- piedi le vetrine i cartelloni dei cinema le edicole» e «la za segnata dai quotidiani spostamenti (in periodo non marina», punti d’attrazione per il ragazzo Italo) e del- scolastico) dalla villa di San Remo alla campagna avi- l’«in su» (verso la campagna, «su per le mulattiere ac- ta di San Giovanni al seguito del padre Mario: uomo dal- ciottolate, tra muri a secco e pali di vigne e il verde», la forte personalità e dalle idee anticlericali e socialiste orizzonte privilegiato del padre Mario): due strade di- (e in gioventù anarchiche) e famoso agronomo con va- vergenti, di cui qui si seguirà la seconda. rie esperienze in giro per il mondo e dalle molteplici ini- Per mettersi in cammino è però necessario ricordare l’at- ziative (gli si deve, ad esempio, l’introduzione di varie teggiamento che Calvino ha sempre avuto nei confron- specie tropicali e subtropicali, tra cui l’avocado). ti dell’autobiografia. In una lettera a Claudio Milanini del Come ogni testo di particolare ricchezza, anche La stra- 27 luglio 1985, scrive che ogni volta che rivede la pro- da di San Giovanni si presta a più letture: vi si può ve- pria «vita fissata e oggettivata» è «preso dall’angoscia» dere la rappresentazione del rapporto, contrastato e dif- e rivela di provare un «rapporto nevrotico con l’autobio- ficile, tra padre e figlio e tra le loro diverse interpreta- grafia». Questo comporta rimozioni, false piste, reticen- zioni del mondo oppure si può eleggere ad esempio di ze, forme di autodifesa, riserbo, finzioni di distacco… uno stile che si sostiene, con originalità e forza oggi ra- Ora, però, ciò che talvolta affiora, magari a fatica, da re, tanto sulle risorse di una lingua dalle plurime com- questa folta schiera di interdetti (e di non detti) acqui- ponenti del vocabolario quanto di una sintassi multidi- sta un peso e un valore preziosi. Così, ad esempio, nel- mensionale (con i lunghi periodi tra parentesi che mol- la Strada di San Giovanni, il ricordo della figura quasi tiplicano prospettive e riflessioni). Ma si può pure pro- epica e remota (sbalzata in bronzo ottocentesco, si di- vare, in parte dialogando con le belle foto di Fulvio Ma- rebbe) del padre cede, pur nella sottolineatura delle dif- gurno, a seguire un’altra via, che è poi anche la rap- ferenze e dopo ampie volute sintattiche che paiono vo- presentazione di un’ipotesi. Al centro di quest’ultima la ler tenere a distanza la più intima delle verità, all’ac- raffigurazione di un paesaggio o, meglio, di un luogo co- certamento ‘teoretico’ e al riconoscimento umano e psi- incidente con l’origine e il tipo particolare di rapporto cologico di un dato comune e condiviso da entrambi (che che Calvino, a distanza di anni, intrattiene con esso. Nel- è anche la postuma restaurazione di un legame): alla la prima pagina del testo si disegna subito, a partire da rievocazione delle interminabili battute di caccia del pa- casa Calvino, una topografia essenziale fondata sui para- dre «senza mai uscire dal bosco, aprendosi la strada che lui solo sapeva e che passava attraverso tutti i bo-

A fronte e alle pagine seguenti schi, che univa […] ogni luogo del mondo in un luogo Le fotografie sono di Fulvio Magurno. al di là di tutti i luoghi» fa seguito l’attestazione di un

23 percorso identico: «ma anch’io, cos’era la strada che mi in un labirinto di muri e carta scritta? Confronto di- cercavo se non la stessa di mio padre scavata nel fol- sperato con ciò che resta fuori di noi, spreco di sé op- to di un’altra estraneità, nel sopramondo (o inferno) uma- posto allo spreco generale del mondo». no». Da qui si giunge – ancora più in profondità – al Che questo riconoscimento, questo passo doppio del- rinvenimento di un movente o spinta o forza che uni- la differenza e dell’identità avvengano all’interno di un sce – a distanza di anni e al di là della tenebra della paesaggio ben determinato e privo sia di ogni lirismo morte – le due figure: «Ma ciò che muoveva mio padre come di ogni compiacimento nostalgico, è, per noi, un ogni mattina su per la strada di San Giovanni – e me dato fondamentale. Ecco, allora, lungo la strada per San giù per la mia via – […] era passione feroce, dolore a Giovanni, i beudi e «una sorgente nascosta», i muri di esistere – cosa se non questo poteva spingere lui a ar- pietra e «una macchia di canne fitte e fruscianti», che rampicarsi per i gerbidi e i boschi e me ad addentrar- se, da un lato, Magurno ritrae con spirito quasi ‘giap- ponese’, fa, dall’altro, venire alla mente il «canneto» della montalia- na Fine dell’infanzia (in Ossi di sep- pia); e, ancora, le palme all’orizzon- te e la mulattiera, «ripida e soleggia- ta», rappresentata da Magurno evo- candone nella solitudine i tanti pas- si che l’hanno percorsa e figurativa- mente quasi legittimando un’idea che ci è cara e che proviamo a sin- tetizzare così: a differenza di chi si trova a camminare immerso in altri orizzonti, magari agevoli e aperti, co- lui che, invece stretto, come qui, tra muri a secco che limitano lo sguar- do, nell’ansito del respiro e nella fa- tica del trasporto a spalla, non po- trà in fondo avere – tra spazio e an- tropologia – altro destino se non quello dello stùndàiu. Un termine in- traducibile, in cui Montale vede, in una sua pagina famosa, «un misto di orgoglio, di timidezza, di diffiden- za» e, insieme, di sentimento di ina- deguatezza e di nettezza morale. E alla radice fisica e concreta di tale condizione o stato d’animo ci ripor- ta, dal canto suo, ancora Calvino, quando, in Dall’opaco (un singola- rissimo testo tra l’analitico e il me- moriale) definisce così lo spazio del- la campagna della sua Liguria: «un mondo tutto all’aperto che dà il sen- so d’essere chiusi stando all’aperto». Nella cornice – intarsiata di spigo- li, ostacoli, strettoie – delle tappe ver- so San Giovanni (una cornice che è poi, in realtà, il centro del quadro) avvengono, simultaneamente, l’indi- viduazione di un’origine, la messa in luce di un legame, il rimarginarsi di un rapporto. Ma la singolarità del modo con cui Calvino dà conto di

24 Arte e Cultura questo luogo va rimarcata: attraverso una vera e pro- conoscimento dell’esistenza altrui come: ‘Andamu an- pria cartografia della memoria si succedono non squar- damu’ o ‘Semu careghi, ancœi’, o un commento al tem- ci di vaghezza o scarti immaginativi, ma, in una scan- po che fa, ‘Mi digu ch’a va a ciœve’»); formule di fron- sione di parole guidata dallo spirito geometrico della pre- te alle quali anche il razionalista e ‘algido’ Calvino non cisione, nomi (e soprannomi) degli abitanti di questo riesce a trattenere una valutazione quasi commossa: «mondo perduto»; e ben individuati e individuabili no- «messaggi di riguardo e amicizia pieni di discrezione, mi di luoghi (anche dei più marginali o apparentemen- pronunciati com’erano senza fermarsi, quasi tra sé, al- te trascurabili); e termini tecnici e figure botaniche e ani- zando appena gli occhi» (dove mimica e tono ci ricon- mali; e, in fine e soprattutto, brani di dialetto: le formu- ducono ancora alla condizione dello stùndàiu). le di saluto in particolare («dopo Baragallo incontran- A definire la natura del rapporto con il luogo o paesag- dosi tutti si salutavano, anche tra sconosciuti, con una gio originario ci viene in aiuto, mutando riviera, Monta- ‘Bona’ ad alta voce o con un’espressione generica di ri- le («il mio poeta» come dichiarò più volte Calvino). Ba- sta leggere la prima parte della pro- sa Dov’era il tennis (nella Bufera e altro): «Dov’era una volta il tennis, nel piccolo rettangolo difeso dalla massicciata su cui dominano i pini selvatici, cresce ora la gramigna e raspano i conigli nelle ore di libera uscita. Qui vennero un giorno a gio- care due sorelle, due bianche far- falle, nelle prime ore del pomerig- gio. Verso levante la vista era (è an- cora) libera e le umide rocce del Co- rone maturano sempre l’uva forte per lo ‘sciacchetrà’. È curioso pen- sare che ognuno di noi ha un pae- se come questo, e sia pur diversis- simo, che dovrà restare il suo pae- saggio, immutabile; è curioso che l’ordine fisico sia così lento a filtra- re in noi e poi così impossibile a scancellarsi» (il corsivo è, significa- tivamente, di Montale). Anche Calvino, sia pure con toni e sensibilità diversi, non può non ri- tornare al suo luogo (e decisivo al riguardo è ancora Dall’opaco) se- guendo un movimento ritenuto ne- cessario e ineluttabile (Passaggi ob- bligati era il titolo pensato per la rac- colta di prose destinata ad accoglie- re anche La strada di San Giovan- ni). Talmente necessario da defini- re «meraviglie» le figure naturali («rocce verdi di capelvenere», «una grotta di roccia», «una peschiera») che ora ritrova nella sua memoria: «meraviglie che non erano più per me meraviglie, e ora lo sono ritor- nate»; e sino al punto da lasciarsi andare, pur nell’ambiguità data dalla persistenza di «dissidio» e «po- lemica» con la figura paterna, ad

26 Arte e Cultura un’affermazione dalla rara, in lui, pe- rentorietà: «ogni mattina della mia vita è ancora la mattina in cui toc- ca a me accompagnare nostro pa- dre a San Giovanni». Ora, è ben singolare che due tra gli autori più ‘europei’ del nostro Nove- cento come Montale e Calvino ab- biano più volte avvertito la necessi- tà di ripercorrere a ritroso, nella scrit- tura, le tracce che li guidavano al lo- ro punto di partenza: origine e pae- saggio, rivissuti talvolta contraddit- toriamente ma comunque come un livello incancellabile e profondo, in cui risiede non poco del significato della loro opera.

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Arte e Cultura Wagner nel bicentenario della nascita. Il viaggio a Genova e l’“accordo della Spezia” di Giuseppe Benelli

La sera del 17 agosto 1876, quando Hans Richter ferma la sua bacchetta sull’accordo di re bemolle dilatato all’infinito che chiude la partitura del Crepuscolo degli dei, cala un silenzio agghiacciante nel teatro di Bayreuth, poi all’improvviso lo scroscio irrefrenabile degli applausi e degli evviva.

La prima rappresentazione integrale in quattro sere della “Te- nevo da qualsiasi produzione musicale»3. Quegli anni sono tralogia” L’anello del Nibelungo, nel teatro che proprio per es- impegnati a scrivere alcuni dei suoi saggi teorici più impor- sa è stato ideato, corona il sogno di Wagner di dare alla na- tanti: L’arte e la rivoluzione, L’opera d’arte dell’avvenire, Ope- zione tedesca e al mondo il modello di un’epopea in musi- ra e dramma, scritti autobiografici come Una comunicazio- ca, tenacemente voluto per oltre trent’anni. L’anello del Ni- ne ai miei amici e il pamphlet Il giudaismo nella musica. Il belungo, la più complessa impresa teatrale mai realizzata, chia- mondo della sua poetica è quello della mitologia nordica e le mato “Tetralogia” in quanto diviso in quattro parti, è costitui- tematiche sono quelle romantiche della redenzione e della ca- to da una “Vigilia”, L’Oro del Reno, e da tre “Giornate”, La tarsi. Il mezzo di espressione è la rilettura dell’opera d’arte in Valchiria, Sigfrido e Il Crepuscolo degli Dei 1. un’unione di parola, musica e gesto teatrale, legati dai moti- Wagner comincia a lavorare al libretto della futura “Tetralo- vi conduttori e dalla cosiddetta melodia infinita4. gia” negli anni ’40. Nell’ottobre 1842, a Dresda, con il Rien- Ma l’anticonformismo e la sete di rinnovamento del compo- zi inizia un periodo di relativa stabilità economica e di crea- sitore non si limita all’ambito artistico. Gli anni 1848-1849 so- tività musicale. Poi L’Olandese volante riceve una tiepida ac- no gli anni dei moti rivoluzionari in Europa, e Wagner a Dre- coglienza e l’opera Tannhäuser, eseguita nel 1845, viene ac- sda combatte in prima fila sulle barricate insieme a Bakunin. colta freddamente, ma Wagner con determinazione si dedi- La sommossa però fallisce e il musicista scampa alla pena ca al Lohengrin (eseguito nel 1850) e lavora all’Anello del Ni- di morte per un soffio, rifugiandosi a Weimar dove l’amico Franz belungo. Scrive nell’autobiografia: «Ora non avevo più che un Liszt è maestro di cappella. Qui Wagner riesce a mettere in desiderio: potermi accingere all’elaborazione del mio comples- scena il Tannhäuser, prima che un ordine di cattura lo rag- so poema sui Nibelunghi»2. Dalla fine di marzo 1848 al no- giunga e lo costringa a fuggire a Zurigo. vembre 1853 «erano ora cinque anni e mezzo che mi aste- A parte uno sconfinamento in val Formazza, Domodossola e sul lago Maggiore durante le gite in montagna del 1852, il pri- A fronte Henri de Fantin Latour, L’oro del Reno. Amburgo, mo viaggio in Italia viene realizzato da Wagner nell’estate 1853. Hamburger Kunsthalle. Il viaggio, alla ricerca di un «rifugio che garantisse l’armonio- Sopra Richard Wagner. Joseph Albert, collezione privata. sa pace necessaria alla nuova creazione artistica»5, è l’avve-

29 nimento decisivo per il suo poema nibelungico. Indisposto, nelle sue memorie – la splendida impressione di questa cit- depresso e inquieto si dibatte nell’urgenza di dare espressio- tà combatte in me la nostalgia della rimanente Italia. Passai ne all’esordio dell’opera. Scrive nelle memorie: «Pensai che, alcuni giorni di vera ebbrezza; ma fu certamente la mia gran- prima d’accingermi ad un lavoro così smisurato come la mu- de solitudine in mezzo a queste impressioni che ben presto sica per il mio dramma nibelungico dovevo ancora fare un mi fece sentire l’estraneità di questo mondo, in cui mai mi ultimo tentativo per cercare di conquistare, in un ambiente sarei potuto sentire come in casa mia. Incapace di visitare radicalmente nuovo, un’esistenza più armoniosamente equi- secondo un piano regolare i tesori artistici della città, mi ab- librata di quanto potesse ora essere la mia, dopo aver accet- bandonai senza guida ad una specie di sentimento musica- tato tanti compromessi. Progettai un viaggio in Italia, fin do- le del nuovo ambiente in cui mi trovavo, e cercai prima di tut- ve, almeno, questa si apriva ad un esule politico come me»6. to il punto in cui avrei potuto fissarmi e godere tranquillamen- Ma il compositore conserva «quella singolare paura e titu- te delle mie impressioni»9. banza», come già in passato ha sperimentato dopo lunghe Trova un alloggio nella zona del porto, ma è travolto dai ru- interruzioni dell’attività creativa. mori della città e da una forma fastidiosa di dissenteria, pro- Lascia Zurigo per le cure ai bagni di St. Moritz in Engadina e vocata «specialmente a causa dell’incauto abuso di bevan- da qui, attraverso il Moncenisio, prosegue per Torino, dove de ghiacciate». Pochi giorni dopo il suo arrivo decide di aver- arriva il 29 agosto7. Il capoluogo piemontese non gli piace e ne abbastanza del caos della città portuale e si imbarca su ne rimane deluso. Dopo appena due giorni prosegue per Ge- un piroscafo verso La Spezia a «cercare un’assoluta quiete». nova. La “superba” lo incanta al primo sguardo. Così la de- La Spezia a metà dell’Ottocento conosce uno sviluppo per la scrive alla moglie Minna: «Anche oggi la mirabile impressio- completa apertura della strada per Genova, che favorisce il ne di Genova domina tutti i miei ricordi d’Italia. Per vari gior- commercio e il passaggio di turisti che compiono il Grand Tour. ni io vissi in una vera estasi. Incapace di seguire un piano Sorgono il Teatro Civico e numerosi edifici privati, come Pa- prestabilito per visitare i capolavori della città, mi abbando- lazzo Doria, costruito dalla celebre famiglia genovese che an- nai al godimento di quel nuovo ambiente in una guisa che si che qui ha solide radici. Risalgono a quell’epoca le costru- potrebbe chiamare musicale. Io non ho mai visto nulla come zioni dei primi alberghi destinati a ricevere i turisti che giun- questa Genova! È qualcosa di indescrivibilmente bello, gran- gono per «far le bagnature». In particolare La Spezia vive una dioso, caratteristico: Parigi e Londra al confronto con questa stagione balneare particolarmente nota per l’attenzione del pri- divina città scompaiono, come semplici agglomerati di case mo ministro del Regno di Sardegna, Massimo d’Azeglio, e del- e di strade senza alcuna forma. Davvero non saprei dove co- la famiglia reale che la scelgono per trascorrere l’estate e fa- minciare per darti l’impressione che mi ha fatto e continua a re i bagni in mare. farmi tutto ciò; io ho riso come un fanciullo e non potevo na- Quasi sicuramente Wagner per raggiungere La Spezia viaggia scondere la mia gioia! [...] Per offrirti nel tuo compleanno il a bordo di una delle navi della compagnia di Raffaele Rubat- dono secondo me più grande, ti prometto oggi di farti fare nel- tino, armatore e patriota che ha istituito un servizio di collega- la prossima primavera una gita a Genova»8. mento Genova-La Spezia10. Il viaggio dura solo una notte, ma Qui gli pare veramente che l’agognato miracolo della nuova mette alla prova il musicista che arriva decisamente spossa- creazione artistica stia per compiersi. «Ancora oggi – scrive to, con una navigazione fortemente disturbata dal mare agi- tato. «Anche questa navigazione, d’una sola notte, fu di nuovo trasformata, dal- la violenza dei venti contrari, in una pe- nosa avventura». Annota nell’autobiogra- fia: «Il mal di mare accrebbe la mia dis- senteria, e fu in uno stato di disastroso esaurimento, appena in grado di trasci- narmi, che alla Spezia andai alla ricer- ca del migliore albergo: con mio gran- de terrore lo trovai in una stretta via rumo- rosa»11. Proprio in quei giorni i migliori alberghi della cittadina sono occupati dal- la famiglia reale e dal suo seguito. Nel migliore albergo della città, il Croce di Malta, dimora la famiglia Savoia per per-

Il Palazzo Vendramin Calergi di Venezia, in cui Wagner morì nel 1883. A fronte Veduta di Porto Venere del 1895.

30 Arte e Cultura mettere alla regina Maria Adelaide di riprendersi dalle fatiche viene un fatto strano: Wagner, nel torpore del dormiveglia, de- delle gravidanze. È proprio in quella occasione che, fra i tan- bilitato dalla dissenteria, percepisce gli svariati suoni che pro- ti balli, inizia l’avventura della giovanissima Virginia Oldoini che vengono dalla via del Prione che si fondono in un unico suo- conosciamo meglio col nome di Contessa di Castiglione. no confuso, quasi il rumore di una corrente liquida, «la sen- Wagner trova una fortunosa sistemazione nell’affollata locan- sazione di sprofondare in una forte corrente di acqua». «Il suo da Universo che si trova, secondo il parere dei massimi stu- romorìo – continua nell’autobiografia – mi determinò ben pre- diosi di storia spezzina, in via del Prione, ma non nello stori- sto come un suono musicale, e precisamente l’accordo di mi co palazzo Doria sulla cui facciata dell’edificio figura una tar- bemolle maggiore, dissolto in arpeggi continuamente ondeg- ga che ricorda la presenza del grande compositore. «Qui, nel- gianti; questi arpeggi si configurarono in forme melodiche sem- l’estate del MDCCCLIII / in una locanda dell’antico borgo / a pre più mosse, ma senza mai uscire dalla triade pura di mi / Richard Wagner / si rivelò uno splendido accordo musica- bemolle maggiore, che con la sua continuità pareva prestare le / e prese forma / il preludio dell’Oro del Reno / il Comune una significazione infinita all’elemento in cui io sprofondavo. della Spezia pose MCMLXXXIII». Scrive Gino Ragnetti nel suo Con la sensazione delle onde che ora rumoreggiavano alte su volume sulla Spezia nell’Ottocento: «… il professor Augusto di me, mi destai bruscamente atterrito dal mio dormiveglia. To- Cesare Ambrosi affermava che Wagner era sceso alla da po- sto riconobbi che mi si era rivelato il preludio orchestrale del- co totalmente restaurata locanda Universo, la stessa che nel l’Oro del Reno, quale io lo portavo in me senza pure averlo ’27 aveva ospitato il Manzoni, essa pure situata in via Prio- potuto distinguere esattamente. E rapidamente compresi an- ne, però davanti alla tutt’oggi esistente Farmacia Bedini (Giu- che qual era la mia condizione: non dall’esterno, ma soltanto lio Poggi ritiene che fosse invece all’altezza di Via Biassa). Dal da l’animo mio doveva fluire a me la corrente di vita»13. canto suo Franco Lena riferiva che Gino Patroni attingendo Dal particolare stato di salute, dall’insistente disturbo intesti- a ricordi di famiglia diceva di condividere l’ipotesi della locan- nale, dalla fatica del viaggio e dai suoni della Spezia nasce da Universo, strada che ha imboccato pure Umberto Burla»12. dunque il preludio dell’Oro del Reno, prologo dell’Anello del Wagner annota nell’autobiografia: «Dopo una notte insonne e Nibelungo. Nella notte del 5 settembre del 1853 il composi- febbrile, il giorno dopo mi costrinsi a passeggiare attraverso le tore riceve la scintilla del preludio: «l’accordo in mi bemolle colline dei dintorni, rivestite di boschetti di pini. Tutto mi pa- maggiore risonante e ondeggiante in arpeggi ininterrotti» che reva nudo e deserto, e non capivo che ci stessi a fare. Torna- verrà chiamato «l’accordo della Spezia». Wagner intravede nel to a casa nel pomeriggio, mi distesi stanco morto sopra un du- dormiveglia l’armonia con la quale si apre la partitura del Rhein- ro giaciglio, aspettando il sonno lungamente agognato». Lì av- gold, una delle più semplici e più belle ispirazioni musicali:

Arte e Cultura 31 un solo accordo di mi bemolle maggio- mio studio. Nella stessa sera presi la di- re dispiegato per 136 battute a 6/8. In ligenza che, per la Riviera di Levante, tre ondate successive, lo spazio sono- mi condusse verso Genova. In questo ro è invaso dal grave all’acuto, gli ele- viaggio, durato tutto il giorno seguen- menti musicali si estendono gradual- te, ebbi ancora occasione di ammira- mente su sei ottave per creare un mo- re magnifici paesaggi; era specialmen- vimento continuo e ondeggiante. te il colore che avvolgeva tutti questi Questo preludio, «meraviglia di audacia spettacoli, quello che mi entusiasma- e di genio», simboleggia lo stato primo va: il rosso delle montagne rocciose, l’az- della Natura e la genesi di un mondo zurro del cielo e del mare, la trasparen- non ancora corrotto dalla presenza del- za verde dei pini, perfino il candore ab- l’uomo. «Inizio della musica», «cellula bagliante d’un armento di buoi, agiro- madre», «stato iniziale di un mondo al- no con tanta energia sui miei sensi, ch’io lora pieno di innocenza», secondo mi dissi, sospirando, qual peccato fos- Thomas Mann, avvenimento che si svol- se non poter far uso di tutto questo per ge da tempi immemorabili, ma sospen- nobilitare la mia natura sensuale. A Ge- dendo il tempo. Questo motivo musica- nova mi sentii di nuovo così gradevol- le, che gli esegeti chiamano «motivo della natura», rappre- mente animato, che, pensando di avere prima ceduto ad una senta in realtà la versione “acquatica” di una costellazione di stolta debolezza, decisi di condurre a temine il mio primiti- varianti: dapprima l’indeterminazione del mi bemolle grave, vo programma ed entrai in trattative per procurarmi un mez- poi l’apparizione della quinta, infine il magico dispiegarsi del- zo di trasporto lungo la celebre Riviera di Ponente, fino a Niz- l’arpeggio nel canone dei corni. Non musica, ma «un’idea acu- za. Ma avevo appena ripreso questo proposito, e tosto mi ac- stica: l’idea del principio di tutte le cose»14. corsi che quel che mi aveva poc’anzi lietamente rianimato Wagner lascia La Spezia in fretta e furia per gettarsi a capo- non era una rinascita della mia gioia per l’Italia, bensì la de- fitto nella composizione. Nelle memorie afferma: «Decisi di cisione di accingermi al mio lavoro. Perché appena io ac- ritornare immediatamente a Zurigo e di cominciare la com- cennavo a mutarla, tosto rinasceva l’antico disagio, inclusi i posizione del mio grande poema. Telegrafai a mia moglie per sintomi di dissenteria»15. avvertirla di questa decisione e perché mettesse in ordine il A Zurigo Wagner comincia la composizione musicale dell’O-

32 Arte e Cultura ro del Reno, la prima dopo la lunga pau- insonne, in un albergo della Spezia, quan- sa creativa e il radicale riposizionamen- do ebbi l’ispirazione della mia musica per to rivoluzionario. Scrive nelle sue memo- l’Oro del Reno; e subito feci ritorno nel- rie: «Al principio di novembre mi accin- la mia triste patria per accingermi al com- si finalmente al lavoro così a lungo ri- pimento dell’immane creazione, il cui de- tardato. Dalla fine di marzo 1848 era- stino mi tiene legato alla Germania più no ora cinque anni e mezzo che mi aste- di ogni altra cosa»17. nevo da qualsiasi produzione musica- Note le, e poiché ora riuscii subito felicemen- 1 te ad entrare in opportuna disposizione Cfr. M. Mila, Brahms e Wagner, Einaudi, Torino 1994, pp. 365-384. dell’animo, devo designare questo nuo- 2 R. Wagner, La mia vita, Introduzione e tra- vo inizio della mia attività di composito- duzione di Massimo Mila, EDT, Torino 1982, p. 352. re come la manifestazione d’una com- 3 Ibidem, p. 381. pleta rinascita dopo una specie di mi- 4 Cfr. E. Fubini, Il pensiero musicale del Ro- manticismo, EDT, Torni 2005, pp. 171-187. grazione dell’anima». Grazie a «quel pre- 5 R. Wagner, op. cit., p. 376. ludio orchestrale concepito alla Spezia 6 Ibidem, p. 374. 7 Cfr. R. Cresti, Wagner e i suoi soggiorni in in una specie di dormiveglia», «il 16 gen- Italia, «“VeneziaMusica e dintorni», Anno x naio 1854 l’intera composizione era già – n. 51 – marzo / aprile 2013, pp. 22-26. 8 Lettera alla moglie Minna, 1953. Cfr. R. Wa- abbozzata, e con essa era predisposto il piano dell’intera co- gner, Richard Wagner a Minna: Lettere alla sua prima moglie, Volu- struzione musicale, nelle principali relazioni tematiche fra tut- me 1, traduzione di William Ashton Ellis, Figli di C. Scribner, 1909. 9 R. Wagner, op. cit., p. 376. te le parti dell’opera. Perché proprio qui, in questo grande pre- 10 P. Piccione (a cura), Raffaele Rubattino. Un armatore genovese e ludio, si dovevano porre le basi tematiche di tutto l’insieme»16. l’Unità d’Italia, Silvana, Milano 2010. 11 R. Wagner, op. cit., p. 376. Nel 1871, in occasione della rappresentazione del Lohengrin 12 G. Ragnetti, Ottocento. Quando Spéza divenne Spezia, Accademia a Bologna, Wagner scrive ad Arrigo Boito, raccontando la ge- Lunigianese di Scienze “Giovanni Capellini”, La Spezia 2011, p. 338. 13 nesi dell’Oro del Reno con l’auspicio di un connubio fra i po- R. Wagner, op. cit., pp. 376-377. 14 Cfr. L. Zoppelli, Cosmogonia politica: Das Rheingold e le forme del poli geniali d’Italia e di Germania. «Un destino singolare mi ha mito, in AA.VV.,Richard Wagner Das Rheingold, Fondazione Teatro più volte trattenuto dal seguire l’esempio di Goethe, il quale in La Fenice, Venezia 2011, pp. 13-28 15 R. Wagner, op. cit., p. 377. occasione delle sue visite in Italia si entusiasmò tanto da ram- 16 Ibidem, p. 381. 17 maricarsi di dover tormentare la propria musa poetica con la R. Wagner, Lettera a un amico italiano sulla rappresentazione del Lohengrin a Bologna, in AA.VV., Lohengrin, Edizioni del Teatro della lingua tedesca, quando l’italiana sarebbe stata più propizia al- Scala, Milano 2006, p. 121. la sua creatività. […] Io stesso, in diverse occasioni, ho cerca- to in Italia una nuova patria, ma ho poi sempre abbandonato A fronte in alto Costume di scena per Wotan. l’idea per ragioni a me del tutto chiare, che mi sarebbe invece In basso Scenografia di Angelo Quaglio per L’oro del Reno, difficile spiegare a Lei, stimato amico. […] Di certo, sono più rappresentata al Teatro dell’Opera di Monaco, il 7 novembre 1878. reconditi i motivi per i quali in Italia la mia fantasia uditiva è co- In alto Costume di scena per Fasolt. sì sensibile. Non so se fosse un demone o un genio, di quelli In basso Tammar Luxoro, Veduta del Golfo de La Spezia. che ci possiedono nelle ore decisive, comunque: ero sdraiato, Genova, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.

Arte e Cultura 33

Arte e Cultura Il concorso “Giovanni Scanzi” del 1946 di Giulio Sommariva

Il 27 dicembre 1914 “memore della certezza della morte e dell’incertezza del giorno”, Giovanni Scanzi, celebre statuario genovese, già docente di scultura presso l’Accademia Ligustica dal 1879 al 1892

alla cui scuola si erano formati molti degli scultori liguri più vuto essere “di tutto rilievo, colle figure alte non meno di cen- interessanti dei primi decenni del Novecento, dettava le sue timetri quaranta”. La commissione giudicante, costituita da ultime volontà, legando a persone a lui care, all’allievo Enri- tre scultori e da due pittori “di figura”, avrebbe dovuto esse- co Badino e all’Accademia Ligustica, il suo consistente pa- re scelta “tra i più abili nell’arte in Italia” e avrebbe avuto il trimonio. Tra le numerose prescrizioni disponeva che la me- diritto di stabilire modificazioni al bozzetto che l’artista avreb- tà del reddito netto derivante dal denaro lasciato alla Ligusti- be dovuto obbligatoriamente recepire. Tutte queste minuzio- ca fosse destinato all’erogazione di quattro premi annuali di se prescrizioni furono recepite dagli estensori dello statuto del- duecento lire, destinati agli allievi delle classi di pittura, scul- la Fondazione “Patrimonio Ereditario dello Scultore Giovan- tura, architettura e ornato, allo scopo “di eccitare i giovani di ni Scanzi”, costituita con lo scopo di amministrare il lascito, essa Accademia a studiare sempre più di proposito”. L’altra dopo la morte dello scultore, nel 19152. metà, nelle intenzioni del testatore, avrebbe dovuto essere ac- Cinque anni più tardi, maturata la somma prevista dal testa- cumulata in modo da formare “ad ogni quinquennio”, un “dis- tore per l’operazione, il 13 ottobre 1920, il consiglio degli Ac- creto totale, destinato pella esecuzione in Genova di pregia- cademici approvava la “proposta di erigere una targa in mar- te opere scultorie in figura”1. mo o in bronzo, per ricordare Scanzi scultore, insegnante e A questo riguardo il testamento precisa, con puntigliosa me- benemerito dell’arte, da collocare nella Sala intitolata dal Con- ticolosità, i materiali delle sculture (marmo o bronzo), la loro siglio con il nome del benemerito artista”3, dedicando quin- collocazione “luoghi pubblici in Genova (piazze, vie, chiese, di la prima opera finanziata con i fondi quinquennali al ricor- giardini pubblici, gallerie pubbliche)”, e le caratteristiche de- do del benefattore. Solo due anni dopo il bando e dopo lun- gli aventi diritto a partecipare al concorso: “scultori nati nel ghe vicende, la commissione individuava nel bozzetto intito- territorio dell’antica Repubblica Ligure, quale era al momen- lato “Le fonti”, presentato da Luigi Orengo, il vincitore; l’ope- to in cui fu aggregata all’Impero Francese”, o quelli che ave- ra venne realizzata e collocata, come stabilito, nell’Aula Scan- vano “esercitato ininterrottamente l’arte scultoria in Genova, zi, ove rimase fino ai rovinosi bombardamenti del 1942, co- almeno da vent’anni dopo la loro maggiorità”. L’acribia dello me documentano alcune fotografie storiche conservate nel- scultore arriva a precisare le misure dei bozzetti i quali “tan- l’archivio del museo4. to per una statua sola, quanto per un gruppo”, avrebbero do- Negli anni seguenti il concorso si svolse regolarmente, sia pu- re con qualche rinvio, come risulta dalle incongruenze nelle da- A fronte in alto Guido Micheletti, L’Insurrezione di Genova nell’aprile 1945. Genova, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti. te, e portò alla realizzazione di numerose opere: nel 1927 un gruppo scultoreo opera di Mario Musante5, raffigurante il Bat- Sotto Lorenzo Garaventa, L’opera dell’Arcivescovo nella resa dell’esercito tedesco. Genova, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti. tesimo di Cristo, destinato al Battistero della chiesa di San Gia- In alto Luigi Orengo, la Targa Scanzi (particolare). como di Carignano, alla quale Scanzi, aveva donato la statua Genova, Accedemia Ligustica di Belle Arti. del Sacro Cuore in bronzo dorato posta in facciata, quale omag-

35 secuzione in marmo sia dell’uno che dell’altro bozzetto”, un’ul- tima postilla, firmata De Albertis e Bassano, “constatando che la maggioranza della Giuria si è delineata nel 2° concorso per il bozzetto di Garaventa” raccomanda che “la Commissione collaudatrice prima dell’esecuzione in marmo sia chiamata a collaudare il modello e suggerisce di concedere all’esecutore almeno un anno di tempo”9. Carrarese di nascita e genovese di adozione, Guido Michelet- ti si era formato prima all’Accademia della città natale, poi al- la Ligustica e infine a Torino, nello studio di Giovanni Battista Alloati. Dopo un inizio legato alla tradizione la sua attività si era orientata, sia pure in termini moderati, verso una stilizzazione talvolta arcaicizzante, talvolta incline a declinazioni déco, non prive di riferimenti alle opere di Edoardo De Albertis. A partire dagli anni Trenta la sua produzione si era accostata ad una con- cezione realista, più in linea con la retorica di regime: signifi- cativamente, tra i doni offerti a Mussolini, in visita a Genova nel 1938, figuravano una “Liguria fascista” di De Albertis e un bas- sorilievo rievocante la prima guerra mondiale di Micheletti10. gio alla propria parrocchia. Nel 1931 e nel 1937 furono com- L’opera selezionata al V Premio Scanzi propone una rappre- missionate le quattro statue marmoree collocate nelle nicchie sentazione retorica, costruita con solide e inequivocabili figure dell’atrio del Palazzo dell’Accademia, che rievocano altrettanti di vincitori e vinti: sulla sinistra un soldato tedesco, minutamen- grandi artisti genovesi: le prime, Luca Cambiaso e Filippo Pa- te descritto nella sua divisa, finanche nella custodia della ma- rodi, opera di Luigi Orengo compiute nel 1935; le seconde, Ber- schera antigas, si arrende di fronte al gesto imperioso del par- nardo Strozzi e Bernardo Schiaffino, di Guido Galletti6. tigiano che imbraccia il mitra. Sullo sfondo una nave è in pro- Il 22 luglio 1940, il Ministero dell’Educazione Nazionale so- cinto di inabissarsi, mentre in secondo piano si scorgono un spendeva tutti i concorsi pubblici per cui il concorso non ven- carro armato, catene spezzate, fasci, croci uncinate e canno- ne indetto fino alla revoca della sospensione, alla fine della guer- ni. Non manca una citazione aulica dai rilievi di François Ru- ra. A quel punto l’Accademia Ligustica si trovò nella condizio- de per l’Arc de triomphe di Place dell’Etoile a Parigi nella figu- ne di dover bandire contemporaneamente due concorsi, uno relativo al V Premio Scanzi, per il quinquennio 1935-1939, l’al- tro al VI, per il quinquennio 1940-1944; la somma accumu- lata per il primo concorso ammontava a Lire 64.000 circa; quel- la per il secondo Lire 49.000 circa7. Al primo concorso, bandito col tema “L’insurrezione di Geno- va nell’aprile 1945” parteciparono Italo Prini, Guido Michelet- ti e Agostino Pastene; al secondo, che proponeva come sog- getto “L’opera dell’Arcivescovo nella resa dell’esercito tedesco” concorsero Guido Galletti, Giovanni Battista Airaldi, Lorenzo Ga- raventa, Italo Prini e Francesco Dall’Orso8. La commissione giudicante, secondo le precise indicazione del lascito, era costituita da cinque membri, tre scultori e due pit- tori, nominati dal “Corpo Accademico dei Promotori”: i primi erano rappresentati da Edoardo De Albertis, Sandro Cherchi e Agenore Fabbri, i secondi da Luigi Bassano e Libero Verzet- ti. I verbali della commissione, assai stringati, non registrano alcuna discussione, limitandosi a riportare gli esiti della sedu- ta, svoltasi il 25 giugno 1946 - vincitori dei due concorsi furo- no, rispettivamente, Guido Micheletti e Lorenzo Garaventa - e neppure propongono alcuna ipotesi circa la destinazione del- le opere, ancora oggi conservate nei depositi del Museo del- l’Accademia Ligustica. L’unica osservazione riguarda, in real- tà, i tempi di esecuzione: se in un primo tempo la commis- sione ritiene che “sei mesi possano essere sufficienti per l’e-

36 Arte e Cultura ra della Libertà che domina il centro del- la composizione con un ampio gesto, ri- preso da un altro partigiano, e neppure una “pietà” laica nella figura del cadu- to seminudo e mutilato, pianto dalla ma- dre. Un’opera dall’intonazione classicista, che recupera un naturalismo descrittivo, quasi da “realismo socialista”, evidenzian- do i caratteri propri della produzione più matura dello scultore. Lontanissima appare, invece, l’opera di Garaventa - vincitore del VI Premio Scan- zi - che rivela la ricchezza della sua for- mazione: la conoscenza e l’assimilazio- ne della scultura antica, dai sarcofagi ro- mani alle formelle gotiche, fino alla le- zione michelangiolesca, ma anche la fre- quentazione dello studio di Eugenio Baroni, presso il quale ave- minio e che aveva trattato con il generale Gunther Meinhold va potuto cogliere il superamento del decorativismo liberty in e i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale la re- favore di una drammatizzazione delle forme. Se l’affollarsi del- sa delle truppe tedesche. Il secondo tema, in particolare, do- le figure in un groviglio di corpi senza alcun riferimento spa- veva essere un omaggio al presule, scomparso improvvisamen- ziale rimanda alle suggestioni del gotico (Arnolfo, Tino da Ca- te il 31 gennaio di quello stesso anno per una crisi cardiaca, maino, Giovanni Pisano), il trattamento vibrante delle super- al quale anche il Consiglio Comunale della città aveva ricono- fici nelle figure sullo sfondo, fa pensare ad una riflessione sul sciuto un ruolo fondamentale nelle trattative, tanto da confe- “non finito” di Michelangelo e permette di cogliere l’interesse rirgli in forma solenne il titolo di “Defensor Civitatis” nel dicem- di Garaventa per una “scultura intesa come solidità costrutti- bre 1945. va, aliena da cadute decorativistiche o naturalistiche”, che sa- Ringrazio per la collaborazione alle ricerche e i preziosi suggerimenti: Gra- rà una costante della sua produzione artistica11. Un linguag- zia Di Natale, Laura Fagioli, Maria Flora Giubilei e Patrizia Trucco. Un gio ricco di componenti espressionistiche, che dà vita ad una ringraziamento a Gianni Casale e a Luca Pastorini per la consueta e in- dispensabile disponibilità nella gestione del patrimonio dell’Accademia. composizione drammatica, e fa pensare ad opere del coeta- neo ed amico Edoardo Alfieri, quali Il ratto delle Sabine, del Note 1941 (Genova, collezione privata). 1 A. A. L., 586. 59.2, Lascito Scanzi. Copia del testamento olografo del Se la prima opera celebrava la liberazione con un linguaggio Sig. Cav. Uff. Giovanni Scanzi fu Antonio, scultore, depositato con ver- bale in data 22 aprile 1915. Sul lascito Scanzi si veda: G. Sommariva, ancora impregnato del pletorico simbolismo del ventennio, la “Avendo io amato sempre Genova mia patria e la nobile arte sculto- seconda esprimeva il dramma del tempo con un linguaggio ria…”: il legato di Giovanni Scanzi, in “Quaderni del Museo dell’Acca- demia Ligustica, nn. 32/34, 2005/2007, pp. 21-31. scabro, scevro da ogni aspetto narrativo e cronachistico. La 2 A. A. L., 586. 59.2, Lascito Scanzi, Statuto della Fondazione Scanzi. commissione aveva espresso due scelte lontane tra loro, qua- 3 Ibidem. 4 Attualmente è purtroppo collocata alla parete di un pianerottolo all’ul- si antitetiche, espressione delle diverse visioni artistiche dei giu- timo piano dell’edificio, in una sistemazione che ne compromette ogni rati: quella dell’anziano Edoardo De Albertis, già segretario del godibilità. 5 La scultura, firmata e datata 1931, si trova tuttora nella chiesa di Ca- sindacato regionale degli artisti durante il ventennio e allinea- rignano. Al riguardo si veda: A. Cappellini, Arte moderna nella chiesa to sulle posizione della cultura ufficiale, e quella del giovane del Sacro Cuore di Carignano, in “Genova. Rivista Municipale”, aprile 1934, anno XIV, n. 4, pp. 273288. Sullo scultore: G. Beringheli, Dizio- Sandro Cherchi, che nel 1938, con altri giovani artisti, quali nario degli artisti liguri. Pittori, scultori, ceramisti, incisori del Novecen- Sassu, Tassinari, Birolli e Manzù, che guardavano all’espres- to, Genova 2012, p. 262. 6 Archivio A. L. B. A., 589-62.5, Registro verbale adunanze. Fondazio- sionismo europeo, aveva dato vita al gruppo di Corrente. Cer- ne Scanzi, 1917-1935, pp nn nn. tamente la scelta dei due temi, voluta dalla stessa commis- 7 Archivio A. L. B. A., 598-71.14, Legato Scanzi, V-VI-VII-VIII concorso sione presieduta da Mario Labò, commissario prefettizio del- quinquennale di scultura 1935/1954. 8 Archivio A. L. B. A., 589-62.5, Registro verbale adunanze. Fondazio- l’Accademia alla caduta del regime, era legata al ricordo, an- ne Scanzi, 1917-1935, pp. nn. nn. 9 cora vivissimo, dei drammatici giorni della guerra di liberazio- Ibidem. 10 Cfr. F. Sborgi, Vicende alternative all’interno degli anni Venti, in La scul- ne e intendeva manifestare l’impegno “civile” della Ligustica, tura a Genova e il Liguria. Il Novecento, Genova 1989, pp. 105-109. la volontà di attivarsi per conservare la memoria di quanto era 11 Cfr. F. Sborgi, Guerra e dopoguerra, in La scultura a Genova e in Li- guria. Il Novecento. Il Novecento, Genova 1989, pp 172-177. avvenuto. I soggetti celebravano da un lato l’insurrezione po- polare che aveva portato alla liberazione della città, dall’altro A fronte Particolari dell’opera di Guido Micheletti. il ruolo dell’arcivescovo di Genova, il cardinale Pietro Boetto, In alto L’Aula Scanzi in un’immagine del 1942. che si era adoperato per salvare centinaia di ebrei dallo ster- Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti.

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Il territorio e la sua storia “La ricerca scientifica non è un’attività a cui dedicare una parte della giornata, ma un modo di vivere”1 di Erminio Namaziano

“L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’ io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci”. 2

Il Dante personaggio ebbe la possibilità di vedere la Terra dal- Orientale e infine Monte Cimone. La prima ascensione docu- l’alto del cielo delle stelle fisse ma il Dante autore certamente mentata è del conte Guidinello Montecuccoli nel 1569; nel 1655 no. Però era uno che viaggiava parecchio e quindi si può an- i padri gesuiti Riccioli e Grimaldi, con misure geodetiche, ne che immaginare che sia salito sul monte Cimone, massima vet- determinano l’altezza di 1154,25 passi bolognesi, ovvero 2197 ta dell’Appennino settentrionale, e da lassù, in una giornata par- metri; (la misura ufficiale attuale è di 2165 mt); nel 1671 il ma- ticolarmente limpida, abbia concepito la similitudine della Ter- tematico Geminiano Montanari usa un barometro per misura- ra piccola come un’aiuola; e pazienza se i dantologi ipotizzano re l’altezza del monte e nel 1726 raggiunge la vetta il duca di che per questa perifrasi il Poeta si ispirò a Severino Boezio e a Modena Francesco III, che lascia un ricordo inciso nell’arena- Cicerone o a Seneca3. In effetti da lassù, tempo permettendo, ria. Nel 1816 il comandante del Genio Militare di Modena, Giu- la visuale a 360° è amplissima: nel 1936 il modenese Alfredo seppe Carandini, fa costruire una piccola piramide che può ac- Galassini disegnò la “carta del grande orizzonte” del monte Ci- cogliere tre persone; qui studiosi e scienziati eseguono per una mone 4, riportando i punti estremi visibili dalla vetta in condizio- dozzina d’anni rilevamenti topografici e geografici, fra cui una ni ottimali: il Monviso a ovest, le Alpi Bernesi a nordovest, il mon- nuova mappa del Ducato di Modena, studi sul livello dei mari te Nevoso in Istria a nordest, il monte Terminillo presso Roma Tirreno e Adriatico e sulla triangolazione del Granducato di To- a sudest, i monti della Corsica a sudovest. Sono visibili la cate- scana. Dopo l’unità d’Italia, nel 1875 il marchese Federico Ca- na delle Alpi, la Pianura Padana, i mari Ligure, alto Tirreno e al- radini pubblica la guida “Una salita al Cimone” e nel 1888 si to Adriatico e ampie parti di dodici regioni italiane; circa il 40% inaugura sulla vetta una Torre Osservatorio esagonale alta 14 del territorio nazionale. Cosa c’è quindi in Italia meglio del Ci- metri dedicata a Geminiano Montanari dove si eseguiranno stu- mone per installare una stazione di ricerca sul clima? È così ha di sui fulmini e sul sole; poi, nel 1908 viene eretta la chiesetta fatto l’ISAC – Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del della Madonna della Neve, che nella festa del 5 agosto richia- CNR (il Consiglio Nazionale delle Ricerche) che ha la sua sede ma sul monte ancor’oggi molti fedeli. La torre ospitava un ter- a Bologna, in collaborazione con l’Aeronautica Militare. moidrografo (per registrare temperatura e umidità relativa del- Geologicamente il Cimone “è un monte con le gambe all’aria”, l’aria) e un eliofanografo (misurava la durata giornaliera della formato da strati di arenaria Macigno5 inclinati a nordest e ro- luce solare); molti scienziati vi compirono studi e misure sino vesciati rispetto alla giacitura originaria; effetti dell’orogenesi ap- al 1922, poi fu abbandonata: nel 1934 il Genio Civile la usò penninica, ancora in corso come testimoniano i terremoti che per esperimenti televisivi ma cadde in rovina durante la secon- scuotono la penisola italiana. Il ritrovamento di pietre lavorate da guerra mondiale. Nel 1937 l’Aeronautica Militare edificò sul- dimostra che il monte è frequentato dalla tarda Età della pie- la vetta una casermetta per i servizi meteo e di telecomunica- tra ed Età del bronzo (circa 2000 a.C.); nel XIII secolo inizia ad zione; due anni dopo il CAI inaugurò il rifugio Gino Romualdi, avere un nome: Alpe de Lona, o de Nona, diventa poi Monte che nel 1950 fu requisito dall’Aeronautica e collegato alle sue strutture adiacenti: stava nascendo l’Osservatorio Meteorologi-

A fronte e in alto co, che iniziò a fornire il servizio di assistenza radiogoniometri- Il Monte Cimone in veste invernale. ca al volo estendendo le sue attività allo studio della grandine

39 (nel 1954), della nebbia (1959), dell’in- po si sono misurate le concentrazioni di quinamento atmosferico da ossido di car- alcune sostanze radioattive naturali (7Be, bonio (1964) e delle piogge acide 210Pb, 222Rn). Una scalinata coperta - che (1967); nello stesso anno si insediò qui assomiglia in piccolo ai camminamenti anche il Genio Militare dell’aeronautica del forte sabaudo di Fenestrelle in val Chi- americana6. Nel 1979 l’Aeronautica Mi- sone - collega la stazione del CNR al gran- litare iniziò le misure di CO2, da allora mai de edificio che ingloba la vetta del mon- interrotte e che costituiscono la più lun- te12 in cui l’Aeronautica Militare control- ga serie di misure sull’anidride carboni- la il traffico aereo, rileva i dati meteoro- ca atmosferica in Europa. Comparve poi logici (direzione e intensità del vento, pres- sulla scena il professor Ottavio Vittori, già sione e temperatura, umidità relativa, pio- comandante dell’Osservatorio dell’Aero- vosità…), compie misure sulla CO2 atmo- nautica, indi direttore della sezione di Bologna dell’Istituto di sferica (ininterrottamente dal 1979, come s’è detto) e si sta at- Fisica dell’Atmosfera del CNR, grazie al quale il CNR ottenne trezzando a misurare anche il metano. Il Cimone è anche un in comodato una parte dell’ex-rifugio CAI, che divenne la sta- ottimo posto per misurare i movimenti del black carbon13 del- zione di ricerca a lui successivamente dedicata7. Nel 1991 ini- la Pianura Padana e della sabbia del Sahara verso l’Europa, ziarono le misure dell’ozono troposferico8 e nel 1999 il CNR che nei casi più eclatanti, come nel marzo 1991, può arrivare ottenne l’intero rifugio che fu ristrutturato - con un oculato uso sino in Scandinavia14. Lo studio di tutte queste sostanze è im- dei soldi pubblici - trasformandolo in un moderno laboratorio portante perché si ritiene che alcune di esse (specie ozono, black con sei posti letto, cucina e servizi per poter vivere e lavorare carbon e metano) contribuiscano ai cambiamenti climatici e anche nelle peggiori condizioni meteo. Oggi sul Cimone c’è una per opporsi ad essi potrebbe essere importante controllare que- stazione d’alta montagna per lo studio dell’atmosfera e delle mu- sti inquinanti insieme alla CO2. Queste misure hanno anche un tazioni del clima che partecipa a diversi progetti di ricerca in- interesse botanico: si osserva come le ondate di calore e le va- ternazionali, importante perché è distante da fonti dirette di in- riazioni climatiche influenzano i tempi di fioritura, di germina- quinamento e, unica fra le grandi stazioni climatiche europee, zione, i cicli vitali della flora di montagna del monte e del vici- ha l’orizzonte libero a 360°: non vi è nulla di più alto nelle vi- no monte Cusna (2120 mt). cinanze e ciò fa sì che le masse d’aria che giungono qui non Quassù soffiano venti sino a 200 km/h, prevalentemente da incontrano ostacoli orografici che ne influenzano il percorso. È SW (libeccio) e NE (grecale-bora), cadono moltissimi fulmini, un sito ideale per studiare le condizioni di fondo della tropo- la temperatura media annua è di +3°C, la minima misurata sfera9 dell’Europa meridionale e del Mediterraneo. I suoi stru- circa -20°, la massima +22°. Per evitare problemi col ghiac- menti sono in funzione 24 ore al giorno per 365 giorni all’an- cio invernale le apparecchiature esterne sono riscaldate da cor- no ma non c’è personale fisso, le attività si svolgono prevalen- rente elettrica; ovviamente non si possono usare motori a scop- temente “in remoto”, controllate a distanza da Bologna e da pio per evitare fonti di “inquinamento locale” che falserebbe- Urbino, perché alle attività di ricerca partecipa anche la loca- ro le misure. Le due stazioni dell’Aeronautica Militare e del CNR le Università. Si fanno anche campagne di ricerca con strumen- sono sempre accessibili grazie a una “rotovia” interna alla mon- ti e personale di altre istituzioni italiane e straniere. tagna realizzata dall’AM, che parte da Pian Cavallaro (1878 Cosa si misura quassù? Soprattutto i parametri chimici e fisici m) e permette di salire anche col maltempo; lì dentro si fan- dell’atmosfera che hanno influenza sul clima e che sono in par- no misure sul radon15 emesso dalla crosta terrestre. te di origine antropica: si misura la radiazione solare, le quan- Il Cimone è una delle 29 “stazioni globali” del mondo che par- 10 tità di ozono (O3), aerosol e particolato atmosferico (i PMi) , alo- tecipano al programma GAW - Global Atmospheric Watch (Os- 11 carburi , esafluoruro di zolfo (SF6), metano (CH4), monossido servatorio Globale dell’Atmosfera) del WMO - World Meteorolo- di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), protossido di azoto (N2O), gical Organization (Organizzazione Meteorologica Mondiale); ol- benzene (C6H6), composti organici volatili (VOC) e per lungo tem- tre ad esse ci sono circa 500 “stazioni regionali”; i dati sono rac- colti, controllati e inviati nei database di riferimento del GAW: il Note 1 parole del Professor Ottavio Vittori. WDCGG - World Data Centre for Greenhouse Gases (Centro Da- 2 Dante Alighieri, Divina Commedia, Par, XXII, 151-153. ti Mondiale per i Gas Serra) di Tokio e il WDCA - World Data 3 Severino Boezio, De consolazione philosophiae; cfr. Emilio Pasquini, Dante e le fi- gure del vero: la fabbrica della Commedia, Bruno Mondadori, Milano, 2001. Centre for Aerosol (Centro Dati Mondiale per gli Aerosol) di Os- 4 Alfredo Galassini, Il Monte Cimone modenese ed il suo orizzonte, E.Calamandrei & C, Milano, 1936. lo. Il lavoro per il programma GAW si fa “gratis”, ovvero non si 5 Il Macigno è un’arenaria intercalata da marne e argille che costituisce la prin- ricevono finanziamenti dal GAW per queste attività perché si è cipale formazione rocciosa sedimentaria della Toscana. 6 Le solite chiacchiere “da bar” che in queste situazioni non mancano mai dice- indipendenti da tutto e da tutti; gli studi sul clima e sui suoi cam- vano che gli americani avevano installato missili nelle cavità della montagna sotto all’Osservatorio; ma si sa che non sempre le voces populi sono vox Dei. biamenti hanno anche forti implicazioni politiche ed economi- 7 Il professor Vittori disse “Credo che sia motivo di soddisfazione per gli abi- che per cui è bene che la ricerca non dipenda da sponsor “in- tanti dei comuni che fanno capo alla vetta, apprendere che il prestigio scien- tifico di Monte Cimone nel mondo non è inferiore a quello di Puy de Dôme in teressati” che tentino di influenzare i risultati a loro convenien- Francia e di Mount Washington negli Stati Uniti”. za. Credo di capire il punto di vista dei responsabili della Sta- 8 L’ozono è presente nella stratosfera intorno ai 45 km di altezza, si forma dalla reazione tra raggi solari UVC e ossigeno atmosferico. Lassù filtra le radiazioni ul- zione: in generale la mia opinione è che se non si hanno pa- traviolette dannose per la vita, ma giù nella troposfera si comporta da gas serra, è un forte ossidante ed è la possibile causa di patologie respiratorie. droni non si rischia di diventare servi… 9 La troposfera è compresa tra la superficie terrestre e i 10-15 km di quota; vi La stazione del Cimone ha un fratello più giovane ma molto più avvengono i principali fenomeni meteorologici, la sua temperatura diminuisce di circa 6,5°C per km, contiene i 3/4 dell’intera massa atmosferica, quasi tut- alto di lei: ai piedi dell’Everest, in Nepal, a 5079 metri di quota, to il vapore acqueo e gli aerosol. 10 16 Il particolato atmosferico ha origini naturali (vulcani, spray marino, polveri de- accanto alla Piramide Ev-K2-CNR l’ISAC-CNR di Bologna ha sertiche, pollini …) e antropiche (combustibili fossili, processi di combustione in messo in funzione nel 2006 - in collaborazione con l’Ev-K2-CNR generale, consumo di pneumatici e freni, raffinerie, cementifici, industrie chimi- che, fertilizzanti..). Si suddivide in categorie diverse per diametro, si parla spes- e il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique di Fran- so di PM10 e PM1, ovvero particelle di diametro inferiore a 10 e a 1 micron; riflet- te la luce solare, ha effetto sulla respirazione e può provocare malattie respirato- cia) - un laboratorio che partecipa al programma GAW e costi- rie e cardiovascolari acute e croniche; più il particolato è piccolo, meglio entra tuisce un importante punto di studio dell’atmosfera dell’Asia me- nel sistema respiratorio e diventa più pericoloso per la salute. 11 Gli alocarburi (clorofluorocarburi CFC, idroclorofluorocarburi HCFC e altri) ridionale e della grande nube di inquinanti chiamata Asian Brown derivano dalle attività umane e pur trovandosi nell’atmosfera in quantità mi- 17 nime danneggiano lo strato di ozono stratosferico e contribuiscono all’effetto Cloud (Nube Bruna Asiatica) . Il laboratorio fu costruito a Bo- serra. Giova però ricordare che una “modica quantità” di effetto serra natu- logna, assemblato all’esterno dell’ISAC e collaudato per un me- rale è indispensabile alla vita: se i gas serra (soprattutto CO2, vapor acqueo e metano CH4) non trattenessero nell’atmosfera una parte della radiazione so- se, poi smontato e trasportato in Nepal, e fu portato lassù con lare, la temperatura media della superficie terrestre, attualmente pari a 15°C, sarebbe di -18°C, inospitale per la vita umana, animale e vegetale. Il proble- elicotteri e yak; dal 2006 funziona ininterrottamente, monitora- ma è il rapido aumento del contenuto di gas serra in corso dai tempi della Ri- to in remoto dall’Italia e da almeno due tecnici nepalesi della voluzione Industriale e dal XX secolo in special modo. 12 Si parva licet componere magnis, il massiccio edificio dell’Aeronautica Mi- Piramide, che può ospitare ricercatori italiani e stranieri. litare sulla vetta del Cimone fa pensare all’altrettanto massiccia Basilica del È bene ricordare che al Cimone si fa anche divulgazione: un Santo Sepolcro di Gerusalemme, che ingloba fra i suoi muri la vetta del mon- te Calvario (che in realtà è una bassa collina). giorno alla settimana in luglio e agosto la Stazione è aperta a 13 Il black carbon (carbone nero) è la parte carboniosa, scura e opaca, del par- ticolato atmosferico, è originato dai processi di combustione ed è piuttosto iner- tutti gli escursionisti di passaggio e da giugno a ottobre si or- te, quindi può essere trasportato a lungo con poche modifiche. ganizzano visite scolastiche per gruppi di 50-100 studenti che 14 Nel 1991 ci fu poi un’estate molto calda, c’è un nesso fra i trasporti di sab- bia e il caldo estivo? È stata l’estate in cui è stata scoperta la mummia di Öt- salgono da Pian Cavallaro lungo il facile Sentiero dell’Atmosfe- zi; forse la sabbia depositandosi sui ghiacciai ha influito sull’albedo - la quan- tità di radiazione solare riflessa dalla superficie ghiacciata - riscaldando il ghiac- ra, tra mirtilli, cavalli, marmotte e pannelli esplicativi che illu- cio e favorendone lo scioglimento? Domande ancora senza risposta. strano ai viandanti cos’è l’atmosfera, la sua importanza per la 15 Il radon (simbolo Rn, numero atomico 86) è un gas radioattivo, incolore e insapore, che si forma nella crosta terrestre per decadimento del radio, me- vita, la sua fragilità, l’influenza che le attività umane hanno su tallo presente in tracce nei minerali dell’uranio. Il radon fuoriesce naturalmen- te dal terreno e può essere cancerogeno se inalato. di essa. In caso di maltempo le scolaresche vengono “dirotta- 16 La Piramide Ev-K2-CNR, Pyramid International Laboratory, costruita nel 1990, te” a più bassa quota nella suggestiva Rocca di Sèstola, il gra- è un centro internazionale di ricerca multidisciplinare ad alta quota. 17 L’Asian Brown Cloud (ABC) è una nube spessa sino a 3 km di colore bru- zioso centro montano e sciistico ai piedi del monte. Questa at- nastro formata da aerosol e gas inquinanti che incombe sull’Asia centromeri- dionale influenzando il clima, gli ecosistemi, il ciclo dell’acqua, la salute uma- tività di divulgazione è importante quanto le misure di ozono e na, la produzione di riso. black carbon perché i ragazzi imparano a conoscere bene l’u- Bibliografia divulgativa nica atmosfera che abbiamo; diventati adulti dovranno amar- C.Balboni, L.Balboni, L.Gherardi, 2000 anni di un 2000 il monte Cimone, Co- op E’Scamadul, Sestola, 1989. la e curarla se vorranno vivere e procreare nelle migliori con- Il sentiero dell’Atmosfera – Itinerario geomorfologico 21, a cura di Parco Re- dizioni possibili per se stessi, per l’umanità nel suo insieme e gionale dell’Alto Appennino Modenese e Associazione Vecchia Filanda. Monte Cimone – Sentiero dell’Atmosfera, a cura di Parco del Frignano e Con- per la biosfera terrestre nel suo complesso. siglio Nazionale delle Ricerche – ISAC Wolfgang Behringer, Storia culturale del clima, Bollati Boringhieri, Torino, 2013. Stazione di Ricerca “Ottavio Vittori” al Monte Cimone. Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Cli- Sitografia ma, Bologna. www.isac.cnr.it/cimone/ tel: 051 639 9590, e-mail: [email protected] www.sentieroatmosfera.it http://evk2.isac.cnr.it Ringraziamenti www.meteoam.it/?q=camm Al dott. Paolo Bonasoni dell’ISAC-CNR di Bologna, responsabile della Stazio- @Cimone_CNR su Twitter ne di Ricerca “Ottavio Vittori”, per le informazioni e la documentazione. Al dott. Paolo Cristofanelli dell’ISAC-CNR di Bologna, per le informazioni for- nite e per avermi accompagnato in cima al monte. A fronte in alto Il Monte Cimone in veste estiva. Al Comandante del CAMM - Centro Aeronautica Militare di Montagna, il Te- nente Colonnello Attilio Di Diodato, e al personale del Centro sulla vetta del In basso, a sinistra La cima del monte con la Stazione dell’aeronautica Cimone e della base logistica a Sèstola. militare e, più in basso, la stazione/osservatorio del CNR. A Paolo Sottocorona, grazie a cui approfondisco quasi ogni mattina le mie co- noscenze meteorologiche. A destra La stazione/osservatorio del CNR nella stagione invernale.

Il territorio e la sua storia 41

Il territorio e la sua storia Un curioso aneddoto verdiano di Gian Antonio Dall’Aglio

È ben noto che Giuseppe Verdi, di cui quest’anno si celebra il duecentesimo anniversario della nascita, insieme alla sua seconda moglie Giuseppina Strepponi alternò per molti anni il soggiorno estivo nella sua tenuta di Sant’Agata a Villanova sull’Arda con lunghe residenze invernali a Genova.

Fu in città la prima volta nel 1841, per pochi giorni in occa- nel testamento olografo, datato 20 maggio 1900, in cui dis- sione della rappresentazione (non molto di successo, a dire pone di lasciare 50.000 lire ad enti genovesi, di cui 20.000 il vero) dell’Oberto, Conte di San Bonifacio ma passava spes- agli Asili Infantili di Genova; 10.000 a favore dell’Istituto dei so da Genova per andare a Roma, Napoli e Parigi ad assi- ciechi; 10.000 a favore dell’Istituto Liberti per rachitici; 10.000 stere alla rappresentazione delle sue opere; durante la sosta a favore dell’Istituto di via Fassicomo1. genovese prendeva alloggio all’hotel Croce di Malta, dietro Ca- Tra i genovesi che ebbero la ventura di conoscere Verdi ci fu ricamento. Nel 1866 il desiderio del Maestro di vivere in una un commerciante di vini e liquori, enologo, figlio di enologo, ori- villa a Genova fu esaudito dal grande direttore d’orchestra An- ginario di Novi Ligure: “Raffaele Bovone di Matteo. Casa fon- gelo Mariani che fece prendere in affitto dai coniugi Verdi un data nel 1848. Privilegiato e Brevettato Emporio Vinicolo Inter- appartamento nella villa Sauli Pallavicino in via San Giacomo nazionale. Fornitore Brevettato della R. Casa, del Principe Eu- di Carignano; il 26 marzo 1867 il Mae- genio di Carignano, della Regina del Por- stro scriveva al suo caro amico il conte togallo, della R. Marina Italiana, degli Opprandino Arrivabene (letterato e gior- Ospedali Civili, del Regio Yacht Club Ita- nalista mantovano, liberale moderato con liano”. Raffaele Bovone commerciava ma ideali risorgimentali): “L’appartamento è era un anche un esperto di vino e delle magnifico e la vista stupenda e conto tecniche di vinificazione, con una men- passarvi una cinquantina di inverni”; po- talità moderna e un’onestà conclamata. chi giorni dopo, il 24 aprile dello stes- Dal punto di vista tecnico era un inno- so anno, a Verdi venne conferita la cit- vatore, si occupò soprattutto del proble- tadinanza onoraria genovese. Da una let- ma della chiarificazione del vino, ovve- tera al medesimo conte Arrivabene si ap- ro di come evitare che nelle bottiglie si prende poi che nel 1874 Verdi aveva già formasse un deposito di sostanza soli- trasferito la sua residenza nel Palazzo da non bevibile, il cosiddetto “fondo”. del Principe Doria, da cui era solito usci- Aveva anche una grande sensibilità per re al mattino per andare a fare la spe- il terroir: diceva che un buon intendito- sa al mercato del pesce di piazza Ca- re, padrone del gusto, va in Sicilia e tro- vour e altrove. Il grande affetto del Mae- va il luogo giusto per il barolo. Intende- stro per Genova risulta evidente anche va dire che ovunque vada sa cercare e trovare il terreno giusto per impiantare A fronte Giovanni Boldini, “Ritratto di Giuseppe Verdi”. Roma, Galleria Nazionale vigneti di qualsiasi vitigno. Il suo primo d’Arte Moderna. emporio era sistemato in vico Stella 18 A lato Il ritratto di Raffaele Bovone. rosso ma con lo svilupparsi dell’attività

43 altre parole, una bottiglia di Bianco Pol- cevera di prima qualità costava poco me- no di 6 euro, e un Cinque Terre (si sa- rà trattato di un bianco secco o di uno Sciacchetrà?) quasi 20 euro. Prezzi più o meno in linea con quelli attuali dei cor- rispondenti vini DOC. Carissimo il Ver- mentino, quasi 40 euro, ma probabil- mente allora se ne produceva meno di adesso e doveva essere difficile reperir- ne di buona qualità. Restano due dub- bi, su quel “Vino puro sugo arancio” piut- tosto costoso – cosa sarà mai? – e sul Pietra Ligure rosso, quasi 8 euro, caro per essere un qualsiasi Nostralino (e poi Bovone non avrebbe venduto del vino dozzinale), forse era prodotto col vitigno commerciale si trasferì in “Via Cairoli, già Via Nuovissima N.39 Barbarossa, tipico del Finalese e del Pietrese, che se non è rosso nel Palazzo del Marchese Sertorio erede Monticelli”; a raro è senz’altro poco comune. Ma è solo un’ipotesi. questo numero civico oggi c’è la Libreria Mondini & Siccardi. Giustamente orgoglioso del suo lavoro e del suo talento, Raf- Per esemplificare quanto costasse il vino un secolo fa o po- faele Bovone riteneva che il vantaggio da ottenere dalla pro- co più, leggiamo i prezzi dei vini liguri riportati su un cata- fessione fosse l’onore più che il guadagno. Tanto che subì logo dell’azienda di qualche anno successivo al 1900: anche ironie e amichevoli prese in giro per la sua onestà che gli impediva di diventare ricco: sul Successo, periodi- Bianco Polcevera 1° Qualità . . L. 1,50 co satirico genovese il cui motto era “Talvolta ridendo si pian- Bianco Polcevera 2° Qualità . . L. 1, - ge”, nel numero del 5 ottobre 1913, in occasione di un “con- Cinque Terre 1° Qualità . . L. 5, - gresso dell’alcolismo”, apparve una vignetta che lo ritrae- Cinque Terre 2° Qualità . . L. 3, - va elegante, cilindro in testa, baffi candidi e sguardo atten- Vino puro sugo arancio Montanari 1881 L . 6, - to a osservare da intenditore un bicchiere di vino che te- Pietra Ligure rosso ...... L. 2, - neva in mano; sotto al disegno, questa poesiola: Vermentino Ligure C. Accame L.10, - Marco Brunner 1889 * . . . . . L.10, - Montò a Bovone la mosca al naso / Per il congresso del- * (Fece il giro del mondo della durata di tre anni sulla R. Na- l’alcolismo / Son tutte baccere egli è persuaso / Che se ci ve Cristoforo Colombo, comandante Accinni). fosse del rigorismo, / E non facessero nel vin pasticci, / Nep- pur sarebbervi più degli alticci. / No, degli imbrogli non fa Per avere un’idea, una lira nel 1900 aveva un potere d’acqui- Bovone / Se li facesse avria un milione. sto pari a circa 7670 lire attuali2, ossia a circa 3,96 euro. In Fosse vivo oggi probabilmente apprezzerebbe i tentativi che si fanno, con crescente succes- so, di produrre buoni vini senza sol- fiti aggiunti 3. Però... Però l’Illustre Lettore a questo punto si chiede: ma tutto ciò che cosa ha a che fare con Verdi? Ecco, Verdi en- tra in questa storia perché un giorno Raffaele Bovone decise di inviargli una cassetta di sue bottiglie di vino Barolo, accompagnando il vino con un bigliet- to su cui stava scritto, in bella grafia:

Sopra Veduta ottocentesca del Palazzo del Principe Doria a Fassolo, residenza genovese del Maestro e della moglie Giuseppina Strepponi. Il Teatro Carlo Felice di Genova, in una veduta dei primi del novecento

44 Il territorio e la sua storia 18/4/93 Illustre Senatore Gius. Verdi Città Nella lietissima circostanza dell’opera che compie l’immor- talizzazione della di Lei grande fama 4, il sottoscritto si per- mette di offrirle un’assaggio (sic) del suo raffinato vino di Barolo pregandola volerne apprezzare l’igienico tipo uso Bor- deaux, che ben ambirebbe poterlo onorare del di lei rive- rito nome. Fiducioso dell’aggradimento le presento pure i più distinti ossequi. Devot. Suo R. Bovone di M. Vino e biglietto a cui il Senatore rispose inviando a Bovone un suo biglietto da visita su cui aveva scritto, con grafia frettolo- sa e meno “calli” di quella di Bovone, le seguenti parole: Egr. Sig. Raf. Bovone Scusi, ma io non ho l’abitudine di accettare offerte. La prego quindi mandarmi l’importo di queste 12 bottiglie di Barolo; senza di ciò sarei costretto rimandarle. Credo che a questo punto sia doveroso un momento di rispettoso silenzio per riguardo a quel grande personag- gio che, con grafia che tradisce una certa irritazione, re- spinge un omaggio chiedendo di poterlo pagare... O tem- pora o mores!! Viene da chiedersi, senza voler apparire Ringraziamenti Tutte le informazioni su Raffaele Bovone, le immagini e i documenti polemici, se oggidì esista qualche Grande Italiano che “non sono stati gentilmente forniti dal nipote Alberto Bovone, Dottore Com- ha l’abitudine di accettare offerte”. Ci piace essere otti- mercialista in pensione nonché perito agrario, che ringrazio anche per il piacevole pomeriggio di chiacchiere nella sua casa e nel suo giar- misti quindi diciamo che si, certamente tutti i grandi del- dino con lui, sua moglie e la loro nipote. la nazione sono soliti rifiutare ciò che viene loro offerto Note in omaggio, si tratti di vino o di qualsivoglia altro bene 1 Le informazioni sulla vita genovese di Verdi sono tratte da: Leonel- materiale o immateriale. Ne siamo certi, oggi esistono de- lo Sartoris, Giuseppe Verdi a Genova, La Casana, Genova, 2000, an- no XLII, n°4. cine di personaggi celeberrimi che pensano e agiscono 2 Cfr. Calendario Atlante De Agostini 2013, De Agostini, Novara, 2012. come Verdi… 3 L’aggiunta di solfiti al vino non è un “pasticcio” né un’adulterazio- ne né una frode ma una semplice e lecita prassi adottata già nel- D’altra parte, perché stupirci? Allora, alla fine del XIX seco- l’antichità per accelerare la fermentazione, proteggere il vino dalla lo, i Senatori del Regno pagavano coi propri soldi il biglietto crescita batterica e aumentarne la conservabilità. Inoltre, una mi- nima quantità di solfiti è presente nel vino naturalmente, prodotta del treno quando dovevano spostarsi dalla loro città a Roma dalla fermentazione alcolica. Però l’anidride solforosa (SO2), che è per svolgere il loro lavoro al Senato 5. Altri tempi, si… il principale solfito aggiunto nei vini – specialmente nei bianchi, può provocare mal di testa nei bevitori maggior- mente sensibili e può causare reazioni al- lergiche. Per evitare questi problemi si sta cercando da tempo, e ormai con qualche successo, di limitare o abolire totalmente l’u- so dei solfiti aggiunti. 4 Probabilmente il Falstaff, la cui prima fu da- ta alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893. 5 Il riferimento è al Senatore Ernesto Mar- saglia di Sanremo, ma fra i parlamentari del tempo doveva essere prassi comune il pa- garsi di tasca propria le spese di trasferi- mento nella capitale. Ringrazio Donatella Marsaglia, pronipote del Senatore Ernesto, per avermi raccontato questo “aneddoto fa- miliare”.

Sitografia www.giuseppeverdi.it

Sopra La risposta autografa di Giuseppe Verdi al biglietto di Raffaele Bovone. L’interno della bottiglieria Bovone in via Cairoli a Genova, seconda metà del secolo XIX.

Il territorio e la sua storia 45

Il territorio e la sua storia

Non dimenticate di mettere sale sulle offerte, simbolo dell’alleanza di Dio con voi1 di Paolo Ibico

Salario, agire cum grano salis, salace, voi siete il sale della terra 2, avere sale in zucca, tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui…3, insalata, salsiccia, salsa, il vino di Vostra Signoria m’è paruto salato 4…

Quante sono le espressioni del linguaggio quotidiano e del- ch’esse “ideali”, dal Rinascimento al XX secolo sono sorte – la letteratura che hanno il sale come protagonista… Mica da per dirne alcune – Sabbioneta, Pienza, Terra del Sole, Pal- stupirsi, ché il sale, essenzialmente nella sua forma chimi- manova, Avola, l’Eur di Roma… ma ce n’è un’altra ad avere ca di cloruro di sodio (NaCl), è indispensabile alla vita uma- questa origine “ideale” anche se è più nota come una capi- na e animale, cosa facile a comprendersi quantomeno con- tale del turismo balneare, seconda in Romagna solo a Rimi- siderando che tutti, Homines sapientes, mammiferi, uccel- ni per numero di presenze turistiche: Cervia. Forse non si pen- li, rettili, insetti e quant’altri esseri animali popolano la su- sa a Cervia come “ideale” perché il Quadrilatero di Cervia Nuo- perficie terrestre abbiamo nel nostro albero genealogico an- va non fu realizzato dal Principe per la gloria dei Principi ma, tenati che si svilupparono, vissero e prosperarono nel mare, più saggiamente, per quella che successivamente si sareb- ambiente salato per eccellenza. be chiamata “la classe operaia”, simile in qualche modo al- Parliamo d’altro: chi non conosce La città ideale, dipinto a tem- l’Ivrea di Adriano Olivetti: Cervia fu fatta per i salinari, gli ar- pera su tavola conservato nella Galleria Nazionale delle Mar- tigiani lavoratori delle saline che per secoli sono state la ric- che a Urbino e databile tra il 1480 e il 1490, di autore igno- chezza di questa parte di Romagna. to ma certamente legato alla corte di Federico da Montefel- La storia di Cervia è antica, questa città è stata ricostruita tre tro? Esso rappresenta una città disegnata secondo i canoni volte lungo i secoli. La prima fu Ficocle, greca o etrusca, il cui estetici e filosofici del Rinascimento, simbolo del buon gover- nome deriverebbe dal greco fùkos = alga e klèos = fama: un no che assicura prosperità economica e sociale al territorio. “luogo famoso per le alghe”. Ficocle fu poi sede vescovile e il In Italia, “civiltà di città”, ci sono città “ideali” progettate a ta- suo vescovo Geronzio partecipò al sinodo del 502 sotto Papa volino secondo criteri filosofici e sociali o militari o economi- Simmaco; infine fu distrutta dai Bizantini nel 709 perché si era ci e costruite seguendo questi principi, che generalmente si alleata con Ravenna contro Costantinopoli. Ma la città rinac- traducono in strutture urbane geometricamente regolari e or- que in un luogo più sicuro, al centro della salina appena en- dinate. A parte i resti delle città romane con la loro maglia or- trata nella storia documentata, nel senso che l’estrazione del togonale, i cardi e i decumani, che a modo loro furono an- sale può essere iniziata anche prima ma non ve n’è certezza. Ma non era più Ficocle: in una lettera del 997 di papa Grego- A fronte, in senso orario dall’alto a sinistra rio V si legge “ad locum qui dicitur Cervia”5. La nuova città era Salina di Cervia. ben strutturata, circondata da un terrapieno, con tre ingressi Il rito della raccolta del sale. Raccolta multipla manuale nella Riserva Camillona. collegati alla terraferma da ponti levatoi, un palazzo del Priore, I cumuli del sale dolce di Cervia, baciati dal sole. sette chiese e una rocca difensiva voluta - forse - da Federico Raccolta con il retino del primo sale, detto Salfiore. Salinaro al lavoro negli argini del rango nel periodo della raccolta Barbarossa. La città visse sotto vari padroni fra cui gli Estensi del sale dolce d Cervia. e Venezia, infine lo Stato della Chiesa; quasi inespugnabile, ma In alto Salina di Cervia. Veduta aerea dei bacini salanti. la palude che circondava la salina rendeva l’aria malsana, co-

47 sì che intorno al 1630 ci si decise a cambiare aria, e non in d’acqua con 9 vasche, dove effettuare la raccolta una volta senso metaforico, si pensò a un trasferimento in una posizio- all’anno con mezzi meccanici, secondo il metodo detto “fran- ne più salutare. Il 9 novembre 1697 Papa Innocenzo XII firmò cese”. Nel 1998 il governo decreta di cessare la produzione il “Chirografo”6 con le modalità di costruzione della nuova Cer- ma il Comune di Cervia non ci sta e dà vita alla Società di ge- via; il documento indicava il numero delle case da costruirsi, stione Parco della Salina di Cervia. “Parco” perché la salina la posizione della cattedrale, del palazzo Vescovile, delle dimo- è un ambiente naturale di altissimo pregio, con una fauna e re dei funzionari statali, della caserma, delle carceri… la città una flora alofile (dal greco àlos = sale e filè = amico) adatta- ebbe un mercato, l’ospedale, un teatro, il macello, per una spe- te a sopravvivere in condizioni estreme, dove sostano e nidi- sa di circa 40.000 scudi. Fu scelta la duna costiera più alta, ficano uccelli migratori e stanziali fra cui i fenicotteri e i ca- preparato il terreno, chiamati gli operai e il 24 gennaio 1698 il valieri d’Italia7, è una Zona Umida di Importanza Internazio- vescovo Francesco Riccamonti poneva la prima pietra della cit- nale secondo la convenzione di Ramsar 8 inserita nel Parco tà, disegnata dal romano Bellardino Preti, un rettangolo con pe- Regionale Delta del Po Emilia-Romagna. rimetro di 800 metri edificato anche coi materiali della città vec- La campagna salifera inizia a fine inverno svuotando i baci- chia, smontata pezzo a pezzo. Senza mura: la cinta esterna era ni dalle acque piovane accumulate; ai primi di aprile si fa en- composta da una successione di 48 case “a schiera” tutte ugua- trare l’acqua del mare che comincia il giro nelle vasche: eva- li, a due piani con giardini interni, che potevano ospitare oltre porando l’acqua si concentra e i metalli pesanti e i carbona- 150 famiglie di salinari. All’esterno del quadrilatero, presso il ti poco solubili si depositano, seguiti dai solfati nei bacini di porto-canale, nel 1691 era sorto il primo dei due Magazzini del terza evaporazione. L’acqua entra poi nei bacini di quarta eva- Sale - massicci e ampi da poter contenere 130.000 quintali di porazione e da essi ai bacini salanti (1200 metri di lunghez- sale - e la Torre San Michele, di guardia per le incursioni dei za per 160 di larghezza) dove a fine dell’estate si deposita il pirati. Al di là del porto-canale si installarono le externae gen- cloruro di sodio; qui la salinità è 7-8 volte maggiore di quel- tes, i cosiddetti “chioggiotti” (provenivano principalmente da la del mare. Il sale si raccoglie a fine agosto con un grosso Chioggia) agricoltori e artigiani, e la solita popolazione di dub- macchinario che procede su rulli metallici sulla crosta di sa- bia legalità che vive ai margini di qualunque centro urbano. L’e- le del bacino salante, è poi trasportato sui vagoncini di un pic- dificazione durò dieci anni e nel 1708 il tesoriere di Romagna, colo treno sino ai cumuli (gli acervi) per essere lavato e con- Matteo Conte, ne prese possesso a nome della Camera Apo- fezionato, senza essere macinato per non romperne i cristal- stolica. A metà Settecento fu costruito un quartiere esterno per- li. Il sale di Cervia è “dolce”: certo non lo si può mettere nel ché i salinari erano aumentati di numero. caffè, ma per via della bassa salinità dell’alto Adriatico e per La prima cosa messa in opera nella Cervia Nuova furono i pe- essere questa la salina più a nord e più fredda d’Italia, non si camerali, le unità di misura per stabilire gli importi che i cit- si depositano i sali amari come i cloruri di potassio e di ma- tadini dovevano rendere al Reggente del Papa che aveva anti- gnesio, che per cristallizzare richiedono più tempo e concen- cipato i fondi per l’edificazione della città; il trasferimento nella trazioni più elevate, e resta l’NaCl (più gli oligoelementi pre- nuova città non avvenne gratuitamente per i cervesi ma è inte- senti nell’acqua di mare, iodio, zinco, rame, manganese, fer- ressante l’attenzione che lo Stato della Chiesa ebbe per i sali- ro, calcio, magnesio, potassio). La “dolcezza” del sale di Cer- nari, tutelati più di altri lavoratori (producevano un bene prezio- via, ben percepibile assaggiandone qualche cristallo, esalta sissimo e quindi ci poteva stare un po’ di attenzione per le loro i sapori naturali del cibo; qui si dice che il sale cervese “con- condizioni di vita…). Il grosso del lavoro era (e ancora è) nei me- disce”. Oltre al confezionamento di sale integrale puro e alla si estivi quando c’è la raccolta, mentre nel resto dell’anno oc- preparazione di sali aromatici (alle erbe, alle alghe…) si rea- corre solo mandare le acque in salina affinché non si impalu- lizzano prodotti alimentari peculiari come la birra al sale o il disca. Per beneficio papale in inverno i salinari potevano rac- cioccolato al sale; e le belle “mattonelle” di sale su cui si cuo- cogliere legna, pigne e pinoli nella pineta, là dove oggi c’è Mi- ciono carni, pesce e verdure senza l’aggiunta di grassi. lano Marittima, “città-giardino ideale”. Il passaggio nel 1959 alla produzione industriale ha cambia- Le saline di Cervia coprono una superficie di 827 ettari, a 1600 to l’aspetto della salina: scomparse le salinette a conduzione metri dal mare, circondate da un canale di 14.200 km e per- familiare, sostituite da grandi vasche di evaporazione e di rac- corse da una rete di 46 chilometri di altri canali in cui l’acqua colta. Scomparsi gli attrezzi in legno utilizzati nella salina (car- circola e non ristagna. Il sistema tradizionale di produzione era riolo, barella, bilancione, cotice, mazzeranga, gavaro, panie- “a raccolta multipla”, perfetto per le condizioni pedo-climati- re, paletta, stuoia, gottazza...), scomparsa la figura del sali- che dell’alto Adriatico. Si raccoglieva ogni giorno da giugno a naro impegnato in salina con tutta la famiglia. Molti salinari settembre: ogni salinaio divideva il proprio bacino di raccolta non vollero però che il patrimonio del loro lavoro si perdesse in cinque piccoli settori: ogni giorno raccoglieva il contenuto definitivamente: uno di essi, Agostino Finchi (e murin) a me- di un settore e dopo cinque giorni il ciclo ricominciava. tà degli anni ’80 riunì un gruppo di appassionati per recupe- La storia contemporanea della salina inizia nel 1959 quando rare attrezzi, documenti e quanto potesse testimoniare la sto- lo Stabilimento Salino Cervese cambia struttura e produzio- ria della civiltà del sale di Cervia e con questo materiale alle- ne e i 144 bacini saliferi diventano un unico grande specchio stirono una mostra permanente ai Magazzini del Sale. Nel 1989

48 Il territorio e la sua storia si costituì il Gruppo Culturale Civiltà Salinara, formato da ex nata lungo il canale dalle saline ai magazzini con un carico di salinari, per testimoniare un passato recente ancora vivo nel- 100 quintali di sale prodotto con la raccolta multipla nella Sa- la memoria dei cervesi ma che potrebbe perdersi col passar lina Camillone che viene poi distribuito al pubblico con offer- del tempo. Nel 2001 nacque il Musa, Museo del Sale - am- ta libera e a scopo benefico. pliato nel 2013 - che attraverso oggetti e documenti raccon- Note ta e descrive la vita e il lavoro dei salinari “antichi” e appro- 1 Bibbia, Levitico, 2,13 2 Bibbia, Matteo, 5,13 fondisce le origini del territorio, la fondazione della città nuo- 3 Dante Alighieri, Divina Commedia, Par, XII, 57-58 va, lo sviluppo dell’agricoltura, il commercio del sale, la pe- 4 Le Lettere di Torquato Tasso, vol.terzo; 650, ad Ascanio Mori - Mantova, Felice Le Monnier, Firenze, 1853 sca, lo sviluppo del turismo, offrendo una panoramica com- 5 Sull’etimologia del nome Cervia si danno due ipotesi: una, leggendaria, nar- pleta della storia locale. ra che il vescovo di Lodi amava percorrere le foreste intorno alla città e un giorno un cervo gli si inginocchiò davanti devotamente. Una più storica so- Il Museo ha anche una parte “viva”, un bacino dove la rac- stiene che il nome derivi dagli “acervi” ovvero i grandi mucchi di sale depo- colta del sale avviene ancora secondo l’antico sistema a rac- sitati ai margini della salina dopo ogni raccolta. 6 Dal greco chiròs, mano: “documento scritto e firmato di proprio pugno, che colta multipla: è la salina Camillone, con una superficie eva- ha valore legale”. 7 Himantopus himantopus, uccello di palude dalle zampe molto lunghe rispet- porante di 21.181 mq e una superficie salante di 2.570 mq, to alle dimensioni complessive e dal piumaggio elegantemente bianco e nero. che produce annualmente da 500 a 2000 quintali di sale. Ogni 8 Nel 1971 a Ramsar, in Iran, fu firmata una convenzione per la tutela del- le zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli giorno dei tre mesi estivi le acque passate nei vari bacini di uccelli acquatici; fu il primo trattato intergovernativo moderno riguardante la questa salina (hanno nomi bizzarri come Moraro, Gaitone, La- conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali. 9 I gradi Baumé (°Bé) sono una misura della densità salina dell’acqua; pren- vorieri e Corboli) producono un sale integrale “dolce” di qua- dono il nome dal fisico settecentesco francese Antoine Baumé; l’acqua di lità superiore, ottenuto con acqua madre che non supera mai mare ha una densità di circa 3,5°Bé; durante la raccolta del sale si posso- no raggiungere densità oltre i 30°Bé. 9 i 28,5 gradi Baumé . In inverno la salina viene allagata per 10 Ricco e bizzarro il lessico salinaro, come quando si parla di “salëna ina- proteggere il fondo dalle intemperie e in aprile la si prepara murèda”, salina innamorata, quando il vento caldo di libeccio garbën favo- risce una forte evaporazione dell’acqua e un’eccessiva produzione di sale; smaltendo le acque e riparando gli argini dei bacini, pulen- o quando “e tëmp us’è cusinè”, il tempo si è cotto, ovvero quando c’è equi- librio termico fra calore del mare e calore della terra e si ha assenza di ven- do le vasche dalle alghe e dalle incrostazioni, asportando la to e calma piatta del mare (bunaza biënca, bonaccia bianca). melma dal fondo. Poi inizia il lavoro, prima o dopo a secon- 11 Lo Sposalizio del Mare di Cervia data dal 1445: si dice che Pietro Barbo, 10 Vescovo di Cervia, tornando da Venezia fu sorpreso da una tempesta in ma- da del tempo che fa : si riempiono i bacini evaporanti, si la- re e per placarla diede in pegno alle acque l’anello pastorale, salvando se scia che il sole evapori l’acqua, battendo il fondo dei bacini stesso e l’equipaggio. Da allora ogni anno nel giorno dell’Ascensione si rin- nova la benedizione delle acque e il matrimonio col mare; nel 1986 fu Pa- salanti con un cilindro di legno (cutgëna) finché il sale si com- pa Giovanni Paolo II a celebrare il rito. Il Corteo storico si muove dalla Cat- patta impermeabile, pronto per la raccolta; ne esce un sale tedrale e arriva al porto dove le barche escono in mare aperto col Vescovo, che benedice l’Adriatico e le imbarcazioni, esorta il mare ad abbracciare tut- squisito, ideale per la salagione dei formaggi e dei salumi. La te le etnie che vi si affacciano, augura una stagione propizia alla città e ai Salina Camillone e la raccolta multipla sono tutelati da un Pre- suoi abitanti. Infine lancia l’anello nuziale in mare dove un gruppo di ragaz- zi cerca di ripescarlo; recuperare l’anello è di buon auspicio oltre che una sidio Slow Food che si propone di far apprezzare i benefici sfida molto sentita. di un regolare utilizzo del sale marino integrale, nella speran- Bibliografia essenziale za che altri piccoli bacini della salina di Cervia si aggiungano Nino Tamburini, La “Camillone”, Gruppo Culturale Civiltà Salinara, Cervia, 2005. alla Camillone per recuperare una reale potenzialità commer- Sistema museale Provincia di Ravenna, Musa. Museo del Sale di Cervia, Ra- ciale. Il sale più pregiato, quello di affioramento, il primo sa- venna, 2008. le che si raccoglie col retino, più dolce e delicato e leggero, Sitografia www.musa.comunecervia.it diventa “sale dei Papi”e viene portato ogni anno al Papa, di www.salinadicervia.it cui i cervesi furono sudditi. Ma nella seconda metà del XV www.fondazioneslowfood.it/presidi-italia/dettaglio/3308/sale-marino-artigia- nale-di-cervia secolo Cervia fu governata dai veneziani, ecco quindi la tra- www.turismo.comunecervia.it dizione della “rotta del sale” che porta il frutto della salina a www.cerviasaporedisale.it Venezia; dei tempi della Serenissima si conserva anche la ce- Gruppo Civiltà Salinara e MUSA Museo del Sale, rimonia dello Sposalizio del Mare11. via Nazario Sauro 24, Cervia (RA). Tel. 0544 977 592, [email protected] Il legame con il passato è mantenuto anche dalla manifesta- zione Sapore di Sale: il sabato del secondo fine settimana di Salina di Cervia, via Salara 6, Cervia (RA). Tel. 0544 971 765, [email protected] settembre, una burchiella rievoca la Rimessa del Sale; l“Armesa Presidio Slow Food del Sale marino artigianale di Cervia. de Sel” era una giornata di festa per i salinari: le burchielle Referenti dei produttori del Presidio. cariche di sale - imbarcazioni a fondo piatto di origine vene- Per il Gruppo Civiltà Salinara: Oscar Turroni. Per la Salina di Cervia: Giuseppe Pomicetti. ziana - erano trainate dall’argine da un salinaro con una cor- Presidio sostenuto da Parco Regionale Delta del Po, Regione Emilia-Ro- da legata alla barca mentre il compagno regolava la direzio- magna, Società Parco della Salina di Cervia. ne da bordo con un remo, e raggiungevano i magazzini per il Ringraziamenti controllo e la consegna del loro “oro bianco”. La festa attira- A Letizia Magnani, giornalista e scrittrice cervese, per le informazioni sulla storia di Cervia, la passeggiata nel Quadrilatero, le chiacchierate e l’omag- va gli abitanti dei centri vicini ma anche personaggi importan- gio di prodotti della salina. ti: l’Arciduca Ferdinando d’Asburgo e l’Arciduchessa Maria Bea- A Giuseppe Pomicietti, Presidente della Salina di Cervia, per la visita alla sali- na, le informazioni e il pranzo a base di pesce cotto sulla mattonella di sale. trice presero parte alla festa nel 1792. Oggi la burchiella è trai- Ad Annalisa Canali, direttrice del MUSA, per la visita guidata al Museo.

Il territorio e la sua storia 49 Echi Gruppo Carige

Le banche italiane per la culturaitaliana ovvero “Invito a Palazzo 2013”

Il giorno 5 ottobre scorso si è svolta la dodicesima edizione di ‘Invito a Pa- lazzo’, manifestazione promossa a li- vello nazionale dall’Associazione Ban- caria Italiana (ABI) per promuovere il patrimonio artistico e storico, custodi- to dalle banche del nostro paese. Ban- ca Carige ha aderito fin dalla prima edi- zione a questa iniziativa che ha fatto apprezzare al pubblico opere d’arte so- litamente non fruibili, testimonianza del secolare impegno a favore dell’arte e della cultura in generale di tutto il si- stema bancario italiano. La Sede di Genova, l’agenzia 8 di Genova, la Filiale di Chie- Museo dell’Accademia Ligustica e conoscitore della storia e ri e la storica Sede del Monte di Pietà di Palermo: ecco i luo- della storia dell’arte genovesi, che ha condotto il pubblico, tra ghi che Banca Carige ha aperto alla visita. A questi si aggiunge cui molti studenti di alcune scuole superiori cittadine, alla sco- la sede centrale della Banca del Monte di Lucca, nell’ambi- perta della vita quotidiana genovese di centocinquant’anni fa. to del Gruppo Carige, ospitata nell’antico Palazzo dell’Opera del Duomo, affacciato sulla centralissima Piazza S. Martino. Genova, tra passato e presente La Genova ottocentesca, con le sue profonde trasformazioni urbanistiche e sociali, è stata protagonista dell’edizione 2013. Nel corso del XIX secolo, epoca di grandi trasformazioni po- Nel salone di rappresentanza della sede di Genova, è stato litiche, sociali ed economiche per l’intero paese, anche la cit- organizzato un provocatorio confronto tra due dipinti che raf- tà di Genova, soprattutto a partire dagli anni venti, vide pro- figurano lo stesso luogo della città, l’antico Ponte di Carigna- fonde e a volte sostanziali modifiche del manufatto urbano: no, visto da punti di vista opposti. Guida di questo viaggio nel il primo piano urbanistico della città, redatto dall’architetto ci- tempo è stato l’architetto Giulio Sommariva, conservatore del vico Carlo Barabino, l’apertura di nuove strade per l’attraver- samento della città da ponente a levante, la costruzione di importanti edifici pub- blici (il Teatro Carlo Felice, l’Accademia Ligustica di Belle Arti, la Scuola della Re- gia Marina…), lo sviluppo urbano oltre le mura del Cinquecento – che venne- ro progressivamente demolite – e l’an- nessione dei comuni suburbani nel 1874, per citarne solo alcuni. In occasione della giornata di “Invito a

Sopra Il Presidente Cesare Castelbarco Albani accoglie i visitatori alla manifestazione “Invito a Palazzo”.

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Palazzo 2013” sono state presentate al pubblico due tele – una appartenente alle collezioni di Banca Carige, una di collezione privata – che presentavano due diverse vedute di uno stesso am- bito urbano, il ponte di Carignano e la sottostante via Madre di Dio, offrendo al pubblico qualche spunto di riflessione. La tela di collezione privata, opera di Pasquale Domenico Cambiaso, ritrae la città vista dal colle di Carignano, in un contesto ancor oggi riconoscibile: in pri- mo piano, a sinistra al centro di un ele- gante giardino, compare l’Istituto Ra- vasco, fondato da Madre Eugenia Ra- vasco, milanese di nascita, genovese di adozione, nel 1879; al centro la stra- da che corre sul ponte e che, nel 1937, fu intitolata alla religiosa; fino a quella data era detta via Ponte di Carignano. Si individuano chiaramente l’imponente fabbricato delle Monache Eremitane di San Silvestro (oggi sede della facoltà di Architettura), il campanile cuspidato della chiesa di Sant’Agostino e, sullo sfondo, la collina di San Benigno, det- ta anche di Promontorio, scomparsa nel secondo dopoguerra per l’amplia- mento del porto e per il rinnovamento della viabilità della zona. Diverso il caso della veduta che raffi- gura “La strada della Madre d’Iddio e Ponte di Carignano a Genova”, come recita il lungo titolo apposto a pennel- lo con colore rosso sul margine inferiore della tela dall’au- to raffigurato dal pittore olandese: il tessuto edilizio della tore, l’olandese Pieter van Loon che firma e data “1847” l’o- strada fu infatti demolito completamente negli anni Settanta pera, per la quale si rimanda all’esauriente scheda di Fer- del XX secolo per la costruzione degli edifici che oggi ac- dinando Bonora nel catalogo dedicato al patrimonio artisti- colgono, almeno in parte, la sede della Regione Liguria. co di Banca Carige (AA.VV. Il Patrimonio artistico di Banca Carige. Dipinti e disegni. 2008). Giulio Sommariva

Se infatti nella veduta del Cambiaso il panorama è anco- Sopra Pasquale Domenico Cambiaso, Veduta del Ponte di Carignano. ra del tutto riconoscibile nelle linee generali, nulla – ad ec- Genova, Collezione privata. cezione della grandiosa struttura del ponte che “scaval- Sotto Pieter Van Loon, Strada della Madre d’Iddio e Ponte di Carignano a cava” il popoloso, e popolare, quartiere – resta oggi di quan- Genova. Genova, Collezioni d’arte di Banca Carige.

Echi Gruppo Carige 51 Piero Luigi Montani, Amministratore zione di un significativo ammontare di Delegato di Banca Carige Spa rettifiche di valore, anche in coerenza con le indicazioni dell’Organo di Vigilanza Nella riunione del 29 ottobre 2013, sot- e nella prospettiva dell’introduzione to la presidenza di Cesare Castelbarco della vigilanza bancaria unica europea. Albani, il Consiglio di Amministrazione Oggetto di svalutazione sono stati pure di Banca Carige spa ha nominato, con il portafoglio titoli e quello immobiliare voto unanime, Piero Luigi Montani qua- del comparto assicurativo. le Amministratore Delegato. In linea con quanto effettuato dai prin- Genovese, classe 1954, Piero Luigi Mon- cipali gruppi bancari italiani a partire dal tani ha iniziato a Genova, nel 1974, la 2011, si è inoltre provveduto a verificare propria carriera nel settore creditizio, per l’eventuale perdita di valore degli av- poi passare a ruoli di sempre maggiore viamenti sulla base delle ipotesi for- responsabilità che lo hanno portato in mulate da un primario istituto di ricer- diverse località italiane. Proveniente ca economica. L’impairment test ha evi- dalla guida del Gruppo Bpm, con l’in- denziato valori recuperabili sensibilmente carico di Consigliere Delegato, Montani inferiori ai rispettivi valori contabili de- vanta un’esperienza di prim’ordine maturata al vertice di al- terminando la necessità di operare rettifiche di valore, straor- cune delle principali realtà bancarie e finanziarie nazionali. dinarie e non ripetibili, degli avviamenti per complessivi 1.647,6 Il Presidente e il Consiglio hanno formulato un caloroso au- milioni. Includendo tali rettifiche agli avviamenti il risultato net- gurio di buon lavoro al nuovo Amministratore Delegato, con- to consolidato al 30/9/2013 si attesta a 1309,7 milioni. fidando che il medesimo possa procedere nei tempi previsti al raggiungimento degli importanti e strategici traguardi che Assegnato per il prossimo quinquennio il servizio di tesoreria il Gruppo Banca Carige si propone per i prossimi anni. e cassa del Comune di Chiavari

Approvato il Resoconto Intermedio di Gestione Il Sindaco di Chiavari, Roberto Levaggi, e il Vice Presiden- al 30 settembre 2013 te di Banca Carige, Alessandro Repetto, hanno presentato lo scorso 20 dicembre, presso la sede del Comune, il rin- Riunitosi lo scorso 11 novembre 2013 sotto la presidenza di novo del servizio di tesoreria e cassa assegnato per il pros- Cesare Castelbarco Albani, il Consiglio di Amministrazione di simo quinquennio a Banca Carige e le iniziative organizza- Banca Carige S.p.A. ha approvato all’unanimità il Resocon- te per il Capodanno chiavarese, realizzate grazie al soste- to Intermedio di Gestione al 30 settembre 2013, illustrato dal- gno dell’istituto di credito genovese. l’Amministratore Delegato Piero Luigi Montani. “Banca Carige è presente in maniera diffusa nel Tigullio da In un contesto economico particolarmente difficile, il Grup- oltre un secolo ed è profondamente radicata in questo ter- po ha evidenziato una gestione ordinaria in sostanziale pa- ritorio – ha dichiarato Alessandro Repetto, Vice Presidente reggio. A conferma della tradizionale efficacia espressa dal di Banca Carige – Lo dimostra la partnership consolidata con gruppo Banca Carige nell’azione commerciale sono, tra l’al- molti enti pubblici territoriali di cui siamo i tesorieri. L’accordo tro, stati aperti oltre 60.000 nuovi conti correnti. Tuttavia l’ul- col Comune di Chiavari, capoluogo di quest’area per noi co- teriore rafforzamento dei presidi eco- nomici e patrimoniali ha determinato un risultato di periodo in perdita. Nei primi nove mesi del 2013, tale raf- forzamento si è concentrato sul porta- foglio crediti, con l’adozione di restritti- vi criteri di qualificazione e svalutazio- ne che ha determinato la contabilizza-

Sopra Piero Luigi Montani, Amministratore Delegato di Banca Carige Spa.

A fianco da sinistra Maria Stella Mignone, Assessore alla Cultura, Alessandro Repetto, Vice Presidente di Banca Carige Spa, Roberto Levaggi, Sindaco del Comune di Chiavari, Daniela Colombo, Assessore al Turismo e Marco Rocca, Consigliere delegato ai grandi eventi.

52 Echi Gruppo Carige sì importante, ci riempie di soddisfazione e conferma il no- volume da Mazzoletti e Lombardi, insieme al jazzista Egidio stro concreto impegno per lo sviluppo di un territorio in cui Colombo e al critico Guido Festinese, il jazz si può infatti di- investiamo parecchio, sia a livello di servizi bancari che di re sia parte integrante del DNA di questa città di mare. risorse economiche. Si pensi, a riguardo, che a sostegno del- Tra le personalità cittadine maggiormente impegnate a da- le diverse iniziative sociali, culturali ed educative portate avan- re impulso alla diffusione della musica afro-americana in cit- ti dalle diverse realtà presenti nel Tigullio – quali enti loca- tà il libro cita Gianni Dagnino. Scomparso nel 1995, lo sto- li, associazioni, istituzioni civili e religiose – Banca Carige stan- rico presidente della Cassa di Risparmio di Genova e Im- zia circa 400mila euro ogni anno”. peria lasciò una raccolta di ben 5.000 dischi, donata al Loui- Soddisfazione anche da parte dell’Amministrazione Comu- siana Jazz Club, che oggi fanno parte della fonoteca del Mu- nale di Chiavari, che ha affidato la gestione del servizio di seo con sede a Palazzo Ducale. Tesoreria e Cassa dell’ente a seguito di procedura ad evi- “Promuovendo Genova e il jazz, Banca Carige ha voluto da- denza pubblica, come previsto dalle norme sull’ammini- re corpo e visibilità alle sonorità di una passione arrivata fi- strazione degli Enti Pubblici. no ad oggi grazie anche alla competenza e all’impegno, pro- fuso nonostante le difficoltà, di molti club e associazioni – Genova e il Jazz ha commentato il Presidente di Banca Carige, Cesare Ca- stelbarco Albani – È una storia a cui siamo particolarmen- Anche quest’anno si è svolta a Palazzo Ducale la cerimonia te legati nella memoria di Gianni Dagnino, personalità dai di presentazione del volume strenna di Banca Carige. L’ini- grandi orizzonti che continua ancora oggi ad ispirare il no- ziativa editoriale del Gruppo, dedicata a “Genova e il Jazz”, stro lavoro nella gestione della Banca per il bene e lo svi- è stata illustrata il 18 dicembre, nella splendida cornice del luppo in tutti i settori della comunità ligure”. Salone del Maggior Consiglio. A conclusione della serata, il pianista e compositore geno- Dopo i saluti d’apertura del Presidente di Banca Carige, Ce- vese Dado Moroni, ha eseguito alcuni brani musicali jazz, sare Castelbarco Albani, il giornalista e critico musicale Re- applauditissimi dal pubblico. nato Tortarolo ha introdotto gli interventi del Presidente e del Direttore Artistico del Museo del Jazz “Gianni Dagnino” di Genova, Adriano Mazzoletti e Giorgio Lombardi, curatori del volume. Corredato da una ricca documentazio- ne fotografica, il volume ripercorre la sto- ria della grande passione che Genova ha sempre dimostrato nei confronti del- la musica afro-americana. Come ben te- stimonia l’originale ricostruzione fatta nel

Sopra e a fianco Alcuni momenti della cerimonia di presentazione del volume “Genova e il Jazz”, nel Salone del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Genova. Al pianoforte, il musicista Dado Moroni.

Echi Gruppo Carige Notizie in pillole a cura di Guido Conforti

NOBELPERLAFISICA di istruzione considerati ed è più ampio per i livelli di Il premio Nobel per la fisica 2013 è stato assegnato al- istruzione universitaria. Rispetto alla media OCSE il de- l’inglese Peter Higgs e al belga Francois Englert per ave- ficit del nostro Paese è più accentuato per i livelli di istru- re teorizzato, in modo indipendente l’uno dall’altro, l’e- zione più avanzati. sistenza del bosone a completamento del Modello Stan- Migliora, tuttavia, la situazione del divario di genere che dard della fisica delle particelle. Nelle motivazioni del in alcuni casi, quali le competenze matematiche, risulta premio rese note dall’Accademia Reale delle Scienze del- ribaltato a favore della popolazione femminile. la Svezia, si riconosce che ‘in base al Modello Standard tutto, dai fiori alle persone alle stelle ai pianeti è costi- BANSKYANEWYORK tuito di pochi mattoncini: le particelle della materia’. Il writer inglese Bansky si è stabilito nello scorso mese Le teorie di Higgs e Englert risalgono al 1964 e sono sta- di ottobre a New York, dove ogni giorno ha lasciato un te confermate sperimentalmente dal CERN nel 2012. segno visibile della sua street art. In particolare, nel Co- lumbus Day del 12 ottobre, Bansky ha allestito a Cen- L’ANALFABETISMO DEL TERZO MILLENNIO tral Park un banchetto in cui alcune sue opere sono sta- Un’indagine promossa dall’OCSE e condotta in Italia dal- te messe in vendita al prezzo unitario di 60 dollari. A fi- l’Isfol su incarico del Ministero del Lavoro ha messo in evi- ne giornata ne sono state acquistate sette, per un incasso denza come il livello medio delle competenze del nostro quindi di 420 dollari a fronte di un valore effettivo sti- capitale umano risulti molto inferiore a quello disponibile mato dai critici d’arte di almeno 200.000 dollari. nella maggior parte degli altri Paesi economicamente più sviluppati. L’indagine ha riguardato le persone in età da lavoro, compresa tra i 16 e i 65 anni, e ha preso in conside- razione sia le competenze fonda- mentali per la crescita individuale, la partecipazione economica e l’in- clusione sociale (cd. literacy) sia quelle per affrontare e gestire pro- blemi di natura matematica nelle di- verse situazioni della vita adulta (cd. numeracy). In particolare, il pun- teggio medio di literacy è all’ultimo posto della classifica OCSE a 24 Paesi, mentre nella numeracy l’Ita- lia è penultima, anche se rispetto a precedenti indagini si riduce la per- centuale di popolazione che si ri- trova nei livelli più bassi di compe- tenza e, in generale, lo scarto ri- spetto agli altri Paesi. Secondo il rapporto Isfol, il divario Nord-Sud è stabile per tutti i livelli

Bansky, Sweep at Hoxton, Londra.

54 Notizie in pillole LA CLASSIFICA DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE come tappe intermedie le ‘Smart Cup’ a livello regionale. Il Censis ha pubblicato la classifica per l’anno accademico I 16 progetti finalisti sono stati inseriti nelle quattro cate- 2013/2014 delle università italiane, valutate attraverso l’a- gorie ICT/Social Innovation, Life Sciences, Industrial e Agri- nalisi di indicatori relativi a cinque voci distinte: servizi, food/Cleantech, all’interno delle quali hanno vinto i pro- spesa per borse e altri interventi, strutture, web, interna- getti Animaker (stampante 3D per bambini, che consen- zionalizzazione. te di realizzare concretamente i giocattoli disegnati in for- Tra le ‘mega’ università il primato spetta a Bologna, da- ma digitale), On Iris (progetto di retina artificiale, svilup- vanti a Padova e Pisa. Tra le grandi il primato è andato pato dall’Istituto Italiano di Tecnologia e già vincitore as- all’università di Pavia, seguita da quella della Calabria e soluto della Smart Cup Liguria), Optosensing (sistema in di Parma. Tra le medie università, prima è risultata Sie- fibra ottica per il monitoraggio geotecnico e strutturale di na, davanti a Trieste e Sassari. Sul podio dei piccoli ate- infrastrutture, dighe, viadotti, gasdotti e aree territoriali a nei siedono nell’ordine Camerino, Teramo e Tuscia. I quat- rischio) e Ecolumière (luce LED intelligente, che si auto- tro Politecnici sono stati classificati, nel seguente ordine: regola in base all’illuminazione naturale, vincitore asso- Milano, Torino, Venezia, Bari. luto della manifestazione).

UNADONNAALLAGUIDADELLAFEDERALRESERVE OBESITY DAY Janet L. Yellen, 67 anni, è stata indicata dal Presidente Il 10 ottobre è stato dedicato alla riflessione sui temi con- Obama come colei che succederà nel gennaio del 2014 nessi al fenomeno dell’obesità, tipico effetto degli stili di a Ben Bernancke alla presidenza della banca centrale de- vita nelle società ad economia avanzata, che costituisce gli Stati Uniti d’America. uno dei principali fattori che sostengono l’aumento delle Laureata alla Brown University e specializzata a Yale, la malattie croniche non trasmissibili. Yellen ha insegnato a Harvard e Berckley ed è stata con- In base alle risultanze del sistema di sorveglianza PASSI sigliere economico del Presidente Clinton. E’ sposata con (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) il premio Nobel 2001 per l’economia George Akerlof. nel 2012 in Italia il 31% della popolazione dichiarava di A un secolo esatto dalla sua fondazione, sarà la prima don- essere in sovrappeso e il 10% obeso; condizioni che au- na a guidare la Federal Reserve. mentano con l’avanzare dell’età e sono più frequenti ne- gli uomini, tra le persone con più bassi livelli d’istruzione BOSFOROPIÙSTRETTO e tra quelle economicamente più svantaggiate. Il 29 ottobre 2013, in occasione del novantesimo anni- versario della fondazione della Repubblica di Turchia, è MILIARDARI stato inaugurato un tunnel ferroviario sottomarino, che at- Uno studio pubblicato dalla banca UBS ha calcolato che traversa lo stretto del Bosforo per collegare le due parti nel 2013 il numero delle persone fisiche in possesso di della città di Istanbul. La galleria, lunga 13,6 chilometri patrimoni superiori al miliardo di dollari ammonta a 2.170 e costata oltre tre miliardi di euro, permette di attraver- unità, di cui 515 abitano negli Stati Uniti, 157 in Cina, 148 sare il braccio di mare che separa il continente asiatico in Germania, 135 in Gran Bretagna, 108 in Russia, 103 dall’Europa in soli 4 minuti e fa parte dei numerosi pro- in India, 75 a Hong Kong, 64 in Francia e Arabia Saudi- getti di ammodernamento della rete infrastrutturale volu- ta, 61 in Svizzera. In generale in Europa i super-ricchi so- ti dal premier Erdogan, ex sindaco della città. no 766, 251 in più che negli USA. Il patrimonio complessivo gestito da queste persone ammonta a 6.516 miliardi di VENDEMMIA PER L’ESTERO dollari, più del triplo del PIL italiano. Mentre la vendemmia 2013 si presenta di qualità general- Dal 2008, anno di esplosione della crisi economico-fi- mente molto buona, la Coldiretti comunica che l’anno do- nanziaria a livello mondiale, 810 persone hanno raggiunto vrebbe concludersi con il raggiungimento del valore storico questo status e il patrimonio complessivo è più che rad- di 5 miliardi per le esportazioni di vino italiano all’estero. doppiato. In base all’elaborazione dei dati ISTAT, ci si attende un au- mento del 10% delle vendite rispetto al 2012, che fanno CULTURA ED ECONOMIA dell’Italia il secondo produttore mondiale di vino dopo la Fran- Una ricerca svolta dal consorzio France Créative e Ernst & cia; al terzo posto la Spagna e quindi Stati Uniti e Cina. Young ha messo in evidenza come in Francia il peso eco- nomico delle attività legate all’intrattenimento culturale e al- PREMIO NAZIONALE DELL’INNOVAZIONE la creatività equivale a un volume d’affari di 74 miliardi di Si è svolta a Genova, nell’ambito del Festival della Scienza, euro (superiore, ad esempio a quello dei settori della mo- la cerimonia di assegnazione del Premio Nazionale per l’In- da e dell’auto), con un’occupazione complessiva di oltre 1,2 novazione (PNI) 2013, a conclusione di un percorso di se- milioni di persone definite ‘non delocalizzabili’, in paesi ca- lezione delle idee di business più innovative che ha avuto ratterizzati da un basso costo del lavoro.

Notizie in pillole 55 Impressioni di Liguria

SAVONA: MONTE CARMO Mi rifornisco d’acqua e parto. Da Loano, frazione Ver- zi, guida i segnavia rossi, sono due ore e mezza di sa- Alle porte i primi freddi, ma all’ultimo sole mi avventu- lita e 820 m di dislivello, una passeggiata di salute. ro sulle cime: Liguria di Ponente. M’inerpicherò per una cresta rocciosa e tornerò ad anel- Dal Colle di Cadibona l’orizzonte orografico s’alza gra- lo fra faggi e castagni, pregusto il viaggio alpino. dualmente e, nel tratto savonese-finalese, svetta la ci- Lascio l’auto e infilo una sterrata a monte, al bivio pren- ma più alta: il Monte Carmo di Loano (1389 m). do a destra un sentiero ripido nel bosco, attraverso il Lungo l’Alta Via dei Monti Liguri è la terrazza sul mare Ponte dei Martinetti sul torrente e giungo al Rifugio di della Provincia di Savona, con vista dal Monviso alla Cor- Pian delle Bosse, panoramica mozzafiato. Me la godo sica, sulla verde valle di Bardineto. Basterebbe questo bevendo acqua fresca e respirando e immortalo sulla ad eleggerla mia meta, ma non è l’unica ragione: scel- Canon per i giorni d’uggia e d’inverno. go la sua personalità contraddittoria di versanti brulli e Sulle pendici del Carmo resistono intatte le tipiche “ca- irti sul mare, degradanti all’opposto in faggete verso Bar- selle”, strutture di pietra circolari, un tempo riparo e ma- dineto; a Sud contrafforti scabri di dolomie e torrioni aspri gazzino. Dal rifugio salgo nel bosco, fino al segnavia, poi di quarziti, a Nord rocce scistose e coperte di boschi e lascio e devio a sinistra fino al colletto sulla Rocca del- genziana ligure, primula impolverata, sassifraga callo- l’Aia, passione degli alpinisti. Da qui a destra per una sa, melea`gride; e sul crinale faggi, larici e abete bian- scala rocciosa fino in cresta. La seguo tutta fino alla te- co. Massiccio e smussato, il Carmo domina il Finalese leferica, e mi trovo di fronte la cima. Scendendo in una e la costa: Pietra Ligure, Loano, Borgio Verezzi e Bar- conca verde, seguo il versante Sud che serpeggia fino dineto, “patria” del fungo porcino, col suo castello a se- alla croce di vetta. dici lati e il Buranco sotterraneo dove sopravvive mi- Ho camminato tra boschi, rocce e fiori e incontrato ra- steriosa una rara specie di geotritone, cavernicolo fan- paci, tranne il picchio nero, mito della più alta, la più tasma delle tenebre. alpina, la più panoramica vetta del Finalese-Loanese. La vetta separa le zone tirrena e padana e per flora e Ottima ragione per tornare. fauna è il confine ufficiale tra le Alpi e gli Appennini.

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