Incubi Alla Bolognese Alla Scoperta Delle Leggende Urbane Di BONVI

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Incubi Alla Bolognese Alla Scoperta Delle Leggende Urbane Di BONVI 1 COMUNICATO STAMPA Da martedì 15 dicembre presso Biblioteca Salaborsa a Bologna Incubi alla bolognese Alla scoperta delle leggende urbane di BONVI A vent'anni dalla scomparsa del cartoonist, per la prima volta in mostra Bologna, 15 dicembre 2015 – Una fredda notte di dicembre di vent’anni fa, ci lasciava all’improvviso, travolto da un’auto vicino a Bologna, Franco Bonvicini, più noto come Bonvi, uno dei più grandi cartoonist europei: era il 10 dicembre 1995. Vent’anni dopo, Bologna lo ricorda con una mostra: “Incubi alla Bolognese. Leggende urbane di Bonvi” inaugura alle 18,30 di martedì 15 dicembre 2015 nella Piazza Coperta di Biblioteca Salaborsa, nella centralissima Piazza Nettuno. La mostra è uno dei progetti speciali che il Comune di Bologna dedica ai protagonisti della cultura contemporanea che hanno un legame con la città. Bonvi infatti, nato a Modena nel 1941, trovò in Bologna la città della sua maturità artistica e la ritrasse con il suo stile grottesco e originale in diverse tavole. Una città che ha adottato Bonvi per molti anni e dove, insieme a Nicola Sinisi, l’artista decide di mettersi in gioco anche politicamente come consigliere comunale spendendosi in scomode battaglie, anche impopolari, come quella per la Moschea. Un impegno nel sociale che avvicina il cartoonist ai colleghi parigini scomparsi ad inizio anno nella strage di Charlie Hebdo. L’inaugurazione viene preceduta alle 17,00 da un incontro con esperti ed amici del cartoonist, tra cui il regista Guido De Maria, autore con Bonvi di Nick Carter, il Direttore dell’Accademia di Belle Arti Enrico Fornaroli e l’esperto Claudio Varetto, co-curatore della mostra insieme all’architetto Sofia Bonvicini, figlia dell’artista, che ha progettato l’allestimento per conto degli Eredi Bonvicini e con la collaborazione N+V Comics, realizzato grazie al sostegno del Comune di Bologna e all’organizzazione di Hamelin Associazione culturale. Bonvi infatti, nato a Modena nel 1941, trovò in Bologna la città della sua maturità artistica e la ritrasse con il suo stile grottesco e originale in diverse tavole. Una città che ha adottato Bonvi per molti anni e dove, insieme a Nicola Sinisi, l’artista decide di mettersi in gioco anche politicamente come consigliere comunale spendendosi in scomode battaglie, anche impopolari, come quella per la Moschea. Un impegno nel sociale che avvicina il cartoonist ai colleghi parigini scomparsi ad inizio anno nella strage di Charlie Hebdo. Per la prima volta saranno esposti in esclusiva alcuni dei più interessanti lavori che fanno parte dal vasto archivio lasciato dal fumettista, in particolare le tavole della serie "Incubi di provincia”, storie paradossali autoconclusive percorse tutte da una vena surreale e pubblicate in tempi diversi dal 1968 in poi, inizialmente sul periodico “Off-side”, e alcune tavole delle successive “Leggende 2 urbane”, tra gli ultimi racconti realizzati dall'autore, nel 1995, pubblicati anche postumi sul settimanale “Comix”. Il protagonista di queste brevi graphic novel ante litteram è quasi sempre lui, Bonvi, o meglio la sua rappresentazione fumettistica, che lo vede biondo e aitante giovanotto alle prese con improbabili avventure ambientate in una città notturna, in cui non si fatica a riconoscere la “sua” Bologna, con i portici, e le notti bolognesi cantate tante volte dall’amico Francesco Guccini. Negli “Incubi di provincia” si può ammirare e scoprire un artista molto diverso e più sperimentale rispetto a quello “seriale” e più noto al vasto pubblico grazie, ad esempio, al celebre esercito delle Sturmtruppen. Il percorso espositivo, non a caso, si apre con “Andiamo all’Havana”, che narra del dirottamento di un tram, che Bonvi sviluppò da un’idea di Francesco Guccini, una delle storie più riuscite e memorabili della serie. L’autore si autoritrae, come spesso rifarà in molte altre occasioni, nei panni del biondo e folle dirottatore, una storia che risente della ventata rivoluzionaria del maggio 1968, anno in cui è stata disegnata. Altro racconto memorabile tra quelli esposti è “Il campo di Liebowitz”, una storia di paradossi temporali portati all'estremo disegnata da Bonvi nel 1969, basata sul montaggio e rimontaggio di vignette, grazie anche al sapiente utilizzo della reprocamera (una sofisticata fotocopiatrice ante- litteram) e della retinatura che crea un'atmosfera notturna unica, alla “Bonvi”. Nel volto del barbuto scienziato pazzo non si fatica a riconoscere Umberto Eco che proprio in quegli anni, con il suo volume “Apocalittici e integrati”, aveva contribuito non poco in Italia a dare dignità culturale ai fumetti anche nei confronti del mondo accademico. Alcune volte Bonvi, per la realizzazione di questi racconti sperimentali, si è avvalso di importanti collaborazioni come per "L'ora dello schizoide" del 1970, che vede il contributo nella vignetta finale dell’amico Magnus (il grande Roberto Raviola), con cui, più di vent’anni dopo, condividerà nell’ultimo periodo della loro vita, la residenza a Castel Del Rio. Questa storia, dove Bonvi viene sopraffatto dalle sue creature fumettistiche, ci mostra nelle sue vignette alcuni personaggi della vasta produzione bonviana, già all’epoca ideati, come le Sturmtruppen, Capitan Posapiano, le Storie dello Spazio Profondo e Cattivik, personaggio che poi verrà portato avanti dall’allievo Silver. Tra le ultime storie realizzate da Bonvi nel 1995 e che in parte vennero pubblicate postume nel 1996 sul periodico Comix, a pochi mesi dalla sua scomparsa, ci furono le “Leggende urbane”, una serie di racconti che riprendono lo spirito dell’assurdo e del paradosso dei primi “Incubi di provincia”. Nuovo è l’espediente letterario utilizzato dall’autore: queste leggende sono dei racconti alla soglia dell’impossibile che alcuni misteriosi uomini inseriscono negli acquedotti delle città in modo che i cittadini letteralmente si “bevano” queste storie assurde, per distogliere la loro attenzione da vicende più importanti. Nell’era delle bufale che si propagano attraverso i Social Network questi racconti diventano quasi profetici. Il percorso si chiude con un breve racconto inedito, realizzato da Bonvi nel 1995 sempre per il ciclo “Leggende Urbane” e ambientato nella Seconda Guerra Mondiale nel centro di Bologna durante un rastrellamento tedesco. In questo caso i tedeschi non sono le Sturmtruppen ma soldati veri. Da questa storia, nell’estate 2015 è stato tratto il dettaglio del Nettuno utilizzato sulla T-Shirt “Tutti per uno. Nettuno per tutti.”, ideata da Sofia Bonvicini per la campagna di raccolta fondi per il recupero del monumento simbolo di Bologna. 3 I testi critici della mostra sono scritti da Claudio Varetto, da sempre esperto di Bonvi, preceduti da una prefazione di Francesco Guccini, tratta dal volume “Incubi di Provincia” del 1981. Innovativa ed esclusiva per i contenuti, per la scelta del materiale artistico, per la location di prestigio che si colloca proprio nel cuore della città, per il design del percorso e per i materiali utilizzati, la mostra “Incubi alla bolognese” è uno degli eventi organizzati dal Comune di Bologna in occasione delle festività natalizie. L’allestimento è progettato e curato personalmente dalla figlia dell’artista, l’architetto e designer Sofia Bonvicini, con un percorso speculare, capace di unire design ed innovazione, che reinterpreta la città notturna di Bonvi, nelle sue forme e colori. Materiali innovativi ed eco-friendly, pannelli sagomati in un robusto cartone alveolare, attraverso incastri e senza piedi, creano un percorso capace di valorizzare i disegni originali di Bonvi. L’installazione è inserita nella Piazza Coperta di Salaborsa, location di grande pregio architettonico e culturale, nel centro della città, che può contare su un’affluenza giornaliera di oltre 4000 visitatori. Il progetto architettonico, segue concettualmente lo stile delle opere esposte: i forti contrasti del chiaroscuro e delle chine di Bonvi ritrovano nel design una doppia valenza a livello formale e volumetrico del percorso che diventa da pannello bidimensionale a volume tridimensionale. Il design è pensato infatti non solo per uno scopo strettamente funzionale, attraverso l’incastro di tre pannelli, ma anche per divenire il filo conduttore di tutto il tema dell’intero allestimento: la città. Le pareti esterne della mostra sono caratterizzate da ingrandimenti d’impatto per far risaltare i particolari delle città nei disegni dell’autore, mentre il percorso sulle pareti interne permette di leggere le storie ideate da un artista internazionale come Bonvi, premiato nel 1973 a Bruxelles con il “Prix S. Michel” come miglior cartoonist europeo. Al centro del percorso sono poste alcune bacheche con i disegni originali, ma anche foto, pubblicazioni, oggetti e documenti che mostrano le tecniche di lavoro dell’artista e ricordano il rapporto di Bonvi con Bologna e il suo impegno politico. Un’occasione imperdibile per riscoprire un Bonvi meno conosciuto ma capace ancora di stupire per la sua attualità e contemporaneità. 4 “Incubi аllа bolognese, соmе le tagliatelle. Е perché “alla bolognese”? Forse per sottolineare un che di incubi alla buona, di quelli che possono venire dopo una cena un po' abbondante, con gli amici, nella solita trattoria. Non i terrori senza nome di Lovecraft, о le angosce metafisiche di Kafka; niente, tutto sommato, che un alka-seltzer non faccia рassarе, е dopo, аlе-òр, vispi come prima. Incubi provinciali, insomma. Рroprio provinciali; questa paroletta Bonvi е iо cе la troviamo sempre fra i piedi, appiccicata da quel fior fiore di metropolitani che sono, che
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