Sesso, Androidi E Carne Vegana Avventure Ai Limiti Di Cibo, Eros E Morte
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La Cultura 1438 Jenny Kleeman Sesso, androidi e carne vegana Avventure ai limiti di cibo, eros e morte Traduzione di Alessandro Vezzoli © Jenny Kleeman 2020 First published 2020 by Picador an imprint of Pan Macmillan, a division of Macmillan Publishers International Limited © il Saggiatore S.r.l., Milano 2021 Titolo originale: Sex Robots and Vegan Meat Sommario Prefazione PARTE PRIMA Il futuro dell’eros. L’ascesa dei robot del sesso 1. «Dove avviene la magia» 2. L’illusione della compagnia 3. «Non sentirà nulla!» 4. «Tutte le nostre relazioni sono in pericolo» PARTE SECONDA Il futuro del cibo. Carne pulita, coscienza pulita 5. Auschbeef 6. I vegani che amano la carne 7. Pesce fuor d’acqua 8. Retrogusto PARTE TERZA Il futuro della nascita. Ectogenesi 9. Il business della gravidanza 10. La biosacca 11. L’immacolata gestazione1 12. «Le donne sono obsolete, finalmente» PARTE QUARTA Il futuro della morte. Decesso espresso 13. Morte fai da te 14. «L’Elon Musk del suicidio» 15. La fine giustifica i mezzi Epilogo Ringraziamenti Note Sesso, androidi e carne vegana A Benjamin e Isabella, naturalmente Ci troveremo in un mercato veramente competitivo, con molti player. Crediamo di avere il miglior prodotto al mondo. Ci batteremo per questo e vedremo di raggiungere l’1 per cento del mercato. STEVE JOBS al lancio del primo iPhone (9 gennaio 2007) Voler correggere il mondo senza scoprire chi siamo noi stessi è come provare a ricoprire di cuoio ogni strada per sfuggire al dolore di camminare su pietre e su rovi. È molto più semplice infilarsi un paio di scarpe. RAMANA MAHARSHI Prefazione Quanto state per leggere non è fantascienza. Siamo alla vigilia di un’epoca in cui la tecnologia ridefinirà la nascita, il cibo, il sesso e la morte, gli aspetti fondamentali della nostra esistenza. Finora la vita umana è sempre consistita nell’emergere dal corpo di nostra madre, nel nutrirsi della carne di animali morti e nel cercare rapporti sessuali con altri esseri umani, sino a concludersi con una morte che non siamo in grado né di evitare né di controllare. In questi cinque anni mi sono immersa nel mondo di quattro distinte invenzioni che promettono di donarci il partner perfetto, la gestazione perfetta, la carne perfetta, la morte perfetta. Loro, però, non sono ancora perfette: ci si sta lavorando in laboratori, garage, studi; dentro ospedali, fabbriche e magazzini. Alcune tra queste entreranno in commercio nel giro di qualche anno, per altre ci vorranno decenni prima di sbarcare sul mercato, ma alla fine diverranno tutte componenti inevitabili della vita umana. Quanto stiamo per cedere alla tecnologia? E come ci cambierà? Per rispondere viaggeremo attraverso quattro continenti e visiteremo i più oscuri recessi di internet. Vi porterò nelle cucine dove si preparano crocchette di pollo da mille dollari, in incontri esclusivi dove la gente impara a uccidersi, in laboratori dove i feti crescono dentro sacche e in gruppi di discussione dove alcuni uomini pianificano la guerra totale alle donne. C’imbatteremo in scienziati, umanoidi, designer, studiosi di etica, imprenditori e provocatori; faremo la conoscenza di uno specialista in fertilità disposto a tutto, o quasi, pur di soddisfare i desideri dei suoi pazienti, di un uomo sposato a una bambola del sesso, di una decoratrice di dolci che ha aiutato la sua migliore amica a morire e di un artista che per esprimersi usa carne viva. A monte di queste innovazioni incontrerò persone (e saranno per la quasi totalità maschi) mosse a volte dai principi, altre dalla passione, spesso dal denaro ma sempre dalla promessa di fama e riconoscimento. Condividono tutte la convinzione che la tecnologia possa permetterci di avere senza sforzi le vite che davvero desideriamo, che sia in grado di risolvere i nostri problemi e liberarci. Persino i visionari più geniali, tuttavia, non sanno prevedere in pieno la portata delle loro innovazioni. Quando Steve Jobs lanciò l’iPhone osava sperare di conquistare l’1 per cento del mercato; non aveva idea che gli smartphone si sarebbero impadroniti delle nostre vite, avrebbero messo in ombra le nostre relazioni, sarebbero diventati il nostro indispensabile organo esterno. Le tecnologie più dirompenti si accompagnano sempre a scosse di assestamento così straordinarie da risultare imprevedibili. Se possiamo avere figli senza il peso di una gravidanza, mangiare carne senza uccidere animali, ottenere la relazione sessuale perfetta senza compromessi e una morte ideale senza sofferenza, in che altro modo la natura umana muterà per sempre? Senza rendercene conto, l’esistenza umana si sta ridefinendo in assetti che nessuno sa determinare o controllare. Per mostrarvi perché credo che sia un processo già in atto, lasciate che vi accompagni in una fabbrica della Southern California, dove si fabbricano i più stupefacenti giocattoli per adulti. PARTE PRIMA Il futuro dell’eros L’ascesa dei robot del sesso 1. «Dove avviene la magia» Abyss Creations occupa un anonimo edificio grigio fuori dalla superstrada 78 a San Marcos, mezz’ora a nord di San Diego, a cui si aggiungono un parcheggio mezzo vuoto e un alto muro di cinta. Non ha insegna, né logo, né indicazione che dietro i vetri fumé operi una delle più potenti aziende mondiali di giocattoli del sesso, con un fatturato di milioni di dollari. Non vogliono attrarre clienti di passaggio, fan o ficcanaso. Una volta oltrepassate le porte scorrevoli, seduta alla reception si trova una bambola a grandezza naturale con occhiali neri e una camicia bianca che a fatica le contiene il petto prosperoso. In piedi accanto a lei una bambola di un uomo in completo grigio a tre pezzi, i cui occhi a mandorla e gli zigomi aguzzi replicano inequivocabilmente quelli che ho visto nei video e nelle fotografie di Matt McMullen, fondatore, chief designer e Ceo di Abyss Creations. Abyss Creations è la casa natale della RealDoll, la più famosa bambola sessuale iperrealistica in silicone al mondo. Ogni anno, fino a seicento esemplari provenienti dal laboratorio di San Marcos vengono spediti verso camere da letto di Florida e Texas, Germania e Regno Unito, Cina e Giappone e oltre, in una gamma di prezzi che spaziano dai 5999 dollari del modello base alle decine di migliaia richieste se il cliente esige caratteristiche insolite. Vanity Fair le chiama «le Rolls-Royce delle bambole del sesso». Le RealDoll sono apparse in servizi fotografici di Dolce & Gabbana e in numerosi film e serie televisive, da CSI: New York a My Name Is Earl; la più famosa è stata la compagna di Ryan Gosling in Lars e una ragazza tutta sua. Questa è la masturbazione di più alta gamma sul mercato. Dakotah Shore, nipote di Matt e suo aiutante tuttofare, mi condurrà in un tour guidato della fabbrica. Mi viene incontro a passi ampi e mi stringe la mano sorridendo cordialmente da dietro una magnifica barba color rame. Dakotah lavora alle spedizioni e gestisce gli account social. Ha solo ventidue anni, ma lavora qui da quando ne aveva diciassette. È cresciuto tra le bambole. «Mio padre lavorava qui quand’ero bambino, Matt è il fratello di mia mamma e io gli sono molto legato. Tutto questo ha sempre fatto parte della mia vita, non mi è mai sembrato strano» mi spiega mentre mi guida dietro la reception superando uno scaffale di bambole in tacchi alti e intimo di pizzo. Ce n’è una bionda, con la pelle candida come porcellana e labbra lucide rosso ciliegia, e una meticcia dai riccioli arruffati. Una bambola goth esibisce piercing su naso, labbro, ombelico e anelli nei capezzoli ben visibili sotto l’abito a rete, accollato sul davanti e con la schiena e le spalle scoperte. «La prima volta che sono venuto qui avevo dodici, tredici anni e mi è sembrato fico» continua Dakotah, che poi si corregge: «Non ho visto tutta la fabbrica, solo i manichini della reception al piano di sopra, e ho pensato: “Fico, davvero realistici come receptionist”». Sorride imbarazzato. Camminiamo lungo un corridoio con appesi alle pareti ritagli di giornali incorniciati e locandine di film in cui appaiono RealDoll. Vedo un disegno dal tratto disneyano, ma quando mi avvicino mi accorgo che si tratta di Biancaneve palpeggiata da tutti e sette i nani. Dakotah tiene aperta una porta con un enorme pene di silicone eretto dalle vene in rilievo. «Ora che lavoro qui e conosco la situazione a fondo, per me è normale. È qualcosa che fa felice un sacco di persone e io ne vado molto fiero.» Scendiamo dei gradini che portano al seminterrato passando sotto le gigantesche labbra vaginali di una colossale bambola che pende sopra la scalinata. Ha una pelle tra il grigio e l’azzurro e spessi tentacoli snodati al posto dei capelli; è stata utilizzata come arredo scenico in un film di serie B con Bruce Willis intitolato Il mondo dei replicanti. In fondo alle scale, una grande stanza illuminata da tubi alogeni. Ecco l’inizio della linea di produzione. «Qui è dove avviene la magia.» Una lunga fila di corpi senza testa sta appesa per mezzo di catene metalliche a un binario nel soffitto, come carcasse in un mattatoio. Hanno dita e gambe divaricate, i petti protesi in avanti e i fianchi spinti all’indietro. Ognuno è diverso dal successivo: alcuni hanno mammelle pendule da cartone animato, altri sono dotati di corpi atletici, ma tutti possiedono una vita sottile in maniera inverosimile. Si muovono penzolando, dondolando spettrali sopra un pavimento cosparso di gommosi ritagli di silicone simili a scaglie di pelle morta. «Può toccarli, non c’è problema» dice Dakotah. Dà a uno una bella pacca sul sedere. «Sembra proprio il rumore di un umano.» Già, è così. E mi fa sussultare. In tutti questi corpi decapitati a inquietarmi di più è la pelle: realizzata in silicone di grado medico ad altissima qualità secondo la sfumatura richiesta dal cliente in una gamma di toni che vanno dal pallido al cacao, somiglia proprio alla carne umana, ne ha lo stesso attrito e la stessa resistenza, ma è fredda.