Diodato. “Storie di un’altra estate”: la docu-serie da non perdere dal 29 novembre su RaiPlay

Se credessi a Babbo Natale, quest’anno gli chiederei di regalarmi una bella storia, una di quelle storie che mi faccia riflettere sul senso profondo delle cose, una storia piena di sole, musica e poesia che mi aiuti a guardare con speranza l’anno che verrà ed a buttarmi alle spalle un anno difficile.

Forse non è il momento giusto per desiderare musica o poesia, e nemmeno per evocare l’estate, il sole e la conseguente spensieratezza che ne deriva, eppure la docu-serie che racconta il viaggio di attraverso un’insolita Italia sembra giungerci proprio come un regalo di Natale anticipato in un umido, freddo ed altrettanto insolito novembre.

Un viaggio appassionato che tocca la penisola, da nord a sud, al seguito del tour di concerti che Antonio ha fortemente voluto, nonostante le limitazioni imposte dalle misure di contenimento del Covid-19 e la conseguente crisi del settore; un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, alla riscoperta della bellezza in tutte le sue forme. https://www.youtube.com/watch?v=NzarKgpvCtc&feature=emb_title

In fondo, sarebbe solo stato il solito viaggio, uno dei tanti, l’ennesimo tour estivo del settantesimo vincitore del Festival di Sanremo e noi avremmo potuto vivere la solita estate di concerti, feste, vacanze, se non fosse altro che l’estate 2020 non ha mai avuto nulla di consueto, non è stata un’estate come tante, bensì “Un’altra estate”, l’estate diversa di cui ci ricorderemo a lungo.

“Storie di un’altra estate” non poteva che richiamare il singolo che Diodato ha composto durante il lockdown, perfettamente riassunto, dipinto in un quadro a tinte forti, quel misto di solitudine e sconforto impastato a speranza, al risveglio della natura dopo un lungo inverno, il desiderio e la possibilità di guardare oltre la propria finestra, assaporare la libertà di perdersi all’orizzonte o semplicemente, guardando quell’orizzonte con occhi diversi e apprezzando ciò che prima era dato per scontato.

È così che un viaggio come tanti diventa racconto appassionato che tocca più livelli, un modo per guardare l’Italia con occhi diversi e con spirito differente, ma allo stesso tempo il grimaldello che ci permette di entrare nell’anima dell’artista, carpirne le fragilità, come l’estrema sensibilità, la positività e l’innata gentilezza. È un viaggio che va dalle montagne di Aosta, città natale di Antonio, al mare di Taranto, luogo dove è cresciuto e dove si trova la sua famiglia, lo stesso mare che l’artista traspone nelle sue canzoni, passando per Roma, luogo di formazione giovanile, Milano, città dove attualmente vive e sede della Carosello Records (la casa discografica che lo ha accolto e valorizzato), senza tralasciare Venezia ed il suo rapporto con il Cinema.

Otto puntate sotto la regia di Francesco Di Giorgio, otto capitoli ispirati alle tematiche delle sue canzoni, otto momenti da guardare con l’entusiasmo di Antonio, che si racconta e racconta i luoghi dove si è sentito a casa, incontra gli amici autentici e quelle persone che sono state fondamentali nel suo percorso artistico costellato di tante vittorie, ma anche di tante porte in faccia.

Durante il suo viaggio Diodato incontra personaggi come Manuel Agnelli e Rodrigo d’Erasmo, fondamentali per la sua crescita musicale, ci spiega il suo rapporto privilegiato con il Cinema insieme a Daniele Luchetti e Ferzan Ozpetek, ci racconta un’altra Taranto insieme a Michele Riondino, compagno di tante lotte per dare alla città un futuro alternativo al siderurgico.

Taranto, la bellezza del suo mare come quella architettonica, ma anche con le enormi contraddizioni di una terra ferita dall’inquinamento insieme alla voglia di rinascita e riscatto dei suoi abitanti, è la parte più bella e suggestiva del racconto. https://www.youtube.com/watch?v=D6TvAskGBx4

Del resto, ci si sarebbe meravigliati se Taranto non fosse stata un capitolo a parte, il più intenso, visto che la vittoria del Festival di Sanremo è stata dedicata alla città; un segno di vicinanza e di appartenenza che i tarantini non potranno mai dimenticare, restituendo ad Antonio tutto il calore ricevuto mandando “” in filodiffusione nel centro cittadino all’indomani della vittoria sanremese, cantandola dai balconi durante i mesi del lockdown.

Sarà, infatti, “Fai rumore” il messaggio di speranza e l’inno che unificherà l’Italia intera durante il periodo buio del lockdown, e poi arriveranno i live estivi, durante i quali sarà forte l’energia positiva che arriva dal palco tanto quanto l’abbraccio del pubblico. Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro, per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

L’abbiamo testimoniato anche noi quando vi abbiamo raccontato “L’energia di Diodato al Cinzella Festival” per l’unica tappa pugliese del suo tour”, credendo che quella ricerca di bellezza si fermasse alla musica, senza capire che fosse estesa a tutti i piani della sua esistenza, la luce che guida i momenti di crisi, come quelli felici.

L’ultima puntata di questo viaggio alla ricerca di radici e ricordi, il ponte tra passato e futuro dell’artista, termina con “Che vita meravigliosa”, colonna sonora del film “La Dea Fortuna”, sunto di un’esistenza vissuta fino in fondo senza risparmiarsi gioie e dolori, ma anche leitmotiv che riassume al meglio “Storie di un’altra estate” e l’anno appena trascorso da Diodato.

Un anno funesto per gli accadimenti che hanno sconvolto l’esistenza di tutti, tanto quanto fortunato per il cantautore, e che lo hanno portato a vincere, oltre al Festival di Sanremo 2020, Premio Lunezia, David di Donatello, Nastro d’Argento, Ciak d’oro, Soundtrack Stars Awards e Best Italian Act degli MTV Europe Music Awards.

Un anno scandito dalla sua musica, che in questi mesi è stata conforto, compagnia e speranza, ma anche appassionato racconto contemporaneo di un momento irripetibile, faro che ci ha guidati verso un nuovo orizzonte.

Il suo viaggio attraverso i tanti volti di questa inedita Italia è diventato così metafora di un viaggio collettivo, dove passato e presente sono il trampolino di lancio per un avvenire migliore ed auspicio di rinascita sociale e culturale, magari ritornando a fruire di live coinvolgenti come quelli che ci ha regalato quest’anno Diodato, sicuri “che torneremo a guardare il cielo – alzeremo la testa dai cellulari” e “torneremo a parlare davvero – senza bisogno di una tastiera”.

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L’energia di Diodato al Cinzella Festival per l’unica tappa pugliese del suo tour

Ci sono luoghi la cui energia esula da chi li abita in un determinato momento, luoghi in cui la bellezza è talmente rara ed incontaminata che non si possono descrivere, bisogna viverli.

È così per le Cave di Fantiano, roccia tufacea scavata dalle mani degli uomini che inconsapevolmente hanno restituito alla natura uno scenario inconsueto e mozzafiato, un luogo quasi mistico, dove musica ed arte non possono che fondersi con il fascino dei monoliti calcarei.

Siamo nell’agro di Grottaglie, a due passi da Taranto, eppure la gran parte dei residenti ignora questo paradiso che, se non fosse per pochi eventi come il Cinzella Festival, quasi verrebbe dimenticato. L e f o t o d e l l ’ a r t i c o l o , s ono di Maurizio Greco, per gentile concessione del Cinzella Festival.

Basterebbe prendersi del tempo, un attimo di silenzio per farsi suggestionare dalla particolarità di un teatro incastonato nella roccia per capire che non ci troviamo davanti ad una location comune ed un evento come tanti altri: sul palco, circondato da ulivi secolari e macchia mediterranea, sta per salire Diodato per l’unica tappa pugliese del suo tour.

È la serata conclusiva della quarta edizione del Cinzella Festival 2020, che si è svolto dal 12 al 15 agosto e che anche quest’anno, come ogni anno, ha portato alle Cave di Fantiano artisti prestigiosi, musica e proiezioni.

Quest’anno anche il famoso logo dell’evento, la pecora, simbolo ormai della lotta contro il siderurgico di Taranto e la contaminazione da diossina che costrinse le autorità sanitarie ad abbattere oltre 600 ovini, indossa la mascherina, a ricordarci che non è un anno come gli altri: una subdola pandemia pone l’attenzione nazionale sulla dicotomia tra il diritto alla salute e la necessità del lavoro, temi sui quali i cittadini tarantini si interrogano da anni ed ai quali nessuna istituzione è riuscita a dare una risposta certa e definitiva. L e f o t o d e l l ’ a r t i c o l o , s o n o d i M a u r i z i o G r e c o , p e r gentile concessione del Cinzella Festival. Lo sa bene Diodato, direttore artistico del 1° maggio a Taranto, che non ha smesso mai di pensare alla sua città, nemmeno nel momento più bello e più alto della carriera di un musicista, la vittoria al Festiva di Sanremo, vittoria dedicata a Taranto ed ai suoi cittadini che costantemente vivono in condizioni di degrado ambientale ed emergenza occupazionale e che lo hanno saputo ripagare anche al Cinzella Festival, con un affetto smisurato, seppur distanziati, con la mascherina indosso e nel rispetto di tutte le norme del caso.

Di fronte al pubblico non c’è il cantautore Diodato, pluripremiato tra Sanremo, David di Donatello e Nastro d’Argento, c’è Antonio, l’amico, il vicino di casa, il fratello partito a cercare fortuna, per inseguire un sogno e tornato per ricordarci che, quando c’è il talento, i sogni si possono realizzare.

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Si resta incantati scoprendo con quale naturalezza, con quale energia, ma, allo stesso tempo, con quale garbo e senza frenesia alcuna racconta di sé, solca il palco e canta le sue canzoni, lasciando che il pubblico assapori il momento.

Sul palco del Cinzella Festival, insieme a Diodato, anche l’estro di Rodrigo D’Erasmo e la bellissima voce di Greta Zuccoli, a dare ancora più forza alla sua poesia, in un tour fortemente voluto dal cantautore tarantino, convinto che, in questo tempo incerto, la musica sia d’aiuto e conforto più che in altri periodi. L e f o t o d e l l ’ a r t i c o l o , s o n o d i M a u r i z i o G r e c o, per gentile concessione del Cinzella Festival.

Lo si dice di tutti gli eventi ai quali si è partecipato, che sono unici, rari o particolari, soprattutto, come in questo caso, quando la musica non è solo intrattenimento ma scava nell’anima, graffiando sul fondo per far emergere qualcosa di noi che fino a quel momento non avevamo considerato, oppure avevamo solo ignorato, ma credo che in questa circostanza siamo davvero davanti ad un concerto unico ed irripetibile.

Forse perché mai più ci troveremo nel mezzo di una pandemia con alle spalle un lockdown che ha scosso gli animi di tutti, forse perché quel luogo così incantato domani muterà, restituendoci un altro paesaggio, forse perché ci sarà un’energia diversa a smuovere le coscienze o semplicemente perché sarà un momento passato di cui conserveremo un bel ricordo e torneremo a casa con il cuore pieno di bellezza e l’anima in pace, sicuri di aver viaggiato tra “Alveari”, “Ubriaco”, “Solo”, “Il commerciante”, “Essere semplice”, “Adesso”, solo per citare alcune delle canzoni più belle, perdendosi in “Mi si scioglie la bocca”, “Babilonia”, “Che vita meravigliosa” e “Fai rumore”.

Un racconto autentico e contemporaneo di una società spesso distratta e che non è più in grado di apprezzare le piccole cose, ma anche un viaggio insondabile ed introspettivo alla ricerca di sé stessi tra la felicità e le crisi di ogni esperienza amorosa, un racconto fatto di parole semplici ma, proprio per questo, mai banali o scontate, che arrivano a tutti e di cui tutti si possono vestire per cambiare il mondo che li circonda con la forza della gentilezza.

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Antonio Diodato ci lascia un insegnamento tanto prezioso quanto forse involontario, alzare la voce non è l’unico modo di protestare contro le ingiustizie, lo si può fare anche con pacatezza, con l’inequivocabilità e l’inamovibilità dei fatti; Antonio ci dimostra con la sua arte che sognare un futuro diverso per Taranto è possibile e l’unico modo per ottenerlo è non smettere mai di pensare che, prima o poi, possa accadere, e prodigarsi affinché accada.

Lasciamo le Cave di Fantiano con un grande senso di gratitudine nel cuore che forse non si può spiegare a chi non ha vissuto e condiviso questo autentico momento di bellezza, portando con noi il paesaggio che toglie il fiato, la voce, il sorriso e l’energia che Antonio ci ha donato senza risparmiarsi, l’appagamento, ma anche l’inquietudine che chi vive questa terra conosce bene, tra voglia di riscatto ed estrema incertezza per il futuro, ma ci portiamo anche un’emozione intima ed insondabile che le parole non riescono a mostrare, che serve a “ricordarsi di nuovo dell’essenziale invisibile”.

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#iosuonodacasa: la musica ai tempi del Coronavirus

La musica ai tempi del Coronavirus, è l’Inno di Mameli cantato stonando dai balconi delle abitazioni di tutta Italia, zona protetta; la musica ai tempi del Coronavirus, è un flash mob grande quanto tutta la nazione; la musica al tempo del Coronavirus, sono gli applausi scroscianti per fare rumore, per farsi sentire, per affermare che ci siamo anche se le nostre strade sono deserte, i negozi chiusi e i pochi che si arrischiano ad uscire, lo fanno con timore, certificazione, guanti e mascherine al seguito, ormai il trend del 2020; la musica al tempo del Coronavirus, è #iosuonodacasa, hashtag che identifica le iniziative spontanee dei tanti musicisti che in questi giorni di isolamento, hanno deciso di intrattenere i loro fan con dei brevi concerti casalinghi mandati in diretta via social dalle proprie case. L’idea semplice quanto geniale, viene al direttore della testata di informazione musicale Rockol, Franco Zanetti e poi viene raccolta e rilanciata da moltissimi siti che si occupano di musica e non solo da quelli.

Il progetto è pensato per dare la massima visibilità a tutte le iniziative che ormai stanno sostituendo i classici concerti dal , bloccati a causa delle ordinanze varate per cercare di rallentare l’avanzata del Covid-19, riunendole sotto l’hashtag #iosuonodacasa ma, ha anche lo scopo benefico di raccogliere fondi da destinare alla terapia intensiva dell’Ospedale Niguarda di Milano, in sofferenza a causa dell’aumento dei contagi. https://www.youtube.com/watch?v=_tAaNCrKNj0

Così, i social, Facebook e Instagram, su tutti, tanto bistrattati e spesso additati come la rovina del mondo e la disfatta dei rapporti sociali, diventano il mezzo migliore per gli artisti per interagire con i propri fan e con quanti, ogni giorno, si collegano ai loro canali, instaurando una comunicazione che in altre epoche non sarebbe stata possibile e che avrebbe condannato tutti all’isolamento comunicativo, oltre che fisico.

È molto bello e fa capire molto della loro musica, vedere questi grandi artisti approcciarsi alle dirette streaming ed ognuno lo fa con la propria cifra stilistica, mostrandosi semplicemente per quello che è, rivelando, a volte, anche i propri timori e le proprie frustrazioni, ma sempre lanciando un messaggio positivo e di comunanza rispetto a quello che sta accadendo a tutti indistintamente e che, in qualche modo, sta accorciando le distanze tra le varie classi sociali, come a dire, che siamo tutti sulla stessa barca e ognuno deve fare la propria parte con i mezzi che ha. Scopri il nuovo numero > Virale Lo sa bene Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che si è inventato un format tutto suo, dalla sua casa di Cortona, per intrattenere quanti seguono il suo profilo Instagram, con l’incursione di ospiti ed amici, collegati anch’essi in streaming o telefonicamente. Tre o quattro ore di dirette pomeridiane, a ruota libera, senza guardare l’orologio, senza preoccuparsi del tempo, ma anche senza un argomento prefissato, è così il Jova House Party che regala musica, intrattenimento, interviste spontanee, ma anche spaccati di vita quotidiana.

Così, può capitare che Lorenzo incontri virtualmente il suo caro amico Fiorello, sempre pronto a donare un po’ di brio a tutti, oppure che conversi di hardware con Rovazzi, faccia i complimenti ai Coma Cose per la loro musica, suoni a distanza insieme a Federico Zampaglione, chiacchieri al telefono con Ornella Vanoni come se fosse la sua più cara amica, ma anche che si preoccupi di collegarsi con la figlia, in America per ragioni di studio, e perfino che dia la ricetta di quello che amorevolmente sta preparando la sua compagna, insomma, ci sembra di essere a casa sua, anche se lontanissimi, e lui, come un ospite premuroso, accoglie tutti, ascolta tutti e la parola “distanza”, è proprio l’ultima a venirci in mente.

Gianna Nannini, invece, non parla tantissimo, ma lascia che la sua musica parli per lei, ed allora sono brividi, energia pura che rompe la monotonia di giorni tutti uguali. Anche chi non è stato mai fin troppo social, si espone per cercare di portare la musica a chi è a casa, è il caso di Galeffi, giovane cantautore, che confessa di non aver mai utilizzato una diretta Instagram prima d’ora, ed infatti, inizialmente è imbranato, impacciato e timido davanti alla webcam, timidezza che scompare quando inizia a cantare i brani che gli piacciono, quelli dei suoi idoli, come Cesare Cremonini, e “Poetica”, non è solo il titolo della canzone che canta, ma anche la situazione che crea a metà tra l’artistico ed il puro Karaoke, la giusta atmosfera che abbatte ogni distacco.

Sorride, sorride sempre, il neovincitore del Festival di Sanremo 2020, Diodato, imbracciando la sua chitarra per difenderci dalla malinconia, nessuno avrebbe mai immaginato che il suo brano pluripremiato, “Fai rumore”, sarebbe diventato l’inno di un’Italia silenziosa, ma che nonostante l’isolamento, si fa sentire.

Confessa che non ama tanto eseguire le sue canzoni, Vasco Brondi, preferisce comunicare utilizzando la musica dei grandi, scovando dal passato perle di inestimabile bellezza come “Stelle buone” di Cristina Donà e “Magic Shop” di Franco Battiato, o magari, leggendo versi, rinfranco per i giorni inquieti e strani che stiamo vivendo. https://www.youtube.com/watch?v=s7lIrKElhak

Ogni pomeriggio, dal suo studiolo di Ferrara, armato solo di chitarra e libri, Vasco ci regala uno spazio di pura poesia, meditazione e canzoni che fanno bene allo spirito, ricordandoci che la condizione di solitudine forzata in cui ci troviamo, può essere il momento giusto per occuparci della nostra fragile anima.

Alcuni esempi della grande mobilitazione che sta interessando il mondo della musica, consapevole che un piccolo gesto, può essere importante e di conforto per chi sta affrontando giorni di solitudine e per sensibilizzare chi non accetta di non dover, o poter, uscire da casa, come giovani e giovanissimi.

Al di là dell’intrattenimento ed al di là delle costanti raccomandazioni, ho ragione di pensare che la situazione generale ci debba spingere a fare delle considerazioni sul modo in cui normalmente stavamo affrontando il vivere comune prima del Covid-19, la sensibilità di questi artisti, ci restituisce una riflessione collettiva da cui trarre grande insegnamento, apprezzare tutte quelle piccole cose che nel quotidiano abbiamo sempre dato per scontate e capire che il tempo non è il nemico di giorni troppi frenetici e pieni, ma l’alleato per affrontare e vincere qualsiasi battaglia, non solo contro un subdolo virus.

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