Centro Militare Di Studi Strategici Ricerca 2011

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Centro Militare Di Studi Strategici Ricerca 2011 Centro Militare di Studi Strategici Ricerca 2011 SICUREZZA E STABILITÀ DEMOCRATICA NELL'ADRIATICO: allargamento Nato e cooperazione regionale nella prospettiva di una Strategia europea per la macro-regione Adriatico-Ionica Direttore della Ricerca Dott. Andrea CARTENY Indice Introduzione p. 4 Cap. I – Democratizzazione, interdipendenza e stabilità dopo la fine della Guerra fredda I.1. Definizione dei concetti-chiave dell’analisi p. 7 I.2. Dal bipolarismo ad una redistribuzione di potere e prestigio su scala regionale p. 14 I.3. Quale ruolo per l’Alleanza Atlantica dopo il 1989? P. 19 Cap. II – La partnership Nato-UE nei Balcani occidentali II.1. Ruolo delle strutture euro-atlantiche nei Balcani occidentali p. 24 II.2. La Nato nei Balcani: cooperazione e integrazione p. 30 II.2.1. L'allargamento della Nato all'Albania p. 38 II.2.2. L'allargamento della Nato alla Croazia II.3. L’Unione Europea nei Balcani: cooperazione e integrazione p. 46 Cap. III – I Paesi Partner Nato III.1. Il Consiglio di Partnership Euro-Atlantica (EAPC) p. 50 III.1.1. Bosnia-Erzegovina III.1.2. Serbia III.1.3. Kosovo III.1.4. FYROM III.1.5. Montenegro III.2. Gli ultimi dieci anni: tensioni e conflitti p. 70 III.2.1. Kosovo – Serbia III.2.2. Kosovo – FYROM III.2.3. Serbia – Bosnia-Erzegovina III.2.4. FYROM – Serbia III.2.5. Serbia – Albania III.2.6 FYROM.– Albania 2 Cap. IV – La Strategia europea e la macro-regione Adriatico-Ionica IV.1. Strategie e policies europee p. 84 IV.2. Le macro-regioni p. 86 IV.2.1. Azioni regionali comunitarie nell’area danubiana e baltica prima e p. 89 durante il processo di allargamento dell’UE IV.3. La Strategia europea per la macro-regione Adriatico-Ionica p. 91 V – Conclusioni V.1. La sicurezza, l’UE e la NATO p. 95 V.1.1. Turchia V.1.2. Russia V.2. Prospettive di stabilità p. 107 Biblio-sitografia p. 111 Appendice 3 Introduzione Affrontare un argomento complesso quale “Sicurezza e stabilità democratica nell’Adriatico: allargamento NATO e cooperazione regionale nella prospettiva di una Strategia Europea per la macro-regione Adriatico-Ionica” significa delineare uno schema macro-regionale, avente come assi cartesiani la NATO e l’UE, in cui i punti sul piano indicano – posizionati più o meno vicini allo 0 – indicano il livello di integrazione euro-atlantica raggiunto da ogni Paese della regione balcanica e adriatica. La necessità di valorizzare la dimensione della cooperazione “regionale” (oltre quella globale, NATO, e continentale, UE) suggerisce di concepire una terza dimensione di “profondità” in cui si rifletta il processo di interdipendenza dei Paesi della regione tra loro e in relazione agli altri Paesi già membri euro-atlantici. Questo stesso schema suggerisce di utilizzare per il presente studio l’applicazione di schemi interpretativi strettamente aderenti alle specifiche condizioni che ogni Paese ha presentato nel suo sviluppo storico nei confronti del processo d’integrazione euro-atlantica all’interno del contesto regionale, come principio metodologico di ricerca. Le fonti di riferimento sono naturalmente le analisi, i reports e gli studi pubblicati – in volumi e riviste, cartacee e on line – da differenti prospettive su ogni Paese, sulle problematiche storico-nazionali specifiche, sullo stato del processo d’integrazione nazionale e sullo sviluppo della cooperazione nel contesto geo-strategico regionale, mentre per l’approfondimento e la critica degli elementi analitici è fondamentale l’utilizzo di contributi e concepts di comprensione quali elementi per la costruzione di chiavi di lettura dei fenomeni in corso. È necessario dunque un primo generale inquadramento a livello teorico e concettuale sul tema della sicurezza e della democrazia in funzione dei cambiamenti intervenuti nel sistema internazionale dopo la fine della Guerra fredda. In virtù delle nuove condizioni emerse con il trionfo del blocco occidentale e del suo modello politico-economico (democrazia rappresentativa e capitalismo) sul modello proposto dal blocco sovietico (democrazia popolare e collettivismo), l’analisi di questi tre concetti, che costituiscono da sempre un oggetto privilegiato di riflessione per la disciplina delle Relazione internazionali, deve essere integrata con quella di un numero più ampio di key-concepts. Sono stati presi in considerazione, oltre ai concetti “classici” della disciplina, anche quelli che le evoluzioni della politica internazionale ha imposto negli ultimissimi anni all’attenzione della ricerca: interdipendenza, diritti umani, ingerenza umanitaria, regime change e preventive strike. 4 Questi termini sono divenuti irrinunciabili per una piena comprensione delle dinamiche politiche che prendono forma nella dimensione spaziale presa in considerazione da questo studio, la macro-regione Adriatico-Ionica. Sciolti i nodi relativi ai significati da attribuire alla terminologia che risulterà ricorrente all’interno della ricerca, viene analizzato il rapporto tra stabilità politica, sicurezza e interdipendenza degli attori internazionali. Questo framework può essere applicato sia al sistema internazionale nel suo complesso che a singoli ambiti regionali, come quello della macro-regione Adriatico-Ionica. Il presente lavoro intende dunque descrivere la cornice nell’ambito della quale il ruolo dell’Alleanza Atlantica e i suoi obiettivi specifici nell’area dell’Adriatico vadano ad inserirsi. Unipolarismo, egemonia, multipolarismo e sorgere di nuove potenze sfidanti rappresentano idee ormai dibattute anche a livello di opinione pubblica, ma che, se intese in senso tradizionale, non riescono a spiegare efficacemente la natura dell’attuale sistema internazionale. Viene così posta in evidenza l’ipotesi di una progressiva regionalizzazione delle dinamiche della sicurezza: nel sistema internazionale che ci troviamo ad analizzare, infatti, non appare più determinante la scala geografica mondiale, ma assume un’importanza maggiore per le scelte strategiche quella regionale. La scomposizione del sistema internazionale in aree geopolitiche regionali distinte nella dimensione del potere, del prestigio e della vicenda performativa della politica, ha posto all’ordine del giorno dei Paesi fondatori dell’Alleanza Atlantica la riflessione sul numero dei suoi membri, sulla ridefinizione dei suoi obiettivi e sul ruolo da svolgere affinché l’organizzazione continui ad avere ragion d’essere. È pienamente in gioco dunque la dimensione territoriale regionale (e “macro-regionale”) come medium con tra quella locale e quella globale. Difatti uno studio sulla macro-regione Adriatico-Ionica deve prendere in considerazione sia Stati che presentano al loro interno regimi pienamente democratici (Italia, Croazia, Grecia, Slovenia) che Stati i quali, pur avendo raggiunto uno stadio di democrazia procedurale (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia), ancora registrano le fasi di assestamento del processo di democratizzazione. La membership atlantica, che affronta la questione della “sicurezza, risulta così un fattore strettamente legato alla membership europea, su cui si articola la questione della “stabilità”. L’adesione alla NATO per i Paesi appartenenti ad un’area strategica come quella balcanica costituisce una condicio sine qua non per scoraggiare la minaccia di instabilità regionale e diminuire in maniera consistente le possibilità che gli equilibri interni ai vari Stati possano essere messi in discussione. L’Alleanza Atlantica ha come obiettivo l’integrazione all’intera area balcanica anche per permettere ai Paesi della regione di 5 condividere quei comuni valori di democrazia, stabilità, pace, tutela dei diritti umani e libero mercato, propri dell’area euro-atlantica: la membership atlantica risulta dunque il viatico migliore per il completamento del processo di integrazione europea, con l’implementazione da parte di ogni Paese dell’acquis comunitario negli ordinamenti nazionali e con lo sviluppo della cooperazione regionale. Nell’ottica della nuova strategia per il continente europeo, nota come “Europa 2020”, si dà grande rilievo all’azione delle politiche regionali di “coesione territoriale”. Questo obiettivo rafforza l’idea di una politica regionale più integrata, che valorizzi ogni effettivo e potenziale ingresso nell'UE ma anche il giusto spazio ai “club” marco-regionali come garanzia di sicurezza e stabilità nei prossimi anni. 6 Cap. I - Democratizzazione, interdipendenza e stabilità dopo la fine della Guerra fredda I.1. Definizione dei concetti-chiave dell’analisi Un approccio scientifico a tematiche complesse e in costante evoluzione come quelle inerenti alle relazioni internazionali, intese come «come il complesso degli eventi politici che scaturiscono dall’interazione fra unità politiche all’interno del contesto internazionale»1, presuppone una piena padronanza teoretica dei concetti orientativi di un’analisi di tipo empirico. Tanto più se l’analisi in questione pone al suo orizzonte l’ambizioso obiettivo di coadiuvare i decisori politici, diplomatici e amministrativi nella loro difficile attività. Una strategia di politica estera che voglia cogliere con più sicurezza e nel minor lasso di tempo possibile i suoi frutti, d’altronde, deve essere messa in atto avendo chiaro il significato più intimo dei suoi obiettivi, le conseguenze che questi dovrebbero o potrebbero generare e le modalità per inserirli all’interno di un circolo virtuoso capace di auto-consolidarsi. I termini chiave da analizzare nella loro accezione teorica in queste pagine sono ormai unanimemente considerati “classici” nel vocabolario della disciplina
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