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I GESSI DI BRISIGHELLA E RONTANA Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia s. II, 28, 2015, pp. 79-100

I VERTEBRATI FOSSILI DELLA CAVA DEL MONTICINO DI BRISIGHELLA: UNA FINESTRA SUI POPOLAMENTI CONTINENTALI DEL MEDITERRANEO NEL SUPERIORE

Lorenzo Rook1, Massimo Delfino2, Marco Sami3

Riassunto Situata all’estremità orientale della Vena del Gesso romagnola presso l’abitato di Brisighella (RA), la cava di gesso del Monticino, ora riconvertita a geoparco, rappresenta uno dei giacimenti paleon- tologici a vertebrati continentali tardo-miocenici più importanti d’Italia. I resti fossili, più o meno frammentari, sono preservati entro i sedimenti della Formazione a Colombacci che ricolmavano numerose fessure paleocarsiche caratterizzanti la sottostante F.ne Gessoso-solfifera, il tutto sigil- lato da peliti marine della F.ne Argille Azzurre; un assetto geologico di questo tipo ha permesso di vincolare cronologicamente la paleofauna alla parte terminale del Messiniano, circa 5,4 milioni di anni fa. L’associazione fossile del Monticino è rappresentata da 58 diverse specie di vertebrati ter- restri e cioè 19 taxa tra anfibi e rettili (ad esempio coccodrillo, varano, boa delle sabbie, ecc.) e 39 taxa di mammiferi (ad esempio scimmia, oritteropo, rinoceronte, ecc.): tra questi ultimi si segnala- no ben 5 specie nuove per la Scienza, quali lo ienide Plioviverrops faventinus, il canide Eucyon mon- ticinensis, il bovide Samotragus occidentalis nonché i roditori Stephanomys debruijni e Centralomys benericettii. L’analisi ecologica della paleofauna ha permesso di ipotizzare un antico ambiente con clima di tipo temperato-caldo o sub-tropicale. Parole chiave: Fossili, Vertebrati continentali, Formazione a Colombacci, Messiniano terminale, Italia.

Abstract The Monticino gypsum quarry (now converted into a geo-park), located near the town of Brisighella (Ravenna, Northern Italy), at the Eastern margin of the Vena del Gesso romagnola, is one of the most important paleontological sites with continental vertebrates in the Late Miocene of Italy. The fossil remains are preserved within the sediments of the Colombacci Formation, filling paleokarst features affecting the underlyingGessoso-solfifera Formation, and sealed by marine clays of Argille Azzurre Formation. Such a geological framework allowed quite a firm chronological attribution for the paleofauna, referred to the latest Messinian, about 5.4 million years ago. The Monticino fossil assem- blage is represented by 58 species of terrestrial vertebrates. Among these, 19 taxa are amphibians and

1 Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze della Terra, Via G. La Pira 4, 50121 Firenze - [email protected] 2 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra, Via Valperga Caluso 35, 10125 Torino - [email protected] 3 Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza, Via Medaglie d’Oro 51, 48018 Faenza (RA) - [email protected]

79 reptiles (e.g. crocodile, lizard, sand boa, etc.), while 39 taxa are (e.g. monkey, aardvark, rhi- noceros, etc.). Among mammals, it is worth noting that 5 species are new to science: the hyaenid Plio- viverrops faventinus, the primitive dog Eucyon monticinensis, the bovid Samotragus occidentalis, the rodents Stephanomys debruijni and Centralomys benericettii. The palaeoecological characteri- zation of the faunal assemblage allow to reconstruct an ancient environmental scenario characterized by a warm-temperate to subtropical climate. Keywords: Fossils, Continental Vertebrates, Colombacci Formation, latest Messinian, Italy.

Introduzione Mediterraneo centrale permettendo di in- dividuare, lungo l’Italia appenninica, due Durante il Miocene, tra circa 23 e 5 Ma bioprovincie terrestri separate: (Ma = milioni di anni fa), l’area cen- • la bioprovincia Apulo-abruzzese, docu- tro-mediterranea subì vistosi cambia- mentata dai fossili trovati a Scontrone menti paleogeografici che portarono alla (Abruzzo) e nel Gargano (Rustioni et definitiva scomparsa del “vecchio” oceano alii 1993; Mazza 2013); Tetide per dare origine al Mar Mediterra- • la bioprovincia Tosco-sarda, con fauna neo “moderno”. caratterizzata dalla scimmia antropo- I reperti di fossili terrestri del Miocene morfa Oreopithecus bambolii (Bernor inferiore e medio sono così scarsi da darci et alii 2001). solo informazioni puntuali sulla distribu- Nel Messiniano – la parte terminale del zione delle terre emerse di allora. È solo Miocene datata tra 7,2 e 5,3 Ma – il pa- nel Miocene superiore, durante il Torto- norama cambia ulteriormente; la peniso- niano (tra circa 11 e 7 Ma), che i dati pa- la italiana prende forma e le biocomunità terrestri del Tortoniano scompaiono sosti- leontologici consentono di delineare in tuite da associazioni di specie tipiche del modo soddisfacente la paleogeografia del continente europeo che hanno lasciato te- stimonianze in Piemonte (Ciabot Cagna, Moncucco, Verduno), Toscana (Baccinello V3, Casino e Velona) e in Romagna (Brisi- ghella) (Cavallo et alii 1999; Rook et alii 2006; Angelone et alii 2011; Colombero et alii 2014). Sebbene ridotta, permane la provincia Apulo-abruzzese: l’area garga- nica e le Murge, separate dal neo-Appen- nino, sviluppano una fauna endemica di tipo insulare che sopravvive – con specie profondamente modificate rispetto a quel- le continentali – fino al Pliocene inferiore (Rook et alii 2006). Il profondo cambiamento paleobiogeogra- fico che durante il Messiniano coinvolge le terre emerse del Mediterraneo centrale è dovuto all’intensa attività tettonica lega- ta alle ultime fasi dell’orogenesi alpina e alla formazione della catena appenninica e della stessa Penisola italiana. Questa trasformazione è particolarmente ben evi- Fig. 1 – Lo scopritore del giacimento di cava Monticino, denziata nelle associazioni a vertebrati “Tonino” Benericetti, durante lo scavo paleontologico terrestri della Toscana meridionale (Bac- della tasca fossilifera BRS 25 (foto G.P. Costa). cinello): nella successione sedimentaria di 80 Formazione Argille Azzurre

Formazione a Colombacci

Formazione Gessoso-solfifera

Fig. 2 – Sezione geologica della cava del Monticino (modificato da Marabini, Vai 1989). un singolo bacino fluvio-lacustre si assiste, La cava del Monticino, situata nella porzio- infatti, a una “rivoluzione” faunistica data ne romagnola dell’Appennino settentrio- dalla completa sostituzione di più antiche nale, si trova in particolare all’estremità faune endemiche della paleobioprovincia orientale della Vena del Gesso romagno- Tosco-sarda con più moderne faune conti- la a ridosso della cittadina di Brisighel- nentali di tipo europeo. la. Alla metà degli anni Ottanta, quando Le comunità a mammiferi del Messiniano la cava era ancora in attività, l’attività sono perciò le prime associazioni che de- estrattiva mise in luce, a mano a mano che notano l’esistenza di un’Italia peninsula- il fronte di estrazione si spostava, morfo- re pienamente connessa con il continente logie paleo-carsiche superficiali e un reti- europeo: a tale proposito uno dei siti pale- colo di fessure tettonico-carsiche nei gessi, ontologici italiani più importanti è certa- riempite da sedimenti della Formazione mente quello della cava del Monticino, nei a Colombacci, contenenti importanti resti pressi di Brisighella. fossili di vertebrati continentali (Costa et alii 1986). La Formazione a Colombacci del Messinia- La cava del Monticino no superiore è seguita in continuità e con- formità da quella delle Argille Azzurre del Questo giacimento paleontologico è sta- Pliocene inferiore ed entrambe poggiano to scoperto nel 1985 grazie alla preziosa con una netta e spettacolare discordanza attività di ricerca dell’appassionato na- angolare sulle unità gessose del Messinia- turalista Antonio “Tonino” Benericetti, di no medio della Formazione Gessoso-solfi- Zattaglia (fig. 1). Negli anni successivi è fera, intensamente tettonizzate, deforma- stato monitorato con attenzione da G.P. te e carsificate. Costa e M. Sami (Museo Civico di Scien- Un tale assetto geologico (fig. 2) è un im- ze Naturali di Faenza) e dai ricercatori dei portante vincolo cronologico per la colloca- Dipartimenti di Scienze della Terra delle zione temporale delle faune a mammiferi. Università di Bologna (coordinato da G.B. La messa in posto dei depositi a vertebrati Vai) e di Firenze (guidato da C. De Giuli, del Monticino deve essere, infatti, succes- prematuramente scomparso nel 1989). siva all’evento tettonico intra-messiniano 81 Fig. 3 – Localizzazione delle numerose tasche fossilifere a vertebrati rinvenute nel settore orientale della cava del Monticino durante l’attività estrattiva tra il 1985 e il 1991 (disegno M. Sami). che ha deformato le unità gessose depo- sovrastante F.ne a Colombacci. Alcune stesi nel corso del Messiniano medio (tra “tasche” con ossa erano presenti anche circa 6 e 5,6 Ma) e precedere l’ingressione all’interno dei termini basali della Forma- marina del Pliocene inferiore – datata a zione a Colombacci, in posizione stratigra- 5,33 Ma – rappresentata dalla Formazione fica originaria. Argille Azzurre ed è quindi limitata alla I resti di roditori costituiscono la stragran- parte terminale del Messiniano superiore de maggioranza delle associazioni fauni- (Marabini, Vai 1989). stiche delle singole fessure, con dominanza Successivamente dismessa agli inizi degli assoluta dei muridi (cioè “topi”). In alcuni anni Noventa del Novecento, la cava del casi i sedimenti hanno una ricchezza fos- Monticino è stata poi oggetto di un recupe- silifera straordinaria, frutto di un’altissi- ro ambientale, e infine riconvertita (2006), ma concentrazione ben esemplificata dai proprio in virtù dei suoi valori geologici e siti denominati BRS 3, 5, 6 e 25. Questa paleontologici e su felice intuizione di G.B. particolarità (non inusuale nel caso di ri- Vai, in geoparco (Sami 2007). empimenti di fessure carsiche) può essere attribuita all’accumulo di “boli” prodotti da uccelli rapaci che utilizzavano posatoi Giacitura e Tafonomia posti nelle vicinanze delle fessure. Una tale interpretazione è in accordo con il fat- Nella cava del Monticino la maggior parte to che non sono state osservate differen- dei depositi con resti di vertebrati fossili ze sostanziali nella presenza sia di molari è stata trovata all’interno delle cavità di destri e sinistri sia nel numero di primi e un complesso reticolo carsico sviluppato- secondi molari; inoltre alcuni reperti ossei si a spese delle evaporiti della F.ne Ges- presentavano un particolare tipo di usura soso-solfifera e riempite con litotipi della paragonabile a quella prodotta dai succhi 82 gastrici degli stomaci di alcuni uccelli pre- interpretata come primaria. datori (De Giuli et alii 1988). Un’ipotesi, in parte alternativa, per spie- I resti fossili di mammiferi di taglia me- gare la tafonomia e l’accumulo dei resti dio-grande sono presenti prevalentemente di microfauna all’interno delle fessure è come porzioni scheletriche fluitate e tra- stata avanzata da alcuni autori (Costa et sportate e comunque in una percentuale alii 1986), secondo i quali i riempimenti molto più bassa rispetto alla micro-fauna. delle fessure studiate si sarebbero attua- La relativa scarsità di reperti di animali ti in due fasi ben distinte. Nella prima i di grossa taglia rende l’associazione fau- depositi della F.ne a Colombacci sarebbero nistica di Brisighella poco rappresentati- stati iniettati verso il basso e caoticizzati, va delle comunità a mammiferi dell’epoca. in seguito all’apertura nei gessi di fessu- Questo sembra quasi un controsenso (so- re (fenomeno noto come “dicchi nettunia- prattutto se si pensa all’enorme numero ni”) legate a una fase tettonica verificatasi totale dei reperti), ma è in realtà dovuto dopo la deposizione dei sedimenti fossilife- al fatto che gli animali di grandi dimen- ri alla base della stessa unità. La seconda sioni sono estremamente rari. A titolo di fase invece, caratterizzata da deposizione esempio, tra gli erbivori i proboscidati primaria di litologie completamente diver- sono rappresentati da due soli frammenti, se (argille sabbiose gialle o grigiastre che così come pochissimo documentati sono ri- sigillano alcuni dei riempimenti di cavità noceronti, equidi (Hippotherium) e grandi carsiche con i depositi caoticizzati), sareb- bovidi; la maggior parte dei resti di car- be di età assai posteriore, probabilmente nivori appartiene invece al piccolo ienide pleistocenica. La fauna a vertebrati terre- Plioviverrops. stri è contenuta esclusivamente nei sedi- Uno dei fattori responsabili di questa menti tardo messiniani relativi alla prima sotto-rappresentazione degli animali di fase di riempimento. grande taglia può essere individuato nel- le dimensioni del reticolo tettonico-carsi- co, caratterizzato nella quasi totalità dei L’associazione faunistica casi da fessure con luce molto modesta. Per contro la rarità di alcuni taxa nella Nella cava di gesso del Monticino sono sta- microfauna non può essere imputata allo ti identificati 29 siti fossiliferi a vertebrati stesso fattore, ma deve riflettere una reale identificati dalla sigla BRS seguita da un caratteristica delle associazioni messinia- numero progressivo (fig. 3). Il destino di ne locali. un sito messo in luce dall’attività estratti- La presenza in alcune fessure (come la va era quello di essere distrutto dal prose- BRS 5 e la BRS 27) di porzioni schele- guire dei lavori di cava. Le singole fessure triche in articolazione anatomica sugge- possono essere in realtà state interessate risce che alcune cavità carsiche possono dal campionamento più volte nel corso del avere funzionato anche come “trappole” tempo ma, dato che non è possibile una naturali. Questa ipotesi è confermata an- dettagliata ricostruzione dell’andamento che dall’insolita sovrabbondanza di resti tridimensionale del reticolo carsico, ogni di carnivori nelle stesse fessure: infatti i fessura è stata individuata come sito fos- consumatori secondari o terziari, posti al silifero a sé. vertice della “piramide” alimentare, do- È probabile che siti diversi corrisponda- vrebbero risultare percentualmente molto no alla stessa fessura (come ad esempio i inferiori rispetto al resto della comunità quattro siti BRS 1, 11, 12 e 13 o i due siti biologica. Nelle “tasche” fossilifere situa- BRS 5 e 20). Il contenuto in fossili delle te invece nelle depressioni collocate sulla singole fessure è molto variabile: in alcu- paleo-superficie gessosa carsificata, come ni casi si tratta di pochi reperti isolati, in a esempio BRS 29, i depositi non sono ca- altri si hanno concentrazioni elevatissime oticizzati e la loro deposizione può essere consistenti anche in diverse migliaia di re- 83 sti microfaunistici. Non è infrequente la Primati - Nella paleofauna del Monticino è presenza in contemporanea di micromam- presente un’unica specie di “scimmia”, Me- miferi con resti di elementi di taglia media sopithecus cf. M. pentelicus, documentata o grande. da pochissimi resti tra i quali un canino superiore (le cui dimensioni relativamen- te grandi potrebbero indicare un individuo Composizione tassonomica di sesso maschile) e da un frammento di secondo molare superiore (fig. 4). Mesopi- La fauna del Monticino è rappresentata thecus apparteneva alla sottofamiglia dei da vertebrati appartenenti alle classi dei colobini, gruppo di primati diffusi attual- mammiferi, degli uccelli, dei rettili, degli mente in Asia orientale (come per es. l’en- anfibi e dei pesci; sino a ora gli uccelli e tello dell’India) e Africa centro-meridiona- i pesci non sono stati oggetto di studi si- le, dalla struttura corporea snella e agile, stematici di dettaglio (tab. 1). Tra i mam- con coda lunga e faccia piuttosto corta e miferi si segnalano ben cinque specie nuo- poco prominente. Questo genere estinto ve per la Scienza (uno ienide, un canide, è stato rinvenuto in sedimenti che vanno un bovide e due roditori) rinvenute per la dal Miocene superiore al tardo Pliocene prima volta nel giacimento di Brisighel- dell’Europa centro-meridionale e dell’Asia la; i reperti designati a rappresentare tali minore (Rook 1999). Recentemente il ge- specie, ovvero gli olotipi, sono conservati nere Mesopithecus è stato segnalato anche presso il Museo Civico di Scienze Naturali a Moncucco, in Piemonte, località coeva di Faenza. Nei paragrafi che seguono ven- con Brisighella (Alba et alii 2014). Sulla gono presentate le diverse specie di verte- base di alcune peculiarità anatomiche ri- brati già analizzate. scontrate nello scheletro di tali scimmie si pensa che queste conducessero un tipo di MAMMIFERI vita più terricolo rispetto agli attuali colo- Tale Classe è rappresentata da ben 39 spe- bini, quasi esclusivamente arboricoli. cie appartenenti a 10 ordini Nelle pagine seguenti vengono fornite, ordine per ordi- Proboscidati - Due soli resti frammentari ne, brevi indicazioni riguardo alle forme (una porzione fluitata di molare e un picco- sino a oggi identificate. lo frammento di difesa, o “zanna”) testimo- niano la presenza di un proboscidato del grande gruppo estinto dei “mastodonti”, così chiamati per la particolare conforma- zione “mammellonare” dei denti mascel- lari, con corona poco elevata (struttura nettamente differente da quella dei denti degli “elefanti” in senso stretto, ipsodonti e dotati di sottili creste e lamelle di smal- to disposte trasversalmente). Nonostante l’incompletezza dei reperti il “mastodonte” di Brisighella potrebbe essere avvicinato a un Gomphoteriidae relativamente evoluto confrontabile con il gruppo dell’Anancus arvernensis, ben rappresentato nel Plio- cene dell’Italia centro-settentrionale (Fer- retti 2008); verrebbero perciò esclusi tutti quei proboscidati, tra i quali i gomfoteridi primitivi, presenti in Europa durante il Fig. 4 – Canino superiore della scimmia Mesopithecus cf. Miocene superiore e caratterizzati dal pos- pentelicus (altezza = 2,9 cm) (foto L. Rook). sedere 4 zanne, 2 superiori e 2 inferiori. I 84 Primati Mesopithecus cf. M. pentelicus gomfoteridi hanno avuto una distribuzione Proboscidati Cf. Gomphoteriidae cronologica e geografica piuttosto ampia Felis ex gr. attica-christoli iniziata nell’Oligocene inferiore dell’Egit- Eucyon monticinensis n. sp. to, con massimo sviluppo nel Miocene ed Carnivori Mellivora benfieldi esauritasi in Eurasia durante il Pliocene. Thalassyctis ex gr. chaerethis Plioviverrops faventinus n. sp. Carnivori - Nel giacimento del Monticino Tubulidentati Orycteropus cf. gaudryi sono presenti cinque diversi carnivori: tra Stephanorhinus cf. megarhinus questi due specie (il canide e il piccolo ie- Perissodattili Hippotherium malpassii nide) risultano nuove per la Scienza e sono Samotragus occidentalis n. sp. state istituite proprio utilizzando il mate- cf. Parabos riale di Brisighella (Rook et alii 1991). Artiodattili Propotamochoerus provincialis Un piccolo felide, rappresentato da una Procapreolus sp. mandibola e pochi resti dello scheletro Ruminante di taglia molto piccola post-craniale, è identificato come“Felis” ex Stephanomys debruijni n. sp. gr. attica-christoli, forma appartenente a Centralomys benericetti n. sp. un gruppo di felini di taglia medio-piccola Paraethomys anomalus presenti in diverse località del Miocene su- periore e Pliocene inferiore di Asia, Africa Apodemus cf. gudrunae Mammiferi ed Europa (fig. 5). Tale “insieme” potreb- Cricetus cf. barrierei be rappresentare il gruppo ancestrale dal Roditori Ruscinomys cf. lasallei quale si sarebbero sviluppate le linci, com- Atlantoxerus cf. rhodius parse in Europa (Perpignan, Francia) nel Hylopetes sp. Pliocene medio. Le poche ossa lunghe rin- Myomimus sp. venute a Brisighella, simili a quelle della Muscardinus sp. lince per aspetto e dimensioni, sembrereb- Hystrix depereti bero confermare questa ipotesi. Trischizolagus cf. maritzae Lagomorfi I resti relativamente abbondanti di un Prolagus cf. sorbinii “cane primitivo”, della taglia di uno scia- Galerix depereti callo, hanno permesso il suo inquadramen- Mioechinus sp. Insettivori to all’interno del genere Eucyon (fig. 6): Miosorex pusilliformis specie nuova per la Scienza, è stato classi- Neomiosorex sp. ficato come E. monticinensis evidenziando Megaderma cf. mediterraneum così nel nome specifico la località del primo Rhinolophus cf. kowalski ritrovamento, la cava del Monticino (Rook Rhinolophus sp. Chirotteri 1992, 2009). Questo genere raggruppa di- Myotis cf. boyeri verse specie imparentate con E. davisi del Hipposideros cf. vetus Miocene superiore degli Stati Uniti e la Asellia cf. mariaetheresae sua presenza dimostra un primo evento Coccodrilli Crocodilia di espansione della famiglia dei canidi dal Cheloni Testudo sp. continente americano a quello eurasiatico Ophisaurus sp. avvenuta proprio alla fine del Miocene: il Sauri Lacertidae “cane” di Brisighella è quindi probabil- Rettili Varanus sp. mente uno dei più antichi rappresentan- Anfisbene Amphisbaenia ti europei di tale insieme. Recentemente, Eryx cf. jaculus questa specie è stata anche rinvenuta nel Serpenti Natrix sp. giacimento coevo di Verduno (Colombero Vipera sp. et alii 2014). Bufo viridis Anfibi Anuri Rana gr. ridibunda Tab. 1 (a sinistra) – Composizione della paleofauna del Latonia sp. Monticino di Brisighella.

85 1 cm

Fig. 5 – Mandibola della “lince” Felis ex gr. attica-christoli (foto P. Lucci).

1 cm

Fig. 6 – Il canide primitivo Eucyon monticinensis è una specie nuova per la Scienza istituita utilizzando come olotipo questa mandibola (foto P. Lucci).

1 cm

Fig. 7 – Frammento mandibolare del ratele Mellivora benfieldi: detto anche tasso del miele, quello del Monticino rap- presenta l’unica segnalazione europea per questo mustelide tropicale (foto P. Lucci).

86 Un unico resto (una mandibola) permette Tubulidentati - L’animale più curioso di individuare la presenza di un “tasso del presente nell’associazione a mammiferi miele” indistinguibile dalla forma del Mio- del Monticino è senza dubbio l’oritteropo cene terminale di Langebaanweg in Suda- Orycteropus cf. gaudryi, appartenente ai frica, Mellivora benfieldi (fig. 7). Il ritrova- cosiddetti tubulidentati per via della par- mento di Brisighella rappresenta la prima ticolare struttura dei denti, privi di smal- segnalazione in Europa di questo musteli- to e radici e con la dentina disposta in pri- de. Il genere Mellivora è rappresentato ai smi paralleli e “tubulari” (fig. 10). L’unica giorni nostri dal ratele, o tasso del miele (M. specie attuale, Orycteropus afer, diffusa capensis), con un ampio areale che si esten- nell’Africa sud-sahariana e con dieta co- de dall’Africa all’Asia sud- occidentale. stituita quasi esclusivamente da termi- Il grosso ienide Thalassyctis (Lycyaena) ti, è nota anche col termine improprio di ex. gr. chaerethis-macrostoma è rappre- “formichiere africano” (poiché i “veri” for- sentato da un cranio lacunoso e da diversi michieri, assegnati all’ordine sdentati, vi- reperti dentari e postcraniali (fig. 8). La vono soltanto in Sud America!). Il genere morfologia del resto cranico, e in partico- Orycteropus, pur essendo relativamente lare la dentatura, permette di attribuire raro, ha avuto durante il Mio-Pliocene un la forma del Monticino al gruppo di grandi areale piuttosto ampio alle latitudini me- iene diffuse durante il Miocene superio- diterranee: il “formichiere” di Brisighella re nel continente Euroasiatico dal Paki- rappresenta la segnalazione più occiden- stan alla Grecia. Anche alcuni coproliti (= tale nel Miocene dell’Eurasia (Rook, Ma- escrementi fossili) rinvenuti al Monticino sini 1994). potrebbero essere attribuiti a tale specie: la loro fossilizzazione sarebbe stata agevo- Perissodattili - L’ordine dei perissodatti- lata dall’alto contenuto di fosfato di calcio li (= “numero di dita dispari”), è general- proveniente dalle ossa frantumate e dige- mente molto ben rappresentato nei siti del rite dalle iene. Thalassyctis possedeva una Miocene superiore. Invece, come nel caso taglia paragonabile a quella dell’attuale dei proboscidati, a Brisighella la loro docu- iena maculata, alta al garrese mediamen- mentazione è assai scarsa. te 90 cm circa. Dalla fessura siglata come BRS 1 sono Il carnivoro più abbondante nell’associa- stati recuperati pochi resti fossili appar- zione è il piccolo ienide Plioviverrops faven- tenenti al massiccio rinoceronte di tipo bi- tinus, un’altra specie nuova in questo caso corne Stephanorhinus cf. S. megarhinus, dedicata alla città di Faenza (= Faventia), che durante il Mio-Pliocene ebbe una pa- nel cui Museo di Scienze Naturali è conser- leo-distribuzione geografica abbracciante vata la paleofauna del Monticino (Torre tutta l’Europa centro-meridionale (fig. 11). 1989). Presente in numerose fessure, in al- Discendenti molto lontani di questo pa- cuni casi (BRS 5) sono stati ritrovati anche chiderma vivono attualmente nel Sud Est elementi ossei in connessione anatomica asiatico. (fig. 9). Le caratteristiche della sua denta- Anche un equide primitivo è documentato tura, e cioè molari appuntiti e premolari nella fauna del Monticino: sebbene rap- tozzi, suggeriscono come questo agile carni- presentato da un esiguo numero di reperti voro delle dimensioni di una volpe dovesse (fig. 12), è stato recentemente identifica- cibarsi preferibilmente di piccoli vertebrati to come Hippotherium malpassii (Rook, e possibilmente di carogne. Questo ienide Bernor 2013). A causa della sua generale rappresenta una delle forme più “specia- frequenza nei giacimenti del Miocene su- lizzate” della linea evolutiva del Plioviver- periore, Hippotherium (più comunemente rops, un genere diffuso nel tardo Miocene conosciuto come “”) viene consi- del continente europeo fino al Messiniano e derato come l’equide “simbolo” delle faune probabilmente diffusosi in Italia con prove- di questo periodo. Aveva arti tridattili ma nienza dall’Europa orientale. con le due dita laterali ridotte a semplici 87 5 cm

Fig. 8 – Cranio del grosso ienide Thalassyctis ex gr. chaeretis-machrostoma (foto P. Lucci).

5 cm

Fig. 9 – Cranio di Plioviverrops faventinus, un piccolo ienide descritto per la prima volta grazie ai reperti della cava Monticino (foto P. Lucci).

88 “speroni”, analogamente a quanto si veri- fica per i suidi.Hippotherium rappresenta un “ramo laterale” nella storia evolutiva che porta al cavallo moderno: comparso in Nord America (dove si è sviluppata l’evo- luzione del ceppo principale degli equidi), questo “cavallo tridattilo” giunse in Eura- sia e Africa nel Miocene medio-superiore (circa 12,5 Ma), sviluppando un notevole numero di specie per poi estinguersi nel Pliocene inferiore.

Artiodattili - I bovidi, malgrado la diver- sità molto bassa in confronto alle coeve faune europee, sono il gruppo meglio rap- presentato all’interno dell’Ordine degli ar- tiodattili (“numero di dita pari”). L’“antilope caprina” Samotragus occiden- talis, della taglia di un camoscio, è uno dei macro-vertebrati più comuni della fauna del Monticino nonché una nuova specie per la Scienza (fig. 13). Samotragus faceva parte della cosiddetta “tribù” oiocerini, un 1 cm gruppo estinto di bovidi del Miocene me- dio-superiore della regione balcanico-ira- niana caratterizzato dal fatto di possedere corna dalla superficie solcata e con torsio- Fig. 10 – Dente fossile di Orycteropus cf. gaudryi, un “fal- so formichiere” africano più correttamente denominato ne in senso antiorario. La morfologia delle oritteropo (foto F. Liverani). cavicchie ossee, della dentatura e la taglia sono tratti morfologici che hanno permesso di differenziare il Samotragus di Brisighel- Alcuni resti fanno ipotizzare anche la pre- la dalle specie S. crassicornis e S. praecur- senza di un bovide, non meglio identifica- sor presenti in località mioceniche della bile, di taglia intermedia tra Samotragus Grecia e della Turchia. Quella di Brisighel- e Parabos. la è, insieme a quella di Verduno (dove è Sempre tra gli artiodattili è possibile indi- stato recentemente identificato come ?Pa- viduare un suide di taglia paragonabile a raoioceros occidentalis Colombero et alii quella di un grosso cinghiale, Propotamo- 2014), la segnalazione più occidentale del choerus provincialis (fig. 14). Largamente genere e ciò spiega il nome specifico asse- diffusa durante il Miocene superiore d’Eu- gnato a tale specie (Masini, Thomas 1989). ropa, questa specie di probabile origine Un bovino di grande taglia è attribuito asiatica non mostra legami diretti con nes- tentativamente – sulla base di pochissimi sun suide attuale anche se la morfologia reperti – alla grossa antilope cf. Parabos. dentaria ricorda da vicino quella del pota- Questo genere, piuttosto comune in diversi mocero africano (Gallai, Rook 2011). giacimenti tardo miocenici spagnoli, rien- Un molare superiore dalla corona bra- tra nei boselafini, gruppo dal quale potreb- chiodonte e il rinvenimento, nella tasca bero aver avuto origine i bovini moderni BRS25, di una porzione di corno (palco) come bufali e buoi. I boselafini sono tut- dalla tipica biforcazione possono apparte- tora rappresentati dai generi Tetraceros e nere a un piccolo cervide (delle dimensioni Boselaphus (antilope nilgau), della Peniso- di un capriolo) confrontabile con il genere la indiana. Procapreolus, abbastanza diffuso nei de- 89 5 cm

Fig. 11 – Massicci molari superiori del rinoceronte Stephanorhinus (foto P. Lucci).

positi tardo-turoliani spagnoli (es. Concud) e segnalato in Italia pure nel giacimento di Baccinello V3 (Abbazzi 2001). Due picco- li premolari incompleti, recuperati sempre dalla tasca BRS25, ci documentano anche la presenza di un minuscolo ruminante non meglio identifìcabile di taglia paragonabile a quella dell’attuale dik dik africano.

Roditori - Rappresentano la parte di gran lunga più consistente della fauna di Bri- sighella (12 specie e molte migliaia di pic- coli resti fossili, soprattutto sotto forma di denti) e tra questi i muridi (“topi”) ne costi- tuiscono la famiglia più abbondante, per quanto la loro diversificazione sia ridotta a cinque specie di cui due (nonché un gene- re) definite su materiale di questa locali- tà (De Giuli 1989): i roditori appartenenti ad altre famiglie sono relativamente rari. Le condizioni tafonomiche fanno ritenere che la composizione fossile, per quanto ri- guarda i piccoli mammiferi, corrisponda a 1 cm un’effettiva caratterizzazione dell’associa- zione vivente. Fig. 12 – Molare superiore del “cavallo tridattilo” Hip- Piuttosto insolito si è rivelato il ritrova- potherium malpassii (foto P. Lucci). mento di alcuni frammenti ossei di grossi 90 mammiferi o di placche di testuggine inte- Sempre a tale gruppo di roditori apparten- ressate da tracce di “rosicchiatura”: sem- gono anche Paraethomys anomalus e Occi- bra che molti piccoli roditori attuino tale tanomys sp., a distribuzione mediterranea pratica sia per procurarsi sostanze come mio-pliocenica, e Apodemus cfr. A. gudru- calcio e fosfati sia per mantenere i propri nae, “antenato” dell’attuale topo selvatico, incisivi in buone condizioni. Apodemus sylvaticus, ma rinvenuto anche Ai muridi appartiene il “topo preistorico” a Verduno e confrontabile con un muri- Stephanomys debruijni, il micro-mammi- de caratteristico delle faune spagnole del fero più numeroso nel giacimento di cava Miocene superiore. del Monticino nonché altra specie nuova La famiglia dei “criceti” (Fam. Cricetidae) per la Scienza. Prima del ritrovamento è documentata da alcuni reperti assegna- di Brisighella le segnalazioni del gene- bili a due specie, Cricetus cf. C. barrierei re Stephanomys erano tutte raggruppate e Ruscinomys cf. R. lasallei. Mentre il ge- nella parte mediterranea occidentale del- nere Cricetus è rappresentato attualmen- la Francia e nella Spagna meridionale. te da un’unica specie (C. cricetus), che vive La notevole diversificazione di tale genere nelle steppe dell’Europa centrale e orien- è legata all’acquisizione di una struttura tale e dell’Asia occidentale, il genere Ru- dentaria adatta al nuovo ambiente vege- scinomys è oggi invece estinto. tale creatosi in seguito al deterioramento Agli sciuridi (“scoiattoli”) vanno ascrit- climatico avvenuto nel Miocene superiore, te le specie Atlantoxerus cf. A. rhodius e adattamento simile a quello di certi muri- Hylopetes sp. Il primo era uno scoiattolo di africani attuali con una alimentazione terricolo che, seppur raro, ebbe un’ampia di tipo erbaceo. Un altro muride nuovo de- diffusione geografica durante il tardo Mio- scritto originariamente sulla base di mate- cene e il Pliocene inferiore in tutta la re- riale proveniente da cava del Monticino e gione circum-mediterranea. Attualmente poi rinvenuto anche in Piemonte a Verdu- il genere Atlantoxerus è rappresentato da no (Colombero et alii 2014) è Centralomys un’unica specie, lo xero dell’Atlante, pre- benericettii, un “topo” di piccola taglia de- sente sulle catene montuose del Nord Afri- scritto nel 1989 da C. De Giuli e da questi ca. Un singolo dente attesta la presenza a dedicato allo scopritore del giacimento del Brisighella dello “scoiattolo volante” Hylo- Monticino: “Tonino” Benericetti (fig. 15). petes sp., un genere tuttora presente nelle

5 cm

Fig. 13 – Mandibola di un’altra specie nuova della paleofauna del Monticino, la “antilope caprina” Samotragus occiden- talis (foto P. Lucci).

91 mi mentre successivamente viene rinve- nuto in numerosi depositi mio-pliocenici circum-mediterranei. Il genere Hystrix è tutt’ora presente in Africa, Europa meri- dionale (sola Italia!) e Asia sud-orientale.

Lagomorfi - I lagomorfi sono piuttosto ab- bondanti nelle fessure del Monticino. La forma più comune è la “lepre” Trischi- 1 cm zolagus cf. T. maritzae, che non sembra presentare particolarità morfologiche o dimensionali che la facciano differenziare dalla specie nota nel Messiniano di molte località europee. Il genere fossile Trischizolagus ha avuto una distribuzione paleogeografica preva- lentemente sud-est europea (Romania, Grecia, ecc.) dal Miocene terminale al Plio- Fig. 14 – Denti molare e incisivo del grosso suide Propo- cene. Esso faceva parte del gruppo assai tamochoerus provincialis (foto P. Lucci). vasto dal quale si sarebbero poi sviluppati i leporidi moderni foreste dell’Asia sudorientale. Hylopetes fa Un secondo lagomorfo presente al Monti- parte della sottofamiglia degli pterominii, cino è l’ocotonide Prolagus cf. P. sorbinii, particolare gruppo di scoiattoli in grado di della stessa famiglia delle cosiddette “le- spostarsi in volo planato attraverso l’aria pri fischianti” viventi attualmente in Asia (Masini 1989). Il genere estinto Prolagus, grazie a un patagio rivestito di pelo pre- largamente diffuso in Europa dal Mioce- sente ai lati del corpo. ne superiore al Pliocene superiore, con il Un’altra famiglia di piccoli roditori, qui Pleistocene scompare dalle aree continen- assai scarsamente rappresentata, è quella tali per rifugiarsi nei più protetti ambienti dei gliridi o “ghiri” alla quale si riferiscono insulari, sopravvivendo in Sardegna fino a i generi Myomimus sp., ancora vivente in tempi preistorici (Neolitico). Europa orientale e in Asia (ghiro di Ognev) e conosciuto allo stato fossile nel Mio-Plio- Insettivori - L’ associazione a insettivori cene della Grecia (Maramena e Maritsa) e proveniente dalle fessure della cava del nel Pleistocene della Palestina, e Muscar- Monticino è ricca e mostra forti legami dinus sp., genere piuttosto antico (presente anche in giacimenti al limite Miocene me- dio - Miocene sup.) che si è però conservato fino ai giorni nostri (es. M. avellanarius, il moscardino, diffuso in Europa e Asia mino- re) con poche differenze evolutive. Infine il roditore di maggiori dimensioni, ovvero l’istrice, i cui resti sono stati prima descritti come Hystrix primigenia (Masi- ni, Rook 1993) e in una recente revisione sono stati meglio attribuiti alla specie H. depereti (fig. 16). La prima segnalazione Fig. 15 – Primi molari inferiore destro (a sinistra) e supe- in Europa del genere Hystrix, sviluppatosi riore sinistro (a destra) del “topo” Centralomys benericettii; in Africa durante il Miocene, avviene nel ingrandimento di circa 20 volte (Archivio Dipartimento giacimento greco tardo-miocenico di Piker- di Scienze della Terra, Università degli Studi di Firenze). 92 1 cm

Fig. 16 – Istrice del Monticino, Hystrix depereti: mandibola sinistra in vista occlusale (foto F. Liverani). con le contemporanee associazioni euro- si vampiri” – sono diffusi lungo la fascia pee. Il materiale più abbondante è quello tropicale che va dall’Africa all’Oceania. riferibile al galericino Galerix depereti, un Presenti nell’Europa centro meridionale genere estremamente diffuso nel Mio-Plio- a partire dal Miocene medio, scomparvero cene dell’Europa appartenente alla sotto- nel Pliocene. famiglia degli echinosoricini, gruppo dif- A questa forma si aggiungono due specie fuso attualmente in Asia sud orientale e di rinolofidi,Rhinolophus cfr. R. kowalskii conosciuto anche col nome di “ratti lunari” (di dimensioni simili a quelle dell’attuale o gimnure. Insieme sono presenti resti di ferro di cavallo maggiore, R. ferrumequi- Neomyosorex sp. (un genere della tribù dei num) e Rhinolophus sp., il vespertilionide neomyini; una delle forme generalmente Myotis cfr. M. boyeri e i due ipposideridi indicate come toporagni), che risulta l’al- Hipposideros (Syndesmotis) cfr. H.(S.) ve- tro insettivoro più comune. Completano tus e Asellia cfr. A. mariaetheresae. l’associazione due frammenti di mandibo- La famiglia degli ipposideridi manife- la di un piccolo crocidosoricino (cfr. Mioso- sta attualmente una distribuzione di rex pusilliformis) provenienti dalla fessura tipo subtropicale e tropicale: rileviamo, BRS20 e pochi resti di un riccio miocenico in particolare, la caratteristica ecologia (Mioechinus sp.) presenti in due sole fessu- dell’unico rappresentante vivente del re (De Giuli et alii 1988). genere Asellia, A. tridens, che abita le aride regioni sub desertiche dell’Africa Chirotteri - I pipistrelli sono presenti in po- centro-settentrionale e dell’Asia sud-occi- che fessure ma hanno una discreta diversi- dentale. Per giustificarne la presenza nel tà, essendo presenti ben sei specie diverse: giacimento di Brisighella è plausibile ipo- quella del Monticino rappresenta la più tizzare, come suo habitat, una calda zona ricca associazione a chirotteri dell’intero litoranea sabbiosa. Miocene italiano (Kotsakis, Masini 1989). Piuttosto significativi dal punto di vista Rettili e Anfibi paleoambientale, la presenza più insolita è probabilmente quella del megadermatide I rappresentanti degli anfibi e dei rettili, Megaderma cfr. M. mediterraneum, i cui che si tratti di esemplari viventi o di resti rappresentanti attuali – detti anche “fal- fossili, sono tradizionalmente studiati in- 93 Fig. 17 – I denti di “coccodrillo” qui rinvenuti sono una delle testimonianze più recenti per tale gruppo in Europa (foto F. Liverani). sieme (fra le varie ragioni di questa unio- Cheloni - Le tartarughe sono rappresenta- ne, è possibile ricordare che si tratta degli te probabilmente da un’unica forma, cioè unici vertebrati terrestri non omeotermi) una testuggine terrestre (Testudo sp.) do- e raggruppati in una unica categoria: l’er- cumentata da diverse placche “libere” del petofauna. carapace raccolte soprattutto nel sito BRS I resti dell’erpetofauna della cava del Mon- 25 che, a differenza degli altri, era “appog- ticino sono relativamente numerosi e pos- giato” in una concavità della paleo-super- sono essere riferiti a 19 taxa appartenenti ficie gessosa (fig. 18). a 7 ordini diversi. Lo studio dell’erpetofau- na delle fessure della cava del Monticino è Sauri - Rappresentano, senza alcun dub- stato intrapreso da Kotsakis (1989) e prose- bio, il gruppo a cui va attribuito il maggior guito successivamente da Delfino (2002). numero di resti. Particolarmente numero- si sono i reperti riferibili a sauri privi di RETTILI zampe (quindi dall’aspetto serpentiforme) Coccodrilli - Due denti sono l’unica trac- della famiglia Anguidae (alla quale ap- cia che l’Ordine Crocodylia ha lasciato al partiene, per esempio, l’orbettino) e, sulla Monticino (fig. 17). Poiché una certa uni- base della presenza di denti aguzzi (non formità di morfologia in gruppi diversi si molariformi), al genere Ophisaurus. L’ab- accompagna a una notevole variabilità do- bondanza dei resti di questo taxon è dovuta vuta alla posizione del dente nella cavità alla presenza di numerosissime placchette orale, i denti dei coccodrilli non offrono - se ossee (“osteodermi”) immerse in tutte le non in casi particolari - dei caratteri che squame del corpo dell’animale vivente, che consentano di identificare con precisione il rappresentano delle candidate perfette loro possessore. Non è pertanto possibile per la fossilizzazione (grande resistenza) stabilire se i denti del Monticino appar- e il loro recupero (sufficientemente grandi tengano a un coccodrillo o a un alligatore e facilmente riconoscibili): al Monticino il e per questa ragione sono stati attribuiti loro numero complessivo supera le duemi- semplicemente a livello di ordine; essi co- la unità (fig. 19)! Se si accetta un’ecologia stituiscono comunque una delle più recen- di questa specie simile a quella del vivente ti testimonianze della presenza di questo Pseudopus apodus, conosciuto come pseu- gruppo in Italia e in Europa. dopo e diffuso nella Penisola balcanica e in 94 Asia minore, dobbiamo pensare a un am- Anfisbene - Due vertebre precloacali mo- biente piuttosto arido. strano l’inconfondibile morfologia del La famiglia Lacertidae è rappresentata da gruppo delle anfisbene, squamati privi scarsi resti indeterminati di lucertole di di zampe che conducono una vita preva- piccola taglia, probabilmente non riferibili lentemente sotterranea e il cui aspetto ai generi attualmente viventi in Italia. mostra, a una osservazione superficiale, Particolarmente rari, ma al contempo estre- una curiosa convergenza con quello dei mamente importanti, sono i resti attribuiti lombrichi. Poiché le vertebre non presen- alle famiglie Agamidae e Varanidae, resti tano caratteri diagnostici che consentano che hanno costituito la prima segnalazione di identificarne la famiglia, il materiale è certa di queste due famiglie in Italia (suc- stato attribuito semplicemente a livello di cessivamente ritrovate anche in altre loca- sottordine. Le anfisbene hanno popolato lità quali Verduno: Colombero et alii 2014). l’Italia almeno dal Miocene al Pleistocene; Le agame sono rappresentate da un den- oggigiorno sono invece diffuse dal Centro tale quasi completo e da due frammenti di al Sud America, all’Africa centro-meridio- mascellare (fig. 20), mentre al gruppo dei nale e alla Penisola Arabica mentre sono varani sono stati attribuiti due denti isolati limitate, in Europa, soltanto alla Penisola e due frammenti di vertebra. I varani, at- Iberica. tualmente diffusi lungo la vasta fascia tro- picale che si estende dall’Africa (es. varano Serpenti - Questi rettili sono rappresen- del Nilo) all’Asia meridionale fino all’Insu- tati quasi essenzialmente da vertebre. La lindia e Australia, sono attualmente estinti paleofauna del Monticino è per ora l’unica in Europa mentre le agame, che un tempo in Italia a ospitare un “boa delle sabbie” popolavano anche l’Europa occidentale, simile a quello che attualmente vive nella mostrano oggigiorno in questo continente penisola balcanica, Eryx jaculus (fig. 21): si un areale relitto limitato ad alcune isole e tratta di un serpente di taglia medio-picco- aree continentali della Grecia (Stellagama la appartenente alla famiglia Boidae che stellio, o stellione). Da un punto di vista am- vive in aree relativamente aride (anche bientale, la presenza delle agame può esse- steppiche e semidesertiche) con suolo fria- re considerata come un segnale di aridità bile, leggero o sabbioso poiché conduce una (Delfino et alii 2008). Non è escluso che fra vita prevalentemente fossoriale. Il genere i vari frammenti attribuiti semplicemente Eryx, segnalato anche in siti pliocenico-in- a livello di ordine siano rappresentati an- feriori della Francia e della Turchia, pos- che taxa diversi da quelli indicati. siede oggigiorno un areale comprendente

1 cm

Fig. 18 – Testuggine terrestre: placca di carapace (foto F. Liverani).

95 Caudati - La presenza di tale gruppo può essere dimostrata sulla base di due ilei (ossa del bacino) di taglia comparabile a quella di una salamandra pezzata adulta. Non è possibile stabilire a quale gruppo appartenessero tali resti.

Anuri - Decisamente più numerosi dei cau- dati sia in termini di numero di taxa sia di resti. Questi ultimi sono in genere rappresentati da elementi scheletrici molto frammentati e poco significativi, quali radioulne e tibio- fibule, ma grazie ad alcuni elementi meglio conservati e maggiormente diagnostici, gli ilei, è possibile identificare una forma che mostra già i caratteri del rospo smeraldino 1 mm (Bufo viridis) e una rana verde del gruppo della Rana ridibunda. Alcune parti ossee estremamente frammentate sono state at- Fig. 19 – Osteoderma (placchetta ossea) di un grosso “or- tribuite con dubbio al genere Latonia ma bettino” del genere Ophisaurus, confrontabile con l’odier- non è escluso che almeno alcuni di essi no pseudopo dell’Europa orientale e Asia Minore (foto F. appartengano alla famiglia Pelobatidae Liverani). (alcuni elementi cranici presentano un’or- namentazione simile a quella osservabile le regioni europee sud-orientali, l’Africa in Pelobates). nord-orientale e l’Asia sud-occidentale fino I resti del Monticino rappresentano, in- all’India. sieme a quelli del Gargano, la più antica Un certo numero di vertebre è stato at- testimonianza di questi tre taxa in Italia. tribuito alla famiglia Colubridae e, più in particolare, sia al gruppo dei colubridi “non natricini” (come per esempio il biac- Conclusioni co) sia al genere Natrix (le natrici o biscie d’acqua, dalle abitudini in varia misura Dal punto di vista della ricostruzione pa- acquatiche). leoambientale le caratteristiche ecologiche Particolarmente interessante è anche la di alcuni dei taxa identificati ci forniscono presenza di alcuni frammenti vertebrali una serie di indicazioni assai rilevanti. appartenenti al genere Vipera. La robu- Per quanto riguarda i mammiferi, a esem- stezza e le dimensioni di questi reperti pio, possiamo citare le esigenze climatiche consentono di attribuirle al gruppo delle degli attuali pipistrelli del genere Mega- “vipere orientali”, vipere relativamente derma, diffusi in zone con temperature grandi che attualmente popolano solo al- mai inferiori ai 14-15° C; l’oritteropo (gene- cune aree insulari della Grecia ma che du- re Orycteropus), che vive oggigiorno nelle rante il Neogene avevano una distribuzio- aree poco forestate sud-sahariane cibando- ne Europea molto più ampia. si quasi esclusivamente di termiti, inset- ti isotteri a loro volta con distribuzione ANFIBI prevalentemente tropicale; oppure il tasso Scarsi reperti permettono di attestare la del miele (gen. Mellivora), presente lungo presenza sia di anfibi caudati (= “dotati di una fascia estesa dall’Africa, alla Penisola coda”, cioè tritoni e salamandre) che anuri Arabica fino all’Asia orientale. Tra i retti- (= “privi di coda”, ovvero rane e rospi). li è possibile ricordare coccodrillo, varano, 96 1 cm

Fig. 20 – Dentale di agamide (foto F. Liverani). agama e boa delle sabbie, tutte forme le- vertebrati, possono contare anche su una gate a temperature piuttosto elevate e, nel chiara datazione basata su biostratigrafia caso delle ultime due, anche a situazioni dei depositi marini, magnetostratigrafia, con un certo grado di aridità. biocronologia e assetto geologico-tettonico Possiamo perciò ipotizzare un ambien- del giacimento. La datazione della fauna te certamente interessato da un clima di ha un vincolo superiore di 5,33 Ma dato tipo temperato-caldo o anche sub-tropica- dalla base della Zona a Sphaeroidinellop- le, solo parzialmente coperto da vegetazio- sis (MPL1) e dal submagnetocrono Thve- ne e con lembi di suolo friabile o sabbioso: ra, rilevati nelle Argille Azzurre del Plio- nello stesso tempo non dovevano mancare cene inferiore che sovrastano i depositi piccoli corsi e raccolte d’acqua, almeno se- fossiliferi (Colalongo 1988; Vai 1989). Il mipermanenti, per giustificare la presenza vincolo cronologico inferiore è fornito in- di elementi quali anfibi, coccodrilli e topi vece dall’evento tettonico intra-messinia- (fig. 22). Indagini sui pollini fossili conte- no che ha deformato e fratturato le evapo- nuti nei sedimenti situati presso l’imbocco riti della Vena del Gesso romagnola (la cui di una paleocavità - e perciò appena più deposizione è terminata a 5,61 Ma), pro- recenti delle faune - hanno rilevato invece ducendo le cavità carsiche in cui si sono un generale clima caldo-umido a piovosi- accumulati i sedimenti fossiliferi. tà accentuata e una ricca presenza di fel- Aggiungiamo che nella “Scala biocrono- ci, da porre in relazione con le grotticelle logica a mammiferi terrestri” dell’Euro- preistoriche di cui probabilmente amman- pa l’intervallo di tempo correlabile con il tavano gli ingressi nascondendoli forse Miocene terminale (circa 8,5-5,5 Ma; Tor- alla vista degli animali (Bertolani Mar- toniano finale-Messiniano) è denominata chetti, Marzi 1988). Turoliano, nome derivante dalla città spa- Come nota conclusiva generale è opportu- no sottolineare ancora una volta il grande interesse scientifico della fauna del Mon- ticino, interesse recentemente conferma- to dal ritrovamento di un buon numero di taxa in comune nella località coeva di Verduno in Piemonte (Colombero et alii 2014). Sebbene in parte sbilanciata dal punto di vista della composizione delle comunità a mammiferi, tale associazione ha un’importanza cruciale per via della calibrazione cronologica ottimale: sono in- Fig. 21 – Le vertebre rinvenute al Monticino costituisco- fatti pochissime le località fossilifere che, no l’unica segnalazione per l’Italia di “boa delle sabbie” oltre ad annoverare sia macro- che micro- (disegno Z. Szyndlar). 97 Fig. 22 – Ricostruzione ipotetica dell’ambiente tardo-miocenico “romagnolo” basata sui ritrovamenti effettuati nella cava del Monticino di Brisighella (elaborazione grafica E. Mariani). gnola di Teruel nella cui area si trovano i Bibliografia siti “tipo” di questa età. In Europa le fau- ne turoliane si diffondono ampiamente in L. Abbazzi 2001, Cervidae and Moschidae coincidenza del significativo cambiamento (Mammalia, Artiodactyla) from the climatico che favorì la diffusione di pra- Baccinello V3 faunal assemblage (Late terie e ambienti aperti. Durante il Turo- Miocene, Late Turolian, Grosseto, Cen- liano inoltre vari gruppi andarono incon- tral Italy),“Rivista Italiana di Paleonto- tro ad un’importante diversificazione, tra logia e Stratigrafia” 107, pp. 10-123. questi i bovidi, i carnivori (comparsa di D.M. Alba, E. Delson, G. Carnevale, S. Co- canidi di tipo moderno e diversificazione lombero, M. Delfino, P. Giuntelli, M. degli ienidi) e i proboscidati. L’intervallo Pavia, G. Pavia 2014, First joint record di tempo rappresentato dalle faune turo- of Mesopithecus and cf. Macaca in the liane è stato ulteriormente suddiviso, sul- Miocene of Europe, “Journal of Human la base dei micromammiferi, in tre unità Evolution” 67, pp. 1-18 cronologiche successive denominate dalla C. Angelone, S. Colombero, D. Esu, P. più antica alla più recente MN11, MN12 e Giuntelli, F. Marcolini, M. Pavia, S. MN13. L’associazione del Monticino, rife- Trenkwalder, L.W. van den Hoek Os- rita dai vincoli geologici e stratigrafici alla tende, M. Zunino, G. Pavia 2011, Mon- parte terminale del Messiniano, nella bio- cucco Torinese, a new post-evaporitic cronologia continentale viene assegnata Messinian fossiliferous site from Pied- alla fine del Turoliano – il che corrisponde mont (NW Italy), “Neues Jahrbuch für alla parte superiore dell’unità MN13 – e in Geologie und Paläontologie Abhand- base a quanto sopra e ad altre considera- lungen” 259, pp. 89-104. zioni potrebbe essere databile tra circa 5,5 R.L. Bernor, M. Fortelius, L. Rook 2001, e 5,33 Ma. 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Torre 2006, Lands particolare infine va a “Tonino” Benericetti per la and endemic mammals in the Late Mi- passione dedicata al monitoraggio delle tasche fos- ocene of Italy: Constraints for paleogeo- silifere della cava del Monticino. Dedichiamo que- graphic outlines of Tyrrhenian area, sto contributo alla memoria del Prof. Claudio De “Palaeogeography Palaeoclimatology Giuli (Firenze, 1938-Faenza, 1988), al cui impegno negli anni immediatamente successivi alla scoperta Palaeoecology” 238, pp. 263-269. si deve la valorizzazione della fauna della cava del L. Rook, F. Masini 1994, Orycteropus cf. Monticino di Brisighella e l’interesse della comuni- gaudryi (Mammalia, Tubulidentata) tà internazionale per questo sito paleontologico. 100