Paolo VI, Il Concilio Vaticano II, Il Governo Della Chiesa 6 Il
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18 EmmausA JOURNAL OF PHILOSOPHICAL, THEOLOGICAL, AND HUMANISTIC STUDIES Paolo VI, il Concilio Vaticano II, il Governo della Chiesa 6 Il-Kostituzzjoni Dommatika tal-Konċilju Vatikan II dwar ir-Rivelazzjoni Divina, Dei Verbum, u l-iżviluppi tagħha fil-Knisja f’Malta sal-2006 31 Sexual Informed Consent in Adolescence Psychological and Ethical Implications 55 Il-Maġisteru Miktub ta' Mons. Nikol Ġ, Cauchi dwar iż-Żgħażagħ 77 Każ Morali: L-edukazzjoni sesswali 161 Sacred Heart Seminary Gozo - Malta Academic Year 2017 - 2018 1 Emmausa journal of philosophical, theological, and humanistic studies, published by the Sacred Heart Seminary - Gozo - Malta. Founded 1999 No. 18 (Academic Year 2017-2018) ISSN 1563-0137 Editorial Board: Major Seminary Academic Council (Anton Borg, Ignatius Borg, Richard-Nazzareno Farrugia, George Frendo, Gabriel Gauci, Mario Mercieca, Joseph Sultana) All correspondence to be addressed to: The Editor Emmaus Sacred Heart Seminary Victoria–Gozo VCT 2042 MALTA. Printed by Gozo Press • Gozo–Malta © Sacred Heart Seminary, Gozo–Malta 2018 2 Card. Pietro Parolin PAOLO VI, IL CONCILIO VATICANO II, IL GOVERNO DELLA CHIESA* 1. Premessa: Papa Paolo VI, l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa, l’amore per la verità e la passione per l’uomo A titolo di premessa, vorrei richiamare brevemente alcuni grandi ideali che hanno ispirato la vita e gli insegnamenti di Papa Paolo VI: l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa, l’amore per la verità e la passione per l’uomo. Per quanto concerne l’amore a Cristo, mi rifaccio al discorso di Papa Francesco ai partecipanti al pellegrinaggio della Diocesi di Brescia, il 22 giugno 2013, in cui ricordava che il Beato Paolo VI ha saputo testimoniare la fede in Gesù Cristo in anni difficili. Diceva: «Risuona ancora, più viva che mai, la sua invocazione: ‘Tu ci sei necessario o Cristo!’ Sì, Gesù è più che mai necessario all’uomo d’oggi, al mondo di oggi, perché nei deserti della città secolare Lui ci parla di Dio, ci rivela il suo volto. L’amore totale a Cristo emerge in tutta la vita di Montini, anche nella scelta del nome come Papa [...] Un profondo amore a Cristo non per possederlo, ma per annunciarlo. Ricordiamo le sue appassionate parole a Manila: ‘Cristo! Sì, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo!’1». * This is the text of a lecture given by the author at a study conference, organized by the Università degli studi Roma Tre, Rome, on the 8th of November 2017 entitled “A 50 anni dalla Populorum Progressio. Paolo VI, il Papa della modernità. Giustizia tra i popoli e l’amore per l’Italia”. This article is being published with the consent of the author. 1 L’Osservatore Romano, 22 giugno 2013. Emmaus 18 (2017-2018) • 3 L’amore alla Chiesa, poi. Basti leggere alcuni passaggi dello stupendo «Pensiero alla morte», in cui scrive: «Prego pertanto il Signore che mi dia la grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata; fu il suo amore che mi trasse fuori dal mio gretto e selvatico egoismo e mi avviò al suo servizio; e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all’estremo momento della vita si ha il coraggio di fare. Vorrei finalmente comprenderla tutta nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie dei suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità. Corpo mistico di Cristo»2. L’amore per la verità emerge già in alcune note, intitolate «Spiritus Veritatis», stilate nel 1931 da Giovanni Battista Montini, allora Assistente Ecclesiastico Nazionale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), sulla formazione spirituale dei giovani: «Voglio che la mia vita sia una testimonianza alla verità per imitare così Gesù Cristo, come a me si conviene (Gv. 18,17). Amerò innanzitutto la verità confidatami da Dio, chiedendo a lui la grazia di difenderla, senza esitazioni, restrizioni, compromessi, e di professarla, scevra da esibizioni, con pura libertà e cordialità di spirito, e di mostrarmi sempre coerente, nel pensiero, nella parola, nell’azione»3. Infine, quanto alla passione per l’uomo, oserei definire Paolo VI un «uomo umano». Un uomo umano in senso autobiografico, innanzitutto. La sua umanità era intensa, vivissima, capace di conquistare. Ogni incontro con lui, anche breve, era un’esperienza che lasciava un solco sull’anima. Di sé stesso affermava che il suo cuore era come un «sismografo», nel quale si ripercuotono 2 L’Osservatore Romano, 9 agosto 1979. 3 Prosegue il giovane Montini: «Ma gli altri non si accorgano facilmente di questa interiore offerta alla verità, e solo d’avvedano che i miei rapporti con essi sono sempre improntati ad una grande umiltà, ad una grande bontà». Il testo di Spiritus Veritatis, conservato in originale in AI, Fondo Paolo VI, è pubblicato in G. B. Montini, Scritti fucini (1925-1933), Istituto Paolo VI, Studium, Brescia, Roma, p. 538-539. 4 tutte le vibrazioni dell’umana passione. Un uomo umano perché ha cercato il senso dell’uomo. Egli ha dimostrato che cosa significhi avere «l’ansia per l’uomo» per dirla con Romano Guardini. Un uomo umano perché ha difeso l’uomo, coraggiosamente, mostrando preoccupazione e cura per l’uomo (al singolare e al plurale). L’amore per l’uomo lo rendeva instancabile per la giustizia, la pace e il progresso. È stato l’avvocato dei popoli della fame.4 All’interno di questa passione per l’uomo, pare importante sottolineare che Papa Montini si caratterizzava per una visione matura della storia, del suo flusso, del modo d’intervenire per influenzarla, cambiarla, farla andare al meglio, e vedervi quasi tracciata una distinzione tra superfluo e necessario, effimero e stabile, lettura dell’oggi e lungimiranza per il futuro. Troveremo spesso, nella vita di Paolo VI e nella sua azione di governo della Chiesa, questo intreccio di livelli, che opera nella contingenza del quotidiano per costruire le basi della crescita personale e comunitaria. Con questo dono di lettura della storia, già divenuto Arcivescovo di Milano, egli affronta il tema della modernità e del rapporto tra fede e ragione. Guarda all’uomo che ha vissuto le tragedie e le sofferenze dei totalitarismi e che vuole costruire, nel secondo dopoguerra, una nuova società, con idealità, ottimismo e forza interiore. Tuttavia vive un tormento interiore, che potremmo definire con le parole di Martin Heidegger come uno «spaesamento»: «L’uomo moderno è un ‘disorbitato’, perché ha perso il suo vero orientamento, che consiste nel guardare verso il cielo»; egli «è simile a colui che è uscito di casa ed ha perduto la chiave per rientrarvi»5. Di qui la sfida – che è tuttora in corso – per ricostruire il rapporto tra fede e ragione: «L’uomo moderno dovrà ritornare capace di colloquiare umilmente e regalmente con Dio»6. Umilmente e regalmente: leggiamo con attenzione queste parole perché da esse si sprigiona tutta la dignità dell’uomo, che deve 4 Cfr. M. G. Masciarelli, Paolo VI, uomo di Dio e uomo dell’uomo, SettimanaNews, 5 agosto 2017. 5 Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), cit., p. 4152, 4691. 6 Ivi, p. 5018. 5 tornare ad avere fiducia in sé stesso, utilizzando il dono della ragione, che rende intelligibili le opere del creato e illumin al’itinerario che deve percorrere. Giovanni Battista Montini è stato scrittore raffinato ed ha sempre cercato di andare oltre la superficie, ha saputo guardare all’interiorità degli uomini, offrendo speranza e fiducia in Dio e scrutando le difficoltà e le ansie dei tempi moderni. Con felice intuizione, la sua lettura della modernità si è collocata in un’ottica «esistenziale», cioè con attenzione ai passaggi interiori non percepibili da culture e ideologie autoritarie o effimere. Per questa sensibilità verso l’interiorità, l’amore per la Chiesa si trasforma in amore per l’uomo, per le esigenze della sua ragione, fino ad anticipare un tema che sarà consueto nel magistero dei suoi successori, una singolare richiesta di perdono rivolta a coloro che si allontanano dalla comunità ecclesiale. In questo suo chiedere perdono c’è tanta passione, che da sola cancellerebbe lo stereotipo d’un Paolo VI incerto e d’animo sofferente. La sofferenza in Giovanni Battista Montini c’è, ma nasce dalla lettura dell’uomo moderno e si trasforma in azione e spirito missionario per riaccostare l’uomo alle fonti della conoscenza e della fede: «Quanta pena, quanta attesa per chi ama i lontani, come figli lontani! Perché questo fratello è lontano? Perché non è stato abbastanza amato? Ebbene, se è così, fratelli lontani, perdonateci. Se non vi abbiamo compreso, se vi abbiamo troppo facilmente respinti, se non ci siamo curati di voi, se non siamo stati bravi maestri di spirito e medici delle anime, se non siamo stati capaci di parlarvi di Dio come si doveva, se vi abbiamo trattati con l’ironia, con il dileggio, con la polemica, oggi vi chiediamo perdono. Ma ascoltateci»7. Poiché stiamo celebrando Paolo VI in questo significativo Convegno che prende lo spunto dalla grande Enciclica Populorum Progressio del 1967, possiamo evocare le parole che il Papa pronunciò in un quartiere emarginato di Manila di fronte a una folla di poveri: «Io sento l’obbligo di professare, qui più che altrove, i ‘diritti dell’uomo’, per voi e per tutti i poveri del mondo. E vi devo anche ricordare, in virtù del mio ministero apostolico, che, oltre il pane materiale, oltre il benessere temporale, a cui legittimamente aspirate, e 7 Ivi, 1753.