Geologica Romana 39 (2006), 43-54

CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA RISERVA NATURALE MONTERANO ( SETTENTRIONALE)

Marta Della Seta*, Maurizio Del Monte*, Roberta Marini*

*Dipartimento di Scienze della Terra - Università degli Studi di Roma “La Sapienza” - P.le Aldo Moro, 5 - 00185 Roma e-mail: [email protected]

RIASSUNTO - Una serie di ricerche condotte negli ultimi anni ha portato alla realizzazione di una carta geo- morfologica alla scala 1:10 000 della porzione di territorio compresa all’interno della Riserva Naturale Regionale Monterano (Della Seta et al., 2005). L’area della Riserva si colloca nella regione tolfetano-sabatina, in prossimità del limite amministrativo fra le province di Roma e di Viterbo, e offre una considerevole varietà del paesaggio. Le più antiche rocce affioranti (Lias medio - Paleogene) appartengono al basamento carbonatico. Sopra di esso giace, in contatto tettonico, la col- tre di depositi fortemente “alloctoni” (serie della “Pietraforte” e serie del “Flysch tolfetano”). I depositi marini plio-pleistocenici, che hanno colmato il sistema di graben peri-tirrenico ad andamento NO-SE, sono ricoperti dalla coltre dei prodotti del vulcanismo associato alla tettonica estensionale (Complesso -Cerite e Manziate, Complesso Sabatino e Complesso Vicano). I risultati del rilevamento geomorfologico hanno evidenziato la presenza di numerosi versanti interessati da fenomeni franosi, anche di notevole entità. Il forte approfondimento fluviale recente, unito alla natura litoide e alla giacitura suborizzontale degli affioramenti vulcanici, conferisce ai versanti un’acclività notevole, a tratti subver- ticale, che favorisce il verificarsi di fenomeni di crollo e di scorrimento, specialmente lungo la valle principale. I movimenti in massa rilevati sono rappresentati anche da colamenti, da creep e da soliflusso. Gli effetti dei processi legati all’azione delle acque correnti superficiali sono riconoscibili in tutta l’area protet- ta; oltre all’azione di approfondimento lineare compiuta dai collettori principali, tuttora attiva, il ruscellamento diffuso e concentrato produce sui versanti una serie di forme di denudazione e di deposizione che caratterizza il paesaggio fisico dell’area. Quest’ultimo è contrassegnato, specialmente dove affiorano litotipi vulcanici, anche da vaste superfici strutturali e da numerose scarpate poligeniche, poste a quote diverse, che nell’insieme conferisco- no ai versanti un aspetto a gradinata. Sviluppatesi lungo un ampio intervallo di tempo, le forme legate all’azione antropica sono riconoscibili quasi ovunque; la loro tipologia e la loro diffusione dipendono dalla diversa gestione del territorio dai tempi degli etru- schi ai giorni nostri. La complessa storia umana dona all’area della Riserva Naturale un discreto interesse archi- tettonico, che ben si coniuga al patrimonio naturalistico e alla presenza di diversi geomorfositi, seppure in uno spa- zio piuttosto limitato.

PAROLE CHIAVE: Geomorfologia, Riserva Naturale Monterano, Parchi del Lazio, Geomorfositi.

ABSTRACT - The Geomorphology group from the Earth Science Department of “La Sapienza” University of has been studying for twenty years the Fiume Mignone drainage basin. Within this frame, a series of long- lasting field surveys, supported and completed by aerial photo interpretation and information by local archives, led to the achievement of the 1:10 000 geomorphological map of the Monterano Nature Reserve territory (Della Seta et al., 2005). The Reserve area, which is located within the “tolfetano-sabatina” region (close to the boundary between Rome and Viterbo provinces), even if just 10 km2 wide, offers very varied landscapes. The most ancient rocks outcropping in the area (Middle Lias - Paleogene) belong to the carbonatic basement. “Allochtonous” deposits belonging to the “Pietraforte” and “Flysch tolfetano” series tectonically overlie this base- ment. A series of marine deposits filled the NO-SE oriented Tyrrhenian graben system during the Plio-Pleistocene and are overlain by the volcanic products emplaced as a response of the extensional tectonics affecting the region (Tolfa-Cerite and Manziate Volcanic Complex, Sabatini Volcanic Complex and Vico Volcanic Complex). On the left side of the Fiume Mignone valley, the volcanic plateau gives rise to tabular relief. The structural sum- mit surface slightly dips towards the west and is interrupted by deep gorges. On the right side, the strong denuda- tional processes left remnants of this surface at the top of wide marly-calcareuos bedrock outcrops. The highest relief of the western sector, made out of marine deposits, are smoother and less vegetated than the volcanic ones. Results of the geomorphological surveys evidenced strong landsliding at most slopes. Powerful fluvial deepen- ing increased the steepness of slopes, which is favored also by the strength and the sub-horizontal arrangement of the volcanic rocks. High steepness of slopes often leads to rock falls and rock slides, particularly along the main valley. Among mass movements, flows, creeping and solifluction contribute as well to slope denudation. 44 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al.

Surface running waters contribute to landscape shaping by fluvial deepening as well as by sheet and rill ero- sion. The resulting denudated landscape is marked, especially where volcanic rocks crop out, by wide structural surfaces and several polygenic scarps at different elevation that give rise to step-like slopes. Man-made landforms have been developing for long time and are widespread in the area. Their typology and their distribution depend on the evolution of the regional management from Etruscan time to nowadays. The intri- cate human history lead the Monterano Nature Reserve to be of great interest from the architectonic point of view, which well combines with naturalistic heritage and with the presence of several geomorphosites despite the small extent of the area.

KEY WORDS: Geomorphology, Monterano Nature Reserve, Parks of , Geomorphosites.

INTRODUZIONE INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E ASSETTO GEOLOGICO DELL’AREA DELLA RISERVA Nel corso degli ultimi 20 anni è stato effettuato un rile- NATURALE vamento geomorfologico di dettaglio dell’area compresa all’interno della Riserva Naturale Monterano, che ha por- Il territorio della Riserva Naturale Monterano si esten- tato alla realizzazione della Carta geomorfologica allega- de per 1085 ettari all’interno della porzione sud-orienta- ta (Della Seta et al., 2005). Queste attività si inquadrano le del bacino idrografico del Fiume Mignone (fig. 1). in un più ampio contesto di ricerche, condotte dal Questo importante fiume del Lazio ha origine in corri- Dipartimento di Scienze della Terra e dalla Facoltà di spondenza dei modesti rilievi della porzione nord-occi- Scienze M.F.N. dell’Università “La Sapienza” di Roma, dentale dei Monti Sabatini, situata tra il Lago di nel bacino idrografico del Fiume Mignone e in aree limi- e il Lago di Vico, e percorre circa 65 km trofe ( Blasi et al., 1993; Conti & Corda, 1985; Ciccacci prima di sfociare nel Mar Tirreno, a NO dei Monti della et al., 1985; 1986; 1992; Ciccacci & Fredi, 1994; Del Tolfa. Il tratto di corso d’acqua compreso all’interno Monte et al., 2002; De Rita et al., 1993; Di Filippo & della Riserva scorre da N a S nella parte più a monte, per Toro, 1993; Marini, 1995). poi curvare verso destra fino a dirigersi verso NNO, in L’analisi di foto aeree di diversi voli effettuati negli corrispondenza del limite occidentale della Riserva stes- ultimi 50 anni, nonché le informazioni scaturite dagli sa; esso aggira, poi, l’apparato vulcanico tolfetano e pro- archivi di Enti locali e da testimonianze dirette, hanno segue verso la costa, sfociando nel Mare Tirreno alcuni arricchito e integrato i dati e i risultati del rilevamento chilometri a Nord di . pluriennale sul terreno. L’area su cui si sviluppa il bacino del Fiume Mignone si L’area della Riserva, nonostante sia estesa poco più di presenta generalmente caratterizzata da rilievi di tipo col- 10 km2, presenta una notevole varietà del paesaggio. linare, con pendenze dei versanti notevolmente variabili Sulla sinistra idrografica del Fiume Mignone, corrispon- da zona a zona. Le precipitazioni medie annue sono pari dente al settore orientale dell’area in esame, prevalgono a 1035 mm, leggermente superiori alla media del territo- rilievi tabulari, la cui superficie sommitale, debolmente rio italiano nonostante le modeste quote del bacino. inclinata verso Ovest, è interrotta da valli profondamen- La vegetazione è rappresentata da complessi boschivi te incise, con versanti ripidi, a tratti subverticali. con dominanza di cerreti, da boschi misti e da castagne- Sulla destra idrografica del Mignone la presenza di ti, lecceti e faggeti, che ricoprono complessivamente rilievi vulcanici tabulari è assai meno continua; gli affio- circa un terzo della superficie totale. Le coperture erba- ramenti vulcanici sovrastano ampie porzioni del substra- cee sono molto diffuse e testimoniano la profonda antro- to calcareo-marnoso e argilloso, messe a giorno dai pro- pizzazione del bacino; si tratta, infatti, per la maggior cessi di denudazione. Porzioni ancora più ampie del sub- parte, di settori a coltivazioni specializzate e di aree strato si osservano nelle zone più elevate, e precisamen- destinate a pascolo. te a Nord (area della Bandita, dove si superano i 400 m La genesi e le caratteristiche delle rocce affioranti s.l.m.) e a Sud, sulle cupole di Monte Angiano e di all’interno della riserva sono da inquadrare nell’ambito Monte Angianello. Questi rilievi emergono da superfici del complesso assetto geologico-strutturale della regione subpianeggianti che si sviluppano a quote comprese tra tolfetano-sabatina (Conti & Corda, 1985). Le rocce più 230 e 300 m s.l.m.. antiche riconosciute in questa regione affiorano solo I rilievi più elevati del settore occidentale, costituiti da sporadicamente e rappresentano il basamento carbonati- litotipi sedimentari marini, sono meno accidentati e co “autoctono” (Maxia & Romagnoli, 1959), o più pro- meno vegetati rispetto a quelli vulcanici; i versanti pre- babilmente scollato a livello crostale profondo (Di sentano, in sezione, profili rettilinei o debolmente con- Filippo & Toro, 1993), di età compresa fra il Lias medio vessi, in quanto, in corrispondenza delle sommità, soli- e il Paleogene. Al di sopra del basamento carbonatico tamente le pendenze decrescono. Il campo di variazione giace, in contatto tettonico, una coltre di depositi forte- dell’inclinazione dei versanti è più ristretto rispetto alle mente “alloctoni” (Merla, 1951; Scarsella, 1953; zone di affioramento delle vulcaniti, mancando sia gli Civitelli & Corda, 1993), che affiora estesamente in cor- ampi tratti suborizzontali sia le alte scarpate che contrad- rispondenza dei Monti della Tolfa, dalla costa fino alle distinguono il rilievo vulcanico. pendici dei rilievi vulcanici del Distretto Sabatino (Fig. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA... Geologica Romana 39 (2006), 43-54 45

Fig. 1 - Schema geologico del Lazio. - Lithological sketch of Latium.

1). La successione del complesso “alloctono” è rappre- ta invece la maggior parte dei prodotti vulcanici alcali- sentata da facies argillitiche ed arenacee (serie della no-potassici affioranti in questa regione, la cui età non “Pietraforte”) intercalate a facies calcareo-marnose e supera 0,45 Ma (De Rita et al., 1993; Karner et al., calcaree (serie del “Flysch tolfetano”), che, secondo 2001), costituiti da potenti piroclastiti e subordinatamen- Fazzini et al. (1972), corrispondono a due distinte unità te da lave. Infine le vulcaniti più recenti, che affiorano tettoniche, l’una sovrascorsa sull’altra durante le fasi ini- solo marginalmente all’interno del bacino idrografico ziali dell’orogenesi appennnica (Oligocene superiore- del Mignone, sono piroclastiti attribuite all’attività vica- Miocene inferiore; Principi & Treves, 1984). Civitelli & na datate 0,18 - 0,15 Ma (Borghetti et al., 1981). Corda (1993) riconoscono invece una serie stratigrafica, localmente interrotta da contatti tettonici ed eteropie laterali, che va da termini argilloso-calcarei e argillitici RILEVAMENTO GEOMORFOLOGICO alla base (in cui è inglobata la lente della Pietraforte) a termini calcarei, calcareo-marnosi e arenacei, verso l’al- L’analisi dei processi morfogenetici, delle forme e dei to. Per effetto della tettonica estensionale, in migrazione depositi superficiali nell’area in esame è stata condotta verso E assieme al fronte compressivo, lungo il margine mediante un dettagliato rilevamento geomorfologico di tirrenico si sono impostati dei sistemi di graben, con campagna, iniziato nel 1986 e protratto fino al 2005, che asse ad andamento NO-SE, colmati da un ciclo di sedi- ha portato alla realizzazione di una Carta geomorfologi- menti marini plio-pleistocenici, costituiti da argille, sab- ca in scala 1:10.000; alcuni controlli puntuali sono stati bie e calcareniti (Conato & Dai Pra, 1980), che verso eseguiti nella prima metà del 2006. Il rilevamento, con- l’alto passano a facies continentali generalmente conglo- dotto in modo sistematico per circa venti anni, ha per- meratiche. I depositi appartenenti a questo ciclo sono messo di ottenere informazioni sulla dinamica morfolo- stati, infine, ricoperti dalla coltre dei prodotti del vulca- gica attuale, evidenziando come l’area sia sottoposta a nismo associato ai processi di estensione. I prodotti vul- modifiche morfologiche anche a breve termine. canici più antichi (4,2 - 2,3 Ma), rappresentati da termi- Per ricavare ulteriori informazioni sulle variazioni ni decisamente acidi che costituiscono domi e associate morfologiche in un intervallo di tempo più lungo, il rile- ignimbriti da attività fissurale, sono attribuiti al vamento di campagna è stato integrato da un’analisi Complesso Tolfa-Cerite e Manziate, la cui attività è stata aerofotointerperetativa delle immagini di diversi voli connessa alla risalita masse magmatiche (Innocenti et aerei, effettuati negli ultimi 50 anni. Altre informazioni al., 1992). All’attività del Complesso Sabatino è associa- sono scaturite dagli archivi dell’Ufficio Tecnico del 46 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al.

Comune di Canale Monterano, dal Direttore della te, laddove i processi sui versanti hanno ridotto le vulca- Riserva Naturale Monterano e dai custodi dell’invaso niti ad affioramenti stretti e sottili, allungati in corrispon- artificiale ubicato sul corso del Fiume Mignone. denza degli interfluvi. I criteri adottati per interpretare le varie forme di modellamento derivano da quelli proposti da diversi Forme connesse all’azione delle acque correnti super- Autori (Panizza, 1972, 1973; Pellegrini, 1976; Dramis et ficiali al., 1979; Gruppo Nazionale di Geografia fisica e Geomorfologia, 1987, 1994). Gli elementi morfologici Il modellamento operato dalle acque dilavanti e inca- presenti nel bacino esaminato sono stati raggruppati nalate è riconoscibile praticamente in tutta l’area della secondo criteri genetici, per cui ogni forma è stata clas- Riserva, come d’altra parte in tutto il bacino fluviale del sificata in base al tipo di processo giudicato come prin- Fiume Mignone (Ciccacci et al., 1985; Del Monte et al., cipale responsabile del fenomeno. 2002). L’area della Riserva Naturale è caratterizzata da forme Gran parte della rete idrografica risente attualmente di derivanti dai processi connessi all’azione delle acque fenomeni di incisione lineare, tanto i collettori minori correnti superficiali, da forme poligeniche a influenza quanto i maggiori (Fosso della Bandita, Fosso Valle strutturale e da forme legate all’azione della gravità; dell’Acquarella, Fosso Rafanello, Fosso della Palomba- sono frequenti anche le forme legate alle attività umane, ra, Fosso Biscione). Anche il collettore fluviale principa- in gran parte risalenti a periodi precedenti l’istituzione le mostra evidenti effetti di approfondimento e, nei trat- della Riserva. ti sinuosi, di erosione laterale. Lungo tutto il loro percor- so nel territorio della Riserva, le acque del Mignone inci- Forme influenzate dalla struttura dono il substrato calcareo-marnoso e, nel tratto interme- dio, una copertura alluvionale recente; soltanto lungo il Come già accennato in precedenza, uno degli elemen- breve tratto compreso tra la confluenza con il Fosso ti morfologici peculiari del paesaggio del territorio in Rafanello e l’invaso artificiale sito in località Lasco del esame è costituito da ampie superfici suborizzontali che Falegname si osserva, attualmente, una progressiva si estendono alla sommità degli affioramenti vulcanici, deposizione dei materiali trasportati; ma tale tendenza è in corrispondenza del top deposizionale dell’apparato indotta dall’uomo, che, a monte dell’invaso, ha costruito sabatino, qui rappresentato dalla facies scarsamente liti- una serie di briglie. ficata, a matrice pomicea, della “Colata piroclastica di Scarpate di erosione fluviale di altezza notevole, talu- Bracciano”, di età compresa fra 90.000 e 177.000 anni ne più di 10 metri, si sviluppano lungo i fondovalle prin- (De Rita et al., 1993). Tali superfici sono state disgiunte cipali; scarpate inattive, poste a quote più elevate, fre- e ridotte arealmente dai processi di denudazione, che quenti soprattutto nel settore orientale, testimoniano una hanno modellato valli profonde più di 100 m rispetto alla storia evolutiva del rilievo piuttosto complessa. A ripro- quota delle superfici stesse. va di ciò, nella valle del Mignone, a monte dell’unico I lembi del tetto deposizionale dell’apparato vulcanico ponte stradale presente nell’area della Riserva, si osser- sabatino divengono meno estesi e meno elevati proce- vano alcuni ripiani di erosione fluviale a quota di circa dendo da Est verso Ovest, ossia allontanandosi dai cen- 30 m superiore a quella del fondovalle attuale. tri di emissione. Questi lembi, che un tempo formavano, Anche i canali minori esercitano un’azione di appro- evidentemente, una morfostruttura continua, sono stati fondimento che conduce, specialmente nel settore orien- interpretati quali superfici strutturali o - assai più spesso tale, allo sviluppo di una serie di vallecole strette e pro- - substrutturali, laddove mostrano ondulazioni e irrego- fonde. Percorrendo queste vallecole verso monte, si può larità ascrivibili a processi areali, che ne complicano la notare che in prossimità della sommità dei rilievi, laddo- geometria originale. Inoltre, i litotipi vulcanici affioranti ve le pendenze decrementano, la loro sezione assume in sono stati sottoposti, specialmente nelle zone meno alcuni casi un aspetto a conca, in altri tende a una forma acclivi, a processi pedogenetici. a fondo piatto. Qui le acque incanalate, dotate di minore Le superfici strutturali e substrutturali sono delimitate, potenza rispetto ai tratti vallivi inferiori, non riescono a spesso, da scarpate alte diversi metri, scolpite da diversi trasportare tutti i detriti derivanti dai processi di denuda- tipi di processi di degradazione meteorica e di denuda- zione sui versanti, né a svolgere un’efficace azione ero- zione. Molte di queste scarpate sono localizzate in corri- siva nei confronti dei materiali deposti alla base dei ver- spondenza dei limiti tra litotipi vulcanici diversi per età santi dal dilavamento e dal soliflusso. Nell’ipotesi che il e soprattutto per erodibilità. Lungo uno stesso pendio è contesto morfoclimatico attuale non cambi in un prossi- possibile osservarne in serie, poste a quote differenti, mo futuro, si può supporre che questi tratti vallivi som- fino a conferire al versante, nell’insieme, un aspetto a mitali, a fondo piatto e a conca, siano destinati a subire gradinata (vedasi immagine A su Carta allegata). un incremento della pendenza longitudinale, a causa del- Tra le forme poligeniche condizionate dalla struttura, l’erosione regressiva dei corsi d’acqua, e a mutare grada- vanno segnalate le creste rocciose - sovente rettilinee - il tamente la propria sezione conseguentemente all’aumen- cui andamento è quasi parallelo a quello di diversi seg- to della potenza fluviale locale. menti fluviali vicini, condizionati probabilmente da ele- Tra le forme più appariscenti connesse all’azione delle menti tettonici lineari. Alcune creste si presentano affila- acque correnti superficiali va citata la cascata ubicata in CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA... Geologica Romana 39 (2006), 43-54 47 corrispondenza dell’ingresso principale della Riserva, a delle acque selvagge e quindi l’erosione del suolo (Fig. pochi passi dal parcheggio, lungo il Fosso Biscione. 2, a sinistra). Essa è legata alla maggior resistenza all’erosione del Da segnalare, infine, la presenza di due depositi dovu- “Tufo Rosso a Scorie Nere”, affiorante lungo la parete ti a fenomeni da trasporto in massa presenti nell’area: verticale, rispetto alla colata piroclastica sottostante. uno in prossimità del limite occidentale della Riserva, in Il dilavamento svolge un ruolo morfogenetico impor- località Quinzone, lungo un corso d’acqua che attraver- tante nelle zone dove la copertura vegetale è assente o sa una zona priva di vie di comunicazione e di altri scarsa. Ceteris paribus, nell’ambito degli affioramenti di manufatti; l’altro è ubicato alla confluenza tra il Fosso vulcaniti la sua intensità è maggiore sulle formazioni della Palombara e il Fosso Biscione, in prossimità di una meno litoidi (“Tufo di Bracciano”), mentre sugli affiora- sorgente termominerale perenne (T = 26 °C, q = 0,2 l/s, menti e sui suoli argillosi l’azione delle acque dilavanti residuo secco = 4 g/l) ad alto tenore in gas. è particolarmente efficace, perfino al cospetto di penden- Quest’ultimo deposito si estende sia a monte sia a ze modeste. valle della principale via di comunicazione che si snoda Dove la geometria dei versanti è tale da favorire la all’interno della Riserva, percorsa quotidianamente da concentrazione delle acque dilavanti, queste, convergen- diversi veicoli e da molti pedoni. I grossi blocchi vulca- do verso il basso, tendono, dopo un percorso di alcune nici, smussati e arrotondati dagli urti reciproci e dallo decine di metri, a dar vita a solchi di erosione; più fre- sfregamento sul substrato durante il loro breve ma vio- quentemente, si osservano soltanto gli effetti del ruscel- lento viaggio verso valle, superano il metro di diametro lamento diffuso. I processi del dilavamento non hanno e testimoniano la potenza del flusso che è stato capace di scolpito forme spettacolari nel territorio della Riserva, trasportarli per centinaia di metri. Il deposito, privo di ma i loro effetti sono riconoscibili su quasi tutti i versan- qualsiasi gradazione, si estende dal punto in cui la valle ti, e la loro efficacia è testimoniata da diverse coltri col- del Fosso della Palombara si svasa repentinamente fino luviali che ricoprono, sovente, il piede dei versanti, o al corso del Biscione, allargandosi progressivamente comunque le fasce meno ripide di questi. (Fig. 2). Esso rende l’idea del rischio che si assume per- L’azione delle acque dilavanti è favorita dall’azione correndo questo tratto di strada durante o a seguito di dell’uomo, tesa in passato a diboscare vaste aree per precipitazioni intense e prolungate. ampliare gli spazi destinabili a pascolo e seminativo; va segnalato che un forte incremento dell’efficacia dei pro- Forme legate all’azione della gravità cessi di dilavamento è stato osservato in seguito a incen- di che hanno interessato il versante destro della valle del I processi gravitativi esercitano la loro azione morfo- Biscione nell’estate del 2003, a riprova dell’importanza genetica in tutta l’area in esame, ma con intensità e rivestita dalla copertura vegetale nel limitare l’azione modalità differenti in dipendenza delle diverse caratteri-

Fig. 2 - Depositi per fenomeni da trasporto in massa allo sbocco del Fosso della Palombara (di fronte) nella valle del Fosso Biscione. - Mass movement deposits at the mouth of Fosso della Palombara (facing) flooding into the Fosso Biscione. 48 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al. stiche orografiche e strutturali. tivi si estendono interamente sul substrato calcareo-mar- Deformazioni gravitative indotte da movimenti lenti noso. Le frane che interessano il versante sinistro spicca- nel regolite della tipologia del creep si riconoscono su no nettamente tra le folta vegetazione, interrompendone superfici a bassa pendenza, rimodellate dall’uomo per la continuità (vedasi immagine B su Carta allegata). attività agricole, impostate sia su litotipi vulcanici che Una di queste frane, la cui superficie di distacco è calcareo-marnosi, questi ultimi solitamente ricoperti da osservabile sulla sinistra del Mignone, in località “Lasco più modesti spessori di suolo. Sui versanti interessati da del Falegname”, ha depositato alla base del versante una questi processi si osservano piccole terrazze (alte pochi serie di blocchi ciclopici, alcuni del diametro di una cm), tronchi falciformi e pali inclinati verso valle. Dove decina di metri. Molti giacciono nell’alveo fluviale, affiorano litotipi ad alta componente argillosa, invece, è mentre altri si ritrovano sul versante destro. il soliflusso a modellare, con le caratteristiche ondula- Scendendo da qui lungo il fondovalle del Mignone per zioni superficiali e lobature, le esigue coperture superfi- circa 1,5 km, si possono osservare gli effetti di alcune ciali di alterazione eventualmente presenti. frane di colamento, i cui depositi si estendono per circa Tra i fenomeni franosi, frequente è la tipologia da 200 metri dalla sponda sinistra verso monte. Esse hanno scorrimento; corpi di frana di notevole estensione si la particolarità di essersi verificate in materiali di risulta osservano su versanti interessati da affioramenti di lito- dell’estrazione, oggi cessata, del “Tufo Rosso a Scorie tipi calcareo-marnosi, in particolare nella parte setten- Nere”, affiorante sulla sommità del versante. trionale della Riserva (località “Bandita”) e, con minori Il versante sinistro della valle del Fiume Mignone, estensioni, lungo la valle del Mignone. nella parte più a monte dell’area in esame, ospita sia Numericamente più consistente è l’insieme delle frane delle frane da scorrimento rotazionale e traslativo, origi- di crollo, che sono quasi tutte localizzate in corrispon- natesi in corrispondenza dell’affioramento di piroclastiti denza di ripide pareti scolpite in rocce vulcaniche. a contatto con il substrato calcareo-marnoso (località L’elevata acclività dei versanti, con lunghi tratti subver- Casa Mola della Cava), sia un grande corpo di frana da ticali, rappresenta una causa predisponente fondamenta- crollo in prossimità del limite nord-orientale della le per il manifestarsi di questi fenomeni. Riserva. Nei primi mesi del 2006 è avvenuta le riattiva- Anche se in molti casi i corpi di frana di crollo rileva- zione del più meridionale dei corpi di frana cartografati; ti occupano zone di affioramento del substrato calcareo- il movimento traslativo del manto regolitico ha coinvol- marnoso, le superfici di distacco sono ubicate quasi sem- to anche diversi alberi di castagno. pre su litotipi vulcanici (vedasi Carta allegata). Parti- Proseguendo da qui verso Nord, si osserva una parete colarmente colpite sono le scarpate laviche o tufacee strapiombante verso il Fiume Mignone, alla base della strapiombanti sulla valle principale, in particolare lungo quale si snoda una pista forestale. Questa costeggia alla il versante sinistro della parte a monte (parte nordorien- base una scarpata poligenica per tutta la sua lunghezza. tale della Riserva) e su entrambi i versanti del tratto val- La scarpata, di altezza progressivamente crescente pro- livo intermedio (località “Freddara” e “Lasco del cedendo verso Nord, è caratterizzata dall’affioramento Falegname”). In corrispondenza di quest’ultima località, di piroclastiti e lave intensamente fratturate, il cui con- sul versante destro, piuttosto spoglio, i depositi gravita- tatto col substrato calcareo-marnoso coincide per un trat-

Fig. 3 - Profilo morfologico lungo il versante sinistro della valle del Fiume Mignone (settore nordorientale dell’area della Riserva Naturale Monterano). - Morphological section across the left slope of the Fiume Mignone valley (northeastern sector of the Monterano Nature Reserve). CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA... Geologica Romana 39 (2006), 43-54 49

Fig. 4 - Schema raffigurante l’ubicazione e l’estensione, in pianta (a) e in sezione (b, con scala esagerata), della frana che interessa l’abitato di Canale Monterano. La stratigrafia di un sondaggio eseguito attraverso il corpo di frana, in prossimità della strada provinciale Montevirginio, è la seguente (Ercoli, 1991): 0 m - 3 m: materiali di riporto e argille limose in parte rimaneggiate con clasti calcarei e blocchi lavici immersi nell’argilla; 3 m - 7 m: argilla grigia plastica; 7 m - 15 m: argilla grigia compatta con tracce organiche. - Location and extent (plan (a) and cross section (b) of the landslide affecting Canale Monterano town. The stratigraphy of a drilling performed across the landslide body, close to the Montevirginio road, is (Ercoli, 1991): 0 m - 3 m: filling material and silty calys, partly reworked, with calca- reous and lava blocks; 3 m - 7 m: grey plastic clay; 7 m - 15 m: compact grey clay with organic traks. to con la sede della pista stessa. Il piede di tale scarpata tutto distaccati dal substrato, per il progressivo sviluppo in alcuni tratti si trova a pochissima distanza dal bordo di una rete di fratture secondarie o per l’allargamento della pista, mentre in altri ne è separato di alcuni metri delle fratture primarie, a causa di processi clastici attivi. da un tratto di versante meno acclive, con copertura La fratturazione prismatica delle lave ha favorito, boschiva. I rilievi di dettaglio hanno evidenziato la pre- localmente, la formazione di guglie di notevoli dimen- senza di diversi materiali di frana deposti recentemente, sioni (fino a 10 m circa di altezza), che in molti casi sono che si aggiungono e talora si sovrappongono a quelli già del tutto isolate dalla parete rocciosa vicina. Queste osservati negli anni precedenti. Si nota, in particolare, guglie, simili a chimney rocks, potranno essere soggette, una serie di blocchi da crollo che in alcuni casi, a causa anche in tempi brevi, a fenomeni di ribaltamento, con la dell’elevata energia cinetica acquisita per iniziale caduta conseguenza di investire ed oltrepassare l’attuale sede libera, hanno oltrepassato la sede stradale, invadendo la della pista. porzione più bassa del versante. In ultimo, ma non certo per importanza, va segnalato Tali fenomeni di crollo sono stati senza dubbio favori- che, in corrispondenza della sommità della scarpata ti dalla fratturazione diffusa che interessa gli affioramen- strutturale che borda la pista, all’interno del bosco e a ti piroclastici e lavici della scarpata, lungo tutto lo svi- pochi metri dal ciglio della scarpata stessa, sono state luppo della stessa. Accanto ai massi crollati, è possibile riconosciute delle trincee di profondità metrica, ad anda- distinguere grossi blocchi rocciosi facilmente rimobiliz- mento parallelo a quello dell’orlo della scarpata princi- zabili, provvisoriamente frenati dalla vegetazione d’alto pale (Fig. 3). Queste rappresentano degli indizi premoni- fusto. Quest’ultima, in altri casi, sembra invece contri- tori di un prossimo, possibile manifestarsi di movimenti buire all’allargamento delle fratture di origine primaria in massa di volume assai consistente lungo il tratto inter- (litoclasi, fratture da raffreddamento) attraverso l’azione medio della pista, in corrispondenza del quale la base bioclastica esercitata dall’apparato radicale. della scarpata è a pochissima distanza dal bordo della Risalendo lungo la parete rocciosa in questione si pista stessa. Tali movimenti potrebbero essere volume- osservano, inoltre, numerosi frammenti rocciosi (di tricamente paragonabili a quello che ha dato luogo alla volume spesso superiore al metro cubo) in precario equi- messa in posto, più a Nord, del grande corpo di frana librio statico, lungo tratti di versante subverticali. Tali dicrollo cartografato nella carta geomorfologica alla frammenti, isolati o a gruppi, si presentano già quasi del scala 1:10.000 allegata, che ha determinato, tra l’altro, 50 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al.

Fig. 5 - Corpo di frana a valle della strada provinciale Montevirginio (1997). - Landslide body downslope of the Montevirginio road (1997). un notevole spostamento verso monte della scarpata, - la presenza di una zona urbanizzata recentemente, a allontanandone la sommità di diverse decine di metri monte della frana, con assenza di rete fognaria e cattivo rispetto al collettore fluviale. funzionamento di fosse biologiche. Alla luce dei rilievi effettuati e delle caratteristiche Il movimento franoso, oltre ad avere interessato la geomorfologiche d’insieme del versante esaminato, sede stradale, lesionò - in alcuni casi irrimediabilmente - risulta evidente che la pista forestale si snoda lungo un alcune abitazioni, sia nella zona di distacco che nella percorso ad elevatissimo rischio di frana. Le evidenze zona di accumulo, e contemporaneamente danneggiò geomorfologiche suggeriscono il possibile manifestarsi l’acquedotto comunale. a breve termine di fenomeni di crollo o di ribaltamento, Durante rilievi effettuati nel 1994-96, diversi ed evi- in grado di mettere in movimento un ampio intervallo denti indizi premonitori preludevano a un’incipiente volumetrico di roccia, a velocità anche molto elevate. Va ripresa di movimenti in massa (Fig. 6a). La frana in que- sottolineato, a tal proposito, che anche l’eventuale mobi- stione si è riattivata nel gennaio 1997; la causa scatenan- lizzazione di blocchi più piccoli coinvolgerebbe in modo te una forte imbibizione delle argille affioranti, per fusio- rischioso la pista in questione (ed eventuali utenti), tanto ne di una discreta copertura nevosa, a seguito di un bru- più laddove questa è situata a poca distanza dal piede sco innalzamento di temperatura. Ciò ha comportato della parete rocciosa. ulteriori danni a manufatti (Fig. 6b) e ha indotto le A completamento di questa breve descrizione riguar- Autorità preposte a effettuare interventi di risanamento dante le caratteristiche dei movimenti in massa rilevati, si più efficaci, volti in particolare a favorire il drenaggio riportano di seguito alcune notizie relative a una frana che delle acque superficiali e sottocutanee, ostacolandone ricade appena fuori dell’area della Riserva Naturale, ma l’infiltrazione. che interessa il centro abitato di Canale Monterano e rive- Lungo il tratto di strada dissestato, tuttavia, si osserva- ste perciò un’importanza evidente in termini di rischio. no tuttora indizi di instabilità del versante, quali fratture In corrispondenza di un piccolo affioramento di argil- da trazione, deformazioni plano-altimetriche, rotazione le plio-pleistoceniche nei pressi dell’abitato di Canale di pali e di tronchi. Monterano (Fig. 4) una grande frana affligge il versante a monte e a valle della Strada Provinciale Montevirginio Forme antropiche (Fig. 5). Già dal 1978 il versante fu interessato da movi- menti gravitativi di modesta entità (Ercoli, 1991). Un Il territorio della Riserva Naturale Monterano è stato primo cedimento della carreggiata nel lato a valle si veri- interessato da insediamenti umani antichissimi, e fino ai ficò nell’aprile del 1991, ma da rilievi effettuati la frana giorni nostri è stato oggetto di svariate attività, i cui risultò molto più ampia rispetto alla sede stradale, svi- si sovrappongono a quelli impressi dal modella- luppandosi con lunghezza di circa 200 m e larghezza mento naturale del rilievo. massima superiore a 100 metri (Marini, 1995). Fra le Fin dal periodo etrusco l’area fu sede di insediamenti cause preparatorie del movimento franoso, oltre quelle stabili e di attività estrattive; sul versante meridionale naturali rivestono di particolare importanza alcune cause della dorsale su cui sorgono le rovine dell’antico centro antropiche, quali: di Monterano sono stati riconosciuti alcuni tratti di anti- - attività estrattiva di argilla, in epoca storica, a valle che vie di comunicazione (c.d. “tagliate” etrusche). della Strada Provinciale; La sommità subpianeggiante dell’antico centro abitato CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA... Geologica Romana 39 (2006), 43-54 51 rappresenta oggi un’area di interesse archeologico e di grafica sono imputabili alle coltivazioni a cielo aperto. attrazione turistica; si osservano diversi manufatti anco- Alla base del versante sinistro del Biscione, alla con- ra ben conservati, tra i quali spiccano la nota fontana e il fluenza con il Fosso della Palombara, si osserva una leone del Bernini (i cui originali si trovano a Canale serie di gallerie suborizzontali che si sviluppano per Monterano) e un acquedotto antico. Questa zona è stata diverse decine di metri, percorribili anche senza attrez- interessata per secoli da modellamento antropico; l’anti- zatura specifica. Ben maggiore è l’impatto sul paesaggio co centro fu definitivamente abbandonato nel 1799 a lasciato dall’estrazione di materiale vulcanico in superfi- seguito di saccheggio da parte delle truppe napoleoniche cie (in particolare, lave e “Tufo Rosso a Scorie Nere”), (AA. VV., 2005). attività cessata soltanto da alcuni anni. Oggi completamente cessata, l’attività estrattiva ha Le cave a cielo aperto sono riconoscibili da diversi scolpito numerose cavità all’interno delle formazioni fronti di scavo subrettilinei, già parzialmente ricoperti vulcaniche; le più forti modifiche alla superficie topo- dalla vegetazione, al piede dei quali si sviluppano super-

Fig. 6 - a) indizi premonitori del prossimo manifestarsi di movimenti in massa lungo la strada provinciale Montevirginio (febbraio 1994); b) conse- guenze del fenomeno franoso avvenuto nel gennaio del 1997. Sullo sfondo, in entrambe le immagini è indicato un edificio fungente da riferimento fisso. - a) premonitory clues of the incipient landsliding along the Montevirginio road (February 1994); b) consequences of landsliding occurred on January 1997. In the background of both images a building is indicated as pin point. 52 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al. fici suborizzontali che rappresentano la base del volume di queste brevi note illustrative delle caratteristiche geo- roccioso asportato. morfologiche dell’area, si suggeriscono alcuni possibili Particolarmente intensa è stata l’estrazione di “Tufo itinerari naturalistici volti alla fruizione del patrimonio Rosso a Scorie Nere” sul versante sinistro della valle del geografico-fisico presente, con particolare attenzione ai Mignone, in corrispondenza del limite occidentale della luoghi ove si trovano i morfotipi più caratteristici (“geo- Riserva. Alla sommità il rilievo mostra ampie superfici morfositi”). Questi possono rappresentare un richiamo poco inclinate, ove affiorano vulcaniti, che qui non supe- turistico per i visitatori che intendano osservare e com- rano i 230 m di quota. Tali litotipi sono stati per lungo prendere l’evoluzione del paesaggio fisico oltre che tempo oggetto di coltivazione da parte dell’uomo; si quella del paesaggio umano. possono riconoscere facilmente i fronti di cava più Il percorso inizia in prossimità dell’ingresso principale alla recenti a 800÷900 m a NO di Monte Angiano. Riserva Naturale, ubicato presso il limite sudorientale della L’abbassamento della superficie topografica per l’attivi- Riserva stessa, raggiungibile a piedi o in auto da Canale tà estrattiva è valutabile in circa 15 metri. I processi di Monterano. La cascata si trova a pochi passi dal parcheggio. denudazione hanno agito sulla notevole quantita di materiale di risulta ammassato sul versante sinistro del Geomorfosito 1 - Cascata “Diosilla” Mignone, dando luogo a fenomeni di colamento i cui Dall’ingresso principale, percorrendo in discesa la car- depositi giungono a lambire il collettore fluviale. Questa rozzabile che si addentra nel territorio della Riserva, zona rappresenta oggi un esempio di rinaturalizzazione sulla sinistra si può osservare una parete verticale di 15 spontanea di una cava a cielo aperto. metri circa, superata fragorosamente dalle acque del Attività umane recenti hanno prodotto, inoltre, superfi- Biscione, ove affiora la colata piroclastica litoide nota ci di sbancamento orizzontali - operate principalmente come “Tufo Rosso a Scorie Nere”. Poco oltre, un ripido per fini insediativi - e terrazzamenti a muretti, oggi in sentiero dalla strada carrozzabile porta alla base della avanzato stato di degradazione, lungo ampie porzioni di parete, dove affiora una colata piroclastica più antica e versanti. Vaste superfici sommitali a bassa pendenza sono meno litoide di quella sovrastante. tuttora interessate da rimodellamento antropico per attivi- Risaliti alla carrozzabile, si prosegua in discesa, costeggiando tà agricole, specialmente laddove i processi pedogenetici il Fosso Biscione, fino alla confluenza tra questo e il Fosso hanno sviluppato suoli di discreto spessore; altrettanto della Palombara. Sulla destra, un’area recintata protegge una ampie, ma con pendenze a luoghi decisamente più eleva- piccola sorgente termominerale ad alto contenuto di gas. te, sono le superfici degradate per eccessivo pascolamen- to, attività che ha visto negli ultimi anni un incremento Geomorfosito 2 - Versante a gradinata dei capi di bovini a scapito dei tradizionali ovini. Dal ponticello che attraversa il Fosso della Palombara, Da sottolineare, infine, la presenza di opere di sbarra- circondato da enormi blocchi, disseminati su un’area di mento fluviale lungo il medio tratto della valle principale. circa 1 hm2, si sollevi lo sguardo e si osservi, verso L’invaso artificiale ubicato in località “Lasco del Ovest, il profilo della valle del Biscione, il cui aspetto a Falegname”, al limite tra le alluvioni fluviali (a monte) e gradinata è legato a vulcaniti a differente grado di erodi- il substrato calcareo-marnoso (a valle dell’opera), è in bilità (immagine A su Carta allegata). funzione dal 1971 ed è stato soggetto a rapido interrimen- Percorrendo qualche centinaio di metri verso Ovest, si nota, in to, tanto da richiedere interventi di dragaggio già negli corrispondenza delle spoglie scarpate subverticali del versante anni ’80. Per diminuire la rapidità dell’interrimento, sono destro, la presenza di una “crosta” di alterazione del “Tufo state costruite alcune briglie a monte dell’invaso. Queste Rosso a Scorie Nere”, sul quale sembrano impressi dei fori. opere, parte in calcestruzzo e parte in legno, hanno rallen- Questi sono dovuti alla maggior efficacia dei processi di alte- tato il flusso idrico e hanno favorito la deposizione fluvia- razione chimica e del termoclastismo nei confronti delle scorie le a monte dell’invaso. Va sottolineato, a questo riguardo, nere, degradate e poi asportate dalla massa litoide affiorante. che ricerche precedenti, condotte sull’intero bacino flu- A questo punto, si torni indietro per la carrozzabile e si pren- viale del Fiume Mignone, hanno permesso di valutare in da, sulla sinistra, poco prima del ponticello, un sentiero che 2 639 t/km /a l’entità del trasporto torbido unitario medio risale dapprima dolcemente la base del versante (interessata annuo, traducibile in un tasso di denudazione medio di da colluvium) e poi diviene più ripido in corrispondenza degli 0,0256 cm/a (Del Monte et al., 2002). affioramenti di rocce vulcaniche. Superata una “tagliata” etru- sca, si raggiunge il ripiano sommitale. Attraversando l’area archeologica, si raggiunga la chiesa diroccata, soffermandosi CONCLUSIONI in prossimità della fontana (copia dell’originale fontana del Bernini). Il rilevamento geomorfologico condotto per molti anni nel territorio della Riserva Naturale Monterano ha con- Geomorfosito 3 - Valle del Mignone sentito di ricostruire dettagliatamente l’evoluzione mor- Dirigendo dalla fontana lo sguardo verso NNO, si fologica recente e di individuare i processi morfogeneti- nota, al di là della depressione ove scorrono le acque del ci responsabili delle forme del rilievo. Tra queste ultime, Mignone, una superficie tabulare posta all’incirca alla alcune appaiono di particolare pregio paesaggistico e di medesima quota della superficie pianeggiante ove ci si notevole interesse naturalistico. Pertanto, a conclusione trova. Si percepisce la continuità - oggi perduta - di que- CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA DELLA... Geologica Romana 39 (2006), 43-54 53

Fig. 7 - Profilo morfologico attraverso la valle del Mignone, nel settore centrosettentrionale della Riserva. - Morphological section across the Fiume Mignone valley, in the central-northern sector of the Reserve. sta superficie di deposizione vulcanica, ormai ridotta a Palombara, superato il quale si svolta a destra, verso Nord lembi isolati dall’approfondimento delle valli fluviali, (allo stesso incrocio vi sono indicazioni per un altro ingresso sul cui fondo le acque incanalate hanno riportato a gior- alla Riserva, verso Sud (sinistra)). Si prosegue verso Nord per no il substrato calcareo-marnoso sepolto dalle coltri circa 1 km fino a raggiungere un altro incrocio. Da qui si scen- piroclastiche quaternarie. A quote superiori a 300 m de sulla sinistra, percorrendo una pista forestale che inizia con s.l.m., dalla piatta superficie strutturale emergono, verso un cancello in legno. Dopo pochi passi, sulla sinistra incombe NO, rilievi carbonatici tondeggianti, che i flussi pirocla- una parete rocciosa in piroclastiti piuttosto fratturate, alla cui stici - tendenti a percorrere e a colmare le depressioni base sono presenti livelli di cineriti e pomici con granulome- esistenti - non hanno ricoperto (Fig. 7). tria millimetrica. Poco più avanti, con uno stretto tornante la Si può ora ridiscendere al fondovalle del Biscione e percorre- Pista piega verso Nord, sviluppandosi al piede di una scarpa- re la carrozzabile verso Ovest, fino alla confluenza tra il ta poligenica con altezza progressivamente crescente verso Fiume Mignone e il Fosso Biscione, oppure raggiungere lo Nord, caratterizzata dall’affioramento di piroclastiti e lave stesso punto dirigendosi direttamente verso Ovest, mantenen- intensamente fratturate (vedasi Carta allegata). dosi sul crinale e facendo attenzione al tratto più ripido, ricco di fratture beanti dissecanti le vulcaniti. Raggiunto il sotto- Geomorfosito 5 - Scarpata poligenica stante affioramento calcareo-marnoso, la pendenza diviene La scarpata poligenica (Fig. 3) ubicata all’estremità ben più modesta. settentrionale della Riserva Naturale è costeggiata, alla Si attraversi il ponte sul Fiume Mignone e, a sinistra, si rag- base, da una pista forestale, percorendo la quale si nota- giunga un’area attrezzata per pranzare all’aperto. no diversi blocchi di crollo, alcuni dei quali giacciono a Attraversando anche il Fosso Rafanello, si giunge in località valle della sede stradale. I fenomeni di crollo sono favo- “Lasco del Falegname”. riti dalla fratturazione diffusa che interessa gli affiora- menti piroclastici e lavici della scarpata, lungo tutto lo Geomorfosito 4 - Frana di crollo sviluppo della stessa. Subito dopo la confluenza con il Fosso Rafanello, il La fratturazione prismatica delle lave ha favorito, letto del Mignone è occupato da blocchi vulcanici ciclo- localmente, la formazione di vere e proprie guglie di pici, tra i quali le acque del fiume scorrono lentamente. notevoli dimensioni (fino a 10 m circa di altezza), che in Sul versante di fronte la vegetazione è fittissima. Si sol- molti casi sono già del tutto isolate dalla scarpata princi- levi lo sguardo e si cerchi, alla sommità del versante, una pale. Queste guglie, alcune vere e proprie chimney rocks, scarpata in roccia; essa rappresenta la nicchia di distac- sono considerabili quali geomorfotipi di elevato interes- co del materiale, crollato fino a raggiungere e oltrepassa- se turistico-ambientale per la loro peculiarità nel conte- re l’alveo fluviale. sto morfologico dell’Italia centrale. Per raggiungere il successivo geomorfosito si consiglia di ritornare all’ingresso principale e dirigersi verso Casale 54 Geologica Romana 39 (2006), 43-54 DELLA SETA et al.

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